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STORIA MEDIEVALE

Due saccheggi di Roma (410 e 421) sono percepiti in maniera più catastrofica che la deposizione di Romolo
Augustolo del 476

TEMPI E SPAZI – differenze nella cronologia in base anche al tipo di storiografia che ne scrive –
Mediterraneo e impero romano + Mediterraneo e aree di conquista dell’islam – territori di Carlo Magno e
Europa centrale e centro occidentale – Europa orientale e mondo bizantino vengono acquisiti nello spazio
europeo fra IX e X secolo

CLIMA – estensione delle foreste a causa della diminuzione della popolazione e aumenta il numero delle
alluvioni – diminuiscono le infrastrutture con la caduta dell’impero – optimum climatico coincide con i
secoli centrali del medioevo e poi dal XIII inizia a peggiorare ancora –

MALATTIE – due ondate di peste (malattia conosciuta già nel mondo classico) nel VI secolo sotto
Giustiniano e poi nel XIV secolo – vaiolo e lebbra

POPOLAZIONE

INSEDIAMENTI – diverse entità politiche derivano da come si decide di vivere un territorio

ECONOMIA – la curva segue l’andamento delle curve precedenti – crisi economica inizia nel III secolo e si
accentua dal IV e raggiunge il punto più basso nel VII – indizi dati da reperti archeologici -> residui di anfore
nelle province dell’impero – intervento statale dal IV secolo inizia a venire meno fino a sparire – quella rete
globale di commerci che teneva assieme i territori dell’impero scompare e nascono reti più piccole e locali
che non sostituiscono l’economia imperiale – ripresa graduale dal IX secolo per i commerci – curva che
scende nel ‘300 –

Dal III secolo le cose cambiano per roma – secolo dell’anarchia militare – si susseguono una serie di
imperatori -> spesso provenienti dalle province = cambiamento degli equilibri fra Italia e altri territori
imperiali – l’Italia fino al IV secolo non è provincia – perchè le province sono tenute a versare tasse che
l’italia non versa appunto perchè provincia – imperatori provinciali e provenienti dall’esercito – sequenza di
colpi di stato – ruolo dell’esercito cambia e assume sempre più importanza

Decadenza politica, economica e sociale – con Diocleziano si ha una svolta: per la durata dell’imperium (20
anni), per la riforma politica = tetrarchia -> riorganizzazione del territorio imperiale in due circoscrizioni –
l’impero rimane sempre uno ma è amministrato da due imperatori – garantisce maggiore controllo sulle
province – vengono create le figure degli augusti e dei cesari che dovrebbero essere i successori – questa
divisione sancisce formalmente il processo di separazione tra le due parti dell’impero, orientale e
occidentale – creazione di due amministrazioni distinte = due apparati burocratici – anche
l’amministrazione militare si sdoppia – differenze fra province occidentali e orientali: province orientali
sono più ricche dal punto di vista economico e culturale – presenza di forte urbanizzazione + economia
fondata sugli scambi e sui commerci + economia sostenuta da circolazione di moneta intensa -> rapporto
tra disponibilità di moneta e intensità di commerci è fondamentale -> la moneta è fondamentale per
garantire la rapidità degli scambi – economia delle province orientali era continuata a crescere – nelle
province occidentali ci sono le prime difficoltà economiche nelle città (mondo romano è fondato sulle città)
– differenze culturali fra oriente e occidente -> lingua greca in oriente e latina in occidente – differenze
religiose: province orientali sono le più cristianizzate – in occidente i cristiani erano a Roma e in parte nella
Gallia meridionale – nell’esercito delle province occidentali c’è una presenza di barbari maggiore – senatori
in occidente anche barbari <-> in oriente non ce n’erano di origine barbarica – in occidente la presenza di
gruppi di popolazione di origine barbarica era molto ampia – società occidentale era meno omogenea di
quella orientale – 212: imperatore Antonino concede la cittadinanza romana a tutti i sudditi liberi
dell’impero -> garantisce privilegi soprattutto di natura fiscale – progressiva omogeneizzazione della
romanità – questo processo coinvolge anche gruppi di barbari – la carica imperiale con Diocleziano diventa
collegiale – questo dura fino al 395 (morte di Teodosio) – lì spariscono i cesari e rimangono in carica solo
due imperatori (Onorio e Arcadio) – questa suddivisione dura fino al 476 = deposizione di Romolo
Augustolo da parte di Odoacre -> manda le insegne imperiali a Costantinopoli = riunificazione sotto un
unico imperatore – crescente importanza delle province rispetto al centro = Italia -> nel 330 viene fondata
un’altra capitale ossia Costantinopoli – riorganizzazione tetrarchica prevede un aumento del numero delle
province -> anche l’Italia diventa provincia – quindi viene sottoposta alle tasse soprattutto all’annona (tassa
per fornire roma di derrate agricole)– l’Italia perde il ruolo dominante – province raggruppate in diocesi =
circoscrizioni territoriali a loro volta raggruppate in prefetture – prefetture governate da un prefetto del
pretorio che sono senatori = funzionari civili e non militari – necessità della difesa e della guerra aumentano
-> esercito cresce di importanza – incrementa il prestigio dei grandi generali che spesso sono di origine
barbarica – il senato: istituzione politica che risale all’epoca repubblicana – è l’organismo che definisce un
centro sociale = essere senatore significa occupare un certo ruolo sociale, avere una certa cultura, avere un
ruolo economico importante, quindi è anche un ceto quello senatorio – l’importanza del senato diminuisce
nei secoli del tardo impero – Costantino crea un altro senato – la funzione politica del senato scompare
definitivamente ma non scompare la funzione del ceto senatorio anche quando l’impero occidentale non
esiste più – al senato si accede attraverso il cursus honorum – ma alle cariche pubbliche solitamente
accedono solo figli di famiglie senatorie – l’imperatore può far diventare senatori uomini non appartenenti
all’ordine senatorio attraverso un atto di imperio = homines novi – dal punto di vista economico i senatori
rappresentano il ceto eminente e la ricchezza dei senatori è la ricchezza fondiaria -> questo vale per tutto il
medioevo = essere ricchi significa possedere terra – questo ceto svolge una funzione di controllo e
organizzazione della popolazione – le campagne vedono una trasformazione da uomini liberi a coloni ->
condizione da semilibero e non libero = trasformazione dovuta a difficoltà economiche – subordinazione
personale ai proprietari delle terre che lavorano – si creano rapporti personali tra privati (solitamente lo
stato deifiniva chi era servo o libero) – anche le chiese diventano grandi proprietà fondiarie – vescovi come
proprietari fondiari –

Progressiva assunzione dell’imperatore di un’aurea sacra – imperatori come figure sacre – processo di
consolidamento delle monarchie romano-barbariche – imperatore identificato con il sole Invictus o
accostato al dio Mitra (culto orientale monoteista) – processo di orientalizzazione e sacralizzazione
continua con Costantino -> corte imperiale a bisanzio che conferma la distanza fra la figura imperiale e gli
altri poteri

Difficoltà delle famiglie senatorie sono maggiori in occidente per la prsenza maggiore di barbari –

Battaglia di Adrianopoli del 378 – battaglia fra goti e romani – esercito imperiale sconfitto e lo stesso
imperatore muore durante la battaglia – politica di chiusura agli stanziamenti barbarici in oriente dopo
Adrianopoli e anzi da lì in poi bisanzio li convoglia in Occidente -> motivo per cui in oriente non nascono
regni romano-barbarici –

TRASFORMAZIONI ECONOMICHE E SOCIALI

Cambiamenti economici sono stati i più decisivi per il passaggio fra mondo antico e medioevo – economia
del mondo imperiale: mondo interconnesso in cui tutte le province sono legate da relazioni economiche
intense – la crisi del III secolo consolida le differenze fra oriente e occidente – in oriente le attività
produttive e artigianali sono maggiori – produzione agricola orientata al commercio e non tanto al consumo
locale – economia complessa integrata in un sistema imperiale – Roma riesce ad orientare i flussi
commerciali a proprio vantaggio operando un prelievo economico consistente – da III secolo le province
orientali cominciano a riprendersi e a crescere di nuovo – in particolare Egitto e Siria soprattutto dopo la
fondazione di Costantinopoli – Egitto è il granaio dell’impero – grano e vino rappresentano beni di largo
consumo che vengono smerciati nei luoghi distanti dell’impero – poi altri prodotti tipici orientali come
tessuti preziosi, ambra, gioielli e beni di lusso in generale –

Province occidentali: Italia gode di una posizione di privilegio che dura fino a che l’Italia viene trasformata in
provincia – dal III secolo difficoltà economiche anche per l’Italia – emergono altre province come la penisola
iberica e la Gallia e l’Africa romana – produzione di contenitori di terracotta = caratteristica dell’Africa
romana -> sostengono il commercio delle derrate agricole -> per gli storici sono un indicatore per capire
l’orientamento geografico di questi commerci – le rotte possono essere ricostruite grazie al ritrovamento di
resti archeologici – dal V secolo da molti centri urbani sparisce la ceramica africana = lì non arrivano più
prodotti agricoli dall’oriente – diffusione di questa ceramica africana nel Mediterraneo è un segnale del
successo economico di queste aree – il successo è tale che anche l’Italia comincia a importare granaglie
dall’Egitto – in epoca tardo repubblicana e imperiale la regione destinata alla produzione del grano in Italia
è la Sicilia ma dal III secolo si importa da altre province – da IV-V secolo le province orientali superano
anche l’Africa -> situazione politica turbata = stanziamento dei Vandali

Fenomeni legati anche alle trasformazioni negli insediamenti – una delle cause sono le difficoltà
economiche – città sono governate da elite locali che hanno legame forte con la campagna circostante –
appartengono al ceto equestre e non direttamente senatorio – compito di raccogliere le tasse che
l’amministrazione centrale impone – si tratta di un imposizione pesante quando la crisi economica avanza –
il ceto equestre subisce i colpi di queste trasformazioni – le città cambiano aspetto: popolazione si riduce,
popolazione diventa cristiana -> le aristocrazie cittadine orientano il proprio evergetismo (donazioni alla
comunità) verso le chiese cristiane – spesso gli edifici pubblici pagani vengono abbandonati e utilizzati come
cave di materiali – un’altra causa è dovuta allo spostamento delle aristocrazie verso le campagne dove
possiedono proprietà – nel tardoimpero molte città vanno in crisi e a volte scompaiono – molte città
subiscono un ridimensionamento, cambia il tessuto urbano, la configurazione (la chiesa spesso diventa il
centro il quale prima era il foro) – città continuano a rimanere importanti perchè sono le sedi dei vescovi –
clima si inasprisce -> ciclo di epidemie che si ripresentano per tutto il VI secolo – guerre civili: guerra greco-
gotica – schiavi hanno un tasso di natalità bassissima – schiavi diminuiscono quando le espansioni romane
diminuiscono e siccome l’economia romana è basata sugli schiavi la manodopera fornita da uomini liberi
aumenta – questo si trasforma in un processo di limitazione delle libertà individuali – si trasformano in
coloni – perdono la condizione di piena libertà dal punto di vista giuridico – la grande proprietà fondiaria
romana è la villa -> divisa in due parti: una destinata alla coltivazione (ager) e una incolta (saltus) – i
contadini che coltivano l’ager sono liberi e sono sottoposti al servizio militare – i proprietari fondiari per
evitare che questa manodopera si sposti altrove lega questi contadini al fondo per via ereditaria – vengono
creati dei contratti fra proprietari e contadini – forma di dipendenza e di protezione nei riguardi del colono
– il padrone offre anche protezione ma si impossessa di una quota della libertà dei coloni – come avviene
questo meccanismo: il servizio militare diventa sempre più gravoso e reclutare questi uomini diventa
difficile -> il latifondista versa una quota in denaro in sostituzione del servizio militare non prestato –
latifondista si garantisce manodopera continua e lo stato dispone di somme di denaro per reclutare i
mercenari – latifondisti estendono questo patronato anche su interi villaggi – diritto di natura pubblica
passa nelle mani di privati servizio militare -> parte dei cittadini romani sono sottoposti non più solo allo
stato ma anche a privati – solo la terra lavorata è imposta alla tassazione -> tutti quelli che coltivano terra
devono pagare le tasse – terra non lavorata non può essere tassata quindi il contadino che non possiede
terra non può essere tassato – i contadini cedono le loro terre a grandi proprietari per non dover pagare le
tasse -

Ruolo dello stato nei commerci – amministrazione imperiale richiede come prelievo fiscale anche prodotti
agricoli perchè deve sovvezionare l’annona e per mantenere l’esercito sempre più numeroso – lo stato
organizza convogli di navi che trasportano prodotti via mare e poi sempre lo stato smista questi via terra –
al momento della massima espansione l’esercito conta forse 600 mila uomini – crollo del sistema fiscale
imperiale che comporta il crollo di questa rete di commerci a lunga distanza – siccome lo stato chiede
prelievo fiscale in natura, quando il prelievo viene meno non conviene più – sistema di prelievo si sfalda
perchè si sfaldano le strutture che dovevano essere sovvenzionate ossia l’esercito e le amministrazioni – i
commerci a lunga distanza vengono meno e sono sostituiti da circuiti differenti -> circuiti locali o regionali

Monetazione – disponibilità di moneta è fondamentale per garantire la tenuta degli scambi commerciali –
problema della svalutazione e inflazione – monete di metalli preziosi sono usate dai ceti dirigenti – perdita
di potere d’acquisto e svalutazione – valore garantito dallo stato solitamente – con Costantino si ha una
riforma monetaria e conia il solidus una nuova moeta d’oro – moneta di grande valore che serve anzitutto
per pagare le tasse – modo per l’impero di ritornare in possesso del metallo pregiato – moneta che la gran
parte della popolazione non possiede – la popolazione usa monete d’argento che sono però sempre più
svalutate – conseguenze di questo bimetallismo: tutti coloro che non usano il solido ma monete d’argento
si impoveriscono perchè il potere d’acquisto diminuisce – ulteriore impoverimento dei ceti meno ricchi –
Diocleziano aveva imposto un calmiere dei prezzi ma non aveva funzionato – Costantino evita il calmiere e i
prezzi aumentano = moneta aurea forte fa aumentare i prezzi -> lo stato quindi pone un freno all’inflazione
diminuendo il valore intrinseco della moneta d’oro (solidus rimane così) – riforma monetaria di Costantino
determina una crisi sociale – società romana ne esce più gerarchizzata di prima – impossibilità di usare tutti
le stesse monete ancora più di prima

CRISTIANIZZAZIONE E TRASFORMAZIONI RELIGIOSI

Uno dei motori del cambiamento dell’impero è la diffusione del cristianesimo – di grande rilevanza per gli
effetti di lunga durata di tipo strutturale – cristianesimo propone la salvezza individuale e la liberazione dal
male – salveza si realizza in un regno di dio terreno e poi le tensioni escatologiche permettono la salvezza
nel regno dei cieli – nell’estrema varietà delle confessioni cristiane è indubbio che il cristianesimo fu uno
degli elementi attorno al quale si formò l’Europa medievale – nasce in Giudea = provincia romana
conquistata definitivamente il 6 dc – corrente dell’ebraismo – dimensione locale viene superata grazie a
Paolo di Tarso – religione rivolta a tutti nella concezione di Paolo – cristianesimo non viene adottata da tutti
gli ebrei – cristianesimo si diffonde fra popolazione di altre religioni – diffusione del cristianesimo coincide
con la cristianizzazione del potere -> nozione di potere si trasforma in senso cristiano – cristianesimo
diventa uno dei pilastri ideologici degli imperatori – filosofia ellenistica permette l’internazionalizzazione
del cristianesimo -> linguaggio comprensibile – elite e ceti dirigenti si avvicinano per primi al cristianesimo –
solo dal III inizia a diffondersi presso ceti sociali minori – fenomeno urbano -> perchè sono centri culturali –
evangelizzazione avviene in greco – nel IV secolo traduzione in latino – Metà del III secolo – secolo di crisi –
imperatore Decio avvia una percsecuzione violenta contro i cristiani + persecuzione di Diocleziano – a
partire dal III secolo si afferma una concezione orientaleggiante del potere romano e religiosamente
intollerante – le basi culturali delle persecuzioni sono: rivolte contro i romani in Giudea; rifiuto del culto
dell’imperatore (già nella religione ebraica); rifiuto di svolgere servizio militare – confisca dei beni personali
e appartenenti alla chiesa -> motivazione economica delle persecuzioni

313: editto di Milano (pervenuto grazie a Lattanzio) -> Costantino e Licinio ammettono il cristianesimo
come religione lecita = consentono ai cristiani di praticare i loro culti – si permette alle comunità cristiane di
avere beni -> inizio del potere politico e sociale delle chiese -> le chiese organizzano la popolazione

Legislazioni a favore del cristianesimo nel IV secolo – cristianesimo diventa un collante ideologico
dell’impero
Editto di Tessalonica del 380: Teodosio è imperatore – cristianesimo diventa religione di stato – emanate
leggi contro i pagani

Strutture fondamentali del cristianesimo: comunità cristiane nascono in maniera spontanea e si coagulano
attorno a una guida = vescovo -> uomo che dimostra doti di governo – man mano che le dimensioni
crescono si manifesta la necessità di stabilizzarle = si creano circoscrizioni territoriali = diocesi – confini di
queste diocesi spesso ricalcavano quelle imperiali – diocesi si organizzano poi in arcidiocesi – al di sotto
della diocesi sta la pieve = chiesa locale –

Concili ecumenici: riunioni di vescovi – convocati nel IV e V secolo dall’imperatore – il primo a Nicea nel
325: presieduto dall’imperatore – atteggiamento degli intellettuali crstiani cambia -> impero non è più un
nemico -> imperatore si fa protettore del cristianesimo – viene condannato l’arianesimo -> propagata da
Ario in basa alla quale Gesù sarebbe uomo e non Dio per cui la sua natura sarebbe inferiore al padre -> si
istituisce il dogma della trinità (padre, figlio e spirito santo) – prima volta in cui l’imperatore interviene nelle
questioni dogmatiche – 381: concilio di Costantinopoli: ribadita la condanna dell’arianesimo – in mezzo fra
queste due condanne succede che il cristianesimo diventa religione di stato -> prima l’arianesimo
continuava a girare -> in particolare viene adottato da molte popolazioni barbariche (goti, longobardi) –
grazie anche a Ulfila che traduce i vangeli in lingua gotica in una visione ariana – solo i franchi si convertono
direttamente dal paganesimo al cattolicesimo nel 496 -> uno dei motivi che spiega il grande successo del
regno franco

IV secolo: processo graduale di istituzionalizzazione del cristianesimo – comincia ad avere strutture


organizzative proprie – dimensione amministrativa – rapporto strutturale col potere imperiale

Vescovi – dal IV secolo si crea un rapporto tra potere pubblico e gerarchie ecclesiastiche – vescovi sono a
capo delle comunità cristiane – in origine sono eletti dall’intera comunità cristiana – ma poi si verifica un
fenomeno di distinzione fra laici e clero = insieme di sacerdoti e monaci – mediatori tra cristiani e Dio –
articolazione tra vescovi, presbiteri e diaconi – fino all’XI secolo la cristianità non ha un solo capo -> questo
vertice si definisce solo nell’XI secolo – fino a quel momento ogni comunità è presieduta dal proprio
vescovo e non c’è una gerarchia fra vescovi – tutti i vescovi hanno le stesse prerogative – alcune città e
diocesi sono più importanti ma non i vescovi hanno più poteri – altri vescovi si chiemano patriarchi
(roma,costantinopoli, gerusalemme, alessandria e antiochia) – sostituzione fra le curie cittadine laiche e i
vescovi -> elite cittadine vengono sempre meno ai loro obblighi – vanno a vivere in campagna e le città si
trovano spesso prive di governatori – i vescovi assumono queste finzioni – il passaggio è reso possibile dal
fatto che quesi tutti i vescovi vengono da famiglie del ceto senatorio che garantiscono la capacità di
governo – ruolo pubblico dei vescovi non viene meno neanche quando le autorità pubbliche ritornano
come in età carolingia

Evangelizzazione e monachesimo: due direttrici di espansione – 1) da centri urbani a campagne – rapporto


di subordinazione delle campagne 2) evangelizzazione fuori dai confini – es. goti, vandali, visigoti (ariani),
franchi (cattolici) – chi evangelizza le campagne e le popolazioni barbariche? I monaci – monachesimo:
fenomeno caratteristico della religione cristiana che la distingue da altre religioni monoteiste del
mediterraneo – forma di separazione del singolo individuo dalla realtà – monachesimo nasce nelle province
orientali nel corso del III secolo e si sviluppa nel IV secolo anche in occidente – le tensioni religiose dei
cristiani dei primi tre secoli vengono meno nel IV secolo - separazione dalla società civile -> scelta forte
perchè nel mondo classico l’uomo è animale sociale, chi vive da solo è animale – isolamento nel deserto,
sulle colonne, nelle grotte ecc. – scelta di religiosità specifica portata avanti da elite sociali – primi monaci
provengono spesso da famiglie senatorie soprattutto in occidente (a Roma sono le matrone romane che
creano le prime comunità religiose monastiche) – monachesimo in origine eremitico e poi cenobitico –
eremiti e cenobiti nascono fuori dalle città – così si avvia l’evangelizzazione delle campagne – conversione
della popolazione rurale
REGNI ROMANO-BARBARICI E TRASFORMAZIONI POLITICHE

