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(sumu SESTA)
FEDE E SCIENZA
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\.\N \ LA QUESTIONE
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PER
FEDELE SAVIO S. I; ’
ROMA
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Biblioteca Fede e Scienza.
Programma.
1. La biblioteca ha per titolo: Fede e Scienza - Studi apologefici
per l'ora presente.
2. Essa è diretta a tutti, ma specialmente ai giovani e a quanti deside.
rano istruirsi nei diversi argomenti e non hanno tempo o possibilità di
approfondire le più importanti questioni moderne attinenti alla Scienza ed
alla fede.
3. Scopo della Fede e Scienza e di combattere gli errori moderni,
che si accampano contro la Religione e i suoi dogmi, e mostrare comei pro.
gressi della Scienza vera e la ragione non contradicano in alcun modo a“:
verità della nostra Fede.
4. Gli argomenti trattati possono quindi esserei più vari e interessanti.
5. Ogni argomento deve essere trattato possibilmente in un solo volume;
ogni volume perciò fa da se. Quando però la natura e 1' importanza del tema
richiedono maggiore sviluppo, vi si dedicheranno due o più volumi.
6 Ogni volume comprenderà. dalle 80 alle 100 pagine circa, stampate ele
gantemente e, se occorre, anche con incisioni.
7. Il prezzo di ogni volume e di centesimi 80 per 1’ Italia e centesimi 90
per l‘estero, franco di porto.
8. Ogni 10 volumi formano una serie e l'abbonamento ad ogni serie costa
L. 6,60 per 1’ Italia e L. 8 per l’estero, franca di porto.
9. Gli argomenti dei singoli volumi saranno trattati dai migliori scrit
tori italiani ed esteri più competenti in materia.
10. Ogni volume sarà pubblicato previa revisione e approvazione dell'atr
torità ecclesiastica di Roma.
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BIBLIOTHECA S. J.
Maison Saint-Augustin
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Effigie di Papa Liberia
da una piflura nella catacomba di Pretestato.
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’FEDE E SCIENZA
(annua SESTA)
LA QUESTIONE
DI
PAPA LIBERIU
PER
FEDELE SAVIO S. I.
ROMA
FEDERICO PU STET
1907
IMPRIMATUR:
Fr. Annznrus Lanr, O. P., S. P_ Ap. Magister.
IMPRIMATUR:
losnenus Ceenn'rnnu, Patr. Constant., Vicesgerenu.
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IN TENUE OMAGGIO
L’AUTORE
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CAPO I.
In che consiste la. questione di papa Liborio.
1. Chi fu Liberio. - 2. Accuse contro di lui. Loro ori
gine. - 3. Esse non sono credute dai contemporanei
di Liberio che lo conobbero. Loro culto per lui.
4. Più tardi le calunnie prevalgono anche a Roma.
.‘ _Em m - -h -___.' fi
3. - Esse non sono credute dai contemporanei di Liberia. 19
ovvio. Il gruppo di Susanna rappresenta figurata
mente quanto dice la preghiera: «libera, o Signore,
l’anima della defunta, come liberasti Susanna dal
delitto falsamente imputatole ». Cristo, al quale è
rivolta la preghiera, è dipinto nel centro della
volta. I sei Santi che compariscono insieme a Lui,
sostengono con la loro intercessione la preghiera,
e la defunta viene accolta tra i beati. Noi la ve
diamo, nel campo inferiore della lunetta, in forma
di pecora fra due pecore, simbolo degli ELECTI,
come in due scene del giudizio abbiamo vista degli
crauti fra pecore._Ail’esaudimento della preghiera
si riferisce anche il gruppo delle colombe riunite
col monogramma di Cristo ;E, che occupano il
campo superiore della lunetta e che hanno lo
stesso significato della formola di augurio ri
volta negli epitafi al defunto: « Spiritus tuus in
Christo! ).
<< Le pitture dell‘arcosolio furono eseguite pochi
decenni dopo la morte di Liberio (T 366), forse
da persona che aveva conosciuto il Papa. Ciò
non ostante non possiamo ritenere per un ritratto
la figura che rappresenta Liborio, poiché la testa
giovanile con gli occhi grandi convenzionali, nulla
ha in sè d’individuale. Per ragione della straor
dinario interesse che si collega al nome di Li
beria, ne diamo a tav. 230, 2, una copia, nella
quale sono ricostruite le parti danneggiate » ‘.
<< Nel lungo epitafio, che il De Rossi con grande
probabilità ’ riferisce a papa Liberio, questi è pre
sentato come « valente confessore » e lodato quale
« santo vescovo e maestro della legge divina »,
1 Di Sardica.
54 Capo IV. - Lotte tra gli ariani puri e i semiariani.
Non si diedero per vinti gli ariani, ma visto
che con le lettere nulla ottenevano, suggerirono
all’imperatore che facesse venire Osio a Sirmio,
una delle città dove l’imperatore soleva risiedere
_ più a lungo. Cosi fece Costanzo, e a Sirmio Osio
fu ritenuto come prigioniero per un anno incirca
cioè dal 356 sino al seguente anno 357.
