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LA
DIVINA COMMEDIA
DI
DANTE ALIGHIERI
1
!
— * —
TIPOGRAFIA E FONDERIA FABRIS
Via del Diluvio N.° 33o nelle antiche Stinche.
— * —
LA
Dirai epiHDii
DANTE ALI«HIERI
TOMO II.
OSSIA
TOMO II.
ARGOMEN T 0
AL CAUTO I.
.
I
ì^ler correr miglior acqua alza le vele
Jpffj Omai la navicella del mio ingegno,
Che lascia dietro a sè mar sì crudele:
AA DEL PURGATORIO
E Ove
canterò
E di quel
di l'salire
umano secondo
al spirito
ciel regno,
diventa
si purga,
degno. i
Ma0
E qui
qui
sante
laCalliopèa
morta
Muse, poi
poesia
alquanto
cherisurga,
vostro
surga,sono 7
Dolce
Che
Dell'color
s'aer
accoglieva
puro,
d'oriental
infino
nel zaffiro,
sereno
al primo
aspetto
giro, 13
Agli
Tosto
Cheocchi
m'ch'
avea
miei
io fuori
contristato
ricominciò
uscii dell'
gli
diletto,
occhi
aura emorta,
il petto.16
Lo Faceva
Velando
bel pianeta,
tutto
i Pesci
rider
chech'ad
l'erano
oriente,
amarinconforta,
sua scorta. 19
46
Li raggi delleDEL
quattro
PURGATORIO
luci sante
37
Fregiava» si la sua faccia di lume,
ChiUscendo
v'ha guidati?
fuor della
o chi
profonda
vi fu lucerna,
notte, 43
YOM. n. 3
48 DEL PURGATORIO
AL CANTO li.
TOMO IT. 4
26 DEL PURGATORIO
Grido:
Vedi
Che
Sì
Ecco
Omai
che
che
TFa,
l'vedrai
ali
remo
sdegna
Angel
fa,
sueche
di
non
di
tra
gli
sìDio:
levuol
liti
argomenti
fatti
ginocchia
sìpiega
ne
ofhciali.
lontani.
altro
leumani,
cali;
mani:
velo 31
28
37
MaCon
V
Per
chinail
uccel
un
che vassello
l'divino,
giuso;
occhioesnelletto
più
da
queichiaro
presso
sene venne
leggiero;
noi
appariva:
sostenne
a riva : 40
DaTanto
poppache
stava
l' acqua
il celestial
nulla nocchiero>
ne inghiottiva.
43
.
Tal che faria beato pur descritto;
In Eexitu
più Israel
di cento
de AEgypto
spirti entro sediero, 1
46
Con
Cantavan
quanto
tutti
di insieme
quel salmo
ad una
è poscia
voce,scritto.
28 DEL PURGATORIO
AL CANTO IH.
i
TOM. II. s
34 ARGOMENTO
TOMO 11. 6
42 DEL PURGATORIO
AL CANTO IV.
Dico
Delcoli'
granalidisio,
snellediretro
e con alequel
piume
condotto , 28
TOMO 11, 7
50 DEL PURGATORIO
E E
giàdicea
il Poeta
: Vienne
innanzi
omai;
mi vedi
saliva
ch', è tocco
Copre
Meridian
la notte
dal già
solecol
; edpièalla
Murrocco.
riva
ARGOMENTO
AL CANTO V.
TOMO li.
58 DEL PURGATORIO
Disposando,
Salsi colui m'
cheavea
innanellata
con la sua
pria,
gemma. 136
ARGOMENTO
AL CANTO VI.
TOMO II.
66 ARGOMENTO
Con
Qual
l'altro
va dinanzi
se ne va
e qual
tutta diretro
la gente:
il prende, *
Vidi
DalCont'
corpo
Orso
suo, per
e l' anima
astio e divisa
per inveggia, 19
Come
Quell'
libero
ombre
fuiche
da pregar
tutte quante
pur ch'altri preghi, 2 5
AhiSenz'
gente,
esso che
foradovresti
la vergogna
esser meno.
devota, 91
Giusto
Sopragiudicio
il tuo sangue,
dalle stelle
e siacaggia
nuovo ed aperto,
1 00
TOMO II. IO
74 DEL PURGATORIO
Fiorenza
Mercè
Di questa
del
miadigression
popol
, ben tuo
puoiche
che
esser
non
si argomenta.
contenta
ti tocca, 127
Molti
Ma
Senza
rifiutan
il popol
chiamare,
lotuocomune
sollecito
e grida:incarco
risponde
I' mi; sobbarco. 133
Fecero
L'antiche
al viver
leggi, bene
e furon
un picciol
sì civili,
cenno
AL CANTO VII.
TOMO II Ii
82 DEL PURGATORIO
AL CANTO Vili.
TOMO II.
90 ARGOMENTO
i
tOMo II. l3
98 DEL PURGATORIO
j
ARGOMENTO
AL CANTO IX.
TOMO II.
40f> DEL PURGATORIO
A Poi
guisa
E che
che
d'muti
la
uom
verità
inche
conforto
gli
in dubbio
è discoverta,
sua si
paura,
raccerta, 64
MiVidemi
Sicambia'
mosse,
il ioDuca
ed: eio come
mio,
diretro
senza
su in
perver
cura
lo l'altura.
balzo 67
Lettor,
Non
La miatitumaravigliar
materia,
vedi ben e com'
s'
però
io io
la
con
innalzo
rincalzo.
più arte 70
Noi
Che
Pur
ci là,
come
appressammo,
dove
un pareami
fesso ed
chein
eravamo
muro
prima
diparte,
in
un parte,
rotto, 73
Vidi
Ed
Peruna
un
gireportier
porta,
ad essa,
eche
trediancor
gradi
colornon
didiversi,
sotto,
facea motto. 76
E Tal
Vidil
comenella
seder
V occhio
faccia,
sopra
piùch'
il e grado
iopiùnon
v'apersi,
soprano,
lo soffersi : 79
HO DEL PURGATORIO
TOMO 11.
MA DEL PURGATORIO CANTO IX.
AL CANTO X.
I
ARGOMENTO
Sonando
E s'io laavessi
senti'gliesser
occhirichiusa
volti ad
: essa,
NoiChe
salivam
si moveva
per una
d' una
pietra
e d'fessa,
altra parte,
Similemente
Che
Ed alv sì
eraed
immaginato,
alalfumo
no discordi
degl'e gli
incensi
fensi.
occhi e il naso 61
Lì E
Trescando
precedeva
più e men
alzato,
al che
benedetto
l'
re umile
era vaso,
inSalmista,
quel caso. 64
Io Che
Per
mossi
avvisar
diretro
i pieda
a del
Micol
presso
luogo
miun'
dov'
biancheggiava.
altra
io stava,
storia 70
Io
Quivi
Mosse
Del
dicoera
roman
di
Gregorio
storiata
Traiano
Prince,
alla
l'imperadore
alta
lo
suacui
gloria
gran
gran
; vittoria
valore: 73
76
Di
Ed lagrime
una vedovella
atteggiata
gli era
e dialdolore.
freno,
Dintorno
Di cavalieri
a lui, parea
e V aquile
calcato
nell'
e pieno
oro 79
l
Sovr' esso in vista al vento si movieno.
AL CANTO XI.
ba Intanto
pietosa,chele viene
pone ,insiccome
bocca il
dicemmo,
Poeta laquella
parafrasi
tur-
TOMO 11.
430 DEL PURGATORIO
Credette
Tener lo
Cimabue
campo, nella
ed ora
pintura
ha Giotto il grido, 94
Non
Chiè ill'uno
mondan
e l'altro
romorecaccerà
altro che
di nido.
un fiato 100
TOMO II.
ARGOMENTO
Quando
Veder
Buon mi
ti
lo sarà,
disse
letto : per
delle
Volgi
alleggiar
gli
piante
occhitue.
lainvia,
giue : 13
Onde
Sovr'
Portan
lì a'molte
segnato
sepolti
volte
le
quel
se
tombe
ch'
ne elli
piagne
terragne
eran pria: 19
Che
Per la
solopuntura
a' pii dà
della
delle
rimembranza,
calcagne :
Sì Quanto
Secondo
vid' io lì,
per
l' ma
artificio,
via didi miglior
fuor
figurato
dalsembianza,
monte avanza. 22
Di Dal
riverenza
servigioglidel
attidi e l'il ancella
viso adorna,
sesta. 82
'9
4M DEL PURGATORIO CANTO XII.
AL CANTO XIII.
TOMO II.
454 DEL PURGATORIO
Volsimi
Premevan
a loro,
sì, che
ed: bagnavan
0 gente sicura,
le gote.
AL CANTO XIV.
TOM . II. 1I
462 ARGOMENTO
fnfin
Di là,
quel've
chesi ilrende
ciel della
per ristoro
marina asciuga,
Virtù
Da tutti,
così per
come
nimica
biscia,
si fuga
o per sventura
Ond'hanno
Del loco, sìo mutata
per malloruso
natura
che li fruga:
NèE lascerò
buon sarà
di dir,
costui,
perdi'
se altri
ancorm'oda:
s'ammeuta 55
TOMO 11.
470 DEL PURGATORIO
Federigo
Ugolin Tignoso
d'Azzo, che
e sua
vi brigata;
vette nosco: 106
ì
Vi rimanevano tre ore del Sole allorchè, staccatisi
da quelle Ombre , continuavano i due poeti la loro via;
quando è colpito l'Alighieri da vivo splendore, cui
riparandosi colle mani alzate sopra le ciglia, non può
tuttnma così evitare che, percotendo sul suolo e fino
a lui riflettendo, non gli abbagli del tutto le luci. Era
l'Angelo custode al passo, per cui s'ascende al terzo
giro: ed arrivati a'piedi di lui, sono ambedue confor
tati a salire. Mentr'ei dunque s'avviano per la scala,
cantansi dietro a loro gli encomj dell' amor fraterno
contrario all'invidia, finchè cessando le angeliche voci,
pensa Dante di mettere a maggior profitto quel tempo
che consumavasi andando, e chiede a Virgilio che dir
si volesse poc'anzi Guido del Duca con quelle parole: 0
gente umana, perchè poni il cuore là ov'è me-
stier di consorto divieto. E Virgilio lo soddisfa,
replicandogli non esser da maravigliarsi se quello spi
rito conoscendo le proprie colpe, esorta gli altri per
chè sen guardino, e non abbian con esso a piangerle
un di: poi gl'insegna qual è la sorgente dell'invidia,
e come potrebb' ella bandirsi dal\ mondo se fosse negli
uomini quella stessa carità che fa più contenti nel cielo
i beati, quanti più sono i compagni della loro beati
tudine. Pervenuti fra questi ragionamenti al terzo gi
rone, dove han pena gl'iracondi , è rapito Dante in un
474 ARGOMENTO
TOMO lt
m DEL PURGATOHIO
AL CANTO XVI.
Tovo II. »4
486 DEL PURGATORIO
9.S
4 94 DEL PURGATORIO CANTO XVI.
AL CANTO XVII."
' . j . i ...i- ,; i
Come
Che
Nuova
sifratto
frange
luce guizza
percuote
il sonno,
priail che
viso
ove muoia
di
chiuso
butto
tutto;
, - 40
Ma Ecome
per soverchio
al sol, chesua
nostra
figura
vista
vela,
grava, 52
Malignamente
Chè quale aspetta
già si
prego,
mettee alV uopo
nego. vede,
Sentiimi
E ventanni
pressonelquasi
volto
un, emuover
dir e Beati
d'ala, 67
Gli
Che ultimi
le stelleraggi
apparivan
che ladanotte
più lati.
segue,
CANTO XVU. 20J
0 Fra
virtùmemia,
stesso
perchè
dicea,
sì ti
chedilegue?
mi sentiva 73
Resta,
Da quello
se, dividendo,
odiare ogni
beneaffetto
stimo,è deciso. 112
È Ch'
chi elpodere,
sia di grazia,
sua grandezza
onore, in
e fama
basso messo.llb
EdOnde
è chis' per
attrista
ingiuria
sì , che
par ilch'adonti
contrario ama ; 121
Se Per
lento
cheamore
di giugner
a lui veder
lui ciascun
vi tira,contende. 130
AL CANTO XVIII.
Là Per
dovela più
stia in
forma
sua materia
ch' è nata
dura;
a salire
CANTO XVIII. 209
TOMO 11. 27
2^ PEL PURGATORIO
Cui
Per buon
quel ch'
volere
io vidi
e giusto
di color,
amorvenendo,
cavalca.
Ratto
Per ratto
poco che
amor,
il tempo
gridavan
nonglisi altri
perdaappresso103
;
Questi
Però
Vuoleche
ne
andar
dite
vive su,
ond'
(e certo
purchè
è presso
io ilnon
sol
il pertugio.
vi
ne bugio)
riluca; 109
Parole
Ed
Diretr'
un
furon
adi noi,
quegli
queste
chespirti
del
troverai
mio
disseDuca:
la: buca.
Vieni 112
CANTO xvm. 213
PoiQuell'
quando
ombre,
fur da
chenoi
veder
tanto
piùdivise
non potersi, 1 39
AL CANTO XIX.
TOMO n. a"
248 DEL PURGATORIO
Quale
Lo Rege
il falcon
eterno
checon
prima
le ruote
a' pièmagne.
si mira, 64
Com'
N' andai
io nelinfino
quintoove
giro
il cerchiar
fui dischiuso,
si prende. 70
Ne'Così
piedi
giustizia
e nellequi
man
stretti
legati
ne e tiene,
presi;
Io Tanto
m' era staremo
inginocchiato,
immobili
e volea
e distesi.
dire;
Drizza
Mia coscienza
le gambe, dritto
e levati
mi su,
rimorse.
frate,
'!
A R G 0M EN T O
!
t> • •
CANTO XX.
E Pietosamente
per ventura udi':
piangere
Dolce
e lagnarsi;
Maria:
Esso
Cheparlava
fece Niccolao
ancor della
alle larghezza
pulcelle , 31
Non
S' io
fia ritorno
senza mercè
a compier
la tualoparola,
cammin corto 37
EdGrazia
Ch'
egli:
io Io
attenda
in ti
te dirò,
luce
di prima
là,
nonmaper
che
perchè
conforto
sie morto.
tanta 40
I' Sì,
fui radice
Che che
la terra
buon
della
cristiana
frutto
malarado
pianta,
tutta
se aduggia
ne schianta. 43
Ma,
Ed
Potesser,
seioDoagio,
la chieggo
tostoGuanto,
nea farian
Quei
Lilla
che
vendetta
e tutto
Bruggia
; giuggia. 46
Chiamato
Di
Per me
cuison
fui
novellamente
di
natilà i Ugo
Filippi
Ciapetta:
è Francia
e i Luigi,
retta. 49
TOMI) il. 3j
254 DEL PURGATORIO
NoiOnde
ci restammo
intender immobili
lo grido sie sospesi,
poteo. 139
AL CANTO XXI.
TOMO 11. 3i
242 DEL PURGATORIO
Tremaci
Non soquando
come, alcuna
quassù anima
non tremò
mondamai: 58
AL CANTO XXII.
Già
Per
Ma
A era
te
colorar
perchè
poeta
il mondo
distenderò
fui,
veggi per
tutto
me'teciò
laquanto
cristiano;
mano.
ch' iopregno
disegno , 73
7C
E Si
Della
Per
la consonava
parola
li vera
messaggi
tua
credenza
a'nuovi
sopra
dell', toccata
eterno
seminata
predicanti,
regno; 79
Vennermi
Che
Ond' quando
io poi
a visitarli
parendo
Domizian
presi
tanto
li usata.
perseguette,
santi, 82
Lungamente
E Di
Fer
Ma
Senza
Io
pria
mentre
gli
Tebe,
per
dispregiare
ch'
mio
sovvenni,
paura
che
iopoetando,
mostrando
lagrimar
conducessi
di chiuso
là
a eme
per
lor
non
ebb'
Cristian
paganesmo;
tutte
ime
dritti
Greci
fur
iosialtre
battesmo;
lor
costumi
stette,
fumi
a' fiumi
pianti.
sette;
, 85
88
9!
Cerchiar
E questa mi
tiepidezza
fe' più il
chequarto
il quarto
cerchio
centesmo.
DEL PURGATORIO
TùChe
Mentre
dunque,
m' ascondeva
cheche
del levato
salire
quanto
m'
avem
hai
bene
soverchio,
il io
coperchio
dico , 94.
Dimmi
Dimmi
Cecilio,
dov'
se
Plauto
èson
Terenzio
dannati,
e Varro,
nostro
edse in
lo
amico,
qual
sai; vico. 97
Costoro,
Rispose
Che le Muse
il
Persio,
Duca
lattar
ed
mio,
io,
piùsiam
ed
eh' altri
altro
con assai,
quel
mai, Greco100
NelSpesse
primofiate
cinghio
ragioniam
del carcere
del monte,
cieco. 103
Ed
Antigone,
Ismene Deifile
sì trista
ed come
Argia,fue.
Vedesi
E
Evvi
conquella
lalefiglia
suore
chedi sue
mostrò
Tiresia
Deidamia.
Langia
e Teti,; 112
CANTO XXII. 257
E Liberi
già le quattro
dal salireancelle
e da' eran
paretidel
; giorno 118
tomo li sa
258 DEL PURGATORIO
MaUntosto
alber
ruppe
che trovammo
le dolci ragioni
in mezza strada,
Mele
E nettare
e locuste
perfuron
sete ogni
le vivande,
ruscello. 151
AL CANTO XXIII.
TOMO 11.
L>t>6 DEJL!ìFBftG,MX)RIO
Cade
Rimasa
virtù
addietro;
nell' acqua,
oud' ioe si
nella
mi pianta
sottiglio.:vi
••!>>.'
ChèChe
quella
menòvoglia
Cristoall'
lieto
Arbore
a dire
ci IEIlu'>ij
mena 73
ì ,
ì.
Se prima fu' lai' possa ini te! ^nità ih w< li,u\> !-JM>
Di peccar più> che; sovvenisse T ora •> ,.jj/
Ed
Come
Con
Tant'
A
Io
La
Dove
Tratto
Quanto
Eegli
ber
suoi
liberato
ti
èNella
vedovella
se'aacredea
tempo
lo
prieghi
tu
m'
Dio
me:
indolce
mia
quassù
ha
bene
m'
più
Si
trovar
per
mia,
della
col
ha
devoti
assenzio
tosto
cara
operare
tempo
venuto
degli
suo
che
costa
laggiù
em'
e pianger
tanto
con
più
altri
de'
siha
ove
èancora?
di
ristora.
martiri
più
diletta
sospiri
condotto
giri.
s'
amai,
sotto,
dirotto.
soletta;
aspetta. 82
88
85
91
Chè
Chela laBarbagia
Nelle Barbagiadi
femmine sueSardigna
dov'
è io assai
piùla pudica
lasciai. U
Tempo
Cui nonfuturo
sarà quest'
m' è già
ora nel
molto
cospetto,
antica,
NelAlle
L' qual
andar
sfacciate
sarà
mostrando
indonne
pergamo
con
fiorentine
interdetto
le poppe il petto.
..' 100
CANTO XXIII. 2f9
LoPer
vostro
cui regno
scosse chei
dianzi
da ogni
se la.pendice
sgombra.; > i')! ,133
:.>
I .'
>li ; il . li../
li .>!
ARGOMENTO
K>"> v '• vii 'i i,I \iV« I oA>v ' ' >V •> \ i >,>^. >
,\ IL CANTO XXIV.
• . ••• . . r.'»i'ni.^ ... '.l>'... .\ .
l.ii,l '.VI ' i l'/li -.il' i >i >v .i••' ' V> ' '
" A ndando tuttavia Dante insiem con Forese per mezzo
all'Ombre che facean le maraviglie delf esser lui vivo,
continua l' incominciato discorso intorno a ' Stazio^ e
chiede pai a Forese medesimo dove sia Piccarda, e se ivi
tra tanta moltitudine alcuno si trovi, che meriti d'esser
riconosciuto. ÀI che rispónde l' amico, e assicuralo in
primo luogo del trionfo , cui già mena tra i beati Pie-
carda: quindi gli móstra fra quegli spiriti e Buonagtun-
ta degli Orbisani da Lucca, famoso rimatore de' tempi
suoi, e Papa Martino IV dal Torso, o vogliavi dire da
Tours di Francia, il quale fu notato di somma ghiotto
neria. Dicono di lui, che facesse morirenella vernaccia
le anguille pescate nel lago di Bolsena, per mangiarsele
avidamente in isquisiti manicaretti. Gli vengono pure
accennati Ubaldino degli Ubaldini dalla Pila, luogo del
contado di Firenze, dal quale si nominò un ramo di que
sta Famiglia, Bonifazio de'Zieschi di Lavagna, paese
nel Genovesato, che fu Arcivescovo di Ravenna, e fi
nalmente Messer Marchese de' Rigogliosi da Forti,
bevitore intemperantissimo, a cui narrando il suo ca
novaio come per città si diceva che non faceva altro
che bere ; e tu rispondi . disse , che ho sempre sete.