Popolazioni semi-stanziali che rapidamente entrano in contatto col mondo romano – V secolo come secolo
delle grandi migrazioni – in realtà già nei secolo primi c’erano stati contatti – rapporti più o meno
conflittuali che avevano determinato nell’esercito il crescere di quota di soldati di origine germanica – in
alcuni casi raggiungevano anche i vertici militari – in alcuni casi introducevano tecniche militari tipiche delle
loro popolazioni d’origine – in gran parte conoscevano il mondo romano, la sua politica e la sua economia –
rapporti della parte orientale con queste popolazioni non sono uguali -> dopo Adrianopoli -> reazione
violenta contro i gruppi di soldati di stirpe non romana -> vengono espulsi dalle province orientali e
vengono indirizzati verso occidente – nascita dei regni romano-barbarici avviene esclusivamente in
occidente -> ulteriore elemento di dissoluzione – relazioni tra molte di queste popolazioni e l’impero sono
regolati mediante le federazioni = sono funsionali alle necessità di difesa dei confini dell’impero e
prevedono la concessione di porzioni di terra a coloro che si insediano all’interno dei confini -> ottengono
terra in cambio di difesa -> non più assicurata da soldati stipendiati ma pagati in terra, in natura -> un altro
strumento che rende intensi i rapporti fra romani e barbari – tentativi di arginare queste popolazioni sono
difficoltosi per la spinta degli Unni -> a metà del V secolo si spostano verso ovest riunendosi attorno ad
Attila – presso queste popolazioni non esisteva il re – ilcapo di queste popolazioni era un guerriero il cui
prestigio era garantito dalla sua capacità in guerra -> concezione militare ci fa capire il processo di
etnogenesi: queste popolazioni non erano ben definite sul piano etnico – l’identità di questi popoli si
definisce nel corso degli spostamenti – popolazioni nomadi (alani, avari, sciti) non si stabilizzano e ulteriori
contatti avvengono nel X secolo con ulteriori invasioni di ungari e avari

Teodosio mette in atto una politica di contenimento – accordandosi con i visigoti concede loro di insediarsi
nell’Illirico – siamo ancora in una fase in cui questi barbari sono fondamentali -> es. generale Stilicone
(origine vandalica) viene nominato tutore dei figli minorenni dell’imperatore -> combatte contro gruppi di
popolazioni barbarica -> sconfitti nel 402 e 406 – potere che questo generale ha sui soldati fa temere
l’imperatore e quindi viene ucciso in una congiura e immediatamente la parte occidentale avviene il
saccheggio del 410 a causa dello sguarnimento dei confini – rottura del limes tra 406 e 407 -> stanziamento
di gruppi di Franchi in Gallia

Popolazioni non hanno un piano preordinato – idea di insediarsi in un territorio ricco – stanziamento
militare quindi tutt’altro che pacifico – dati archeologici confermano in occidente una caduta del livello di
benessere -> segnato dalla scomparsa di terracotta proveniente da lontano – peggioramento della qualità
dei manufatti (es. stoviglieria di qualità più bassa) – porto di Londra -> manutenzione delle banchine viene
fatta con legname scadente e quindi il deterioramento è più veloce – tenore di vita peggiora anche per i ceti
più alti – interruzione della possibilità per le famiglie più ricche di godere delle rendite di molte parti delle
loro proprietà – anche la dimensione economica e politica della grande aristocrazia senatoria si restringe –
un altro segnale di decadimento è la restrizione della capacità di leggere e scrivere (il latino) – fino al XII
secolo diventa appannaggio esclusivo del clero – a differenza del mondo imperiale le aristocrazie nuove
sono tendenzialmente analfabete <-> connotazione militare

Africa settentrionale: regno vandalico – vandali provengono dal confine del Reno e si insediano in Africa
dopo essere passati per la Gallia e la penisola iberica – abili navigatori – insediamento violento sul piano
militare, atteggiamento di oppressione nei riguardi della popolazione romana e del clero -> la maggior parte
delle popolazioni barbariche è ariana – i gruppi più numerosi avevano creato anche un proprio clero – i
vandali utilizzano il loro arianesimo come elemento di identità di popolo di fronte alla popolazione romana
cattolica – comportamento violento verso i proprietari fondiari (quelli che poi scrivono e lasciano
testimonianze negative del regno vandalico) – regno vandalico travolto nel 534 da Giustiniano
Visigoti: nel 410 avevano saccheggiato Roma col loro re Alarico – si erano spostati poi verso la Gallia
meridionale e vi si erano insediati – lo stanziamento dei visigoti viene aggredito dai franchi i quali li
spingono verso la penisola iberica – regno che resta in piedi fino al 711 con l’espansione musulmana –
storici iberici identificano nel regno visigoto il seme dell’identità iberica <-> storiografia italiana invece vide
il regno longobardo come una parentesi da dimenticare (es. Manzoni) –

Testo di Gregorio di Tour – racconto della conversione di Clodoveo – modello: conversione di Costantino –
Clodoveo dopo il battesimo parla di sè come nuovo Costantino – il modello politico e culturale
dell’imperatore romano cristiano – rapporto tra la conversione del re quella del popolo: prima si converte il
re e poi il popolo – Gregorio usa come sinonimi i termini popolo ed esercito -> esercito e popolo coincidono
nel mondo barbaro -> tutti gli uomini liberi costituiscono l’esercito il quale non è più apparato dello stato,
non è più stipendiato –

Romani come oppressori sui franchi – sono riusciti a liberarsi dal giogo romano solo dopo essersi convertiti
al cristianesimo

Transizione della penisola italica dal mondo imperiale al medioevo – Odoacre non si sostituisce
all’imperatore deposto ma invia le insegne imperiali a Costantinopoli – Odoacre cerca di conservare
l’appoggio delle truppe e cerca di ottenere una forma di riconoscimento del proprio potere sull’Italia da
parte dell’imperatore – poteva in teoria rivendicare il potere su tutta la parte occidentale avendo deposto
l’imperatore d’occidente ma era di fatto impossibile – assume il titolo di patrizio e si fa proclamare re delle
genti – 489: Teoderico viene mandato da Zenone in Italia – goti si stanziano in Italia – viene sconfitto
Odoacre e ucciso – si crea una dominazione nuova – anche Teoderico cerca una forma una forma di
riconoscimento da parte di Zenone – riesce a creare un’alleanza con l’aristocrazia senatoria – la corte di
Teoderico è popolata di intellettuali (Boezio, Cassiodoro) – l’apparato burocratico rimane al suo posto ->
sono tutti romani gli amministratori – quello che cambia è l’esercito che diventa di stirpe barbarica – la
distribuzione della popolazione non è omogenea (capitali sono Ravenna e poi Pavia) – si comporta come un
imperatore – fa costruire edifici pubblici e un mausoleo personale – protegge le chiese -> gli ostrogoti erano
ariani e non si convertono al cattolicesimo ma a differenza dei vandali non cerca di sostituire il clero ariano
a quello cattolico – mantiene una rigida separazione -> vietati matrimoni fra ostrogoti e romani + si instaura
un principio della personalità del diritto = sottostanno a un certo diritto coloro che appartengono a una
certa popolazione <-> nel mondo classico vige il diritto territoriale = tutti quelli che abitano un territorio
sottostanno a un certo diritto – però Teodorico vuole essere re di tutti e quindi protegge il clero e le chiese
cattoliche – Amalasunta figlia di Teoderico diventa reggente del figlio il quale muore, quindi si sposa ma il
marito la fa imprigionare e uccidere e quindi interviene Giustiniano – inizio delle guerre di “riconquista” –
guerra sanguinosa e devastante + ultima ondata di peste del mondo antico - Convivenza separata – tra la
popolazione barbarica (minoranza barbarica) e la popolazione romana si cerca di evitare forme di simbiosi –
separazione si fonda sulla diversa confessione religiosa – nel regno ostrogoto vengono mantenute una serie
di strutture dell’impero e rimane operante anche una collaborazione fra Teoderico e l’aristocrazia romana –
regno lungo e tutto sommato pacifico – Teodorico riceve una formazione latina -> si comporta come un
romano = costruisce edifici pubblici, mausoleo dedicato alla sua sepoltura... – collaborazione inizia a
scendere verso gli anni venti del 500 -> contrasto tra chiese occidentali e chiesa di Costantinopoli – viene
imprigionato il papa e giustiziato Severino Boezio, Cassiodoro viene allontanato e neggli anni successivi si
ritira in un monastero

ANGLOSASSONI, VANDALI E VISIGOTI


Isole britanniche: conquistate da Roma – confine estremo dell’impero -> presenza romana molto poco
incisiva – i romani anche in Britannia esportano i modelli organizzativi dell’impero -> reti di città e strutture
amministrative, forme di tassazione, inserimento di questa provincia nei circuiti commerciali dell’impero
(garantiti dallo stato) – venerabile Beda scrive la storia ecclesiastica del popolo degli Angli nel VIII secolo –
nel 410 l’imperatore Onorio ritira le truppe dalle città della Britannia perchè la difesa non è più sostenibile –
ritiro avviene in una situazione già di crisi – ritiro delle truppe lascia spazio a una serie di invasioni di popoli
provenienti dal nord delle germania = Angli, Sassoni – stanziamento fitto nella parte orientale della
Britannia – la popolazione autoctona di stirpe celtica viene spinta verso ovest e sud ovest (odierni Galles,
Scozia) – distruzione delle infrastrutture è pressochè completa -> viene a mancare la manutenzione, le
capacità tecniche e le risorse – la rete di città subisce una forte contrazione -> rete già fragile in epoca
imperiale – circoscrizioni amministrative dell’impero – anche la cristianizzazione subisce un forte
arretramento -> il consolidamento del cristianesimo è legato a strutture materiali = chiese, presenza di
vescovi e circoscrizioni – VII secolo consolidamento -> 7 regni – in questo processo tutta la popolazione
subisce un impoverimento -> provincia già povera, rapporti col continente si interrompono definitivamente,
si impoveriscono le aristocrazie -> tutto testimoniato dai dati archeologci -> es. abitazioni tendono a
diventare tutte in legno, cambia il modo di seppellire i morti (incinerazione), si afferma la lingua dei popoli
invasori, sistema del latifondo si sfalda (grandi proprietà fondiarie scompaiono) – caso dell’Irlanda -> mai
colonizzata dai romani ma ha avuto scambi con l’isola britannica – ha conosciuto una cristianizzazione
precoce – cristianizzazione diversa: trova il suo sostrato materiale nelle città solitamente -> in Irlanda le
città non ci sono – il modo in cui gli irlandesi vivono è diverso rispetto a quello dei romani – ciononostante
la cristianizzazione è più veloce -> grazie al monachesimo -> monaci si spostano poi anche verso la Britannia
e il continente – In Irlanda il centro organizzativo delle comunità cristiane sono i monasteri e non le chiese e
i vescovi – alla fine del VI secolo il papa Gregorio Magno manda una missione evangelizzatrice in Inghilterra
-> nella convinzione che queste popolazioni siano completamente pagane ma sono già state raggiunte dai
monaci irlandesi – questa missione è guidata dal monaco benedettino Agostino e grazie all’appoggio del re
del Kent riesce a imporre lo schema organizzativo proprio del continente che ha il vescovo al proprio centro
– i monaci sono fedeli particolari che sono sottoposti all’autorità dei vescovi – in teoria non si occupano di
sacramenti, predicazione, evangelizzazione – missione inviata dal papa ha la meglio quindi in Inghilterra si
diffonde il sistema “tradizionale” – primo vescovo di Canterbury è appunto Agostino

Regno vandalico: stanziamento vandalico avviene attorno alla fine degli anni 20 del V secolo e dura circa
100 anni – i sovrani vandalici mettono in piedi un sistema di separazione molto rigida tra romanità e vandali
– differente confessione cristiana: sono ariani i vandali, cattolici niceani i romani – separazione diversa
rispetto a quella del regno ostrogoto (sovrano appoggia la chiesa cattolica nonostante siano ariani) –
reazione violenta del clero che vengono espropriati, uccisi e sostituiti da vescovi ariani - vandali tengono in
piedi il sistema fiscale dei romani -> re richiedono la tassa fondiaria -> in questo caso non viene ridistribuita
e quindi le risorse rimangono all’interno dei vandali e delle aristocrazie vandaliche -> ma si abbassa il livello
di produzione perchè si esporta di meno – queste regioni conoscono un abbassamento della capacità
produttiva e i prodotti non più esportati – le fonti scritte sono di parte cattolica – vandali non si
impadroniscono del latino (non ce n’è neanche il tempo) – i vandali arrivano in Africa dalle steppe dell’Asia
centrale spinti verso ovest e attraverso la penisola iberica

Regno visigoto: regno di successo nella penisola iberica che dura fino al 711 (sconfitti dai musulmani che
occupano la penisola iberica fino ai Pirenei) – visigoti nella fase iniziale sono stanziati nella Gallia
meridionale (capitale Tolosa) e vengono poi spinti verso la penisola iberica – battaglia che costringe i
visigoti ad abbandonare la gallia meridionale è quella di Vouille del 507 vinta dai Franchi – visigoti non
riescono a mantenere le strutture ereditate del mondo romano – l’aristocrazia è bellicosa, militare -> per il
desiderio di conquistare il titolo regio <-> titolo non è tendenzialmente ereditario – re viene scelto come
capo militare nelle popolazioni barbariche -> fattore di grave debolezza perchè la loro autorità e
supremazia sul resto dell’aristocrazia del loro popolo viene messa sempre in discussione – presso tutte
queste popolazione il tentativo è quello di rendere il titolo ereditario – ereditarietà del titolo mette al riparo
il re e la popolazione stessa – regno sottoposto alla pressione militare degli svevi (stanziati nella parte nord-
occidentale) e dai franchi – tra fino VI secolo e VII i sovrani si convertono al cattolicesimo -> in particolare re
Recaredo e la regina Badda -> documento sui battesimi dei re: concilio di Toledo è l’occasione di
conversione - (nel mondo imperiale il potere appartiene all’imperatore che è fonte del diritto, nelle
monarchie barbariche e nel medioevo il potere è frutto della contrattazione fra lui e l’aristocrazia) – anche
la conversione del re al cattolicesimo avviene nell’ambito di questa contrattazione – concili sono uno degli
strumenti più tipici del medioevo per la politica – nel regno visigoto verso la fine del VII secolo durante
l’incoronazione dei re comincia ad affermarsi il rito dell’unzione col crisma (olio consacrato) -> segno della
consacrazione di chi viene unto -> ungere il re col crisma significa attribuirgli una sacralità che lo distingue
dagli altri aristocratici -> nel pieno medioevo si afferma come sacramento che accompagna l’incoronazione
– un altro strumento di consolidamento del potere regio = messa per iscritto delle leggi – diritto
consuetudinario vigeva in queste popolazioni – messa per iscritto non è un atto neutro -> si decide che cosa
scrivere e cosa no -> leggi consuetudinarie possono subire l’influenza delle leggi romane – a chi si applicano
le leggi? Tendenzialmente le leggi superano la dimensione etnica quando vengono messe per iscritto ->
visigoti mettono per iscritto la lex visigotorum nel 654 -> valore territoriale

Elementi che caratterizzano le monarchie romano-barbariche:

- Carattere composito sia sul piano etnico (nel corso degli spostamenti si formavano queste popolazioni –
omogeneità di stirpi non esiste – etnogenesi nel corso degli spostamenti) sia su quello istituzionale (si
sperimentano soluzioni differenti adottando le istituzioni del mondo imperiale)
- Minoranza numerica rispetto alla maggioranza romanizzata – due gruppi disomogenei che li tiene
insieme il fatto di essere governati da un re di solito barbarico che solitamento collabora coi ceti
dirigenti ed ecclesiastici del luogo conquistato – aristocrazia romana mantiene le proprie funzioni
amministrative e una quota delle proprie ricchezze rappresentata dalle terre
- Aristocrazia riserva a se stessa il monopolio delle armi – non c’è più un esercito professionale come
nell’impero – anche i guerrieri barbari a un certo punto diventano proprietari fondiari
- Molte monarchie sono spinte da Bisanzio stessa (tranne vandali e anglosassoni)
- Concezione del diritto di tipo personale -> legge è collegata alla stirpe di appartenenza -> concezione
del diritto inutilizzabile – dallo scontro di queste diverse concezioni del diritto nascono delle
codificazioni che contengono le leggi barbariche mischiate a quelle romane (parziale eccezione = editto
di Rotari)

IN ORIENTE

impero romano (fino al 1453) – trasformazione radicale degli equilibri geo-politici – occidente si stacca –
baricentro della parte occidentale è il continente (gallia) – in oriente il baricentro si sposta verso il
mediterraneo orientale – gli interessi economici tendono a radicarsi sempre più in quest’area – differenze
profonde tra le due parti: lingua (greco e latino), religione... – in oriente permane un sistema
amministrativo di tipo romano – impero cristiano -> elemento di consolidamento e prestigio anche per gli
imperatori bizantini – cesure cronologiche forti: 330, metà VII socolo = espansione musulmana che sottrae
all’impero territori e commerci – dal IV secolo il cristianesimo è religione di stato – a Bisanzio l’influenza di
chiese e vescovi è molto forte – l’imperatore deve essere ortodosso – imperatore ha il compito di custodire
gli interessi della fede e della chiesa ortodossa – conseguenze politiche: eresia diventa tradimento – dalla
metà del V secolo cominciano le eresie cristologiche: monofisismo, nestorianesimo, duofisismo –
monofisismo si radica soprattutto in Egitto e in Siria -> resistono a tutti i tentativi degli imperatori di
imporre il duofisismo -> allontanamento fra queste province e il centro Bisanzio -> uno dei motivi per cui si
diffonde l’islam – strutture burocratiche si conservano – l’imposta fondiaria non si riduce ma la popolazione
è più impoverita – rapporto con i barbari: deviare le ondate dei barbari verso occidente – impero sassanide
è il nemico numero uno dei bizantini almeno fino all’espansione musulmana – perdite dei territori con
l’espansione dell’islam: meno produzione (regioni ricche di grano com Egitto e Sicilia passano ai musulmani)
– 1204: ulteriore ridimensionamento dei territori in seguito alla quarta crociata – 1453: definitiva conquista

Giustiniano: sale al trono nel 527 con un progetto di renovatio imperii – l’Italia che viene riconquistata,
pochi anni dopo viene invasa dai longobardi + coste della spagna riconquistate da visigoti + nord Africa
conquistata dai musulmani – figura di sovrano che raccoglie in sè: cristiano, intende dare coesione
all’impero nelle dimensioni originarie, anche religiosa -> imperatori nominano i vescovi delle diocesi
orientali – tenta di riassorbire il monofisismo – emanazione di un nuovo corpo di leggi = Corpus Iuris Civilis
(redatto grazie al giurista Triboniano) -> rappresenta il tramite per il quale il diritto romano è stato
tramandato nel mondo occidentale -> aveva l’ambizione di sostituire tutte le leggi emanate dall’impero che
erano contradditorie o anacronistiche -> scomparsa delle leggi precedenti (Teodosio II aveva redatto delle
leggi romane e queste rientrano nel corpo giustinianeo) – formato da 4 parti: istituzioni -> testo didattico,
digesto -> raccolta di detti, pronunciamenti di giuristi di età imperiale, codic -> insieme delle leggi emanate
dagli imperatori da Cesare a Giustiniano, novelle -> leggi emanate da Giustiniano – dopo la guerra greco-
gotica nel 554 l’imperatore emana la Prammatica Santio con la quale estende la validità delle leggi all’Italia -
> atto che segna la sovranità imperiale su queste regioni – diritto giustinianeo scompare progressivamente
in occidente perchè non c’è più il collegamente fra leggi e sudditi – diritto romano sparisce ma si mantiene
spesso come diritto consuetudinario – nel XII secolo viene scoperto a Bologna e da qui con uno studio
sempre più approfondito riprende piede la concezione romana del diritto –

Incursioni slave iniziano nel 545 – provengono dalla zona a nord del Danubio – sono seminomadi – si
dimostrano aggressivi e già dal VI secolo provano a insediarsi – pericolo si acuisce perchè a queste
poplazioni si aggiungono gli avari (provenienti dal Caucaso) -> sono anche all’origine dello spostamento dei
longobardi verso la penisola italica – pericolo serio per Bisanzio perchè chiedono riscatto e bottini ed è
quindi una forma di depauperamento dell’impero – imperatori affrontano questo pericolo con alterne
fortune che dipendono dalla situazione su altri fronti

Incursioni bulgare: provengono dall’odierna ucraina e sostituiscono gli avari come nuova potenza militare –
680: creano un primo nucleo di dominazione bulgara nell’impero

Questi stanziamenti diventano permanenti e queste regioni si slavizzano -> l’Illirico romano viene
profondamente trasformato: abbandonano il greco e adottano le lingue slave – sono inoltre un pericolo
militare che continua a impegnare gli eserciti imperiali che devono difendere altri fronti – uno degli
elementi di disgregazione dell’unità territoriale dei bizantini

I LONGOBARDI

Italia perde la propria centralità – Roma mantiene un prestigio di tipo storico e religioso -> sede del vescovo
successore di Pietro e Paolo – riconquista di Giustiniano -> guerra distruttiva che incide sui territori della
penisola (economicamente e materialmente) + epidemia di peste -> consolidamento della fase di decrescita
demografica

8.1
Che rimangano valide tutte quelle cose che avevano concesso Amalasunta, Atalarico e Teodato. Dietro
richiesta del venerabile Vigilio, vescovo della Roma più antica, abbiamo ritenuto fossero da stabilire alcune
cose che riguardavano l’utilità di tutti quelli che abitano le parti occidentali [dell’impero]. […]
2. Che le donazioni fatte da Totila siano tutte annullate. Se si trova qualcosa che è stato fatto o donato dal
tiranno Totila ad un Romano o a chiunque altro, non concediamo assolutamente che sia conservato e che
rimango saldo, ma stabiliamo che i beni, tolti a tali possessori, siano restituiti agli antichi padroni. Ciò infatti
che si trova fatto da quello al tempo della sua tirannide, non concediamo abbia valore nei tempi del nostro
legittimo governo.
11. Che le leggi degli imperatori si spandano su tutte le province dell’impero. Il diritto e le leggi inseriti nei
nostri codici, che subito abbiamo trasmesso in Italia con un editto, stabiliamo che abbiano un valore. Ma
anche quelle costituzioni che abbiamo promulgato successivamente ordiniamo che siano divulgate mediante
un editto, e che da quel momento nel quale saranno state rese note abbiano valore anche in Italia, affinché,
essendo stato con il volere di Dio riunito l’impero, anche l’autorità delle nostre leggi si spanda ovunque.