Colà Ursacio e Valente, promotori sfacciati,
scaltri e instancabili dell’arianesimo, congiunti a
sé nell’infernale congiura il vescovo di Sirmio
Germinio, e guadagnato alla loro causa Potamio
vescovo di Lisbona, composero una farmela di fede
prettamente ariano. (la seconda formata di Sir
mio) nella quale si condannavano e proibivano le
parole homousios ed homaiusios, siccome non con
tenute nella S. Scrittura ed eccitatrici di discordia
in mezzo ai cristiani. Indi, postisi attorno ad Osio
con mille artifizi, tra cui S. Atanasio ricorda le
persecuzioni cui furono assoggettati i suoi parenti,
e adoperando contro la sua persona minacce e
mali trattamenti, fors’anco valendosi dell’opera
di Potamio, che come connazionale di Osio, po
teva avere su di lui qualche maggiore influenza,
ottennero che quel santo vecchio cadente di quasi
cent’anni communicasse finalmente con Ursacio e
Valente.
Considerando che S. Atanasio, il quale di tutti
questi fatti relativi ad Osio si mostra assai bene
informato, né qui nell'Histaria Arianorum, la
cui narrazione ho quasi tradotta letteralmente, né
in altre sue opere ‘, parla punto di formola ariana,
‘ Nell'Hist. arian. (MIGNE, P. G. xxv, pag. 750) dice:
( Tantam enim seni vim intulit, tamdiuque illum detinuit,
ut malis appressus vix tandem cum Ursacio et Valente cam
municaret, neque tamen subscriberet contra Athanasium ».
l. - La seconda farmola di Sirmia e caduta di Osio. 55
e data la malizia sopraflina dei due scellerati ca
porioni dell’arianesimo, Ursacio e Valente, si po
trebbe credere perfino che tutta la colpa di Osio
sia stata solo in qualche atto di communicazione
non religiosa ma civile con Ursacio e Valente,
ch’egli fino allora aveva sempre aborriti come
eretici. Come espressamente ci assicura S. Ata
nasio, fu un momento solo di debolezza, che il
buon vecchio ritrattò subito, poiché ottenuta tosto
la facoltà di ritornare in patria, giunto appena a
Cordova, stando quell’anno stesso vicino a morire ‘.
. manifestò come in una specie di testamento tutta
la violenza che gli avevano fatta, condannò solen
nemente con anatema l’eresia ariana ed ammoni
tutti i suoi che ne stessero sempre lontani '.
Nell’Apalagia contra Arianas (pag. 410) « ad breve tempus
Constantz'i minis perterritus, iis non absistere aideretur, at
tamen ingens illa ois.... neo non plurimae illae conlumeliae
et plagae palam fizciunt eum, non quad 'r'e08 nos emisti
maret, sed quod propter senectutis infirmitatem plagas
non /erret, ad tempus illis cessisse. Nell’Apologia de fuga
(pag. 650): « lnsidiosis earum adoersum nas rescriptis sub
soribere voluit. Quamois enim tandem ab aim playarum,
quibus eum inmzanissima et ultra madum lancinarunf, et
ab cons;;irationes adae’rxum aoynalos eius conflatas, utpate
senea: ac corporea imbecillus, ad quoddam temporis spa
tium illis cesserit >>. '
‘ Egli, secondo il szs, sarebbe morto il 27 ag0sto
di quello stesso anno 357 a Sirmio, non a Cordova; Kir
chengesrhichte con Spanien, Ratisbona, 1864, voi. il,
pag. 269. Le ragioni addotte dal Gams per quel che ri
guarda il luogo della morte, sono troppo deboli, nè val
. gono contro l'autorità del Libellus precum contemporaneo,
sebbene qui le circmtanze della morte di Osio abbiano
un carattere leggendario. .
2 « Sed eam rem minime neglem't senese: instante quippe
morte, vim sibi illatam quasi testamento declarauit, Aria
namque haeresim feriit analhe’mate, aetm'tque ne quis illam
reciperet »; Hist. arian. loc. cit. n. 45.
56 Capo IV. - Lot.‘e tra gli ariani puri e i semiariani.
Ma quell’atto di debolezza di Osio, qualunque
esso sia stato, bastò ad Ursacio ed ai suoi colleghi
per considerare Osio come loro correligionario,
a quel modo che i persecutori antichi considera
vano come idolatri quei cristiani, che consenti
vano ad abbruciare davanti agl’ idoli anche un
solo granello d’incenso, e vi costruirono sopra tutto
un edifizio di finzioni e di perfidie. Poiché tosto
sparsero dovunque la formola da essi composta,
dandola come formola composta da Potamio e da
Osio, e poiché essa era stesa in forma di lettera,
la presentarono come lettera di Osio ‘, e seppero
cosi bene colorire la cosa, che tra gli altri, S. Ilario,
esule allora nella Frigia. ne rimase ingannato, e
nel libro De Synodis composto sulla fine del se
guente 358, o sul principio del 359, non chiama
altrimenti la seconda formola di Sirmio, che col
nome di bestemmia di Potamio e di Osio ’. A cor
1 Sozounuo molto incompleto sul conto di Osio nel
capo‘ 15 del libro iv parla d'una lettera di Osio giunta ad
Antiochia ad Eudossio vescovo ariano: « Nam cum Eudo
avius et qui cum illo opinioni Aetii favebant, Antiochia
Hosii epistolam accepissent )>. Sopra nel capo 12 aveva
detto che Eudossio scrisse lettere di ringraziamento a Vu
lente, Ursacio e Germinio, nipote qui Hosii super ea re
(ossia sulla soppressione del consostanziale) litteras expres
sissent ». Éra dunque la formola ariana di Sirmio espressa
in forma di lettera sotto il nome di Osio.
