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15224
Mason

9.159.
Mason

9.159
.

1
DELL'ANTICA CONDIZIONE

DEL VERCELLESE S

DELL' ANTICO BORGO

DI SANTIA .

DISSERTAZIONE

DI JACOPO DURANDI

DEDICATA
A

ASVA ALTEZZA REALE

BENEDETTO MARIA MAURIZIO

DI SAVOJA

DUĊA DI CHABLAIS .

N
DETA
juc

CostantinusJe

*
IN TORINO , MDCCLXVI.

Nella Stamperia di GIAMBATISTA FONTANA .


Satis me feciffe arbitror , & officium hominis , & civis
implere , fi labor meus aliquos ab inertia liberatos ad
hæc ipfa melius , atque uberius tractanda incitaverit ..

Lactant. De Opific. Dei .


whene

ALTEZZA REALE

2345

ONORE , che in me ridonda ,


dall' efferfi V. A. R. degnata

accettare queſta tenue operetta , quanto è per

me incomparabile , altrettanto fi è un effetto


di quella clemenza , con cui è folita riguardare

coloro , la Patria de' quali gode della particolare

fua protezione . Nè altra occafione io mi ſapea


rin
rinvenire , per atteftare pubblicamente a V. A.

R. il riſpettolo mio offequio , che con offerirle


un ' opera , nella quale fpecialmente l'antichità

vedeffe , e le vicende , cui foggiacque un Luogo ,


che di effere tra i fuoi Feudi noverato alta

mente fi pregia . E comechè della Storia delle

patrie cofe fommamente io mi diletti , mi ſono


altresì inoltrato a rintracciare i fiti , e le muta

ང་ ངང་ 7
zioni di parecchi Luoghi , che anticamente fiori
rono in una Provincia , che da sì lungo tempo

gloriaſi di ubbidire alla Real Caſa di Savoja .


Laonde poco m' intrattengo in quella parte di
Storia , che delle azioni è compoſła , dalle quali
fono per lo più i Principi occupati , e di cui perciò

V. A. R. n' è ftudiofiffima ; quantunque per

ricercare gli eſempli di valore , di configlio , e


di altre eroiche virtù , che nella Storia ci fi

rappreſentano , Ella non abbifogni di efcire dall'


Auguftiffima fua Famiglia : anzi le bafti il fiffar

fi nelle gloriofe azioni del fuo Gran GENITORE ,


e Clementiffimo Noftro SoVRANO .

Di V. A. R.

།༥98
ང་
7.?

Va
Umiliffimo , Divotiffimo ,
Offequiofiffimo Servitore
JACOPO DURANDI .

$ $.
TAVOLA

Delle cofe principali contenute in quefta Diſſertazione .

ARTICOLO I.

Dello Stato de' Vercellefi fotto i Romani , e del Municipio


di Vercelli .

Salyi fono i fondatori di Vercelli . Ricerca fullafignificazione


nome di questa · I Galli Cifalpini impararono Ro
mani a coftrurre , e fortificar le Città . I Libici , cioè Vercellefi , e
Novarefi erano Clienti degli Infubri . Lega de' Galli Cifalpini con
tro de' Romani l'anno di Roma 529 .. I Taurifci , o fiano Taurini
fono in quella guerra alleati dei Galli . I Romani entrano nell' In
' Infubri , e i loro Clienti hanno
fubria , l'anno di Roma 531 .. Gl
guerra coi Taurini . In questo tempo difcende Annibale in Italia ,

prende Torino . Luogo della prima battaglia data da Annibale ai


Romani in Italia . Ricerca intorno al tempo , in cui i Romani paf
farono di quà dal Tefino , e di quà dalla Staffora , per conquistare
i Territorj de' Libici , e Taurini . Guerre de' Salaffi coi loro vicini .
Fondazione d'Ivrea . I Salaffi fono interamente foggiogati dai Ro
mani . Vercelli Colonia Latina , indi Romana , e poi Municipio . E'
afcritta alla Tribù Anienfe . Eftenfione del Territorio di Vercelli fot
to i Romani , e confronto coll' eftefa dell' antica fua Diocefi . Se

Santo Eufebio fia ftato Metropolita . Mutazioni fatte dal Gran Co


ftantino ai nomi , ed ai confini delle Regioni d'Italia . Vercelli
yo diroccata circa l'anno di Crifto 387 .. Altre fventure , cui
mezzo
foggiacque Vercelli fino all' anno 990 .. Università degli Studj fta
bilita in Vercelli l'anno 1228.

ARTICOLO IL

Degl' Ictumuli .

Ricerca intorno al nome di questo Popolo . Quale fia ftato il luogo


principale degl' Idumuli . Miniere d'oro , chefifcavavano nel Pago,
o Diftretto degl' Itumuli . 1 Salaffi eftraevano dalla Dora Balrea
alcuni canali d'acqua per fervizio delle miniere . Que' canali erana
difotto ad Ivrea : alcune veftigie de' medefimi . Lago formato dalla
Dora
34

VI

Dora nella pianura inferiore ad Ivrea . Confini del Diftretto degl


'
Itumuli . Situazione del Bofco Sacro di Apolline . Celtiche deno
minazioni di alcuni luoghi di quel Diftretto . Oropj pofti al fet
tentrione degl
' Icumuli .

ARTICOLO II L

Dei Borghi antichi del Vercellefe .

§. 1. Vicus Vie Longe , oggidì Santià . Difamina fopra una


Ifcrizione di questo Luogo . Antica strada Romana tra Vercelli , ed
Ivrea. Santià appellato Sancta Agatha dal nome della fua Chiefa
principale , rifabbricata dalla Regina Teodolinda fu quella di Santo
Stefano . Altri Luoghi di quefto nome , e loro antichità . La Chiefa
di Santo Stefano in Santià era anticamente un Tempio dedicato
ad Eufculapio . Se il nome di Santià fia derivato da quello di S.
Agata . Antico nome di questo Luogo .
§. 2. Libero , Livorno . Cluverio , Valefio , ed altri confutati .
§. 3. Cefte . Rigomagus . Sito di quefti Luoghi . Antica strada
Romana da Pavia a Torino . Beretta , ed altri notati .
§. 4. Ad Medias . Cuttiæ . Laumellum . Ad Duas Columnas .

Situazione di quefti Luoghi .


§. 5. Campi Raudii . Per qual parte delle Alpi fiano difcefi i
Cimbri nell' Italia l'anno di Roma 652 .. Luogo della battaglia
data dai Romani ai Cimbri . Claudiano notato . Se fi parli della
Pollentia del Piemonte in alcune Ifcrizioni , che fi accennano pag.
108. 109 .

§. 6. Degli antichi Luoghi del Vercelleſe fituati al Nordeſt .


Strada Romana in que' contorni . Navola fuofito , e antico nome .
Origine del luogo di Serravalle .

ARTICOLO IV.

Del Luogo , in cui l'Imperador Carlo Magno diede udienza


agli Ambafciadori di Harun- Al-Rashid Re di Perfia , e di
Amurat Abraham Re d' Africa , l'anno di Cristo 801 .

Harun fi pregia dell' amicizia di Carlo Magno . Nell' anno ap


punto 801. Carlo Magno riceve i predetti Legati . Il luogo fu tra
Vercelli , ed Ivrea . Doveva effere una Manfione . Quel luogo fu
Sant'
VII

Sant' Agata , oggidì Santià . Avanzo di un' antica firada Militare ,


elevata tra Santià , e Cavaglià . Perchè Carlo Magno abbia ri
cevuto quegli Ambafciadori piuttosto in Santià , che in Vercelli ,
o in Ivrea .

ARTICOLO V.

Memorie appartenenti a Vercelli , e Santià .

Vercelli aderente di Arrigo II. Re di Germania , e d'Italia . Di


ploma di Arrigo in odio di Ardoino , e de' fuoi Fautori . In qual
tempo abbia feduto Pietro Vefcovo di Vercelli ftato pofcia uccifo
da Ardoino . Scrittori delle Vite de
' Vefcovi di Vercelli notati .
Santià nel Secolo duodecimo fi governa da fefteffo . Suo Terri
torio allora diftinto da quello di Vercelli . Questa Città nel Se
colo tredicefimo fi arroga una maggior libertà . Favorisce il par
tito de
' Guelfi. E' alleata co' Milanefi contro di Federico II..
Racquista la grazia di Federico . L
' ifteffo Imperadore fa intimare
al Comune di Vercelli , e à quello di Santià di armarfi contro la
Città d
' Aleſſandria . Que' di Santià fono afcritti alla Cittadinan
Za di Vercelli . Antichità dell' infigne Collegiata di Sant' Agata .

Innocenzo IV. rimove i Vercellefi dall' amicizia di Federico II.. Al


cuni Vefcovi di Vercelli per qualche tempo fi ritirano in Biella .
Vercelli viene in potere de' Duchi di Milano . Il Marchefe di Mon
ferrato fa invadere il Vercellefe . Vercelli è ceduta alla Real Cafa
di Savoja . Santià viene in potere dell' ifteffa Real Cafa . Affedj fo
ftenuti da quefto prefidio . Serie de
' fuoi Governatori dall
' anno

1375. fino al 1688 .. Terre , che erano foggette al Capitaniato di


Santià . Facino Cane invade il Vercellefe . Il Real Senato di Torino

hafeduto in Santià nel 1630. , e 163.1….

11
Il Volume intitolato Dell
' Antica Condizione del Vercellese , e

Dell' Antico Borgo di Santià . Differtazione di Jacopo Durandi è


conforme alle regole della Cattolica Fede . Tale lo riconobbi
leggendo ; epperò di proprio pugno mi fottofcrivo .
Torino S. Tommafo Appoft. addí 15. Giugno 1766.

F. ROBERTO BOLANO FOSSANESE Min. Offerv. ,


Lett. Giubil. , e Confult. del S. Officio .

Attenta fupradicta atteftatione IMPRIMATUR

Fr. Albertus Marchetti Provicarius Gen. S. Off.

V. Triverius AA. LL. P.

V. Se ne permette la Stampa .

GALLI per la Gran Cancelleria .


1
DELL'

ANTICA CONDIZIONE

DEL

VERCELLESE

DISSERTAZIONE

DI

JACOPO DURANDI

ARTICOLO I.

DELLO STATO DE' VERCELLESI SOTTO I ROMANI ,


E DEL MUNICIPIO DI VERCELLI .

Libici , i quali altrimenti Libui , Liguri , e Le


becii fi chiamarono , furono i primi Popoli , che
abitarono la Provincia Vercellefe . Il vero pri

mitivo nome di quefti Popoli , come pure di


parecchj altri dell'antica Italia , effere ftato
J quello di Ligui , ed efferfi i medefimi diramati
dalla numerofa Tribù , e gente degli Umbri,
io l'ho dimostrato nel * Ragionamento degl'Itali fubalpini primi
tivi . Ho fatto parimente ivi offervare che il nome de' Li

bici fi ftendeva infino al fiume Ticino , e che perciò i Levi , i


quali comunemente s'interpretano per gli antichi Novarefi , non
appartennero altrimenti di quà dal Ticino , ma bensì furono in
caffati tra il Ticino , gl
' Ifumbri , o fiano Infubri , il Po , e il

fiume Lambro . I Sallyi , o Salluvii , Liguri anch' effi , i qua


li dalle vicinanze di Marfiglia , dove prima abitavano , traf
migrarono in queſta noftra Provincia , e per iftabilirvifi , diſcac

ciarono i Libici , e i Levi , adottarono il nome di que' primi


abitanti , che cffi efpulfero , laonde ritennero il nome di Libici
di quà dal Ticino , e quello di Levi per una ſtriſcia di là da quel
fiume . A Io

* L'Opera quí enunciata fi pubblicherà tra pochi mesi .


2

Io conoſco bensì , che i nomi di Libici , o Libui , e Levi


fono radicalmente un fol nome , ficcome infatti quefti Popoli
erano tutti derivati da una medefima gente : ma questo ifteffo
nome fu pofcia dai varianti dialetti de' Popoli Celtici , e dalle

diverſe loro pronuncie diverfamente diguifato . Nondimeno per


esporre efattamente lo ftato di quefti Popoli , fenza perturbare
il fiftema dell' antica Geografia , li dobbiamo confiderare , fe
condo che dagli Antichi fono denominati . Offervo intanto , che
i Libici fi diftefero anticamente dal fiume Ticino fino ai Salaffi,
e Taurini da Levante a ponente , tra le Alpi , e il Po da
Settentrione a mezzodì . Strabone non nomina più i Popoli Libici,
cioè effi Vercellefi , e Novarefi . Forfe a' fuoi tempi era già in
difufo quefto nome .

Ommeffe le favole , che fanno Autori delle noftre Città i Numi,


e gli Eroi , fognate dalla piacevole fantaſia de' noftri Antichi :
Vercelli fondata nel paefe de' Libici ha per Autori i Sallyi
( Plinio lib. 3. cap. 17. ) , codefti erano Popoli Celtici al pari
dei Libici primi abitatori , come altresì lo erano i Vertacomacori,
i quali fondarono Novara ( Plinio ibid. ) , cioè tanto i Fonda
tori di Vercelli , come quei di Novara erano Popoli della gente

de' Sallyi Liguri , i quali dalle Gallie ripaffarono nell' Italia y


ficcome i loro Antichi dall'Italia erano trafmigrati nelle Gallie .
Non dobbiamo adunque ricercare nelle lingue Orientali , oppur

nella lingua latina Petimologia di quefte Città . Ortelio ( in


Thefauro Geographico ) dice , fub Infubribus Beps'a eft apud Scho-
lafticum 3. c. 7. , ma preffo Evagrio Scolaftico io non ritrovo >"
che Vercelli fi dica collocata nell' Infubria . Nel fuddetto Ra

gionamento ho però dimoftrato , che talora i Libici , o Vercel


lefi fi chiamarono Infubri , perchè erano nella clientela di queſti ..
Floro ( lib. 2. c. 4. ) ci rammenta nell' Umbria un torrente no
matoVergellis : in alcuni efemplari fi legge fcorrettamente Gellus,
• Gelus , ed anche in alcune edizioni di Valerio Maffimo (lib.
9. c. 2. ) quefto nome fu guafto . Vergellis parimente vien chia
mata la noftra Città nell'itinerario di Antonino , ed anche preffo
altri Scrittori , ed in alcune Romane Ifcrizioni . Un Luogo nella

Borgogna altresì portava anticamente il nome di Vercelli ; vien


quefto Luogo nominato in un Diploma preffo l' Achery Spicileg.
I , e dal medefimo prefe il nome un Diftretto, di cui fa men
tom. 1
zione il Guichenon Hiftoir. Genealog. Tom. II. pag. 198. la Balme
en
3
en Vercellois . Que' Popoli della Spagna Citeriore , chiamati da
Plinio Vergilienfes , ed hanno l'ifteffo nome in una iſcrizione ri
ferita dal Grutero pag. 334. n. 5. , Varcilienfes fono altresì chia
mati in un'altra ifcrizione , come afferma Ambrogio Morale , il

quale aggiugne , che oggidì un Luogo fituato alla fponda del


Tago poco fopra Toledo fi appella Varcile . Tutta la differenza di

quefti nomi proviene dai varianti dialetti , ma radicalmente il


nome è l'ifteffo con quello di Vercelli , o Vergelli ; in quel Luo
go della Spagna gli antichi abitanti erano parimente Celti. Ciò
bafta a dimoftrarci , che il nome della noftra Città era in ufo
anche preffo altri Popoli di nazione Celtica . Qualche traccia
della fignificazione di quefto nome fi può ritrovare negli avanzi
della lingua Celtica . Io offervo , che i nomi de' Luoghi , e delle
Città de' Celti corrispondevano per lo più alla fituazione di effi
Luoghi , e Città , o alle circoftanze , ed imprefe , per occafione
delle quali le fondarono .

Avvegnacchè la noftra Città fi chiamaffe Vercelli , e Vergelli


fecondo i varj dialetti , mi fembra , che quefto nome poffa
effere derivato dal celtico vocabolo wergen , confervatofi an

che nell'antico Tedeſco , che fignifica allontanare , e refpin

gere . Qualche impreſa de' noftri Libici , o Sallyi contro alcuna


in
nemica fazione , ftata o refpinta , od abbattuta nel fito
cui pofcia s'incominciò a fondare quefta Città , ha potuto veri
fimilmente dar l'origine al nome di Vergelli , quafi voleffero
dire l'allontanamento de' nemici , o fia il luogo , in cui i nemi
ci furono reſpinti . Noi ritroviamo parecchj Celtici nomi , ed an
che alcuni delle lingue derivate dalla Celtica , o monofillabi in
wer, o così incomincianti , i quali fignificano armi , o ftromenti
di difefa , o un luogo munito dall' arte , o dalla natura , o cau
zione , o patto , od alleanza , come parimente offerva il Wachter
Gloffar. Germanic. tom. II. , il che tutto fempre coincide colla
noftra conghiettura , che il nome di questa Città voglia efprimere
qualche imprefa militare , e più precisamente qualche atto di
difefa .

Non ſo , ſe derivi anche dalla lingua degli antichi Celti la


parola Vergelt , che il Benfonio nel Vocabolario Angloffaffonico
fpiega Ver-geld, Ver-gild, capitis æftimatio . Vi è però queftione ,
fe fi debba intendere del prezzo dell'uomo uccifo , oppur della

multa , o compofizione dell'omicidio . Il Somner tiene la prima


opinione : Eccard favorisce l'altra . Mi piace di più l'opinione
A 2 del
2
Io conoſco bensì , che i nomi di Libici , o Libui , e Levi
fono radicalmente un fol nome , ficcome infatti quefti Popoli
erano tutti derivati da una medefima gente : ma questo ifteffo
nome fu pofcia dai varianti dialetti de' Popoli Celtici , e dalle

diverſe loro pronuncie diverfamente diguifato . Nondimeno per


efporre efattamente lo ftato di quefti Popoli , ſenza perturbare
il fiftema dell'antica Geografia , li dobbiamo confiderare , fe
condo che dagli Antichi fono denominati . Offervo intanto , che

i Libici fi diftefero anticamente dal fiume Ticino fino ai Salaffi,


e Taurini da Levante a ponente , tra le Alpi , e il Po da
Settentrione a mezzodi . Strabone non nomina più i Popoli Libici,
cioè effi Vercellefi , e Novarefi . Forſe a' fuoi tempi era già in,
difufo quefto nome .
Ommeffe le favole , che fanno Autori delle noftre Città i Numi,
e gli Eroi , fognate dalla piacevole fantafia de' noftri Antichi :

Vercelli fondata nel paeſe de' Libicò ha per Autori i Sallyi


( Plinio lib. 3. cap. 17. ) , codefti erano Popoli Celtici al pari
dei Libici primi abitatori , come altresì lo erano i Vertacomacori,.
i quali fondarono Novara ( Plinio ibid. ) , cioè tanto i Fonda
tori di Vercelli , come quei di Novara erano Popoli della gente
de' Sally Liguri , i quali dalle Gallie ripaffarono nell'Italia >
ficcome i loro Antichi dall'Italia erano trafmigrati nelle Gallie .
Non dobbiamo adunque ricercare nelle lingue Orientali , oppur
nella lingua latina Petimologia di quefte Città . Ortelio ( in

Thefauro Geographico ) dice , fub Infubribus Beputar eft apud Scho-


lafticum 3. c. 7. , ma preffo Evagrio Scolaftico io non ritrovo ,
che Vercelli fi dica collocata nell
' Infubria . Nel fuddetto Ra

gionamento ho però dimoftrato , che talora i Libici , o Vercel


lefi fi chiamarono Infubri , perchè erano nella clientela di queſti ..
Floro ( lib. 2. c. 4. ) ci rammenta nell' Umbria un torrente no

matoVergellis : in alcuni efemplari fi legge fcorrettamente Gellus,


Gelus , ed anche in alcune edizioni di Valerio Maffimo (lib.
9. c. 2. ) quefto nome fu guafto . Vergellis parimente vien chia
mata la noſtra Città nell'itinerario di Antonino , ed anche preffo
altri Scrittori , ed in alcune Romane Ifcrizioni . Un Luogo nella
Borgogna altresì portava anticamente il nome di Vercelli ; vien
quefto Luogo nominato in un Diploma preffo l' Achery Spicileg.
tom. I
1 , e dal medefimo prefe il nome un Diftretto , di cui fa men
zione il Guichenon Hiftoir. Genealog. Tom. II . pag. 198. la Balme
en
!
1
3
en Vercellois . Que' Popoli della Spagna Citeriore , chiamatì da
Plinio Vergilienfes , ed hanno l'ifteffo nome in una iſcrizione ri
ferita dal Grutero pag. 334. n. 5. , Varcilienfes fono altresì chia
mati in un'altra ifcrizione , come afferma Ambrogio Morale , il
quale aggiugne , che oggidì un Luogo fituato alla fponda del
Tago poco fopra Toledo fi appella Varcile . Tutta la differenza di
quefti nomi proviene dai varianti dialetti , ma radicalmente il

nome è l'iſteffo con quello di Vercelli , o Vergelli ; in quel Luo


go della Spagna gli antichi abitanti erano parimente Celti. Ciò
bafta a dimoftrarci , che il nome della noftra Città era in ufo

anche preffo altri Popoli di nazione Celtica . Qualche traccia


della fignificazione di quefto nome fi può ritrovare negli avanzi
della lingua Celtica . Io offervo , che i nomi de' Luoghi , e delle
Città de' Celti corrispondevano per lo più alla fituazione di effi
Luoghi , e Città , o alle circoftanze , ed imprefe , per occafione
delle quali le fondarono .

Avvegnacchè la noftra Città fi chiamaffe Vercelli , e Vergelli


fecondo i varj dialetti , mi fembra , che quefto nome poffa .
effere derivato dal celtico vocabolo wergen , confervatofi an

che nell'antico Tedeſco , che fignifica allontanare , e refpin

gere . Qualche imprefa de' noftri Libici , o Sallyi contro alcuna


nemica fazione , ftata o refpinta , od abbattuta nel fito , in
cui pofcia s'incominciò a fondare queſta Città , ha potuto veri

fimilmente dar l'origine al nome di Vergelli , quafi voleffero


dire l'allontanamento de' nemici , o fia il luogo , in cui i nemi
ci furono reſpinti . Noi ritroviamo parecchj Celtici nomi , ed an
che alcuni delle lingue derivate dalla Celtica , o monofillabi in
wer, o così incomincianti , i quali fignificano armi , o ftromenti
di difefa , o un luogo munito dall' arte , o dalla natura , o cau
zione , o patto , od alleanza , come parimente offerva il Wachter
Gloffar. Germanic. tom . II. , il che tutto fempre coincide colla.
noftra conghiettura , che il nome di questa Città voglia efprimere
qualche imprefa militare , e più precisamente qualche atto di
difefa .

Non fo , fe derivi anche dalla lingua degli antichi Celti la


parola Vergelt , che il Benfonio nel Vocabolario Angloffaffonico
fpiega Ver-geld, Ver-gild, capitis æftimatio . Vi è però queftione ,
fe fi debba intendere del prezzo dell'uomo uccifo , oppur della
multa , o compofizione dell'omicidio . Il Somner tiene la prima
opinione : Eccard favorisce l'altra . Mi piace di più l'opinione
A 2 del
4
del Somner. Infatti vi è nel Codice delle Leggi antiche preffo Lin
denbrogio ( Lex Ripuar. tit. LXIII. ) fi quis hominem in hofte
( cioè nell' eſercito ) interfecerit , triplici vergildo culpabilis judi
cetur . Così pure Vergelt la compenfa del danno recato . Quando
anche Vergelt derivi dalla lingua de' Celti , come è verifimile ,
e che preffo i medefimi aveffe l'ifteffa fignificazione > ch' ebbe

preffo i Tedeſchi , ci potrebbe laſciar in dubbio , fe Vercelli foffe

detta piuttosto dall' efferfi fondata in un fito ceduto pel prezzo


di qualche commeffo omicidio ; il che però non mi ſembra , che
torni così bene .

Con tutto ciò convien avvertire , che le denominazioni de'


Luoghi degli antichi Celti fono fovente ofcure , ed hyperboliche
al pari del loro ftile concifo , pieno d'enigmi , e di finecdochi ,
come notò Diodoro di Sicilia lib. 5 .. Vi fono però molti nomi
Celtici di Città , e di Luoghi , che fi fpiegano con tutta la pre
cifione : io avrò occafione di rapportarne nel decorfo di queft' ope

ra . Intanto comunque ignoriamo il fatto precifo , per cui fi dino


minò Vercelli, o Vergelli la noftra Città , conofciamo non di meno,

che quefto nome indica un qualche atto di difeſa , o di conven


zione . I Celti fovente applicavano l'ifteffo nome a fignificare un
fatto , la cui principale origine era bensì efpreffa col nome , che
gli applicavano , ma quel nome non comprendeva fempre le cir
coftanze , ch'erano concorfe nel fatto . Laonde , ficcome in
varie Provincie parecchj fono i Celtici luoghi denominati Vercelli,

。 Vergelli , fi può credere con fondamento , che le azioni , che


diedero origine all' applicazione di quefto nome , faranno ftate a
un dì preffo le medefime , ma non già gli accidenti , che ac
compagnarono , o produffero quelle azioni .

Sogliono gli Scrittori delle Storie particolari delle Città ripe


tere l'origine delle medefime dalla più rimota antichità ; io all'
incontro non giudico tanto antiche le Città abitate dai Celti ,
confiderate le medefime nel rigore di quefto nome . S'inganna

rono forfe Livio , Trogo Pompeo , e Plinio , quando fcriffero , che


i Galli , cioè gl' Infubri , i Cenomani , e iSallyi , difcefi in Italia
fondarono rispettivamente diverfe Città , Milano , Como , Breſcia,
Verona , Bergamo , Trento , Vicenza , Ticino ( Pavia ) , Novara ,
Vercelli , e alcune altre . I Galli non fondarono in Italia da prin
cipio , fe non parecchj Cantoni compofti di caſe ſeparate per qual
che diſtanza le une dalle altre , i quai Cantoni riuniti infieme do
po molti anni fi riduffero in tante Città . I nomi adunque delle
fud
5
fuddivifate Città fono più antichi delle ifteffe Città propriamen
te dette .

Siccome il Territorio di Milano fi ritrovò nel mezzo del paeſe


allora occupato dagl' Infubri , perciò lo chiamarono Meyland ,
cioè Luogo , o Territorio fituato nel mezzo della Provincia , o re
gione ; laonde fu fcelto dai Galli pel Luogo delle generali adu
nanze della loro Nazione . Quindi Strabone lib. 5. non dice ,
che Milano fia ftata una Città fondata dagl' Infubri , ma che da
principio fu un Vico , o Cantone , che effi tennero per Luogo prin
cipale , e che gl' Infubri abitavano in diverfi villaggj . I Boi , i
quali paffarono in Italia molti anni dopo gl' Infubri , ed occu
parono un ampio tratto di Paeſe dalla parte di Parma , e di
Bologna , non ebbero anticamente veruna Città , ma bensì erano
divifi in CXII. Tribù , o Cantoni , come afferma Catone preffo
Plinio lib. 3. c. 15 .; perciò Polibio lib . 2. parlando degl' Infubri,
e dei Boj offerva , che effi dimoravano nei Borghi non chiufi
dalle mura . Ma fia , che i Galli abbiano pofcia imparato dai
Marfigliefi a fabbricare , e fortificar le Città , come arbitra Giu
ftino lib. 48. c. 4. , oppure dai Romani , egli è però certo , che

molto tardi incominciarono a praticar queft' ufo .


I Galli Cifalpini impararono verifimilmente dai Romani ad
unire le diviſe loro cafe , e quindi coftrurre , e fortificar le Cit
tà , dacchè i Galli incominciarono aver guerra coi Romani , ed
entrarono nelle Terre de' medefimi fino ad eſpugnar Roma . Di
fcacciati dai Romani i Galli Senoni , primieramente i Boj , e
pofcia gl' Infubri , i quali temevano l'ifteffa fventura , incomin
ciarono a fortificare le loro Terre , e Cantoni , o Borghi , che

pofcia ebbero forma di Città . Così i Galli Tranfalpini non in


cominciarono a fabbricare , e fortificar le Città , fe non quan

-
do furono costretti di refiftere ai Romani , dopo che quefti var
carono la prima volta le Alpi . Laonde fi può afferire riguardo
all' Infubria , e alle altre Regioni Tranfpadane di quà dagl' In

fubri , che almeno prima della metà del fecolo quinto di Roma
non abbiano avuto alcun luogo cinto di mura , e fabbricato
nella forma delle Città .

Quando entrarono i Romani nell' Infubria que' Galli avevano


folamente due Città forti , Acerra , e Milano , il che dimoftra,
che l'ufo di fortificar le Città non era ancor fra di loro molto

comune . Infatti , foggiogata dai Romani la Gallia Cifalpina ,


poco prima dell' arrivo di Annibale in Italia effi mandarono
A 3 a

I
6

a cingere di mura i Borghi de' Galli ( Polibio lib 3. ) la Cit


tà de' Taurini fu da Annibale prefa in tre giorni : adunque

l'arte di munire , e fortificare le Città era allora nafcente preffo


quefti Popoli .
Ma ficcome prima della irruzione de' Galli non fi memorano

nelle Regioni Circumpadane neppure i principj de' Luoghi , e

delle Città , fi potrebbe inveſtigare , quali dianzi fiano ſtate le


abitazioni di que' primitivi Popoli . Intorno alla qual cofa io
offervo , che i medefimi abitavano verifimilmente nella fteffa

maniera de ' Galli , e degli antichi Ifpani , i quali ancor neʼtem

pi di Giulio Cefare fabbricavano le loro cafe di creta , e le co


privano di canne , e di frondi ( Vitruvio lib. 2. c. 1. ) altri le

fabbricavano d' affi , e d'altri pezzi di legno ( Strabone lib. 4. )

per lo più ciaſcuna famiglia fi fabbricava una cafa nel mezzo

de' fuoi poderi . Di quì traffero origine i Paghi, o fieno Cantoni,


ch'erano parecchie cafe fra loro non contigue , le quali perciò
non fi poffono chiamare nè Città , nè Borghi , ma erano bensì

un diftretto occupato da un certo numero di famiglie , che da

fe fteffe fi regolavano . Codefti Paghi erano da principio altrettan


ti Stati divifi , ed indipendenti : la neceffità di difenderfi contro
de' comuni nemici li coftrinſe finalmente ad unirfi , e formare

una fpecie di Repubblica . Dall' unione di coteſti Paghi nelle


noftre regioni fi formarono i Popoli Laj , Libici , Levi , ed Iſum
bri , che paffarono pofcia ne' Galli difcefi ad occupar le mede
fime ; ficcome parimente gl' ifteffi Galli ne ' lor paefi erano in
quefto modo divifi . Laonde quando Appiano ( de bel. civil. lib. 2.)
dice , che Giulio Cefare ha fottomeffo quattrocento Nazioni di
Galli , dobbiamo intendere per Nazioni tanti piccoli Popoli for
mati dall' unione di alcuni Paghi , o Cantoni , i quali non era

no però tutti di uguale grandezza , e popolazione. Così riſpetto


a noi i Laj erano minori dei Levi , queſti dei Libici , e i Libici

degl' Ifumbri .
Adunque prima della venuta di Bellovefo nelle noſtre regioni
non vi furono Città , nè Borghi , ma per lo più i Popoli abi
tavano fparfi per le campagne nella fuddivifata maniera ; e do

po l'invafione di Bellovefo non ve ne furono , fe non molto tar


di , cioè quando la neceflità di difenderfi dai Romani li coftrin
fe fu l'eſempio de' loro nemici ad unire le loro cafe , e fortifi
carle' , cingendole di foffa , e di mura ; dalla quale unione , ed
opera fi formarono a mano a mano i Borghi , e le Città. Così
io
7
io penfo doverfi fagrificare alla verità l'ambizione di pretendere
le noftre Città prodotte da una origine maraviglioſa tanto ri
guardo agl'immaginarj fondatori delle medefime , quanto an
che alla fognata loro antichità .
Tra i Borghi del Novarefe , e Vercellefe alcuni ve ne fono
così denominati , che ſembrano i loro nomi derivati dalla lingua
Greca . Un moderno Scrittore pensò , che l'origine , e il nome

di quei Luoghi fi debbano perciò attribuire a qualche Greca.


Colonia quivi traſmigrata.Ma ficcome da neffuno degli antichi Scrit
tori impariamo , che giammai vi paffaffe una Greca Colonia a
ftabilirfi in queſte regioni , io perciò afferiſco , che i nomi di
que' luoghi , che pajono Greci , o non ſono ſempre antichi , o
radicalmente fono Celtici , e furono pofcia diguifati, o almeno
i loro fondatori furono Romani , o Longobardi .
Venendo ora a ricercare il tempo , e l'occafione , per cui i

Galli di quà dal Ticino incominciarono ad aver guerrà coi Ro


mani , ritrovo , che la loro antica Storia è confufa con quella
degl'Infubri . Nel fuddetto mio Ragionamento ho dimostrato
che anticamente nell' Italia Circumpadana vi furono due fazioni
di gente , cioè degl'antichi abitanti , e dei Popoli nuovamente

venuti : capi de' primi erano i Taurini , ' Infubri .


e de' fecondi gl

i Laj , Libici , e Levi erano clienti degl' Infubri , perciò quefti


Popoli furono fovente comprefi fotto il nome de ' loro capi. Una
sì fatta alleanza continuò fino a che passò l'Italia Circumpada
na fotto il dominio de' Romani . Laonde nelle guerre degl' In

fubri coi Romani ebbero parte i Libici , o fieno antichi Nova


refi , e Vercellefi allora collegati cogl' Infubri.
La legge propofta da Cajo Flaminio , e ricevuta dai Romani,
per cui fi divife alla Plebe il territorio de' Galli Senoni , i quali
erano ftati sconfitti, e difcacciati , commoffe gli altri Galli , e maf
fimamente i Boj a prendere le armi contro de' Romani , e a col
" legarfi cogl' Infubri . Erano allora i Boj , e gl
' Infubri le due
più potenti Nazioni de' Galli Cifalpini ( Polibio lib. z . , Strabone
lib. 5. ) . Quefti invitarono inoltre i Galli , che abitavano tra le
Alpi , ed il Rodano a paffare di quà contro de ' Romani : que'
Tranfalpini appellavanfi Gefati , perchè fervivano al foldo di chi
gl' invitava (milites conducitii ) Polibio , Plutarco , ed Orofio ot
timamente interpretarono quefto nome . Strabone lib. 5. s'ingan
nò , con averli creduto un Popolo de' Galli Cifalpini . Gaudenzio
Merula ( de Gall. Cifalp. lib. 2. c. 3. ) adottò quefto errore , e vi
aggiunse altre favole .. А 4: De
8

Defcrive Polibio ( ibid. ) , che i Gefati venuti a ritrovare i


Galli Cifalpini fi unirono vicino al Po , e pofcia gl' Infubri , e

i Boj fubito loro fi congiunfero . Adunque i Geſati fi fermaro


no primieramente nel paeſe de' Taurifci , e de' Libici , i quali
furono i primi ad unirfi a' medefimi . Infatti i Gefati venivano
da ponente a levante , e con queft' ordine Polibio deſcrive i

Cifalpini , che loro a mano a mano fi congiunfero . Onde do


po aver detto , che i Gefati vicino al Po fi unirono coi Cifal
pini , foggiunge fubito > che gli altri Galli non ritardarono ad
unirfi co' medefimi , cioè gl' Infubri , e i Boj , ch' egli efpreffa

mente nomina . Quantunque la gente de' Taurifci foffe contra


ria a quella de' Galli , nondimeno la fventura de' Senoni fece
loro confiderare i Romani come nemici comuni , i quali infidia
vano alla loro vita , libertà , e Patria . Parimente gli altri Po
poli dell'Italia intimoriti per la venuta de' Galli , entrarono in
lega coi Romani , e fi fottomifero volentieri agl' ordini , che
loro fi mandavano da Roma . Intanto i Boj , gl
' Infubri , e tutti
i loro Alleati avanzandofi verſo Roma faccheggiavavo la Toſca
na . Erano non longe da Chiufi , quando intefero , che fi avvicinava
il Romano eſercito ( Polibio loc . cit . ) . Ciò accadde nell'anno di
Roma DXXIX.

Polibio defcrivendo l'ordine dell' Armata de' Galli difpofta in


modo che formava due fronti , dice , che alla tefta d'effa vi
erano i Taurifci ( Taurini , ch' egli fempre li chiamò col nome
antico Taupioxo ) , e i Popoli , che abitano di là dal Po . Quefti
Popoli erano i Libici , e i Levi , cioè i Vercellefi , Novarefi ,
e Pavefi . Certamente gl' Infubri erano pofti in quell' Armata die
tro ai Gefati , i quali formavano la retroguardia . Adunque Po
libio più non parla degl' Infubri . Di là dal Po dopo gl' Infubri
v'erano i Cenomani , ma quefti erano Alleati de ' Romani . Per
ciò i Popoli ſtabiliti dopo i Taurini di là dal Po , ch' entravano
nel partito de' Galli , erano li fuddetti Libici , e Levi , i quali
appunto infieme coi Taurini erano alla tefta dell' Armata de'
Galli ..

Nondimeno fi potrebbe da taluno dubitare , fe i Taurifci qui


vi nominati da Polibio , fieno veramente i Taurini , oppure al
tri Alpini Popoli . Il dubbio fi fcioglie dall' ifteffo Polibio . Egli
( Loc. cit. ) prima di defcrivere la guerra de' Galli , viene a
trattare della fituazione de' Luoghi , e de' Popoli Gallici ftabiliti
in Italia , e dopo di aver parlato generalmente della fertilità ,
e
9
e popolazione dell' Italia , dice , che i Galli appellati Tranfal
pini abitano le Alpi , che fono volte a Settentrione , e al Ro
dano : ma dalla parte di quà di effe Alpi riguardanti le pia

nure dell' Italia , abitano i Taurifci , gli Agoni ( Taupioxoi wi Ayaves)


ed altre barbare Genti. Gli abitatori delle Alpi fettentrionali ,
che riguardano il Rodano , erano i Viberi vicini alle fonti del

Rodano , i Seduni , i Veragri ec. Dalla parte oppofta , cioè


delle Alpi riguardanti l'Italia , v'erano appunto i Taurifci ,
che tutti così indiftintamente fon nomati da Polibio ma da

gli altri Autori fi diftinguono coi loro nomi particolari di


e i Salaffi erano an
Taurini , Salaffi , e Leponzj : i Leponzj ,
che Taurifci , come afferma Catone preffo Plinio lib. 3. cap. 20.
Gli Agoni abitavano alle radici delle Alpi de' Leponzj , tra il
Lago Verbano > e quello di San Giulio , donde efce il fiume

Gogna. Inoltre Polibio nel nominare quefti Popoli , tenne l'or


dine di fito da Ponente a Levante : così pure nel deſcrivere
i Galli della pianura Tranfpadana , nominò prima i Laj , po
fcia i Libici , quindi gl' Infubri , i Cenomani , e finalmente i

Veneti. Laonde avendo prima degli Agoni nominato i Tauri


fci , dobbiamo quefti ricercare al Ponente degli Agoni , e fono
appunto i Salaffi , e i Taurini , ch' egli indiftintamente appellò
Taurifci. Ma egli è certo , che fotto quefto nome fempre s'in
tefero principalmente i Taurini , i quali erano i Popoli più po
tenti , e i più celebridella Gente Taurifca ftabilita in Italia.
Infatti l'ifteffo Polibio defcrivendo la difcefa di Annibale in Italia

( lib. 3. ) , defignò i Taurini col proprio loro nome di Tauri


fci , donde dimostra > che anche in quefto luogo egli com

prefe principalmente i Taurini, ( Thi Taurifchon nel linguaggio de'


Celti) . Ma fi aggiunga , che Polibio nell' ordine fuddefcritto
della Gallica Armata dopo i Taurifci ripoſe i Popoli Tranſpa

dani , ch' erano di quà dagl' Infubri , cioè i Libici . ( Polibio


non nominò i Levi ) . Adunque determinò vieppiù quali fof
fero codefti Taurifci , cioè effi Taurini , e i Salafı , tra i quali ,
e tra gl' Infubri , e il Po , vi abitavano i Libici. Le altre Genti
barbare , che dopo i Taurifci , e gli Agoni nominò Polibio
erano i varj Popoli degli Euganei , e dei Reti . Laonde nell'
Armata de' Galli v'erano certamente i Taurini , e fe vogliamo

eftendere questo nome anche agli altri Taurifci , v'erano pari


mente i Salafi , e i Leponzj .

B Sgo
G3
10

Sgomentati i Romani dal numero , e dalla fierezza de' Galli


aveano anch'effi
già dianzi efperimentata , aveano anch'effi armato un grand'

Efercito , e i Cenomani , e i Veneti fecero lega coi Romani .


Polibio ha teffuto il catalogo delle Legioni , tratto dalle fteffe

defcrizioni rapportate al Senato . Si può quindi offervare , qual


foffe a un di preffo la popolazione dell'antica Italia intorno
all'anno di Roma DXXX . Comprefe le Truppe di riferva , e

quelle , che poteanfi levare in cafo di bifogno , recapitolando


tutte le fomme particolari , Polibio conchiude , che il numero
degli Armati raccolti da tutta l'Italia era di fettecentomila
Fanti , e di fettantamila Cavalli. Adunque in Plinio lib. 3. cap.

20. Si deve leggere Equitum LXX- M. invece di LXXX. Qui per


Italia , s'intende quella , che fi ftendeva fino all' Arno , e al
Rubicone , dopo che i Romani aveano conquistato il Paefe de'
Senoni tra i fiumi Efino , e Rubicone , mentre dianzi non fi
ftendeva di quà dall' Efino , ed Arno , onde i Sarfinati , e una
parte degli Umbri prima di quella conquista erano fuori dell'
Italia. Inoltre le truppe de' Romani , e de' loro Alleati nove
rate da Polibio altre erano di quelle , che attualmente fervi

vano , ed altre , che fi poteano reclutare . In quefto fecondo


ordine fono comprefi tutti i Popoli dell'antica Italia , eccetto
gli Umbri , Sarfinati , ed Etrufci , i quali avranno bensì armato
un buon numero di gente a favor de' Romani , ma non man
darono a Roma il registro degli uomini , ch'eranvi nel lor
Paeſe in iftato di portare le armi , e i quali bifognando poteanfi
· reclutare. Lo fteffo deefi dire de' Veneti , e Cenomani collegati
coi Romani. Effi come più vicini agl' Infubri hanno dovuto pri
ma per loro propria difefa porre le loro Truppe fui confini
degl' Infubri , ed impedire a quefti d'invadere il lor Paefe .
Laonde i ventimila Uomini poſti dai Veneti > e Cenomani di
guardia all' Apennino non erano tutte le Truppe , ch' effi

aveano in piedi contro de' Galli .


Plinio ( loc. cit. ) dice › che l'Italia ha meffo in armi tutte

quelle Truppe fola , fine externis ullis auxiliis , atque etiam

tunc fine Tranfpadanis . Il Sigonio nei Commentarj ai Faſti di


quell' anno > e de jure Italiæ lib. 1. cap. ultim. interpretò per
Tranfpadanii Cenomani ; il che evidentemente fi oppone a

Polibio , il qual narrò , che i Veneti , e i Cenomani manda


rono ventimila Uomini in ajuto de' Romani . Ma fi offervi ,
che fecondo Plinio , e gli altri antichi Scrittori per Regione
Tranf
II

Tranfpadana fi intendeva folamente la parte di quà dall' Adda


tra le Alpi , e il Po , che comprendeva gl' Infubri , i Levi ,
Libici , e una parte de' Taurini , i quali in quella ftrepitofa
guerra de' Galli erano appunto i Nemici de' Romani , Erano

quefti i Tranfpadani , de' quali Plinio ha parlato . Anzichè a

riſerva dei XX-M. Veneti , e Cenomani , gli altri Popoli Cir


cumpadani non entravano in quella fomma di Soldati pofti in

Armi dai Romani . I Liguri Tranfapennini ( avverto , che il


Cis , e il Trans io lo pongo fempre riſpetto a Roma , che ri
guardo al Luogo , in cui io fcrivo > farebbe all' oppoſto ) ,
ficcome erano Clienti de' Taurini , o Taurifci , erano anch'

effi per allora nel partito de' Galli . Bensì i Liguri Cifapennini
non fon nominati in quella guerra : laonde non entrarono in
alcuno de' due partiti belligeranti .
Sconfitti i Gefati , Polibio narra , che gl' Infubri , i Boj ,
e i Taurifci fi azzuffarono co' Romani , e generofamente com
batterono. In quefto luogo fotto il nome d'Infubri , Polibio
ritorna a comprendere i Libici , e i Levi . Ma debellato final
mente quel formidabile Efercito de' Galli , i Romani fubito
meditarono di fcacciare i Galli dalle Contrade Circumpadane ,
e quindi entrarono col loro Efercito nelle medefime . I Boj fu
rono i primi a cedere > e a metterfi fotto la protezione di

Roma . I Conſoli , che nell' anno ſeguente fi nominarono , L.


Furio , e C. Flaminio ( anno di Roma DXXXI . ) , conduffero
il loro Eſercito fu i confini de' Galli Anani , o fieno Anamani ,
i quali erano ftabiliti verfo Piacenza › e il confluente dell'

Adda nel Po infra i Liguri , e i Boj . Acquiftatafi que' Con


foli l'amicizia de' Galli Anani , facilmente con quefto mezzo

penetrarono nell' Infubria , dalla parte appunto , dove l'Adda


entra nel Po. Quefta fu la prima volta , che i Romani Eferciti
paffarono di quà dal Po , riſpetto a noi come pure offerva

l
' Abbreviatore di Livio nell' epitome del Libro XX. Furono
però in quel paffaggio i Romani battuti dagl' Infubri . Ma
fatto un trattato di pace , i Romani fi ritirarono nel Paeſe
de' Cenomani loro Alleati , co' quali dopo qualche tempo ri

tornarono armati nelle Terre degl' Infubri , e le faccheggiarono.


GI' Infubri finalmente fi accinfero a prefentar Battaglia ai Ro
mani . Più che la forza del Romano Efercito , la prudenza de❜
Tribuni proccaciò ai Romani la vittoria . L'anno feguente do

mandarono gl' Infubri la pace : ma i nuovi Conſoli M. Claudio


B 2 Mar
I2

Marcello , e C. Cornelio Scipione la ricufarono . Ritentarono


gl' Infubri la fortuna della guerra : chiamarono in lorc foccorſo
trentamila Tranfalpini . Intanto le Romane Legioni entrarono
nell' Infubria > e pofero l'affedio ad Acerra Città fulla ſponda

occidentale dell' Adda , a poche miglia dal Po . Seguita Poli


bio ( loc. cit. ) a defcrivere le impreſe degl' Infubri , e de' Ro
mani , i quali finalmente s'impadronirono di Milano e gl' In
fubri vennero fotto il dominio di Roma .
Io quivi offervo , che Polibio diede piuttosto l'onore dell' in
tiera fconfitta degl' Infubri al Confole Cneo Cornelio Scipione ,
e dopo il fatto di Claftidio fi fcordò di Marcello . Ma Plutarco ( in
Marcello ) defcrive parecchie notevoli circoftanze di quella
Guerra ommeffe da Polibio , e finalmente narra , che Marcello
liberò Cornelio , ch'era circondato dai Galli , li fugò , e prefe
Milano . Infatti il Senato decretò folamente a Marcello l'onore

del trionfo . Siccome gl' Infubri aveano chiamato in loro foccor


fo i Galli Tranfalpini ', tanto più in quella Guerra fi faranno
ferviti dei Libici , e Levi loro Clienti . Nondimeno non appa H

rifce , che Marcello dopo la prefa di Milano fia paffato di


quà dal Ticino . Offerva però Plutarco ( loc. cit. ) , che dopo la
caduta di quella Città , i Galli fpontaneamente conſegnarono
tutti i loro Luoghi ai Romani , e che in queſta maniera gli uni
e gli altri ebbero una pace affai tranquilla . Verifimilmente anche
i Levi , e i Libici , i quali fotto il nome comune di Galli furono
da Plutarco comprefi , fi raffegnarono allora fotto la protezione
de' Romani . Seguita la dedizione degl' Infubri , Polibio foggiu

gne : Noi fappiamo , che dopo un breve tempo effi ( Galli ) furono
difcacciati dalle vicinanze del Po , eccetto alcune Regioni , che
fono fotto le Alpi . Io verrò pertanto rifcontrando la verità di
quefto luogo di Polibio coi fatti , che vi feguirono .
Da Polibio , e Plutarco adunque ricaviamo , che i Galli
Tranfpadani dopo la loro dedizione per qualche tempo fono
ftati in pace coi Romani . Ma avendo pofcia i Romani dedot
te delle Colonie nelle regioni de' fuddetti Galli , e fondata.
la Città di Piacenza nel paefe de' Galli Anani , e nel paeſe
de' Cenomani loro focj ampliata Cremona ( io credo così , per
chè Cremona è un nome Celtico , e non mi par verifimile , che
quella Città fia ſtata fondata dai Romani ) s ' ingelofirono quin
di i Boj , i quali aſpettavano l'occafione di rinnovare coi Ro
mani la guerra . Laonde avendo intefo , che i Cartaginefi ve
nivano
13
nivano alla volta dell' Italia , maggiormente s'animarono alla
guerra , e collegatifi cogl' Infubri , nel tempo , che Annibale
,

paffava i Pirenei , effi diedero il guafto al fito preparato dai


Romani per le fuddette Colonie di Piacenza , e Cremona . An
zichè finquando Annibale fi moffe all' affedio di Sagunto , avea
già mandato degli Ambaſciadori ai principali dei Galli Cifalpi
ni , per follecitargli in fuo favore . Quefti erano gl' Inſubrj , e
i Boj , i quali volentieri fpedirono pofcia dei loro Regoli ad
Annibale , per infegnargli la ftrada delle Alpi ( Polibio lib . 3. ,
Livio lib. 21. ).

Ma intanto in quefto intervallo gl' Infubri , e i loro Clienti


non erano in pace co' loro vicini , cioè cogli antichi abitanti
dell' Italia , quali erano i Taurini , e i Clienti de' medefimi ,
Nella lega degl' Infubri , e Boj contro de' Romani v' interven
nero anche i Taurini , perocchè la cagione di quella guerra

gl' intereffava non meno degli altri Galli loro antichi nemici .
Il motivo di queſta nuova guerra fra gl' Infubri , e Taurini
fe nol vogliamo ricercare nell ' odio antico degli uni , e degli
altri , farà ſtato per qualche contrato di confini co' Libici ,
onde gl' Infubri vennero in foccorfo de' loro Clienti . Quindi
difcefo Annibale in Italia , ritrovò quelle due genti in guerra

( Polibio ibid. ) cioè cinque anni dopochè Marcello avea fog


giogato gl' Infubri . Annibale cercò di far lega co' Taurini ;
quefti la ricufarono . Affediò Torino > in tre giorni lo prefe "
uccife i refiftenti , ſpaventò così i vicini Barbari , i quali poi
vennero tutti fotto la fua ubbidienza .

Convien quivi offervare , che codeſti Barbari , fecondo Poli


bio , pofti nelle vicinanze de' Taurini , i quali dopo la ftrage
di quefti fi arrefero ad Annibale , erano i medefimi Clienti de
Taurini . Con quefto nome Polibio li diftinfe dai vicini Galli
Tranſpadani . Infatti egli foggiugne , che gli altri Galli , i qua
li abitano lungo il Po , defideravano di vnirfi ad Annibale
come fubito fi erano propofto di fare . Dopo i Taurini i Galli
abitanti lungo il Po , fecondo l'ifteffo Autore , erano i Laj
Libici , e Levi , e quindi gl' Infubri , i quali erano appunto in
guerra co' Taurini . Queſti Galli , i quali dianzi furono costretti di
cedere a' Romani , e che nuovamente prefero l ' armi contro di effi ,
defideravano l'alleanza di Annibale , per ifcuotere il loro gio
go . I Taurini all' oppofto rifiutarono di unirfi ai Cartagineſi , e
non fi vollero fidare de' medefimi , come nota Polibio . Adun
que
14

que i Taurini aveano già la loro fiducia nella protezione de'


Romani , e non voleano più entrare in lega contro di effi .
Certamente fe i Taurini non aveffero creduto di effere foc

corfi dai Romani , i quali a gran giornate fi avanzavano , on


de i Galli non ofavano ancora unirfi ad Annibale , non avreb
bero provocato un nemico , di cui efi non ignoravano la for
za fuperiore , ficcome ne conofcevano la loro infufficenza . Ciò
tanto più è vero , dacchè apertamente non rifiutarono fubito l'in
vito di Annibale , ma ricorfero all' artifizio di rifpondere ambi
guamente , per tenere a bada quel Capitano , certamente fino
a che giugneffero le Romane Legioni . Laonde . Annibale non
avendo una favorevole riſpoſta > affediò la loro Città . In

quefta guifa fi efprime Polibio . Se i Taurini non credeano di


effere meglio ficuri fotto la protezione de ' Romani , avreb

bero ſenza efitare abbracciato il partito di Annibale , il qual


tanto promettea di fe fteffo , per afficurarli della loro libertà ;
ficcome i Galli mal contenti di foggiacere a' Romani , defide

rarono fubito l'amicizia di Annibale , ed aſpettarono il tem


po per effettuarla . Laonde fi può fondatamente conchiudere ,
che entrati i Romani Eſerciti nella Gallia Ciſalpina , ſianfi do
po i Boj , e i Liguri collocati fra la Trebia , e l'Iria ( oggidì
la Staffora ) , anche gli altri Liguri ftabiliti tra l'Iria , e le
Alpi , cioè i Taurini , e i loro Clienti dichiarati Socj de' Ro
mani . Intanto io feguito Annibale nella fua marcia , infino
ch' egli fia fuori della noftra Provincia .
Efpugnato Torino , riceveva Annibale le fottomiffioni de'
Barbari , meditava di collegarfi co ' Galli vicini , e non fapea
qual cagione riteneffe quelli dall' unirfi con lui . Il Confolo P.
Scipione avea già da Piacenza paffato il Po , nè ancora cre
deafi di aver Annibale così vicino . L'uno e l'altro ebbero
avvifo della loro vicinanza : ciaſcuno atteſe ad infpirar corag

gio alle loro genti , e Scipione arringò nel giorno , ch' ei fece
coftrurre un ponte fovra il Ticino . Nel giorno feguente ( nar
ra Polibio lib. 3. ) , i due Generali marciarono lungo il fiume
dalla parte riguardante le Alpi . Nel fecondo giorno gli Eſplo
ratori avvertirono que ' Generali della loro vicinanza : l' uno , e l'al
tro Eſercito ſi fermò, e trincierofli . Nel terzo giorno i due Generali fi
avanzano colla loro Cavalleria : ordinano la Battaglia : fi battono .
Pretendono il Cluverio ( ital. antiq. pag. 238. ) , e dopo lui
parecchi Eruditi di ricavare da Polibio , e da Livio , che la
mar
15
marcia dei due Eſerciti fia ftata lungo il Ticino , e che la Bat
taglia fiafi data alla finiftra fponda di quel fiume . I teftimonj
di que'due antichi Scrittori in quefto cafo non fono dell'ifteffo pefo.
Livio ricopiò Polibio , ma quivi forfe non inteſe abbaſtanza
il testo dello Storico Greco , o almeno fi fpiegò di una ma
niera affai confufa . Polibio narra , che mentre Annibale rice

veva le fottomiflioni de' Barbari , cioè de' Taurini , e de' loro


Clienti , fu avertito , che Scipione avea di già paffato il Po

con tutte le fue Legioni . Indi Scipione per avanzarfi più in


sù , fece formare un ponte fovra il Ticino . Adunque Scipione
avea paffato il Po di fotto al confluente del Ticino . Soggiun
ge Polibio , che pofcia i due Generali fi pofero in marcia lun
go la fponda del fiume oppofta alle Alpi , coficchè Scipione
,
neceffariamente marciava poi di quà dal Ticino . Quel nome
generale di fiume quivi fecondo Polibio fi riferisce a quello
principale , ch' egli avea precedentemente nominato , cioè al
Po , e non mai al Ticino . Infatti il Ticino ha un corfo , la,
cui linea è perpendicolare alle Alpi : non prefenta perciò al
cuna fponda alle Alpi oppofta . Nè fi può con violenza
interpretare , che Polibio voleffe dire , che i due Eferciti mar

ciaffero lungo il Ticino verfo le Alpi , perciocchè egli parla


chiaramente della cofta del fiume , che riguarda le Alpi , lun
go la quale marciavano i due Eferciti . Bensì il Po ha la fi

niftra fponda oppofta alle Alpi , e la deftra all' Apennino .


