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15
4
449
BIBLIOTECA NAZIONALE
CENTRALE FIRENZE

154. 449
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1
1
DE L L A

MARCA D' I VR
Ꮩ EA
TRA LE ALPI, IL TICINO , L' AMALONE , IL PO

PER SERVIRE ALLA NOTIZIA

DELL ANTICO

PIEMONTE TRANSPADANO

» Nunc veterum libris , nunc somno , et inertibus horis


> Ducere sollicitee jocunda oblivia vitæ .
Horat. Serm . II. Sat. 6 .

TORINO ANNO XII ( 1804 )

Si vendono nella Stamperia di CARLO FONTANA.


}
TAVOLA
D E' CA PITO L I.

CAP . I Vallis Origana, ossia Valdorco. Pag. 1 .


II Canava , altrimenti Corte Canavese , e Canavasium il tener
suo. Terre dall' Orco insino a' confini della Marca di
Torino . Pag . 7
III Digressione intorno alla distesa data al nome, e al dis
tretto del Canavese dopo l' undecimo secolo, Pag. 14.
IV Tra i fiumi di Dora Bautica , e dell'Orco. Pag. 25.
V Tra i fiumi di Dora Bautica e del Po di sotto l'influente
dell'Orco. Pag. 3o .
VI Terre oltre Dora rimontando ad Ivrea. Pag. 38.
VII Ivrea , c suoi antichi marchesi . Pag. 46.
VIII Da Ivrea infino all'imboccatura di Valdaosta. Pag. 65.

LATO MERIDIONALE DELLA MARCA D' IVREA . Pag. 73.

DOCUMENTÍ.
NUM. I Ann. 1000 Pag. 99
II Ann. 1141 , 1142 .
102 , 103
III . .
.
104
IV Ann . 1213 , 1221 110, III

V Ann. 1229 . 112

VI Ann . 1268 u6
VII Ann . 1268 , 6 octumb. I 20

VIII Ann . 1041 I 22

IX Ann . 913 . 128


ERRA T A.

Pag. 1. Lin. 6 cotesti valli coteste


p . 2. I. 20 lato destro . nostro

p. 5 1. 3 περουμ πέρονη
p. 8 1. 9. Rodoretom Roboretum
p. 9 1. 2 dond' .
dond
lvi l . 10 Baldonio . .
Boldonio
p. ii lin. 8 le note al norte
p. 131. 12 in con questo • . in un con

p. 15 l . 12 donò a' . . . dond nel 1174 a'


p. 161 . 27 franunenti . . frammenti
p. 44 l. ult. di larghezza. Il rac di larghezza , ed è più alto
conto dell'alveo della Dora . Il
racconto

p. 47. I. 18 Borgona .
Borgogna
p 68 l. 14 di Aosta , posta
p. . di Aosta . Posta
p . 77 I. 13 Verneia . Veneria
p. 104 l . i veram . . verum .

lvi 1. 12 Gisflenghæ Giflenghæ


1
oojo Colone 00Concenocondo0o
poe000 Colomonopoloc pomoeopaeolo Colomolor

CA
САР () І.

Vallis origana, o sia Valdorco.


sino

Dall'alto degli alpestri gioghi, che soprastano alle contigue, e


parallele valli de'fiumi di Stura , e dell'Orco , dove salimmo , elle
7

talor ci sfuggono , e ricompaiono talora a guisa di profondi solchi


tortuosi e declivi , separati da continui gruppi di montagne va
riate då punte , da creste , ee da forme diverse. Una più densa
striscia inuguale di nebbia , che sorge da cotesti valli , or è sos
pesa , ora vi ondeggia di sopra , e a così dire le accenna.
( in
In su l' uno de' fianchi dell'imminente Isaran de' viottoli tratto
tratio appena apparenti, che serpeggiando il costeggiano , travali
cano questa porzion di monte , ee aggiungono per opposti lati le
sommità opposte delle valli dell'Isara , e dell'Orco . Nello scen
dere in quest'ultima , innanzi di toccare alla terra di Ceresole
( Cerasiola ) altri sentieri vi si spiccano , che poi raggirando il
monte a tramontana , indi a traverso dell'intermedio diacciaio ,
mettono l' uno a Savaranchia , un altro più a levante a Cogne ,
due delle sublimi laterali vallate di Aosta .

* La nostra lingua pare non conosca che le diacciaie , dove usiamo con
servar il diaccio ; ma gli elevati valloni , che ne sono ripieni su per le
alpi , o i vasti laghi di diacci hanno essi a rimaner innominati ? Io dirò
adunque diacciaio , e diacciari.
Discesi nell'elevato piano di Ceresole , riesce vieppiù bello
quanto inaspettato il contrasto , che vi fanno l'odorosa verdura
ond' è ornato , coi duri e nudi gioghi
de' suoi prati , e i boschi ond’
donde scendemmo , e colle bianche cime de' monti , che gli so
prastano. Quindi per gli fecondi , cd ottimi suoi pascoli cra tut
tavia famoso ne' bassi secoli il cacio Cerasiolarum ; tálchè si volle
per alcuni ritrovar disegnata questa valletta nella Galisiaca men
zionata in un con alpes in Cinisio nella carta di fondazione del
monistero di Novalesa dell' anno 739 ; ma è ben tutt'altra terra ,
come di già altrove si avvertì ( 1 ) È il vero , che tuttavia da
cotesti alpigiani suol dinominarsi Galesia il vasto monte Isaran ,
é mi sono imbattuto in alcune pergamene del secol · tredici ,
nelle quali si ricordano fontes Galesi sive fluminis orchii, perchè
sorge appunto dall' Isaran , e nemmeno oggidi l'Orco perdette
e

affatto il nome di Galeso prima di calar nel piano di Ceresole.


Nessuno però degli antichi scrittori ha nominato questa grande
montagna , ma solamente il fiume , che pur nasce dalla medesi
7

ma all'opposto suo lato ne' Centroni, cui Livio , Strabone , e To


lomeo chiamano Isar , il quale piglio nome dall'istesso monte ,
oppur glielo diede. Ugualmente al lato destro per avventura insino
d'allora l'istesso monte dinominavasi Galesio , oppur Galeso , sic
come in altre italiche regioni anticamente e terre e fiumi vi erano
di tal nome. Basti rammentar il dulce pellitis ovibus Galesi flu
men di Orazio ( oda 6. lib. 2 ) , ed il niger humectat flaventia
2

culta Galesus di Virgilio ( georg: 4. v. 126 ) celebre pur esso per


gli ottini pascoli de' suoi d’intorni .
Il fiume dell'Orco trascorre il piano di Ceresole placidamente a
dilungo. Antiche cave di miniere , ed avanzi di gallerie discopronsi

( 1 ) Nella marca di Torino , cap. 7. pag. 55.


3
ne circostanti monti a settentrione, e a mezzodi , e danno a di
vedere piuttosto l'opera e l'industria de' Romani, che quella troppo
sterile de secoli barbarici . Di lì infino all' influente del fiume di
Dora Bautica nel Pò vi si ha il più lungo lato della diocesi , e
contea d' Ivrea .
Su l'uscir della valletta di Ceresole lunga in circa a due miglia
nostre , e larga molto meno , i monti ognor più convergenti sem

brano chiuderla d'ogni parte . L ' Orco indica la via d'uscirne, che
esso forse aprì a se medesimo : indi cominciasi a calar da un'erta
dirupinata ed angusta quasi gola di pozzo oppur di cammino . Il
fiume n'occupa pressochè tutta la via , ed è forza passarvi in costa,
7

sovente per gli scaglioni incavati nella rupe. Di luogo a luogo esso
non iscorre , ma rovina. Le sue ricadute succedonsi frequenti,
perchè gli stessi massi , che divelse nelle sue piene , c rotold con
seco , lo attraversano , e lo astringono a superarli per ricader di
nuovo. Questo aspro , e lungo stretto infra montagne , e roccie aride
7

e inaccessibili , è compresso dall'enorme loro massa.


Più si dechina inverso Noasca , la qual sempre ritenne questo
antico suo nome , e più vi ci accostiamo, più comincia lo stretto
a dilatarsi , e insieme a divenir men dirupato. La terra giace ap
piè di ripido monte e dirotto , donde precipitando il tor
rente di Noasca rigonfio talora delle acque de' superiori diacciari
si riversa perpendicolarmente su di una roccia , che rompendolo il
forza a dividersi in due , e a ricasear ridiviso in più rametti , e
parte dispergersi in sottilissima nebbia tutto intorno , e in minutis
simi spruzzi ; spettacolo non raro in su per le alpi , ma quest'uno
è de' più notevoli .
Continuando aa discendere, tornano un tratto i monti a com

primere un poco la valle , che viemeglio dipoi si apre inverso Lo


cana situata in circa quattro miglia da Noasca , come questa n'è
altrettante da Ceresole. Logana chiamasi ancora ne' bassi tempi
4
> questo luogo , che suole pur dar nome alla parte superior di Val
dorco , e giace ben più in quà del mezzo della lunghezza di
tutta la valle , ch’indi allargasi assai più . Finalmente castrum Spar
ronis , in cui riſuggì il re Ardoino , e vi sostenne il lungo as
sedio postogli da Arrigo 1. sul fine del 1013 , e per cinque mesi
del 1014 ( 1 ) . Nel giugno di cotest' ultimo anno partito d'Italia
l'imperadore, uscì Ardoino di quel forte castello, come il chiama
Ditmaro nel sesto libro della sua cronica , inseguì , sconfisse il
resto degl ' Imperiali , ripiglid Vercelli , pose assedio a Novara , in
vase Como , ed altre terre , diroccò a' nemici molte castella , e
per alcuni mesi continuò a signoreggiare in Lombardia.
Sparrono castellum ricordasi in un importante diploma dell'anno
1000 fra le terre da Ottone III allora confiscate ad Ardoino an
cora marchese d'Ivrea , per compiacere all'avidità di Leone vescovo
di Vercelli , a quei giorni l'uno dei principali sussurroni , e raggi
tatori d' Italia . Benzone attribuisce a costui di aver poscia precipi
tato Ardoino dal trono con grande affanno degli Sparonisti (Spa
ronistis flentibus ) per gli quali non intende già gli abitatori di Spa
rone , dove Ardoino' si mantenne invincibile , ma gli amici, e par 7

tigiani suoi , annoverandone alcuni con quella sua maniera strana ,


come da ebrio , che farnetica ( 2 ) . L'antico forte di Sparone an
teriore alla dominazione dei re tedeschi in Italia dinominossi così
dalla sua figura , come pur quel di Forfice , di cui nel Piem . Cisp.
pag. 165 , nè altrimenti che dalla prima figura sua pigliò nome

: ( 1 ) Il Cronista della Novalesa ( Rer. Italic . T. II. part. 2. col. 764 ) fa


durar cotesto assedio un anno intero , e vuol che indi a poco Arduino
si facesse monaco in Fruttuaria ; accenna ciò con poca esattezza , ma
veggasi Arnolfo Rer. Italic. T. IV. pag, I12.
( 2 ) Appresso Ludervis. Reliquiæ manus scriptor. T. IX . pag. 321 , e altrove.
5

la città di Cunco. Il vocabolo di speroni non poté adunque deri


vare a noi dal tedesco Sporn , come ci si vuol dar a intendere ,
ma ben piuttosto da tepovu , fibbia con punta , od aghetto
aghetto , compro
va ciò che altresì nel secol decimo scrivea Raterio vescovo di Ve.
rona cum calcariis quos sparones rustice dicimus ( 1 ) .
Alcun росо di sopra il confluente del Soana nell'Orco , non
lunge dalla imboccatura del lateral Vallone di Soana vi ha Ad
Duos Pontes , come si dinomina nell'infracitata iscrizione la grossa
terra di Ponte , a cui chi sale , o scende dalla valle , dee toccarvi,
varcando l'uno oppur l'altro de' ponti in su l’Orco , ed il Soana .
L'ultimo attraversando direttamente il cammino , cra ancor fa
moso ne' bassi tempi . Chiamasi pur di Ponte l'inferior valle dell'
Orco , chè Vallis Origana indistintamente chiamavasi nc' secoli mez
zani , come dal mentovato diploma apparisce ; ( nei documenti num. 1.)
7

nè forse ebbe altro nome anticamente , perciocchè ne' testi di


Plinio a vicenda scrivesi Orcus ed Orgus ( 2 ) . In vicinanza di Ponte
eranvi ne' bassi tempi tre forti castella , l'uno presso l'istesso luogo
di Ponte , cioè Cassarum , ossia un ricinto di mura a guisa di
castello , l' altro anche più sopra , cioè Castrum Thelarii , e un

terzo di sotto quel luogo medesimo , o sia in principio vallis


Pontis. , descritti tutti e tre da Pietro Azario ( 3 ).
>

( 1 ) Nella Sinodica citata da Maffei Verona illustr. Lib. XI. Muratori


conietturò s'abbia a scrivere spourones ( Antig . Ital. T. IV. col. 1306 )
e sia di origine allemanna , e si contenta degli esempj citati da Ducange
ne' quali scrivesi spourones alla franzese , ma non sperones , come in
Italia , e tanto meno spornones , volendolo derivar dal tedesco.
( 2 ) Lib. 3. cap. 16. nella tavola Teodosiana. Segm 2 Orsus è lezione
scorretta in vece di Orgus.
( 3 ) De bello Canepiciano , Rer. Italic. T. XVI. col. 432. Egli soggiunge
7

che nel 1339 furono quelle castella espugnate , e disfatte dagli uomini

.
6

· Nel sopracitato diploma da val Origana si distingue vallis Suana ;


cui si appartenevano le terre ivi menzionate , e già da un buon
pezzo distrutte di Fontanedum , Barsan , e di Suala , all' entrar
nel suo vallone , donde Vicani Suanenses nel frammento d'iscrizione
copiata da Agostin della Chiesa presso la foce stessa di Valsoana ,
i quali Monum . .. . Ad Duos Pontes faciund. . . probavere .
• .

che indica qualche opera pubblica costruita di concerto con quei


di Ponte . L'erto trasversal vallone di Soana piglid nome dalla prin
cipal sua terra , oppur dal torrente , che lo trascorre , e talor l’in
nonda , ed il comunicò a monte Soana , alle cui falde scaturisce.
Cotesta montagna primeggia in testa al ramo di quelle , che stac
candosi dall' Isaran separano d' occidente a levante l'alto Canavese
da Valdaosta . I monti che serrano Valsoana a nord-est , la divi
dono da Valchiusella , la quale a confronto è tanto più bassa ,
quanto più è distante dal Soana , e per un maggior intervallo dalla
principal catena delle alpi . Valdorco termina propriamente di sotto
il tener di Ponte , e in verso quel di Corgnate , succedendovi le
colline , che qua e là formano più vallette ricche di villaggi, e di
popolo , innanzi di dechinar affatto , e riconfondersi colla pianura.

de Corgnate , quibus populus in Lombardia non est par . Descrive inoltre


qastrum Perticæ in su la bocca di Valsoana , ma rovinò anch'esso già da
gran tempo .

wo
7
CA PO ' I Ì.

Canava , altrimenti detta : Corte Canavese , e Ca


navasium il tener suo. Altre terre dipartendo dal
fiume dell' Orco insino a toccar a' confini della
marca . di Torino .

Dii'sotto
s ,
Corgnate si ha da ricercare Canava , ch'era il princi
pale de' circostanti luoghi, come quelli di Valperga , e di Cor
gnate istesso il furono di poi . L'imperador Lodovico III nell'anno
901 diede la terra di Canava alla chiesa di Vercelli ; già da pa
recchi secoli non ve n'ha più vestigio , e se non per via d'indizi
7

possiamo determinarne la positura. I marchesi d'Ivrea , poi re


d'Italia , Berengario II , e Adalberto nel 951 donarono quella terra
‫ܕ‬

dianzi o tolta alla chiesa Vercellese , o non mai ben posseduta da


O
9

questa alle monache Pavesi del Senatore O di S. Maria , cioè


Curtem Canavese cum castro, quod dicitur Riparupta ( 1 ) . Cotesto
castello adunque s'apparteneva a Canava , ed era per avventura
la sua fortezza ; onde il sito di Rivarotta oggidi ridotta a picciol
casale nel tener di Salassa presso l'Orco , c’indicherebbe ivi ap
7

punto vicina la positura di Canava stessa . Confrontano aa Rivarotta,


ed a Salassa i territori di Corgnate , e di Valperga
Ottone III nel 999. restituendo Canava alla chiesa di Vercelli ,
2 ) non fece menzione del castello suddetto , perchè non com .

( 1 ) Antiq . Ital. T. V. col. 965.


( 2 ) “ Cortem Canavam reddimus , sicut Ludovicus Imperator donavit
Antiq. Ital. T. VI. col. 317.
8

preso nella donazione di Lodovico III , il quale se lo era ritenuto


per se , del che non contento l'ambizioso vescovo Leone se lo fece
poi cedere nell'anno 1000 , onde nel nuovo diploma (ne'documenti
num.° 1 ) si annoverano di seguito Rivarotta, e Canava. Anzi
vi si descrivono queste , ed altre successive terre con ordine di sito
1

da levante a ponente , rimontando alla diritta del corso dell'Orco ,


cioè a dire Roveredum , Rivarolum , Rivaruptum , Canavam , Ror
dilitegnam , Sparrono Castellum . La prima scriveasi a vicenda Ro
doretum dinotante congerie di roveri, ed esisteva a' confini della
selva Gerulfia , della quale si parlerà tra poco. Al villaggio di
Rovoreto pare sia succeduto quello di Bosconero già dipendente
da Rivarolo . Ad ambodue confina Feletum ommesso ivi da Ottone III
perchè non s'apparteneva ad Ardoino , ma al conte Otton Gugliel
mo di Borgogna. Di sopra Rivarolo giace Rivarotta , talchè
talehe di so
pra quest'ultima, o lì presso , giusta l'ordine di descrizione osser
vato nel diploma devono ricercarsi Canava , e più là Kordili
tegna ; quest'altra probabilmente nel tener di Corgnate ogzidi , di
cui non si fa ancora menzione a que' tempi , indi più sopra vi si
collucano appunto il castello di Sparone , con l'ordine inedesiino ,
e le valli del Soana , é deil Orco.
Canava era pur detta Curte Canavese , come osservammo nel
diploma del 951 , e sippur in altro del 2014 , per cui l'imperador
Arrigo I cedette all' intrigatore vescovo Leone li poderi confiscati
al conte Viberto fratello del re Ardoino in Ceprione, Canavese,
( cioè curte ) Pertuso , Agarnio , Plumbia , ( 1 ) cioè a dire nel
tener di cotegit laoghi situati in altra provincie , fuor quello di
Pertuso non lontano dalla Corte Canavese. Questa nel territorio.
oltre il castello di Rivarotta coinprendeva altri luogucciuoli,

(1) Dell' antica condizione del Vercellese pag. 127.


9
perciocchè l'istesso imperadore con altro diploma dell'anno me
desimno a pro de' monaci di Fruttuaria , dond' in Canavasio Ur
bianum ( 1 ) ovvero Ubianum , come altri vuol leggere , e tuttavia
Obiano , regione oggidi del tener di Rivarolo , nella quale ancor
vi rimane la chiesuola di s. Biagio d'Ubiano , dipendente dalla
.

prepositura di Rivarotta medesima. Quindi Canavasium indica il te


ner di Canava o Corte Canavese , tanto più che da Rivarotta vol
gendo a mezzodi insin verso il villaggio suddetto di Pertuso , non
si trova innanzi il secolo duodecimo rammentarsi gl' intermedj
villaggi di Baldonio , s. Colombano , Olianico , e Salacia , pro
1 >

babilmente perchè luoghetti dipendenti allora da Canava , e nel


tener suo compresi. Tuttavia in quel di Salassa molti avanzi di
antichi monumenti si sono discoperti , e parecchie iscrizioni fio
mane si conservano nella chiesa di s . Ponzio. Altronde Canava ,
e Canaba è certo un nome antico , e non infrequente di città ,
e di luoghi.
Si fa menzione nel diploma del 1014 per Fruttuaria anche di
Prata -Leonis ( Pratillione ) luoghetto tanto più insù , e non prima
7

di Valperga , se non in circa la metà del secolo dodici ( Vallis


Pergia ) sendo false ed assurdissime le carte insino ad ora com
parse anteriori a quel secolo , nelle quali è dessa menzionata.
I luogucciuoli sopraccennati incominciano a comparire assai dopo
ehe affatto scomparve Canava , e perfino Urbianum od Ubianum .
Laonde nel 1014 ancor non appare fosse il dipoi così detto Ca.
navese più esteso del proprio tener di Cunava stessa tra il fiume
dell'Orco , e le terre di Pertuso , Rivarolo , Valperga , e Cor
gnate. Corrado il Salico , l' anno 1.º del suo impero , cioè nel
1027 riconferma di nuovo alla chiesa di Vercelli la terra di Ca

( 1 ) Biblioth . Sebus. Centur. 2. num. 39.


2
10

nava ; ( 1 ) non si sa con qual pro-, ma la rovina di quel luogo


non tardò di molto , e solamente sopravisse il nome di Canavese ,
per dinotare l'antico suo territorio propriamente detto Canavasium
ne' tempi mezzani.
Nell'istesso diploma del 1014 a ' monaci di Fruttuaria si sem
para il tener di Canava , altramenti Canavasio dalla selva Gerulfia
estesa tra l'Orco , e l'Amalone , come pur da tutti i luoghi , che
ivi si rammentano nelle vicinanze del Canavasio, e singolarmente
dalle terre all’Amalone più vicine . Disegnando i poderi circos
tanti a Fruttuaria , e quei de' prossimi villaggi , vi ci mette quasi per
1 >

centro la selva Gerulfia , la quale oltre ad alcuni non piccoli tratti


de' superiori terreni occupava gran parte dell'odierno tener di s. Be
· nigno infra l’Amalone , e l'Orco . Malgrado la troppo intralciata ,
ed oscura topografia disegnata in quel diploma , e i nomi oscuri
di luogucciuoli , che più non csistono da un gran pezzo , ci lascia
la direzion travedere della strada appellata Sumari, dipartendo da
Bedoledum , terra scaduta di là dell' Orco. Di quà ripassando sul
tener di Rivarolo , ravvicinavasi un tratto alla selva Gerulfia , d’indi
7

saliva a Riparia ( Rivara ) d'onde ridiscendeva , toccando poi ad un


antica laguna ( usque in lama vetula ) regione ancora detta la
piscina , e ritana , cioè fossato piscine , oggidi del territorio di
Lombardore denominato nello stesso diploma Castellum Longobar
dorum . Di sopra cotesto luogo varcando di quà dell' Amalone ,
proseguiva l'istessa strada attraverso la Vualda ( Vauda ) infino
a Varina superiorem , et usque vicum Mancilionem , altro luo
ghetto rovinato già da gran tempo in cotésta parte del tener di Lom
bardore medesimo , e ne conserva il nome in quello della region

( 1 ) Quest' altro privilegio è registrato nel primo volume , fol. 222, e 223
de' Biscioni nell' archivio della città di Vercelli.
II

eella ivi ancora detta di Mansiglione , e ne' vecchi catasti di quel


comune quando Ad Locum Mansilioni , quando in Cimariis, sive
in Mansilione. Quindi poi ne perdiam le tracce ; tuttavolta
dindi tirando una linea a traverso della Vualda infino al Po ,
'
presso a due ahora esistenti luoguccioli appellati Todullum , e La
beraria infra il tener di Brandizzo , e quel di Gassino nella parte
di quà del fiume, i restanti poderi menzionati nel diploma si deono
cercare le note di questa linea. Una porzion di essa pur divideva
il territorio di Volpiano da quello di Brandizzo stesso ; onde vi si so ga
giugne , che infra istos fines est Vulpianum cum castro , est
Pratum Borsone , est Pratum rigio , est Fornallo , et Vualda de
>

Vulpiano. Conservd Fornallo più lungamente il suo nome , e ci


si ricorda ancora Vallis Fornalis in uno stromento 7 novembre
1312 per ragion di confini tra l'abate di s . Benigno allora signor
di Volpiano , ed il comune di Leynì . Di poi questo nome si tras
formò in Val di Fornace appunto nella porzion di Vauda , che tut
tavolta al comune di Volpiano s' appartiene.
Laonde tutto il divisato tratto circoscritto dalla via Sumari a
levante di quà e di là dell' Amalone , e dell'Orco era nel 1014
del tutto fuori del tener di Canava , o sia del Canavasio , primi
tiva regione che nel mentovate diploma è separata , e distinta dalle
summenzionate convicine terre , e dalla quale finalmente piglið nome
il moderno Canavese.
Non meno il tener di Corte Dulfi , altramenti Dulfia , che quel
di Brandisium confinavano per nord -ovest a quel di Volpiano , che
Villa Vulpianą chiamași.nella carta del conte Otton Guglielmo
del 1019 , e la parte del suo territorio di là dell' Amalone un
buon tratto comprendeva della selva Gerulfia , in qua ei mo
nasterium situm est ( 1 ). Rodolfo Glabro pur ci assicura , che il
( 1 ) Biblioth. Sebusiana ; cent. 2, n.° 39.
12

monistero di s. Benigno fondossi ( l'anno 1003 ) nel tener di Vol.


piano da Guglielmo allora abate di s. Benigno di Digione, ed in
un suo podere , cui egli medesimo abbia di poi mutato nomine
( Vulpianı) Frutuarense cognominatum ( 1 ). Perd molto prima
usavano gli abitanti di nominar Fructuaria quella regione (2).
Il mentovato diploma del 1014 , e Glabro si contentano di
chiamar l'abate Guglielmo figliuolo di Roberto uomo nobilissimo,
ma uell'altro pur dell' istesso anno per la chiesa di Vercelli chia
masi Roberto de Vulpiano ( 3 ) , il quale da Guichenon ingan
>

nato da Agostin della Chiesa , e da altri venne poi confuso con il


conte Viberto fratello del re Ardoino.
Surse quindi poco a poco la terra di s. Benigno , che piglid
nome dal monistero medesimo : il Chiesa immagino, ch'ivi innanzi

( 1 ) Hist. lib. 3. cap. 5 , presso Duchesne. Rer. Franc. T. I. pag. 29.


( 2 ) Diploma del 1005 del re Ardoino in conferma della mentovata fon
dazione ab incelis appellatur Fructuaria in comitatu Iporiensi, tra i fiumi
dell' Amalone , e dell' Orco ; ne documenti contro la corte di Torino ,
citati quì appresso.
( 3 ) Dell'antica condizione del Vercelli.. Pag. 127 , ivi Arrigo I dond a
8. Eusebio prædia Girardi et fratrum ejus filiorum Roberti de Vulpiano .
ee confiscati per la pretesa loro fellonia , come fautori del re Ardoino,
non però .i beni del lor fratello Guglielmo suddetto. Il terzo di quei
fratelli era Anselmo , il qual parimenti si era fatto monaco di Frut
tuaria , e de' suoi beni fece erede il monistero , come impariamo da
un diploma di Arrigo IV del 1066 ( T. II. part. 2 , pag. 7 de' docu
menti per le ragioni della Sede Apostol. contro la corte di Torino ) sic
chè la confisca per lui fu senza effetto. Il supposto frammento di cro
nica colla data del 1017 su la fondazione del monistero di Fruttuaria
( appresso Ughelli ital. sacra , T. IV. col. 1066 ) fu scritto da un imx
postore , più secoli dopo la data che mentisce , il quale ignorò perfino
i nomi dei fratelli del fondatore.
-
13

resistesse il villaggio da lui detto Vigolfa , il quale però non


presso la sinistra dell’Amalone, dove trovansi la badia , e la terra
di s. Benigno , ma giaceva più in là verso la diritta dell'Orco ,
siccome ce lo dà a vedere la carta suddetta del conte Otton Gu
glielmo , annoverando di seguito da ponente a levante tre castella
situate in vicinanza di quest'ultimo fiume scilicet Feletum , et Ca
prarium ( o piuttosto Capiarium et villam Vigisulfam . Il primo
di questi luoghi è detto Felectum in un placito dell'827 ( 1 )
Copiarium è lo stesso di Capiaria , altrimenti Cabiaria 'del di_
.

ploma del 1014 di sotto a Bosconero , e più in quà Vicus Gisulfi


a cotest' altra estremità della selva Gerulfia , quasi rimpetto al sito
di Fructuaria , che in con questo tratto della selva medesima
era allora del territorio di Volpiano , come oggidi lo è di quello
di s. Benigno tolto sul primo, e dove tuttavolta , vi si conservd
ad una regione il nome di Vigolfo , e Vigrolfo , che mostra un
2

resto del tener già proprio di quell'antico distrutto villaggio.


Tra il fiume dell'Orco , e la sopra descritta linea dividente a
questo lato le due marche , le terre di quella d’Ivrea più pros
sime al Po erano adunque Brandisium , e Dulfia.

(1) Antiq. Ital. T. I. col. 481. Ivi pure " Ghiseberto de Felecto , qui
» est Avogado de præfato monasterio Novalicio . 22

N
E
14
CAPO
C II ΙI.
Digressione intorno alla distesa data al nome , e
al distretto del Canavese dopo l'undecimo secolo .
000l ooloSoloolooloo

No di Canava, oppur di corte Canavese dopo il 1029,né del


Canavasio più vi si trova farsi menzione in tutto il resto dell' un
decimo secolo. Finalmente nel MCXI vi appare un Guido de Ca ..
navisio, ( 1 ) e dipoi in due carte del 1141,6 1142 si torna
a veder Vuido comes de Canavisio filius quondam Ardicionis
( 2 ) . Egli sembra l'istesso che già comparve nel MCXI. Avea
tre nipoti figliuoli di fratello anch'esso chiamato Ardizzone ,
intitolato pur conte. Innanzi il 1141 non apparve conte veruno
di Canava , o del Canavese , e Guido istesso nel MCXI essendo
al seguito di Arrigo V , non osò intitolarsi conte di Canava ,
i oppur del suo territorio denominato Canavisio, ancorachè ne fosse
in gran parte signore , ed assai prima non pochi castellani si
facessero chiamar conti , singolarmente se da un così detto conte
discendevano. Era già troppo invalso l'uso , indi non più inter,
messo , per cui dal padre trapassava l'istesso titolo a tutti i fi
gliuoli quantunque ridotti talora a non possedere se non minute ,
spicciolate porzioni degli aviti villaggi, e talora affatto nulla.
Peró dalle sopraccennate carte niun lume si ricava per deter
minar l'estensione del Canavisio a' tempi di Guido , e de' nipoti

( 1 ) In diploma di Arrigo V citato al capo XI ,2 nota 7 della marca di


Torino.
o
( 2 ) V. ne documenti , num . 11 .
**
15
suoi. Indi appresso incominciò ad allargarsi il nome di questa rem
gione mano a mano in sulle terre acquistate da quelli , o posse
1

dute dagli aderenti loro. Di là del fiume dell' Orco già innanzi la
metà del dodicesimo secolo Guido di Biandrate signoreggiava la
terra di s. Giorgio , non per anco detta de Canaveso , la quale
intorno al 1143 gli era stata dall'imperador Corrado II riconfer
mata , e di nuovo da Federigo I nel 1152 , come a figliuolo, a
1

successore di Alberto .
Questi è Albertus de Blandrato sottoscritto senza altro titolo
al mentovato diploma del MCXI subito innanzi a Guido de Ca.
navisio , e forse insino d' allora egli già teneva la terra di s. Giorgio.
Checchè ne sia , il conte Guido di Biandrate dond a' ' cavalieri
del Tempio Mansio Ruspaliæ nel tener di s. Giorgio de Cana
peso. È questa la prima, sicura memoria finora nota del passaggio
di questo nome un tratto di là dell'Orco . Il marchese di Mon
ferrato profittando de' tumulti di quella età , e dell'amicizia di
Federico I , attendeva ad occupar qualche terra in questa nuova
-contea , od a farsi de' vassalli, affascinando i castellani. Per questa
cagione , e per le fazioni tra il comune d'Ivrea , e i Vercellesi,
>

i quali voleano dominar quella città , ed erano già signori di al


cune terre del suo distretto , i conti o castellani del Canavese
proprio , o sia dell'antico tener di Canava , si collegarono con gli
7 7

-altri signorotti di qua e di là dell' Orco , onde scansare, o ritardare


la suggezione , ch'era loro minacciata. Cotesta confederazione, piglid
di poi nome di lega de conti e castellani de Canapicio, e poco 9

a poco venne il nome di Canavese estendendosi a . tutte le terre


de confederati.
È tanto più verisimile , che già nel 1174 cotesta lega sussistesse,
e vi aderissero i Biandrati di s. Giorgio, poichè sussistevano anche
prima le cagioni, che la produssero , ed il nome di Canavese crasi
già esteso insino là ; ma certamente la ritroviamo stabilita alcuni
16
anni dappoi . Talchè il comune di Vercelli affine d'indebolirla , e
sconnetterla , avea poscia nel 1208 infeudato ai nobili di Masino
il castello di Maglione con obbligo ' di romper guerra ai nemici
di quel comune , e segnatamente contro a' signori, ed uomini
del Canavese , a riserva di Gotofredo di Biandrate signor di s.
Giorgio , e di quelli della costui fumiglia , i quali partecipavano
7

nella signoria di Valperga ( 1 ) . Donde si raccoglie , che i conti


così detti dapprima de Canavisio furono dappoi rappresentati
dai Valpergani , e che di lì donde il nome di Canavese , e la loro
lega era cominciata , andò estendendosi di là dell'Orco , alla quale
si erano pur uniti i conti di Biandrate , alcuni de quali o per ma
trimonj, o per acquisti aveano parte nella consorteria de Valper
2

gani medesimi. La carta di cittadinanza accordata dal comune


d'Ivrea a 'conti del Canavese nel 1213 , e la confederazione di
questi , e di quello con la città di Novara nel 1221 contro de Ver
7

cellesi , ed il nome perfino di comune ivi dato alla lega de' conti,
e castellani del Canavese non ci lasciano più verun dubbio intorno
a quella, e all'augumento suo pei nuovi castellani , che successi
vamente le se unirono , rallargandone così di mano in mano il
territorio ( 2 ) .
Di nuovo i Vercellesi per ispiccarvi alcuni di que' collegati, in
feudarono a’ Sammartini nel 1222 la terra di Castelletto di sopra
Ivrea , alla qual città minacciavano guerra. In questo mezzo fu
rono i Vercellesi astretti a battagliar contro quei ' di Novara , ai