Prammatica Sanzione, 1, 2, 11 (554)

Longobardi si affacciano in Italia nel 568 – provengono dalla Pannonia ma le loro origini sono quasi
certamente scandinava – non sono una popolazione etnicamente omogenea -> la loro etnicità si forma
durante le migrazioni -> processo descritto da Paolo Diacono – guidati da Alboino – spostamento
consistente -> migrano anche le famiglie e non solo i guerrieri – popolazione che ha avuto pochi contatti col
mondo romano -> erano alleati con gli Avari – anzi l’arrivo in Italia è frutto di un accordo con loro – per i
longobardi esercito e popolo tendono a coincidere – dux è la figura che guida l’esercito – processo di
fusione fra longobardi e romani è molto lungo (fino VIII secolo)

Dinastizzazione: guerriero come capo militare -> titolo non ereditario – tuttavia fin dallo stanziamento i
longobardi creano un meccanismo di dinastizzazione del titolo

Ducati di Spoleto e Benevento – conquista molto frammentaria – alcuni territori restano ai bizantini ->
confini che si modificano nel tempo

Fara: gruppo parentale di aristocratici – erano la struttura su cui si organizzava l’esercito

Religione: longobardi erano ariani ma conservavano molti elementi pagani – nel VII secolo i sovrani si
convertono al cattolicesimo -> Liutprando si professa re cristiano

Re Alboino ucciso -> successore Clefi -> si apre un decennio di anarchia ducale -> ceto senatorio italico
espropriato delle loro terre e spesso cacciati -> si rifugiano nei territori bizantini spesso

Città ancorate attorno alla figura del vescovo -> tessuto cittadino regge

In Italia intanto i Longobardi tutti di comune accordo elessero re in Ticino Clefì, uomo nobilissimo della loro
nazione. Questi uccise o cacciò dall'Italia molti potenti Romani. Dopo aver tenuto il regno insieme alla
moglie Masane per un anno e sei mesi, fu sgozzato con la spada da un uomo del suo seguito.
Dopo la sua morte i Longobardi rimasero per dieci anni senza re e stettero sotto il comando dei duchi. Ogni
duca aveva la sua città: Zaban Ticino, Wallari Bergamo, Alichis Brescia, Euin Trento, Gisulfo Cividale. Ma
ci furono anche altri trenta duchi, oltre questi, ognuno nella sua città. In questi giorni molti nobili Romani
furono uccisi per cupidigia. Gli altri poi, divisi tra i Longobardi secondo il sistema dell'ospitalità, vengono
resi tributari con l'obbligo di versare la terza parte dei loro raccolti ai Longobardi. Per opera di questi duchi,
nel settimo anno dall'arrivo di Alboino e di tutta la sua gente, l'Italia fu per la massima parte - eccettuate le
regioni che aveva conquistato Alboino - presa e soggiogata dai Longobardi, dopo che questi ebbero spogliato
le chiese, ucciso i sacerdoti, rovinato le città e decimato le popolazioni che erano cresciute come messi sui
campi. [...] Intanto i Longobardi, dopo che per dieci anni erano stati sotto il potere dei duchi, alla fine, per
decisione comune, elessero come proprio re Autari, figlio del già ricordato principe Clefì, e per qualificare la
sua dignità gli attribuirono anche l'appellativo di Flavio: prenome che fu poi usato felicemente da tutti i
successivi re longobardi. Ai suoi giorni, al fine di restaurare il regno, ogni duca cedette per gli usi regi la
metà di tutti i propri beni, per costituire un patrimonio con cui il re, il suo seguito e coloro che si dedicavano
al suo servizio nelle diverse funzioni potessero mantenersi. Invece le popolazioni sottomesse furono
suddivise tra gli ospiti longobardi.

Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, II, 31-32, HI, 13,16 (anni 572-590).

- Re si eleggevano
- Ereditarietà
- Duchi avevano ciascuno la sua città -> centralità delle città
- Molti nobili romani uccisi o cacciati
- Autari prende l’appellativo di Flavio -> romanità

Agilulfo sale al trono dopo Autari -> Agilulfo sposa Teodolinda (origini bavare) -> il titolo regio poteva
passare per le mani di una donna -> Agilulfo non si converte ma fa battezzare il figlio Adaloaldo + sostiene e
protegge San Colombano (fondatore del monastero di Bobbio) – longobardi non sostituiscono vescovi
cattolici insediandone di ariani

Editto di Rotari: insieme di leggi longobarde - trascrizione di leggi comporta una trasformazione delle leggi
stesse – non è un testo fisso -> successori di Rotari modificano il testo – strumento politico e culturale -> è
scritto in latino – emanare leggi è un atto proprio del re

Inizia l’Editto che ha rinnovato Rotari signore, uomo eccellentissimo, re della stirpe dei Longobardi, con i
suoi giudici preminenti.
Nel nome del Signore, io Rotari, uomo eccellentissimo e diciassettesimo re della stirpe dei Longobardi,
nell’ottavo anno del mio regno col favore di Dio, nel trentottesimo anno d’età, nella seconda indizione e
nell’anno settantaseiesimo dopo la venuta nella provincia d’Italia dei Longobardi, dove furono condotti dalla
potenza divina, essendo in quel tempo re Alboino, [mio] predecessore, salute. Dato a Pavia, nel palazzo.
Quanta è stata, ed è, la nostra sollecitudine per la prosperità dei nostri sudditi lo dimostra il tenore di quanto
è aggiunto sotto, principalmente per le continue fatiche dei poveri, così come anche per le eccessive esazioni
da parte di coloro che hanno maggior potere, a causa dei quali abbiamo saputo che subiscono violenza. Per
questo, confidando nella grazia di Dio onnipotente, ci è parso necessario promulgare migliorata la presente
legge, che rinnova ed emenda tutte le precedenti ed aggiunge ciò che manca e toglie ciò che è superfluo.
Vogliamo che sia riunito tutto in un volume, perché sia consentito a ciascuno vivere in pace nella legge e
nella giustizia e con questa consapevolezza impegnarsi contro i nemici e difendere se stesso e il proprio
paese.

Leggi longobarde, prologo di Rotari (643).

8.4
48. Dell’occhio levato. Se qualcuno strappa un occhio ad un altro, si calcoli il valore [di quell’uomo] come
se lo avesse ucciso, in base all’angargathungi, cioè secondo il rango della persona; e la metà di tale valore
sia pagata da quello che ha strappato l’occhio.
- ogni persona ha un valore e dipende dalla sua condizione sociale
49. Del naso tagliato. Se qualcuno taglia il naso ad un altro, paghi la metà del valore di costui, come sopra.
50. Del labbro tagliato. Se qualcuno taglia il labbro ad un altro, paghi una composizione di 16 solidi e se si
vedono i denti, uno, due o tre, paghi una composizione di 20 solidi.
51. Dei denti davanti. Se qualcuno fa cadere ad un altro un dente di quelli che si vedono quando si ride, dia
per un dente 16 solidi; se si tratta di due o più [denti], di quelli che si vedono quando si ride, si paghi e si
calcoli la composizione in base al loro numero.
52. Dei denti della mascella. Se qualcuno fa cadere ad un altro uno o più denti della mascella, paghi per un
dente una composizione di 8 solidi.
54. Della ferita al volto. Se qualcuno provoca una ferita al volto ad un altro, gli paghi una composizione di
16 solidi.

Leggi longobarde, Rotari, cc. 1-8, 48-54 (643).

- Mutilare una persona in viso è un modo simbolicamente forte per sottrarre dignità ad una
persona

Liutprando – uno dei sovrani che si presenta come cristiano e il suo regno come cristiano – ostilità esplicita
dei vescovi di Roma verso i longobardi
Le leggi, che un principe cristiano e cattolico ha deciso di stabilire e valutare con saggezza, non le ha
concepite nell’animo, ponderate nella mente e rese proficuamente compiute con le opere per la propria
previdenza, ma per volontà e ispirazione di Dio, perchè il cuore del re è nelle mani di Dio, come attesta il
saggissimo Salomone che dice: “Come lo scorrere dell’acqua, così il cuore del re è nelle mani di Dio: se le
trattiene tutte le cose si seccano, ma se per la sua clemenza le lascia andare, tutte le cose sono irrigate e si
colmano di dolcezza”. Certamente anche Giacomo, apostolo del Signore, lo ha dichiarato nella sua lettera,
dicendo: “ogni ottimo regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto, discendendo dal Padre della luce”. […]
Noi, seguendo la norma di [Rotari], ispirati, come crediamo, dalla volontà divina, abbiamo analogamente
provveduto a togliere ed aggiungere quelle cose che ci sono parse conformi alla legge di Dio, come abbiamo
ordinato di scrivere in questa pagina. Per questo io, Liutprando, in nome di Dio, eccellentissimo cristiano re
dei Longobardi, nel primo anno del mio regno con la protezione di Dio, nel giorno precedente le calende di
marzo, nell’undicesima indizione, assieme a tutti i giudici, sia delle parti dell’Austria e della Neustria sia
anche dei territori della Tuscia, e con tutti gli altri Longobardi miei fedeli, alla presenza di tutto il mio
popolo, queste cose con consiglio comune ci sono parse e piaciute sante e conformi al timore ed all’amore di
Dio.

Aggiunte di Liutprando all’editto di Rotari


Evoluzione dell’etnicità longobarda – all’inizio del’VIII secolo si capisce che dichiararsi longobardi significa
essere parte di un regno sudditi dello stesso sovrano -> valore etnico-culturale è presente ma non più come
all’inizio – ormai i longobardi sono cattolici (non solo i re) -> re sostengono la chiesa e la cattolicità
Circa quegli uomini che possono avere una corazza e pure non ce l’hanno affatto, o quegli uomini minori che
possono avere cavallo, scudo e lancia e pure non li hanno affatto, oppure quegli uomini che non possono
avere, né hanno, di che mettere assieme (congregare), [stabiliamo] che debbano avere scudo e faretra. Resta
fermo che quell’uomo che ha sette case massaricie abbia la sua corazza con il restante equipaggiamento e
debba avere anche cavalli; e se ne ha di più, per questo numero deve avere i cavalli ed il restante armamento.
Piace inoltre che quegli uomini che non hanno case massaricie ed hanno 40 iugeri di terra abbiano cavallo,
scudo e lancia; così inoltre piace al principe circa gli uomini minori, che, se possono avere lo scudo, abbiano
la faretra con le frecce e l’arco.
Inoltre, circa quegli uomini che sono mercanti e che hanno denaro (pecunias), quelli che sono maggiori e
potenti abbiano corazza e cavalli, scudo e lancia; quelli che vengono dopo abbiano cavalli, scudo e lancia;
quelli che sono minori abbiano faretre con frecce ed arco.

Leggi longobarde, Astolfo, cc. 2-3 (anno 750).


- Norma che riguarda la partecipazione all’esercito – tutti gli uomini liberi longobardi in teoria – qua però
la norma prospetta una situazione diversa -> condizioni economiche
- Contingenti militari armati diversamente
- Non si fa riferimento all’essere longobardi o al non esserlo -> si dice tutti gli uomini = identificazione
etnica ha perso valore
- Esiste anche un ceto di mercanti e non solo proprietari terrieri – ce n’è di talmente ricchi da essere
equiparati ai proprietari terrieri -> non è una società semplice ma stratificata e economicamente vivace

BIZANTINI E PAPATO
In Italia ci sono anche i bizantini e la Chiesa – Italia divisa in tre – in questi secoli il papa inizia a definire una
fisionomia di primato che si afferma a partire dall’XI secolo – bizantini sono sempre meno disposti a inviare
risorse in Italia – vescovi si pongono un ruolo di supplenza rispetto a funzionari civili – Gregorio Magno papa
-> amministra non solo Roma ma anche il patrimonio di San Pietro che appartiene alla Chiesa – di Gregorio
Magno abbiamo le lettere – preoccupazione di difesa della città di Roma ecc -> funzioni svolte prima da
funzionari imperiali
A Pietro suddiacono. [...] Compra nuovo frumento per cinquanta libbre d'oro da estranei e riponilo in Sicilia
in luoghi dove non si rovini, in modo che nel mese di febbraio invieremo quante navi potremo per portarlo
da noi. Ma, se noi mancheremo di inviarle, procurerai tu stesso le navi e ci invierai il medesimo frumento,
con l'aiuto di Dio, nel mese di febbraio, eccettuata solo quella quantità di frumento che aspettiamo ora - nel
mese di settembre o di ottobre - e che ci sarà inviata secondo la consuetudine. La tua esperienza pertanto
vigili che il frumento sia raccolto senza che sia fatta alcuna violenza ai coloni ecclesiastici, perché qui c'è
stato un raccolto cosi scarso, che, se non si raccoglie con l'aiuto di Dio grano dalla Sicilia, incombe con
veemenza il pericolo della fame.

Gregorio Magno, Lettere, 1,70 (agosto 591).

Gregorio a Veloce magister militum. Già in precedenza in verità abbiamo comunicato alla gloria vostra che
quei soldati erano pronti a venire. Ma poiché la vostra lettera aveva comunicato che i nemici erano riuniti e
[pronti] a fare una scorreria verso Roma, è questa la causa che li ha trattenuti qui. Ma ora sembra utile che
siano inviati alcuni soldati, che la tua gloria si adopri con zelo dì ammonire ed esortare affinché siano pronti
al loro duro impegno. E se troverete l'occasione, parlate con i gloriosi figli nostri Marzio e Vitaliano, e fate
qualunque cosa a voi, con l'aiuto di Dio, parrà di utilità per la res publica. E se verrete a sapere che qui o
nella zona di Ravenna Ariulfo - il cui nome non dovrebbe nemmeno essere pronunciato - fa delle scorrerie,
voi impegnatelo alle spalle, cosi come si addice ad uomini forti, affinché con la qualità del vostro impegno il
vostro giudizio possa giovare maggiormente alla res publica.

Gregorio Magno, Lettere, II, 4 (settembre 591).

- Veloce è un soldato bizantino


- Papa suggerisce al comandante dell’esarcato cosa fare per tenere a bada le scorrerie longobarde

Gregorio a Giovanni vescovo di Velletri. La qualità dei tempi ammonisce a trasferire le sedi dei vescovi
stabilite dai tempi antichi in certe città in altri luoghi, che riteniamo più sicuri, e a trasferire le loro diocesi in
luoghi dove si possano dirigere anche gli abitanti e si possa più facilmente evitare il pericolo dei barbari.
Perciò stabiliamo che tu, Giovanni, fratello e coepiscopo nostro della città di Velletri, di lì trasferisca la tua
sede nella località detta Arenata presso la chiesa di S. Andrea apostolo, affinché possa vivere più libera dal
pericolo delle incursioni nemiche, e che prepari la festa solenne secondo la consuetudine.
Gregorio Magno, Lettere, II, 13 (febbraio 592).

Gregorio ad Agilulfo re dei Longobardi. Rivolgo grazie alla vostra eccellenza perché, udendo la nostra
richiesta, come [credevamo noi che] abbiamo avuto fiducia in voi, avete ordinato la pace che sarà di
giovamento a entrambe le parti. Per questo abbiamo lodato grandemente la prudenza e la bontà della vostra
eccellenza, perché amando la pace avete mostrato di amare Dio, che ne è l'autore. E infatti - che ciò non
succeda mai! - se non fosse stata stipulata la pace, cos'altro sarebbe successo, se non che con peccato e
pericolo di [entrambe] le parti sarebbe stato versato il sangue dei miseri contadini, il cui duro lavoro giova ad
entrambi? Ma affinché possiamo stabilire che a noi giova questa medesima pace che voi avete deciso, vi
chiediamo, salutandovi con paterna carità, che, ogni volta che se ne darà l'opportunità, ordiniate ai vostri
duchi stabiliti nelle diverse località (e soprattutto da queste parti) che custodiscano con sincerità questa pace.

Gregorio Magno, Lettere, IX, 66 (novembre-dicembre 598).


- Tono conciliante
- Fragile controllo dei sovrani longobardi sui duchi

In quel tempo fu invaso con l’inganno dai Longobardi il castello di Sutri, che rimase nelle loro mani per
centoquaranta giorni. Ma, dopo che erano state inviate dal pontefice al re continue lettere e ammonimenti, e
sebbene [fosse necessario anche l’invio di] molti doni, privatosi per una volta di tutta la sua potenza, il
predetto re dei Longobardi lo restituì e lo donò ai beatissimi apostoli Pietro e Paolo, facendo una donazione.
[…]
Dopo qualche tempo lo stesso re, fatta una spedizione per sottomettere i duchi di Spoleto e Benevento,
ricevuti dagli stessi duchi giuramenti e ostaggi, si riunì con tutto il suo esercito nel Campo di Nerone. Il
pontefice, uscito [dalla città] incontro a lui e arrivato alla sua presenza riuscì ad addolcire l’animo del re con
i suoi pii ammonimenti, cosicché quello si prosternò ai suoi piedi e promise di non commettere alcuna
violenza e di ritornare indietro. Infatti fu spinto a tanta compunzione dai pii moniti [del papa] che si spogliò
delle sue vesti e le depose davanti al corpo dell’apostolo. Dopodiché, recitata una preghiera, si ritirò.

Vita di Gregorio II, Liber pontificalis, I, pp. 407-408 (728).

Il quarto giorno il pontefice, uscito con i suoi giudici del clero e della milizia [e recatosi] nella chiesa del
beato Pietro apostolo, e unendosi di nuovo in colloquio con il medesimo re, lo pregò con insistenza, lo
ammonì e si adoperò con zelo ad esortarlo con paterno affetto, affinché compisse in tutto quella promessa
che suo padre Pipino di santa memoria, un tempo re, e lo stesso eccellentissimo Carlo con suo fratello
Carlomanno e tutti i giudici dei Franchi avevano fatto al beato Pietro e al suo vicario dalla santa memoria, il
signore Stefano papa (il più giovane dei due), quando si era recato in Francia [754]; [una promessa] con la
quale erano stati concessi parecchi territori e città d’Italia, affidandoli al beato Pietro e ai suoi vicari perché li
possedessero in perpetuo. Ed essendosi [allora il re] fatto rileggere [il testo di] questa stessa promessa, che
era stata fatta nel luogo detto Quierzy, tutte le cose che vi erano scritte piacquero a lui e ai suoi giudici. E di
propria volontà, di buon animo e volentieri, l’eccellentissimo e davvero cristianissimo Carlo re dei Franchi
ordinò di scrivere un’altra promessa di donazione a somiglianza della precedente, per mano di Eterio, suo
religioso e prudentissimo cappellano e notaio. E in essa concesse al beato Pietro le medesime città e territori
[di prima]; e promise di consegnare i medesimi al predetto pontefice sulla base di questi confini – come è
contenuto nella medesima donazione – e cioè: da Luni con l’isola di Corsica, poi Sorgnano, il monte
Bardone, Berceto, Parma, Reggio; e poi da Mantova a Monselice, e allo stesso tempo tutto l’esarcato di
Ravenna, nella sua antica estensione, e le province delle Venezie e dell’Istria; e pure tutto il ducato spoletino
e beneventano.

Vita di Adriano, Liber pontificalis, I, p. 498 (a. 774).

