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Il TRIONFO del bel sesso : dramma giocoso per musica da

rappresentarsi nel teatro della... citta di Barcellona, Tanno 1801.


~ [S.I.] : Appresso Francesco Genéras, [s.a]
62 p., A7, B-D8 ; 8°

A-2308 Sig. ant.: A -7-1-236. —Ejemp. falto de las 4 últimas p. y de


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IL T R I O N F O
DEL BEL SESSO,
Sram m a g io c o s o
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PER MUSICA

DA Ë .A P P R E S E N ÎÀ R S Î

D E L L A M OLTO ILLUSTRE

,ÊITTA DI BARCELLONA'
E’ anno 4 %o 4;

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f

Con Perrhessë.

Appresso Francesco Généras,-


A T T O R I.
• «> ■«¡»^

Giulia 9 Principessa.
L a Sig. Orsola di Agostini.
__ _'

Laura , Dama di Corte.


La Sig. Teresa Salucci.
1
Giannina , Contadina. Ìf
L a Stg. Luigia Prosperi Crespi
ì
Cambisse, Princ ipev G reco, e conduttore
Armata.
I l Sig. Antonio Perini.
fi
i
A rpago, Capitana %
I l Sig. Michele Cavara. 'f
V. ì& .
iì ;.iA

Leandro , Ajutante. <v


I l Sig. Michele V"acani. H
I
Marcone , Contadino.
I l Sig. Paolo Ferrari.

La Scena si finge in Monopoli , e sue vicinanza

Là Musica è del celebre Sig. Maestro Gius


pe . Naso!mi..
(s)

SCENA P R IM A .

Sala neKpalazzo di Giulia.

I _ G iulia, e Laura con seguito di Donne.


i
$
r
¡t ,

( H 2. r j l faccia in questo giórno


¡1 giuramento usato,
che il viril sesso ingrato
ci sforzi a detestar.
L ’ Eco risponda intorno
a i nostri lieti evviva;
e P una , e P altra riva
si senta rimbombar.
GhU Questo è 1* anno centesimo
dacché restò fondata
questa nostra colonia. Abbiam per legge
che ogni anno irj questo giorno
Ricordar vi si debba
la nostra fondazione;
perciò impongo silenzio , ed attenzione.
Z»uu. Ehi ! silenzio : ascoltate
la nostra Principessa.
Giu. Siam venute d’ Italia : ivi da alcune
delle più capricciose
un complotto si fece ; e a centinaja
(presa
jsresa la fuga , ^ sebo (rata
portando il buono , e il meglio che han tro?
qui fondaron di donne un principati,
Mi scusi vòstra altezza
se faccio una ricerca curiosa.
Non intendo una cosa:
come dalle lor case
Itati potuto fuggire
senza che alcun se n’ avveda ?
gff*. Alcuno non s’ accorse. Ivi i mariti
sempre alle mogli uniti
di stare non han P uso : anzi che molti
le vedono di rado:
perche molti han colà, per quel che sento
diviso il Ietto , e ancor P appartamento.
Lau. Qra P intendo bene.
Noi qui felicemente
regniamo intanto in grazia di quell’ usò,
e maneggiato Io scetro insiem col fuso.
partano*
S C E N A II.

Qi&pagna contigua alla muraglia dalla Città


con ponte levatojo.

Arpago, e Leandro.
Vedi tu questa fortezza ?
..-n o i P avremo a circondar,
se le donne con dolcezza.
si
Si verranno ad affacciar. '
Noi diremo indietro indietro,
le vostr’ armi son di vetro, «
siate brutte, siate belle
vi crediamo bagatelle
da doversi disprezzar.
Lea. Ma non son poi bagatelle
da doversi disprezzar.
Se poi volessero far le guerrière
noi trovaremo delle maniere’:
che queste Am az ani saprem domar.
Lea, Si trovaremo delle maniere
che queste Amazoni saprem domar.
Ma signor Capitano,
noi ci avvanziamo troppo. E non Vedete
che siamo sotto alle mura ?
Arp. Che s i, che hai tu paura \
Cea. Io paura ? oh ! oh !
Arp. Ma Raccostarsi
necessario è per noi
se dobbiam riconoscere
le fortificazioni.
Lea. P/Ta per altre ragioni
esser più necessario - io vi dirò
lo starsene lontan più che si può.
Perche dall’ alto al basso
può arrivar su la testa un qualche sasso
Arp. Eh 1’ ho detto io diggià , caro aiutante-
sa, S cosa avete detto.
Arp,
Arp. Che ti trema a quest* ora il còr nel pefctò.
Lea* Ohibò, ohibò ma la ragion è questa
che in Italia óve io nacqui 5
si vive voloritieri, '
e sempre ho mantenuto
tra le vicende di mia sorte tiranna
assai di mia nazion che è P Italiana.
Arp. Conserva il genio tuo purché ti mostri
degno seguace di Cambi se.
Lea* Oh certo !
Arp."Quésto Principe, nostro
odia le donne assai,
Lea.- ( Povero matto. )
Anch>io.
Arp. Davver i
Lea. pappiate '
che odiose mi son tutte
( Cioè però le vecchie , e quelle brutte.
partane*
S C E N A III.

Sala come sopra,


4 •

Giulia , Laura, poi Giannina„


Già. Ebben mia fida Laura
il popolo che dice
Lau. Egli è pago, e promette
a voi di questo regno unica erede
amor, omaggio, u b b id ie n z a e fede.
sy ode
ì’ ode uno strepito di militari stroMen*
Giu. Qual insolito strepito ?
Lau. Qual rumore i Ecco... parmi...
si... Giannina affannosa..*
lei forse saprà dirci or qualche coia^
Già. Soccorretemi sorelle
presto presto per pietà,
ho fin livida la pelle
lo s pavento è come và.
Oh ! che baffi mia signora,
oh ! cfie ceffi brutti brutti,
tremo tutta, tremo ancora,
i parmi ancor d7 averli quà.
Giu. Deh ! Giannina che fu ? Ripiglia fiato*
Narrami cos7 è stato ?
; che cosa t? è accaduto ?
Via parla presto.
Già. Udite.
Io m7ero adormentata in riva al fiume *

intanto che le agnelle


si stavano pascendo erbe novelle.
Giu. E così ?
pia. Ma aspettate. Io d7 improvviso
a ridestar m7 intesi
da uno strepito orribile
che agghiacciar mi fe il sangue«;
Altro non viddi intorno
che ventilar stendardi,
che scimitare , e dardi.
E
E mentre allora fuggo
tremante, e sbigottita
già mi sento inseguita,
già ad afferrar mi sento
da un barbaro soldato !
Ab che in ridirlo ancor mi manca il fiatof
Giu. Oh Ciel che sarà mai ì
Lau. Segui il racconto.
Già. Rozzamente colui
per un braccio mi prese:
indi afferrato un dardo >
Ferma donna mi disse 1
tu sei mia preda , e sei la prima, ond* ioi
, come vuol il costume,
devo sagrificarti al nostro Nume.
Cadetti allora , e colui m’ ammazzava;
quando un altro soldato
ivi giunto $’ oppose. In fra di loro
Aspra contesa è insorta,
1* un volendomi viva , e P altro morta.
Io intanto in piè saliti
mi diedi a gambe , e qui salvai la vita^
Lau. Che sarà.
Già» Corri vola
Giannina, ad ispiar se mai qualcuno
tramasse al nostro placido soggiorno
un insidia crtidel.
Vado, t ritorno. parte*

SC&
S C É N A IV.
Giulia , e Laura*
V eggo, veggo,, che siamo
dt''Remici sorprese: ma il coraggi^
non si' perda per questo:
la Città si diffenda; ; : . *
e P aggressore il suo castigo attenda^
Si "vada, si suoni > ,
campana a martello^ ,
rimbombi, risuonii 1 ; S r V
del P armi il fragor*» : ;j
Allor che si tratti f V! •
di far le guerriere*
saremo più fiere r i
> degli Omini ancora ;
Giu. Proviam se in coraggio
sapete imitarmi. ' f
Su air anni. ! ; ;; -
Lan, Su alP armi.
A z. Evviva il valor. partono.