_ 2 Lo storico ariano Fi10storgio, verso il 425, attin
gendo, com'è naturale, a fonte ariana, credette,che la stessa
riunione e concilio di Sirmio che trasse Osio al suo pa
rere, traesse pure Liborio; quindi da al papa la prima
parte e ad Osio la. seconda nella formazione di quella for
mola, aggiungendo di più la condanna d‘Atanasio, di cui
Sozomeno non parla, e che S. Atanasio apertamente esclude.
( Tunc eliam eumdem Liberium et una cum illo Osium
epi300pum contra consubstantialis vocabulum et contra
Athanasium subscripsisse ait Philostorgius, cum synodus
l. - La seconda formale di Sirmio e caduta di Osio. 57
roborare quell’apinione dovette concorrere altresi
il fatto, che appena commesso quell’atto di debo
lezza l’imperatore lo lasciò subito ritornare in
Ispagna ‘.
Non appena fu nota la detta farmola seconda
di Sirmio, molti vescovi la condannarono. Cosi fe
cero i vescovi di Gallia, che della loro condanna
diedero notizia all'esule S. Ilario, il quale a sua
volta nel seguente 358 indirizzo ad essi il libro
De Synaalis. Lo stesso pare che facessero i ve
Caro V.
Le falsificazioni degli Ariani.
1. Quattro lettere attribuite a Liberio sono falsificazioni
degli Ariani. - 2. Modo tenuto dal falsario nella
composizione delle false lettere. - 3. Nota sopra un
passo della lettera Quia scio vos. - 4. Altre prove
della falsificazione e circoetauze della medesima.
‘_
62 Capo V. - Le falsificazioni degli Ariam.
il suo nome e giunsero fino a noi. La 1‘ Studens
paci, è rivolta ai vescovi orientali, e s’intende
a quei vescovi orientali, che gli avevano scritto
domandandogli che condarinasse Atanasio, e per
ciò vescovi ariani. La 2’, Pro deifico, è rivolta
essa pure ai vescovi orientali ariani. La 3‘, Quia
scio 003, è destinata ad Ursacio, Valente e Ger
minio ariani; la 4‘, Non docce, a Vincenzo ve
scovo nella Campania (a Capua) ‘.
Queste quattro lettere vennero tratte dalla
polvere degli archivi alla luce della stampa poco
dopo il 1591), quando l’umanista francese Pietro
Pithou le riuvenne in un codice contenente 1
così detti Fragmenta ew Opere historico di S. Ila
rio di Poitiers.
Il Baronio, che intanto aveva trovate le tre
ultime lettere in due codici di Roma, uno vati
cano, l’altro vallicelliano, le stampò pel primo nel
tomo 111 dei suoi Annali (nel 1592). Nella 2“ edi
zione poi del medesimo tomo 111, essendosi già
stampati a Parigi (nel 1598) i Fragmenta, ri’
portò pure la prima, Studens paci.
Quanto a questa il Baronio la rigettò aper
tamente come apocrifa; ma le altre tre, egli in
detto non meno dall’autorità di Sozomeno, che
da alcuni testi di S. Atanasio e di S. Gerolamo,
che parlano d'una sottoscrizione di Liberio tale
da non potersi approvare dai cattolici, egli le
credette sincere. In questo giudizio il Baronio fu
seguito dal benedettino Constant, editore nel 1693
delle opere di S. Ilario.
Al contrario il Tillemont, quantunque in ge
1 Le lettere stanno negli Annali del Baronio ad an. 352I
u. XIII, e 357, un. XLIll-XLIV; sono citate dal JAFFÈ, Re
gesto, 2‘l ediz., un. 207, 217-219. -
l. - Quattro lettere sono falsificazioni degli Ariani. 63
nerale cosi gindizioso, ammise l’autenticità. anche
della prima lettera, però non senza mostrarsi
sommamente impacciata nella spiegare il fatto che
Liberia, nello stesso tempo in cui esprimeva in
quella lettera sentimenti tanto ostili ad Atanasio,
pure continuasse a mantenere buone relazioni
con S. Atanasio, lo difendesse cosi strenuamente
e per lettera e a voce davanti all’imperatore, e
preferisse sofl‘rire l’esiglio anziché sottoscrivere
alla sua condanna.