L’ESPANSIONE ISLAMICA
Espansione modifica tutti gli equilibri crati nel Mediterraneo e non – Henri Pirenne -> scrive Maometto e
Carlomagno -> pensa che il medioevo inizia con Maometto e Carlomagno
- Maometto segna l’inizio del medioevo nel mediterraneo
- Carlomagno segna l’inizio del medioevo nell’Europa continentale
Espansione veloce in un mondo molto instabile – Arabia è la culla dell’islam-> divisa fra una parte
settentrionale abitata da nomadi e una meridionale abitata da contadini stanziali (Arabia Felix) ->
centro di transito di prodotti di lusso e merci di scambio -> area ricca e strategica – il nord è
popolato da beduini e cammellieri che vivono nei deserti – praticano scorrerie e razzie periodiche
ai danni delle oasi del deserto centrale dove vivono stabilmente – tutta quest’area ha rapporti
intensi con l’impero bizantino e con quello persiano – ci sono comunità ebraiche insediatesi dopo
le diaspore romani ai loro danni – ci sono anche comunità cristiane in prevalenza monofisite –
sistema di norme consuetudinarie che governa queste tribù – due aree di insediamento importanti
= La Mecca e Medina (in precedenza Yatrib) – La Mecca è la sede religiosa di tutta questa regione –
governata dalla tribù dei Quraish – potere dato dal controllare i pellegrinaggi verso la Mecca dove
si trova la pietra nera – culti pagani, ebraismo e cristianesimo convivono
Nel 610 un ricco mercante inizia la predicazione del messaggio di Dio – fonti: fino al 660 tutte le
fonti sono sacre e come tali non possono essere sottoposte a esegesi storica – è materia di fede –
narrazioni storiche di quei fatti sono molto posteriori (IX-X secolo) – più antica copia del corano è
datata al 645-690 in corrispondenza della fondazione della moschea di Gerusalemme – i
musulmani iniziano a coniare monete proprie che riportano versetti del corano – intorno al 640
inizia ad essere utilizzato il sistema di datazione musulmana – islam religione rigidamente
monoteista (non c’è la Trinità) – profonda influenza del cristianesimo = idea del giudizio finale –
622: Maometto abbandona la Mecca perchè minacciato dalla tribù dei Quraysh pagani – fuga a
Medina – Maomentto si ritrova a dover amministrare anche una comunità politica – scontro con i
meccani ma alla fine la spuntano i seguaci di Maometto – torna a La Mecca – nel 632 Maometto
muore
Scontro tra un gruppo che ritiene che il successore debba essere un membro della famiglia di
Maometto chiamato Ali – e un gruppo che pensa si possa scegliere anche un non membro della
sua famiglia – sciiti e sunniti
Religione abbastanza semplice – non come le strutture dottrinarie cristiane – manca l’idea del Dio
uomo – Dio non puù essere rappresentato – non c’è un ceto di sacerdoti – non ci sono sacramenti
-> ci sono i 5 precetti fondamentali: fede, preghiera giornaliera, elemosina, digiuno periodico,
pellegrinaggio a La Mecca – corano accoglie sentenze = sure – comunità dei credenti si chiama
Umma – non c’è distinzione fra potere laico e religioso -> nella Umma e due sfere di potere non
sono distinte – la successione vede prevalere la fazione contraria ai compagni di Maometto e viene
eletto un nuovo califfo = vicario del profeta – califfato diventa prerogativa della tribù dei Quraysh –
nel 634 inizia l’espansione militare
Primo obiettivo è l’impero persiano che viene presto travolto e conquistato – inizia l’attacco ai
territori bizantini – conquistati la Siria, la Mesopotamia e Gerusalemme (fra 634 e 638) – fra 639 e
642 viene conquistato l’Egitto -> era granaio – forze locali trattano la resa coi musulmani -> perchè
l’impero aveva attuato una politica monofisita – nel 649 viene conquistata Cipro -> musulmani
entrano nel Mediterraneo – nel 651 iniziano le spedizioni verso oriente
guerrieri musulmani non vogliono possedere terre – verso i vinti c’è un atteggiamento di
accettazione – chi si converte diventa musulmano, coloro non si convertono diventano dihmmi
che rimangono liberi religiosamente ma pagano una tassa – musulmani soggetti al servizio
militare, dihmmi no – alcuni parlano della conquista della Siria come una liberazione
dall’oppressione bizantina
661: capitale viene spostata da La Mecca a Damasco -> città più proiettata nel Mediterraneo – a
partire da questo anno si avvia l’età Ommayade – nasce uno “stato” musulmano e riprende
l’espansione militare -> conquista dell’Africa nord-occidentale e della penisola iberica -

I FRANCHI E LA LORO ASCESA


L’ASCESA DEI PIPINIDI
regno franco -> rappresenta l’esempio più compiuto di integrazione e in generale di maggior successo e più
duraturo – formazione politica e sociale nuova, pienamente medievale <-> non è l’eredità riattualizzata
dell’impero romano – profonda fusione fra i mondi romano e franco –
VIII secolo – maggiore maturità del regno – compimento dei processi di cambiamento – impero è diventato
greco e ortodosso – baricentro dell’impero si sposta verso l’Asia minore – califfato musulmano occupa la
parte meridionale del Mediterraneo e la penisola iberico -> da qui continuano a fare incursioni verso nord –
si scontreranno a Poitiers (quando verranno definiti europei) – califfati musulmani contendono a Bisanzio la
supremazia dei mari – lotta dura ma anche un motivo di incontro e influenza reciproca fra cultura ellenistica
e musulmana -> tra X e XII secolo sono filosofi musulmani a tradurre dal greco i testi della filosofia classica -
> soprattutto Aristotele – in Occidente l’interlocutore di questa espansione musulmana è il regno franco –
potenza politica e militare più forte in occidente – si saldano i rapporti con il papa – cristianità tende a
orientarsi verso Roma rispetto ai patriarchi di Costantinopoli – il centro della cristianità si sposta
IV secolo – franchi insediati come federati nel basso Reno – dopo lo sfondamento del limes nel 406-7
mantengono la condizione di federati
V secolo – dominazione politica concentrata nell’odierno Belgio – espansione verso la Gallia – dal 481
comincia a definirsi un’aggregazione vera e propria intorno al re Clodoveo = capostipite della stirpe
merovingia – Clodoveo battezzato e paragonato all’imperatore Costantino – “capitale” a Parigi dove viene
seppellito Clodoveo
VI secolo – battaglia di Vouilles contro i visigoti nel 507 – visigoti spinti verso sud e franchi si
impadroniscono della Gallia meridionale – vittoria contro gli Alemanni -> allargano i confini a est – vincono i
Burgundi e Turingi a sud est – Franchi confinano quindi direttamente con l’Italia nell’arco alpino -> confine
conteso anche durante l’epoca longobarda – poi Carlo Magno conquisterà i territori del regno longobardo
- Adesione al cattolicesimo – da paganesimo a cattolicesimo senza lo step dell’arianesimo – conversione
opera del vescovo di Rennes Remigio – segna l’inizio di una collaborazione col papato e con la
cristianità – battesimo raccontato da Gregorio di Tours
Cariche episcopali appannaggio di gallo-romani – vescovi si occupano di tutte le facce dell’amministrazione
cittadina e difendono la popolazione soprattutto delle campagne – appartengono alle famiglie
dell’aristocrazia senatoria le quali hanno grande influenza nelle campagne – guida spirituale in quanto
vescovi ma anche guida amministrativa e politica
Vescovo Gregorio di Tours – vescovo autore della Historia Francorum (fino alla fine del VI secolo) – in
questo racconto della conversione di Clodoveo c’è la superiorità della cultura episcopale romana nelle sorti
del nuovo regno – rappresenta la grarchia episcopale come la vera artefice della fortuna di Clodoveo e del
regno franco – Clodoveo battezzato da un vescovo -> ruolo anche politico del vescovo – Clodoveo come
nuovo Costantino e assume le responsabilità dell’impero – tra cui l’uniformità religiosa del regno
- Guerre di conquista contro le eresie – motivo provvidenziale delle conquiste – dimensione ideologica è
importante per la costruzione di queste monarchie barbariche
- Vicinanza tra re, vescovi e ceto senatorio consolida la legittimità del potere franco
- Convocazione di concili (il primo a Orleans) – si discutono questioni che riguardano il regno nel suo
complesso e non solo questioni religiose
- re si fa costruttore e benefattore di chiese e monasteri
dal VII secolo i vescovi iniziano ad essere anche franchi e non più gallo-romani – culmine più ambito di una
carriera politica vera e propria – fedeltà al re è garanzia di ascesa sociale – re è fonte di promozione o
regresso sociale -> ciò non ha a che fare con la appartenenza a un’etnia – omogeneizzazione dei costumi e
dello stile di vita dei franchi -> comincia a non distinguersi più fra aristocrazia senatoria e franca – prevale lo
stile di vita dell’aristocrazia franca che viene adottato da questo nuovo ceto omogeneo

Chi si accomanda alla potestà altrui.


Al tal signore magnifico io. Poiché si sa benissimo da parte di tutti che io non ho di che nutrirmi o
vestirmi, io ho chiesto alla pietà vostra, e la vostra benevolenza me lo ha concesso, di potermi
affidare e accomandare al vostro mundio; e così ho fatto; cioè che tu debba aiutarmi e sostenermi,
tanto per il vitto quanto per il vestiario, secondo quanto io potrò servire e bene meritare; e, finché io
vivrò, ti dovrò prestare il servizio ed ossequio dovuti da un uomo libero e non potrò sottrarmi per
tutta la mia vita alla vostra potestà o mundio, ma dovrò rimanere finché vivrò nella vostra potestà
e protezione. Conseguentemente si conviene che se uno fra noi avrà voluto sottrarsi a questa
convenzione paghi tanti soldi di composizione al suo contraente e che la stessa convenzione
continui ad aver valore; conseguentemente si conviene che a questo riguardo debbano essere redatte
due lettere del medesimo tenore, confermate dalle due parti: ciò che fecero.

Formule Turonensi, MGH, FF 1, 43 (prima metà VIII sec)


- formula che si deve pronunciare quando ci si accomanda alla potestà altrui
- rapporto di subordinazione fra uomini liberi che rappresenta uno degli strumenti più diffusi di legami
nel mondo franco – sistema clientelare -> connotazioni specifiche secondo il rapporto che si crea e il
tipo di relazione
- il re ha una rete di clienti, gli aristocratici anche, gli uomini poveri entrano in queste relazioni per
migliorare la prpria posizione sociale
- anche i franchi dopo lo stanziamento diventano proprietari fondiari
tipo di successione: ereditarietà si afferma rapidamente ma questo non significa zero guerre di successione
– perchè il regno è parte del patrimonio del re – il regno no si lascia a un solo figlio ma si divide fra i figli –
spesso sono tanti i figli perchè i re franchi si sposano tante volte – in alcune fasi la competizione indebolisce
il re e il regno stesso
territorio: oganizzato in circoscrizioni con a capo i comites -> non sono dei semplici funzionari ma sono
anche dei fedeli del re – uso dei sovrani del legame di fedeltà personale e di tipo funzionariale – fine VII
secolo -> tra i funzionari merovingi ci sono i maestri di palazzo che sono funzionari di altissimo rango ->
erano alcune famiglie che monopolizzavano queste cariche -> nel VII secolo emerge la potenza dei
maggiordomi di palazzo dell’Austrasia dei Pipinidi – fondatore delle fortune della famiglie è Pipino II di
Herstall – nel 687 riunisce nelle sue mani il titolo di maestro di palazzo di Neustria, Austrasia e Borgogna – il
figlio di Pipino è Carlo Martello (piccolo Marte) che compie campagne militari contro barbari – nel 732
guida l’esercito franco contro i musulmani (battaglia di Poitiers) – nel regno franco si era verificata una
trasformazione per quanto riguarda l’esercito: il popolo di guerrieri si trasforma in una popolazione di
proprietari di terra -> connotazione che distingueva le popolazioni barbariche viene meno + convocare
l’esercito per il re diventa sempre più difficile – al posto dell’esercito di popolo i re iniziano a usare le loro
clientele (che sono anche militari) – ciclo: più guerra, più bottino, attrazione di maggiori clientele, esercito
più grande – per questo è Carlo Martello a condurre guerra contro le popolazioni vicine – clientele
diventano di tipo vassallatico – Pipino il Breve figlio di Carlo Martello viene acclamato re dopo un colpo di
stato – necessità di un riconoscimento formale che viene chiesto al papa –

Al carissimo signore apostolico Zaccaria, insignito del sommo pontificato, Bonifacio,


servo dei servi di Dio, salute. [...] La paternità vostra sappia anche che Carlomanno,
duce dei Franchi, mi ha convocato presso di sé e mi ha chiesto di riunire un concilio nella
parte del regno che è soggetta al suo potere. MI ha promesso di voler correggere ed
emendare l'osservanza ecclesiastica, che negli ultimi sessanta o ottanta anni è stata
conculcata e ridotta al nulla.
Se, per divina ispirazione, vorrà davvero condurre a termine il suo proposito, io debbo
avere e conoscere gli ordini e i consigli dell'autorità vostra, cioè della sede apostolica. È
infatti da più di ottanta anni che i Franchi - dicono i vecchi - non hanno riunito un
concilio, né avuto un arcivescovo, né confermato o rinnovato i canoni della chiesa. E ora
le sedi episcopali sono affidate per lo più a laici avidi di possesso o a falsi chierici
fornicatori che si arricchiscono in traffici mondani. Dunque se voi mi direte che io debba
intraprendere questa impresa richiestami da Carlomanno, desidero avere i pareri e gli
ordini della sede apostolica, nonché i canoni ecclesiastici. Se troverò diaconi che sono
giunti al diaconato vivendo sin dall'infanzia tra fornicazioni e turpitudini, e che anche da
diaconi hanno nel letto cinque o più concubine, né provano timore o vergogna a
chiamarsi diacono e a leggere il Vangelo; e se troverò che giungono in queste condizioni
all'ordine sacerdotale e che, perseverando negli stessi peccati e, aggiungendo peccato su
peccato, svolgono il ministero sacerdotale dicendo di poter intercedere per il popolo e
offrire l'ostia sacra; se infine - cosa peggiore di tutte - troverò che, salendo di grado in
grado costoro sono stati eletti e consacrati vescovi: ebbene, che per questi casi io abbia
una disposizione scritta della vostra autorità, in modo che i peccatori siano riconosciuti
colpevoli e puniti per verdetto apostolico.
Ma si trovano anche alcuni vescovi i quali, benché dicano di non essere fornicatori, sono
però dediti all'ubriachezza, incuranti del loro ministero, amanti della caccia; e vi sono
quelli che combattono armati nell'esercito e versano di propria mano il sangue dei
pagani e dei cristiani. Poiché so di essere servo e rappresentante della sede apostolica,
la mia parola e la vostra siano una sola, nel caso avvenga che in più persone chiediamo
un giudizio all'autorità vostra.
Lettere di S. Bonifacio (742)
- operazione di riforma della chiesa franca compiuta dai maestri di palazzo e non dal re stesso
- condizioni della chiesa del regno franco (fors tipiche anche di altre comunità cristiane)
- stile di vita degli ecclesiastici tipicamente laico
- monaco che scrive al papa su come agire fra i franchi = si sta creando un legame sempre più stretto con
il papa – rapporti politici e religiosi
la riforma in realtà non ha successo -> Carlo Magno ci riproverà

CARLO MAGNO

nuovo concetto di Europa con l’impero carolingio – all’interno della vicenda di ascesa dei pipinidi nella
battaglia di Poitiers per la prima volta un cronista usa il termine “europei” per riferirsi all’esercito di Carlo –
avvento di Carlo al trono dei merovingi segna un legame fortissimo fra Franchi e Papato

alleanza che ha grandi conseguenze sia sull’Italia che sull’impero – dal punto di vista geografico: Francia,
Paesi Bassi, Olanda, Lussemburgo, Austria, Svizzera, Italia longobarda (Carlo conquista solo il ducato di
Spoleto nell’Italia meridionale) – impero caratterizzato dalla dimensione continentale + proiezione verso
oriente -> Carlo estende l’antico confine del Reno fino all’Elba e oltre – l’impero carolingio dura fino all’887
con la deposizione di Carlo il Grosso – espansione carolingia a est determina l’inclusione stabile dell’Europa
centrale nelle vicende medievali

751: Pipino il Breve attua un colpo di stato e depone l’ultimo sovrano merovingio -> necessita di una
legittimazione che deriva dalla rete clientelare aristocratica creata dai pipinidi + legittimazione simbolica ->
viene dal monaco Bonifacio nel 751: incoronazione di Pipino e dei suoi due figli Carlo e Carlomanno –
volontà di sostituirsi alla dinastia regnante anche nella dimensione ereditaria

754: riconoscimento anche da parte del papa Stefano II -> papa da Roma si reca in Francia e consacra il re –
negli anni precedenti i longobardi con Astolfo conquistano Ravenna = eliminano il corridoio di terre nelle
mani dei bizantini -> Pentapoli a cavalo dell’appennino e la Romagna – garantisce collegamento fra parte
settentrionale del regno e i ducati – eliminazione definitiva e formale della presenza bizantina in Italia –
papa non aveva buoni rapporti con Costantinopoli per motivi religiosi e logistici – passo successivo nei
progetti di Astolfo è la conquista di Roma -> papa chiede aiuto ai Franchi di Pipino il Breve – perchè
rappresentano la potenza militare più forte – Pipino scende in Italia e riconquista i territori che Astolfo
aveva conquistato -> queste terre appartenevano ai bizantini ma Pipino le restituisce (parola usata dalle
fonti) al Papa -> nasce il primo nucleo di denominazione territoriale del futuro stato della Chiesa -> che si
chiama in questo periodo Patrimonio di San Pietro = nome tradizionalmente dato alle terre della chiese
episcopale di Roma (un tempo erano sparse per tutto l’impero romano) – descritta nella fonte Liber
Pontificalis = raccolta di biografie dei papi che comincia a essere composta nell’VIII secolo ma che parte da
Pietro

1. Nasce il Patrimonio di San Pietro (Patrimonium Sancti Petri)


Il quarto giorno il pontefice, uscito con i suoi giudici del clero e della milizia [e recatosi] nella chiesa del
beato Pietro apostolo, e unendosi di nuovo in colloquio con il medesimo re, lo pregò con insistenza, lo
ammonì e si adoperò con zelo ad esortarlo con paterno affetto, affinché compisse in tutto quella promessa
che suo padre Pipino di santa memoria, un tempo re, e lo stesso eccellentissimo Carlo con suo fratello
Carlomanno e tutti i giudici dei Franchi avevano fatto al beato Pietro e al suo vicario dalla santa memoria, il
signore Stefano papa (il più giovane dei due), quando si era recato in Francia [754]; [una promessa] con la
quale erano stati concessi parecchi territori e città d’Italia, affidandoli al beato Pietro e ai suoi vicari perché li
possedessero in perpetuo. […] E di propria volontà, di buon animo e volentieri, l’eccellentissimo e davvero
cristianissimo Carlo re dei Franchi ordinò di scrivere un’altra promessa di donazione a somiglianza della
precedente […] E in essa concesse al beato Pietro le medesime città e territori [di prima]; e promise di
consegnare i medesimi al predetto pontefice sulla base di questi confini – come è contenuto nella medesima
donazione – e cioè: da Luni con l’isola di Corsica, poi Sorgnano, il monte Bardone, Berceto, Parma, Reggio;
e poi da Mantova a Monselice, e allo stesso tempo tutto l’esarcato di Ravenna, nella sua antica estensione, e
le province delle Venezie e dell’Istria; e pure tutto il ducato spoletino e beneventano.

Vita di Adriano, Liber pontificalis, I, p. 498 (a.774)

- 774: conquista del regno dei longobardi da parte di Carlo


- Promessa del papa Stefano II
- Pipino si era impegnato a consegnare terre non ancora conquistate (ducati di Spoleto e benevento)

Nel nome del Signore Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. Io Ludovico imperatore augusto
stabilisco e concedo tramite questo patto di conferma a te, beato Pietro principe degli Apostoli, e per te al tuo
vicario il signore Pasquale, sommo pontefice e papa universale e ai suoi successori in perpetuo, in vostra
potestà e dominio – come tennero i vostri predecessori fino ad ora [e voi stesso tenete] – la città di Roma con
il suo ducato, le zone suburbane e tutti i villaggi e i suoi territori montani e marittimi, le spiagge e i porti e
tutte le città, i castelli e le ville fortificate che sono nella Tuscia [romana], cioè Porto, Centumcellae,
Cerveteri, Blera, Manturana, Sutri, Nepi, il castello Gallese, Orte, Bomarzo, Amelia, Todi, Perugia con le sue
tre isole – la maggiore, la minore, la Polvese – Narni, Otricoli, con tutti i territori e i confini pertinenti alle
suddette città.
Ugualmente [concedo] in Campania Segni, Anagni, Ferentino, Alatri, Patrica, Frosinone, con tutti i territori
della Campania, e inoltre Tivoli […]. E ancora l’esarcato di Ravenna nella sua totalità con le città e i castelli
che il signore re Pipino di pia memoria e il nostro padre di buona memoria Carlo imperatore già avevano
donato […], cioè la città di Ravenna e l’Emilia: Bobbio, Cesena, Forlimpopoli, Forlì, Faenza, Imola,
Bologna, Ferrara, Comacchio e Adria e Gabelum […]. E insieme la Pentapoli, cioè Rimini, Pesaro, Fano,
Senigallia, Ancona, Osimo, Numana, Iesi, Fossombrone, Montefeltro, Urbino e il territorio di Valva, Calle,
Luceoli, Gubbio […].
Allo steso modo [concedo] il territorio della Sabina, come fu concesso nella sua totalità, tramite un
documento di donazione, da nostro padre Carlo imperatore al beato apostolo Pietro […]. E poi nella Tuscia
longobarda Città di Castello, Orvieto, Bagnoreggio, Ferentillo, il castello di Viterbo, Orclas, Marta,
Tuscania, Sovana, Populonia, Roselle e le isole di Corsica, Sardegna e Sicilia […].
E poi [concedo] in Campania Sora, Arce, Aquino, Teano e Capua e i patrimoni che sono in vostra potestà e
dominio, cioè il Patrimonio beneventano e salernitano e quello della Calabria inferiore e superiore e il
patrimonio di Napoli, e ovunque nel regno e impero a noi affidato si sa che ci siano vostri patrimoni.
[…] Allo stesso modo con questo nostro decreto di conferma corroboriamo le donazioni che fecero
spontaneamente al beato apostolo Pietro nostro nonno, il re Pipino di pia memoria, e poi il signore e padre
nostro Carlo, e [confermiamo] anche il censo e le pensioni e gli altri donativi che annualmente si era soliti
portare al palazzo del re dei Longobardi sia dalla Tuscia longobarda sia dal ducato di Spoleto, come è scritto
nelle suddette donazioni e si stabilì fra il papa Adriano di santa memoria e il signore nostro padre Carlo […],
restando salva in tutto la nostra dominazione sui medesimi ducati e la loro soggezione a noi […].

Patto di Ludovico il Pio con papa Pasquale, MGH, KK 1 (817).


- Confini ben definiti del Patrimonio

774: Carlo re dei longobardi – gruppo dirigente franco – insedia suoi fedeli al posto dei duchi longobardi –
una parte dell’aristocrazia longobarda aderisce alla conquista (es. Paolo Diacono scrive la sua opera nella
corte imperiale)
781: figlio di Carlo Pipino diventa re dei longobardi e l’Italia risulta quindi divisa fra regno longobardo, Italia
meridionale bizantina e Papato – possibilità di una conquista dell’Italia intera viene meno – crescita del
prestigio di Roma e del pontefice
800: incoronazione di Carlo – diverse fonti
Essendo arrivato il giorno del Natale di Nostro Signore Gesù Cristo, si riunirono tutti insieme di
nuovo nella medesima basilica del beato Pietro apostolo. E allora il venerabile e benefico presule
incoronò [Carlo] con le sue mani con una preziosissima corona. Allora tutti i fedeli Romani,
vedendo quanta protezione e amore aveva avuto per la santa Chiesa romana e per il suo vicario, per
volontà di Dio e del beato Pietro possessore delle chiavi del Regno dei Cieli esclamarono
all’unanimità con voce altisonante: “A Carlo, piissimo augusto coronato da Dio, grande e pacifico
imperatore, vita e vittoria!” Fu detto per tre volte, davanti alla sacra confessione del beato Pietro
apostolo, invocando contemporaneamente parecchi santi; e così da tutti fu fatto imperatore dei
Romani. Subito il santissimo sacerdote e pontefice unse re il suo eccellentissimo figlio Carlo con
l’olio santo, nello stesso giorno del Natale di Nostro Signore Gesù Cristo.