S C E N A V.
Campagna, come sopra , alla muraglia cor
tende , e ponte alzato.
s „ . . t . i \ ' r

Cambise , Arp. , Le an. , Uffiziali, e Sentinelle*


Lea. Arp. Andiam compagni andianno :
la sorte a disfidar.
% Cam.
Cam» Respiro ancor respiro^
e par onor dell* armi
quest’ alma sol respira,
vive alla gloria ancor.
Lea. dtp. (Jgrande , o -forte , o intrepido
compendio di valor.
Cam. Dunque miei fidi andiamo
v a d&belar quel soglio,
e il femminil orgoglio
si veda al fin tremar.
L ea.Arp. E noi ti seguiremo,
e poi combatteremo
solo per trionfar.
Lea. ( Che cor tiranno. Io certo
fra me adesso parlando
stenterò ad ubbidire a tal comando. )
Cam Olà ehs pensi ? a Lea.
Lea. Io penso,
che per passarle tutte a fil di spada
noi non , siamo bastanti,
ma però , ma però,
io in’ impegno di far quel che potrò*
Cam. L ’ ordine porta intanto
che dell’ armata il resto
la marcia affretti ; e qai ritorna prèsto*
Lea Si signore. vuol partire.
Cam , E se mai
qualche femmina incontri
pigliala per la gola,
(n )
te fanne un sagrifìzio. Aftzl pter segaci
che l7 hai sagrificata
portami il sangue suo nella celata»
Lea. Basterebbe la lingua
anche senza ammazzarla.
Cam. No che è nociva ancor quando non parla.'
Lea. ( Bu , b u , bu , mi vien freddo. )
Cam. E che cos’ hai ?
Lea. Eh ! vado a portar l7 ordine.
Cam. Vieni qui , tu mi sembri impallidito^
Lea, E hi eh! sarà, dich7 io \
perche ho male di stomaco.
Cam. Dimmi un pò non vorrei che delle d«nné
sentissi compassione. > .
Lea. Io? me ne guardi il Cielo!
Cam. Spiega qui dunque in faccia a tutto il mon^
qual sia il tuo sentimento. (do
¡Lea. Si signor, si signore io son contento.
Contro il sesso ribelle uno strale
«caglio già : falla il colpo e m7 arrettro!
giro a destra e lo prendo di dietro..»;
ma nò nò che sarebbe viltà.
(Donne mie ve lo g iu ro , e vedrete j
che il mio core stimar vi saprà, )
Prendo un ferro. Il nemico s’ avvanz^
coraggioso combatte da forte,
ma dal ISero timore di morte
questo cede , e domanda pici è,
(Donne mie Ye lo g iu ro , e-vedrete ,
che
c che il mio core stipar vi 'saprà.
Ma di nuovo riprende coraggio
si cimenta : fa lunga difesa:
finalmente gli intimò la fesa
per effetto di somma bontà.
(Donne mi ve lo giuro , e vedrete
<he il mio Gòre stimar vi saprà, pàt^

S C È N A ; ^ 1

Caftibise i À rpago, pei L àuta£ dalle, mura* \

Cam. Non ha V Affrica mostro^


ne la Libia serpente
peggiore d? una donna ; e sé taluno
crede ch? io dica troppox —
provi le donne a fóndo, e son contento
che mi venga a dir poi se in questo minto*
fÀ rp. Dar si potrebbe al più che fosser miste,
cioè qualcuna.
Carri* N o , son tutte triste.
si sente suonare una tromba dalla Città*
L a u .. . . . . . . si f a vedere su le mura.
Cam. Qual suono è questo ì
Uirp. Io credo
che d* un Araldo sia,
guardate su le mura.
Lau. O del Campo némico I
C«m.'Che cerchiò
(f 3)
¡Lau. A l vostro Generale
cerchiamo di parlare
pria che V assedio abbiate a cominciare.
Mandateci per tanto
G l i ostaggi come V ordine richiede,
e attendeteci poi di buona fede.
ìpam* La risposta per ora
darti non voglio : attendi il segno , e quando»
il segno intenderai
torna a quel sito , e la risposta avrai.
r

S C E N A VII té . '

'ambtse, Arfago , e Leandro r che a forzek


strascina Marcone,
lar. Ma signor che vi ho fatto ?
Abbiate carità- Sono un pastore
del principesco armento,
sentite come tremo di spavento.
( Che brutti musi ! il diavolo
qui li ha portati per disgrazia mia. )
|L€(*• Eccovi qua signore
‘ » la prima prova del mio gran valore*
I Ho trovato a dormir questo villano
| e sentendol ronfar qual porco vero
| 1’ ho assalito , e P ho fatto prigioniero.
1 1« mancanza di femmine
che nascoste si son ne luoghi bui -
scanerò , se volete, ora costui. ì
Man
jMar. Ah ! ah ! misericordia.
Cam» Nò , nò , potrà costui
^ pratico del paese
servirci a qualche cosa:
non si versi il suo sangue.
Mar. (M i torna un pò di fiato.)
Le**. Se di questo bifolco j
non volete che il sangue si disperda,
lasciate almen che. per un ora sola
io lo faccia. impicàre per la gola.
Mar. (O h maledetto cane! )
Cani. Nò , nò , si lasci in vita.
Mar. ( Ohiiryp- la lingua adesso ho più spedita.)
ICam. Ho risolto ascoltare
^ ,, cosa voglia il nem ico; e voi d’ ostaggio 5
accenna due Uffizi ali.
servirete ambigue. Vòstra la cura ad Arp*-
sarà d* accompagnarli entro le mura.
Ah qual in petto sento :
sete di sangue ? Ebben... sr versi... io P ire
d’ Oreste imiterò !... Con questo acciaro
le scellerate vene...
Ma qual mai mi trattiene
improvviso pensier ?... Che mai diranno
i posteri di me ? C h e fui spietato...
e che mirar potei con ciglia imote
di bella donna impallidir le gote.
Un mostro diverrò !... G li alori miei
nebbia di morte ingombrerà... col sangue
sarà
(i$>
lari scritto il mio nome. Eh i che fu scritto
col sangue ancor quello d’Achilìe. Ah': cesai
il vile induggio , e colla invitta spada
l’ indegno sesso a debellar si vada.
Pcode guerrier che all’ armi
ha Palm a solo avvezza,
magnanimo disprezza
le grazie, e la beltà.
Da cieco amor lontano*
di gloria sol ripieno ^
serbando il cor nel seno
1’ alma contenta avrà. fa?*

S C E N A V iti.

