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IL T R I O N F O
DEL BEL SESSO,
Sram m a g io c o s o
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PER MUSICA
DA Ë .A P P R E S E N ÎÀ R S Î
D E L L A M OLTO ILLUSTRE
,ÊITTA DI BARCELLONA'
E’ anno 4 %o 4;
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Con Perrhessë.
Giulia 9 Principessa.
L a Sig. Orsola di Agostini.
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SCENA P R IM A .
Arpago, e Leandro.
Vedi tu questa fortezza ?
..-n o i P avremo a circondar,
se le donne con dolcezza.
si
Si verranno ad affacciar. '
Noi diremo indietro indietro,
le vostr’ armi son di vetro, «
siate brutte, siate belle
vi crediamo bagatelle
da doversi disprezzar.
Lea. Ma non son poi bagatelle
da doversi disprezzar.
Se poi volessero far le guerrière
noi trovaremo delle maniere’:
che queste Am az ani saprem domar.
Lea, Si trovaremo delle maniere
che queste Amazoni saprem domar.
Ma signor Capitano,
noi ci avvanziamo troppo. E non Vedete
che siamo sotto alle mura ?
Arp. Che s i, che hai tu paura \
Cea. Io paura ? oh ! oh !
Arp. Ma Raccostarsi
necessario è per noi
se dobbiam riconoscere
le fortificazioni.
Lea. P/Ta per altre ragioni
esser più necessario - io vi dirò
lo starsene lontan più che si può.
Perche dall’ alto al basso
può arrivar su la testa un qualche sasso
Arp. Eh 1’ ho detto io diggià , caro aiutante-
sa, S cosa avete detto.
Arp,
Arp. Che ti trema a quest* ora il còr nel pefctò.
Lea* Ohibò, ohibò ma la ragion è questa
che in Italia óve io nacqui 5
si vive voloritieri, '
e sempre ho mantenuto
tra le vicende di mia sorte tiranna
assai di mia nazion che è P Italiana.
Arp. Conserva il genio tuo purché ti mostri
degno seguace di Cambi se.
Lea* Oh certo !
Arp."Quésto Principe, nostro
odia le donne assai,
Lea.- ( Povero matto. )
Anch>io.
Arp. Davver i
Lea. pappiate '
che odiose mi son tutte
( Cioè però le vecchie , e quelle brutte.
partane*
S C E N A III.
SC&
S C É N A IV.
Giulia , e Laura*
V eggo, veggo,, che siamo
dt''Remici sorprese: ma il coraggi^
non si' perda per questo:
la Città si diffenda; ; : . *
e P aggressore il suo castigo attenda^
Si "vada, si suoni > ,
campana a martello^ ,
rimbombi, risuonii 1 ; S r V
del P armi il fragor*» : ;j
Allor che si tratti f V! •
di far le guerriere*
saremo più fiere r i
> degli Omini ancora ;
Giu. Proviam se in coraggio
sapete imitarmi. ' f
Su air anni. ! ; ;; -
Lan, Su alP armi.
A z. Evviva il valor. partono.
S C E N A V.
Campagna, come sopra , alla muraglia cor
tende , e ponte alzato.
s „ . . t . i \ ' r
S C È N A ; ^ 1
S C E N A VII té . '
S C E N A V iti.
S C E N A XI.
. Giulia , e Lauta.
Giu. Laura gli ordini miei
saper facesti ali* altre dònne 1
Lau. A tutte
noti già sono,
Gù*. Ma ci riuscirem ?
Lati. Vuò lusingarmi.
Udisti pur Giannina, . ,
che sebben donna rustica, e trivialt
pretende innamorar il Generale.
Giu. Ah ahi mi fa da ridere
Lau. Io certo a lei non cedo.
Giu. Lo vedo si lo vedo, "
tutte si credon belle»*
* pensan é* incantar col loro irlo
ma la più bella alfin so che son io«
Io non la cedo a Venere
nella beltà del viso,
se non avesse Paride " I
i l pomo dJ or diviso,
dato P avrebbe a me,
taou. Brava : pretende assai. Dunque fra poco
senza abbassare il ponte andremo al campo
per la via del boschetto; 1
e veclrem chi di noi farà più effetto, parte
S C E N A XII.
A rfa g o , e Leandro.
14 ì . Sci per tre dì le femmine
un armistizio chiedono,
che come sorci in irapola
costoro ben si vedono •
Cambise inesorabile
che mai risolverà?