Perciò nel secolo xvm, dopo le difese del
Corgne e della Stilting, si può dire che diventò
generale presso gli scrittori cattolici la persua
sione della falsità non solamente della prima, ma
anche delle tre altre lettere; la qual persuasione
fu ribadita nel secolo XIX dalla confutazione che
ne fece l’Hefele nella sua Storia dei Concili, (pub
blicata la prima volta nel 1855), di guisa che
gli stessi editori protestanti dei Regesto del Iaiiè
(2a ediz.) segnarono come apocrife le quattro let
tera liberiane.
Tuttavia non sono mancati di quando in quando
scrittori, eziandio cattolici, i quali ne vollero so
stenere l' autenticità, e tra essi recentemente si
è posto il sac. datt. Massimiliano Schiktanz, nella
sua tesi di laurea stampata nel 1905 a Breslau,
col titolo Dia Hilarius Fragmenia.
Sono perciò costretto ad entrare in una trat
tazione, che prima di conoscere l’opuscolo della
Schiktanz e qualche altra scritto, dove si fa buon
viso alla tesi dell’autenticità. delle lettere libe
riane ‘, aveva deliberato di omettere, parendomi
v_ I! lm
l. - Quattro lettere sono falsificazioni degli Ariani. 65
suo predecessore Giulio di buona memoria e ri
cevuta da lui Liborio, e l’altra mandata diretta
mente a lui, e spiega quel che egli ha fatto si
dopo la prima che dopo la seconda lettera. Per
noi ora importa sovratutto quel che fece dopo la
prima. Sentiamo le sue parole: « Desideroso della
pace e della concordia delle chiese, dopoché ri
cevetti le vostre lettere intorno ad Atanasio (de
nomine Athanasii) che mandaste al papa Giulio
(ad nomen Julii) di buona memoria, seguendo
la tradizione dei maggiori, mandai ad Alessan
dria i preti della città di Roma Lucio, Paolo ed
Eliano quali legati a latere (a latere meo... direxi)
per invitare Atanasio a venire nella città di Roma,
aflin di stabilire contro di lui ciò che esige la
disciplina della Chiesa. Ai medesimi preti diedi
pure una lettera per Atanasio, intimandogli che,
se non fosse venuto, sapesse che egli era sepa
rato dalla comunione della Chiesa romana. Ri
tornati i miei preti, annunziarono ch’egli non ve
leva venire. Ora poi, seguendo le lettere che avete
indirizzate a me intorno al medesimo Atanasio
(de nomine supradicti Athanasii ad nos dedi
stis), sappiate che per mezzo di questa lettera
che io rivolgo alla vostra unanimità (ad unani
mitatem vestram dedi) ‘ dichiaro d’aver pace con
voi e con tutti i vescovi della Chiesa cattolica,
e che il sopradetto Atanasio è alieno dalla comu
nione mia e della Chiesa Romana, e dal consorzio
delle lettere ecclesiastiche ».
Lo Schiktanz ammette senza esitare che se la
lettera fosse stata scritta al principio del ponti
‘ Nel testo del Pithou e dell'Arsenale si legge no
stram, ma siccome non ha senso, quindi crederci, come
già pensareno i Maurini, che si debba leggere vestram.
Sawo 5
66 Capo V. - Le falsificazioni degli Ariuni.
ficata di Liberia (come, giudicando dal sua con
tenuto, credettero il Baronia, lo Stilting, il Til
lemont ed altri) essa contradirebbe a tutto ciò che
ci testimoniano di questo papa e gli atti suoi e le
affermazioni di S. Atanasio, almeno fino al termine
del 355, quando fu mandato in esiglio, e perciò
la lettera dovrebbe dirsi falsa. Ma siccome egli
non vede la necessità di collocare questa lettera
al principio del pontificato di Liberia, anzi crede
che se la lettera si colloca al tempo dell’esiglio,
essa si troverà in piena armonia con tutti gli avve
nimenti d’allora, perciò egli la dice scritta al tempo
dell’esiglio e la crede genuina. Liberia, dice egli,
(pag. 82) nell’esiglio negò veramente la comunione
ad Atanasio; ora di questa negazione egli parla
appunto nell’ultima parte della lettera Studens
paci, dicendo che dopo la seconda lettera degli
orientali, considera Atanasio come separato dalla
sua comunione, lasciando. intendere nello stesso
tempo, che tra il ricevimento della prima e della
seconda lettera vi corse un grande spazio di tempo.
Non mi voglio certamente pigliar la briga di
contendere collo Schiktanz sullo spazio più o meno
lungo di tempo corso tra l’invio e il ricevimento
della prima e della seconda lettera degli Orien
tali. Trovo anzi molto naturale che tra la prima
lettera, che essendo stata scritta mentre ancor
viveva papa Giulio (morto nell’ aprile del 352)
dovette esser ricevuta da Liberia nei primi giorni
del suo pontificato e quindi nel maggio a giugno
del 352, e la seconda lettera, lo Schiktanz metta
cinque anni di tempo, né più né meno, cioè tanto
spazio di tempo quanto fa d’uopo per supporre la
lettera Studens paci scritta nel 358, al tempo del
l’esiglio.
l. - Quattro lettere sono falsificazioni degli Ariam'. 67
Ma se trovo naturale, sebbene anche arbitraria
e fantastica questa misura cosi precisa dell’inter
vallo corso tra le due lettere, trovo altresi che
lo Schiktanz ha preso un enorme abbaglio nello
stabilire il punto fondamentale di tutto il suo si
stema sulla genuinità delle lettere liberiane.
