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MION OGRAFIA
DELLA CITTA
ID I
C A T' A, Z Z (O
- o -
-
BRIVI MIONATI
G A è A Z Z C)
ER
GRQVPANNI SANRGC) A
DA VENAFRO
N A P O L I
TIPOGRAFIA ALL'INSEGNA DEL DIOGENE
1s 2
Ben dunque a par d'ogni Città, che serba
Bontà di Leggi e vanta età vetusta
Andar Cajazzo puoi lieta e superba.
-=-6)-e=-------
=–
–8–
Alcuni la fanno discendere da Calatia ninfa del paese, figliuola
di Tifata ardentemente amata da Vulturno, la quale per fuggire
l'ira del padre , fosse venuta ad edificare questa Città. Una
simile poetica fantasia venne sicuramente dedotta da qualche
bello ingegno, rapito dalle vaghezze del sito , dall'amenità
dell'aere , e da sue bellezze , di cui è andata sempre
adorna – Altri poi meno favolosi e più cordati, la credono
edificata dai discendenti di Noè, i quali dopo il diluvio Univer
sale, passarono dall'Armenia maggiore, in queste nostre con
trade Italiane , rimaste disabitate e deserte da oltre un se
colo. Una tale ipotesi può aver fondamento, dappoichè è co
nosciutissimo , dopo il Diluvio tutti quelli, che si diedero
ad edificare , memori della passata catastrofe , e dubitando di
altre avvenire , scelsero per tali imprese sempre siti alti e
montuosi, alzando torri e castella le più eminenti; e siccome
antichi ruderi di questa città nostrano ancora muraglie ciclo
piche , formate da enormi macigni, assettati acconciamente gli
uni sugli altri (15), senza cemento alcuno, così puossi in qual
che modo avvicinare a siffatta credenza, Ma iasciando la fa
vola e le congetture, e stando all'istoria, egli è fuor di dub
bio , esser essa di origine Osca, anteriore alla fondazione di
Roma, poichè gli Osci, giusta il sentimento di parecchi autori
antichi , tenevan fissato il loro domicilio presso il Volturno,
tra i monti Tifati e Callicola. Tra gli altri lo attesta An
tonio Sanfelice nella sua storia della Campania ove dice –
Oscorum quoque gentis confines sunt Calatini - E testimonio
di fatto n'è il tempio , ch' essi avevano in questa città, de
dicato a Priapo loro nume. Il di cui stemma conservato gelosa
mente da' cittadini , fino al secolo 18° e custodito nel Seggio
della piazza maggiore, cognominato altrimente di Marco Gavio,
sopra una pietra lunga rilevata, con le lettere iniziali O. P. N. D.
cioè Operi Priapo Numini Dicato, venne distrutto da una
compagnia di Missionari, che nel predicare il Santo Vangelo
in questa Città, lo credettero, com'èveramente, contrario alle
sante leggi del pudore, tutte proprie dell'Evangelo; e quindi non
furon contenti di raccomandarne la conservazione in luogo più
decente e recondito, ma ne imposero la distruzione , benchè
(16) Il citato Salmon dice che una bella statua di Priapo fu tro
vata nel secolo 17" fra le rovine del tempio di Venere Felice.
- Descrizione dell'antichissima Città di Cajazzo , Napoli 1619
4,
ma, si godè per tanti anni felicemente quella libertà, che aveva
con tanti stenti acquistata.
Lungo sarebbe se si volessero enunciare le gesta , i trofei
e le grandi imprese , riportate in tutti i tempi da' Calatini,
emuli e federati de' Romani. Un piccolo saggio richiesto, tanto
non mi permette, prosegue il citato signor de Vito, e potran
no i curiosi riportarsi a molti scrittori Istorici, e versati nel
l'antichita de' popoli–Solamente riporteremo qualche iscri
zione lapidaria, per semplice cenno, come facciamo della qui
annotata , ritrovata accidentalmente, e conservata al presente
sotto porta Vetere nell'entrata di Cajazzo , alla sinistra.