Laonde i due Eferciti marciavano lungo la finiftra fponda del
Po . Ora per ritrovare il fito , in cui fi diede quella Battaglia
o piuttofto fcaramuccia , fi devono confiderare i movimenti
dei due Eferciti .

Nel giorno , in cui Scipione fece coftrurre il ponte fovra


il Ticino , intefa da Annibale la vicinanza del Nemico , que
fti levò il Campo dai contorni de' Taurini , e cominciò avan
zarfi . Nel primo giorno , in cui Scipione fi moffe dal Tici
no > Annibale certamente fi moffe dalla Dora . La marcia ,
che un'Armata faceva in un giorno , era di 20. miglia Ro
mani , e talora 25. al più . Dal Ticino preffo Pavia al fito ,
dove la via Romana paffa , e traverfa la Sefia , vi fono venti
miglia : altrettanti , o poco più ve ne fono dalla Dora Bal

tea alla Sefia , marciando lungo la fponda del Po . Nel terzo


giorno l'uno , e l'altro Generale fi moffe colla Cavalleria , e
appena
16
e dall' altra ,
appena videro alzarfi la polvere d'una parte ,
che fi ordinò la Battaglia . Adunque quefta prima azione fra
i Romani , e Cartaginefi in Italia , feguì verfo il confluen
te della Sefia nel Po . Floro lib. 2. c. 6. dice , che la Batta
glia fi diede inter Padum , & Ticinum . Ora egli è certo , che
ogniqualvolta fi accenna un fito con diſegnarlo pofto tra due fiu
mi , fempre s'intende effer quello , che dai fiumi fuperiormen
te è chiuso . Laonde l'eſpreſſione di Floro c' indica , che la
Battaglia fu data al diffopra del confluente del Ticino nel Po ,
o fia di quà dal Ticino . Egli non determinò poi la diſtanza,
o il luogo precifo , ma l'una , e l'altro evidentemente fi ri
cavano dalla marcia dei due Eſerciti , fecondo che da Polibio
ci fu defcritta .

Seguito il conflitto della Cavallería Romana , e Cartagine


fe , i Romani ebbero la peggio , e furono costretti di prende +
re la fuga . Altri fi raccolfero preffo il Confole , il quale tofto
decampò dalle vicinanze del Ticino , e conduffe le fue Trup
pe verfo il ponte fatto ful Po , per paffarvi nello fteffo tempo.
Annibale afpettò , che i Legionarj combatteffero , ma appena
Teppe , che i Romani aveano abbandonato il loro Campo , che
li feguitò fino al fuddetto ponte , che lo ritrovò rotto . Fece
ricercare un luogo facile per gettarvi un ponte , e dopo due
giorni di ricerca , ritrovò il mezzo di fare un ponte di barche ,
per paffarvi colla fua Armata . Così Polibio .
Si offervi ora , che quivi Polibio parla del Po , e non mai
del Ticino . La fuga de' Romani , e la ritirata di Scipione , il
quale fi affrettò a levare il Campo dalle vicinanze del Ticino ,
dimoftra appunto , che il luogo della Zuffa era ftato molto di
quà dal Ticino . Polibio inoltre parla di un altro ponte fatto
da' Romani ful Po , per cui Scipione fi falvò , rotto il quale ,
impedì ad Annibale l'infeguirlo . Adunque quel nuovo ponte
era di fopra , o fia di quà dal confluente del Ticino nel Po .
Infatti Annibale > che infeguì pofſcia i Romani fino a quel

ponte , non pafsò il Ticino . Quindi apparifce l'abbaglio di


Livio lib. 21. c. 47. , il quale moftra di parlare del fecondo
paffaggio del Ticino , quando Polibio più non ne parla . Ivi
il Ticino è poco minore del Po prima di ricevere l'ifteffo Ti
cino . I Romani avrebbero rotto il ponte ful Ticino , come
ruppero quello ful Po , e Polibio ci avrebbe defcritto la diffi

coltà incontrata da Annibale a paffare il Ticino . Per la qual


cofa
17
cofa io penfo , che fe Livio s'ingannò nel trafcrivere Polibio ,
fu per aver confufo i due ponti fatti da Scipione ful Po ; on
de credette , che il Ponte , fu cui Scipione .
nella fua ritirata
passò il Po di quà dal Ticino , e che poi lo fece rompere , fia

ftato l'ifteffo di quello , fu cui paſsò prima di giugnere al Ti


cino . Quel fecondo Ponte fu fatto verifimilmente da Scipione

nel giorno di ripofo , cioè nel fecondo giorno dopo la marcia


dal Ticino tra quefto fiume , e la Sefia .
Annibale passò finalmente il Po con tutte le fue Truppe .
Nelle vicinanze ora di Caſale facilmente ritrovò Annibale il

fito proprio , per fare il fuo Ponte . Ivi anticamente vi era


quello della via Romana tra Vercelli , ed Afti conoſciuto nei
baffi tempi fotto il nome di Ponte di Nottingo Vefcovo di
Vercelli , cui era ftato donato quel ponte da Carlo Calvo in
premio dell' agilità di queſto Vefcovo nel cavalcare , e poſcia
appellato Ponte di Cerviolo da una Terra vicina . Da queſto
Luogo alla Trebia vi fono miglia LX.. Appunto Polibio c'in
fegna , che Annibale paffato il Po , marciò due giorni , e al
terzo dì pervenne a fronte de'Nemici , i quali fi erano ritirati
verfo Piacenza . Ciò tanto più è verifimile , dacchè Annibale
per valicare il Po più agevolmente , avrà ricercato un Luogo
di ſopra al confluente della Sefia , e del Tanaro nel Po , fic
come il Po prima di ricevere que' due fiumi , è minore poco
meno della metà di quello , ch'è dopo averli ricevuto .
Appena Annibale riportò quella vittoria , che tutti i Galli
vicini fi dichiararono per gli Cartaginefi , come già dianzi fi
erano propofti di fare , e fi vollero congiugnere con Annibale.
I Boj più animofamente profeguirono pofcia le loro oftilità con
tro de' Romani ( fi vegga Livio lib. 23. c. 24. ) L'anno XII.
della guerra Punica Afdrubale riconducendo in Italia un nuo
vo Eſercito , feguì nel paffaggio delle Alpi la ftrada già tenu
ta da Annibale . Parecchie Genti Galliche , ed Alpine gli fi
unirono , e ſceſe dirittamente ad affediar Piacenza ( Livio lib.
27. c. 41.) . Nell' anno di Roma DLIV. gl' Infubri , i Cenoma

ni , e i Boj , excitis Sallyis , Iluatibufque , & ceteris Ligufti


cis populis , fotto la condotta di Amilcare invafero Piacenza ,
e l'incendiarono > indi paffato il Po , vennero a faccheggiar

Cremona Livio lib. 31. c. 10. ) . Cluverio arbitra , che quivi


fi debba leggere excitis Statyellis , Veliatibusque ; a lui ſembrò
inverifimile , che i Boj abitanti d' intorno a Bologna > e Pia
с cenza ,
[

18

cenza , abbiano chiamato a fe l'ultima gente de' Liguri ſtabi


liti di là dalle Alpi , piuttosto che i Liguri loro vicini , e fi
nitimi . Ma io ritrovo , che il Cluverio non ha riflettuto a ciò ,
che Livio fcrive lib. 42. c. 8 .. Statiellates , qui uni ex Ligurum
gente non tuliffent arma adverfus Romanos > e ciò fu detto
per lo paffato , e tanto più per il tempo , in cui fi diffe . Il

che dimoftra , che gli Statielli erano piuttosto amici de ' Roma
ni , e ficcome non apparifce , che fino a quefto anno i Roma
ni abbiano portato la guerra nel Territorio degli Statielli Clien

ti de' Taurini , così non dobbiamo fupporre , che poco prima


fieno ftati infieme in guerra . Il Glareano ( annot, in Livii lib.
31. c. 10. ) riferiſce , che in vece di Sallyis alcuni leggono
Salafis . Ma questo è un errore peggior del primo . Si deve

ad ogni modo ritenere il tefto di Livio . I Sallyi non erano


tanto rimoti dall' Italia , e quefta non fu la prima volta , che
i noftri Galli chiamarono i Tranfalpini in loro fuffidio contro
de' Romani .

Come nel Confolato di Cneo Cornelio Cetego , e C. Minu


zio Rufo fi fieno di nuovo collegati Infubri , e Boj , e per fino
i Cenomani contro de' Romani , e quale fia ftato l'efito di
quella guerra l'impariamo da Livio lib. 32. c. 29. 30. 31 . •
Io punto non dubito , che altresì in quefta occafione fotto il
nome d'Infubri abbiano pugnato anche i Libici ei Levi , i

quali fi deono credere fempre agl' Infubri uniti , finchè c' in


contriamo in un qualche fatto , che ci perfuada in contrario
Ciò parimente ci viene indicato da Floro ( lib. 2. c. 3. ) , il
quale parlando delle guerre de' Liguri , e Galli contro de' Ro
mani , dopo gl' Infubri nomina fubito gli altri Subalpini , i qua
li fono preciſamente gl' ifteffi Libici : cioè jam Ligures , jam
Infubres Galli lacefcebant ( Romanos ) fic de fub Alpibus , ideft
de fub ipfis Italiæ faucibus gentes . Non fi deono però tra
quefte genti comprendere i Taurini , i quali più non compa

jono nemici de' Romani , come tra poco offerveremo .


Nell' anno di Roma DLVIII. il Confolo M. Claudio Marcel

lo venne di nuovo a combattere gl' Infubri , e i Boj . Aveano


gl
' Infubri eccitato i Comaſchi ( Orobii ) alla guerra contro i Ro
mani . Marcello fi portò nella Campagna di Como , e ruppe ,

e fugò gl' Infubri , e i Comafchi . In pochi giorni prefe Como ,


e ventotto Caftella gli fi arrefero . Venne pofcia ad unirfi a
Marcello l'altro Confole L. Furio Purpureo . I Boj , e i Ligu
ri
19
ri Tranſapennini erano tuttavia in armi . I Confoli fcorfero uni
ti devaſtando le Campagne de' Boj fino a Bologna . Allora la
Gioventù de' Boj erafi ritirata nelle Selve , e ſtavano in armi
con animo di far preda . Tentarono pofcia i Boj di affalire il Roma
no Eſercito , che marciava contro de'Liguri , ma fallito quel colpo,
tragittarono ſubito il Po , e vennero a faccheggiare le Cam
pagne de' Levi , e de' Libui , o Libici , cioè de' Pavefi , No
varefi , e Vercellefi . Indi carichi di agrefte preda già ritorna

vano fin dagli ultimi confini de' Liguri , quando incapparono


nella Romana Armata , e quafi tutti furono trucidati ( Livio
lib. 33. c. 22. e 23. ) .
Io conghietturo , che i Levi , e i Libici queſta volta più non
entraffero nel partito degl' Infubri , o almeno fe non aderiva
no apertamente ai Romani > nulla più intraprendeffero contro
di efli . Quindi gl' Infubri traffero nel lor partito i Comafchi .
Perciò i Boj confiderando effi Libici , e Levi poco men che
ribelli , tragittarono colle barche il Po , primieramente di fotto
a Pavia , e ſcorfero così depredando le Campagne de' Levi , e
Libici , fenza entrare nei confini degl' Infubri . Che ſe i
Levi , e i Libici foffero tuttavia reftati nella Clientela degl'
Inſubri , parmi , che i Boj così francamente non avrebbero
fatto una tal irruzione nelle Terre di quelli > fuorichè effi

Boj foffero di tal natura che anche contro gli amici eſerci
taffero le ruberie > ed aveffero aſpettato l'occafione > che i

Libici , e i Levi fi ritrovaffero nell' Armata degl' Infubri con


tro de' Romani . Infatti i Celti permettevano ai loro giovani

di fcorrere , e depredare i vicini paefi , fotto il pretefto ,


ch'era neceffario efercitare la gente giovane , per allontanarla
dall' ozio , come de' Germani fcrive Cefare lib . VI. 23 .. Se
fta la noftra offervazione , che i Levi erano i Pavefi , appunto

i Boj paffarono il Po di fotto al confluente del Ticino , e


cade l'opinione di Bernardo Sacco ( hiftor. Ticinenf
. lib. 3. c.
4. ) , il qual pensò , che i Boj immediatamente paffaffero il
Po fopra il confluente del Ticino , onde fieno entrati diritta
mente nella Lomellina , e varcata la Sefia , fi portaffero nei
Libui ; avvegnachè egli s'immaginò , che i Libui foffero di
vifi dalla Sefia dai Levi . Ma ficcome i Libici , ai quali appar

teneva Lomello , giugnevano fino al Ticino , così i Boj ef


fendo prima entrati nel Territorio dei Levi , cioè Pavefi , ne

ceffariamente aveano perciò paffato il Po di fotto al confluen


C 2. te
20

te del Ticino , ma faccheggiati i Levi , ripaffarono il Po dif


fopra al confluente del Ticino , per entrare nei Libici . Su quel
fiume aveano perciò lafciate le loro barche .
Nell' anno di Roma DLIX. ripaffarono i Boj di quà dal Po,
e vennero in foccorfo degl' Infubri . L'efito di quella Campa
gna , e dell' altra del fuffeguente anno s'impara da Livio lib.

34. c. 35.36. 37. Finalmente P. Cornelio Scipione Nafica ( anno


DLXII. ) nel fuo Confolato trionfò de' Boj ( Livio lib. 36. c.
40. ) Nell' anno fuffeguente il Senato mandò nuovi Coloni in
Cremona , e Piacenza , e fece dedurre le Colonie di Bologna ,

e Modena in Agrum , qui Bojorum fuiffet ( Livio lib. 37. c.


46. ) Adunque in quell' agro i Boj non v'erano più . Infatti
nell'anno DLXIV. Bologna fu dedotta Colonia Latina › e il
Territorio n'era ftato preſo dai Boj ( id ibid. c. 57. ). Nell'
anno DLXX . Modena fu altresì dedotta Colonia Latina nell'

agro , che poco prima era ftato de' Boj ( id lib. 39. ) . Adunque
fin dall'anno DLXII. i Boj erano ftati difcacciati d' Italia , e
rilegati nelle vicinanze del Danubio preſſo i Taurifci ( Strabone
lib. 5. ). Tuttavia non veggiamo ancora , che le Romane Legio
ni paffino di quà dal Ticino , e dal fiume Iria nei Libici , e ne'
Taurini. Bensì dopo alcuni anni ( anno DLXXXI. ) , fi è poi com

battuto nella Campagna de' Liguri Statielli ( Territorio d'Acqui ).


I Liguri Cifapennini , e gli altri di là dal fiume Iria tante
volte già battuti , e vinti dai Romani > ma non mai abbaſtanza
debellati , conduffero un grand' Efercito nel Paeſe degli Statielli.
All' arrivo del Confole Macro Popilio effi eranfi ridutti tra le

mura del Borgo Caryfto ( oggidì forfe Carufco fulla via che da
Genova mena a Tortona ) Queſta è la prima volta , che le Ro
mane Legioni paffarono armate dì quà dall' Iria . Quell' azione
è deſcritta da Livio ( lib. 42. cap 7. 8. ). Finalmente diecimila

di que' Liguri avanzi della Romana vittoria fi diedero a diſcre


zione a Popilio . Il Confole tolfe loro le armi , diroccò il loro
Borgo , loro fteffi vendette , e i loro beni , e ne ragguagliò il
Romano Senato ( id. ibid. ) . Difapprovò il Senato il rigore del
Confole gli comandò di reftituire ai Liguri le armi , la liber
tà , i beni , e la Patria : altresì dichiarò , che gli Statielli erano
i
ftati gli unici fra la Gente Liguftica , che non aveano portato le
armi contro de' Romani , e che neppure allora deliberatamente
aveano moffo Guerra a Roma ( Livio loc. cit ). Infatti erano i

Liguri Cifalpini , e que' di là dal Fiume Iria , che fi raccolfero


nel
21

nel Paefe degli Statielli > gli obbligarono di entrare nel loro
partito , e rendettero il lor Paeſe Teatro di quella guerra. Ma
gli Statielli erano fenza dubbio Clienti de' Taurini , e forſe anche
diramati dagl' ifteffi Taurini. Se adunque gli Statielli non erano
dianzi Nemici de' Romani , non lo furono neppure i Taurini capi de
gli Statielli ; perciò noi non ritroviamo finora , che i Romani fiano
paffati , per guerreggiare i Popoli ftabiliti di quà dal Fiume Iria .
Ma il Confole Popilio non ubbidì al Senatoconfulto fatto a

favore de' Liguri , anzi fcriffe pofcia al Senato , ch'egli avea di

nuovo combattuto co' Liguri Statielli , de' quali ne avea uccifo


diecimila . Per quefta ingiuria anche gli altri Popoli Liguftici fi fol
levarono . Fu quindi accufato Popilio nel Senato di aver moffo
ingiustamente la guerra a que' , che fi erano fottomeffi a Ro
ma , e di avere eccitato alla ribellione quelli , ch' erano pacifici . Si

può quivi con tutta verifimiglianza afferire , che allora i Taurino


Liguri fi fiano moffi in difefa degli Statielli Popoli della loro
Tribù , e che entraffero nel novero di quegl' ifteffi pacifici ram
mentati al Senato di Roma , i quali in queft' anno DLXXXII .
per la durezza di Popilio fi ribellarono . I Tribuni della Plebe
promulgarono quindi coll' autorità del Senato queſto Plebiscito
Ut qui ex Statiellis deditis in libertatem reftitutus ante Calendas

Sextiles primas non effet , cujus dolo malo in fervitutem veniffet ,


ut juratus Senatus decerneret , qui eam rem quæreret , animadverte
retque . Richiamato a Roma Popilio , fi pubblicò un Senatoconfulto
prefcrivente , che quelli fra i Liguri , i quali non eranopiù Nemici
foffero reftituiti in libertà , agrumque iis trans Padum Cos. C. Po
pilius daret . Con quefto Senatoconfulto molti mila Uomini fu

rono rimeffi in libertà , e traſportati di là dal Po , fi affegnò loro


una Campagna , dove dimoraffero ( Livio lib. 42. cap. 21. 22. ) .
Non fi può indovinare in qual parte della Region Tranſpadana
foffero tradotti quei Liguri ; però io paffo ad offervare :
Strabone lib. 5. avverte , che al fuo tempo nell' Italia Cifpa

dana non vi erano reftati che i Liguri , e le Colonie de' Romani ,


laonde i Galli , i quali prima vi abitavano › erano già tutti
o difcacciati , o eftinti . Ma Strabone non feguita poi a raccon

tarci , chè ne fia avvenuto de' Galli Tranſpadani . Non dimena


8
ficcome abbiamo già offervato , che Polibio fcriffe , che poco tempo
dopo la vittoria di M. Claudio Marcello contro degl' Infubri

( l'anno di Roma DXXXI . ) , furono tutti i Galli fcacciati dalla


Pianura intorno al Po , fi può verifimilmente conghietturare , che
dopo
22

dopo cinquant'anni vi fieno ftati efpulfi anche i Cenomani , e


a mano a mano gl' Infubri . Polibio eccettuò da queſta ſciagura
alcuni Luoghi fotto le Alpi ; erano verifimilmente i Libici , e
i Taurini , i quali più per tempo pajono efferfi confederati coi Ro

mani . Adunque i fuddetti Liguri poffono effere ftati tradotti


nelle Campagne degl' Infubri , o de' Cenomani . E' bensí vero , che

il Compilatore di Livio lib. 46. dice ( anno di Roma DLXXXVII. ) ,


che il Confolo M. Claudio Marcello foggiogò i Galli Alpini ,
e il fuo Collega C. Sulpicio Gallo i Liguri. Ma non mi pare ,
che di quì fi poffa dedurre , che anche gl'Infubri , e i Libici ,
o fieno i Popoli vicini alle Alpi , fiano ftati in quell'anno de
bellati da Marcello il Compilatore parla dei Popoli Alpini .
Tanto più che i Liguri , ch' egli dice fogg iogati nell ' ifteffo
anno da Sulpicio Gallo , vi erano ancora nella Region Cifpa
dana a tempi di Strabone : adunque da Sulpicio furono domati , e
repreffi , ma non difcacciati . Ma forfe l'Abbreviatore di Livio
inteſe de' Liguri Cifapennini . Infatti convien credere ; che

pochi ve ne reſtaffero di quefti in Italia dopo la vittoria di Sulpi


cio , poichè i Romani andarono di lì a poco a cercarli di là
dalle Alpi ; onde M. Fulvio Flacco l'anno DCXXX. trionfò de'
Liguri Tranfalpini , come dai Fafti Trionfali fi ritrae . Contut
tociò non credo , che gli Statielli foffero altrove trafportati , e
i Taurini , i quali fi portarono I
in loro foccorfo , facilmente fi
pacificarono , perciocchè di effi non fi fa parola nella Storia de
gli anni feguenti , e fin quì ancora non appariſce , che i Ro
mani paffaffero il Tanaro a danni de' Taurini.
Da neffuno degli antichi Scrittori non pofliamo ancora efpref
famente raccogliere il tempo della prima invafione de' Romani
di quà dal Ticino , con idea di guerreggiare i Libici , e con
quiftarne il lor Territorio . Il conghietturare ch' effi foffero efpul
fi , mi par men verifimile : anzi una tal conghiettura vien quafi
contraddetta da Polibio , come dianzi offervammo . Ma ficcome
egli è certo , che prima che i Romani s'inoltraffero ad inveftire

i Salaffi , erano effi di già ficuri della fede de' Popoli ftabiliti
tra il Ticino , e i Salaffi , perciò noi pofliamo combinare a un
di preffo in qual tempo il Territorio Vercellefe paffaffe fotto il
Dominio de' Romani ; avvegnachè fia certo il tempo , in cui

le Romane Legioni afcefero a combattere i Salafi nelle fco


fcefe loro Alpi. Coll' antica Storia de' Salaffi convien fupplire
ciò , che ci manca in quella de' Vercellefi.
Il
23

Il primo de' Romani , che portò l'armi contro de' Salaffi ,


cui finalmente riufcì per allora di foggiogarli , fu il Confole Appio
Claudio , l'anno di Roma DCX. ( Livii epitom. lib . 53. ) gli
affalì , ma fu vinto e vi perdette nel conflitto diecimila de'

fuoi . Rinnovò la pugna , e cinquemila trucidò de ' Nemici (Oro


fio lib. 5. cap. 4. ) . Intefa a Roma la fconfitta i
di Claudio
Decemviri pronunziarono , aver effi ritrovato nei Libri Sibillini ,

che ogniqualvolta i Romani doveano portar la Guerra con


tro de' Galli , facea meftieri , che dianzi fagrificaffero ne' con
fini de' medefimi ( Julius Obfequens in lib. de prodigiis ) I Sa- .
laffi propriamente non erano Galli , ma Taurifci , dell' ifteffa
Nazione poco preffo degli altri primitivi Popoli dell' Italia : gli
uni e gli altri erano però originarj de' Celti.
I Salafi erano anticamente potenti . Il fito , che n'occupava
no , era loro affai vantaggiofo. Aveano parecchie miniere d'oro
nel lor Territorio , ed erano Padroni del paffaggio di quelle
Alpi. Si fervivano dell' acqua della Dora Baltea , per lavar l'o
ro , che ſcavavano dalle miniere . Ma tutto ciò , che narra Stra
bone ( lib. 4. verfo il fine ) , per rapporto alle miniere dei Sa
laffi , ed ai canali d'acqua , che quelli eftraevano dal Fiume
Dora , farà difcuffo nel feguente Articolo . Intanto affine di re
primere l'infolenza de' Salaſſi , i quali aveano continue guerre
coi loro vicini ( fono i Vercellefi ) per ragione dell' acqua del
la Dora , deliberarono i Romani di fondare una Città nelle

ifteffe fauci della loro valle , la quale foffe di oftacolo ai Sa


laffi , per intrattenergli , onde più non poteffero fare alcuna
fcorreria nelle campagne foggette › e maffimamente nel Ver

cellefe .
che la fondazione di
Plinio lib. 3. cap. 17. ) riferiſce
quella Città ( Eporedia ) era ordinata al Popolo Romano nei
libri delle Sibille . Onde nel fefto Confolato di C. Mario fi fon
dò Eporedia ( Ivrea ) l'anno di Roma DCLIV. Il fito , in cui
fi fondò , apparteneva ai Salaffi , gli antichi confini de' quali
maffimamente verfo levante , gli ho difaminati nel Ragionamento
degl' Itali Subalpini . Si deono correggere le edizioni di Vel
lejo Patercolo al libro 1. verfo il fine , nelle quali fi legge in
Vagiennis Eporedia . Vellejo non ignorava , che fra i Salafi >
ei Vagienni v'erano di mezzo i Taurini : egli fcriffe Narbo
Martius in Gallia , M. Porcio , Q. Marcio Confulibus , dedu
da Colonia eft . Poft tres viginti annos in Vagiennis , & Epo
rediæ
24

redia , Mario Sexies , Valerioque Flacco Confulibus . Così fi leg


ge in una efatta antica edizione di Firenze , a difpetto di
tutte le altre edizioni , che fanno commettere a Vellejo quel
grave errore .

I Romani s' impadronirono in quefto modo delle Miniere >


e della Campagna de' Salafi , i quali però occupando ancora
le Montagne , vendevano tuttavia l'acqua della Dora ai Pub
blicani , che aveano in affitto le miniere , quindi l'avarizia de'
Pubblicani facea nafcere continue liti coi Salaffi , quando queſti
ch' effi aveano
cercavano di riscuotere i danari dell' acqua ,
venduto . Inoltre era molefto ai Salaffi il foddisfare i tributi
loro impofti . Per la qual cofa i Pretori , o i Prefetti delle Pro
vincie , che dai Romani fi mandavano , aveano frequenti oc
cafioni d'intraprendere co' Salafi nuove guerre . Così Strabone
loc. cit.

Comunque i Salafi ora efpugnati foffero dai Romani , ora


coi Romani fi riconciliaffero , ficcome erano fempre potenti
perciò erano fempre inquieti , e moleſti ai Romani . Si dierono

quindi ad eſercitare varie e ſpogliavano quelli >


fopercherie ,
che aveano la difgrazia di paffare per le loro montagne , e ad
ogni modo loro riuſciva di recar molti danni agl' infelici Paf ¦

feggieri . Decimo Bruto fuggendo da Modena , incappò nelle


mafnade di que' Salaffi , e dovette comprare la fua libertà con
pagar loro una dracma . Meffala parimente avendo paſſato un
Inverno preffo i Salafſi , fu poi costretto dai medefimi a pagar
loro il prezzo della legna , ch' egli aveva abbrucciato , e degli
Olmi , ch' ei fece atterrare , onde formar delle aſte , per efer
citare la gioventù Romana . Ofarono altresì coftoro d'involare

a Ceſare il danaro , che verifimilmente o dalle Gallie fi trafpor


zava a Roma , oppur da Roma nelle Gallie , per pagar la Mi
lizia . Erano però induftriofi nel formar de' fentieri per que' lo
ro dirupi , e gettar de' ponti fovra i fiumi , pel facile tragitto
de' paffeggieri ( Strabone ibid. ) .
Ma nel Confolato di L. Cornificio , e Sefto Pompeo ( anno

di Roma DCCXIX. ) apertamente ribellarono i Salaffi , i qua


li anche prima aveano più volte oltraggiato i Romani . In queft'
anno non folamente ricufarono di pagare a Roma il folito tri
buto , ma altresì invafero le regioni finitime › e vi fecero di

verfe ruberie ( Dione Caffio lib. 49. ) Io tengo per certo , che

quella irruzione de' Salafi fia ftata nelle Terre de' Taurini , e
de'
25
de' Libici ( Vercellefi ) loro finitimi ; ficcome riuſciva loro più
how
facile lo fcagliarfi di quà , e farvi una maggior preda , piutto
ſto che penetrare nelle Valli , e frà i difagevoli dirupi del Re

gno di Donno , e nelle Terre de' Centroni , o de' Veragri ,


窗 e Seduni , coi quali altresì confinavano da Ponente , e da Set

tentrione : dai quali Luoghi poteano effere agevolmente refpin


ti , e ſtretti > e ridotti all' anguftia di reftare eglino ftefli

preda . I Taurifci , i Liburni , e i Japidi Popoli dell' Illirico in


queft' anno fecero lo fteffo de' Salaffi , ribellandofi ai Ro

mani . Ma però in quefto medefimo anno riuscì a Valerio Meſ


fala di debellare i Salafi ribelli ( Dione loc. cit. ) .
Non iftettero contuttociò i Salaffi lungo tempo in pace .
*
Dopo dieci anni di nuovo fi ribellarono ( Anno di Roma .
DCCXXIX. Caffiodorio in Chronico ) Augufto meditava di fa
re una ſpedizione nella Bretagna , quando dovette penfare a
reprimere la ribellione de' Salaffi , de' Cantabri , e de' Germani.
Invid Terenzio Varrone contro de' Salaffi , il quale occupò fu
bito tutti i Luoghi più opportuni , per impedire , che i Nemi
ci fi poteffero unire . Piantò il fuo Campo nel fito , in cui po
ſcia fi fondò l
' Augufta Pretoria ( Aofta. Strabone loc. cit. ) in
queſta maniera ſopraffatti , e divifi i Salaffi , non fi poterono
opporre con grandi forze , e quindi furono vinti , e ridotti ad
accettare le condizioni della pace . Varro loro ordinò , che gli
doveffero pagare una certa fomma di danaro , ed avendo per
tutte le Terre de' Salafi inviato i fuoi Soldati a riscuotere
quella contribuzione , quefti con tal occafione prefero tutta la
Gioventù de' Salaffi . Furono poi tutti que' Giovani venduti
con condizione , che neffuno di effi poteffe ottenere la libertà
prima di venti anni . La miglior parte della Campagna de' Salaſſi
fu parimente divifa alle Coorti Pretoriane . ( Dione lib. 53. )
Strabone ( loc. cit. ) , notò intorno a coteſta azione alcune cofe ,
che punto non fi accordano colla narrazione di Dione . Narra
quel Geografo , che Ceſare Augufto intieramente fterminò i Sa
laffi , e li fece tutti condurre , e vendere in Eporedia Colonia
' Romani ; la qual Città fervì di prefidio a que' Salaffi , che
de
vi s'entrattennero , fino a che tutta la lor Nazione fu eftinta. II
Luftro , che fi fece di tutti i Salaffi , comprefi certamente le
loro moglj , e figliuoli , aſcendeva a trentafeimila perfone , delle
quali ottomila erano capaci di portare le armi. Varro vendette
tutti que' , che furono vinti in guerra . Augufto inviò poſcia tre mila
D Ro
26

Romani ad abitare Aofta . Soggiugne finalmente Strabone , che


a' fuoi tempi tutta quella finitima Regione fino alle fomme
altezze deʼmonti viveva in pace . Io preferifco in queſto caſo il
teftimonio di Strabone a quello di Dione.
Siccome i Romani fino dall' anno DCX. incominciarono ad

attaccare i Salafſi , e foggiogargli , e ficcome era neceffario , che


i Romani paffaffero pel Territorio de' Libici , convien dire , che
già prima i Vercelleft foffero confederati col Popolo Romano ,
poichè non poffiamo ftabilire , ch' effi foffero nè ſoggiogati , nè
efpulfi . In fatti anche affai prima di quell' anno più non ritro
viamo , che i Libici entrino in lega cogl' Infubri contro de' Ro
mani , nè che i Romani fi armino contro de' Libici . Dall' anno
fuddetto DCX. fino al Confolato di C. Augufto Cefare IX. , e
di Marco Sillano , fotto cui Varro eſtinſe i Salafſi , niun movi
mento ritroviamo tra i Vercellefi , e i Romani . Anzichè già pri
ma di quel Confolato la Città di Vercelli fu Colonia de ' Ro
mani . Imperciocchè Cneo Pompeo Strabone Padre del gran
Pompeo fatto Proconſole della Regione Tranſpadana , e riſtabi
lita l'amicizia tra i Popoli dell' Infubria , ei Romani , fu fatta
una fol Provincia di tutti i Territorj collocati tra l'Adda , il Po ,
la Dora , e le Alpi.A tutti codefti Provinciali fi compartì il gius
delle Colonie Latine . Onde l'ifteffo Cn. Pompeo Strabone de
duffe le Latine Colonie di Vercelli , di Novara , e delle altre

Città Tranſpadane l'anno di Roma DCLXV. ( Panvini Antiq.


Veron. cap. 28. 29. 30. ) .
Plinio lib. 3. cap. 17. noverando le Città dell'Italia Tranf
padana , nomina per Colonie l'Auguſta de' Taurini e l'Au

gufta Pretoria , e feguitando a defcrivere le altre Città della

Regione XI. non dà più il nome di Colonie nè ad Eporedia ,


nè a Vercelli , nè a Novara . ec. Ma non fi può di quì argui
re , che Novara , Vercelli , ed Eporedia non fieno ftate Colo

nie Romane . Riguardo a queft'ultima non ſe ne può dubitare ,


poichè fu fondata dagl' ifteffi Romani . Io offervo bensì › che

le Città d'Ivrea , Vercelli , e Novara al tempo di Plinio non


erano più Colonie , ma di già erano paffate al grado di Muni
cipj . Così difceſo Cecina Generale delle Legioni di Vitellio
dall' Elvezia nell' Italia , fubito Milano Novara , Ivrea , e

Vercelli fi dichiararono a favore del novello Imperadore Vitel


lio ( anno di Criſto 59. ) . In tal occafione Tacito lib. 1. hiftor.
chiama codefte Città firmiffima Tranfpadana Regionis municipia.
Sarebbe
27
Sarebbe da vederfi il tempo , in cui quelle Città paffarono
dalla condizione di Colonie a quella di Municipj . Io ritrovo ,
ch' Eporedia viene ancora chiamata Colonia da Strabone loc.
cit. Egli viaggiò per una gran parte del Mondo allora cono
fciuto , e fcriffe la fua Geografia fotto Augufto . Adunque effe
Città non paffarono alla condizione di Municipj , ſe non dopo
Augufto , e Strabone . Ora fi deve ricercare il tempo tra l'Im
pero di Tiberio e di Nerone > che pur non è facile a preciſa

mente determinare . Si può non dimeno con fondamento afferire


che al più tardi quelle Città negli ultimi anni dell' Imperio di
Nerone doveano di già effere promoffe al grado di Municipj ; fic
come appena due anni dopo la morte del medefimo ( tempo , in
cui l'Imperio Romano ritrovavaſi in ' tanti tumulti per l'elezione
di parecchi Imperadori rivali ) , l' ifteffe Città fi chiamano già
firmiffima Municipia .
Appariſce pertanto dal furriferito Luogo di Plinio , che a' ſuoi

tempi Torino , ed Aofta erano Colonie Romane , quando Ivrea ,


Vercelli , Novara ec. erano già Municipj . Laonde quefte Città
erano allora di miglior condizione di Aoſta , e di Torino . Certa
mente le Colonie erano come grado ai Municipj , i quali erano
molto più nobili , e defiderabili delle Colonie , tanto riguardo
all' onore , e dignità , quanto alle minori gravezze de' medefimi .
Adriano Cefare preffo Aulo Gellio ( Noct. Attic. lib. 16. cap.
13. ) ci perfuade abbaſtanza di queſta verità , che viene altre

sì corroborata da tante altre ragioni , che oramai più non ſe


ne può dubitare . Laonde ficcome Vercelli fu primieramente

Colonia , e pofcia Municipio , ciaſcuno comprende in qual pregio


fia ftata quefta Città appreffo i Romani . Offervo però , che
nel primo Confolato di Cefare ( anno di Roma DCCVI. ) le
Città Tranſpadane , ch' erano prima Colonie Latine , furono ag

gregate fra le Colonie Romane . Perciò anche Vercelli avea fatto
in quell' anno il medefimo avanzamento . Divenuta finalmente

Municipio dell' Imperio Romano , godette quindi tutti que


privilegj , che ai Municipj erano annefli .
Siccome la Città di Vercelli è ftata Colonia , ne fegue , ch'
effa altresì fu pofcia aggregata ad una Tribù , nella quale dava
i fuoi voti . La Tribu Vercellefe altra non fu , che l'Anienfe .
Vi fi ritrovano molte più Ifcrizioni , ch' indicano fovente la con
dizione di quelli , ai quali furono pofte , e non fanno menzione
della loro Tribù . Laonde fi può arguire , che affai maggiore fia
D 2 ftato
28
?
ftato il tempo , in cui le Città furono prive del gius del fuffragio ,
è in confeguenza dell' onore di effere afcritte a qualche Tribù ,
che il tempo , in cui godettero di una fiffatta prerogativa . La
:
feguente Iſcrizione ritrovoffi in Aquileja fu riferita dal Gru
tero pag. MCX. num . 6. è rapportata anche da Domenico Ber
toli nelle Antichità d'Aquileja pag. 169. num. 175 .
L. VALERIUS. L. F.
ANIENSIS. VERC.
MILES LEG. XX.
ANNORUM XXX .
AERA. IX. HIC. SITUS.

La feguente fu ritrovata a Buda nell' Ungheria inferiore


( preffo il Grutero pag. DLXIV. n. 8 ) .
D. M.
L. VALERIUS. L. F
ANI. CRESCENS.
VERC .
MIL. LEG. II. ADI. P. F.

L'Alciati , e il Merula ( de' Gall. Cifalp. lib. 1. c. 5. ) aven


do prodotto una ifcrizione ritrovata a Milano M. Valerius Ma

ximus Sacerdos ftudiofus Aftrologiæ , fi ringalluzzano di aver ri


T
trovato , che Valerio Maffimo Iftorico foffe Milanefe . Un' al
F
tro Erudito conghietturò , che poteva anche effere Novarefe
dove parimente fiorì la famiglia Valeria . Per la fteffa ra
gione i Vercellefi , fra i quali l'ifteffa famiglia fu affai diffuſa ,
come fi vede dalle ifcrizioni de' Cittadini Vercellefi , potrebbe

ro anche pretendere Valerio Maffimo per loro Concitadino . E


ficcome molte altre Città hanno pure avuto qualche famiglia
di quel cognome , noi verremmo così a mano a mano moltipli
cando inutilmente la Patria di quel graviffimo Iftoriografo . La
feguente fu ritrovata in Roma ( Muratori Thef. Infcrip. pag.
MMXXVIII . n. 5. ) .
D. M.
C. ATTIO
C. F. ANIENSI
LUCILIANO
VERCELLAS
PR. ARGENTON.
MIL. ANN . VI.
VIXIT. ANNOS XXV .
H. F. C. Le
29
Le tre furriferite ifcrizioni dimostrano adunque la Tribù ,
cui fu afcritta Vercelli .

L' iſcrizione ſeguente è rapportata dal Muratori loc . cit. pag.


MXCII. ritrovoffi a Lodi .
HERCULI
L. VALERIUS
SECUNDINI F.
OUF. SECONDIN .
VI. VIR. IUNIOR.
ITEM VI . VIR VERCELL.
ET NOMINE
L. VALERII CRISPI FILI
ET VALERI VITALIS
FRATRIS SUI
V. S. L. M.
L. D. D. D.

Noi veggiamo in quefta iſcrizione , che quel Lucio Valerio


Secondino Sevir Vercellenfis era della Tribù Oufentina , cui
erano afcritte le Città di Como , e Milano . Ma da alcune
iſcrizioni fi ricava , che un ifte ffo Cittadino era talora notato
in due diftinte Tribù . Certamente la Tribù non fi affegnava ai

Cittadini , ma alla Città , onde neffuno a fuo piacimento eleg


1
gevafi la Tribù ; contutto ciò in parecchie antiche lapidi fi ritrova il
nome del Padre colla nota di una Tribù , e quello del figliuolo
colla nota di un' altra . Ma ficcome prima , che le Colonie

Romane foffero privilegiate del voto del fuffragio , aveano di


già molti de' loro Cittadini a diverſe Tribù afcritti : divenute poì
quelle Città Colonie Romane , i figliuoli dei fuddetti non go
dettero già delle Tribù , alle quali erano afcritti i loro padri,
ma bensì di quella , cui fu affegnata la loro Città . Così av
venne talora , che il padre e il figlio furono di una diffe
rente Tribù . Altresì una fteffa perfona poteva foftenere un.
medefimo ufficio in due , o tre Città di Tribù diverfa . Eccone

un' eſempio di un altro Vercellese ( Grutero pag. MXCVI.


n. 10.
C. MARIO . IULIANO . EQ. FLAM. DERT. QUI . VIX . A. XXIII . M. VII .
C. MARIUS AELIANUS. IUDEX. INTER . SELEC . EX . V. DEC .
PRAEF. FABR . IIII . VIR. I. D. VERCEL . ET FLAM. II . VIR . Dert.
FLAM . ET PONTIF. DECUR . GENUAE. ET FLAM. PATER . FILIO .
ET IULIAE. THETIDI UXORI . ET SIBI. VIV . po .
Adun
30
" Adunque codesto Cajo Mario Eliano oltre di effere Judex in

ter feledtos ex quinque Decuriis : Præfecus Fabrum , Quatuorvir


juridicundo Vercellenfis , & Flamen : era anche Duumvir Derto
"
nenfis , Flamen , & Pontifex di più Decurio Genua , & Fla
men . Le Colonie Latine e Romane > come pure i Municipj

godeano il privilegio di creare i loro Decurioni > i quali in


ciafcuna Colonia erano più , o meno a paragone del numero ,
e della grandezza delle ifteffe Colonie e in ciò io difcordo
dal Panvini , il qual pretende , che ogni Colonia ne aveffe
cento . Dal Corpo di quefti Decurioni , i quali raffiguravano i
Senatori Romani , fi fceglievano oltre ai Cenfori , agli Edili ,
e ai Queſtori , anche i Quatuorviri juri dicundo , che rappreſenta
vano come i Confoli in Roma . Niuno era ammeffo nell' Or
dine de' Decurioni > ſe non avea centomila nummi di annua
entrata . A queft' Ordine fi diede fovente il titolo di Senato .
Quindi anche la Città di Vercelli ebbe i fuoi Decurioni , co
me confta dalla furriferita Lapida , uno de' Capi del qual Ordine
è ftato il fuddetto C. Mario Eliano .

Una affai curiofa , ma altrettanto intricata , ed ofcura Ifcri


zione appartenente ad un Cittadino Vercellefe riferisce il Mura

tori ( loc. cit. pag. MXCIII. ) Mi maraviglio però , che quel


dottiffimo Uomo abbia anch' egli fofpettato , the Vercelli foffe
così chiamata , quod Veneris cellae ibi in honore forent . Queſta
è per altro una ridicola favolofa etimologia , ed io ho di già
fatto offervare , che il nome di quefta Città è Celtico , e che fu
proprio altresì di altri Luoghi di quegli antichiffimi Popoli . Ma
anche quel grande Erudito di altre fimili inette etimologie ta
lora fi diletto . Il Paradin ( nella ſua Sabaudia ) rapporta , che

Vercelli primieramente fi chiamò Maropola . Io non fo , donde


mai abbia ricavato quefta notizia , ma certamente una tal de
nominazione non è men favolofa del Veneris cellae . L'Ifcrizione

è queſta :
MAGIAII SIIVE
SI VIIRINII M.
IIMORIAII AIIT
IIRNII AURIILI
US VALERIAN
US SII VIVO CO
IUGI IIT SIIBII
CIVIS VIIR VIIRC
IILI
31
IILIINSIS MAGI SII
VIIRINI SOROR T
RIBUN SECUNDIIS IT
ALICIIS .

Quivi fi è duplicata la lettera I invece della E : però una fif


fatta maniera di fcrivere c'indica , che queſta Iſcrizione deve
effere una delle più antiche . Si legga così : Magiae Seve Se
verine memoriae aeternae Aurelius Valerianus fe vivo cojugi (pro
conjugi) & fete (pro fibi ) Civis vero Vercellenfis Magi Severini
Soror Tribunus fecundes Italices . Quivi l'Iſcrizione non indica
il nome del Luogo , in cui morì quel Cittadino Vercellefe .

La feguente Lapida efifteva in Aquileja ( Grutero pag. XXXVII.


num. 1. ) .
T. MARIUS. APTUS .
VERCELLEN. ET
ASIATICUS. MAN.
BELENO
V. S. L. A.
P. C.

Queſta altra fu ritrovata a Piacenza ( Grutero pag. MLXVII.


num. 3. ) .
MINERVÆ. MEDICA
CABARDIÆ.
VALERIA : SAMMONIA
VERCELLESIS. V. S. L. M.

Si noti Vercellefis per Vercellenfis , feppure non è errore dello


Scalpello . Ma che Vercelli fi chiamaffe anche Vergellis → come
altrove offervai , fi fcorge altresì dalla feguente Lapida ( Mura
tori pag. MMXXXI. num. 9. ) .

D. M.
C. FANIENSI
LUCILIANO
VERGELLAS.
MIL. COH. VIIII.
PR. ARGENTION.
MIL. ANN . VI .
VIX. ANN. XXVI.
H. F. C.

Fra
T

• 32
Fra i Soldati della feconda Coorte dei Cittadini Romani vi
è noverato

L. POMPEJUS L. F. M. TERTIUS VERCELL .

Quefto preziofo monumento , da cui apparifce , quale fia


Aata la feconda Coorte de' Romani Cittadini , fu ritrovato nel
lo fcoprimento delle Terre di Nimes , e pubblicato dal Mura
zori loc. cit. pag. MMXLI. Non deve già quefto Lucio Pom
peo effere ftato neppur uno dei difcendenti dei Liberti della
famiglia del gran Pompeo . Mi pare più verifimile , che fotto
gl' Imperadori Romani poco più fienofi confiderati i nomi del
le antiche Romane famiglie , per la qual non curanza ciaſcu

no ad arbitrio fiafi arrogato il nome di quefta , e di quell' al


tra famiglia . Un Lucio Pompeo figliuolo di
Lucio Patrono del
Collegio PASTOPHORORUM INDUSTRIENSIUM vien no 曇
minato in una iſcrizione ritrovata nel fito d'induftria infieme
a parecchie altre lapidi , ed anticaglie ivi diſcoperte .
L'Autore del Dialogo de claris Oratoribus attribuito a Ci
cerone fcrive , aufim contendere Marcellum hunc Aprum , de
quo modo locutus fum , & Crifpum Vibium ..... non minus no

tos effe in extremis partibus terrarum , quam Capua , aut Ver


cellis , ubi nati dicuntur . Quivi non vuol già dire effere in
certo il luogo della nafcita di que' due Perfonaggi , ſe nati fie
110 a Capua , o a Vercelli , ma bensì ch'effi nell' una > e nell'
altra Città crano notiffimi , o fia a Capua per riguardo a
Marcello Apro , o fia a Vercelli per riguardo a Crifpo Vibio ,
il quale era appunto Vercellese . Adunque aut in quel luogo
vale & della qual fignificazione ve ne fono parecchi eſempli
preffo i buoni Scrittori . La famiglia Vibia in Vercelli doveva
effere molto illuftre . Si noverano altresì per Vercellefi Cajo Vi
bio Triboniano Gallo , e Cajo Vibio Volufiano . Quefto Crifpo
Vibio era inoltre un valente Oratore . Egli aveva un Fratello
nomato Vibio Secondo Cavaliere Romano , il quale fendo ftato
accufato del crime Repetundarum , fu condannato , ed efigliato
dall'Italia , e non ebbe una pena più grave , mercè del favo
re , che preffo tutti godea Crifpo Vibio fuo Fratello ( Tacito
Annal. XIV. ) ma effo Crifpo feppe finalmente colla fua elo
quenza vendicarfi contro gli Accufatori del Fratello ( Tacito hiftor.
2. e 4. ) Il Crifpo Vibio Vercellefe rammentato dall' Autore del
fud
* . £ve

33
fuddetto Dialogo è l'ifteffo di quello ivi rammentato da Taci
to . Tra le poche iſcrizioni , ch' efiftevano a Vercelli , alcune
delle quali furono copiate dal Canonico Cufano Scrittore del

le vite dei Vefcovi di Vercelli , e di una Storia manoſcritta di


quella Città , ve n'è una appunto della famiglia Vibia .
La
1
lapida fu poi trafportata in quefta Regia Univerfità di
Torino , e pubblicata infieme agli altri marmi della me
defima .

G. GENNI . VIBIANI
ET IVN. LARTD .
PRISCILLAE
M. VIBIUS
MARCELLUS .

Cioè Caii Geminii Vibiani , & Junia Lartidis ec. fi dee fup
plire Dis manibus . Si propagò pofcia la famiglia Vibia nelle
noftre fubalpine Regioni , come da parecchie lapidi impa
riamo ·

Il Vibii Forum rammentato da Plinio lib. 3. c. 16. , i cui


Oppidani Forovibienfes s'appellavano , certamente o fu fondato
o notabilmente accrefciuto da alcuno de' noftri Vibii , da cui

pofcia fi denominò , come Forum Fulvii , Forum Livii ec. Intor


no al fito di quell' antico Luogo fenza fondamento difcorda
no gli Eruditi . Alcuni Lefficografi ingannati dalla fomiglianza
del nome ,
lo collocano nel fito di Bibbiana piccola Terra ver
fo Pinerolo , e lontana dal Po . Il Cluverio pensò , che foffe
il luogo oggidì appellato Caftelfiori , ch'è però un moderno
Caftello , e anch' effo difcofto dal Po . Gli uni , e gli altri
moſtrano di non aver eſaminato il tefto di Plinio loc. cit.

dove dice , che deriva il Po dal feno del monte Vefulo ne'

confini de' Liguri Vagienni , condenfque fe fe cuniculo , & in


Foro Vibientium agro iterum exoriens . Quefta fola circonftan
za di luogo bafta , per indicarci il fito del Vibii Forum . Il Po
comincia a nafconderfi fra l' immenfa arena poco fopra la

Campagna di Revello oggidì , Borgo collocato alle radici del


monte Vefulo . Verſo l'eftremità Settentrionale di effa Campa
gna il Po ritorna a comparire . Alle falde della rupe , al cui

piede vi fta Revello , vi paffa un rivo , che fi dirama dal Po .


Adunque il Forum Vibii non fi deve ricercare fuori della Cam
E pa
34
pagna di Revello . Alcune rovine vi fi offervano in effa , che
fono verifimilmente di quell' antico Foro , dalle cui rovine for
fe nacque l'infigne Luogo di Revello .
La feguente Lapida efifteva a Vercelli nella Caſa del Cano
nico Modena iftoriografo della Chiefa Vercelleſe , certamente

più efatto del Cufano , come fi offerva in qualche fuo manu


fcritto .

CAECILIAE . RETHORICAE
CAECILIUS. EPICTETUS
F. MATRI . PIENTISSIMAE POSUIT.

Fu già pubblicata molto fcorrettamente dal Guichenon ( Hi


ftoire Genealog. Tom. 1. pag. 49. ) Nel portico di Santa Maria

di Vercelli vi fi confervava già un pezzo di marmo fepolcrale


coll' iſcrizione

DIS. MANIBUS.
QUINTO SERTORIO.

Ma una delle più eleganti , e curiofe iſcrizioni pel cafo ,


che vi fi narra , fi è la feguente , che fi confervava ancora

nella Chieſa Cattedrale di Santo Eufebio ai tempi del fuddet B


to Canonico Cufano , da cui fu copiata . L' ottimo gufto , con
cui è fcritta , ci dimoftra , ch'effa è del buon Secolo della

lingua latina , cioè circa l'età d' Auguſto .

D. M.
PHILUMINI. ET EUTICHIAE
MENANDER. ET VESTINA
DOMINI . IUVENUM BENE
MERENTIUM. QUI CUM
QUIETEM. SANI PETIISSENT.
IN COMPLEXU PARI EXANI
MES. INVENTI SUNT.

Le due feguenti iſcrizioni furono > non è guari , diffotter


rate a Vercelli nella efcavazione delle fondamenta di una
fabbrica .

L.

1
35
L. VIRIUS
HERMES
L. POMPEIUS
PAMPHILUS
REFECER

Adunque l'iſcrizione c' indica > che questi due Perfonaggi


hanno ristorato , o rifabbricato un qualche pubblico edifizio

oppure qualche acquidotto , o qualche ' altra dice


contrada : l
così :

Q. VALERIUS
VIATOR
MATRONIS ļ

V. S. L. M.

Poichè di fopra abbiamo parlato della Colonia , e del Muni


cipio d' Eporedia , offerviamo di paffaggio a quale Tribù fu po
ſcia aſcritta quella Città . Sono pochiffime le antiche Iſcrizioni
d'Ivrea . La barbarie de' Secoli , la rozzezza , e la non curanza ſe

le diftruffero . Dalla feguente Iſcrizione fi ricava 2 che quella


Città fu afcritta alla Tribù Pollia .

L. FOVRIO L. F. POL.
FOVRIANO
ORIUNDO EPORED . IT.
AL. MIL. VETERANO
CLASS. RAVEN. VIX.
AN. LXII. M. IIII.
H. S. E.
IN F. P. VI. IN- AG. P. X.

Fu ritrovata in Roma , e fi rapportò dal Muratori Thefaur.


Infcript. pag. DCCCXVII . num. 4. Un altro Soldato d' Epore
dia è nominato ibid. pag. DCCCLXXXI. num. 6. Queft ' altra
Iſcrizione efiftente in Ivrea efprime altresí la Tribù , cui fu
afcritta quella Città .