A rpago, Leandro * Marconè , gli p jfizia li , poi


Laura su le mura.
À rp . Andiam Leandro a consegnar gli ostàggi
nella Città.
Lea. Si vada. ( Quest’ uffizio
non ini dispiace già:
tutta piena di donne è ìa Città. )
Mar. Signore in cortesia,
se mi date licenza
volontieri ancor io
nella Città entrarei-, .
L ta. Va via bestia che sei
non sai tu d’ esser schiavo ?
Mar. Oh I schiavo , schiavo s i , ma perdonatemi,
6 io
io temo che la dentro
rifugiata poss’ essere
? la mia cara sposina , onde amerei
cilér schiava mèco' alnieri fosse ancor lei.
Lea. Hai, moglie ? '
Mar. Moglie nò. Sposa , cioè a dire
c’ era la promissione, m ;
ni a non seguita ancor er a V unione.
Le^. E com’ élla si chiama I
^ ¿E yO h ©io ! Gianninà. f f i f *-
Arpi Taci villan , pivi non p arlard i femmine, j
cBe per sin ,:è proibito, :; ; j
e , dr guardarle , è di mostrarle a dito. ì
Mar. ( Oh mostro maledetto ! Ah se potessi |
^trovarti solo, io si con un bastone I
* insegnar ti vorréi la discrezióne; ) ^ {
( Ce ne fossero p u r, perchè in segréto! j
10 me ne riderei d’ uri tal divieto. ) j
Arp. Ola focate il segno: !
f a suonare la tromba, e Bau. si f a ve* I
dere su le mura. ■■§
11 ‘nostro Prence ’ ' -d I
facendosi violenza' ^ t
concede d? ascoltarvi, !
e gli ostaggi siairi pronti a consegnarvi,' J
Bau. E a riceverli noi siamo qui pronte: „ j
attendete che or or calar fo il ponte. ]
qui il ponte sarà calato , entranè !
colli Uffiziaii nella Città* v j
Sala come sopra.

Giulia , Laura , e Giannina.


Giul. Or che abbiamo gli ostaggi, t
possiamo andar sicure
il nemico a trovar nelle sue tende
per saper cosa almen da noi pretende.
L àu• Noi dobbiamo da donne da giudizio
cercargli per tre giorni un hrmistizich
Gian. Vuol dir che saran l’ armi/Sospese ^
Lau. Si. Pensaremo intanto ^
a quel che s? ha da far. Noi altre fémmine
non siam fatte per P armi.
Gian. Io colla lingua
farèi le parti mie.
Giul. Adoprar noi dobbiamo
tutti gli allettamenti
con cotesti bestiali,
per veder di sedare i Principali,
e quella che di noi
avrà in si fatta impresa
P esito piu felice, .
sarà della Città Gòvernatrice.
Bagafelle ! e ha ver ! Dunque per questo!
vuò di tutto ten tar. si lo vedrete.
Piu di quel che credete
; Capace
(*»)
Capace io ben saa<5. Co’ sguardi e mottuj
con accenti soavi... Ah , non resisto 1
alla -dolce lusinga ; e voi np avete
messa in puntiglio tale, »
che. voglio innamorar il Generale*
son vicina
al mio maggior contento,
si quel sarà il momento
di mia .-'felicità.
>iti soavi,
smanie io provò : v
P nrdor in dui mi trovò
brillare il cor mi fà,
, Campagna alla muraglia della ; Città.

Catnbise , Arpago , Leandro , poi Giannina.


'' ’ .............
Cam. V ed rem che mal pretendono
le femmine da noi.;
Arp. Vorranno forse
pace impetrar. v
C am 9 No non P avranno. :
L ea . Eppure :^
se a forza di contanti.!.
Cam. Oro non curo,
abbonisco la pace , e, guerra giuro.
Già. ( Parlano fra loro,
coraggio, voglio
avvilirli, o sedur. ) A voi qui vengo...
A rp. Che richiedi che-vuoi? con alteriggi
Cam. ( Quanto è leggiadra ! )
Lezi. Perche sola cosi?
Già. Perche mi fido
della bontà del vostro Generale.
Siete voi ? a Cam. %
Cam. Si son io. can gentilezza.
Già. ( Non è poi fiero
quanto pensai. ) Signóre...
Cam. Che brami ?
- / V " : Già.
Già. Ascoi ta­
ma,.- ; sospirando.
Cam. ( fih’ io fossi crudo
vWlèbbe il grado ìilio^r)
Arp. Sei qiu spedita
forse a cercar la pace 7 :y'yd:-d:^y\
Già. ( Importunq è costui. ) ,
"Lea ( Giammai non tace. ) - : '/■■
"Già. Signor vorrei saper perchè le ^otìtìè
abbonite così ?
Cam. Perchè ? Tel dicano
il Capitano 5 e P Ajutante.
Già. Meglio
da labbri tuoi... con tenerezza.
C a m .v iu non cercar... ti basti... un po confuso*
Già. (Comincia a vacillar ) Dunque parlate.
qual è mai la ragione. ad A r. e Le&*
Arp. Sì noi vi scioglieremo la que stione.
Si sa òhe qualche femmina
ha il genio un pò inconstante
ed, ora qualche amante
può dirlo qui per me.
Lea. Finché avrò lingua , e vita
sempre dirò Io stesso,
( che P uno , e V altro sesso
manca taìor di fe. -
Già. Conosco io ben degli uomini
p il perfido talento; c ^
al par di loro il vento
volubile non è. -,
ì}C*nt. Io punirò 1’-ardita*.., . :•
( Ma quell’ ardir , ini piace,
e son d\ un labbro audace
e prigionero , e Re. )
Arp. Che impertinenza ò questa*
Gian. Vi frulla un po la testa.
bea. Che lingua viperina I
Gian. S ppi che son Giannina.
Cam• Sei donna , e tanto basta*
a t. Donna di mala pasta.
Gian. Sostengo i dritti miei-
A rp. Un diavolo tu sei.
bea. Tutte non
Cam. Del tuo coraggio insolit©
io ti farò pcntir.
Arp. All’ armi-
G ià. Ah’ armi.
Lea. All’ armi.
C am . V orrei. . .n e so sdegnarmi
Che incanto è questo qui !
a 2. Mi par confuso il Principe
Sta colla mente astratta. ,
1 Dunque così si tratta s
Cam. T aci.-
Gian. Di sdegno, avampo.
Cam. Quando sarai sul campo
Non parlerai così.
rA r f, F a ra i. . .
Gian* Che mai farò ?
"Lea* Farai la ritirata.
Gian. Io ritirarmi ? oibò.
a 2. In faccia d’ un’ esercito.?
Qi(t: Intrepida starò.
Cam-Gìa. Oh che scena singolare.
A rf.hca. Oh che smania , che dispetto»
Tutù* Dalle furie che ho nel petto
io ini sento lacerar.

S C E N A XI.

Camera nel Palazzo di Giulia.

. Giulia , e Lauta.
Giu. Laura gli ordini miei
saper facesti ali* altre dònne 1
Lau. A tutte
noti già sono,
Gù*. Ma ci riuscirem ?
Lati. Vuò lusingarmi.
Udisti pur Giannina, . ,
che sebben donna rustica, e trivialt
pretende innamorar il Generale.
Giu. Ah ahi mi fa da ridere
Lau. Io certo a lei non cedo.
Giu. Lo vedo si lo vedo, "
tutte si credon belle»*
* pensan é* incantar col loro irlo
ma la più bella alfin so che son io«
Io non la cedo a Venere
nella beltà del viso,
se non avesse Paride " I
i l pomo dJ or diviso,
dato P avrebbe a me,
taou. Brava : pretende assai. Dunque fra poco
senza abbassare il ponte andremo al campo
per la via del boschetto; 1
e veclrem chi di noi farà più effetto, parte

S C E N A XII.

Bosco. Principia la notte.