M. ERENNIUVS. M., E. GALLUVS
Q. VE.SERIUS. Q. F. DUO VIR.
QUINQ. -
D. D. S. F. C. EIDEMQ. PRoB.
ARCITECTUS, HOSPE.S., APPIA, I., SER.
2
– 14 –
rare. Una tal medaglia da una parte presenta la testa di
Roma galeata con le lettere dietro : Roma. Più innanzi il se
gno del Denario romano con l'iscrizione : Calatinus. Al ro
vescio poi presenta un carro trionfale tirato da quattro ele
fanti , con un Genio che tiene sporta in fuori la mano de
stra , con corona d'alloro, e sotto le lettere A. ATT. A. F. c.
N. c. cioè Aulus Attilius. Auli Filius., Caj Nepos Calatinus.
Dimostra chiaramente quella quadriga il trionfo , con la fi
gura sul carro , armata di corona , e della Nazione africana,
con gli elefanti. -
cata dal cav. Avellino, la quale ha una testa di Pallade e nel ro.
vescio un gallo colla leggenda verticale Calatino.
– 16 –
E poichè fra gli altri, il solo Pellegrini, asserisce due Ca
lazie trovarsi nella Campania , una al di quà , l'altra al di
là del Volturno, e lo deduce dal seguente passo di Livio,
Dec: 3. lib. 26. Cap. 1. il quale parlando ritorno di An
nibale dai Bruti nella Campania, per soccorrere Capua ri
bellata, dice : In valle occulta post Tfata montem imminen
tem Capuae consedit, adveniens eam Castellum Galatiam ,
praesidio inde vi pulso , coepisset incircumsidentes Capuam
se vertit (25) A f novella ed ingegnosa interpretrazione non
(27) Il Pratilli nella Via Appia pag. 412, dice che sebbene la via
latina da Roma per lo Lazio , e per lo paese degli Ernici , nella
Campania presso ai Sidicini , ed Aurunci menava , si congiungesse
coll' Appia, non lontano da Casilino , dove perdeva il suo nome ,
nulla di manco due rami di essa ( seppure non fosse stato uno pro
priamente suo, e l'altro dell'Appia ) portavano anche, l'uno da
Teano Sidicino , e l'altro da Cales; quello per lo territorio Alifa
no e Telesino , questo per lo Trebolano , Calatino , e Saticolano.
Tuttora vi si vedono gli avanzi della via latina. Scrive il Giustiniani
che verso i principi del secolo XVIII riedificandosi il Seminario se
ne trovò un'altra alla profondità di palmi venti, e che anni dietro
rifacendosi un palazzo se ne rinvenne un'altra dieci palmi sotterra.
(28) Michele Monaco nella ricognizione del Santuario Capuano pag.
85, fondato su l'autorità di un privilegio dell'anno 1119 col quale
Roberto II.º Principe di Capua come conferma al Vescovo di Caserta
tutt' i terreni Ecclesiae Calatinae in Matalone; cambiò assolutamente
opinione, mentre cosà conchiude. Igitur omnino dicendum , Episco
pum Calactinum fuisse Episcopum loci circa Matalonem , qui dice
batur Calactia , seu Calatia , cujusque mentio est in Bulla Episcopi
Casertani infra fol. 588; dicendum quoque inde translatumEpiscopium,
et dictum esse Casertanum. Da ciò dunque è chiarissimo, che man
cato all' Ughelli , seguito quasi da tutti, il forte appoggio del Mona
co , non più debba frà Vescovi di Calvi figurare Alderico; ma dee
si bene restituirsi alla Chiesa di Calatto , ossia quella di Calazia ,
-----------------
– 21 –
Nè siegue di vantaggio, che pochi anni dopo il detto S. Ste
fano, e precisamente nel marzo 1173, Alessandro Terzo, nel
confirmare e dilatare i privilegj del metropolitano Alfano Ar
civescovo di Capua, e numerando i vescovi suffraganei e su
balterni, niuna menzione fa dei Vescovi segnati dal Pellegrini
ma enumerat tantum Episc. Calat. come rilevasi dal citato
privilegio, riportato da Michele Monaco, e nel quale si legge
Aquinatem , Venafranum , Iserniensem, Teanensem , Sues
sanum ; Calenum, Calvensem , Cajacensem , et Casertanum
Nè si trova questo novello Vescovado, per af
atto registrato nell'archivio Metropolitano di Capua. Nè U
ghellio ed altri, che scrissero accuratamente la storia dei Ve
scovi Italiani , ne fanno menzione alcuna (29).