Ma fissandosi T Alighieri particolarmente sopra il
Lucchese , ode predirsi com egli fra breve tempo
' 272 ARGOMENTO
TOMO 11. 3
I
CANTO XXI V.
• . > ; . ... |j I i :, . i.' I ..."
Trasse
Donne, le
ch' nuove
avete intelletto
rime, cominciando:
d' Amore.
TOMO U.
282 DEL PURGATORIO
Trapassate
Legno è oltre
più susenza
che farvi
fu morso
presso;
da Eva, 115
I
ARGOMENTO
AL CANTO XXV.
PerchèLasciato
come faall' Tauro
uom che
e lanon
notte
s' affigge,
allo Scorpio.
4i
Se Rispose
Discolpi
la veduta
Stazio,
meeterna
nonlà poteri'
gli
dovedislego
tu
io sie
far
, , niegori)
i i > . 31
Sangue
Dall' assetate
perfetto,vene,
che mai
e si non
rimane
si beve , .. 37
Ancor
Tacer
Sovr'digesto
altrui
che dire;
saugue
scende
e quindi
in
ov' naturai
è più
poscia
bello
vasello,
geme 43
TOMO IL '7
£<*<>' DEL PURGATORIO
E S'
giàera
venuto
per noi,
all'ultima
e voltotortura
alla man destra, 1 09
LoSi
Perocch'
Duca
vuol mio
tenere
errar
dicea:
potrebbesi
agli per
occhi
questo
per
stretto
poco.
locoil freno 118
E Perch'
Compartendo
vidi spirti
io guardava
perlalavista
fiamma
a' loro
a quando
andando
ed a' amiei
quando.
; passi,124
Appresso
Gridavano
Indi ricominciavan
il fine
alto:
ch' Virum
a l'quell'inno
inno
non bassi.
cognosco;
fassi, 127
Finitolo,
Corse
Che diDiana,
anche
Venereed
gridavano:
avea
Elicesentito
caccionne
Al ilbosco
tosco. 130
Indi
Gridavano,
Come
al cantar
virtute
e tornavano;
mariti
e matrimonio
che indi
fur imponne.
casti,
donne 133
294 DEL PURGATORIO
.I \ i..: . AL
'n CANTO XXVI.
. •; • (.. •
. . v •. . . • ..." ,..'', ,.,',.*.'
Procedendo l' Alighieri guardingo per sentiero cosi
periglioso, meravigliami le ombre purganti dell'esser
lui vivo, ed ma fra queste delle sue condizioni là m*
terroga. Ma preparandosi egli a rispondere, lo intcr*
rampe la sopravvegnenza d'altra gente che incontran
dosi con quella prima, e menando insiem breve festa,
si parte poi, gridando l' ima guanto più può i nomi
di Soddoma e di Gomorra, l' altra l' orrendo esem
pio di Pasife, che innamorata d'un toro, si chiu~
se, secondo la favola, in una vacca di legno, ed ebbe
commercio con lui. Cessato quindi l' incontro di quelli
spiriti, e tornando ad aspettar la risposta dell' Ali
ghieri la schiera di colui c/te interrogato lo uvevat
dichiarale cortesemente andar egli per quei luoghi
non anche sciolto dai legami del corpo , ed esser
chiamato per io suo miglior bene a insilar U stelle.
Poi chiède alla sua volta di cowmer la moltitudine
òhe gli sta intorno, « girella che dianzi parli. Per
la qurd cosa, dopo le dimostrazioni di generale stu
pore, gli risponde l' ombra favellatrice come quelli,
che s' erano allontanati, purgavano la brutta colpa,
onde Cesare fu chiamato regina per la sua scandalo*
sa dimestichezza con Nicomede , e Soddoma fu consu
mata dal fuoco; poi come la turba rimasta scontava
l' eccesso dell' infame Pasife. Dopo di che scusandosi
per l' ora già tarda d' indicare a nome ciascuno ,
296 ARGOMENTO
TOMO H. 3g
298 DEL PURGATORIO
Tosto
Prima
cheche
parton
il primo
l'accoglienza
passo li amica,
trascorra, 37
E Attenti
Essi
raccostarsi
medesmi
ad ascoltar
a me,
che come
m'avean
ne' lordavanti,
sembianti.
pregato, 49
Io,Incominciai:
D'aver,
che duequando
volte
0 anime
avea
che sia,
visto
sicure
dilor
pace
grato,
stato, 52
500 DEL PURGATORIO
Tutto
Con l' m'offersi
affermar che
pronto
fa credere
al suo servigio,
altrui. *
CANTO XXVI.
Io
Poi,
Fagli
Or,
Così
AVersi
Apparecchiava
E
Come
Che
Ove
Quanto
Che
Nel
Di
Fin
mi
Prima
E
voce
Soverchiò
Che
dissi
se
forse
così
fer
grido
per
feci
quale
d'amore
presso
poter
che
licito
quel
tu
più
per
molti
ch'al
ch'arte
ferman
me
bisogna
per
al
hai
l'ha
inch'al
l'acqua
èdi
peccar
titutti,
mostrato
avea,
un
dar
sì
Cristo
grido
antichi
suo
sia
eLemosi
grazioso
vinto
o
ampio
dir
loro
prose
ver
aluogo
l'andare
ragion
nome
enon
disparve
noi
ilpur
di
abate
lascia
il
drizzan
opinione
di
pesce
innanzi
credon
di
privilegio,
paternostro,
di
è
ver
loco.
altrui,
lui
il
Guittone,
per
più
romanzi
questo
del
al
dir
mio
con
andando
per
dando
lichiostro,
lor
ch'avanzi.
nostro.
un
collegio,
gli
secondo
volti,
desire
lo
più
s'ascolti.
mondo,
poco,
stolti
pregio,
fuoco,
persone.
al fondo.
136
133
130
127
505
124
121
118
Ziri DEL PURGATORIO CANTO XXVI.
AL CANTO XXVII.
Ricordati, ricordati... e, se io 22
Sovr' esso Gerion ti guidai salvo ,
È Che
di pochi
il solscaglion
cofcar, levammo
per l'ombra
i saggi,
che si spènse.
67
E Lungo
quale ilil mandrian
peculio suo
chequeto
fuori pernotta,
alberga,
TOMO II.
3U DEL PURGATORIO
AL CANTO XXVIII.
Avvegna
Sotto
Raggiar
l'che
ombra
nou
si lascia
muova
perpetua,
Sole
bruna
ivi,
che
bruna
nè
mai
Luna. 3t
Co'
E Di
La
làpiem'
là
gran
ristetti
dal
apparve,
variazion
fiumicello,
e con
sì com'egli
de'
gli per
freschi
occhi
mirare
appare
passai
mai: 34
37
Una
Subitamente
PerDonna
maraviglia
soletta,
cosa
tutt'
chealtro
disvia
si già
pensare,
40
Deh,
Ond'
Cantando,
bella
era Donna,
pinta
ed iscegliendo
tutta
ch' a'
la raggi
suafior
via.
d'daamore
fiore,
43
Tu
Vegnati
Che
Proserpina
Diss'
Ti
Tanto
La
miscaldi
madre
soglion
fai
iovoglia
ch'
arimembrar,
, lei,
io
lei,
s'nel
esser
di
i'
possa
verso
vo'
ed
tempo,
trarreti
testimon
ella
credere
intender
questa
dove
primavera.
che
avanti,
ea'del
riviera,
perdette,
che
qual
sembianti
cuore,
tueracanti.
, 49
46
Che
Quant'ella
tanto del
versa
voler
da di
duoDio
parti
riprende,
aperta.
Ed sete
La avvegna
sua, ch'assai
perchè più
possanon
esser
ti scuopra,
sazia
526 DEL PURGATORIO
AL CANTO XXIX.
TO«0 II.
503 ARGOMENTO
Ed Daecco
tutte
un parti
lustroper
subito
la gran
trascorse
foresta, 16
idi
TO«0 II. 43
1
Tre
358 donne in DEL
giro,PURGATORIO
dalla destra ruota, 121
AL CANTO XXX.
E Di
che suo
faceva
dover,
li ciascuno
come il accorto
più basso face,
TOMO II. 44
346 DEL PURGATORIO
Quali
Gridò
Veni,
i beati
sponsa,
tre volte,
al de
novissimo
Libano,
e tutti gli
cantando,
bando
altri appresso. 13
Surgeran
La rivestita
presti
carne
ognun
alleviando,
di sua caverna,
i9
E,
Manibus
fior giltando
o date Mia
di sopra
plenis. e dintorno,
E E
La
la l'altro
faccia
parte del
oriental
ciel Sol
di bel
nascere
tutta
sereno
rosata,
ombrata,
adorno, 25
Così
Sì
L'occhio
dentro
che perlouna
temperanza
sostenea
nuvolalunga
didifiori,
vapori,
fiata; 28
Che
E ricadeva
dalle mani
giù dentro
angeliche
e disaliva,
fuori.
CANTO XXX. 347
Non
Tempo
eraera
di stato
stupor,
ch'alia
tremando,
sua presenza
affranto,
D'antico
Per occultai
amorvirtù
sentì
chela da
gran
lei potenza.
mosse,
PerDi
Conosco
dicere
sangueia segni
Virgilio:
m'è rimaso,
dell'antica
Men che
chefiamma.
non
dramma
tremi; 46
Guardami
Come
Non sapei
degnasti
ben:
tu,ben
che
d'accedere
son,
quiben
è Tuona
son
al monte?
Beatrice:
felice? 73
GliMa
Tanta
occhi
reggendomi
vergogna
mi caddermi
in
giùesso,
gravò
nel chiaro
iola trassi
fronte.
fonte;
all'erba, 76
Logiel,
Spirito
Per la che
bocca
ed m'era
acqua
e perintorno
fessi,
gli occhi
ealcon
cuor
uscìangoscia
del
ristretto,
petto. 97
AL CANTO XXXI.
pregano
Allora facendosi
Beatrice avanti
perchè anche
si tolga
le treil teologali
velo , e palesi
virtù i
TOMO li.
554 ARGOMENTO
I
CANTO XXXf.
EdCiò
ella:
cheSeconfessi,
tacessi, non
o se fora
negassi
men nota 37
MaiPiacer,
non t'quanto
appresentò
le belle
natura
membra
ed arte
in ch' io 49
Ben
Dovea
ti dovevi,
poi trarre
per lo
te primo
nel suostrale,
disio ? 55
TalE mi
se stav'
riconoscendo,
io. Ed ella
e ripentuti,
disse : Quando 67
Come
Che in
purlo sovra
specchio
il Grifone
il sol, stavan
non altrimenti
saldi. 121
TOMO II. 46
362 DEL PURGATORIO
AL CANTO XXXII.
I
TOMO II. 47
370 DEL PURGATORIO
Forse
La
Sì Temprava
E
Che
(passeggiando
bella
Colpa
Stazio
infe'donna
tre
di
T ed
orbita
iquella
voli
passi
ioche
l' seguitavam
tanto
alta
sua
ch'
un'
mi selva
con
al
spazio
angelica
trasse
serpente
minor
vota,
laal
prese
ruota,
nota.
varco,
arco.
crese ) , 34
28
31
Io Rimossi,
Disfrenata
senti' mormorare
quando
saetta, Beatrice
quanto
a tutti:eràmo
scese.
Adamo! 37
LaPoi
Di
chioma
fiori
cerchiaro
esua,
d' altra
una
che fronda
tanto
pianta sidispogliata
indilata
ciascun ramo. 40
Beato
Ne'
Più boschi
se',
quanto
Grifon,
lor
piùper
èche
su,
altezza
non
foradiscindi
ammirata.
dagl' Indi 43
Del
E dico
sonno,
ch' un
ed un
splendor
chiamar:
mi Surgi,
squarciò
cheilfai?
velo
E
Che
perpetue
del suonozze
pomofaglinelangeli
cielo,fa ghiotti,
Dalla
E vinti
qual
ritornaro
furon maggior
alla parola,
sonni rotti,
E Ed
Nuova
tutto
ella
insedersi
: dubbio
Vedi in
leidissi
su
sotto
la
: Ov'
sua
la fronda
èradice.
Beatrice ? 85
Con
Gli altri
più dolce
dopo il
canzone
Grifon e sen
più vanno
profonda.
suso,
574 DEL PURGATORIO
E Vinta
Ond'
ferio ei
il
dall'
piegò,
carro
onde,
dicome
tutta
or da
nave
sua
poggia
in
forza,
fortuna,
or da orza.1 15
Ma,
Quanto
La riprendendo
Donna
sofferson
mia lei
la l'volse
diossa
laide
in
senza
tanta
colpe,
polpe.
futa,, 121
E Tal
qualvoce
esce uscì
di cuor
del cielo,
che si e rammarca,
cotal disse : 127
Tr'
Cheambo
per lo
le ruote
carro ,sue vidi
la coda
uscirne
fisseun
: drago ,
y
TOMO II. 48
578 DEL PURGATORIO CANTO XXXII.
ARGOMENTO
AL CANTO XXXIII.
E Quelle
Beatriceascoltava
sospirosasì e fatta,
pia che poco 4
TOMO II. 4y
386 DEL PURGATORIO
Noi crediamo che non sarà pei riuscir discaro agli Studiosi della
Divina Commedia il riprodurre qui appresso un Discorso intorno il
significato allegorico di quelle cose che apparvero a Dante nella som
mità del Purgatorio , poiché nulla giudichiamo perduto di ciò che
valga a rischiarare i mistici ed ascosi sensi del nostro sommo Poeta.
Questo discorso , che gran luce sparge su queir oscure allegorie , in
torno le quali se altri non del tutto infruttuosamente s'affaticò , niuno
peraltro era riuscito a trovare il nesso e la continuità , e presentarne
in un bell'ordine l'insieme, è del chiarlss- Professor Paolo Costa, e
fu già da lui mandato alla luce nell'Appendice al Comento della Di
vina Commedia-
TOHO II.
ESPOSIZIONE
una divina foresta verdeggiante, posta sulla cima del monte, nella
quale i zeffiri fanno soavemente tremolare le cime degli alberi, ma
non si che gli uccelletti lascino d'accordare il loro canto al mor
morio delle fogile. Erbette molli , spontanei fiori e freschi e variati
arbuscelli adornano le sponde di un rivo che ivi scorre con lim
pidissime acque. Oh quanto diversa è questa selva da quella nella
quale il poeta smarrì prima di scendere con Virgilio nel bara
tro dell' Inferno ! La selva aspra e forte significava , secondo il
senso morale, confusione e miseria; la selva dilettosa significa
1l bel paese d'Italia prima che dalla ignoranza , dai mali costumi
e da barbare genti fosse fatto albergo di dolore e di pianto. Que
sto bel paese, secondo le dottrine del libro de Monarchia, è il
luogo che Iddio prescelse per la sede dell'impero universale del
mondo e della sua Chiesa ; e ciò velatamente dicono le seguenti pa
role « Questo luogo eletto all'umana natura per suo nido ». Che
tale sia l'occulto intendimento delle mentovate imagini apparirà
chiaro in seguito per la connessione che si vedrà essere fra tutte
le parti di questa interpretazione. Il limpido ruscello toglie al Poeta
l'andare più innanzi, ed ecco Matelda (figura della vita contem
394 ESPOSIZIONE
piativa e doli' attiva (1)) la quale sceglie fior da fiore , cioè pru
dentemente elegge tra le opere quelle che sono più oneste e più
virtuose. Questa misteriosa donna, alla quale è commesso 1' ufficio
di
piere
tuffare
la loro
nellepurgazione,
-acque di Lete
viene
e dia Eunoè
sciogliere
coloro
alcuni
che dubbi
stannodel
perPoeta
coni-
e dice fra le altre cose , che Iddio fece l' uom buono a bene e che
il ben di quel luogo a lui diede per arra di pace eterna , ma che
l'uomo per suo errore ivi dimorò poco. Queste parole e quelle che
vengono dopo , le quali letteralmente significano dell'errore e della
caduta
dio, chedeldi primo
sua natura
uomo , vuole
moralmente
il bene,si devono
scelse l'Italia
intenderepercosiseggio
: Id- :
dello impero necessario alla pace del mondo; e questa pace sarebbe
durata eterna , se gli uomini , per essersi allontanati dalla antica
virtù, non si fossero dati all'avarizia e precipitati ne' mali costumi
Per questo loro traviamento la perfetta monarchia ivi dimorò poco ,
sebbene per divino favore questa terra famosa fosse stata levata a
tanta altezza che nessuna offesa poteva temere dalle esterne genti;
sebbene per divino favore fosse stata privilegiata a produrre di di
verse virtù diverse legna, cioè diversi uomini di gran valore. Co-
tali concetti io mi penso essere velati dalle parole di Matelda; ma
non presumo che questa mia opinione sia secondo verità , nè credo
che mi basti il poco mio ingegno a trar fuori altri sensi dagli al
ce
tri
zonilidetli
di
avesse
Dante,
di questa
manifestati
se donna.
egli stesso
(.»)?
E chinella
avrebbe
Vitadichiarato
nuova e inel
sensi
Convito
delle ca/K
non j
via via viene crescendo e rischiara tutta la selva : ecco una melodia
i
Son che Roma di carro cosi belio
Rallegrasse Africano o vero Augusto,
Ma quel del sol saria pooer con elio.
A questi tre colori propri delle virtù teologali ehi non riconosce
chiaramente la teologia ovvero l'autorità spirituale interprete della
parola divina? All'apparire di questa donna sente il Poeta in se riac
cendere la fiamma dell'amore antico; e intende forse di significare
l'amore che giovinetto egli pose nei sacri studi. I rimproveri che
poscia a lui fa Beatrice ( che secondo la lettera sono della figliuola
di Folco a Dante, che, morta lei, ad altri amori si rivolse; e se
condo il senso anagogico i rimproveri della teologia a lui stesso
deviatosi dal sentiero delle virtù cristiane ) sono nel senso morale
: Firenze, volgendo i passi per via non vera e fingendo false imagini
di bene. Questo forse è il senso chiuso nelle parole di Beatrice ,
quando elle non si riferiscano agli uomini di quel tempo ; che ac
cesi nell' odio di parte si dilungavano dalle vie della giustizia e non
si occupavano del vero bene della misera Italia. Posciachè Dante,
ha risposto umilmente ai rimproveri della donna sua, vede presso
di se Matelda , e da lei è tuffato nelle acque del fiume Lete , che
dei passati mali tolgono la ricordanza. Uscito di quelle acque , si
fanno d' appresso a lui la Prudenza , la Giustizia , la Temperanza e
la Fortezza, le quali dicono che in terra furono ancelle di Beatrice
prima eh' ella vi discendesse ; indi soggiungono : ora ti meneremo
a lei; e le virtù teologali, che mirano più profondo che noi, aguz
zeranno i tuoi occhi nel giocondo lume che raggia dentro gli occhi
suoi , e nel quale, secondo che poi dice il Poeta ,
ti;ho n. 51
: 400 ESPOSIZIONE
(raggiando questo romano imperio , si conserva il principio d' ogni
giustizia e la volontà di Dio (l) perfettamente si adempie. Allora
a quella città, che avendo in se il rettore delle cose temporali, era
vedova dell'altro che governa le spirituali, fu condotta la sede
apostolica ; e così quello che era di lei , a lei fu congiunto : E quel
di lei a lei lasciò legato. Tosto che la sede apostolica ebbe il suo luo
go, Roma che prima era disadorna di ogni virtù, se ne abbellì tutta, a
somiglianza delle piante che in primavera si vestono di verdi fronde
e di fiori , Men che di rose e più che di viole — Colore aprendo ,
cioè mostrando un colore misto di roseo e di violaceo quale si è
quello del sangue ; e qui si allude forse al sangue di G. C. e a
quello de' martiri ond' ebbe aumento la santa Chiesa di Dio. Al ri
fiorire degli alti rami , al soave inno che le gloriose genti cantarono,
Dante chiude gli occhi a dolce riposo , il quale è forse simbolo
della tranquillità e della pace che per la fede cristiana entrò nel
cuore degli uomini ; pace tanto soave che non si può con parole
descrivere : e perciò egli dice trascorrere a favellare di ciò che
dopo il sonno gli apparve. Svegliato non vide più il grifone, che
coi seniori e con altri era salito al cielo; ma vide sopra di se Ma-
telda e vide Beatrice sedersi sulla radice della pianta rinnovellata.
TI che parmi significare come Gesù Cristo , salendo al cielo , aprisse
agli altri la via ; come le virtù della vita attiva e della contempla
tiva tornassero a regnare sovra gli uomini; e come la teologia con
tutte le altre virtù in su la terra vera , cioè in Roma , scelta da
Dio per albergo della verità , avesse sua stanza a guardia della sede
apostolica. Qui Beatrice rivolta a Dante gli fa sapere che per poco
tempo egli resterà pellegrino in terra; perocché presto dovrà con
lei abitare perpetuamente nel Cielo. Laonde gli dice:
Però, in pro del mondo che mal vive,
Al carro fieni or gli occhi , e quel che vedi,
Ritornato di là , fa' che tu scrive.
