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( 1
L IPOCRITA
0 ss I A
I MISTERI DI CALABRIA
NELLA ULTIMA D 0MINAZIONE B 0 RB 0 NICA
ROMANZO SOCIALE
DI
M E S S IN A
DALLA
TI POGRAFI A
1 86 7
RIBERA
INACCESSE PRIGIONI
S A C R. A
P R E E' A ZI O N E
6
-
scaghi di sorta, cos segui nella mia mente tale una suc
cessione di idee, che alla fine venni in determinazione di
scrivere alcun che sulle verit ammantellate dalla ipocri
sia, senza piaggiare.
Ma che far potea io di grande e di utile, se appena va
licato il diciannovesimo anno di mia vita, mi trovai tra
volto nella voragine dei politici sconvolgimenti, i quali
per altri tredici lunghissimi anni mi cacciarono di scia
gura in sciagura, troncandomi nel mezzo del cammino il
corso dei prediletti miei studii? E trascinato in luogo privo
di ogni luce, insieme con altri infelici, dove ci si era tolto
ogni mezzo ad alimentare profittevolmente lo spirito, qual
mai lavoro letterario ed arduo imprendere potea, se se
alla sua camerilla, andava in cerca. E quel castello, per la sua posi
zione, piacque tanto al despota delle Due Sicilie, che in men di tre
anni trasformollo in una specie di carcere cellulare, e nel 28 maggio
del 1855, vi cacci dentro solamente 30 fra le centinaia di condannati
politici, sparsi in varie carceri e galere del Regno, tra cui v'era io.
(V. raffinamento della tirannide borbonica, per Nicola Palermo).
(!) Vedi citata opera, raffinamento della tirannide borbonica,
Cap. VII, Art. 9.
(2) I frutti della civilt di un libero regime governativo non pos
sono mai esser raccolti dalla generazione che li ha seminati: Essa, an
zich fruirne, ne perde Goderanno i figli nostri, se persistenti, e ci
benediranno per aver loro preparato il terreno.
E tanto
corse,
grafici dei pi cospicui carcerati politici pei fatti del 1848 lever
la maschera agli Aristidi in diciottesimo.
10
tuo manoscritto
ll
12
13
quei
11
so di fanatismo.
Ad ultimo terr ragione, per come meglio mi sappia,
del pessimo ed assoluto governo di quei cotali signorotti,
che, dei figli loro e servi ed indigenti, spesso fan traffico di
tirannide, forse colla coscienza di fare il bene, o se non far
questo, certamente di non commettere azione contraria al
giusto ed all' onesto: della potenza morale che su quella
massa superstiziosa ed ignorante esercita il prete, che, a dar
15
16
(4).
Imperocch, dei due partiti (2) che sin dal 1830 avea
no ricominciato a contrastarsi palmo a palmo il terreno,
avendo portata la peggio il liberale, l'altro riprese la som
ma delle cose. E Ferdinando II che, asceso al trono, avea
finto di accarezzare il primo, richiamando dalle Galere e
dall'esilio, con un atto di amnistia, i condannati politici
del 1820 e quelli del 1828, promettendo concessioni, fa
cendosi attorniare da essi, ed egli medesimo camuffandosi
da liberale, quando gli parve giunta l'ora, levatasi la ma
schera, li abbandon, lasciando libero il campo a quei del
partito reazionario e clericale, i quali imbaldanzirono a
segno che sguinzagliarono i loro feroci mastini; e mentre
questi, senza freno e senza coscienza, andavan facendo
acerbo strazio di carne umana, eglino cercavano di scal
zare i germi di un salutare edifizio, che pur ritentossi edi
ficare, bench sur un terreno seminato di sangue, e su cui
gavazzavano, godendo le impunit ai delitti, esercitando
(I ml(l)l franca gli atti pi capricciosi e incriminabili, e
col mantello dell'ipocrisia, secondo la scuola dominante,
leggittimando le loro turpi azioni, che ivano commettendo
(1) Dal 1857 al 1860 si possono contare ben sette rivoluzioni: Nel
1837 in Siracusa : 1812 in Abbruzzo: 1811 in Cosenza: 1847 in Mes
17
18
"
(1)
Cocle, della Compagnia di Ges, fu il suo direttore,
e maestro Ed a proposito de' Gesuiti ecco quello che teste diceva il
sig. SCHRANCK parlando innanzi il consiglio municipale di Vienna, di
cui membro, in occasione de' Gesuiti fuggiaschi da Venezia : Il
grande pericolo che presentano i Gesuiti nelle loro scuole, dove i figli
delle pi grandi famiglie ricevono lezioni d'ortodossia. Ne sortono con
una morale falsa, e divenuti adulti, sono chiamati alla direzione degli
affari. Quando s' detto poco fa che i gesuiti e il concordato furono la
causa della decadenza dell'Austria, si ebbe ragione, perch i nostri ge
nerali e i nostri ministri devono a gesuiti tutta la loro educazione. Que
ste parole del nobile viennese furono seguite da fragorosi applausi: esse
pi chiaramente addimostrano quanto sia stata nociva alla societ l'i
struzione di quei Padri dal torto collo.