A rfa g o , e Leandro.
14 ì . Sci per tre dì le femmine
un armistizio chiedono,
che come sorci in irapola
costoro ben si vedono •
Cambise inesorabile
che mai risolverà?
Lea, Io giurerei senz’ altro
chJebber di me paura.
Arp, A h , ah ! la tua figura
s i , si si quel brutto naso.
Lea, Taci ; che in questo caso
non sò chi più di noi i
le
le possa spaventar.
IArp. Ma lascia ai andar le celie. ì
Lea. Si partiam ; che il Ciel s’ imbruna;
mostrando pawrm
Arp. Non temer, poiché la luna
presto presto sorgerà.
he a. Questo bosco è molto cupo,
non vorrei che qualche lupo..; ?
Arp. Non temer , dammi la mano*
Lea. Lf Aiutante , e il Capitano
qui venisse a divorar.
crescendo in pàurfà
Arp. Vìa : su vieni, oh che codardo*
Lea. Ferma , ferma , un gattopardo...
Arp. Ma tu sogni.
Lea. Eccolo là.
Arp. Non temer dammi la mano.
Lea. Vengo, vengo... un rarigotano..*
buon per noi che s’ è intanato.
mostrando sempre timore.
Arp. Ma t7 inganni : era un soldato
che a far legna venne quà.
Jhea* Hai ragione, è vero , è vero,
Arp. Dunque andiam : tu sei guerriero,
Lea. Dunque andiamo: io son guerriero,*
Arp.
> E sèi pieno di' timor. "
Lea. Ma son pieno di ti mor.
Marcone > poi Giuli & ? e Ij aur a. P aggi ché
portano vari doni 9 ed altro seguito con
fanali accesi.
Mar* Io procuro scappar da costoro
a tentone per questa boscaglia:
se domani si da la battaglia
per Giannina mi palpita il cor.
3Sentp;r g e i * # ?chi <inai syavvicina 3 1
, lumi ! Donne ! Qh se fosse?Ciiaim Ì
guardando piu volte verso da dove vengono*
Non è lei ; ma giudizio ci vuole
non è tempo , di fare all? anipr. 5
si ritira* ; ■;v# J ■' ;

Lati, Si faccia ? o mia signora,


si faccia un po coraggio, |
che poi questo viaggio ^
lunghissimo non è. :
Giu. Di notte.,, in mezzo agli uomini..? jk,
sul campo... e che ti par i
Lau. La notte, il campo , e gli uomini
mi fanno giubilar.
Giu. Ricorda i complimenti»
Mi stanno ognor fra denti: ■, <
Ecco il profondo inchino^ ' . i
accompagna con gesti caricati quello che dice
ecco la riverenza:
sara
sarà vostra Eccellenza
contenta assai di me.

S C E N A XIV.

Notte.

Tenda di Cambise illuminata.

Arpago 9 Leandro , e Cambise*


Lea* Ebber da me già V ordine
le nostre sentinelle,
che se verranno fémmine
( le brutte no) le belle
si lascino passar.
A ry Leandro in queste cose
davver sei molto lesto.
Lea, Grazie.
Arp. Ma poi nel resto ..
Lea. Cioè ?
Arp. Tu m’ hai capito.
Lea- Sarei miglior marito
forse, che bon soldato.
Arp. L ’ hai proprio indovinato.
Lea. Non lo saprei negar.
s’ ode una sinfonia militare.
S ’ avanza Cambise preceduto
dal suo seguito, gli fanno alà,
e si dispongono poi dal? uno e
daW altro canto dalla scena;
Coro; Eroe del secolo s
nato alla gloria,
un di più nobile 7
sarà la storia
narrando P opere
di tua virtù.
Alla vittoria
stringi le chiome,
e delle femmine
appena il nome
resti qua giù.
Cam. Udiste il cantico
che P ire mi spronò f *
Lea. E P armistizio ?
Cam. E ’ inutile
Arp. Ma dunque ?
Cam. Inesorabile
con lor mi serberò.
•Lea. Eppur, signor fra quelle
a h , ve ne son di belle
Cam. Che intendi, o là , che intendi
per questa lor beltà?
Lea. Eh , parlo io al presente
metaforicamente
per belle intendo già
tu tf altro in verità.
*. - Eccole che s’ avanzono.
eccole appunto qua. *
- - *, 7

S C E N A

Giulia f e Laura cor seguito y £ détti j


poi G ia n n in a ^
Giul. A voi si presenta
colei, che qui imperà
amica sincera,
se tale si vuol. ;
lArp. ( Cospetto , che aspetto } ■
risplendè Iquai sol. )
Lau. La prima Ministra
a voi fa un inchino. j
Lea. ( Pur quésta ha un yMjao
che a genio mi va )
a «. I nostri presenti. . . !
Cam. Presenti non curo.
a 4. Uomo più duro
no dar non si può. v
Gian. Correte sorelle . - J
correte , fuggite.
Tutti tr- ( Che avvenne, che fu £
Gian. Tamburi , Soldati >'/ '
che vanno sù e giù.
a 3. Soldati ! Tamburi 1
Gian, Tacete spergiuri.
Tutti. Che avvenne, che fu !
In mezzo allo sdegno v- V i
vacillo , e deliro,
mi
■ .. .■1.
. >
mi manca il respiro 1
> .rx;•.‘ son tuffo sudor. 1 -{■!
' Gian, Eran le porte aperte > -•
ì; in forza del trattato. .1. ,j ■/,
V-".
" V'*- 1
Cam, Tentò qualche soldato
forse d’ entrar colà ? =.-f. J ..-.-s ...... .

Gian . A quatro , a cinque , a sei.,


Cam . Io fremo. Fr
a 4. O him è, che sento !
Gian. Un mezzo Reggimento ,i;.Ar ...

entrò nella Città. ; | ,


Cam. Leandro va , s9 arrestino,
hean • mostra gualche difficoltà
1; '.-'il -
Corri. con impeto.
Le#. Ubbidisco , e yqlpv
C#m. Non vuo salvarne un solo
e voi partite subito.
# 2. . Andiam. ; , '
Tutti. Che mai sarà ! ./
Gian. Ed io , signor ? > - - ;
Cam. Tu resta. ^
Gian. Che pensi ? -
Cam. ( Eterni Bei ! ; -
dividermi da lei j > ,rx-
■'■ :=-'- •¿¿--■#,■1-'

tra P ire mie


. #-non
- :so.
■-■ ') -:*• ,
- s-
S C E N A XVI. ;
Campagna contigua alla muraglia della Città con
ponte alzàto. Tende., e sentinelle;
Vengono nel piano Camb. Gian. Arpago , poi
Marc. Giul.. Laur. e heatid. su le mura*-
Cam. Oh quanti affetti
sento nel core ! ^
se non è amore, —
che mài sarà $
Arp. Anche il mìo cord
in tal? momento:
batter mi senta
di qua , e di làv ^
Mar. Ecco Giannina,
-
calate il ponte.
Oh che rovina!
a 2 . L ’ armi son pronte*
Sogno, vaneggio ,
Leandro là ?
a 4. E quel cby-è psggiò
vi resterà.
Cam. Vigliacco disertore,-
presto discendi a terra*
Lea. Son prigioner di gtìerray
non *posso più sortir.
Cam. Olà soldati, al fuoco.
a 2 a Ajuto , son perduto#
Gian. Signor pietà.
Cam. Tra poco
Sio-
0«) . , •
! I -rMotidptìli arderà. ; ^ f
Arfì Gi ah. Piè tè , pietà »pèrdono* s‘
Lea. Mar. Ci perdonate , o no t
Cam. A té li rèi eandono.t a Gian*
Gian. Venite pur.
a 2* Verrò.
Gian* Grafie , signor , vi rendo
di tanta carità.
Cam Domani a cinqu’ ore ;
cominci V attacco. • i v^
a 6. Ci ho gusto per bacca* ir
(Coraggio , e valore r
* qui finger convien. ) y* -.'¿‘t.
Tutti. v , ' . \ ; '■
L i risvegli P incendio di Marte*• ;
romoreggi la tromba guerriera 9
e agitando la rossa bandiera v - y")
frema il vento , e s’ ascolti rimbombar^
t de nostri furori <>
La tempesta . ca V •
. r ‘ . di scniarfi sonorr
. L < sulla testa -, .
piomberà n 4 . nemiche
r sulle gtMncie .■
E lm i, scudi > corazze r loriche *
lancie , stocchi di punta #( e di, taglio
o«s»

Metteranno !e SC^^ere a sbafa


le pancie .
oi faranno nel sangue nuotar*
F i n e d e l? A t t o p rim o *
<_ ' ^ ';l ; • ■' ' ’ ' ' ■' \'i ■ ■

S GE NA P R l f i f A.