(1) Vellutel.
(a) Qui forse prendo errore- Per la volpe si vuole intendere per
avventura non Ario, ma Giuliano imperatore detto l'apostata- Sono tenuto
di questa osservazione al sig. Gio. Pezzi bolognese , giovine studiosis
simo , il quale , non curando il gracchiare di coloro che , posta ogni
loro cura nel fango, chiamano mestieto da sfaccendali lo studio de' poeti,
spese molto tempo nell' investigare i profondi sensi dell' Alighieri- Io
colgo questà opportunità , per mostiarmegli grato delle premure che
ha avuto nel mettermi innanzi le opinioni degli antichi commentatori
! da lui raccolte a porgermi occasione di scegliere con poca fatica le più
probabili.
ESPOSIZIONE 403
rappresentati nelle riprensioni da Beatrice fatte alla volpe. Le piume
lasciate dall'aquila sopra il carro sono figura della dote che Co
stantino fece al pontefice S. Silvestro (1) . della quale fa lamento
il Poeta nostro là dove dice:
CANTO I.
TOMO Ila
410 NOTE
morando nel paradiso terrestre gli restava di vita. V. il canto 1
situato ( secondo la finzione del dell' lnf. v. 27.
poeta ) nell' emisferio opposto a 66 la tua balìa, cioè la tua
questo nostro, avevano dinanzi autorità.
agli occhi le stelle del polo an 7 t libertà va cercando. In
tartico. tendi: desidera e si studia con i
26 vedovo, cioè dissavven- suoi consigli di liberare sè e la
turatameute privo della veduta patria dalla tirannide.Poni men
delle quattro stelle. te ai versi 124 e 125 del cau
30 7 Carro. Chiamasi Carro to VI della presente cantica: Che
l'orsa maggiore, costellazione le terre d' Italia tutte piene - Son
vicina al polo artico. di tiranni ec.
37 delle quattro luci, cioè 73 Tu'lsaiec. Qui Virgilio
delle quattro stelle sopra no fa manifesto che il vecchio a cui
minate. indirizzava le parole era Catone
39 come 7 solfasse davante. Uticeuse,che non volle sopravvi
Intendi: come se il sole gli fosse vere alla servitù di Roma quan
davanti: così il Lombardi. Pare do Cesare se ne fece tiranno.
che meglio si possa spiegare co 75 La veste ec, il corpo tuo
si : di tanto lume egli era fre che sarà sì luminoso nel dì del
giato che io lo vedeva quasi co giudizio universale.
me un sole dinanzi a' miei occhi. 77 Che questi vive ec., cioè
40 contro il cieco fiume, cioè non è fra i morti dell'inferno:
contro il corso del tenebroso me non lega, me non costringe,
fiume. me non tiene sotto la sua balìa.
42 Quelle oneste piume. In 82 per li tuo sette regni, per
tendi la barba, che essendo ca li sette giri ne' quali sotto la tua
nuta, somigliava le piume. Le autorità si purgano le anime.
chiama oneste, per significareche 88 dalmatfiume, cioè dall'A
dalla gravità dell'aspetto del vec cheronte.
chio appariva l'onestà dell'ani 89, 90 per quella legge-Che
mo di lui. fatta fu. Intendi la legge che mi
43 chi vi fu lucernai cioè: fu imposta di non ricoifgiunger-
chi vi fu guida ad uscire dai luo mi cogli affetli a Marzia, che non
ghi tenebrosi d'inferno? è del numero degli eletti.
48 Che dannati ec, cioè: che 90 quand' io me «' usci' fuora.
essendo del numero de' condan Intendi: quando io deliberata
nati all' inferno ec. mente uscii fuori del corpo mio,
52 da me non venni. Intendi : quando mi uccisi.
non venni per mia deliberazione. 92 lusinga, preghiera accom
57 il mio, cioè il mio volere. pagnata da lodi.
58 non vide mai F ultima se 93 richiegge, richiegga.
ra. Intendi : non è ancor morto. 94 ricinga, cinga.
60 Che molto poco tempo ec. 95 D'un giunco schietto, di un
Intendi: che pochissimo tempo giunco senza foglie. Questo ginn
AL CANTO I. MI
co dicono i commentatori essere 1 22 Pugna col sole, cioè resi
segno di sincerità e di lealtà. ste al calor del sole.
96 Sì eh' ogni succidume ec 123 Ove adorezza, dove è rez
Intendi: sì che si levi la tinta zo, ombra alla quale si sente spi
d'ogni succidume, cioè la sozzu rare più fresco il venticello.
ra cagionatagli dal fumo dell' in 126 di su' arte, cioè di sua in
ferno. tenzione.
97 sorprìso, sorpreso; e vale 127 lagrimose. Dice lagrimo-
quanto offuscato. Ved. il Vocab. se, forse per le lagrime che gli a-
100 ad imo, ad imo, -cioè nel vevano spremute dagli occhi il
più basso luogo. lumoe l'aura morta che, come
105 alle percosse non secon disse altrove, gli avea contrista
da, cioè non piegasi, uè cede to gli occhi e il petto.
soavemente senza rompersi. 132 che di ritornar ec Inten
106 reddito, ritorno. di: che abbia avuto arte suffi
107 Lo sol vi mostrerà ec In ciente per uscir salvo da quel
tendi: il sole ec. vi mostrerà, vi mare: imperciocché Ulisse, che
insegnerà il luogo ove prendere il Poeta f'iige esser pervenuto
dovete sul monte salita più lieve. all'acque di quello, in esse perì.
1 13 dichina, discende. 133 sì come altrui piacque,
1 15 Cora mattutina, il punto cioè: siccome piacque a Catone.
dell'aurora più vicino alla notte.
CANTO II.
CANTO III.
TOM. II. b
I 418 NOTE
sommità di quel monte era al tà posta di qua dal tropico del
ta sì che la vista non poteva cancro), il sole intrava} nasce
giungere fino ad essa. va tra noi e l'aquilone, al con
4l superba più assai ec. Il trario di quello che accade nel-
quadrante è un istromento di l' emisferio nostro dove il so
due norme unite insieme ad an le nasce tra noi e l' austro, pun
golo retto e di una lista mobi to opposto diametralmente al
le, detta il traguardo, situata l' aquilone.
nella congiunzione o centro di 61 Castore e Polluce. La co
quelle. Allora che questa lista stellazione denominata i gemini
è in mezzo del quadrante segna dai gemelli Castore e Polluce
un angolo di 45 gradi} perciò figliuoli di Giove e di Leda.
è che dicendo il Poeta che la 62 specchio. Chiama specchio
costa era assai più erta die da il sole, perocché questo astro
mezzo quadrante a centro Usta, più che altra creatura riflette da
viene a significare che l' accli sé la luce del supremo Fattore;
vità di essa costa rispetto al e ciò è secondo le dottrine di
piano orizzontale era assai mag Dante espresse nel suo Convito.
giore di 45 gradi. 64 Tu vedresti ec La costel
47 in sue , in su. Sue, fue lazione dei gemini è più vicina
e simili voci usarono gli anti all' Orse, che quella dell'arie
chi anche nella prosa, per isfug- te ; perciò è che se il sole fos
girenell' ultima sillaba della pa se stato in gemini, invece di
rola lo spiacevol suono dell' ac essere, come egli era, in arie
cento. Balzo, prominenza, spor te, si sarebbe veduto il punto
gimelo di terreno fuori della dello zodiaco rubecchio , cioè
superficie del monte. rosseggiante pei raggi solari, ro
50 il cinghio, cioè quel bal tare più vicino all' Orse, a me
zo che cingeva il poggio. no che il detto sole non uscis
54 che suole ec. Elissi; co se fuor delcammin vecchio, cioè
me se dicesso: perciocché il ri fuor dell' eclittica.
guardare la faticosa via trascor 68 Dentro raccolto ec. Inten
sa suole giovare al viandante, di : raccogliendo in un solo pen
cioè
56 recargli
ed ammirava
contento.
ec. Intendi: siero la tua mente, pensa che
il monte Sion ( sul quale sta Ge-
ed era compreso di meraviglia rusalemme)relativamentea que
in vedere , avendo io rivolti gli sto monte del Purgatorio è so
occhi a levante, il sole alla si pra la terra situato in maniera
nistra; il che non accade a chi che ambedue i monti hanno uno
similmente guarda verso il le stesso orizzonte e differenti emi
vante nelle regioni di qua dal sferi, cioè l' uno ha le sue ra
tropico del cancro. dici diametralmente opposte a
60 One tra noi ed Aquilone quelle dell'altro.
ec. Intendi: essendo quel mon 71 Intendi: onde vedrai co
te antipodo a Gerusalemme (cit me la strada , che suo malgra
AL CA NTO
123IV.
Belarqua. Fu un eccel
419
do Feton non seppe carreggia
re ( questa è la linea dell' e- lente fabbricatore di cetre e di
clittica ) conviene che vada dal altri istrumenti musicali , ma
l' un fianco a costui (a questo uomo prigrissimo. A me non duo
monte del Purgatorio) quando le. Intendi , a me non duole di
va dall' altro fianco a colui (al te, poiché ti veggo in luogo di
monte Sion). salvazione.
78 Là dove ec. Intendi: in 12 5 Quiritta, qui.
quelle cose le quali mi pareva i26 lo modo usato, cioè l'u
che l' ingegno mio non fosse at sata tua pigrizia: ripriso, ripre
to a comprendere. so , ripigliato.
Wlmezzo cerchio, cioè il cer 1 2 7 che porta ? cioè che im
chio che sta in mezzo ai tropici. porta?
81 tra'l sole e'I verno. Quan 130 che tanto 7 del m' ag
do il sole sta dalla parte del giri, cioè che la giustizia divi
tropico del capricorno è verno na mi faccia girare fuori d'essa
in quella del cancro , e quando porta tanto tempo, quanto io
sta dalla parte del tropico di m'aggirai in vita, poiché in-
cancro è verno in quella del dugiai li buon sospiri, cioè il
capricorno; perciò l' equatore è pentimento de' miei peccati fin
sempre tra il sole e il verno, presso alla morte.
tranne il di dell'equinozio. 1 37, 1 38 vedi eh' è tocco-Me-
82 quinci si parte ec. Inten ridian. Intendi: vedi che qui è
di: si scosta da questo monte mezzogiorno.
verso settentrione , mentre gli 138 dalla riva ec. Intendi,
abitatori del monte Sion lo veg dalla estremità dell' emisfero la
gono dalla parte di mezzogior notte è giunta sopra Marocco,
no. In luogo degli abitatori del cioè sopra la Mauritania. Sup
detto monte, cioè di Gerusalem ponendo il Poeta che la Mau
me, nomina gli Ebrei; poiché ritania sia contigua all' estre
quegli ebbero ivi sede gloriosa. mità dell' emisfero di Gerusa
99 distretta, cioè necessità. lemme ed a quella dell' altro
(105) Si purga il vizio della emisfero opposto, appar manifè
pigrizia. sto che quando il sole è nel me
vendo
1 1 3 I'Movendo
occhio , 7cioè ridiano del Purgatorio non po
viso scorren
ec, mo
tendo illuminare se non che una
do solamente collo sguardo su sola metà della terra , giunge
perle cosce, onde non prender co* suoi raggi solamente fino ad
si la fatica di levar su la testa. essa Mauritania, e che perciò
115 e quell'angoscia ec In ivi comincia a farsi notte. Dice
tendi: e quei1' affanno cagiona copre col pie, per fare inten
tomi nel salire, che mi accele dere che questo è il primo pas
rava ancora il respiro, non mi so che ivi fa la notte.
impedì ec
420 NOTE
CANTO V.
4- ve' che non par ec. : vedi cielo , uè al calare del sole in
che non pare che il raggio del agosto essi vapori fendere le nu
sole risplenda al sinistro lato del bi sì prestamente che ec
la persona che è di sotto, che 43 che preme a noi, cioè che
è nella più bassa parte. Dante si affolla per venire verso noi.
era in basso loco rispetto a Vir 45 Pero pur va'. Intendi: nul
gilio che gli andava innanzi sa la di meno non ti soffermare.
lendo il monte. 54 lume del ciel, cioè la gra
6 E come vivo ec. Intendi : zia divina.
e pare che mova a quel modo (54) Punizione di que' negli
che sogliono coloro che hanno genti che tardi si pentirono.
corpo materiale, che sono vivi. 56 a Dio pacificati i-c. Inten
9 pur me, pur me, cioè solo, di, ritornati in grazia di Dio,
solo me : cà' era rotto, cioè che il quale ci accuora, cioè ci cru
era rotto dall' ombra del corpo cia, pel gran desiderio che ab
mio. biamo di vederlo.
1102 s'
si impiglia,
pispiglia, s'si impaccia.
bisbiglia , 58 perchè, per quanto.
64 Ed uno ec Jacopo del Cas
si susurra. sero cittadino di Fano, che da
16 rampolla, cioè forge. Azzone III da Este fu in Oria-
11 da sè dilunga il segno. In co, villa su quel di Padova, fat
tendi : s' allontana dal fine a cui to ucciderò mentre andava po
erano rivolti i suoi pensieri. destà a Milano.
18 Perchè la foga ec. Inten 66 Pur che 7 volor nonpos
di: perchè la forza, l'attività sa ec. Intendi: purché impoten
di un pensiero insolla, infievo za non renda vana la proferta
lisce quella dell' altro. di far cosa piacente a quegli spi
20 del color ec, cioè tinto del riti.
rossore che viene da vergogna. 68 quel paese ec. Quel paese
27 in un 0 lungo ec, inte che siede tra Romagna e il re
riezione di meraviglia. gno di Napoli governato da Car
30 saggi, cioè consapevoli. lo II, cioè il luogo dove è Fano.
32 E ritrarre, e riportare, ri 7 1 ben per me s' adori ; cioè
ferire. con fervore si ori , si preghi per
36 ed esser può lor caro. Sot me.
tintendi: perciocché rinfresche 73 Quindi, cioè d'ivi, di quel
rà la memoria di loro nel mon paese.
do de' vivi e farà sì che a prò 7 4 in sul quale io sédea : In
loro si facciano preghiere a Dio. tendi : nel quale io, che ora so
37 Vapori accesi ec. Inten no spirito ed ombra, aveva se
di : io non vidi mai que' vapori de. Allude all' opinione di co
che dal volgo sono chiamati stel loro che avvisarono l'anima ave
le cadenti fendere l' azzurro del re la sua sede nel sangue.
AL CANTO V. 421
75 in grembo agliAntenoriAn- 108 delt altro, dell'altra par
tendi : nel territorio de' Padova te; cioè del corpo.
ni. Antenori invece di Antenorei, 1 1 0 che in acqua riede, cioè
cioè discendenti da Antenore, 1 che riede, che ritorna in ter
quale fondò Padova. ra, che ricade condensato in piog
7 7 il fe' far, cioè fece fare il gia.
tradimento. 1 1 1 dove il freddo il coglie,
78 Assai più là ec., cioè oltre cioè nella fredda regione del
i termini della giustizia. l' aere.
79, 80 La Jlfira,eOriaco: due 1 1 2 Giunto quel mal voler ec.
luoghi del Padovano vicini alla Intendi : il demonio, giunto, ac
Brenta. coppiato all'intelletto quel suo
8 1 dove si spira, cioè dove si volere già manifesto che pur mal
vive: // braco, il brago, il fango. chiede , che solo cerca di nuo
84 Delle mie vene, cioè dal cere, mosse ec. .
le mie vene. 113 ilfumo, cioè i vapori del
85 dch se quel desio. Il se non l' aria.
è qui particella condizionale, ma 1 1 4 per la virtù ec. Per la po
precativa, desiderativa. tenza che gli diede l' angelica
8 7 Con buonapietate, cioè con sua natura.
opere di pietà cristiana. 1 1 6 Pratomagno. Luogo og
88 Buonconte.Fu figliuolo del gi detto Prato vecchio, che di
conte Guido di Montefeltro. Sua vide vai d' Arno dal Casentino:
moglie ebbe nome Giovanna. Egli al gran giogo , cioè fino all' Ap
combattè in Campai. Imo contro pennino.
ì Guelfi e vi fu morto. Mai non 117 intento, cioè denso.
si seppe che avvenisse di lui ; 120 non sofferse, cioè non
e ciò che narra il Pota è imma assorbì.
ginato secondo verisimiglianza. 121 a' rivi grandi si conven-
96 Ermo, eremo. »e,cioè ai torrenti si congiunse.
97 Là 've ec., cioè là dove 122 lo fiume reat, cioè l'Arno.
perde il nome di Archiano, me 1 2 5rubesto, impetuoso, gonfio.
scendo l' acque sue con quelle 126 sciolse al mio petto ec.,
dell' Arno. sciolse le mie braccia, delle qua
100 e la parola ec. , e il mio li morendo, io aveva fatto croce
parlare finì col nome di Maria. sopra il petto.
102 sola, cioè senza l'anima. 129 di sua preda, cioè di sua
104 e quel d' inferno, cioè arena predata ai campi.
l'angelo dell'inferno, il demo 133 la Pia : Fu gentildonna
nio. de' Tolomei di Siena e moglie
105 0 tu dal del ec. Intendi : di Nello della Pietra : stando es
o tu venuto dal cielo, perchè sa un giorno d' estate alla fine
mi privi dell'anima di costui? stra fu da un famiglio ghermita
1 06 [ eterno , cioè la parte per le gambe e gittata capovolta
eterna, l' anima. sulla strada; e questo fu fatto per
422 NOTE
ordine del marito di lei, che l'eb 135 Salii ec Se lo sai colui
be in sospetto di adultera. che dianzi, sposandomi, aveva-
134 Siena mi fe' ec. Intendi: mi posto in dito il suo gemmato
Siena mi diede i natali, e in Ma anello.
remma fui disfatta, uccisa.
CANTO VI.
1 Quando si parte ec, inten lati , il quale perseguitando la
di per metonimia: quando i gio famiglia de' Bostoli fu traspor
catori della zara ( giuoco che si tato dal suo cavallo in Arno e
fa con tre dadi ) si partono, si di quivi annegò correndo in cac
vidono gli uni dagli altri. cia, cioè nel dar la caccia a'suoi
3 Ripetendo le volle ec., cioè nemici.
ripetendo il tratto, il rivolgi 17 Federigo Novello. Fu fi
mento de' dadi : e tristo impara: gliuolo del conte Guido di Bat-
questo vale come se dicesse : e tifolle e fu ucciso da uno dei
di
da impara
quel ripetere
con suo ildolore qual Bostoli detto il fornaiuolo. E
trattoinde'da
quel da Pisa. Farinata degli
modo dovea gittarli per vincere- Scornigiani da Pisa. Costui fu
4 Con F altro , col vincitore. ucciso da' suoi nemici e diede
6 gli si reca a mente, cioè ri occasione di mostrarsi forte a
chiama alla memoria del vincito Marzucco suo padre; il quale
re la propria persona. con grande animo sopportò quel
7 ti, cioè il vincitore. la uccisione, esortando il paren
8 A cui porge la man ec. In tado ad avere pace coll'omicida.
tendi: quegli a cui il vincitore 1 9 coni" Orso. Alcuni credo
porge la mano, cioè porge del no costui della famiglia degli
denaro che ha vinto,si toglie dal Alberti e che fosse ucciso a tra
fargli calca intorno. dimento dai suoi. Altri il voglio
13 l'Aretin. Questi è M. Be- no figliuolo del conte Napoleone
nincasa aretino, il quale essendo daCerbaia e dicono fosse morto
vicario del podestà in Siena, fe dal conte Alberto da Mangona
ce morire Tacco fratello di Ghi suo zio. V anima divisa ec. ,
no di Tacco e con lui Turino 1' anima di Pier dalla Broccia
da Turrita suo nipote, perchè divisa, separata dal proprio cor
avevano rubato alla strada. Ghi po per astio e per invidia. Es
no, per vendicare il fratel suo, sendo costui segretario e consi
venne a Roma, ove M. Benin- gliere di Filippo il Bello re di
casa era uditore di Rota, e, a Francia, venne, per le calun
lui che sedeva in tribunale fat nie de' cortigiani , in tant' odio
tosi incontro, l' uccise, e, tron alla regina che da lei fu accusato
catagli la testa, con essa si par falsamente come insidiatore del
tì dalla citta. regio talamo. Per tale calunnia
15 l' altro ec. Cione de' Tar fu dal re fatto morire.
AL CANTO VI. tei
22 proveggia ec. Piovegga a peccati, perchè colui he pre
se stessa , sì che ella per sì gra gava era disgiunto da Dio.
ve calunnia non sia posta nella 43 a così alio sospetto ec. ,
greggia peggiore, cioè in quella cioè: a sì profonda, a sì sottile
de' dannati d' inferno. dubitazione non ti acquetare
23 la donna di Brabante, la del tutto.
regina moglie di Filippo, la qua 44
45 quella.
Che lumeV.fail ec.
verso
Intendi:
46.
le era di Brabante.
26 che pregar pur ec.,le qua la quale faccia sì che il vero ri
li pregarono che altri ( cioè gli splenda e si manifesti al tuo in
uomini che sono vivi ) preghino telletto.