19
-
NICOLA PALERMo.
PARTE PRIMA
ES-
a %
C A PITO LO
I.
L' appuntamento
24
gli
loro barbe.
25
26
m
27
28
si maturano le nespole.
Il lettore avr di leggieri compreso, che que
sti due interlocutori non doveano eSSere, che
29
31
(1) I gendarmi.
(2) Degli astuti, per indicare i ladri.
33
volontariamente donavangli.
31
35
ti
37
38
re a tali sacri
40
41
42
43
11
45
CAPITOLO II.
La
taverna
di
NIastro
Iacopo
" russa
s forte,
10
47
48
sta
19
50
5l
52
53
suonano, no...
54
55
E dove ?
r -
o 1
za badargli.
Vomita, pardeo santo soggiungeva stiz
zito quello o per la Madonna ! !....
Carico, santissimo d...! di rimando Sa
verio mentre torceva il naso per fare al com
t, santiss......
59
60
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cassapanca,
64
di
fuori. Non
65
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All'opera dunque...
Ma mentre stavano per uscir dalla grotta in
tesero un sottilissimo fischio, che li fece zittire,
adepti,
67
L'asinello.
Al diavolo l...
68
69
C A PIT O LO
Il
giorno
de'
III
morti
Lo stuol devoto; . . . . . . . . . . . . .
Quanta memoria di dolor comuni,
Di comuni piacerl quanto negli anni,
Che s ratti passr, viver novello !
Intanto un sospirar s'alza, un confuso
Lagrimar spesso, un singhiozzar non lieve.
PINDEMONTI I sepolcri.
70
piet !
E d'onde tai lamenti e tai pianti, mi doman
-
derai?
Dai morti ! ! !
71
72
73
74
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mino (1).
Ritornando intanto al nostro racconto, dire
76
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altro ornamento
78
mia !
- 79
80
81
82
CAPITOLO IV
La
Cognata
ed
il
Cognato
84
e desiderosa
sue maniere
acquistarono
signora volle
so
vano ad incanto.
Il nostro lettore certo si vorrebbe immettere
nella loro conversazione:
ma
non ancora
il
"
87
88
sequela
89
90
91
Wea
92
essendo nate
alla
leSta:
94
95
L'altro
era
un
uomo
dai 35
ai 40 anni :
96
97
98
si al Cavilla e dissegli :
Sapete voi, sig. Dottore, che il vostro
99r
non di dovere,
persona povera a
basti a pagare il
suoi presenti mi
100
da'
tredici anni
che....
dere anche le
101
I02
103
impassibile
a dire la
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106
107
108
109
- sa omease
ll 0
CAPITOLO V.
La
Zia
ed
i1
N i p o te.
lll
cliente l
112
l 13
ll 1
guit a dire :
Quindici anni, Nipote mio, ben quindici
anni di nostra fortunata unione, senza parlare di
quelli da lui scorsi sotto il comando dell'uomo
l 15
chinar
la
fronte
ai santi divini
voleri !
con
malizia.
l 16
dunque,
come vi diceva,
! 17
go d'ubbidirvi.
Bravo, bravo! rispose sorridendo la Zia
Intanto per ci che riguarda Norina vi raccoman
do somma prudenza... fra un anno spero che
ogni cosa sar combinata... non vero che un
ll8
l19
120
quale e
quanta benevo
121
122
123
perseguitato.
Un di quei primi giorni seguit a di
re Teodoro con molto sentimento in che gu
stavo le dolcezze di famiglia, venni qui da voi,
124
125
126
127
128
C A PITO LO
La
Casa
di
VI.
Lisetta.
129
passi,
in una
130
sorcidindia, al
131
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Difatto da
133
eppure non
S0
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sen
136
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istruzione neces
138
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riprese quella
rinfrancata e nemmeno ti
Cugine.
140
14 l
raccogliendosi,
142
a mo
l43
CAPITOLO VII.