Campagna come sopra.

Marcane , e Laura.
Lau. Marcone , dove vai ? i
M ar. Dove la rabbia
mi porta , e mi strascina.
bau. Hai veduta Giannina 0 *
M ar. Par troppo , ne vederla avrei voluto:
disgraziata. *
bau. Perchè ?
Mar. Lo so ben io.
b a u .Capisco , rei geloso;; ;
ma dovevi a quest ora
aver già conosciuto
quanP ella sia volubile, e leggiera.
Mar. Eh., siete tutte donne a una maniera.
bau. Olà , ccn più rispetto . . .
Mar. E7 vero, è ver; ma q u e l e h * è d e t to , è detto
* Intanto a che pensate: Ornai le mura
Cambise assalirà. ■
bau. Forse .. . potrebbe. . .
Giannina...
Mar. Ohimè !
bau. Se poi
noti
non Volesse ascoltar da lei ragione/ :s
cederemo la Rocca a discrezione.
, Tu vedrai in questo caso '
delle donne il gran progetto#
e Cambtise a suo dispetto
si 5 pentirsi poi dovrà*
E’ Giannina Una ragazza ,
che sa dire , e che sa fare>
£ si può molto sperare v.
della sua capacità.

S G E N A II. „
i

filarcene, Giannina« poi Leandrot Indi Càtnhtit


ed Arpago con soldati.

filar. Si si, te n’ avvedrai ; ma., veggo . appunto


è Giannina . . . mi seno
tutto il sangue bollir : parmi turbata f
piange , ho gusto.
Già. Addio IVJarcone.
Mar. Son servo
‘ dell’ Eccellenza vcs.tra*
Già. Sciocco , che dir vorresti ? . .
Mar- Eh , niente niente.
( Ho voglia di sfogarmi. )
Già. Impertinente ! . . _
Lea. Che fu ?
Già. Costui mi oltraggia*
Lea. Parti villan.p . - >
Mar. Pecche L ivyb- y- ' ■- ■ •>:
L ea. Perche altrimenti g li va mcontrb con imp*
io ti rompo la faccia. ^
Mar. Ah! ah! meschino me ! cagna itrikaccia! p*
Lea. Dimmi dal nostro preneei r r
•che ottenesti finor ? : -
Già. Nulla. _\ . -
Lea. Ma viene t
forse... povere donnei..» - ì
Cam. Olà tu sempre
sei con donne a cénsiglia. e
Lea. In questo punto le intimava la resa.
Arp. Eh , P Ajutante ^ ^ , u ,
è un soldato-di senno, e di valore*
( E per far all7 amore
non cede a chicchesia. ) \
Cam. Più non si tardi, ,
suoni la tromba.
Già. Ah no... sospendi.».
Cam. Come i »
tu vorresti... eseguite. ad Arp. e Lea*
Già. Un sol momento..*
Cam. Lo speri in vano. , ,< f }
Già. Sboene : anch7 io... risoluta vuol par*
Cam. F ermate. ad Arp. e Lea. ^
Dove corri $ a Già*
Già. Alle mura. , — ìco-i
Cam. Va pur... no... senti.;; alP opre
per or non v’ affrettate* ad A r. e Lea.
ritiratevi alquanto , e poi tornate, pari.
Già. C h e , mai sarà ?
Cam. ( Qual debolezza ! ) Io dunque...
Già. Già lo so che mi odiate. piangendo.
Cam. Odio le dònne.
Già. E fra queste signore...
Cam. Taci. ;
Già. Tra queste
signor ci sono anch* io.
Cam. Che dir vorresti ?
Già. Ohimè ! piange.
Cam. Tu piangi
Già. Addio. con sospiro piangente.
Cam. T’ arresta. Oh d e l !
Già. Che chiedi?
Cam. Che ascolti un mio sospir se a me non credi.
Già. Semplicetta contadina
non intendo i -urei sospir.
Cam: Ah ! crudel tu sei Giannina
quando insulti al mio martir.
’ a 2 . Che vuoi dirmi ?
Cam. I sensi miei...
non ardisco .. * ' .
Già. M’ avvilisco«. ^
a 2 . Quel che , oh Dio ! spiegarvorrei"
te io dica il mio rossor.
Già.
Gl#. Mi vuoi bene ? io noti mi fidè, %*3
Cam* M; ai^lp. forse ? io noni tiucredè, '-t j
Gta\ \ Si lo sento," ; ... 3 ,;>;k T ■ s.:-r
Cam* c Si lo vedo. n ^ "
. senti ,.*■^■
,■/-5 t .f-; ,' ' -U *-■
*,^
a z» Che mai o mio tesor ? ^
vedi ■■■-;.- o;o,3
■■ Aurette vezzose ,.** x_. 3
che intorno schermate*, l ;-inv . " ^ 3
all’ alme ritroseì
» ; .h 9
l’ annunzio recate VI 3
del nostro piacer. 1 .za 'ù
vanno insieme ma non dal fonte*

S C E N A III. 3

Camera, nel Pala zzo di Giulia.

Giulia , Laura , e Leandro , che ascolta , 4


in disparte.
bau. La nostra Contadina
è divenuta proprio militare.
Giu. Eh lasciamola fare.
S i! General di lei s’ innamorasse
P odio saria finito, Lea. s1avanza»
t,ea. Siete voi che cercate uq bel marito ? ; 3
Eccolo , .. -
Giu. Si* >:
L a u , Davvero ?
Giu. Andate ai diavolo.
Lau.
Lau. Ah ! ah ! mi fate riderei
G iu .G m e i o ;iad,un par mie i - . 1

si risponde eos) ! io -son...


'Latti■Ghk-siete iti .,
Lea. Ajutante inviato.
Giu. Eh ! via tacete.
Lau. Inviato ?
Giti. A|utante ?
L au- Che vezzoso zerbini
Giu. Che bel sembiante! pari, ridendo.
Lea. Donne impertinentissime.! ,
• vi punirò.#. ma intanto
P ambasciata scordai, che per cinq’ ore
si prolunghi la tregua : io non capisco
P umor del nostro Duce : ad ogni istante
ordina , e poi si pente,
e non sa neppur lui quel che si sente, par.

S C E N A IV.

Campagna.