Dio. 51 7 poggio F ombra getta.
27 Sì che s'avacci, sì che s'af Intendi: il poggio getta l om
fretti il loro purgarsi da ogni bra dove noi siamo. I Poeti sa
reliquia di peccato. livano il monte dalla parte o-
28 E'pare/ie tu mi nieglii ec. rientale : onde, voltando il sole
ei pare che tu , o Virgilio, luce verso ponente, chiaro è che il
che rischiari ogni mio dubbio, monte doveva gettare l'ombra
mi nieghi espressamente in al nel54luogo
che ove
non essi
stanzi
camminavano.
, che non
cun testo ( nel libro VI dell' E-
neide) che pregando si plachi il pensi.
56 Colui, cioè il sole.
voler del cielo Desine l'ala Deum
flecti sperare precando. 57 tu romper non fai, sottin
34 è piana, cioè è chiara. tendi : siccome prima facevi.
37 Che cima di giudicio ec. 58 eh' a posta , cioè posata ,
Intendi: che 1' alto giudicio di sedente.
vino non s' abbassa. 60 più tosta , cioè che si può
38 Perchè fuoco d' amo? e ec. trascorrere più tostamente.
Intendi : perchè la carità di co 62 altera e disdegnosa , cioè
loro che pregano per le anime tale, quale è chi sprezza e schi
purganti compia in un punto fa con forte animo e generoso
ciò che devono soddisfare. le 67
cosePur,
vili.nondimeno.
39 s'astalla, ha stallo, stanza,
albergo. 72 Mantova . . . Qui il senso
40 E là ec.,cioè nell'infer è sospeso. Voleva dire Mantova
no, dove io faceva che la sibil mi fu patria. Tutta in se romita,
la favellasse a Palinuro ( vedi cioè che da prima era tutta in
il verso latino recato qui sopra sè raccolta e solitaria.
al verso 28), fermai cotestopun- 74 SordeIlo: uomo di Man
Zo, cioè affermai, pronunciai que tova assai letterato e -poeta. V.
sta massima: che non è da spera il Crescimbeni.
re che priego abbia efficacia. 76 ostello, albergo.
41 Non s ' ammendava ec. In 77 Nave senza nocchiero ec.
tendi: la preghiera non aveva Chiama 1' Italia nave seusa noc
virtù di mondare le anime dai chiero, poiché non era governa
424 NOTE
ta da un solo principe, ma da 106 'Igiardin, cioè la parte
molti tribolata. più bella.
78 Non donna, non signora: 106 Montecchi e Cappelletti:
bordello, cioè stanza d'ogni mal nobili famiglie ghibelline di Ve
costume. rona.
HOdolce suon, cioè dolce nome. 107 Monaldi e Filippesc/ii :
85 intorno dalle prode , cioè altre nobili famiglie d' Orvieto.
intorno alle rive. 1 09 H oppressura ec.,cioè l'op
88 ti racconciasse ilfreno. In pressione de' tuoi nobili ghibel
tendi: racconciasse le tue leggi. lini.
90 Sanz'esso, senza esso freno, 1 10 magagne, cioè ingiurie.
cioè senza le racconciate leggi. 1 1 1 Santafior: contea dello
91 A/ii gente ec. Ahi Guelfi stato di Siena.
della romana corte, che dovre 1 1 5 Vieni a veder ec, cioè :
ste essere devoti, consacrati a vieni a vedere di che odio morta
Dio, prendendovi cura delle cose le si perseguitano la parte guel
di lui e lasciando allo impera fa e la ghibellina.
tore le cose del mondo, se be 118 E se licito ec. Intendi : e
ne intendete quelle parole che se mi è lecito, o sommo Giove,
G. C. disse a vostro documento di farti questa preghiera. Chia
( cioè date a Cesare ciò che è di ma G. C. col nome di Giove , ri
Cesare .— il regno mio non è di guardando alla voce latina dalla
questo mondo) vedete come que quale deriva, cioè alla voce Ju-
sta Italia è fatta salvatica e sco piter o sia Jovis pater , che si
stumata, per non essere corret gnifica padre che aiuta e giova.
ta dagli sproni, posciachè avete 121 O è preparazion ec. In
posto mano alla briglia di lei , tendi : o con questi mali che ci
cioè a dire posciachè , non la fai soffrire prepari tu nella pro
governando, la tenete serva e fondità de' tuoi consigli alcun
partita ! V. Segret. Fior. Princ. bene al tutto scisso, al tutto se
Cap. XI. parato , lontano dal nostro in
96predella o bredella, la par tendere ?
te estrema della briglia , che va 125 un Marcel. Furono a Ro
alla guancia del cavallo. ma di questo nome uomini se-
'97 0 Alberto tedesco- Alberto gnalatissimi , fra i quali colui
d'Austria figliuolo dell'impera che espugnò Siracusa e l' altro
tore Ridolfo, il primo della ca che si oppose alla tirannide di
sa d' Austria eletto all' impero G. Cesare.
nei1' anno 1298 o 1299, il quale 127 Fiorenza mia. Si volge a
non volle venire in Italia. Firenze parlando ironicamente.
100 Giusto giudicio, cioè giu 129 c/te si argomenta , cioè,
sto castigo. che si ingegna, si studia, sottin
104 Per cupidigia ec., per cu tendi , di farti essere di condi
pidigia di regnare di là delle zione diversa da quella di tutti
alpi. i popoli d' Italia.
AL CANTO VI.
1 30 ma tardi scocca. lutea, ma 1 43 che a mezzo novembre 425
la giustizia loro tardi viene reca ec. Qui il Poeta lascia l' ironia
ta ad effetto, perchè temono di o- e per grande disdegno prorom
perare senza maturo consiglio. pe in aperti rimproveri. Fili ,
132 in sommo della bocca, cioè ordini.
cioè a fior di labbro, solamente 1 45 del tempo che rimembre,
nelle parole. cioè dallo spazio del tempo, del
133 lo comune incarco , cioè quale hai memoria.
le magistrature. 147 rinnovato membre, cioè
go
voglia
135
al carco
mi sobbarco,
magistratura.
, cioè accetto
mi sottopon
qualsi rinnovato abitatori, cittadini, or
questi , or quelli cacciando, se
condo il prevalere dell' una fa
136 Or ti fa' lieta ec. Prose zione o dell' altra.
gue l'ironia. C/te tu hai ben don 1 5 1 scherma , cioè cerca di
de , cioè che tu hai ben ragione evitare il suo dolore voltan
di rallegrarti. dosi.
CANTO VII.
TOM. II. C
NOTE
ec., cioè: che non ebbero fede, 70 Tra eito e piano ec. Inten
speranza e carità. di : tra l' erta costa e la strada
36 C altre, cioè tutte le virtù piana, per la quale camminava
che sono secondo la legge natu mo, era un sentiero obliquo, che
rale e la civile. ci condusse alla sponda della lac
38 Da' noi, cioè da' a noi. ca cioè della cavità sopraddetta.
39 dritto inizio , cioè vero Un sentiero sghembo, un sentie
principio. Dice questo, perchè ro obliquo.
s' erano trattenute nel luogo del 7 1 in fianco della lacca , al
le anime non anche ammesse a l' uno de' lati di quella cavità
quello di purgazione. circolare, ad una delle estremi
40 non c' è posto, non c' è as tà dell'orlo che la circonda este
segnato. riormente.
42 Per quanto ir posso, cioè 72 Là dove più di' a mezzo
per quanto tempo mi rimane og ec. , cioè : là dove il lembo che
gi da camminare: a guida ec. , circonda quella lacca muore ,
cioè per guida, come guida m' vien manco , è rilevato la metà
accompagno a te. meno che negli altri punti di es
45 di bel soggiorno, cioè di so, di guisa che nel detto lato la
bel luogo ove fermarci. discesa che conduce a quel seno
49 fu risposto, sottintendi da è dolcissima.
Virgilio. 74 Indico legno ec., cioè le
57 Quella col non poter ec. gno indiano rilucente e gaio.
Quella tenebra coli' impotenza 75 Fresco smeraldo. Intendi:
di cui è cagione rende senza ef smeraldo della più fresca e più
fetto la voglia che ciascuno avreb recente superficie. In C ora che
be di salire. si fiacca, cioè: in quel punto che
58 con lei, cioè colla tenebra si distacca pezzo da pezzo. In
notturna. cotal punto la sua superficie è
60 Mentre che t orizzonte ec. più liscia e di più bel verde.
Intendi: mentre il sole sta sot 79 pur , solamente : dipinto ,
to P orizzonte. cioè adornato il suolo con fiori
64 di liei, di lì. di colori diversi.
66 A guisa che i valloni ec. 8 1 un incognito indistinto ,
Come le valli nell' emisferio da cioè una mistura di odori che
noi abitato formano incavamen- formavano un odor solo indistin
to: liei, quid , voci antiche che to, cioè a dire sconosciuto a co
valgono ti, qui. loro che abitano questo nostro
68 face di sé gremito, forma emisferio.
in sè stessa una cavità, un seno (83) Punizione di coloro che,
nel monte , s' interna. Questa occupati in signorie e stati, dif
cavità, come si vedrà in appres ferirono il pentirsi.
so , è circondata anteriormente 84 Che per la valle ec. , che
da un lembo, da un orlo rile per cagione della cavità della
vato. valle non si poteano vedere dal
al cìnto vii. 427
TOM. 11.
434 NOTE
tenza
Viennadeiinteologi
Francia.
nel concilio di ] 105 scmbiava, sembrava.
108 che 7 serrarne scioglia,
6 1 mi dimostraro , cioè mi cioè: che apra la serratura.
accennarono. 112 Sette P. Intendi per que
63 ad una , ad un tempo sti sette 1J significati i sette
stesso. peccati mortali.
67 sanza cura , cioè senza 113 fa' che lavi ec. Intendi:
l'inquietudine che era causata adopra in guisa che sieuo da
dal mio dubitare. te lavate queste piaghe.
7 1 e però con più arte ce. 1 1 6 d'un color fora ec. , cioè :
Intendi non ti maravigliare, sarebbe del medesimo colore
se io cerco di sostenere con che il suo vestimento.
più artificiose parole la mate 120 Fece alla porla ec. In
ria sublime di che favello. tendi: fece alla porta quello che
74 rutto, rottura. io desiderava, che è quanto dire
75 fesso, fessura. l'aperse.
80 soprano, superiore, cioè 121 Quandunque ec. , ogni
il più alto. volta che: t'unad'este chiavi ec.
8 1 Tal nella faccia ec. , cioè vogliono alcuni espositori che
talmente luminoso nella faccia, in questo luogo del poema, co
che io non potei fissare gli oc minciando dal voi s. 49. sia sim
chi in lui. boleggiato il sacramento della
85 Ditel costinci, ditelo di penitenza , e che la chiave di
costì, dal luogo ove siete. argento significhi la scienza del
86 ov' è la scorta ? cioè: ove confessore, quella di oro la sua
è l'angelo che suol essere scor autorità.
ta alle anime che vengono a 122 loppa, serratura.
questo luogo ? 123 calla, passo, porta.
88 Di queste cose accorta , 124 Più cara è l'una. Inten
cioè consapevole delle leggi di di: più preziosa è quella d'oro,
questo luogo. cioè più preziosa , secondo il
91 i passi vostri in bene a- significato morale, e l'autorità
vanzi , cioè: vi aiuti a prose del confessore, come quella che
guire felicemeute il vostro cam viene da G. C. Ma l'altra ( d'ar
mino. gento ) vuol troppo d'arte; e
96 f/ual V paio, quale io ap questo dice, perchè la scienza
parisco. con fatica si acquista.
97 tinto più che perso, cioè 126 che il nodo disgroppa.
più oscuro che non è il color Intendi , secondo il significato
perso. morale: che rischiara la coscien
98 petrina, pietra. za del peccatore e ad esso sug
100 s'ammassiccia , cioè si gerisce i modi di schivare le
aduna, si accresce. occasioni di peccare.
102 spiccia, esce fuori con 127 e dissemi eh' i' erri ec.
forza. Intendi, secondo il significato
AL CANTO IX.
morale : e dissenti che io erri sare spogliò con violenza l'era
435
piuttosto nel far grazia al pec rio, repuguaute invano Metello
catore coli' assolverlo, che in tribuno.
tenerlo senato nei lacci del pec 138 rimase marra, cioè: ri
cato. mase spolpata, priva dei tesori:
1 32 Che di fuor torna ec. In marra, per magra.
tendi, secondo il significato mo 1 39 al primo tuono , al pri
rale: che toma in disgrazia di mo fragore della porta che si
Dio chi pecca nuovamente. apriva.
133 cardini, arpioni. 1 4 1 Udire in voce ec. Forse
134 Gli spigoli di quella reg vuol dire: udire Te Deum in
ge, cioè l'imposte di quella por parole unite a melodia.
ta, ovvero que'pontoni di me 1 42 Tale immagine ec. In
tallo che nelle grandi porte fan tendi : tale impressione faceva
no vece di bandelle. no iteli' udito mio le parole
136 Non ruggìo si ec. Al che io udiva, quale si suole
lude ai versi coi quali Lucano prender, cioè ricever dall'udito
descrive lo stridore delle porte nostro quando ec.
e il rimbombare che fece la ru 144 /'tea, stia.
pe Tarpeia allora che G. Ce-
CANTO!
to+o 11.
442 N OT E
lettere o con emblemi quel ch'e nure di .Sennaar, ove edifieava-
gli cran .pria, cioè il nome, la si la predetta torre.
prosapia, le qualità loro. 37 Siobe. Fu moglie di An-
2 1 67/<r solò à'pii ce. Questa fione re di Tebe. Pianano i poeti
metafora è tolta dall' immagine che, superba di avere quattor
di colui che cavalca , il quale dici bellissimi figliuoli parte ma
dà delle calcagna al cavallo, cioè schi e parte femmine, disprez
lo sprona. Intendi dunque: la zò Latoua madre di Apollo e
rimembranza stimola gli uomini di Diana , vietò al popolo di
a pregare Iddio pei defunti. sacrificare a quella Dea; del che
22, 24 Sì vìa" io lì ec. Così sdegnati Apollo e Diana lei saet
vidi io lì con più leggiadria or tarono e tutta la sua prole.
nato di figure: guanto pervia ec. 40 Saul. Saule primo re d'I
cioè tutto quel piano che forma sraele, il quale sconfitto da'Fi-
strada sporgendo fuori della fal listei nel monte Gelboè, per non
da del monte. venire nelle mani loro, si uccise
25 che fu nobil creato ec. In colla propria spada
tendi
bile fraLucifero,
tutti gli che
spiriti
fu creati
il più ito-
da 42 che poi ec. Davide latto
re dopo Saule maledì il monte
Dio. Gelboè, per la quale maledizio
27 Folgoreggiando , precipi ne non cadde più sopra quello
tando giù dal cielo come folgore. uè pioggia, nè rugiada.
28 lìriareo. Costui, secondo 43 Aragne. Secondo le favole
le favole, fu uno de" giganti fi fu esperta tessitrice di drappi
gliuoli della terra che mossero e tanto superba che osò in que
guerra agli Dei e giacquero ful st'arte preporsi a Pallade, che
minati e vinti nella valle di Fle- sdegnata la convertì in aragna.
(jra. 44 in su gli stracci ec. cioè
30 Grave alla terra ec. I cor su i drappi lacerati da Pallade.
pi morti rimangono abbandonati 45 che mal per te si /e', cioè :
con tutte le membra loro sopra che46fuRohoam.
lavorata Fu
per figliuolo
tuo danno.
di
la terra e pare che gravino so-
vr'essa piij che i vivi. Però in Salomone e re superbo. 1l po
tendi: vedeva la smisurata mole polo di Sichem pregollo perchè
del morto gigante opprimere col volesse diminuire le gravezze
suo peso la terra. imposte dal padre suo, ed egli
31 Timbrèo. Apolline fu chia rispose tirannescamente : io le
mato Timbrèo da un tempio che accrescerò: mio padre vi abbat
i Dardani gli edificarono in Tim té con verghe, ed io vi batterò
bra città della Troade. con bastoni impiombati . Per
34 Nembrotlc. Colui ch« si questa superbia, di dodici tribù
consigliò follemente di edificare che erano con esso lui, undici
la torre di Babilonia. Del gran gli si ribellarono, e Koboamo
lavoro, della gran torre. pieno di sospetto si fuggì a Ge
36 In Sennaar ec. Nelle pia rusalemme.
AL CANTO XII. 443
47 il tuo segno ec. Intendi : 68 Non vide ec. Intendi: fin
la tua scolpita figura , la tua ché chinato givi (gii), cioè: fin
persona la quale è qui portata ché andai china>to non vide me
da un carro, cioè è volta in fu glio di me i casi ( dei quali cal
ga sopra un carro prima che al cai col piede le immagini scol
tri la discacci. pite ) chi ad essi si ritrovò pre
49 lo duro pavimento , cioè sente.
la strada di marmo istoriata. 70 e via col viso altiero, cioè:
50 Almeone. Fu figliuolo di e via andate col viso altero.
Anfiarao e di Eri file : uccise ia 7 1 £ non chinate ec. , e non
propria madre per vendicare abbassate gli sguardi a consi
Anfiarao da lei tradito per la nete.
derare il mal cammino che tè-
superba avidità di adornarsi di
un gioello offertole in prezzo del 73 Più era già ec, cioè: ave
tradimento. V. la nota del c. 20 vamo già, così andando, girata>
dell' Inferno al v. 34> più parte della cornice che cir
52 Mostrava ec. Sennachetib conda il monte , e speso più
re superbissimo degli Assiri, il tempo di quello che si pensava
quale mentre orava a' piedi di l' animo nostro non sciolta, cioè
un idolo fu morto dai propri tutto intento a considerare quel
suoi figliuoli. le istorie.
55 la mina, cioè la sconfitta 76 atteso, cioè attento a ciò
data da Tamiri regina degli Sciti che conveniva opérare.
a Ciro superbo tiranno de' Per 78 Non è più tempo ec. In
si. // crudo scerkpio. Tamiri co tendi: più non convieneche que
mandò che dal busto del morto sti obbietti sospendano la cele
Ciro fosse recisa la testa, e, fat rità del camminare.
tosi recare un vaso pieno di san 81 Cancella sesta, cioè l'ora
gue umano, in quello la immerse sèsta.
dicendo: saziali del sangue, di 83 SI ch'ei diletti , sì che a
che57avesti
C empio,
sete cioè
cotanta.
ti stazio. lui sia in piacere, in grado.
84 non raggiorna, cioè : non
59 Oloferne. Fu capitano de si rinnova, non torna.
gli Assiri trucidato da Giuditta, 85 /' era ben ce Avendomi
siccome è notissimo. Virgilio più volte ammonito che
60 Ed anche lè reliquie ec, il tempo non si dee perdere, io
cioè: ed anche la grande stragé era a questo ammonire sì av
che fu fatta degli Assiri. vezzo che il parlare di lui, seb
61 in caverne, cioè in case bene conciso, non poteva èsser
informi e rumate. mi oscuro.
62 Ilion. llione era la rocca 89 Bidnco vestita, vestita di
di Troia. bianco. La particella di vi è sot
63 il segno, la scultura. tintesa.
65 [ombre ci traili, cioè l'ima 94 4 questo annunzio , cioè
gi ne o effigie e i tratteggiamenti. a questo invito dell'angelo, che
444 NOTE
disse: venite ec, vegnon molto dall'altro girone, si fa meno fa
radi. Qui prosegue l angelo al ticosa a salire.
ludendo al detto dell'evangelista: 108 Ma quinci e quindi te,
molti sono i chiamati e pochi gli cioè : ma dall' una e dall'altra
eletti. banda l'alta pietra rade, rasen
95 per volar su nata , cioè ta, tocca l'un fianco e l'altro di
nata per salire al cielo. colui che sale per quella stret
96 Perchè a poco vento ec. ta via.
Int. : perhè, o gente umana, pel 1 1 0 Beati pauperes ec. Ver
le tue vanita fuggitive del mon setto con che quelle anime lau
do così cadi, così lasci di salire dano l' umiltà , virtù coutraria
al cielo? al peccato della superbia.