Irresoluta, ambigua
Infra speranza e tema,
L'innamorata vergine
Alfin s'appressa e trema.
Vacilla il cor, s'offuscano
144
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acqua.
116
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fanciulla... Sa fare
143
l 19
150
dal sentimento
dell'amore
Senza contrasto.
E Carlo ?
15 l
152
153
154
me... a me ! ...
perch
S, s, dimmi.
- 156
157
158
si cattivi pensieri !
E quantunque mi facea tanto male, pure
temea che mi lasciasse, e poi... poi... e s'inter
ruppe, distendendo le braccia, come se volesse
afferrare qualche cosa, e tutto si contorceva.
159
dichiarazione, forse da
lt;0
16l
promesso
civilt non
162
C A PIT O L O
Il
Dottor G
VI.
Cav illa.
163
l'impronta d'un
-
dire:
Ecco lo scheletro !... dopo tanto lavoro
posso finalmente esser di me contento l oh que
sta fiata la mia mancia non dovrebbe essere me
16
165
facilmente
rosicchiare : Ma lasciamo
166
167
168
il marito, ed io debbo
169
l70
"
C0IlellZ0.
17l .
sempre
apriva le spalle l
172
173
si pu prendere !
Che ho da fare io della tua pelle rispose
con un sogghigno da dannato il Cavilla; cui l'al
tra nell'eccesso della disperazione:
Ma c' da divenir pazzi... ma sei duca
ti!... e come pagare sei ducati, se non ho un
grano io per...
l74
l75
176
177
l78
l79
180
capito?
carcere : hai
-
sposizione l
Il Cavilla sorrise, e dissegli :
Per ora necessario che ti dia due consi
181
parole soggiunse:
Il primo consiste nel saper bene tenere
-
il
182
disfatta, le soggiunse:
Or bene, mia cara, dirai al servo del signor
Economo che sar quanto prima da lui.
183
CAPITOLO IX.
Vita
filantropia
della
Vedova.
181
l 85
nobile,
l86
187
188
N and guari che gli sponsali vennero ce lebrati con quella pompa, con cui far soleansi
incipriata
189
famiglie;
gliuole (1).
Eleonora, imperocch tal nome portava la so
rella minore che or noi conosciamo gi avanza
ta negli anni, preso avea della madre. Di buon
mattino ella mostr indole mite, spirito religioso,
intelligenza superiore all'et sua; oltrech avea
la natura dotata d'impareggiabile bellezza. Ma
quel che le dava una caratteristica affatto spe
190
ricchezze,
e gli altri vivano nella miseria ! Allora la madre, non sapendo dare altra spie
gazione, pazientemente ed affettuosamente le in
segnava, come imperscrutabili sono i fini della
19l
-
192
ro genitore.
193
194
195
privazioni,
Eleonora al con
196
l97
-
I3
198
199
circond ! (1).
(I) Bench la sarebbe un albero d' Inferno, se si avr
la maggiore delle sventure incontrandosi donna come la
moglie di Socrate. Melius est habitare in terra deserta,
200
costretti
201
-
202
203
CAPITOLO X.
T C o dl or o
ed
il
LR a r o n e.
204
l
Quinci, varcando una specie d'arcata, ci tro
veremo in iscoperto atrio, che d accesso in di
205
"
206
207
208
chiave dei
privilegi,
fruiva da solo e
209
210
211
212
213
mi resti che
214
215
sate (1).
Con questo dire l'afflitto genitore cercava di
sollevare l'animo e di svagare la mente del fi
216
piuto... Ebbene ?
Teodoro, compreso dove andavano a colpire
quelle parole, stette muto : e intanto portossi
la mano sul petto che fortemente compresse,
quasi temendo non iscoppiasse per un sospiro
che sprofond cupo cupo, e che pass di ghiac
217
218
suo... promisi
legittima della
Grazie,
Ed ora
219
Sallo Iddio se io
220
per contentarvi!
Il vecchio a sua volta si fu pure avvisato, che
le ultime parole del figlio erano state dettate non
221
222
portone.
si serri.
223
assessors - -
221
CAPITOLO XI.
L'
I p o C r i t a.
225
226
di corpo, non dovevano essere originati da pe nitenze, digiuni e simili, ma piuttosto da incar
nati vizi di insaziabile lussuria.
227
(1) De senectutis
(2) Libro IX.
custodia.
228
229
230
veh m che mi
231
232
-
la testa la Megera.