Cambise , Arpago ^ una Patuglia , poi Giulia,


. e Laura.
Arp. Sire gli ordini vostri
eseguiti già sono : e ornai Leandro
ritornerà : ma per dona te., in voi
P antico Duce mio più non ravviso;
e i tumulti del cor vi leggo in viso.
Cam.
v- -t • p r --

L affi' Confusi i irìMiipferb il i»;'-U'' jf- > .¿0 C -t ¥0, 4$ ^

. cesi' -non :eibbi:inm^-coinÉ^r^#^iM<è.’‘-'‘':.'Ì


IVla che !... la Principessa ;' ^
esser parmi co leich e qhi ^a|)p#^ss3^
Arp. Che mai vorrà.
Giu> Signor. Nemico ancora ¿ibv-r 7^1 . r,r>
: r . .v" 0 :; • -- •■£ • ■
*W

non potete senz’ onta oivìp.Tjì .usbà


negar giustiziar anche al némico istesso •i *$•.&

e giustizia da voi ricèrco adesso^E ^ '•ìr


Cam* Chiedete. Io non ricuso ¿ 1 ; :* o
fc.. 4
d’ usarla a chi : che:o;slaGG-lyv^^ 'Iti. \ì

Giu- Questa mia fida *“ <o.c.m


Damigeria , poc’ anzi * J tj- Ì>V v

fu con onte e minaccie


maltrattata. U :
Cam. Da chi ?
(?M*vDalP\Ajutarited
L au. Perche a forza volea farmi il galante.
L qu Galante d’ una donna ? Ah scellerato !
sarà ben castigato.
l.au, ( Prende foco- davver. )
Arp, Ma i testi monj i . >
Cam. N -n cccorrono. Il pazzo ■Ó0 . 4
soffra dunque. il castigo : olà soldati
■menatelo in arrestò , %r dentro■;un ora o,
nei campo saettato io vo ehe nitorac
le „guardie vanno per uria parte 'è-O-arnì dall'altra
't affi’ ■
SpG:':EiNrrÀ.--Vi’-.; :
- : .. ,r :
■ ii-j'/kk
Arppgo » G iu liw è A b M fk *
Lati. Qh povero Leandro n-aii ife a;
1 mi fa pietà, a .« -:. . kvu :t' ■ -.>*?. .,’
G/h. Quanto jpi spiaee 1 I© tanto« ^
•■■■ non pretendeva; % :?i
T u puoi cercare Arpago* > "
qualche via di salvarlo. ? ? ?I
Arp. E cornei k las&iKi'i-k-'k-n .
Gii#: Ah per- pietà!--:. ■ kckrjsq-
Arp. Pietà tu senti ;,*.v '■ ■ ■ w-m ■ - i
-,-r
dunque di l u i 1 Ma se neltìeàÉsèMst^sè
10 mi trovassi. «ikq m 'wi- -
Giu. Avrei pietà maggiore. / ? «r i
Arp. Perchè ? . -*\-r,:-r!} , c’ì ifi'i - vft. r
Giu. Non tei' s©dir. 3 k ^k-k^k- :.-il ìu>o ‘
Arp. ( Mi batte 11 core. ) i ■ ■ «"« h i
Ebben ci proverò. Ma ktukfrattanto
ricordati./. ( che dieò. ) k k f
Giu. Spiegati.! k:kf. m.. ; - "k k-k - -
.Lau. Eh via finisci, f .-£T *ìi

Arp. Deh taci ,r i


che se Gambises mai.-/^ m k> : ?
' e che farà-kMc sembra una pazzia
11 pretender che 1 - «orni?ytìonto non sia.
Scegli ha ia petto un cor di sasso
se lo tenga : lo non V invidio:
ma
ma potrla però P eccidio V
delle dctàne? risparmiar^
Non dovrebbe tutti gli uomini
misurar col suo coùipasàdp
s7 egli ha in petto un cor di » V
se lo tenga, e pensi aisè2’
C i son i o , tei sono
A rtigiani, Mercatanti; P
C ortigiani, Suonatori, ' ‘ ^
Dilettanti, Professori, s : :;s
Matemettici, Architetti, J '^
e Politici perfetti
che con donne vanno a ipiisso ? •% X
& le i"sanno ..xispett^r»!h '■
s* egli ha in petto un cor di sasso
se lo tenga ,, e pensi a se, ^
Marco T u lio , Cicerone,
con Demostene, e Platone,
tra poeti il gran Nasone,
e nel secolo Più basso
Riciardetto , Ariosto, e Tasso.
S* egli ha in petto un cor di sasso
se lo tenga , e pens* a se.
Mia Principessa amabile,
bella d* amor guerriera,
vedrete in qual maniera
per voi combatterò.
G iulia, e h ^ r d * mu.yd.p}.
G/m/.Udisti Laura ? d -P if
titfii. E come ! A raddolcirsi ^ - I w&J
cominciali queste fiere. .?■■;■ r ?
Giul. Io da lontano f i V ::dj U'vJÌ
seguir lo vò : meglio a quattr7 oc chi,, ^
hau. Ho inteso. ¡; ^
Abbandonar la preda iv'^l
saria poco giudizio. c jd
Giul. E tu frattanto i .vf
¡5 ritornavJadlf^ Città. ‘ t e mie vassalli -
a^racMoppi^''ipezzt. v-v r-- p a
disponi." ' ¡.òf òlbm'fc-j. d'O .«-¿j
hau. Ho già f a p i è p . r - aiti)
Promulgherò le gridai : v 'ih- ^ 3 , ‘d p
Giul. Si la tua Principessa in te g0nÉd^parv
v , .. ? ■ ■

■ . ^ c ' e n a ' v i i . %' '


: : . '
- » i'
■ : . ....i, ... ■ - T
■■■: ■ * 1 ' •■■■’ ‘ m ......

Laura , poi Leandro, indi dP IWpciale^ ?


w , : : COn.Soldati. c ; U ;;s:
L au- Delle donne il triglifo è già vicinò, v,; J
Vado... ma di. Leandro : d
glia tmemo ria mi turba, mi confonde,
che mai sarà di lui ? Eccolo. Ah fuggi.
he a, Perchè \ dimmi carina. ip 5
'i t’ d
t’ è passata la collera *
Lau- Insolente ! affettando sdegna
fuggi dico... ecco gente...
Cambisse ti vuol morto.
Lea. E tu ? ' 1 ^
Leu. Io vivo
piutosto ti vorrei.
Lear. Cara mi basta. ^
. Se tu vivo mi vuoi
badi pure Cambisse a fatti suoi. - ^
Uff. Eccolo là amatatelo. '
Lea. Àjuto*
Lau. L ’ ho previsto. i ;
Lea. Ma come ? cosa fu ? per qual ragióne?
Uff. Per una vostra enorme trasgressione*
Lau. Oh meschinello voi
Lea* Ohimè ! misericordia ! anche catene!
Uff. E seguir mi conviene
di Cambisse il comando : e a dir il vero
par che gran voglia mostri
di veder terminati i giorni vostri.
Lau. Che sento l. ohimè ! per voi...
Le«. Tu crudel m’ hai tradito. ,
Leu. Io mi sento gelar ve V assicuro.
Lea. Ed io son. gelato, e son già duro* j
Misero me ! ma come ?■
• non scherzereste già * Non saria questa
una burla per ridere* '
Uff. N o: non è burla.
Lea.
tea* Ohimè già svengo, e cado,
cado sicuramente ; o proprio sebtcf
le gambe che mi tremano.
hau. Oh disgrazia !
Lea. Ah mia bella !
L au. Perdona.
Leàn. Ah mia cara ! ma adesso
altro che tenerezze ho per la testa
misero me ! che brutta sceha è qu<
Della morte il brutto aspetto
già mi vedo innanzi agli occhi
già mi par ch’ ella mi tocchi
e gelar il cor mi fa.
Ah mia bella!... io qua vorrei»«:
Ma aspettate in cortesia
ai Soldatii
che se foste in vece mia
non avreste fretta già.
Donne care a farvi bene
io son pronto in ogni loco:
di passare in mezzo al foco
non avrei difficoltà.
/
Vado e vengo di galoppo;
ma la morte... oh questo è troppo
compiangete il mio destino:
ah Leandro poverino
. per le donne le ne và.
S C E N A V ili.
" > v ^

Campagna alla muraglia con tende , è Guari,


die , e ponte àfcsàto.