( 1 ) Ex tabular. civitat. Vercell. Questa , e più altre carte dell'istesso


archivio , che risguardano i comuni di Vercelli , e d'Ivrea , sono con
pendiate esattamente in alcuni frammenti di una storia di Vercelli, scritta
come pare in sul finir del decimoquarto secolo , o sull' entrar del de
cimoquinto , indi continuata da altra mano insino al 1536 , v. ne'documenti
num .0° III.
( 2 ) V. ne'documenti num .° IV ,
17
quali nulladimeno si unirono contro de' primi Pietro di Masino ,
i Sammartini medesimi e gli altri castellani del Canavese , ee
li veggiam dipoi compresi tutti nella pace indi fatta ai 23 no
vembre 1223 ( 1 ). Ma tanto più dall'atto di confederazione e
e
cittadinanza stipulato nel 1229 tra il comune d'Ivrea , e d'altra
parte il marchese di Monferrato , Gotofredo di Biandrate , ee i
conti e castellani del Canavese impariamo pel novero , che vi si
fa di questi e delle loro terre , ch'era allora il Canavese com
preso tra l’Amalone , e il torrente di Chiusella , e dopo il suo
influente tirando una linca dal fiume di Dora Bautica di sotto
Mazė infino all'Amalone presso s. Benigno (2) . Oltre a ciò con
vien avvertire , 1.º che gli ivi nominati Manfredo di Fronte ,
Gioanni di Brozzo , e Corrado di Settimo non si annoverano tra
i castellani del Canavese come signori di queste terre , le quali
erano fuori de' limiti sopra detti , ma perchè il primo era de’conti
Sammartini , ” altro di quei di Castellamonte , ed il terzo era
de castellani di Caluso , come s'impara dal contratto del 1224 ,
per cui Guglielmo VI di Monferrato ingaggiò all'imperador Fe
derico II molte delle sue terre , e de' suoi vassalli , cioè domini
7

de Septimo ( Torinese ) tenent castellum Calugine (3). 2.° il


Canavese vi si considera per un distretto affatto diviso da quello
della città d'Ivrea ; onde si dichiara , che » omnes homines ci
» vitatis Hyporegiæ possint ire ad habitandum in Canapasium , et
» in suum. districtum ubicumque voluerint , et illi de Canapasio
» possint venire ad habitandum Hyporegiæ ubicumque , et quan

(1) Questo trattato , che pur merita di esser noto , sarà rapportato sotto
la contea di Novara.
(2) Ne' documenti num. V.
( 3 ) Nella cronica di Benvenuto s . Giorgio Rer. Italic. T. XXIII col 378
3
18
» , documque voluerint « ; cioé a dire tanto nella città , che nelle
terre dipendenti. 3.° Innanzi la metà del secolo decimoterzo non
consideravansi appartenenti al distretto del Canavese nemmen
tutte le terre poste fra i suddivisati limiti , ogniqualvolta non erano
in potere di alcuno de'castellani confederati. Perciò quelli della
Torre di sopra Bairo , que'di Barone , e poi di Vische nello stru
>

mento del 1229 sono annoverati fra gli uomini d'Ivrea. Solamente
parecchi anni dappoi e' compaiono fra i castellani del Canavese , o
sia tostochè abbracciarono il partito de' Guelhi , e collegaronsi
7

co Sammartini . Accadde lo stesso ad alcune terre pur situate


ne' limiti sopradescritti , le quali nel corso del tredicesimo secolo
continuarono a dipendere dalla città , o dal vescovo.
A questo modo venne adunque rallargandosi il Canavese , che
dominium Canapicii si dinomina in lettere di Guglielmo re de'
Romani del 1252 ( 1 ) . La confederazione di que' castellani reggeasi
a guisa di un comune , e cercava di ringrandirsi, assuggettando
le circostanti terre , le quali ancorachè collocate per entro i di
visati confini , riguardavansi tuttavolta straniere a quel distretto
e dominio , perchè possedute da chi non era della coloro comu
nanza . Tal ſu della terra di Romano di quà del torrente di Chiu
sella in sul cammino d'Ivrea . Un Oberto detto de castro Ro
mano n ’ era stato signore tra il 1160 , e il 1180 , ma egli e i
e

successori suoi non eransi uniti mai ai mentovati castellani ; onde


la terra rimanea come isolata , e fuori del distretto del Canavese,
e non suggetta a' carichi di quello. Il vescovo d'Ivrea dipoi
е

l'acquisto , c Federico II glie ne rico


gliene nfermò l' acquisto nel
riconfermo
1219 ( 2 ) . Ma il vescovo , il cui potere decadeva ogni di
viemaggiormente , volle appuntellarsi al marchese di Monfer

( 1) Cod. ital. diplomatic. t. I col 595 in princ, appresso Lunig,


(2) Ital. sacra t. IV col 1073.
19
rato , suffeudandogli i vassalli della sua chiesa , cioè i Sammar
tini per la più parte delle lor terre , i Valpergani per aleune , ed
altri castellani. Il marchese nel suo omaggio del 1244 come mag
gior vassallo della chiesa d' Ivrea vi comprese pur la terra di Ro
mano ; quindi la lega , od il comune de'signori del Canavese pur
1
collegati col marchese medesimo , e con la città d'Ivrea per l'atto

suddetto del 1229 , credette gli bastasse ciò per inchiudervi Ro


mano nel suo distretto , e finalmente nel 1263 si fece aa riscuo
tere il fodro , o la taglia anche dagli uomini di Romano . Il Ves
covo vi si oppose , redarguì il podestà , e credendari del Cana
vese , e gli ammonì di astenersi da ogni esazione , insino a che
si conoscesse meglio , se per avventura gli uomini di Romano
vestræ jurisdictioni tenentur in aliquo subjacere ( 1 ) . Ma la con
tesa non finì sì tosto : si allento , si riaccese , poi rimase presso
7

chè spenta per l' unione più stretta del vescovo Federico intorno
al 1286 a' Sammartini contro de Valpergani , e Biandrati di san
Giorgio protetti dal Marchese di Monferrato in seguito alla lega
conchiusa insin del 1268 contro alla città d'Ivrea e a' Sammarti
ni . ( V. ne' documenti num. VI. ) Ancorachè per la rabbia delle
fazioni si fosse poi sconnessa la lega , e diviso il comune del Ca
1

navese in opposti partiti , nulladimeno in questo mezzo il vesco


vo d'Ivrea avendo fatto de' cambj di castelli , per ' un de' quali
castrum Vischarum dominis Baroni permutationis titulo concessit

( 1) Lettere del vescovo Gioanni dei 15 marzo 1263 intimate l'istesso


giorno » domino Gullielino de s. Georgio comiti et potestati Canapitii ,
» et dominis Raynerio de Mazzadio , Henrico de Riparolio, Johanni de
» Agladio , Bonifacio de s. Georgio , Jacobo de Castromonte , et Ray

» mundino de Candea credendariis Canapitii « . Altre abbiamo consi


mili lettere a' medesimi de' 23 marzo suddetto per muovergli a resti
tuire a quei di Romano i riscossi tributi.
20

( 1 ) , si risguardarono senza difficoltà niuna come proprie del


distretto del Canavese le terre permutate su l' esempio di quella
di Vische. Perciò Azario descrivendo l'irruzione del condottiero
Malerba nel 1339 da Milano versus Canepicium , soggiugne , che
entrò in Canavese subito varcato il fiume di Dora presso Vische,
sul quale eravi un bel ponte di pietra (-) .
Il nome di Canavese nel principio del secolo quattordici inco
minciava oltre a ciò a trapassar di quà della diritta dell' Amalo
ne. Quantunque sin del 1229 i marchesi di Monferrato già occupas
sero tra le due Dore , ed il Po assai terre , per le quali il mar
chese Bonifacio IV erasi unicamente obbligato in verso il comu
ne d'Ivrea nel trattato suddetto di confederazione e cittadinanza,
non si disegnò altramente questo tratto di paese se non de terra
citra Padum , et Sturiam usque ad Duriam de Taurino , perché
egli nel così detto Canavese d'allora più non vi avea che degli
aderenti , e qualche vassallo , e niuna parte di territorio tra i
fiumi dell' Amalone , e di Stura non si usava comprendersi per
anco nel distretto del Canavese , come nemmeno per molti anni
dappoi . Ma esacerbandosi vieppiù il furore de' Ghibellini
Guelfi , estimarono alcuni de' Valpergani, i Biandrati , ed altri
Ghibellini Canavesani di affortificarsi con sottoporsi viemeglio a’
marchesi di Monferrato , i quali gli investirono di alcune terre
di quà dell' Amalone. Travalicò un tratto in questa foggia il no
me di Canavese pur di quà di esso fiume , seguitando le persone
de' nuovi signori di quelle terre . Dante Alighieri ebbe rispetto non

(1) Ital. sacra T. IV col. 1075.


(2) I soldati del Malerba primo in Canepicio , transita Duria , ad lo
3) cum Guiscarum devenerunt : est enim locus et castrum Guiscarum
» in Canepicio " . De bello Canepic. Rer. italic. T. XVI col. 430.
21

già al dominio del marchese di Monferrato Guglielmo VII in sul


Canavese proprio da altri in gran parte signoreggiato , ma all'es
serci mancato a' Ghibellini di questa regione per la prigionia di
quel Marchese occorsa in Alessandria nel 1290 il capo ,, e difen
sore , allorchè disse
È Guglielmo marchese ,
per cui Alessandria , e la sua terra
e

fa pianger Monferrato , e 'l Canavese ( ).


Ritroviam quindi insino del 1302 situarsi castrum Rocchæ , et
villa Curiæ ( Corio ) in Canapicio. Siccome il tener di queste
terre confina a quello di Ciriè , e di Mathi , e più sopra in verso
Balangero , e Lanzo , perciò Azario in circa il 1360 indica le
7

terre Ceriati et Lanciï in confinibus Pedemontium et Canepicii


(2) Ma a qual de’ due territori allora si attribuivano ? Era cosa
assai arbitraria. Ancora nel 1347 Giacomo di Savoia principe di
Acaia avea promesso a Manfredo marchese di Saluzzo di ce
dergli il castello di Balangero co' villaggi di Mathi e Villanuova,
che ne dipendeano , senza attribuirli nè al Canavese , nè al Pie
monte. Adempiè la promessa soltanto nel 1356 , e dichiarò ca
strum Bellengerii in Canapitio. A quel tempo tanto più ripu
tavansi di questo medesimo distretto le terre lunghesso la di
ritta dell' Amalone , come pure il testifica Azario , descrivendo la
marcia de' devastatori soldati di Malerba anzidetto , venerunt ca
strum Frontis ... iverunt Verbaneam etc.; ( Barbania ) d'indi

(1) Purgator. cant. VII in fin. Benvenuto da Imola , il quale scrisse i


suoi comentari sopra la commedia di Dante oltre la metà del quar
todecimo secolo , ha collocato il Canavese tra il Po , le Alpi , e i due
rami del fiume di Dora ( Antiq . Ital. T. I col. 1179 ) cioè lo confuse
colle terre a dir così dell'allora Monferrato Traspadano,
( 2) Loc. cit. col . 440 .
22

ridiscendendo a Fronte, Rivarossa ec. infino a castrum Vulpiani


in principio Canepicii riputato assai opportuno per muover guer
ra in Pedemontibus , .et Canepicio, in quorum confinibus extiterat
situatum . ( ibid . col. 432 , 437. ) Abbiam così nel secolo deci
moquarto il termine dell' amplificato Canavese mano mano a

anche a levante , tirando una linea tra Brandizzo e Volpiano ,


che prosegua tra Chivasso c Montanaro , e tra Rondizzone e
Caluso infino alla Dora Bautica di sotto Mazė.
Nel 1362 Bertolino di Mazė per vendicarsi contro al marchese
di Monferrato , come ci narra Azario , diede in mano a Galeazzo
Visconti le vicine castella di Candia e Castiglione , onde potesse
più sicuramente trapassare in partibus Pedemontium marchionem
destruendo. Non poteva il Visconti venendo da quel lato invadere
altrove nelle parti di Piemonte le terre del marchese di Monfer
rato , se non tra i fiumi dell' Amalone e di Stura , e tra questo
e la Dora Riparia. Laonde ancora a' tempi di Azario tutto questo
tratto di quà di Volpiano , di Lombardore , di Fronte , e di Corio ,
7

o sia a dilungo di quà del mezzo della Vualda in circa , conti


nuava a considerarsi per Piemonte , sebben occupato per la più
parte dal marchese di Monferrato . Aggiugne l'istesso cronista ,
che terra Rivaroli est in medio planiciei Canepicii , ( 1 ) e ap
punto giusta l'ingrandita estensione allora data al Canavese, la
distanza da Rivarolo pel piano infino al mezzo della Vualda é
uguale a un dì presso a quella da Rivarolo pel piano infino al tor
rente di Chiusella , e così pure all'altra distanza infino alla sud
divisata linca , che tern.inava il Canavese a levante.

(1) Loc. cit . col. 431: egli scrive con una costante affettazione Canepitium ,
come altri Canapitium , perchè infino dal secolo XIII si era supposto ,
7

che questa regione fosse così detta pel pregio , e l'abbondanza della
canapa ,
23
Continuò a circoscriversi entro a confini suddetti , senonchè nel
1414 l'imperador Sigismondo a pro di Gianiacopo figliuolo di Teo
a

doro marchese di Monferrato eresse in titolo di contea di Aquo


sana ( castello e villaggio distrutto presso Nizza di Monferrato )
tutto il territorio , che a quel marchese s' apparteneva dal Tanaro
alla Riviera di ponente , e di qud di esso fiume insin verso al
Piemonte « l'Astigiano , e parimenti in titolo di contea del Ca
navese tutte le terre occupate dall'istesso marchese in Canapitio
et toto territorio ultra Padum ( 1 ) .
A questa occasione si volle adunque estendere il Canavese al
men di nome anche di quà dell' Amalone , e della Vauda , e a с

così dire in tutto il Monferrato traspadano , che distendeasi da


Trino insin alla valle di Lanzo , e per alcune terre tra la Stura ,
e la Dora Riparia , ancorachè quasi per tutto questo lungo tratto
di paese i principi di Savoia più terre già vi possedessero , e oltre
a ciò la più parte del Canavese stesso , e del contado d'Ivrea.
Nulla di meno una oscura fama e confusa dipoi rimasta di co
testa fortuita , e indi a poco dileguatasi nuova contea del Cana
vese , bastò al volgo incurioso perchè immaginasse essere stato il
Canavese anticamente terminato dai fiumi del Po e dell ' una e

e l'altra Dora. I nostri vecchi scrittori sovente nulla più sagac;


del volgo , ignorando la menzionata arbitraria creazione di quella
>

contea , diedero al Canavese i confini medesimi. Non ebbe ugual


fortuna la contea d’Aquosana : il suo nome non potė pigliar ra
dice sui territori , a' quali si volle estendere , siccome nemmen
7

quello di Canavese su veruna delle terre da Brandizzo insin a Trino .


Laonde propriamente parlando , nè mai il Canavese confiuo al
Po , nè si estese mai di là del fiume di Dora Bautica , è tanto
។ 2

(1) Questo diploma è rapportato da Irico Histor. Tridin . pag. 151 .


24
meno in sul distretto della città d'Ivrea , come pur si deduce
chiaramente da Azario , il qual soggiugne , che nel Canavese non
Verano città ( 1 ). Altresì per più pergamene del secolo quarto
decimo appare , che la porta meridionale d'Ivrea detta del Ponte
in su la Dora , donde si va al torrente di Chiusella , è sempre in
dicata per la porta , qua itur versus Canapitium ( 2 ) . Per la
qual cosa nemmeno il nome di Canavese avea trapassato mai quel
torrente ; talchè questa regione anche nelle inferiori età rimase
affatto distinta dal peculiar distretto d'Ivrea . Quindi rieppiù s'in
gannerebbe chi pensasse a ricercar in quello il summenzionato
in Canavasio Urbianum , confondendolo per avventura con castrum
7

sancti Urbani già rammentato in sul principio del secol dodici ,


e le cui rovine insieme ad una torre tuttavolta il nome conser
vano di Santo Urbano nel tener di Salerano quasi a due miglia
a sud -ovest d'Ivrea. Questa città nel 1142 ad impulso de' Vercel
lesi acquistò il forte di Santo Urbano , e la terra di Bolengo, e
per l'uno e per l'altra ne fece di poi omaggio al comune di Ver
celli nel 181.

( 1 ) Loc. cit. col. 427. “ Est autem Canepicium comitatus diversorum


comitum ... carens civitatibus , cui comitatus Maxini unitur ,, Cioè
gli si univa non per ragion di territorio , ma dell'adesione de' conti di
Masino al partito de' Ghibellini del Canavese. Per lo stesso motivo nell'
indice delle castella di que' nobili Azario ne accennò alcune di là del
fiume di Dora Bautica.
( 2 ) Si adopera altresì questa istessa indicazione in una sentenza 16 dicembre
1390 per fatto di pedaggio tra la città , e le terre di Valchiusella ,
e di Chy ivi detta Vallis Caprino , tra le quali piativano Vico infe
riore , Lugnaco , Pecco , Alice , Gauna , Rueglio , Isseglio , e Vidraco .
25
C A PO I V.

Tra i fiumi di Dora Bautica , e dell' Orco.


olo

D. sopra Ivrea in circa aa quattro miglia si rientra fra lemon


tagne , che vanno ad imboccar inverso la foce di val d'Aosta ,
dond' esce rapido il grosso fiume di Dora Bautica.. Alla diritta del
suo corso in fondo a quella struttura giace Quingenatum . I monti
che la chiudono , formano aa un lato le cime dell'imminente
Val di Brozzo , che continua a dinominarsi Broxa , e Vallis de
Broxa in più carte de' bassi tempi , nomi parimente comuni ad
>

altri antichi montaneschi villaggi in provincie da questa assai lon


tane , come Broxas nelle Alpi Giulie rammentata da Paolo Dia
cono nel capo 23 del libro V. All'oriente di essa valle , ergesi
Montorione quasi rimpetto alla montagna di Andrate. Le terre ,
che vi ha da Quincinetto ridiscendendo inverso la città , faceano
una parte del suo distretto , quando ella reggeasi a comune . Tra
quelle Lezulum , e Floranum ritengono lo stesso nome nella carta
di fondazione del monistero di Santo Stefano d'Ivrea ( 1 ) .
Più là a ponente di Valdibrozzo Vallis Clivi, Val di Chy , del 7

diploma dell' 882 rapportato nel Piem . Cispad. pag. 323 : le sta
parallela , e contigua indi Valchiusella , ed ambedue confinano
>

per nord-ovest a' monti di Valchamporcher di Aosta , pe' quali


dall'una alle altre si rivarca. Nell' Ottoniano sopracitato diploma
del 999 chiamasi Vallis Cledi, e di nuovo Vallis Clevis in quello
del re Ardoino del 1003 ( 2 ). Il suo nome sia Clivus , Clevus,
( 1) V. ne' Documenti num. VIII . not. .1,
(2 ) Ital, sacra T. IV col. 1068 , vallem supra montem que Clevis dicitur
cum castellis plurimis , villis etc. , ma ivi nella stampa per errore Clarius,
4
26
ovvero Cledus, come scrivesi a yicenda, è sempre quello, che
dal suo popolo anticamente le si diede , nè altramenti nell'itine
7

rario di Antonino pag. 485 , e 607 abbiamo pur Clevum , e Cle


dum in altre provincie. Alice detta Ales appunto in Valle Cle
vina nella mentovata carta di fondazione di S. Stefano d'Ivrea
Gaunum , Lunïacum , Bidriacum , e a vicenda Vidriacum , Vi
draco , sono le principali terre di Val di Chy , e i loro nomi
stessi basterebbono ad attestarne l'antichità , come pur son quelli
dell'attigua Valchiusella Vicus , Drosïacum , Icilium ete .
Al distretto d'Ivrea infra la Dora e il torrente di Chiusella un
altro territorio s' appartenne dinominato Pedenia , e Pedenas, sc
condo il vezzo o capriccio degli antichi notaj, come nella carta
del 955 tra i documenti della marca di Torino num . VII , e tut
tavia ritien il nome di Pedagna. Non è ben chiaro dond' esso de
rivi ; bensì una siffatta denominazione suole indicar uno spazio
più o meno esteso , dentro il quale circoscriveasi l'esercizio d'una
giurisdizione, o di alcun diritto o dazio , e più anticamente ado
peravasi talora in cose di castrametazione. La qualità della mi
sura ci dà a divedere , che cotesto spazio così detto da un dato
numero di piedi non doveva in origine essere troppo ampio ; onde
se non in tempi più bassi il distretto dell'odierna Pedagna pare
com
sia arrivato a comprendere le cinque terre che ancora lo
pongono. L ' una di esse é Laurodunum , Loranzé , locata appunto
in colle ( dunum ): continua a. così dinominarsi nella carta suddetta
di S. Stefano d'Ivrea , e di poi Laurecïacum in quella del vescovo
7

Ogerio del 1075 ( 1 ) . I territori di Salerana del menzionato di


ploma del 999 ( Salerano ) e di Pavonc limitano la Pedagna al
norte , e a levante , ed il torrente di Chiusella a mezzodì . Ivi ser

( 1 ) Biblioth . Sebusiana. Cent. 2, n . 6 .

1
27
bano il lor nome Parellum , Parella , che n'è il capo-luogo , e
Pavone suddetto. Più là Vianascum scaduto , dove terminava Via
Pavonasca , quæ dicitur Alborella , e più di sopra Mons Ubaldi,
indi monte Sala , et via de Sala molto più in qua. I luoghi , c
le strade sopradette si rammentano ancora nell'istessa carta di fon
dazione del monistero di S. Stefano in uno con Clusellarium ,
che non indica lo sterile luoghetto di Chiuselle in cima alla valle
di tal nome , ma un luogo così detto per la sua vicinanza a quel
torrente . Aveva largo e fertile territorio, il qual toccava , come
leggesi nella carta medesima , alle terre de Aporiano usque in riva
de Vignolo , et in terris de Romano , cioè al tener di Romano
oggidì . A sud -est di quest'ultimo luogo inverso la Dora Caraone ,
Caron . La chiesa di Clusellario ivi dicesi iam diruta fere cum pa
rochia . I novelli nomi di alcune terre fecero smarrir gli antichi :
tal fu di Castrum Sancti Martini, non ricordato innanzi la metà
.

del secol dodici , cui dappoi i suoi signori rendettero famoso. All'
incontro serbarono l' antico lor nome alcune terre del suo contado ,
come Scaramannum , Scarmagno, Perata , Perosa , cui diede nome
la condizion del terreno , Vicus Alfredi , Vialfrè. Uscendo più a
levante Barium , Bairo , come ora si pronunzia.
7

Di quà del torrentello di Malosina Castrum ad Montem , che


si tradusse insino dal principio del dodicesimo secolo in Castella
mont , del che ve n'ha l' esempio nella carta del conte Amedeo II
del 1131 segnata da Roberto conte de Castellamont ( 1 ), il qual
nulla avea di comune con li conti del Canavese , i quali comin
ciano a prender questo titolo nel 1141. Nè molto prima incòmin
ciasi a parlar di Alladium , Agliè , perchè innanzi era desso un
casolare dipendente da Macunïacum , Macugnano , che all'incontro

(1) Marca di Torino ne' documenti num . VIII.


28
già da più secoli divenne un picciol casale nel tener d'Agliè stesso .
Così in sua vicinanza si annoverano di seguito nella soprallegata
carta del conte Otton Guglielmo del 1019 Caucellæ , Macunïacum ,
9

Cicunium , e Lusinïacum , oggidi i luoghi di Cusseglio , Ciconio ,


9

e Lusigliè. Tra quest'ultimo, ed Agliè , ma presso al fiume dell'


Orco , Curte Regia , cui nell' 882 Carlo il grosso donandola al ve
scovo di Vercelli , disegnò per Curtem nostram magnam , quæ di
citur Regia , antiquo nuncupata vulgo , ( Piem . Cispad. pag. 323)
ora Corteresse villa di S. Giorgio . Orcus è detta semplicemente
nel più volte citato diploma di Ottone III del 999 , appunto per
chè presso a quel fiume, dal quale spesso è minacciata, ed è
stato cagione di cotanto suo decadimento . Il re Ardoino nel 1003
la diede in un con valle di Chy al diacono Teodeberto , chia
mandola pure Curtem de Orco , quæ olim Curtis Regia nomi
» -nebatur , nunc vero ab loci illius incolis Sancti Georgii castrum
>

>> appellatur in comitatu iporiensi » ( 1 ) . Ma poi il vescovo di


Vercelli nemico di Ardoino ricorse al re di Germania Arrigo , >

ed allegando l'antica donazione suddetta di Carlo il grosso , ot


tenne nuova carta del 1007 , che gli riconfermò Curtem Regiane
qua dicitur Orco, et vallem Clivi, e fecesi l'una e l'altra ricon
fermare ancor nel 1054 ( 2 ) , perchè in quel mezzo il conte Ot
ton Guglielmo avea pur egli nel 1019 fatta donazione a ' monaci
di Fruttuaria della valle , quæ Clivus dicitur cum castellis et per
tinentiis suis, ed in oltre di Curte Orgii, e Curte Regis. Pare

(1) Ital . sacra T. IV. col. 1968.


( 2) Antig. Ital. T. VI col. 319. Quella del 1007 actum Radasponæ si tro
va nell' archivio 'capitolare di Vercelli, ivi Notum sit omnibus Cur
» tem Regiam , quæ dicitur Orco , et Vallem Clevi , et omnia ejus per
„ tinentia S. Eusebio donavimus in perpetuum secundum præceptum do
» mini Karuli imperatoris tempore Liutuardi episcopi concessum ».
29
che il più sovente coteste si facili largizioni fossero niente più
di antiquate memorie di pretensioni ineseguite , e titoli di onore ,
e non di possesso. Ma poi il vescovo d'Ivrea rimase vincitore ,
poichè da lui dipendeano ancora nel secolo dodici le terre di val
di Chy , e del distretto di S. Martino , che egli di mano in mano
infeudò ai castellani , dai quali nacque la consorteria de' Sammar
tini inverso il finir di quel secolo , e perciò Guelfi di partito ,
insino a che durò quell' atroce delirio .
Parrà cosa singolare, che nella mentovata carta di Otton Gu
glielmo facciansi non più sinonimi, ma due del tutto distinti luo
ghi di Curte Orgii , e Curte Regis, allontanando altresì quest'ul
timo dal primo , poichè intraponendovi altre terre , l'annovera tra
9

Lusigliè , e la selva Fullicia . Se così fatta trasposizione non si +

vuole attribuir ad equivoco dello scrittore , converrà moltiplicar un


altra Corte Regia verso il tener di Foglizzo , approssimandola al
fiume dell'Orco. È forse dessa la Curte Regia de Verena ram
mentata in diploma di Federico I del 1159 appunto a favore della
badia di Fruttuaria ( 1 ) ; e poichè nei sopracitato diploma a pro
di essa del 1014 ci si ricorda Varina superior , vi doveva esistere
9

l' inferiore , ch' era per avventura la predetta Curte Regia de Ve


rena. Checchè ne sia , vidimo che già del 1003 Curte de Orco
appellata anticamente Curte Regia , ora Corteresse solca dagli abi
tanti dinominarsi pure Castel di S. Giorgio. Più di sopra a sud
ovest Augenia ( Ozegna ) che in un con Cervarium , O Cervo
rium , é Muzobolum dipendea poi dalla signoria de' Biandrati di
$. Giorgio ', come ancora si legge in uno stromento de’13 gennaio
2

1257 ( 2 ) . D’indi scendendo , Cicunium , e Lusinïacum suddetti ,


(1) Ex archiv . Abbatiæ Fructuar. fini
(2) E ' possedevano pur altre terre vicine a S. Giorgio, o dipendenti; onde
Azario ( Loc. cit. col. 428 ) osserva , che essi » castra , burgos , et villas
>

» medii , et partis inferioris dicti comitatus (Canepicii ) posséderunt.


30
e più di sotto Fulgitium ( Foglizzo ) cosi dinominato da Carlo
il grosso nel diploma dell'882. Fullicium si scrisse di poi , donde
7

si dinomina da Otton Guglielmo nel 1019 la Sylva Fullicia .


Trapasserò le poche , e per quanto appare , meno antiche terre,
tranne Marcenacum ( Marcenasco ) , le quali giacciono a levante
delle anzidette insino al fiume di Dora Bautica , e fino alla sopra

descritta linea , che nel secolo decimoquarto limitava il Canavese a


levante. Esso terminava certo di sopra Rondizzone , come pur
Azario cel dà a intendere di una maniera assai chiara , osservando
che il fiume di Dora » exibat subtus Mazadium , et procedens
» Rondizonum , ubi die hodierna vadum arenosum habet , et non
» supra , durante Canepicio . , Talchè il già sì rallargato Canavese
3

finiva di sopra Rondizzone , e di sotto Mazé .

CA PO V.

Tra i fiumi di Dora Bautica e del Pò


di sotto l'influente dell'Orco..

Q. uesto spazio forma quasi un triangolo : la sopraccennata linea


( cap. 3 ) n'è la base . Scostandoci pochissimo dal Po , tra Chi
vasso e il fiume ci rimettiamo lunghesso la strada Romana , che
с
altrove seguitammo infino a Decimo di sopra di Brandizzo , e
ch'' ora ci converrà proseguir un tratto anche di là de' confini del
contado d'Ivrea . La vicinanza di Chivasso al pubblico cammino do
vette farne anticamente una nobil terra. Fra i monumenti , che
vi si trovarono , vi ha la colonnetta milliare innalzata ad onore
7
31

Costan
del magno Cos tino con iscrizione in tutto simile a quella ,
tantino
che leggesi nella casa della prepositura di Oulx , e nell' una e
nell'' altra sono pressochè corrosi i numeri delle miglia notate.
Da un privilegio di Lottario I dell' 843 a pro di s. Michel di
Locedio , cui dona il corso del Po a portu Clevasii usque ad De
rum , ubi vetus Duria intrat in Padum ( 1 ) , impariamo , che
Clevasium era l'antico nome di questa città alterato ne' seguenti
secoli in Clavaxium , e Clavasce. I marchesi di Monferrato se ne
insignorirono poco oltre la metà del secol dodici a nome dell'im
pero , (-) dipoi la ritennero a nome della chiesa d' Ivrea ; indi si
lasciarono vincere , e fu loro tolta nel 1234 (3) ; furono più for,
ti , e la ricuperarono l'anno seguente ; ridivennero più deboli ,
o più timidi , e per non perderla di nuovo , tornarono a met
tersi sotto l' egida della Chiesa suddetta , e se la conservarono .
Dopo Decimo sopradetto progrediva la strada tra Chivasso ,
il Po , ed indi talor costeggiava il fiume, nè mai se ne scostava
di troppo infino alla stazione notata negli antichi itinerari mansio
Quadratis. Quello di Antonino ne parla due volte rimontando
da Pavia a Torino , cioè ( pag. 340 ) Rigomago XV Quadratis
XXII Taurinis e pag. 356 , Rigomago XVI Quadratis XXI
Taurinis. L'itinerario Gerosolimitano con ordine inverso ( pag .
557 ) civitas Taurinis X mutatio . ad decimum XII mansio Qua
dratis XI mutatio Ceste VIII mansio Rigomago. Laonde la dis
tanza di 22 miglia Romane da Torino a Quadratæ sarebbe il

( 1) Ripetuto e riconfermato da Ottone III nel 999 , Antig. Ital. T. VI.


col. 317 .
( 2) Privilegio di Federico I al marchese Guglielmo IV , Chronic. Montis
ferr. ad ann . 1164.
( 3 ) Annal. Mediolan . cap. 2. Rer. Italic. T. XVI col. 642 , ivi scorretta
mente scrivesi Givasium .
32
termine medio tra le 23 e 21 , ed è appunto quello , che il se
condo itinerario addotto . Quando ci mancano le successive colonne
milliarie , se i due itinerari , e la tavola Peutingeriana discorda no
di un miglio o poco più su di una distanza di parecchie miglia, è
noto , che la differenza quasi mai non procede per salto di un
miglio intero , ma per le frazioni ommesse dall'uno , e compu
tate dall'altro nelle parziali distanze , le quali poi nella somma
della distanza totale per lo più si conguagliano. Ma quella da
Torino a Rigomago sarebbe inconciliabile tra i due itinerari 9

nel Gerosolimitano il numero tra Quadrate , e Ceste non fosse


alterato , ed evidente lo sbaglio de' copisti , i quali in vece di VII
lessero XI , e sippure in questo numero si computò per un
miglio una frazione ommessa dall'itinerario di Antonino.
Osservammo altrove , che la stazione di Decimo cade di sopra
di Brandizzo ad 800 trabucchi nostri : da cotesta stazione segui
tando le tracce dell'antica strada a poca distanza dal Pd infino
all'attual influente di Dora Bautica , vi ha trabucchi 6240. Tal
chè mansio Quadratis dovrebbe cadere a 300 trabucchi in circa
di sopra l'influente suddetto ; e appunto in questa vicinanza vi ha

tuttavolta la capella di s. Michel di Quadradula. Pel mentovato


influente intendo il principal ramo della Dora che in oggi dis
bocca nel Po quasi rimpetto a Brusasco ; perciocchè un altro suo
ramo seguita a scorrere un buon tratto parallelo al Po , e vi si
getta alquanto di quà del porto di Moncestino. Quando il sito
di Quadratæ vogliasi approssimare a s . Michele di Quadradula ,
converrà avvanzarlo circa trabucchi 150 in verso quel confluente,
ed allora la sua distanza da Decimo sarà di XII miglia abbon
danti .
Il sito dell'antica Ceste già da più secoli sommersa dal Po ,
onde fu astretto quel popolo a trasportarsi all'altra sponda del
fiume in sul vicin colle , ci è noto abbastanza pel luogo stesso
33

di Moncestino posto non affatto in mira dell'antico , il qual de


clinava alcun poco più a levante. D’indi rimontando a s.Michele
di Quadradula , abbiamo in circa 3300 trabucchi , ovvero sette
miglia Romane , computandovi un circuito , che l' antica strada
9

era costretta a farvi , come in altro senso il fa maggiore la mo


derna in verso il norte , allontanandosi dal confluente della Dora
per varcarla più sopra meno malagevolmente .
La distanza di VIII m. p. da Ceste a Rigomago non è anco
di otto miglia intere. Quest'altro luogo , come il suo nome
stesso pur il dimostra , esisteva lunghesso il Po , da cui pari
7

menti fu sommerso 7 e il territorio suo venne di poi compreso in


quello dell'odierna Trino . Se , come pare dalle sue rovine nacque
Trino vecchio , che è Tridinum ricordato ne' sopracitati diplomi
del 1014 , il qual giaceva laddove si dice al Po morto ad un buon
miglio oggidi a sud-est della moderna città , la distanza quindi
al sito di Ćeste è niente più di sette miglia romane e due terzi .
Appunto di li voltandoci a settentrione, s'incontra la region di
Cainporello , dove e sepolcri , e di più maniere avanzi di romane
anticaglie si sono disotterrati, i quali c'indicano la vicinanza di
un antico luogo , ed assai probabilmente il campo sepolcrale dei
Rigomagesi ( 1 ) .
Facea mestieri connettere le divisate stazioni , per verificarne
meglio la distanza , e positura di ciascuna , e singolarmente di Qua
dratæ . Nell'ottoniano diploma del 999 ci s'insegna , che Lottario I
>

avea pur donato a S. Michel di Lucedio Cortem Quadradulam


cum districtu Herimanorum , et theloneo , . cioè in un col do
minio su i beni de’ militari , o minori vassalli , i quali godevangli