Nè poi castello, perdoni il Pellegrini, poteva avere
Vescovi, sì perchè un semplice castello non meritava l'onore
di un Vescovado , sì preso da Annibale nella seconda
guerra Punica, dugento anni dopo la venuta di Cristo, venne
interamente distrutto (3o).
preciso testo di Livio, che dice, lib. VII. cap. 26. Ad octavum lapidem
viae , quae nunc Appia est, perveniunt. Vi era dunque anche prima
una strada, che poscia si chiamò Appia, e dal nostro poeta Stazio:
Regina viarum. Inoltre la parola Gahatie della tavola Peutingeriana,
dove si fissano le due città , è stata stravolta in Gabatie , scostan
dosi molto dall'originale. Ed in fine tutti gli altri di lui argomenti
non hanno conseguita la comune approvazione de'dotti. Ma vi è an
che di più. Se avess' egli saputo , che il celebre Abate Sestini, Mo
neta vet. urb. et popul. pag. 13 registra ancora l' epigrafi delle an
tiche medaglie di tal luogo, distinguendole da quelle di Cajazzo,
quali sono caiazrino, e cai arrivo; non avrebbe certamente avuto il
coraggio d'impugnare l'esistenza di una città, che trovasi d' aver
battuto finanche monete–Giustiniani in fine dice di non doversi con
fondere con Galazia nominata da Livio e da Strabone, la quale di
strutta fu unita alla chiesa Casertana, checchè in contrario si leg
gesse presso Niccolò de Simone, nei suoi lodati Comenti agli Statuti
municipali- Il nostro de Utris, nel primo volume, è della stessa opi
Qng,
– 23 –
di cui ragiona Falcone Beneventano, ma deesi aggiungere che co
stui ebbe ad edificare la terra detta Castello degli Schiavi
in oggi , ma che prima forse chiamavasi degli Sclavi. Ri
troviamo pure, che Aioaldo fu posto alla custodia di Cajazzo
da'figliuoli di Landone il vecchio conte di Capua, e preso da
Landolfo vescovo della stessa città, di cui fu poi anche con
te. Pandone de' Conti di Capua prese Landolfo suo cugino con
4o dei primi, e per liberarli, se gli diede Cajazzo. Landonulfo
uno dei figli di Pandone Marepahis, e poi vescovo della me
tà della Diocesi di Capua pigliò Cajazzo, ma indi egli stesso
preso dai suoi cugini, relegato in Napoli. Landone figlio di
Landenulfo castaldo di Tiano, uno dei nipoti di Landolfo ve
scovo e conte di Capua , i quali dopo la morte di costui si
divisero il contado, ebbe per sua porzione Caiazzo e Colinio
ed indi fu conte di Capua ; da questo anche credesi , che il
Castaldato, e contado di Capua fu diviso alcune volte tra i fra
telli, e nipoti ad uso dei feudi Longobardi. Non si possono indi
care le altre vicende di questa città , e a chi fosse stata in
feudata per la prima volta sotto Carlo I d'Angiò. La fami
glia Clignetto ne fu in possesso. Indi l' Aurilia, eomprandola
Gurrello Origlia da Ladislao per ducati 18ooo, per essersi de
voluta alla corte dopo la morte di Berternimo Sanseverino,
che l'ebbe pure in possesso ritrovandosi altre carte , che lo
attestano , e' avendola forse portata in dote Margherita Cli
gnetta a Tommaso Sanseverino, poichè la detta Clignetta è
appellata domina Nel 1417 Pietro Origlia s'intitolò