TI. CORNELIO M.
POL. PATRI
II. VIR. ITER.
NASO FILIUS.
E 2 Su
36
Vi fi fupplifca F. alla figla M. Marci Filio . La Famiglia de'
Nafoni dovea efferfi propagata in Ivrea . Eccone in un' altra
lapida efiftente in quella Città .

MUS CLICCIUS
NASONIS FILIUS VI. VIR
SIBI. ET CORNELIÆ FABI FILIÆ
PRISCE UXORI
T. F. I.

Su l'efempio dell' Alciati del Merula , e di qualcuno più


Moderno potrebbero anch' effi venir in preteſa i Cittadini d' I
fondamento di quefte lapidi di doverfi arrogare per
vrea ful
loro Concittadino P. Ovidio Nafone : ma di fiffatte
baje effi
punto non vanno in traccia .
Io devo finalmente ricercare , quale fia ftata l'eftenfione

del Territorio Vercellefe fotto i Romani . Per rintracciare l' an

tica eftefa de' Territorj , oggidì comunemente fi ricorre alla


offervazione delle Diocefi . Sembra , che queſta opinione abbia

acquiſtato un maggior pefo , dacchè fu feguita dal chiariffimo


Scipione Maffei ( Veron . Illuftr. p. 1. lib. 1. pag. 14. ) . Noi veg
giamo effere affai frequentemente diverfi i confini della Eccle
fiaftica Giurifdizione , e della Secolare ; perocchè le Civili Giu
riſdizioni per varj accidenti a perpetue mutazioni furono fotto
pofte , ma le Ecclefiaftiche , ad onta delle variazioni della Podeſtà
Secolare , coftantemente per lo più fi mantennero . Non di me

no l'offervazione delle Diocefi da ſe ſola non è ſubito la più


certa , ed unica ſcorta , per ritrovare i confini , e l'eſteſa degli
antichi Territorj , e fenza una giuſta diſamina uno non ſi può
francamente a codefta offervazione affidare . Infatti fi deono pren

dere ad eſaminare i confini delle Diocefi nel loro principio

perciocchè o allora fuffiftevano ancora gli antichi confini de


Territorj delle Città , o almeno erano ancora noti : ma le Dio
cefi de' Vefcovi più antiche fono per lo più confuſe nel loro

primo ftabilimento , ed attraffero a fe molti Luoghi , ch' evi


dentemente erano fuori dell' antico Territorio delle loro Città .
Se fi doveffe mifurare dai Luoghi e dalle Città , che da

principio dipendevano dal Vefcovo di Vercelli , l'eftefa dell'


antico Territorio , converrebbe dire , ch' effo conteneva in fe

parecchie Diocefi . Cel dimoftra la Lettera fcritta da Santo Eu


ſebio Veſcovo di Vercelli nel fuo efiglio da Scitopoli , la cui inti

tolazione ,
37
tolazione , fecondo un antico Tranfunto efiftente nell' Archivio

della Cattedrale di Ambrun , è questa : Dilectiffimis Fratribus ,


& fatis defideratiffimis Præsbyteris , Diaconibus , & Subdiaconi
bus , & omni Clero , & Sandis in fide confiftentibus Plebibus Ver
cellenfibus , Novarienfibus , Hypporegienfibus , Auguftanis , Indu
ftrienfibus, & Agaminis ad Palatium , necnon etiam Teftonenfibus ..
nenfibus ( io leggo Taurinenfibus ) Alben . Aften . İntimilien ..

( evvi quivi un intervallo , che dimoftra mancarvi un nome , che


fecondo l' ordine delle Città nominate deve effere Ingaunenfibus )
Aquen ……………
. enfibus ( leggo Ianuenfibus ) Eufebius Epifcopus in

Domino æternam falutem . Le parole fottoſegnate fono fcritte in


carattere più minuto . Di quì appariſce , che Euſebio ammini
ftrava anche le Città della Provincia delle Alpi Cozie , fecondo
la diftribuzione Civile fattane dal gran Coftantino , perocchè le
medefime non aveano ancora il proprio Vefcovo . Quefta Lettera

fu primieramente rapportata dal Baronio fotto l'anno 356. Ma


nè il Baronio , nè quelli , che rapportaronla dopo lui , vi co

piarono fedelmente il titolo della medefima : tutti vi hanno


ommeffo le parole da Auguftanis inclufivamente fino a Januen
fibus . Inoltre invece di Teftonenfibus tutti fin quì leffero Der
thonenfibus . Ma però Francefco Agostino della Chieſa ( Defcri
zione Manofcritta del Piemonte part. IV. cap. 24. ) leffe il primo
nell' antico Tranfunto di quella Lettera Teftonenfibus . Quivi
Eufebio fcrive alle Plebi di quelle Città , che ancor non aveano

i proprj Veſcovi . Laonde non è vero , che Santo Evafio prima


Vefcovo d' Afti foffe dagli Aftigiani ottenuto dal Papa circa
l'anno 325. , anzi Evaſio fu uno de' Diſcepoli di fanto Eufebio .

Novara ebbe per primo Vefcovo San Gaudenzio Difcepolo di

fanto Eufebio . Riguardo a fan Lorenzo Martire pretefo Veſco


vo di Novara , io defidero qualche prova , che tale cel dimo
ftri , oltre al teftimonio di Margarino Bigneo riferito da Mon
fignor Befcape . Il primo Vefcovo d'Ivrea , di cui fi ha notizia ,

fu Eulogio verfo la metà del quinto Secolo . Aoſta ebbe per

primo Vefcovo San Protafio verſo l'anno 408. Ma Tortona ebbe


i fuoi Vefcovi fino dal fecondo Secolo della Chiefa , ſe noi
crediamo a ciò , che ne rapporta l' Ughelli in Epifcopis Derthonen
fibus ; perchè alcuni pretendono con qualche fondamento , che

Tortona non abbia avuto alcun Vefcovo prima di Santo Efupe


ranzio Difcepolo di Santo Eufebio . Egli è però ficuro , che fe
Eufe
38

Eufebio nella fua Lettera aveffe parlato di Tortona , l'avrebbe


nominata fubito dopo Novara , come pure offervò Agostino
della Chiefa , e non mai dopo Induftria , ed Agamini , due
Borghi del Monferrato : il primo ( detto anche Bodincomagum
da Plinio) quafi nel fito di Monteu di Po, 'Terra collocata alla deſtra
ſponda del Po circa XVI . miglia al levante di Torino , nelle Bolle
del cui Paroco s'intitola la Chiefa Parrocchiale fandi Joannis
Baptifta de Luftria , nome corrotto da Induſtria . Questa Città ,
comunque già decaduta dall' antica fua grandezza , efifteva
ancora , e ritenne il fuo nome ( Duftria ) fin verfo il fine del

duodecimo Secolo . L' Imperadore Ottone III. la donò ai Ca


nonici della Chiefa Vercellefe l' anno 997. Ne rapporto quì

la donazione , il cui Tranfunto fi conferva nell' Archivio Ca


pitolare di S. Eufebio di Vercelli , onde appariſca ſempre più
in qual pregio era tenuta dagl' Imperadori quella infigne an
tica Canonica .

N nomine Sanctiffima & individuæ Trinitatis . Otto divina


IN
favente clementia Romanorum Imperator Auguftus . Decet
Imperatorem Ecclefias Dei femper reparare , ut inde a Deo

digna valeat mercede remunerari . Quapropter omnium Sandæ Dei


Ecclefiæ , noftrorumque fidelium præfentium videlicet , ac futuro
rum noverit Univerfitatis induftria , qualiter nos interventu no
ftri fideliffimi Raginfredi Venerabilis Epifcopi , ac pro Dei amo
re , noftræque remedio anima cunctos Canonicos Sanda Vercel
lenfis Ecclefiæ cum omni familia , & poffeffione , omnibusque re
bus mobilibus , vel immobilibus ad S. Eufebii Canonicam jufte ,

& legaliter pertinentibus cum Plebibus Duftria , & Caffaliglo ,›


omnibusque earum pertinentiis , cum portubus Sarvi , & Siccida,
cum Curtibus Carifiana , atque Duali , & Montanario , & omni
bus earum pertinentiis , & cum omni integritate ad Præfatam
S. Eufebii Canonicam pertinente , fub noftræ defenfionis , & tuicio
nis mundiburdium recepimus . Quare noftra Imperiali jubemus po
tentia , ut nullus Dux , aut Epifcopus , Marchio , vel Comes ,
nullusque noftro Imperio fubditus magnæ aut parvæ Perfonæ præ
nominatos S. Eufebii Canonicos de omnibus , quæ fupra defcrip
fimus , feu quæ ad eorum Canonicam jure pertinere nofcuntur ,
inquietare , moleftare , vel difveftire fine legali auctoritate præ
fumat . Siquis autem hujus noftri Mundiburdii violator extite

terit , fciat fe compofiturum auri me


puriffimi libras centum ,
die
39
dietatem Kameræ noftræ , & medietatem præfatis S. Eufebii Ca
nonicis . Quod ut verius credatur , & diligentius ab omnibus ob
fervetur , noftri figilli impreffione inferius juffimus infigniri .
Heribertus Cancellarius vicePetri Cumani Epifcopi reco

gnovit .

Locus Sigilli

Data II. Kalend. Januarii Anno Dominica Incarnationis


DCCCCXCVII. Indictione XII. Anno autem Tertii Ottonis Re

gnantis XIIII. Imperii autem Secundo . Actum Papiæ in Pa


latio feliciter. Amen.

Agaminis ad Palatium efifteva nel Contado di Chieri po


co preffo nel fito del Caftello di Camerano . Per quefti Luoghi
v'era la ftrada > che da Vercelli conduceva a Teftona antico

Borgo , dalle cui rovine nacque Moncalieri. L' ordine di fito te


nuto da Santo Eufebio nel nominar queſti Luoghi , ci dimoſtra,
che neppure per Agamini fi deve intendere Agamium oggidì
Ghemme Borgo del Novarefe , il cui antico nome ci vien con
fervato in una Lapida PAGANIS AGAMINIS.
Non è già , che le fuddivifate Città foffero anticamente
compreſe nella Diocefi di Vercelli , ma furono amminiſtrate dal
Vefcovo di quella Città , fino a che le medefime non ebbero i
proprj Vefcovi . Laonde la Diocesi di Vercelli deve incominciarfi
a diftinguere dopo la divifione delle Diocefi di Novara , e d'Ivrea ,
ciaſcuna delle quali poco preffo farà formata fecondo l' eſteſa
de' proprj Territorj . Ma nondimeno dopo la formazione di effe
due Diocefi , quella di Vercelli eccede tuttavia i naturali con
fini dell'antico Territorio della fua Città , che non fi ftende
va di là dal Po , rispetto a Vercelli ; coficchè tutte le Terre
di là da quel fiume , che pofcia fi fmembrarono dal Veſcovado di
Vercelli ( fono effe nominate nella Bolla d'erezione della Chie
ſa di Caſale in Vefcovado preffo Monfignor della Chiefa
Chronologia ec. pag. 190. Indi fu la Bolla rapportata per in
tero nella Differtazione IV. De Cafalenfis Ecclefiæ origine , at
que progreffu . ) ancorchè fieno ftate anticamente nella giurifdi
zione di queſta Diocefi , non appartennero però mai all'antico
Territorio di quella Città . Inoltre dagli antichi Scrittori alcu
ni Luoghi ci fi memorano nel Territorio Vercellese , i quali poi
nell'
40
nell'antica diftribuzione delle Diocefi furono tolti alla giuriſ
dizione del medefimo Territorio . Così Lomello , e in feguito

il Luogo Ad Durias erano anticamente noverati nel Vercelle

fe , eppure i medefimi Luoghi fin da principio fi diftribuirono


alla Diocesi di Pavia . Adunque intorno a ciò non fi deve cer
tamente ommettere l'offervazione delle Diocefi > ma fi deono

preferire i naturali confini de' Territorj , dove s'incontrano , e


l'uno e l'altro efattamente combinare con ciò , che gli Anti
chi ci laſciarono fcritto . Il che premeffo , la Sefia di fopra a
Vercelli , la Gogna di ſotto ad effa Città > e il Po erano i

confini del Territorio Vercellefe a levante , e a mezzodì , ti


rando una linea verfo il confluente del Tefino nel Po > onde

tutta la Lomellina reftava comprefa nel Vercelleſe : a Setten


trione avea le Alpi Pennine , e a ponente la Dora Baltea e

il Territorio d' Ivrea , la cui antica eftenfione di quà non è


neppure tutta quella della fua Diocefi . Alcuni Luoghi fituati

nei Colli inferiori ad Ivrea erano anticamente comprefi nel


Territorio Vercellefe , tirando una linea diritta da Settentrio

ne a mezzodì dalla piccol Terra di Magnano fino alla Dora .


Riguardo alla pianura tra la Dora Baltea , e il fiume Orgo ,
che anticamente appartenne ai Popoli Laj ( uno de' primitivi
Popoli dell' Italia Subalpina ) , e che pofcia fotto i Romani
verifimilmente fi attribuì al Territorio d' Ivrea , io ne ho par

lato nel fuddetto Ragionamento .

La Chiefa di Vercelli per l' antichità fua è delle più celebri


fra tutte le Chiefe dell' Italia . Contutto ciò dall' avere Santo

Eufebio efercitato parecchi ufficj , che alla giurifdizione appar


tengono di un Metropolitano , non mi fembra , che fi poffa.

legittimamente inferire , che Santo Eufebio fia ftato Metropo


lita dell' Italia , e tanto meno , che la Chiefa Vercelleſe an

che prima di lui foffe già in poffeffo di una tal dignità . Se ta


luno pretende ai Milanefi arrogare quefta ecclefiaftica dignità

anche prima dei tempi di Santo Eufebio , ugualmente s' ingan


na . Bafta offervare la varietà del Governo Politico praticato in
Italia ne' tre primi ſecoli della Chieſa , per conoſcere evidente
mente , che dalla inconftante forma di quel Politico Governo
non fi può dedurre il fiftema dell' Ecclefiaftica Gerarchia del
quarto , e quinto Secolo . Coloro poi , i quali pretendono anti
chiffimo il fiftema Gerarchico delle Chiefe , e intanto lo miſu

furano ful tipo del Governo Coftantiniano , manifeſtamente fi


con
41
contradicono . E' infoftenibile la Sentenza di quegli Scrittori ,
che fanno San Barnaba Fondatore della Chiefa Milanefe , don
de conchiudono , che dalla fua origine ella fu Metropoli . Ro
ma nell' Occidente fu l'unica primaria Matrice : le altre Chie
fe fono come Colonie della Romana . Avuto riguardo alla in
certiffima ferie de' primi Vefcovi di Milano , e al tipo politi
co del Governo d'Italia , da cui fi vede , che la giurifdizione
del Vicario d'Italia nelle fette Provincie ( dal quale fi prende
il nome d'Italia in fenfo molto contratto ) non incominciò ſe
non dopo l'età di Coftantino non è poffibile , che dalla
forma di quella Giurifdizione fia nato anche prima di Coftan
tino il Gius Metropolitico de' primi Vefcovi di Milano . Anche
dopo i tempi di Coftantino le Provincie foggette al Vicario
di Milano ( Vicarius Italia ) ſempre non s' intefero col nome
d'Italia . Mas' inganna chi anche dopo que' tempi applica il nome
d'Italia a quella fola parte , che non fi usò in fignificazione con
tratta . I Giureconfulti de' tre primi Secoli dell' Era noftra , nomi
nando l'Italia , intendono tutto il tratto dalla Sicilia alle Alpi .
Su queste confiderazioni ha ragione il P. Bachini ( de Ecclef. Hie
rach. origin. pag. 339. ) di afferire non poterfi foftenere , che a'
tempi di Cornelio Romano fiafi tenuto un Sinodo in Italia

in fignificato contratto di Milano . Combinando le fuddivifate

cofe , ne deriva , che anche oltre la metà del quarto Secolo


non vi furono in Italia Metropolitani . La Metropoli di Mila
no cominciò in Santo Ambrofio , ed è la più antica : coficchè
prima di lui non fi era mai ftabilita la giurifdizione Metropo
litica in veruna delle Regioni foggette al Vicario dell'Italia .
Ma che negli Atti del Concilio Milaneſe ( preffo il Labbè
Collect. Concil. Tom. 2. col. 844. ) nell' anno 355. fi nomini il
Beato Eufebio Metropolita dell' Italia : che nella vita di Santo
Eufebio ( preffo l' Ughelli Tom. IV. Ital. facr. in Epif. Vercel.)
Si dica , che il Clero , e il Popolo di Milano gli mandarono
una legazione e ch' egli confecraffe i Veſcovi delle vicine
Città , contutto ciò non ebbe allora Santo Eufebio una digni
tà , che ancora non fi era ftabilita nell' Italia . Prima della infti

tuzione de' Metropolitani nell'Occidente le Chiefe più antiche ,


e i Veſcovi più vecchj godevano di una certa preminenza , che

cominciava rappreſentare la dignità Metropolitica , che poi vi s'in


troduffe . Il fatto è certo . La Chiefa Cartagineſe nata verſo il
fine del fecondo Secolo propagò nel terzo le altre Chieſe dell'
F Af
42
Affrica , ma a neffuna di effe fi affiffe ancora la ftabile dignità
di Metropoli . Bensì vi s'introduffe poi fra que' Vefcovi una
fpecie di fuperiorità > e giurifdizione , che non fi fermava
però mai come di ragione di una certa Chiefa , ma paſſava di
mano in mano al Vefcovo della Provincia , ch' era il più vecchio ,
il quale perciò s'intitolava modeftamente il primo . Questa difci
plina comune nell ' Occidente preſe motivo verifimilmente dall'
occafione de' Sinodi , che vi fi celebravano . Egli è certo , che
fu altresì in uſo nell' Italia prima della inftituzione delle Metropoli .
La preminenza adunque goduta da Santo Eufebio fra gli
altri Vefcovi dalla Provincia , derivò fpecialmente dalla fua
anzianità . Egli avea confecrato quafi tutti i Veſcovi della Pro
vincia , e l'ifteffo Dionifio Vefcovo di Milano aveva inoltre
eretto alcune Chiefe , e portata la fede in parecchie Città .
Perciò fcriffe l'Autore della fua vita ( loc. cit. ) Tunc enim rite
fub tanto Paftore fua Civitas Primatum tenebat , quæ fe , & alias
circumcirca vicinas Urbes verbo falutis , & unitatis fide pafcebat .

Si notino le parole fub tanto Paftore , che reftringono quella


fpecie di Primato in Santo Eufebio ; laonde non fo , come tal
uno abbia potuto inferire , che la Chiefa Vercellefe anche prima

di Eufebio era in poffeffo di quella prerogativa , ex jure Me


tropolitico . Per la fteffa ragione Eufebio nel fuddetto Concilio
Milanefe prima di tutti i radunati Vefcovi , e per tutti rifpofe ,
direffe il Concilio > prefcriffe l'Ordine , che nel Concilio do

veafi praticare , ed egli il primo fi ſottoſcriffe . Nello fteffo ſenſo


fi deono parimente intendere le parole del medefimo Scrittore
( ibid. ) Eodem tempore ( ritorna a fiffare in Eufebio privativamente
quella fpecie di Primato ) Vercellis Civitas Liguriarum Prima
tum inter cæteras Urbes obtinebat , quem poftea Primatum Medio
lanum obtinuit . Cioè non più per ragione di anzianità del Veſcovo ,
ma per la nuova Dignità , che ad Ambrofio fi conferì da Teo

dofio , Milano ottenne quella preminenza .


L'origine dell' inclita Chiefa Vercellefe fi deriva con ragione
dai Difcepoli degli Apoftoli . Parecchi monumenti ella conferva
della fua antichità . Molto gloriofo alla medefima farà ſempre
il Diploma di Arrigo VII . ( edito die 6. Januarii 1311. preffo
l'Ughelli loc. cit. ) in cui fi dichiarò ex longiffima & inveterata
confuetudine , atque obfervantia juxta mores diutius approbata , ad
Epifcopum Vercellenfem , tanquam ad præexcellentem , & honora

biliorem Suffraganeorum Lombardia eam præeminentiam fpectar


(cioè
43
( cioè di federe il primo dopo il Metropolitano ) tam in Conci
liis , quam in Confecrationibus , & Parlamentis folemnibus , in
quibus Suffraganei Mediolanenfis Ecclefiæ requiruntur . Ciò , che
aggiugne Enrico in effo Diploma Volenfque Henricus Epifcopo ,
& Ecclefia Vercellenfi reverentiam exhibere , ac Sedis , & fui Ordi
nis prærogativam debitam confervare , juxta morem Conftantini ,
Prædecefforis fui ; fe fi deve intendere del gran Coftantino , come
par verifimile , ne fegue , che i Vefcovi di Vercelli fin dall' età del

gran Coftantino godeano quella prerogativa infra gli altri


Veſcovi della Lombardia , ´perchè la Chiefa Vercelleſe n' era la
più antica , e quafi tutte le circonvicine Città non aveano
ancora i proprj Vefcovi , ed erano amminiftrate dai Vefcovi di
Vercelli , come fcriffe Santo Ambrofio nell'Epiftola ai Vercellefi ,
Conficior dolore , quia Ecclefia Dei , quæ eft in vobis , Sacerdotem
adhuc non habet , acfola nunc ex omnibus Liguria , atque Æmiliæ ,
Venetiarumque , vel cæteris Italiæ finitimis partibus hujufmodi eget
officio , quod ex ea aliæ fibi petere folebant . E' certamente ftra
vagante l'opinione di chi volle inferire , che quivi Ambrofio de
fcriffe l'eftefa dell' Ecclefiaftica Vercellefe Provincia . Non è meno

fingolare l'altra opinione , che a' tempi del gran Coftantino go


dendo la Chiefa Vercellefe la divifata preminenza , ne fegua ,

che i Veſcovi di Vercelli foffero Metropolitani . Si dove a dianzi


provare , che veramente nulla alia per id tempus Sedis præro

gativa , feu Ordinis præemineria agnofcebatur , præter Metropo


liticam ( Antiquit. , & Dignit. Lcclef. Vercell. Vindic. pag. 51. ) ,
e non afferirlo gratuitamente . Non già perchè la Chiefa Mila
neſe foffe d'una maggiore antichità , e dignità della Vercel
lefe , ma la Santità , la Dottrina , e l'Autorità di Santo Am

brofio attraffero a fe il Gius Metropolitico , che allora folamente


incomincioffi a ftabilire nelle Chiefe d'Italia . Ma però la Chieſa
Vercellese ha tante vere lodi in fefteffa , che non abbifogna
dell' adulazione di chi pretendeffe afcriverle una dignità , che
mai non ebbe .

Si è offervato , nel riferire qualche paffo dell' antico Scrittore


della vita di Santo Eufebio , che Vercelli era in que' tempi
Civitas Liguriarum . Così Socrate ( Hiftor. Ecclef. lib. 2. cap. 27 )
dice : Dionifio , ed Eufebio , quello fu Vefcovo dell
' Alba prima
ria Città dell' Italia ( intitola così Milano ) e quefto di Vercelli
Città della Liguria . È parimente lib. 3. cap. 4. Lucifer fu Vefcovo
di Cagliari (xapa'nwr) Città della Sardegna ; Eufebio lo fu di Ver
F 2 celli
44
celli , la quale è una Città , come già diffi , della Liguria in Italia.
E di nuovo lib. 3. cap. 6. Così pure Sozomeno lib. 5. cap. 11 .
Eufebio Vefcovo di Vercelli , la quale è una Città della Liguria
nell' Italia . Io mi fermo a far qualche offervazione fullo ftato
di queſta parte d'Italia ai tempi di Coftantino il Grande , an
che per notare alcune cofe , che mi pajono sfuggite alla dili
genza di qualche Erudito .
.
Il nome d'Italia fi era diftefo a' tempi del Triumvirato in
fino al piè delle Alpi . Soggiogati i Popoli Alpini da Auguito ,
e ridotto il Tratto delle Alpi in Provincia Romana , fu quefta
colle tre Ifole adjacenti all' Italia , confiderata come una Pro
vincia anneffa all'Italia . Ma perchè i nomi , e la memoria dell'
origine degli antichi Popoli Italici , i coftumi , e la loro lingua
a poco a poco fi eftinguevano , e fu quefte rovine diventando
l'Italia oramai tutta Romana , la divifione di effa per Popoli
più non era propria , e più non potea fuffiftere . Laonde Au
gufto negli ultimi anni del fuo Imperio tutta la diviſe in un
dici Regioni ( Plinio lib. 3. cap. 5. ) . Affai per altro s'ingannò
il Maffei , ( Verona illuftrata ) il quale s'immaginò , che codefta
divizione dell'Italia fatta da Augufto foffe una deſcrizione Geo
grafica fatta per fuo privato ufo : anzi fu codeſta una diftribu
zione politica di Popoli , e di Città per ufo perpetuo del Governo ,

e perciò furono fu gl'ifteffi Luoghi efattamente fiffati i confini


di effe Regioni .
Senza alcuna mutazione di confini quefta divifione di Augu
fto continuò fino ai tempi del gran Coftantino , ma ficcome il
Tratto delle Alpi fi era già divifo in varie Provincie , e l'Ita
lia ( non confervati , o tolti dai precedenti Imperadori i fuoi

privilegj ) era ridotta alla fteffa condizione delle Provincie , per


ciò Coftantino avendo diftribuito l'Amminiſtrazione Civile dell '

Imperio ai quattro Prefetti del Pretorio , incominciò a cangiare


i confini delle XI. Regioni , con dividere in tre Provincie il
Tratto delle Alpi affegnato all' Italia , cioè le Alpi Cozie , e le
due Rezie ( le due Provincie delle Alpi Maritime , e delle
Alpi Graje , e Pennine furono affegnate alle Gallie ) ha ren
duto così comune alle XI. Regioni il nome di Provincie , le

quali colle Ifole adjacenti formarono le XVII . Provincie d'Ita


lia noverate nella ' altro
Notizia delle Dignità dell' uno , e dell

Imperio , e nel libro delle Provincie dell' Imperio Romano . Ma


però tra le mutazioni fatte da Coftantino ai nomi , ed ai con
fini
45
fini delle Regioni d'Italia , la più confiderabile fu quella ,
ch'ei fece alla Liguria , ed alle Alpi Cozie : cioè traſportò il
nome della Liguria nella Regione Tranſpadana , e reftrinſe i con
fini di queſta ( dianzi fiſſati da Augufto tra il Po , il Serio , e
le radici delle Alpi ) tra il fiume Adda , e il torrente Malone ,
che pria divideva i confini delle Colonie di Torino , e d'Ivrea .
Inoltre comunicò il nome delle Alpi Cozie ( dianzi il Regno
di Cottio , che comprendeva foli quattordici Popoli , o Comuni
dentro le Alpi ) all'antica Liguria propriamente detta , i cui
confini anticamente erano il Po , la Trebia , e il mare . Adun
que Coftantino con quefta fua divifione compreſe altresì Torino
nella Provincia delle Alpi Cozie . Laonde Giornande , o fia
Giordano de rebus Geticis cap. 13. defcrivendo la Battaglia data
da Stilicone al Re de' Goti Alarico nelle vicinanze di Pollentia

( Pollenzo oggidì ) diffe , che quella Città era fituata nelle


Alpi Cozie .

Io non fo comprendere , come il dotto P. Beretta ( Diſſerta


tio Corographica Italia medii avi , pubblicata nel tomo X. Rer.
Italic. Scrip. ) abbia creduto , che Giuftiniano , riacquiſtata l' Ita
lia dalle mani de' Goti , nell' ordinare gli affari della medefi
ma , e nello affegnare la forma delle Provincie Italiche , fia

ftato l'ifteffo , che fece le fuddivifate mutazioni ai confini


delle Provincie dell'Italia . La forma , che fi pretende affegnata
da Giuſtiniano alle Provincie d'Italia , fi , crede effere quella ,
che delineò Paolo Diacono de geftis Langobardorum lib. 2. cap. 14.

e feguenti ; febbene il P. Beretta neppur fi avvide dell' errore di


Paolo Diacono il quale affegnò all' Italia la Provincia delle Alpi
Pennine , e confufe quella montagna coll ' Apennino , e molti
Luoghi fituati in quelle Alpi trapiantò nell' Italia . Ma fe il Be
retta aveffe eftefo le fue ricerche fu i monumenti anteriori a Giufti

niano , avrebbe altresì ritrovato nella Notizia dell' Imperio , che


Milano è fegnato nella Liguria , dove tra gli Uffiziali delle Fi
nanze dell' Imperio fi nomina Præpofitus Thefaurorum Mediola
nenfium Liguria . Inoltre nel libro delle Provincie dell' Imperio
Romano fcrivefi in Liguria , in qua eft Mediolanum . Di più po
teva offervare la vita di fanto Eufebio preffo l'Ughelli , dove
Vercelli è collocata nella Liguria , e parimente S. Gerolimo epift.
49. , e i luoghi di Socrate , e Sozomeno di fopra riferiti . Ma
l'Autore della vita di fanto Eufebio fcrive Vercellis Civitas Li

guriarum , perchè in due parti dividevafi allora la Liguria , cioè


in
46

in piana , ed alpeftre , il che fu pur offervato dal Beretta . Così


Caffiodorio lib. 11. Variarum epift. 14. ) chiama Como ante
murale della Liguria piana . Ora ficcome dopo la ceffione dell'
Italia fatta al Re Teodorico , neffun cangiamento vi fecero i Goti
nel governo della medefima ; manifeſtamente ne fegue , che la
deſcrizione dell' Italia rapportata da Paolo Diacono loc . cit. non
fi può altrimenti riferire ai tempi di Giuftiniano , ma bensì de
vefi attribuire al gran Coftantino . Quindi il tipo Coftantiniano
dell'Italia non folo durava ai tempi di Giuſtiniano , ma continuò
preffo i Longobardi , dopo i quali paffò nel Regno de' Franchi , e
de' Tedeſchi fucceffori di Carlo Magno nel Regno d'Italia e

per qualche Secolo vi fi mantenne . Di quì appariſce , perchè ai


tempi dell' Imperadore Coftanzo , e vivente Santo Eufebio , Ver
celli fi chiamaſſe Città della Liguria .
Correva l'anno VII. , dacchè il Tiranno Maffenzio imperava in
Roma ( anno di Crifto 312. ) . Si preparava allora quefto
vile Imperadore di portar la guerra contro di Coftantino il Gran
de , il quale ritrovavafi colla fua Armata nelle vicinanze del Reno .
.
Avvifatone Coftantino , prevenne il Nemico , comparve d'impro
vifo alle Alpi Cozie , e fenza contrafto le pafsò . Una medaglia
di Maffenzio ritrovoffi già a Santià in una caffetta cineraria
( MAXENTIUS AUGUSTUS . Si conferva con alcune altre nell'
Archivio del Comune ) . Intanto Coftantino difcendendo nell'
¡
Italia , fuperata Sufa , e fconfitta la Cavalleria nemica , che fi
oppofe al fuo paffaggio tra Rivoli oggidi , e Torino , entrò pof
cia in quefta Città accolto dal Popolo con allegrezza . Vercelli ,
e le altre circonvicine Città inviarono alcuni Deputati a Coftan

tino , e volentieri fe gli fottomifero , e providero di viveri la fua


Armata ; ond' egli pafsò a Milano , fenza incontrar refiftenza .
Atone Veſcovo di Vercelli in un fuo Sermone riferito dal Ferrero
nella vita di Santo Eufebio pag. 177. fcrive , che il gran Coftan
tino ereffe in Vercelli dalle fondamenta la Bafilica di Santa Maria

Maggiore. In parecchj Documenti della Chiefa Vercellese fi leg


ge , che Coftantino folamente dedicò alla Regina del Cielo quel
Tempio , ch' era dianzi confecrato a Venere . Nelle età pofteriori
Vercelli foggiacque alla fortuna delle altre Città Tranſpadane ;
laonde io non devo attrarre a lei ciò , che fu comune alle altre
per non dirne troppo . Bensì fappiamo da San Girolamo ( epift.
49. ) , che verfo il fine del Secolo quarto Vercelli , che fu già
potente , era ridotta a pochi Abitanti , ed era mezzo diroccata .
Si
47
Si potrebbe inveftigare il preciſo tempo , e la cagione di una
fiffatta fciagura .
Nell'anno XIII. dell' Imperio di Valentiniano II. ( anno di
Criſto 387. ) Noi fappiamo , che Mallimo Tiranno diſceſe con
un' Armata nell' Italia , e quantunque non abbiamo nella Sto
ria , quanto preciſamente operò Maffimo in quella fua irruzio
ne , ci reftano però alcuni monumenti , che a un di preffo
c'indicano , ch' egli fi ufurpò tutta l'Italia , e rovinò quelle
Città , che per poco fi oftinarono a non fottometterfi al tiran
nico fua Dominio . Latino Pacato nel Panegirico di Teodofio
( cap. 24. ) rammentò le defolazioni , che Maffimo aveva acca
gionato all'Italia . Santo Ambrofio in una Lettera ( epift . 39 .
claff. 1. ) dopo l'anno 388. fcrive , che parecchie Città Cifpa
dane , come Bologna , Modena , Reggio , Piacenza , e molti
nobili Borghi , e Caftella erano quafi privi d' Abitatori , e mezzo
diroccati . Il Baronio giudicò , che tante rovine furono opera
dell' ufurpatore Maffimo , o perchè effe Città , e Borghi fi op
pofero a quel Tiranno , o perchè i Popoli ſe n'erano fuggiti , e
alla fierezza abbandonarono del Nemico le loro Città , e Terre .
Siccome la rovina di Vercelli rammentataci da San Girolamo , va
a coincidere collo fteffo tempo , fi può con tutta verifimiglianza
conghietturare , che Vercelli altresì fia ftata una di quelle in
felici Città , le quali per non foggiacere al Tiranno Maflimo
nell'anno 387. reftarono vittime del coftui furore .
Scrive il Merula ( Gall. Cis. lib. 1. cap. 3. ) juxta Vercella's Ca
ftinus Joannis adulterini Imperatoris copiarum Dux & fuperatus ,
& captus eft ab Ardaburio Orientis Præfecto fub Valentiniano
tertio . Io però non fo , dove abbia fondato quefto fatto acca
duto preffo Vercelli . Bensì per entro ci trovo un gruppo di
errori . Incominciò Vercelli a refpirare dalle lunghe fciagure fotto
il Regno de' Carolini , ma ful finire del medefimo , foggiacque a
nuovi diſaſtri . Era Vefcovo di Vercelli Liutvardo Arcicancelliere
dell' Imperador Carlo Craffo : fi eccitò nell' anno 886. una grave
difcordia tra quefto Vefcovo , e Berengario allora Duca del
Friuli venne con una piccola Armata Berengario a Vercelli :
faccheggiò il Vefcovile Palazzo , e il Popolo non vi fi oppoſe .
Il favore , che godea Liutvardo preffo l'Imperadore , facea te
mere a Berengario qualche grande fciagura , ma quefti con
molti doni compensò nell' anno feguente l'ingiuria fatta a Liu
tvardo , e così reftò placato l'Imperadore ( Annali di Fulda
preffo
.
48
il Freero ) fi pretefe , che Berengario altresì donaffe alla Chie
fa Vercellefe il Gius della Curea , che fi è la facoltà di efige
re Daciti per l' introduzione delle vettovaglie , e di ogni qua
lunque cofa venale nella Città per lo ſpazio di fette giorni
precedenti , ed altri fuffeguenti la Fefta di Santo Eufebio
( cade al primo di Agofto ) in ciafcun anno in perpetuo . Ma
entrati nell'anno 899. gli Unghari nella Lombardia , la defo
larono coi faccheggi , e colle ftragi degli abitanti , e molti
Vefcovi , e Conti furono trucidati . Narra il Continuatore di
Reginone , che con molti teſori fen fuggiva il Vefcovo Lud
mardo , ( cioè Liutvardo ) da Vercelli : ma cadde nelle mani
degli Unghari , cui tolfero la vita > e i tefori . Il Muratori fof

pettò , che que ' Barbari foffero arrivati fino a Vercelli fi può
afficurare , che il fofpetto fu giufto , poichè ai 13. Dicembre
di quell' anno entrarono gli Unghari in Vercelli , fra i quali
v'erano molti Ariani , e fecero fcempio di parecchi Religiofi
Uomini , come ci rammentano alcuni antichi Calendarj della
Chiefa Vercellefe , e l'ifteffa Chiefa , la qual celebra in tal
giorno l'officio di più Martiri .
Util coſa certamente farebbe , che qualcuno intraprendeſſe a
fcrivere la Storia dell' inclita Città di Vercelli , facendo buon
ufo dei pregievoliffimi documenti , che in due nobiliffimi Ar
chivj di quella Città confervanfi , richiffimi l'un l'altro d' im
portanti antichi monumenti , dai quali inoltre molto lume fi 1
verrebbe a riflettere fovra parecchi tratti della Storia d'Italia
.
de' baffi tempi . Altresì la critica , e l ' erudizione delle cofe de'
tempi di mezzo di tanto in tanto avrebbero luogo , e potreb
bero rifchiarire molte ufanze , e vicende accadute nell' Italia
in que' tempi , che fono tuttavia alquanto tenebrofi : ma io
non devo efcir dai limiti della mia Differtazione . Solamente

per rivendicare un ornamento , che farà fempre di glorioſa ri


membranza per quella Illuftre Città , io paffo a difcorrere per
poco dell' antica chiariffima Univerfità degli ftudj , che i Ver
cellefi fenza riſparmio di ſpeſe fecero una volta fiorire nella lo
ro Città .

Scriffe il Cufano ( Stor. Manuf. ) che il faggio Imperadore

Carlo Magno aveva inftituito in Vercelli l'Univerſità degli ftu


dj per opera di Alcuino uomo celebre per dottrina , e fantità,
e in que' tempi Reggente degli ftudj nella Univerſità di Pari

gi ; ma che ficcome dopo quell' ottimo ſi venne a


Imperadore fi
mano

1
49
mano a mano eftinguendo in Italia la pace , perciò l'Univerfi
tà degli ftudj o per poco fi mantenne in Vercelli , o fu poi
quafi fempre fofpefa . Ma quefti fon tutti fogni , e viete im
maginazioni . Bensì s' inftituì l'Univerfità degli ftudj dall'
ottimo genio de' Vercellefi nell' anno 1228. , concorrendovi an
che Ugone Seffa allora Vefcovo di Vercelli . Il Luogo , dove
fuvi quella Univerfità , ritiene tuttavia il nome di Sapienza .
Egli ritrovafi fuori della Città in Vizolano . V'erano affegnati
cinquanta Palazzi per l'abitazione de' Lettori , e de' numerofi
Studenti , che da varie Provincie vi concorrevano . Riferiſce il
Cufano , che a' ſuoi tempi ( anno 1630. ) Stefano Aleſſandri
Nobile Vercellefe proprietario del fito della Sapienza , avendo
ivi fatto qualche efcavazione , vi ritrovò oltre a molte fonda
menta di caſe , anche molti finiffimi marmi , ed avanzi di ſta
tue ,
e diſcoperfe il principio di una ſpazioſa ſcala cogli fca
glioni di marmo nero difpofti con bell' ordine . Alcune Città
dell' Italia altresì ful fine del Secolo duodecimo , e ful princi
pio del tredicefimo veggendo , che dalla inftituzione delle Scuo
le , oltre all' onore provenivano grandi vantaggi per lo concor
fo degli Scolari , furono allettate a fondare fimili ftudj , che
in alcune di effe poco vi fi mantennero , come in Vicenza dall'
anno 1205. folamente fino al 1209. ( veggafi il Muratori An

tiq. medii avi Tom. III. differt. 43. € 44..)


Nel libro de' Biſcioni ( nell' Archivio della Città di Vercelli.

Tom. I. pag. 395. ) vi fi conferva una carta dell' anno 1228 .


intorno all' erezione dello ftudio , e agli Scolari , che dimora
vano in Vercelli . Il Dottiffimo P. Zaccharia in occafione del
fuo Viaggio Litterario per l'Italia n'ebbe copia , e la pubblicò

( ibid. part. 1. c. 9. pag. 142. ) Io non fo capire , perchè egli


abbia fcritto , che quella carta appartiene ad celeberrimum Pa
tavinum Gymnafium . Dal contefto della medefima appariſce ,
che lo ftudio era ftabilito a Vercelli . Infatti ivi il Podeſtà di

Vercelli promette a nome del Comune di quella Città , quod

ipfum Commune dabit Scolaribus , & Univerfitati Scolarium quin


quaginta hofpicia de melioribus , quæ erunt in Civitate , & fi
plura erunt neceffaria , plura . Le condizioni furono appofte , e
promeffe dai Legati , e Proccuratori del Comune di Vercelli ,

coll' intervento dei Rettori degli Scolari delle riſpettive Nazioni


Francefe , Ingleſe , Normanna , Italiana , Provenzale , Spagnuo
la , e Catalana . Quindi in effa carta fi legge : qui pro tempo
G re
50
re erit Poteftas Vercellarum , mittet infra quindecim dies poft ele
diones factas de Dominis , & Magiftris propriis expenfis Com
munis Vercellarum , fideles Ambaxatores juratos , qui bona fide

ad utilitatem ftudii Vercellarum quærent Dominos , & Magiftros


electos , & eos pro poffe fuo obligari procurabunt ad regendum
in Civitate Vercellarum . Item quod nullum Scolarem pignorabit
pro alio Scolari , nifi pro eo fpecialiter fuerit obligatus Communi
Vercellarum . Item quod fi aliquis Scolaris , vel ejus Nuncius
rubatus fuerit in Civitate Vercellarum , faciet idem pro eo , ut

faceret pro alio Cive Vercellarum , dando operam bona fide , &
fideliter cum literis , eft Ambaxatoribus , ut fuum recipiat . Item
non offendent Scolares , vel eorum Nuncios ad eos venientes › nec

capient propter aliquam guerram , vel difcordiam , vel rixam ,


quam Commune Vercellarum haberet cum aliqua Civitate , vel cum
aliquo Principe , vel caftro , fed vel licentiabit Commune Vercel
larum eos, vel tractabit in Civitate , & in ejus diftridu, ficut cives ……………...
item Poteftas Vercellarum , & ipfum Commune teneantur mittere

per Civitates Italiæ , & alibi fecundum quod videbitur expedire


Poteftati , vel Communi , ad fignificandum ftudium effe firmatum
Vercellis , & ad Scolares ad Vercellarum ad ftudium imitendos
( quefte , ed altre condizioni il Comune di Vercelli promife di
offervarle per otto anni ) item promiferunt prædicti Rectores , &
Scolares eorum nomine , & nomine aliorum omnium Scolarium

de eorum Rectoria prædictis Procuratoribus nomine Communis Ver 1


I
cellarum , quod bona fide fine fraude dabunt operam , quod tot
Scolares venient Vercellis , & morentur ibi in ftudio , qui fint
fufficientes ad prædicta quinquaginta hofpicia conducenda . Se

perchè nell' ifteffa Scrittura finalmente vi fi aggiugne , quod uni


verfum ftudium Padua veniet Vercellis , & moretur ibi ufque ad
e fu
octo annos , fi tamen facere non poterint , non teneantur
Aipulata in Padoa > fi poffa perciò inferire > che questa Carta
appartiene allo ftudio di Padoa , io non ſo , fe l'illazione fia

giutta . Bensi argomentando a queſto modo , fi potrebbe anche

dedurre , che quefta Carta appartenga ugualmente agl' Inglefi ,


ai Francefi , agli Spagnuoli , ed alle altre Nazioni , ficcome i

Rettori degli Scolari di effe aveano parimente convenuto coi 1


Vercellefi per l'ifteffo affare . Laonde fi vede , che lo ftudio di

Padoa era folamente una delle parti accedenti a quella con


venzione , intantochè i Padoani avevano convenuto di trafpor
tare il loro ftudio a Vercelli per folo otto anni , e neppure
con
51
con affoluto patto , ma colla riferva di non tenerfi per obbli
gati , quando non aveffero potuto . Per la qual cofa lo ftudio

di Vercelli fu fempre indipendente da quello di Padoa .


Da una Lettera tratta dal Codice di Pietro De-Vineis Can

celliere di Friderico II . confta , che quell' Imperadore mandò


ai Vercellefi un Dotto Profeffore di ragion civile ( Veterum
Scriptor. & Monumentor. ec . Ampliff. Collect. opera Martene , &

Durand. Tom. II. Col. 1141. Epift. VII. ) ad inſtanza de' Ver
cellefi . FRIDERICUS ( II . ) Vercellenfibus .
Quanquam milites noftros arma fcire velimus , tamen quia ad
utrumque tempus , bellorum , & pacis , rectum , & conveniens mo

deramen , non folum armis decoratam , fed legibus armatam eſſe


decet Imperatoriam majeftatem : Subditorum noftrorum utilitatibus
providentes , nobis proficere credimus , & prodeffe , fi illis eruditio
nis materiam exibemus , per quam proceſſu temporis edocti militent
Patroni Caufarum, qui præccellentis fcientiæ juvamine confidentes,
fe , fuos , & patriam tueantur : fupplicationibus igitur pro parte
veftra culmini noftro porrectis , de providentia noftrorum Scholarium,
doctrina etiam pro fufficientia utili , & accepta liberaliter annuen
tes , Magiftrum V. Juris Civilis profefforem fidelem noftrum , de

cujus prudentia , & fcientia certam fiduciam , & experientiam ob


tinemus , ad Civitatem veftram duximus transferendum , tam pro

noftris ferviciis , juxta fidei fuæ debitum , promovendis ibidem ,


quam pro edocendis veftris Scholaribus , & aliis undique ventu
ris , juris civilis fcientiam , qua præpollet. Sit igitur Scholaribus
& devotionis , & induftria , ob mittentis reverentiam , honore de
bito recipere venientem , ut ficut petitionibus veftris fatisfacimus

in eodem , fic gratum velitis oftendere , quod de talis viri fcien


tia publicis veftris profectibus confulatur , ut non minus fuæ fcien
tia regimen acceptetur in Cathedra , quam præfentia , five con
filium in noftris fervitiis requiratur a nobis .
L'Univerſità degli ftudj di Vercelli vi fi mantenne con de
coro , ed utilità fin verfo l'anno 1400. , nel qual tempo effendofi
nel Vercellese inoltrata l'Epidemia nel Popolo , cefsò affatto effa
Univerſità; tantopiù che dopo qualche anno ( 1405. ) fi fondò in
Torino l'Univerfità degli ftudj , dove per l' amore, e pel buon gufto ,
con cui i REALI NOSTRI SOVRANI fempre favorirono le fcienze , e
tutte le belle Arti , e per la fapienza dei chiariffimi Profeffori , e per
la frequenza della ben colta ftudiofa Gioventù , oggimai divenne
una delle più celebri fcientifiche Accademie dell ' Europa .
G 2 DEGL'
52

DEGL ICT UMULI

ARTICOLO II

ELLA Campagna Vercellefe da Strabone , e da Plinio


N ci fi memorano gl' Idumuli , i quali non perchè foffero di
una Gente , o di una Alleanza differente dai Libici , furono

così appellati , ma prefero un tal nome , o dai Luoghi da effo


loro abitati , o dalla qualità de' loro efercizj . A tali coſe per
lo più riflettevano i Celti nel derivare le loro denominazioni ,
e Celtico appunto fi è il nome Itumuli . Sin verfo gli ultimi
tempi della Romana Repubblica fi confervava poco più che il
nome di quefto Popolo > il quale era già ftato dai Romani
intieramente confufo , e comprefo coi Libici , o Vercellefi
onde neffuno de' Latini Scrittori più li rammentò , fuorichè
Plinio , il quale ciò fece piuttosto , per indicare il fito delle
Miniere > ch' eranvi nel Diftretto degl' Icumuli > che per

diftinguerli dai Vercellefi . Nondimeno ancorchè fotto gl' Impe


radori Romani foffe più poco in ufo il nome degl' Idumuli , effi però ,
o i Popoli , che li fuccedettero , confervarono fempre gli anti
chi Confini del loro Pago , ch' era bensì una parte del Territo
rio Vercellefe ma che costituiva da fe quafi una ſpecie di
Repubblica , fecondo la formazione degli altri antichi Paghi .
Le favole , e le infuffiftenti conghietture , che gli Eruditi
s'immaginarono riguardo al nome degl'Icumuli , dimoſtrano ,
che finora nulla fi feppe intorno allo ftato di quefto Popolo .
Il Cluverio , il quale talora è fingolare nelle fue conghietture ,
e talora fi contradice , per rapporto agl' Idumuli una ridicola
interpretazione s'immaginò , ed ebbe fofpetto , che il Vico
degl' Iumuli così fi chiamaſſe , quafi of Ixre μno , cioè lati

muli ; quia Ieti cujufdam Viri nobilis muli heic ſtabulati fuerint :
donde quel Vico fiafi poi detto ad Iti mulos . Non men ridi
cola è l'etimologia data da Bonino Mombrizio , il qual preten

de , che quivi quindeci mila Uomini abbiano combattuto con


tro di Annibale : vinfero , e poi furono vinti , onde a quel
Territorio reftò il nome di Vidumulii . Altri parimente vi furo
no , i quali confondendo ftranamente l'antica Storia , e Geo
grafia , tali altre ridicole favole s' inventarono intorno a quefto
Popolo , ch'è foverchio il rammentarle .

Ma per tentare in qualche maniera di ſcoprire l'etimologia


¿ ldu
53
d'Idumuli , prima offervo , che nel Diſtretto , o Pago di queſto
Popolo vi era il Bofco confecrato al Sole , o ad Apolline :
laonde io conghietturo , che il Popolo , che abitava nelle vici
nanze di quel Bofco , abbia prefo il nome da qualche atto di
Religione , ch'egli eſercitaffe . La voce ich , icht deriva dalla

lingua Celtica , e ancora preffo i Germani fignifica una qualche


cofa : fi confervò pure preffo i medefimi la parola Tummeln ,
cioè menar intorno : quindi Sichtummeln , affrettare , far prefto
una coſa , ed anche tripudiare , o faltare . Perciò queſta voce
fi addattava propriamente ai Ballerini , i quali fpeffo voltano il
corpo in giro . I Celti , i quali cantavano tutti i loro Poemi ,
ed accompagnavano il canto col fuono di un iftrumento , che
fecondo alcuni raffomigliava ad una cetra , fecondo altri ad
una chitarra , accompagnavano altresì quella loro mufica con

varie maniere di danze , ch' erano molto animate per gli diverfi
movimenti delle mani , de' piedi , e di tutto il corpo . L'ifteffo
Cantore accompagnava il fuo canto col fuono , e col ballo . Pari
mente gl' Inni , ch' effi cantavano in occafione de' loro Sagri
fizj > erano fempre accompagnati coll' intrecciamento di varie
danze . E' molto verifimile , che gl
' Itumuli foffero così detti ,
perchè nel loro Bofco facro in occafione de' confueti loro Sa
grifizj riufciffero buoni Ballerini , e in oltre con agilità fi accom
pagnaffero col fuono . Oppure ficcome nel distretto degl' Idu
muli vi fi fcavavano le miniere d'oro , e che il verbo Tummeln
congiunto all' ich fignifica parimente operar presto una cofa ,
fi potrebbe conghietturare , che gl
' Icumuli foffero così detti
dalla prontezza , con cui lavoravano nelle miniere .

Non farebbe neppure ftrano , che le Nazioni Celtiche avef


fero denominato un loro Popolo dalla diligenza , o fpeditezza

nel lavorare , perocchè fappiamo , che i Celti erano eftrema


mente inerti ed oziofi . Fuorichè l'efercizio delle armi ogni

altro travaglio riufciva loro intollerabile : perciò le Donne col


tivavano le Campagne ( Strabone lib. 3. e 4. ) . Effi credeano ,
che l' Uomo foffe nato unicamente per la guerra , e che l'efer

cizio di qualunque altra profeffione lo doveffe avvilire ( fi riſcon


tri Tacito de German. cap. 15. 22. 23. ). quindi in tempo di

pace , fi figuravano di poter confervare l'immaginata loro No


biltà con una perfetta inazione , e coi frequenti loro ftravizzi .
Che nefun' altra profeffione convenga alla Gente Nobile , fuori
dell' eſercizio delle Armi , è pertanto una idea dei Celti , pa
recchie
54
parecchie maffime dei quali fono ancora in Europa offervate ,
febbene non tutti fappiano , donde effe traggano l'origine .

Il nome degl' Icumuli non fu adunque folamente proprio del


monte , che ne' baffi tempi fi difſe Vittumulo , nè di un qual
che loro Borgo così appellato > ma furono effi un Popolo ,

ch' ebbe il proprio Territorio , o Diftretto nell' Agro Vercellese .


Una Iſcrizione , che rapporterò nel feguente Articolo , c ' infegna ,
che Santià detto anticamente Vicus via longa , era comprefo

nel Pago degl' Idumuli . Le Miniere d'oro , che fi fcavavano nel


loro Distretto , non erano folamente collocate nel monte og
gidi della Beſſa > detto così da Santo Beffo Martire della Le
gion Tebea , del cui titolo ivi fi fondò da Rainero Avogadro
Vefcovo di Vercelli un' Abazia circa l'anno 1080 .; ma ve

n'erano anche fuori di quel fito negli altri attigui , o vicini


Colli . Intanto io paffo a ricercare , 1. quale fia ftato il Luogo
principale degl' Idumuli chiamato da Strabone Vico degl
' Idu
muli . 2. Quali fieno ftati i confini del Diftretto degl' Itumuli .

3. Quali fieno ftati gli antichi Luoghi di queſto Diſtretto .


Plinio ( .lib. 33. cap. 4. ) ci ricorda effervi ftate nella Cam
pagna Vercellefe certe Miniere appartenenti agl' Idumuli › le
quali erano così abbondanti d'oro , che i Cenfori Romani te
mendo non fi fpopolaffe la Provincia pel gran numero d' Uo
mini , che gli Appaltatori vi faceano lavorare , ftabilirono una

Legge , con proibire ,che non vi s'impiegaffero più di cinque


mila Uomini . Extat Lex Cenforia Idimulorum aurifodinæ , quæ

in Vercellenfi Agro cavabantur , ne plus quinque millibus homi


num in opere Publicani haberent . Quefto luogo di Plinio ci fer
"
ve ad interpretare di una maniera più efatta un paffo affai
ofcuro di Strabone , ove parla degl' Idumuli . Egli vuol dire ,
che nel Distretto di Vercelli eravi un Borgo vicino agl' Idumuli ,
a cui apparteneva una Miniera d'oro : ma però il testo è molto
intricato .

Adunque Strabone poco dopo il principio del quinto Libro


fecondo l'antica verfione del Gaurino , e di Gregorio Tifernate
delle edizioni di Givanni Vercellese Infoglio , l'una dell'anno
1480. , l' altra dell' anno 1494. dice così : Cum Vercella auri

fodinam haberent : & in Idumulorum Vico , & alio huic vicino .