100 Come a man destra ec. Ut Cantaron ec. Intendi:can-
Intendi: come per salire a mano tarouo cor» tanta soavità che con
destra sul monte in cui la chie parole non si potrebbe dire.
sa di S. Minato s'innalza sopra 112 foci, cioè aperture, aditi.
la città di Firenze, si rompe (si 121 quando iP. Intendi:quan-
modera ) l'ardita foga de) mon do i P. impressi dall'angelo nella
tare, cioè vien meno la ripidez tua fronte ( cioè i peccati ossia
za del monte, così ec. le reliquie di essi) ora rimasti
102 Rubaconte. Un ponte so quasi cancellati al togliere del
pra l'Arno chiamavasi Rubacon peccato della superbia , radice
te dal nome di colui che lo fece di tutti gli altri, saranno come
fabbricare. Chiama Firenze la quel primo, ( come essa super
ben guidata ironicamente. bia ) scancellati del tutto-, i tuoi
1 04 che sifero ad etade ec. In piedi verranno pinti (spaili) dal
tendi: che furono fatte al tempo la volontà non solo senza tua
antico quando il mondo era sen fatica, ma con tuo diletto. H sig.
za le falsità d'oggidì. Allude ad March. Vernaccia opina che i P
alcune frodi fatte al suo tempo, siano segni non delle reliquie
cioè alla falsificazione di un li de' Peccati, ma delle Penitenze.
bro pubblico ed all'essere stata 129 sospicar, sospettare.
tolta una doga col sigillo del co 133 scempie, cioè separate,
mune da un vaso di legno col allargate nel modo più atto a
q naie si misurava il vino da ven trovare la cosa che si cerca.
d ere; ed adattata ad un vaso 135 Quel dalle chiavi, cioè
più piccolo, per frodare i com l'angelo, che teneva le due chia
pratori. vi V. e IX. v. 117.
106 Così s'allenta ec, cioè: 1 36 A che, a quell'atto di cer
così per via di gradi la costa del care e contar colle dita i P re
monte, che assai ripida scende stati sulla fronte.
AL CANTO XIII. 445
CANTO XIII.
acque medesime uou che quelle do del Duca, che prosegue a par
degli altri fiumi. lare col suo vicino lì in ie> i de'
38 per sventura ec. Intendi: Calboli. Peretialtrivioda, cioè:
o per sventurata situazione del quantunque io sia ascoltalo da
luogo che sì malamente dispon questi due ( da Virgilio e da
gagli animi al vizio, o per cattivo Dante ).
abito che li spinga a male ope 56 E buon sarà costui, cioè :
rare. e a costui ( a Dante ) molto gio
42 Che par che Circe ec. Cir verà se si ammetterà, si ricorde
ce fu secondo la favola, una ma rà di quelle cose che veridico
ga che trasmutava gli uomini m spirito mi rivela.
bestie, le quali si pasturavano 58 tuo nipote. M. Fulcieri de'
nel!' isola da lei abitata o d'erba Calboli nipote di Itimel i nel 1302
o di ghiande, intendi dunque co esseudo podestà di Firenze fu
me se il P. dicesse.- essi vivevauo indotto da quelli di parte nera
a modo di bestie. a perseguitare i bianchi di Fi
43 Tra brutti porci ec. Intendi: renze. . .
la detta valle di Arno povera di 60 Del fiero fiume, dell' Amo,
acque drizza primamente il suo abitato da uomini fieri.
corso tra brutti porci , più de 61 Vende la carne loro. Que
gni di ghiande che d'altro ci sto dice, poiché Fulcieri per da
bo. Per li brutti porci intende naro diede molti de' Bianchi ia
quei del Casentino e massime i mano dei loro nemici.
conti Guidi. 62 come antica belva. Intendi:
46 Botoli. Botoli sono cani come si uccide vecchia bestia da
piccoli , vili e ringhiosi : sotto macello.
questa immagine si parla qui de 63 e sè di //regio priva, cioè:
gli Aretini. toglie a sè ogni buona fama.
48 disdegnosa torce il muso, 64 della trista selva, cioè di
cioè: la detta riviera si allonta Firenze, città selvaggia e piena
na dagli Aretini. Attribuisce con di tristizia.
ardita metafora il muso al fiume 66 Nello stato primaio ec,
per corrispondenza all'altra me nell'antico suo florido stato nou
tafora de' botoli. torna.
49 vas.si caggcndo, cioè pro 69 Da qualche parte, cioè da
segue a correre allo ingiù. qualunque parte: l' assonni: as
50 lupi. Intendi i Fiorentini, sonnare vale pigliar colle san-
cui il poeta dà nota d'ingordigia ne: qui metaf. è adoperato per
e di avarizia. Fossa , cioè fiume. assalire. > ;.
53 volpi. Intendi i Pisani , al 7 0 C altr' anima, cioè m. Ki-
lora tenuti per maliziosi e fio- uieri.
dolenti. 7 2 ebbe la parola a se raccol
5* che f occupi, cioè che le ta, cioè ebbe il parlare udito.
superi, le vinca. 77 mi deduca ec. cioè: m'in
55 A' e lascerò di dir. È Gui duca, mi umilii a fare ec
TOMO II. f
450 TE
78 non vuòmi, non mi vuoi. uomo prudente, magnanimo e
80 non ti sarò scarso, cioè : liberale.
non mancherò di risponderti se 98 Pier Traversaro. Fu Si
condo che desideri. gnore di Ravenna virtuoso e ma
85 di mia semenza ec. Bella gnifico, il quale dicono che ma
metafora , che vale : delle mie ritasse una sua figliuola a Stefa
male opere porto qui la pena che no re d'Ungheria. Guido di Car
tu vedi. piona. Fu nobilissimo uomo di
86 Percliè poni 7 cuore ec. I Montefeltro e sovra ogni altro
beni che si possono godere in liberalissimo.
comune con gli altri uomini non 9n 0 Romagnuoli ec. Intendi:
sono cagione d'invidia, come l'a o Romagnuoli veramente trali
ria, l'acqua e simili, e con que gnati, di buoni e valorosi fatti
sti i beni dell' anima: ma invi malvagi e codardi, quando av
diabili sono quelli che non si viene che un Fabbro (cioè Do
possono godere senza esclusione menico Fabbri de' Lambertazzi
di compagno. Perciò qui dice il da Bologna) e un Bernardino di
Poeta: Perchè, o gente umana, Fosco da Faenza, uomini di pic
desideri ansiosamente quelle co cola nazione, diventino per loro
se, per godere delle quali è me virtù più nobili e più chiari di
stieri divieto di consorto , cioè coloro che provengono da fami
esclusione di compagno? glie che furono gloriose al tempo
89 casa, cioè schiatta. degli avi nostri!
91 lo mo sangue ec. Intendi 104 Guido ec. Fu valoroso e
la discendenza di Rinieri è fat liberale signore di Prata, villa
ta brulla, spogliata , ignuda del tra Ravenna e Faenza.
ben ec. cioè della scienza che si 1 05 Ugolini Azzo. Costui fu
richiede a conoscere il vero e ad degli Ubaldini famiglia toscana.
indirizzare la volontà agli onesti Nosco. Alcune ediz. leggono vo
diletti. sco. ll Lomb. osserva che Gui
94 dentro a questi ec., cioè do del Duca, in bocca di cui so
dentro i termini della Roma no poste queste parole, non a-
gna. vrebbe avuto motivo di comme
95 Divenenosi sterpi, cioè di morare tra i Romagnuoli illustri
malvagi costumi. Ugolin d' Azzo, uomo toscano se
96 Per coltivare ec. Intendi: egli non fosse vissuto in Roma
di modo che que' mali costumi, gna con esso Guido: perciò il
per qualsivoglia cura di legisla detto chiosatore legge nosco.
tori o di filosofi, ormai non po 106 Federigo Tignoso. Nobile
trebbero mutare. e costumato Rimiuese.
97 Lizio. M. Licio da Valbo- 107 La casa Traversara ec.
na cavaliere assai dabbene e co Nobilissima famiglia di Ravenna.
stumato. /ff77^0:A-rrigo"Manardi, 108 £" l'una gente e [altra ec,
secondo alcun i, nacque in Firenze, cioè : l' una e l' altra famiglia è
secondo altri, in Bertinoro: fu diretata, diredata, diseredata,
r
CANTO XVI.
TOMO II.
458 NOTE
cibarsi della carne d'animale, Dio e di governare col consi
che non avesse queste due qua glio e coli' esempio le coscen-
lità il ruminare e V unghia fes ze è giunta, congiunta , a quel
sa. Gli interpetri del mistico la di costringere le genti al
significato del comandamento l'osservanza delle leggi civili e
divino dicono che per lo rumi di trattare le armi.
nare si vuole intendere la sa 113 pon mente alla spiga ec.
pienza, per l'unghia fessa l'o cioè : poni mente alla spiga ,
perare. l1 Poeta si valse della se vuoi conoscere la qualità
immagine scritturale per signi dell'erba; che è quanto dire:
ficare in taf modo l'opinione se vuoi conoscere che la cagio
da lui dichiarata nel libro de ne, per la quale il mondo disvia,
Monarchia , la quale è questa. è la confusione delle due pote
ll successore di Pietro, che pre stà , guarda ai pessimi odierni
cede , che avendo la cura più costumi , frutto del disordinato
nobile, cioè quella delle anime, reggimento civile, e conosci dal
avanza in dignità l'imperatore. mal ellett,o la mala cagione (Su
ruminar può, cioè può prepa blime documento! La probità
rare l'alimento spirituale al cor nasce dai buoni ordini : i buo
po della cristiana repubblica . ni ordini dalla sapienza e dalla
ma non ha l'unghie fesse, bi religione: dunque mal prenda
partite, cioè non ha in se due a chi la sapienza e la religio
facoltà separate. ne disprezza).
100 Perche la gente ec. Per 115 In sul paese ec. Intendi
chè la gente , che vede il pa la Marca Trivigiana , la Lom
store , contro la natura del pro bardia e la Romagna.
prio suo ministero (stando al 116 Solea valore ec. Intendi:
l'opinione del Poeta ghibellino erano buoni costumi nelle det
pur ferire a quel bene ec. , cioè te provincie prima di quel tem
correre dietro ai beni tempo po che Federico II imperatore
rali , ec. avesse briga colla Chiesa, pri
103 la mala condotta, cioè la ma cioè che avessero incomin
mala guida, il mal governo. cia mento le controversie fra il
1 06 che 7 buon mondo feo, cioè:
sacerdozio e l'impero.
che fece buono e morigerato il 1 18 Or può ec. Intendi: chiun
mondo colle dottrine evangeli que lasciasse di appressarsi a
che, cogli esempi di umiltà e quelle Provincie , per vergogna
di carità, e col disprezzo delle di ragionar co' buoni (d'incon
ricchezze e delle pompe. trarsi con uomini probi), sia
torità,
10? Duo
una temporale
soli, cioè edue
l'altra
au
certo che là si può passare si
curamente, cioè senza pericolo
spirituale. d'incontrarne pur uno.
109, no ed è giunta la spa 122 e par lor tardo ec., cioè
da Col pastorale. 1ntendi : la fa e pare loro che Iddio tardi trop
coltà di seminare la parola di po a togliergli dall' iniquo e di
AL CANTO XVI. 459
sordinato mondo per riporgli dodici tribù d' Israele. Afferma
nella pace del cielo. il Lirauo che le città date ai
124 Currado da Palazzo. Fu Leviti fossero solamente ad ha-
gentiluomo di Brescia. Gherardo. bitandum , non ad possidendum.
Fu di Trevigi e per le virtù 136 0 tuo parlar ec. Intendi
sue sopranominato il buono. o il tuo parlare m'inganna, fa
125 Guido da Costei Fu no cendomi credere che quel Ghe
bile di Reggio di Lombardia rardo ti sia conosciuto : o e' mi
della famiglia de' Roberti. tenta, o esso parla e vuol far
1 3 1 Ed or discerno ec. Intendi: prova di me, se io conosca il
ora comprendo per qual ragione detto Gherardo.
esclusa fosse la tribù di Levi 1 40 S' io noi togliessi ec. in
( l'ordine levitico o sacerdotale ) tendi: se io noi chiamassi il
dal ri par ti mento delle terre di padre di Gaia, donna assai chia
Canaan distribuite da Dio alle ra per le sue virtù.
CANTO XVII.
1 Ricorditi lettor, ec. Intendi: 16 se il senso ec. , cioè : se i
0 lettore , se mai nell' alpe ti sensi non ti recano alcuna im
colse nebbia , per la quale ve pressione delle cose fuori?
desti non altrimente che la talpa 1 7 che nel del s'informa , che
attraverso di quella pellicola che è formato in cielo.
ha dinanzi agli occhi , ricorditi 18 Per sè, ec. , cioè o per
come la spera del sole ( quando legge di natura o per volere di
1 vapori umidi e spessi comin vino che quaggiù lo invia.
ciano a diradarsi ) debilmente 19 Dell' empiezza di lei ec.
entra per li detti occhi. Dell' empietà di lei, cioè di
8 In giungere a veder eo. , Progne , che ec. Progne fu mo
cioè : per giungere ad immagi glie di Tereo e sorella di Fi
nare in qual modo io vedessi lomela. Queste due femmine,
il sole la prima volta, dappoi per vendicarsi dell' ingiuria ri
ché mi era stato nascosto dal cevuta da Tereo, fecero in
fumo. pezzi un figliuolo di lui chia
9 nel corcare era, cioè stava mato Iti , e cotto glielo diedero
corcandosi, tramontava. in cibo. Secondo il più de'poeli,
10 Si, così, a cotal lume. Progne fu convertita in rondine,
12 A'raggi morti, cioè al bar Filomena in rosignuolo. 1l no
lume de' raggi del sole che già stro P. tiene con Probo, con
era tramontato. Libanio e Strabone , che Pro
14
1 3 ne
Talrube,
voltanesì rubi.
di fuor ec.;gne fosse convertila in rosi
gnuolo.
togli sì l' animo nostro all' uf 2 1 NeW imagine mia ec., nella
ficio de' sensi. mia immaginativa apparve la
1 5 Perchè, benchè: tube,trombe. rappresentazione.
460 NOTE
24 recetta, ricevuta. 45 che quello ec. , cioè eh*
25 Poi piovve ec. , cioè di quello che per solito ferisce gli
scese nella mia fantasia levata occhi nostri. '
in alto, distaccata dai sensi. 48 Che ad ogni altro ec, cioè:
26 Un crocifisso , un uomo la qual voce da ogni altro pen
posto in croce. Costui è Aman , siero mi rimosse.
che da Assuero re di Persia , 51 Che mai non posa ec: In
del quale egli era ministro, fu tendi: che mai non si sarebbe
fatto crocifiggere su quella me posata, se non si fosse raffronta
desima trave che da lui era ta, trovata a fronte colla cosa
stata preparata al buon Mardo desiderata.
cheo. 52 Ma come al sol ec. Intendi:
30 così intero, così giusto. ma come ogni virtù visiva man
32 bulla, bolla, rigonfiamento ca, vien meno in faccia al sole ec,
d'aria sotto un velo d'acqua. così la mia virtù ec.
34 una fanciulla. Questa è 56 senza prego, cioè senza pre
Lavinia figliuola del re Latino ghiera, senza che altro lo preghi.
e di Amata. 58 Si fa con noi ec. Intendi:
35, 36 0 regina-Perche per ira egli adopera con noi come 1' uo
ec. Intendi: o regina madre mia, mo fa sego (seco) cioè con se stes
perchè per lo sdegno preso hai so, che non aspetta preghiera
voluto darti morte? Amata si per giovare a sè.
uccise per aver creduto che 59 Che guale. Imperciocché co
Turno, cui era stata promessa lui che l' uopo vede, cioè che ve
in moglie Lavinia , fosse stato de l' altrui bisogno, si mette al
ucciso da Enea, che desiderava nego, cioè si mette alla negativa,
le nozze della medesima vergine. si dispone a negar altrui il bra
38 Or ni hai perduta. Intendi: mato ufficio o soccorso.
mi hai perduta partendoti da 63 Che poi nonsiporia ec. Vedi
questa vita. Che lutto, cioè che il perchè non si potria nel cant.
querelo, che piango. VII. di questa cantica versi 53 e
39 alla tua, pria ec. , cioè alla se3-
morte di Turno , che avvenne 67 Sentimi, sentiimi.
dopo quella di Amata. 68 Beati ec. Beati pacifici, quo-
40 di butto, di botto, repenti niam filli Dei vocabuntnr. Ira ma
namente. la peccaminosa.
41 il viso chiuso , gli occhi 70 Già eran sopra noi ec. Con
chiusi. sidera che quando il sole è tra
42 (ratto guizza. Intendi: rotto montato, l'atmosfera solamente
che sia (il sonno) guizza, cioè: è ferita dai raggi di esso.
prima che cessi del tutto si sforza 7 1 che la notte segue, cioè: ai
di rimettersi. Guizzare è lo agi quali vien dietro la notte che pel
tarsi che fa il pesce prima di mo cielo si stende.
rire: qui è usato persimilitudine. 75 posta in tregue, cioè man
43 cadde giuso, cioè finì- cante, venuta meno.
AL CAN TO
l' amore
XVII.
iattura di Dio opera
461
77 affissi, cioè fermati.
80 Quarto girone. con tra Dio suo fattore.
83 semo, siamo. 104 sementa, cioè cagione.
84 nonstea tuo sermone, cioè: 106 Or perchè mai non può ec.
non lasciar di parlare. Stea, stia. Intendi: ora perchè amore non
85, 86 scemo-Di suo dover, cioè può mai volger viso, distogliersi
manchevole del debito fervore. dalla salute del suo subbietto,cioè
86 auiritta si ristora, cioè in dall' utilità di queir essere in cui
questo piano si risiera, si rinte risiede, avviene che tutte le cose
rra, del mancamento sopradetto. suscettive d' amore sono tute, si
87 Qui si ribatte ec. Intendi: cure, dall' odio proprio, non pos
qui si punisce il tardo rematore, sono odiare se medesime.
cioè colui che fu tardo nelle ope 109 E perchè intender ec. In
re di carità. tendi: e perciocché non si dà al
93 0 naturale o d' animo ec. cun essere stante per se e diviso
Sono due sorte d'amore: il na dalla cagione prima, cioè da Dio,
turale e l'animale. U naturale, avviene che ogni affetto è natu
che è quello pel quale appetiamo ralmente deciso, lontano, dall'o-
i beni necessari alla nostra con diare la detta cagione prima con
servazione, non erra mai. L' ani giunta al suo effetto, cioè allo
male, cioè l' amore che dipende stesso essere da lei amato.
dall' animo, dal libero volere, er 1 1 2 Resta , con seg u i ta : se divi
ra in tre modi: quando. si dirige dendo bene ec. , se la partizione
al male che si mostra sotto spe dinanzi da me fatta è secondo ra
cie di bene; quando trapassa il gione, cioè, se nessuno desidera
modo del fervore che si conviene male a se e a Dio, stimo che si de
alle cose create; quando manca sideri ma le solamente al prossimo.
del fervore debito proporzional 115 E' chi ec. Intendi: è chi
mente ai diversi obbietti, come spera ingrandimento dall' op
sarebbe ai parenti, agli amici, al pressione del vicino , cioè del
prossimo, alla patria, a Dio. prossimo. Soppresso vale oppres
97 ne. -primi ben, cioè ne' beni so. V. il vocab.
principali , che sono Dio e la 1 19 pereh' altri sormonti, cioè
virtù. per lo innalzarsi degli altri in
98 ne' secondi, ne' beni secon potere, grazia, onore e fama.
di, inferiori: se stesso misura, cioè 120 il contrario ama, cioè ama
si tempera, non eccedendo i ter l' altrui depressione. Contrario
mini del convenevole. altre edizioni.
99 Esser non può ec. , cioè non 12 1 adonti, si crucci.
può da cotale amore cagionarsi 122 ghiotto, cioè desideroso.
in noi veruna dilettazione colpe 1 23 impronti, chiegga, cerchi,
vole. 124 triforme, cioè di tre sorte.
101 nel bene, cioè nel bene Quaggiù di sotto, nel balzo de'su-
inferiore. perbi, in quello degli invidiosi e
1 02 Contra 'lfattore ec. Intendi: in quello degli iracondi.
462 NOTE
125 dell'altro, cioè dell' altro è un altro bene che non fa l' uo
amore, intende, intendi. mo felice, ed esso non è, come è
126 con ordine corrotto, cioè Dio, il sommo bene: non è, come
con fervore maggiore o minore Dio, frutto e radice, cioè premio
del dovere. ed origine d'ogni altro bene.
12!) Perchè, perciò: di giun 1 36 L' amor che ad esso ec. In
ger lui. cioè di giungere a posse tendi: l'amore che ad esso bene,
dere quel bene confusamente cioè al bene diverso dal bene som
appreso. mo, si abbandona troppo, è pu-
1 30 Se lento amore ec. Intendi: uito ne' tre superiori, ove pian
se l' amore vostro è pigro a vol gono coloro che troppo amarono
gersi a quel bene e ad acquistar le ricchezze, i cibi e le bevande
lo, questo girone (posciachè di e i sensuali diletti.
questa negligenza avete avuto il 138 Ma come ec- Intendi: ma
debito pentimento in vita) ve ne taccio le ragioni per le quali co
dà il gastigo: Pentere per pentire loro che troppo si abbandonaro
è usato anche al canto XXVII no al detto amore sieno ripartiti
dell' Inf. v. 119. in tre cerchi, acciocché tu per
133 Altro bene ec. Ir.teudi: vi te stesso ti faccia ad investigarle.
CANTO XVIH.
TOMO II.