conte di Cajazzo. Nel detto anno la Regina Giovanna II con
fermò all'università di Cajazzo il Regio demanio , il quale ot
tenuto aveano pure da Ladislao. Per la ribellione della fami
glia Origlia si perdè questa città, e passò nel 1453 a Gio : della
Forellas, il quale la vendè nello stesso anno a Lucrezia d'A
lagno per ducati 15ooo , alla quale vendita prestò subito Al
fonso il suo assenso. Nel 1461 il re Ferdinando la donò a
Roberto Sanseverino per essersi molto adoperato nelle guerre,
ch' ebbe in questo Regno da'suoi ribelli. Nel 1483 esso Roberto
asserendo di possedere lo stato di Cajazzo , colle terre : Al
banella, Cornito, Rossigno, Filette, Le Serre, Campore fossi,
Sanpietro., Vallis rationis, S. Maria de Taburnis, cum terri
torio S. Marzani et Persani, cum eorum, vaxallis. ec : tutto
rifiutò a Gio : Francesco suo figlio. Nel 1495 a 18 aprile
nel castello capuano Carlo Re di Francia confermò ad esso
Gio : Francesco tutti detti feudi , con titolo di contado co'
castelli di Campagnano, Albignanello,Squille ec. Federico per la
ribellione di esso Gio. Francesco, vendè quanto questi avea a
Ferrante di Aragona suo fratello per ducati 8ooo. Nel 15o7 in
– 24 –
virtù della capitolazione di pace essendosi convenuto, che a tutti ,
che avessero avuta parte per lo Re di Francia tanto in tempo
del Re Federico, che di l III, si fossero restituiti i
loro feudi, così riacquistò Roberto Ambrogio Sanseverino figlio
di Gio : Francesco. Nel 1561 il Re Ferdinando concesse Cam
pagnano, Alvignano e Squille per ribellione di Gio: di Celano.
Nel 1528 la perdè esso Roberto Ambrogio Sanseverino per de
litto di fellonia , e fu venduta a Cammillo Pignatello per du
cati 27ooo, coll'intero stato. Nel 153o per intercessione del
Pontefice riacquistò detto stato esso Roberto Ambrogio , pa
gando i ducati 27ooo. Nel 1536 per morte di esso Roberto
Ambrogio se ne investì Maddalena sua figlia, coll'intero con
tado , cioè Cajazzo, Campagnano , Albignanella, Squille, il
feudo de Insula abitato in pertinentis Averse, il fondo di S.
Maria della Tossa nelle vicinanze di Capua , il tenimento di
Porcile , con i casali di Rossigno, Filetti , Campora , Fosso
inabitato, Albanella, territorio di S. Marzano , e Persano ; ai
quali succedette poi Ercole de'Rossi suo figlio, il quale nel 1596
vendè tutto questo stato a Matteo di Capua principe di Conca,
colle sue ville casali ec : per ducati 8o668.
In questi ultimi tempi è stata posseduta dalla celebre fami
glia dei signori Corsi di Firenze con titolo di Marchesato.
In questa città si osserva un forte castello di struttura Lon
gobarda, situato sopra una collina all'estremità orientale. Una
bellissima e maestosa torre venne a bella posta fatta edificare
in questo castello del Re Alfonso I (31) al quale piaceva Ca
jazzo , e vi dimorava colla sua cara Lucrezia d'Alagni (32),
---------- ------------------ -
– 27 –
dal livello del mare, presa col barometro nel sno cortile dal
celebre signor Covelli, di cui avremo molto a parlare in que
Ste carte.