Lea, Io giurerei senz’ altro
chJebber di me paura.
Arp, A h , ah ! la tua figura
s i , si si quel brutto naso.
Lea, Taci ; che in questo caso
non sò chi più di noi i
le
le possa spaventar.
IArp. Ma lascia ai andar le celie. ì
Lea. Si partiam ; che il Ciel s’ imbruna;
mostrando pawrm
Arp. Non temer, poiché la luna
presto presto sorgerà.
he a. Questo bosco è molto cupo,
non vorrei che qualche lupo..; ?
Arp. Non temer , dammi la mano*
Lea. Lf Aiutante , e il Capitano
qui venisse a divorar.
crescendo in pàurfà
Arp. Vìa : su vieni, oh che codardo*
Lea. Ferma , ferma , un gattopardo...
Arp. Ma tu sogni.
Lea. Eccolo là.
Arp. Non temer dammi la mano.
Lea. Vengo, vengo... un rarigotano..*
buon per noi che s’ è intanato.
mostrando sempre timore.
Arp. Ma t7 inganni : era un soldato
che a far legna venne quà.
Jhea* Hai ragione, è vero , è vero,
Arp. Dunque andiam : tu sei guerriero,
Lea. Dunque andiamo: io son guerriero,*
Arp.
> E sèi pieno di' timor. "
Lea. Ma son pieno di ti mor.
Marcone > poi Giuli & ? e Ij aur a. P aggi ché
portano vari doni 9 ed altro seguito con
fanali accesi.
Mar* Io procuro scappar da costoro
a tentone per questa boscaglia:
se domani si da la battaglia
per Giannina mi palpita il cor.
3Sentp;r g e i * # ?chi <inai syavvicina 3 1
, lumi ! Donne ! Qh se fosse?Ciiaim Ì
guardando piu volte verso da dove vengono*
Non è lei ; ma giudizio ci vuole
non è tempo , di fare all? anipr. 5
si ritira* ; ■;v# J ■' ;
S C E N A XIV.
Notte.
S C E N A
S GE NA P R l f i f A.
Marcane , e Laura.
Lau. Marcone , dove vai ? i
M ar. Dove la rabbia
mi porta , e mi strascina.
bau. Hai veduta Giannina 0 *
M ar. Par troppo , ne vederla avrei voluto:
disgraziata. *
bau. Perchè ?
Mar. Lo so ben io.
b a u .Capisco , rei geloso;; ;
ma dovevi a quest ora
aver già conosciuto
quanP ella sia volubile, e leggiera.
Mar. Eh., siete tutte donne a una maniera.
bau. Olà , ccn più rispetto . . .
Mar. E7 vero, è ver; ma q u e l e h * è d e t to , è detto
* Intanto a che pensate: Ornai le mura
Cambise assalirà. ■
bau. Forse .. . potrebbe. . .
Giannina...
Mar. Ohimè !
bau. Se poi
noti
non Volesse ascoltar da lei ragione/ :s
cederemo la Rocca a discrezione.
, Tu vedrai in questo caso '
delle donne il gran progetto#
e Cambtise a suo dispetto
si 5 pentirsi poi dovrà*
E’ Giannina Una ragazza ,
che sa dire , e che sa fare>
£ si può molto sperare v.
della sua capacità.
S G E N A II. „
i
S C E N A III. 3
S C E N A IV.
Campagna.
s e E N A IX,
S C E N A t.
Sala nei Palazzo di Giughi*
Margone solo*
Oh povera Marcane !
A che mai son ridotta l Ah che è spropositi!
fidarsi della schiata femmina*
Prova »e sia Giannina#
c
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che diceva d* amarmi,
cd ora in mezzo all’ armi
d> alto in basso mi guarda , e non mi
ed io tremo d’ amore , e di paura.
A fidarsi del sesso incostante
giovmotti imparate da me,
E ’ la donna fedele ali’ amante
finché un altro soggetto non v’ è;
ma se vie» da contrade straniere
un Jeggiadro gentil cavaliere,
con la bella vedrete il rivale,
che 'Va gajo alle publiche sale,
al teatro , al passeggio , al caffè.
.Vendetta giurate
se parte 1’ amico;
ma in gabbia tornate,
io so quel che dico
se parlo così.
S C E N A XI.
i S C E N A XX.
if S C E N A XVI,
piu