Vita di Leone III, Liber pontificalis, II (800).


- Il papa compie il gesto e i fedeli romani sostengono questa scelta
- Fonte di parte pontificia

Nello stesso giorno santissimo della nascita del Signore, allorché il re durante la messa si alzava
dalla preghiera davanti alla confessione del beato Pietro apostolo, il papa Leone gli impose la
corona sul capo, e fu acclamato da tutto il popolo romano: “A Carlo, augusto, coronato da Dio,
grande e pacifico imperatore romano, vita e vittoria!” E dopo le laudi fu adorato dal papa secondo
l’uso degli antichi principi e, deposto il nome di patrizio, fu chiamato imperatore ed augusto.

Annali dei regno dei Franchi, MGH, SRG, anno 800.


- Fonte di parte imperiale
- Due versioni sono molto simili
- Consacrazione viene però descritta come una adorazione da parte del papa – chi è determinante? Chi
crea il re? Il papa o il diritto ereditario?

Le cause della sua ultima venuta [a Roma] non furono solo queste, ma ci fu anche il motivo che i
Romani avevano costretto papa Leone a invocare la protezione del re, avendogli fatto subire molte
violenze, cioè a dire gli avevano strappati gli occhi e tagliata la lingua. Perciò venne a Roma per
rimettere a posto la situazione della Chiesa, che era diventata eccessivamente confusa, e vi si
trattenne per tutto il periodo invernale.
In questo periodo prese il titolo di imperatore e di Augusto. Il che dapprima lo contrariò a tal punto
che giunse a dichiarare che in quel giorno, anche se era una delle più grandi festività, mai sarebbe
entrato in chiesa se avesse potuto supporre quale era il progetto del pontefice. In seguito però
sopportò con grande tolleranza l’odio suscitato dall’aver egli assunto quel titolo, sdegnandosi
soprattutto di ciò gli imperatori romani, vinse la loro arrogante fierezza con la sua magnanimità,
nella quale indubbiamente li superava di gran lunga, e ottenne ciò mandando loro frequenti
ambascerie e chiamandoli fratelli nelle sue lettere.

Eginardo, Vita di Carlo, MGH, SRG, 28.


- Biografo ufficiale di Carlo
- Carlo prima si indigna del titolo conferitogli
- Si dice il motivo per cui Carlo scende a Roma = aiutare il papa a cui hanno tagliato la lingua e cavato gli
occhi vittima delle fazioni cittadine
- Non si dice chi incorona il re
- Aggettivo “romano” usato per indicare i bizantini
- In questa fonte il papato scompare

E poiché allora il titolo imperiale era vacante nelle terre dei Greci ed essi avevano per imperatore
una femmina, parve giusto allo stesso papa Leone e a tutti i santi padri presenti nell’assemblea ed
anche a tutto il resto del popolo cristiano, di dover dare a Carlo, re dei Franchi, il nome
d’imperatore, dal momento che egli aveva in suo potere la città di Roma, dove i Cesari sempre
avevano avuto la consuetudine di risiedere, e le altre residenze imperiali in Italia, in Gallia e in
Germania. Poiché Dio onnipotente aveva permesso che tutte queste sedi venissero in suo potere, a
loro sembrava giusto che egli, con l’aiuto di Dio e a richiesta di tutto il popolo cristiano, avesse tale
dignità. Alla loro richiesta re Carlo non volle opporre un rifiuto; ma, sottomettendosi al volere di
Dio, e a petizione dei sacerdoti e di tutto il popolo cristiano, nel giorno della natività di Nostro
Signore Gesù Cristo assunse il titolo d’imperatore con la consacrazione di papa Leone.

Annali di Lorsch, MGH, SS 1, anno 800

- Lorsch è un monastero
- Raccontano la situazione nell’impero bizantino
- Giustificazione del titolo imperiale sta nel fatto che la corona di bisanzio era vacante (era sul trono una
donna = Irene) e che Carlo ha nelle sue mani la forza politica di un imperatore -> possiede Roma e le
altre residenze imperiali (Milano, Ravenna, Treviri)

Atto dal punto di vista ideologico e simbolico denso di significati e interpretazioni contradditorie

CONQUISTE TERRITORIALI DI CARLO E GESTIONE DEI TERRITORI

Dal 771 re Carlo diventa unico re dopo la morte del fratello Carlomanno

Guerra contro i Sassoni: si conclude nel 803 – erano pagani la cui conversione si era avviata con Bonifacio –
popolazione bellicosa e restia – Carlo interviene in modo violento – 795: capitolare sassone (capitolari =
leggi dei re carolingi – erano divisi in capitoli da cui capitolari – materie politiche, economiche, militari,
religiose...) emanato da Carlo in cui sono contenute le disposizioni da adottare per convertire i sassoni (es.
pena di morte per ogni forma di renitenza) – provvedimenti che ottengono il risultato voluto – Sassonia
diventa una parte fondamentale dell’impero e lo sarà ancora di più quando l’impero di “germanizzerà”

Contro i Frisoni: odierni Paesi Bassi

Contro i Bavari: depone il re Tassilone

Contro gli avari: stanziati nella valle del Danubio

Contro i musulmani

 Terre di recente conquista -> creazione delle marche = circoscrizioni territoriali di tipo militare (es.
marca del Friuli, di Spagna...)
 Il resto dell’impero organizzato in comitati e ducati
 A capo delle circoscrizioni ci sono funzionari -> sono in parte amovibili ma nella maggior parte dei
casi sono anche vassalli del re -> reti clientelari che sostengono l’ascesa dei pipinidi – rapporto di
fedeltà personale tra uomini liberi – Carlo si serve degli uomini a lui fedeli insediandoli come
funzionari di queste circoscrizioni – questo meccanismo regge per tutto il regno di Carlo e in parte
per quello del figlio Ludovico – ma poi entra in crisi per due problemi:
1) rapporto vassallatico tende a diventare ereditario
2) pratica successoria del mondo franco di lasciare il titolo regio ai figli -> nell’impero diventa un
momento di disgregazione – nel frattempo si formano reti vassallatiche attorno ai funzionari e
non al re stesso

DIVISIONE DELL’IMPERO E RAPPORTI VASSALLATICI

territori dell’impero molto differenti fra loro – per religione, economia, insediamento – sforzo di inglobare
pienamente queste terre nel sistema carolingio -> fondazione di città (nuove, che non hanno subito
romanizzazione) in cui si insediano vescovi e attorno alle quali si creano diocesi -> sistma di controllo delle
terre – comitati e ducati - continuano ad esistere i regni -> come vengono amministrati tutti questi territori?
Funzionari amovibili – compiti dei funzionari: difesa, giustizia (amministrata mediante assemblee chiamate
placiti a cui partecipano un gruppo di uomini liberi e al quale si rivolgono i liberi che rivendicano diritti lesi –
a questi tribunali si presentavano anche persone molto modeste come contadini), pace – funzionari
amovibili ma...> società franca basata su reti clientelari (non esiste la piramide feudale) -> diventerà dopo
Ludovico il Pio un elemento di fragilità – vassallaggio: giuramento reciproco fra due uomini liberi -> senior si
impegna a fornire remunerazione (beneficio), protezione e sicurezza <-> uomo libero si sottomette al senior
e dà in cambio servizio militare e la partecipazione ai placiti nella veste di consigliere (auxilium et concilium)
– carolingi usano i propri vassalli come funzionari – mandati talvolta in circoscrizioni lontane – problema
nasce da:

1) processo di frammentazione del potere imperiale -> dall’843 territorio imperiale diviso in tre aree
(franchi occidentali, orientali, striscia centrale di terre dal mare del Nord all’Italia chiamata Lotaringia
da Lotario – per avere il titolo imperiale bisogna cingere la corona di Lotaringia e del Regno d’Italia –
tutti gli imperatori andavano a Roma a farsi dare la corona d’Italia) – ciascuna delle tre parti ha il suo re
e questi creano delle reti clientelari nuove
2) rapporto vassallatico tende a diventare ereditario – diventa frequente il succedere al proprio padre nel
rapporto vassallatico – se i funzionari dell’imperatore sono vassalli e questo rapporto tende a
diventare ereditario allora anche la carica diventa ereditaria – meno possibilità di controllare i
funzionari

termine feudo non è corretto per l’epoca carolingia – si parla di rapporto vassallatico e di beneficio e non di
feudalesimo e feudo

Per quanto riguarda i beni della Chiesa, che fino ad oggi i laici hanno avuto in beneficio per volere del re,
continuino a goderne come prima finché non siano revocati alle chiese stesse per volere del re. E se fino ad
oggi veniva devoluto al patrimonio della Chiesa la decima e la nona, si continui a fare come prima; oltre a
ciò si consegni alle chiese un soldo per cinquanta servi casati, mezzo soldo per trenta, un terzo di soldo per
venti; e chi fino ad oggi ha versato altre tasse, per il futuro faccia come ha sempre fatto. E là dove fino ad ora
non è stato versato alcun censo, se vi sono dei beni ecclesiastici vengano censiti, e se non ve ne sono se ne
prenda nota. E vi sia differenza tra le precariae stabilite dal signore e quelle concesse dai vescovi, abati e
badesse di loro propria volontà, in modo che a questi ultimi sia permesso, in qualunque momento loro
piaccia, pretendere la restituzione al patrimonio della Chiesa di quei beni che avranno concesso in beneficio,
in modo che ciascuno con fedeltà e fermezza serva alla causa di Dio, in onore del Signore.
Capitolare di Héristal, KK 1, c. 14 (779).

- Capitolare = legge carolingia emanata dal re


- Ecclesiastici remunerano i vassalli attraverso i beni della chiesa – già Carlo Martello aveva usato i beni
della chiesa per darli ai suoi vassalli in beneficio (a titolo temporaneo)

Che nessuno abbandoni il suo signore dopo che abbia ricevuto da lui il valore di un soldo, salvo se [il
signore] lo vuole uccidere o colpire col bastone o violare sua moglie e sua figlia o togliergli l’eredità.
Capitolare di Aquisgrana, KK 1, c, 16 (802-803)
- Condizioni in cui il vassallo toglie l’eredità e la dipendenza dal senior

Se qualcuno vorrà abbandonare il suo signore e potrà comprovare uno dei seguenti crimini: cioè, in primo
luogo che il signore abbia voluto ingiustamente ridurlo in servitù; in secondo luogo, che abbia tramato contro
la sua vita; in terzo luogo, che il signore abbia commesso adulterio con la moglie del suo vassallo; in quarto
luogo, che il signore si sia scagliato con la spada sguainata contro di lui con la volontà di ucciderlo; in quinto
luogo, che il signore non abbia prestato aiuto al suo vassallo dopo che questo si era accomandato nelle sue
mani, allora sia lecito al vassallo abbandonarlo.
Capitolari franchi, KK 1, c. 8 (801-813?)
- Casistica più dettagliata
- Impegno vincolante per entrambe le parti

1. Giuramento dei fedeli. Io vi servirò fedelmente per quanto io saprò e potrò, con l’aiuto di Dio, senza
inganno o frode e con il consiglio e l’aiuto secondo il mio ufficio e la mia persona affinché quel potere che
Dio vi concesse, voi possiate conservarlo ed esercitarlo secondo la sua volontà e per la salvezza vostra e dei
vostri fedeli.
2. Giuramento del re. Anche io per quanto saprò e potrò ragionevolmente fare, con l’aiuto di Dio, onorerò
ciascuno di voi secondo la sua condizione e persona; e veglierò che egli sia onorato ed aiutato; gli conserverò
la sua propria legge e il suo diritto; e userò verso lui quella giusta misericordia di cui egli avrà bisogno e di
cui farà ragionevole richiesta, come un re fedele deve onorare e salvare secondo giustizia i suoi fedeli. E per
quanto lo consente l’umana debolezza e per quanto Dio mi darà intelligenza e potere, non abbandonerò
questa decisione a favore di nessuna persona nè per consiglio malevolo né per alcuna altra indebita
esortazione; e se io sarò deviato a causa della mia debolezza, quando avrò capito ciò, cercherò
volontariamente di porvi riparo.
Giuramenti di Quierzy, KK 2, cc. 1-2 (858)
- Formula che devono pronunciare i vassalli che si subordinano al re
- Formula che deve pronunciare il re
Sistema di legami vassallatici accresce e aumentano le occasioni di conflitto

Se il conte non amministra la giustizia della sua circoscrizione, mantenga a sue spese un nostro messo finché
tutti i processi siano conclusi; e se un nostro vassallo non avrà fatto giustizia, allora si installino nella sua
casa un conte e un messo e vivano a sue spese, finché non sia fatta giustizia.
Capitolare di Héristal, KK 1, c. 21 (779)
- Nesso fra circoscrizioni territoriali e legame vassallatico
Comportamento da mantenere verso il tuo signore.
Dio, come credo, e tuo padre Bernardo nel fiorente vigore dell’inizio della tua gioventù hanno scelto il
signore che tu hai ora, Carlo; ricordati ancora che è nato da una grande stirpe ed è di origine nobile da
entrambi i lati, e non lo servire in modo tale che piaccia solo all’apparenza, ma anche che coinvolga i tuoi
sensi, e tieni il corpo e l’anima pura e preserva la fedeltà a lui in tutte le cose […]. Perciò, figlio, ti esorto
perché tu mantenga finché viva la fedeltà con il corpo e con la mente […]. Mai esca da te un improperio a
causa della follia dell’infedeltà; il male non nasca neppure nel tuo cuore, al punto da farti essere infedele in
qualcosa al tuo signore […], cosa che non credo che avverrà né in te né nei tuoi compagni d’arme […]. Tu,
pertanto, Guglielmo, figlio mio […] come ti ho detto sii sincero, vigile, utile e eccellente; e sforzati di
esibire, in ogni affare che sia di utilità del potere regio, per quanto Dio ti darà le forze, la massima prudenza
dentro e fuori.
Dhuoda, Manuale per mio figlio, III, 4 (843)

Ruolo degli ecclesistici e in particolare dei vescovi: integrati nel sistema politico carolingio – in cambio della
protezione offerta dal re e del processo di evangelizzazione i vescovi partecipano a pieno titolo
all’amministrazione dell’impero – ad esempio vengono impiegati come missi dominici (inviati del dominus) -
> funzione itinerante -> vescovi inviati pr controllare l’amministrazione dei funzionari laici -> per mantenere
il legame centro-periferie, per esercitare il potere del re in zone distanti dal centro – partecipano al sistema
vassallatico – partecipano alla guerra – ruolo nella creazione di un’ideologia imperiale -> intellettuali
funzionali al regime – si arricchiscono grazie al rapporto col re -> la decima diventa obbligatoria durante
l’impero carolingio
Carlo presentato come unica guida della cristianità – azione di cristianizzazione verso tutta l’area orientale –
rapporto privilegiato con Roma e il papato (a partire da Pipino II) <–> papato consolida il proprio prestigio
grazie anche al rapporto con i franchi – entrambi rivendicano l’eredità romana e imperiale -> universalismo
– impero come strumento di unificazione della comunità cristiana – istruzione del clero (era
particolarmente ignorante) – fonda e ingrandisce i monasteri = centri dell’organizzazione del territorio e di
irradiazione dell’evangelizzazione

Carlo, per grazia di Dio re dei Franchi e dei Longobardi, e patrizio dei Romani, all’abate Baugulfo
[dell’abbazia di Fulda] e a tutta la sua comunità, così come ai fedeli a te affidati, tramite nostri
ambasciatori rivolgiamo nel nome di Dio onnipotente un amabile saluto.
Sia noto alla devozione vostra […] che abbiamo disposto che i vescovadi e i monasteri che, per
volontà di Dio sono stati affidati al nostro controllo, oltre all’osservanza della regola e alla
pratica della santa religione, devono occuparsi di iniziare allo studio delle lettere coloro che per
dono di Dio sono in grado di apprendere sulla base delle capacità di ciascuno; come la regola
garantisce l’onestà dei costumi, allo stesso modo l’impegno di insegnare e di apprendere le
lettere regoli e orni l’ordine delle parole. Coloro che desiderano piacere a Dio vivendo
rettamente, non trascurino di piacergli anche parlando in modo corretto. […]
Negli anni passati ci sono state spesso indirizzate da molti monasteri delle lettere per informarci
dell’impegno profuso nella recitazione di sante e devote preghiere proclamate a nostro
beneficio. Tuttavia in diversi di questi scritti abbiamo notato la presenza di un pensiero corretto
ma anche l’uso di un linguaggio scorretto. […]
Da tale constatazione di è sviluppato il nostro timore che, insieme con l’abilità nello scrivere,
diminuisca anche la capacità di comprendere in modo adeguato la Sacra Scrittura. Perciò vi
esortiamo non solo a non trascurare gli studi delle lettere, ma anche a fare a gara nel coltivarli
[…] di modo che possiate comprendere più facilmente e in modo corretto i misteri della Sacra
Scrittura. […] A tale compito siano preposti uomini che hanno la volontà e la capacità di
imparare come anche il desiderio di insegnare agli altri. Noi infatti desideriamo che voi siate,
come dovrebbero essere dei soldati della chiesa, devoti interiormente e dotti esteriormente,
casti nella condotta di vita e ben istruiti nell’uso della parola. […]
Non dimenticare di inviare una copia di questa lettera a tutti i tuoi suffraganei e a ogni vescovo
e a tutti i monasteri, se vuoi avere grazia presse di noi.

MGH, Leges I, Epistola de litteris colendis


- Necessità di promuovere lo studio del latino
- Scuole in cui entravano sia laici sia coloro che erano destinati alla carriera ecclesiastica

Impero carolingio termina nel 887 – deposizione di Carlo il Grosso – deposto dall’aristocrazia dell’impero –
con la motivazione di non essersi opposto con le armi ai vichinghi ma di aver pagatoun riscatto – questo fu
un pretesto
Beneficio e carica tendono a diventare ereditarie – ereditarietà del titolo vassallatico inizia ufficialmente
con il capitolare di Quierzy -> imperatore non assegna il beneficio vacante a nessuno prima che gli eredi
maschi del vassallo morto siano tornati dalla guerra
Funzionari le cui prerogative sono ormai ereditarie le esercitano senza tener conto dei confini stabiliti
dall’impero – non c’è più controllo (a iniziare dai missi dominici)
Frantumarsi dell’aristocrazia attorno all’imperatore
= fine dell’età carolingia

Definitiva divisione in regni – impero non riprende più le dimesioni territoriali di Carlo <-> passaggio da
ordinamento pubblico fondato su un disegno di organizzazione di tutti i territori imperiali alla convivenza di
molti centri di potere più piccoli, attorno ai quali si definiscono nuove realtà territoriali -> a questa
creazione di centri prende parte una molteplicità di famiglie aristocratiche
Patrimonizzazione o allodizzazione delle funzioni pubbliche -> considerate come se fossero proprietà della
famiglia – molti di questi signori cercano di impadronirsi di funzioni pubbliche e estendere l’area geografica
di competenza – accanto alla frammentazione c’è un procsso di ricomposizione dei poteri

X secolo = “secolo di ferro”

Conflittualità molto alta – nuove invasioni barbariche – perdita di prestigio del sovrano e dell’imperatore <-
> accrescimento del potere locale

Incursioni:

1) Saraceni – popolazioni musulmane non arabe provenienti dall’africa settentrionale – episodio pi


sconcertante è il saccheggio nell’846 della cattedrale di San Giovanni Laterano a Roma – praticano
la pirateria – riescono a creare delle basi: una in Provenza (Fraxinetum), da cui partono scorrerie
nell’entroterra – distruzione del monastero di Farfa (Rieti):

1. La distruzione del monastero di Farfa (Rieti)


Infine [i Saraceni] arrivarono al monastero, che cercarono di espugnare dopo averlo
circondato da ogni parte, ma non ci riuscirono mai. Infatti il venerabile Pietro, abate dello
stesso monastero [1], fidando nell’aiuto di Dio e in quello dei soldati, spesso li espelleva
dal territorio del suo monastero, li faceva inseguire a lungo e, uccidendone molti, rimaneva
[poi] tranquillo per parecchi giorni. Ma quelli, aggressivi, poiché avevano [già] soggiogato
al proprio potere tutti i luoghi vicini, tornavano sempre lì a combattere. Allora il predetto
abate, avendo sostenuto questa oppressione con i suoi monaci per sette anni consecutivi,
e vedendo che Dio aveva del tutto dimenticato il popolo cristiano a causa della sua
malizia, abbandonandolo al potere dei pagani, vedendo che per nessuna ragione poteva
allontanare più oltre tali calamità da quel luogo, presa una decisione: divise i fratelli e i
tesori in tre parti. Ne mandò una a Roma, un’altra la mandò a Rieti, e lui stesso invece si
rifugiò con la terza parte nel comitato di Fermo, dopo aver abbandonato del tutto il
monastero; ma prima di partire distrusse il ciborio […] e nascose i pezzi sotto terra: e fino
ad oggi nessuno è riuscito a trovarli.
Una volta che fu uscito quello con i suoi monaci, gli Agareni entrarono e invasero il luogo.
Dopo averlo perlustrato, piacque loro tanto che non danneggiarono per nulla l’edificio
perché apparve loro bellissimo, riservandosi di decidere, quando a loro fosse sembrato
opportuno, di entrarvi e di abitarlo. Accadde in seguito che alcuni ladruncoli cristiani, che
vagabondavano qua e là a causa della loro povertà, capitassero lì di notte e dormissero in
un angolo del monastero [e], acceso un fuoco, fuggissero atterriti dalla paura. Il fuoco
arse, e in assenza degli uomini prevalse e bruciò tutto ciò che era rimasto. I predetti
ladruncoli erano del paese di Catino; non riuscirono [infatti] a tenere nascosto il male che
avevano commesso per negligenza.
Ugo di Farfa, Distruzione del monastero di Farfa, FSI 33, pp. 31-32.
[1] Pietro fu abate probabilmente dall’ 890 al 919; la distruzione del monastero di Farfa va
collocata intorno all’ 898.