Uterque vero Placentia finitimus eft . L'edizione Grecolatina del
Cafaubono colla Verfione di Xilandro revifta , ed illuftrata con
Commentarj dall ' ifteffo Cafaubono , rapporta così il testo di
Stra
---
55
Strabone : Επει και εν Ουερκέλλοις χρισορύχιον Ε . Χώμη δ ' εςὶ πλησιον Ικτουμούλων καὶ

καὶ ταύτης τῆς κώμης . άμφω δ᾽ εἰσί περὶ Πλακεντίαν . La Verfione di Xilandro

è questa : Nam & Vercellis aurifodina fuit , & Icomoli › quæ


vicina funt Placentia Oppida . II Commento foggiugne : faltem ,
Ικτονμουλs . Deinde puto legendum και ταύτής έσης κώμης . At prior intera
pretatio longe aliter . Ma l'una e l'altra di queſte interpretazio
ni è contraria apertamente alla verità , e al fenfo letterale di
Strabone .

Bafta leggere attentamente il Greco Tefto dei Libri di Stra


bone , per convincerfi , ch' effo fi ritrova fovente in uno af-,
fai cattivo ftato . Quivi dove dice Quepois, alcuni amano

leggere vas . Inverità gli Antichi per lo più dicevano Ver


cellis indeclinatamente , come prova anche il Veffelingio nelle
note all ' Itinerario di Antonino ( pag. mihi 345. ) Xpropios kû,
traducendo colle addotte interpretazioni in Vercelli v'era una
Miniera d'oro , per dire nel Territorio di Vercelli > riefce

una maniera di parlare un pò ftrana . Sino dai tempi de' primi


Imperadori Romani altre Miniere più non vi doveano effere nel
Vercellefe , fe non quelle del monte Vittumulo > o fia della

BeJa . Laonde Κώμη πλησιον Ικτουμούλων non fi potrebbe già riferire


a quel Caftello , qualche avanzo di cui , fecondo il Chiefa ,
efifteva ancora ne' baffi tempi ful monte Vittumulo ; perocchè

quel Caftello era pofto nel medefimo Luogo attiguo al fito


dove fi fcavavano le Miniere ( feppur il Chiefa non s'intefe
delle rovine del Caftello di Cerrione ) il dire notov , non dime

no ci denota una qualche diftanza frappofta tra un fito , e l


' al
tro , che però fi va avvicinando > e ci ferviamo di questo avver
bio , per meglio determinare un Luogo , con defcriverlo vicino
ad un altro . Laonde fe quel Caftello era collocato ful monte

Vittumulo , non fi potea perciò dire vicino agl' Idumuli , oppure


al monte degl' Idumuli . Dovea però effervi un qualche Caftello
cinto di mura a guiſa di prefidio , per cuftodire , e intrattenere

gli Schiavi , che lavoravano nelle Miniere , di cui fe aveffe parla


to Strabone , l'averebbe chiamato Oxipwa , oppure Oxapoua . Ma

ficcome Strabone parla degl' Idumuli Popoli , e non del loro


monte , non dobbiamo perciò ricercare quel Borgo , ch' egli no
mina vicino agl
' Idumuli ful monte cui nelle pofteriori età fi

confervò quefto nome , ma bensì nel Distretto di queſti Popoli ..


καὶ ταύτης τῆς κώμης : quefta ripetizione di κώμης nel genitivo nulla
fpiega da fe : vi manca evidentemente il fine del Periodo . In
fatti
56
fatti le feguenti parole du SopiПxavía non fi poffono rife
rire alle antecedenti › ma vengono in feguito alla defcrizione

di alcune Città , e Luoghi , che mancano nel testo . Certamente


le Miniere d'oro , delle quali parla Strabone , erano a' Confini
del Territorio Vercellefe , ficcome altresì Plinio le ripofe , ove
dice , che le Miniere degl' Icumuli erano nella Campagna Ver
celleſe , che non è altra , che quella appreffantefi ad Ivrea , e
Biella , i cui continui mucchi di pietre , che coprono un lun
go tratto di quella Regione , ci poffono abbaſtanza convincere ,
e più l' efcavazioni , che s'incontrano , e molte ancora fe
ne ritroverebbero , quando uno ne ricercaffe . Laonde qui fiamo
affai lontani da Piacenza . Anzichè Strabone poco fopra avea
defcritto tra Piacenza , e Vercelli le Colonie di Ticino e Tel
lia o Aqua Statiellæ . come anche avverte il Cafaubono

doverfi leggere . Adunque vi fi vede molto di vuoto tra l'uno


e l'altro de' furriferiti periodi , i quali finora con ſomma inay
vertenza fi fecero dagli Efpofitori fottentrare l'uno all' altro .
La laguna > che tra que' due periodi del teſto di Strabone
vi fi fcorge effere , ella è molto grande , e con molto danno
per la Geografia di quefta noftra parte d'Italia . Perciocchè quì
veggiamo mancarci in parte la defcrizione dell' Italia Subalpina ,
ed appunto cadeva in acconcio a Strabone il defcrivere lungo
la via > che menava a Ocelum , le Colonie di Vercelli > e di

Torino , e nella via Giulia Augufta , Afti , Pollenzo , e l' Augufta


Vagiennorum , e fuori di quefte ftrade fenza dubbio avrà de
fcritto Alba , Forum Julii , Barderate , Induftria , e Carrea , delle
quali Città Plinio fa menzione , come di Luoghi cofpicui ( No
bilia Oppida ) quantunque così compendiata , e riftretta fia la
fua Geografia . Inoltre di là dal Po avrà Strabone ficuramente
defcritto Novara , ed anche Laumello , come non lafciò di de
ſcriverci il resto d'Italia nel libro 5. , e le Alpi , e i Salafi
verfo il fine del libro 4. Intanto io fpiego così il furriferito
paffo di Strabone : Nella Campagna Vercellefe ( come fcriffe
Plinio loc. cit. e noi direffimo nel Vercellese ) v'era una Miniera
d'oro era adunque ceffata a' fuoi tempi ) , indi incomincia
un' altro Periodo : evvi un Borgo vicino agl' Itumuli , e di questo
Borgo ( oppur leggendo zai raúrsons us , come piace al Cafau
bono ) e di questo ifteffo Borgo ....... quivi incomincia nel teſto

la fuddivifata laguna . Strabone avrà preciſamente deſcritto il


fito di quefto Borgo , e ci avrà forfe anche dato il fuo nome ,
ed
57
ed è verifimile , che fi farà parimente intrattenuto a defcriverci
il Pago degl' Ictumuli , e qualche cofa di più fpeciale intorno alle
coftoro Miniere . Se lice conghietturare , fembra , ch' egli nel
feguito di quel periodo voleffe dire > e di questo isteffo Borgo
erano le Miniere d'oro , il qual fenfo fi ricaverebbe , traſportan
do qui in fine il χρισορύχιον ( . Ma però egli è certo , che Strabo

ne parla delle Miniere , che fi fcavavano nel Vercellefe poco


prima de' fuoi tempi : queſte per allora altre non poteano effere ,
che quelle della Beffa . Egli nomina poi un Borgo vicino agl' Itu
muli , donde apparifce , che quel Borgo non era collocato ful
monte , dove fi fcavavano le miniere , perciocchè ancora a' ſuoi
tempi dovea quel monte ritenere il nome di Itumulo , ficcome
nè baffi tempi feguitò a chiamarfi Vittumulo ; e non fi potrebbe
dire un Luogo collocato ful monte Idumulo vicino agl' Ictumuli :
convien ricercarlo nel Diftretto di quefto Popolo . Mancandoci
quivi il teſto , non poffiamo preciſamente indovinare ciò , ch' egli
abbia detto intorno a quel Borgo vicino agl' Itumuli ( quefto no

me ai tempi di Strabone doveva efferfi ristretto in quel monte )


ma però ſeguitando ſubito a dire , e di quefto ifteffo Borgo , fem
bra ragionevolmente , ch' egli abbia voluto fiffare il fito degl'
Itumuli , dove fi fcavavano poco prima le Miniere , per la vici
nanza di un cofpicuo Borgo , da cui quelle dipendeano , per
effere nel fuo Diftretto . Ora fappiamo , che in quel contorno
non v'è memoria d' altro Luogo più antico di Santià , ch' era
appunto fituato nel Distretto degl' Idumuli , ed era forfe antica
mente il Luogo principale di quel Popolo ; ficcome ancora ne'
baffi tempi tutti que' Luoghi degl' Idumuli erano comprefi nel Ter
ritorio di Santià , a cui altresì ne' medefimi tempi appartenevano
le fuddette Miniere , e l'ifteffo Monte Vittumulo , come io paffo
a dimoftrare .

Neceffariamente la Pieve di Sant' Agata ( Santià ) era di già


data in dono alla Chieſa di Vercelli molto prima dell' anno 961. ,
in cui al Veſcovo Attone fucceffe Ingone , il quale reffe poi

quella Sede fino all'anno 977. ( Cufano Difc. Hift . de


' Vefcovi di
Vercelli difc. 48. ) Ingone fra gli altri beni della fua Chiefa alie
nò anche Sant' Agata , come ci dimoftra un Diploma di Ottone
dell' anno 1000. addì 1. Novembre riferito dal Mabillon ( An

nal. Ord. Benedict. tom. 3. ad an. 1000. ) in quefto fuo Diploma


Ottone confermò tuttociò , che dai Re d'Italia , e dagl' Impe
radori era ſtato donato alla Chiefa di Vercelli , e rivocò intanto
H le
58
le alienazioni fatte da Ingone , tra le quali v' era Sant' Agata .
Convien dire , che folamente in queſt' anno Ottone ebbe notizia
delle alienazioni fatti da Ingone , perciocchè fino dall' anno 999.
addì 7. di Maggio in un altro fuo Diploma ( preffo il Muratori

Antiquit. Italic. Tom. VI. differt. 73. col. 317. ) avea confermato
alla Chieſa di Vercelli il Distretto di Sant' Agata in perfona del
Veſcovo Leone : Confirmamus Salfiam cum Silva Salfia , Caf
tellum Vicinali , Mercatum , & Diftricum Plebis Sanda Aghata ,

& Cortis de Cefiliano , & in Tronfano , & altero Tronfano , & per
totam Campaniam , & Caftellum Quirini . Certamente queſte fole
Terre nominate in effo Diploma non compivano tutto il Distretto

di Santià ; argomento della cui eftenfione anche in que' tempi


è il rammentarfi da Ottone la Campagna di Sant' Agata . Parec
chi eſempj ritroviamo in antichi Diplomi , nè quali il Territorio
Suburbano di alcune Città fi appella Campania . Il Caftellum
Quirini è il Luogo di Crova oggidì , ficcome vien fubito nomi
nato dopo i due Tronzani .
Ma un altro Diploma di Ottone III. dato nello fteffo gior
1
no 7. Maggio dell' anno 999. ci forniſce una più forte prova ,
dicendo effo Imperadore , che donava alla Chiefa di Vercelli
la Contea di Sant' Agata totum Comitatum • quem dicunt

Santa Aghata in perpetuum cum omnibus Caftellis, Villis ec. ( preffo


il Baronio Annal. Ecclef. tom. 10. , e preffo il Guichenon Hiſtoire
Généalogique de Savoie Tom. 2. pag. 1. ) Ciaſcuno ſa , che in
que' tempi i Contadi erano Territorj di molta eftenfione ,
uguali per lo più alle Diocefi > e ai termini delle Colonie

Romane . E quantunque alcuni Contadi vi foffero , de' quali non


era capo una Città Vefcovile , erano però effi Contadi di una
confiderabile eftefa , e comprendevano molti Caftelli , e Terre
fotto un Luogo principale di un Ordine non inferiore a molte
Città Vefcovili , le une propriamente chiamate Urbes , e gli altri
Oppida . Così in parecchie antiche Scritture fi legge nominato
il Contado di Vercelli la qual Città ebbe fempre un vasto

Territorio , come anche offerva il Chiefa ( Cor. Real. part. 2.


cap. 15. ) . Perciò Ottone III. nel furriferito Diploma dell
anno 1000. avea già conceduto alla Chiefa di Vercelli fpecial

facoltà di efigere il fodro , ed altri utili ſpettanti al Castello di


Santià , e fuo Borgo per lo spazio di cinque miglia d'intorno ,
le quali cinque miglia allo intorno non compivano ancora per
ogni parte il fuo Diftretto ..
Dall
'
59
Dall ' addotto Diploma di Ottone III. dell' anno 999. 7. Mag
gio confirmamus Salfiam cum Silva Salfia , Caftellum Vicinali ,
Mercatum , & Diftrictum Plebis Sancta Aghata ec. fi deduce
apertamente , che il Diftretto , e la Campagna di Santià era già
ftata donata altre volte alla Chieſa di Vercelli ; perciocchè l'
Imperadore dice confirmamus . Diftintamente conferma Ottone
in quefto Diploma le donazioni già fatte alla Chiefa Vercelle
fe , come la donazione della Badia di San Michele di Loce
dio fatta da Ariperto il Cerreto di Torfello donato dal Re
Liutprando , e Mandufto , e Firmiano donati dai Re Berenga
rio , e Adelberto . Inoltre chiaramente ivi ciò per fino efpri
me , che l'Imperadore Carlo avea donato al Veſcovo Liutvar
do : fimilmente ciò , che donò un altro Carlo ivi appellato Au
gufto , il quale non fembra dover effere Carlo il Calvo , ma
piuttoſto Carlo il grande , allora non pur anco chiamato Magno ,
ma bensi Augufto , effendo ftato egli il primo a riunire alla
Regale l'Imperial " Maeſtà . Si rammenta parimente il Ponte di
Nottingo ( oggidì Ponte Stura ) confermato alla Chiefa di Ver
celli anche dagl' Imperadori Carlo Craffo Corrado e Arrigo

II. effendo ftato quefto Ponte così chiamato del nome di Not
tingo Veſcovo quem Nottingus Epifcopus Vercellenfis Ecclefiæ
mirabiliter fuper eum equitando legaliter recepit ( Diploma Hen
rici Imperatoris II. anno 1054. apud Murat. loc. cit. col. 319. )
dovette effergli ftato aggiudicato dall' Imperador Lottario , a
cui tempi Nottingo reffe la Sede di Vercelli , e donato da Carle
Augufto , cioè Carlo Magno poco fovra ivi rammentato .
Sinqui confermò Ottone le altrui donazioni , e pofcia aggiu
gne le fue ci tacque folamente l'Autore , che donò la Pieve

di Sant' Agata , e il fuo Diftretto , o fia Territorio . Ma offer


vo dal contesto di tutto il Diploma , e dai Re , ed Impera
dori ivi nominati , mancarci folamente il Re d'Italia Pippino
di cui perciò convien , che fia la donazione del Borgo , e Di
ftretto di Sant' Agata , o fia Santià . Il Corbellini ( in Vit.
Epifc. Vercell. ) il qual vidde nell ' Archivio della Cattedrale di
Vercelli l'originale di quefto Diploma , afferma > che Carlo

Magno confermò anche al Veſcovo Albino le donazioni già


fatte alla Chiefa di Vercelli dai Re d'Italia Ariperto , e Liut
prando ful principio del Secolo ottavo , e finalmente da Pippi
no . Non v' ha dubbio , che Pippino fu fatto Re d'Italia da.
Carlo Magno nell' anno 781. , e regnò fino all' anno 810 ..
H 2 Laonde
60
Laonde la donazione di Pippino fi può rapportare almeno ver
fo il fine del Secolo ottavo ; nel qual tempo l' infigne Borgo
di Santià non folamente avea di già il fuo Diſtretto , o Terri
torio a guifa delle Città , e Colonie Romane , come dall'iſteſ
fo Diploma fi ricava , ma neceffariamente l'aveva di già mol
to prima perciocchè il Re donò la Pieve di Sant' Agata col
le fue antiche pertinenze . Che ne' bafli tempi il nome di Di
ftretto abbia fempre confervato l'antica fua fignificazione , con
comprendere fotto di fe molti Luoghi , e Terre , ed effere per
ciò proprio delle Città , o dei Borghi infigni ( Oppida ) poco
inferiori alle Città , fi raccoglie da parecchi Scrittori : così com
buftæ fuerunt infinita Villa Paduani Districtus per Canem della
Scala ( Rer. Italic. Script. Tom. VIII. col. 466. ) ed altri efem
pj ch'è foperchio riferire . Altresì il nome di Plebes fignificava
talora la Chiefa Cattedrale , la Città , o la Diocefi , e il Di
Atretto di effa , onde Plebes , ideft Diœcefis , Paræcia , Diftridus

Epifcopi , vel Sacerdotis appreflo il Duchange ( in verbo Plebes ) .


Öttone III. addì 1. Novembre dell' anno 1000. pubblicò due

Diplomi a favore di Leone Vefcovo di Vercelli , uno de' qua


li è rammentato dal Mabillon loc. cit. e l'altro dall' Ughelli
Ital. Sacr. Tom. IV. in Epifcop. Vercell. col. 773. , e l'uno , e
l'altro anche dal Cufano loc. cit. pag. 355. , i quai Diplomi

fendo dati nell' ifteffo giorno , ed anno , e comechè da neffu


no fieno ftati rapportati per intero , facilmente fi poffono con
fondere , e prenderfi per un folo . Ora premeffo quefto avvifo
nel detto Diploma preffo l'Ughelli l'Imperadore concede al
Vefcovo Leone totum aurum , quod invenitur , & elaboratur in

tra Vercellenfem Epifcopatum , & infra Comitatum Sanctæ Agha


tæ . Non fo , fe nell' Originale di quefto Diploma vi fia fcrit
to infra , che pure fignificava per lo più l'ifteffo che intra,
come in più Luoghi fi offerva : fo bensì che il Libro de' Bifcio
ni ( Tom. I. pag. 61. ) nel riferire l'ifteffo Diploma , fi eſpri
me , che Ottone confermò a Santo Eufebio > e Leone Veſco

vo per loro Succeffori in perpetuo tutto l'oro , che fi ritrova


va , e lavoravafi nel Vefcovado Vercellefe , Contado mede
fimo e Contado di Santià . Ma l' ifteffo Ottone nell' altro

fuo Diploma dell' anno 999. , in cui pienamente difteſe la fua


conferma de' beni donati dai fuoi Predeceffori alla Chiefa di

Vercelli , non rammentò il monte Vittumulo : quefto filenzio di


Ottone ci porge un evidente argomento di conchiudere , che
CO
61

codefto monte era quel fito del Contado di Santià , dove fi


fcavava l'oro . Quindi ficcome il Contado di Santià , reſtava
comprefo in quell' ampia fua confermazione del Diftretto di
Santià già donato ad effa Chiefa dal Re Pippino , come of
fervammo , perciò reputò foperchio '
P efprimere una parte del

medefimo , qual era il monte Vittumulo , dove di nuovo fi


fcavava l'oro . Il che tanto più è vero , perchè Ottone in
in quella fua tanto ampia , e liberale confermazione non
avrebbe ommeffo d' inchiudervi anche il fuddetto monte . Nel

detto Diploma dell'anno 1000. 1. Novembre Ottone donò poi


quelle miniere nominatamente . Ma quivi offervo , che il Libro
de' Biſcioni nel riferire quefto ifteffo Diploma , non dice più ,
ha donato tutto l'oro , ec. ma bensì ha confermato ; la qual con
ferma non può effer altro , che quella tacitamente inchiufa in
un colla confirmazione del Borgo , e Distretto di Santià dell'
anno 999. , perciò l'antico Scrittore di quel libro , cui certa
mente era noto , che la Chiefa Vercellefe godeva l'oro delle
miniere del monte Vittumulo prima del Diploma di Ottone
dell'anno 1000. , non volle confiderare , che Ottone foffe l'im

mediato donatore di quelle miniere > ma che femplicemente


le aveffe confermate alla Chiefa di Vercelli ; poichè nella do
nazione del Borgo , o Distretto di Santià fatta verifimilmente

dal Re Pippino , e poi nella confermazione di effa dell'intero


Contado di Santià fatta nell' anno 999. dall' ifteffo Ottone le
Miniere del monte Vittumulo erano ftate comprefe , come par
te di quel Diftretto , o Contado .

Arrigo II. fra i Re nell' anno MVII. confermò parimente al


la Chieſa di Vercelli fra le altre proprietà il Monte di Vittu
mulo . Il Tranfunto di quefto Diploma leggefi preffo il Cufano
loc. cit. pag. 356 .. Di nuovo fu confermato codefto monte al
Vefcovo di Vercelli da Arrigo H. fra gl' Imperadori nell' anno
1054. ficcome confta da un Diploma rapportato dal Murato
ri loc. col. 319. dove in vece di monte Victimuli , o Vidumu
li , come chiamavafi in que' Secoli fi legge fcorrettamente
Cutimali . Ancora nell' anno 1230.. I Vercellefi obbligarono f

Signori di Saluzzola a ceder loro le Miniere d' oro , argento ,


e azzurro novellamente fcoperte nel monte Azolato , e fecero
quindi i Vercellefi un contratto con alcuni Maftri Breffani J

per lavorar i Metalli di quelle miniere , come dall' ifteffo In


ftrumento riferisce il Chiefa. Coron. Real. Tom. 2. e nelle me
morie
62

moric manoscritte delle famiglie del Piemonte nella famiglia de'

Tizzoni , e inoltre il libro de ' Bifcioni fotto quell' anno ) . Dalle


fuddivifate cofe evidentemente ne riſulta , che a' tempi di Pip 2
pino Re d'Italia il Borgo di Santià aveva tuttavia il fuo Di
Stretto , in cui era comprefo il monte Vittumulo > e ficcome
nè Pippino , nè gli anteriori Re Longobardi non fecero alcuna
mutazione agli antichi Territorj delle Città , e de' Borghi , ne
fegue , che Santià aveva di già anticamente il fuo Diftretto ,
ch' altro non potè effere , fuorchè il Pago degl
' Idumuli , che
ritroviamo memorato in qualche Lapida .

Ora per rapporto alla civile divifione de' Territorj in tanti


Paghi io offervo , che preffo i Celti una tal divifione traffe
l'origine dalla Comunione de' loro Luoghi Sacri . Il Pago non
fu però l'ifteffa cofa , che il Vico . Infatti Tacito ( de Germa
nia ) dice de' Germani , eliguntur Principes , qui jura per Pa

gos , Vicosque reddunt . Plutarco ( in Numa ) offerva , che gli


Agri divifi in tante Parti , fi chiamavano Paghi . Nell' ifteffa
maniera nell' Agro Vercellefe vi fu il Pago degl' Idumuli . Con
vien però avvertire , che codefti diverfi Paghi non erano tut
ti di una uguale eftenfione . Preffo gl' Inglefi i Paghi , o fieno
Tenimenti fi chiamano Shires dall' antico vocabolo Saffonico

Scyres , e in latino lo rendono Comitatus . Laonde poco preffo


il Diftretto , o fia Pago degl' Idumuli il cui principal Luogo
apparifce effere ftato Santià , comprendeva il Territorio , che fu
poi compreſo nell' antichiffimo fuo Contado rammentato da
Ottone III. fino dall' anno 999. , ficcome fullo ftato di quel
Contado nei Secoli fuffeguenti fi formò il Capitaniato di San

tià , una parte di cui fe gli conſerva tuttavia . Coficchè queſto


Borgo è fempre ftato un luogo capo o di un Popolo > o di
un Territorio . Bensì eftinti gl' Idumuli , i Romani lo confuſero
col Territorio Vercellefe , ma però tuttavia ritenne il nome di

Pago dentro i confini dell' antico fuo Territorio . Decaduto il


Romano Imperio , feguitò fotto i Longobardi ad effere capo
di un Territorio , o fia Diftretto , come offervammo , ch' era

verifimilmente miſurato fu l'antico Pago : finchè quel Diftretto fi


riduffe in Contado , e finalmente in Capitaniato .
Dimoftrato il Luogo principale degl' Idumuli , io paffo a ri

cercare i confini dell'antico Diſtretto di quefto Popolo . Vidimo


nell' antecedente articolo , che anticamente i Salafi fpartivano
in diverfi acquidotti il fiume Dora , per ufo delle Miniere , ed
an
63
annichilavano così l'alveo del fiume , onde i Popoli , i quali
coltivavano le foggette Campagne , aveano perciò continue

guerre coi Salafi . Io offervo , che i Salaffi non poteano fare


quei canali di fopra ad Ivrea , per introdurvi l'acqua della Do
ra , avvegnachè quefto fiume fia circondato da continui dirupi

onde il fuo alveo refta quafi fempre rinferrato , e fenza sfo


go , fenonchè in certi fiti , nè quali riescono alcune piccole
valli , per le quali vi fi potrebbe per un breve tratto condurre
un canale d'acqua , ma che pofcia dovrebbe dopo il breve fuo

giro ricader nella Dora ; onde non verrebbe punto a ſcemare


l'alveo del fiume . V'erano parecchie Miniere in certi fiti verſo
Aofta " e di fopra ad Ivrea lontani però dalla Dora y e ne

quali quell'acqua non vi fi può condurre . Per travagliare al


cune Miniere di ferro , e di rame , che oggidì tra quelle Alpi
fiſcavano ,. i lavoratori fi fervono dell' acqua de' rivi , che

tratto tratto difcendono dalle medefime Alpi , e poi vanno a


gettarfi nella Dora . Dobbiamo adunque ricercare di fotto ad
Ivrea i canali memorati da Strabone . Infatti i Salaffi giugne

vano di quà non folamente fino alle radici delle loro Alpi , ma
fino alle prime colline , che a levante fanno fronte alle me
defime Alpi .

Ma Strabone però ci narra ( lib . 4. ) , che l'acqua della Dora


era di un grande ajuto ai Salafi per lo negozio de' metalli , e
che fervivanfi di quell'acqua , per inveftigar l'oro delle miniere
le quali poi caddero in poter de' Romani . Nondimeno occu

pando tuttavia i Salaffi le montagne , vendevano quell'acqua ai


Pubblicani , i quali prendevano in affitto quelle Miniere : donde vi
nafcevano diverfe difcordie per l' avarizia de' Pubblicani . Quivi
fembra , che Strabone parli delle Miniere , ch'eranvi ne' monti
de' Salaffi , e fuppone , che anche fuperiormente ad Ivrea fi
poteffero dall' alveo della Dora eftrarre varj canali d' acqua ,
tantochè l'alveo del fiume fi veniffe quafi ad afciugare . Però
Strabone narra táli cofe de' Salaffi , quando i medefimi erano
ancor Padroni de' paffaggi delle montagne , ed efercitavano va
rie ruberie , e prima ch'effi foffero da Valerio Meffala fconfitti ,
e pofcia intieramente foggiogati da Augufto . Laonde mi pare
inverifimile , che nel centro delle loro montagne voleffero allora
ì Salaffi cedere le Miniere ai Romani , i quali pofcia le affit

taffero a certi Appaltatori , quando però Meffala , il quale fi


fermò in Ivrea , fu costretto pagare ai Salafi perfin il prezzo
della
64

della legna , ch'egli avea tolto nelle loro Terre , come narra
l'ifteffo Strabone . Per il che mi ſembra , che quivi altre Miniere
non aveffero allora i Romani , fe non quelle degl' Idumuli ,
ch'erano quafi al piede delle Alpi de' Salafi . Ma ficcome le
Miniere degl' Itumuli furono anche da Strabone riconoſciute
nell' Agro Vercellefe , la narrazione di quefto Geografo rieſce
perciò alquanto intricata . Tanto più che nella parte del monte
Vittumulo , chiamato la Beſſa , in cui i Romani ultimamente
fcavavano le Miniere , l'acqua della Dora non vi fi può condurre .
Con tutto ciò io offervo , che il maggiore incremento della
Dora è circa la metà del fuo corfo , difcendendo da Aofta verſo
Ivrea. Queſto è uno de' più groffi fiumi , che riceva il Po di
quà dal Tefino . Ma fuppofto , che i Salafi aveffero potuto di
fopra ad Ivrea condurre l'acqua della Dora per varj canali per
ufo delle loro Miniere , non potevano mai in fiffatto modo

annichilare l'alveo del fiume , tantochè mancaffe poi dell' ac


qua neceffaria alla irrigazione delle foggette Campagne , che

ne poteano godere . Sia perchè dai varj rivi , ch'entrano nella


Dora poco fopra d' Ivrea , averebbe tuttavia quel fiume rice
vuto abbondevolmente dell' acqua per quella irrigazione ; fia
altresì , che l'acqua di que' fuppofti canali dopo il fuo giro
dovea finalmente ritornarſene ad ingroffare l'alveo di quel fiu
me . Laonde i Popoli delle pianure foggette alle Alpi de' Sa
laffi non avrebbero mai avuto occafione di azzuffarfi continua
mente coi Salafi , perchè reftaffero privi dell'acqua della Do
ra , per adacquare le loro Campagne . Siccome però Strabone
deſcrive , che i fuddetti Popoli erano co' Salafi in continue
guerre per la funnarrata cagione , del che nulla vi è più veri
fimile ; conviene adeffo ricercare , come , e per quale via po
teffero i Salaffi condurre alcuni canali dal fiume Dora , e an
nichilando così l'alveo del fiume daffero veramente motivo

ai Popcli , che poteano fervirfi di quell'acqua per le loro


Campagne , di effere quindi continuamente in guerra con effo
loro .
Poichè abbiamo offervato , che di fopra ad Ivrea non fi po
teano dalla Dora condurre que' canali per l'ufo , di cui parla

Strabone , ne ſegue dirittamente , che que' canali ſi formarono


di fotto ad Ivrea . Anzi per iſcemare il groffo volume delle
acque della Dora , tantochè quafi fi afciugaffe l'antico fuo
alyco , e ne reftaffero di quelle acque privi i Popoli , che
dianzi

I
65

dianzi ne godeano , non baſtava certamente eftrarre dall' alveo


alcuni canali per ufo delle miniere ; ficcome altresì ſarebbe ſtata
.
di troppo foverchia tutta l'acqua di quel fiume pel medefimo
ufo . Ma la cofa fu così . Difcefo il fiume Dora di fotto ad

Ivrea , agevolmente declinava con una gran parte delle fue


acque nella foggetta vafta pianura circondata a levante dalle

Colline oggidì di Ropolo , Cavaglià , Alice , Villareggia , e


Moncrivello , a mezzodì dai Colli di Mazzè , Calufio , Candia ,

e dai Luoghi fuperiori , ed a fettentrione dai Colli della Serra ,


fu di cui poggiano riguardanti a mezzodì le Ville di Burolo
Bolengo , Piverone , Viverone , e Ropolo . Le acque del fiume,
che quivi fi devolvevano , erano costrette a riftagnare , e forma
vano perciò un vafto Lago nella fuddetta pianura , in cui fola
mente reftavano ſcoperti i promontorj , fu i quali oggidì veggonfi i
Caftelli di Mafino , Azeglio , Albiano , Strambino , Viſche > Bor

garomafino , ec. Infatti fi offerva , che le Campagne più baffe


de' Territorj di Azeglio , Piverone > Albiano , Strambino >

Viſche , Tina , Veftignè , Borgaromafino , e Moncrivello fubi


to dopo la fuperficie hanno una affai profonda polpa di ter
reno fabiiciofo , che altrimenti non può effere , fuorichè il de
pofito fatto per lungo tempo dalle acque dell' antico Lago
fuddetto mantenuto dalla Dora fiume ftato fempre abbon

dante di acqua torbida , e piena di tenuiffima fabbia , che da


quegli Abitanti fi appella Nitta , e che parimente vi fi ritro
va in tutte le Campagne oggidì irrigate dalle acque di quel
fiume .

Ma quanto io fcriffi di quel vafto Lago formato dalle ac


que della Dora , fecondochè la coftante tradizione ce 曩 l' afferi

fce , e molti evidenti fegni cel dimoftrano , e gl' ifteffi fatti


narrati da Strabone prefi nel vero › e poffibile loro fenfo cel
perfuadono , viene altresì confermato da Pietro Azario › anche

con ricordarci parecchie notevoli circoftanze . Fu quefti un No


tajo Novareſe , e fu ne' fuoi tempi un celebre Scrittore . Oltre
ad una Storia della Lombardia , fcriffe un libro de Bello Cane
piciano nell'anno 1363. Difcorre pertanto così intorno a quell'
ampio Lago ( Rer. Italic. Script. Tom. XVI. col. 428. ) Fuit au
tem uno tempore ab Hiporegia Civitate inferius tota Vallis illa

in montibus interclufa lacu magno , univerfam illam planiciem


comprehendente . Quæ Duria lacu mixta exibat fubtus Maza
dium & procedens Rondizonum , ubi die hodierna vadum are

I nofum
66

nofum habet , & non fupra , durante Canepicio . In foce tamen


Mazadii labendo tantum concavavit dicta aqua Duria in Padum
decurrens , & propter molitiem fondamenti , quod facta cava

exivit , & lacus extitit deficcatus , & hodie fic remanfit , &
arena didi lacus ubique laboratur , præterquam ab angulo fupe

riori , ubi lacus Azebii , five Piveroni , Diftridus Vercellarum


in parte infulatus , tanquam in loco profundiori remanfit , & eft
de præfenti bonas feardolas , & tencas habens . Qui lacus modi

cum rivulum facit fub Azelio , & Duriam intrat apud Veftigna
te. Alterum etiam lacum dimifit in angulo uno inferiori fub
Candia , Cafaglono , & Caluxeno > loco multum profundo , ubi
dicta aqua nequivit deficcari , faciens bonas fcardolas , lucios
& tencas › & lacus Candiæ hodie appellatur . Procedens ex ipfo

lacu parvulus fluvius in flumen Duriæ apud Mazadium exitum


facit . Et ifta die hodierna manifefte apparent , quum in comitatu
Maxini fint parietes ipfius portus laci , conftituti lapidibus , &
calce , & annuli ferrei in ipfo pariete muri firmati fint . Et etiam
fimiles parietes funt fupra ripam locorum Viveroni , & Piveroni

Diftridus Vercellarum a parte meridiei , & cum annulis ferreis


in quibus naves didi lacus homines , & alia tranfeuntes ligabant .
Si dice , che rigonfiando quell' acqua riftagnante nella fud
divifata pianura , avvegnachè la Dora continuaffe a fcaricarſi

nella medefima , crefceffe in modo , che l'orizzontale fuperfi→


cie delle acque foverchiando l
' apertura denominata oggidì il
Sapello da muro , ch'è la più baffa di quante efikono nelle Col
line , che a levante faceano argine a quel gonfio Lago , sboc
cava poi l'acqua per quell'apertura , e rimetteva in corfo una
parte del fiume . Certamente ne' Confini delle Campagne d' Ali
ce e Cavaglià ritrovafi una cavità detta comunemente la

Dora morta , la quale incominciando nella Collina fuperiore a?


detti Luoghi a ponente , chiamata di Torano , e Sapello da muro ,

protende fenza interruzione con notabile profondità , e lar


ghezza verfo levante fui confini del Territorio di Santià , indi

declinando verfo fettentrione ne' Confini delle Campagne di


Santià , e Cavaglià , profeguifce , e s'introduce nella Bofcaglia ,
però già montuofa , chiamata Briango . Quella cavità tiene an
L
cora a' fuoi lati di quando in quando una congerie di ghiaja ,
e pietre , non diffimile da quella , che fogliono lafciare alle rive

de' loro letti i fiumi , e i torrenti . Oltre di che , fotto la fuper


ficie di quel terreno tofto s'incontra una minutiffima fabbia , e
ghiaja 1
67

ghiaja fimile a quel loto , che depone la Dora , per dove paffa , e
più non vi fi trova in qualche diftanza dalla detta cavità , od
alveo . Si dice inoltre , che finalmente per afciugare quell' ampia

così inondata pianura , fiafi tagliata quella parte della Collina


poſta a levante , detta oggidì: Rivarotta , per cui appunto ſcorre
la Dora tra Villareggia , e Mazzè , acciò le acque della Dora
aveffero un più libero , e diritto corfo . Ma l'apertura di Riva
rotta non può effere intieramente un'opera nuova fempre per
effa vi paffò quel fiume . Bensì fattofi agevolmente fotto d'Ivrea
fecondare il loro corfo dalle acque della Dora e per la man
canza di quefte , efficcato a poco a poco quel vafto Lago , che

feguitò anch'effo la corrente del fiume , vi reftarono ſoltanto


inondati i fiti più baſſi della ſuddetta pianura inferiore ad Ivrea
in cui ſempre vi fi mantennero ( anche per le acque pluviali ,
che d' ogn' intorno vi ſcorrono ) i due Laghi di Viverone , e
di Candia .

Egli è vero che oggidì tanto vi manca , che il Lago di Vi


verone fia a livello del piano di quella cavità ne' Confini d' Ali
ce , e Cavaglià , per cui fi dice , che anticamente fi rimettefle in
corſo una parte della Dora , che anzi per eftrarre un canale dal fud
detto Lago a feconda di quella cavità , ſarebbe neceffario di far
vi una profonda efcavazione , finchè l'acqua foffe di quà dall '
apertura di quella Collina . Ma fe la Dora verfandofi nella fud→

deſcritta pianura , ne riempieva la medefima , l'altezza orizzon


tale dell' acqua forfe poteva effere fuperiore alla fuperficie di
quella pianura , e per effa fcorrere di quà , il che però non mi
pare affai verifimile . La Dora poco preffo non ebbe un corſo di
verfo da quello , che tiene oggidì ', benchè non portaffe nel Po
tanta quantità d'acqua , avvegnachè in parte fi verſava in detta
pianura , e di tanto in tanto nelle inondazioni dovea maggior
mente riempirla , ma non credo già , che formaffe un Lago di

tanta altezza , che quell'acqua poteffe foverchiare l'apertura


della Valle di Cavaglià , tra quefto Luogo , ed Alice , e fcari
carfi di quà nella Campagna di Santià . E' bensì vero , che verfo
i Confini delle Campagne di Santià , Cavaglià , ed Alice vi fi
ritrova difteſa da mezzodì a fettentrione una cavità ( interfeccata
ne' Luoghi , ne' quali fi cangiò l'aſpetto al terreno ) , che di
moftra effere ftata " anticamente il letto di una qualche acqua .

Tuttavia fi denomina Dora morta . Le veftigie di codefto alveo


continuano poco lontane dal piede delle Colline , che riguardano
I 2 a
68

a levante . In alcuni Luoghi quell'antico alveo forma degli


angoli , in altri fi avvicina per poco all' alveo del Naviglio ,
che fi dirama dall' ifteffo fiume Dora preffo Ivrea . Di quì cer
tamente apparifce , che fi derivava anticamente dalla Dora un
groffo canale d'acqua , che in tempo d'inondazioni convien
pure , che allagaffe qualche tratto di quelle Campagne . Una
parte del Territorio di Livorno doveva efferne fovente inonda
ta . Vi fi confervò ivi ancora il nome delle Paludine .
Quefti doveano effere i canali d' acqua , che anticamente i

Salafi eftraevano dal fiume Dora . Ma ficcome Strabone dice ,


che l'ufo di quefti canali era per l'inveftigazione delle Mi
niere s'egli inteſe folamente di quelle , che fi ſcavavano nel

monte della Beſſa , l'acqua di effi canali non potea fin là per
venire .
Adunque ne fegue , che noi dobbiamo ricercare il fito
delle Miniere , delle quali parla Strabone , ne' Luoghi , ne' quali
l'acque de ' fuddetti canali poteano giugnere . Ci fervirebbero
di fcorta per quefta ricerca le veftigie dell ' antico ſuddeſcritto
canale , fe nelle Colline fu i confini d'1 Alice > e Cavaglià , e
nelle altre , che feguitano a mezzodi , quafi al pie' delle quali
vi paffava il fuddetto Canale , vi foffero ftate alcune Miniere .
Bensì parecchie profonde efcavazioni per entro le vifcere di
alcune di quelle Colline vi fi veggono tuttavia , e ſpecialmente
nel fito fu i confini di Alice , e Cavaglià appellato di Forano..
Nelle fummentovate
Colline della Serra , che a fettentrione
chiudono la detta pianura inferiore ad Ivrea alcune Miniere
vi fi doveano ritrovare : codefte Colline confinano con quelle
della Bella altresì a fettentrione e alle medefime parimente
ne' baffi tempi fi ftendeva il nome di Monte Vittumulo , fic
come infatti ſono una parte di quel monte : anzichè fotto que
fto nome erano comprefi tutti i piccoli monti , o colli , che vi
fono di quà tra la Dora , e P' Elvo . In quefto modo intendia
mo , quant' acqua fi doveffe eftrarre dalla Dora per fervizio
delle Miniere . Oltre varj canali , una gran parte delle acque
della Dora fi doveano introdurre nelle Campagne proffime alla Fer
za, fin dove poteano giungere , acciocchè i Lavoratori delle minie
re ,
almeno aveffero l'acqua da vicino al più , ch' era poffibile ;
coficchè dovea non poco rigonfiare anche il fuddeſcritto Lago .
In questa maniera i Salaffi , i quali dominavano fin fotto d'Ivrea,
efavrivano d'acque l'alveo della Dora , laonde i Popoli , i
quali abitavano intorno al confluente della Dora nel Po
reftan
69
reftando così quafi privi dell' acqua di quel fiume , per irriga
re le loro Campagne , aveano perciò occafione di azzuffarfi con
tinuamente coi Salaffi , come ci ricorda l'ifteffo Strabone loc. cit.
Ora le Miniere , che da Strabone fi ripongono nel Territo
rio de' Salaffi , fono appunto quelle , ch' eranvi nelle Colline
inferiori ad Ivrea , fin verfo le quali giugnevano i Salaffi . Di
quì io conghietturo , che il fito della Villa oggidì di Marce
nafco fituata al mezzodì della Dora , fulle Colline , che chiu
dono al mezzodì la pianura inferiore ad Ivrea , foffe anticamente
un qualche Luogo , che ferviffe di confine ai Laj , e Salafi
Certamente il fito di Marcenafco , che anticamente chiamavafi Mar
cenago , e Marcemago , nella Lingua Celtica fi rifolve Marx-Mag ,
cioè Luogo , o Campagna collocata fulle frontiere di un Paeſe . In
fatti fe Strabone aveffe intefo delle Miniere , che aveano i Sa
lafi nel centro delle loro dirupate montagne , e in ſeguito de
canali eſcavati dalla Dora fuperiormente ad Ivrea oltre alle

fuddivifate incompoflibili conſeguenze , che ne deriverebbero ,


Larebbe anche inverifimile , che i Popoli abitanti intorno al
confluente della Dora aveffero ofato di portarfi ad inveftire
i Salafi nel centro del lor Paefe , e fra quelle loro fcofcefe
Alpi , di dove difficilmente averebbero potuto ſcampare . Ma
ficcome codefti Popoli erano in continue guerre coi Salaffi ,
per teftimonio dell'ifteffo Strabone , anche per queſto riguardo
ne avviene che i Salafi fi ftendevano di ſotto ad Ivrea , che
aveano quivi qualche Miniera di loro Giurifdizione , occupata

pofcia dai Romani , e che di fotto ad Ivrea erano foliti eſca


vare que canali dal fiume Dora , de' quali finquì abbiamo
trattato .

Le quali cofe offervate , adeffo ci refta facile il determinare


gli antichi confini del Diftretto degl' Icumuli . Plinio (loc. cit.)
parlò delle Miniere degl' Idumuli , che v'erano nell' Agro Ver
cellefe : Strabone altresì parlò delle medefime . Ora nel Ver
cellefe oltre a quelle del monte della Beffa, v'erano quelle in
certi fiti delle Colline , che chiudono a fettentrione , ed a le
vante la pianura inferiore ad Ivrea . Plinio intanto non
riconobbe altre Miniere nel Versellefe , fe non quelle degl

Iatumuli . Adunque dalle prime Colline fuperiori ai Territorj di


Piverone , Mafino , & Moncrivello a ponente , e mezzodì tiran
do una linea , che pofcia pieghi a levante , e comprenda il
Territorio di Santià ,, e di qui tirando un'altra linea. a fetten
trione
7༠
trione fin quafi al fiume Cervo , che termini però alquanto

di quà da Biella : tutto il tratto comprefo nelle predette linee


apparteneva agl' Idumuli . Il che tanto più apparifce , confide
rando , che Plinio diede per efiftente a' fuoi tempi la legge de'

Cenfori preſcrivente , che non più di cinque mila Uomini vi fi


poteffero impiegare , per travagliare nelle Miniere degl' Idumu
li . Questo numero d' Uomini certamente farebbe ancora ftato

foverchio , fe Plinio aveffe intefo folamente di parlare delle

Miniere della Bella . Ci rimane pertanto a deſcrivere gli anti


tumuli .
chi Luoghi di quel tratto , che appartenne agl' I&
Nella Campagna di Santià verfo il Nordoveft di effo Borgo
fino ai confini delle Campagne di Saluzzola , e Cavaglià evvi

una catena di piccole Collinette , o Poggi , che fi elevano a


mano a mano verfo ponente . Nella parte de' medefimi eſpoſta
a mezzodì amena per la fua fituazione vi erano una volta mol
te delizioſe caſe di campagna , che in tempo di Autunno era
no frequentate da' parrecchi Gentiluomini Vercellefi , i quali
volentieri accorrevano a goderne la falubrità dell'aria , e l'ame
nità della Campagna . E avvegnachè quelle Ville foffero con
ordine quafi fchierate allo intorno di que' poggi , formavano un
deliziofo afpetto , cui perciò nome impofero di Schierano , co
me narra il Cufano nella fua Storia manofcritta di Vercelli .

Dietro i fuddetti poggi fi ftende verfo fettentrione una pianu


ra elevata all' Orizzonte de' medefimi , che pofcia va difcen
dendo verso la Campagna di Saluzzola , dove al levante di

effa comprende la regione chiamata Aran , oggidì corrottamen


te Ar , e Arro . Quivi fcorre il torrente Elvo , che nafce nelle

Alpi di Sordevolo . Codefta pianura era anticamente quafi tut


1
ta ingombrata da un folto bofco , ficcome lo è tuttavia nella
maggior parte . Si appella oggidì Briango , e anticamente Bri 1
ganto , come fi ricava dai vecchj Cattaftri . I circonvicini Terraz
zani eftefero quefto nome a tutto quel tratto di terreno in
gombro di Selve . Però un fimil nome ci dimoftra ciò , che an
ticamente vi fu in quel Luogo .
Strabone lib. VII. notò , che nella lingua de' Traci Bpia fi
gnificava una Città , onde Μεσημβρία , Σηλυμβρία Città della Tra
cia, come pure altre ve n'erano di queita terminazione . Lo
fteffo fu offervato da Nicolao Damafceno ( in Excerptis apud
Valefium lib. V. pag. 494. ) e da Stefano Bizantino ( de Ur
bib. in Mefembria pag. 552. ) Di quì conchiuſe il signor Pel
loutier

1
!
71
loutier ( Hiftoire des Celtes lib. 1. ) che i Traci erano Čelti :
Ma questo non è luogo d' impugnare una sì fatta opinione ;

quantunque il nome di Bria fia ftato in ufo anche fra i Celti ,


onde fuvi Brutobria nella Spagna ( Stefano pag. 245. ) Ama

getobria nelle Gallie ( Cefare de bell. Gall. lib. 1. c. 31. ) però


ve ne fono pochi efempj . Parecchie erano bensì nella Spagna
le Città Celtiche , il nome delle quali terminava in Briga

( Tolomeo lib. 2. c. 4. e 5. ) e parecchie altresì ve n'erano


nelle Gallie , e in altri Luoghi abitati dai Celti . Ma fe preffo
i Traci Bria fignificava una Città , Briga preffo i Celti propria
mente fignificava un Ponte . Così Bručte , Brucel , e Brugge
preffo i Tedeſchi , e Bridge preffo gl' Inglefi appellafi un Pon
te . Gli antichi Celti differo anche Brica , e Briva . Nell' itine
rario di Antonino pag. 24. Briva farae , cioè Pons Ifarae , og
gidì Pontoife vicino Parigi . Altresì nella lingua de' Danefi de
rivata parimente da quella de ' Celti fi dice Broo , e Broe un
Ponte . Laonde non mi pare , che il signor Pelloutier ( loc. cit.

6. 15. pag. 166. ) abbia avuto ragione di afferire , che Bria *


Briga , e Briva , fignificavano una Città collocata al paffaggio
di un fiume nella parte , fu cui vi fi era coftrutto un Ponte

Vi poteva effere un Ponte fenza la Città , ficcome Briga figni


fica folamente un Ponte . Bensì quefto nome era fovente unito
a quello della Città vicina , o del fiume , fu cui v'era il Pon
te il che non fa che non vi foffe un fito femplicemente de
WID
nominato il Ponte , ficcome ancora oggidì molte Città
Luoghi vi fono denominati dai loro Ponti .
Ma altresì nel noftro Briango , o Briganto , fuvi un Borgo ,
ed anche un Ponte fovra il groffo torrente Elvo , per cui fi

paffava nella regione oggidì appellata Aro , in cui eravi una


parte del Luco Sacre . Da codefto Ponte ( Brigantium ) ch'era
così fabbricato nelmezzo di quel Luco > fi denominò tutta,

quella felvaggia campagna Briganto , o Briango . Qualche con


fufa tradizione intorno a ciò vi fi conſerva . Egli è noto , che
nel Vercellefe fu celebre gli Antichi il Luco facro • e
preffo
Tempio di Apolline , tantochè per ragione del medefimo l
ifteffa Città di Vercelli fu talora chiamata Apollinea ( Mar

ziale lib. 10. epig. 12. ) Niuno però feppe finora precisamente
fiffare la fituazione di quel Luco , e di quel Tempio . Arbitrd

un moderno Scrittore , che il Luco potè effere ftato nel fito

oggidì di Lucedio , ficcome tuttavia quefti nomi fi raffomigliano


Ma
72
ma convien offervare , che il nome di Lucedio , o Locedio è
Celtico nelle Gallie vi fi ritrova qualche antico Luogo così
denominato , e alcuni Diplomi de' baffi tempi ci rammentano al
tri Luoghi dell' ifteffo nome . Laonde Lucedio non è derivativo
di Lucus : effo è un nome proprio di alcuni Luoghi , e non mai
di boſchi , o di felve . Oltre di che convien difaminare ne' Luo

ghi , ne' quali noi vogliam dimoftrare effervi ftato anticamente


un boſco ſacro , fe vi concorrano le qualità di fito , che i Gen
tili offervavano per confecrare un bofco . Il fito di Lucedio era
bensì una volta ingombrato da una felva . Nella Chiefa di Santa
Maria di Lucedio fi conferva un' urna fepolcrale di marmo con
queft' Iſcrizione :
D. M.
METIAE
VALERIANA E.

Ne'baffi tempi furono poi aggiunte a queft' iſcrizione le Sigle


RE di carattere Longobardico . Fu creduto da alcuni fcimuni

ti di que’tempi , che quefta Metia Valeriana foſſe una Regina


de' Longobardi . Ma quella felva , e queft' iſcrizione nulla con
tribuiscono a Lucedio per rapporto al Luco di Apolline .
Il Boſco facro , di cui parliamo , non fu già confecrato dai
Romani , dopo che fulle rovine degli antichi Abitanti conquiſta
rono quefto Territorio , ma effo efifteva di già anticamente . I
Celti fotto barbari nomi adoravano il Sole , o varj ſuoi attri
buti . Più per tempo fu noto ai Galli il nome di Apolline , per
ciocchè l'impararono dai Marfigliefi . Quindi Cefare lib. VI.
fcriffe , che i Celti fpecialmente adoravano Apollo ; quefto era
un cognome del Sole ( veggafi Macrobio Saturnal. lib˚1 . c. 17. )
fe i Sallyi , i quali dalle vicinanze di Marfiglia traſmigraro
no nelle noftre regioni , non portarono già feco loro il no
me di Apolline , ch' effi potettero imparare dai Marfigliefi ,
convien dire , che da principio confecrarono quefto Bofco fotto
il nome del Sole , nome certamente proprio dell'antichiſſima
loro lingua . Infatti i Germani tuttavia l'appellano Sonn , gl'
Inglefi Sun , gli Svedefi Sole , i Danefi Sool , o fia Soel , gli
Schiavoni diramati dagli antichi Sarmati fecondo i varj loro
dialetti lo chiamano Sunze , Sonce , Slunce , Slonice , ficcome
ancora i Moscoviti l'appellano Solnze . Di quì derivò il no
me di Sol appreffo i Latini . I Celti non credeano poi , che
foffe
73
foffe convenevole cofa il rinchiudere gli Dei fra le mura , nel
che convennero quafi tutte le antiche Nazioni ; perciò i loro
Tempj erano certi Boſchi , ch'effi confecravano alle loro Divi

nità . Ma i Greci , e i Latini , per accrefcere la pietà verſo i


Dei, vollero , che quefti abitaffero l'ifteffe Città , ch'efli abi

tavano . il Tempio innalzato pofcia ad Apolline in quel


Laonde
Luco , fu opera dei Romani , moffi a ciò fare dalla venerazione
di quel Luogo già facro .
Nel fito adunque più fettentrionale del fuddetto Briango
"
a Briganto , che comprende ancora la fuddeſcritta regione ap
pellata Aro , per mezzo a cui vi fcorre l' Elvo , eravi quel ce
lebre Luco facro ad Apolline . Ce lo diſegna Stazio ( Silvar. lib..
2. carm . 4. ) .
Tunc Deus Alpini , qui juxta culmina dorf
Signat Apollineos Sancto cognomine Lucos ,
Refpicit .

Appunto fi ritrova quefto luogo non molto diftante dalle radi


ci delle Alpi più elevate , quafi in profpetto all' Occidente efti
vo . Il Boſco di Apolline era quivi all' una , e all ' altra fponda
dell
' Elvo . Quefto torrente è nomato Helvo nel lodato Diplo
ma di Ottone III . dell' anno 999 .. Efigevano gli Antichi , acciò
compitamente un bofco foffe facro , che tra gli alberi di effo
vi fcorreffe un qualche fonte , o un qualche rivo d'acqua
d' . Efem-
pio di ciò può effere quel fagrifizio narrato da Uliffe preffo
Omero al fecondo dell
' Iliade . E noi certamente fparfi allo in-
torno delle Are confegrate , fagrificavamo piene Hecatombi agl"
Immortali fotto un bel Platano , d' onde fi devolveva un' acqua
chiara . Giovenale ( Satir. III . ) denomina il Bofco delle Camene
dal fonte , che vi fcorreva per effo : Nune facri fontis nemus &
delubra , &c. Dove Omero loc. cit. nomina nella Beozia Oxorox.