466 N () T E
degli antichi astrologi che Sa lissime femmine dal mezzo in
turno trovandosi nell' emisfe- su e nel resto mostruosi pesci:
rio notturno apportasse il fred con false lusinghe allettano i
do. marinari , gli addormentano e
4 Quando i geomanti. I geo- poscia gli uccidono.
manti superstiziosi indovini pre 20 dismago, cioè smarrisco,
sumevano di leggere il futuro perdo.
ncUa figura de' corpi celesti e 22 Io trassi Ulisse ec. Ulisse,
nelle punteggiature che alla cie secondo i Poeti per non essere
ca facevano nell'arena colla pun sedotto dal canto delle sirene si
ta di una verga. Se la disposi fece turare con cera le orec
zione dei punti segnati somi chie , e legare all' albero della
gliava quella delle stelle che nave: dunque o qui il poeta fa
compongono il fine del segno parlare la sirena da menzogne
dell' acquario e il principio dei ra, o per la sirena intendendo
pesci, la chiamavano il segno la voluttà, allude, come dice
della maggior fortuna. Il Poeta il Lombardi , alle lusinghe di
per significare con nuova forma Circe, dalle quali Ulisse fu vinto
l' ora che precede il giorno, di e tenuto per più d' un anno
ce: era l'ora che i geomanti veg nell'amoroso laccio. Cammin va
gono in cielo la lor maggior for go, cioè viaggio fatto ora in qua,
tuna , cioè che appariva sopra ora in là senza potere approdare
1' orizzonte l' acquario tutto , a determinato luogo.
e parte dei pesci immediatamen 23 s'ausa, cioè si addomestica.
te precedenti l'ariete; che è 26 una donna. Forse questa
quanto dire : era vicino il na è la filosofia morale o la pru
scere del sole; poichè il Poeta denza.
faceva il suo viaggio, com'è 27 Lunghesso, cioè appresso,
detto più volte, mentre il sole vicino.
era in ariete. 31 V altra ec., la donna one
ri che poco le sta bruna, cioè sta prendeva l' altra.
che poco rimane oscura, poiché 34, 35 aIme ii tre-Voci ec. cioè
i raggi del nascente sole la ri almeno per tre volte li ho chia
schiarano. mato.
9 scialba, smorta. 36 /' aperto , cioè l' apertura
12 scorta, agile e pronta. nella quale è la scala per sa
13 tutta la drizzava, cioè le lire.
drizzava la persona, che dianzi 37 tran già pieni, ec. cioè i
era sovra i piè distorta. gironi del sacro monte erano
15 Come amor vuol. Intendi: illuminati dal sole già alto.
come amore richiede per ac 39 alle reni, proseguivano il
cendere altrui del suo fuoco. viaggio da levante a ponente, e
18 intento, attenzione. perciò è chiaro che il sole splen
1 0 sirena. Secondo i Poeti , deva loro dietro le spalle.
sono abitatrici del mare : bel 42 che fa di se ec. cioè che
AL CANTO XIX. 467
va colla persona alquanto cur di: rivolgi gli occhi all' invito
vata. che Dio ti fa, mostrandoti le
45 in questa mortai marca. bellezze delle stelle che intorno
cioè in questa regione de 'mor egli ti gira. Al logoro: il logoro
tali: marca per regione, è usato è quel richiamo fatto di penne
da molti antichi. e di cuoio a modo di un'ala,
47 Tra i due pareti, cioè fra con che il falconiere suole ri
le due sponde dello scavato ma chiamare il falcone.
cigno, ove era la scala. 64 Quale ilfalcon ec. Questa
4 9 e ventilonne, e fece vento. similitudine corrisponde alla me
Con questo ventilare dell' an taforica parola logoro usata ne'
gelo vien cancellato nella fron precedenti versi.
te del Poeta il P, cioè il pec 65 al grido. Sottintendi del
cato dell'accidia. falconiere. Si protende , cioè si
50 Qui lugent ec. Intendi: af fa avanti.
fermando essere beati coloro 67 quanto si fende, cioè per
che non essendo accidiosi pian tutto quello spazio,che era tra le
gono le colpe loro; imperciocché due sponde dell'incavato monte.
avranno l'anime loro donne di 69 infino ove ec. cioè fino al
consolar, cioè posseditrici dicon luogo dove, finita la scala, co
solazione. Allude al detto del- mincia il cerchio, il girone quin
l'evangelo: Beati qui lugent, quo- to.
niam ìpsi consolaountur. 70 Quinto girone, nel quale
54 Poco ambedue ec. Sottin si purga il peccato dell'avarizia.
tendi: essendo. 73 Adhaesit ec. Parla del
5 5 sosptcion, sospetto, dubbio. salmo 118 ed esprime l'adesio
56 Novella, cioè di fresco avu ne che quelle anime ebbero alle
ta. Mi piega, cioè mi trae a sè. cose terrene, alle ricchezze.
57 dal pensar partirmi , cioè 76 soffrili, nome verbale, co
ritraimi dal pensare ad essa me parlari e simili.
visione. 77 E giustizia e speranza. In
59 Che sola sovra a noi ec. tendi: i cui soffriri ( patimenti)
Intendi: per cagione della quale riescono meno aspri a soppor
ne'gironi che sono sopra il nostro tare nel considerare che fate e
capo, e ai quali ora anderemo, la giustizia delle vostre pene
piangono le colpe loro gli avari, ed il premio che in cielo aspet
i gelosi, i lussuriosi. tate.
61 batti a terra ec. Intendi : 78 gli alti saliri^ le alle scale
vien tene speditamente; o, come che chiama salili, dal verbal
altri vuole, scuoti da 'tuoi piedi nome salire.
la polvere in segno di porre in 79 Se voi venite ec. Intendi:
dimenticanza colei. Questo è se voi qui venite liberi dalla pe
modo scritturale. S. Matt. 10, na che qui si soffre, cioè dallo
v. 14. stare volti in giù ec.
62 Gli occhi rivolgi ec. Inten 81 furi, sincope di fuori.
468
84 l'altro nascosto ec. cioè 100 Siestri e Chiavtri. Due
l'altro pensiero nascosto, non terre del Genovesato nella ri
espresso con parole. Colui che viera di levante. S'adirna, scorre
risponde a Virgilio mostra col all'imo, al basso.
le sue parole di sapere che i 101 Una fiumana, il fiume
due poeti non erano per pur Lavagno. %
gare ivi il peccato dell'avarizia 102 Lo litui del mio sangue ec.
e dà indizio di credere (e questo cioè: il titolo della mia fami
è il pensiero nascosto) che Dan glia (detto dei conti di Lavagno)
te fosse uno spirito sciolto dal prende da questo fiume l'origi
corpo. ne sua.
85 E volsi ec. cioè: volsi gli 104 105 il gran manto, cioè
occhi agli occhi al Signor per il manto pontificio. Come pesa,
vedere se in quelli era segno cioè quanto costa di fatiche a
pel quale conoscessi che Vir chi dal fango 7 guarda, cioè a
gilio mi concedesse di rispon chi il pontificato non vuole con
dere a quell'anime. Al Signor, brutti vizi e con ingiustizie con
cioè del signore, di Virgilio. taminare.
87 la vista del desio, cioè i 107 come, quando.
segni del desiderio che si face 108 scopersi la vita bugiarda ,
vano vedere nel volto mio. cioè: mi accorsi essere bugiarda
90 Le cui parole ec. cioè: le la speranza di chi in questa vita
parole della quale mi avevano s' avvisa di trovare la felicità
fatto notare che essa ignorava 110 potési, poteasi.
che io fossi ivi col mortai cor 111 di questa, cioè di questa
po. vita immortale nella quale ora
91 matura, cioè accelera, per io sono.
feziona. 115 quel ch'avarizia fa ec. In
92 Quel sanza 7 qual ec. cioè tendi : l' effetto che r avarizia
la purgazione de'peccati. produce, cioè di tenergli ani
93 Sosta, cioè affiena : tua mi rivolti alle cose terrene, qui
maggior cura, la cura di pian si dichiara nella purgazione di
gere le tue colpe per soddisfare queste anime converse, cioè ri
alla giustizia divina. volle colla faccia in ver la terra,
95 Al su, all' insù. o, come altri pensano, convertite,
96 di là, cioè nel mondo penitenti.
dei viventi: mossi, mi partii. 1 17 più amara, cioè più ama
97 diretri, dorsi, schiene. ra di quella dell' essere conver
98 Rivolga 7 cielo a se, cioè: se, volte in giù.
voglia il cielo rivolti a sè. 118-119 non s'aderse-In alto,
99 Scias ec. cioè sappi che cioè non si rivolse in alto. Ader
io fui successore di Pietro. Que gere. V. il Vocab.
sti è Ottobono de'Fieschi conti 120 il merse, lo abbassò.
di La vagno, pontefice col nome 122 onde operar perdisi. In
di Adriano V. tendi : essendo spento per l'ava
AL CANTO XIX. 469
rizia in noi l' amore del bene, eterna vita fossero matrimoni.
perdési , si perdè, cessò in noi Qui il pontefice vuole con esse
ogni opera buona. parole far comprendere che egli
12 5 del giusto sire], di Dio. essendo morto, non era più spo
12 7 Io ni era inginocchiato. so della chiesa.
Dante mostra con quest' atto 140 stanza, dimora. Disagia,
quanta fosse la riverenza che e- impedisce.
gli aveva alla dignità pontificia. 1 4 1 maturo, cioè accelero: ciò
1 29 Solo ascoltando, cioè: solo che tu dicesti. V. al vers. 9).
per udire la mia voce e non per 142 Magia. Fu una de'couti
veder me. Fieschi di Genova.
130 ti torse, ti piegò. 1 45 E questa sola ec. E que
132 mi rimorse, cioè: mi sti sta sola degli altri miei consan
molò debitamente a quest' atto guinei è rimasta in vita. Con que
di riverenza. sto ricordo il papa mostra desi
134 conservo sono. Parole con derio che Alagia sia mossa a pre
venienti all' umiltà dei successo gare per Ini , essendo ella tale
ri di Pietro. da poter far salire a Dio prece
137 neque nubent. Parole di Che surga su di cor che in gra
G. C. ai saducei per trarli dall' zia viva.
inganno in cui erano che nell'
CANTO XX.
l Contra miglior ec. Intendi: 7 Che la gente ec. Intendi: poi
perchè ogni volere mal combat ché la gente che piangendo cac
te contro miglior volere, io per cia fuori insieme colle lacrime
piacere a papa Adriano che mi il mal che tutto il mondo occupa,
aveva comandalo di partire , cioè l' avarizia.
trassi deliacqua ec, mi tacqui, 9 in fuor troppo s' approccia,
tralasciai d' interrogarlo, senza cioè: troppo si avvicina alla par
avere saziato , soddisfatto il mio te del monte che è senza ri
desiderio. paro.
4-5 per li-Luoghi spediti, cioè 10 antica lupa. Lupa antica
pei luoghi che non erano occu appella qui l' avarizia , poiché
pati dalle anime distese al suolo: ella venne al mondo al tempo
lungo la roccia, cioè lungo il che le cose si differenziarono
dorso del monte. tra loro coi nomi mio e tuo. No
6 Come si va ec. , come per ta che spesso la poesia di Dan
angusto sentiero su le mnra di te, come egli dice nel Convito,
una fortezza si cammina, ra è polisensa , di più significati.
dendo i merli di quella , per Cupa, cioè profonda, senza fine.
non cadere dal lato che è sen 1 3 0 del, nel cui girar ec. In
za riparo. Stretto è avverbio e tendi: o cielo, per le cui rivo
vale rasente. luzioni pare che alcuni credano
470 NOTE
trasmutarsi le cose e le umane ste sono alcune delle principali
condizioni, quando sarà che l'a città della Fiandra, occupate par
varizia , disceda, cioè parta da te per forza e parte con false
questa terra ? Secondo il signi lusinghe da Filippo il Bello
ficato morale allude alle spe nell' anno 1299.
ranze che egli aveva in Uguc- 47 Potesser , tosto ec. Intendi:
cione della Faggiola. V. la nota se cotali città avessero forze
al cant. 1 dell' Inferno, verso sufficenti , se ne vendichereb
101. bero. Queste parole di Ciapetta
23 per quell'ospizio, cioè: per mostrano desiderio della sconfit
la povera capanna di Betlemme. ta e cacciata de' Francesi dalla
24 sponesti, deponesti: porta Fiandra, che avvenne nel 1302,
to , parto. cioè due anni dopo della im
25 Fabrizio. Fu console roma maginaria venuta di Dante al
no, povero e di gran virtù. Purgatorio e prima che egli scri
31 larghezza, liberalità. vesse il poema.
32 Xiccolao. S. Niccolò vesco • 48 cheggio ; non dal verbo chie
vo di Mira dotò tre fanciulle dere, ma da cheggere, usato da
che per gran povertà erano in molti scrittori autichi : a lui che
pericolo di menare disonesta vita. tutto ginggia, cioè a Dio che tut
36 rinnovelle, rinnovelli. to giudica.
40 non per conforto ec. Inten 52 Figlimi fui d'un beccaio
di: non perchè io speri, ravvi ec G. Villani e il Landino di
vando tu la memoria di me ne' cono di aver letto nelle vecchie
miei discendenti, che essi sieno cronache che Ugo Ciapetta so
per far preghiera in mio pro, prannominato il Magno fosse fi
essendo eglino avversi ai Bian gliuolo di un beccaio di Parigi.
chi, tra i quali io parteggiai. Altii vogliono che a lui fosse
4l, 42 tanto-Grazia, cioè la padre Roberto duca di Aquita-
grazia di venire vivo nel regno nia. Incerti intorno di ciò si
de' morti. dividono gli autori.
43 radice, principio: della ma 58 vedova ec. , cioè vacante
la pianta, della mala famiglia per la morte di Lodovico V ,
de' Capeti re di Francia. Costui ultimo re de' Carloviugi. Di mio
che parla è Ugo Magno duca figlio , di Ugo Ciapetta.
di Francia e conte di Ravigino, 60 le sacre ossa ec. lutei)di la
padre di Ugo Ciapetta primo stirpe reale. Prende figuratamen
de' re capeti ngi. te le ossa per le persone; e forse
44 la cristiana terra tutta adug- dice sacrate perchè i re sono con
gia , cioè: porta nocevole ombra , sacrati. Avvisa il Lombardi che,
reca gravissimo nocumento alla mostrandosi Ugo Magno adirato
terra cristiana. conti a i suoi discendenti , sia
45 se ne schianta, se ne co da credere che l'add. sacrate qui
glie. significhi esecrande. Nella detta
46 Doagio, Guanto ec. Que significazione fu usato dal P. l'add.
AL CANTO XX. 471
sacro là dove , imitando Virgi tendi : per far meglio conoscere
lio , disse : o sacra fame dell'oro. la sua malvagia natura e quella
Ved. Purg. c. XXII v. 40. dei suoi.
61 la gran dote provenzale. 73 Senz'arme, cioè senza eser
Intendi gli stati di Raimondo cito. Carlo venne in Italia cou
conte di Tolosa dati in dote ad 500 cavalieri e con molto cor
Alfonso fratello di S. Luigi re teggio di baroni e di conti. Fu
di Francia dopo che sposò l'u inviato da Bonifazio VIII. a
nica figlia di esso conte. Firenze come paciere ; sotto
64 con menzogna, cioè col pre colore di riordinare la cirtà
testo di estirpare 1' eresia de ingannò i Fiorentini egli afflisse
gli albigesi. con ogni sorla di crudeltà. Con
65 per ammenda. Intendi: per la lancia ec. , col tradimento.
fare ammenda di una colpa , ne 75 fa scoppiar la pancia. In
commise un' altra. E questo vo- tendi come se dicesse: l'affligge
I cabolo lo ripete per dare mag in modo che la riduce all' ulti
gior forza all' ironia. ma ruina.
66 Ponti e Normandia prese 76 Quindi non terra. Questo
e Guascogna. Vedi: Esame delle Carlo fu detto Carlo senza terra,
correzioni ec. , del P. Lombar perchè non potè mai imposses
di, Dante, Padova coi tipi del sarsi di alcuna regione. Ma
la Minerva, Voi. V. pag. 380.- peccato ed onta ec. Intendi: ma
67 Carlo, Carlo duca di An- il danno fatto da lui gli sarà
giò venne in Italia e s'impa imputato a tanto più grave
dronì del regno di Sicilia e di colpa , e tanto maggiore sarà
Puglia, discacciandone Manfre il suo vituperio, quanto minore
di, che, morto Currado, se n'e è il conto che egli fa di esso
ra fatto signore. Vittima fe' ec. danno; ovvero : quanto minore
cioè: sacrificò alla propria am è il suo rimorso , tanto mag
bizione,
radino figliuolo
dandoglidiCurrado
morte, Cue ler giore sarà la sua punizione e
la sua vergogna.
gittimo erede della corona. 79 L'altro ec Questi è Carlo,
69 Ripinse al del. Intendi : figliuolo di Carlo I, re di Si
spinse S. Tommaso di nuovo al cilia o di Puglia, che era usci
cielo ( a Dio) , d' onde tutte le to di Francia pel riacquisto
anime provengono. È fama che della Sicilia nel 1282. Preso di
Carlo per opera di un suo me nave , cioè tratto prigioniero
dico facesse avvelenare questo dalla sua nave , nella quale
santo filosofo per timore di a- combatteva contro l' armata di
verlo contrario ai suoi desiderj Ruggieri d'Oria ammiraglio del
nel concilio di Lione. re Pietro d' Aragona. Veggio
70 Ancoi, oggi. vender ec. Re Carlo II, sopra
71,- 72 un altro Carlo. Carlo nominato Ciotto, ebbe una fi
di Valois, venuto in Italia nel gliuola per nome Beatrice, che
1301 : Per far conoscer ec. In egli vendè a M. Azzo VI d'Este,
47^ NOTE
per trenta mila, o, come altri ne' suoi segreti giudizi rende
vogliono, per cinquanta mila contenta e lieta La tua giustizia
fiorini. punitrice. Ovvero: la vendetta,
82 0 avarizia ec. Intendi: che che mentre sta nascosa nel se
cosa, o avarizia, puoi tu più greto della tua sapienza fa pa
fare ormai di peggio nel mondo, rer dolce l'ira tua a coloro che
poiché a te hai tratti i miei di- meritano d'essere puniti.
cendenti per modo che essi 97 Ciò eh' io dicea ec. Dante
non curano de' propri figliuoli ha chiesto ad Ugo due cose.
e li vendono come ogni altra Primamente qual fosse la con
vii carne? dizione di lui; poscia perchè
85 Perchè tnen paia ec. In egli solo lodasse gli esempi di
tendi: acciocché poi non paia povertà é di liberalità. Dimo
grave il male che i miei discen stra che ivi simili esempi si lo
denti faranno e quello che hanno davano solamente il giorno e
fatto, veggo che essi entrano che la notte si predicavano in
in Alagna (nella città di Anagni) vece i gastighi della cupidigia.
nelle campagne di Roma; spie 109 Acam. Uomo giudeo ,
gando le insegne col fiordaliso, che essendosi , contro il co
col giglio, arme di Francia, e mandamento di Dio, appropria
far prigione il vicario di Cristo. to parte della preda fatta nella
Bonifazio Vili fu imprigionato città di Gerico , fu lapidato per
nel 1303 per ordine di Filippo ordine di Giosuè.
il Bello re di Francia : Esser lllfo morda , cioè lo rim
catto, esser fatto cattivo, prigio proveri , e lo punisca.
niero. Catto dal verbo capere. H2 Safira. Safira ed il marito
Vedi il Vocab. al § ili della suo caddero morti al cospetto
voce capere. di S. Pietro , che li riprese ,
91 nuovo Pilato. Così appella perchè tenendo per sè parte
Filippo il Bello. del prezzo delle possessioni ven
92 ma sema decreto ec. In dute, dicevano falsamente quel
tendi: pone mano cupidamente lo tenere per uso ed utilità del
nelle cose della Chiesa e se ne la comunione de' cristiani. Gran
vale a proprio uso senza de de e profittevole esempio per
creto, cioè senza legge, di suo gli uomini di Chiesa.
arbitrio: ovvero: per soddisfare 1L3 Eliodoro. Costui fu man
alla propria avarizia, abolisce dato da Seleuco re di Siria iu
e sterminia senza autorità e le Gerusalemme per usurpare i
gale processo il ricco ordine tesori del tempio. Pose piede
de' Templari. I Templari furo entro la sacra soglia ; ma tosto
no con speciosi pretesti aboliti gli apparve un uomo arma
e fatti crudelmente morire nel to sopra un cavallo che , lui
1307. percotendo coi calci , lo co
95 La vendetta che nascosa ec. strinse a fuggire sbigotti tto e
cioè la vendetta che nascosa colle mani vote. Ed in infamia
AL CANTO XX.
ec. Intendi: e in tutto quel cer ivi partorì Apollo e Diana, si
chio del monte si rammenta fermò.
l'infamia di Polinestore. Costui 132 li da' occhi ec. Apollo e
fu re di Tracia. Uccise Polido Diana, cioè il sole e la luna.
ro, uno de' figliuoli di Priamo 136 Gloria ec. Principio del
che gli era stato dato in custo l'inno cantato dagli angioli nel
dia , con parte de' regii tesori la nascita di G. C.
durante l'assedio di Troia. 138 Onde, donde.