2. Il rapimento dell’abate di Cluny


Avvenne che in quel tempo il beato Maiolo, mentre stava facendo ritorno dall’Italia, si
imbattesse in una stretta valle alpina proprio in questi saraceni. Essi lo catturarono e lo
condussero con tutti i suoi compagni in un luogo isolato della montagna, benché il monaco
fosse gravemente ferito ad una mano da una freccia destinata ad uno dei suoi monaci.
Spartite tra loro tutte le cose appartenenti all’abate, i saraceni gli chiesero se avesse al
suo paese delle ricchezze capaci di riscattarlo dalla prigionia con i suoi compagni. […]
Alla fine alcuni monaci, viaggiando con sollecitudine, giunsero in quel luogo, e,
consegnato ai saraceni il riscatto pattuito, riportarono al monastero il loro abate e gli altri
che con lui erano stati catturati. Gli stessi saraceni, poco dopo, circondati in una località
chiamata Frassineto dall’esercito del duca Guglielmo d’Arles [1], furono tutti massacrati e
nessuno di loro riuscì a far ritorno in patria.
Rodolfo il Glabro, Storie, I, 9.
[1] Guglielmo conte di Provenza.

Clima di violenza endemica che i sovrani non riescono a frenare – tra gli obiettivi di questa violenza ci sono
spesso chiese e abbazie – i vescovi e le chiese intervengono per arginare questa violenza – ci sono fonti
3. La violenza dei cavalieri (tregue di Dio)
1. Maledizione contro coloro che violano le chiese. Se qualcuno avrà violato una santa
chiesa, o ne avrà portato via qualcosa con la violenza se non rimedierà sufficientemente a
ciò che ha fatto, sia maledetto.
2. Maledizione contro coloro che distruggono i beni dei poveri (pauperes). Se qualcuno
avrà predato una pecora, un bue, un asino, una vacca, un capra, un capro o dei maiali di
contadini o di altri poveri, a meno che non lo abbia fatto per propria colpa, se trascurerà di
risarcire tutto completamente, sia maledetto.
3. Maledizione contro coloro che colpiscono i chierici. Se qualcuno avrà attaccato, preso o
percosso un sacerdote, un diacono o qualunque altro membro del clero che non porta
armi, cioè scudo, spada, corazza e elmo, ma che va semplicemente in giro o sta nella sua
casa, a meno che, dopo un esame del suo proprio vescovo, non si scopra che [il chierico]
è incorso in qualche delitto, quel sacrilego, se non avrà dato soddisfazione, sia tenuto
lontano dalle soglie della santa Chiesa di Dio.

Concilio di Charroux, cc. 1-3 (989)

- Chiesa comincia a definire il modello di miles, cavaliere, soldato che deve avere delle certe
caratteristiche

4. Il giuramento del cavaliere (1025 circa)


Non invaderò in nessun modo una chiesa. […].
Non attaccherò il chierico o il monaco se non portano le armi del mondo […]
Non prenderò il bue, la vacca, il maiale, la pecora, l’agnello, la capra, l’asino e il fardello
che porta, la giumenta e il suo puledro non domo. Non assalirò il contadino né la
contadina, i sergenti o i mercanti; non prenderò il loro denaro; non li costringerò al riscatto;
non li rovinerò prendendo i loro averi e quelli del loro signore, e non li batterò per toglier
loro il sostentamento. Col pretesto della guerra non incendierò né abbatterò le case […] .
Non taglierò né sradicherò né vendemmierò le viti altrui, col pretesto della guerra […]. Non
distruggerò mulini e non ruberò il grano che vi si trova […]
Al ladro pubblico e riconosciuto non procurerò né appoggio né protezione […]
Non attaccherò il mercante né il pellegrino e non li spoglierò, salvo se commettono
qualche malefatta. Non ucciderò il bestiame dei contadini, se non per il mio nutrimento e
quello della mia scorta.[…]
Non attaccherò le donne nobili, né quelli che circoleranno con esse, in assenza del loro
marito […]; mi comporterò allo stesso modo con le vedove e le monache.
Non spoglierò neppure quelli che trasportano vino su carrette e non prenderò i loro buoi.
Non fermerò i cacciatori, i loro cavalli e i loro cani […].
Titolo imperiale rimane strettamente collegato al regno d’italia – re e imperatore devono il loro appoggio
alle aristocrazie locali che diventano sempre più forti e importanti – rapporto fra sovrani e aristocrazie
fondato su scambio di servizi e redistribuzione di ricchezze – da metà IX secolo si riduce la capacità dei
sovrani di redistribuire ricchezze alle aristocrazie – ma questi sovrani hanno sempre più bisogno dei servizi
militari dell’aristocrazia – richieste di stabilizzare le loro funzioni pubbliche rendendole ereditarie ora
vengono accolte dai sovrani – patrimonio fondiario di questi aristocratici si concentra nelle aree di cui sono
a capo – formazione di poteri pubblici su base locale – i sovrani subiscono una forte limitazione dal
proliferare di questi poteri pubblici – a questo processo partecipano anche le aristocrazie ecclesiastiche
Regno italico: spazio politico importante perchè è collegato al titolo imperiale – dagli ultimi anni del IX
secolo il regno diventa teatro di una serie di guerre tra diversi aspiranti al titolo imperiale – provengono da
famiglie del tutto nuove rispetto ai funzionari carolingi – famiglie italiche – dotate di solide reti vassallatiche
– numero notevole di fonti = diplomi -> concessioni di beni, terre, diritti fatte dal re o imperatore ai privati –
iniziano a definirsi nuove aree di dominazione territoriale e locale all’interno del regno italico (inizio dello
sviluppo dei comuni)

1. Conferma di diritti, Genova


In nome di Dio eterno, Berengario e Adalberto re per grazia divina. Conviene che l’eccellenza
regale inclini gli orecchi ai voti dei suoi fedeli, per renderli più fedeli e pronti nella loro obbedienza,
perciò […] confermiamo e corroboriamo a tutti i nostri fedeli e abitatori della città di Genova tutte
le cose e proprietà loro, i livelli e le precarie e tutte le cose che possiedono secondo le loro
consuetudini, quale che sia il titolo o il tipo di scrittura con il quale le acquisirono, e quelle cose che
ad essi pervennero da parte del padre e della madre. Confermiamo e corroboriamo loro tutte le cose
dentro e fuori della città, insieme con le terre, vigne e prati, pascoli, selve, saliceti, seminativi, rive,
mulini, diritti di pesca, monti, valli, pianure, acque e corsi d’acqua, servi ed ancelle dell’uno e
dell’altro sesso e tutto quello che può essere detto e nominato, che secondo la loro consuetudine essi
possiedono, con annessi e connessi nella loro integrità. Ordiniamo anche che nessun duca,
marchese e conte, sculdascio, decano o qualsiasi altra persona grande o piccola del nostro regno osi
entrare ad esercitare atti di autorità nelle loro case o pretenda il mansionatico [1] o rechi loro
ingiuria o molestia. […] Se qualcuno violerà questo nostro precetto […] sappia che pagherà mille
libbre d’oro puro, metà alla nostra camera e metà ai sopraddetti uomini e ai loro eredi e proeredi.
Berengario II e Adalberto, Diplomi, FSI 38, n.11 (958).
- Già a metà del X secolo esiste una comunità cittadina – si presentano non come semplici individui ma
come comunità
- Nessuna autorità pubblica può amministrare la giustizia dopo queste concessioni – disgregazione delle
funzioni pubbliche

2. Fortificazioni, vescovo, Verona


In nome del Signore Dio eterno. Berengario re. Sappia la devota solerzia di tutti i fedeli della santa
chiesa di Dio e nostri presenti e futuri che Ardingo, reverendissimo vescovo e diletto nostro
arcicancelliere, ha pregato umilmente la clemenza della nostra serenità affinché, a causa
dell’incursione dei pagani, concedessimo con la nostra autorità al diacono Audeberto, della santa
chiesa di Verona, la libertà di costruire un castello nella località detta Nogara, fra le corti delle Due
Quercie e il villaggio di Tilliano, sulla riva del fiume Tartaro, e ci degnassimo di concedere in
perpetuo – dietro le preghiere del predetto vescovo – al detto diacono il permesso di esercitare i
commerci e costruire un mercato intorno e dentro il medesimo castello. Cedendo alle degne
richieste di quello, abbiamo concesso al diacono Audeberto di costruire nel predetto luogo e fondo
un castello, e con questo scritto gli abbiamo concesso di rafforzarlo con bertesche, merli e
propugnacoli e fossati e ogni difesa necessaria […]; e [pertanto] costruisca lì, con il nostro
permesso, un mercato di sua proprietà, [e poi] concediamo al medesimo diacono in proprietà, nella
sua totalità, il teloneo, la palifittura, il ripatico, tutti i redditi e tutte le entrate, i diritti coercitivi o
qualunque cosa per qualunque motivo lì sia potuta talvolta appartenere alla parte regia. E nessun
conte, visconte, sculdascio, gastaldo, decano o persona grande o piccola di qualunque dignità e
ordine osi custodire il placito nel medesimo castello, o esigere o rivendicare lì qualcos’altro alla
parte regia, o presuma richiedere il mansionatico, o costringa a pagare qualcosa del medesimo
mercato alla parte pubblica […].
Berengario I, Diplomi, FSI 35, n.65 (906).
- Concessioni: possibilità di costruire un castello (per arginare le incursioni dei pagani), permesso di
esercitare i commerci -> capiamo che il castello non è solo una struttura protettiva ma sono centri di
organizzazione del territorio e centri commerciali

6. Fortificazioni, vescovi, città, Bergamo


In nome della santa e indivisibile Trinità. Berengario re per il favore della clemenza divina. […]
Sappia pertanto la solerzia di tutti i fedeli della santa chiesa di Dio e nostri presenti e futuri che il
venerabile vescovo Ildegario e il glorioso conte del nostro sacro palazzo Sigefredo, nostri diletti
consiglieri, si sono rivolti alla nostra mansuetudine, a nome di Adelberto reverendo vescovo della
santa chiesa di Bergamo, rivelandoci che la medesima città di Bergamo è stata devastata per
l’attacco dei nemici, per cui ora è angustiata soprattutto dall’incursione dei crudeli Ungari e dalla
pesante oppressione dei conti con i loro ufficiali, e chiedendoci che le torri e le mura della città
siano riedificate e che, con la fatica e l’impegno del predetto vescovo e dei suoi concittadini e di
coloro che si rifugiano lì sotto la difesa della chiesa matrice del Beato Vincenzo, siano riportate allo
stato precedente […]. Assentendo volentieri alle loro devote preghiere, […] abbiamo stabilito che
per l’impellente necessità e le incursioni dei pagani la medesima città di Bergamo sia riedificata
ovunque il predetto vescovo e i suoi concittadini lo stimeranno necessario. Inoltre le torri e i muri e
le porte della città, [ricostruite] con la fatica e l’impegno del medesimo vescovo e dei concittadini lì
rifugiatisi, stiano in eterno sotto il potere e la protezione del vescovo e dei suoi successori.
Berengario I, Diplomi, FSI 35, n. 47 (904).
- Collaborazione tra il vescovi e i suoi concittadini – cittadini vengono tirati in ballo come coautori della
costruzione delle mura

7. Diritto di battere moneta, vescovi, città, Mantova


In nome della santa e individua Trinità, Lotario per grazia di Dio re. […] Sappiano tutti i fedeli
della santa Chiesa di Dio e nostri che per consiglio e preghiera del marchese Berengario nostro
sommo consigliere, e del conte Manfredo, con queste nostro precetto confermiamo, secondo quanto
giustamente e legalmente possiamo, alla santa chiesa di Mantova, a capo della quale si trova il
venerabile vescovo Pietro, il diritto di battere moneta già concesso alla sede episcopale dai nostri
predecessori, stabilendo che in queste tre città, Mantova, Verona e Brescia, abbia fermo e
inviolabile corso senza opposizione alcuna. Vogliamo tuttavia che la lega dell’argento e il peso sia
quello che piacerà e sarà convenuto dai cittadini delle predette città. E ordiniamo anche, con la
nostra regale autorità che, quanto noi e i nostri predecessori abbiamo concesso alla santa Chiesa
mantovana, sia osservato e conservato in perpetuo.
Lotario, Diplomi, FSI 38, n. 10 (947).
- Si concede al vescovo di battere moneta che abbia corso in tre città -> significa che hanno rapporti
commerciali – quantità di argento presente nella moneta deve essere concordata con i cittadini
(mercanti probabilmente)
EPOCA POST-CAROLINGIA, DISGREGAZIONE E RICOMPOSIZIONE DEI POTERI
- Confini nuovi dei tre regni (non che nell’impero carolingio non ci fossero regni) = vero elemento di
novità
- Processo di appropriazione delle cariche
- Funzione pubblica diventa prima vitalizia e poi ereditaria
- Carica come beneficium per i vassalli
Si formano aree di potere locale con confini differenti che quasi mai coincidono con le circoscrizioni
pubbliche carolingie – la base materiale su cui si costruiscono queste nuove dominazioni è la proprietà
fondiaria – concessioni che i sovrani possono fare -> tra cui funzioni pubbliche (vedi sopra le fonti) – fisco
imperiale si impoverisce a vantaggio di queste economie locali – signori in lotta tra loro per il predominio ->
tra cui anche episcopati e enti ecclesiastici – nascono nuovi distretti pubblici, alcuni anche grandi (es.
marchesato d’Ivrea)
Costruzione di fortificazioni = incastellamento – valore economico e politico delle fortificazioni
Contadini che coltivano terre tante appartenenti al proprietario delle fortezze ma anche coloro che
coltivano anche terre di altri proprietari vicino alle fortificazioni di altri -> terre spezzettate – signori
esercitano funzioni pubbliche – contadini liberi subordinati a queste fortificazioni e quindi ai loro proprietari
– contemporaneamente hanno magari vincoli economici con un altro proprietario che non è il proprietario
della fortezza a cui ora si trovano subordinati “personalmente”

Scena dell’arazzo di Bayeux – qua si vede la scena che riproduce la costruzione di un castello

Signoria territoriale si esercita su territori compatti <-> signoria fondiaria non necessariamente

Signoria territoriale è caratterizzata dall’esercizio di diritti pubblici (districtus o banno in area francese =
diritto di comandare e costringere) -> proprietario fondiario non possiede il districtus
PROPRIETA’ FONDIARIA

Sistema curtense – le fonti dell’epoca parlano di curtes o villae – proprietà fondiaria frazionaria al suo
interno che dal punto di vista dell’amministrazione viene diviso in due parti: dominicum e massaricium –
dominico amministrato direttamente dal proprietario attraverso servi e opere di lavoro obbligatorie – il
resto sono terreni affidati a contadini che pagano un affitto e soprattutto concedono corvees = prestazioni
di lavoro obbligatorie – dominico spesso ha una destinazione colturale specifica -> prevalentemente
boschivo – la parte massaricia è destinata all’arativo e alla cerealicoltura – sostentamento, canone da
versare al proprietario e surplus che può essere destinato al commercio – frammentazione fondiaria ->
elemento di inefficienza – non è casuale però -> frammentazione garantisce a tutti i contadini di poter
disporre di terreni a diversa vocazione agricola e con diversa fertilità + frammentazione permette di avere
almeno una porzione di incolto e bosco – di queste ville si parla in un capitolare -> disposizioni su come
amministrare le proprietà fondiarie dell’imperatore

Desideriamo che ogni intendente faccia un resoconto annuale di tutte le nostre entrate,
dando conto delle nostre terre coltivate dai buoi che i nostri aratori guidano e delle nostre
terre che gli affittuari delle fattorie dovrebbero arare; dei maiali, degli affitti, degli obblighi e
delle multe; della selvaggina presa nei nostri boschi senza il nostro permesso; delle varie
composizioni; dei mulini, della foresta, dei campi, dei ponti e delle navi; degli uomini liberi
e delle contrade in obbligo verso il nostro erario; dei mercati, delle vigne e di coloro che ci
devono il vino; del fieno, della legna da ardere, delle torce, delle tavole e degli altri tipi di
legname; delle terre incolte; degli ortaggi, del miglio, del panico; della lana, del lino e della
canapa; dei frutti degli alberi; dei noci, grandi e piccoli; degli alberi innestati di ogni genere;
degli orti; delle rape; degli stagni di pesce; delle pelli, delle pelli e delle corna; del miele e
della cera; del grasso, del sego e del sapone del vino di gelso, del vino cotto,
dell'idromele, dell'aceto, della birra e del vino, nuovo e vecchio; del grano nuovo e di
quello vecchio; delle galline e delle uova; delle oche; del numero dei pescatori, dei
lavoratori del metallo, dei fabbricanti di spade e dei calzolai; dei bidoni e delle casse; dei
tornitori e dei sellai; delle fucine e delle miniere, cioè di ferro, di piombo o di altre sostanze;
dei puledri e delle puledre. Ci faranno conoscere tutte queste cose, esposte
separatamente e in ordine, a Natale, in modo che possiamo sapere cosa e quanto di ogni
cosa abbiamo.

Si deve prestare la massima attenzione affinché tutto ciò che viene preparato o fatto con
le mani - cioè pancetta, carne affumicata, salsiccia, carne parzialmente salata, vino, aceto,
vino di gelso, vino cotto, garum, senape, formaggio, burro, malto, birra, idromele, miele,
cera, farina - tutto deve essere preparato e fatto con la massima pulizia. Ogni intendente
in ogni nostro dominio avrà sempre, a scopo ornamentale, pavoni, fagiani, anatre, piccioni,
pernici e tortore.

In ciascuna delle nostre tenute le camere saranno dotate di pannelli di legno, cuscini,
guanciali, coperte, coperte per i tavoli e le panche; recipienti di ottone, piombo, ferro e
legno; ferri da stiro, catene, coppelle, asce, trivelle, coltelli e ogni altro genere di attrezzi, in
modo che non sia mai necessario andarli a prendere altrove o prenderli in prestito. E le
armi usate contro il nemico dovranno essere ben curate, in modo da mantenerle in buone
condizioni; e quando saranno riposte, saranno collocate nella camera.

Dei generi alimentari non proibiti nei giorni di digiuno, si mandino ogni anno due terzi per il
nostro uso, cioè delle verdure, del pesce, del formaggio, del burro, del miele, della senape,
dell'aceto, del miglio, del panico, delle erbe secche e verdi, dei ravanelli e, inoltre, della
cera, del sapone e di altri piccoli prodotti; e ci si comunichi, con una dichiarazione, quanto
è rimasto, come abbiamo detto sopra; e questa dichiarazione non deve essere omessa
come in passato, perché dopo quei due terzi vogliamo sapere quanto resta.

Ogni amministratore dovrà avere nella sua circoscrizione buoni operai, cioè fabbri, un
orafo, un argentiere, calzolai, tornitori, falegnami, fabbricanti di spade, pescatori,
fabbricanti di sapone, uomini che sappiano fare birra, sidro, sidro di pere o altri tipi di
liquori buoni da bere, fornai per fare dolci per la nostra tavola, fabbricanti di reti che
sappiano fare reti per la caccia, la pesca e la caccia agli uccelli, e altri tipi di lavoro -
uomini troppo numerosi per essere indicati.

Capitolare sulle villae, KK 1

- Prodotti non destinati solo all’autoconsumo – ma anche al commercio – sistema curtense non era
chiuso
- Presenza di artigiani all’interno della curtis – funzionale ancora non solo all’autoconsumo ma alla
reddititvità

Sono chiamati «polittici» gli inventari dei beni fatti scrivere dalle chiese e dai monasteri in età
carolingia. Essi rappresentano una fonte molto utile non solo sul piano qualitativo, ma anche dal
punto di vista quantitativo. Analizzano, infatti, la struttura di ogni villa, dominico e terra tributaria
(=massaricio), elencando i censi e i servizi che devono i singoli mansi. Il più antico, il più celebre,
e uno dei più ricchi è il polittico redatto, tra l'806 e l'829, per ordine di Irminone, abate di Saint-
Germain-des-Prés. Da esso è tratto il brano seguente.