(1) Irico Hist. Tridin . pag. 7 , é 16 ,> cui nel nome di Camporello parve
trayeder un vestigio de' Campi Raudii,
5
i

34
a condizione di vegliare alla difesa di quella fortezza, ed in un
7

col diritto del dazio delle merci navigate sul Po , e dell'altro pel
tragitto del fiume di Dora. PoichèOttone III riconfermd cotesto dono ,
continuava adunque in sul fine del decimo secolo il luogo di Qua
dratæ , comecchè di molto scaduto ad essere un forte , ed a fre a

quentarsi la strada romana , : lungo la qual esisteva. In un diploma


di Corrado il salico del 1027 già sopracitato si parla tuttavia di
questi diritti e rendite dipendenti da Quadradula , ch' ei pur rieon
fermò alla chiesa di Vercelli. Il villaggio di poi rimase più o meno
discosto dalla Dora , e dal suo confluente nel Po , a seconda delle
mutazioni succedute in questa parte al corso di essi fiumi , le quali
furono assai notevoli al pari de' guasti , che vi hanno fatto. L'attual
corso di Dora Bautica , dove mette in Po , occupa un sito quasi
intermedio tra l'antico , ch' era più presso Quadrata , e tra quello
7
e

che volge a levante inverso Crescentinó appellato Dora vecchia ,


dove una volta un ramo di questo fiume scorrea , e pare il Duria
vetus de' succennati diplomi dell' 843 , e 999. Ma innanzi il deci
moquinto secolo abbandonò quest ' altro alveo , e ritornando inverso
e

ponente , si arrestò in gran parte laddove oggi sbocca , ed un suo


ramo trascorse anche più a levante , come di sopra si notò ( 1 ) .
Nella notizia delle dignità dell'impero ( sect. LXV ) vi ha Præ
fectus Sarmatarum Gentilium Quadratis , et Eporizio , unite così
0
ambedue , perchè la prima continuava ad essere del territorio 9

della provincia d' Ivrea , e per fortezza ed importanza di sito era


poco men che uguale alla sua città . L'ignorante compendiatore
della geografia dell'Anonimo Ravennate descrivendo le terre lungo
questa strada da Torino insin al fiume del Lambro , ha guasto

( 1) Infra altre scritture ebbimo sott'occhio alcuni atti di lite del 1569 tra
le vicine comunità per ragion di confini , ed una carta topografica MSS.
1 formata nel 1533 per occasione di simili controversie .
35
in un e confuso stranamente alcuni nomi di quelle , cioè l . 4.c. 30 « Item
tro per (iuxta)suprascriptam civitatem, quæ dicitur Staurinis, est civitas quæ
» dono appellatur Quadrata mumum , item Rigomagus, Costias , Lau
di Qus » mellon , Papia , quæ est Ticinus , Lambrum , Quadratam Pa
dam » . La prima parte di questa descrizione pare cavata dall'
Iafro
itinerario Gerosolimitano , e l'altra dalla tavola Peutingeriana , o
liploma
avia d piuttosto da alcuna delle antiche parziali carte , o tavolette itine
ries rarie , delle quali n' esistevano ancor molte ne' secoli ottavo e nono,
o mene
e più oltre. Fossero corrose affatto , o poco leggibili le prime let
dell:
tere di statio , oppur Civitas Taurinis nel testo dell' Anonimo ,
di cui il compendiatore si valse , ci creò la città di Staurinis ; e
qual così pure a Quadrata unendo le successive prime lettere di mu
attua
tatio Ceste , e confondendole coll' ultime di Decimum ci cred
quai
Quadrata mumum. Parimente della Quadrata presso il Lambro a
quelli sette miglia dal Po lungo la strada da Pavia a Piacenza , che nella
chia
tavola Peutingeriana ne vien disegnata Quadrata VII. Ad Padum ,
Duri
vi confuse i due nomi , e poi delle sigle numeriche facendone una
deci
M , vi formd Quadratam Padam ( 1 ).
nverk Dallo scriversi Quadratis negli itinerari di Antonino , e Gero
an sua
solimitano non dobbiam punto inferire , che due distinti luoghi di
(1) tal nome vi esistessero lungo la via romana di sopra il confluente
Pra di Dora Bautica in Po. Nel secolo nono questa latina eleganza
e cai
2
era già ridotta al vero suo valore , e Quadrata puramente si di
0 , nomina dal geografo Ravennate , e da Lottario I nell' 843 , indi
бер
sul fine del secol decimo e in appresso essendo vieppiù decaduta ,
ator
si appello Quadradula. Non perdette più mai questo nome , nem
ung men dappoichè le innondazioni del Po quasi la distrussero , e fi
sto

(1) Nè il p. Berretti nella sua corografia d ' Italia , Rer . Italic. T. X. col.
9 .S
109 , nè il Vesselingio nelle note all' itinerario di Antonino pag. 340 ,
IS seppero accorgersi di errori si grossolani,
36
nalmente le guerre annientarono gli avanzi di quel villaggio , che
il Po avea risparmiati. L'unico suo resto è la menzionata chiesuola
di S. Michele. Ivi pur ci si mostrano tuttavia le ruine di un mo
nistero già dipendente da quello di S. Genuario. In iscrittura dei
16 maggio 1437 fra i monaci elettori del superiore di S. Genuario
vi si rammemora D. Johannes de Septimo Prior S. Michaelis
de Quadradula de Brusasco , perciocchè il podere di Quadradula
tenendosi a livello dal comune di Brusasco , erasi poi aggiunto al
suo territorio su questo lato del Po , ed ora volgarmente chiamasi
Quadrola.
Siccome per alcuni senza rispetto niuno alle misure itinerarie
nè alle circostanze locali si è continuato a ripetere l'errore di
Cluverio , trasportando Quadratæ assai più là oltre il fiume di Dora
insin a Crescentino , altri parimente sarebbono forse tentati a re
trogradarla altrettanto più in quà su l'apparenza di una cquivoca
analogia di nome. A un miglio a nord-ovest di Quadradula a'con
fini del tener di Verolengo ,' e della parte traspadana di quello di
Cavagnolo , e di Monteu , cioè quasi rimpetto al sito dell'antica
Industria evvi una tenuta appellata il Quarino , che suol distin
guersi in Quarino Rosso , e Quarino Bianco. A chi piacesse di
videre Quadrata in due , perchè gl'itinerari suddetti scrivono Qua
dratis , come Vercellis , Venetiis etc. ; i due Quarini gliene fareb
bono nascer l'idea. Ma non vi si adattano la positura , e le dis
tanze suddivisate, Ancora in diploma di Federico I del 1159 per
l'abazia di Lucedio , del quale si parlerà sotto la contea di Ver
celli, si rammentano per duc luoghetti neppur confinanti Quadra
dula , e Quiriny. Altresì l'ultima in una carta del 1123 per la
stessa abazia chiamasi Quirinum , e Villa Quirini , e di poi si
scrisse Quaretum . Il villaggio non esisteva già più incirca la metà
del secolo XIV , ma continuò la sua tenuta a dividersi da quelle
de' luoghi convicini,, come a dire fines Montisacuti ( Monteu )
37
cht da' confini poderii Quareti in uno strumento 3 gennaio 1377 ( 1).
suola Il vescovo d'Ivrea nel decimoquinto secolo era appunto in litigo
mo gio pel dominio del Quarino , e se ne fa menzione in un breve ,
de di Paolo II riferito in altro d'Innocenzo VIII del 1492 super
ari: nonnullis territorio , prædiis, et possessionibus loci Quareti inter
gels Padum , et Duriam flumina ; disegnazione troppo vaga. Ma
1 CO

dula testo luogo nemmen più si accennò nel diploma di Carlo IV del
od 1355 fra le terre del dominio de' marchesi di Monferrato , come

nas all'incontro vi si ricorda Quadrata , ivi barbaramente detta Qua


radolia ( 2 ) che a Benvenuto S. Giorgio parve di volgarizzare
ie in Quaradoro.
d Di sopra il Quarino giace l'antica terra di Verolencum : il suo :

012 nome pretto celtico la dimostra di una origine anteriore al domi


Teo
nio ' de' Romani in questa contrada. Taluno pensò , che dapprima
od si dinominasse Herulencum , volendola derivare dagli Eruli : è una
>

On
immaginazione contraddetta da tutti i documenti insino a ora
đ noti . Risalendo più là a nord - ovest, ci accostiamo alla soprade
tia scritta linea , la quale nel secolo decimoquarto circoscrivea il Ca
navese. Inverso l'angolo , che fa la medesima col fiume di Dora
CINE 2

di
Fines Riparuptæ , altra già distinta tenuta al pari del Quarino,
>>

ed attinente al tener di Rondizzone. Se per avventura altre volte


16

--
vi ci fu un villaggio , mancò da un gran pezzo. A questo sito
diede nome l'istesso terreno largamente spaccato e rotto dal con
&
tiguo alveo scavato profondamente dal fiume Dora , cominciando
e
so
di sotto Mazė insino alquanto di sotto Saluggia, In lettere, pa
(1 ) Queste ed altre tali scritture sono cavate dall' archivio della comunità
di Monteu da Po. In una de' 10 marzo 1430 due de' signori di Monteu
vendono al comune di Verolengo de' beni in poderio et finibus Quareti ,
i quali rimasero poscia uniti al tener di esso comune, e così venne de
crescendo quello di Quarino.
(2) Cod. Diplomat, Ital . T. I. pag. 1351.
38
tenti 15 dicembre 1472 la reggente duchessa Violante scrivea ,
in territorio Ripæruptæ intendimus gentes habitari facere , et po
7

pulum propagare ; nol comportò la condizion de' suoi tempi.


Quinci varcasi il fiume.

CAPO V I.
Terre oltre Dora rimontando infino ad Ivrea .
000

Conv ien qui avvallarci per risalire alla sinistra


vonvién del corso della
Dora , ancorachè in mezzo ad una elevata e larga pianura , ma
tagliata un tratto dalla valle , che il fiume vi scavò . Le sue acque
avendo per tutto una celerità proporzionale al lor volume , e alla
potabile loro caduta , hanno corroso tanto più facilmente un ter
7

reno gracile , e ghiaioso , che tra Mazè e Villaregia rissollevan


dosi , dovea dapprima arrestarle , o sviarle , e finalmente esse tra
mezzo vi si aprirono questa specie di vallata. Egli è però da gran
tempo , che la resistenza del fondo pervenne ad agguagliar la forza
della corrente , poichè non appare che più vi s'affondi. Varcato
il fiume, innanzi di muover passo ci rimane, a determinar i con
fini , che alla sinistra del medesimo la contea d' Ivrea dividevana
7

da quella di Vercelli.
Alcuni confondendo i limiti del contado d'Ivrea con que' della
marca, la prolungarono infino al Tirolo; altri più modesti infino al
Lago maggiore , e al Tesino. L'errore degli ultimi è di aver
7

preso per territorio immediato della stessa contra un insigne di


ritto di soprintendenza , e direzione militare , che i marchesi
>
39
rea, aveano sopra le contee , e i conti della loro marca , o provincia ,
poa massimamente nelle spedizioni di guerra. Così fatta prerogativa
pi non dava a quelli una diretta civil podestà nel territorio di questi.
Solamente in tal senso i marchesi d'Ivrea erano superiori a'conti
di Aosta , di Vercelli , di Novara , di Staziona , o d'Angera etc. ,
in somma a tutti i conti dalle Alpi Graje e Pennine infino al
Tesino , e al Lago maggiore . Erano già disegnati questi confini
nell'editto dell'imperador Lodovico II dell' 866 per la spedizione
contro i Saracini anche alcuni anni innanzi la positiva istituzione
di essa marca ( 1 ) . Altresì dopo spenta la medesima ci vien tut
tavolta indicata l'istessa provincia divisa in più contee , come nel
diploma di Federico 1 de’ 20 febbraio 1156 a pro del conte Guido
di Biandrate , riconfermandogli il dazio della mercanzia per totum
alla episcopatum Novariæ , Vercellis, et Ipporegiæ , ch' equivale alla
m2
massima parte della provincia inter Padum et Ticinum del men
que
tovato editto. Federico non vi comprese Aosta , ch'era in potere
alla de' conti di Savoia , nemmeno la Lomellina, per favorirne la città
7

er.
di Pavia. Si è appunto della menzionata soprintendenza del mar
an
chese d'Ivrea , che parlò Ottone III , quando nel 999 per ren
derne indipendente affatto l'ambizioso vescovo Leone creato conte
гаа
di Vercelli, aggiunse alla consueta generica formola che niun duca ,
22
marchese , o conte il potesse molestare in checchessia , espressa
7

10 mente nec etiam Iporiensis marchio ( 2 ) .


Laonde separando i termini , dentro i quali estendevasi la po
destà militare del marchese d'Ivrea , da quelli del territorio im
10
mediato retto da lui , cioè a dire della contca , non fu questa
la
più ampia dell'antica sua diocesi ecelesiastica . Due diplomi del
1
er ( 1) V. cap. i della marca di Torino.
(2) Diploma rapportato dal Baronio ad ann. 999 , e da Guichenon Hist.
de Savoie. Preu. pag. 2 .
40
primo,, e terzo Ottone del 964 , e 987 ( 1 ) collocando le terre
di Alice , Cavaglia , e Ropolo nella contea di Vercelli, ancorache
la prima sia della diocesi d'Ivrea , ci danno a divedere, che per
istabilire alle due contee de' limiti più apparenti , e quasi natu
rali alla sinistra della Dora , erasi attribuito a quella d' Ivrea la
serie di colline, che al norte di Villaregia passano sopra Moncri
vello , d’indi rigirano a Maglione , e più là infino al sito più de
presso dinominato il Sapello da muro a' confini delle campagne
di Alice , e Cavaglià. D’indi tirando una linea , che ripieghi verso
7

ponente e tramontana , tagli quasi a dilungo e per mezzo il lago


dinominato di Viverone , e finisca in su pel colle di Piverone ,
avremo il termine , che divideva a questo lato la contea d'Ivrea
da quella di Vercelli. Era dessa adunque più ragguardevole per
importanza di sito , che per ampiezza di territorio .
La prima terra , che quinci rincontravasi , varcato il fiume, era
Ulïacum , dove la chiesa di Vercelli avea pur delle rendite , che
le furono da Ottone III riconfermate nel 999. Il tener di quell'an
tico luogo , come pur dell'altro già vicino di Moriondo terminava
al fiume. Alcune rovine , e i terreni circostanti serbano ancora il
nome di que' villaggi . Ulïaco era tuttavia mediocremente abitata
sul finir del secolo XIV (2) ; ma nelle sopracitate lettere della
duchessa Violante del 1472 già si dicono rovinate e deserte le
convicine terre Miraldæ , Uliaci, et Montisrotundi intra locum

( 1) Bibliot. Sebusiona cent. 2 num . 88 , e 89 : intorno alle loro date. V.


Piem . Cispad. pag. 213 , e segg.
( 2) In istromento 14 gennajo 1399 il conte di Savoia promette al comune
di Moncrivello di farvi venire « homines Uliaci et Villæregiæ ad ra
» tiocinandum , et faciendum ius coram castellano Montiscaprelli , ut
» est , et erat de consuetudine tempore antiquo, »
>
»
41
erre ipsum Montiscaprelli, et Duriam ( 1 ) . La prima era della diocesi
ach e contea di Vercelli, come Moncrivello lo è parimente , ma col
pe locato alquanto più a nord-ovest in costa alle colline , che fanno
atu il divisato termine di divisione . La prima volta che troviam ri
al cordarsi Montecrivellum si èé in diploma di Federico I del 1152
acri (2) . Nel suo territorio ci si rammenta in più carte de' bassi ter
des pi Lacus Laneus , di cui nel 1287 Aimone vescovo di Vercelli
878 n' investì quel comune , e inoltre Lacus Meascus : il primo ora
erso chiamasi il Laguecio . Un villaggio detto Laniasca giacea nelle
ago vicinanze di quello , ed era molto più antico di Moncrivello me
ae , desimo . Da questo luogo rimontando a Tinin , altramente Tinæ ,
rea e poi Tina in tempi più bassi , vi ha tra mezzo Vestignagum ,
per
Maxinum , Cadravinum , Cossanum in episcopatu Evoriense ,
ancora così detti in una carta del 1070 , per la quale un Ardiz
era
zone del fu Rozone di nazion Longobarda rivendette aa Guido
be conte figliuolo di altro Guido pur conte parecchi fondi alienati
an già da Valderada figliuola di Alberico conte , e moglie di un
ara
Alberto : il contratto è stipulato in loco Vuilingo , Guilengo nel
il Novarese . Il mentovato Guido mi pare della casata de' conti di
ata
Pombia o degli antenati di quei di Biandrate (3).
lla
Da Cossano ridiscendiamo a Malione già così dinominata nel
je
più volte citato diploma del 999. Più là al norte in su i con
fini delle terre di Alice , e di Settimo vi passava la strada ro
um

(1) In investitura 21 maggio 1515 si danno per confini alle rovine delle
castella , e alle tenute di Moriondo , e di Uliaco « ab una parte fines
V. » et territorium Mazadii , ab alia fines et territorium Miraldæ , et ab
» alia fines et territorium Salugiarum », Tutti e tre i luoghi e poderi
od suddetti eran già de' nobili de' Bondoni Vercellesi,
6) Antiq. Ital. T. VI. col. 321 .
1 ( 3) Si pubblicherà cotesta carta sotto l'articolo di Valdisesia.
6
42
mana disegnata dalla tavola Peutingeriana ( segm . III ) e dall'iti
nerario di Antonino pag. 334 , 347 , e 350 , la qual per Ver
Pen
celli , ed lvrea menava ai gioghi delle Alpi Graie e delle
nine. Amendue quegli itinerari concordano nella distanza di XXXIII
M. P. tra le due città suddette , e non vi notarono le stazioni
intermedie , che certamente vi esistevano , non facendosi dalle
Romane legioni per l'ordinario tanto cammino in una sola mar
cia . La sua direzione da Vercelli era pel tener di s. Germano ,
Santia , Alice infino a Settimo , che giace a 3318 trabucchi
nostri all'est-sud -est d'Ivrea , che ben corrispondono alle Vil mi
9

glia romane , ondera veramente l'Ad Septimum ( lapidem )


lungo questo tratto dell'antica strada . Ne' secoli mezzani si di
nominò Septimum Rotharii. La strada indi ad Ivrea pare toc
casse ad Albianum tuttavia così dinominato nella carta sopradetta
di S. Stefano , e l' ivi pur indicato Passerianum , luoghetto sca
duto , pare non vi si trovasse lontano. Ma da Settimo volgendo
a tramontana incirca a due miglia nostre , sorge l'accennato colle
7

di sopra Piverone , o tra questo luogo, e Palazzo , che divide


9

ancora oggidi a quel lato ' le due diocesi , ee contce d'Ivrea e di


Vercelli . Talchè la parte settentrionale del lago suddetto s’appar
tiene a quest' ultima , e . la diremo Lago di Viverone, e quella di
7

mezzodi alla prima , e la diremo Lago di Azeglio. È da notarsi


che nel Ottoniano diploma del 999 non già Aselium , come nella
stampa , lila sta scritto Arelium , ch'è tutt'altro luogo. Bensì nella
carta istessa di S. Stefano vi ha Azelium , e Corte de Azelio
7

cum castello , di cui ben innanzi il 1040 Enrico vescovo d'Ivrea n'avea
7

fatto l'acquisto. Orzelio, e Monteperoso erano già due luoghetti


del tener di Azelio .
Rissollevansi di sopraPiverone i colli di Magnano, la qual terra
benchè occupata ne' bassi tempi dal comune di Ivrea non s' appar
tenne al suo contado. La moderna via dappoi perduta l'antica fu
43
trasportata a cotesto lato opposto alla prima : passa quinci un tratto
accanto al lago di Viverone attorniato di poggi uniformi e selvaggi , 9

indi lungo le falde inuguali de' colli della Serra. Da Pavaronum


( Piverone ) Ad Palatium , Palazzo ; più là Bolentio , che in con
tratto del 917 di vendita di un poderetto scrivesi a vicenda Curte
Bolencio , e Vicus Bolentio; in altre carte posteriori Bolentum , e
> >

Bollenico in quella sopradetta di S. Stefano d'Ivrea , e tuttavolta


Bolengo . Questo antico nome di luogo soffrì pur in altre contrade
l'istesse alterazioni; così nella tavola Peutingeriana , e in Tolo
meo vi ha Bolentio , nell'itinerario Gerosolimitano Bolentia , e

Bolenta l' istessa di Bolenico dell' Anonimo Ravennate.


Più là di sotto la terra di Chiaverano parve a talun di vedervi
ne' circostanti laghetti le reliquie di estinti volcani , ed in alquante s
annerite pietre sparse tra via quasi gli avanzi della scorrevole
lava ( 1 ) . Altri meno amator di volcani vorrà forse vedervi nella
giacitura stessa de’soprastanti colli , e di que' sottoposti serbatoj ,
che ne raccolgono le acque , l'origine de'medesimilaghetti;' ee nell'
azione del sole , e dell'umido quella delle pietre un poco abbron
zate , siccome pure il lor carattere interiore non sembra favorire
>

la supposta origine volcanica . Quasi rinıpetto a questo sito al di


là del colle della Serra , la cui sì poco disugual sommità limita a
dilungo questa estrema boreal parte della contca , il comune d'Ivrea
tenne un tempo il villaggio di Sala ; ma s'ingannd grossamente
chi dal suo nome argomento fosse desso una dipendenza del ter
ritorio de' Salassi. I luoghi così dinominati ne' secoli mezzani co
minciarono ad esser prima un castello , ovvero una vasta casa con
rustica corte pe' vilici , come c'insegnano la legge CXXXVI di
Rotari re de' Longobardi, e più altri monumenti. Ma se per ar

(1) Gradus Taurin . pag. 172 .


44
ventura la terra di Sala s' appartenne a questa contea , i due punti
più lontani , che formavano la sua maggior larghezza da tramon
tana a mezzodì , sarebbono quindi la campagna di Sala , e la parte
e

della inferior vualda , dove si toccano i territori di Leynì e Volpiano.


9

Innanzi entrar nella città rivolgiamo ancora dal canto di le


vante uno sguardo al sottoposto piano. Azario ( loc. cit.pag. 428 )
il chiama vallis in montibus interclusa , cioè come rinserrata dai
poggi e colli circostanti , e la vuol ricoperta anticarnente da un
ampio lago , nel quale si riversava o tutto o in parte il fiume di
Dora Bautica , insino a che di sotto Mazė ruppe , e si aprì un
varco per trascorrere in Po. Altri ne fanno almeno una parte tra
passar per la bassura del sopradetto Sapello da muro fino in su
le campagne di Alice , e Cavaglià. Si vuol rasciugato a questo modo

il lago , se non che ne' siti più bassi vi rimasero i laghi di Vive
rone , e di Candia , l'ultimo assai minore dell'altro. Azario aggiu
gne , che ancora a suoi giorni esistevano nel contado di Masino
le mura , che aveano formato il porto di quel gran lago con in
fissi anelli di ferro , a' quali usavasi ligar le navi , e che altret
tanto si vedeva all'altro lato presso Viverone , e Piverone. Du
bito di cotesti fatti , e di altre cotali in più altri luoghi ripetuto
storielle. Non si dee neppur supporre, che a' tempi de ' Romani
un ramo della Dora gittandosi nella valle alimentasse , e rallar
gasse il lago , nè che alcune delle miniere de' Salassi , delle quali
discorre Strabone lib. V , esistessero in questi colli , e non già
tutte nei monti di Aosta . Senza il soccorso del fiume la giaci
tura stessa delle circostanti colline , le quali altrove fuor di que'
siti più bassi non lasciano fluir le acque , che scolano d'ogn’ in
torno , e altresì le sorgenti sotterranee bastarono a produrre , e

a mantener i presenti due laghi. Il più vasto occupa appunto il


fondo della valle : è lungo neppur due miglia da ponente a levante ,
e n'ha uno appena di larghezza. Il racconto di Azario deriva da
45
e pint tradizion popolare , oppur da conghiettura , ma l'una e l'altra è
ramor di lui più antica d'assai .
lapar Paiono indicare una innondazione di tutta l'anzidetta valle , e
su
olpia più oltre i tanti massi di rocce alpine non aderenti al suolo ,
o dil cui giacciono , ma sparsi in su la sabbia e ghiaia de'campi , e de'
8.42 poggi, o pendenti su i dorsi de' colli vicini , e perciò tutti avven
1

rata tizi , e oltre a questo le tante pietre , e i ciottoli d'ogni maniera


7

da affatto stranieri al suolo medesimo , i quali pur trovansi dove dis


ume persi, dove più frequenti ed ammucchiati su per le adiacenti col
pri u line , alle falde di esse , ed anche nel piano infino un poco di sotto
te tra Cavaglià , Alice , e Maglione. Forse non poterono altramento per
in s venirvi se non trasportati dalla corrente , che gli staccò dalle alpi ,
co mod e giù li rotold , e ve li depose là dove giacciono tuttavia . Tra il
i Vivi mentovato porto di Rivarotta , e il tener della distrutta Ulïaco
- agi dee dirsi lo stesso della prolungata collinetta di ghiaia , e rena ,
>

Masin che smotta e frana quasi del continuo , e va poi adossandosi alle
conis altre più sode inverso Villaregia . Innanzichè il fiume della Dora
altre l' interseccasse per iscavarsi l'attuale alveo , n'era certo il suo corso
ine, D: arrestato da quella , e dalle terre elevate , colle quali ella poi si
eonfonde. Così fatte rivoluzioni sono di una data , che oltrepassa
ripetu!
Romt
di molti secoli i monumenti dell'istoria , e poco più di queste is
rall tesse reliquie vi potea sussistere a' tempi de' Romani per indici di
Ile que
un fatto grandemente più antico ( 1 ) .
non
la gits
( 1) I celebre De-Saussure in una sua scorsa d' Ivrea a Cavaglià osservd
di gi pur egli , come da tutti gl'intelligenti viaggiatori si osserva « nous trou
ogni » vammes toutes ces collines parsemées, et même à ce qu'il paroît com
irre , » posées intérieurement de blocs , et de debris roulés de divers genres,
unto
» mais principalement de ceux qu'on nomme primitifs ; de grandes masses
» de granit , de roches feuilletées, de roches de corne , toutes sans adhe
lerant
» rence avec le sol qui les portoit , mais reposant sur des amas de sable,
rira d
46
Ravvicinandoci alla città rincontravasi alle falde del colle l'antico
luogo di Puglascum , di cui la carta di fondazione del monistero
di S. Stefano d'Ivrea ricorda ancora la chiesa B. Mariæ de Pu
glasco cum introitu vadi et piscatione Laci, cioè del laghetto ,
7

donde non era troppo distante quel luogo, come neppur dalla porta
di levante detta poi di Vercelli , e ad portam lacus nella sopra
citata carta , e d'indi poco discosto currit aqua de Baut usque
in Duriam . D'altro ' canto Paterna , luoghetto , e la dipendente
Paschalia , cui succedettero il sobborgo del Paschero , e guasti e
>

mutazioni grandissime ne' dintorni stessi della città .

CAPO V I I.
Ivrea , e suoi antichi marchesi.

o - oooooo

La creduta importanza del sito , ove poi sorse Ivrea ,, e la no


9
e nc

cessità di affortificarlo , onde arrestar le incursioni de' non ancora


domati Salassi , costrinse il Romano Senato a far parlare i libri
della Sibiila , per muovere il popolo sì pieghevole alle superstizioni,
e così poco alla fredda ragione , a fondarvi questa città l'anno di
Roma DCLIV . Si dinomind Eporedia , che Plinio deriva dalla

» de gravier , de cailloux arrondis , et manifestement chariés, et entassés


S )
par les eaux
... il me semble 7, qu'à moins d'avoir des attestations
» de témoins oculaires , on ne peut pas imaginer des monumens qui prou
» vent la vérité d'un fait avec plus d' energie ». ( Voyages dans les Alpes
T. IV pag. 207 , 209 ).
7
47
lingua gallica eporedicas , cioè domatori di cavalli (1 ) . Dessa fu
3 adunque colonia romana insin dalla sua origine. Sotto 'i re Longo
bardi cra governata da un duca , ed il rc Desiderio l'anno
7
772
invid ambasciadore a papa Adriano I Tunonem ducem Eburegiæ ( 2),
- ma furono gli ultimi suoi marchesi , che la rendettero famosa.
Morto l'imperador Carlo il grosso , ridivisa la monarchia de’
UL Franchi , ridivenuta omai indipendente Italia , vincomincia a com
7

le parire la marca d’Ivrca. Anscario , od altrimenti Ansgero è stato


7

il primo de' suoi conti ad intitolarsene marchese. Gli annali Lam


beciani all'anno 894 continuano a chiamarlo conte d'Ivrea ( 3 ) .
perchè lo straniero annalista ignorava la nuova di lui dignità ; non
così l' istorico Liutprando Ticinese , da cui è detto Anscarius
marchio ( 4 ) , il quale avea indutto i cittadini d'Ivrea a non ri
7

conoscere il re Årnolfo , che assedid , e prese la città , ancorachè


Rodolfo novello re della Borgogna trasiurana avesse spedito de’sol
dati in aiuto di Anscario , onde potesse opporsi al passaggio del
re di Germania per la valle d'Aosta , e pel monte di Giove ,
maggior S. Bernardo , ed indi nella Borgona , ma pur Arnolfo
vi trapasso. Bensì gli annali Lambeciani raccontano questi fatti con
1

ne

ora

bri (1) Lib. 3 cap. 17 ; questo nome dipoi si alterò ne' tempi di mezzo in
ODI Evorea , Evoregia , Eborea , Epporegium etc. Su quest' ultiina storpiatura
di Hardouin , e Berretti ci volean creare una nuova città di Lamporeggio :
ma dove collocarla ?
alla
( 2) Anastasio Bibl. Rer. Italic. T. III part. I pag. 180 ; in alcuni codici
si scrive Eburgias , e in altri Eburæ Regiæ ,
( 3) Rer. Italic. T. II part. 2.col. 120.
sés
( 4) Ibid. T. II part. I col. 431 ; narrandoci pure essersi ordinato dal re
Ons Arnolfo , che i cittadini gli dessero in mano il marıhese Anscario , il
00 quale « ut erat homo formidnlosus valde , de castello exüt , et iuxta
» muruin civitatis ia cavernis petraruin latuit »,
48
molta oscurità , e Liutprando ha confuso questa ritirata di Arnolfo
in Germania dell' 894 con quella dell'896 .
Anscario fratello del re Guido rammentato due volte dall'ano
nimo panegirista del re Berengario I ( 1 ) mi pare l'istesso di An
scario marchese d'Ivrea. A lui succedette nella marca un Adal
berto marito della famosa Ermengarda , il qual tantomeno si dee
confondere con Adalberto nominato in diploma dell' 890 actum
in Taurinensi civitate (2) altresì intitolato marchese , e nipote
del re Guido , essendo quegli chiaramente Adalberto II marchese
di Toscana figliuolo di Rotilde sorella di Guido . Sebben le marche
e contee del regno d' Italia non fossero ancora troppo comune
mente ereditarie , nulladimeno siccome Adalberto marito di Er
mengarda fu successore di Anscario nella marca d' Ivrea , il posa
siam credere costui figliuolo , tanto più ch'esso Adalberto I rin
novelld in un suo figlio il nome di Anscario dipoi marchese di
Spoleti (3) .
Successore di Adalberto I nella marca d' Ivrea fu certamente il
primogenito suo Berengario II poscia re d'Italia , e padre di Adal
7

berto II associato nel regno. Da quest'ultimo nacque Otton Gu


glielmo di poi conte di Borgogna , il qual dopo la prigionia dell'
>

avo , e la fuga del padre , cioè dopo il 965 spogliato de'suoi diritti
e beni d'Italia , e messo in un carcere , vi fu tratto da un astuto
monaco , e trasportato ancor fanciullo appresso la madre rimari
tatasi ad Enrico I conte di Borgogna (4). L ' odio dei tre Ottoni

(1) Rer. Italic. T. II part. I pag. 391 , 395 .


(2) Ital. sacra T. II in Episcop. Fesulan .
( 3) Liutprando loc. cit. lib. 4 cap. 4 , e lib. 5 cap. 2 , e il diploma del
924 riferito al capo I della marca di Torino not 13.
( 4) Veggasi Rodolfo Glabro histor. lib. 3 cap. 2 , e Ditmaro lib . 7.
49
olfo contro alla sua famiglia , e la patita confisca fanno dubitare , s'egli
dipoi abbia goduto de' beni allodiali di sua ragione situati nel con
ino tado d'Ivrea , o come ei dice infra alpes Penninarum , et flumen
An Padum , et flumen Duriæ Bauticæ , quod iuxta urbem Evorejam
dal currit ( 1 ) , de' quali ad ogni modo nel 1019 risolvette di farne
del dono al novello monistero di Fruttuaria , a pro del quale la cos
a

tante protezione dell'imperador Arrigo I non n'avrà forse invidia to


ipote il possesso , e il frutto. Però non si sa , se n'approvasse mai la
9 7

hese donazione ; perciocchè gli stessi monaci di Fruttuaria per supplirvi


che in alcun modo , v'intrusero scioccamente tra le largizioni dell'istesso
ine
imperadore contenute nel soprallegato suo diploma del 1014 la
Er
conferma dell'anzidetta carta del 1019 ; e fuor di questa a ssur
dissima inserzione quel diploma non soffre altra difficoltà (2) .
pos
rin L'epoca del primo marchese d'Ivrea è adunque l'istessa di quella,
in cui l'Italia si andava levando dal dominio degli stranieri, onde
se di
poi ricadervi nuovamente per quella sua inquietudine e division di
nte il
partiti , che continuò ad agitarla . La morte di Lodovico II senza
figliuoli, e i contrasti indi nati fra i Carolinghi per succedergli , >

Ada ! aveano già prima animato gl' Italiani ad eleggersi un re secondo


Guin
l'usata costituzione , come a' tempi de' Longobardi, ee con più di
dell
libertà , che non n'ebbero nella elezione di Carlo calvo nell'875,
diriti e poi di Carlomanno , e Carlo il grosso. La dignità di re d'Italia
astuti
era divenuta del tutto indipendente da quella di re di Francia , 0o
imar Germania , e d'imperador de’ Romani. Nell' 896 il bastardo Ar
7

Ottoni nolfo re di Lamagna era ben riuscito a farsi dichiarar imperadore


da papa Formoso , ma non ad ottener l'ambita corona di re d'Italia,
ancorachè questa provincia fosse invasa da lui . Liberamente gl'Ita

1a del (1) Biblioth . Sebus. centur. 2. num . 39.