118 Talor parliam. Qui Ugo 1 40 Come i pastor, cioè come
viene a soddisfare il Poeta circa i pastori in Betlemme quando
la seconda domanda. udirono quell' inno.
120 Ora a maggiore ec. cioè: 1 4 1 ei compiisi, compiessi, si
ora con maggiore, ora coti minor compì quell' inno.
forza. 1 45 Nulla ignoranza mai ec.
121 Al ben che il dì , ai buoni Intendi: nessuna ignoranza mi
esempi di povertà e di liberalità, fece mai desideroso di sapere po
de'quali si fa menzione il giorno. nendomi ned' animo curiosità
125 Brigàvam, ci sollecitava tanta, quanta parvemi avere
mo: di soverchiar la strada , di pensando allo scuotimento di
avanzarci nel cammino. cui mi era ignota la cagione.
130 Belo. Delo isola dell'ar 150 Sè per me lì: né. per me
cipelago anticamente , secondo solo poteva di quello scuotimen
che narra Virgilio, errò agitata to comprendere cosa alcuna ,
e natante per le onde; ma dap cioè intendere qual ne fosse la
poiché fu ricetto di Latona, che ' cagione.
C ANT O XXI.
1 La sete naturai ec. Intendi: 8 apparve a' duo, cioè: appar
il nostro naturai desiderio di ve dopo la sua resurrezione ai
sapere, che mai non si sazia se due suoi discepoli che andavano
non in virtù di quella sapienza in Emaus.
procedente da Dio, simboleg 10 un'ombra: l'ombra di Sta
giata nelle parole di G. C. alla zio latino poeta.
Samaritana. Le parole sono 1 1 Dappiè, al suolo.
queste: chi beverà dell' acqua 1 2 ci addemmo, ci accorgem
che io gli darò sarà dissetato mo. Sin parlò pria, cioè sinché
per tutta l' eternità. cominciò a parlare. Sin, sinché-,
3 dimandò la grana, cioè: vedi il Ci nonio.
domandò la grazia dicendo: Si 13 vi dea, vi dia.
gnore, dammi bere di quest'acqua, 1 5 Rendè lui 7 cenno, cioè :
und'io non abbia sete. gli fece in risposta un segno di
5 impacciata, ingombrata dal riverenza , quale si conveniva
la turba delle anime volte allo alla precazione di quell'ombra
ingiù. cortese.
TOMO li. i
474 NOTE
16 nel beato te. nell'adunan 37 Sì mi die ec. In tendi : egli,
za de' beati in paradiso. domandando Virgilio, così mi
1 7 la verace corte . cioè la diè per la cruna del mio disio,
corte del giudice eterno , non cioè colse puntualmente nel
soggetta ad errore e ad ini mio desiderio, talmentechè colla
quità. speranza, che io concepii di sod
2 1 per la sua scala, cioè per disfar lui, esso desiderio lecesi
lo monte del Purgatorio , che nien digiuno, meno avido.
è scala onde si sale al cielo. 40 cosa non è ec. Intendi:
22 i segni, cioè i P segnati come se dicesse: non vi è cosa
sulla fronte di Dante dall'an che la montagna piena di re
gelo, de' quali ne rimanevano ligione senta, riceva se, senza
ancora tre. ordine che sia inusitato.
23 proffita, delinea. 43 da ogni alterazione, cioè
2 5 lei, la Parca chiamata da quelle alterazioni e pertur
Lachesi, la quale fila lo stame bazioni che la terra dagli uo
della vita di ciascun uomo. mini abitata riceve.
26 '/'ratta, cioè filata, la co 44 Di quel ec. La cagione
nocchia. degli scuotimenti che diede la
27 doto. Altra Parca che al montagna non può essere che
nascere di ciascun uomo impone di quel, cioè da quello che il
su la rocca della sua sorella cielo £Iddio) da se, cioè per
Lachesi quel pennecchio , du proprio suo volere, riceve in sè.
rante la filatura del quale vuol Quello che il cielo per sè n'ceve
che duri la vita di ciascuno. sono le anime che dal purga
Compila, cioè restringe giran torio vanno alla beatitudine
dole intorno colla mano. eterna. Ovvero, come dice il
28 eh'è tua e mia sii occhia , Lomb:Za cagione non può essere
cioè: che è tua e mia sorella , che da quello che il cielo da se ,
di natura somigliante a quella cioè da lei ( dalla montagna )
di noi due che siamo poeti. riceve in se medesimo. A que
30 al nostro modo ec. Intendi: ste spiegazioni se ne vuol qui
non intende e vede come noi, aggiungere un'altra, che mi
poiché ella è chiusa nel corpo pare la più ragionevole, ed è
mortale. la seguente : di quel , cioè di
31, 32 dell ampia gola- D'In quell'anime che il cielo da se,
ferno, cioè dal Limbo. cioè degno di se per le purga
33 quanto V potrà menar mia zioni ricevute, in se riceve. ll
scuola. Fiu dove la naturai ra predetto modo dittico da se è
gione basterà per istruirlo delle forse, come altri avvisò , simile
cose, che qui sono. al seguente del Petrarca :
36 infino e' suoi pie molli , — Allor che Dio, per adornarne
cioè iiifino alle radici di esso il cielo,
monte bagnale dall' acqua del La si ritolse , e cosa era da lui.
l' oceano. 46 grando, grandine.
AL CA.NTO XXI.
48 de' tre gradi: quelli posti solamente il libero volere 475 di
avanti la porta del Purgatorio. salire al cielo che è nell'anima
49 non paìon , non si fanno fa pruova, fa fede ch'ella è pur
vedere. gata, monda da ogni peccato, e
50 corruscar : lampeggiare , la sorprende ec., cioè la muove
corruscazione, lampeggiamento. a mutar convento , luogo.
Né figlia di Taumante. Quan 64 Prima ec. Intendi : ha
do a Giove venne talento di bensì anche prima il volere inef
mandare in terra il diluvio e ficace di salire al cielo, ma non
di affogare tutto il genere uma lascia il talento^ cioè non lascia
no, Giunone, per rimeritare la il desiderio di soddisfare alla
giovinetta Iride dalla quale ri giustizia divina, la quale pone
ceveva pingui sacrifici], traspor esso desiderio nelle anime pur
tila a salvamento nell'aria, ganti: contro voglia, cioè con
ove ella dopo la pioggia ancor tro quell'inefficace volere.
si mostra con sette colori in 66 Come fu al peccar ec. Le
forma d'arco, ora in un luogo anime nel peccare avevano il
ora in un altro: perciò dice il buon volere di salvarsi, ma l'ap
P.: cangia sovente contrade. petito stava contro quel volere;
54 Ove ha'l vicario di Pietro tc. così nel purgatorio hanno la
cioè nel loco ove sta l'angelo, voglia di salire al cielo, ma il
che, facendo le veci di S. Pie desiderio di soddisfare alla giu
tro, tien le chiavi di lui. stizia divina sta contro la detta
55 Trema forse ec. Intendi: voglia.
la parte del monte sottoposta 73 e però che si gode ec. E
ai tre gradi sopraddetti forse perciocché l'uomo si contenta
talvolta per terremoto si scuote. tanto del sapere, quanto ne è
56 Ma per ventoec. Credevano grande il suo desiderio , non
gli antichi che il vento sotterra saprei dire quanto il parlare di
neo fosse cagione dei terremoti. Stazio mi fece prode , mi recò
58 Tremaci, trema qui. piacere.
59 che surga , cioè , che , es 76 veggio la rete ec. Intendi :
sendo presso le scale del monte, veggo la cagione che vi trat
surga per quelle. 0 che si muo tiene in questo cerchio, cioè
va Per salir su , cioè : o che , la voglia disordinata che quivi
essendo lontana dalle scale, sia si purga.
costretta a moversi , a girare 77 e come si scalappia ec, e
alcun poco pel cerchio di sua come cotal rete si apre, si voi ve;
dimora , onde trovar le scale cioè: come la voglia di soddis
per salir su. fare alla giustizia divina libera
60 e talgrido. Intendi: il grido l'anima che da quella era presa.
del Gloria in excelsis ec. Secon 78 Perchè ci trema, perchè
da, cioè accompagna il tremare tremi il monte : e di che con-
del monte. gaudete, e di che vi congratu
61 Bella mondizia ec. Intendi: late, cantando Gloria ec.
476 NOTE
CANTO XXII.
3 un colpo raso, cioè uno de'P 7 più lieve, fatto più leggiero
simbolici, de'quali è detto altre per l'altro P cancellato.
volte. 3 labore , fatica , latinismo ,
4, 5 E quei ch'hanno a giustizia da cui provengono le parole
lor distro — Detto n' avean beali laborioso, laboriosissimo, laboiio-
in le sue voci, leggono tutte le sità , laboriosamente.
antiche ediz. 11 eh. Antonio Ce 9 gli spiriti veloci, cioè Vir
sari ne fa sapere di avere tro gilio e Stazio. Amore acceso ec.
vata nel cod. del M. Capilupi Intendi: lo amore che nacque
di Mantova questa lezione E in alcuno per cagione di virtù
quei ch' hanno a giustizia lor disi- e che per esterni segni si ma
ro — Detto n'avea beati, e le sue nifestò, accese sempre il cuore
voci, e l'abbiamo qui posta per dell'amato.
la ragione seguenti. Nel girone, 14 Giovenale. Poeta che fiorì
di cui il Poeta parla qui, sta un poco tempo dopo Stazio e che
angelo solamente il quale canta lodò la Tebaide , nella quale
una delle otto beatitudini con esso Stazio mostra grande af
traria al vizio che ivi si purga, fezione a Virgilio.
a quel modo che nel girone 18 mi parran ec. Intendi : mi
degli accidiosi un altro angelo Sarran corte queste scale, pel
canta qui lugent affermando es iletto
22 Come
che avrò
poteo ditrovar
esser ec.
teco.
A-
ser beati. Laonde le parole detto
ne avea si denno riferire ad vendo Virgilio saputo che Sta
un angelo solo e non a più zio era giaciuto cinquecento
angeli , o alle anime di altro anni e più nella cerchia ove si
girone. Intendi dunque: Già l'an purga l'avarizia , si dà a cre
gelo ec. , ne avea detto essere dere che di colai vizio ei fosse
beati quei che hanno lor desiro macchiato.
a giustizia , e le sue voci ( le 27 cenno, cioè segno.
parole dell'angelo) beati... fi 29 matera , materia.
nirono con sttio , cioè con la 31 La tua dimanda ec. Inten
sentenza evangelica in cui la di: la tua dimanda mi accerta
paiola beati è congiunta col ver esser tuo creder, eioè il tuo av
bo sitio. Che beati qui esuriunt viso ec.
et sitiunt justitiam sia la sen 35 Troppo, fino all'altro e-
tenza che si canta dagli angioli stremo vizio, cioè a quello del
contraria all'avarizia , si ricava la prodigalità.
dalla proibizione, che G. C. fa 36 lunari, lunazioni. Intendi:
nel vangelo del soverchio amore ' mesi
per Iosono
spazio
stato
di più
qui migliaia
punito. di
al denaro, ove aggiunge: Quae-
rite ergo primum regnum Dei et 38
39 chiame
Crucciato
, chiami
quasi ,ec,
invochi.
cioè
justitiam eius.
478 NOTE
CANTO XXIII.
5 che c'è imposto, cioè: che 17 Giugnendo, raggiungendo.
ci è dato, conceduto per visi 1 9 più tosto mota , cioè più
tare questi luoghi. presto mossa che noi.
8 sie, sì. 2 1 turba tacita. Qui le anime
1 1 Labia mea ec. Parole del purganti andavano tacitamente,
salmo: Domine, labia mea ape- poiché piangevano e cantavano
ries ec. Conviene alle anime di solo quando nell'aggirarsi pel
coloro che furono golosi , affine balzo venivano presso gli alberi
di mondarsi del peccato, l'apri misteriosi.
re alle laudi dell'Altissimoquelle (21) Si purga il vizio della gola
labbra che furono soverchia 23 scema , cioè assai dima
mente aperte per ingordigia dei grata.
cibi. 24 Che dall'ossa ec. , che la
1 2 parturìe, partorì, cagionò. pelle prendeva la forma solo
16 pensosi, cioè che pensano dalle ossa.
agli affari per cui viaggiano e 2 5 buccia strema, cioè la pelle
sospirano il termine del loro che nel corpo nostro sta sopra
cammino. le altre.
AL CANTO XXIII. 481
TOMO li.
482 NOTE
t Nè 7 dir l'andar ec. gli espo ceva morire nella vernaccia per
sitori ( tranne il Lomb. , che mangiarsele avidamente in isqui-
qui a me non piace di segui siti manicaretti.
tare ) intendono: nè il dire fa 27 atto bruno , cioè atto sde
ceva lento l'andare, nè l'andare gnoso.
faceva lento (lui) il dire. 29 Vbaldin dalla Pila. Ubal-
4 rimorte, morte due volte; dino degli Ubaldini dalla Pila;
che parevan cose morte. luogo del contado di Firenze,
5 Per le fosse degli occhi ec. dal quale si nominò un ramo
Intendi: come se dicesse: ac di questa famiglia. Bonifazio.
corte che io era persona viva, Bonifazio de'Fieschl di Lava
volgevano dalla cavità degli oc gna, paese del Gehovesato, che
chi le pupille con ammirazione fu arcivescovo di Ravenna. Che
verso di me. pasturò col rocco ec. Alcuni e-
7 il mio sermone, cioè il mio spositori , ponendo che rocco
discorso incominciato intorno sia derivato da roccus , voce
all'ombra di Stazio. latina de'bassi tempi che signi
9 per l'altrui cagione. Inten fica la cotta propria de'prelati
di: per stare iu nostra com e de'vescovi , hanno interpre
pagnia. tato come se il Poeta , pren
10 Piecarda. Fu sorella di dendo figuratamente la cotta
Forese, che lattasi monaca fu per le rendite del vescovado ,
poscia costretta ad uscire dal avesse detto: colle rendite del
monastero. vescovado fece vivere allegra
11 da notar , cioè degna di mente molte persone. Benve
essere riconosciuta. nuto da Imola poi dice che il
15 NeW alto Olimpo, cioè nel pastorale dell'arcivescovo di Ra
cielo; vlympus, che significa tut venna, differente da quello de
to splendente. gli altri vescovi, era una verga
1 7 da ch'è sì munta. Intendi : diritta e rotonda al sommo a
munta via , cioè levata via , foggia di un rocco , che è il
distrutta la sembianza nostra. bordone de'pellegrini. Prenden
19 Buonagiunta. Fu degli Or- do la parola rocco in questo
bisani da Lucca e buon rima significato intenderai: governò
tore. e resse molte popolazioni colla
21 trapunta, cioè trafitta, dignità d'arcivescovo dì Ra
straziata. venna.
22 Ebbe la santa Chiesa ec, 31 messer Marchese. Marche
cioè fu marito della santa chie se de'Rigogliosi di Forlì, gran
sa, fu pontefice. Questi è Mar bevitore.
tino IV. dal Torso di Francia 34 prezza , prezzo , stima ,
( di Tours), il quale le anguille conto.
pescate nel lago di Bolsena fa 3 7 non so che Gentucca — Sen
AH NOTE
tira ec. Intendi: io sentiva mor 69 per voler , cioè pel desi
morare la parola GenIucca in derio di purgarsi.
quel luogo ( fra i denti ) ove 70 trottare. Per similitud.
egli sentiva il tormento ( la fa vale camminare con passo ve
me ) che a lui dava la giusti loce e saltellando.
zia divina. Genlucca fu nobile, 72 Fin che si sfoghi ec. , cioè
costumata giovine lucchese , finché cessi la foga, l'impeto
della quale Dante nel suo esi dell'ansare del petto.
lio passando da Lucca s'inna 77 Ma già non fin ec. Intèn
morò. Qui finge che Buonaginn- di : ma già non sarà sì presto
ta gli predica questo amore. il mio ritorno a questi luoghi
47 Se nel mio mormorar ec. ( il mio morire ) che di esso
Intendi : se ti fu oscuro e se non sia più presto il desiderio
ti fu cagione d'errore quello che ho di lasciare il mondo e
che io pur dianzi mormorai fra di venire alla riva di questo
i denti, le cose che certamente monte del Purgatorio.
accaderanno lo ti faran chiaro. 80 di ben si spolpa, cioè di-
49 s'io veggio qui ec. Inten vien magro, privo d'ogni bene.
di; se io veggio qui quel Dante 82 Or va , diss'ei ec. Intendi:
Alighieri che scrisse rime in consolati , che Corso Donati ,
istile non più udito. capo de' Neri e principal ca
51 Donne cli avete ec. Così gione del male della città, sarà
comincia una canzone bellis fra breve strascinato a coda di
sima che si legge nella Vita cavallo verso la valle d'infer
Nuova. no , ove l'anima non si scolpa
55 issa, ora, adesso: vegg'io, mai, non si libera mai dalle
diss'egli, il nodo. Intendi: veg sue colpe. Corso Donati , fug
go ora la cagione che legò, che gendo il popolo che lo perse
fu impedimento al Notaio ( a guitava , cadde da cavallo ed
Iacopo da Lenti no rimatore), appiccato alla staffa fu strasci
e Guittone e me con essi ri nalo tanto che i suoi nemici
tenne dal poetare dolcemente il sopraggiunsero e l'uccisero.
e maravigliosamente. Questa 86 infin ch'ella 'l percuote. Il
cagione fu il non essere eglino Poeta suppone che il cavallo
accesi d'amore siccomefu Dante. imbizzarrito uccidesse Corso
59 al diltator, cioè ad amore Donati.
che i versi detta. 88 Non hanno molto ec. L'uc
61 E guai più a gradire ec. cisione di Corso Donati avven
Intendi : e colui che per dilet ne nell'anno 1308, cioè otto
tare altrui si studia di vincere anni dopo della supposta vi
coll'arte quello stile che amor sione di Dante.
detta, non conosce quanta dif 96 del primo intoppo , cioè
ferenza sia dall'arti6ciato stile della prima zuffa coll'avver-
al 64
naturale.
gli augei, le grue. sario.
9" valc/ti. Valco è sincope
AL CANTO XXIV. 4S5
Meleagro ebbe morti due fra più puro ( che mai non è as
telli di lei, venne in tanto fu sorbito dalle vene , comecché
rore che rimise nel fuoco quel assorbenti , e rimane sempre
tizzo; onde il giovane uscì di come rimane la vivanda resi
vita. dua che tu levi dalla mensa )
25 E se pensassi ec. Intendi: prende nel cuore virtude infor
e se pensassi come l'immagine mativa, cioè virtude acconcia a
del corpo umano guizza , si a- riprodurre le membra umane ,
gita all'agitarsi di esso corpo, siccome quello che vane , che
ciò che ti par duro ad inten va per esse vene a trasformarsi
dere ti sembrerebbe v'rtzo, cioè nelle dette membra.
facile a penetrarsi coll'intellet- 43 Ancor, cioè inoltre : ov'è
to : imperciocché conosceresti più bello ec, cioè negli organi
che l'anima separata dal corpo della generazione , che non è
suo produce nell'aria che lesta onesto il nominare co'proprj
intorno ( per la virtù informa nomi.
tiva cbe le fu data ) una figura 45 Sovr" altrui sangue , cioè
di corpo umano, la quale, pren sovra il sangue della femmina:
dendo diversi aspetti secondo in naturai vasello, cioè nel
i diversi desiderii e le diverse l'utero.
sue affezioni e passioni, prende 57 a patire, cioè a ricevere
anche quello della magrezza a impressione: a fare, a produrre,
cagione della gran fame che a generare.
l'anima patisce, 48 Per lo perfetto ec. Delle
28 dentro a tuo voler fadagie , diverse interpretazioni di que
cioè: ti adagi, ti accomodi, ti sto luogo prescelgo quella del
acquieti nel desiderio tuo. Lombardi confermata da una
a9 e prego ec Sottintendi : postilla del cod. Cass. Intendi
e prego lui che, essendo morto dunque : per la perfezion del
cristiano e illuminato dalla fe cuore, onde si preme , cioè da
de, voglia dichiararti intorno cui riceve impressione.
l'unione dell'anima col corpo 49 giunto lui ec. Intendi :
le dottrine delle quali hai de e congiunto il sangue virile al
siderio di sapere; ed egli sarà femmineo comincia prima a for
sanator delie tue piaghe , cioè mare l'embrione coagulando e
toglierà dall'animo tuo la pena poscia vivifica esso embrione ,
che ti dà il molto desiderio. che per sua materia fe'gestare,
31 Se gli dislego ec. Intendi: cioè : cui diede forma colle sue
se sciolgo le tenebre che cir particelle materiali.
condano questi luoghi eterni , 52 Anima fatta ec. Alcuni
se gli spiego queste segrete cose filosofi opinarono con Platone
eterne. che tre anime fossero nel cor
32 »te, sij, po umano : la vegetativa , la
36 die , qi', dici. I sensitiva , l'intellettiva. Queste
37 Sangue perfetto ; il sangue opinioni poetiche e non filoso
488 NOTE
TOMO II. l
490 NOTE
CANIO XXVI.