[L'abbazia] possiede a Palaiseau un manso dominico (mansum dominicatum) con abitazione e altri
immobili in numero sufficiente.
Essa vi possiede 6 culturae di terra arabile, estese 287 bonniers dove possono essere seminati 1300
moggi di frumento; e 127 arpenti di vigna dove possono essere raccolti 800 moggi di vino. Essa
possiede 100 arpenti di prato, su cui possono raccogliersi 150 carri di fieno.
Essa possiede nella località un bosco stimato una lega di circonferenza, dove si possono ingrassare
50 porci.
Essa vi possiede 3 mulini. Ne ricava un censo di 154 moggi di grano.
Essa vi possiede una chiesa costruita con cura, con tutto il necessario (cum omni apparatu). Le
appartengono 17 bonniers di arativo, 5 arpenti e mezzo di vigna, 3 arpenti di prato…
Essa possiede un'altra chiesa a Gif, che tiene il prete Warodo. Ne dipendono 7 «ospiti». Ed essa
possiede, tra il prete e i suoi ospiti, 6 bonniers e mezzo di arativo, 5 arpenti di vigna, 5 arpenti di
prato, 1 bonnier di giovane bosco (silva novella)… Walafredo, colono e maior, e la moglie, colona,
chiamata Eudimia, uomini di San Germano, hanno in casa due bambini, di nome Walahildo e
Leutgardo. Egli tiene 2 mansi ingenuili, costituiti da 7 bonniers di terra arabile, 6 arpenti di vigna, 4
arpenti di prato. Egli paga per ogni manso 1 bue, un altro anno 1 porco; 4 denari per il diritto d'uso
del bosco (in lignericia), 2 moggi di vino per il diritto di pascolo, una pecora con un agnello.
Lavora per i cereali d'inverno (ad hibernaticum) 4 pertiche, per quelli di marzo (ad tremissem) 2
pertiche; corvées (corvados), lavori con il carro (carroperas), opere manuali (manoperas), taglio di
legna secondo quanto gli viene comandato; 3 polli; 15 uova…
L'abbazia possiede a Palaiseau 108 mansi ingenuili, che corrispondono ogni anno al momento
dell'esercito 6 carri (carra), ogni tre anni 108 porci, ogni due anni 108 pecore con gli agnelli, 240
moggi di vino per il diritto di pascolo, 35 soldi per il diritto d'uso del bosco, 350 polli, 1750 uova, 9
soldi di testatico (de capatico).
I mansi, mansi ingenuili, absi e servili, sono in complesso 127.

Textes et documents d'histoire, 2, Moyen Age, a cura di J. CALMETTE, nuova ed. aumentata a cura di CH.
HIGOUNET, Paris, P.U.F., 1953, pp. 87-88.

- Si tratta di un polittico = inventario di beni che compongono le curtes


- Fornisce indicazioni sulla curtis stessa
- Utile per studiare la composizione della famiglia (soprattutto contadina) nell’alto medioevo
- Descrizione della parte dominica: vediamo qual è il livello di cura con cui viene fatto l’elenco – non solo
la dimensione delle terre agricole ma si precisa quanta parte è destinata all’aratura, al prato, al bosco e
di ciascuna si specifica la resa
- Descrizione della parte massaricia: si fa riferimento alle corvees

NUOVI STANZIAMENTI

Ondata di nuove incursioni nel IX e X secolo – stanziamenti vichinghi sono quelli che cambiano di più
l’Europa – origine scandinava – si muovono in direzioni diverse – approfittando anche di un periodo
climaticamente favorevole (optimum climatico medievale)

- Prima ondata di spostamenti che investono tutte le isole settentrionali a nord della Scozia – toccano poi
l’Islanda e la Groenlandia – dalla Svezia verso le pianure dell’odierna Russia -> a differenza delle
migrazioni che avevano un carattere di razzia in questo caso si tratta di mercanti che raggiungono le
pianure russe (variaghi o rus) -> danno impulso a Kiev = più antico nucleo della odierna Russia
- Capacità di creare insediamenti stabili – come in Normandia: capo Rollone chiede al re dei franchi
occidentali il titolo di duca della futura Normandia – Rollone si sottomette al re di Francia con rapporti
vassallatici – sviluppo sociale e politico straordinario – la Normandia si crea con una serie di reti
vassallatiche con al centro il duca – 1066: Guglielmo il Bastardo (diventato dopo il Conquistatore)
diventa re d’Inghilterra – dalla Normandia arrivano anche i gruppi di vichinghi in Italia – guerrieri
chiamati dalle varie signorie territoriali italiane – dalla scomparsa delle dominazioni longobarda e
bizantini nascono in Italia delle signorie locali in guerra fra di loro – signori territoriali chiamano in
soccorso i normanni, che hanno fama di essere bravi guerrieri – arriva un gruppo di guerrieri guidati da
Guglielmo d’Altavilla – rapidamente riescono a ricavarsi un ruolo politico importante – grazie
all’appoggio dei papi – nascono le premesse per la nascita del regno di Sicilia (1130) – nato con lo
stesso modo politico utilizzato in Normandia – Inghilterra, Normandia e italia meridionale = modelli
politici quasi identici – incursioni dei vichinghi sono per questo diverse da quelle ungare e saracene –
storia della conquista di Guglielmo dell’Inghilterra rappresentata sull’arazzo di Bayeux

1. L’arazzo di Bayeux
- Il ricamo di Bayeux narra una grande vicenda che unisce Francia e Inghilterra, la
conquista del regno inglese da parte del duca Guglielmo di Normandia nell’autunno del
1066, con la sconfitta e la morte del re Harold nella battaglia di Hastings, il 14 ottobre.
Questi avvenimenti sono un momento chiave nella storia inglese; al contempo il ricamo
di Bayeux è uno dei più noti repertori iconografici del medioevo europeo, una tela di 68
metri di lunghezza e 50 centimetri di altezza, esito della cucitura di nove pezze di
lunghezza diversa. Su questa tela le immagini sono state prodotte tramite un ricamo in
filo di lana a 10 colori; una rappresentazione ampia e articolata, che comprende 627
persone (di cui solo 3 donne), 33 edifici, 32 navi e 738 animali.
Tra secolo X e XI si affermò in Inghilterra e nel nord della Francia un modello ideale di
società fondato sulla convergenza dei tre ordini sociali – i combattenti, gli uomini di
religione e i lavoratori – la cui funzione era di aiutarsi a vicenda (ognuno con le proprie
capacità di protezione, preghiera e sostentamento materiale) e di convergere a sostegno
del potere regio. L’arazzo contiene un’importante rappresentazione di questo ideale del
potere regio come punto di convergenza dei tre corpi sociali: una volta incoronato, re
Harold è rappresentato in trono, con l’aristocrazia militare da un lato e l’arcivescovo di
Canterbury dall’altro; all’esterno del palazzo il resto della società, ovvero cinque
personaggi privi di specifici segni di status, volti verso la sala del trono. Così, nel momento
della celebrazione del potere del re, i tre ordini della società si raccolgono attorno a lui. Si
può dunque vedere nel ricamo il portatore di una cultura politica e di un modello di
convivenza non solo tra Normanni e Inglesi, ma tra aristocratici e monaci, re e poveri.

- Società cristiana – si immagina come un corpo – ciascun individuo ha un ruolo – ordines: oratore,
bellatores, laboratores – a ciascuno è affidato un ruolo da cui non può prescindere – il fine ultimo è il
benessere dell’organismo – per raggiungere questo scopo ci vuole il sostegno attorno al sovrano
(rappresentato anche come il cuore di questa società)
- Rappresentazione chiara di questo modello ideale si trova nell’arazzo

2. La società tripartita
Il re: Cosi la casa di Dio è una, e retta da una sola legge?
Il vescovo: La società dei fedeli forma un solo corpo, ma lo Stato ne comprende tre.
Perché la legge umana distingue altre due classi: nobili e servi, infatti, non sono retti dallo
stesso regolamento. [...]
[I nobili] sono i guerrieri, protettori delle chiese; sono i difensori del popolo, dei grandi
come dei piccoli, di tutti, insomma, e garantiscono al tempo stesso la propria sicurezza.
L'altra classe è quella dei servi: questa razza infelice non possiede nulla se non al prezzo
della propria fatica. Chi potrebbe con i segni dell'abaco fare il conto delle occupazioni che
assorbono i servi, delle loro lunghe marce, dei duri lavori? [...]
La casa di Dio, che si crede una, è dunque divisa. in tre: ora gli uni pregano, gli altri
combattono, gli altri infine lavorano. Queste tre parti coesistono e non sopportano di
essere disgiunte; i servizi resi dall'una sono la condizione delle opere delle altre due; e
ciascuna a sua volta si incarica di soccorrere l'insieme. Perciò questo legame triplice è
nondimeno uno; cosi la legge ha potuto trionfare, e il mondo godere della pace.

Tripartizione che non tiene presente i cambiamenti sociali in atto – mercanti non sono interpellati
Anche all’interno del clero ci sono ripartizioni – fra clero secolare -> preti – clero regolare (sottoposto a una
regola) -> monaci – e laici - all’interno di questa ripartizione i monaci occupano un posto preminente – idea
che i monaci si dedicano giorno e notte alla preghiera per tutti <-> clero secolare deve stare a contatto col
secolo, col mondo e quindi non ha tempo di pregare sempre – alla fine di questa tripartizione ci sono i laici -
> coloro che si macchiano di più peccati (soprattutto uccidono perchè fanno la guerra)
1140: emanato una raccolta di leggi della chiesa – si definisce fra le altre cose il clero distinguendolo dal
laicato – prerogative dei laici: sposarsi, procreare, pagare le decime, obbedire ai vescovi -> cade
inevitabilmente nel peccato

LA RIFORMA DELLA CHIESA DELL’XI SECOLO


Punto di partenza di questo processo è la situazione che si delinea dopo la caduta della dinastia carolingia -
> estrema frammentazione dei poteri pubblici – signori laici ed ecclesiastici che fondano il prorprio potere
sulla proprietà fondiaria – puzzle di dominazioni territoriali di dimensioni differenti fra di loro (in Italia i
possessi dei Canossa sono amplissimi) – poteri si esercitano su uomini che vivono in quei territori
organizzati spesso in castelli e fortificazioni – non esiste più una dinastia in grado di assicurare il controllo
sui territori – agiscono sul piano politico anche gli ecclesiastici -> con una prospettiva di razionalizzazione di
questo processo politico – punta a limitare la violenza dei conflitti + dar vita a un sistema politico più
efficiente = diversi strumenti = emanazione di norme
Ruolo del papato: gode di prestigio – comincia a fondarsi su una riflessione dottrinale – es. donazione di
Costantino – 1054: scisma fra la chiesa orientale e quella occidentale – nel XI secolo il papato diventa
protagonista di primo piano
Rapporto fra potere laico ed ecclesiastico nel regno franco: rapporto strutturale – clero sono
strutturalmente inseriti nel regno franco e svolgono funzioni pubbliche + clero inserito in una rete di
rapporti vassallatici – es. vescovi svolgono funzione di missi dominici – re e clero agiscono per lo stesso fine
ossia la salvezza dell’anima dei sudditi = non c’è separazione di mezzi e di fini
Società concepita come un organismo – ciascuno ha un proprio ruolo assegnato dalla provvidenza –
ciascuno deve rimanere al prorprio posto
Condizioni delle chiese sono difficili – i vescovi non sono moralmente adeguati al compito loro assegnato –
spesso come forma di ringraziamento per la propria elezione i vescovi fanno doni -> simonia = vendita delle
cariche – fino all’XI secolo non solo è normale ma è una manifestazione dei legami che tengono assieme la
società – chi ottiene una carica da in cambio doni perchè così le aristocrazie si rapportano fra di loro – si fa
un dono a qualcuno per ringraziarlo e per ingraziarselo = non è un puro pagare le cariche ma è parte del
comportamento delle aristocrazie

1. Un vescovo di Milano

Già dunque era succeduto a Goffredo l'arcivescovo Landolfo, che a causa dell'eccessiva
insolenza del padre e dei fratelli sopportò il grave odio del popolo. I familiari di
Landolfo, infatti, angariavano il popolo più del solito, dopo aver dilapidato i possessi
della città. Pertanto i cittadini (cives) indignati si strinsero insieme in una coniuratio. Ne
derivarono una rivolta civile e la divisione in partes [fazioni]. Dopo ripetute risse,
scoppiò infine in città una grande battaglia; il vescovo allora, vedendo che veniva
oppresso da ogni parte e che non poteva resistere, si allontanò dalla città insieme coi
fratelli, una volta abbandonato il padre, che era già vecchio e privo di forze. A causa di
ciò distribuì le ricchezze della chiesa e molti beneficia dei chierici ai milites. In seguito,
radunatosi un esercito delle diverse fazioni, il vescovo venne a conflitto coi suoi
medesimi concittadini nel campo di Carbonaria, dove fu fatta enorme strage di
entrambe le parti [...]. Dopo questi e molti altri avvenimenti, per volontà di Dio e con
l'intervento della consultazione dei sapientes di entrambe le parti, una nuova pace
dissolse i vecchi rancori. Infatti l'arcivescovo memore della diligenza pastorale e il
popolo ricordando l'obbedienza dell'ovile, tralasciando il passato, si allearono in
perpetua pace. Allora il presule, avvertendo di aver offeso la chiesa con la dispersione
degli averi di quella, per calmare il clero e il popolo fondò il monastero del santo
martire Celso e lo dotò di molte sostanze. E proprio in S. Celso, completato con la morte
il numero dei suoi giorni, riposò nella sua tomba.
 
Arnolfo di Milano, Storia dei fatti recenti, I, 20 (983)
- Vescovo i cui familiari approfittano della sua nomina – provoca una rivolta cittadina in cui si affrontano
le diverse fazioni
- Ricchezze distribuite ai milites
- Obbligo di abbandonare la città per Landolfo – dove andavano questi vescovi cacciati? In genere si
spostavano in quelle zone della diocesi in cui possedevano beni oppure in villaggi all’interno della
diocesi che garantivano protezione

2.L’elezione dei vescovi nell’XI secolo

Ma Erlembaldo, non contento di ciò, se ne ritornò a Roma (1066), per incontrarsi


nuovamente con la curia pontificia.
È stata in vigore sino a oggi nel Regno italico un’antica convenzione: che quando il
presule di una chiesa moriva, il Re d’Italia, invitato dal clero e dal popolo provvedesse
alla scelta del successore. Ora i Romani negano che ciò sia secondo i canoni, ma con
maggiore determinazione lo nega quel famoso arcidiacono Ildebrando [di Sovana, poi
Gregorio VII]: costui, tentando di di sostituire all’antico ordinamento il nuovo, sosteneva
pubblicamente che lo scisma di Milano non poteva essere composto se non accettando
da parte dei Milanesi un vescovo eletto secondo i canoni, e diceva che alla sua elezione
era necessaria l’approvazione di Roma.
Erlembaldo ritornò cosi a Milano con queste istruzioni, pronto a mettere in atto ciò che
aveva udito. In primo luogo dunque si ritrovò con pochi amici; ottenuta la promessa che
avrebbero mantenuto il segreto su quanto egli stava per confidare, con grande cautela li
vincolò col giuramento al programma di allontanare il vescovo attuale e di eleggerne uno
nuovo. Poi, affannandosi giorno e notte, assoggettò allo stesso giuramento tutti i laici e i
chierici che poté, mentre non desisteva dal perseguitare il vescovo Guido e tutti i
componenti della sua famiglia.

Arnolfo, Gesta archiepiscoporum Mediolanensium, Libro III, 21; traduz di P. Golinelli, La


pataria. Lotte religiose e sociali nella Milano dell’XI secolo, Milano 1984, p. 139.

- Ambito è quello della lotta contro i patarini


- Re d’Italia che sceglie il successore di un presule morto = antica convenzione
- Papato rivendica la capacità di intervenire approvando o non approvando l’elezione dei vescovi -> va
contro le consuetudini consolidatesi nel tempo

Intreccio di relazioni fra i poteri si consolida ulteriormente durante l’impero degli Ottoni (962-1003) –
Ottone I emana una norma (Privilegium Otonis) -> imperatore ha l’obbligo di esprimersi sulla scelta dopo
l’elezione del vescovo di Roma + Ottoni avevano inglobato i vescovi nell’amministrazione del regno ->
vescovi offrivano garanzie superiori = cultura giuridica, attitudine al comando, sapevano leggere e scrivere,
non si sposavano (anche se il celibato del clero non è riconosciuto universalmente – chi veniva consacrato
essendo sposato era suo obbligo divenire casto = raccomandazione morale) -> reclutamento massiccio nei
ranghi imperiali di membri del clero -> soprattutto in Germania – questi vescovi non trasmettevano la carica
in forma ereditaria quindi l’imperatore tornava in possesso della carica dopo la morte dei vescovi <-> laici la
passano ereditariamente – questi vescovi sono poi consiglieri del re e vivono presso di lui – partecipano alle
guerre...
Commistione percepita come una forma di disordine e causa di comportamenti inaccettabili – coloro che
nutrono sospetti e scontento sono soprattutto i monaci – mondo monastico dà vita a una polemica accesa
(nascono i primi esperimenti di vita eremitica)
Da queste riflessioni emerge una massa di testi scritti che animano questo dibattito – epoca in cui ci sono
molte fonti di questo tipo sulla riflessione dottrinale – temi della polemica diventano due:
1) Concubinato del clero – non esistono norme canoniche riconosciute universalmente che
impongono al clero il celibato (clero orientale è sposato e ha famiglia) – condizione di celibato
veniva consigliata da secoli – in questi decenni il fatto di essere celibi è un modo per distinguersi dai
laici che sono sposati (oltre a non partecipare a guerre e banchetti) – questione del titolo pontificio:
spesso il titolo di Papa è oggetto di furibonde guerre fra le famiglie romane che si contendono il
diritto di nominare i propri candidati -> nel 1046 l’imperatore Enrico III scende a Roma per farsi
incoronare e trova tre papi contemporaneamente -> da chi si fa incoronare Enrico? Inizialmente
prova a deporre due contendenti ma poi li depone tutti e tre e in forza del privilegio di Ottone fa
eleggere papa un vescovo tedesco -> sostenitore del cambiamento dei costumi della Chiesa -> tra
cui celibato del clero = imperatore avvia completamente la riforma
2) Simonia – compravendita di cariche sacre – nome deriva da Simone mago -> avendo visto gli
apostoli che compivano miracoli offrì a Pietro soldi e denaro in cambio dello Spirito Santo ma fu
cacciato e condannato
Sovrapposizione fra comunità cristiana e società civile – finalità sono le stesse – clero e potere temporale
lavorano per la salvezza delle anime – ruolo del laicato – Arialdo a capo dei patarini -> movimento (anche
militare) che cerca di rendere operativi delle riforme dei costumi del clero di Milano – cominciano a
predicare contro le pratiche di simonia e concubinato
Anni 60 e 70 dell’XI secolo: il papato incita i patarini a mettere sotto accusa il clero cittadino di Milano –
papato incontra forme di opposizione radicali da parte di molti vescovi – motivazione di fondo che giustifica
l’opposizione alla riforma è la volontà di conservare le tradizioni della propria diocesi -> non sono ostili alla
riforma stessa ma il motivo dello scontro è la volontà di mantenere l’indipendenza della diocesi dal papato
– papato fa leva sulla necessità di riformare la vita del clero per imporre una forma di tutela (superiorità) su
tutti gli episcopati -> si oppongono a questo tentativo del papa – papi si servono di questo movimento
milanese per accettare questa forma di tutela – partito filoriformatore pretende di dare approvazione per la
nomina dei vescovi – diocesi di Milano e Roma rimangono a lungo in rapporti ostili – vescovi milanesi
rivendicano una pari dignità -> territori della diocesi milanese sono molto più vasti – questi patarinicercano
di ottenere l’appoggio dei fedeli della città – lo cercano attraverso un’operazione di predicazione dei temi
della riforma – quando i patarini iniziano a mettere in discussione la validità di sacramenti dati da preti
simoniaci allora il papato ritira il suo appoggio – movimento si disperde

Predicazione della pataria

1. La predica di Arialdo del 1057


Se in un primo momento i partigiani della riforma ecclesiastica predicano solo contro il
concubinato del clero, in questa predica, tenuta da Arialdo nel 1057, emerge anche il loro
secondo obiettivo, la simonia: vale a dire l'accesso alle cariche ecclesiastiche comperato per
denaro. È tutta la predicazione arialdina, comunque, a essere sotto il segno della novità:
soprattutto perché, venendo meno l'insegnamento trasmesso dai chierici ai fedeli mediante
l'esempio, incita i laici ad esaminare la loro condotta direttamente, facendo riferimento alle
Scritture. Appare, poi, nella predica che riproduciamo, anche una ulteriore apertura, destinata
però ad essere bruscamente chiusa: nel momento in cui né i chierici né i monaci predicano
l'Evangelo, tocca in qualche modo ai laici scendere in campo.