Evvi una vasta piazza detta del Mercato, nel cui mezzo
esiste un pozzo antico, opera dei Romani, diviso in sei came
roni sotterranei a lamia , il quale per mezzo di cinque bocche
tramanda acqua pura, leggiera e freschetta. A questa conserva
vogliono alcuni attribuire la seguente iscrizione , tuttavia esi
stente nell' antico sedile, ma mezzo rosa, e mancante in qual
che parte. -
f, GAVIUS, T, F.
Q. VISELLIUS. Q. F.
GALLUVS.
DUUMVIR. QUINQ.
CREPIDINES, CIRCA,
FORUM, S., P., F.
(40) Questo illustre Antistite nel governo paterno della sua diocesi
si è giovato finoggi della mente e dei consigli del zelantissimo Can.
Francesco Ricciardi nome pur troppo caro alle Muse , alle Scienze
ed alle Lettere, trapassato infaustamente nel dì 17 ottobre 1841 -
Questo degno seguace del Vangelo avea saputo bellamente innestare
i severi studi i teologici con quelli profondi di scienze naturali. Pria
Canonico di Maddaloni, indi di Caserta, Vicario capitolare ed in
seguito Generale della Diocesi, già professore del seminario di Fal
ciano, e fin al termine di sua vita del R. Colleggio di Maddaloni,
e solertissimo Segretario Perpetuo della nostra R. Società Economi
ca, in tutte le cariche avea dato saggio della sua somma dottrina,
perizia nel governo, dolcezza, cosicchè riscuote ca la stima ed il ri
– 31 –
Non si sa precisamente l'epoca quando questa sittà avesse
meritata la Cattedra Vescovile. Alcuni vogliono che venisse de
corata di siffatta dignità fin dai primi tempi degli Apostoli ,
ed immediatamente dopo la Chiesa Capuana. Il De Simone
scrive , Fama est et inveterata traditio a patribus derivata ,
primum Calatia Evangelican veritatem predicasse Sanctum
Petrum Apostolum ; aut aliquem er ejus disc ipulis, quen
malunt fuisse Sanctum Priseum Capuanae Ecclesiae Antisti
tem – Cosa che ha del probabile , dapoiche S. Pietro , ve
nendo dal Antiochia , e passando per Roma, si portò in Na
poli, ove ordinato Vescovo S. Aspremo, passò per Capua , e
lasciatovi S. Prisco primo Vescovo Capuano, ritornò in Roma per
la strada del fiume, che denominata fu poi Via Fluviale. Ap
poggiata viene una tale credenza , dall' autorità di Michele Mo
naco , il quale parlando nel Breviario capuano dell' antichità
di quella , e questa chiesa , dice : Verisimiliter e cisti mari
potest Divum Petrum etiam Calatie fuisse, cum certum sit ,
viam fluvialem antique Capuae, Calatram versus se ertendere,
ex qua Romam versus, per montes inter septentrionem , et oe
cidentem, facilis , brevior, et occultior, putat via – Altra
pruova n' è l' attuale parrocchia di S. Pietro, rifabbricata e
costruita , sulle rovine di altra chiesa sottoposta dell' antico
Cajazzo , e dedicata pur anche al S. Apostolo, di cui oggi
ancora porta il nome. Conviene in ciò anche il P. Natale ,
che anzi nel suo lib, 8. c. i 7 soggiunge , che dopo S. Pietro
e S. Prisco suo discepolo, i Calatini vennero istruiti nell'Evan
gelica Legge da S. 2.º Vescovo di Capua , dopo San
Prisco a cui fu dedicata la chiesa del Villaggio di Cesarano,
che oggi ancora esiste, ed il Santo di questo nome, n'è il Pro
tettore. Ed è tanto ciò vero , che riferisce il citato Giovanni
Blaeu , essere tanto antico il Vescovado di Caiazzo , che le
tavole pubbliche perfezionate nel terzo secolo , ne fanno di
stinta menzione ; e questa chiesa ha dato Santi alla Gloria ,
Martiri alla Fede , Dottori ai Concilii e Vescovi ad altre sedi.