Finora, dice egli (pag. 79), osservandone il
contenuto, si credette generalmente che la lettera
fosse scritta sul principio del pontificato di Liberio.
Quindi, siccome non si potrebbe ammettere, che
Liberio al principio del suo pontificato, nutrisse
sentimenti ostili ad Atanasio, quali egli aveva
scrivendo la lettera, perciò la lettera fu giudi
cata falsa.
Ma se la lettera viene attribuita non più al
principio del pontificato di Liberio, ma al tempo
del suo esiglio, essa si vedrà pienamente concor
dare con le altre lettere e con tutte quelle testi
monianze storiche, le quali ci parlano della ca
duta di Liberio durante il suo esiglio.
Ragionando cosi, bisogna dire che o lo Schik
tanz si è illuso, o cerca (ciò che non voglio cre
dere) d’illudere gli altri. Poiché nella lettera Stu
dens tutti coloro che la giudicarono falsa videro,
ciò che del resto è visibile a tutti, che il vero o
falso Liborio non solo afferma d’aver sentimenti
ostili ad Atanasio quando scriveva la lettera, ma
da chiaramente a conoscere d'aver avuto simili
sentimenti ostili fin dal principio del suo pon
tificato. Or questo fatto certamente falso dimo
stra falsa la lettera Studens.
In effetto, secondo 1’ affermazione di quella
lettera Liberio, ricevuta la lettera, indirizzata
dagli Orientali a Giulio suo predecessore, e quindi
al principio del suo pontificato, mandò tre preti
68 Capo V. - Le falsificazioni degli Ariani.
Lucio, Paolo ed Eliano per intimare ad Atanasio,
che venisse a Roma. L’intimazione aveva evidente
carattere di ostilità, perché accompagnata da una
lettera del Papa, che minacciava ad Atanasio la
scomunica, se egli non venisse. Di più vi si dice
che Atanasio doveva venir a Roma non già solo
per allegare le sue difese contro le accuse mos
segli, come se si trattasse di una causa ancora
pendente, ma per sentirsi applicare, come a reo
convinto, le pene che la disciplina della Chiesa
esige: << In urbem Romam venisse! al in prore
senti id quod ecclesiae disciplina emigil in eum
staiueretur ». Queste parole dimostrano che Li
berio, supposto autore della lettera, considerava
già Atanasio come 1’eo fin dal principio del suo
pontificato. Del resto anche la sola intimazione
di venire a Roma sotto pena di scomunica, fatta
allora da Liberio ad Atanasio sarebbe già stata
un atto ostile, e quindi non si può ragionevol
mente ammettere. Un tal modo di parlare e di
trattare si capirebbe quando il Papa avesse do
vuto scrivere ad un vescovo, il quale già altra
volta si fosse mostrato riluttante ai suoi inviti,
che avesse dato già prima un qualche saggio di
ostinazione e di disobbedienza, ma nessuno, che
abbia il minimo senso di critica storica, ammet
terà mai che Liberio potesse trattare in tal modo
con S. Atanasio nel periodo 352-355, in cui, se
condo che lo stesso Schiktanz riconosce «tutto
quanto noi conosciamo sopra la condotta di Li
berio verso Atanasio dice tutto il contrario di
quanto si suppone nella lettera Studens » ‘.
1 « Was vir fiber die Haltung des Liberius gegenu”ber
Athanasius oom Beginn seiner Amtstà'tigkeit bis zu seiner
Abfilhrung z'ns Exil nach Berò'a wissen, besagt das Ge
l. - Quattro lettere sono falsificazioni degli Ariam'. 69
Dopo una tal confessione non so davvero ca
pire come la Schiktanz possa ancora credere alla
genuinità della lettera. lo voglia per un momento
concedere che la lettera sia stata scritta nell’esiglio.
Questo punto, di cui unicamente si preoccupa lo
Schiktanz ha, nella causa presente, un’importanza
molto secondaria. La questione principale riguarda
la verità dei fatti affermati nella lettera. Dato pure
che Liberia scrivesse la lettera nel 357 o nel 358
durante l’esiglio, i fatti di cui egli parla nei primi
periodi di essa appartengono non al tempo del
l’esiglio, non al 357 o 358, ma al principio del
suo pontificato iniziato nel maggio del 352. Se
questi fatti sono falsi, è falsa anche la lettera,
eccettochè si volesse dare a Liberia l’accusa a1
tresi, non mai dategli finora da alcuna, ch’egli,
oltre ad essere colpevole di debolezza, si rendesse
colpevole di menzogna.