Cambise > Arp ago, pmrGhmnitiai , : I


Uirp. Come ! voi sospirate ? a Cam*
Catti. Sospiro i io non rai accorgo
di sospirar: bensì parmi sentire
un. insolito affanno
\iì cala il ponte > e viene Già. con un mazzetto di
fiori, fermasi a parlare con Làu. chepm entra.
Arp. Ecco Giannina. 1 -: '
Cam. Ohimè!... vorrei... tu... vado*^ pir parU
Arp. E dove ?
Cam. Oh Dio ! non: sf>. V i '
Gian. Come ? fuggite
per non vedermi ?
Cam. Io ? no...
Gian. Dunque a tal segno
P odio risorge in voi Ì
Cam. Veduta non C avea... parla... che vuoi I
Arp. ( L 7 affar diventa serio
che inai sarà i )
Gian. Se uh innocente donò
non isdegaate da una man dónnes|aj
questi fiori acaettar ne» yi rincresca.
Arp. ( E confuso. )
Cam. Qijei fi©r! a me ?
Gian. Per voi,
gli ho colti, poco fa nel mio orticello*
guardate. Di più bello T f
non può far la natuta*
Cam. Tu dimostri per me troppa premura. tfp r i
Gian- Che meraviglia ! Ingrato !
non lo sapete ? eh ! veggo j
che di me vi burlate.
Cam. Io ? . ì
Gian. Si. , s i
Cam» T ’ inganni. : I
Già. Se la mia condizione.,.
oh quante cose io vi direi.. ma.<;
Cam. Parla..
Già. N o , mi vergogno , e vado
tutta in sudor... sentite, g li prende
la mano e V accosta alla fronte*
Cam. Uh 1 poverina !
Arp. ( La faccenda s’ avanza. )
Cam» Ohimè ! 'Giannina..*..
ma che dir mi vorresti *
sbrigati.
Gian. Io villanella, .e voi Savraùo...
Cam. Che vuoi ? già il core è tuo, prendi la mano
Gian. Come !
Cam. Più non resisto*» un uom di pietra
finalmente non son..., deh soffri Arpago
la debolezza mia. . . .
.JJunque Leandro... Cam.
Cam. Leandro?... coti rifryiimetiàfcO
Cia. Ah! si: perdona.. , -7 i ,
Cam. Il vuoi carina ? Io cedo. - |-
In libertà si lasci ; e se qualcuno i
dirà che a molle affetto il seri dischiusi
^ Sguardi prima quegli occhi, è?poi ird a c c u si
Ah si che quel bel cìglio ^ -
è la sede d’ amor, Guardami. Io sono
quel che fede! t? adora : l i cor- mi dice
eh’ io non nacqui giammai per tua sventura
credilo, e dati pace. Accogli il primo '
pegno d’ amore. Io te lo giuro ; e sappi
che grande è il mio ma^tirec|jQUdéiti^»rego^
di cordoglio non farmi oh-Dio morire.
Vaghe lu ci, amate stelle, ^ 5ì
che splendete a me serene* ^ --
fate voi che le mie pene ; i
possan presto. terminar.
Ah se mai la soite arride.., :: ~
se il destin^, ma nò... che dico?,.,
sol per questo... caro amico
non mi posso ben spiegar, fart

s e E N A IX,

Giannina , Arpago, poi L eandri


Afp. Insuperbisci e donna - ! ' -
del tuo trionfo. • ' '
Già. Ti dispiace ? ,'
" ' j:; Àrp.
Arp. Oibb.
In quanto a ine già primi
persuaso , e convinto, -
o vincitore , o vinto
era pronto a servirvi.
Già. Odiar le donne a morte! oh questo c troppa
Ecco le vostre imprese
dovè' vanno a finir , prodi campioni,
nemici delle femmine: uno sguardo,
un tenero sorriso. . una parola . . ;
Basta* così noi vi meniamo a scuola.
Arp. Hai ragione davvéro. Ecco Leandro,
Già. Giunge opportuno a divertirci. Ascoltai
ad Arpasìo alV orecchia. -
Arp. Ho inteso.
Lea. Capitano,
Giannina , vi ringrazio , eccomi qua»
Già. Ajuto per pietà. come spaventata,
Arp. U h , uh , che vedo ! un ombra !
Lea. Io *
Già. T ? allontana.
B r u , b ru , mi sento già convulsioni*
Arp. U h , uh , che fremire - freddo.
Lea, Oh questa è bella !
Arp. M i4tremali le burella,
il fegato , i, polmoni.
Lea. Siete p a z z i, o scherzate ?
Già. Caro Àjutante mio , non v’ accostata»
Lea. E perchè ?
D drp.
Arp, Perche sei
un morto che camma. >
Lea. Voi beveste day ver quest* matti«*
Già. Om bra, che pallida
fai qui soggiorno . ,
‘ Jàary-a che squallida
mi giri intorno . ,
Lea. Io larva , io larva , un corno.
Voi delirate affé.
Già. Che nasaccio nero nero !
Arp. Che barbacela 'rossa rossa ì
Lea. M a signori, non è vero ,
fon Leandro in carne , ed o$s%
Già. Manda fumo dalle ciglia.
Arp. Getta fiamme dalla bocca.
a 3. Che stupor , che meraviglia (
a Osservate che si tocca.
Oh che ceffo brutto brutto {
Lea. Ip mi palpo dappertutto ,
e incomincio a dubbitar.
a z. Già si palpa dappertutto,
_\e comincia a dubitar.
Tu dunque andrai nell* Èrebo
coi spettri a raggionar.
Lea. Io dunque andrò nell* Èrebo
coi spettri a ragionar.
Già. Saluterai Proserpina.
Arp%, Saluterai Plutone.
Lea. Ma questa commissione
no che per me non f»y
A
r rf. Senti senti li ululati
: del gran cane triplicati*
Gian» Mira mira i boschi ombrosi
degli spiriti amorosi,
Lea. Vado vado a star con quelli
quell
condannato anch* io sarò.

Che maledetta usanza


, - è quella di morir!
Lea. Per me non v ’ è da ridere*
son degno di pietà.
No ehe maggior ciménto
di questo non si da-
4 Z. Ah ah # mi fa da riderò
la sua credulità-
Piìi bel divertimento
di questo Aon si da.

S C E N A t.
Sala nei Palazzo di Giughi*
Margone solo*
Oh povera Marcane !
A che mai son ridotta l Ah che è spropositi!
fidarsi della schiata femmina*
Prova »e sia Giannina#
c
\
che diceva d* amarmi,
cd ora in mezzo all’ armi
d> alto in basso mi guarda , e non mi
ed io tremo d’ amore , e di paura.
A fidarsi del sesso incostante
giovmotti imparate da me,
E ’ la donna fedele ali’ amante
finché un altro soggetto non v’ è;
ma se vie» da contrade straniere
un Jeggiadro gentil cavaliere,
con la bella vedrete il rivale,
che 'Va gajo alle publiche sale,
al teatro , al passeggio , al caffè.
.Vendetta giurate
se parte 1’ amico;
ma in gabbia tornate,
io so quel che dico
se parlo così.

S C E N A XI.