Ma disgraziatamente col breve Pontificio del 27 giugno 1818
venne soppresso il Vescovato di Cajazzo ed incorporato a quello
di Caserta con le seguenti parole : Pariterque in perpetuum
(42) All' immortal memoria del sig. Mirto il lodato sig. Iannelli
ha dedicato il seguente sonetto.
Occhio del mondo è il Sol; nè in se contiene
Ascosi i raggi suoi , ma diffusivo
Si spande in fin nelle più occulte vene,
Nè un esser v' è , che del suo lume è privo.
Del colle a piè le cristalline piene
Per se non serba quell'argenteo rivo ,
Ma dalle sponde verdeggianti, e amene
A ber ne invita ogni pastor giulivo.
Mirto, quel Sol tu sei , quel chiaro fonte ;
Larghi doni diffondi a pro de tuoi ;
Ne parlan l'opre rinomate , e conte.
Se a me nol credi , Calatino , al certo
Questo Mirteo ginnasio , addita a noi
Un monumento eterno al tuo gran merto.
(43) Anche il pubblico forno si è fissato in questo ex convento, ma
questo, giusta la zelante assertiva dell' erudito nostro amico de Vito,
è di grave danno , giacchè il fuoco potrebbe distrugg re tutte le in
dicate officine e buona parte del paese , essendovi succeduti vari in
cendi, annientati nel nascere. Faccia l'amministrazione comunale di
Cajazzo togliere un tal pericolo dal centro dell' abitato.
(44) La provvida legge sovrana dei 6 aprile 1840 altro glorioso
atto del felicissimo governo del nostro Augusto Monarca FERDiNav
po II.º ha reso uniformi i pesi e misure in tutti i suoi reali domi
ni – Possono nel rincontro consultarsi le egregie opere date alla luce
– 34 –
Stabilimenti di arti e mestieri non vene sono in Cajazzo ,
ma questi tutti vengono esercitati in piccolo dai naturali.
Tra le Arti belle la Musica è preferita e finanche le rozze
contadine cantano a meraviglia nelle ridenti campagne i più
bei pezzi dei più celebrati maestri di musica.
In fine il tante fiate lodato sig. de Vito cenna la geologia,
e la topografia fisica industriale (45) di Cajazzo nei seguenti
termini.
Forma del suolo - La forma del suolo di questa città è in
parte piana , in parte montuosa : generalmente piana quella
contigua al fiume, montuosa la più lontana.
I monti che vanta il circondario, si presentano dalla parte
occidentale. Vanno essi degradando in colline e falsi piani ,
a misura che si avvicinano al fiume verso l' est.
Questi monti e colli nessuna norma sieguono nel loro cam
mino , ma ora si dispongono in senso parallelo, ora s'inter
segano , ora si aggruppano , lasciando anche qualche picciola
pianura nel loro mezzo.
I nomi dei più considerabili, che torreggiano all' ovest sono
S. Salvadore è S. Angelo nel limitrofo circondario di For
micola , S. croce con la catena de' monti di Piana , e monte
grande nel circondario di Cajazzo. Queste specie di picchi ,
lontani tra loro per cinque , e sei miglia sono legati con ca
tene di monti intermedii.
I colli che cominciando da questi monti corrono all' est,
hanno diversi nomi particolari , secondo le contrade ed i
paesi ai quali si avvicinano.