Che quei fatti siano falsi risulta dalle let-”
tera genuine di Liberia, che ci manifestano quali
fossero le relazioni passate tra lui e Atanasio nei
primordi del suo pontificato, come del resto am
.mette la Schiktanz. Nella sua lettera genuina
Obsecro scritta a Costanzo nel 254, Liberia af
ferma di aver ricevuto lettere dai vescovi orien
tali di accusa contro S. Atanasio e lettere di di
fesa dai vescovi dell’ Egitto, che egli lesse le due
lettere in un concilio di vescovi, d’Italia, e. che
avendo visto come il numero maggiore dei vescovi
stava in favore di Atanasio non valle in nessuna
maniera (in parte aliqua) accordare il suo as
senso alle richieste dei vescovi orientali, perché
CAPO VI.
I testi di S. Atanasio e S. Girolamo.
l. Ragioni contro la genuinità. di un testo di S. Atanasio.
- 2. Le ragioni. che si adduccno in favore, sono
congetturali. - 3. Il testo forse è genuino nella
sestanza, ma. guasto per soppressione o mutamento
di qualche parola. - 4. Ragioni contro la genuinità
di due testi di S. Gerolamo. - 5. Confronto del passo
della cronaca col Libellus precum e con la cronaca
di S. Pr0spero. - 6. Forse S. Gerolamo scrisse il passo,
poi lo soppresse.
S. Gerolamo S. Prospero
MIGNE, P. L., xxvn, 683. Mon.Gei‘m.Hist.Auct.Antiq.
tom. ix, pag. 454.
Caro VII.
Il racconto di Sozomeno.
1. Qual colpa avrebbe commesso Liborio secondo il rac
conto di Sozomeno. - 2. in che senso si debbano in
tendere certe parole di S. Ilario. - 3. Ragioni per
escludere questo racconto di Sozomenogprimieramente
perché attinse da Filostorgio.
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‘ De viris illustribus.
3. - Perché Costanzo rilasciò Liberia. 147
punto di vista degli ariani) anche nell’opinione
mia, che una qualche partecipazione di Basilio
d’Ancira alla liberazione del Papa si possa am
mettere, sebbene non così grande come se la figurò
il Merenda.
Dirò di più parermi non infondate il sospetto,
che Basilio volesse far coincidere la presenza di
Liborio a Sirmio con l’accettazione che allora
quivi Costanzo, e forse i vescovi occidentali, e
perfino Ursacio e Valente fecero della sua for
mola, e volesse a tal accettazione far seguire
subito il ritorno di Liberio, aflin di far credere
ai lontani che il Papa aveva accettato la sua for
mola, e perciò era stato richiamato dall’esiglio.
Un modo simile avevano tenuto l’anno innanzi
Ursacio e Valente con Osio, componendo una
formola ariana mentre egli stava a Sirmio, e
poscia, appena ebbero ottenuto da lui con molto
stento un atto qualsiasi (che ora ci è impossibile
di definire) 0 a quella formola o anche alle loro
persone, lo fecero liberare dall’esiglio. Come si
vide dai fatti stessi che allora adcaddero, Basilio
non era meno abile e scaltro capo fazione di quel
che fossero Ursacio e Valente; né meno di loro
conosceva gl’intrighi di Corte. Di più era dotato
di rara eloquenza e forza nel persuadere. Della
sua perizia nella dialettica diede due volte pub
blico e solenne saggio confondendo in due dispute
due potenti capisetta, Fotino nel 351 a Sirmio,
ed Aezio nel 359 o 360 a Costantinopoli.
Perciò dissi non essere vana l’ipotesi che
Basilio, nelle circostanze in cui egli si trovava
nel 358, procurasse o favorisse per suoi fini par
ticolari il ritorno di Liberio a Roma.
CAPO IX.
Condotta di Costanza e dei Romani
rispetto a Liborio.
l. Terza ragione per escludere il racconto di Sozomeno;
' la condotta di Costanzo e dei Romani verso Liberio.
- 2. Quarta ragione: il silenzio degli scrittori an
tichì.
propone di leggere:
Nosset falsa manu portante symbqla coeli
DQOUMENTI
S. Atanasio.
Apol. contra Arianna, scritta nel 350; MIGNE, P. G. XXV, 410.
Hict. Arianarum ad monachos, scritta nel 357 (ib. 001. 742).
1 due testi sono riferiti sopra, pag. 93, 94.
S. Ilario.
Lib. contr. Comi. c. XI; scritto nel 360; MIGNE, P. L., X, 589.
S. Ambrogio.
Praefatio.
« Temporibus constantii imperatoris, filii Constantini,
durior orta est persecutio Christianorum, ab impiis hae
reticis arianis, annuente Constautio, qui et Athauasium
resistentem haereticis per-secutus esty et ut damnaretur ab
omnibus episcopis imperavit. Quod etiam metu principis
facere tentaverunt omnes ubique pontifices, inauditum inno
centemque damnantes. Sed Liberius, Romanus episcopus et
Eusebius Vercellensis, et Lucifer calaritanus et Hilarius
Pictaviensis, dare sententiam noluerunt. Hi ergo mittuntur
in exilium pro fide servanda. Cum Liberio Damasus diaconus
eius se simulat proficisci; unde fugiens de itinere, Romam
rediit, ambitione corruptus Sed eo die, quo Liberius ad
exilium proficiscebatul‘, clerus omnis, i. e. presbyteri et
archidiaconus Felix et ipse Damasus diaconus et cuncta
Ecclesiae oflicial omnes pariter, praesente populo Romano,
sub iureiurando firmaverunt se, vivente Liberio, pontificem
alterum nullatenus habituros Sed clerus, contra fas, quod
minime decebat, cum summo periurii scelere, Felicem
archidiaconum ordinatum in locum Liberii susceperunt.