θ΄ ἱερὸν ποσειδήιον ἄγλαον αλσος , e il Sacro Onchefto boco vago di Net


tuno : Didimo foggiunge al verfo di Omero : qualunque luogo
ingombrato d'alberi , ch' abbia dell' asqua , e fia facro agl' Iddii,
fi chiama. Luco . Fefto alla voce Peremne fpiega : Peremne di
ཧཱ
citur aufpicari , qui amnem , aut aquam , quæ ex facro oritur ,
aufpicato tranfit . Che Sacrum quivi equivaglia a Lucus ,,
egli è paleſe . Fefto perciò parla dell'acqua , che forge dal bo
fco facro , o che deriva non molto lungi . Tutto combina col
noftro Luco ..
K Sic
74
Siccome il Celtico nome, di Briango , o Briganto certamen
te indica , che in quel fito vi fu un ponte : conviene adeffo ri
flettere al motivo , per cui gl' Itumuli , o fiano gli antichi
Abitanti di cotefta Regione s'induffero a fabbricare quel pon
te , dal cui nome quafi per eccellenza fu denominata tutta la ſud
defcritta Campagna . Ivi non vi è indizio , che vi fia ftato una
qualche Città , fe non quel Luogo di Aran , che pure doveva
effere un piccolo Luogo . Intanto nei fiti remoti dai Luoghi
principali i Celti non fabbricavano alcun ponte ſovra i fiumi ,
e anche preffo le loro Città ciò facevano molto di rado . Adun
que nel noftro caſo non evvi altro motivo , ſe non che la loro
Religione . Il Boſco Sacro era pertanto in quel fito , dove il
ponte riuniva l'una , e l'altra parte di effo Bofco interfeccato
dall' Elvo , alla cui finiftra fponda vi feguita fubito la Regio
ne appellata Aro , e nel Dialetto degli Abitanti Ar , Aro , Arro
Ivi m'indicarono già que' Contadini un campo , che fi va ele
vando poco difcofto dal Torrente , dove mi affermavano effervi
fepolti parecchi avanzi di qualche antico edifizio , e ch'effi
nelle eſcavazioni incontravano frequentemente varj rottami di
pareti , de' quali effi poi ſi ſervivano , oltre a parecchie cofe ,
che per lo paffato di tanto in tanto alcuni ritrovarono , delle
quali non feppero diftintamente ragguagliarmi . Io fofpettai da
principio , che quefto nome di Ar derivaffe da Ara , cioè dal
luogo , in cui vi foffe ftato l'Altare , o il Tempio di Apolline ;

ma il fito di quel Tempio non doveva effere così vicino all'

Elvo . Tanto più mi difingannò una nota di un vecchio Cataftro,
dove fcrivefi altrimente il nome di quefto Luogo , prædia , quæ

funt in Arano Campania Saluffolia . Adunque l'antico nome


era quello di Aranum , cioè Ar-an fopra la corrente , o il fiume ;
nome , che preciſamente conviene alla fituazione di queſto Luo
go.. Evvi Aran in una Valle de' Pirenei , dove naſce la Garon
na : Ar-an nella Borgona , Diocefi d'Autun : Aranfus nella baf
fa Navarra : Aran nella Svizzera , come riferisce il sign. Bochat
( Memoires fur l' Hiftoire Ancienne de la Suiffe Tom. III . pag. 47. )
Io copiai le feguenti lapidi efiftenti preffo i contadini di quella
Villa di A

L. LEONTINUS L. F.
APOLLINARIS .

Quefta
75
Quefto Lucio Leontino , il quale avea per Gentilizio il nome
dell'ordine degli Apollinari , o era ftato iniziato ne' facri riti di
Apollo , oppure la fua Famiglia , per effere ingenua , avea
prefo il cognome di Apollinare dagli Ufficj efercitati . Queft' al
tra è già in alcuni luoghi corrofa :

GENIO LOCI
C. POS .... US ...
U. L. P.

Io penfo , che vi fi debba leggere Poftumius C. F. Caj filius


Le ultime figle fon note , votim lubens pofuit . La feguente If
crizione è fcritta fopra una lapida affai rozza :

ATICIA
P. F. * * Publii filia .
SECUNDA

La lapida feguente è già fpezzata , e mancante .


SALVIUS
TORANIUS
AULIE

Il nome di Aulia , o Aule mi ſembra Etrufco. Che un tal nome


aveffero alcune Donne Etrufche , ce lo moftrano parecchie Ifcri
zioni . A Bologna nel teforo dell ' Inftituto una Etrufca caffetta
cineraria dice così FASTIA : TACTREI : AULIAM . A Chiufi

altra caffetta fepolcrale con donna ful coperchio dice : LARTH :


CAUMLINI : AULEM : VETNALLISA . Ed altra: AULE MAR

CNI ARNTH ALISA . Riguardo a quel Salvio Toranio verifi


milmente fu qualche Appaltatore delle miniere . Io conghiettu
ro , che da lui abbia prefo il nome quel fito fu i confini di Ca
vaglià , ed Alice , che oggidì ancora appellafi Torano , quafi
Pradium Toranianum . Mi fu narrato altresì , che pochi anni fo
no , l'Elvo difcoperfe in una inondazione , e rottolò giù da
quei colli , e conduffe per qualche tratto due lunghe lapidi a
guifa di tavole fcritte per intero con caratteri Romani , le qua
li dal primo Occupante furono poi disfatte , e ridotte in qual
K a che
7.6

che ufo privato , fenzachè fiafi avuta neppur l'attenzione di


copiarla . Quefta fortuna hanno le anticaglie in moltiffimi
Luoghi . 1

Nel fito dell'ifteffo Briango un Contadino diffotterrò , non è


guari, una medaglia in argento affai rara , ch'ora io ritengo preffo
di me . Ella è di Publio Satrieno . Fulvio Urfino fu il primo a
pubblicare un denaro di Satrieno : il Vaillant lo rapportò (Num.
Antiq. Famil. Roman. Tom . II ) , ed offervò , che Sarriena gentis
in uno tantum denario extat mentio , perchè allora non ſe ne
conoſcevano altri . Pofcia il Morel ( Thefau. Numifmatic. Tom. I.
pag. 373. ) ne pubblicò parecchi , ed uno egli ne riteneva no
tato col numero LVI. , il mio ha la nota del numero XVIIII. ,

tuttavia pochi ve ne fono , e neppur fucceffivi . La medaglia


preſenta una tefta galeata : nel rovescio vi è una Lupa , ſopra
cui fta fcritto Roma , e nel fondo P. Satrienus .

ROMA
XVIII!

n
Fra
A bi

P SATRIE
NVS

Il Vaillant credette , che quefta tefta galeata foffe di Marte


ed il Morel di Minerva . Nè l' una , nè l' altra di quefte opi
nioni mi , par verifimile . Io penfo , che queſta tefta fia di Ro
ma . Prefume il Vaillant , che P. Satrieno foffe un Flamine Mar
ziale , e ciò per l'effigie della Lupa , ch' evvi nel rovescio della
medaglia . Il Morel arbitrò , che quefto Satrieno foffe uno de'
Queftori di Silla Dittatore , che raptores italica libertatis Lupi
ſon chiamati ( preffo Vellejo lib. 2. c. 72. ) , ma neppur ciò mi
par verifimile : avvegnachè la medaglia non prefenta un Lupo ,
ma una Lupa . A Marte era dedicato il Lupo , e non la femina
di queſto animale . Così pure i Queftori di Silla da Ponzio Te

lefino fi chiamarono Lupi rapaci , e non Lupe . Laonde quefto


Satrieno non fi può dire perciò nè Flamine di Marte , nè uno
de' Queftori di Silla .
Cia
77
Ciafcuno sà , che la Lupa nelle medaglie Romane è il Simbolo
dell'origine della Romana gente . Adunque all' origine di Roma
fi dee riferire la Lupa rappreſentata nella medaglia di Satrieno.
Ora che quella tefta galeata fia di Roma , ne vien quafi per
confeguenza. L'ifteffo Vaillant nei denari della Famiglia Giuliane
rapporta parecchi , che rapprefentano Roma colla galea in capo ,
coi capelli lunghi , e pendenti dalla cervice fino al collo , come
è appunto la tefta della noftra medaglia . Altresì in parecchi mo

numenti Romani fi vede Roma colla galea , come anche nelle


medaglie di Nerone , di Galba , di Vefpafiano , di Domiziano ,
di Adriano , e di altri . Così la famofa ftatua di Roma collo
cata tra due Re prigionieri , che fu ftampata dal Cavaliere Maf
fei per ornamento della dedica delle fue ftatue : veggafi anche la

Roma pubblicata dallo Spon nel frontispizio della fua Mifcellanea.


Claudiano ci diede l'immagine di Roma
galeaque minaci
Flava cruentarum prætenditur umbra jubarum .

Egli è bensì molto incerto , fe la tefta con galea alata , che ri


trovafi in varie medaglie Romane , fia veramente di Roma , fic
come è incertiffimo chi foffe , e in quel tempo viveffe il noſtro
P. Satrieno . Nè in alcuno de' Romani Scrittori , nè in alcuna
delle tante Iſcrizioni non fi ritrova , che fi faccia menzione di
Satrieno . Quando però Satrieno foffe derivativo di Satrio , o che
vicendevolmente fi prendeffero quefti due nomi , fi potrebbe cre
dere , che Publio Satrio lodato da Cicerone (pro A. Cluentio ) .
per un uomo retto , ed incorrotto Giudice , fia l'ifteffo , che
nelle fue medaglie fi chiamò pofcia P. Satrieno .
Offervai ful principio di questo articolo , che nella Iſcrizione
di Santià quefto Borgo vien pofto Idumulorum Pago : il che
vie più ci conduce a provare , che il Luco facro era veramente
nel Distretto degl' Idumuli . Ora io paſſo a confiderare ciò , che
foffero i Paghi in origine , per rapporto alla Religione de' Gen
tili . Che la divifione de' Territorj in tanti Paghi foffe antica
mente in ufo preffo i Celti , lo impariamo da Tacito loc. cit. ,
come queft' ufo fia derivato ai Latini , mi faccio a ricercarlo .
Gli antichiffimi Romani erano un mifcuglio di Greci , e di

Celti . Romolo favorì i primi : Numa Pompilio Sabino di origi


ne favorì gli ufi , e la Religione degli altri . C'infegna Plutarco, '
she Numa s'intratteneva volentieri folo nei Bofchi degli Dei,
e
78
nei facri Prati. Giunto a regnare , avvegnachè amaffe 1' Agri
coltura , divife ogni Agro in tante parti e nomolle Paghi .
Quefta fu la prima diftribuzione civile de' Paghi fatta in Ro
ma . Se preffo i Celti i Paghi non fi appellava
no Seyres , o
con altro confimile vocabolo , noi ne ignoriamo il precifo nome :
ma Numa ne adottò il Greco vocabolo . Servio Tullio deter
minò alcuni elevati , o montuofi Luoghi , ne' quali poteffero con
ficurezza ricovrare gli Agricoltori , e grecamente chiamolli Paghi 1
( Dionifio Alicarnaffeo lib. 4. ) . Nella diftribuzione fatta da Numa
erano comprefi ne' Paghi i Luoghi facri , cioè i Boſchi , e i
Prati confecrati . Servio Tullio fpecialmente affegnò ad effi Pa

ghi Tiς βωμέra gli Altari , e gli fuοί Θεόςἐπισκόπες ,καί φύλακας τῇ πάγω ;
cioè gli Dei Infpettori , e Cuftodi del Pago . ( Dionifio loc. cit.)
Ciò non fu già una nuova introduzione di religione ne' Paghi ,
ma era un ufo antichiffimo dei Celti , e dei Greci . Che il Paga
in origine fignifichi quafi un Luogo facro , perchè nel fuo Di
stretto avea qualche parte confecrata ad un Nume , maffima
mente fe il luogo è un pò montuofo , ne ricaviamo un efem
pio da Sofocle nell' Inaco (preffo Dionifio lib. 1. ) "Apyus requíais
"Hpaç ve Mdyoie ( nei Campi d' Argo , e nei Paghi di Giunone ) e
da Callimaco nell' Inno a Delo , parlando del monte Cille
nio facro a Mercurio , Πάγος Ερμείη κυλλήνιος
Intorno al nome Pagus Fefto ci dà quefta etimologia : Pagi

didi a fontibus , quod eadem aqua uterentur . Aquæ enim lingua


Dorica Mayai dicuntur . Laonde Servio ( in Georgic. lib. 2. ) Pa
gani diĉti funt , quafi ex uno fonte potantes . Coficchè alle reli
gioni Lucari , a de' Bofchi aggregati certi Collegii del Pago ,

godeano effi dell'acqua difcorrente pel loro Diftretto . Perciò an


che il fonte , o qualunque rivo d'acqua era una parte foftan
ziale del Bofco facro . Adunque la voce Latina Pagus o fi prenda
con Dionifio dal Greco Hays. (præcifum jugum ) oppure con

Fefto da Пnyi Fons , o finalmente fecondo il fignificato Latina


s'intenda il Pagus convenire tanto alla pianure , che ai monti ,
quefto nome in origine denota fempre un Luogo facro . Ifidoro
lib. 8. Origin. altresì afferma , che i Bofchi folevanfi dedicare

ne' Paghi , ma s'inganna poi , quando penfa , che i Pagani fiano


detti dai Paghi degli Ateniefi . Egli è bensì vero , che i Au de

gli Attici equivalgono nella ſoſtanza ai Paghi , ed è affai meglio ren


dere Aimer Pagos , piuttoſto che Populos ; del che Virgilio , e Livio
ce ne forniscono qualche eſempio . Per confermare il finquì detto ,
aggi
79
aggiungo alcuni elegantiffimi verfi di Prudenzió ( lib. 1. contra
Sym . ).
Sint hæc Barbaricis Gentilia Numina Pagis ,
Quos penes omne facrum eft , quidquid formido tremendum
Suaferit horrificos quos prodigialia cogunt
Credere monftra Deos , quos fanguinolentus edendi
Mos juvat , ut pinguis Luco lanietur in alto
Vidima , vifceribus multa inter vina vorandis .
Prudenzio chiama Barbarici i Paghi , perchè volle dinotare l'Om
boria , o fia quel pafto di viſcere crude , che fi facea ne' Boſchi
facri . Finalmente Aufonio nella Mofella , veteres Pagorum gloria
Luci . I Bofchi facri erano adunque indivifibili dai Paghi . Nel
Vercellese non eravi altro Pago , fe non quello degl' Idumuli ;
nel coftoro Distretto v'era adunque il Bofco facro di Apolline ,
e appunto nel fito dianzi divifato .

Altri Luoghi , che apparteneffero anticamente agl' Idumuli ,


io non ritrovo nel loro Diftretto , fuorchè il Luogo di Cerrione ,
il cui antico nome ci dimoftra , che in quel fito vi fu una qual
che Villa fondata dai Celti . Il proprio nome di quefto Luogo ,
che fi confervò ancora ne' baffi tempi , fu Cerrodunum , come

io ritrovai in due carte , una dell'anno 1084. , l'altra dell ' anno
1129. Alcuni fcrivono Cerridonum , e alcuni Cerrionum , il che
dimoſtra , come a mano a mano fi diguiſarono gli antichi nomi .
Quefto Luogo è collocato in un angolo dell' eftremità del
Colle della Beſſa ( una parte del monte Vittumulo ) al Sudeft di
effo Colle , e riguarda a levante la pianura bagnata dall' Elvo ,
che vi ſcorre di fotto . Nella lingua Tedeſca derivata da quella
dei Celti Dun fignifica tuttavia una Collina . Gli Ollandefi , e gl
Ingleſi chiamano ancora Dünes quei monti di fabbia , che co
fteggiano il mare , e lo trattengono , che non fi fpanda nelle vi
cine Terre . Fu nota anche agli antichi Scrittori queſta fignifica
zione della Celtica parola Dunum ( fi offervi Plutarco de fluv.
Tom. II. pag . 1151. , dove parla della fondazione di Lugdunum ,)
così pure Sieg-Dun ( Segodunum ) la Collina della Vittoria ;

F Camp-Dun ( Campodunum ) l'altezza , ſovra cui fi era data una


battaglia . Sono parecchi altresì i nomi degli antichi Luoghi
delle Gallie , e della Germania terminati in Dunum , come s' in

contrano preſſo gli antichi Scrittori , e frequentemente in Tolo


meo , e nell' Itinerario di Antonino .

Io ritrovo , che i monti ſuperiori a Biella appellati di Oropa


( dove
80

( dove oggidì vi è un celebre Santuario ) hanno un'antica deno


minazione . Si crede , che que' monti ſiano così detti da un tor
rente ,
ch' ivi nafce , chiamato Oropa , e corrottamente da alcu
ni Aurema > dall'oro ( dicono ) che fra le fue arene conduce .

Ma quefte fono le folite inette volgari etimologie . Su que


monti , e nelle foggette valli , e fu i colli adjacenti , andando
a feconda del corfo del torrente Oropa , comprendendovi tutta
la valle di Andorno , vi abitò certamente un antico Popolo › da
cui quel torrente appelloffi Orobis , oppure Oropis , donde fi
formò pofcia il nome di Oropa , che fempre vi fi mantenne ;
e que' Popoli fi poteano chiamare Orobj , oppure Oropj , per
effere una leggieriffima mutazione . Infatti gli Orobj fondatori di
Como non furon già detti quafi Opóßio , Viventi nelle montagne ,
da O'pos , Monte , e Bios, Vita , ma bensì perchè prima aveano
abitato nelle Gallie nel Paeſe tenuto poſcia dai Volci al tempo ..
di Catone > intorno al fiume Orobis , oggidì Orbs . La lingua

di tutti codefti Popoli era la medefima , variante folamente per


qualche dialetto . Perciò noi ritroviamo , che parecchi Luoghi ,
e antichi Popoli dell'Italia aveano gl' ifteffi nomi Celtici di al-
cuni altri delle Gallie , e della Germania . Il Celtico vocabolo.

di Oropa non fu certamente impofto a quei monti , e a quel


torrente dai Romani , oppure dai Goti , o Longobardi , e tan
to meno da que' , che vennero dopo di effi : egli è dunque nato
dal nome del Popolo , che anticamente vi abitava , i cui con-
fini erano le Alpi , e gl' Idumuli , finquafi al confluente dell'
Oropa nell' Elvo . Così pure il piccol Luogo di Graja ( evvi .
oggidì fu quel monte anche un Santuario ) collocato ne ' con
fini delle Alpi Graje colle Pennine > ritiene l'antichiflimo no

me delle fue Alpi , ed indica , che l'ifteffo Luogo è parimente


antico . Vi furono adunque degli Orobj , oppure Oropj anche
.
nel Vercellese , de' quali gli Scrittori non ne fecero menzione
perchè dovettero effere ftati un piccolo , e quafi ignoto Popolo , e
perchè i Romani comprefero fin da principio tutto quel tratto.
indiftintamente nel Territorio Vercellefe . Laonde il fito di Biella

dovette appartenere ai fuddetti Orobj . Un nome di un piccolo


Luogo collocato fu quelle montagne , che indica avere un' anti
ca origine , fi è Bedulium , o fia Bedolium , oggidì Bioglio . Do

po la valle di Andorno s' incontra il torrente Lesbia , che va a


perderfi nel fiume Cervo vicino a Rovafenda . Non fo , donde

quel torrente abbia tratto un sì famofo antico nome ..


ARTICOLO
8I

ARTICOLO II I.

DEI BORGHI ANTICHI DEL VERCELLESE .

L Territorio de' Libici , o fieno Vercellefi fi divide in Alpi ,


I'
e Colli a ponente , e fettentrione , e in una affai vaſta pia
nura a levante , e mezzodì . Le Alpi fono al confine delle
Graje le Pennine fin quafi ai confini delle Leponzie . Molte
Valli vi fono affai popolate alle radici di effe Alpi , delle qua
li alcune furono additte alla Diocefi d' Ivrea . Il Luogo pofto

al Sudovest del Territorio Vercellefe , memorato nell' Itinerario

Burdegalenfe ( mihi pag. 556. ) mutatio ad Decimum , non ap


partenne mai al Territorio di Vercelli , come pensò il Cluverio
( Ital. antiq. lib. 1. c. 24. ) Effo Luogo nell' Itinerario è ſegna
to dieci miglia Romani da Torino , i quali erano minori dei
miglia d'Italia , e quefti dei miglia di Piemonte . Perciò quella
Mutazione cade circa un miglio di fopra al confluente dell' Or
go nel Po , e fu poco preffo nel fito di Brandizzo oggidì. Laon
de quel Luogo appartenne certamente al Territorio di Torino .

I due Luoghi di Quadratae , i quali erano Manfione XII .


miglia al levante di Decimo , ed erano preffidj fondati dai Ro
mani di fopra al confluente della Dora nel Po , furono attri
buiti dai Romani al Territorio d' Eporedia , come Luoghi col
locati alla deſtra della Dora , perciò non fi deono comprende
re nel Territorio Vercellefe . S'ingannò pertanto il Cluverio

( loc. cit. ) il qual fisò la Manfione di Quadrata nel fito di


Crefcentino oggidì , che fi ritrova di fotto al confluente della
Dora . Bafta offervare la diftanza fegnata negl' Itinerarj , per

convincerfi di quefto errore . Non fu minore l'abbaglio di un


moderno Scrittore , il quale pensò , che l' antico Luogo di Qua
drata foffe quello oggidì appellato Saluggia , collocato nella
eftremità meridionale di una campagna , da cui fubito fi

difcende alla manca fponda della Dora Baltea . Ritrovafi


Saluggia tra quefto fiume , Livorno ..
e Livorno
e . Ma appariſce . Lubito

l'infufiſtenza di queſta opinione , che fa declinare l'antica


Arada militare Romana da Pavia a Torino , con farle deſcrive
re un'angolo , e paffar la Dora affai più fopra . Dall' Itinerario»
di Burdegal fi comprende , che, la Manfione di Quadrata era
o in роса .
fulla via militare lungo la finiftra fponda del Po ,
diftanza . Saluggia intanto fi ritrova fu l'altra ftrada militare ,,
L che:
82
che da Vercelli paffava a Torino , la qual però fi congiugneva
verfo il fito di Chivazzo con quella , che da Pavia per Lo

mello , e per gli altri Luoghi dal fuddetto Itinerario deſcritti ,


altresì paffava a Torino , come tuttavia l'una e l'altra ivi s'
incrocicchiano , ed unifconfi . Ora ricercando gli antichi Luo
ghi del Territorio Vercellefe , che furono rammentati dagli
antichi Scrittori , ed Itinerarj , offerverò l'ordine di fito , in
cominciando dal Nordovest al Sudeft . E ficcome nel deſcrive

re il Pago , o Distretto degl' Icumuli , ho già offervato alcuni


antichi Luoghi del Vercellefe fituati al Nordoveft nelle mon
tagne , e nei Colli , io pafferò adeffo a defcrivere quelli della
pianura , che ritrovanfi a mano a mano a levante , e mezzodì ,
fubito diſceſe le predette montagne , e colline .

S. I.

Vicus viae longae . oggidì Santià .

Confiderato dianzi il Borgo di Santià , come Luogo prin


cipale degl' Itumuli , adeffo io lo confidero , come Luogo com
prefo nel Territorio Vercellefe . Quefto Borgo fu preffo i Ro
mani Luogo della Manfione , come nel feguente articolo di
moftrerò . Ora folamente rapporto , ed illuftro qualche antico

monumento appartenente a Santià . In una Lapida a forma di


colonna , che poi fu rotta , e di cui non vi avanza che il
capo , la quale era poco fa impiegata nello felciamento di
una ſtrada , comunque affai corrofa , vi fi legge ancora . 1

CLAUDIO
VETER. EX COH. V.

Cioè Claudio Veterano ex Cohorte V. Un' altra parimente


fpezzata , e mancante ;

CAECILIO ...
PAG. STRO
PA.
... VERUNT
Io

I
83
Io l'interpetro così : Caecilio ( vi manca il nome Gentilizio )

Pagi Magiftro Pagani ( vi manca il nome di quefti Pagani )


pofuerunt . Dalla feguente ifcrizione confta , che Santià fu nel

Pago degl
' Itumuli . I Paghi erano bensì nel Territorio delle
Città , ma per lo più formavano una fpecie di Repubblica . Fe
fto offerva ( lib . 2. in verbo Vici ) Sed ex Vicis partim ha
bent Rempublicam , & jus dicitur ; partim nihil eorum , & ta
men ibi nundinae aguntur , negotii gerendi Cauffa . Quel jus di
citur o fi dee riferire a quei Vici , che aveano impetrato il

gius di Colonia , o di Municipio , il che talora fi praticò , op


pur vuol dire > che talvolta i Magiſtrati fi portavano nei Pa

ghi , per giudicare . Cicerone ( pro Domo n. 28. ) accenna , che


iPagani aveano un certo concilio comune , o fia conventico
lo . E ficcome i Magiſtrati delle Città formavano i loro decre
ti , così il concilio de' Pagani conventicula feita . Laonde
preffo il Grutero SCITUM PAGI PAGANORUM FARRATI
CANORUM ( pag. MVII . n. 7. ) Anzichè in una Lapida pubbli
cata dallo Spon ( Mifcellaneor. pag. 191. ) vi è DECRE
TUM PAGANORUM PAGI ↑ MERCURIALIS . Che vi fia fta

to nel noftro Pago un fimile conventicolo , fi raccoglie dal


nominarfi nell'ifcrizione il Maestro del Pago . Avvegnachè que' ,

che prefiedevano ai Paghi , e ai loro conventicoli , chiamavanfi


Magiftri Pagorum , i quali erano annuali . Il loro officio era
di offervare , che fi provedeffero le vettovaglie ai Soldati , che
erano in viaggio , ai Magiſtrati , che fi portavano nella Pro
vincia loro affegnata , e a tutti coloro , ai quali era dovuta
l'annona dal pubblico . Obbligavano inoltre i poffeffori de ' be
ni a munire le ftrade vicinali . Pofcia quefti Maeftri de' Paghi
fovente fi chiamarono femplicemente Prefetti . Vi furono altre
sì nei Paghi Aediles Pagorum , e Primates Vicorum ..
Una ragguardevole Lapida , che fu fcritta certamente nei

primi anni del Secolo fettimo , fu copiata già da alcuno ve


rifimilmente degli antichi Canonici dell' infigne Collegiata di
Sant' Agata ſovra una pergamena , da cui pofcia un'altra co
pia fe ne cavò , e l'una e l' altra fi confervarono nell' Archi
vio di quel Capitolo . La Lapida fi credea perduta , quando
nell'anno 1763. fu diffoterrata in una Capella della Chiefa
collegiale , in cui fi travagliava , per riformare la fuddetta Ca
pella : la Lapida era impiegata in un muro fotterraneo della
medefima . O fia ftata guafta , quando con tanta indiſcretezza
L 2 ivi
84

ivi s'impiegò , oppure dall' effere piuttosto di una pietra dolce,


fi è tanto corrofa , che con eftrema diligenza ho potuto appe

na ricavare la metà delle parole della ifcrizione .

OPP -- UM - UP-
- ---C --- AG - - E
IU- R ----- T -- O -- - DA
--
- CUS J -- AE
- ON --- ICTUM -
RUMA - O

MU .- RO - 38

AR -- --·TRO-- .
- 00- -- - AT.
1

Secondo quella copia Archiviata fi leggeva così :

OPPIDUM NUPER
SANCTAE AGHATAE
IUB. REGINA THEODOLINDA
VICUS ANTEA VIAE
LONGAE ICTUMULO
RUM PAGO
FORUM FREQUENTISSI
MUM QUOD ROMAE
OLIM VIROS CONSUL
ARES SIBI PATRONOS
COOPTABAT.

Que' , che defcriffero quefta lapida aveano certamente preſenti


alcune Romane Iſcrizioni di quefto Borgo ; e quindi vollero ridur
re varie di quelle in una fola . Nella legatura delle parole vi
s' incomincia a fentire un pò di barbaro : ma pure queſta lapida
ci confervò tuttavia alcune buone notizie . Quel nuper ci dimo
ftra l'età della lapida , e il tempo , in cui Santià , lafciato il
nome di Vicus Via Longa , incominciò a chiamarfi Oppidum San
dla Aghatae per comando della Regina Teodolinda . Ma con
viene , che noi difaminiamo a parte a parte ogni cofa .
Un piccolo Cantone di Santià collocato un miglio più a le
vante ritiene ancora il nome di Vico . I Contadini , che abitano,
e
85
e coltivano quella campagna , l'appellarono pofcia San Vico ,
Vito , e Vi , e dedicarono una Chiefa a quefto Santo . Laonde
il Luogo non prefe il nome dal Santo , ma bensì il Santo , per
cagione del fuo nome , che parve uniforme a quello del Luo
go , fu in effo fpecialmente venerato . Ne abbiamo un uguale
eſempio in un' antica Città della Calabria . Eißenvn ( Siberena )
antichiffima Città degli Enotri , oggidì fi appella Santa Seve
rina . Il nome di queſta Santa tirò a fe l'antico nome di quella
Città , del che ne' bafli tempi ve ne fono parecchi efempj .
Il nome di Via Lunga dato altre volte a Santià , non ſi è
mai interamente perduto . Oltre una continua tradizione , che
confervollo , ho parimente offervato un' Arma del Comune di
Santià fatta ne' tempi di mezzo nella quale per fimbolo del

nome antico di Via Lunga , che prima davafi a queſto Borgo ,


vi rappreſentarono una vite , che diritta fi alzava .
Noi ritroviamo , che parecchie Città dell'Italia nella deca
denza del Romano Imperio , ed anche ne' tempi pofteriori pre

fero dei ſopranomi ; così Parma Julia Cryfopolis , Como Urbs


Cancrina , Arezzo Aurelia , Volterra Antonia , e parecchie altre .
Io perciò non faprei , fe il nome di Via Lunga fia ftato impofto
dai Romani a Santià prima della decadenza del loro Impero ..
Bensì mi fembra piuttosto un fopranome , e non il vero , ed .
antico fuo nome . Con tutto ciò quefto fopranome conveniva
alla fituazione di quefto Borgo , per ritrovarfi fulla diritta ftra
da , che mena ad Ivrea , affai frequentata dai Romani . Da
Vercelli quafi dirittamente veniafi a Santià , e s'evitava un an
golo , che s'incontra oggidì nella ftrada praticabile al fudeſt
di San Germano . I Romani foleano condur rettilinee nelle pia
nure , ed anche fulle montagne , quando agevolmente poteanlo

fare . Altre volte pertanto la via militare Romana tra Vercelli ,


ed Ivrea paffava per la fuddetta piccola Villa di Vico . Appa
jono in quel contorno ancora certe veftigie dell'antica ftrada ,
dove non fu unita alla campagna coltivata dall'induftria di que'
Contadini . Menava quindi l'antica ftrada ad Ivrea , paffando
per Santià ( come tuttavia vi paffa la moderna ftrada comune )
rompendo però la rettilinea circa tre miglia Romani di fopra
Santià per qualche tratto , e paffava per Settimo Roero ne' baſ
fi tempi Septimum Rovedarium così chiamato , per ritrovarfi a
fette miglia Romani di quà da Ivrea ( ad feptimum lapidem ) .

'
L
86

L'Ifcrizione inoltre c' infegna , che la Regina Teodolinda

cangiò il '
nome a Santià di Vicus via longa in quello di Sant
Agata . Abbiamo offervato nell' Articolo precedente la conferma
di Ottone III. della donazione del Diftretto di Sant' Agata

già fatta dai Re Longobardi , o più verifimilmente dal Re Pip


pino , al Vefcovo di Vercelli : ora.io inferifco , che fe Ottone
nel confermare queſta donazione , aveffe ritrovato nel Diploma

di quel Re un altro nome del Luogo , ch' ei confermava , e


non quello di Sant' Agata ſenza dubbio l'avrebbe rapportato ,
e unito al nome , con cui fi appellava a' fuoi tempi , come era
in ufo di farfi , e ragione il voleva , acciocchè meglio fi com

prendeffe ciò , ch'egli confermava in dono ; il che non avendo

fatto , ci dimoftra , che anche prima di Pippino , o dei Re Lon

gobardi quefto Borgo appellavafi Sant' Agata , cioè prima dell'


ottavo Secolo . Laonde fi vede , che il comando di Teodolin
da memorato nell' Iſcrizione fi era eſeguito , dopo di cui effo

Borgo fi chiamò fempre dal nome della fua Chiefa principale.


Ora tutti quei Luoghi , che efiftevano prima dell' ottavo Seco
lo , e fi appellavano col nome di un qualche Santo , furono
per lo più anteriori all' Era Criftiana , e alla promulgazione

della noftra Religione , e prefero quindi il nome di un Santo,

o perchè foffe ivi martirizzato , o per cui gli Abitanti ne avef


fero un diftinto culto della qual cofa parrecchi fono gli

efempli .
Nel Milaneſe avvi un Luogo appellato Sant' Agata , fituato
tra Milano , e Pontirvolo detto nell' Itinerario Gerofolimitano

Ponte Aurioli . Non faprei determinare in quał Secolo , obbliato


l'antico fuo nome , prendeffe quefto di Sant' Agata , ma egli

è un Luogo antico , ed è appunto l' Argentia , di cui fa men


zione l'Autore dell' Itinerario Gerofolimitano fulla ftrada , che

da Milano conduce a Bergamo . Si avverta , ch'ivi nel detto

Itinerario fi dee cancellare il numero X. aggiunto a Milano


CIVITAS MEDIOLANUM M. X. fu certamente ripetuto dai

Copifti ; perciocchè il Fluvius frigidus è quello , che nafcendo


ne' Colli vicini a Como , circondava una volta le antiche mu

ra di Milano dalla parte d' Oriente ; laonde la Manfione

( MANTIO FLUVIO FRIGIDO M. XII . ) era fituata fuori

della porta Orientale chiamata negli ultimi Secoli Porta Renza ,


e nel Secolo ottavo Porta Argentea , perchè conduceva al Luo
go di Argentia , o Argentea , come altresì offervò il chiariffimo
si
87
signor Conte Giulini ( Memorie Storiche di Milano Tom. 1 .

all'anno DCCLXXVII . ) Adunque fe la Manfione Fluvio Fri


gido era fuori della porta Orientale di Milano , a cui fi era
affegnato il numero XII . , che corre esattamente , era inutile il

ripetere a Milano il numero X.; ma l'aggiunfero fcioccamen


te i copiſti , veggendo negli Itinerarj , che per lo più tutte le
Città defcritte portano un qualche numero . Ora offerviamo ,

che l'antico Luogo di Argentia non può mai effer quello , che
adeffo chiamafi Gorgonzola , come pretende il Cluverio ( loc.
cit. lib. 1. c. 24. ) feguito dal Veffellingio nelle note agl' Iti
nerarj di Antonino , e Burdegalenfe , perciocchè la fomiglianza
del nome
fulla quale fi appoggiano il Cluverio , e i fuoi fe
guaci , non folamente è molto arbitraria , ma di più è affatto
lontana dalla verità , mentre Gorgonzola ne' baffi tempi chia
mavafi Cocoretiola . Inoltre ritroviamo " che Gorgonzola è di

due miglia Romani più rimota da Milano , ' Agata


che Sant
e nemmeno è fituata fu l'antica ftrada Romana ; Sant' Agata
all' incontro è collocata fopra le veftigie di quefta ftrada , ed

è preciſamente diftante dalla Porta Argentea per que' dieci mi


glia Romani antichi ſegnati dall' Itinerario Gerofolimitano , col
quale concorda l' Itinerario di Antonino fegnando miglia.

XXXIII. tra Milano , e Bergamo , che fa appunto la fomma

delle tre diſtanze notate dall ' Itinerario Gerofolimitano , paffan


do per Argentia , ed è la vera diſtanza tra quelle due Città
come fu pure offervato dal chiariffimo signor d'Anville Ana

Lyfe Geographique de l'Italie Part. 1. Sect. V.

Parimente rapporta il P. Beretta ( Differt. Corogr. col. 283. )


tra Capua , e Benevento nel Regno di Napoli Sant'Agata , che
appellavafi S. Aghata Ghotorum , quia frequentata a Ghotis , ut
cum pluribus notat Ughellius Tom. VIII. col. 344. Erchemperto
( de Hiftor. Langob. num. 66. ) nomina Marinum Gastaldum
Caftri S. Aghatae ; e fi rifcontra anche Roccam S. Aghatae
preffo Leone Oftienfe . Queſto Luogo dovea già chiamarſi Sant
Agata nell'ottavo Secolo , avvegnachè Erchemperto finì di fcri
vere nell'anno 890. Il primo nome di quel Luogo non fi fa ,
che però debbe effere molto antico . Efiftono due Luoghi nel
la Calabria col nome di Sant' Agata : il Barrio pretende ( de
Antiquitate , &fitu Calabria lib. 2.col . 167. in Delectu Scriptorum
Rerum Neapolitanarum ) che uno di effi foffe Artemisia ( i La
tini Dianium ) ma queſta era un' Ifola dirimpetto alla Toſca
na ,
88

na , ora Gianuti , nè il Barrio perciò potea trafportarla nella


Calabria . L'altra Agata fecondo l'ifteffo Barrio ( loc. cit. lib.
3. col. 229. ) Supra Rhegium M. P. Quatuor Aghata Græcum
Oppidum eft , quod bonum fignificat . Io concedo , che amen
due quefti Luoghi fieno antichi , febbene il Barrio non ci ad
duca prove della loro antichità ; ma parmi piuttoſto , che l'uno
e l'altro fianfi appellati Sant' Agata pel culto grande , che gli
Uomini di Calabria , e di Sicilia , profeffavano a quefta Mar
tire , oppure da qualche Chiefa principale fondata in que' Luo
ghi fotto tal titolo , e non mai da A'xatov Bonum .
Siccome la noftra iſcrizione non ci dice , perchè Teodolinda
abbia cangiato l'antico nome di Vicus Via Longa in quello di
Sant' Agata , noi poffiamo conghietturare , che fia , o perchè
effa abbia rifabbricata la Chiefa principale fotto quefto titolo ,
o perchè abbia ristorato quefto Borgo , e in tal occafione ab
bia quel nome impofto al medefimo , e alla fua Chiefa prin
cipale . Certamente la Chiefa di Sant' Agata , in- cui rifiede l'
Infigne Collegiata , è di una ſtruttura antica , una parte di cui
fi riffabbricò fopra una Chieſa antichiflima dedicata a Santo
Stefano , la quale non folamente come alle antiche fabbriche
pofte ne' Luoghi piani addiviene , che per lo efcavarfi del fuo
lo , e per lo pefo dell' edifizio trovanfi per lo più interamente
fotterra ; ma effendo ftato Santià più volte diftrutto , e fempre
riffabbricato fulle fue rovine , fi alzò fempre più , quando pe
Fò il piano di quella Chiefa doveva effere anticamente livella
to al piano del Borgo . Ciò , che ci tefta dello Scurolo di San
to Stefano , ci dimoftra , che i Sepolcri della moderna Chiefa
hanno per baſe il piano dell' antica . Che Santià anticamente
foffe più baffo , fi fcorge dallo incontrarfi. fovente nelle eſca
vazioni groffi rottami di mura , intere camere fotterranee ,
molti sì fatti avanzi di ſepolte caſe ..
Ma che Teodolinda Regina de' Longobardi abbia fatto edi
ficare il Tempio di Sant' Agata in Santià fu quello più anti
co di Santo Stefano , con provedere altresì quella Chieſa di
rendite per mantenimento de' Religiofi deftinati al fervizio della
medefima , vi è un' antica , e coftante tradizione , di cui ne 1
rendono teftimonianza Aurelio Corbellini nel fuo libro della vi

ta , ed Atti de' Vefcovi di Vercelli , i Modena , il Cufano , ed


altri . Intanto ſe in quell' edifizio non appajono ormai più tutti
ì tratti dell' Archittetura di que' tempi , convien fapere , che
nell'
89

nell'anno 1555 ; tormento bellico per Imperiales emiſſo , faltem


tertia pars Campanilis diruta fuit , qui cecidit fuper Ecclefiam ,
quæ etiam tota diruta fuit ( così fu notato in libro Defuncto
rum Ecclef. Paroch. S. Aghat. a quell' anno ) Lo fteffo fi ritrova
ſcritto nel libro de' Battefimi dell' anno medefimo addì 19. di
Agoſto ( pag. 94. ) Campanile cecidit fuper Ecclefiam , & de
ftruxit totam Ecclefiam , & Campus Imperalium novem Altaria
fecit cadere . Però il Capitolo de' Canonici di Sant' Agata per
antichiffimo immemorabile ufo fuole ad ogni anno nel giorno

di Natale entrare nello Scurolo di Santo Stefano , e cantarvi il


Vefpro folennemente , e nel feguente feftivo giorno di effo
Santo fuol celebrare nel medefimo Scurolo le fagre funzioni ,

per memoria , che quella fu l'antica , e prima Chiefa di quel


Luogo .
Quale fia ftata una volta quell' antich` ´ima fotterranea Chie
fa di Santo Stefano , l'impariamo da u Lapida . Sta fcrit
to nel libro Archiviato de' beneficj , e degli obblighi del Ca

pitolo dell' Infigne Collegiata di Sant


' Agata , in cui parimen
te altre memorie fi notarono appartenenti a detta Chieſa , inco
minciando dall' anno 1630 .. L'anno 1680. li 13. di Agofio . In

quest anno fi è imprudentemente disfatto dal Maftro Giovanni


Zanna
per ufo di qualche riparazione della Chiefa quel faſſo
forma di piccola Colonna quadrata collocato in San Stefano tra
Urna groffa , e l
' ufcio , che conduce alla stanza del Santo
Sepolcro , fcritto con groffi caratteri , e moftrante l'antichità di
quel Tempio confermato da Santo Limenio a Santo Stefano , e
che non era più tutto intero , ma che aveva folamente queste
parole , che abbiamo fcritte in diverfi Luoghi delle nostre memo
rie , acciocchè non periſſero . In fede Canonico Gariaccio . Quivi
rapporta l'iſcrizione .

IAM AEUSCULAPIO SACRUM.


ET D. STEPHANO LIMENIUS
EP. PIENTISSIMUS CUM CONS
VETA ANNONA CONFIRMAVIT.

Adunque prima di San Limenio quel Tempio di Eufculapio


era già ftato confecrato a Santo Stefano , perocchè Limenio ap
provò folamente , e confermò quella Dedicazione . Fu San Li
M men
90
menio Vefcovo di Vercelli dall' anno 370. fino all' anno 390 .
era Greco di nazione , e fu degno Difcepolo , e fucceffore del
grande Eufebio .
La folita Annona , che in quefta iſcrizione ci fi memora ,
confermata a quella Chiefa , doveva effere un affegnamento
di varie cofe comestibili , cioè frumento , vino , olio ec .

pel mantenimento di un anno . I Pagani affegnavano ai loro


Tempj le Annone fopra le rendite de' Tributi all' Erario Impe
riale appartenenti , non tanto per culto de' medefimi che per

la celebrazione delle loro fefte, e conviti , che preffo ai Tem


pj faceanfi . Il gran Coftantino benchè abbia fatto chiudere i
Tempj degl' Idoli , non pensò di dover fubito proibire i foliti
giuochi , e fefte derivate dall' Idolatria , e perciò non tolfe le
Annone , che'a quell' ufo preftanvanfi. Onorio verſo l'anno 399 .
( 1. 2. ff. de Pagan. ) confermò i detti giuochi , e conviti ce
lebrati col ricavo delle Annone ; ma avvedutofi , che que' con
viti › e giuochi fi celebravano fcaltramente in memoria degl'

Idoli , li proibì , e tolfe le Annone ai Tempj , ed affegnolle


ai Soldati , e al Fifco Imperiale , come appare dalle fue Leg
gi . Nondimeno in parecchi luoghi fotto il gran Coftantino le
Annone de' Tempj Gentilefchi fi affegnarono alle Chieſe , del
la qual natura verifimilmente fu l'Annona , di cui fi parla nel
la furriferita iscrizione .

Due grandi antiche Arche di pietra fi veggono ancora oggi


dì in quella fotterranea Chiefa , che colà dovettero certamen
te effere ftate ripofte prima che la medefima fi riduceffe nello
ftato , in cui fi ritrova , che altrimente ivi non poteanfi introdurre .
Laonde è molto verifimile , che vi efifteffero primachè da Teodolin
da fi riformaffe la Chiefa . In una di effe vi offervai le due lettere P.

X. intrecciate infieme , e incrocicchiantifi , che per effere un


pò corroſe , ſe non con attenzione fi poffono fcoprire . Quefto
monogramma ritrovafi frequentemente fcolpito fulle antiche La
pidi de' Cimiterj , e talora con varj ornamenti di palme , di
circoli , e di corone ,donde io raccolgo , che quell' Arca ab
bia fervito di fepolcro ad alcuno de' noftri primi Criſtiani e

tantopiù dall' efferfi ripofta in quel Luogo , c'indica , che vi


fu fepolto un qualche diftinto perfonaggio o per civile , o per
Ecclefiaftica dignità . Con quel Monogramma voleano eſprime
re i primi Criftiani il nome di Cristo Redentore , del che varj
eſempj ci fi recano degli Autori della Roma fotterranea , Seve
rano ,
91
rano , Bofio , Arringhi , ed altri . Egli è però vero , che alcuni
Eruditi Oltramontani hanno pretefo , che le due lettere P. X.
intrecciate , fiano tuttavia un Geroglifico Gentilefco , adducen
do un' antica medaglia di Tolomeo , fulla quale afferiscono
aver ritrovato quel Monogramma impreffo ; ma abbaſtanza ci
convinfe in contrario Monfignor Domenico Georgi nella fua.
Differtazione de Monogrammate Chrifti Domini . E' un equivo
co altresì il pretendere , che il fuddetto Monogramma fi deb
ba reputare opera de' Gentili , fe unitamente non vi fono im

preffe le due figle A. n . Altre due fimili arche ftanno anco


ra a' piedi del Campanile di Sant' Agata : alcune altre furono
disfatte dai proprietarj , ed altre tagliate , e ridotte , per for
mare la ſcalinata interna della Chiefa Collegiale . In uno di
que' Scaglioni , mentre qualche anno fa , fi è disfatta la detta
fcalinata , per riformarla , vi fi leggevano ancora quefte figle
H. M. H. S. ( hoc monimentum heredes fequitur ) che doveano
effere in feguito a qualche iſcrizione : in un altro H. M. E. N.
S. ( hoc monimentum exteros non fequetur ) Parecchie antiche
Romane medaglie ritrovate parimente a Santià , fi confervano
nell' Archivio del Comune .

Riguardo all' Itumulorum Pago abbiamo diſcorſo nel prece


dente Articolo . Venendo ora al nome particolare di Santià

ſembra , che fi dovrebbe dire , che quefto fia derivativo di Sant'


Agata . Ma parmi troppo violenta l'alterazione . In tutti gli an
tichi Luoghi , i quali ne' tempi di mezzo adottarono il nome
di Sant' Agata , quefto nome fempre fra il Popolo fi confervò ,
e non foffrì alcuna fincope , o diguifamento in quello di San
tià , o in altro fimile . So bensì , che il nome di Santià è pa
rimente proprio di qualche Luogo di regioni barbare . Cornelio

( Diction. Univers. Geograph. Hiftoric. ) rapporta : Santhià , o


Sentina luogo dell
' Amafia nell' Anatolia , dove credefi vi foffe
l'antica Xilene . Si ritrova quefto Luogo ful Mar nero al levan
te di Trebifonda ( Maty Diction. de Holl. 1701. ) Ma però il si
gnor di Peyfonnel colloca Santana bensì ful Mar nero , ma
poco lunge al mezzodì di Teodofia ( Carte des environs du
Dieper , o Boryfthene , & de la Crimée, de la Merde Zabache. A Paris
1765. ) Un Luogo appellato Santantia ei memora Boezio di
Rainaldo , ch' era collocato vicino alla Città dell' Aquila , e
altresì l'acqua di Santantia ( Hiftor. Aquilan. Stanz. 216. 217.
Tom. VI. Antic. Italic. col. 565. ) Con ciò io voglio dire , che
M 2 San
92
Santià mi ſembra piuttoſto derivativo di un noine barbaro . Se nel
tefto di Strabone , dove parla degl' Itumuli , non vi foffe quel
la vafta Laguna , come abbiamo offervato , avreffimo verifimil
mente l'antico nome di Santià . L' efferfi dai Romani chia

mato Vicus Via Longa , non fa , che prima non aveffe un


nome proprio . In una Carta del 1109. ho letto datum in San 1

ta Aghata , feu vulgo Sangtena ; certamente da Sangtena deri


vò ne' Secoli pofteriori l' alterazione del nome in Santià . Ora
io conghietturo , che quefto Borgo foffe poco preffo così de
nominato anche prima di avere il fopranome di Vicus Via
Longa , e il nome di Sant' Agata . Laonde quantunque nelle
Scritture , e in tutti i pubblici Atti dopo la Regina Teodolin
da fi ferviffero del nome di Sant' Agata , però nel Popolo , e
nel parlar comune dovette fempre effere ftato in ufo l'antico
nome , da cui immediatamente derivò quello di Santià . Il no
me di Sangtenum è Celtico . Abbiamo in Piemonte altresì San

tena , e il fiume Sangone , antichiffimi nomi . Sangate un forte


Caftello nell' Inghilterra . Tacito ( Annal. lib. 1. & Hiftor. IV. )
ci rammenta un antico Luogo della Germania nei Gugerni
chiamato Vetera , o fia Vetera Caftra , perchè Augufto ivi accam
pò nella guerra da lui portata contro de' Sigambri , Ufipeti , e
Tendleri ; donde quel Borgo ( oggidì del Ducato Clivenſe ) eb
be il fuddetto fopranome . Pofcia fi chiamò Santen , come con
cordano i Geografi Tedeſchi . Io parimente conghietturo , che

non tanto quefto nome abbia fucceduto al fopranome di Vete


ta , ma poco preffo fia ftato l'antico nome di quel Luogo .
Ma per venire al nome di Sangtena , o Sangtenum , da cui
derivò pofcia quello di Santià , offervo , che quefto nome è Cel
tico , ed è composto da due voci di quella lingua , cicè Sang :
e tunen , O tenum ; l ' una e l'altra fi confervarono preffo i

Germani . Effi ancora dicono Sang il canto , onde Uht- Sang ,


canto prima del giorno , niht-Sang , canto notturno . Tunen
e Tenum fignificano le forti . Tan , la forte Viminale : onde 1

dai Latino- Barbari fi dice Tenus per la forte , o teffera . Que


ſta traslazione dai virgulti alle forti fi è introdotta , perchè i
Celti nel fare le loro forti , fi fervivano dei virgulti divelti
dagli alberi fruttiferi . Quefto coftume è defcritto da Tacito

de German. Laonde il nome di Sangtenum dinotava verifimilmen


te il Luogo del Canto , e delle forti : forfe perchè in effo , come
Luogo principale dagl' Idumuli , vi abitaffero i Cantori , e gli
I
Auguri

1
87
Auguri . Se quefta mia conghiettura fuffifte , fempre più appa
rifce , che gl' Icumuli erano veramente un popolo attaccato
all' eſercizio della fuperftiziofa fua Religione .
L'iscrizione aggiugne Forum fréquentiffimum . Nel furriferito
Diploma di Ottone III. parimente fi chiama Mercatus , cioè
Euopio Forum . Lo era tuttavia fotto i Longobardi , perocchè
Ottone ivi confermò la donazione di Santià colle fteffe prero
gative , che fi trovava avere ne' tempi del primo donatore . Nef
Paghi , e nei Vici propriamente faceanfi quefti Mercati , co
me fi ricava da Fefto in verb. Vici . Per tal ragione a molte

Città , e Luoghi reftò il nome di Forum . Ne' baffi tempi era


più in ufo il dire Mercatus , che però fignificava l'iſteſſo . Così
una carta di Carlo Magno preffo Doublet pag. 708. dice : tam
in Civitates , Vicis , Portis , Pontis publicis , vel reliquas Mer
cadus advenerint . I Mercati fiffi in un giorno della ſettimana
erano in uſo anche preffo gli Antichi > e fon memorati da

Plauto in Perfa Act. 2. fcen. 3. I Re d'Italia , e gl' Impera


dori erano quelli , che folamente concedeano la facoltà a' cer
ti Luoghi di fare codefti Mercati ebdomadarj , e le Fiere in
uno , o più giorni fiffi dell'anno . Che il Mercato di Santià
memorato da Ottone III. foffe antichiffimo , confta parimente
dacchè Carlo Magno nel fuo Codice delle Leggi Longobardi
che Leg. 52. ( Rer. Italic. part. II. Tom . I. ) avea già preſcritto ut
Mercatum in nullo loco haberetur , nifi ubi antiquitus fuit , & legi
timum eſſe debet , cioè inftituito coll' autorità del Principe . Adun
que offerviamo , che le prerogative godute da Santià fotto i
Romani , le confervò parimente ne' baffi tempi .
Finalmente l'ifcrizione dice , che quefto Borgo fi eleggeva
anticamente a Roma dei Patroni tra gli Uomini Confolari .

Questo però non era un gran privilegio , poichè tutte le Colo

nie , le Città focie , e fino le genti ftate vinte in guerra , an


zi tutti i corpi de' Negozianti , e i Collegj degli Artefici fi
I eleggevano in Roma qualche Patrono tra le famiglie Patricie
o Senatorie . L'officio di quefti Patroni era di trattare , e pro
teggere i Negozj de' loro Clienti nel Senato > e nella Città .

Io penfo , che fia ftato un qualche corpo di Negozianti di


quefto antico Borgo , che foffe folito aver de' Patroni in
Roma .

§. 2.

A
$4
S. 2

Libero . Livorno :

Niceforo Callifto ( Lib. XIV. c. 5. ) narra , che quel Coftan


tino , il quale nell'anno 407. aveva ufurpato la dignità Impe
riale ,e in effa fu confermato nell'anno feguente dall' Impera
dore Onorio , nell' anno pofcia 410. dalla Bretagna effendo ap
prodato a Bologna Città maritima della Gallia , radunò i Sol
dati della Gallia , e dell' Aquitania , e fottomiſe tutti gli abi
tatori di queste regioni fino ai monti , che dai Romani fi chia
mano Alpi Cozzie , pofti tra la Gallia, e l'Italia ....... veg
gendo quindi dalla
Coftantino , che ogni cofa tornavagli bene
dignità di Cefare innalzò il fuo figlio Coftante a quella di Au
gufto : e ftabili di paſſare dalle Gallie nell
' Italia . Valicate
adunque le Alpi Cozzie pervenne a Sufa , e quindi a Liberone
( A, Bépave ) Luogo della Liguria . E mentre fi difponeva a tra
gittare il Po , ebbe avviso della morte di Alarico , e fen ritor
no per la stessa ftrada . Concordano coll' ifteffa narrazione di
Niceforo anche Sozomeno lib. VI. c. 11. , e 12. ed Olimpio

doro preffo Fozio pag. 182. Il fatto fi fu , che Onorio aven


do fofpettato , che Allovico ( da Niceforo chiamato Alarico )
Generale delle fue Truppe foffe d'intelligenza col Tiranno Co
ftantino , per levargli que' pochi Paefi , che gli reftavano in

Italia , fece morire il detto Generale . Infatti inteſa da Coftan


tino la morte di Allovico , fubito ripassò le Alpi , e ritornò ad
Arles .