Aspetto, colore e figura de' monti - L' aspetto de' monti
in parecchi è alquanto squallido , non essendovi che piccioli
tratti coverti di elci, e quercie alle falde , nel mezzo, e per
i lati scarsi frutici di mirto, lentisco , e cisto; e nella som
mità , nuda roccia, che li forma. In altri poi è più ridente,
vegetandovi l'olivo e le piante nominate. Alcuni presentano
– 35 –
una figura tondeggiante a piccioli intervalli, altri un aspetto
ripido molto, con un inclinazione di 45 e più gradi. -
_ _ _____ ----------------
– 4 –
Atmosfera – L'aria atmosferica di Cajazzo, non può essere
più pura , nè più salubre e vitale. Il sito stesso lo contesta,
ed i mali che in tutt'i tempi lhanno afflitto e molestano
la languente Umanità , in grazia di quella , o non vi mettono
piede , o vengon fugati all'istante. Le diverse pesti, epide
mie , tifi, contagi , ec. ec. che han crassato in tempi di
versi , ne fanno lata testimonianza, e se vogliamo rammen
tare l'ultimo privileggio , che dopo la volontà del Creatore,
ripetiamo da essa cioè, Esenzion Colera , è quanto si può
dire. Non lascia però di essere umidetta , a causa delle nebbie,
che di quando in quando elevasi dal Volturno , ed incostan
tissima vario spirar de'venti , a ragion del sito.
Generi di assoluta necessità , e prodotti del paese – Nulla
manca : cercali , frutta d' ogni specie vino, Olii , Selvaggiu
me , carni, Latte, Mele, ed oggi anche il Zuccaro , tutto
di qualità squisita, e a niun' altra inferiore.
Commercio – Il commercio c'è bastantemente animato
ed attivo. Posti in piccole distanze da Caserta, S. Maria. Mad
daloni, Capua e Piedimonte profittiamo de loro mercati, e
dei loro bisogni, per ismerciare tutt' i nostri prodotti. Cer
reali di ogni sorte , Legumi, Salami, Pollame, Olio, Frutta,
e Carboni , tutto mandiamo in quei settimanili mercati, e di
tutto ci sbrighiamo. Pochissime volte i nostri vetturini permu
tano a generi, di cui qui si scarreggia, ed in parte, poichè
quasi sempre tirano essi danaro contante. Anche nella Capitale
i nostri liquori sono apprezzati, e l'olio in particolare, oltre
che ricercatissimo, il più delle volte fornisce ancora la provista
alla nostra Real Corte, che spesso lo ha preferito ai più raffinati
e squisiti di Francia.
Il vino rosso che noi manovriamo, e che distinguiamo col
nome di Pallagrello,siegue la ragione di quello di Piedimonte
ed è apprezzato da per tutto. Il solo vino bianco , siccome è
in quantità e per sua natura poco traficabile, perchè carico
di muccilagine, e soggetto a caricarsi di colore , muore nel
paese , e poco profitto reca ai proprietari , particolarmente
fine da quel letargo mortale in cui pochi l' hanno fatta immergere t
Promuova utili pratiche e generali, premi i distinti agricoltori e ma
nufatturieri, dia una spinta al commercio , incoraggisca la pastori
zia, induca infine all emulazione i nobili Campani, e si avrà lo
scopo della sua istituzione.
Le mire benefiche del Sovrano ( che Dio conservi all'amor de' po
poli ed alla gloria della nazione ) , debbono esser secondate, svilup
pate da coloro ai quali quelle tali cure sonor affidate : chi manca a
questo sacro dovere per correr dietro a private passioni, offende se
stesso, e non essendo buon suddito , è cattivo cittadino,
- 45 -
ora, che un dazio pesante comunale lo ha avvilito. Il prezzo
medio di ogni barile è quasi sempre di grana sessanta , e po
chissime volte , nei mesi di agosto , settembre ed ottobre ,
giunge alle grana novanta.
Rimane soltanto a far cenno degli uomini illustri nati nel
suolo feracissimo Calatino, dei quali menzioneremo le opere e
le gesta gloriose.
Benvanpo Fulvio. Dotto nelle scienze fisiche , medico di
Papa Paolo IV. -