Quod factum universo populo displicuit, et se ab eius pro
cessione suspendit. Post annos duos venit Romam Con
stantius; pro Liberio rogatur a populo; qui mox annuens
ait: Habetis Liberium, qui qualis a vobis profectus est,
melior revertetun Hoc autem de consensu eius, quo ma
nus perfidiae dederat, indicabat. Tertio anno redit Liberius,
cui obvians cum gaudio populus Romanus exivit. Felix,
notatus a senatu vel populo, de Urbe propellitur et post
parum temporis, impulsu clericorum qui periuraveranty _
irrumpit in Urbem, et stationem in Iulii basilica trans
204 Documenti.
Tiberim dare praesumit, quem omnis multitudo fidelium
et proceres de Urbe iterum cum magno dedecore proie
cerunt.
8. Gerolamo e S. Prolporo.
Anastuio I Pllll.
An. 401 epist. ad venerium MedioL ; hum Regesto, II, pag. 691.
Socrate.
Libro II, capo 37; verso 440; MIGNE, P. 6., LXVII, 31.
Gesta Liberli 1. t
Scritti nel sec. VI; Miemzj P. L. VIII, 1388 ediz. 1844.
XXXVI.
Iulius, natione Romanus, ex patre Rustico, sedit ann.XV
m. II d. VI. Fuit temporibus constantini fiIii constantini
haeretici a consulatu Peliciani (337) et Maxìmini. Hic
multas tribulationes et exilio fuit mensibus X; et post
huius constantini mortem cum gloria reversus ad sedem
beati Petri apostoli....
XXXVII.
I. i Liberius, natione Romanus, ex patre Augusto,
sedit ann. VI m. III d. IIII.
2. Fuit autem temporibus constantini ' filii constan
tini usque ad constantio Aug. III.
i I numeri dei paragrafi sono qui aggiunti per chiarezza.
g MOMMSIN, Gestor. Pomif. Rom. in Mon. Germ. Hm. ha Con
st anth
Liber pontificalis. 213
3. Hic exilio deportatur a constantio eo quod noluis
set haeresi arianae consentire, et fuit in exilio annos III.
4. Et congregans sacerdotes cum consilio eorum Li
berius ordinavit in locum eius Felicem presbiterum epi
scopum, venerabilem virum.
5. Et fecit concilium Felix et invenit duos presbi
teros consentientes constantio Augusto arriano, nomine
Ursacium et Valentem, et damnavit eos i in concilio XLVIII
episcoporum
6. Post paucos autem dies zelo ducti Ursacius et Va
lens rogaverunt constantinm Augustum ut revocaret Li
berium de exilioy ut unam tantum communionem parti
ciparet. extra secundum baptisma ‘. Tunc missa aucto
ritate per catulinum egentem in rebus et simul Ursacius
et valens venerunt ad Liberiuma Qui Liberius consensit
praeceptis Augusti ut unam tantum participatio commu
nionis conveniret cum haereticis, tantum ut non rebapti
zarenL Tunc revocaverunt Liberium de exilio.
7. Rediens autem Liberius de exilio, habitavit in coe
meterio sanctae Agnae apud germanam constanti Augu
sti, ut quasi per eius interventionem aut rogatu rediret
Liberius in civitatem Tunc constantia Augusta, quae
fidelis erat domino lesu Christo, noluit rogare constan
tium Augustum germanum suum, quia senserat consilium.
8. Eodem tempore constantius una cum Ursacio et
Valente convocaverunt aliquos, qui ex faece arriana erant
et quasi facto concilio misit et revocavit Liberium de
cymiterio beatae Agnae.
9. Et ingressus Roma, in ipsa hora constantius Au
gustus fecit concilium cum haereticis, simul etiam Ursa
cium et Valentem, et eregit Felicem de Episcopatu, qui
erat catholicus, et revocavit Liberium.
10. Ab eodem die fuit persecutio in clero ita ut intra
ecclesiam presbiteri et clerici necarentur et martyrio co
ronarentun
11. Qui depositus Felix de episcopatu habitavit in
praediolo suo via Portuense, ubi et requievit in pace
llll Kal. aug. .
12. lngressus Liberius in urbe Roma IIII non. aug.
consensit constantio haeretico Non tamen rebaptizatus est
1 ALIAS clerici.
g Un altro codice ha: VIII KaI. Mai.
' Monmszmy presbiteri.
" AL. in civitate Corana.
s AL. XII Kal. Dec.
3h. MI--,,llm:lillh. lil,|1lfl H- H " v ai»nvflfln, al».»fllflhmflm’filll«
1
INDICE
PAG.
Dan1cn.................5
Lummo...............7'
I.Chi fu Liborio. . . . . . . . . . .