Ora vi è queftione nel determinare il fito di Liberone , per

cui passò Coftantino ; intorno al che tre differenti opinioni vi


fono , ch'io dimoftrerò effere tutte e tre infuffiftenti . Siccome

quivi fi nomina Liberone Luogo della Liguria , alcuni credet

tero , che fi foffe indicato il Luogo di Libarna tra il Po , e l'


Apennino , annoverato tra i Luoghi principali dell' antica Li

guria da Plinio lib. 3. c. 5. da Tolomeo lib. 3. c. 1. , e dall'


Itinerario di Antonino pag. mihi 294. la Tavola Teodofiana,

Pappella Libarnum , ed è collocato in ugual diſtanza tra Ge


nova, e Tortona .

GE
95
GENUA
M.P. XXXVI.
LIBARNUM
M. P. XXXV.
DERTONA

( Tabul. Teod. fegm. III. ) Le rovine di quefto Libarnum fi veg


gono ancora tra Serravalle e Arquà , credute le rovine della
Città chiamata Antilia , che i noftri Scrittori vanamente ricer
cano in varj Luoghi di quefta Regione , e non fi avvidero ,
che Antilia fu un fopranome dato alla Città di Tortona ne'
tempi della decadenza dell' Imperio Romano . Adunque coloro ,
i quali penfarono , che Coftantino fia paflato per quefto Libar
no , o fia Libarna , furono ingannati dalla fomiglianza del no
me con Liberone , e perchè l'uno e l'altro fi dicono collocati

nella Liguria . Ma coftoro non hanno riflettuto , che la Ligu


ria dai tempi di Coftantino il grande fino all' età di queſto
Coftantino Tiranno , non era più l'antica tra il Po , e l'Apen
nino , ma bensì s' intendeva quella , ch'era di là dal Po , cioè
tra la finiftra fponda di quefto fiume , e le Alpi fino all' Ad
dal , come abbiamo dimoftrato nel primo articolo . Tanto più effi
non offervarono , che quefto Coftantino non paffò il Po > ma

dalle Alpi Cozzie pervenne dirittamente a Liberone , e quando


era per paffare il Po , intefa la morte di Allovico , fubito ri
tornò in dietro . Donde fi vede apertamente , quanto s'inganni
chiunque confonde quefto Liberone con quell' antico Libarno .
Il Valefio nelle note a Sozomeno lib. 6. cap. 12. foftituì il
nome di Verona a quello di Liberone ivi parimente nominato
da Sozomeno . Il Muratori altresì ( Annali d'Italia all'anno 410.)
fenza fare alcuna difamina , abbracciò l'errore del Valefio , e da
Sufa fa giugnere Coftantino fin a Verona . Ma avvegnachè il no
me di Liberone foffe ignoto a quei due dotti Scrittori , effi buo
namente l'interpretarono per Verona . Se tutt'altro non c'in

fegnaffe il tefto furriferito di Niceforo , di Sozomeno , e d'Olim


piodoro , un tale abbaglio farebbe più fcufabile . Ma chi mai
infegnò al Valefio , ed al Muratori , che Verona fia ftata nella
Liguria , la quale nella diftribuzione delle Provincie d'Italia fat
ta dal gran Coftantino terminava alla deſtra ſponda dell' Adda ?

Men grave fu l'errore del Cluverio ( Ital. antiq. lib. 1. cap. 23. )
il quale interpretò per Liberone il Luogo oggidì di Viverone col
10
96
locato al Settentrione del Lago di quefto nome , tra Vercelli ,

ed Ivrea , ma affai più vicino a queft' ultima Città . Egli è però


certo , che da Sufa la ftrada militare Romana non paffava pel

Luogo di Viverone : laonde Coftantino certamente non vi paffò .


Convien ricercare il fito di Liberone fu l'antica ftrada Romana
da Sufa a Vercelli .

Sulla via , che da Sufa per Torino riguarda la finiftra

fponda del Po , l'unico luogo , che s'incontra di nome fimile


a Liberone , è quello di Livorno , affai grande , e popolato fulla
ftrada la più frequentata da Torino a Vercelli , fituato alla fini
ftra della Dora Baltea , tra Saluggia , e Santià . Le veſtigie della
ftrada Romana militare fi difcoprono in parecchi Luoghi fituati

preciſamente fulla grande ſtrada fra Torino , e Vercelli , la quale


quantunque fia , come alcune altre , dagli antichi Itinerarj`om
meffa , egli è però certo , che neceffariamente efifteva , dacchè

le Armate Romane ( che ricercavano ſempre di abbreviare le ftra


de ) per andar da Torino a Vercelli , non faceano già il lungo
cammino di quella via militare , la quale è fola fegnata negli Iti
nerarj , da Torino per Ivrea a Vercelli . Viverone neppure è fi
tuato fopra la via militare , che da Ivrea conduceva a Vercelli ,
ma fi ritrova lontano dalla medefima , a pie' delle Colline , che
circondano al Nord il Lago di queſto nome . Intanto la via Ro
mana non paffava lungo la fponda fettentrionale del Lago nel
fito di Viverone , ma al fud di effo Lago , come c'indica il Luo

go di Settimo Roero ( diſcoſto circa quattro miglia da Viverone)


chiamato anticamente ad Septimum , perchè appunto era fitua
to fulla via militare , fette miglia Romani lunge da Ivrea , che

oggidì fono V. Laonde il fito di Livorno è l'unico Luogo , che


convenga all'antico Liberone , col qual nome ritiene ancora qual
che fomiglianza . Dal contefto de' ſurriferiti antichi Storici fi de

duce , che poco oltre Liberone paffò Coftantino , dacche effi non
ci rammentano più alcun Luogo , per cui in appreffo fia paſſato .
Ma effendo in punto di tragittare il Po , ricevette la nuova della
morte di Allovico , e fen ritorno fubito per l'iſteſſa ſtrada , donde

era partito .

§. z.
97
D. 3.

Cefte. Rigomagus.

L'antica ſtrada militare Romana fegnata nell' Itinerario Bur

degalenfe , o fia Gerofolimitano da Torino a Pavia ( pag. mihi


556. ) è queſta .

CIVITAS TAURINIS. X.
MUTATIO AD DECIMUM. XII.
MANSIO QUADRATIS. XI.
MUTATIO CESTE . VIIL
MANSIO RIGOMAGO. X.
MUTATIO AD MEDIAS. XIII.
MUTATIO AD COTTIAS. XII.
MANSIO LAUMELLO. XII.
MUTATIO DURIIS. VIII.
CIVITAS TICENO.

La diſtanza dalla Manfione di Quadrate alla mutazione di Cefte


era adunque di XI. miglia Romani . Il Cluverio ( loc. cit. )
conghietturò , che Cefte fia ftato nel fito di Palazzolo oggidì ,
Luogo non molto lontano da Trino . Un moderno Scrittore

ripone Cefte nel fito di Fontaneto , Terra collocata alquanto


più al ponente di Palazzolo . Ma contuttocciò non cade la
mutazione di Cefte tanto oltre . La mifura dei miglia Romani
ſegnata nell' Itinerario porta quel Luogocirca il fito , in cui
oggidì evvi la Terra di San Gennuario preffo il Po . Di là dal
fiume paffarono pofcia i Ceftini a ſtabilirvifi , e perciò ful colle
alla deftra fponda del Po vi fi conferva tuttavia il nome di
Monceftino.
Da Cefte alla Manfione di Rigomago fegna l' Itinerario mi

glia VIII. Cluverio , Holftenio , Briezio , Cellario , e parecchi


altri ricercano il Luogo di Rigomago nel fito di Trino og
gidì . Il loro abbaglio non è molto grave . Bensì graviffimo è l' er
rore del dotto P. Beretta ( loc. cit. p. 163. n. 63. e 64. ) , il quale
s'immaginò , che non bene abbiano confiderato l' Itinerario di An

tonino coloro , i quali ripongono Rigomago alla finiftra fponda.


N del
98
del Po ( trans Padum ) . Ma coi.fta troppo chiaramente dall
Itinerario di Antonino > e Gerofolimitano > che la ftrada
militare Romana da Pavia a Torino era alla finiftra del Po .

Sul principio del fefto Secolo era tuttavia l'ifteffa . Ennodio


Vefcovo di Pavia paſsò per codefta ftrada da Pavia a Torino ; ci
numerò i fiumi , che interfeccano la medefima , però con ordi
ne inverfo , perchè il metro così efigeva ( Carm. lib. 1. ·

Duria nam feffis , Torrens vel Stura , vel Orgus .

Cioè la Sefia , la Dora Baltea , l'Orgo , e la Stura . Se Ennodio


fofle partito da Milano , ci avrebbe defcritto anche il Tefino "
ma effendo egli partito da Pavia , paffò quel fiume ful ponte ,
che dagli Storici di quella Città fi dice fabbricato fin dall'anno
di Cristo 253. Avrebbe ommeffo Ennodio la Gogna , il Malone ,
e la piccol Dora , ma fi vede , ch'egli ha voluto accennare
folamente i fiumi più ragguardevoli , che interfeccano quella
ftrada .

Crede pertanto il Beretta , che l'antico Rigomago foffe nel


fito di Rinco oggidì , luogo lontano dal Po , e diftante fola
mente nove miglia al fettentrione di Afti . Sulla fede del Beret

ta l'ifteffa opinione fu pofcia adottata dal Veffelingio nelle fue


note all' Itinerario di Antonino pag. mihi 340.. Ma il Beretta
fu dottamente confutato dal signor Teologo Andrea Irico ( Hi
ftoria Tridini ) . Tra le altre ragioni adduffe il signor Irico , che
il nome di Rigomagus , come ha dimostrato il Cluverio ( Ger
man. antiq. lib. 1. c. 7. ) indica un luogo pofto alla fponda di
un qualche fiume , avvegnacchè la parola Magus , o Magum
preffo i Celti era una particola adjettizia ai Luoghi fituati
lungo un fiume . Se ciò foffe incontraſtabile , baſtava queſta ra
gione a diftrurre il fiftema del Beretta per rapporto a Rinco >
Luogo affai difcofto dal Po > e da altri fiumi . Ma il signor

Simone Pelloutier ( Hiftoire des Celtes liv. 1. c. 15. ) pretende , che


il Cluverio fi fia ingannato , e che la terminazione Celtica Mag
fignifichi un'abitazione , o una Città . Laonde fpiega Rigoma
gus , Rich-Mag , una Città opulenta , Bodincomagus ( altrimenti
Induftria ) una Città fituata alla fponda del Po detto Bodinco
dai Liguri . Così pure Vindomagus , Vin-Mag , una Città, preffo
cui il Popolo avea vinto una battaglia . Certamente i Tedeſchi
danno il nome di Winfeldt , alla pianura , in cui Varo fu fconfitto .
Con tuttociò fi può dubitare , fe il signor Pelloutier abbia dato
nel
99

nel fegno . Mi pare molto più verifimile , che la voce Magus


per fe fteffa fignifichi un agro , o un campo . Infatti i Britanni
appellavano il Dio Termine Cad-Magon , confervatore delle cam
pagne da Cadw confervare . Bochart ( in Orig. Gall. pag. 44. )
crede , che Magus fia una voce Punica , o Fenicia , e che fi
gnifichi un Borgo , o una abitazione . Ma quefte fono le folite vi
fioni di quell' Erudito .

Contuttociò il fito di Rigomago dovrebbe dirfi collocato pref


fo a cinque miglia Romani al levante di Trino oggidì ; percioc
chè Trino è diftante da Torino XXV. miglia di Piemonte: Rigo
mago era da Torino XLI. miglia Romani . I miglia di Piemon
te coi miglia Romani fono come 6. e un terzo a 9 .; così Rigo

mago farebbe diftante da Torino 28. miglia e mezzo di Piemon


te . Adunque Rigomago farebbe diſcoſto dal moderno Trino circa
3. e mezzo al Levante lungo il Po . Ma ficcome offervo , che
i miglia di Piemonte non fono fempre di una ugual lunghezza,

e dal fiume Orgo andando a Levante incominciano effere più


brevi , e quafi mifurati fu i miglia comuni d'Italia , perciò fi
può credere , che Rigomago foffe collocato poco preffo nel fito
di Trino vecchio . La fondazione del moderno Trino fi riferiſce

ai Vercellefi , come fi ricava dai libri de' Bifcioni . Monfignor


della Chiefa ( Cor. Real. part. 1. pag. 253. ) avverte , che Trino ,
ed altre Città , e Borghi del Piemonte contano i loro anni dal

mille in quà . Nulla pertanto ha che fare Rigomago col moder


no Trino .

Chi pofcia fuppone , che Rigomago fia fondato da Bellovefo ,


deve offervare , che Bellovefo con i fuoi Galli punto non fi fermò
di quà dal Ticino , ma dirittamente pafsò oltre a prefentar batta
glia agli Etrufci , che di là l' afpettavano ; fconfitti i quali , egli
fi ftabili nell' Infubria ( Livio lib . 5. ) . Le Città , e i Luoghi più
antichi di quà dal Ticino , i Celtici nomi de' quali ci dimoftrano ,
che i loro Autori furono Celti , fon tutti fondati dai Sallyi Li
guri difcefi in Italia dopo Bellovefo . La favola , che Trino foffe
Triria tra il Po , e l'Apennino , o fia Iria (Voghera oggidì ) ram
mentata anche dal Chiefa ( loc . cit. pag. 194. ) è tanto inetta ,
che non merita confutazione .

Nz
.§4
100

D. 4.

Ad Medias. Cuttia. Laumellum. Ad Duas Columnas.

Nell' Itinerario di Antonino vi è notato un luogo col nome

di Carcantia in altri efemplari fi legge Carantia , in altri


Garantiæ , e in alcuni Carbantia . La fomiglianza di quefto no
me con quello appellato oggidì la Grangia , collocato verfo
il confluente della Sefia nel Po , fece credere al Cluverio , che

quefto foffe il fito di Carbantia . Quindi foggiunfe , che il cammi


no fegnato dall' Itinerario comprova la fua opinione , perchè Ga
rantia , o Carbantia deve effère l'ifteffo luogo , che nell' Iti
nerario Burdegalenfe fi chiama Ad Medias . Abbiamo offervato ,
che l' Itinerario Burdegalenfe colloca la mutazione ad Medias.
tra Rigomago , e ad Cottias fulla ftrada militare , che conduce a
Pavia . Ora l
' Itinerario di Antonino , che non nominò tanti.
luoghi fulle ftrade Romane , come fece quello di Burdegal , de
fcrive così il cammino da Pavia a Quadrate ( pag. miki 340, ) .

TICINUM XXII.
LAUMELLUM XXII.
COTTIAE XXIII..
CARBANTIA XII.
RIGOMAGO XII..
QUADRATIS XV.
X
L'effere collocato tanto il luogo di Carbantia , quanto quello
Ad Medias nell' uno , e nell' altro Itinerario tra Rigomago , e

Cottia , fembra , che fi poffano confondere Carbantia con ad:


Medias . Ma fi deve però offervare , che le diſtanze fegnate dai
due Itinerarj da Pavia a Quadrata non fono uguali ; quello di

Burdegal conta LXXIV. miglia Romani , quello di Antonino


CVI. Adunque l'Itinerario di Antonino non defcriffe l'ifteffa
via militare , ch' ivi defcrive quello di Burdegal . Infatti fecon
do il primo da Cottie a Carbantia vi fono miglia XXIII. , fecondo
l'altro da Cottie Ad Medias ve ne fono XIII. Il fito di Car

bantia non conviene alla Grangia , ma tanto quefto , che il


luogo ad Medias convengono piuttoſto a Villanuova collocata
circa due miglia al ponente della Grangia . La ſtrada ivi de
fcritta
ΤΟῚ

fcritta dall' Itinerario di Antonino dovea declinare più dentro


il Territorio Vercellefe , e perciò riufciva più lunga , e fecon
do la medefima fegnò le diſtanze de' luoghi , per gli quali

paffava . Sulla ftrada defcritta dall' Itinerario Burdegalenfe tre


dici miglia al levante di Ad Medias v'era il luogo chiamato
Ad Cottias > cioè Cutia , o fia Cuttia , rammentato anche da

Strabone lib. 4. in quefto Territorio . Il fito della Terra oggi

di appellata Cozzo , collocata quafi alla metà della ſtrada tra


Vercelli , e Lomello , affatto conviene all' antico luogo di
Cuttia .

Il più celebre di tutti i fuddetti antichi luoghi è fempre ftato

Laumellum Oppidum memorato dagl' Itinerarj , e da Tolomeo


nell' Agro Vercellefe ( Lomello , e Lumello ) XII . miglia Ro
mani diftante all' Oriente di Cuttia , e preffo a XX. di quà da
Pavia , collocato fu l'antica strada militare , e fu luogo di

Manfione . Vien rammentato parimente da Marcellino lib. 15 .


In alcuni esemplari di Tolomeo in vece di AzúμMov , fcorretta
mente fi fcriffe rausov. Jacopo Gaftaldo cattivo Commenta
tore di Tolomeo > pofe in margine al Laumellum di quefto

Geografo Biella oggidì . Senza punto riflettere , che gl' Itine


rarj fegnano apertamente Lomello fulla via Romana verfo il
Tefino vi furono altresì alcuni Lefficograffi così inetti , i

quali fu l'efempio del Gastaldo interpretarono Laumellum per


Biella . E' fcufabile almeno fu quefto riguardo Carlantonio Co

da ( Riftretto del fito , e qualità della Città di Biella , e fua


Provincia . Stampato in Torino nell' anno 1657. ) , il quale
dall' altrui errore fu autorizzato a dare anche il nome di Lau
melium alla fua Patria , dopo averle già attribuito altri anti
chi nomi di Città , e di luoghi , tantochè conftituì Biella la

Città matrice di parecchie Città Tranfpadane . Non v'è co


fa più ftravagante del libro di quefto inettiffimo Storiografo .
Lomello fu anche ne' baffi tempi un groffo , ed infigne . Borgo :
ma fu poi diftrutto dai Milanefi ' anno
nell 1214 .. Si denomi
na tuttavia Lomellina il tratto di Paefe fituato tra il fiume

Tefino , e il torrente Gogna . Sino a Lomello venne la celebre


Regina Teodolinda ad incontrare Agilolfo Duca di Torino , e
quivi fi dichiarò , ch' ella lo eleggeva fuo marito , e Re de
Longobardi .
L'ultimo antico luogo del Vercellefe collocato verfo Pavia ,
è quello 2 che dagl' Itinerarj è noverato tra Lomello , ed il
Tefino
102

Tefino appellato ad Duas Columnas . Verifimilmente quefto fu


l'ifteffo Luogo , che dall' Itinerario Gerofolomitano vien detto
1
Duria , o fia Durii , come dal tratto , e dagl' intervalli del
cammino fi ricava . Laonde quel Luogo fu nel fito di Dorno

oggidì , che ritiene tuttavia qualche traccia dell'antico nome ,


come piace anche al Cluverio . Gaudenzio Merula ( loc. cit. )
conghietturò , che il Luogo ad Duas Columnas foffe nel fito di

Gambaloto , due miglia al meriggio di Vergemino , dove gli


Sforza Duchi di Milano aveano una Villa di delizie , ma non

adduffe i motivi di quefta fua opinione . Ammiano Marcellino


( lib. 15. c. 8. ) Scrive così , nominando quel Luogo ad Duas
Columnas , che anticamente doveva effere affai nobile . Deinde

diebus paucis ( ciò fu l'anno di Crifto 355. ) Helena Virgine


Conftantii forore eidem Cæfari ( Juliano ) jugali phædere copula
ta , paratifque univerfis , quæ maturitas proficifcendi pofcebat ,
comitatu parvo fufcepto ( cioè coll' accompagnamento di 360 .
Soldati , come infegna Zozimo lib. 3. ) Kal . Decembribus egref
fus eft , deductufque ab Augufto ad ufque locum Duabus Colum
nis infignem , qui Laumellum interjacet , ac Ticinum , itineribus
rectis Taurinos pervenit . Il Valefio nelle fue note a Marcellino
( loc. cit. pag. 95. ) per rapporto al Luogo ad Duas Columnas

fcrive , videtur intelligi Mutatio , quæ Duriæ a duobus ejus no


minis fluviis dicebatur . Ma chiunque fa , quanto le due Dore
fieno lontane dalla Lomellina , e che perciò il Luogo chiama
to Duria , non poteva mai effere denominato da quei due
fiumi , comprenderà altresì , che il Valefio ha fcritto ciò a cafo ,
e ſenza conofcere il fito del Luogo , di cui parlava . Il nome

di Duria , o Dura è Celtico . Nella Spagna ci ricorda Strabo


ne lib. 3. un fiume di quefto nome , che fcorreva per la regio
ne de' Vezioni , e de ' Vaccei . Il nome Celtico Dur fignifica
va un' entrata , un' apertura , la qual fignificazione fi confervò
ancora nella Lingua Tedeſca . Così la Dora Baltea fi apre la
Arada a ſcorrere tra le Montagne de' Salafſi , ed entra poi tra
le fauci della loro Valle , coficchè difotto ad Ivrea fi fcarica

nella pianura . Dividurum fignificava preffo i Celti i confluenti


di due fiumi . Così i Boj per aprirfi l'entrata nel Norico , fon
darono , oppure occuparono una Città , che perciò chiamaronla
Bojodurum , l'entrata de' Boj .

§. 5.
103
§. 5.

Campi Raudii .

Molte Queftioni vi fono fra gli Eruditi , nel determinare il


fito dei Celebri Campi Raudii , ne' quali i Cimbri furono de
bellati da Mario , e da Catulo ( anno di Roma 652. ) Orofio
lib. 5. c. 16. narra , che CXL . millia eorum ( Cimbrorum ) tunc
in bello cafa , LX. miliia capta dicuntur . Lo fteffo rafferma.
Eutropio lib. V. computati però anche i fuggitivi nei cento
quarantamila ucciſi . L' Abbreviatore di Livio lib . 68. circa il nu
mero de' Cimbri uccifi , e prefi in guerra concorda parimente con
Orofio . Ora convien ricercare , per qual parte delle Alpi fiano
difcefi i Cimbri nell' Italia , e in qual Territorio fia poi fegui
ta quella fanguinofa azione .
Narra l' Abbreviatore di Livio loc. cit. Cimbri repulſo ab Al
pibus, fugatoque Q. Catulo Procunfule , qui fauces Alpium obfe
derat , & ad flumen Athefim Caftellum editum infederat , relique
ratque , ubi virtute fua explicata , fugientem Proconfulem , exerci
tumque profequuti , in Italiam traieciffent , junctis ejufdem Catuli ,
& C. Marii exercitibus , prælio vitti funt ab eis ec. Valerio Maffi
mo lib. 5. c. 8. Romanos apud Athefim flumen impetum Cimbro
rum fuftinere minime potuiffe ec. Floro lib. 3. cap. 3. Cimbri . . . .
Tridentinis jugis in Italiam provoluti ruina defcenderant . Athe
fim flumen non ponte , noc navibus ec.. Adunque i fuddetti Au
tori concordano che per le Alpi Trentine difcefero i Cimbri

Tanto baftò , perchè il Sigonio , il Panvinio , il Pighio , il Til


lemont , il Marchefe Maffei , e parecchi altri ftabiliffero , che
nel Territorio Veronefe preffo il fiume Adige fi diede quella bat
taglia . Anzi i Veronefi per maggiormente provare , che la fcon-"
fitta de' Cimbri feguì nel loro Territorio , fi fono fondati ſɔpra una
Lapida efprimente la ftrage de' fuddetti , la quale però è notoria
mente conofciuta per falfa , non men di quella , che intorno al
medefimo fatto ritrovoffi ad Intra Luogo preffo il Lago maggiore .
Ma difaminiamo qual cafo debba farfi dell' autorità di quegli
antichi Scrittori intorno a quefta controverfia . L' autorità de' me
defimi fi riduce ad un fol teftimonio , perchè uno narrò l
' iſteſſa
cofa fulla fede dell' altro . L' Abbreviatore di Livio , e Valerio
Maffimo fembrano favorire i Veronefi , perchè parlano del
fiume Adige ; Floro quindi aggiunfe , che dalle Alpi di Trento
cala
104
calarono i Cimbri , perchè da quelle Alpi difcen de l' Adige . Si
diparte pofcia dagli altri Scrittori , e più non favorisce i Vero
nefi , ma fa paffar l' Adige ai Cimbri , e li trafporta nella Ve
nezia , dove la mollezza di quell'aria , e l'ufo de' nuovi cibi ,
fecero illanguidire la coloro robuftezza ; in quello ftato Mario
gli attaccò , e li vinfe in patentiffimo , quem Raudium vocant ,
Campo . In altre edizioni in vece di Raudium vi è Caudium . Con
vien correggere in Floro il numero de' Cimbri uccifi , millia inde

adfexaginta , e in altre edizioni ad XL . ceciderunt , cioè fi legga


millia inde centum quadraginta ceciderunt , come in alcuni an
tichi Codici leffe il Sigonio , e come convengono gli altri Scrit

tori . Intanto io dimando , dove nella Venezia fi ritrovi quel


Campo Raudio .

Vellejo Patercolo lib. 2. narra quell' azione così : Quindo


( Confulatu ) in Campis , quibus nomen erat Raudis › ipfe

Conful Marius ) & proconful Q. Lutatius Catulus fortuna


tiffimo decertavere prælio . Cæfa funt , aut capta amplius

C. M. hominum . Aurelio Vittore ( de Vir. Illuftr. in C. Mario


patre ) in proximum annum Conful ultro factus , Teutones
in Gallias apud Aquas Sextias , Cimbros in Italia in Campo
Raudio vicit . Convengono adunque , che la Battaglia fu data
nei Campi Raudii . Vellejo , e Vittore nulla aggiunsero , per
indicare il fito di quefti Campi , il che dimoftra , che a' loro
tempi non erano tanto ignoti . Plutarco ( in Mario ) fissò il

fito di quefto Luogo preffo Vercelli ( To Пepi Bepxxxas ) Ricer


chiamo pertanto , fe nel Vercellefe vi fia qualche memoria di
quefti Campi .
Cluverio , e Cellario penfano , che quei Campi Raudii foffe
ro nella Campagna di Robbio , Luogo fituato tra Vercelli , e
Novara , ma verfo mezzodi , quefto Luogo chiamavafi antica
mente Raudio , e Raudo . Fu ne' baffi tempi munito di un forte
Caftello , alla cui conquista afpiravano i Pavefi , e loro final
mente riuſcì di torglierlo ai Vercellefi . Martino Avogadro Ve
fcovo di Vercelli lo ricuperò pofcia nell' anno 1245. Robbie
fino dall'anno 908. fu tenuto da Magnezio Vefcovo di Ver
celli in titolo di Signoria , e quindi fu trafmeffo a Gioffredo
Langofco amico dei Visconti , e perciò Capitano de' Forufciti
dello Stato di Milano contro de' Torriani ( Bifcioni Vercellefi )
Parimente andando verfo fettentrione noi ritroviamo nelle vi

cinanze di Gattinara un antico Caftello detto Rade , e Raude .


Carlo
105
Carlo Craffo lo cedette nell'anno 882. a Liutvardo Vefcovo

di Vercelli , e Ottone III . nel fovracitato fuo Diploma delP


anno 999. lo confermò alla Chiefa Vercellefe : confirmamus
S. Mariam in Rade , quæ dicitur Monafterium , cum fua perti
nentia &c. Ora ritornandofi verfo mezzodì , cinque miglia da

Vercelli preffo Biandrate ritroviamo nuovi indizi de ' Campi Rau


dii , oggidì volgarmente Prati Rò : difcofto poco più di cinque
miglia v'è il Luogo di Candio , o Candia ( Candium ) che
ancora ne' mezzani tempi Caudium fi appellava , fendofi poi in
trodotta la lieve mutazione della u nella n . Laonde ftabbene

anche la lezione di quegli Scrittori , i quali invece di Raudium


fcriffero Caudium . Adunque da fettentrione a mezzodì abbiamo
una vafta pianura eftefa per più di xx. miglia in lunghezza , in
parecchi luoghi della quale vi fi confervarono notiffime traccie
degli antichi Campi Raudii . Di quì fi ricava , che antica
mente tutta questa pianura fi appellava Campo Raudio 0
Campi Raudii .
Fra tutti gli antichi Scrittori , i quali parlarono della Battaglia
de' Romani contro de' Cimbri , niuno più diffusamente , e con
tante notabili circostanze di fatto la defcriffe , come fece Plutarco
loc. cit. Egli traffe la fua narrazione da ciò , che avea lafciato
fcritto un certo Silla , il quale fi ritrovò nel Campo de ' Romani
in occafione di quel conflitto , ed egli fteffo avea combattuto
contro de' Cimbri . Perciò Plutarco nella fua defcrizione di tanto
in tanto adduce il teftimonio di Silla . Ciò dovrebbe abbaſtanza

far conoſcere , che l'autorità di Plutarco in queſto caſo è fupe

riore a quella di tutti gli altri Scrittori , i quali non fecero ,


che brevemente accennare la Vittoria de' Romani .

Il Proconfolo Catulo fu il primo , che s'inviò col fuo Esercito,


per impedire ai Cimbri il paffaggio delle Alpi . Perciò fi portò al
Fiume Atifone , dove fermandovifi , atteſe a munire que ' luoghi,
che poteano dar adito ai nimici ; e gettò un Ponte fovra il
Fiume , per potere a tempo foccorrere quelli , ch'erano oltre •
I Cimbri occupavano già le altezze de' Monti , e da' quei preci
pizj fi dirupavano ; e poichè piantarono il loro Campo preffo il
Fiume , demolivano a guifa di Giganti le vicine Collinette ,
ed alberi , e faffi , e mucchj di terra portavano nel fiume , per
divertirne il fuo corfo , ed altresì per rompere il ponte de' Ro

mani , i quali atterriti abbandonarono il loro campo . I Barbari


paffarono allora l'Atifone , occuparono gli fteccati de ' Romani ,
O e po
106
e pofcia fcorfero faccheggiando le vicine campagne , le quali
non erano munite di alcun prefidio . Così Plutarco .
L' Abbreviatore di Livio parimente accennò * che Catulo

fauces Alpium obfederat , & ad flumen Athefim Caftellum edi


tum infederat . La differenza fi è , che Plutarco nomina fem

pre il Fiume Atifone , e gli altri Scrittori fortituirono l'Adige .


L'Atifone , che oggidì l
' Atofa , e Tofa , e ' Atòs fi appella
l
nafce nelle Alpi Pennine , fcorre per la Valle d' Offſola , ed en
tra finalmente nel Lago Maggiore . Ma i medefimi Scrittori , i

quali invece dell' Atifone ripongono l'Adige , convengono poi ,


che la Battaglia fi diede nei Campi Raudii . Ora dove mai vi
è qualche memoria di quefti Campi nelle vicinanze dell'Adige ?
Di qui fi ritrae , ch'effi ignorando qual foffe il Fiume Atifone
( certamente affai poco noto ) l'interpetrarono per l'Adige
6
Fiume notiffimo . Anzi a riſerva di Floro , io penfo piuttoſto
che i medefimi Storici abbiano veramente fcritto Athifone , ma
che i loro Copifti lo cambiaffero nell' Adige ; ficcome in varj
efemplari di Floro , e di Sefto Aurelio Vittore fcriffero Clau
dius Campus in vece di Raudius , Candius , o Caudius . Parec 1
chi efempj vi fono di fiffatte mutazioni , e noi vidimo dinanzi S
che il Valefio , e il Muratori cambiarono parimente il nome
di Liberone in Verona , perchè ignoravano quel primo nome .
Ma che più ? quantunque Plutarco efpreffamente nomini più
volte il Fiume Aro , non dimeno Xilandro , non conofcen
Ατίσωνα ,
do quel Fiume , nella fua traduzione vi foftituì Athefin .
Difcefero adunque i Cimbri nell' Italia per le Alpi , che fi

chiamano di Domo d' Offola ( Ofcela antichiflimo , e principa


le Luogo de' Leponzj , malamente da Tolomeo confufo coll ?

Ocelum delle Alpi Cozzie ) e pofero il loro campo al fiume


Atifone ( Tov 'Arora mora ) così avea già penfato anche Gero
lamo Perbono ( lib . xvI . Ovviliarum ) Io confidero il reſto

della narrazione di Plutarco , perchè tutto combina in favore


de' Vercellefi . Giunfe Mario ad unirfi a Catulo , e chiamò dalle
Gallie le Legioni , colle quali avea dinanzi debellato i Teu

toni . Dopo diverſe circostanze narrate da Plutarco foggiungne


quefto graviffimo Scrittore , che ſtabilito il giorno della Batta
glia fra i Cimbri , e i Romani , Mario fece cofa grata ai Cim
bri , con difcendere nel terzo giorno nella pianura preffo Ver

celli . Imperciocchè quefto Luogo era molto opportuno alla Ca


xalleria Romana, ed altresì alla giattanza della moltitudine de
Cim
107
Cimbri . Defcrive Plutarco , come fi era appoftatol' Efercito Romano

fecondo ciò , che n' avea fcritto Silla , il quale fi ritrovò preſen
te in quella Battaglia . Io non intendo , come queſta così pre
cifa teftimonianza poffa laſciar luogo a controverfie . La pia
nura memorata da Plutarco preffo Vercelli di là dalla Sefia è

affai vaſta . In effa conſervaſi tuttavia il nome de' Campi Raudii ,


come offervammo . Tutti gli antichi Scrittori convengono, che nei

Campi Raudii furono fconfitti i Cimbri . Adunque tutto l'ab


baglio provenne da quelli , che all' Atifone foftituirono l'Adige .
Questo errore induffe poi Floro a credere , che i Cimbri fof
fero difcefi pel giogo di Trento , ed ampliando fempre più il
fuo errore , trasportò quindì i Cimbri nella Venezia nel Campo
Raudio , il che è fempre più maraviglioſo .
Conviene adeffo ricercare nella vafta pianura de' Campi Rau
dii il fito della Battaglia . Plutarco lo ripone indiſtintamente ,
preſſo Vercelli altri Scrittori in vece di Raudium ripongono
Caudium , o Candium : Eufebio ( in Chronico ) fiffa quefto

fatto vicino al Po : Adunque il fito dell'azione deve effere


ftato in quella parte de' Campi Raudii > che fi appreffa a

Caudium , o Candium , Luogo non molto difcofto da Vercelli


e dal Po . V'è chi pensò , che i Cimbri fieno ftati sconfitti

nelle vicinanze di Trino , fia perchè Eufebio ftabilisce quell'


azione vicino al Po , fia perchè a lui ſembra di ritrovare qual
che traccia del nome de' Campi Raudii , come il luogo di
Robella , anticamente Rhaudella , e il luogo appellato Rauci
dus nel lodato Diploma di Ottone III.; ma non appariſce

che i Cimbri , e i Romani diſceſi nella pianura vicino a Ver

celli , paffaffero la Sefia . Inoltre in queſta maniera anche i Ve


ronefi , e i Veneziani ritroveranno con che appoggiare il loro

partito fulla fomiglianza di qualche nome , per trafportare nel lor


Paefe il luogo di quell'azione , quando tuttavia ne foffero vaghi .
In confronto di quanto finora offervammo > neffun cafo

io faccio dell' autorità di Claudiano ( Carm. de bell. Got. ) il


quale nella Campagna di Pollenza ( Pollentia già Municipio
de' Romani , come fi raccoglie da Svetonio in Tiberio cap. 37.
collocata alla finiftra fponda del Tanaro di quà da Cherafco
dove Stilicone fconfiffe Alarico Re de' Goti , foggiunge al
tresì , che nell' ifteffo Luogo i Cimbri erano ftati debellati da
Mario . Claudiano è folo a così opinare ; ma oltre che neffuno
degli antichi Scrittori ci fa fapere , che i Cimbri abbiano paf
0 2 fato
108
che Claudiano
fato il Po , è facile parimente lo fcorgere ,
in quel fuo Poema , e nel Panegirico de Sexto Confulatu Ho
norii , adulava Stilicone con troppo foverchie lodi . Egli è
certo , che Stilicone vinfe i Goti preffo Pollenzo , poichè Au
tori contemporanei cel raffermano , ma convien credere , che
nel ritirarfi , abbia ricevuto dai Goti qualche fconfitta . Gior

nande , o fia Giordano ( de Rebus Geticis ) niega quella Vit


toria di Stilicone , dicendo , Stilico ad Pollentiam in Alpibus
Cottiis locatam dolofe accedens , nihilque mali fufpicantibus
Ghotis , ad necem totius Italiæ , fuamque deformitatem ruit in
bellum . Nella Storia Mifcella v'è qualche coſa di confimile : fu

per lo meno luttuofa la Vittoria di Stilicone , e certamente non


meritava diriscuotere tanti elogj da Claudiano . Erra però Caf
fiodorio ( in Chronico ) dicendo , che Stilicone fu fconfitto dai
Goti preffo Pollenzo : così errò Claudiano nell'efempio addotto ,
per adulare Stilicone eſempio nato o dall' entuſiaſmo di quel
Poeta , o da qualche volgare diceria . Nè convien ſupporre >
che i Cimbri foffero difcefi dalle Alpi Maritime in Italia e

perciò fenza paffare il Po , abbiano combattuto a Pollenzo , per


chè una tal fuppofizione farebbe troppo gratuita , e inoltre fe
ciò fofe ftato , i Cimbri avrebbero faputo la fconfitta dei Teu
toni loro amici avuta nelle Gallie , in vece che in Italia effi

attendevano i Teutoni , e fi maravigliavano del loro indugio


feppur non fingevano d' ignorarla.; ma ad ogni modo non

avrebbero potuto diffimularla così apertamente . In fomma con


verrebbe rinunciare al precifo teftimonio di uno Scrittore con
temporaneo , come fu Silla citato da Plutarco , per credere ad
1
un adulatore nato parecchi fecoli dopo , e che di paffaggio

accennò quel fatto .


E' bensì più verifimile , che fi parli di un Medico della no
ftra Pollenza in una lapida rapportata dal Fabretti ( Infcript.

cap. V.
V. pag. 376. )
M. LICINIUS
PHILOMUSUS
MEDICUS POLLENTINUS ..

Vi fù parimente una Pollentia nel Piceno Mediterraneo C


Pollentini altresì chiamavanfi gli abitanti . Nel Piceno littorale
.
vi fu la Città di Potentia , che fcorrettamente fi fcrive Polentia

nella Tavola Itineraria , e in qualche Libro di Livio ; però i


Luoi
10g

fuoi Coloni fi chiamarono fempre Potentini . Bensì i Cittadini


della noftra Pollentia fi appellavano Pollentini , e quindi Pol
lentinus Saltus preffo Stazio Sylvar. lib. 2. carm. V. , la Selva
irrigata dal Fiúme Urbs ( Orba ) la Lana Pollentina celebrata
da parecchi antichi Scrittori , che deefi riferire alla noftra Pol
lentia , come confta da Silio Italico lib. VIII .
Vercella , fufcique ferax Pollentia Villi .
donde fi vede , ch' egli parla di questa parte dell'Italia Subal
pina . Ma efpreffamente ce ne afſicura Plinio lib. 8. c. 48. Hif
pania nigri velleris præcipuas habet . Pollentia juxta Alpes
cani .

Sarebbe anche da vederfi , ſe fi parli della noftra Pollentia


in quella elegantiflima ifcrizione in metro elegiaco , che il ce
lebre P. Paciaudi traffe già da un marmo del muſeo Paffionei
di Frascati , e poi fu anche pubblicata dal dotto P. Bonada
( Anthologia , feu Collectio omnium Infcriptionum poeticarum :
&c. clafs. 1x. Tom . II . pag. 372. ) in quella ifcrizione fatta
dal Padrone al fuo Servo > s'induce l'ifteffo Servo a par
lare :

Noftros nam cineres Pollentia Sæva fubegit .


Di qui fi vede , che le ceneri di quefto Servo erano fepofte

a Pollenza , ed il Padrone ( M. Cerelio Smaragdiano ) gli ereffe


nella fua Villa quel cenotafio . Certamente non fi può inten
dere della Potentia del Piceno Littorale , i cui Coloni fi chia

mavano Potentini : nemmeno di quella dell' Ifola di Majorica ,


che n'era troppo lunge . I dubbio cade tra la Pollentia del

Piceno Miditerraneo , e la noftra . Il fofpetto del P. Bonada ,


che per Pollentia fiafi forfe intefo nell' iſcrizione la Dea Nemefi,

il culto della quale era antichiffimo nel Lazio ( il Gori nel

Mufeo Etrufco ) non mi ſembra molto verifimile ; fia perchè


non fi potrebbe fpiegare il verfo , che fi riferisce a Pollentia
Eft & ibi tumulus , nomen , & Ara mihi .
fia perchè il dare il nome di Pollentia a Nemefi non è co
mune .

S'ingannò il Muratori ( Annal. d'Ital. an. 302. ) dicendo di


Pollenza Città della Liguria , di cui oggidì neppure appariscono.
le veftigia nel Monferrato . Quefta Città non è altrimenti neb
Monferrato , ma nell'alto Piemonte , e parecchie fono le anti-,
che veftigie della medefima il cui nome vien tuttavia confer
vato nel fito di Pollenzo cofpicua Terra oggidì .
§. 6..
110

Ø. 6.

Degli antichi Luoghi del Vercellese fit uati


al Nordeft .

Abbiamo già offervato ( Artic. 2. ) qualche antico Luogo


del Vercellefe collocato nelle montagne , o alle falde di effe
i
verfo il Nordoveft , ora tirando verfo il Nordeft , non ritro
vo fu quelle Alpi antichi memorabili Luoghi ; bensì alcuno ve
n'ha al piede delle medefime , e nelle Valli , e Colline adia
centi . Vi fi veggono le veftigia di un antico Caſtello , con al
cuni avanzi degli archi di un acquidotto fovra uno fcofceſo
colle , che domina la Sefia , il quale dalla regione di Roma
gnano riguarda Gattinara . Si crede opera de' Romani . Alcuni
nomi di Luoghi di que ' contorni ritengono qualche Celtica ter
minazione , ma non convien credere fempre di quella origine
tutto ciò , che ritiene qualche fomiglianza coi Celtici nomi . I

Nelle Alpi ancora del Biellese vi è Seftinum , o Seftinium


1
come fi nomina negli antichi Diplomi ( oggidì Softegno ) è
quefto certamente un antichiffimo nome . Vi fu un Seftinum ,
nell' Umbria , i cui Popoli Seftinates fi chiamano da Plinio
lib. 3. c. 14. un altro nella Rezia , e in altre regioni abitate
anticamente dai Celti . L'argomento negativo , per conchiudere,
che un Luogo non memorato dagli antichi Scrittori non poffa
affeverarfi antico , non è di molto pefo . Converrebbe dianzi pro

vare , che gli Antichi abbiano tutti i Luoghi deſcritto , che ai


loro tempi efiftevano . Altresì in quel torno Locenum ( Loz
zolo ) non è un nome moderno , nè dei tempi mez
nè moderno
zani .

Il Fiume Sefia , che nafcendo nelle Alpi Pennine , ſcende per


la Valle , che da effo Fiume fi denomina , riceve tra via alcuni
torrenti , e uscito da quella Valle , entra in una piccola cam
pagna cinta dal fiume , dai monti , e dai colli , nelle cui eftre

mità fettentrionale , e meridionale vi fono i Luoghi di Bornate ,


e di Vintebbio , tra mezzo ai quali vi fu una volta il Luogo di
Navola . Secondo l'opinione di alcuni preffo il Befcapè ( Novaria
I
Sacra ) Navola fi diffe da Naulum il nolo . Effi penfarono ,
che anticamente la Sefia formaffe un Lago , che giugneffe fino a
Navola ; il che è affatto inverifimile . Alquanto di fotto al Ca

ftello di Prato , e di fopra a Romagnano vi è qualche avanzo


di

1
ITI

di un ponte di pietra , ch'eravi anticamente fopra la Sefia , che


fu opera de' Romani , e ciò tanto più dimoftra , che in quelle

parti vi paffava una ftrada militare . Una Romana ifcrizione


efiftente nel Luogo di Romagnano è rapportata dal Gallerati
Antiq. Novar. Monum. infcript. XVII.
Confiderando il nome di Navola , e la Pianura alla deftra
fponda della Sefia , dove effo Luogo era pofto , interfeccata
inoltre dal torrente Chezza : avvegnachè quefto Luogo fi ritro
vaffe quafi nel mezzo di effa pianura , io penfo , che dalla fua
forma , e fituazione , abbia ricevuto quel nome , e non già
dalle Navi , quantunque la Sefia ivi comincii ad effere naviga -
bile . Parimente nella Frifia verfo l' alveo fettentrionale def
Reno fi nomina da Tolomeo un Borgo appellato Navalia *
Navalia ; circa quella parte Tacito Annal. lib. II.
dà il nome di Nabalia ad un Fiume ( verifimilmente è l'Ifara,
ivi così detto dalla fua figura riſpetto al fito all'intorno ) que
fti nomi non fono Romani . Navel nella Germania inferiore "

e preffo i Saffoni fignifica Umbelico , che gli altri Germani , e


gl' Inglefi chiamanlo Nabel . Di qui i Romani fecero Navalia ,
e Nabalia . Ma intanto fi conofce , che quefto nome indicava
la figura del Luogo rispetto al fito , in cui era collocato
Parimente il noftro Luogo di Navola rapprefentava l'iſteſsa
figura per rapporto al fuo fito . I Romani altresì avranno
trasformato l'antico nome di effo Luogo in Navalia che poi
nè bafi tempi fi diffe Navola . Nella Germania Cifrenana
Tacito Hiftor. 1v. nomina il Fiume Nava . Nella Liguria Ma
ritima eravi Navo un Porto , che doveva effere collocato tra
Villafranca oggidì ( Olivula ) e Monaco . Il che dimoftra de
rivare il fuddetto nome dalla lingua Celtica -
Nel centro della fuddivifata Pianura al piede di una rupe vi
fi ritrova tuttavia l'antichiffima Chiefa di S. Maria di Na

vola . Allo intorno vi fi veggono ancora le veftigie di alcune

Fabriche . Nel fuccennato Diploma di Ottone III . fi legge


Arimannos de Navola , cioè i Nobili . Lo ſteſſo ſi legge in quel
lo di Corrado II. in data dell' anno 1027. alli 7. di Aprile fatto

a favore della Chieſa di Vercelli . E ' nominato altresì quefto


Luogo infieme con Bornade , e Vintebbio nel Diploma di Fede
rico Barbaroffa dell' anno 1152. alli 17. di Ottobre anche a fa
vore di detta Chiefa . Bornade o fia Bornate fembra un nome

di Celtica origine : ritiene qualche fomiglianza con Barderate


an
‫را‬
112

antichiffimo Lucgo della Liguria Cifpadana , ch' era collocato


al fudeft d'Induftria .

Afferma il Bugati Storico Milanefe , che Vintebbio antica


mente chiamavafi Caftrum Vintidii . Il nome di Vintidium è pa
rimente Celtico . Le frequenti irruzioni , che gli Eretici Gaz
zeri protetti dai Conti di Biandrate , faceano nella campagna
di Bornate , Navola , e Vintebbio , coftrinfero gli Uomini di
quefti tre Luoghi a raccorrere verfo l'anno 1254. al Configli
de' Ducento Pratici della Città di Vercelli , da cui ottennero

licenza , e fuffidio , per rifabricare le loro cafe , ed unirle in "


un Borgo cinto di mura , e foffa . Laonde fopra un elevato
fito quafi alle fauci della Valle di Sefia , un mezzo miglio di
fopra all' antico Luogo di Navola fi fondò il Luogo che
Borgofranco fi appellò da principio > e pofcia prefe il nome
di Serravalle come fi ricava dal volume degli Statuti del

Comune di Vercelli lib. v1 . de pactis pag. 133.. L'Iftromento ,


per cui fu conceffo dal Podeftà , e Comune di Vercelli la

fondazione di quel Borgo , è dell'anno 1255. alli 13. di Mar


zo . Intorno all' origine di Serravalle ſcriffe una Storiella Vers
cellino Bellini .

Parecchie fono le Regioni d'Italia , l'antica Topografia delle


quali abbiſogna di effere illuftrata . Abbiamo , egli è vero , ?
Italia antica di Filippo Cluverio , Opera certamente dottiffima,
ma non è ignoto agli Eruditi , quanto manchi in effa , e in quan
ti luoghi fi debba emendare . Il rinnovare quell' Opera colle ne
ceffarie aggiunte , ed emendazioni , è imprefa quanto gloriofa ,
altrettanto faticofiffima . Però abbiamo tra noi chi omai conduffe 1

a termine una tanto ardua cofa . Egli è il Sig. Avvocato ANGELO


PAOLO CARENA , alla Letteraria Repubblica già noto , ſoggetto
dottiffimo , e di foda , e giudiziofa critica fornito , la cui va
ſta , e ſcelta erudizione nella Storia , e Geografia antica , e de'
mezzani tempi ha fuperato maravigliofamente la giovane fua
età . S'egli vincendo la propria modeftia , vorrà finalmente ri

folverfi a pubblicare la fua Notizia dell'Italia antica , noi avre


mo quanto bafta , per fupplire , ed emendare la detta Opera di
Cluverio .

ARTI
UzM

ARTICOLO IV.

DEL LUOGO , IN CUI L'IMPERADOR CARLO MAGNO diede


UDIENZA AGLI AMBASCIADORI DI HARUN-AL-RASHID

RE DI PERSIA , E DI AMURAT ABRAHAM RE


D'AFRICA , L'ANNO DI CRISTO DCCCI .

A fama delle impreſe di Carlo Magno effendofi fteſa al


LAtamente fino a' confini della Terra , non potè mene ,
meno, che
muovere a generofa emulazione Harun- Al-Rashid Califo degli
Arabi , e Re di Perfia conoſciuto dagli Scrittori d'occidente
col nome di Aaron Rafi , e Aronne ; Principe invitto , e glo
riofo non men per l'eftenfione de' fuoi Dominj , che per la

grandezza dell'animo fuo . Parve , che Harun , per iftabilire ne


fuoi Stati un buon ordine , fi recaffe a fortuna il prendere per
modello i regolamenti di Carlo Magno , della cui amicizia af
faiffimo fi pregiava , come attefta Eginardo nella vita di Carlo
Magno. Verfo il fine dell ' Anno DCCC. , come rapportano gli
Annali Loifeliani , ritornò Zaccaria Prete a Roma , il quale era

ftato fpedito dal Re Carlo a Gerufalemme con varj doni , ed


ottenne da Harun il dominio della Città di Gerufalemme
e del Santo Sepolcro a favore di effo Carlo , come l' af

fermano il Poeta Saffone preffo il Du-chefne ( Rer. Francic.


Tom. II. ) il Monaco Engolifmenfe , ed altri . L'arrivo di Zac
caria a Roma dovette effere ſtato ful principio di Dicembre del
detto anno 800. , pochi giorni dopo , che vi era giunto Carlo
Magno , il cui arrivo in Roma fu alli 24. Novembre detto anno ,
come fi rifcontra nella vita di Leone III. fcritta da Anaftafio
Bibliotecario .

Eginardo ( vita Caroli Magni ) e gli Annali del Lambecio ,


e Moiffiacenfi efpreffamente ci afficurano , che il Re Carlo
in ipfa Nativitate Domini Noftri Jefu Chrifti ipfum nomen Im
peratoris cum confecratione Domini Leonis Papa fufcepit , che fu
nell' ifteffo anno 800.. Per memoria di una tanta cofa nel Mo

faico del Triclinio Leoniano fatto ergere da effo Papa Leone III.

vedeafi da un lato S. Pietro fedente porgere a Leone una Stola,


ed a Carlo uno Stendardo , ficcome quefto monumento fi rap

portò in un rame dal Severano nel libro delle fette Chiefe pag.
P 544 ,
(114
544. , e pofcia fi copiò anche dal Ciampini ( Veter. Monim.

part. II. ) e fi rinnovò finalmente con opera di eccellente Mo


faico da Benedetto XIV. verfo l'anno 1743. Il Sigonio ( de

Regn . Ital. lib. IV. ) riferiſce quefta incoronazione di Carlo Ma


ma ciò s'intende fecondo l'antico co
gno all' anno 801. ,
ftume di alcuni Annaliſti , i quali incominciavano l'anno dal
giorno del Natale del Signore . Così dennofi confiliare le di

verfe opinioni di chi rapporta quefta celebre inaugurazione di


Carlo all' anno 800. ( ch'è l'anno vero di queft' Epoca

e di chi all' anno 801.