(2) V. ue' documenti num. VIII , not. 2.
7
50
liani si avean eletto a re Berengario I dianzi duca del Friuli , e
Guido di Spoleti. I pubblicisti alemanni , i quali fanno risalire in
fino ad Arnolfo i pretesi diritti dell'impero Germanico sopra Italia,
contorcono , dissimulano , o tentano offuscar queste , e più altre
7 9

circostanze , le quali troppo smentiscono le loro ipotesi , ma in


vece ricorrono a de' fatti equivoci , ed a raziocinj vaghi , per ap
puntellarlc poi su di particolari maneggi o del clero , o de'grandi
9

d'Italia (1)
Egli è vero , ch' una discorde e tumultuosa oligarchia ogni di
>

maggiormente predominava in Italia divisa tra molti possenti signori


avidi tutti di dominio , rivali e sediziosi , ugualmente incapaci di
esser più nè liberi , nè suggetti. Meditavano , ordivano nuove fa
zioni a misura de' loro interessi. Creavano , e abbandonavano i re,
ovvero li multiplicavano , per quindi ubbidir a nessuno . Invitavano
i forestieri ad invadere il regno , che il più soventi tennero aperto
a' principi di Germania. A questo modo Ottone I divenne re d'Italia
su la rovina di Berengario II , e di Adalberto. Ottone per ricon
solidar il suo titolo si era sposato alla vedova del già re d'Italia
Lottario , quasichè potesse trasmettergli su di un regno elettivo un
diritto , ch'ella non avea. Gioanni XII , e il popolo romano ilfe
cero imperadore , gli promisero fedeltà , e di non mai soccorrere
Berengario , e indi a poco chiamarono in Roma il costui figlio
Adalberto , per opporlo all'imperadore novello , e suscitarono gli
Ungheri ad invadere la Germania , per costrignerlo ad uscir d'Italiai
ov
A tutto questo vi succedono nuovi e più papi ad un tempo, nu
contrasti, nuove promesse , e nuove infedeltà , tostochè l'impera

( 1) Come pur fecero gli autori dell' apologia del dominio imperiale sopra
Parma e Piacenza T. I , cap, 41 e 42 , e della notizia della libertà Fio
rentina T. I , cap. 4 , art . 4 , 5 , etc ,
51
uli .
dor de'Romani esce di Roma , e d'Italia , dov'ci non pud stabi
alire
lirvisi , senza perdere la Germania.
a Ita
Ma coloro i quali misurano da Ottone I i diritti dell'imperio
iù al germanico in Italia , vi aggiungono la simulata, o forzata obbe
ma dienza di Berengario II , e i decreti e patti dell'asserito concilio
pere romano del 964 sotto l' antipapa Leone VIII. Il primo argomento
le grå è nullo , poichè un re elettivo non può disporre del regno ; l'altro
9

è una impostura nota abbastanza , e inventata assai dopo il grande


ogni Ottone ; però meno grande di suo padre Enrico l'uccellatore, che
i sigou preferì di ben fondar in Lamagna la sua potenza , all imperio of
paci fertogli dal papa , il qual volea metterlo alle mani co’principi d'Italia ;
ove usata politica per disfarli tutti.
inoi : Non fu meno torbido il dominio di Ottone II , e III , i quali
witara per conservarsi l' una e l'altra provincia , continuarono anch' essi
o ape ad arricchir il clero delle spoglie , e de' diritti tolti ai
de'diritti ai gran vassalli .
e d'Ita Ma il clero insuperbito e prepotente preparava nuove rivoluzioni ,
rrio e i gran vassalli dissimulavano , finchè potessero ribellarvisi di
7

d'It nuovo . Con tutto ciò si è al regno dei tre Ottoni , cui altri pub
tettivo blicisti attaccano come a sodissima colonna la catena , onde la Ger
pano 1 mania pensa tener per mano , e vincolar Italia come signore il
OCCON vassallo. Ma riguardandovi per entro con occhi un росо meno
tui là tedeschi , la creduta colonna , e i fragili, difformi , sconnessi anelli
> 7

aroid : di quella catena non sono che le vestigie di una violenza pas.
ir dilua seggiera .
po, no In questo mezzo dopo la prigionia del re Berengario II, e la
l'impu fuga di Adalberto non appare se il primo ed il secondo Ottone
v' abbian surrogato alcun marehese a reggere Ivrea . Ma il più
de' nostri e degli stranieri scrittori per riempiere cotesto vuoto ,
immaginarono , che il conte Dadone , o Dodone padre del
ale
S rti
e l Ardoino fosse pur egli figliuolo di Berengario II , cui sia poi suc
ceduto in questa istessa marca , ch’indi trasmise ad Ardoino. Non
52
vi badarono punto , che nė Dadone fu mai intitolato marchese ,
9

nè che Berengario II non ebbe un quarto figlio , ma solamente


Adalberto suddetto , Guido , e Conone , o sia Corrado , come at
testano Arnolſo storico milanese , ed altri contemporanei scrit
tori , e monumenti incontrastabili. Talchè appare sempre più la
falsità del diploma del 1011 per la chiesa di S. Siro di Pavia
rapportato nella Biblioteca Sebusiana centur. II , num . X , nel qual
si fa dire al re Ardoino medesimo , che il re Adalberto era suo
zio , e Guglielmo marchese suo cugin germano , cioè il sopradetto
conte Otton Guglielmo , il quale non fu giammai intitolato mar
chese. Il diploma è datato dal palazzo vescovile di Bobbio , ed
è certo che nel 101 Bobbio non avea per anco il vescovo . Era
forse quello un palazzo del vescovo di Pavia ? Non giova elu
dere così questo difetto , poichè.quel diploma ne ha de’più gravi,
e inconciliabili , anzi delle assolute falsità. Avria certo bastato a
Dadone , e ad Ardoino la presupposta figliazione, per essere am
bedue proscritti dagli Ottoni , e costretti ad abbandonar Italia ,
7

come il furono i figliuoli di Berengario II , e l'istesso Otton Gu


glielmo ancora fanciullo.
Non si sa nè qual fosse la famiglia del conte Dadone , nè qual
la contea retta da lui . Rispetto al suo figliuolo Ardoino si puo ap
pena dubitare , ch' egli sia lo stesso Ardoino conte del palazzo di
7

Pavia , il quale ancora nel 996 tonne un placito nel Bresciano (1 ).


Dopo quell' anno ritrovasi appunto un altro conte del palazzo , 9

cioè Ottone nipote di Piero vescovo di Como , ed in Ivrea il mar

( 1) Antiq. Ital. T. I. col. 383. Due insigni critici Muratori ibid . ee Giulini
nelle memorie storiche di Milano T. 2. pag. 429 hanno parimente ricono
sciuto in Ardoino conte del palazzo il marchese d' Ivrea poi re d' Italia.
Ma sopra la genealogia di Dadone di lui padre hanno delle opinioni , 7

che non reggono.


53
chese Ardoino figlio del conte Dadone. Egli nel 998 ebbe già a
contrastar con Pietro vescovo di Vercelli , il qual perì nella baruffa
arso vivo nella stessa sua casa , cui i soldati di Ardoino incendiarono .
Non mi arresterd intorno a quel marchese Ardoino , et Adam ,
et Amico , et Manfredo , et Odoni, a'quali nel 969 Ottone II
dicesi riconfermasse i loro beni d'Italia , secondochè racconta Tri
>

stano Calchi ( histor. lib. 6. pag. 118 ) di aver letto in una carta
della biblioteca di Pavia. Accompagnano il SUO racconto cotanti
' errori di persone e di anni , che fa maravigliare n’abbiano uomini
dotti fatto la base di assai conjetture , o di contradicentisi indo
vinelli genealogici . Così in quell'Ardoino il p. Berretti volle ve
dervi il conte del sacro palazzo , nipote oltre a ciò del re Beren
gario II ; Muratori l'Ardoino III marchese di Torino , e negli altri
i costui fratelli , comechè non se ne conosca ch’un solo , cioè Rogerio..
9

Altri vi han veduto altre generazioni , e Terraneo vi ci vide pur


egli ( 1 ) il mentovato Ardoino III detto Glabrione , e negli altri li costui
e

figliuoli , tra i quali annoverò anche Adam , ed Amico , e nel primo


vi suppose il fondatore dell'abazia di Arona , e nell'altro il vescovo
di Torino Amizone. Ma Adam qui et Amicho , altrimenti Amizo
non è ch'una persona sola , e fu veramente il fondatore dell'abazia
suddetta , e conte di Staziona e di Seprio , e perciò non è da con
fondersi co’ figliuoli di Ardoino Glabrione. Modestamente accumu
lando conietture , egli cercò altresì d'innestare il re Ardoino nella
famiglia de'marchesi di Torino , e insieme distinguendolo da Ar
doino conte del sacro palazzo , incastrò pur cotesto conte per una
altra via nella famiglia medesima . Regalò ad Ardoino III due figliuole,
l'una innominata , e la maritò al conte Dadone padre del re Ar

(1) Adelaide illustr. part. I 7, cap. 19 , 21 , 22.


54
doino. Si scosto così da Muratori , il quale avea scambiato cotesto
re con Ardoino V figlio di Oddone de' marchesi di Torino , e quest
ultimo in Dadonc padre del re Ardoino istesso. 1
All'altra figliuola diede Terraneo almeno un nome proprio ; la .
1

chiamò Anselda , e a lui parve appunto fosse nata dal prolifico Ar


1

doino III , perchè in quel tempo una contessa Anselda nel Lodi
giano ebbe tre figliuoli appellati Lanfranco, Ardoino , e Magni
fredo , ed i nomi degli ultimi due erano frequenti nella famiglia
de marchesi di Torino . Lanfranco poi , e Magnifredo eran fratelli
di Richilda figliuola di Gisalberto conte del palazzo , e moglie
di Bonifazio marehese di Toscana. Altresi Lanfranco è stato
eonte del Palazzo : adunque l’ Ardoino pur conte del palazzo nel
996 era desso a parer suo il figliuolo di Gisalberto , e di Anselda ,
nella cui easata volle supporre fosse quasi ereditaria una tal dignità,
é non già l'Ardoino figlio di Dadone , e poi marchese d'Ivrea , e

re d'Italia. Grande confusione di persone , e di anni vi ha pur quì :


9

basterà osservare , che Gisalberto padre di Richilda moglie del


marchese Bonifazio era conte di Lucemburgo , ed egli e Lan
franco suo figlio non erano conti del palazzo d'Italia , o di Pavia ,
ma di quello di Lamagna , siccome anche Giulini il fece osser
>

varė nelle memorie di Milano T. III pag. 148. Ardoino figlio di


Anselda non era il fratello di Richilda, ma un conte di Lodi
nel 1008 , il quale autorizzd in quell'anno medesimo la fondazione
di un monistero fatta da Ilderado , e da sua moglie Rolenda fi
gliuola del fu Lanfranco conte , c sorella di esso conte Ardoino,
7

e di un Alessandro di nozion Longobarda. N'abbiam la prova


nel documento riferito da Giulini ibid . pag. 500. Quell' Ardoino
ancor giovinetto era succeduto nella contea di Lodi a Lanfranco
suo padre poco innanzi il 1008 .
Della stessa forza è l'altra coniettura sua ( ibid. pag. 197 ) che
fosse pur figlia di Ardoino III una Richilde, perchè Conone , o Cor
55
rado figliuolo di Berengario II ebbe una Richilde in moglie , insieme
alla quale nel 989 donò alla chiesa di Milano a detta di Tristano
Calchi la terra di Trecate nel Novarese , e a detta di Agostino
della chiesa l'istessa Richilde era figliuola di Ardoino marchese
d'Ivrea. L'immaginazione supplì ai fatti, che loro mancavano ;
ma è cosa troppo inverisimile il trapiantar in Italia sotto gli Ot
toni alcuno della proscritta famiglia di Berengario II , e oltre a .
ciò trapiantarvela solamente su l'asserzione di uno storico , il
quale volle giovarsene per derivare da Cono , o Corrado figliuolo
9

di Berengario II alcuni nobili de'Berengari, i quali a' suoi giorni


fiorivano nella Lombardia ; idee vaghe nate dall' accidente dei
nomi , e da vanità , e adulazione . Ma in somnia per dar in pre
stito tante figliuole al marchese di Torino Ardoino III ricorse
poi Terraneo alla carta di fondazione di S. Giusto di Susa del
1029 , nella quale Alrico , e Manfredo nipoti di Ardoino III
raccomandano a que' monaci di pregare pro aviabus, avunculis ,
amitis , materteris de' medesimi. Adunque si è da questa for
mola inconcludente , e non dai lombi di Ardoino III che sareb
bon nate le tre dame suddette.
Si fa quindi più chiaro , che Ardoino conte del palazzo d'Italia
nel 996 era quel desso , che poco dopo ritroviam promosso a
marchese d’Ivrea , e nel tempo medesimo veggiamo a lui sur
rogato per conte del palazzo il mentovato Ottone. Altronde é
noto , che i marchesi precedevano l'istesso conte palatino , il cui
ufficio era civile. L'appalesano fra altri monumenti anche le sota
toscrizioni de' grandi d'Italia alla dieta tenuta in Pavia nel 1021
da Benedetto VIII , e dall'imperadore Arrigo I , in cui il men
7

zionato Ottone conte del palazzo sottoscrive dopo i marchesi ( 1).

( 1) Son rapportate da Labbe , e da Giulini T. 3 pag. 154.


56

In sul finir del 998 all' ucciso Pietro vescovo di Vercelli suc
cedette il monaco Leone avidissimo di dominio , e di ricchezze
(1 ), il quale esagerò l' empietà del marchese Ardoino , l'accusò
di avere spento e bruciato il vescovo Pietro , intrigò , sorprese
la credulità di Ottone III , dipinse Ardoino come un nemico pub
blico , e il fece condannare , per pigliarsi i costui beni , c de'
suoi parenti , ed amici ( 2 ) . La cagion di quello episcopicidio è
sconosciuta , ma i villaggi , e i poderi allora goduti dai vescovi
9

di Vercelli nel contado d'Ivrea , le nuove pretensioni del clero ,


che le podestà laiche non avessero giurisdizione sui servi ed uo
mini della chiesa, l'autorità del marchese d'Ivrea sopra la contea
di Vercelli , ed altre tali cause erano già bastanti fomiti di que
rele. Ardoino tento giustificarsi innanzi un concilio di vescovi
tenutosi in Roma alla presenza del papa , e attribuì al caso , e

alla rabbia de soldati la morte del vescovo . · Nulla di meno si


sottomise alla grave penitenza impostagli dal Concilio , che fu
astretto a rappacifisarsegli. È stato meno docile il di lui figlio
Ardicino : irriverente inverso l'imperadore , e il papa stesso , fuggi
di notte dal pontificio palazzo prima della sentenza.
Viberto fratello di Ardoino si trova di poi tra i cortigiani del
terzo Ottone , cioè VVibertus comes filius bone memorie Da
doni itemque comes in un placito del 1001 , che si ha nelle
antichità Estensi T. I cap. 14. Ma poscia seguito la fortuna del
fratello , ed Arrigo gli confiscò i suoi beni nel 1014 , dedimus
prædia Viberti filiiDadonis. (Della condiz. del Vercellese pag. 127).

(1) Di lui solea dire s. Guglielmo di Volpiano , hic ergo crudelissimus Leo
totus est sine Deo etc. Glabro nella vita di s. Guglielmo cap. II ар.
presso i Bollandisti sotto il 1.° di gennaio.
( 2) Diploma sopracitato del 999 , e l'altro ne' documenti num . 1,
1.
57
Alla morte di Ottone III risorge la libertà degl' Italiani , e si
eleggono un re nazionale ; tanto è vero , ch'eransi dianzi neppur
ben sottomessi alla famiglia di Ottone I , e non già indistintamente
7

ai re di Germania. Anzi senza le brighe del papa , e di alcuni


vescovi raggiratori vi ci sarebbe rimasto escluso anche il terzo Ot
tone. Finalmente la scelta cadde sul marchese d'Ivrea Ardoino ,
uomo guerriero , accorto , forse anche superbo , e fu riconosciuto
da tutto il regno (1 ). Ma poi si ridestd ne'grandid'Italia in buon
numero ancora Francesi di origine l'usata loro inconstanza , la
gelosia , l'l avarizia , l'irrequieta insubordinazione per lucrar su i
disastri della patria , per nutrir i partiti , e l' anarchia , per non
conservar ch' un'ombra di re lontano , e debole , cui potessero
>

tradir di nuovo , o non ubbidire se non di nuovo compri. Lusin


gano , sollecitano il novello re di Germania Arrigo , gli mostrano
agevole la conquista d'Italia , esagerano la forza del lor partito ,
si fanno incontro al suo esercito gli uni scopertamente , altri di
soppiatto , ed alcuni vacillano tuttavia , o non osano , oppur non
>

sanno dichiararsi. Di sopra Verona Ardoino batte i discesi Tede


schi: fuggono , travalican di là delle alpi , e richiamati ritornano
>

indi a due anni . Ardoino corre a combattergli , ed è tradito , e

vilmente abbandonato da' suoi , ma non ancora debellato (2) .


Cotesta perfidia e viltà de' grandi d'Italia, singolarmente dei

vescovi , è il primo miglior titolo , su cui Arrigo rissollevossi


al regno, ma regno diviso , agitato , incerto ; e pressochè perduto
per lui , quand' ei rivarca di là dell'alpi. Ambizioso e debole
non sa mantenervisi , se non prodigando al clero i beni dello stato,

(1) V. in fine num. VIII not. 3.


(2) « Deceptus perfidia principum majori militum parte destituitur; >>
Arnolfo lib. 2. cap. 16 , Rer. Italic . T. 4. pag. 12.
8
58
credendolo un preponderante partito. Per mercè è coronato impe
rador de'Romani, i quali ben tosto in una baruffa battono i
2

Tedesehi , e gli astringono a uscir di Roma , indi d'Italia. Ar


1

doino sconfigge , e disperde il domestico partito degl' imperiali ,


e le reliquie delle bande alemanne , scorre la Lombardia , sac
cheggia , ripiglia rapidamente più terre , si vendica , e si fa mo
naco ( 1 ). La coccolla , e quindi la morte di Ardoino sono fmal
mente l'altro titolo , che rassicurd ad Arrigo il nome di re d' Italia .
Il regno di Ardoino ebbe una influenza immediata e progressiva
su gli animi , e sul governo degl' Italiani , e preparò la rivoluzione
che inverso il fine dell'istesso secolo , e di mano in mano li ri
condusse a scuotere il giogo dei re di Lamagna. Ma durante
.

s' incominciò a supporrc


l' imperio di Arrigo I s'incominciò supporre , che il re di Ger
mania avesse come tale un diritto immediato al regno d'Italia.
Nulladimeno adunatisi in Magonza i principi Allamanni per eleg
gere un successore al defunto Arrigo , memori delle guerre di
Ardoino , e che non erano spenti affatto gli zelatori dell'italica
indipendenza , invitarono gl'Italiani a quella dieta. Nessun di questi
:
volle intervenirvi , ricusando si confondesse il regno d'Italia con
quello di Germania . Fecero anch'essi in Roncaglia la loro dieta ,
per darsi liberamente un re. Ma troppo , aggirati da passione di
anarchia , di discordie , di personali gelosie frivalità , e perciò
chi proponendovi Roberto re di Francia , ovvero Ugone suo fi
gliuolo , chi Guglielmo: duca di Aquitania , cui aggiugnevano sì
dure condizioni , che lasciavangli poco più del titolo di re , e

chi altri preferendo , finirono per eleggerne nessuno (2) .

( 1) « Reassumtis interim viribus , Ardoinus iuxta posse ultionem exercet


» in perfidos » Ibid .
(2) « Diversis itaque in diversa trahentibus , non omnium idem fuerat ania
>> mus. » Arnolfo lib . 2 , cap. 1,0 4 ,
59
Non so chi degli scrittori Italiani abbia saputo veder l'impor
tanza di cotesta dieta del 1024. Pochissimi l'accennarono , e

sfuggi quasi a tutti , o perchè stata inutile , o perché la suppo


sero abusiva , apparendo essi per lo più così poco informati dell'
antico pubblico diritto nostro , quanto più sono allucinati , e pre
venuti a favor de' diritti dell'impero Germanico : gli scrittori ol
tramontani credettero bene dissimularla. Cotanta discordia degli
elettori mosse l'arcivescovo di Milano invitis illis ac repugnanti
bus , ad offerire di per se solo al nuovo re di Germania Corrado
il Salico la corona d'Italia , il quale con promesse e con ricchi
doni comprò di'poi l'adesione , o la pazienza di molti. Onde
mostrar legittima cotal súa elezione , egli ebbe a dire , secondo
che riferisce Arnolfo , ch'eleggere e consegrar il re d'Italia spet
4
taya al mentovato arcivescovo.
Certo ci non poteva giustificarsi altramente , e di poi lo sto
rico Arnolfo per adular l'arcivescovo , ha voluto dissimulare la
nullità di quella elezione , ch' ei non ignorava spettarsi alla dieta
de' principi italiani. Ma i re di Lamagna semprepiù immaginan
do , che la corona del regno d'Italia fosse come una gradazione
a quella d'imperadori , trascurarono di prender titolo d'impera
dori di Germania , perchè non mai preso innanzi , e continuarono
a brigarsi quello d'imperadori de' Romani , senza aver su di Ro
ma verun diritto , se non l uso ed il parziale invito di andarvi
a pigliar la corona da chi non era peranco signore di Roma ,
da chi avrebbe ricusato , che i Romani promettessero a quelli
una fedeltà sincera , da chi disdegnando la libertà , cui i Romani
7

stessi aspiravano , e non sapeano mantenersi, era ognor pronto a


sollevar le nazioni per disbrigarsi dello imperadore, che avea poc ?
anzi coronato , ed ingegnandosi di tenere Italia divisa , e debole ,
6 >

egli non fu mai così forte da poterla occupar tutta , ma il fu ab


bastanza per impedire , ch'ella divenisse potente sotto un sol capo.
60
Chi non direbbe che allora supponevasi vi esistessc tuttavolta il
romano imperio , che pur da tanti secoli non esisteva più ? Perd
il pontefice credeva , o fingea di credere di poterlo altrui conce
dere , e i Tedeschi , i quali n'ambivano il titolo ad esclusion di
7 7

ogni altra nazione , voleano riceverlo da lui. I diritti pretesi dalle


uno e dagli altri non erano adunque che delle immagini di cose e
d'idee confuse e contradditorie , come a dire che dovessero esservi
e
degl'imperadori romani , perchè ve ne furono anticamente , e che
ilpapa potesse dar un imperio , che più non c'era , perchè Carlo
magno rinnovellatore di questo titolo nell'' occidente volle riceverlo
dal papa. La vanità se n'appagava , e l'opinione pubblica soprafatta
dall'ignoranza , e dal romorio di un gran nome non sapea contrad
dirvi, perchè non guardava in sostanza se non a quella splendida
formalità a così dire innocente , se non avesse talora costato tanto
sangue , e servito di pretesto per sottomettere Italia .
Il dominio de' re Italiani termino adunque con l' ultimo mar
chese d'Ivrea. Fu accusato di essere stato violento e tiranno , ma
gli accusatori furono i suoi nemici medesimi , o direm meglio i
nemici della patria , e d'Italia; poichè contro l'interesse, e il ge
nio di questa , e contro la natura istessa , che si notabilmente la
staccò , e da tutte le bande la ricinse e separd dagli esterni , vol
lero pur suggettarla ad una straniera nazione , la quale senza un
sistema complicato di maneggi e di oppressioni non potrebbe do
minarne un' altra . Ardoino potendo ancora contrastare al suo ri
vale il regno , gli offerì in sull' entrar del 1014 di rinunziarglielo
affatto , purchè gli s'assegnasse una contea , dove vivere con si
curezza. Arrigo il Santo ricusò l'offerta : qual differente modera
.

zione tra i profani , e i santi di quella età ! Ma · Arrigo sottopose


quindi la Lombardia a nuove devastazioni , e alla provocata ven
>
}
61 :
detta di Ardoino ( 1 ) . Questa circostanza basterebbe a 'smentire
la supposta succession de' figliuoli, e parenti suoi nella marca
d'Ivrea ; perciocchè gli ultimi fatti di Ardoino inasprirono , e per
petuarono semprepiù contro di loro la rabbia tedesca.
L'odio implacabile di Arrigo si trasfuse in Corrado il Salico
suo successore. Disceso Corrado in Italia , gli si fecero incontro
infino a Como il papa , e molti signori del partito dell'arcivescovo
di Milano, ma alcuni marchesi ed altri signori Italiani ricusarono
tuttavia di acconsentire alla sua clezione. Prevalsero i partigiani
suoi , e fu coronato in Milano a re – Italia circa a' 20 di marzo
1026. Tentata invano la presa di Pavia , si recò ad Ivrea , e la
soggiogo (2) . Que cittadini anche soggiogati gli furon nemici , ee
generalmente egli trovò in Piemonte la maggior resistenza , e con
sumò quell'anno a battagliare , e ad assediarvi più terre , per .ot
tener colla forza quello che non poteva dal genio de' buoni Ita
liani. Riconfermò le confische fatte già da Ottone IH , e rinnovate
da Arrigo contro del re Ardoino , e de' suoi congiunti e fautori ,
tanto più per le terre che possedeano nella marca d ' Ivrea , e per
ridestar nuovo odio contro di loro tutti , tornò a tacciar Ardoino
di episcopicida , e di pubblico nemico ( 3).

(1) « Hardwigus ... legatos ad regem ( Henricum ) misit , qui comita


» tum quemdam sibi dari peterent , et coronam suimet cum filiis ei red
» diturum veraciter promitterent » etc. Ditmaro lib. 6 nella raccolta di
Leibnitz Rer. Brunsvic . script. T. I pag. 398.
( 2) < Iporeiam primitus civitatem capiens , deinde cæteras cum castris
7

» universis etc. » Rodolfo Glabro appresso Duchesne Rer. Francic.


T. IV pag . 40.
( 3) Diploma sopracitato di Corrado il Salico de'7 aprile 1027 , che ri
conferma alla chiesa di Vercelli le precedenti largizioni , ed un altro
del 1029 , in cui si torna a vedervisi curtem Canavam , e si ha pur nel
primo libro de' Biscioni ſol. 62 e segg. nell'archivio di detta città.
62
I costui figliuoli furon due , Ardicino di cui nel docum . I quì
appresso , ed Ottone , ricordati ambidue nella donazione del 1008
7

a S. Siro di Pavia ( 1 ). Parecchi scrittori glie n’aggiunsero due


altri , Guidone marchese d'Ivrca , ed Ugo , ma sull'autorità della
7

falsificata cronica di Fruttuaria , e di documenti grossolanamente


fatti alla macchia. Il vescovo Agostin della Chiesa , il quale talor
vide chiaro , talor non seppe , talora non volle , o non osò veder
9

le tante falsità , e assurdità divulgate per congegnare delle boriose


genealogie , fece di Ugo un vescovo d'Ivrea nel 1053 , e di Gui
done, o Vuido il ceppo di tutti i così detti conti del Canavese (2) .
Poscia dall' istesso Chiesa , e da più altri fecesi del marchese Gui
done un eroe , che combatte , e respigne i Saracini , i quali dalle
alpi della Moriana volean calar in Italia ; sebben i Saracini , che
infestarono questa nostra contrada , vivessero più di un secolo in
nanzi , e que' di Sicilia , i quali potrebbono coincidere a
7 un di

presso con l' età di esso Guido , quando e' guerreggiavano contro
a' Greci e Normanni nel regno di Napoli , e quegli altri di Sar
degna , i quali intorno al 1016 , e 1017 infestavano le coste della
Toscana , non furono certo sì pazzi di venirvi per le alpi della
Moriana e pel Piemonte , onde recarsi dalla Sicilia nel Napoletano,
>

oppure dalla Sardegna nella Toscana , e Riviera di Levante. In


somma di poi si fa morir gloriosamente il marchese Guidone sotto
le mura di Milano , militando per Corrado il Salico nell'assedio
del 1037. Ma Vuido italicus marchio signifer regius rimasto al
lora ucciso , come racconta Arnolfo , ( loc. cit. pag. 18 ) è il
Guido fratello di Berta moglie di Manfredo II marchese di To
rino , e lo veggiam nominato nella carta del 1029 per S. Giusto

( 1 ) Biblioth. Sebus. cent. 11 num. 3.


(2) V. ne' documenti num. VIII not. 4.
63
di Susa insieme agli altri fratelli di Berta istessa , e senza dubbio
siappartengono tutti all'inclita famiglia de' marchesi da Este.
Ma non solamente ingannaronsi parecchi scrittori , dando in
prestito al re Ardoino de' figliuoli non suoi , ma così pure pre
stando a cotesti de' figliuoli tolti ad altre famiglie. Tali sono un
altro conte Guido , ed Ardoino suo figlio , i quali intorno alla metà
del secolo undecimo militavano nelle armate della famosa contessa
Matilde , e un altro Ardoino Longobardo , il quale nella Puglia , 9

e nella Sicilia guerreggiò contra Greci , e Saracini in circa il 1039


>

(1 ), e dal Chiesa e da altri francamente s’innestano tutti in su


l'albero de' supposti marchesi d'Ivrea discendenti dal re Ardoino.
Cotesta figliuolanza vien usurpata alla famiglia degli antichi conti
di Reggio e di Parma , i quali erano della stessa casata di Ma
tilde , e de marchesi di Toscana ; e furono dessi gli Ardoini , e
i Guidi , ovvero Guidoni, i quali fecero le imprese attribuite ai
nipoti del re Ardoino contro a' Saracini.
Il comun ceppo di quella famiglia è Sigifredo conte di Lucca,
e padre di Attone pur conte. Due costui figliuoli formarono le
due linee di Toscana , e di Parma (2). Dal secondo di essi pur
detto Attone conte di Parma e Reggio nacque un Ardoino , che
fu altresì conte di Parma (3) . Altro figliuolo di Attone II fu un
Guido conte di Reggio , e costui figli sono certamente nel 1073

(1) Guglielmo Apulo Carm . de Normann. lib . I , 'ee Goffredo Malaterra


Hist. Sicula lib. I , cap. 18 ,7 Rer. Italic. T. V col. 255 , e 551.
( 2) Carta del 958 pubblicata dal p. Bacchini nella storia del monistero
di Polirone. Donizone nella vita della contessa Matilde lib . I cap. 2.
Rer, Italic. T. V. pag. 350. Fiorentini memorie di Matilde etc.
( 3) Carta del 1045 nell' appendice alla storia del monistero suddetto pag .
48 , e tre altre carte del 1054 , 1058 , 1062 nelle Antiq. Itel. T. I ,
7

col. 423 , e T. IV col. 804.


* 64
Guido , Ardoino , e Oddone benefattori pur essi della cattedrale
9

di Reggio ( 1 ) . I loro discendenti continuano nel secolo dodicesi


mo (2). Adunque non si possono a modo niuno co' medesimi con
fondere i due figliuoli del re Ardoino , cioè Ardicino , e Ottone ,
7

ovvero Oddone , poichè non si può nemmen supporre , che dopo


la rovina del padre eglino , oppure i discendenti loro sieno pas
sati ad esser conti di Parma , o di Reggio , mentre veggiamo esi
>

stervi la linea di essi conti molto prima di Dadone medesimo , o


del re Ardoino , e succedersi mano a mano nelle istesse contee assai
dopo ch'erasi già perduta ogni memoria de' figliuoli di quel re
magnanimo , ed infelice. Italia ! L'ultimo de' tuoi re ; quindi l'ori
gine delle tante division di domini , in che poi fosti spezzata , e
della perdita della tua costituzione , e della nullità politica della
7

nazion Italiana :
La differenza di coteste due famiglie del tutto straniere l'una
all'altra è tanto più evidente , che nella prima tutti professano
>

esser dessi di nazion Longobarda, e per l'opposto Dadone , Ar


7

doino , e i figliuoli suoi di nazione Salica. Il: silenzio della storia


rispetto a cotesti figliuoli ci lascia ignorare affatto come , dove ,
e quando finirono. Nulla di meno alcuni hanno opinato , che Ar
.
dicino premorisse al padre , e chi l'altro figlio Ottone. Il primo
è ancor ricordato nel 1014 ; ma , però dopo . la morte di Ardoino
più non si parla di quelli , talchè glistessi fautori della progres
sività di sua schiatta si trovarono ridotti a rappiccargli de' figliuoli,
ch'ei. nan chbe , rubacchiandogli sfacciatamente ad altrui.

(1) Due carte , ibid. T. IV col. 809 , e altre concernenti i figliuoli di


cotesti conti son rapportate dal Bacchini loc. cit.; e nel Bollario Car
sivese T. II.
(2) Antiq. Ital. T. III col. 1147.
65
Certo i marchesi d' lyrea finirono nel re Ardoino. Il vescovo
resse un tempo quel territorio , come lo stesso accadde allora in
tante altre città d'Italia. Ma è vieppiù notabile il ritrovarvisi in
fino del 1041 i consoli d'Ivrea , alla protezion de' quali , anco
7

rachè non si voglian presumere di quell'autorità , onde godettero


poi nelle repubblichette italiche , pur il vescovo Enrico accoman
dò il nuovo monistero di s. Stefano ( sub defensione nostræ ci
vitatis Consulum ). Adelaide marchesana di Torino amministro un
tempo quella contea per avventura di concerto col vescovo stesso .
Finalmente fu bentosto dimembrata e ridivisa , come tutte l'altre
contee urbane , donde vi sursero poi i comuni , e un nugolo di
castellani.