\ 933
234
235
236
237
s'era trasformato !
se
son venuto a
238
Corte di Roma
nostro
divin
Redentore
apostolica,
239
240
Vostra
241
212
avuto sempre
Iddio
siete
che lo
comanda....
oh voi beato se
istrumento di
vendetta...
213
Se lo dicevo io!...
241
santa religione !
Qui successe un momento di riconcentrato
216
247
CAPITOLO XII.
N o r i n a.
PETRARCA Sonetti.
218
219
250
25l
Ve lo prometto.
Ebbene, Teodoro vi mantengo io la pa
rola ?
fa pi da me vedere?
Egli da qualche giorno vive sotto il peso
d'un crudele affanno, da cui non vuole liberarsi.
254
255
E fu il Padre
confessore
che indusse Pa
S.
Messa
256
dalle
sue
inceppate maniere ed
257
Ma un p di pazienza, Nipote !
Ma se voi sapeste che mio Padre fa il diavolo
e peggio, non mi direste pazienza, anzi....
Ma insomma che cosa avvenuto re
plic la Zia.
Ma che volete che sappia io: So solo che
e pieno di paura.
Pochi momenti dopo erano soli la Zia ed il
Nipote.
Ei Son Sorbe coteste da potersi inghiot
258
una fissazione !
Riguardo a ci pensate come meglio vi
piace, mia ottima Zia. In quanto a me permettete
che non mi rimuova d'una linea dalla mia fissa
cipi.
Se mal non ricordo, Teodoro, parmi di
avervi altra volta ricordato, che, prima di pronun
capito ?
259
260
E Teodoro risoggiunse:
Si, mia buona Zia, dovete convenire meco
cognato,
ed offrirsi spontaneamente a
261
262
263
CAPITOLO XIII.
Le
vicine ,
le
connar I.
264
265
266
267
268
269
270
271
272
Oh meschina me ! meschina me ! e
lagrima.
Sta dunque di buon animo, moglie mia,
e confida in Dio ch' santo vecchio (2).
E la giovine moglie si strinse nelle spalle con
torcendo il muso in atto d'incredulit . . . . .
273
271
275
276
--
i t
18
- 978
grazia
279
280
da miracoli vicino al
suo
letto... e
28l
No... no...
E la seduttrice lanciolle un'occhiata che l'a
282
283
CdS3.
CAPITOLO XIV.
La
serenata,
sedurre
285
Hai
286
mi viene tormentando un
287
volessi canzonare ?
domand
288
perch noi
male e
280
290
mo il
caso che
io mi restas
291
ogni guaio l
Dite piuttosto, padre mio, che l si di
viene storditi !
292
293
291
ora che
siete
295
296
297
trova di gi cadavere !
Ma, ripetiamolo pure, la causa primitiva di
ci stava nel mal governo,
che, come
dicemmo,
298
- 299
300
301
fu quell'uomo?
Qu la giovine raddoppi la sua attenzione
per meglio sentire quello che stava per soggiun
302
Lisa... Lisa
303
io dunque ingannato!
Nulla, nulla, padre mio !
E ancora diffidi di me!... Credi forse che
te pi l
Quali parole?
304
305
vecchia e
rabbrividiva...
Rimembrava lo
30ti
307
308
il cal
(4) piaga.
5) dunque,
309
210
311
312
313
C A PIT O L O
Su or a
X V.
L i a.
. ed havvi
314
mente
315
316
317
218
319
gera le sgrid.
320
famiglia
32l
322
323
324
325
326
327
diventer il doppio ?
Lo so, lo so I rispose l'altra fra un
nuovo sospiro.
328
329
330
cui abbiamo
va
331
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333
chi ti partori!
334
333
tut
col
per
pu
336
337
e perch con me !
Uh ! la dimanda il perch ? Perch an
ch'io sono cristiana battezzata, ed oh bisogno
anch'io di spassarmi a quando a quando un mo
mentuccio con qualche mio simile ; e veh , Lia
mia, a divertirmi un tantinello non mi resti che
tu sola a me da tutti scacciata peggio d'un cane
333
la vecchia la
sogghign la maledetta, ri
solita infernale gioia, mentre
e spalancava gli occhi.
soggiunse la strega, che osser
339
S rispondeva l'altra; ma in
quella
310
La civetta si fa muta,
Trema, trema in ogni fibra;
Ed il nibbio coi suoi artigli
Vuol portarla a propri figli!
E schiamazza la civetta,
E si squarcia il petto e il crine:
Si dimena: un grido getta:
Fiata appena... muore alfine:
Ed il nibbio co' suoi artigli
La d pasto a propri figli!
DELLA
PARTE
PRIMA.