Carlo Magno celebrò la Pafqua in Roma nell
' ifteffo anno
801 : partito di Roma , fi trovò a Spoleti l'ultimo dì d'Aprile detto
anno quindi venne a Pavia . Nella prefazione delle Leggi ,
che Carlo dettò in Pavia , vi è la data dell' anno DCCCI .

indictione IX. ( Rer. Italic fcript . part. II. Tom. I. ) ora gli An
nali de ' Franchi dall'anno 741. fino all'anno 814. ( Tom. II .
pag. 42. ) riferiscono : Imperator ( Carolus ) de Spoleto Rauen
nam veniens , aliquot dies ibi moratus Papiam perrexit . Ibi nun

ciatur ei legatos Aaron Amiralmummini Regis Perfarum portum


in Pifas intrale . Quibus obviam mittens interVercellas , & Epore
I
iam , eos ibi fecit præfentari . Unus enim ex eis erat Perfa de
Oriente , legatus Regis Perfarum ; nam duo fuerunt , alter Sarace
nus de Africa , legatus Amirati Abraham , qui in confinio Af

frica in Foffato præfidebat . Qui Ifaac Judeum , quem Imperator


ante quadriennium ad Regem Perfarum cum Lantfrido , & Sigif
mundo miferat , reverfum cum magnis muneribus nuntiaverunt .
Nam Lantfridus , & Sigifmundus ambo defuncti erant . Tum ille
mifit Ercambaldum
. Notarium in Liguriam ad Claffem parandam ,
qua elefans , & ea , quæ cum eo deferebantur , fubveherentur .
Ipfe vero celebrato Natali Sandi Joannis Baptiftæ apud Epore
iam , Alpes tranfgreffus in Galliam reverfus eft . Gli Annali Ber
tiniani riferiscono anche tal fatto all'Anno 801. Quibus obviam

mittens inter Vercellis , & Eporediam &c. Il Sigonio parimente


narra lo fteffo , ch' egli ricopiò dagli Annali di Eginardo
Sig on. loc. cit. ad an. 801. ) Laonde ſe Carlo Magno ricevuti
que' Legati , celebrò la fefta di San Giambattista in Ivrea

donde poi fen partì per Francia , convien dire , che gli fi pre
fentarono gli Ambaſciadori d'Oriente tra i dì 20. , e 23. di
Giugno . Lo fteffo raffermano gli Annali de' Franchi preffo il

Du-chefne loc. cit. pag. 19. inter Vercellis 2 & Eporegiam fibi
fecit
115

fecit præfentari , fenza determinare il precifo luogo . Cogli An


nali de' Franchi concorda la vita di Carlo Magno fcritta dal
Monaco Engolifmenfe pag. 60.
Di qui apparisce l'errore di chi fifsò dopo l' anno 801. quell'
Ambafciata diretta a Carlo Magno . Marc' Aurelio Cufano ne'
fuoi difcorfi de' Vefcovi di Vercelli ( difc. 32. ) nota l' anno

804. , e poi ſcrive così : conforme alcune tradizioni si ha , che


il medefimo Imperadore Carlo di compagnia col Vefcovo ( di Ver
celli ) Cuniberto , nel fuo portarfi a Biella , giugnendo nel luo
go di San Germano nel Vercellese > chiamato Salto di Carlo i

è una filastrocca ) perchè vi venne in prontezza , ed a gran


giornate , ivi si fermaffe , e più accertatamente in Vercelli ,
ove nel mese di Ottobre ricevendo Ambafciadori efpreffi a nome
di Aronne Re dell' Afia , e di Abramo Re dell' Africa , foſſe per
la
mano d'Ifaac Ebreo regalato col dono di due Elefanti , che per
loro fmifurata grandezza furono di maraviglia a tutta l'İtalia .
Quivi vi è un mifto di favole , e di ftoria . Che il Vefcovo

Cuniberto reggeffe la Sede di Vercelli , in tempo , che Carlo


Magno ricevette que' Legati , vien contradetto dall' ifteffo Cu

fano , il quale nell' anno 801. ripone Albino per Vefcovo di


Vercelli ( difc. 31. num. 9. ) fecondo lui Cuniberto fu inau
gurato Vefcovo nell'anno 804.. Ma l'Autore della Differta
zione dell'antichità > dignità della Chiefa Vercellefe , e de'

fuoi Vefcovi , avendo ommeffo tra Gifo , e Cuniberto il fud


detto Albino , fiffa il tempo di Cuniberto circa l'anno 746..
Però gli Annali de' Franchi non ci pongono alcun Vefcovo in
compagnia di Carlo Magno , e tanto meno dicono , ch'egli
mai fi portaffe a Biella . Ma non è men ridicola l'altra affer

zione del Cufano ( difc . 31. in Albino ) che Carlo Magno


foggiornò in Vercelli tutta l'Invernata dell'anno 801. , e fcioc
camente lo ripete nella ferie delle donazioni & c. pag. 353 .
Seguono bensì i detti Annali ( Tom. II. pag. 42. ) che ipfius
anni menfe Octobrio Ifaac Judæus de Africa cum Elefante re
greffus portum Veneris intravit , & quia propter nives Alpes tran
fire non potuit > in Vercellis hyemavit . Imperator Aquifgrani
Palatio Natale Domini celebravit . Adunque il Cufano cangiò
Ifacco Giudeo in Carlo Magno . Finalmente foggiungono i me
defimi Annali all'anno DCCCII . celebratum eft Pafcha Aquif .
grani Palacio . Ipfius anni ( 802. ) menfe Julio XIII. Kal. Au

gufti venit Ifaac cum Elefanto , & cæteris muneribus , que a Re


P 2
ge
116

ge Perfarum miffa funt , & Aquifgrani omnia Imperatori detulit .


Nomen Elefanti erat Abulabaz . Questa è la ftoria di fiffatta le
gazione . I doni inviati da Harun a Carlo Magno fono anche de
fcritti dal P. Barre nella fua Storia generale d' Alemagna ( Tom.
II. pag. 490. ) E' talora neceffario confutare anche certi

Scrittori , per difingannare almeno parecchi femidotti . Ci rimane

per tanto a ritrovare il luogo , in cui ricevette Carlo Magno


gli Ambaſciadori d'Oriente , quafi in ugual diſtanza da Vercelli
ad Ivrea , ficcome un tal fenfo hanno le parole de' furriferiti An
nali inter Vercellis , & Iporegiam . Inoltre ci refta a ricercare ,

perchè Carlo Magno abbia dato udienza a quegli Ambaſciadori


in un luogo tra mezzo alle due anzidette Città , piuttoſto che
in una di effe .

Aveano i Romani per tutte le ftrade , onde paffar dove a la


milizia ( militari perciò appellate ) ftabiliti edifizj pubblici >

per ricovrare gl' Imperadori , i Magiſtrati , e gli Ambaſciadori ,


e fiffi inoltre dei quartieri , per alloggiare le truppe , e codeſti

edifizj fi chiamavano Manfioni , rammentate anche l. 18. §.


10. D. de muner. & honor.. Iluoghi delle Manfioni non folamente
erano incaricati di ricevere i Legati , e ricoverarli , ma anche a
fomminiftrar loro i viveri , fecondo la dignità di ciaſcuno ·
Laonde appunto ne' Capitolari di Carlo Magno lib. 3. c. 29. fi

ordina , de miffis noftris difcurrentibus , vel cæteris propter utili


tatem noftram iter agentibus , ut nullus Mantionem contradicere
præfumat ( fi aggiunga Longobard. Leg. lib. 3. tit. 4. §. 2. e 4.9
e i Capitoli di Lodovico Pio Imperadore figlio di Lothario do
Noi ritro
po il Sinodo di Pavia dell' anno 853. cap. 4. e 5. )
viamo pofcia nè mezzani tempi dirfi Mantiones foderare , efigere
il fodro dalle Manfioni ( Bulla Benedicti IX. anno 1033. nec

Mantiones eorum hofpitari , vel invadere › vel foderare præfu

mant ) quefto fodro in origine era ciò , che da' Latini chiama
vafi commeatus dal verbo commeo ( iter facio 4017ar ) ed era
propriamente una preſtazione di vettovaglie per l'efercito , o a
prò di coloro , che viaggiavano a vantaggio della Repubblica .
Erano perciò deftinati alcuni luoghi fulle ftrade militari , i quali
raccoglievano dagli altri vicini , e per lo più del loro diftretto
la fomma di tutto il fodro neceffario , e poi ne' ſtabiliti luo
ghi fi diftribuiva alla milizia . Questi luoghi erano appunto le
Manfioni ..

Il
117
Il fodroè una voce Germanica portata a noi dai Longobardi .
Annonio lib. v. c. 3. l'interpetra annona militaris , e nell'iftefſo
ſenſo fi prende nella vita di Lodovico Pio ( An. 796. ) Pie
tro de Vineis ( Epiftolarum lib. 2. Epift. 29. ) la ſpiega fru
mentum, hordeum , & res alias vidui opportunas , ad exercitum
Imperatorium . Preffo i Germani almeno anticamente Futer fi
gnificava vitto così degli Uomini, come degli animali , veniente
dalla radice Futern , alimentare ( Benfonio nel Vocabolario
Anglo- Saffonico ) Di quì preffo i Latino- Barbari derivò Fodrum,
annona militare , della qual cofa fi recano parecchie teftimo
nianze da Spelmanno , e Cangio . Oggidì Futer fignifica pa
fcolo , e cibo folamente de' Cavalli , non quod fic oporteat , fed
quia ufus fic voluit , notò il Wachter Gloffar. Germanic. Tom. I.
pag. 510.. Certamente l'ufo di un tal tributo è molto antico
benchè fi chiamaffe con altro nome . La Legge Giulia avea già

impofto nelle Provincie


fiffatta contribuzione , che fu anche
rammentata da Cicerone in una Lettera ad Attico , e da Vl
piano ( l . 27. §. 3. de ufuf. ) ergo & quod ob tranfitum exerci
tur confertur ex fructibus . Perciò offerva Ottone Frifingenſe
( de geftis Friderici lib . 2. c. 12. ) mos enim antiquus , ex quo
Imperium Romanum ad Francos derivatum eft , ad noftra ufque
deductus eft tempora , ut quotiefcumque Reges Italiam ingredi de
ftinaverint , gnaros quoslibet de familiaribus fuis præmittant , qui
fingulas Civitates, feu Oppida peragrando, ea , quæ ad Fifcum re
galem fpedant , quæ ab accolis fodrum dicuntur , exquirant .
L'ifteffo Friderico ( de Pace Coftantia ) nobis intrantibus Ita
liam ( alcuni leggono Lombardiam ) fodrum confuetum præfta
bunt . Quefto fodro s'imponeva in occafione , che paffava l'
efercito dell' Imperadore , e perciò fi appella ( lib. 2. feud. tit.
56. ) extraordinaria collatio ad feliciffimam regalis numinis ex
peditionem . Ma neppure indiftintamente fi efigeva neʼbaſſi tem
pi quefto tributo : erano bensì incaricate a pagarlo alcune Città,
e Caftelli , e Borghi principali , fecondo l'antica loro obbliga
zione . Fodrum autem de Caftellis , quod noftri anteceffores habue
runt , habere volumus : illud vero , quod non habuerunt , nullo mo
do exigimus ( Conftitutio Corradi lib . V. feud. tit. II. ) Dalle
furriferite teftimonianze riſulta , che dai Romani paſsò ai Lon
gobardi , ai Franchi , ed ai Germani il diritto di efigere il ſud
detto tributo da certi luoghi deftinati a provedere le vettova

glie alla milizia , ed a raccoglierle dai vicini Caftelli , e Terre .


Queſti
118

Quefti luoghi erano adunque le Manfioni , che perciò fi forni


vano di viveri , e di pafcoli anche ex vicinorum collatione . Ciò
premeffo :
Siccome Ottone III . cedette alla Chiefa di Vercelli il diritto

di efigere il fodro , ed utili fpettanti al Caftello di Santià , e


fuo Borgo , per lo fpazio di cinque miglia d'intorno ( Dipl.
an. 1000. 1. Novemb. ) fi ritrae , che questo luogo era già an
ticamente incaricato alla preſtazione dell' annona militare , e
che inoltre raccoglieva dagli altri luoghi del fuo diftretto la
fomma di tutto il fodro , o fia commeato , per lo provedimento

delle vettovaglie neceffarie alla milizia , cui nel fuo paffaggio


erano in effo luogo diftribuite . Laonde Santià era il luogo
della Manfione . Quindi ritrovando negli antichi Diplomi degl'

Imperadori memorarfi il diritto del fodro fovra le Città , ed


infigni Borghi ( Civitates , feu Oppida , fcrive Ottone da Frifinga
loc. cit. ) noi poffiamo comprendere , quale ne fia ftata l'ori
gine di un tal tributo , che molto poi fi riftrinfe , e cambiò di
natura , venendo trasfufo nè diritti de' Vaffalli .
1
Dall' Itinerario Burdegalenfe apertamente fi ricava , che ſe
condo la maggiore , o minor diftanza de' luoghi convenienti
allo ftabilimento delle Manfioni , erano le medefime difpofte
nelle Città , e ne' Luoghi principali in diftanza di xv. , o al
più xx. miglia Romani , non mai in maggior diſtanza di mi

glia XXIV.. Ciò era neceffario , perciocchè d' Eftate in cinque


ore l'ordinario cammino delle Truppe Romane era di xx . miglia
( Bergier hiftoire des Grands Chemins de l'Emp. Rom. Tom. II.
lib. 4. c. 19., e preffo il Grevio Thefaur. Antiquit. Roman. Tom. X. )
ne vidimo già un efempio , artic. III. § . 3. , tanto più proprio ,
quando che riguarda le noftre provincie . Di rado nelle pro
vincie dell'Italia le Manfioni oltrepaffavano xvI . miglia Roma
ni . Era quivi più comune lo ftabilirle poco preſſo in diftanza
di x11 . miglia . Ora noi ritroviamo concordare . l'Itinerario di

Antonino in tre luoghi ( pag. 345. 347. 351. dell' edizione di


Amfterdam 1735. ) e la Tavola Teodofiana , detta comune
mente Peutingeriana ( fegm. III. Vindobona 1753. ) nel fiffare
miglia Romani xxxIII . di diſtanza tra Vercelli , ed Ivrea .
Così l'Itinerario d'Antonino :
VERCELLIS
M. PASS.
XXXIII.
EPOREDIA . Così
1

119
Così la Tavola Peutingeriana :
VERCELLIS
XXXIII.
EPOREDIA .

Non fi può omai più dubitare invifta di quefte Tavole , che


in un luogo circa a mezza diſtanza tra l' una , e l'altra Città

non vi fia ſtata una Manfione . Nello spazio di trentatre mi


glia Romani noi ritroviamo fempre maffimamente nell' Italia tra
mezzo due Città una Manfione , ed una Mutazione , o non vi
effendo tra via una Città , fi replicava un ' altra Manfione , o
Mutazione , fecondo tornava meglio . Un precifo eſempio di
ciò noi l'abbiamo prodotto le . cit. , ricavato dall' Itinerario
Gerofolimitano , ove fi vede in viaggio di xxx111 . miglia
Romani lo ftabilimento della Manfione , Mutazione .

CIVITAS TAURINIS. X.
MUTATIO AD DECIMUM. XII.

MANSIO QUADRATIS. XI..


MUTATIO CESTE .

Si replicò la Mutazione, perchè ſulla ſtrada non vi era una


Città . Se l'Itinerario di Antonino aveffe in tanto numero ri
cordato i luoghi in breve diftanza fituati , come fa l'Itinerario
Gerofolimitano, noi trovereffimo certamente efpreflo l'antico no
me della Manfione di Santià .
Si computano comunemente da Vercelli a Santià dieci mi

glia , da Santià ad Ivrea quattordici appena , paffando per l'


antica ftrada . Ora dividendo i miglia Romani XXXII . in pro
porzione di 10. a 14. abbiamo miglia Romani xiv. tra Vercelli ,
e Santià , e tra Santià , ed Ivrea XIX.

33
14

L.J..

Da Santià andando verfo Ivrea , neffún altro luogo s'incon


trava fu l'antica ftrada Romana , che Settimo Roero , così ap
pellato , come offervammo a feptimo lapide da Ivrea . L'ifteffo
nome di quefto luogo ci fornisce una prova , che in effo era
ftabi
120

ftabilita la Mutazione . Secondo Guido Panciroli ( lib. 1. cap. 6.


Commentar. in Notit. Imper. ) Le Mutazioni erano certi luoghi
collocati fulle vie militari nel corfo pubblico , dove fi cambiava
no i cavalli . Così la ftrada militare antica facea dodici miglia
Romani da Santià a Settimo Roero , e fette di quì ad Ivrea .
D'onde fi raccoglie , che il Lago , di cui parlammo Artic. II. ,
era già in gran parte eficcato in tempo , che i Romani ftabiliro
no la pubblica ftrada militare da Vercelli ad Ivrea . Quantunque
però le Manfioni , e le Mutazioni con nome comune di Stazione
1
talvolta fi appellaffero ( i Greci samov's , diverforia ) non erano
però una fteffa cofa . S' inganna forfe Nicolao Bergier credendo ,
che le une , e le altre foffero fempre fuori delle Città . Tanto
nelle Manfioni , che nelle Mutazioni facevano gl' Imperadori co
ftrurre pubblici edifizj per comodo del pubblico corfo , ove erano
fempre in pronto Uomini , e cavalli . Ma un' idea troppo riftret
ta delle Manfioni ci fuggerisce l'ifteffo Bergier loc. cit. , dicendo
che le Manfioni erano certi alberghi , ne' quali fi ritiravano i Sol
dati in tempo di qualche fpedizione per ripofarfi , e fi fornivano di
vettovaglie , e di pafcoli , che vi portavano i vicini popoli . Nelle
Manfioni oltre ai cavalli , che fi chiamavano Curfuali , e vi fi
teneano in numero di quaranta , come c' inſegna Procopio verſo
il fine degli Anecdoti , v' erano parimente cocchj , carri , letti
ghe , ed altri ftromenti di traſporto : v'erano edifizj più magni
fici , per ricevere gl' Imperadori ; tantochè i luoghi delle Man
fioni erano i più cofpicui , e di un ordine poco inferiore alle
Città .

Pietro Pitteo nella Prefazione all' Itinerario Gerofolimitano

da lui primieramente pubblicato , offerva , che le Mutazioni funt


veredorum , & animalium ad iter . Ea vehiculis , & animalibus ,
eorumque pabulis inftructa erant . Le Mutazioni de' Romani adun
que erano come le Pofte appreffo noi , e perciò di un ordine affai
inferiore alle Manfioni . Dell' une , e dell' altre parla così il
Comdeno ( Romani in Britania pag. 45. ) Ad has vias ( militares )
locata funt Civitates , atque Mantiones , quæ manendi , & quie
fcendi caufa , hofpitia neceffariis ad vitæ ufum inftructa habuerunt ;
& Mutationes : fic enim vocavit illa ætas , ubi veredos , jumenta ,
& vehicula mutarunt Peregrinantes . Ma fe le Mutazioni fi ftabi
livano folamente , per agevolare il pubblico corſo , le Manſioni
non tanto per questo motivo , quanto per fervire al ricovero , e ri
ftoro della Milizia , de' Magiſtrati , e de' Legati del Principe .
( Cod.
121

( Cod. Teod. l. 9. de Annon . & Trib. ) Erano però più frequenti


le Mutazioni , che le Manfioni , come offerviamo maflimamente

nell' Itinerario di Burdegal . Le Manſioni fornivano per lo più


alla Milizia la marcia di un giorno , e fi differo anche Aequatio
nes ( i Greci yspev´μara ) fi chiamarono dai Latino- Barbari Man

tionatici , e intendevano l' ofpizio , e la ſpeſa di ricevere gli of

piti , onde Aimoino ( lib. v. cap. 31. ) parlando di Carlo Calvo ,


per Attiniacum , & affuetos Mantionaticos compendium adiit . Eran
vi inoltre nelle Manfioni parecchi Mancipes , i quali chiamavanſi
anche Præpofiti Mantionum , che furono onorati da Coftantino
della dignità del Perfetiffimato ( Cod. Teod. de curf. publ. l. 38. )
fecondo il coſtume di quel tempo di onorare di un fopranome
ciaſcuna dignità , ed offizio .
Offervammo , ( Artic. III. § . 1. ) che la ftrada , che da Ver
celli mena ad Ivrea , paffa dirittamente per Santià , anzichè una
rettilinea più efatta dovea defcrivere anticamente , onde queſto
Borgo ebbe il fopranome di Via Lunga . Ma una prova affai
precifa , che Santià fu il luogo della Manfione , ei fomminiftræ
Ï' ifteffo avanzo dell' antica ftrada Romana , che incomincia po
co fopra di Santià , e tende dirittamente verfo Cavaglià , anco
ra per il tratto di due miglia , in una pianura , che anticamen
te era ingombrata di bofchi , e in molti fiti riuſciva paludofa .
Queſta ſtrada è una di quelle , che fi chiamano Exaggerata , le
quali appunto fi facevano per gli campi , pei boſchi , e per gli
luoghi paludofi . Effa perciò ritrovafi elevata , e fublime , e que
fto doveva effere il mezzo della ſtrada , i cui margini ſono mol
to più declivi ; è tuttavia in molti luoghi laftricata di ghiaja ,
a fomiglianza di quella , che glarea da' Latini fu detta , cioè una
certa unione di piccole pietre con miftura di fabbia . Di fiffat
te ftrade parla così Ifidoro ( Origin. lib. xv. cap. ult. ) agger eft
media ftrata eminentia , coaggeratis lapidibus , vel glarea , aut
.
filicibus ftrata , ab aggere , ideft coacervatione , dicta , quam hifto
rici viam militarem dicunt ( fi aggiunga il Bergier loc. cit. lib.
2. Sect. 3.1. §. 2. ) Il Velfero offerva ( præfat. Commentar. ad chait.
Peutinger. ) Che le vie militari Romane erano munite in tre
maniere , five ftratis lapidibus , five injecta glarea , five congeftis
terrenis aggeribus . Somiglia adunque l'avanzo di questa noftra..
via ( che comunque fia ancor praticabile altresì per gli caleffi ,
e carri , e però già molto rovinata , maflimamente ne' fuoi mar
gini ) a quelle icoperte nelle Gallie , e nel Belgio , delle quali
Q fcrif
122

fcriffe già Carlo Bovel ( de Hallucinatione Gallicor. nomin. cap. 23.)


hæ via id præfertim miraculi habent , quod fublimiores fint vicinis

undique agris : quod inter infignia Galliæ oppida rectiffimum iter


conficiant , quod filicinis lapillis , qui etiam vicinis agris defint ,
fternantur , ec.. La plebe delle Provincie , e i Soldati Legionarj
erano deputati dagl' Imperadori a laftricar di glarea le ftrade
militari , e pubbliche : la cura delle quali prima fu preffo il Se
nato Romano , poi fu commeffa ai Cenfori , quindi ai Quatuor
Viri viarum curandarum , che poſcia Augufto li riduffe a due
foli in ſeguito ai Queftori , e finalmente agli Edili . Alcune
di quelle Arche ſepolcrali di pietra , delle quali parlammo Artic.
III. § . 1. , fi ritrovarono in certi fiti accanto la fuddefcritta ftra
da . E ' noto , che preffo gli Antichi la fepoltura più comune era
lungo le pubbliche ftrade .
Dimoftrato , che in Santià vi era ftabilita una Manfione , e
come queſte più nobili foffero delle Mutazioni , omai s' intende ,
perchè Carlo Magno abbia ricevuto gli Ambaſciadori di Harun ,
e di Amurat tra mezzo a Vercelli , ed Ivrea , piuttosto che in 1

una di effe Città . Soleano i Romani Imperadori viaggiando ri


coverarfi , ed alloggiare nelle Manfioni , le quali perciò fi tenea
no ſempre fornite di fuppelletili in un modo dicevole per rice
vere così alti perfonaggi . Ne fanno teftimonianza Santo Ambro
fio nell' orazione funebre di Valentiniano : ecce litera de inftruen
dis Mantionibus , invectio ornamentorum Regalium , quæ ingref

furum Imperatoremfignificarent . Svetonio ( in Tito cap. 10. ) Spe


daculis abfolutis , Sabinos petit : deinde ad primam ftatim Man
tionem febrim nadus . Lampridio ( in Alexandro Severo ) illa die ,
illa hora ab urbe fum exiturus : & fi Dii voluerint , in prima Man
tione manfurus ( Si aggiunga Vopifco in Aureliano cap. 9. ) Non
mai nelle Mutazioni alloggiavano gl' Imperadori . Aleffandro Se- .
vero parimente ftabilì , che i Soldati riceveffero i viveri , giu

gnendo alle Manfioni , ( Lamprid. ibid. ) nelle quali perciò era


vi fempre qualche provvifione per le militari fpedizioni , o per
l'arrivo dell' Imperadore , o per altri affari del medefimo , e a
tal fine v'erano alcuni pubblici luoghi appellati Horrea , dove
fi riponevano il frumento , e gli altri viveri da diftribuirfi a'
Soldati , che paffavano per le vie militari . Quindi gl' Impera
dori Valentiniano , e Valente refcriffero ad Anthemio Prefide
Panno 364. , cum ad quamlibet urbem , mantionemve accefferis ,
protinus horrea infpicere te volumus , ut devotiffimis militibus depu
tata ,
123
tatæ , & incorruptæ fpecies præbeantur . ( 1. 2. C. de condit. in publ.
hor. ) nelle Manfioni ferbavanfi perciò i pefi , e le mifure , on
de compartire efattamente a ciaſcuno ciò , ch' eragli affegnato
( 1. 9. C. de Sufcept. Præpof. & Arcar. ) ma le vettovaglie , che
quivi fomminiftravanfi , non erano tutte a carico de' Provinciali ,
ma vi contribuiva affai il pubblico erario : anzichè erano tutte
a fpefe pubbliche nelle più numerofe fpedizioni . I Provinciali
vi contribuivano folamente , fecondo l' annuo cenfo di ciafcuno ,
che foleafi pagare di frumento , e di fieno ; le quali vettovaglie
raccolte infieme , fi trafportavano ne' luoghi delle Manfioni , per
diftribuirle all' Efercito , quando paffava . Di quì derivò ne' baſſi
tempi l
' ufo del fodro comune , che tutti erano obbligati pagare
all' Imperadore , come anche fi raccoglie da un capitolare di Fri
derico II . dell' anno 1220. riferito dall' Ughelli Ital. faer. Tom.
11. col . 23 .

Qualunque foffe il coftume de' Romani Imperadori , fi fcorge ,


che ufavano per lo più fermarfi nelle Manfioni in occafione
de' loro viaggi , e volevano perciò > che le medefime foffero

provvedute di quanto era neceffario , e convenevole all ' Imperial


Maeftà , e al numerofo loro corteggio . Siffatta provvifione di

fuppelletili , che nelle Manfioni confervavafi , ferviva parimente


a ricevere gli StranieriAmbafciadori , quantunque volte vi giu
gnevano , e fe anche avveniva , che effendo in viaggio l'Im
peradore , arrivaffe a lui diretta una legazione , fi fceglieva il
luogo della Manfione , per ricevere i Legati . L'ifteffo coftume
offervarono i Re Franchi fucceduti nel Regno d'Italia . Evvi

a tal propofito un capitolare di Lodovico Pio ( lib. 2. c. 6. )


in cui egli fi querela , che per malvagità de' ſuoi Uffiziali fi
oltraggiavano i Legati nelle Manfioni . De inhonoratione quo

que Regis , & Regni , & mala fama in exteros difperfa , pro
pter negligentiam corum , qui Legationes ad nos directas in fuis

Mantionibus aut male recipiunt , aut conftitutam a nobis expen


fam non tribuunt , aut paravereda dare nolunt , aut furto aliquid
eis fubripiunt , aut quod peffimum eft , apertas violentias eos cœ
dendo , aut res eorum diripiendo , in ipfis exercere non pertimef
cant . Ordina quindi contra coloro , i quali oferanno tutta via
W oltraggiare gli ftranieri Legati , che non potranno più godere
degli onori , che loro furono compartiti . Ma che nelle Man

fioni fi riceveffero gli Ambafciadori , ancor più chiaramente


efprime l'ifteffo Lodovico ( ibid. cap. 7. ) in illis vero locis , ubi
Q 2 modo
124
modo via , & Mantionatici a Genitore noflro , & a nobis per capi
tulare ordinati funt , miffos ad hoc fpecialiter conftitutos , qui hoc

jugiter provideant , habeant , & omnia , quæ ad eafdem Legatio


nes fufcipiendas pertinent , fideles noftri ad hoc conflituti ad tem
pus præparare ftudeant , ut non tunc fit neceffe de longe quærere ,
& adducere , quando tempus eft illa dare , vel perfolvere . Di qui
fi vede , che l'ifteffo Carlo Magno avea ristabilite le Manfioni
fulle pubbliche trade > affine di ricevere in effe gli Stranieri
Legati , e perciò egli nè a Vercelli , nè ad Ivrea volle acco
gliere i fuddetti Ambafciadori di Harun , ed Amurat , ma tra
mezzo all' una , e all' altra Città , cioè nel luogo della Man
fione , il cui nome effendo sfuggito agli Scrittori degli Annali
de' Franchi , indicarono però , che il luogo era circa in ugual
diſtanza tra l' una , e l'altra Città , come importa l'efpreffio

ne , ch' eglino concordemente ufarono inter Vercellas , & Epo


rediam .
Un altro teftimonio adduco tutto proprio a confermare quan

to finora io fcrifli per rapporto alle Manfioni . Epiftola Frotarii


Epifcopi ad Hetin Archiepifcopum Trevirenfem anno DCCCXIV .
De his ob id præcipue follicitus maneo , quia & ipfe , fecundum
Imperiale præceptum ad providendas Mantiones , in quibus Legati
fufcipi debent , fcilicet a Monte Jovis ufque ad Palatium Aquis
ire debeo , & infra Menfem Octobrem egrediens , ante folemnitatem
Beati Andrea Domum redire cupio ( Collect. Concil. Tom . VII.
pag. 1304. , e il Du- Chefne Rer. Francic. Tom. II. ) Erano adun
que le Manfioni i luoghi ſtabiliti , per ricevere tra via gli
Ambaſciadori : coftume , che dai Romani passò ai Longo
bardi , e ai Franchi . La data di queſta Lettera è dopo la
morte di Carlo Magno , che avvenne in Aquifgrana l'anno 814.
addì 28. Gennajo , d'onde incomincia l'epoca dell'Impero di
Lodovico Pio . Io penfo , che i Legati , de' quali parla Frota
rio , fieno forſe quelli di Grimoaldo Storefaiz Principe di Bene
vento , ch' egli inviò in questo anno in Aquifgrana , per ricono
fcere l'Imperador Lodovico , e foddisfargli il tributo già accor
dato a Carlo Magno . ( Tegano nella vita di Lodovico Pio cap.
XI. ) Non parmi , che in quefto anno veniffe a Lodovico altra
Legazione , che doveffe tenere la ftrada accennata nella lettera
di Frottario , che quella fpedita da Grimoaldo ; feppur non vo
gliam credere , che poteffe intendersi dell' arrivo di Bernardo
Re d'Italia , e Nipote di effo Lodovico , che in queft' anno
fi
125

fi portò in Aquifgrana , per ifcolparfi da certe accufe , ond' era


aggravato appreffo l' Imperadore , come racconta l' Aftronomo
nella vita di Lodovico Pio . Dicefi Monte di Giove quello , che
è il più alto di tutte le Alpi , oggi Monte di S. Bernardo , di
cui parlò Strabone nel libro IV.
Della venuta di Carlo Magno in Santià , in occafione che
codefto Imperadore ricevette i Legati di Harun , e di Amu
rat Abraham , vi fi mantiene pure in effo Borgo una coftante
tradizione , di cui Monfignor della Chiefa tanto benemerito
della Storia del Piemonte , fe ne fervì ( Cor. Real. part. 2. c. 15.
pag. 223. ) per afferir francamente , che i Legati di Aronne , e
di Amurat furono da Carlo Magno ricevuti in Santià . Ma poi
s' ingannò , nell' affegnare quel fatto all' anno 802.. L'Autore
del nuovo Teatro del Piemonte , e della Savoja ec. Tom. 2. part. 2.
fcrive , che Santià è fituato circa alla metà della ftrada da Ver
celli ad Ivrea , nel luogo , dove Reginone dice , che l' Imperador
Carlo Magno ricevette gli Ambafciadori ec.. Reginone fcrive così :
nunciatum eft ei Legatos Aaron Amirmunmilin Regis Perfarum
portum Pifa intraffe , quibus obviam mittens , inter Vercellas , &
Eporeiam eos fecitfibi præfentari ( Rhegino Prumienfis in Chronico
ad an. DCCCI. ) Non fo , fe preffo gli Annalifti Arabi El-Macin ,
e Khondemir fi ritroverà dato ad Harun- Al- Rashid ( cioè Arunno
Pamante della Giustizia : titolo > che ſempre non ſe gli
convenne . ) anche il fopranome di Amirmunmilin , che gli affib
bia Reginone , o fia Amiralmummini , come eſattamente ſcrive
l'altro furriferito Annaliſta Franceſe . Non mi ſovviene , ſe nella
Biblioteca Orientale dell' Herbelot Harun abbia anche un fimil

titolo . Amir-al- Muminin fignifica l'Imperador de' Fedeli .

ARTI
1
126

ARTICOLO V.

MEMORIE APPARTENENTI A VERCELLI , E SANTIA .

CON abbiamo alcuna Storia d' Italia , che diftefamente ci


NONnarri gli avvenimenti del Regno di Ardoino . Sappiamo ben

sì , che parecchie Città di Lombardia nol vollero riconoſcere , ade


rendo effe ad Arrigo II. Re di Germania , e poi anche d'Italia .

Una di queſte fu Vercelli ( Adelbodo in vita S. Henrici ) Per al


tro non molto ritardò Ardoino a vendicarfene , perocchè nell' an

no 1014. prefe la Città di Vercelli , e fopra tutto faccheggiò fu


riofamente la Chiefa di Santo Eufebio , il cui Vefcovo era con

corfo anch' effo ad invitare Arrigo a calare in Italia . Quefto fat


to accadde dopo l' Imperiale coronazione di Arrigo , avvegnachè

quefto Imperadore in un fuo Diploma dell' anno 1014. a favor


della Chieſa Vercellefe , foggiugne , parlando anche de' fautori

di Ardoino , Corona Regni Longobardici , & Diademate Imperii


nobis jam attributa , Ardoino Regni noftri invafori juni om
nia vaftaverunt , & maxime Eufebianam Ecclefiam miferabiliter
' accennato Diploma , che confervafi nell' Archivio
afflixerunt . L

Capitolare di Vercelli , è forfe uno de' più pregievoli Documenti


per la Storia di que' tempi ; di una copia del quale , come pure
di alcuni altri io ne fon debitore al Nobiliffimo Signor D. Carlo

Luigi Signoris de' Conti di Buronzo Canonico Mazzero della


Chiefa Cattedrale di Vercelli , foggetto gentiliffimo , quanto
dotto , e della Patria ftoria ftudiofiffimo .

nomine Sandæ , & Individuæ Trinitatis . Henricus Divina


IN
favente clementia Romanorum Imperator Auguftus . Notum
fit omnibus , quod nos donavimus , immo reddidimus Sando Eufe
bio Vercellenfi Monafterium ( 1 ) de Coliades , Bornadem , & Mo
fteriol um Monafteriolum ) cum Caftello Grignasco , cum terra , &
Diftrictu Vallis Sicidæ , ficut Ricardus , ( 2 ) & Uxor ejus Vual
drada tenuerunt . Dedimus Karon Fontanarum , ( forſe Fontane

tum ) reddimus Cavalli Cerro , ( 3 ) Sulgiam confirmavimus Reven


tino . Dedimus & Olivolum , ( forfe Clevolum memorato anche nel

Diploma di Ottone III . 7. Maggio 999. ) de Kalenduftra medieta


tem confirmavimus , quia ejus erat dono Amizonis , alteram medie

tatem donavimus , quia lege I talica ( 4 ) ad noftrum jus devenit .


Damus etiam omnia prædia Odonis de Grignafco , & Nepotum ejus
Inge
127
Ingezonis , Rainaldi , & Gezonis de Rade ( di quefto Luogo ab
biam parlato Artic. 3. §. 5. , oggidì è diftrutto ) Riglozonis ,

( forfe Righezonis ) & Filiorum ejus de Arbori , Ugonis & Vuido


nis de Calpignano , Anguberti de Meleto , ( forſe Angilberti nome
più ufitato in que' tempi ) & Nepotis ejus Filii Armanni , Ugonis
de Brinade , Aldonis de Aurello , Aldonis de Cerefane , Curtii , Af
cheri , & Reulfi de Mortara , Afcheri , & Vualonis de Mortara ,
Amilongi, & Fratrum ejus de Caftello novo , Filiorum Aribaldi

de Cocio , Mainfredi de Ponzana , Ariberti de Stirpiana , Rober


ti de Carifio , Liuprerci Judicis , & generi ejus Bruningi , & Fi
liorum ejus , Armanni Diaconi , & Filiorum ejus , Artebaldi Re
medii , Landrici , Filiorum Gifaberti ( piuttoſto Giſelberti ) Judi
cis , Vuilielmi Nigri , Azonis de Pezana , Azonis de Sala , Filio
rum Vuidonis de Balzola , Filiorum Girardi de Morano , Flode

verti de Alife , Anfigifi Filii Liuzonis Epifcopi ( 5 ) Uberti Judi


cis de Iporeja , Tealdi Atonis , & Arnaldi , Olrici , & Fratrum ejus
Vuilcherami , Sigifredi , & Alcheri de Salara , ( forfe Salafca , Śal
lafco oggidì) Johannis de Gondezone , Milonis de Iporeja , Bon
filii de Solario , ( 6 ) Verimperti Milonis de Saluzzola , Únfredi de
Tontano ( Tronzano ) Roderardi , & Vualmundi Olrici de Lama ,
Atonis & Angilmanni , Filiorum Aftulfi , & Odonis , & Adam de
Vualdingo , Aimonis de Vualdingo , Berardi de Monte , Mainar
di de Arigna , Alberici Clerici Filii Hemerici de Salizola , Vuiliel
mi de Salizola , Roderardi Filii Ilani , & Operti Filii Azonis de Cafa
le , Ugonis de Palestre, Adam Vicecomitis , ( coftui erà forfe Vercel
lefe ) Ribaldi de Suno , Baldoli de Cafale . Dedimus prædia Vuiberti
Filii (7) Dadonis in Ceprione Canevefe , ( 8 ) Pertufo , Agamio, Plum
bia, & ubicumque habuit in Italia . Dedimus prædia Girardi , & Fra
trum ejus , Filiorum Roberti de Vulpiano , (9) Aimini Vuilielmi , &
Ozonis de Livurno , Livurni , Filiorum Præsbyteri Liuzonis , Af
mundi , & Berizonis , Filiorum Berardi Ingizonis Fratris Ifaac,
Girbaldi Clerici, & Alberti , Filiorum Præsbiteri Delimberti , Filio
rum Roconis ( Rozonis ) & Grafeverti de Scaramanno , Ebonis de

Butano , Roderadi & Aimonis de Uliaco , Aziperti & Sindiconis

( forfe Liudizonis ) de Avaringo , Aldonis , & Fratrum ejus de Sua


lingo , ( forfe Gualingo , ora Guilengo Terra del Novarese ) Si
gimani de Monte , Algonis Filiorum Tedifi , Filii Alberici de Mon
terone , Ebonis , & Filiorum ejus de Firminiana , Ogerii de Pla

joles , Rodulfi de Canales , Saliconis de Conflentia , Sigifredi , &


Ingelberti de Tredino , ( Tridino , ora Trino . Così leggefi in un
Diplo
128
Diploma dell' ifteffo Arrigo dato in queft' anno al Moniftero di
Fruttuaria ) Tebaldi , & Vuidonis Fratrum de Plazo , Ingonis de
Ariaco, Aldonis , & Filii ejus , Bennonis de Levrano , Aimonis.

de Campale , Alberti de • · Eimerici de Torcello ,

Filiorum Armanni Judicis de Sando Evafio , & Folcadi de Cafa


le ( 10 ) Rogerii de Santo Salvatore , & Filiaftrorum ejus , Main
fredi de Brofilo , Brafeverti de Cerifido , & Fratres Aldonis , Aftul
fi Aribaldi , & Uberti Mainfredi de Comce ( leggo Cunico ora Co

nico Terra nel Monferrato ) Birardi de Vulingo , Rozonis , & Ugo


nis de Monticlo , Conftantii de Palazolo , & Filiorum ejus , Ari
baldi de Cavaliaca , ( Queſta è forſe la più antica notizia , che
incominciamo avere dell' ameno luogo di Cavaglià , il cui
nome non comparifce prima del decimo Secolo . ) omnia præ
dia Tushardi , ( Ricardi Cónte ) & Vualderade , & Viberti , Fi
lii Dadonis , & omnium iftorum Hominum , quorum nomina

hic fcripta continentur , lege ( 11 ) Longobardorum noftra funt.


propria , quia ifti , pro quibus nobis fideliter ( leggo poft quam
nobis m ) juraverunt , Corona Regni
fidelitate. Longobardici , &
Diademate Imperii nobis jam attributa , Ardonio ( Ardoino )
Regni noftri invafori jundi , omnia vaftaverunt & maxime

Eufebianam Ecclefiam miferabiliter afflixerunt , ideo quod quia


Legibus perdiderunt , legibus noftra funt , & quia legibus noftra
funt , legibus Sando Eufebio omnia in perpetuum damus . Quicum
que autem Sanctam Vercellenfem Ecclefiam de his omnibus difve
ftiverit, vel inquietaverit , componat Kameræ noftræ mille libras.
auri , & Sancto Eufebio alteram . Quod ut credatur , & confervetur
hoc præceptum , manu noftra firmavimus , &figillo noftro juffimus

infigniri.
Signum Domni Henrici invidiffimi , & gloriofiffimi Sereniffimi
Imperatoris Augufti . . . Iricus Cancellarius Vice Heberardi

Epifcopi , & Archicancellarii recognovit .

Anno Incarnationis Dominica M. XIIII. Indictione XII. Anno

vero Regni Domni Henrici Imperatoris Augufti XIII. Imperii I.


Actum Folega feliciter . Amen ..

Partito d'Italia Arrigo , Ardoino da molti fuoi Fautori affifti


to , rinnovò la Guerra contro le Città aderenti all' Imperadore ,
e l'incominciò dalla prefa di Vercelli , come c' indica Arnolfo
Hiftor. Mediolan. lib. 1. cap. 16. Vercellenfium. Urbem cœpit , No
variam
129
variam obfedit , Cumas ( Como ) invafit , multaque alia demolitus
eft loca fibi contraria . Diede Ardoino cominciamento a queſta
guerra verifimilmente nel mese di Giugno di quell' Anno 1014 ..
Saccheggiò parimente i beni della Chiefa di Pavia , il cui Vef
covo perciò ricorfe fubito ad Arrigo > come appariſce da un
Diploma di queft' anno ( preffo il Muratori nelle Antichità

Eftenfi Par. 1. ) altresì fenza la nota del giorno , e meſe , come


nel noftro , e in parecchi altri dell' ifteffo Arrigo , parimente
coll' efpreffione poftquam nos in Regem , & Imperatorem elege
runt &c. ed anche actum Solega . Donde appariſce , che il Vef
covo di Pavia , e quel di Vercelli ricorfero in quest'anno forfe
nell' ifteffo tempo all' Imperadore a chieder compenfo , e giu
ftizia in odio di Ardoino , e de ' fuoi fautori . Per lo fteffo fatto

è ricorfo parimente il Vefcovo di Novara ( veggafi il Befcapè


Novaria Sacra ) Se il luogo , in cui furono dati quefti due
Diplomi , debba leggerfi Solega > come preffo il Muratori > 0

Folega , come nel noftro , non faprei divifarlo ; bensì quefto


luogo era in Germania . Imperciocchè Ardoino in quell'anno
ripigliò l'armi , fubito partito d'Italia l'Imperadore , il quale
addì 24. di Maggio era già in Verona , alli 5. di Giugno fi
trovò in Bamberga , dove celebrò la Pentecofte , nè in quell'
anno più ritornò in Italia . Ora i due Diplomi fono dati l'an
no XIII . del Regno di Arrigo , il qual anno incominciava alli
7. di Giugno : adunque efi Diplomi furono dati certamente do

po il mefe di Giugno , e verifimilmente nel Luglio , o Ago


to di quell' anno 1014.. Quindi il luogo di Solega , o Folega
deefi ricercare in Germania . Ma conghietturo, che fi debba piut
tofto leggere Solega, e che quefta fia Solva antica Città del No
rico , dalle cui rovine fi aggrandì quella di Sant'Andrea nella Ca
rintia . V'era parimente nel Norico Solvenca Città Vefcovile , ch'

ora non è , che un Villaggio della baſſa Carintia appellato Solfeld .


Alcune offervazioni reftano ora a fare ful noftro Diploma
( 1 ) Monafterium de Coliades . Nel Diploma di Ottone III.
dato in Roma li 7. Maggio 999. pubblicato dal Muratori
Antiq. Italic. T. VI. col. 318. fi legge , confirmamus Sanctam
Mariam Moliade , quæ dicitur Monafteriolum cum fua pertinen
tia , cum Bornade , & Grignanco ( leggi Grignasco ) & Diftri
dum Vallis Sicidæ , & Arimannos de Navola , & de Cafalido ,
& Silva Rovefenda &c. Il Cufano nella ferie delle Donazioni
ec. pag. 355 legge Santa Maria in Oliade ( lezione migliore
R della
130
della Muratoriana ) col Monaftero , ch' ora fi dice di Caftelletto
• Cafalello ec. Onde fi legga Cafaliglo , e non Cafalido
come legge il Muratori : leggefi Cafaliglo anche nel Diploma
da me pubblicato art. 1. pag. 38 .. Non vi effendo nel Vercel
lefe alcun luogo di quefto nome , convien credere , che fia

Cafaleggio ful Novarefe . ( 2 ) ficut Ricardus &c. Di Riccardó


Conte , e di Valdrada fua Moglie fi fa menzione nella carta di
donazione fatta då Pietro Vefcovo di Novara ai Canonici di

Santa Maria ,di San Gaudenzio , preffo il Befcapè in Novar.


e
pag. 317., inoltre nella carta di vendita dell'anno 998. fatta da
Liutfredo Vefcovo di Tortona a favore di Ottone Duca , preffo

il Muratori Antiq. Italic. T. III. col. 741. , e finalmente nel

Diploma dell' Imperador Corrado dell'anno 1028. dato a favore


della Chieſa di Novara , riferito dal Befcapè loc. cit. ( 3 ) Ca

valli Cerro , Sulgiam &c. Sarebbe mai Cavaglio , o Cavallirio


nel Novarefe ? Quefto luogo fembra l'ifteffo , che vien nominato
nel detto Diploma dell' anno 1028. preffo il Befcapè Caballire

gis . Di Cerro fi fa parimente menzione nell' ifteffo Diploma >


la quarta parte del qual luogo fu da Corrado conceffa alla

Chiefa di Novara . Sulgia fi rammemora anche nel Diploma di


Ottone III. dell'anno 1000. 1. Novembre , da me rammentato

art. 2. pag. 60., che in un' altra opera io pubblicherò per intero ,
nella quale difaminerò , fe poffa effere l'ifteffo luogo , ch' og

gidi fi appella Saluggia . Reventino . Nel Vercelleſe non vi è


alcun luogo di quefto nome : v'è nel Novareſe Romenfino : è

forſe queſto il nominato nel Diploma ( 4 ) Quia lege Italica


&c. Nell'ifteffo fenfo prende quivi Arrigo la legge Italica , nel

quale verfo il fine del Diploma prende quella de' Lon

gobardi ; cioè fi ferve di una parte della Legge Giulia Majef


tatis , per aggiudicare al Fifco i beni de' Ribelli . Nominando
l'Imperadore i beni de' Ribelli , che furono devoluti al fuo

Fifco Lege Italica , c'indica , che i medefimi viveano fecondo


le Leggi Romane , e così li diftingue da quelli , i quali erano
additti alle Leggi Longobardiche , fecondo le quali egli pari
mente li giudica . ( 5 ) Liuzonis Epifcopi . Nella ferie de' Ve

fcovi di Vercelli , e d'Ivrea non fi fa menzione di queſto Ve


ſcovo : reſta da ricercare , qual foffe preciſamente la di lui Se
de . Ci fi rammentano in quefto Diploma anche Filii Liuzonis
Præsbyteri. Adunque abbiamo quivi un indicio dello ſcandalo ,
che molti Ecclefiaftici Longobardi diedero alla Chieſa nell' un
decimo
131
decimo Secolo . ( 6 ) Bonfilii de Solerio . La famiglia de Solerio
fiori pofcia in Ivrea . Imparo da una Scrittura delli 18. Maggio
1402. , che il Conte Amedeo di Savoja avea mandato ad Ame
deo Chalant Capitano di Santià di procedere contro di coloro,
i quali aveano delinquito ne' fuoi Territorj , decidere , concor
dare , ed anche occorrendo abolire i proceffi, commettendo però
reftitutionem Carixii dilectis fidelibus noftris Dominis ejufdem
loci faciendi fub pactis &c. Codefti Signori erano i Fratelli de So
lerio , e de Rattariis , quelli de Ubertino , e d'Ilbertone , di Val
1
dengo , e Giacomo di Quaregna, i quali , come s'impara da uno
ftrumento d'infeudazione , e d'inveftitura delli 5. Agoſto 1402.,
aveano chiamato a S. A. la reftituzione del loro Caftello, e Beni

ftati loro tolti in tempo delle invafioni di Facino Cane ) fen


za loro colpa . Sovra il che preſe le informazioni del Capitano
di Santià , e da quattro altri Deputati , furono pofcia effi Vaf
falli inveſtiti del loro antico feudo . Si ritenne però S. A. la parte

di Gioannino Rattario , il quale era ftato accufato di tradimento .


( 7. ) Vviberti filii Dadonis . Quefto Wiberto era adunque fra
tello del Re Ardoino , di cui fi fa menzione in un Placito tenu
to in Pavia da Ottone Conte del Sacro Palazzo , a cui prefiede
va Ottone Imperadore , l'anno 1001. addì 14. di Ottobre pub
blicato dal Muratori nelle Antichità Eftenfi P. 1. , in cui fi legge
fra gli altri Primati effervi anche ftato Vvibertus Comes filius bon
næ memoria Dadonis itemque Comes . Si offervi, che quivi Dado
na
ne fi chiama Conte , e non Marchefe : fi de ono perciò notare i
noftri Scrittori , i quali attribuirono il titolo di Marchefe a Da
done , titolo per altro , che fu particolare ad Ardoino . Niuno
fi maravigli , perchè in quefto Diploma Arrigo non più onori col
titolo di Conte effo Wiberto, perocchè egli n'era già decaduto
per la fua fellonia . Vien rammentato l'ifteffo Vviberto nella
Carta di donazione fatta da Ottone Conte figlio del Re Ardoi
no alla Cattedrale di Pavia l'anno 1009. , pubblicata dal Gui
chenon Bibl. Iebuf. cent. 2. n. 3. , egli è parimente l'iſteſſo , che
quel Vviberto Conte , il quale fi fottofcriffe allo Strumento di
fundazione del Moniftero di San Giufto di Sufa , e non già
Humberto Conte di Savoja , come falfamente preteſe il Guiche
non , e dopo lui alcuni altri Scrittori . ( 8 ) in Ceprione Canaveſe
&c. Non credo , che quivi fi debba intendere del luogo di
Cerrione oggidì , il cui nome in due Scritture pofteriori di al
quanti anni a queſto Diploma , è tuttavia Cerrodunum , e po
R 2 fcia
132
fcia anche Cerridonum , come offervai art. 2. pag. 79 .: è quefto
il più antico documento , in cui fi faccia già menzione del
Canavese , regione ben nota del Territorio d'Ivrea . Pertufo con
ſerva nell'iſteſſa regione il fuo nome . Aghamium , e Plumbia
fono Gheme , e Pombia oggidì nel Novarefe . ( 9 ) Roberti de
Vvlpiano &c erano fratelli di Guiglielmo Abbate di Dijon fon
datore del Moniftero di San Benigno di Fruttuaria : veggafi il
Chiefa Hiftor. Chronolog. cap. 27. ( 10 ) De Cafale . Adunque
Sant'Evafio , e Cafale erano allora due luoghi certamente vici
ni , ma non già un ifteffo luogo : bensì unironfi pofcia in un
folo . I luoghi rammentati dal Diploma in quefta parte , fono di
là dal Pò , cioè Piozzo , Brufafco , Lauriano , Torcello , Cafa
le , San Salvatore , Brofolo , Cerefeto ec. ( 11. ) Lege Lon
gobardorum &c. Adunque i Ribelli quì deſcritti viveano fecondo
la legge Longobardica , a norma di cui ſono perciò puniti colla
confiſca de' loro beni ( vegganfi le Leggi del Re Rotharis 1. 3.4.
Rer. Italic. Script. P. II. T. 1. pag. 1. 2. ) Sembra però , che
da quefti vi fi debba eccettuare Vviberto figlio di Dadone
perciocchè Ottone figliuolo del Re Ardoino fratello di effo Vvi
berto nella fuccennata Carta dell'anno 1009. , data a favore

della Cattedrale di Pavia , fi profeffa di vivere fecondo la Leg


ge Italica , cioè Romana .
Gran cafo dovea farne Ardoino della prefa di Vercelli , an
che a preferenza di tutte le altre Città da lui in queft'anno 1014.
racquistate dopo il ritorno di Arrigo in Germania . Così c'infi
nua Ditmaro in Chronic. Lib. 7. Vercellenfem invafit Civitatem ,

Leone ejusdem Epifcopo vix effugiente . Omnem quoque hanc Ci


vitatem comprehendens , iterum fuperbire capit . Laonde nell' an
no feguente 1015. ) fottratte dalla tirannia di Ardoino le
Città da lui l'anno avanti occupate , perduto ch'egli ebbe Ver
celli , depoſe ogni penfiero di Regno , e di vendetta ; così l'
Annaliſta Saffone : Hardwigus nomine tantum Rex , perdita Urbe
Vercelli , infirmatur , radenfque barbam , & Monachus factus >
tertio Kalendas Novembris obiit, cioè dell'anno 1015. , donde fi

vede , ch'egli fece maggior cafo della perdita di Vercelli , che


delle altre Città . In un' altra Differtazione io mi farò ad illu
ftrare lo ftato del Vercellefe confiderato ne' baffi tempi , con
rapportarvi i neceffarj inediti Documenti .

Di già fin fotto l'Imperadore Ottone III . erafi Ardoino fca


gliato contro della Chiefa Vercellefe , e non gli mancarono
ade
133
aderenti , tra i quali vi fu Gifalberto Arcidiacono di Vercelli .
Noi leggiamo nel Diploma di quell' Augufto ( 7. Maii 999. 】
che concede al Veſcovo Leone tutte le poffeffioni di Ardoino
figliuolo di Dodone , o fia Dadone , quia hoftis publicus adjudi
catus Epifcopum Petrum Vercellenfem interfecit, & interfectum in
cendere non expavit : & prædia eorum , qui exploratis armis , &
ipfis manibus huic crudelitati interfuerunt &c. Ancora nell'anno
997. era Vefcovo di Vercelli Raginfredo . Laonde quefto Ve
fcovo Pietro ha feduto tra Raginfredo , e Leone , e certamen
te per poco tempo . Ma quivi dobbiamo riſchiarare un punto di
ftoria , cui gli Scrittori delle Vite de' Vefcovi di Vercelli non
ci hanno riflettuto .

Epidanno nella fua Cronica narrando l'efito dell'infelice bat


taglia data nell' anno 982. dall ' Imperadore Ottone II . nella
Calabria contro de' Greci , e Saraceni , foggiugne , che da que
fti fi fecero molti prigioni , i quali poi fi riſcattarono , multos
poftea reverfos vidimus tam Clericos , quam Laicos , quorum unus
erat Vercellenfis Epifcopus carcere diu maceratus apud Alexan
driam ( Egypti ) Epidanno ci tacque il nome di quefto Vef
covo , e Monfignor della Chiefa nella fua ftoria Cronologica cap.
10. lo chiamò Adalberto , e fendofi attenuto alla prima edi
zione della Cronica di Epidanno fatta dal Goldafto , rapportò
la detta battaglia all'anno 988. , ma la data di effa dell'an
no 982. , e confermata da altri contemporanei Scrittori .
Però
nella Serie de' Vefcovi di Vercelli non vi è mai comparfo Adal

berto , e neppure finora venne alla luce alcun Monumento , che


ne faccia menzione . Il Muratori ( Annal. d Ital. an. 982. ) offer
vando , che le memorie della Chiefa Vercellefe preffo l' Ughelli
( Ital. Sacr. T. IV. in Epifc . Vercell. ) portano , che circa quefti
tempi Pietro II. Vefcovo di quella Chiefa andò per fua divozione
ai Luoghi Santi d'Oriente , e fu prefo , e tenuto gran tempo in
prigione conghiettura , ch' egli fia ftato fatto prigione nel
la fuddetta vittoria de' Greci, e Saraceni . Il Chiefa , P
' Ughelli ,
il Cufano , ed altri Scrittori delle vite de' Vefcovi Vercellefi fe
gnano il tempo di Pietro Secondo ful principio dell' undecimo
Secolo , e la morte all'anno 1026. Il Canonico Franceſco Inno- ·

cenzo Fileppi nella fua Differtazione De Antiq. & Dignit. Eccl.