3 giovi ch'io ti scaltro, gio 38 Prima che il primo ec. ,
viti ch'io ti rendo avvertito. cioè: prima che sia posato in
6 Mutava ec. intendi, la parte terra il piede mosso nel primo
occidentale , che prima era di passo che fanno quelle anime
color cilestro , si mutava in lasciando gli abbracciamenti ,
bianco. ciascuna di esse si affatica a
7 con l'ombra ec. Intendi : gridare di più.
essendo io tra il sole che mi 40 La nuova gente ec. In
splendeva a destra , e la fiam tendi : la gente che vidi venire
ma che era alla sinistra , face incontro a quella eh' io stava
va coli' ombra del corpo mio mirando , gridava Soddoma e
parere più rovente , più rossa Gomorra. Queste furono città
la detta fiamma. della Palestina dedite a brutto
8 a tanto indizio , cioè al ma vizio, che Iddio pimi col fuoco
nifesto segno che io dava di che dal cielo piovve.
essere ivi col mortai corpo. 41 Pasife. Costei si chiuse,
17 Va forse reverente. In secondo la favola , in una vacca
tendi: ma forse per essere re di legno per l'amore che ebbe
verente , per reverenza agli al d'un toro.
tri che sono teco. 43 Poi come gru ec. Intendi:
20 3/aggior sete , cioè mag poi come gru che parte volas
gior desiderio che non hanno sero alle montagne Rife ( nella
dell'acqua fredda i popoli del Moscovia boreale ) schife , re
l'India e dell'Etiopia , regioni mote dal sole , e parte in Africa
arse dal sole. alle arene della Libia schife
22 fai di te parete , cioè fai del gelo per essere infocate dal
col tuo corpo ostacolo alla luce sole.
del sole. 47 ai primi canti, cioè a
23 come se tu ec, come se tu cantare l'inno Summae Deus
non fossi già stato colto dalla clementiae.
morte, come se non fossi già 48 Ed al gridar, cioè : al gri
morto. dare altri esempi di castità ,
25 mi fora , mi sarei. diversi secondo la diversità del
26 s'io non fossi atteso ec. , le colpe loro.
se io non fossi stato atteso. 49 E raccostarsi a me ec. In
28 del cammino acceso , di tendi: e per cagione di questo
quella parte della strada ove loro girare si accostarono a me,
ardevano le fiamme. come davanti , cioè come altra
,33 a breve festa, cioè di nn volta V. v. 1 3 e seg.
breve abbracciamento : a per dì 52 grato , grado , desiderio.
V. il Cinon. 55 Non son rimase ec. In
35 S'ammusa, scontrasi muso tendi : io non sono qui nudo
a muso. spirilo che abbia lasciato o
AL CANTO XXVI.
CANTO XXVIII.
2 spessa e viva , cioè folta vere sua madre perdette lei ed
d'alberi e piena di vivacissimi ella perdette i fiori raccolti che
fiori. in quel prato le caddero dal
3 temperava il nuovo giorno. grembo. Alcuni vogliono che
Intendi : col suo verde cupo primavera qui significhi il fiore
temperava la luce del nuovo della verginità.
giorno. 57 avvalli, abbassi.
4 lasciai la riva , cioè : la 60 co'suoi intendimenti , colle
sciai la riva del monte , acco parole del canto chiare e di
standomi alla pianura che era stinte.
in su la cima di quello. 94 Non credo che splendes
6 oliva, rendeva odore. se ec. Intendi: non credo che
9 Non di più colpo , cioè non tanto splendore uscisse dagli
di maggior forza. occhi di Venere quando il suo
1 1 piegavano alla parte ec. figliuolo Amore , volendola ba
Intendi : piegavano a quella ciare , il cuore le punse con
parte ove al nascere del sole uno de'suoi strali fuor di tutto
getta l'ombra sua il monte del suo costume , cioè inconsidera
Purgatorio, che è quanto dire: tamente, essendo egli solito di
piegavano verso l'occidente. ferire altrui con malizia
16 Ma con piena letizia ec. 67 dall'altra riva dritta, cioè
Intendi: ma lietissimamente essi dalla destra riva del fiume ,
augelletti ricevevano le prime essendo io alla sinistra.
aure del giorno tra le foglie , 68 più color, più fiori
che stormendo accompagnava 71 Ma Ellesponto ec. L'El
no il canto di quelli. lesponto è stretto di mare che
30 che nulla nasconde, cioè l'Europa divide dall'Asia. Serse
che lascia trasparire tutto quello fece in questo stretto un ponte
che sta nel fondo del rio. sopra le navi e per quello con
38 cosa che disvia ec. , In settecento mila Persi passò in
tendi : con che colla sua ma Grecia , dove da Temistocle
raviglia empie sì la mente no ateniese fu sconGtto. Fuggendo
stra che da ogni altro pensiero egli dopo la battaglia e non
la distoglie, trovando il ponte, che i Greci
40 Una donna ec. Chi sia avevano distrutto , e nè una
questa donna si farà manife passò
pur delle
lo stretto
tante suenella
navi
povera
; ri»
sto al canto XXXIII. v. 119.
46 trarreti , traiti, come si barchetta di un pescatore.
dice più comunemente 72 Ancora freno ec. Intendi:
4o, dove e guai era ec., cioè ancora, per memoria della scon
il luogo, il fiorito prato dove fitta del superbo re di Persia,
Proserpina fu rapita da Plu freno all'orgoglio di tutti coloro
tone, e quale era quando Ce- che col numero delle milizie
AL CANTO XXVIII.
presumono di non poter essere può intendere sè medesimo,
vinti dalla virtù di pochi. è anche quel solo cui possono
73 Più odio ec Intendi: l'El interamente piacere le infinite
lesponto , che Leandro dalla sue perfezioni.
sua patria Abido (terra situa 92 Fece i uom buono ec. ,
ta sulle rive dell'Asia ^ trapas cioè: fece l'uom buono accioc
sava a nuoto per venne a Se ché operasse il bene, e gli diede
sto ( altra terra situata sul lido questo loco.
d'Europa , ov'era la donna sua 93 per arra ec. , cioè per
chiamata Ero ) : per mareggiare, caparra della eterna beatitu
cioè per l'ondeggiare impetuoso dine del celeste paradiso.
dell'acque ( che poi lo som 94 diffalta, fallo.
mersero ), non sofferse più odio 97 Perchè, affinchè : sotto da
da esso Leandro, di quello che se , cioè sotto ad esso monte.
sofferse da me quel fiume, per 99 Che quanto posson ec.
chè allora non si aperse. L'antichità ignorando che l'aria
80 il salmo Delectasti. Que avesse peso e per conseguenza
sto è il salmo 91, che nel ver che i vapori rarefatti dal ca
setto 5 dice : Delectasti me. Do lorico salissero, per essere più
mine, in factura tua, et in ope- leggieri dell'aria , opinò che
ribus manuum tuarum exultabo. naturalmente tendessero verso
81 disnebbiar vostro intelletto, il calor del sole.
cioè rischiarare l'intelletto vo 101 tanto, cioè tanto quanto
stro , toglierlo da ogni dubbio tu hai veduto per esperienza
circa la cagione onde qui si nel salire il monte-
ride e si gioisce. 102 libero è. Sottintendi: dai
83 presta, pronta. turbamenti delle esalazioni ter
84 tanto che basti. Intendi: re-i ri. Da indi ove si serra, cioè
per quel tanto che all'uomo si dalla
l'in sù.porta del purgatorio ak
conviene di sapere e non più.
85 L'acqua diss'io ec. Inten 103 Or perchè in circuito ec>.
di: l'acqua che io veggo qui Intendi: ora perchè intorno la
e il vento che là sonare le terra immobile l'aere tutto si
fronde del bosco combattono gira ( questa era opinione falsa
la nuova credenza che io ave degli antichi ) con la prima
va fermata nel mio cuore per volta , cioè con la prima volta
quello che Stazio mi disse, cioè mobile del cielo, che immedia-
che dalla porta del Purgatorio tamen'e sovrasta all'aere stesso,
in su non erano più nè venti se non gli è rotto il cerchio ,
nè pioggie nè brine. cioè se dalle nubi non gli è im
90 E purgherò ec. , cioè : e pedito quel girare in alcuno
toglierò da te l'ignoranza che de'lati, in quest'altezza che nel
t'ingombra l'intelletto. l'aere vivo ( più puro ) e di
9 1 Lo sommo Ben. cioè Dio , sciolta, cioè libera da ogni per
il quale essendo quel solo che turbazione, tal moto ec
TOMO 11. DI
498 NOTE
109 E la percossa pianta ec. Lete in greco vale oblivione.
Intendi: e la pianta percossa Eunoè buona mente.
comunica la propria virtù ge 131, 132 e non adopra-Se
nerativa all'aria , la quale gi quinci ec. , cioè : non produce
rando intorno alla terra, scuote . l'effetto di avvivare la memoria
depone essa virtù: e l'altra ter del beu operato, se prima a Lete
ra ( cioè quella dell' emisferio non134si beve
avvenga
e poscia
ch'assai
ad Eunoè.
ec. In
abitato dagli uomini ), secondo
che atta è , concepisce, gene tendi: sebbene la tua brama
ra piante e frutti di virtù di possa essere assai satisfatta, an
verse. corché io non ti scopra altre
116 Udito questo, cioè: se que cose, darotti un corollario , cioè
sto udito fosse. una verità che alle cose già dette
119 d'ogni semema , cioè di aggiungerai. Per grazia, cioè
ogni generazione di piante. per mia liberalità.
120 di là non si schianta , 139 poetaro , cioè finsero.
cioè uell'emisferio abitato da l+l Forse in Parnaso ec. In
gli uomini non si coglie. tendi : forse nell'accesa poetica
121 non surge di vena ec. loro immaginativa sognarono
Non sorge da sotterranea vena, questo luogo.
che dai vapori , convertiti in 142 l'umana radice. Intendi
acqua dal freddo , sia di con Adamo ed Eva.
tinuo ristorata , rinnovata. 1 44 Nettare è questo ec. In
124 salda e certa , cioè in tendi: questo è il vero nettare,
variabile , immancabile. di cui tanto si parla, cioè la vera
126 da due parti aperta, cioè beatitudine, il vero secolo del
divisa in due rivi , l'uno dei l' oro.
quali, come dirà in appresso , 146 con riso ec. Intendi: sor
è il fiume Lete , che toglie la ridendo avevano udito le ulti
memoria del peccato: l'altro è me parole di Matelda intorno
il fiume Eunoè, che la memo al sognare dei poeti.
ria del bene operato ravviva 148 tornai 7 viso, rivolsi gli
io chi ha prima bevuto in Lete. occhi. •
CANIO XXIX.
2 col fin di sue parole, cioè stati rasi i sette P simbolo dei
col fine delle parole espresse sette peccati.
nel v. 144 del c. XXVIII Netta 8 ed io pari di lei ec. Inten
re è questo, di che ciascun dice. di: ed io mi mossi pari di lei,
3 Beati quorum ec. Parole seguitando i suoi brevi passi
del salmo 31, colle quali Beatri coi brevi miei passi.
ce intende di congratularsi con 10 Non eran cento ec. Intendi:
Dante, dalla cui fronte erano i passi fatti da lei aggiunti a
AL CANTO XXIX. 499
CANTO XXX.
TOMO n
506 NOTE
qual ec. , cioè Iddio , fine di provasti , dalle cose fallaci del
tutti i desiderii. mondo quando mi vedesti morta.
27 spogliar la spene, perderti 56 levar suso, cioè levarti col
di speranza, disanimarti. pensiero al cielo.
28 agevolezze, attrattive: a- 57 che non era più tale, cioè:
vanzi, guadagni. che non era più nella schiera
29 Nella fronte degli altri, delle cose fallaci, manchevoli,
nell'aspetto lusinghiero degli ma era fatta immortale citta
altri beni mondani: perché do dina del cielo.
vessi ec. , talmente che dovessi 61 due o tre aspetta, cioè
venir loro intorno e vagheg aspetta : due o tre insidie, due
giarli. o tre colpi.
34 le presenti cose : i beni 64 Quale i fanciulli ec. cioè:
mondani, dei quali è detto al in quella maniera che i fan
verso 29 qui sopra ; ovvero le ciulli sgridati , ripresi de'loro
sembianze delle altre donne falli ec.
che mi furono presenti. GG ripcntuti, ripentiti.
39 da tal giudice, da Dio, 67, 68 quando-Per udir ec.
cui nessuna cosa è nascosta. Intendi: poiché per le cose che
40 dalla propia gota, dalla hai udite sei dolente , ti mo
propria bocca , cioè dalla bocca stri pentito, alza la barba, cioè
del peccatore. la faccia barbuta per la tua
41 in nostra corte, cioè nel matura età.
loco del cielo , ove si tien ra 70 si dibarba, si diradica.
gione. 71 a nostral vento , al vento
42 Rivolge sé. Intendi : la dell'Europa nostra.
divina giustizia , quasi rota che 7 2 Ovvero a quel ec. , al veuto
aguzza il taglio della propria d'Africa, ove regnò Giarba.
spada , rivolge sè contro esso 74 per la barba, cioè col
taglio, che è quanto dire: la nome della barba.
divina giustizia si disarma. 75 Ben conobbi ec. Intendi:
43 me', meglio. Porte, porti. ben conobbi il veleno che era
45 sie, sii. nelle sue artificiose parole, cioè
46 Pon giù 7 seme ec, cioè: conobbi come erano intese a
poni giù la cagione del pian farmi considerare che io non
gere, cioè il grave carco , come era più giovinetto di primo
è detto di sopra, la confusione pelo.
e la paura. 77 Posarsi quelle belle crea
48 mia carne sepolta. Inten ture, cioè: l'occhio mio com
di : la morte mia. prese che gli angeli creati pri
52 il sommo piacer. Sottin ma degli uomini , posarsi da
tendi : che avevi di veder me : ti loro aspersion, cioè cessarono
fal/io,tì mancò, ti venne meno. di sparger fiori.
55 per lo primo strale ec. , 79 ancor poco sicure, cioè
Intendi : per la prima ferita che ancor timide alquanto.
A.L CANTO XXXI.
80 in su la fiera ec, sopra il selva. E nel del semo stelle. 507
Le
grifone. quattro stelle, di che è detto:
82 sotto suo velo, cioè rico Non viste mai fuor che alla pri
perta del suo candido velo. Ed ma gente. V. il c. 1. v. 24 di
oltre la riviera verde, oltre la questa cantica.
verde ripa del fiumicello. 109 110 nel giocondo-Lume ,
83 pereami ec. Intendi : mi cioè nell'immagine del grifone,
pareva che Beatrice ora vin simbolo della natura umana e
cesse in bellezza se stessa an della divina di G. C. , di cui
tica, cioè se stessa quando era si farà menzione in appresso.
nella mortai vita , più che Col Mementi, menerenti , cioè ti
tre ec. , più che quando ella meneremo.
era in vita non vinceva l'altre 110 li tuoi, gli occhi tuoi.
donne. 111 Le tre di là, cioè le tre
85 Di penler ec. Intendi : virtù teologali.
tanto allora l'ortica del pen 115 le viste, gli sguardi.
tire , il rimorso della coscienza, 116 agli smeraldi. Intendi:
mi punse, che di tutte le cose agli occhi di Beatrice che lu
mortali ( diverse da Beatrice , cono di luce gioconda , come
che era fatta immortale ) quella quella degli smeraldi.
che più mi deviò, più in odio 122 La doppia fiera, cioè la
mi venne. fiera delle due nature, il gri
90 Salsi colei ec, cioè: se lo fone. Questo è il giocondo lume
sa Beatrice , che ec. di che è detto qui sopra al
91 Poi quando ec, cioè poi v. 109. Dentro vi raggiava ec.
quando il cuore, riavutosi del dentro a quegli occhi era rap
suo abbattimento , mi restituì presentata come sole raggiante
la virtù tolta agli esterni miei la doppia fiera , ora in una
sentimenti ec. maniera ora in un'altra.
92 La donna ec. , Matelda , 125 Quando vedea ec. Let
della quale al canto XXVIII. teralmente intenderai l'obbiet-
v. 37 è detto: E là m'appar to, il grifone.
ve.... Una donna soletta. 129 Che saziando ec , the
96 spola. E' strumento da facendo contenta l'anima sem
tessere e con che gittasi il filo pre più l'accende nel desiderio
per l'ordito della tela. di tè.
97 .beata riva: beata, poiché 130 del più alto tribù , cioè
in essa era il carro e l'altre dell'ordine, del grado più alto.
cose beatifiche. 132 caribo , armonia , con
98 Asperges me ec, Parole cento Caribo è voce derivata
del salmo 50. dall'altra voce latina de' bassi
104 delle quattro belle, cioè tempi carìvarium , caribarg, che
delle quattro virtù cardinali. oggi si dice dai Francesi cha-
1 06 floi sem qui ninfe, cioè : rivari, e procede da carubium
noi siamo abitatrici di questa ( quadrivio ). Ella significava
508 NOTE
KOTB O
514 NOTE
ta ad altre cose mortali ) che dicono che sia simbolo della
voglia cotale eia colpevole. vita attiva. Ciò nel senso mo
102 alla tua vista rude , cioè rale. Nel senso letterale vo
al tuo rozzo intelletto. gliono alcuni che ella sia la
103 più corrusco, cioè più contessa Matelda , che ebbe in
risplendente. Il sole apparisce feudo da Pandolfo suo padre
più splendente quando nel mez la Toscana. Pare che sì fatta
zo giorno manda i suoi raggi opinione sia da riputarsi falsa.
a noi meno obbliqui e per pjù Questa contessa si collegò col
breve tratto d' atmosfera. Con pontefice Gregorio VII contro
più Unti passi. Quando il sole l'imperatore Enrico : persuase
è nel cerchio meridiano pare Currado figliuolo di lui a ri
a noi che esso cammini più volgere contro il padre quelle
lento, poiché in quell'ora poca armi che gli erano state com
variazione fanno le ombre dei messe per difenderlo. Sarà egli
corpi. dunque possibile che dal poeta
105 Che qua ec. Intendi: il ghibellino in questi cantici in
qua! cerchio meridiano non è tesi ad esaltare l'imperiale au
un medesimo a tutti gli abi torità, siasi collocata in luogo
tatori della terra, ma fossi, ma di grande onore una donna
si forma secondo i diversi gradi tanto nemica all'impero? Pen
di longitudine che sono qua e sa che Matelda lasciò in testa
là , cioè da una regione ad mento i propri stati ai pontefice
un'altra. e che, avendo Dante biasimato
108 in sue vatigge , cioè nei Costantino perchè arricchì i
suoi passi, nel suo camminare. papi , non è da credere che egli
1 1 2 Eufrates e Tigri. Sono sia stato molto tenero di co-
due de' quattro fiumi che la testa donatrice Matelda.
Bibbia pone che escano nel 120 Come fa chi da colpa ec,
paradiso terrestre da un me cioè: cometa chi si difende da
desimo fonte , ai quali il P. colpa imputatagli.
qui paragona i fiumi Lete ed 121 la bella donna, Matelda.
E u noè già da lui descritti nei 123 Che t'acquate, cioè: che
canti antecedenti. l'acque di Lete non le tolsero
1 14 pigri , cioè lenti. memoria di quello che io le dissi.
115 0 luce, o gloria. Inten 124 maggior cura. Forse si
di , secondo il senso morale : deve intendere: la molta cura
o teologia , sapienza celeste e che fu posta in contemplare
gloria delle genti umane ! me , gli ha fatta oscura la mente
117 Da un principio , cioè rispetto le altre cose , come
da una medesima fonte : sé da suole accadere spesse volte a
sè lontana, cioè : dividendosi in chi tutto si fisa in un obbietto.
due rivi , allontana una parte 127 Eunoè. Altro fiume del
di sè dall'altra. paradiso terrestre. Eunoè si
1 1 9 Matelda. Questa donna gnifica memoria del bene.
AL CANTO XXXIII. 515
128 come tu se' usa, cioè: sic Matelda voglia evitare Stazio
come tu sei usa di fare. a purificarsi in quell'acque, per
129 La tramortita ec. , cioè farsi degno di salire al cielo ,
lui immergendo nelle acque di avendo già egli espiato le sue
esso finme Eunoè , ravvivagli colpe nel purgatorio.
l'inlanguidita virtù di ricordare 138 Lo dolce ber , cioè la
le cose. dolcezza dell'acque del fiume
132 Tosto com'è per segno ec. Eunoè, nelle quali mi attuflo
subito che per alcun segno o Matelda.
di voce o di cenni è fatta ma l4t lo fren dell'arte, 'cioè
nifesta. l'ordine che mi sono proposto
1 3 5 Donnescamente , cioè con di seguitare.
aria signorile. Vieti con lui. 145 alle stelle, al paradi
Sembra che con queste parole so.