CAPO V I I I.

Da Ivrea infino alla imboccatura di Valdaosta .


olo

Ga le terre accennammo alla diritta del corso di Dora Bau


tica , rimontando dalla città inverso a'confini di Valdaosta . ( cap .


IV ) Ora a quest'altro lato del fiume in sulle tracce dell'antica
via romana per un piano non sempre inuguale arriveremo ad im
boccare in quella gran valle. Abbiamo a manca il fiume stesso ,
e più là a destra l'estremità di una massa . di monti , che dira
mansi dalle alpi Pennine , e singolarmente dall'immensa base di
Monterosa , il quale molto più là al norte primeggia alteramente .
>

La rupe elevata di Andrate sporgendo vieppiù in quà , prolunga in -


9
66
sin presso al fiume la successione di que' monti , che vengono per
lo più abbassandosi a misura che si scostano da Monterosa. Quel
di Andrate è quindi il più depresso. Di lì nasce , ee a così dire
vi si stacca la singolar collina della Serra , la quale siccome un
muro uguale e diritto si estende aa più miglia d'occidente a le
si estende
vante , e tuttavia questa provincia divide dal Biellese , come altre
volte il contado d'Ivrea dalla porzione nord-ovest di quel di Ver
celli . Il monte di Andrate è pertanto l'ultimo anello della se
condaria catena di monti , che da tramontana vengono prolun
gandosi , e degradando a mezzodì inverso il fiume di Dora Bau
tica , e per le corrispondentisi opposte loro facce sono l'estremo
termine della Valesa a levante , ed il più occidentale del Biellese.
7

A ponente l'altra linea di montagne parallela alla prima si rag


gruppa ad altre , le quali dove più dove meno si accavallano.
Tra mezzo a coteste due linee ne risulta a dilungo la ripida valle
dell’Esa , o dell' Hellex ( Valaise ), la cui sommità si riconfonde
colle falde asprissime e co' diacciari di Monterosa.
Non parlerò dell'cminente villaggio di Andrate , poichè fuor del
suo nome , nulla vi ha che attesti la sua antichità. S'egli è vero ,
7

che la Dea Andarta de' Galli fosse l'istessa del Dio Termine dei
Romani ( 1 ), non c'inganneremmo punto derivando dalla medesima
il nome di questo monte , che nella serie de' suddivisati era , ed
7

è tuttavolta uno de' termini del territorio d'Ivrea , altrettanto che


de' Salassi montaneschi.
L'antico cammino dalla città insin a Montestrutto vario non
poco , e nuove terre lunghesso succedettero alle antiche. In più
documenti de' bassi tempi ci si rammemora Quintum in val di Mon

(1) Bimard. de Diis quibusdam ignotis præsertim Gallicis cap. 9 appresso


Muratori Thesaur. novus inscript. T. I.
67
talto , il qual più non esiste. I conti Biandrati di s. Giorgio
lebbero un tempo in feudo dal vescovo d'Ivrea . Dinominavasi
Val di Montalto tutto il tratto da questo luogo infino quasi a Mon
testrutto , dove nel secolo tredicesimo vi sorsero Castelfranco , e
Borgofranco. Montalto quasi appie di Monte Crovero trovasi
alquanto fuori del cammino , e alla distanza di 930 trabucchi dalla
porta d' Ivrea detta di Aosta. Laonde l'antico Ad Quintum tro
vavasi molto più a ponente , e la sua vera distanza presa dal centro
della città lo porta a trabucchi 300 di quà di Montestrutto , o
sia Montestretto . Infino a questo villaggio abbiam de' colli ne' din
torni ; ravvicinandoci al medesimo , rientriamo in uno stretto di
montagne ,, dal quale il moderno villaggio prese nome. Più là Ad
Septimum luogo parimente ommesso negli antichi itinerari', come
altri assai . Ne' tempi mezzani appellossi Septimum Widonis, ee
oggidi ancora Settimo Vittone a 330g trab. da Ivrea , che ben cor
rispondono a sette di quelle miglia antiche. A Settimo tornano
i monti a ritirarsi , e ricompaiono alle loro falde altri villaggi
a' due lati del fiume. Abbiamo alla nostra diritta Nomadium ,
Cesinola , che è Cinsola , ed in Cinsolis della sopracitata carta
di fondazione di S. Stefano d'Ivrea , detta poi Cesnola e Zesnola
in tempi più bassi. Più là Castelletto , e Castrum Ugonis, Ca
struzone , il primo già de' Vercellesi , l'altro poi occupato dai
marchesi di Monferrato , e l'un l'altro lunga materia di contese
con il comune d'Ivrea , e co ' vicini castellani. Cagione n'è stata
>

sempre ľavidità de’dazj. Il commercio di oltramonti, chc per la via


d'Ivrea e di Aosta vi faceano i Lombardi , ed altri Italiani , era
a que giorni molto notabile , e chi signoreggiava de’villaggi lungo
questo cammino , n'avea il suo pro ( 1 ) . Durd poi gran fatica
(1) V. ne' documenti num . VII le lettere de' capitani , e reggitori della
7

società de' mercanti Lombardi , Toscani ec.; furon desse presentate ai


dazieri di queste terre , poichè le trovammo inserite tra le carte di
Castruzone pei marchesi di Monferrato.
68
il comune d'Ivrea nell' accordo che fece a' 16 maggio 1294 col
marchese di Monferrato , ad ottener esenti i suoi cittadini , e gli
uomini del suo distretto dal dazio , che quegli solea ' riscuotere
nella sua terra ad Castrum Ugonum , come allora dinominavasi ,
di più in tota strata venienti a valle ( Augusta ) versus Ipporegiam ( 1 ).
Finalmente Curte Camera , altrimenti Ad Cameram , come vien
> 3

detta da Viberto nella vita di Brunone poi papa Leon IX (2 ) , il


quale ancora giovine avendo seguitato il re Corrado il Salico suo
zio nella sua prima spedizione d'Italia , nel ritornarsene oltramonti
con pochi de' suoi per Ivrea , corse rischio di esservi preso da
quei cittadini. Mentre essi il cercavano , egli di già fuggitosene
ad extremos Italiæ fines pervenerat , locumque qui dicitur Ad
Cameram , subentraverat , cioè Carema ultima terra del contado
9

d'Ivrea a questo lato de' confini di Aosta , posta in sito alquanto


più aperto il tener suo è più fertile , e si estende altresì non
meno che quel di Settimo in su pei monti , che l'un l'altro di
vidono dalla laterale Valesa , pe' quali confinano con l'erte mon
7

tagne di Perlo , la più bassa delle terre di quella elevata tras


versal valle .
Dal caso occorso a Brunone , o Leon IX in Ivrea si rilevano
due circostanze , 1.º che il luogo di Carema dicendosi collocato
in su gli ultimi confini d'Italia , adunque la gran valle di Aosta
era stata riunita di nuovo al regno della Borgogna Trasiurana ;
del che ne discorriamo nel capo I della contea di Aosta. 2.° Mal

( 1 ) Nell' archivio della città d'Ivrea.


(2) Lib. 2 , cap. 10 , Rer . Italic. T. III part, I col. 287 ; ivi l'annotatore
interpreta Camera pel luogo de la chambre di là dell' alpi in Moriana ,
senza badar punto nè alla strada tenuta da Brunone,7 nè al sito della
terra posta a' confini , e non già fuori d'Italia.
69
grado la presa d' Ivrea fatta dal re Corrado solamente alcuni mesi
innanzi i cittadini continuavano ad essergli avversi , come pur gli erano
altre città d'Italia. In quel mezzo il re assediava il castello d'Orba
nella contea d'Acqui ; talchè il fatto di Brunone occorse nell’au
tunno del 1026. Allo scader di quell'anno ritornò Corrado ad
Ivrea , per ricevervi i legati di Rodolfo III re di Borgogna , cioè
come narra Vipone usque ad confinium Italiæ , et Burgundiæ
pervenit , ed ivi solennizzò il Natale. ( 1 ) .
Nell'anno seguente il re Corrado appena coronato imperadore , 7

insanguinata crudelmente quella festa , tenuti alquanto in freno,


e non mai soggiogati gl’Italiani impazienti del giogo straniero ,
fu costretto ripassare in Lamagna, dove la sua lontananza l'espo
neva a perdere quel regno , mentre la lontananza sua dall'Italia
fecegli perder quì assai della sua autorità . Nuove rinascono sedi
zioni e zuffe tra cittadini, e tra l'una ed altra città . I minori
vassalli anch'essi , la plebe , e perfino i servi * pigliano l'armi
contro de'maggiori e de'padroni , rubano , scompigliano. Si vuol
creare un nuovo re d'Italia ; l'imperadore s'affretta a rivalicar di quà ,
assedia indarno Milano , le fazioni s'achetano un istante , e si riprodu
cono, la forza e i doni sovente prodigatipiaggiano, e non salyano l'au
torità dell'imperadore , i tumulti sopisconsi di nuovo , e non si spengo
no , e s'introduce di mano in mano in molti luoghi un governo misto
7

ma sempre borascoso , insino a che sotto il quarto Arrigo re di


Germania , e poi d'Italia tutta la Lombardia prende forma di
repubblica , e gl'imperadori Alemanni sono ridotti a contentarsi
quì di un titolo di onore , e di belle apparenze spesso insidiose,

( 1) In vita Chunradi Salici nella raccolta di Pistorio e Struvio Rer . Ger.


manic. T. III. pag. 472.
• 1 Sansculottes del secol undici,
70
e a carpir talora de' donativi, e non più de' regolari tributi. Co
teste apparenze , e cotesto titolo brillante armano di poi l'orgo
glio di Federico I per ritentare di rendere l' uno e le altre più
reali , ma lo sottoposero a sconfitte , e ad affronti non preve
>

duti. Ivrea per levarsi dalle molestie de' Vercellesi , si accosto


a questo imperadore , ed intervenne nel trattato di tregua del 1177
tra lui , e i Lombardi ( 1 ) . Quindi poi ella incominciò a far co
niare moneta propria : una se ne rammemora dal celebre Carli
colla leggenda da una parte Federicus ip. cioè imperator , che è
il primo di tal nome , e dall'altra I porecia (2) .
Era omai disciolto nella sostanza ogni feudal vincolo , a cui
gl' imperadori tedeschi volean connettere la loro superiorità in
Italia ; ma sopravivevano ancora nel rozzo spirito degli uomini le
confuse idee di universal dominio dell'antico imperio romano , e
così abbagliati seppero tantomeno distinguere l'imperadore dal
conquistator momentaneo . Da ogni recente violenza quindi pur
vi si dedussero de' diritti , che l'ignoranza , ed il timore facevano
supporre incorporati di già ab antico alla superiorità dell'imperio , .

e al nome stesso d'imperadore ; giacchè appresso il volgo sovente


la parola si tira dietro la cosa . Per mille vie lo stato popolare
insin dal suo nascere si corruppe , declinò , s'indeboli , e per im
peto trapassando sempre di troppo di là d' ogni ragione , dovea
ben tosto diventar il governo di pochi , o di un solo . I capi di
9 0

setta si giovarono de' pregiudizi ,, degli abusi , e dell'incostanza ,


e debolezza del popolo , e facendo mostra di riconoscere dall'im
peradore il diritto di signoreggiate come suoi vicarj le città d'Italia,
ne divennero i tiranni. Ivrea seppe a tempo prevenir questo male.

( 1) Antig. Ital. T. IV col . 283.


(2) Delle opere del conte Carli, T. III pag. 213 , 214
71
Il tratto di colline tra Montalto suddetto , e Carema , dovunque
è più scaldato dal mezzodi , suole pur disegnarsi nelle pergamene
de' bassi tempi col nome di Riparia. A poca distanza di sopra ,
Carema le montagne laterali tornano a rappressarsi , e mano a

mano scompaiono i colli , e ogni veduta di pianura . Più là il tor


rente dell' Hellex , che scende rapidissimo dall'imminente lateral
Valesa , attraversando il cammino , insinchè gittasi nella Dora , è
un altro termine del tener di Carema stessa , e del contado d'Ivrea .
La Valesa tuttochè dell'antica contca d'Aosta n'è come divisa
per dirotte montagne . A travalicar di là con manco d'incomodo ,
erano costrette le popolazioni della bassa Valesa di calar giù nel
tener di Carema , e trapassarvi per la bocca della gran valle . Così
pure questo luogo fu unito un tempo alla provincia di Aosta , ee
fu di nuovo restituito a quella d' Ivrea , innanzichè si pensasse a
racconciare alle mentovate popolazioni una via più diretta , per
risparmiar loro cotesto lungo circuito renduto anche più scabro ,
e di dispendio da quegli ordinamenti daziari , che fanno diventare
stranieri gli uni agli altri gli uomini delle differenti provincie
di uno stato medesimo . Tristo avanzo di fiscalità feudale , c dell '
antica division di quelle provincie istesse , cui la moderna Europa
>

per un interessato , ma falso calcolo di pubblica economia non


e
ha dappertutto saputo svellere , e toglier di mezzo a' suoi regni
coli un monumento , che li mantien gelosi e forestieri nel loro
stesso paese , e lor rammemora del continuo le passate divisioni
d'interessi , e di stato . Quindi Ad Pontem in sul detto torrente,
9

opera de' Romani , ma l'iscrizione n'è corrosa e indicifrabile , da


cui però nel 1652 tra poche altre sconnesse parole parve ad un
raccoglitore di antichi monumenti avervi rilevato quella di Heliæ ,
ch'era il nome stesso del torrente .
La total lunghezza della strada , che abbiam percorso da Ivrea
al ponte dell'Hellex , o di s. Martino, è di trabucchi 5470 , che
72
equivalgono alla misura itineraria di XI – miglia romane. La ta
vola peutingeriana ( segm . III ) e l'itinerario di Antonino per
tre volte ( pag. 345 , 347 , 351 ) collocano Ivrea a XXI m. p.
da Vitricium . A compiere questo spazio converrà avanzarci in
sino a Verrez. Ma il ponte suddetto , ovveramente questo ter
mine tra le antiche prefeiture, e poi contee d'Ivrea , e di Aosta
lo sarà pur egli stato del paese de' Salassi , dal qual si passava
immediatamente in quello de' Libui? ( 1 ) Tolomeo quantunque
largheggiando attribuisca ai Salassi non meno Aos che Ivrea
( lib. 3 cap. I ) non ci darà a intendere , che quest'ultima città
1

siasi da'Romani edificata nel tener de' Salassi medesimi , i quali


erano ben più forti , e sicuri , non trapassando di quà degli stretti
dell'odierno Montestrutto .

(1) Livio lib . 21 , cap. 38.


73
L A TOM ER I DION A L E
D E L L A M ARCA D' IVR E A.

comprende ilil paese , che giace immediatamente a levante


Essssoo comprende
del contado proprio d'Ivrea , cioè a dire la parte meridionale della
contea di Vercelli , e tutta quella di Lomello insin al Tesino. La
prima è divisa da una linea , che si tira lunghesso le montagnette
della Serra , e delle succedentisi , che ne dipendono , principiando
dai colli di Piverone , e continuando su per quelli di Viverone ,
Ropolo , Cavaglia , Dorzano , e mano a mano lungo le collinette
e i poggi talora interrotti , che pur corrono sinuosi inverso levante,
torcendo un poco dalla linea medesima , nè mai troppo discostan
dosene , e digradando sempre più infino di sotto la terra di Ca
risio , donde finiscono : d’indi il corso del fiumicello Elvo , e di
rittamente infino alla Sesia. Di là di questo fiume continua a di
lungo l'istessa linea a'confini delle contee di Novara , e di Lo
7

mello , passando tra Robbio , e Borgolavezzaro , e tra Mortara e


Vigevano altresì insin al Tesino ; a mezzodì il Po , rimontando
insin all' influente della Dora Bautica , indi questo fiume stesso
infino ai limiti descritti al capo VI , che dividono a ponente la
contea di Vercelli da quella d' Ivrea : paese molto più vasto di
quest'ultima, però il vogliam trascorrere altrettanto più rapidamente.
Da Piverone suddetto dipartendo , vi seguita Vivero , che Vibero
> 7

doveasi pronunziar dagli antichi. Cluverio malamente il confuse


con Libero , o Liberone ricordato da Nicoforo Callisto , c da altri
7

come tra poco si dirà . Una valletta intra le colline di Viverone


serve di letto al laghetto dinominato di Bertignano. Ropali ,
ID
74
Cavaliaga, e a mezzodì nel piano Alice tutti e tre collocati in Vercel
lensi comitatu ne’due sopracitati diplomi del 964 , e 987 , l'ultimo
riconfermando il primo ( 1 ) . Cavaglià scrivesi Cabaliaca in quel del
1000, ( docum . N. 1. ) e già si scambia la B in V nel sopracitato
del 1014 pel monistero di Fruttuaria , da cui dipendea cella in
>

Cabaliaca , e sia picciol monistero su d'una collinetta , ove ancora


esiste la chiesuola di s. Vincenzo. Questo ameno luogo ebbe nei
bassi tempi il suo conte , e se ne ha la prima notizia in un trat
tato del 1170 tra Milanesi , e Vercellesi , nel quale i primi si ob
bligano a non mai far pace , o tregua col marchese di Monferra
1

to , conti di Biandrate, co' Pavesi , et cum comite de Caballiaca


9

senza il consenso degli altri . Guglielmus comes de Caballiaca è


sottoscritto ad una convenzione del 188 tra Vercellesi, e l'abate
di s. Salvadore di Casalvallone. Un conte Aimone de Caballiata
intervenne a un bando fatto in Vercelli nel 1197 di ordine dell '
Imperadore Arrigo VI ( 2) , e poi nel 1202 a un atto d'accordo
tra Casalaschi , ed il vescovo di Vercelli : in altro de’ Vercellesi
co' signori di Burolo del 1207 vi sono presenti Bonifacio conte
di Alice , e Uberto figliuol di Manfredo de conti di Cavaglià.
Cosi nel secol dodici c vicppiù in appresso molti de' più notabili
castellani vennero arrogandosi il titolo di conti. Alice , altramente
Alise , e più là nel tener del vicino Borgo d' Alice Arelium
Medulæ , Herbara , gli ultimi tre luoghetti annoverati altresì nel 1
1
più volte citato diploma del 999 si disertarono intorno alla metà
del secolo tredici per le rabbiose fazioni di quell'età , e dalle loro

(1) Biblioth . Sebus, cent. II , cap. 88 , 89.


(2) Appresso Irico Histor. Tridini pag. 70. V. ne' documenti num , IX ,
not. I.
75
rovine di poi nacque , e si popold il Borgo d'Alice ,ma le rispete
tive regioncelle serbano tuttavolta il nome di quelli .
Osservammo , che nel 964 , e 987 Ropolo , Cavaglià , ed Alice
continuano a collocarsi nella contea di Vercelli , ancorachè nell'
istesso secol decimo fosse già istituito a poche miglia a levante di quei
luoghi comitatus Sanctæ Aghatæ , di cui Ottone III per soddisfar il ve
scovo Leone , gliene fece dono nel 999 in un con tutta la contea di Ver
celli , totum comitatum Vercellensem in integrum . et totum comia
tatum , quem dicunt Sancta Aghatæ cum omnibus castellis, villis etc.
(1) Nè punto ancor paga la colui avidità , 'a pretesto si fossero dila
>

pidati gli utili , e profitti del castello di sant' Agata , ( Santia )


l' anno appresso ottenne da quel debole principe « ut in castello
» Sanctæ Aghatæ , aut in burgo ejus , aut per quinque milliaria
» in circuitu nullus unquam hominum placitum teneat , aut fo
» drum colligat etc. » ( Docum , num . 1. ) Il vocabolo introitus
istà qui pel punto donde cominciano le cinque miglia dipartendo
dal castello e borgo , e volgendo allo intorno , come appunto
Corrado ` il Salico ispiegò nel sullodato diploma del 1027 , dove
riconferma al vescovo Arderico successor di Lcone la giurisdizion
comitale in toto comitatu Vercellensi , et in toto comitatu San
ctæ Aghatæ intus et foris. A rispetto de' summentovati lucrativi
diritti li circoscrisse parimente entro lo stesso spazio , cioè in
castello Sanctæ Aghatæ , et in burgo ejus, aut per quinque
milliaria in circuitu . Quantunque non si usi ristrignere se non cið
che è più esteso , la disegnata limitazione di territorio risguarda

(1) Il diploma è rapportato dal Baronio T. X. ad ann . 999. Fleury Hist,


eccles. T. VIII lib. 57 num. 59 disse a proposito di questa donazione
c'est la première où j'aie remarqué la puissance publique donnée si expres
sement à une église.

1
76
esercizio di que' diritti , e non i termini della contea donata in
tiera co'suoi villaggi, e le castella. Ma basterebbono le cinque
miglia a comprendervi Ropolo , Cavaglià ed Alice ; le quali terre
nulladimeno si dicono situate nella contea di Vercelli nel 964 , e
987 , sicconie la principale ed urbana, da cui dipendea quella
stessa di Sant'Agata , e perciò il cancelliere intralascio di nomi
narla , o forse non ci avvertì punto .
Nè coteste minori contee , le quali ridivideano e spezzavano quelle
più vaste , e le diocesi delle principali città , si hanno a confon
dere colle terre , alle quali presiedeano i conti pagensi e rurali ,
cioè gl' immediati vicari de' conti urbani , titolo bensì personale a
coloro , ma non si usava per anco dinominar contea la terra , o O

il castello , ch' essi reggeano. Altronde le miniere di monte Vit


tumolo , come a suo luogo si vedrà , sebben più lontane per nord
ovest , ci s'indicavano collocate infra comitatum Sanctæ Aghatæ ( 1 ).
Noi siamo però ugualmente incerti intorno all' epoca della isti
tuzione di questa minor contea , e ai veri suoi cor.finí. Altre volte
io la supposi istituita tra il 987 , e il 999 , perchè i mentovati
tre luoghi diceansi innanzi della contea di Vercelli . ( Piem . Cispad.
pag. 212 ) Non considerai , che vi era pur compresa quella stessa
di s. Agata , la quale siccome minore , e men nota non parea
>

forse bastasse a determinar la località , e principal giurisdizione ,


cui soggiaceano le terre in que' due diplomi menzionate , ma tanto
7

più perchè alcune di quelle erano del tutto fuori di essa minor
contea , e collocate su gli estremi confini di quella stessa di Vercelli .
7

Io dovea poi tanto meno dedurre l' epoca di così fatti smembra
menti de' contadi urbani da' tempi del terzo Ottone , sendo incon
>

(1) Infra passion pro intre , unde italicum fra. Ducange Glossar, mediæ
latinit .
77
trastabile , che sono di molto anteriori. Dee per avventura dirsi
lo stesso del contado Dianese nominato insin dall'anno 870, ch’ivi
ho fatto sinonimo del contado di Alba.
Ma senza dubbio si hanno a comprendere nella contea di Sant
Agata le vicine terre come di Carisium , Vitignianum ( Vetigne )
e Casanova , l' ultime due già così dette ne' mentovati diplomi
del 964 , e 987 , e di sotto S. Germano forse anche Calviniascum ,
Craviasco , nominato pur nel sinodo del vescovo Ingone del 964 ,
non perd i confinanti Salasco e Selve , luoghi già molto boschivi
che rappresentano la così detta Silva Salsa , o Salasca dell'istesso
ottoniano diploma del 999 , la quale si estendea un tratto sul
tener della vicina Lignana, che comprendea l'odierna contigua
Verneia. Cotesti fertili poderi son trasandati in esso diploma ,
l'avido Leone dovette astenersene , perchè omai da due secoli
>

Carlo magno gli avea assegnati a S. Martino di Tours , cui pure

li riconfernid Carlo il grosso nell' 887 , cioè res in Italia sitas


Solariam ac Lianam , atque vallem Caumaniam , che sono oggidi
Solere nell' Alessandrino , Lignana suddetta , e Camagna nel Casa
lasco. Mabillon negli annali Benedittini T. IV num. XII dell'appen
dice ne rapporta i documenti. Ancora nel 1199 ii canonici di Tours
investirono di Solere , e di quelli di essi beni , che lor riinaneano,
il marchese di Monferrato .
Cadono bensì nell'istessa contea di Sant'Agata siccomc anche
più vicini a Santià Troncianum , et alterum Troncionum del di
ploma del 999 , ridotti poi in un sol luogo. Quello in cui eravi
la chiesa di S. Martino , fu da’ Vercellesi affortificato nel 1256 ;
e più là Cauconida pare nel tener di Bianzè.
Liburnum era così detto nel 999 , Livurnum nel 1914 , ma
Libero , e Liberone anticamente. È nominato da Niceforo Cal
listo lib. 14 cap . 5 , e da Sozomeno lib. 6. cap. 11 , e 12

all'occasione che Costantino tiranno della Gallia calato per l'Alpi


78
Cozie , cioè per Monginevra l'anno 410 giunse da Susa a Libe
rone luogo della Liguria , e d’indi muoveasi per tragittar il Po ,
quando intesa la morte di Allovico general dell'esercito dell'im
perador Onorio , diede volta , e per lo stesso cammino rivalico
di là dell'alpi. Egli venutosi d'intelligenza con Allovico per levar
con perfidia ad Onorio l' Italia , si era scostato dalla strada lun
ghesso il Po da Torino a Pavia , forse perchè troppo ben mu
7

nita di fortezze , e di truppe, che non aveano cospirato , e si at


tenne a quella da Torino a Vercelli , lungo la quale si ritrova
Livorno. Disegnava di rappressarsi un tratto all'altra per varcar
il Po dove finiscono i fangosi colli del Monferrato . Non pare fosse
trascorso troppo lunge da Livorno , allorch' ebbe la novella , che
il fece tornar addietro. Altrove già notammo l'errore di chi con
fuse Liberone con Libarnum tra Genova e Tortona , e di chi con
Verona , ch' era fuori della Liguria di que'tempi, la qual finiva
7

all'Adda. La mentovata minor contea non pare si estendesse più


là di Livorno.
Sulgio così nominata più comunemente ne' tempi mezzani , e
di poi anche Saligia , Saluggia. Il suo territorio confinava a po
nente con quello de' distrutti villaggi di Uliaco , e Moriondo del
contado proprio d'Ivrea , e inoltre con Miralda , il tener de' quali
si unì poscia a quel di Villaregia , di Moncrivello , e di Cigliano.
La region di Citteila , o Cittella , ossia Civitacula in posse
Ciglani ( Pietro Azario scrive Ziglanum ) ci dà indizio della
positura di un antico luogo , di cui ignoriamo perfin il nome , ►

non che il tempo della sua rovina. Miralda pur essa distrutta
era
a questo lato la terra del contado Vercellese , che pur
toccava a ' confini di quello d'Ivrea , ma non alla Dora Bautica
perchè i terreni innoltrati di Moriondo, e di Uliaco avvallandosi
un tratto insino alle rive del fiume ,> tramezzavano i suoi. La
prima terra Vercellese , ch'iyi sicuramente toccaya alla Dora ,
79
era Saluggia , cui spettava sin ab antico il dritto di tenervi una
nave pel tragitto del fiume, alienato poi dal vescovo di Vercelli
Gisulfo intorno al 1148 a dispetto di papa Eugenio III (1 ) . Di
sotto il confluente della Dora nel Po Andolium , che già nel
decimo secolo era una region così detta , e dominata da un suo
castello ; onde nel diploma del 999 vi ha totum Andolium intra
Duriam , et Padum Zebedasco, ch'era il nome del castello , e 1

negli atti di visita sopracitati (cap. V. ) del 1569 pei confini


de' comuni di Brusasco , e Verrua si accenna un tratto di terreno
>

allora detto il Benasco ( nome alla maniera nostra accorciato , ed


alterato da Zebedasco ) nel poder di Landoglio con entro il
Castellazzo « tuttavia circondato da un largo fosso a cerchio
o con visibili avanzi di antico edifizio , e per tale apparir già
» nelle vecchie scritture » . Le mutazioni , e i guasti grandissimi,
che i due fiumi vi han fatto ne' dintorni del lor confluente , assor
birono a così dire , il sito detto Clorum d'indi poco discosto ,
come c'insegna l'istesso diploma del 999 , Clorum ubi vetus Duria
intrat in Padum . Negli atti soprallegati si rammentano pur le
Testigie di antichi argini , che lungo il podere di Andoglio veg
geansi disfatti , ed erano per avventura gli avanzi dell'antica strada
romana , che presso i fiumi usavasi costruire in modo che serviva

altresì di argine. Più a levante dove per opera de' Vercellesi surse
di poi , e crebbe Crescentino , c'erano in vece i due luoghetti di
ancora l'l'uno
ivi ancora
ed ivi
Cysale, e Campaniola , ed uno e l'altro nome si
conservano. ( V. ne' documenti num . IX . not. 2. ) Amporium ,
Lamporo villaggio , ed Ampori il rivo , che già dal tener di

( 1) Federico I nel 1152 annulld cotesta vendita de pedatico et naulo Sali


giæ. Aptiq. Ital. T. VI col, 321,
1

So
Uliaco scendendo nel piano di Saluggia , si aceosta poi al villaggio
di Lamporo , e seguita per la campagna di Lucedio . Il diploma
del 999 in questa parte solamente annovera con qualche ordinc
i luoghi da levante a ponente , perciò subito dopo Andolium vi
nomina cortem Quadradula , e così pure a levante di Andoglio,
è tra questo , e il rivo Ampori la regione di Versade , che pare
rappresenti le Vertole oggidi , e Camassa Nigra le Colombare
>

con parte de' contigui boschi.


Secondo l'ordine qui da noi osservato da ponente a levante 5

trasandando la positura di mutatio Ceste , di cui già si favelld


ci trasportiamo al villaggio stesso di S. Gennuario poco discosto dal
Po. Era desso propriamente dinominato Laucedium ancora a' tempi
de' Longobardi dal nome di una foresta, che estendeasi per alcune
miglia all'intorno , di cui ve n'ha tuttavia de' larghi tratti . Essa
s' apparteneva a un capitano Longobardo Gahuderis , o Gauderith ,0

il quale in sul fine del secolo settimo vi ſondò il monistero di S.


Michel di Lucedio , e n'era egli l'abate , allorchè Ariperto II
nell' ottobre del 706 approvd le donazioni già fatte, e vi aggiunse
del proprio terram incultam ubi est Ceredallum ...... usque in
.

Sturam , ( t ) che nel Piem . Cispad. pag. 321 malamente interpre


tammo per la Cerina oltre il Po , non lontana dal torrentello ivi
pur detto di Stura . Ma Ariperto parla di un rivo dello stesso nome ,
ee di terreni continuati di quà del Po ne' dintorni del monistero .
Confermd parimente il dono poc' anzi fatto da Odone figliuolo di
Regimperto fine Tabla usque finem Riposico , cioè cominciando
7

dalla regione di Tabia , e dai luoghetti di Torre del Torrione


( Castelliturris in più carte dalle mezzane età ) c Lero infino a

(1) Questo pregevole documento è rapportato pag. 9o e segg. del collegio


de Cacciatori Pollentini : il monistero ivi dicesi collocato Lbaucedio .
81
Ronsecco , dove passa tuttavia il mentovato rivo , che spesso ina
ridiva, donde questo luogo avea nome di Rivosico ancora nell'ot
taro secolo , e dal volgo si trasformò nel moderno insin dal fine
del decimo. L'imperador Lottario I nell' 843 avendo collocato
nella chiesa di S. Michel di Lucedio il creduto corpo di S. Ge
nuario , presero poi nome da cotesto Santo il villaggio , il moni
stero , e la badia , e nemmen dopo la fondazione di quella diS.
7

Maria di Lucedio perdette affatto il primitivo suo titolo.


Ottone III nel 999 spiego più in disteso quello , che dal re
Ariperto erasi indicato nel 706 entro i quattro termini sopradetti;
ma dopo otto secoli l'istessa spiegazione di Otton III sendo dive
nuta oscura ,9 converrà tentare di rischiararla ,
Si diparta da Ceredalla distrutto villaggio della tenuta ancora
detta il Ceriale nel distretto delle Vertole già di ragione di quella
badia , e si prosegua infino al mentovato rivo della Stura , c sin
>

oltre il sito , su cui di poi fondossi Trino , dove il rivo che l'in
terseca , e che già da più di due secoli si dinomina Le roggia di
mezzo , è appunto la Stura suddetta , altramenti Asturia ( 1 ).
Quindi la terra incolta disegnata dal re Ariperto ubi est Ceredallum
appar la stessa del totum Versade menzionato da Ottone III nel di
ploma del 999 , e limitato al norte dal rivo Ampori, tanto più
che vi accennd i siti intermedj infino alla Stura ; cioè a dire con
tinuandosi per noi l' ordine inverso da ponente a levante , vi ha
>

più prossimo al monistero , e villaggio di S. Genuario il da lui rin


cordato Hortus Sancti Michaelis , più a tramontana da Monteregis,
Montaruco , infino ad Aquam Nigram , ruscello presso l'odierno
Lucedio , ed a seconda del corso dell'Amporo infino al Fossatum
Axinarium , oggidi il sapello dell'Asino verso il tener di Trino 7

(1) Hist. Tridini pag. 20 , e 21 .


82
et sicut ecclesia S. Maria a ponte , ossia accostandoci all'antica
chiesa di S. Maria presso Trino , dove ancor nel 1192 eravi un
convento di monache ricordato da Cencio Camerario ( V. num. IX
not. 3 ) e d'indi secondochè Stura currit subtus Broilum vetus,
o sia inferiormente all'antico bosco per uso della caccia , la qual
era famosa in que' contorni.
L'istesso Ottone III in altro importante diploma dell'anno 1000 ,
che pubblicheremo ove trattiam delle miniere di Monte Vittumulo
nella parte settentrionale di questa contea , ci disegna meglio co
testo ed altri boschi , che allora ingombravano gran parte di queste
terre ; ' primieramente poco più là a levante dell' odierna Trino
omne forestum , quod est inter Baonam , et Sturam , cioè tra la
Stura suddetta, e il rivo ancora oggidì chiamato La Bona , che
scorre al norte di Trino , e della Stura medesima un buon tratto
parallelo a cotesta , poi di sotto Carezana mette nel fiume della
Sesia . 2 « omne forestum publicum a strata Montarolii usque in
» Baonam , et usque in monasterium S. Michaelis in Locejo , et
» usque in cortem Sulgiam ; » cioè a dire mettendo per centro
il villaggio di Montarolo , un miglio a nord - est di S. Genuario , o
S. Michele in Laucedio , i due estremi termini sono la Bona
levante presso Saletta , e a ponente Saluggia . Gran parte di co
testa selva di qua e di là del rivo Amporo intersecata da alcuni
luoghetti chiamavasi adunque Laucedium , Lucedium , e Sylva de
Lucejo , come altresì il veggiamo ripetuto nel diploma del 999.
Il novello monistero a due miglia nord -est dal primo , fondatosi
nel 1123 , e dotato dai marchesi di Monferrato nel 1126 ritenne
dalla positura sua il nome di S. Maria di Lucedio ( in loco Lu
cedii ubi monasterium situm est) ( 1 ) . Molti de' beni di quello antico

( 1) Carta di fondazione nel T. XXIII Rer. Italic . col. 335.