Marrone * Laura , indi L eandri


Lau. Ehi ehi » Marcone , ascolta:
Mar• Che bramate da me i
hea. Saper desio
se pace avremo, o guerra.
Mar. Non dubitar. Giannina
gioca bene col Principe alle càrté*
-Pietà > son morto. agitate»
■ t
L au. Come ( hai qualche ierita ? K "
Lea. Io non la vedo.
Mar. Dunque . . .
L gu. Tu scherzi. j
L e a . Ah Laura ,
piu Leandro non sono#
Lau. Chi sei dunque i
Lea. Un fantasma.
La«. Dammi la mano . e lo vedrò.
Le^. La mano i
E non avrai paura ?
Ltft*. Niente affatto,
ne di ombra, ne di corpi.
L ea. Eccola.
Lea. Stringi.
Ledi. Ah cara ! ora m* accòrgo
che son vivo 9 arcivivo , arcivivisimou
Lau. Che ti pare ì
Lea. Tu n f hai risuscitato.
Lau. ( E ’ semplice costui ; P avran burlato.

i S C E N A XX.

Giulia , e detti, indi Arpaga.


L tu. Gran notizia !
Gau Che fu ?
Giu. Giannina è .sposa.
Lea. Di chi mai ?
Mar. Che richiesta \
bau* Già s is # 5 di 'Cambisti A
Giu* Appuntò , eP stesso » !
me lo partecipò per un trombetta.
Una gran festa in corte
si farà questa sera: or tu S fo co n i
che quantunque villano
ignorante non sei di queste cose,
v a , disponi la sala iliumtinata* Mar. par*
Lau* Ecco fatta la pace, '• m-
Arp* E sigillata, .'v,:v
Già vien la spesa.
Giu. O là , voi dunque adesso
con un cantò giulivo -
onorate de’ sposi il grande arrivò»
Coro dì donne.
Risuoni 1* etra •
T di lie; i evviva, v
e in bianca pietra
questo si scriva v
f’ giorno d’ insolita ^
felicità.
Coro da Soldati* ■
& odio degl’ uomini
sempre non dura,
non può resistere
alla natura,
colui che è figlio
d’ umanità.
SCENA XIII.
Cambise > Giannina , ed Arpàgè preceduti
del suo corteggio , e detti.
Catti» Donne ,-a. voi si presenta 3
il Principe Cambisé.
G iu -A farci guerra?
Lau. A spaventarci?
Gian- Eh via piu non si parli
di guerra, e di spavènti. ?
Cam, Io fui nemico..-
Gian. E poi divenne amante.
Cam. L iq u e l vago sembiante..o
Giu. Si conosce però che è eòhtàdmà.
Cam. Le mie dolci sconfite ofà vedetfe,
e il suberbo trionfo à lèi dogete.
¿ _
Già. Troppa bontà... la povera Gianrifttà...
Giu. Ci fa la modestina. piano a Lau.
Gian. Voi signor sollevaste à si gran seggio.
Lau. ( Perche P uomo talor s’ attacca al pegg io-)
Giu, Certo .stupisco ànch7io.
Già. Ma il primo esempio
forse è solo tra noi : perche rhia ndnfìd
>chTera una buona donila
Piu volte m’ ha giuratò che in ítália
a forza di smorfiètte
il divenir poi spòsa
d’ un Barón , d’ un Marchese è fácil cosa.
Prin-
■<
Principessa son ioi.. l’ alma mi scuota
ttn generoso ardir , che i miei natali
copre d7 eterno obblio...
Io io che tua son io : che in te non amo*•.
la tua grandezza , e lo splendor del Trono
fh e in confronto dell7 alma è un picol dono*
Il favor della fortuna
caro Prence io non rammento:
scn tua sposa, e non risento *
altro affetto che P amor.
Anche in mezzo della gloria
degna sol sarei di pianto . ; ,
quando un7 altra avesse il vanto- ,
di rapire a me quel cor. , v r vs, v
Oh che istante avventuroso ! 5
eh che gioja ! oh che diletto ! \
mi saltella il cor nel petto
quando penso al mio tesor.
p. coti Cam,
S C E N A XIV.

"Arpago , Leandro ¿ Giulia , e Laura*


Giu. Seguitarli convien. _ :
LaUf Ehi via lasciate
che discorrino un po da solo a . sola.
Lea, Avranno fatto già qualche parola.
Arp. Io so che il nostro Duce
Bramava di veder I vostri quadri.
Giu. E inteiUgeate di pittura :
/ . = - l ?*.
heat E eome. Non P avere scoperto 3
Lau. Eli via buffone.
Ma Giannina però non se ne intende.
Arp. Le spiegherà Cambile 1
il contrasto de IP Giiibra , è della Itìce.
->-V i-, "
Lau. Ma furba , e capricciosa ; e noi frattanto
colle mani alla fintola..., a Giu.
Giu. Che dici i ' *3
noi le nozze farem cogli Uffiziali.
Arp. Brava , ctjsi
Lea. Io voglio quella v
‘ che resuscita i| fii©rtr V~T ,v:v :
Lau. Si carino
Arp. Mia bella principessa. ■ 3
Giu. Intende.
Arp. Questa notte ^ ^
io tornar non vopei sotto là ì tènda»
■Lau. Ha ragione.
Giu. Ho capito... andiamo infanto... con tener.
Arp. Dovè?
Giu. Qui nel vicino appartamento
per far a i sposi in forma un complimento.
... - ? partono*
: , - ■ . ■ *.& . . v
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rl :
• V -• - . i - .
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S C E Ni XVv v

■ Sàia. ■ v-:- - •$---h

Giannina/* e Cambise vengono mirando te pifc


tute 9 poi entra Arpago^LaàndroyGiU^
- Ha 9 e Lauta,
Giubati. Signori sposi
ri ringraziamo*
e v’ auguriamo
felicità. .
Arp.Lea* Oh che delizia
oh che contento 5 J
Qiu.Lau. L ’ appartamentdj
è pronto già.
Cam. Obbligatissimo
con la sposina j ;
doman mattina
si partirà.
Arp.Lea. Ah ! scn perduto
Giulietta '. • -
Lauretta aJli °* ;
trini* Ma P Aju tante ?
Giu. Ma il Capitano?
Cam. Vi dian la mano
restino qua.
Tutti* Andiamo tutti
alla gran sala
dove la gala : ^
si spiegherà. . ■ . !;t

if S C E N A XVI,

Grati Sàia illuminata.

Marcane , indi Arpago , e Leandro , poi


l i a , e Laura, finalmente CàMissà%
Giannina con seguito.

Mac» Or che sono un maggiordomo


» 'porterò il baston col pom ósa
il turbante con la coda,
ed un abito alla moda
presto presto mi farò.
Ma sbrigatevi canaglia; »:
, ai Servi che dcfómodano la sala*
io sonmezzo disperato.
a 3. Niente ancora è preparato,
che si pensa , che si fa.
Lea. Villano stolido* a Mar*
che fai tu qua £ ; ■
Arp. In sala nobile
con quel giubbone...
Lea. Vattene subito.
Arp. Come buffone, .
r testar può qui. - -
Lea. Vattene al diavelo*
' «8) .
H at, Soft galantuomo
son maggiordomo
basta così.
a t. C h e bisbiglio , che fracasso ?
a 2' E Marcone.
a 2. In che v’ difende ?
a 2. DÌ restar costui pretende
%J ^ " tra la scelta nobiltà,
0 «, Mio caro sposino
lasciatelo stare
di rise, e di gare
or tempo non è.
qui comincia ad entrare il corteggiai,
é , Ma già s> awanzano,
piu non tardiamo,
andiamo andiamo
incontro a lor.
. ' cantando àllegri
evviva , evviva
la comitiva,
e i spesi ancor.
Già. Jo ti ringrazio Imene.
Cam. Io ti ringrazio Amor.
af. Raddoppia le catene
intorno al nostro cuor.
■M6, lo ti ringrazio Imene*
io ti ringrazio amor.
Già,Cam. Ah di due cor che s’ amano

piu

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