Accuse contro di lui. Loro origine . . . 11
3. Esse non sono creduta dai contemporanei di
Liberio che lo conobbero. Loro culto per lui . 14
4. Più tardi le calunnie prevalgono anche a
Roma...............2l
l. I precedenti . . . . . . . . . . . 26
2. I concilî di Arles e di Milano. . , . . 28
3. Liborio è portato via da Roma e condotto
a Milano . . . . . . . . . . . . . . 34
4. Suo colloquio coll'imperatore e suo esìglio
a Borea. . . . . . . . . . . . . . . 38
DOCUMENTI . ,. . . . . .201
,_, ._,._;._ -
ERRATA-CORRIGE.
h.dhi U.l.r . |.
Volumi pubblicati:
Serie Prima:
W
tienimi dott. G.: il Cristianesimo e le grandi questioni moderne. Il ediz.
ZAMPiN| dott. G. M.; Il buon seme del Vangelo nel terreno della Fede.
Puccun dott. d ROBERTOI La scienza e il libero arbitrio.
. FABANI dott. d. CARLO: Dogma ed Evoluzioniemo.
BATTAINI prof. d. Dousnmo: Il Papato nella Civiltà e nelle Lettere.
0. Rossi DA LUCCA ruf. LUlGIZ Del verace conoscimento di Dio.
ROBERTl P. C. M. I Culto esterno della Chiesa Cattolica.
Serie Seconda:
I2. ANTONELLI prof. G.: Le Spiritismo. 2 volumi con illustrazioni. Iledis.
FABANi dott.,d. CARLO: L'abitabilitx'a dei mondi.
SAVIO prof. d. CARLO FEDELE! Positivismo e volontà.
6. Puccnu prof. d. Roncaro: Il Socialismo in pratica.
7.AIPINI dott. G. M.; Il buon seme del Vangelo tra le spine della critica.
ÎANToN0 dott. AL.: S. Francesco d'Assisi e la democrazia cristiana.
IARUcciii comm. 0.: Le Catacombe ed il Protestantesimo.
HTTAINI dott. DomeNico: Il Cristianesimo e le scienze storico-filosofiche.
Serie Terza:
W...
‘ABANi dott. d. CARL0: L'origine e la nioltiplicità del linguaggio.
\VIO prof. d. CARLO FEDELE; L’Evoluzione e le Religioni.
ALGSSI Sac Prof. GlUSEPPEI Dante e Bonifacio VIII.
ATTAIXI prof. D.: Il Renan e l’Harnack e la storia di Gesù. ovvero gli
errori moderni su Cristo dinanzi al tribunale della critica storica.
Avio FEDELE S. l.: Il Papa Vigilia.
'UccuiEi dott. prof. GIUSEPPE: Cause efficienti e cause finali, - con un
appendice sugli organi rudimentali.
Ezzoxi mons. Nic.: La libertà nelle sue forme principali.
. PUCCINI prof. d. Roncaro: Progresso morale.
ZAMPiNi dott. G. M.; Il Mistero ed il fatto del Vangelo.
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m
‘. IEZZONI mons. NiCOLA: Della Società Politica e della Società Religiosa
ne' tempi moderni.
. FABANI doti. d. CARLO: La terra centro di creazione.
PANDO:1 ab.: La figura storica di Gesù.
J.-\RUCCHI prof. comm. ORAzm: Papa Damaso.
ìrszl dott. Pio: Pio V ed i suoi tempi.
JioNi dott. Uso: Babilonia e la Bibbia.
ÌAVAGNIS Card. FELiCE: La Massoneria, quel che è, quel che ha fatto,
quello che vuole. Seconda edizione.
)RAGO LUIGI Vincenzo: Il materialismo e il dogma.
Serie Quinta:
"W
ALVADORI prof. GiuLio: E. F. Amiel o gli effetti della critica negativa
. STURA doti. FRANCESCO: Le convulsioni del nuovo secolo.
-Av10 FEDELE S. 1.: Il Papa Zosimo, il Concilio di Torino e le origini
del Primato pontificio.
ìRABiNSKi conte GIUSEPPE“ B. Tommaso More e lo scisma d'Inghilterra.
iÙNI prof. CARLo: Gli argomenti teologici e biblici di B. Labanca sul
l'opera - Il Papato :.
iARi prof. FR.: Il Canone biblico e gli apocrifi dell'A e N. Testamento.
IANNUcc1 dott. U.: Le origini del Sistema Sacramentario e la critica
razionalista.
‘URM I. G.: Il discorso escatologico di Gesù.
‘.\LVADORI prof. GiULio: Federico Ozanam, esempio d'apologetica d’azione
cattolica.
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_.\I’PELI.lNI (G.): S. Paolo e la questione sociale.
'UL‘CIXI doti. ROB.t Il fallimento della scienza secondo Brunetière.
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’.AMPINI dott- G. M.; Il Comandamento nuovo di Gesù.
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'. FABANI dott. CARLO: L'antichità del genere umano.
DONATO dott.: Un Papa legendario.
€ALVADQRI p_rof. quo: Nicolò Tomaseo.
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