83

di S. Michel di Lucedio detto poi di S. Genuario furono da quei


marchesi assegnati al monistero novello, ed il vescovo di Vercelli,
cui il re Ariperto II , e di poi il terzo Ottone aveano sottomesso
l'antico , diede anch'egli una parte de' poderi di esso a pro del
nuovo. Quindi nella menzionata carta del 1126 tornano aa com
parire alcuni de' luoghi , e de' confini sopraccennati. Tale si è
3

strata Montarolii , e v' impariamo , ch' una lunga bassura a guisa


di vallone dirizzata da Montarolo verso nord- est appellavasi Vallis
Orcharia , e a un lato toccava alla strada suddetta , all' altro al
suddivisato Fossatum Axinarium . Rammentasi pure Vallis Pellaria
tra il moderno Lucedio , e S. Genuario , cui era unito nemus de
Valle Pellaria , intorno alla quale i due monisteri piativano nel 1203.
Essa confinava con Lero , e con Lucedio stesso , dal cui lato le
7

si danno per termini Porta Bertani , Porta Limernasca , dino


tandosi quì col nome di Porta le due indicate regioni ; indi una
parte dell'Amporo usque in fines Borzeti, e quindi l'altro rivo
Perdono infino alla strada , che dal moderno Lucedio va a San
Genuario .
Le altre terre da Ottone III riconfermate nel 999 sono Alera ,
poi detta Aleria , Àlerium , ed anche Alhert, oggidi Lero , usque
Gardinam , et usque Roncumsicum , il rivo Gardina comincia di
sopra Ronsecco, Ottone vi aggiugne , tornando a sud -ovest 7

terra mortuorum ( tuttavia il Sapello de' morti ) sicut Ampori te


net usque in caput montis Salacesse, et usque in Padum , ri
confermandovi Palaciolum , et Sylva Palazolasca così detta per
la vicinanza del luogo stesso di Palazzolo , la quale in un coll?'
altro di Lucedio , e Cuziningum ivi si dicono di 'antica ragione
della chiesa Vercellese. Tridinum , o Tredinum ivi pur ricordato
è il vecchio Trino , ch ' esisteva più verso il Po , dove ancora si
9

dice al Po morto presso al sito dell'antica mansio Rigomago ,


di cui si è discorso più sopra. Alcun poco aa levante di Rigo
84
magus lungo la strada militare da Torino a Pavia descritta negli
antichi itinerarj veniva ad incrocicchiarsele quella da Asti a Ver
celli , varcando il Po al luogo di Ad Pontem , di poi detto Pons
Notingi, ora Pontestura. Cotesto ponte esisteva ancora nel seco]
tredici , come altrove .notammo. La direzion della strada quindi a
Vercelli si rileva dalla stazione Ad Septimum da quest'ultima
città , e cade nel tener di Tricero inverso Dezana , dove dell'
antico luoghetto vi rimane tuttavolta la chiesuola detta di S. Maria
di Settimo. Ancora in un privilegio dell'imperador Lodovico IV
de' 25 ottobré 1329 si fanno ivi confinanti a un ampio podere
tra Ronsecco , e Tricero all' una parte aqua Amporii, ab alia
aqua Gardina , ab alia terra monasterii de Septimo de Tribus
cerris (1)
S'appartengono al tener di Trino Castrum Ugucionis, altri
menti Plancheta , ora il Torrione , e Salera , ch ' altre volte scam
biammo con Salasco. In sul cammino di Vercelli Deciana sopradetta ,
ch' Ardoino re diedela nel 1003 al preposto della chiesa Vercellese ,
( Biblioth. Sebus. centur. II cap. 90) Oltre al summenzionato Broilum
petus compreso fra i due rivi Baona , et Sturia , Ottone III nell'altro
>

sopradetto ancor inedito diploma dell'anno 1000 riconfermd altresì


al vescovo Leone il diritto della caccia singolarmente ubi avés
capiuntur e Balzola usque ad Sanctum Evasium , et usque ad
Carisianam . Si scrive anche Barzula , e ritien il suo nome a

(1) Questa concessione è fatta a Bertolino , e Francesco Tizzoni. In in


vestitura di poi data alla coloro famiglia dal vescovo di Vercelli addi
21 giugno 1415 per gli stessi beni vi si aggiugne « quoddam solum unius
» soliti Fortalitii quod appellatur Castellatium ( tuttavolta il Castellazzo)
» coherent ab una parte Dezana , ab alia Triumcerrorum , ab alia
» Ronsiccus , et ab alia ecclesia S. Mariae de Septimo , » ciod a levante.
85

jevante di Moranum , e Pobletum , e a ponente di Cornale ,


9

oppur Cornade. Cadono in quel torno quasi rimpetto della città


di Casal Sant-Evasio oltre villa del popolo Matascum , e Plebs
Martori dell'istesso diploma del 999. L'itinerario di Antonino
pag. 340 dopo Rigomago mette XII Carbantia ; il Gerosolimi
tano pag. 557 Rigomago X mutátio ad Medias. La differenza
delle distanze , non che de' nomi ci da à divedere , ch' essi non
sono sinonimi di un luogo medesimo , como parve a Claverio
7

e ad altri . L ' Ad medias cade presso Villanova su di un tratto


di strada , che volgeva a Vercelli, staccandosi dal cammino di
Pavia , su cui ad un miglio nostro più a sud-est Carbantia fra
>

Terranuova , e la vicina Grangia di Gazo chiamata Goagazio


e

nel diploma del 999 : indi il fiume della Sesia mette nel Po.
A tramontana di Carbantia poco discosto dalla Sesia , Caris
siana sopradetta , ultimo termine a nord-est disegnato pel distretto
della caecia . A ponente Stirpiana ,Stropiana , del diploma del 1014
( del Vercellese pag. 127 ) Petiana così detta nel frammento
del soprallegato sinodo del 964 , Pezana. Ascilianum del diploma
del 999 , Asiano , ed accostandoci a Vercelli , Petroriolum del
frammento sopradetto , il cui nome si altero, e raccorciò in Pra
rolo. Curtis Regia presso le mura della città , dove pusterle D.
Salvatoris posita est , come ci s'indica insieme a una parte delle
mura della città stessa nel diploma del re Berengario 1 del 913
a pro de' canonici di S. Maria , e di S. Eusebio , nel cui archivio
si conserva . ( V. ne' Docum . n. IX not. 4 ) Dessa è pertanto
Curtis Vercellensis Civitatis menzionata in quello di Corrado il
Salico del 1029 , èe di Arrigo suo figlio del 1054.Pusterla erano
2

le porte minori apertesi nelle mura , che ricigneano la città. Usa


vano i più potenti cittadini aprirne per loro comodo , eе furono
imitati dai rettori delle chiese. In circa la metà del secol decimo
i cittadini qualunque no moltiplicarono l'abuso , cui in appresso
86
si riparo , o ſu almen limitato. Dalla Corte Regia , o Vercellese
ne dipendeva un' altra in Montanario, Montonero poco più d'un
miglio a ponente di Vercelli , che i re Ugo , e Lottario diedero
al vescovo Aitone , cd ei la ridond a'suoi canonici nel 945 per
tinentem de Corte quondam Regia , quæ fuit Vercellis , cioè
avea cessato di esser regia , oppur fiscale , ma sussisteva ancora
col nome di Corte Vercellensis Civitatis nel 1224 , e vien ri
5

cordata in una carta di quell' anno rapportata nella vita del car
dinal Guala Bichieri pag. 135.
Vercellæ : quando gli antichi comprendono Laumellum a 'così
dire nel Vercellese , estendendolo ben oltre la Sesia , e l'inferior
corso della Gogna , non parlano del proprio territorio della città ,
ma de' popoli Libici , altrimenti Lebecj , o Libui , de' quali n'era
capo Vercelli . Nè già il fiume della Sesia si accostava allora si
presso la città , che anzi quello dell' Elvo , che da un gran pezzo
mette nel Cervo , e questo nella Sesia vicino alla città stessa
continuavano il loro corso infino al Po , e per avventura inter
9

mcdj alla città , e alla Sesia. Tal n'era ancora il corso di quei

due fiumicelli nel decimo secolo , secondochè ci si attesta nel


2

detto diploma del 999 ( Antig. Ital. T. VI col. 317 ) accor


dando alla chiesa di Santo Eusebio aquam de Sarvo , aquam de
.

Hellevo a loco , ubi nascuntur usque in Padum , il che pur si

ripete in quello di Arrigo re III del 1054 , ( ibid. col. 320 ) •


nell'inedito sopradetto dell'anno 1000. aquam de Šarvo de An
dorni usque dum intrat in Padum . Seguitayana altresì il mede
simo corso nel secol dodici , od almeno rimanevano ancora interi
i loro alvei , come n'è testimonio, il privilegio di Federigo I del
1153 a pro de' canonici di Vercelli , a' quali riconfermd curtem Ca.
9

risianæ cum portu Elvii cum alveis , "et utrisque ripis a capella
S. Colombani usque ad flumen Padi, e inoltre i porti , e gli
alvei del Cervo ( Servii) da Biella infino alla cappella suddetta ,
quæ inter Meledum ( Beledum ) et Languscum sita est. (1 ) Laonde
scorrevano entrambo paralleli alla Sesia infino al Po , giacchè pas
savano in mira alla cappella di S. Colombano posta alquanto più
a sud -est di Carezana anzidetta ad ugual distanza dal Casal di
Bellot , o Balloia , e da Langosco situato di là della Sesia , ma
7

presso cui vi rimane l'alveo della Sesia morta.


Tacito ( histor. lib. I cap. 7o ) annovera Vercelli tra i pivo
forti municipii della region traspadana , ma era scaduta d'assai ,
come tante altre città d'Italia verso il fine del quarto secolo. Si
ristorò alcun poco sotto il regno ' de' Longobardi, fu afflitta da
7

nuovi disastri singolarmente nella prima invasion degli Ungheri


sul fin dell'anno 899 , o nel seguente , i quali pure molte de
7

vastarono delle terre della sua diocesi , e n'arsero le chiese (2 ) .


Talche ancora tra il 964 e 970 il vescovo Ingone ebbe a ordi
nare , che rispetto ad alcuni villaggi a poche miglia dalla città
>

stati forse più maltrattati degli altri , cioè Petiana , Petroriolo ,


Quinto , Calviniasco , Casale , atque Auzeningo , præsbyteri ve
niant sic expediti suis vestimentis , qui hic Vercellis pueros va
leant baptismatis tingere aqua (3) . Parlammo più innanzi di tre

$ 1) Presso il Cusano ne' discorsi sopra i vescovi di Vercelli pag. 176.


( 2) L'imperador Lodovico III in diploma per Anzelberto vescovo di Ver
celli dut. X Kol, aprilis anno incarn . DCCCCI indict. IV , anno Hlu
davici imperatoris in Italia I actum Placentiæ , narra » quia communi
» bus peccatis exigentibus , animadversio divina Vercellensis pontificis
» diecesim per nonnullas insolentias Ungharorum , et barbarorum ejus
» ecclesias non soluin devastare ?, sed etiam incendi permisit. » ( archiv .
della Cattedrale ).
(3) Frammento del sinodo suddetto in præfat. ad opera Attonis episcopi
Vercell. Anche in appresso i contorni della città furono infestati dai così
detti Saracini, come li chiama il cronista della Novalesa lib . 5 cap. 8.
1
/
88
di cotesti villaggi; tra i restanti Casale chiamasi ora Casalrosso, 1

Quinto anticamente Ad Quintum ( lapidem ) dalla città , non


però su la strada militare quindi ad Ivrea ; più a ponente . Au
zeningum , Olcenengo. Puteolum , e Prononasca deito a vicenda
Peronasca , luoghetti anche più vicini alla città ( V. nc' docu
menti n . IX not. 5 ) . Al norte di essa vi ha Caraxana , unde
mel publicum reddi solet , così distinta nel mentovato incdito di
ploma dell'anno 1000 a differenza dell'altra a mezzodì ivi detta
Carisiana , dove il limite vi si era stabilito del distretto della
caccia , comunque nei sopracitati dell' 882 , e 999 chiamisi an
ch'essa Carixiana ., Talchè Caraxana è quì veramente la terra
poco distante al norte di Vercelli, la qual ne' secoli mezzani era
soggetta al carico di fornir il miele al fisco , specie di tributo
dinominato ancora in tempi più bassi melagium , e melaicum .
Ne' contorni di Caraxana varcando la Sesia , ci accostiamo ai
confini delle contee di Novara , e di Lomello. La linea soprindi
cata le divide a dilungo d'occidente a levante ; perciocchè non si
dee quì misurare né dalla estensione della diocesi di Pavia , nè >

da quella de' suoi dominj ne' bassi tempi , e poscia del suo princi
pato la circonferenza dell'antico altrettanto che nobile contado
di essa regal città . Quel di Lomello appare altresì de’ primi ed
urbani , cioè istituiti dai Franchi dopo la facile conquista del
regno de'Longobardi compra colla seduzione. Era desso di già
stabilito a' tempi di Leone IV , il cui pontificato incominciò dell'
847. Concio Camerario ce ne conservò la notizia cavata da lui

raccontando di un suo prozio , che mentre attraversava un bosco nelle


vicinanze di Vercelli , subito insiliunt in eum infinitæ turbæ Saracenorum ,
Venerant iam in finibus Ligurie , come continuava a chiamarsi questa
parte di Lombardia .
89
nel ingi dal registro de'censi intitolato ' quartus Leo papa , per
che da esso imposti , oppur che di già riscoteansi nel suo ponti
ficato ; quarta pars monasterii Sancti Valeriani , quod situm est
in comitatu Lomello , in episcopatu V. , in burgo quod dicitur
Rodicbio , ( 1 ) Robbio oggidì, ed ancora diocesi di Vercelli insie
me ad altri luoghi oltra Sesia. Retobium ', e quando Redobium ,
e Rodibbium scriveasi a vicenda ne' tempi di mezzo , Retorium
anticamente , donde Retovina vela di Plinio , lib. 19 cap. I , come
>

già altrove si notd . Continua a comparire comitatus Laumellensis .

in diploma di Ottone II del 969 rapportato nell'Italia Sacra T. II.


in episcop. Parmens. col. 158 , 159 , e ' in' altri. Così pure di un
Ottone conte di Lomello a' tempi di Otton III , e famigliare di
esso, imperadore fa menzione il cronista della Novalesa (2) .
A ponente di Robbio . Palestre , e Conflencia , a levante More
taria , o Mortara ,'e Gambolade. I primi due luoghi , e l'ulti
mo sono già così dinominati nella confisca del 999 fatta da Ot
tone, III contro i partigiani del marchese Ardoino , i quali non
eran pochi nelle contee di Novara , e di Lomello , il che viemeglio
dimostra le relazioni, e dipendenza loro dalla marca d' Ivrea. I
nomi di Conflencia , e di Gambolade ( Confienza , e Gambold )
smentiscono che fosse l' uno dinominato Confluentia , sebben
A

non vi sicno fiumi , nè torrenti confluenti presso quel luogo ,


e l'altro , Campus-Latus. Altresì Mortara era già così detta nel
1014 , e parecchi de' suoi principali cittadini continuarono a
portar l'armi a favor di Ardoino , onde furono da Arrigo vinci
tore puniti anch'essi ne' loro beni , come appare dal menzionato

(1) Antiq. Ital. T. V. Dissert. 69 col. 852 ; nella stampa ivi scorrettamente. ·
Olmello per Lomello .
(2) Reri Italic. T. II part. 2 col. 728.
12
90
diploma del 1014 , ch'è finora il più antico monumento , in cui
si rammemori quella città. Trasandando la favoletta di Silva}

Bella , riman quindi smentito il calendario storico citato ee seguito


dal Beretti ( Chorograph. Ital. col. 126 ). che ritarda insino al 1,061
l'origine e il nome di Mortara.
Dipartiva 'a dirittura da Vercelli la strada per Lomello a Pavia,
ch'è disegnata nella tavola peutingeriana segm . HII, cioè Vergel
lis XIII. Cutias XII Laumellum XXII Ticeno , ed è la stessa di
quella dell'itinerario di Antonino pag. 282 a . Vercellis Laude ,
colla medesima distanza di XXV m . pi tra Vercelli , e Lomello ,
ommesso il nome dell'intermedia stazione di Cutias. Fece lo stesso
pag. 347 , contandovi però miglia 26', cioè una frazione , che 7

prima intralascio . Di poi pag. 340 pare confonda un tratto cotesta


strada con quella da Torino a Pavia , passando per Rigomago 2

e Carbantia , poichè tra quest'ultima e Lomello v' intrapone


Cottiæ . L'itinerario Gerosolimitano pag. 557 oltre a ciò v'intrec
cia Ad Medias sopradetta situata lungo la via , che spiccandosi
da quest'ultima volgeva a Vercelli , e perchè a egual distanza
di X miglia romane da questa città , e da Rigomago fu dino
minata Ad Medias. Era, dessa un poco più lontana da · Cottie ,
cioè XIII di quelle miglia , ed è certo che tra l'uno e l'altro

luogo quasi paralleli correva la strada non del tutto mutata


nemmen oggidì; ond'è ch' esse due terre s'intrecciarono poi in
avvedutamente ne'mentovati itinerarj lungo il cammino stesso da
Rigomago a Lomello , dal quale eran divisc ambedue a qualche
miglio al norte di esso.
La terra di Cozzo mantien ancora l'antico nome , e la posi
tura di Cottiæ , cui perciò corrispondono le sopranotate distanze .
Dall'inetto compendiatore dell'Anonimo Ravennate pag. 201 si tra
visd in Costias. La tavola peutingeriana la contrassegna inoltre per
un luogo assai distinto. Ma è ben la strana cosa , che sul 'testo
92
di Strabone un po' tronco ( lib. V ) dove indicava la distanza da
Piacenza infino al paese del Regolo Cozio ( 7pós a mv KOTTI8
cioè vñv , vi mancano altresì i numeri della distanza ) indi quella
da Piacenza a Pavia , alcuni vecchi traduttori senza badarvi pịùc
chè tanto , é confondendo i due periodi , vi crearono e provincia ,
o città di Cottuta. Accenno questa assurdità , perchè anco oggidì
è stata riprodotta , ed il buon p . Bardetti ebbe quello stranissimo
nome per celtico pretto , ed altri quindi ne han fatto l' equivalente
dell'antico territorio del laogo di Cozzo medesimo , ed il sinoni
mo di Lomellina.
Bremetum , Breme più là a mezzodi : era di già un nobil luogo
allorchè il marchese d'Ivrea Adalberto I qualche anno dopo il 수

906 vi raccolse , e trasporto la maggior parte de' dispersi monaci


della Novalesa . Popoloso è ricco d' ogni bene più di quanti ce
n' erano a quel tempo in comitatu Laumellensi ci si descrive da I
cronista Novaliciano loc. cit. col.: 736 , il qual non dissimula ,
che que monaci percid s'ingegnarono di trapiantarvisi. Parve, al
dotto P. Berretti nella sua corografia dell'Italia medii ævi ( col.
127 Rer. Italic. T. X ) si raccolga dalla storia del monistero di
Breme fondato dall'anzidetto Adalberto I , che i marchesi d'Ivrea
avessero' nella diocesi di Pavia , o in Lomellina niente più che de'
beni allodiali , perchè gli piacque di confondere i confini della
marca con quelli del contado proprio d'Ivrea , ed in tal guisa an
nichilar la marca medesima , ed impicciolir a dismisura la signoria
e potenza di que' marchesi , ch'egli stesso non diniega fossero si
gnori assai potenti e principali. Ma se avesse ben avvertito a quella
storia medesima quantunque disordinata , perchè degli ultimi libri
del cronista di Novalesa ci restano solo de' frammenti mal con
22

nessi, avria pur egli veduto , che prima in Bremito oppido vi


veano due ricchissimifratelli ,i quali possedendo quasi ogni cosa , te
9

nevano quel popolo in servitù , e l'affliggean


17 o , poi minaeciati dal
92
re tentarono fuggirsene. L'istesso marchese Adalberto I chiamato
Alberto dal cronista ibid .. gl' insegui, li prese , ed acquistò la
metà de' coloro beni, certo più anni innanzi la fondazionidel
monistero. Ma come ciò s'egli non avesse avuto signoria in Lo
mellina. ? E donde cotal signoria , dove pur c'era il proprio conte,
se non come marchese d'Ivrea , cioè governatore della provincia
tra il Ticino ,'- le alpi , il Po ?
A rafforzar l'opinion sua il p. Berretti aggiunse , che infatti
Ardoin Glabrione marchese di Torino usurpò di poi i suddetti
beni donati al monistero di Breme , talchè nel 965 , o 966 Be
7

legrimo abate di esso se ne • lagnò acerbamente col papa , ' per 7

farnelo scomunicare . Il che seppur è vero , fu anzi perchè ' il re


Lotario nel 950 incommendò ad Ardoino quel monistero , per far
dispetto al marchese d'Ivrea Berengario II , che gli era avverso ,
e indi a pochi mesi gli successe ' nel regno. Rispetto a Belegrimo
era dessó a detto del cronista lib. 15 cap. 6 e 7 , abate di Santo
Andrea di Torino , dove resse anni 19 , é vi morì a' tempi di
Ardoin Glabrione . ( 1 ) Come adunque toccava 'al medesimo d'in
dirizzar quell' arrogante letterone al papa in vece dell'abate di
Breme ? L'avrebb 'egli osato , vivendo nella capitale dell'istesso
marchese di Torino ? In quel racconto del cronista sono tanti gli
crrori di tempo , di persone , di cosc ( lib. ' 5 cap. 4 e 5 ) e
così manifesta la passione , che il fa esagerare, e'contradirsi , ch'ei
7

non può non esserci sospetto . La mentovata lettera ibid . col. 757,

( 1) Mabillon negli annali Benedettini T. III lib. 43 num . 12 il chiama


Pellegrino abate del monistero di S. Andrea , e successor dell' abate
Doniverto , che è stato il primo , e lo resse per anni 43 , cioè dal 906
7

al 919. Terraneo part. I cap. 17 ingannato dalla lettera attribuita aa Be 1

legrimo il fece anch'egli abate del monistero di Breme.


1
93
o sia rappresentanza è un frammento fuori del suo sito anche nel
MSS. , e le s'intrecciarono per avventura alcune lince, che s? ар
0
partenevano ad altri capitoli. Belegrimo , o Pellegrino avea ben di
che lagnarsi del marchese di Torino per l'occupazione di alcuni
poderi del suo monistero situati in Valdisusa , come accena lo
9

stesso cronista , senza dársi pensiero di quel di Breme , i cui beni


gli erano stranieri.
Quindi Satriana , Sartirana , cui a levante sta quasi parallelo
presso la diritta dell'Agogna auled dow di Tolomco , e in alcuni
testi scorrettamente [ auuendov , dalla quale scorrezione alcuni vi
cavarono nuova città , e trasportaronla infino a Biella . Laumellum
oppidum è detto da Paolo Diacono lib . 3 cap. 34 ,, dove la ve
dova Teodolinda venne da Pavia incontro al duca di Torino Agi
Jolfo nel 591 , e il piglid a marito , e a rede Longobardi. Fre
degario , ovvero i suoi copisti rinnovarono la mentovata scorretta
lezione, scrivendo Caumellum , dove Caroaldo , o sia Arioaldo già
7

duca di Torino , e poi re de' Longobardi mandò prigione nel 632


l' innocente sua moglie Gundeberga (1):.,Cacciati di Pavia i conti
del palazzo , si ricovrarono a Lomello , di cui dice Otton Frisin
gense (2) Lumellum imperiale oppidum , palatini comitis habi
tatione inclytum . I Pavesi pressochè lo distrussero , e singolarmente
il castello , i Milanesi rifabbricaronlo., poi distrutto , e rifabbricato
di nuovo , e fatti del tutto sudditi de' Pavesi i conti Palatini , e'
rifuggirono a Langosco , e si spensero.
Pliņio non fece neppur cenno di Lomello , ma nomino la re
gione Alliana fra il Ticino e il Po , disegnando così un tratto

(1) Cronic. cap. 51 appresso Duchesne Rer. Francic. T. I pag. 755 , Gun.
debergam in . Caumello castro in unam turrim exilio tradit.
(2) Lib. 2 cap. 19 ; Rer. Italić. T. VI col. 717.
94
dell' inferior Lomellina, che ravvicinasi a quest' ultimo fiume . Egli
cisvolle apprendere , che in quella piccola regione usavasi come
nella Germania tessere il lino' in lochi sotterranei, il quale per bontà
aveva il terzo luogo in Europa, e davasi il secondo ai lini Reto
vini vicino agli Alliani , ( i1) perch'erano quelli molto sottili e
1

densi , bianchissimi, é senza lanugine, e di un filo nervoso che


3 1

risuonava quando tentavasi col dente. È maraviglia , che parlan


dosi di luoghi tra il Po e il Ticino , non di meno Cluverio abbia
trasportato i lini Retovinio, e Retovium di là del Po , ciconfuso

con Litubium o sia Ritubium di Livio , oggidi Retorbido di so


pra Voghera inverso gli Apennini . Altrove già notammo questo
suo errore , ed altresì che la regione Alliana non era nel testo di
>

Plinio un error di copisti in vece di Laumelliana , come pur Clu


verio volle ammendare. Ma dappoi taluno sendosi fatto a risoste
ner quest' arbitraria correzione, aggiugneremo , che d' una parte
i migliori codici Pliniani insino a ora noti , e quelli consultati da
Hardouin , e dal diligente conte della Torre -Rezzonico hanno re
)

gione Alliana , ed alcuni meno esatti ratione alia , od ” aliena , e 7

talun forse Halione; come parve' a Cristoforo Landino' di tradurre,


usando per altro di un codice antico e prezioso. Laonde perfino
coteste altrate lezioni coincidono in alcun modo colla prima ;
non favoriscono punto quella di Laurelliana , che anzi solamente
ne' tempi mezzani troviam finora essersi tal nome adoperato , come
Laumellensis, cioè comitatus, c Laumelliana forse per la prima
9

volta dal cronista della Novalesa , poi nel secol dodici da Ottone
1
Morena nella storia di Lodi. D'altra parte a qualche miglio al mcz
zodì di Lomello istesso vi ha l'antica terra di Gallia dinominata

(1 ) « Secundam enim in vicino Allianis capessunt Retovina » Lib. 19


cap . I.
95
Halia , ed Allia a vicenda in due pergamene già altrove citate ,
ch'ebbimo in sul finir del 1773 dopo la mal augurata soppression
de' Gesuiti , e spettavano al lor collegio di Milano possessore di
una ricca tenuta a Galliavola vicina a Gallia istessa , l' una di lo
cazione regnante Hlutario anno imperii :ejus vigesimosexto , et
domni i Hludovicus regis filii ejus anno secundo , et quinta
die mense martio. indict. nona ( o sia l'anno 846 ) acto Laur
mello ;. constat me Tunhualdus qui avitare videot vico Allia etc.;
l' altra di vendita di una casetta coll'orto in " vico Halia, regnante
D. Berengario rege anno XVIII mense aprile indict. nona , acto
:

Halia, o sia del 906 , nella quale si segnano Hautpertus qd. Alt
diperti de loco Lumello ', 'ed Alfredo de Alia . Non ho rilevato,
che si cominci a scriver Gallia prima della metà del secol dodici .
Quindi non il villaggio , ma soltanto si rammento, dagli antichila
sua regione , ossia il tener suo esteso di quà e di là dell’Agogna,
e infino al Po , perch' esso solo il meritava per la fama del lind
che produceya sebben un po crudetto , come Plinio , osservò , ed
inferiore a quello del vicino; Retovio , o Robbio ; e negli uni
gli altri luoghi vien tuttavia reputato , e conserva a un dipresso
la qualità medesima.
· Varcato il fiume dell' Agogna, e lunghesso risalendo , ci ab
battiamo nell'antica terra di Orevanum ricordata in una carta
dell' anno 789 recata dal Carli nella dotta sua opera delle zecche
e monete d'Italia dissert, IV.SI, Olevano oggidi. I sopracitati
due privilegi del 964 , e 987 della Biblioteca Sebusiana Centur. II.
$

num. 88 , 89 annoverano Caxana , Bremita, Ticinensæ , Zeutiano',


Astelliano, Gomorasca, Caltranasco , Calvarengo, et Fraxeneto in
Lomellensi comitatu ; ma alcuni di cotesti luoghi più non esistono ,
e alcun altro è difficile a potersi determinare , come Caxana vol
tato poi in Cassina , e accomunato a più luoghetti , tali Cassina
Vasalino , Cassina Magnogna etc. Di là del Terdoppio Garlascum
96
riconfermato da Ottone II nel 981 al monistero di Sálvador di
Pavia (1). ' !$" ".
In sul cammino da Lomello a Pavia mutatio Duriis dell'itine
rario Gerosolimitano pag. 557 a XII m . p . dal primo , e IX
da quella città , le quali distanze determinano viemeglio la sua
positura * a Dorno , che pur : ne conserva, poco alterato l' antico
>

nome. Era luogo di mutazione, o come noi diremmo della posta


de' cavalli pel corso pubblico , e parrebbe fosse da dirsi quel desso,
cui Ammian Marcellino lib. 15 cap. 8 dinomind Ad duas colum
nas coll' aggiunta di luogo insigne tra Lomello e Pavia , in
sino dove nel 355 l imperador Costanzo accompagno Giuliano
Cesare speditovi a difender le Gallie dai 'barbari. A quei giorni
Costanzo per lo più s'intrattenne a Milano , donde dipartendo
avria dovuto tener la strada per Novara , e Vercelli ra Torino ,
dove appena arrivato Giuliano ebbe la novella , che la città di
Colonia compresa nel suo governo era caduta in mano de' bar
+

bari. Ma è troppo precisa la testimonianza di · Ammiano a pro


dell'altra strada militare da Pavia a Torino più presso il Po ;
tostochè passd per Lomello , altrettantochè trattandosi di una
corsa cerimoniosa dell'imperadore da Pavia infino Ad duas Co
lumnas, non pare necessario supporre , che fosse cotesto appunto
il luogo dell'ordinaria posta de’. cavalli , ossia la suddetta mutatio
Duriis. Poté essere un tutt'altro e più nobil luogo lì presso ,
di cui non ve n'ha più vestigio , nè memoria , come neppur di
altri assai di questa contrada , dappoichè i Milanesi massime
.

nel 1157 distrussero , e spianarono in questi contorni pressochè


tutte le castella , e terre de' Pavesi. 3
"

1
(1) V. Series privilegiorum monasterii S. Salpotoris, Pavia 1708 , pag. 43.
1
1
97
A levantc di Dorno declinando un poco al norte Crupellum
in un giudicato . del 1019 altresì vi appare Adam de loco Cro
pello : avvocato dell'arcivescovato di Milano , Antiq. Ital. T. V.
col. 932. A mezzodì di Gropello cominciava la vasta foresta
appellata Silva Carbonaria occupando gran parte del tener de'
moderni villaggi di Villanova , Carbonara , S. Damiano , Torre
de' Torti , Cava , Trovedo infin presso il Siccomario , e di S.Na
zario del Bosco sino inverso Zinasco , e Sommo. L'imperador
Guido nell' 891 concedette al monistero di S. Maria Teodata di
Pavia di potervi far legne , e cavarne quanto legname gli biso
gnasse. ( Antiq. Ital. T. III col . 43 ) Coteste boscaglie , e le
loro vicinanze incirca il 960 erano cotanto infestate
infestate da' lupi ,
ch ' era un arrischiar la vita l' andare o tornarvi da Pavia. Talche

il re Berengario II ordinò agli abitanti in finibus Laumellinæ , ee


singolarmente in villa Folingi di dar la caccia a quelle fere ',
ed ispegnerle ( 1).
Ma il privilegio di Guido dell'891 non si ristrinse ai boschi di
Carbonara ; riconfermò inoltre a pro del monistero suddetto le
donazioni , che Cuniberto re de'Longobardi gli avea fatto circa
l'anno 6go della pesca nel Po dal porto dinominato Caputlacti, o forse
Caputlaci ; principiando di sopra Cocuzo Gepidasco insino all'in
fluente dell'Agogna , insieme alle isolette lunghesso quel tratto ,
9

e le occorse alluvioni del Po , e quelle avvenire dal tener di


Nebiasco infino all' Agogna. Le mutazioni del fiume han guasto
e cambiato ogni cosa a dilungo , e dove più torcendo e rigirando
formo delle penisolette appellate Mediamnes ne' secoli barbarici ,
elle vi conservano ancora il nome di Mezzana. Finalmente più

( 1) Chron. Novalic, lib . 4 cap. 8. Rer. Italic. T. II part. 2 col. 735 , 736 .
13
98
verso il Po ei confini del Siccomario Summias ricordata da
Ennodio celebre vescovo di Pavia nella vita di S. Epifanio presso
i Bollandisti sotto li 21 gennaio T. II , Sommo ancora oggidi.
Bernardo Sacco Pavese l' immagind così detto e summitate , per
chè veramente ivi termina la Lomellina , ( 1 ) e perciò anche
l'antica sua contea . Rimaneva di quà pertanto a quella di Pavia
poco più delle paludi, del Siccomario d' indi insin all'influente
del Tesino , ma la contea propria di quella regal città si esten
deva tantopiù di là di esso , e largamente nell'Oltrepò , ed anche
il Po medesimo scorrea meno discosto dalle sue mura .

( 1) Sommium a summitate dictum , ubi finem Laumellina habet ,


De Italicarum rerum varietate et elegantia 7, lib. 4 cap . 3 , ripubblicato
anche nel Tesoro Antiq, et histor. Italiæ di Grevio T. III part. 2.

1
7

99

DOCUMENTI

I.

A N N. 1000.