Vercell. §. 3. , fcrive parimente , che fuccedette a Leone nell' an
no 1022. S. Pietro II. , il quale viaggiata la Paleſtina , morì in
Vercelli nel 1026. alle Idi di Febbrajo , come piace ai Bollandi
fti .
134
fti . Ma egli s' ingannò infieme a tutti gli altri : quando però po
tea far miglior uſo de' Documenti , che aveva in fuo potere . Egli

è certo , che Leone Veſcovo gia fedeva nell' anno 999. , come

apparifce dai Diplomi a lui conceffi ; egli morì appunto nell' an


no 1026. alle Fefte di Pasqua , e gli fuccedette Arderico Cano
nico Milanefe , come narra Vuippone Storico contemporaneo ( In
vit. Conradi Salici ) Inoltre nell' Archivio Capitolare di Vercelli
vi è del Vefcovo Pietro una Coftituzione dell' anno 990. l' Indi

zione III. l' Anno XII. del fuo Vefcovato : onde egli incominciò
I
a federe l'anno 978. Vi è un Diploma delli 4. di Settembre
dell' anno 997. dato al medeſimo Vefcovo da Ottone III . l'anno

primo del fuo Impero . La morte di quefto Vefcovo fi rappor


ta alle idi di Marzo di queſt' anno . A Pietro fuccedette Ra

ginfredo , che lo ritroviamo Veſcovo ful fine dell'anno 997. ,


Come apparifce dal Diploma da me rapportato pagina38. ,
in cui è da notarfi , che non fi fa menzione di Ardoino , nè

del Sacco da questi dato a Vercelli . Laonde un altro Pietro

ha feduto dopo Raginfredo , e fu appunto quello , che da Ar


doino fu uccifo ful principio dell' anno 999. , perchè nel Mag
1
gio di effo anno Leone era già Vefcovo , come apparifce dal
fuccennato Diploma Nonis Maii anno 999. , e da un altro coll'

ifteffa data , dove l' efpreffione , con cui fi narra l'Omicidio


fatto da Ardoino nella perfona del Vefcovo Pietro , c'indica ,
che ciò era fucceduto poco prima . Adunque il Veſcovo Pietro ,
ch' era stato prigione in Aleffandria d' Egitto , fu il primo , e non
il fecondo , feppure non vi furono in Vercelli tre Vefcovi di quel
nome prima della ſcadenza del decimo Secolo , il che però non
confta dal Necrologio di quella Chieſa , nè da altro Monumento .
Dalla Chiefa Vercellefe un Vefcovo Pietro è venerato come

Santo , nelle cui Lezioni non fi fa motto , ch' egli abbia fof
ferto alcuna morte crudele , e fi narra dagli Scrittori Vercel
lefi , che il di lui corpo fu ritrovato , e riconosciuto in abito di
Vefcovo ec. nell' anno 1576. ( Cufan. Difc . 42. pag. 246. ) Que
fti deve effere il Vefcovo Pietro , il quale fu prigioniero de' Sa
raceni . Però il Muratori loc. cit. foggiugne , che ſe queſto Vef
covo foffe ito alla guerra , e fra i combattenti avesse voluto far da
prode ( il che non fi può ora chiarire ) non farebbe un tal Santo
approvato dalla Chiefa di Dio . Ma ciò fi può beniffimo riſchia
rare . Il Muratori fi è attenuto al racconto di Epidanno , il !
qua
le era Monaco di S. Gallo nella Diocefi di Coftanza di Sve
via ,
135
via , ed ha facilmente confufo la caufa della prigionia del Vef
covo di Vercelli , con quella dei Tedeſchi , che reftarono pri
gioni nell' accennata infelice battaglia di Ottone II . dell' anno
982. Abbiamo dallo Scrittore della vita di S. Bononio Abate
di S. Gennuario di Lucedio, pubblicata dai Bollandifti Act . SS. Feb.
T. II. , e dal Mabillon Act . SS. Ord. Benedict.; da cui fi ricavarono
le Lezioni della Chiefa Vercellefe pel Vefcovo Pietro , che S. Bo
nonio prima di effere Abate , dimorando nell'Egitto , aveva otte
nuto dal Soldano d'Egitto la libertà al Veſcovo Pietro , il quale
per efferfi portato in compagnia di altri perſonaggi , e di un Prelato
a vifitare i Luoghi Santi , ivi era ftato fatto prigione , e condotto
in Babilonia d' Egitto . Lo Scrittore della vita di S. Bononio
oltre di effere contemporaneo , fcriveva nella Diocesi di Ver
celli , onde di tal cofa doveva efferne affai iftruito : infatti il
fuo racconto è molto più circonftanziato . Adunque veramente
Epidanno ha confufo la prigionia del Veſcovo di Vercelli con
quella de' Tedeſchi ftati vinti in Calabria l'anno 982. , e va a
terra il dubbio moffo dal Muratori alla Santità del Vefcovo

Pietro . Bensì potrebbefi ricercare , ſe il corpo del Vefcovo Pietro


ritrovato nel 1576. , fia quello di Pietro ftato prigione de ' Sa
raceni , o di Pietro , che fi dice bruciato da Ardoino . Si può
fofpettare, che il Vefcovo Leone abbia nella fua Supplica efa
gerato ad Ottone III . il delitto di Ardoino , e de' fuoi fegua
ci , per ottenere quelle ampie donazioni , che ottenne . Leone
era molto ambiziofo , come confta da Benzone , e da Glabro
Scrittore contemporaneo , nella vita di Guiglielmo Abate di

Dijon : inoltre quefto fuo carattere fi rileva dalle fteffe fue let
tere fra quelle di Fulberto Carnotenfe . Egli era affai ſcaltro
per eccedere nella efpofizione de' fuoi meriti , e per aggravare
i fuoi nemici , de' quali ambiva i Feudi , e i beni . Dalle poche
cofe , che ho divifato , fi può rilevare , di quanta correzione
abbiſognino i Cataloghi de' Vefcovi di Vercelli , che finora al
cuni Scrittori pubblicarono .
Incominciò Santià nel Secolo duodecimo a governarfi per qual

che tempo da fefterfo , e formare una fpecie di Repubblica ;


ficcome in que' tempi ſurfero in Italia i Comuni , e andò cef
fando il Dominic Feudale . Anzichè Santià molti anni prima del
dodicefimo Secolo formava di già un Territorio divifo da quel
lo di Vercelli . Infatti Ottone III. nel lodato Diploma delli 7.

Maggio dell'anno 999. nomina già Comitatum , quem dicunt


San
136
Santa Agatha. Enrico Re III. nel fuo Diploma dell ' anno 1054.
a favore della Chiefa Vercellefe nomina parimente Vercel

lenfem Comitatum , & Santa Agatha , e lo fteffo ripete Fede


rico I. nel Diploma dell' anno 1152. a favore di detta Chiefa .
Donde fi ricava , che Santià in que' tempi aveva il fuo parti

colar Diſtretto , o Territorio feparato da quello di Vercelli .


Egli è incerto , ſe la diftinzione de' Contadi fia cominciata fot
to gl' Imperadori Franchi , quantunque fubito dopo i loro Suc
ceffori vi fi ritrovi ftabilita . Ciò , che fotto i Romani , Longo
bardi , e Franchi dicevafi Diftretto , o Territorio , pofcia s ' ap

pellò Contado . Coficchè il Contado di Santià fu diftinto da.


quello di Vercelli , e moftra d' aver avuto il fuo Prefide , o
Conte , indipendente dal Conte , o Prefide di Vercelli .
Intanto le Città di Lombardia furono le prime ad arrogarfi

la libertà . Ma nell' inveftigare l'origine della libertà delle Cit


tà Italiche incominciata più apertamente nel Secolo dodicefimo ,
quantunque fieno plaufibili le opinioni del Sigonio de Regn . Ital.
lib. xIII . ad an. 1106. , e del Muratori Antiquit. Italic. Tom. v.
col. 5. > tuttavia non mi perfuadono ancora della vera origine

di una mutazione di tanto riguardo . Noi veggiamo alcuni fe


mi della libertà delle Città d'Italia fino nell' undecimo Secolo ,
che a mano a mano fomentaronfi , e crebbero , tantochè mol

te Città acquistarono una propria giurifdizione . Queſte coſe


offervando , io conghietturo , che l'origine di una mutazione

sì grande fia ftata la connivenza degl' iſteffi Imperadori , i qua


li diftratti dagli affari della Germania , difficilmente poteano

più difendere quelli dell' Italia , e intanto colla loro lontanan


za afficuravano l'ambizione de' Duchi , e Marchefi d'Italia ,

che in que' tempi oltremodo ambivano d' ingrandirfi . Coficchè


l'Imperadori , per porre qualche freno , ed oftacolo alla co
ftoro potenza , lafciarono , che le Città Italiane fi arrogaffero
una certa autorità , ed indipendenza , con cui oftaffero alla ti

rannìa di quelli , che voleano fignoreggiare . Poteano così gl'


Imperadori più facilmente rivendicarfi il Dominio di tante Città
fiduciarie , frà fe fteffe divife , e difcordi , che altrimenti fareb

be ftato affai difficile , quando l'avarizia di alcuni Signori avef


fe riunito fotto un diftinto Dominio tante Città . Però un' av

venimento sì grande merita una particolare , e feria difamina ,

per cui in queſta Differtazione non vi è luogo .

Sino
137
Sino dal duodecimo Secolo la Città di Vercelli cominciò a

governarſi da ſe fteffa , ma poi nel Secolo tredicefimo arrogoffi


una maggiore libertà , e giurisdizione , e parecchi luoghi , e
caftella fece fabbricare ; il che fu pur notato dall' Imperador
Maffimiliano in una Inveftitura dat. in caftris ad Civitatem Tor
nacenfem die 22. Septembris anno Domini 1513. , rapportata.
nel libro delle Inveftiture fatte a favore di Mercurino Alfonfo
Arborio Marchefe di Gattinara pag. 78. , cioè eo tempore , quo

Vercellenfis Civitas populo regebatur, nullumque Superiorem reco

gnofcebat , & maxime de anno Natalis Domini millefimo ducen


tefimo quadragefimo tertio ( perchè in queſt'anno la Città di Ver
celli fu inveftita della giurisdizione della propria Città , e Ter

ritorio , come diraffi in appreſſo ) fuit conftrudus Burgus Gattina


Mez
riæ , mediantibus unionibus Radi , Loceni , Locenelli , &
zani . Lo fteffo fi rafferma in altra Inveftitura a favore di effo
Mercurino Arborio gran Cancelliere dell' Impero , datagli da
Carlo V. Dat . in Civitate Toleti die 2. Febbruarii anno Domini
1526. ibid. pag. 85. 86. ( Queſto libro fi è ftampato in Torino ,

l'anno 1671. per Gioanni Sinibaldo ) Ma nell' anno 1216. alli


29. di Aprile feguì un'alleanza tra il Comune della Città di Ver
celli con parecchi Uomini del Borgo di Santià , per cui i mede
fimi promifero di portarſi ad abitare colle loro famiglie fopra il
Territorio , ch' era della giurifdizione di Vercelli ( Inftrumento
di concordia rapportato dai Bifcioni Tom. I. fogl. 94. ) d'onde
ſempre più fi vede , che il Territorio di Vercelli era allora di
ftinto da quello di Santià . Le fanguinofe fazioni , e le frequen
ti guerre di que' torbidi tempi , obbligarono pofcia il Comune
di Santià ad unirfi interamente alla Città di Vercelli .

Giunſe in Lombardia nell'anno 1236. il Marchefe Manfredo


Lancia Imperial Vicario , in tempo , che in Vercelli contraſtavano
gli Avogadri , e i Tizzoni , i primi di fazione Guelfa , e gl
altri Ghibellina . Riuscì quindi ai Tizzoni coll' ajuto del Lancia
di difcacciare gli Avogadri da Vercelli : ma ficcome nella Città
prevaleva il partito de' Guelfi , a quefti di lì a poco fi riapri
rono le porte . Sperava nondimeno il Lancia con replicate for
prefe d'impadronirfi di Vercelli , ma ogni fuo attentato fu inu
tile , e i Vercellefi refpinfero vittoriosamente gl' Imperiali alli
3. di Ottobre del medefimo anno 1236. Ritrovo una Lettera
( Veter. Script. , & Monum. Collect. Martene , & Durand. T. II.
epift. 20. col. 1153. ) fcritta da Federico II. ai Vercellefi , ac
S ciò
138
ciò preparino una convenevole copia di Armati , e fi affrettino
a raggiugnere l'Imperiale efercito . Il fulmine fi dovea ſcagliare
contro de' Milanefi . Certamente codefta Lettera deve apparte
nere all'anno 1238. , imperocchè nell' anno antecedente fendo
ftati da Federico fconfitti i Milanefi , reftarono prigioni an

che parecchi Nobili di Vercelli , il che dimoftra , che queſti


erano ai Milanefi alleati . Ma ful principio dell'anno 1238. la
felicità delle armi Ceſaree , e la vicinanza dell' ifteffo Impera
dore , il quale ritrovavafi in Pavia , induffero i Vercellefi a
farfi ligj del medefimo . Anzi verfo la metà di Febbrajo di
queft ' anno 1238. fi ritrovò in Vercelli l'ifteffo Federico . Di

più nella furriferita Lettera l'Imperadore aggiugne , miffo cum


copiofo exercitu dilecto filio noftro Henrico ( conoſciuto nella
ftoria fotto il nome di Enzio ) Sardinia Rege &c . Solamente
nel detto anno Enzio fu da Federico creato Re di Sardegna .
Adunque quefta Lettera fu fcritta , dopochè i Vercellefi furo
no reftituiti nella grazia di Federico . Il Tranfunto della Carta
contenente quefta grazia fi conferva nell' Archivio Vefcovile di
Vercelli .

Edericus Dei gratia Romanorum Imperator &c. Quanto feli


Federic
cem ftatum noftrum extulit Dominus in Ligurum fubjuga
tione rebellium , quorum excrefcente nequitia , invalefcere nite
bantur Catholicè fidei perverfores , tanto dignum fore decrevimus
ut iis , quos Deo nobis auxilium præbente , fubjecimus , implo
rant fuppliciter veniam delictorum, favoris, & gratiæ noftræ bene
ficium non negemus . Cum igitur Univerfitas Vercellenfis pro eo
quod temporibus retroactis , Mediolanenfibus , & complicibus eo
rum factiofe pactis noftris rebellibus , & Imperii , impudenter , &
imprudenter adheferant , in multis contra nos , & Sandum Impe
rium molientes , ad fidelitatem & mandata noftra , & Imperit
rediiffent in perfonis, & rebus in Civitate , & Epifcopatu , ac di
Strictu eorum per fe abfque conditione , tenore , ullo pacto in omni
bus , & per omnia fe noftris mandatis , & beneplacitis exponen

tes pro commiffis contra Majeftatem noftram , veniam fuppliciter


imploraffent . Nos licet pro tam flagitiofis exceffibus , delictorum
enormitate penfata , triumphante potenti dextera noftra , jufte
poffemus in eos exercere gladium ad vindictam ; agentes tamen
mifericordia cum iisdem , tamquam quod volumus mifericordiam
præferre vindicta, Vercellenfes ipfos , qui fic per fe ut fupra di
dum
139
dum eft , fe in omnibus & per omnia expofuere noftræ benepla
centiæ Majeftatis , in gratiam noftram recepimus ; remittentes eis
omnem offenfam , quam contra nos & Imperii aufi funt , ha
denus commififfe . De abundantiori quoque gratia noftra confir
mamus eifdem Civibus Vercellenfibus fidelibus noftris bonos ufus ,
& confuetudines approbatas , quibus ufi funt tam in Civitate Ver
cellarum , quam extra, temporibus DD. Auguftorum Progenitorum

noftrorum memoriæ recolenda , ufque ad hæc felicia tempora_no


ftra, nec non & poffeffiones, ac res , quas intus Civitatem ipfam ,
& Epifcopatum , & extra , jufte & rationabiliter tenere confueve
runt hactenus , & habere . Vtpote cum Cives eofdem , qui , ut di
dum eft , noftris beneplacitis per fe dederunt , pace , juftitia , &
bono ftatu abundare velimus ; falva in omnibus & per omnia
Imperiali juftitia . Ad hujufmodi autem rei memoriam , & ftabi
bem firmitatem præfens fcriptum fieri, & figillo Majeftatis noftræ
jufimus communiri . Datum Papiæ anno Dominica Incarnatio
nis millefimo ducentefimo trigefimo octavo menfis Januarii, x1.Indi
dione ; imperante Domino noftro Federico fecundo Dei gratia in
vidiffimo Romanorum Imperatore femper Augufto, Jerufalem , &
Siciliæ Rege , Imperii etiam anno nonodecimo , Regni Jerufalem
tertiodecimo , Regni vero Sicilia trigefimonono feliciter . Amen .

Cominciarono quindi i Vercellefi ad ubbidire ai comanda


menti dell' Imperadore , onde quantunque tra effi , e gli Alef
fandrini continuaffe un'alleanza, nondimeno nell'anno : 239. aven
do Manfredo Lancia ordinato ai Vercellefi d'intimar guerra
agli Aleſſandrini , effi non vi fi oppofero . Fece l'ifteffo precetto
alli Confoli , e Comune di Santià addì 26. di Maggio dell'an
no fuddetto , ingiungendo loro per parte dell ' Imperadore fot
to pena di cento Marche d'Argento , di portarvifi indilata
mente con Uomini armati all' efercito , che fi formava contro
la Città d'Aleffandria ( nelle mazzette di carta pecora con
fervate nell' Archivio della Città di Vercelli ) contuttociò
que' di Santià non furono folleciti ad ubbidire . Laonde il
Lancia inviò a quel Comune fotto li 17. di Giugno dell'ifteffo
anno 1239. per parte dell'Imperadore Federico un altro pre
cetto , acciò ſenza afpettare una nuova intimazione , doveffero
fubito portarfi con efercito contro degli Aleffandrini ( Bifcio
ni Tom. 1. fol. 83. ) Il Sigonio de Regno Ital. lib. 18. fcri
ve , che nell'anno 1238. Federico affediò , e preſe la Città d'
$ 2 Alef
1 40
Aleſſandria : ma non fo , con qual fondamento il Sigonio ab
bia ciò afferito . S' impara bensì dai citati Documenti , che fo
lamente nell'anno 1239. , fi preparava l'Imperadore , per affa
lire gli Aleffandrini , e mi pare , che neppure indi abbia poſta
l'affedio alla Città d' Aleflandria . Bensì nell'anno 1240. gli

Aleffandrini fi diedero all' Imperadore ( Caffari Annal. Genuenf.


lib. 6. Tom. vi . Rer. Italic. ) onde nell'anno feguente infieme
coi Vercellefi , Pavefi , ed altri Popoli di Lombardia fi porta
rono a prò dell' Imperadore a combattere i Genoveſi .
Nell'anno 1241. addì 11. del mefe di Giugno , il Comune
di Vercelli accettò nel fuo diftretto parecchi Uomini di San
tià , che vi fi portarono , per abitare ( Bifcioni Tom . 1. fol.
182. Tom. IV. fol. 162. ) e nell'ifteffo tempo gli abitanti del
Borgo di Santià furono afcritti alla Cittadinanza di Vercelli
come pure offervò Monfignor della Chiefa ( Cor. Real. part. II.

pag. 223. ) e molte nobili Vercellefi famiglie vennero ad abi


tare in quel Borgo . Lo fteffo fu notato da Lodovico della

Chiefa ( Ifloria del Piemonte pag. 107. ) anche addì 11. del
mefe di Giugno , che effendo Podeftà di Vercelli Vitale Bec
cheria , e Sindaco Giacomo Tizzone, furono accettati per Cit
tadini di Vercelli gli Uomini di Santià . L'Autore del Nuovo Tea
tro del Piemonte ec. Tom. II. part. II. fcrive , che circa l'anno
1241. Santià fu onorato di un Capitolo di Canonici . Egli deve
aver ciò ricopiato , come fece di molte altre cofe , da Monfi

gnor della Chiefa loc. cit. il quale parimente fcrive , che in


progreffo di pochi anni ( dopo il 1241. ) fu eretta in Santia
una Collegiata di Canonici fotto le dignità di Prevoſto , e di
Maggiore . Egli è mio dovere il dimoftrare l'errore di queſti
due Scrittori , e giuftificare l'antichità di quella infigne Col
legiata .
Io non voglio derivare , come alcuni hanno fatto , dalla Regina
Teodelinda l'inftituzione della Collegiata di Sant'Agata : bensì
la ritrovo anteriore al decimo Secolo . Uno Strumento io vidi

nell' Archivio Capitolare di effa Collegiata dell'anno 1061 .

nel quale fi enunciano di già le Decime dovute ai Canonici


di Sant' Agata . In una Carta pecora già in alcune parti cor
rofa fi contengono autentici teftimoniali in data dell' anno
1185. , in cui li Teftimonj: efaminati affermano , che per anti
ca fama e continua tradizione era noto , che il Re Carlo avea
dotata, ed arricchita di Prebende la Chieſa di Sant'Agata : inol
tre
141
tre che da cinquanta anni e più i Canonici della Collegiata
foleano nominare i foggetti ad occupare i vacanti Canonicati
e fi enunciano parimente le Decime > e le dignità di Arci
diacono , Prevofto , Mazzero , e Teforiere . In tanto prima dell'
anno 1185. non vi furono , che Carlo Magno , Carlo Calvo ,
e Carlo Craffo , i quali fiorirono parecchi anni , prima che ter
minaffe il nono Secolo . Il Re Carlo in detta Carta nominato

deve effere Carlo Craffo , il quale avea fatto alcune donazio


ni alla Chiefa Vercellefe , avvegnachè Liutuardo Veſcovo di
Vercelli era allora Arcicancelliere dell' ifteffo Imperadore . Ot
tone III. ( Dipl. an. 999. 7. Maii ) avendo confermato le do
nazioni fatte da Carlo Craffo nell'anno 882. al Vefcovo Liu
tuardo , affegnò pofcia alla Chiefa di Santo Eufebio i beni di
tutti coloro , i quali erano ftati del partito di Ardoino Mar
chefe d'Ivrea contro di quella Chiefa, tra i quali vi fu anche
un Suddiacono di Sant'Agata : Damus prædia Agadi Subdia
coni in Sanda Aghata , Goslini , Conftantii ,
Godonis , Sonan
di , Anufonis fratris Guaiceri . Quefto Agado Suddiacono era

certamente uno de' Canonici della Collegiata , i quali non era


no tutti Sacerdoti , ma alcuni crano Diaconi , altri Suddiaco

ni , altri neppure iniziati nei Sacri Ordini , come tuttavia fi


narra negli Statuti di effa Collegiata cap. 11. riformati nell'an
no 1318 .. In quella congiura con Ardoino vi entrorono pari
mente alcuni Canonici della Cattedrale di Santo Eufebio nomi
nati nel medefimo Diploma .
Aurelio Corbellini feguito dal Cufano ( Difc. 69. n. 6. )

Pretende , che Ugazione Vefcovo di Vercelli , il quale viffe


fotto l'Imperadore Federico I. , fia ftato il fondatore della Col
legiata di Sant'Agata in Santià . Ma oltrechè i furriferiti Do

cumenti parlano già de' Canonici di Sant' Agata molti anni


prima del Vefcovo Ugazione , fi conferva altrefi nell' Archivio

di effa Collegiata una Carta dell'anno 1154. , nella quale fi


deſcrive il numero antico di quindici Prebende Canonicali com
·
ponenti effa Collegiata . La data di quefta Carta coincide coll
anno quarto del Vefcovato di Ugazione , il quale avea migliorato
alcune di effe Prebende, ed accrefciuto qualche reddito ai Ca
nonici ; donde poi fi credette falfamente il fondatore di co
defta Collegiata . In un'altra Carta dell'ifteffo Archivio fi leg

ge : Ugutio Epifcopus vero obtinuit ab Archiepifcopo Medio


lanenfi Galardino confirmationem Decimarum , quas ipfe dona
Pa
verat Præpofito, & Canonicis S. Aghata .
142
Parecchie Carte del Secolo duodecimo fi confervano altresì

nell'Archivio di detta Collegiata , nelle quali ſono nominati il


Capitolo , e Canonici di Sant' Agata . Ma per rapporto al gius,
che aveva anticamente effa Collegiata di efigere le Decime da´
diverſe Chiefe , vi fi conferva nel fuo Archivio la fentenza del
Beato Alberto Vefcovo di Vercelli dell'anno 1190. , per cui fi

obbligò la Chieſa di Tronzano ( il Maggiore de' due Tron


zani antichi, che furono atterrati dopo l'anno 1240. ) al paga
mento delle Decime in mano del Teforiere della Collegiata di
Sant' Agata . Una Carta dell'ifteffo anno 1190. contiene la do
nazione fatta dal Vefcovo Alberto , e dai Canonici della Cat
tedrale di Vercelli del Feudo della Teforeria alla Collegiata
di Sant' Agata , enonciandovifi , che una tal donazione era già
ftata fatta da Guala Vefcovo di Vercelli con conſenſo dei Ca
nonici della Cattedrale . Dell' ifteffo Vefcovo Alberto vi è un'
altra fentenza dell'anno 1192. nella caufa tra Guala Capella
prevoſto di Sant' Agata , e Maria Abadeffa del Moniſtero di

Lenta , a nome delle loro rifpettive Chiefe : il Vefcovo con


dannò il Moniſtero di Lenta alla preftazione delle Decime a
favore della Chiefa di Sant' Agata . Da una Carta dell'anno
1207. appariſce , che le quindici Prebende Canonicali furono

ridotte in otto folamente , avvegnachè di molto erano ſcemati


i redditi della Collegiata . L'Autore di quefta riduzione fu Lo
tario Vefcovo di Vercelli . Vien rammentata quefta Carta an
che dal Cufano Diſc. 73. n. 3 .. L'efazione delle Decime furono
confermate parimente con due Bolle , che confervanfi nell'Ar
LE
chivio di detta Collegiata , una di Onorio III. , e l'altra di
Gregorio Ix. dirette amendue Diledis filiis Præpofito , & Ca
pitulo Sanda Aghata Vercellenfis Diœcefis . Però già da molti
anni la Collegiata è decaduta dal poffeffo di efigere le mento
vate Decime .

Regenerip Vefcovo di Vercelli , il quale molti privilegj ot


tenne dall' Imperadore Enrico 1v. , e di cui fi fa menzione
come già eletto Vefcovo , in un Diploma di effo Imperadore
delli 4. di Luglio dell'anno 1083. , fondò circa l'anno 1084.
l'Abazia di San Giacomo della Beſſa , ed affegnolla ai Monaci
di San Benedetto , cui avendo aggiunto l'antica Chiefa di San
Salvadore in Burgo Sanda Aghata , la denominò de' Santi
Salvatore , e Giacomo . Innocenzo Papa II. confermò gli anti
chi privilegj di queſta Abazia , per una Bolla rapportata da Mon
fignor
143
fignor della Chiefa Hiftor. Chronolog. pag. 304. ( Dat. Late
rani 13. Kal. Decemb. Ind. 4. an. 1140. ) Il Pontefice conferma
pure a queſta Abazia Ecclefiam S. Salvatoris in Burgo Sanda

Aghata fitam cum terris in planitie S. Aghata adquifitis , e la


dichiarò immune da qualunque carico di Decime . In progreffo
di tempo il Capitolo di Sant'Agata pretefe effere in diritto di
riscuotere le Decime dall'Abazia , e Moniftero de ' Santi Salvado

re , e Giacomo : fi portò la caufa avanti Ugone Seffa Veſcovo


di Vercelli , e ne ottennero i Canonici favorevol fentenza , co
me apparifce dall' Iftrumento dell'anno 1221. Indict. 1x. die 6.
Septemb. actum in Auditorio prædidi D. Epifcopi . ( Nell' Ar
chivio Capitolare ) in contradditoric di Ottone Abate del Mo
niftero della Beffa .

La Chieſa di San Salvadore era nel ſubborgo di Santià fuo


ri della porta di Vercelli : oggidì fi appella tuttavia il Borghetto,
ch'una volta era pure un Borgo numerofo di fabbriche , e di
abitanti ma per gli tanti affedj , e faccheggi , ai quali fog
giacque Santià, cadde anch' effo interamente . Nondimeno quel
fubborgo conteneva ancora fettantacinque cafe nell'anno 1610.,
come fi raccoglie dai Teſtimoniali di ftato del Borgo di San
tià dell'anno 1664. 26. , e 29. Dicembre ( nell' Archivio del
Comune ) Imperocchè avendo il prefidio di Santià ſofferto di
nuovo il faccheggio degli Spagnoli nell'anno 1616. , il Duca
di Savoja inviò il Conte di Sanfront , acciocchè faceffe rifta
bilire le fortificazioni di Santià > e fece quindi demolire
tutto il Borgo di San Salvadore , e anche le cafe allo intor
no delle mura . Laonde negli accennati Teftimoniali di ftato fi
è depofto , che trasfertifi fuori dell' apertura fatta alle trinciere
verfo Vercelli , ivi fi fono ancora offervate le veftigie , ed avan
qi di muraglie , e li teftimonj affermarono effervi ftato in quel
luogo il Borgo di San Salvadore , che altre volte , e prima delle
guerre era abitato da molte perfone negozianti , e rische , e de
molito intieramente , per fervirft de' mattoni nella costruzione
delle nuove fortificazioni del Prefidio .
Innocenzo IV. volendo rimovere i Vercellefi dall
' amicizia
di Federico II. , mandò nell'anno 1243. a Vercelli Gregorio

di Montelongo Apoftolico Legato , il quale per indurre i Ver


cellefi ad allearfi colle altre Città Italiane contro di Federico ,

promife loro a nome del Papa , e pofcia prefentò l'autentica


Pontificia ratificanza di tutti i Capitoli , che i Vercellefi pre
ten
144
tendevano offervarfi a lor favore , durante la propofta lega ,
cui perciò aderirono . Cioè , che la Città , e Cittadini di Vercelli
non foggiacerebbero mai a veruna cenfura , ed interdetto , fen
za previa cognizione di una giufta caufa . Che non farebbe le
cito convenire in giudizio la Città , nè alcuno de ' Cittadini fuori
del proprio diftretto . Che il Papa non potrebbe ftabilir pace ,
o tregua coll'Imperadore fenza il confenfo de' Vercellefi . Che
i Milanefi dovrebbero tenere cinquecento Soldati per difeſa del
Vercellefe : e finalmente a difpetto di tutti gl' Imperiali Di
plomi , che favorivano la Chieſa di Vercelli , fi è ceduta alla
Città la giurifdizione Civile , che avea la Chiefa Vercellefe
nelle Terre fra il Po , la Dora , e la Sefia , e inoltre ogni ti
tolo , che alla medefima Chiefa poteva appartenere nel Terri
torio di Cafale Sant' Evafio in ambe le regioni del Po . Della
ceffione fatta dal Montelungo alla Città di Vercelli nella fud
divifata qualità , ne parlano anche il Chiefa Cor. Real. P. II.
cap. 15., il Guichenon ec. Di qui apparifce di quanto poco va
lore foffero già fino da que' tempi le tante donazioni , che i
Re d'Italia , e gl'Imperadori anticamente aveano fatto a mol
te Chiefe , le quali donazioni , oltrechè di rado fortivano il
loro effetto , forſe non fi credeano fempre titoli capaci di trasfe
rire alle Chieſe un legittimo , e quieto poffeffo, o almeno per
poco tempo ne godettero . Intanto Martino Avogadro de ' sign.
di Quaregna Vefcovo di Vercelli , dopochè tentò invano di an
nullare quella ceffione , o fia fpoglio fattogli dal Montelungo ,
fi fortificò in Biella , ed occupò le vicine Terre , e difefo dalla
famiglia Avogadra , incominciò a fignoreggiare . Fu quindi Biella
per parecchi anni l'afilo de' Vefcovi di Vercelli , i quali vi fi
rifuggivano , quantunque volta erano minacciati . Coficchè

quando coll' ajuto de' Tizzoni Matteo Viſconte Capo de ' Gibel
lini in Milano fece imprigionare in Vercelli Simone Avogadro ,
e Uberto Vefcovo fuo fratello , effi fuggiti di carcere , fi ri
covrarono in Biella , ed ivi ancora nell'anno 1313. il Vefcovo
Uberto fu da Biellefi difefo contro Guido San Martino , che
lo áffediava .
Ma i Vercellefi volendofi rivendicare Biella , e le altre oc

cupate Terre , fecero quefto ftatuto ( Biſcioni fol. 154. ) quod

Poteftates præfentes , & futuri teneantur præcife dare operam cum


effectu , quod Loca , & Terra Bugellæ , Andurni , Crepacorii ,

Montis Caprelli , & aliarum terrarum , & locorum, de quibusfuit


facta
145
fada venditio Communi Vercellarum per quondam bona memo
ria Gregorium de Montelongo tunc Sedis Apoftolicæ Legatum ,
recuperentur modis omnibus , & per omnem modum , & viam
rationabilem , & juris remediis congruis , & opportunis . Tuttavia

per opera di Guido Torriano Capo de' Guelfi in Milano , crea


to Veſcovo di Vercelli Lombardo fuo fratello , ſconfitti pofcia
i Guelfi , anch'effo ricovroffi in Biella , e dinuovo alla fua di
fefa s'impegnarono i Biellefi . Ma così generofi trattamenti
non ufarono col Vefcovo Gioanni Fiefco , dalla cui fog
gezione effendo eglino declinati fi unirono pofcia coi Vi
fconti , che allora occupavano la Città di Vercelli . Della
prigionia di quefto Vefcovo fi fa menzione nell' Iftrumento
delli 31. Maggio 1377. , quando la Cafa di Savoja ricevette
il luogo di San Germano . Cum Reverendus Pater , & Domi
nus Johannes de Flifcho Epifcopus Vercellenfis , & Comes foret.
captus , fuaque
libertate privatus , ob quod remanferat locus , &
homines Santi Germani Diœcefis Vercellenfis , pariterque habi
tantes in eo , qui fub ejus Dominio , & protectione gubernaban
tur, totaliter fuffragio , & protectione Domini deftituti , erant

que quafi tanquam oves errantes , pariterque difperfæ , & undi


que guerra circundati anguftiis , unde fe tuerentur, non habe
bant . Adunque fenza alcun fondamento s'immaginò il Coda
( Riftretto della Storia di Biella ) che ne' baffi tempi Biella
fiafi governata da fe fteffa ; ed è parimente un puro fogno
ciò , che il medefimo afferifce , che Biella unita con Novara
nell' anno 1373. o 1377. intraprendeffe a far guerra contro di
Vercelli : imperocchè in quel tempo Vercelli , e Novara erano
fotto un ifteffo governo . Cioè avendo gli Avogadri protetto

Nappo Torriano , l'introduffero anche in Vercelli , ed egli s'in


titolò pofcia perpetuo Podeſtà di Milano , Novara , e Vercelli .
Debellato Nappo, fecero infieme lega i Milanefi , Modenefi , Reg

giani , Cremonefi , Lodigiani , Vercellefi, e Novarefi . Finalmente


Vercelli venne in potere de' Viſconti Duchi di Milano , e perdette

ogni diritto di Signoria,


che paſsò legittimamente a que' Duchi .
Erano in guerra nell'anno 1357. Galeazzo Viſconte, e Gio
vanni Marchefe di Monferrato . Ugolino Gonzaga Capitan Ge

nerale delle Truppe del Marchefe fi portò ad invadere il Ter


ritorio di Vercelli . Avea di già efpugnato le Caftella di Gatti
nara , e di Cavaglià, donde lufingandofi di potere impadronirfi

di Santià , ftrinfe d'affedio quel prefidio , e con oftinata fer


T mezza
146
mezza lo combattè per pochi giorni , imperocchè il prefidio fece
una tanto gagliarda refiftenza , e così vivamente refpinfe gli affe
dianti , che obbligò il Gonzaga a ritirarfi col fuo Efercito a Li

vorno , Biandrà , e Carpaneto , luoghi da lui già occupati . Ri


tornarono pofcia in campo le fue Truppe , ma neffuna fecero
vantaggiofa imprefa . Morto il Duca Galeazzo Vifconte , e di

vifi i fuoi Stati tra i fuoi figliuoli , Vercelli fpettò a Filippo


Maria . In tal tempo fu quefta Città occupata da Facino Cane :
la invafe poi nell' anno 1406 .. Teodoro Marchefe di Monferra
to > e nuovamente nell'anno 1409. , allorchè altresì ufurpò pa

recchie Caftella del Vercellefe , cioè Confienza , Olfengo , Gre


nocio , Cafalino , Ponzano , Camerengo , Cafal Guallone , Vil

lata , Caftelnovo , Sant' Angelo , Gislarengo , Lomello , Coftan
zana , Legnana , Ronzecco , Gattinara , Saluzzola , Azeglio , Bu
rolo , Ropolo , Alice , e Sandigliano . Avea tentato di occupa
re anche Santià , ma fu inutile ogni fuo sforzo . Affalito pofcia
da più nimici il Duca Filippo Maria Vifconte , Teodoro Marche
fe venne in fua difefa ; ed in compenfo il Duca gli cedette in

pacifico poffeffo il Borgo di Cafale Monferrato col fuo Caftello ,


e Territorio , e vi aggiunſe la Terra di Villanova , feparandola
perciò dal Vercellefe . In tal occafione Teodoro cedette Ver

celli cogli altri Luoghi da lui occupati al Duca Filippo Ma


ria , il quale pagò inoltre al Marchefe feimila fiorini d'oro di taf

fa arbitrata per le fpefe da lui fatte nella difeſa di effa Città ?


come apparisce dall' Iftrumento ricevuto dal Notajo Lodovico Tiz
zone a fog. 17. del fuo protocollo . Conofceva intanto il Vifcon

te , che i Principi d'Italia macchinavano contro di lui , e de³


fuoi Stati : lo fgomentava la potenza del Duca di Savoja , e la

lega da quefto fatta co' Veneziani , Fiorentini , Marchefe di Man


tova , e Monferrato , onde pensò di renderfelo amico , e di unir
fi con lui in parentela , e cedette al Duca di Savoja la Città , e
Contado di Vercelli , ed altri Luoghi oltre il fiume Sefia verfo

Borgaro , o fia Borgo di Vercelli ; coficchè cedette ciò , ch'egli


più non potea difendere , e ritenere . Laonde addì 2. di Dicem

bre 1427. con folenne ftipulazione fu trafmeffa la Signoria della


Città , e Contado di Vercelli al Duca Amedeo di Savoja , e

e fuoi Succeffori in perpetuo : e il Duca di Savoja ne preſe

il poffeffo in perfona di Manfredo di Saluzzo , e vi deputò per


Governatore il Cavaliere Giacomo di Chalant . Nell' anno feguen

te 1428, il Duca di Savoja fece pubblicare in Vercelli , che fof


fero
147
fero interamente eftinte le fazioni Guelfe , e Ghibelline , che

tanto aveano lacerato quella Città , e che per l'avvenire neppu


re fi rammentaffero più i nomi delle medefime .
Pafsò Santià fotto il felice dominio della Real Caſa di Savoja
nell'anno 1373. I luoghi del fuo Diftretto a mano a mano furo
no ricevuti dal Capitano di Santià ſtabilito dai Duchi di Savoja .
Molti furono pofcia gli affedj gloriofamente foftenuti da quefto
Prefidio in difefa de ' fuoi Principi . Il lungo , e crudele affedio ,
che vi tenne il Duca di Alva Generale in Italia dell' Imperador
Carlo V. nell'anno 1554. e feguente , è defcritto dal Signor de
Villars ( Memoires du Sieur de Villars l . v. p. 321. e 410. , 1. 6. p.
453. ) ove pure defcrive un notevole ftratagemma praticato dal
Capitano dell' Armata Francefe , ch'era in foccorſo della piazza ,
quale ftratagemma viene anche riferito , e lodato dal Cavaliere

Follard nelle fue confiderazioni militari fopra Polibio Tom. 1. lib.


I.. Nell' anno 1611. cominciò di nuovo ad effere attaccata la
Piazza di Santià . Nel 1616. fu quel Borgo faccheggiato , e bru

ciato dai Trentini , cioè dalle Truppe di Spagna addì 25. di No


' Armata in que ' contorni fino al 1619 .. Dal
vembre . Si raggirò l
1625. fino al 1630. provò nuovi infortunj di guerra . Poſcia nel
1639. fendo incominciate le guerre inteftine del Piemonte , fog
giacque Santià ad infiniti difaftri , affedj , e faccheggi fino '
all

anno 1644. Perocchè la Città di Vercelli fendo allora occupata


dagli Spagnoli , per le fcorrerie de' medefimi fu efpofto Santià
a continui malanni . Si veggano le memorie ftoriche delle guer
re d'Italia dell' Abate Foffati ( ftampate in Milano nel 1640. )
pag. 234. e feguenti , dove narra , come l' Armata Spagnola fi
fcaricò fopra Santià , e come la Piazza fi è poi renduta a buo

ne condizioni , Si aggiungano Gioanni Pietro Capriata lib. 16 .


pag. 390. e feguenti , l. 18. pag. 630. 651. , il Brufoni ( Iftoria d
'

' anno 1625. fino al 1679. ) l. 7. pag. 166. 169. , l. 10 .


Italia dall
pag. 293. 298. 311. l. 12. pag. 381 .. Il Paradin ( Cronique de
Savoye 1. 2. pag. 252. ) chiama Santià Ville de Saintyac . Il no
me di quefto Borgo è fempre ftato foggetto a molti diguifa

menti , e il furore delle fuccennate guerre quafi affatto lo ro


vinò . Non ne furono efenti neppure le Chiefe . Si diroccarono
la fuddefcritta Chiefa di S. Salvadore con il Borgo di quefto

nome fuori della porta Vercellina , e in attinenza del medefi


mo quella molto grande di Santa Maria delle Grazie col fuo
Moniſtero , che apparteneva at Padri Minori di S. Francefco ,
T 2 che
148
che ci vien defcritto da Monfignor Paolo Brizio ( Seraphica Sub
alpina D. Thoma Provincia Monumenta ) il quale però ingan
noffi , con aver creduto , che la Chiefa foffe dedicata a S. Fran
cefco . In qualche diſtanza dal detto Moniſtero fi atterrò la Chie
fa di S. Bernardo : inoltre la Chiefa di S. Sebaftiano , che era

preffo al mulino oggidì : quella di S. Nicolao verfo la porta di


Torino : l'altra di Sant' Antonino fuori di porta Fura . Codefte
Chieſe ſi ritrovavano ultimamente per poca diſtanza fuori delle

mura di Santià , perchè il Duca Carlo Emanuele Figlio di Ema


nuel Filiberto avea fatto di molto reftringere le mura di queſto

prefidio , per poterlo più facilmente difendere , come pure offer


vò Monfignor della Chiefa loc. cit.
.
Tre qualificati Perfonaggi rifiedevano in Santià a nome de'
Duchi di Savoja , cioè il Capitano , il Vicario , ed il Chiavaro .
Il primo era Governatore della Piazza , e del fuo Mandamento :
il fecondo amminiftrava la giuftizia , ed era eletto dal Capitano :
il terzo efigeva i tributi dovuti al Principe . La ferie de' Capita
ni , e Governatori di quefto prefidio , fecondochè mi riuſcì rac
cogliere da varie fcritture confervate nell ' Archivio del Comune ,
la feguente , incominciando dall' anno 1373. , in cui Santià
venne in potere della Caſa di Savoja , fino all' anno 1688.; in
di fino al 1715. vi furono folamente i Comandanti , perocchè
erano già demolite le fortificazioni .

Anni

1375 Capitano , e Vicario Uberto di Gorzano de Aft.


1377. Capitano Gerardo de Fontana .
1402. Amedeo Chalant .

1470. Matteo Confalonieri de Badalocco .


Quefti è l'ifteffo , che fu Ambafciadore del B. Amedeo di
Savoja , per iftabilire i capitoli della pace con Galeazzo Maria
Sforza Duca di Milano . Avvegnachè avendo il Pontefice Paolo
II. fiffato di ſtabilire un trattato di pace per riunire tutti i Prin
cipi d'Italia , il Duca di Milano non voleva , che vi fi com
prendeffe nel trattato il Duca di Savoja . Ma finalmente Galeaz
zo vi fi acquietò , e gli articoli dell' unione fi ftabilirono in Mi
rabello addì 13. di Luglio dell' anno 1471. , fendo intervenuti
per parte del Duca Amedeo Urbano Bonivardo Vefcovo di Ver
celli , e il detto Matteo Confalonieri Capitano di Santià .

1522
149
1522. Gerardo Scaglia Conte di Veruva .
1550. Franceſco del Pozzo Conte di Ponderano .
1554. Dodo di Chierio .

Quefti fu costituito Capitano di Santià dal Signor di Brifac


Marefciallo dell' Armata Francefe , che entrò in Santià , fenza
chè gl' Imperiali , che l' occupavano , vi fi opponeffero . Nell'
anno feguente comandò la guarnigione di Santià Lodovico Bi
rago Milanefe del partito de' Francefi , nell' affedio poſtovi dal
Duca d' Alva .

1571. D. Gaſparo Zumadia Spagnolo .


1573. D. Lodovico Garitano Spagnolo .
1595. Alberto Bertodano Conte di Tolegno .
1611. Carlo Amedeo del Pozzo Conte di Ponderano .

1614. Ercole Negro Conte di Sanfront .


1622. Conte , e Cavaliere Balbiano .
1634. Pietro Lucca Arona .
1636. Il Signor di Fleury .
1638. Il Signor di Boysdavid Francefe .

Incominciò il fuo governo in Agoſto del 1638. , effendofi ri


chiamato il Signor di Fleury , per impiegarlo in altri affari di
Corte , come s' impara da una lettera della Ducheffa Criſtina

di Savoja delli 11. Agofto 1638. diretta alli Sindaci di Santià ,


e fuo Capitaniato .

1641. D. Giuſeppe da Montano Vafquez Spagnolo .


4 1647. Conte Rainero Michel Antonio di Saluzzo .
1655. Franceſco Guimettieres Francefe .
1688. Conte , e Cavaliere D. Lorenzo Giacinto Vibò Torinefe ..
Quefti fu l'ultimo de' Governatori : nella coftoro ferie vi ſo
no però de' vacui . Demolito il prefidio di Santià , vi fucceffe
ro ancora i Comandanti fino all'anno 1715.
Le Terre foggette al Capitaniato di Santià erano le ſeguenti ,
come raccogliefi da parecchie fcritture .

SANTIÀ

CIGLIANO BIANZE VERRONE


CANDELO MONCRIVELLO BENNA
RECETTO SALUZZOLA MASSAZZA
MONGRANDO CERRIONE VILLA di Massazza
MONFORMOSO ZIMONE CASTELLENGO

VILLA
1
150
VILLARBOJTO SALASCO TERNENGO
CASSINALE MAGLIONE BURONZO
GREGGIO CAVAGLIA' BALOCCO E BASTIA
ALICE DORZANO CARISIO
VIANZINO ROPOLO SAN GERMANO
TRONZANO VIVERONE VILLAREGGIA

CROVA SAN DAMIANO VETTIGNE'


ASIGLIANO GIFLENGA CASANOVA .

La Comunità di Recetto , volgarmente Orzetto , ancora per


atto di ricognizione delli 27. Gennajo 1635. fi obbligò di con
tribuire a tutti gli Eferciti , e Cavalcate , nei cafi occorrenti
colle Terre del Capitaniato di Santià . Da un atteftato delli 5 .
Giugno 1665. s' impara , che Recetto , come anche il vicino

luogo di Caffinale furono faccheggiati , ed incendiati dagli Spa


gnoli nel 1636..
I Luoghi di quefto Capitaniato erano foggetti altresì nelle
Caufe Civili , e Criminali alla giurifdizione de' Vicarj di Santià ,
ai quali furono pofcia furrogati i Podeſtà . Ma nei Luoghi più
diftanti due Configlieri col Sindaco definivano le cauſe fomma
rie poco rilevanti però con facoltà delegata dai Vicarj , e Podeſtà
di Santià ; dalla cui giurifdizione tutti i Luoghi del Capitania
to a mano a mano fi fottraffero . Qualunque volta fi doveva
trattare degli affari , che riguardavano il fervizio del Principe
fi facevano in Santià i congreffi avanti il Capitano , e in di lui
mancanza avanti il Vicario . Tutte le Communità del Capita
niato vi mandavano i loro Deputati . Propofto nel congreffo l
'
affare , per cui fi radunavano , fi rifolveva fecondo il più co
mun fentimento .

Si poffono arrogare que ' di Santià per loro Patrioto il valente


Capitano Facino Cambio , o fia Cane , celebrato nelle Storie del
Secolo decimoquarto ; febbene alcuni lo pretendano della Città
di Cafale , ficcome quefti s'intrattenne per qualche tempo al fer
vizio de' Marchefi di Monferrato , e fu una volta Sindaco di effa
Città . Egli invafe parecchie Città , e Luoghi della Lombardia , ed
anche il Vercellefe . Il fummentovato Inftrumento d'infeudazione ,
e d'inveſtitura del Caftello di Carifio delli 5. Agoſto 1402. c'infe

gna , che i Fratelli di Caſa Solerio , e de Rattariis , i quali erano in


que'giorni Vaffalli di Carifio , furono in tempo di pace oftialiter , in
juriofe , & malitiofe expilati a Facino de Cambiis col mezzo di mol
ta
151
ta gente armata . Facino tiranneggiò per qualche anno la Terra
di Carifio , e come efprime la citata Scrittura ,. egli facea tratto
tratto delle corfe per gli beni de' fuoi Sudditi , quelli rapiendo ,
& guerram faciendo . Ma finalmente il Conte Amedeo ( VIII . ) di
Savoja inviò un' Ambafciata al Duca di Milano , pel cui mez
zo gli fi reftituì il Caftello di Carifio col fuo Territorio . Non
apparifce intanto , che Facino abbia giammai moleftato il Bor
go , o gli Uomini di Santià . Bensì occupando Vercelli , tiraneg
giava crudelmente molti Nobili Vercellefi , e molti Luoghi di
codefto Territorio ; tantochè non potendo più tollerare le coftui
oppreflioni , e foperchierie , Martino , ed Ubertino Avogadri a
loro nome , e di tutta la famiglia Avogadra ricorfero addi 7. di

Agoſto dell' anno 1404. alla protezione di Amedeo di Savoja .


Ma altresì nell'ifteffo mefe , ed anno altri Luoghi , e Nobili Ver
cellefi per la medefima cagione fi ricovrarono preffo l'invitto
Principe Amedeo di Savoja , cui giurarono fedeltà , e vaffallag
gio ; come appariſce da una ſcrittura , da cui parimente fi rileva
qualche non ancor ben noto fatto di que' torbidi tempi .
In nomine Domini &c. Anno a Nativitate ejufdem fumpto mil
lefimo quattracentefimo quarto , Indictione duodecima , & die deci

mafeptima Menfis Augufti in Caftro Morgia , videlicet in camera ,


in qua pernoctare folitus eft Illuftris , & Excelfus Princeps Domi
nus nofter Dominus Amedeus &c.

Expofuerunt dicto Domino noftro Comiti oppreffiones , damna


læfiones , injurias , prædas , rapinas , offenfas , & vafta fibi factas ,
& facta illatas , & illata hujus temporis guerrarum difcrimine in
præfentibus Lombardia maxime in Diœcefi Vercellarum nunc ur
gente , & præcipue quia Ambrofius de Cafal ftipendiarius Illuftris
Principis Domini Ducis Mediolani in Menfe Aprilis noviffime
præteriti vice , & nomine ut aſſerebat , Dominici de Hoftini de Tor
nellis de Novaria ignis incendio cremari fecit Loca Rocheti , Ghif
larenghi , & Lenta , quæ erant , & funt dictorum Nobilium de

Arborio . Ibidem quod præfumerios aquos , & beftiale dictus Ambro

fius cum ejus comitiva caperunt , captivarunt , fecum duxerunt >


& paulo ante comburi fecerunt Sanctum Columbanum , quod eft di
dorum Nobilium , & Reinerius , & Johannes de Tornellis cœperunt
Philitelum de Arborio , & captivarunt , & Novariam duxerunt , ubi
Dei auxilio a laqueo ejus inimicorum fe evafit , dictique malefacto

res clamabant , & vociferabant , moriatur pars Velfa , & dicli Vel
fi clamabant , vivant Domini Dux Mediolani , & Comes Papia ,
quod
152

quod nil eis prodat , & tunc quafi in extrema afflictione deducti ,
omni fuccurfu , protectione , auxilio , confilio , & favore cujufvis
Domini flebiles deftituti , affectantes tutum refugium alicujus Do
mini , vel Principis affectuofe implorarunt fuccurfum dici Illuftris
Principis Domini noftri Comitis Sabaudia fibi genibus flexis hu
milime fupplicantes : & c.
Quibus expofitione , & fupplicatione auditis , dictus Dominus

Comes Sabaudia pridem partecipato fuper hoc cum Prælatis , Pro


ceribus , Baronibus , & dictis fuis maturo confilio cum deliberatione
longava , attendens maxime guerras , & offenfas fibi , & fubditis
fuis diutius factas , & illatas per Facinum Canis Capitaneum fti
pendiarium , & fubditum dictorum Dominorum Ducis Mediolani ,

& Comitis Papiæ : de quorum Territoriis multa mala inferebantur


fubditis dicti Domini noftri Comitis Sabaudia &c.. Si eftinfe poi
con Facino Cane tutta la fua potenza , perchè morì ſenza prole .
Una crudeliffima peftilenza defolò nell'anno 1630. il Piemonte ,
e maffimamente la Città di Torino : fu defcritta dal Protomedico

Gioan Franceſco Flochetto . Da quella terribile ſciagura fu eſente


il Borgo , e Territorio di Santià : laonde gli Eccellentiffimi Ma
giſtrati ivi fi trasferirono . Il Real Senato di Torino ha feduto in
Santià circa a due Anni , cioè dal 1630. inchiuſo fin verſo il fine
del 1631. , come fi ricava dagli atti di alcune Caufe ventilate

avanti quel Magiftrato . Altresì l' Eccell. Magiftrato della Sanità in


quel tempo ha rifieduto in Santià , come pure appariſce da un Ma
nifeſto del medefimo ftampato in Vercelli l'anno 1630 .
Antichiffimi fono gli Statuti del Comune di Santià , de' quali

per lo più fi fervivano anche i Luoghi del fuo Distretto , o Ca


pitaniato . Intanto il Borgo di Santià , come capo di Capitaniato ,
che raffigurava una Provincia , fu fempre annoverato tra i Luo
ghi più cofpicui , ed infigni , non fi è perciò mai per lo addie
tro infeudato ad alcuno ; bensì l'ifteffo Comune fu pofcia inve
ftito del Feudo del proprio Luogo , fino a chè con grande onore
di effo Borgo nel Dicembre dell'anno 1763. fu dal fapientiffimo
Re CARLO EMANUELE inveftito Marchefe di Santià S. A. R.

il Signor DUCA DI CHABLAIS .

SSSSSSS

IL FINE .
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