InN .
nomine Sanctæ et individuæ Trinitatis. Otto divina favente..
» clementia Romanorum imperator augustus. Notum sit universis
» nostris fidelibus , quia pro divino amore , et pro Leonis nostri
» episcopi petitione , audita dilapidatione Saneti Eusebii ab uxo
ratis antecessoribus facta , concessimus sanctæ Vercellensi ec
1

» clesiæ , ut in castello Sanctæ Aghatce , aut in burgo ejus,


7

» aut per quinque milliaria in introitu nullus unquam hominum


placitum teneat , aut fodrum colligat , aut albergarias faciat
» publicas, aut ullam publicam exactionem exigat , nisi Vercel
7

- lensis episcopus, aut ejus missus, et in tota campania nullus


> >

's thelonia capiat , nullus mercata habeat publica , nisi Vercel


, lensis ecclesia. Dedimus Vercellensi ecclesiæ Andurnum , Mu
» linaram , Ponderanum , Montem Cisidolam , Galianicum cum
» omnibus suis pertinentiis. Dedimus Sancto Eusebio omnia præ
» dia maledicti Ardoini filii Dadonis , quia ejus episcopum in
» terfecit et incendit , Rovoredum , Rivarolum , Riparuptam . Red
» dimus Canavam , et Rordilitegnam . Dedimus Sparono Castel
>

► lum , Vallem Suanam , Vallem Origanam , Fontanedum , Bar


>> san , Suanam , et omnia prædia Ardoini, ubicumque iacent ,
» cum omnibus pertinentiis. Dedimus Sancto Eusebio cortem Sis
100

► balanam et Gatinaram in integrum , quà juste perdidit Ardi


» scinus filius Ardoini marchionis , quia vocatus ad palatium
papale , ut legem fecerunt , noctu aufugit , et ipsam ( papæ )
præsentiam nullius reverenciæ habuit. Confirmamus , et reddi
mus Sancto Eusebio omne forestum de Locejo et totam Sil
vam Rovaxindam . Confirmamus Sancto Eusebio monasterium
» de Lauceio cum omnibus suis pertinenciis , et confirmamus
» omnia præcepta eidem sanctæ ecclesiæ a nostris prædecessoribus
» facta. Statuimus quoque , ut omnes filii eť filiæ Clementis ex
» familia Sancti Eusebii in servatione ccclesiæ remaneant , neque
» liberi matris , si clerico servo adhæsit , hiis , qui nati fuerint,
>
prósint , volumus. Rogamus etiam successores nostros , et sub
» Dei timore contestamus , ut omnia cambia illicita , et servos
» ecclesiæ illicite liberatos ad pristinum usum venire cogant , . et
» . ad antiquam servitutem venire compellant, maximc Ingonis
episcopi omnia cambia frangant , qui pro adulterio Sanctam
Aghatam , cum servis ; et ancillis , et ipsas ' mortuorum sepul
turas ab ecclesia ' alienavit , monasterium - Sancti Stephani an
» nullavit , quia Cabaliacam per cambium diabolicum ei abstulit ,
» Lauceium monasterium disperdidit , quia a lite ab eo aliena vit
ipsam civitatem Vercellensem ita publice, quod nec terras , neque
-» servos ibi esse promixit. Omnia quæ superius dicta sunt,
» Cavaliacam , Alicem , et Sanclam Aghatam , et omnia eorum
pertinencia sancta Vercellensis ecclesia habeat, teneat , et in
>

» perpetuum proprietatem dividitet .etc. »


‫د‬ psies
* Signum domni Ottonis invictissimi Augusti .

anno
« Datum Kal. novembris anno Domini M indict. XIV ,
» tertii Ottonis Regis XVII , imperï 'vero quincto , actum Romæ 1
» in palacio Montis feliciter. »
IOI

Questo pregevole documento è rapportato altresì nelcodice IV


de' Biscioni fol. 209 nell'archivio della città di Vercelli con qual
che scorrezione. Nel diploma di Arrigo I del 1014 ( della con
diz. del Vercellese pag. 127 ) ci si ricorda tra i fautori del re
Ardoino , de' quali si confiscarono i beni , anche Ansigiso figliuolo
7

Liuzonis episcopi, e pare l'istesso di Ingonis episcopi del pre


sente Ottoniano diploma, in alcune copie traseritto Liuzonis, e
Lugonis, od Ugonis. Laonde il narrato dissipamento de' beni di
Santo Eusebio fattosi ab uxoratis antecessoribus del vescovo Leone
riguarda Ingone suddetto , e qualche altro vescovo di Vercelli,
Apparisce , che nel decimo secolo il concubinato non si arrestava
solamente ne' preti , de' quali ne rammemora alcuni il menzionato
diploma del 1014.
Il vescovo Leone incirca quest'istesso anno 1000 avea decla
mato .« quod servi ecclesiarum aliquibus divitiis inflati, facti liberi in
» quinant nobiles ... et ipsam ecclesiam , 'ex cujus quæstu ditati sunt ,
» in derisu et despectu ħabent. » Accusò i suoi predecessori , i
quali più umani di lui aveano molti de'loro servi , nescimus per
quod maleficium , et captiosum laqueum libertatis , a jugo sub
tractos , e si vantò di averli nuovamente ridutti in servitù a
dispetto delle loro carte illegali di libertà , ovvero : « nullis char
» tarum . colluviis infectos , sed tantum lungo tempore , stultitia
» prædecessorum nostrorum , qui fratres negligentes dicti sunt. »
(appresso Ughelli Ital. Sacra T. IV col. 773 ) Egli esagerd
eertamente contro le dissipazioni de' suoi predecessori.
102

I I.

AN N. I 141.
In nomine. Dei æterni, die Martis, qui est vigesimus secun
» dus mensis Januarii in Broleto communis Vercellensis in præ
» sentia bonorum hominum , quorum nomina subter leguntur ;
» per astam unam , et chartam , quam manibus eorum habebant
» Guido comes filius Ardicionis de Canarise , et Citaflas uxor
» ejus, filia Azonis capitanei, seu Guillelmus, Martinus, atque
> Ubertus germani , filiique Ardicionis item comitis , et nepotes
2. prædicti Guidonis, ipsi Citaflori consentiente iam dicto Vido
* ne ejus viro , et mondualdo suo , et iuxta legem una cum

» notitia de propinquioribus ipsius parentibus ,cujus supra Cita


floris , bi sunt Azo pater ejus, et Gugliemus propinquis , a
* quibus interrogata , et inquisita est , si ab ipso viro suo , aut

alio homine aliquam passa est violenciam , aut non , in quorum


» præsentia et téstium fecit certam professionem , et manifesta
» tionem , quod nullam violenciam passa est , sed sua bona , et
» libera , et spontanea voluntate hanc investituram facere jussa
» est : investiverunt ad proprium dominos Bonumsignorem iudicem
» et Nicolaum consules civitatis Vercellarum in vice totius uni
» versitatis Vercellensis nominatim de duobus castris, idest de
» Castelleto , et de Malione cum villis et curtis eorum etc.
» et de curadia totius terræ eorum , quam habent ex ista parte
» Duriæ , et de curadia duorum mercatorum , qui sunt ultra
» Duriam , idest de Rivarolo et de Mazate etc. Factum est hoc
» anno ab Incarnat. D. N. J. Christi MCXXXXI, supradicto
-

odie , et indictione quarta.


103
Signa suprascriptorum Guidonis, et Citafloris , sive Gul
lielmi , Martini, et Uberti germanorum , et nepotum ipsius
7

» Guidonis , qui istam investituram fecerunt, et hoc breve fieri


» rogaverunt, et iam dictus Guido prædictæ uxori suæ consenserit
» ut supra. Signa manuum suprascriptorum Azonis et Gullielmi
, qui iam dietam Citafloram comitissam interrogaverunt ut supra.
Signa manuum Gualfredi de Verrua , Johannis qui dicitur de
• Montanario , et Odemari filii.... de Burgaro , et Gullielmi
, de Verono , item Gullielmi de Flegiro , et Misoni Rubei, et
* Gullielmi Peletiæ testes. Ego Azo notarius etc. )

olove

· Anne ab incarnatione D. N.J. Christi MCXXXXII, XIV


» Kal. aprilis indict. V. ecclesiæ Sancti Sepulchri sitæ in loco
»

· Hierusalem nos Vido comes de Canavise filius quondam Ar


» dicionis , Vulielmus , Martinus , et Ubertus germani filii quon
dam item Ardicionis, patruus , et nepotes qui professi sunt
» lege vivere romana , offertores et donatores ipsius ecclesiæ etc.
» ideoque nos patruus et nepotes donamus , et offerimus ete., id
i sunt ecclesias duas cum omnibus rebus ad ipsas ecclesias per
utinentibus , quæ sunt constructæ unam in castro Rivarolo
» in honore Sancti Michaelis , et alia in loco Noasca in honore
» S. Mariæ virginis cum accessibus et ingressibus etc.

Ex Archiv . civitat. Vercellar.


104
III .

N on solum Iporediensium , veram et caeterorum nobilium de


» Canapitio nunquam Vercellenses sprevere amicitiam, et in his
» partibus confinia super sua dilatare conati sunt , cum ad repri
» mendos primos exterarum nationum impetus apta videretur regio .
Acquisivit itaque civitas de anno MCXXXXI a Guidone comite de
» Canavise , et Citaflore uxore de gente Longobardorum castrum
» Malioni , et Castelletti cum curadia Rivaroli et Mazzetti. De quo
» castro Castelletti , et ejus villa de anno MCCXXI nostri investive
9

runt feudi iure dominos de Sancto Martino , consulibus S. Stephani


» per astam quam tenebant manibus , concedentibus investituram ,
» et recipientibus fidelitatis sacramentum . Quo ritu iidem domini
de anno MCCLXIII fuerunt etiam investiti de castro Gisflen
ghæ pariter aquisito per civitatem de anno MCXXXXI. Sub
? iisdem fere temporibus, scilicet de anno MCCVIII domini
» Maxini fuerunt investiti de castro Malioni, et ab eis receptum
»

» fidelitatis iuramentum ', qui inde etiam concordiam , seu socic


» tatem contraxerunt , promittentes bellum ad libitum civitatis
» gerere de suis castris contra quoscumque , exceptis episeopo
Iporediensi , imperatore, episcopo Taurinensi , et Vercellarum ,
Gotofredo de Blandrate , et dominis de Valpergia suis paren
> tibus paternis. Adiecto pacto , quod ubi ingrueret bellum contra
illos de Canapitio , tenerentur ii domini poncre pro castellano
» Malioni civem credendarium Vercellarum possidentem in bonis
» libras bis mille . Quas conventiones de anno MCCXXXXI sub
» diti Petri domini de Maxino iureiurando promiserunt observare , 1

» quantum in eis esset. Iam de anno MCCXXXII cum interpel


» lerentur ipsi domini ad bellum gerendum hominibus de Cana
>
pitio cum igne et sanguine, non spreverant fæderis exequi leges.
105
Aquisiverunt quoque Vercellenses de anno MCXXXXVIII castrum
Visterni, quod venditor Longobardus recognovit in feudum'a
» civitate. Et donata domo , et aliis insigniti prærogativis , do
» mini de Monte Astruto se submiserunt , promittentes contra omnes
» bellum inire , exceptis episcopis Iporediensibus , et Vercellensibus.
» Nacti simul sunt Vercellenses de anno MCXCIII possessionem
» castri Burolii , de quo illico investiverunt venditores lancea , quam
consules tenebant manu . Verum cum contractus pænituerit ven
» ditorem , de anno MCCVIII coram Papa provocavit iste in iu
» dicium Vercellenses , et adversus eos ab episcopo Papiensi tan
, quam Apostolico delegato vocatos , et non comparentes , dictum
, fuit , reciso contractu , et excommunicato Petro de Petra sancta
· Vercellarum potestate , qui contumax extiterat in parendo man
7

» datis episcopi delegati. At civitas gravata a dicto summo Pon


> tifice , de anno MCCVIIII de nuvo obtinuit causam eandem
» committi , et delegari archipræsbytero. Mediolani , qui auditis
9

» partibus , revocavit sententiam episcopi, et absoluto potestate


» ab excommunicatione , restituit civitati possessionem castri , et
» pro finali decisione electi fuerunt , sic Papa mandante , pares
» curiæ iuxta regulas , seu leges feudales. In posterum vero con
» tenti nobiles isti de Burolio iure vassalitio omni obsequio pa
» ruerunt civitati , prout decet vassallum erga dominum suum . Et
» quia tanquam propinqui Iporediæ defendebant in illis partibus
» honorem civitatis , fuerunt de anno MCCCXXXV quibusdam
» donati prærogativis. Quarum spe ducti comites Cabaliacæ usque
, de anno MCCXVII se pariter submittentes civitati promiserunt ad
ejus nutum contra omnes homines pacem et bellum gerere ,
» excepto marchione Montisferrati. Sie Jacobus . Siccus de anno
» MCCXXIV se cum villa Septimi Rovedarii vassallum Vercel
o lensium constituit. Et anno MCCXXVIII domini de Azelio pari
» sorte se eisdem submittunt , qui deinde obtinuerunt ab Henrico
14
106
imperatore , seu Romanorum rege de anno MCCCXII favora
1

, bile decretum pro exemptione a publicis muneribus. Tandem


>>
nec est ommittendum ad firmandum circa regionem Canapitii
» Vercellenses imperium suum , construi mandavisse de anno
» MCCLVI Burgum Tronzani , ubi sita est ecclesia S. Martini,
>>
et de anno MCCXCVIII Burgum Alicis , totali franchisia eis
» dem donata cum aliis privilegiis . »
« Cum constans hominum concordia esse nequeat , quippe qui
» ad dissentiendum proni sunt , ideo construentibus Iporedien
» sibus castrum inter Bolengum et Montem Astrutum contra san
» cita a Vercellensibus , et desistere ab incæpto renuentibus , non 7

» obstantibus expressis et renovatis protestationibus , Vercellenses


» his bellum indixerunt, et supetiis a Mediolanensibus iure conci 1

tadinationis de anno MCCXXII actæ obtentis , castra sua mo


vere adversus rebelles , qui perterriti Vercellensium viribus no
» vum castrum destruxerunt , ct eis obsequentibus , non solum
.

» renovaverunt de more iuramentum fidelitatis , sed de anno


» MCCXXXI concordiam quoque contraxerunt de pace et bello
» gerendo ad corum nutum , qui proinde ipsis Iporediensibus plura
7

» confirmaverunt privilegia , quibus fruebantur in civitate Vercel


» : Jarum , et eos promiserunt defendere a vicecomite Augustæ , et 1

» aliis. Ideo cum bello vexarentur de anno MCCLXVIII tum ipsi


Iporedienses, tum etiam domini de Sancto Martino a Gullielmo 1
» marchione Montisferrati, civitas pro eisdem arma sumpsit. Verum
>> in dies crescente discordia civili ob dissidia Advocatorum , et
» .Titionorum , et pugnante ipso marchione pro Titionis , huic adhæ
» - serunt parti Iporedienses , et domini S. Martini, Castrimontis, et alii
1

» castellani de Canapitio , quorum favore ejectis e civitate Advocatis ,


» ante annum MCCLXXVII Gullielmus marchio , magnæ item aucto
» ritatis vir , ob præfatas adhærentias , dempto titulo, ac insigniis, prin
» cipis fere munus in civitate exercuit. Idcirco difficile ei non fuit de
107
anno MCCLXXVIII obtinere ab eadem civitate cessionem omniurn
iurium ipsi competentium cum fidelitate , quam prestiterant Ipo
» redienses usque ad ante actum annum MCCLXX , simul cum
» iure competenti super Palatio , et Piverono , quibus locis iam
» civitas de anno MCCII , excepta iurisdictione , plænam conces
» serat franchisiam prout cives Romani. Quæ castra deinceps Gul
» lielmus marchio ex præambula transactione cessit Iporediensibus ,
»
qui eidem promiserant suis vivere mandatis. * Hisce altercatio
» nibus Advocatorum , et Titionorum exuta civitate fidelitate Ipo
» rediensium , cum in primeva iura reintegrari excogitaret , Ipo
» redienses de anno MCCCII retrocesserunt nostris ipsa castra
Palatii , et Piveroni . Cum vero de anno MCCCXXXX cum iis
» dem Iporediensibus , qui subesse cæperunt Sabaudiæ principibus,
» nova orta esset altercatio occasione jurisdictionis eorundem lo
>>
corum Palatii , et Piveroni , seque ad arma provocarent partes,
» fuit factum compromissum inter Iporedienses ;, consentiente Ay
» mone comite Sabaudiæ , et domino Iporediæ , et Vercellenses ,
» prævio consensu Azonis vicecomitis , cui tum nostri parebant , >

et lata tandcm sententia , fuit decisum dicta castra ad Vercel


» lenses spectare plæno iure , damnatis Iporediensibus in expensis.»
» Titioni morte Neapoloni della Torre , et adhærentia Gullielmi
► marchionis Montisferratensis audaciores effecti ipsum Gulliel
mum primo capitaneum populi Vercellensis constituerunt , mos
» Advocatos et Arborienses cum eorum amicis , et sequacibus a7

• Piverone ritorno al comune di Vercelli , nel cui archivio il vol. II de'


Biscioni fol. 524 riferisce le imposte , e le esazioni , che vi facea del
1275 e in appresso. Azario mette tuttavia a' suoi giorni Piverone nel
distretto di Vercelli , Rer. Italic. T. XVI col. 428.
108

» civitate ejecerunt , et quos in carcerem detruserunt , et fæda


depopulatione tum Advocati , tum Titioni vastantes per decem
>>>

» fere annos totam regionem , lacrymis cuncta impleverunt. Demum


cum Advocatos deseruissent Iporedienses una cum comitibus
» Sancti Martini , Castrimontis , et castellanis de Canapitio , pacem
» poscere coacti sunt , quæ de anno MCCLXXXV composita fuit
» arbitrantibus Aymond .... Vercellensi, et Petro comite de
Gualpergia , et Uberto de Pectenatis , et iuxta hujus pacis san
» cita fuerunt restituti Advocati , et Arborienses cum sequacibus
» in patriam , vicissim deletis omni damno , et iniuria , seu actione
ab his proveniente. Hujus belli clades diu obfuit Vercellensibus :
ipse tamen marchio Guillielmus nullum ex bello sensit detri
>>

» mentum. Nam eo vigente obtinuit cessionem vassalitii , et omnium


>
iurium , quibus in civitate Iporediæ , et in aliis Canapitii locis
gaudebant Vercellenses , et varia oppida in ditione Montisferra
» tensi præsertim ultra padum sibi usurpavit . Nec tot damna , et
» manifesto collabens respublica Advocatos , et Titionos movere
potuerunt ad quiescendum , et in perfecta unitate se conciliandos ;
7

» nam laborantes hi semper exitiali , et letifero morbo civilis


» discordiæ se cohibere diu non potuerunt. Hinc Advocati ductu
» Simonis a Collobiano egregii suorum temporum militis , fa
» vente etiam Uberto episcopo ex iisdem Advocatis a Collobiano ,
» et fratre Simonis , vindicare veteres iniurias cupientes omni co
» natu Titionos destruere nitebantur , et Ricardum potissimum
>

qui inter hos primus Ghibellinorum tuebatur partes. Diversa


» autem fortuna isti dimicantes in patriæ excidium ananimiter
- conveniebant. ,
109
IV .

A N N. 1213
Annnnoe Dominicæ Nativitatis MCCXIII indidict.. II,, die Veneris
>

qui fuit quintus decimus intrantis martii. Comites Canapitii , vi


>

» delicet D. Gottofredus de Blandrate , D. Arduinus de Valperga,


» et Matheus ejus filius , D. Gullielmus de Valperga , et Vido
9

ejus frater , D. Paynus de Sancto Martino , et Martinus ejus


> filius , et D. Gullielmus de S. Martino una cum Jacobo , et
» Henrico fratribus , D. Henricus de S. Martino , et Arditio ejus
» frater , D. Gualla de Castronovo cum filiis Uberto, et Jacobo ,
>

» D. Manfredus de Fronte , et Jacobus ejus frater , D. Jacobus


o de Ponte , et D. Gulielmus ejus " frater , D. Raymondus de
>

Agladio , et Guibertus ejus filius , D. Gulielmus de Brozio , et


» Johannes , et Jacobus , et Guibertus fratres , Pugnangus , et
7 7

Raynerius , et Jacobus de Castromonte , omnes isti comites per


» se , et eorum hæredes iuraverunt per sancta Dei evangelia esse
» cives civitatis Yporegiæ perpetualiter , et stare sub potestate,
7

» et consularia , quæ fuerit pro tempore electa pro comuni consilio


» utriusque , et facere verram et pacem a domibus suis , si ne
cesse fuerit , et defendere civitatem cum poderio contra omnes
homines, salvo imperatore , et ecclesia Yporegiensi , armaturas
» personarum , munitiones civitatis , et castrorum , et equos emere.
9

» Hæe omnia debent , et promittunt facere secundum præceptum


potestatis , vel consulum , qui pro tempore fuerint. Omnes ex
7

» pensæ , quæ fient pro potestate , vel consulibus , vel nuncis mit
» tendis , vel causa eundi , vel redeundi ad curiam , vel pro aliis
> negotiis , communiter colligantur , vel imponantur pro focis ,
110

» salvis canavis comitum , qui fuerint cives. Potestatem et Con


» sulariam debent eligere annuatim , antequam terminus potesta
» tis , aut consulum , qui pro tempore fuerit , sit finitus. Quili
» bet dominus debet facere iustitiam , si duos homines unius
7

» domini inter se litigaverint , si vero essent de duobus domi


nis , si dominus illius , qui convenitur , non fecerit iustitiam
» definitam infra duos menses , potestas , vel consules qui fue
»

» rint pro tempore , cognoscant de causa , finito spatio duorum


» mensium , etc.

AN N. I 221 .

Anno Dominica Nativitatis MCCXXI indict. nona , die Ve


» neris , qui fuit decimus mensis septembris in civitate Novariæ
» in camera palatii communis , D. Desideratus de Castello No
» variense potestatis nomine , et ad partem communis Novariæ ,
» de consensu et voluntate hominum , et credentiæ ejusdem ci
» vitatis convenit , et promisit dominis Henrico filio Martini de
>>
Agladio , Bonifacio de Usurono , et Conrado. de Turri am
» baxatoribus missis communis Iporegiæ , et D. Episcopi Ipore
giensis , et comitum et castellanorum de Canapitio recipien
» tibus nomine communis Iporegiæ , et comitum et castellanorum
» de Canapitio attendere , et observare omnia ea , quæ hic in
» ferius leguntur, et continentur in quadam chartula ibi ostensa,
cujus chartulæ tenor talis est ;
« In nomine Domini amen. Hæc est concordia , et societas
> facta inter commune Novariæ ex una parte , et D. episcopum
» Iporegiensem per suos homines , et nomine communis illius
III

» civitatis Iporegiæ , et homines illius civitatis , et comites Ca


» napitii , et castellanos Canapitii , videlicet quod commune Ipo.
regiæ , et comites et castellani Canapitii debent emere domum
>>>

»
unam in Novaria prætio librarum CC imperialium , et sint7

cives Novariæ , et pro civibus Novariensibus habeantur , et te


» neantur . Quantitatem vero fodri quinquaginta librarum debent
» solvere cum civibus Novariensibus ; semper hostem et cavalcatam
» facient ipsi pro communi Novariæ , quandocumque Novarienses
» fecerint hostem , et cavalcatas , et equitaverint, et pacem et
2

» guerram facient infrascriptus episcopus pro se , et suis homini


bus , ct Iporegienses , et comites , et castellani per se , et suos
>

» homines pro communi Novariæ , nec facient de ea guerra


» pacem , aut treguam recredutam sine parabola communis No
» variæ. Et si Novarienses fecerint exercitum cum Mediolanen
sibus , quod Iporegienses , et comites , et castellani teneantur
» mittere pro voluntate communis Novariæ vigintiquinque milites
» in servitio Mediolanensium Novariensibus. Insuper promiserunt
episcopus Iporiensis , et comites , et castellani , et Iporegienses
per se , et suos homines salvare , et gubernare in havere , et
personis homines Novariæ , et jurisdictionis , et districtus ejus
» per totam eorum fortiam ; et Novarienses teneantur adiuvare
infrascriptam universitatem tanquam suos cives contra Ver
» cellenses a domo sua , et guerram ipsis Vercellensibus facere,
» et omnibus subditis Iporegiensibus , si eis , vel D. episcopo
7

» extiterint rebelles , infra certum diem , infra quem ab Ipore


giensibus , et comitibus fuerit denunciatum , incæpta prius guerra
» ab Iporegiensibus , et comitibus infrascriptis. Et Novarienses
» teneantur quod non facient pacem , seu treguam , nec guerram
7

» recredutam Vercellensibus sine parabola Iporegiensium , et in


frascriptæ universitatis ( de Canapitio ) incapta prius guerra
» ab Iporegiensibus , et comitibus , et castellanis infrascriptis.
>
I12

» Item Novarienses promittunt salvare , et gubernare in havere


» et personis Iporegienses , et comites et castellanos , et eorum
>> homines per
totam suam fortiam , et Novarienses non tenean
» tur episcopo infrascripto , et suis hominibus ultra quam cpis
» copus et sui homines tenebuntur Novariensibus. Et si contin
»
gerit aliquo casu , quod aliquod capitulum infrascriptorum ca
pitulorum non observaretur , nihilominus infrascripta concordia
» firma remaneat in perpetuum , et teneantur observare concor
» diam , et emendare capitulum , et satisfacere pro eo quod non
7

fuerit observatum . Hanc prædictam concordiam teneatur utraque


» pars vicissim attendere et observare, salva fidelitate D. impe
» ratoris , et eo salvo quod ipsi Iporegienses , et comites , et
v castellani teneantur recipere Mediolanenses in hac societate ,
» et concordia , si Mediolanenses intrare voluerint. Eo salvo quod
»
non teneantur Novarienses in aliquo contra marchionem Mon
» tisferrati , nec ejus filium , nec contra comitem Sabaudiæ ., et
» salva concordia facta intercommune Novariæ , et commune
» Mediolani , etc. »

V.

AN N. 1229

« Anno Dominica Nativitatis MCCXXIX , die dominico octavo


, kal. octobris , indict. II etc. Ad honorem Dei , et ecclesiæ ,
et episcopatus Hyporiensis, et D. Friderici Romanorum impe
oratoris , et semper augusti , in palatio communis Hyporiensis ,
convocato consilio hominum Hyporegiæ ad sonum campanæ
>> more solito , et convocatis multis aliis vicinis Hyporegiæ ad
2
113
» concionem etc: D. Bonifacius marchio Montisferrati filius D.
Gulielmi marchionis Montisferrati , ' et D. Gottofredus comes
*

» de Blandrata , et D. Petrus ejus filius , et comites , et castel


7

» lani de Canapasio , scilicet D. Mattheus comes de Valpergia,


» D. Arditio de Riparolio comes de S. Martino, D. Guido comes
» de Valpergia , Manfredus de Fronte comes de S. Martino, D. D.
» Johannes de Brosio , Jacobus , et Umbertus ejus fratres comites
» de Castromonte , Jacobus de Castronovo comes de S. Martino ,
» Vuilielmus Ponzonus comes de Castromonte , Ubertus de Al
» ladio comes de Castromonte , et Henricus filius D. Vuilielm ;
» comitis de Valpergia pro se , et patrc ibi præsente , et præci
piente ; Raymondus de Montalengis comes de Castromonte ,
Petrus de Marcenasco , Conradus Longus de Septimo , Jacobus
ejus filius, Vuilielmus filius quondam D. Martini de Marcenasco
» iuraverunt cum D. Ruffino Gavazzo de Laude tum potestate
Hyporegiæ , nomine , et vice communis Hyporegiæ , et cum
» consilio hominum communis et hominibus Hyporegiæ , videlicet
cum D.D. Conrado de Turre , Jacobo de Barono , Jordano de
Puteo , Petro de Pila , Jacobo de Florano , Raymondo de Ma
» gnano , Philippono Poneta , Thoma de D. Suriano , Ardizzone
7

» de D. Ubaldo , Hypolito de Mercato , et Rubone ejus filio ,


» Jacobo Stria , Jacobo de Solerio , Arditione de: Mercato , Ot
» tino Johanasæ , Ubertino de Solerio , Federico de Civitate ,
» Volso Fomerio , Jacobo Sapiente , Jacobino Taliante , Henrico
» Caldera , Henriotto Joatasso , Johannino filio Arditionis de Mer
» cato , Bonifacio de Verone , et Leone , et Vuilielmo ejus filiis,
» Petro Johanne Presbytero , Petro filio quondam D. Bonijohan
» nis de Bolengo , Jacobino Berra , Nicolao Caldera , Jacobo Grasso ,
Jacobo de Mercato , Thoma , et Henriotto ejus fratribus , Phi
>

lippono de Puteo , Jacobino ejus fratre , Ogerino Muratore ,


» Simonino filio sq. D. Gulielmi étc. ; hoc est de solutionibus de
>>

15
114
bitorum '; quæ præfatus D. marchio Bonifacius, et D. Gotofre
>

»
dus comes , et ipsi comites , et castellani , et alii de Canapasio
» debebant communi Hyporegiæ , et hominibus Hyporegiæ pro
diviso eidem communi , et hominibus faciendis . Item cum trac
tarent de habitaculo , et visinetto faciendo ipsi civitati , et ad
» iungendo se hominibus suis, et iustitia , et rationibus , et re
giminibus faciendis sub potestate , et consulibus Hyporegiæ , qui
>>>
pro tempore fuerint , et multis aliis , quæ inferius continentur ,
quamvis præfata potestas pro communi Hyporegiæ plura alia
» sibi fieri postulaverit , tandem Divino Spiritu promovente , hodie
» i consilio diligenti ad talem concordiam concorditer , et sponta
» nee convenerunt.

« In primis enim præfatus D. Bonifacius marchio , et D. Got


tofredus , et ipsi comites et castellani promiserunt ipsi potestati
» nomine communis , et hominum Hyporegiæ se obligare ad sol
» vendum omnia debita , etc. ; item dare ct deliberare , et expedi
» re castrum prædicto D. Ruffino potestati nomine communis Hy
poregiæ pro observandis pactis , et societate,, seu unitate , et
unione universitatis modo factæ cum commune Hyporegiæ , pro
regiminibus faciendi , et attendendis usque ad multos annos etc.
« Item quod comites et castellani' habeant in civitate Hypore
» giæ videlicet unus de domo , seu albergo comitum de Gualper
» gia , et duos comites de domo seu albergo comitum Sancti
» Martini , unus comes de domo seu albergo comitum de Castro
» monte , et duo castellani pro se , et pro aliis castellanis, et
» quod præfatus D. Bonifacius marchio , et D. Gottofredus , et
>> comites et castellani curent omnes habitaculum , et viciniam
1.civitatis Hyporegiæ perpetuo per se , et successores suos seu
hæredes ; et faciant et teneantur: facere scaram annuatim co
» mites et castellani , et alii homines eorum , et nobiles et ho
mines D. marchionis citra Padum potestati , vel consulibus Hy
15
• porediæ , qui pro tempore fuerint. Item D. Gottofredus de Blan
» drata emere teneatur , et habere in civitate Hyporegiæ domum ,
» vel domos de libris XXV Secusinis ; item ipsi comites de Val
pergia emant , et teneantur emere , et habere in civitate Hy
poregiæ domum vel domos de libris XXVIII Secusinis , et isti
» comites de Sancto Martino de libris XXX Secusinis , et castel
» lani de libris XXXV Secusinis.
« Item omnes homines D. marchionis , et D. Gottofredus et
ejus homines , et comites et castellani , et alii nobiles , et qui
» libet de Hyporegia, et de Canapasio , et homines comitum et
9

» castellanorum , et aliorum nobilium quorumcumque extra civi


1

» tatem Hyporegiæ citra Padum et Sturiam , et usquc ad Duriam


» de Taurino , et omnes homines castellanorum de valle Mon
> tisalti , et confinibus ubicumque sint citra Duriam , et ultra us
» que ad flumen , quod dicitur Hellix , solvant fodrum , quando
» civitas dabit fodrum , præter D. Gottofredum , et alios comites ,
» et castellanos de eorum caneva. De aliis autem suis bonis , et
» rebus non teneatur D. marchio dare fodrum . Ita omnes præ
» dicti teneantur esse et stare perpetuo sub potestate et consu

> libus Hyporegiæ , et ipsi potestati , et consulibus , qui pro tem


7

» pore fuerint, obedire.


« Item teneantur adjuvare ad faciendam pacem vicecomitis Vallis
Augustæ bona fide, et si non fieret pax , teneantur adjuvare ci
» vitatem et homines Hyporegiæ omnibus modis , et bona fide
7

contra Vicecomitem prædictum , et homines suos , et terram


» suam , et filios suos. Item omnes homines civitatis Hyporegiæ
possint ire ad habitandum in Canapatium , et in suum dis
» trictum ubicumque voluerint , et illi de Canapatio possint per
7

» venire ad habitandum Hyporegiæ ubicumque et quandocumque


o voluerint ; rustici cum mobilia tantum , sequacerii cum sua mo
bilia , et rebus mobilibus tantum sine contradictione alicujus ,
116 aliquorum comitum , vel castellanorum , vel cujuscumque etc.
» vel
« Item præfatus D. Ruffinus potestas nomine communis Hy
» poregiæ , et ipsum commune Hyporegiæ concesserunt , et de
» derunt , et ordinaverunt , quod D. Bonifacius marchio , et D.
» Gottofredus , et comites et castellani communiter inter se habeant
» medietatem totius credentiæ , seu consilii communis Hyporegiæ in
» civitate Hyporegiæ , et quod omnes prædicti scilicet D. marchio
et D. Gottofredus , et DD . castellani et comites habeant unam me
» dietatem , et commune Hyporegiæ , seu civitatenses aliam medieta
» tem . Item præfatus D. Bonifacius de terra citra Padum et Sturiam
ad Duriam de Taurino, et D. Gottofredus comes , et præfati
mite
coqu
»» us s
e s et castellani ex una parte , et præfati homine de Hypo
regia
pro communi Hyporegiæ pro altera promiserunt , et tactis sacrosan
>>
ctis evangeliis iuraverunt sub pæna mille marcharum argenti, quod
>> non facient aliquam societatem , nec pactum , nec aliquam con
>>>
cordiam cum aliqua civitate , vel universitate sine voluntate
totius consilii , vel majoris partis , et pæna soluta , nihilominus
remaneant pacta in sua firmitate etc.
>>> - Interfuerunt D. Petrus de Sancto Petro consul Novariæ ,
D. Caffardus Advocatus Novariæ , ( comprobatori ) et D. Qualia
» de Gorzana , et D. Manifredus de Caluxiea etc.

A N N. I 268 .
In no mine Domini amen . Anno Nativitatis Domini currente
XVIII
MCCL ii
indict. XI , die VII aprilis in castro Clavax ,
præsentibus testibus infrascriptis, tale pactum , conventionem ,
et iuramentum inter se fecerunt ad invicem in perpetuum D.
Gulielmus illustris marchio Montisferrati per se , et suos vassallos ,
homincs , et DD. Gulielmus , Bonifacius , Otho , et Albertus
et Sancto Georgio comites Blandrati per se , eorum homines ,
>>>
de
117
» et vassallos, et D. Raynerius de Mazadiis comes Valpergiæ ,
» et ejus filius Bonifacius, D. Antonius de Riparia comes Val
pergiæ suo nomine , et nomine filiorum suorum , D. Ottho comes
>

» de Valpergia , et nomine Petri , et consaguineorum suorum co


9

» mitum de Valpergia , D. Otthonus de Maxino comes Valper


giæ suo nomine , et nomine Jacobi fratris sui , Ugo marchio
» Ponzoni dominus Azelii , DD . Johannes de Castromonte , Gui
» bertus de Montalengis comes Castrimontis , et Raymondus de
Candia pro se , et hominibus et vassallis omnium et singulorum
» prædictorum , videlicet quod prædicti omnes et singuli eorum
» nomine quo supra , et ad invicem inter se per stipulationem so
» lemnem promiserunt sibi ipsis invicem iuvare , defendere , et
» manutenere contra omnes et singulas personas , collegium et

» universitatem , et specialiter contra dominos de Sancto Mar


tino , et commune et homines Hyporegiæ , et districtus , et
» cuadiutores eorum 1, et contra omnes alios , qui guerram face
» rent et moverent ipsis prænominatis , vel alicui ipsorum e par.
» tibus Hyporegiæ et Taurini, et quod non facient pacem , tre
» guam seu guerram recredutam ( finta ) cum aliquo vel aliquibus
» facientibus ipsis , vel aliquibus ipsorum guerram iuxta prædictos
» confines absque comuni consensu ete..... . . Si quis ipsorun
aliquam roberiam iniuste fecisset, vel faceret sine comuni
consensu , quod alii non teneantur ipsum iuvare in ipsa roberia,
» nec in damno seu guerra , quam incurreret occasione dictæ ro
» beriæ , nisi esset contra homines Sancti Martini , et commune
» et homines civitatis Iporegiæ etc. Interfuerunt ibi testes D.
Raynerius bastardus Montisferrati , D. Ruflinus Baiamus , et
» D. Federicus de Poncionibus vicarius ipsius D. marchionis . »

Due anni innanzi a questa lega , cioè nel 1266 il comune d'Ivrea
erasi pressochè asșuggettato al marchese di Monferrato , ina il
118
vescovo , e parecchi de'principali cittadini , i Sammartini , e ak
cuni altri castellani ayyersi al medesimo fecero si che s'annullo
la lega , onde contro di loro , e della città si congegnd quest'
altra nel 1268. Il marchese di poi si accordò colla città stessa
a' 23 luglio 1278 , e di nuovo a' 16 maggio 1294. Da queste
carte si raccoglie , che allora le terre del comune d'Ivrea eran
quelle di Banchettarum , Samona , Salerani,Florani, partis Les
suli ( l'altra parte spettava a' conti di Castellamonte ) Prati Lo
gilli, Bexi, Cavassoli, Tavagnaschi, Quingenati, tutte alla di
ritta del corso della Dora , e di là Cesnolæ , Septimi , Burgi7

novi ( ora Borgofranco ) Vallis Montisalti, Castrifranchi de Bola


lengo , Palatii , et Piveroni. Ma per lo meglio indi a pochi anni
il comune d'Ivrea deliberò di sottomettersi al conte di Savoia ,
e l' eseguì a' 15 novembre 1313. È notabile un patto relativo
e

al servizio militare giusta l'indole bizzarra della feudal milizia


atta soltanto a far delle scorrerie , e de' guasti, e non delle con
quiste ; cioè gli uomini della città e del suo distretto richiesti dai
principi di tuSavoia e Piemonte dovevano in ciascun anno » ire
in exerci et cavalcata per spatium vigintiquatuor dierum ,
» computato in prædictis XXIV diebus tempore eundi ad locum ,
» et redeundi de loco , ubi exercitus et cavalcata per ipsos'do
» minos , vel ipsorum alterum fuerit assignatus. Hoc acto quod
, pro quolibet die eundi et redeundi quindicim milliaria compu
» tentur ... .
expensis ipsius communis , et hominum , vel alte
» rius ipsorum per quadraginta milliaria completa , a civitate Ipo
regiæ computanda, et citra montes ; ultra montes autem vide
» licet Montis- Jovis , . Collum Pucionis , et Montemcenitium nec
» ultra quadraginta milliaria ire in exercitu cogi , vel compelli
» non possint. ń
Alla relazione de Bello Canepiciano , che Pietro Azario fini
di scrivere nel gennaio del 1363 , si potrebbero aggiugnere altri

119
accidenti occorsi di poi , se stesse bene continuar la storia degli
orsi e delle tigri. Ma le popolazioni del Canavese stanche di
soffrire fecero alla fine ciò che pur sogliono far i popoli stracchi
e angarieggiati da troppe gravezze , ruppero ogni freno , e si
concertarono insieme per resistere ai loro signoretti, e spegnerli.
1

Dinominarono tusinaggio cotesta loro unionc , o lega , e tusino,


o tuchino ciascun de'collegati. Intendeano d' indicar con siffatto
nome una sola volontà in tutti di scuotere il giogo , ee vendicarsi.
Assai uccisioni vi seguirono, e mali gravissimi. Il conte di Savoia
s’ intrapose più volte tra il popolo , e que'nobili, e con la gene.
rosa sua moderazione gli riuscì di metterli d'accordo massima
mente nel 11385. Ma coloro poi ritornavano ad affliggere il popolo , e
questi ritornava al tusinaggio. Non era ancora cessato del tutto ne’pri
mi anni del secolo decimo quinto , e n ’ era freschissima la memoria di
quello , allorchè in un contratto di affrancamento a pro de' terrazzani
di Agliè de' 20 giugno 1423 si scrivea ', che » tempore dicti tusinaggii
») omnes homines Canapitii erant multum dominis rebelles , et domi
>> nos suos tradiderant oblivioni , nec in servitiis eorum dominorum
»v ambulabant, sed potius in destructionem personarum , et bonorum .)
Da più altri documenti di quella età ho pur raccolto , che il
mentovato tusinaggio veniva - a dire una cospirazione di tutti i
popolani contro de' feudatarj dirizzata a liberarsi da mille gravezze
e molestie , e a distrugger quelli ed usurparne i beni , per rifarsi
de’ mali insino allora patiti. Ma non è chiaro donde cotal nome
derivi , se per avventura da tussolo , o tussols, ch' era un tributo
più o meno grave usato imporsi ne' bassi tempi in su i beni e gli
averi qualunque ; oppur da tustinna dritto barbaro di un troppo
oneroso laudemio , o diremmo alla moderna enregistrement, che
riscoteasi arbitrariamente ne' casi di vendite , o di acquisti di beni ,
di eredità , di ogni sorte contratti, scritture , e negozi ; ovvero
forse da tutatio , cioè comune difesa ed assicuranża .
120

V I I.

ANNO MCCLXVIII INDICT. XI.

id
DIE VI OCTUMBRIS.

C Venerabilibus in Christo patribus archiepiscopis, et episcopis,


>> ac dilectis sibi in Christo abatibus, prioribus , archidiaconis ,
» decanis , et ceteris ecclesiarum prælatis , ac nobilibus et discretis
* viris dominis ducibus, comitibus , baronibus , militibus , castel-.
> 9

lanis , 'baylivis , præpositis , et ceteris laicis locorum ordinariis,


» ad quos istæ literæ pervenerint, Guillielmus Zanegas Placentiæ ,
12 et Johannes Christianus a Montepesulano capitanei , et rectores
» universitatis , et societatis mercatorum Tuscanorum , Lombar
» dorum et Provincialium ad nundinas Campaniæ , et Francia
frequentantium , ac ipsa eadem universitas salutem cum omni
» felicitatis augumento , servitium , beneplacita , ac honorem . »
« Primum quidem oportet nos providere iuxta dictum sapientis
de præmissis ad indempnitatem nostrorum mercatorum ; hinc est
» enim quod nos constituimus , et ordinamus dilectos nostros
» Heinricum Fraregra de Venecia , et Jacobum Vidalis ambo mcr
» catores Venetorum latores præsentium , quod dictum Heinricum
Fraregra venientem , et dictum Jacobum Vidalis certos nuncios
» et ambasatores universitatis ad petendum et recipiendum a vobis
» securitatem camminorum , et ad tractandum vobiscum ca pe
dagia , quae sunt ad solvendum mercatoribus ; transeundo per
» terram vestram , et jurisdictionis vestræ , cum ipsorum bonis
» eundo et redeundo ad nundinas Campaniæ , et Franciæ , secu
» riter transire , et permittere dignemino , et velitis , si placet ,
>>
accipiendo ab mercatoribus , qui per terram vestram transierint,
121

» illud pedagium , quod conventum a dictis nunciis et ambaxato


1

» ribus vobiscum sicut dominis ordinatum et stabilitum fuerit. In


>>
cujus testimonium præsentes literas sigillo nostræ universitatis
et societatis mercatorum duximus apponendum etc. »

Cotesta antica società di mercatanti Italiani , e Provenzali è per


così dire il modello delle ricchissime e possenti compagnie di com
e

mercio formatesi dopo la scoperta del Capo di Buona Speranza, e


dell'America. Avea pur essa di già in più luoghi marittimi di
Grecia , Asia , e d’Africa un vero dominio , e in altri de' grandi
7 7

privilegi . Ma poi singolarmente in Italia per l'anarchia d'allora ,


ovvero licenza e rapacità democratica era quella società costretta
a patteggiar a ciascun passo della sicurezza de' suoi mercanti , eе
delle merci con ogni classe di signorotti o laici o del clero , e
cogli ufficiali dei comuni, ii quali ostrueano tutte le vie di dazj,
>

di molestie , di pericoli , e di rapine. Il Fisco talora --vendendo a


caro prezzo al popolo indigente l' csercizio delle arti , e perfino
la facoltà di usar delle sue braccia , e viver di suc fatiche , il ri
7

duceva sovente a divenir assassino ; ( multa renascentur quæ iam


cecidere ) e volea pur 'trarne anco di quì un vantaggio , trafficando
del dritto di dar la scorta , o salvaguardia ( conductus ) in un dato
territorio , per la quale i transitanti pagavano il guidatico. Fa di
questa specie il privilegio ( X Kal. martii MCLVI indict. IV im
perii I ) accordato da Federigo I al conte Guido di Biandrate nella
marca d' Ivrea , del quale si favello nel capo VI..

V I I I.

La carta di fondazione del monistero ee dell'abazia di s.


Stefano d'Ivrea fatta dal vescovo Enrico si ha nell'archivio del R.
economata di Torino. Cotesta pergamena parmi l'una delle copie
16
122

quasi contemporance , o fatte non molto dopo ; poichè vi sono


scorse delle ommessioni nella data , che non deono supporsi nell'
originale stesso ; ella perd s' appartiene all'anno 1041. Sendo gid
stata pubblicata , ridurrommi a darne quì ciò che vi si contiene di
notizie topografiche , tanto più che in quella stampata vi trascorse
7

qualche mutazion di lettere in alcuni nomi di luoghi , che n'altera


il nome stesso.

« Quæ supradicta parochia ( S. Stephani ) definit via , quæ di


ý citur de Pertusio a Duria usque ad Portam Novam , et murum
?
civitatis usque ad Portam Majorem , et inde vadit
> usque ad
» Portam lacu et finit ( ubi ) currit a qua de Baut usque in Duria
» cohæret a sero strata 7, a nocte via de Baut , â meridie Duria
cum parochia , quæ definit via de Campacio , et via de Scaletis,
» ' etc. ( come sopra seguono le cose_donate ) insula iuxta pontem
a strata iam dicta usque in muraciis de Pugnago ... usque
» in pontem maximum . In mercato .... in Burgo cum casis ab
una parte viæ quæ vadit versus Baut... in Massagnes . . in
Gajo et in Rote Gellerano , in Sesiano ... in Paterna ... in Pas
calia cum casis etc. In Roda , in Valle Pinaria , in Bollenico ,
» in Albiano , in Passeriano , in Floriano , in Lezulo. Duas cortes
» Parellum , et Laurodonum cum castellis ... i in Pavone , in
» Vianasco cum casis ... et braidam dominicam , quæ definit via
Pavonasca quæ dicitur Alborella ... usque in terris de Pavone,
» Montem Ubaldi , in Torpa , cohæret a Monte Ubaldi Mons qui
>> dicitur Sala , a meridie terra de Vianasco , a sero terra Pas
vonasca ... Ad hæc ecclesiam S. Petri de Vianasco cum pa
» rochia etc ..... in Clusellario .... Sicut definiunt terræ de
» Aporiano usque in rivo de Vignolo , et in terris de Romano ,
» et ecclesiam S. Martini de Clusellario iam diráta fere cum pa
» rochia etc. In Raovino ... in Caraone parochialem ecclesiam
123
» S. Michaelis. In Soana capellam unam cum dute etc. In Cin
solis . Curtem ( nostram ) de Azelio cum castello ( quod ) per
nostram curam acquistavimus. In valle Clevina in loco de Ales ...
»' . Ecclesiam B. Mariæ de Puglasco cum terris , introitu Vadi ,
» et piscatione Laci ... perpetualiter maneat iam dictum monas
i terium sub tutela et defensione S. Romanæ Sedis , canonicorum ,
»
et vassallorum nostrorum , et nostræ civitatis consulum unum
7

» Bizantium aureum censualiter conferendo per annum comi ...


( comisimus ) etc. »

La prestazione di un annuo Bisanzo d'oro dovea singolarmente


farsi ai consoli della città , e sono ugualmente da notarsi per l'uno
de' primi esempli , che vi si abbia nelle città di Lombardia tanto
prima della conquistata libertà lo stabilimento de consoli in Ivrea
già del 1041 , ed il corso ivi de’Bisanzi d'oro insino d'allora ;
moneta , che non appare fosse 'in commercio neppur a Venezia
prima del 1043, benchè lo fosse di già nel nono , e decimo se
e

colo nel Napoletano, è a Roma per la frequenza ivi de' Greci


di Costantinopoli. In appresso i Bisanzi furono di più sorti.
2. Mabillon , Annal. Benedict. T. IV. pag. 219 riferì l'istesso di
O

ploma del 1014 per Fruttuaria , c non gli oppose alcuna difficoltà .
Muratori ( Annal. d' Italia all'anno 1016 ) dippoi disse che non n'era
esente , » perchè vi manca l'anno dell' imperio , ed Everardo vien
» chiamato archicapellano , il quale negli altri diplomi è detto ar
» chicancelliere. » Ma cotesti sono errori di Guichenon , che fu
il primo a pubblicarlo , ricopiati poi da Irico , cui piacque ripub
bli carlo nella storia di Trino pag . 18. Nella copia ričavatane
1

tanto prima da Francesco Agostin della Chiesa vi ha Henricus


cancellarius vice Heberardi episcopi, et archicancellarii , anno
Incarnat. Dominicæ MXIII indict. XII , anno D. Henrici impe
ratoris augusti I Regis XII , actum Folega. Laonde vi manca
124
soltanto il giorno , e mese , come in più altri suoi diplomi dati
nell' anno e luogo medesimo , in alcuni de' quali vi ha regni XIII.
il che però non fa difficoltà , perciocchè Arrigo sendo stato CO
7

ronato re di Germania addi 7 giugno del 1002 , l' anno XIII del
suo regno incomincia alli 7 di giugno del, 1014 ; così il diploma ,
di cui si discorre dato pure in Folega fu anteriore di alcuni giorni
al 7 giugno dell'istesso anno. A ' 21 del preceduto maggio Arrigo
era ancora in Verona , dove pur diede un diploma coll' anno XII
del suo regno. Egli non tenne conto degli anni del regno d'Italia,,
benchè insino dai 15 maggio 1004 n'avesse presa la corona in
Pavia ; forse perchè cotesto suo regno era soperchiato dal
re Ardoino ? O perché il regno di Germania di già si presumesse
comprendervi pur quello d'Italia ? In tal caso a che pro si era
quì fatto incoronar di nuovo ?
3. Arnolfo antico e accreditato storico , Milanese ci assicura ,
che « Hardoinus quidam nobilis Hipporegiæ marchio a Langobar
» dis Papiæ eligitur , et vocatus Cæsar ab omnibus , regnum per
» ambulat universum ( lib. I cap. 14 Rer. Italic. T. IV pag. 12 )
All'occasion di quella elezione l'arcivescovo di Milano primate del
regno d'Italia era assente , ma pur aderiva ad Ardoino , e il fa
vorì almeno infino al 1004 , in cui si volse ad Arrigo. A inten
dere l'istorico Landolfo Seniore , sarebbe stato avverso al re Ardoino
insin da principio ; onde il vuole eletto da pochi , cioè « Ar
» duinus nobilis , et marchio altus , locuples in auro , sed scientia
9

» parcus , armis prudens , ingenioque ignarus , paucis consentien


» tibus Itoliæ primatibus , quasi furtim in regem surrexerat. »
( ibid. lib. II cap. 19 pag. 82 ) Il tedesco Ditmaro parzialissimo
de' suoi non ne disse peggio lib. 4 , 5 , e 6 ; ma altresì Lan
7

dolfo era scrittor partigiano dei re tedeschi , e adulatore del vit


torioso partito abbracciato in ultimo dall'arcivescovo . Giulini pur
il riprese T. III pag. 58 e segg.; e siccome inclina anch'egli
1 25

a risguardar almen per un tempo , ed in segreto l'arcivescovo di


Milano parziale del re Ardoino , volle pur anco argomentarlo
dal diploma del 1014 a pro del vescovo di Novara , cui l'impe
rador Arrigo I restituì la terra di Trecate , supponendola tolta
all' arcivescovo di Milano in pena de' suoi maneggi con Ardoino.
( ibid. pag. 96 ) . Questa supposizione nasce da quella da lui adot.
tata sulla fede del Calchi, cioè che Conone , o Corrado figliuolo
7

del re Berengario II avesse donato nel 989 Trecate alla chiesa


di Milano , quantunque più non si parli de' figliuoli di quel re
dopo il 965. Però viveva a quel tempo Conone , o Corrado conte
e marchese di Verona , cui succedette Ottone suo figlio altresì
duca di Carintia , il quale nel 998 acquistò da Liutfredo vescovo
di Tortona assai poderi nel Novarese , come apparisce dalla carta
nelle Antiq. Ital. T. III col . 740. Trecate era pur già della chiesa
di Vercelli , cui l'avea ceduta Carlo il grosso insino dell'882 .
( Piem . cispad. pag. 324 , ritornò al vescovo di Novara , ch' indi
?

ne fu spogliato malo ordinc et iniusta ratione, come si esprime


il diploma stesso del 1014 , ma gli spogli patiti furono opera del
re Ardoino , a cui quel vescovo era stato avverso .
7

4. Nella Corona Reale di Savoia T. 2. cap. 19 , e Cronologia


de' Prelati del Piernonte nella serie de'vescovi d'Ivrea , e degli
abati di S. Benigno di Fruttuaria , e di nuovo nella genealogia
MSS . de? Sammartini. Ughelli , e poi l'istesso Mabillon ( Annal. ord.
S. Benedicti T. IV lib. 55 n . 84 , e altrove ) si lasciarono in
gannar dal Chiesa , perchè nelle opere di una gran mole non è
quasi possibile di ben disaminare , e crivellar ogni cosa . Terraneo
parimente non si diffidò abbastanza di alcuni documenti recati dal
Chiesa nella genealogia suddetta. Quindi conietturò , che nel 1005
il conte Viberto fratello del re Ardoino si fosse accostato al re
Arrigo ( Adelaide vol. 2. pag. 180 , 181 ) perchè trovd nominarsi
un Viberlo nella lettera pretesa scritta da quel re nel 1005 a'certi
126
conti, che non conosciamo. Ma vieppiù attenendosi al supposto , od in
terpolato frammento di un giudicato del 1029 ; che dicesi fatto
in Salerano presso Ivrea da Viberto ed Ardoino conti ivi pur
riferito dal Chiesa , egli non dubitò di credergli ambidue conti
d'Ivrea , e di ravvisar in Viberto il fratello del re Ardoino , e ad
.

aver per indubitato esser pur desso , che nell'anno medesimo sot
toscrisse la carta di fondazione dellabazia di S. Giusto di Susa .
Ma quel frammento sì mal commesso ! Ma i parenti del re Ar
doino conti d'Ivrea nel 1029 ! quand erano proscritti ! quando
Corrado il Salico nel 1027 , e 1029 avea rinnovato le confische
ordinate dal suo predecessore Arrigo ! Così neppur Viberto sud
detto dee confondersi con quello soscritto alla menzionata carta
di S. Giusto , sebben cotesta confusione siami altrevolte paruta
meno inverisimile.

IX .

1 . Unn Arrigo conte di Cavaglià vien ricordato nel 1217, ( Hist.


Tridini pag. 83 ) ed in quell' anno medesimo egli , ed i consorti
suoi si sottomisero a far guerra contro chicchessia a pro del co
mune di Vercelli. Ma il vescovo d'Ivrea avendo a' 7 marzo 1227
raunato i suoi vassalli , annoverd tra i maggiori suoi feudi anche
Cavaglia , e così pure Arelium , Erbarium , e Medolium . Il mar
chese di Monferrato ottenne poi da quel vescovo cotesti luoghi
e gliene fece solenne omaggio a'15 settembre 1244.Ma cotali nodi
di vassallaggio erano incostanti , e fragili, e non pare che Filippo
di Piero di Castelnovo conte di Cavaglià fosse ancora soggetto al
vescovo d'Ivrea ,oppur al marchese di Monferrato , quando nel 1966
Martino, vescovo di Vercelli il rappacificò con que' sollevati popo
lani. Uberto conte di Cavaglià si riunì al comune di Vercelli , e
giuro per questo nel 1277 un accordo con quel d'Ivrea .
127
2. Eugenio IV in bolla 18 maggio 1151 riconfermd al monis
tero di S. Gennuario « curtem Casalis , curtem Campaniola ,
» curtem Alerii, Quadradulæ , Montisursini, Oriæ , Quirini , eccle
» siam S. Petri de Salarciola ( Saluzzola ) Ș. Bolonii de Medulo ,
» S. Michaelis de Velverono ( Viverone) S. Nicolai de castro Sanctæ
Aghatæ , S. Mariæ de Sylva , S. Johannis Montisbernardi , $. Mi
» chaelis de Radiata duos mansos in Rivautella prope castrum
» 'Rodobij >> L'imperador Federigo I gli riconfermo nel 1159 i
poderi « in villa monasterii , Fontanetum , Cysale , Casale , Cur
nova , Campaniola , Alerh , Quadradula , curtis Anearii , Con
» stanciana, Blanzay , Ozula , Quirini ,-Monsbernardus, curtis Her
barii etc. i ( ex regest. abbatiæ S. Iannuarii )

3. Monasterium S. Mariæ de Astura ( Antiq. Ital. T. V. col.


869 ) Nel Piem . Cispad. pag. 324 la lezione di 'ccclesia S. Mariæ
a Ponte Stura del diploma del 999 è scorretta . In quattro antiche
copic del medesimo leggesi chiaro S. Mariæ a Ponte , et sicut
Stura currit subtus Broilum vetus. Non vi si parla adunque del
luogo di Pontestura oltre il Po , che continuò a chiamarsi Pons
Notingi infino al 1054 , e la sua chiesa vien pur ricordata da
7

Cencio Camerario ibid . ecclesia S. Aghatæ de Ponte Sturæ pel vi


cin torrentello ivi altresì chiamato Stura. La menzionata Roggia
di mezzo altre volte per detta la Stúra ci vien anco disegnata
in una carta de’4 di marzo 1179 , nella quale Ardizzone abate
di S. Genuario determiņa « decimariam terrarum Fontaneti , et con
7

finia decimæ dominorum de Lozeno .... sicuti vadit Gamalona


( rivo ) quæ vadit per commune Fontaneti usque in viam , quæ
» ad monasterium vadit restringendo versus Padum ... et superius
» Sancti Bolgeni a via quæ vadit ad monasterium usque in Sturiam .»
128

A NNN N. 913
4. « In nomine Dei æterni. Berengarius gratia Dei rex. Notum sit
» fidelibus sanctæ Dei ecclesiæ nostris præsentibus et futuris, qua
» liter petitione Adalberti.gloriosissimi marchionis , et dilectissimi
» generis nostri , et Grimoaldi illustris comitis fidelium nostrorum
» per hanc nostram præsentem paginam donamus, et concedimus
» ecclesiæ sanctæ Dei Genitricis Mariæ , et s. Eusebii Vercellen
sis ad usum et sustentationem canonicorum ibidem Deo famu
» lantium locum , qui olim Curtis Regia dicebatur , sicut pus
9

» terla D. Salvatoris posita est , et sicut turris parva in latere


9

ipsius pusterlæ , ubi carceres sunt , usque in mercato publico ,


et sicut via publica iuxta macellum curtis ante portam S. Na
» zarii usque ad turrem veterem , quæ dicitur D. Salvatoris ; dehinc
»

» ab ipsa turre usque ad turrem , quæ dicitur S. Aghatæ , in una


» parte sicut murus antiquus positus est , et sicut murus novus
» eandem terram circumdat per turricellam Airaldi, et venit usque
» ad pontem lapideum super flumen , quod dicitur Vercellina , et
» usque ad prænorninatam pusterlam D. Salvatoris , ubi carceres
sunt , cum casis , et massaritiis , et aldionibus , tholoneis, cura
» diis , salvoniis ( immunità ) et omnibus undecumque publica fon
» ctio inibi censum exigebat , omnia in integrum illis damus. Ad
» dimus quoque molendinos duos , qui sunt in Rivofrigido cum
ripis ex utraque parte consistentibus , et perveniunt in flumen
» Sarvi. Concedimus insuper ipsis canonicis mercatum publicum
» qui singulis kalendis. augusti in Beati Eusebii festivitate fit ,
» septem præcedentibus , totidemque eandem festivitatem conti
» nuatim subsequentibus , et mercatum hebdomadalem , qui omni
» die sabathi perficitur donec dies est. Præterea de terra doininia
» cata ipsius curtis supradictæ medietatem tam de casis , massari
129
» ritiis , invcstitis ( terreni seminati per lo più à fromento ) absis
( terreni incolti ) quam vineis , pratis , sylvis , piscariis , et de
» omnibus ad eandem cortem legaliter pertinentibus in integrum.
» Donamus etiam curticellam iuris nostri ( corroso : forse
» quella in Montanario ) cum mansis quinque , et servis et an
cillis , et aldionibus ad eandem curticellam legaliter pertinenti
» bus, cum omnibus superius comprehensis, quæ hactenus iuri palatii
» nostri pertinuisse visa sunt etc. Datum VII kal. februarii anuo Na
» tivitatis Domini DCCCCXIII, domini vero Berengarii piissimi regis
» XXV indict. I , actum Placentia in Christi nomine feliliciter. »
Poichè a' 26 gennaio 913 a Nativitate continuava ad essere in
corso l'anno XXV del regno d'Italia di Berengario I , cisi dà a di
yedere , ch'egli non cominciò a regnare se non dopo gennaio dell'888.
5. Putcolum continua a rammentarsi in una carta V kal. mar
tii MCII ab incarnat. indict. X di vendita di un podere foris
de civitate Vercellis ad locum ubi dicitur Pozolo ; c in altra al
monistero allora così detto di Valombrosa anno incarn . MCXXXV ,
IX kal. marcii indict. XIII di donazione della chiesa , e dello
spedal di S. Sepolcro , e di altri beni in territorio Vercellis ad
locum ubi dicitur Puteolum ... et duæ mansæ ad locum ubi dicitur
Mulegno , (Muleggio ) quæ suprascripta ecclesia simul cum ospitale
iacet ad locum ubi dicitur Puteolum . Cotesta donazione è notabile per
l'abuso , e l’iatrodottavi facilità, che putessero i tutori indurre, e auto
rizzar i loro pupilli a far donazioni a favor delle chiese e de’monisteri :
nos Ubertus , et Jacobus infantcs filii quondam Landrici Cazamini,
qui ambo professi sumus ex nacione nostra lege vivere Salica , per
» consensum Gisulphi episcopi, et Gulielmi Avocati tutores nostri of
» fertores , donatores ipsius monasterii S. Mariæ de Valle Um
7

» brosa etc. » Ma il comune di Vercelli è stato poscia de'primi


ad ammendar così fatti abusi :: n'abbiam più esempli , ma basti
quello di un terreno di alluvione venduto dal comune nel 1209
17
130

in Forcalda tra la Sesia , e il Cervo , che in parte diceasi molta


Sarvi vel Sicidæ , con che i compratori nol potessero vendere ,
seu in ánima iudicare , ( farne legato pio , o disporne per testa
7

mento ) seu aliquo modo alienare alicui ecclesiæ ,' seu hospitali,
seu religioni. ( vol. I de' Biscioni fol. 115 c segg. ) In altro ibid.
pur dell' istesso anno si estende il divieto di vendere beni stabil ;
anche ai militi, o nobili , ch'eran già potenti di troppo in quelle
ognor tempestose democrazie , cioè faciant de prædictis modiis
quidquid voluerint , scilicet vendere, donare, alienare , excepta
ecclesiæ , vel militi , vel hospitali.
Peronasca , e più altri villaggi del distretto della città stessa
verso la metà del secol tredici erano pressochè disabitati, ed il
comune per ripopolarli offeriva terreni , esimendoli dal fodro , o
tribúto per più anni , che di poi si ristrigneano ad arbitrio. Nel
vol . l ' de' Biscioni fol. 410 si legge una sentenza del podestà di
Vercelli de' 15 settembre 1265 a favor del comune stesso contro
i nuovi abitatori del menzionato luoghetto , su l'immunità del
fodro , a pretesto di un nuovo statuto de'27 dicembre 1258 , che
9

ristrigneva immunitatem , et privilegium non solvendi fodrum


si concedi villæ Prononaschæ , et aliis villis inhabitatis tantummodo
v usque ad quinque annos tunc proximc venturos , ct illis per
» sonis tantum , quæ ex tunc usque ad kalendas madii tunc venturas
» venissent ad habitandum in prædictis villis inhabitatis. » Ma per
rassetar le rovine pubbliche dopo mille scialaqui , usavano i reg:
2

gimenti popolari d'allora tagliar anco molte spese, ora levando


assegnamenti di pubbliche entrate dati a' cittadini per denari pre
słati al comune', con ridurgli a molto minor somma , e poi non
pagarla , o se non di nuovo scema , o molto a rilento ; :ora del tutto
annullando le vendite 'fatte de beni pubblici , onde assai cittadini
rimancan disfatti. Di cotali 'gentilezze. repubblicane gli ultimi
.

esempli ne fornà all? Italia la repubblica Fiorentina solto l'ombrg


sovrana di Clemente VII,
INDICE DE LUOGHI.

A,D Cameram Pag. 68 Castellum Longobardorum P. 10


Ad Duas Columnas . . 96 Castrum ad Montem .
27 .
Ad Duos Pontes .
5 , -6 Castrum S. Georgii 28
Ad Medias .
83 85 Cavaliaga , e Cabaliaca O
74 .
Ad Palatium . -43 Caucellæ . 28
Ad Quintum . 66 , 67 , 87 , 88 Ceredallum
. . 80, 81.
.

Ad Septimum 42 , 67 , 84 Ceste . . 32 , 33
Alera .
83 Cicunium . . 28
Alice ed Ales ,, 26, 41 Ciglanum 78
Allia ed Halia .
95 Cinsolæ , . 67
Alliana regio . · 93 , 94 Çlevasium 31
Amporium , Ampori .. 79, 80 Çlusellarium 27
Aporianum : .
27 Conflencia , 89
Arelium :
42 Gossanum 46)
Ascilianum . 85 Cottiæ e Cutiæ 90 , 91
Auzeningum . 87 , 88 Curte Regis et Orgii 29
Azclium 42 Curtis Regia 85
Barzula . 84 Deciana 84
Bollentio , e Bollenico 43 Duriis .
96
Bremetum . .
91 Eporedia . 46, 47
Broxa .
25 Felectum . 13
Cadravinum 41 Floranum .
25
Calviniascum : 2177 Fructuaria : II , 12
senz: 7,8
Canava , e corte Canavese Fulgitium 30
Canayasium 9714 e segg . Fullicia Sylva .
29, 30
Caraxana .
88 Gambolades .
89
Carbantia 85 Garlascum . . .
95 , 96
Carbonaria , ;. 97 Gerulfia Sylva 10, 13
Carisiana 85 Goagazia 85
132
Herbara Park. 74 Rivarolum Pag. 8
Laucedium . 80 Romanum 27
Laumellum .' 9 " , 93 Ropali .
73, 74
Laurodunum . 36 Roncosico e Rivosico 80, 81
Lezulum 25 Roveredum , e Roboretum . 8
Liana .
77 Sala . 43 Salerana i 26
Libero e Liburnum , 7 77, 78 Salera 84
Lusiniacum · 28 S. Aghatæ comitatus · 75 e segg.
Macuniacum 27 , 28 Scarmannum . .
27
Malione . 41 Silva Salsa .
77
Marinum . .
ibid . Sparonum 3, 4
Medulæ . 74 Stirpiana 85
Miralda 40, 78 Stura . . 80 e segg
Mortara 1
. 89, go Suanenses e Suana 6
Orcus e Galesus - 2, 5 Sülgia e Saligia : .
78
Orevanum : 95 Suminias :
98
Palaciolum 83 Tinia 41
Palestre .

89 Tridinum 83
Parellum . . . 26 Troncianum
77
Paschalia 46 Vallis Clivi vel Cledi : 25
Pavone , 26 Origana 5 Suana 6
Pedenas e Pedania : ibid. Verolencum . 37
Pertuso . 8 Versade , 1
80, 81
Petiana .
85 Vestignagum : 41
Petroriolum . ibid. Vicus Alfredi : 27
Prata Leonis :
9 Gisulfi 13 Mancilio 1o, 11
Puglascum : 46 Villa Vulpiana .
II , 12
Quadratæ e Quadradula 31 , 32 Vitignianum
77
Retovium , 'e Rodibbium 89, 94 Uliacum
>
40
Rigómagus 32, 33 Urbianum ed Ubianum · 9 , 24 .

Riparupta :
:-7 e segg. Zebeduscum 79
L.90819500
:
DE

MA

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