Nello stesso tempo i servi di Cristo, vedendo che tutto il popolo era prontissimo a
seguirli, qualunque cosa dicessero, iniziano a parlare apertamente della simonia, sulla
quale sino ad allora avevano fatto silenzio. Ed il primo di loro per virtù e per scienza,
vale a dire Arialdo (benché Landolfo fosse più eloquente di lui), a proposito della simonia
e contro di essa così esordi rivolto al popolo: «O amatissimi — disse (…) noi abbiamo
sostenuto più per necessità, che non per volontà, una fatica non da poco: e ce la
sobbarcammo sino ad ora contro l'insolenza dei sacerdoti coniugati e adulteri. Perché, se
gli eretici abbiano mogli oppure no, poco ci importa». Poiché poi tra la folla la gente si
guardava a vicenda e mostrava meraviglia perché egli diceva questo, aggiunse: «Avete
sentito, carissimi, quando si leggeva il libro degli Atti degli apostoli, che Simon Mago si
recò dal beato apostolo Pietro e gli chiese la grazia dello Spirito Santo in cambio di
denaro. L'evangelista Luca, il quale lo scrisse, aggiunge subito ciò che Pietro gli rispose:
"Va' in perdizione tu e il tuo danaro — disse —, perché hai creduto che il dono di Dio si
possa acquistare con il denaro". Cosa significa ciò? (…) Ecco quale scandalo: ciò -èil
denaro] che il principe degli apostoli nel suo giudizio condannò alla dannazione eterna,
ottiene così il principato per quasi tutto il mondo, a tal punto che nessuno giunge ad
ottenere la carica di pontefice, o quella di abate, o qualunque carica ecclesiastica, se
non per mezzo di esso. (…) Volesse il cielo che questa maledizione colpisse solamente
coloro che hanno l'ardire di vendere o di comperare il dono di Dio, con anima empia ed
audace! Ma, invece, tale colpa è così nociva che coinvolge nella punizione non solo
coloro che la compiono, e che vi acconsentono, ma anche coloro che non resistono e non
si oppongono ai colpevoli, al punto che senza dubbio non restano indenni dalla
maledizione che fu scagliata da Pietro contro Simone. Perché non abbiate a pensare che
io menta, ascoltate che cosa pensa di ciò il nostro patrono sant'Ambrogio. Dice infatti:
"Coloro che pensano di poter acquistare con il denaro un grado sacerdotale, sappiano di
aver preso la lebbra, come Gihezi da sant'Eliseo. Infatti, come quando la testa è afflitta
da una grave malattia, ne consegue di necessità che tutto il resto del corpo venga
mortalmente contagiato dal traboccare del male che sta in alto; così anche coloro che
appaiono essere il capo della chiesa, guastano con tale morbo pestilenziale il corpo
fraterno, al punto che, della compagine di tutto il corpo, non si possa salvare nessuna
parte senza ferite, che non sia stata infettata dal virus mortale del peccato di negligenti
sacerdoti. Così si possono vedere dappertutto nella chiesa persone che non i propri
meriti, bensì i soldi portarono alla carica episcopale". (…) Nella santa chiesa, dunque, vi
sono tre ordini, il primo di coloro che predicano, il secondo di coloro che praticano la
castità, il terzo, infine, di coloro che sono coniugati. E il primo infatti deve fare fuoco e
fiamme contro questa eresia con indefesse esortazioni; coloro che praticano la castità,
invece, con assidue preghiere; voi, infine, che siete coniugati e che vivete del lavoro
delle vostre mani, dovete ogni giorno e con ardore darvi da fare con opere ed
elemosine, affinché Dio onnipotente la scacci e la disperda dalla santa chiesa. Orbene,
qualunque di questi tre ordini non lotterà ardentemente contro la simonia con queste
opere di giustizia, secondo le parole dello Spirito Santo, che lo ha detto per bocca di san
Gregorio, non creda in alcun modo di poter sfuggire, alla fine, alla medesima pena che
Simon Mago ora subisce. (…) anche voi, che siete inesperti ed ignoranti delle Scritture,
dovrete mettervi in guardia l'un con l'altro da questa sciagura, con parole comuni, che
siete in grado di usare. (…) Guido [1], che si diceva arcivescovo, e la maggior parte dei
chierici e dei cavalieri ed anche molti del popolino, uomini malvagi, separandosi si
dissero tra loro: «Se dunque tale insegnamento giunge a buon fine, invero a noi e per i
nostri figli in nessun modo conviene vivere. Che ne sarebbe infatti della nostra vita
senza i benefici ecclesiastici, che di continuo da noi vengono acquistati e messi in
vendita? Per questo motivo è meglio per noi morire nel tentativo di resistere a questa
nuova dottrina, piuttosto di permettere che si giunga a tale effetto». (…) Molti uomini e
donne furono così infiammati da tali parole, che non solo disprezzarono da quel
momento tutti gli atti degli eretici [cioè dei preti considerati simoniaci], ma non vollero
addirittura in alcun modo pregare con loro in uno stesso oratorio. Se in quei giorni si
fosse passati per quella città, non si sarebbe sentito parlar d'altro che della disputa
intorno a tale argomento, con alcuni che difendevano la simonia, ed altri che la
condannavano costantemente. Né ciò era strano, perché una famiglia era tutta fedele,
un'altra era tutta infedele, in una terza la madre con un figlio era credente, mentre il
padre ed un altro figlio erano increduli. E tutta la città era piena di tale confusione e
turbata da tale disputa.

[1] Guido da Velate, arcivescovo di Milano (1046-1071).

Elezione di Gregorio VII nel 1073: svolta nella storia della riforma – nel 1059 la sede imperiale era vacante –
Enrico III morto improvvisamento – Enrico IV ancora bambino sotto la tutela della madre e dei fidati di corte
– possibilità di intervenire come il padre nell’appoggio alla riforma viene meno – di questo vuoto di potere
approfittano le aristocrazie romane -> imporre i propri candidati al soglio pontificio – papa Niccolò II nel
1059 emana un importante documento che dice a chi spetta eleggere il papa – viene affidato a un collegio
di preti di Roma = cardinali (chiese cardinali di Roma) -> diventa il collegio elettorale di Roma e del papa –
importante perchè segna il primo tentativo di definire norme vincolanti in base dei quali procedere per la
nomina – e poi perchè viene eliminata la facoltà di cui godeva l’imperatore di dare il proprio assenso dai
tempi di Ottone – Gregorio VII viene eletto non rispettando tutte le norme della bolla di Niccolò II – pochi
mesi dopo emana il Dictatus Papae – punto di avvio della lotta delle investiture + inizio del processo che
porta a una rivoluzione dell’assetto delle chiese cristiane che da una struttura orizzontale porta a una
struttura verticistica -> chiesa cristiana diventa chiesa romana = autorità papale superiore a qualsiasi
autorità sia laica che religiosa

LA LOTTA DELLE INVESTITURE E LA FINE DELLA RIFORMA


Dictatus papae. Lotta delle investiture

1. Dictatus papae

Redatto probabilmente attorno al 1075, consiste in una raccolta di 27 proposizioni, pensate,


forse, come indice per un più ampio trattato. Con i Dictatus fu tracciato un profilo della Chiesa e
del papato destinato a segnare la storia del cristianesimo sino ad oggi.

«I. Che la Chiesa Romana è stata fondata direttamente da Dio.


II. Che solo il pontefice romano ha il diritto di chiamarsi universale.
III. Che lui solo può deporre i vescovi o perdonarli.
IV. Che il suo legato ha la precedenza su tutti i vescovi in un concilio, anche
se è di grado inferiore, e può pronunciare contro di loro sentenza di deposizione.
V. Che il papa può deporre anche gli assenti.
VI. Che con quelli che lui ha scomunicato, fra l’altro, non dobbiamo neanche
stare nella stessa casa.
VII. Che a lui solo è lecito, a seconda della necessità del momento, stabilire
nuove leggi, organizzare nuove pievi, trasformare una canonica in abbazia e
viceversa, suddividere una diocesi troppo ricca e unificare le povere.
VIII. Che egli solo può usare le insegne imperiali.
IX. Che solo al papa tutti i principi devono baciare i piedi.
X. Che solo il suo nome dev’essere recitato nelle chiese.
XI. Che lui solo nel mondo può portare questo nome.
XII. Che gli sia lecito deporre gli imperatori.
XIII. Che gli sia lecito, in caso di necessità, trasferire i vescovi da una sede
all’altra.
XIV. Che in ogni diocesi possa ordinare chierici a suo piacimento.
XV. Che il chierico ordinato da lui può essere a capo di un’altra diocesi,
ma non prestarvi servizio; e che non deve ricevere un grado superiore da un
altro vescovo.
XVI. Che nessun sinodo si può chiamare generale senza suo ordine.
XVII. Che nessun capitolo e nessun libro si debbono considerare canonici
senza la sua autorità.
XVIII. Che la sua sentenza non possa essere cassata da nessuno ed egli solo
possa cassare le sentenze di tutti.
XIX. Che non possa essere giudicato da nessuno.
XX. Che nessuno osi condannare chi si appella alla sede apostolica.
XXI. Che le cause più importanti di ogni diocesi debbono essere trasmesse
a lui.
XXII. Che la Chiesa Romana non ha mai sbagliato e come attesta la Scrittura
non sbaglierà mai.
XXIII. Che il pontefice romano, purché eletto canonicamente, per i meriti di
san Pietro diventa indubbiamente santo, come attesta sant’Ennodio vescovo
di Pavia col consenso di molti Santi Padri, come risulta dai decreti del beato
papa Simmaco.
XXIV. Che per suo ordine e licenza ai sudditi sia lecito accusare.
XXV. Che può deporre e perdonare i vescovi anche senza riunire un concilio.
XXVI. Che non sia considerato cattolico chi non è d’accordo con la Chiesa
Romana.
XXVII. Che può assolvere i sudditi dalla fedeltà dovuta agli iniqui».

- Termine cattolico inteso come “universale”


- Termine romano inteso come sinonimo di cattolico = chiesa cattolica coincide con chiesa romana -> ciò
che sta fuori dalla chiesa romana non è cristiano
- Testo riguarda l’organizzazione dei rapporti fra papato e le altre diocesi – maggior parte delle
affermazioni puntano ad affermare la superiorità del vescovo di Roma - superiorità giurisdizionale (papa
può giudicare chiunque ma non può essere giudicato da nessuno) + papa diventa unica fonte del diritto
della chiesa (XVII)
- Testo riguarda anche i rapporti col potere temporale – al papa è lecito deporre gli imperatori (XII) + può
dichiarare non più fedeli coloro che sono sudditi degli scomunicati (es. quello che succederà con
l’imperatore Enrico IV)
Lotta delle investiture: Enrico vuole mantenere la prerogativa di eleggere i vescovi tedeschi <-> Gregorio
pretende che i vescovi siano eletti dal clero della diocesi -> guerra scoppia per questi motivi politici –
vicende militari continuano con alterna fortuna
Guerri normanni chiamati in Italia – riescono a metter in piedi una forma di signoria locale
1054: scisma con Bisanzio + pressione militare dei normanni -> premono verso i confini meridionali del
Lazio – esercito del papa subisce una sconfitta molto dura a cui i bizantini assistono impotenti (bizantini
sono tradizionali protettori dei papi) -> papa ha bisogno di guerrieri -> viene stabilito un accordo con questi
mercenari normanni -> diventano vassalli del papa -> in cambio il papa riconosce i territori che hanno
conquistato e che conquisteranno – rapporto stretto fra Roma e l’Italia meridionale – papa è il segno dei
sovrani di Sicilia – il prestigio fornito da questo rapporto vassallatico è alla base del successo dei normanni
nell’Italia meridionale -> conquistano parte meridionale dell’Italia + conquista della Sicilia – 1130: nasce il
regno di Sicilia – normanni sostengono il papa nella lotta delle investiture
Umiliazione di Canossa: Enrico IV scomunicato – aristocrazia tedesca si ribella e l’imperatore Enrico è
costretto a tornare in Germania – aristocrazia dice che non deve più fedeltà all’imperatore – per questo
Enrico deve farsi togliere la scomunica e allora va a Canossa -> Matilde di Canossa controlla grazie a una
enorme rete vassallatica numerose fortificazioni – alleata e sostenitrice della riforma – gennaio 1077 Enrico
arriva a Canossa dove ci sono Matilde e Gregorio che si è rifugiato lì – si presenta in vesti di penitente e
dopo tre giorni Gregorio toglie la scomunica e Enrico torna in Germania – guerra si trascina per vent’anni –
per risolvere la cosa i vescovi avrebbero dovuto smettere di svolgere compiti temporali – tentativo di
separazione è avanzato dal nuovo papa Pasquale II nel 1111 – anche Enrico IV nel frattempo muore e gli
succede Enrico V

2. Concordato di Sutri (1111)

«Pasquale vescovo, servo dei servi di Dio, al diletto figlio Enrico ed ai suoi successori in
perpetuo. Fu sancito dall’istituzione della legge divina e vietato dai sacri canoni che i
sacerdoti non si occupino delle cure secolari né accedano al comitatus se non per salvare
i condannati o in favore di altri che patiscono oltraggio … Ma nel vostro regno i vescovi e
gli abati a tal punto si occupano di cure secolari che sono costretti a frequentare
assiduamente il comitatus e a compiere il dovere delle armi (militia); il che senza
dubbio a fatica o in nessun modo si può praticare senza rapine, sacrilegi, incendi o
omicidi. I ministri dell’altare infatti sono divenuti ministri della corte, poiché hanno
ricevuto dai re le città, i ducati, le marche, la monetazione, le curtes e le altre cose
pertinenti al regno. Donde anche si è sviluppato un uso intollerabile per la Chiesa, che
gli eletti vescovi in alcun modo ricevessero la consacrazione se prima non fossero stati
investiti dalla mano del re. Per la qual causa ha prevalso la pravità dell’eresia di simonia
e in qualche caso una bramosia tanto grande da far sì che le cattedre episcopali fossero
invase senza che vi fosse stata in precedenza nessuna elezione; talora alcuni sono stati
investiti mentre i vescovi erano ancora vivi … Ordiniamo dunque che a te, carissimo
figlio Enrico, re e ora tramite il nostro officio per grazia di Dio imperatore dei Romani, e
al regno debbano essere lasciati quei regalia che al regno manifestamente
appartenevano al tempo di Carlo, Ludovico, Enrico e degli altri tuoi predecessori.
Vietiamo anche e sotto pena dell’anatema proibiamo che nessuno dei vescovi e degli
abati, presenti e futuri, invada quei regalia, cioè: le città, i ducati, le marche, le
contee, i diritti di monetazione, di teloneo, di mercato, le avvocazie del regno, i diritti
dei giudici chiamati centurioni e le corti che manifestamente erano del regno, con le
loro pertinenze, l’esercizio delle armi e il servizio armato del regno, e finalmente non si
intromettano più nei regalia stessi, se non per grazia del re. Né sia lecito ai nostri
posteri, che si succederanno nella Sede Apostolica dopo di noi, turbare te o il regno
sopra questo affare. Inoltre le chiese con i loro patrimoni derivanti dalle offerte dei
fedeli e i possessi ereditari, che manifestamente non appartenevano al regno,
decretiamo che rimangano libere, come hai promesso a Dio onnipotente, al cospetto
della Chiesa intera, nel giorno della tua incoronazione. È opportuno infatti che i vescovi,
sciolti dalle cure secolari, si prendano cura delle loro genti e non manchino più dalle loro
chiese»

- Vescovi che esercitano i diritti pubblici – proposta è che questi vescovi rinuncino a queste prerogative
pubbliche + imperatore deve concedere il diritto di scegliere i vescovi – vescovi spesso erano assenti
dalle proprie diocesi – vacanza delle sedi è uno degli elementi di debolezza della struttura ecclesiastica
Poco dopo lo stesso papa emana un documento che smentisce ciò che ha affermato precedentemente –
vescovi sono funzionari del regno e il papa non interviene più

3. Accordo di Settefratte (1111)


«Pasquale vescovo, servo dei servi di Dio, al carissimo figlio in Cristo Enrico, glorioso re
dei Tedeschi e per grazia di Dio onnipotente augusto imperatore dei Romani: salute e
l’apostolica benedizione.
La disposizione divina ha stabilito che il regno vostro sia connesso in modo del tutto
unico con la santa Chiesa romana. Giacché vostri predecessori in virtù della probità e
dell’ancor più ampia prudenza hanno conseguito la corona e l’imperio della città di
Roma. Alla dignità della qual corona ed imperio, dunque, anche la tua persona, carissimo
figlio Enrico, la maestà divina ha sollevato per mezzo del ministero del nostro
sacerdozio. Dunque quella prerogativa della dignità che i predecessori nostri hanno
concesso e confermato con privilegi ai vostri predecessori gli imperatori cattolici noi
pure concediamo e confermiamo con il presente privilegio alla tua dilezione, che cioè tu
ai vescovi e agli abati, liberamente eletti senza violenza e simonia, conferisca
l’investitura della verga e dell’anello. Dopo l’investitura, poi, ricevano la consacrazione
canonica dal vescovo sotto la cui giurisdizione ricadono. Se qualcuno fosse stato eletto
dal clero e dal popolo all’infuori del tuo assenso, se non verrà investito da te non sia
consacrato da nessuno (tranne tuttavia coloro che per consuetudine sono nella
disposizione degli arcivescovi o del pontefice romano). Gli arcivescovi e i vescovi
abbiano senza possibilità di dubbio la libertà di consacrare canonicamente i vescovi e gli
abati da te investiti; I vostri predecessori infatti hanno tanto accresciuto le chiese del
loro regno con i loro benefici regali che il regno va munito massimamente con i presidi di
vescovi e abati, e che i contrasti popolari, che nelle elezioni spesso avvengono, sia
opportuno vengano repressi dalla maestà regale».

Guerra si trascina con fasi tregua – fino al 1122 con il concordato -> si cerca di separare le sfere di
competenza di imperatore e papa – si decide la procedura ma non si tocca il punto se i vescovi devono
continuare a esercitare prerogative pubbliche o no – quindi loro continuano ad esercitare queste cariche

4. Concordato di Worms (1122)

«In nome della santa e indivisa Trinità. Io Enrico, per grazia di Dio augusto imperatore
dei Romani, per amore di Dio e della Santa Romana Chiesa e del signor papa Callisto e
per la salvezza dell’anima mia, rimetto a Dio e ai santi apostoli di Dio Pietro e Paolo e
alla Santa Chiesa cattolica ogni investitura attraverso l’anello e la verga, e concedo che
in tutte le chiese che sono nel mio regno e nel mio impero, l’elezione sia fatta in modo
canonico e la consacrazione sia libera (…)
Io Callisto vescovo, servo dei servi di Dio, a te diletto figlio Enrico, per grazia di Dio
augusto imperatore dei Romani, concedo che le elezioni dei vescovi e degli abati del
regno teutonico, che sono di pertinenza del regno, siano compiute alla tua presenza,
senza simonia o alcuna violenza, in modo che se tra le parti emergerà qualche discordia,
secondo il consiglio e il giudizio del metropolitano e dei vescovi della stessa provincia tu
dia il tuo assenso e il tuo aiuto alla parte più sana. L’eletto poi da te riceva i regalia
attraverso lo scettro e compia ciò a cui è tenuto secondo il diritto a loro motivo. Nelle
altri parti dell’impero, il consacrato entro sei mesi riceva i regalia da te mediante lo
scettro e compia ciò a cui a loro causa è tenuto di diritto, con l’eccezione di tutto ciò
che si sa competere alla Chiesa Romana».

- Si cerca di stabilire una prcedura senza prendere decisioni radicali


- Rispetto alla situazione vigente non cambiano molto le cose
- Gli unici punti a cui si arriva è di distinguere due momenti: consacrazione a vescovo e investitura con le
prerogative regie – anello e verga (bastone pastorale) = simboli di potere spirituale + scettro = simbolo
del potere temporale
1225: morte di Enrico – sede imperiale vacante fino all’elezione di Federico I Barbarossa

CAVALLERIA, CHIESA E CROCIATE


Intellettuali ecclesiastici intervengono cercando di arginare la violenza diffusa – processo porta nell’arco di
un secolo a una forma di sacralizzazione della violenza – uno degli aspetti della riforma: sacralizzazione
della violenza – nella tradizione cristiana la violenza è un tabù – i laici diventano dei peccatori – una prima
evoluzione di questa posizione di assoluta intransigenza verso la violenza si ha con i primi martiri che si
rifiutano di servire nell’esercito – quando l’impero diventa cristiano ne IV secolo questo rifiuto della
violenza diventa difficile perchè i cristiani devono proteggersi – tema sviluppato da Sant’Agostino -> elabora
una concezione di guerra giusta -> uso della violenza è peccato ma ci sono condizioni che rendono la guerra
lecita = necessità di difendersi, necessità di ristabilire una condizione precedentemente presente – clima di
violenza che si determina nel X secolo spinge la riflessione sul tema – fatta da ecclesiastici soprattutto –
società destabilizzata - nel XI secolo la riflessione si approfondisce in una direzione esterna alla società
cristiana – uso legittimo della violenza che discende dalla riflessione agostiniana – verso i pagani e gli
infedeli -> musulmani ed ebrei -> percepiti come infedeli ed estranei alla comunità cristiana – all’interno
della Riforma si consolida il concetto di guerra giusta o santa – rivolgersi contro i nemici della fede cristiana
Pratica del pellegrinaggio – antica nel mondo cristiano (già dal II-III secolo) – pellegrinaggio da spirituale si
trasforma in armato nel clima della Riforma – armato perchè i luoghi santi sono controllati dai musulmani
(gerusalemme conquistata dagli Arabi nel 638) – controllo politico dei musulmani non impedisce il
pellegrinaggio dei cristiani a Gerusalemme – nel XI secolo la violenza deve essere indirizzata da qualche
altra parte – in quest’epoca i cavalieri non hanno nulla a che fare con l’ideale cavalleresco ma sono uomini
che combattono a cavallo che talvolta appartengono a famiglie aristocratiche – cavalleria deve cambiare
identità e modo di vivere
Tutto questo si concretizza nel bando della Prima Crociata nel 1095: a Clermont papa Urbano II bandisce
una crociata – chiama a raccolta i cavalieri cristiani a liberare i luoghi santi – si formano queste bande di
crociati (portano sui vestiti una croce e sciolgono un voto di crociata) – contingenti spontanei di poveri,
contadini, donne... -> crociata degli Innocenti (o dei Pezzenti) – testimonianza diretta

1. Il pogrom di Magonza (1098)


Era l’anno 4856, il 1098 del nostro esilio (…). Dapprima apparvero volti arroganti, gente di
strano linguaggio, i popoli aspri e violenti delle terre francesi e tedesche. Si erano messi in
testa di recarsi alla città santa, profanata da una nazione empia, perché volevano
rintracciare la tomba del Nazareno, scacciare gli Ismaeliti che abitano quella terra e
assoggettarla al loro dominio. E innalzarono il loro segnale, attaccarono alle vesti la croce:
uomini e donne, e via via diventarono più numerosi che le cavallette della terra, fra uomini,
donne, bambini. E quando, durante il viaggio, passavano per città nelle quali abitavano
Ebrei dicevano: “Ecco! Noi stiamo andando verso un luogo lontano lontano, per cercare la
tomba dell’Unto e vendicarci degli Ismaeliti, e proprio fra noi ci sono degli Ebrei, i cui padri
lo uccisero, lo crocifissero senza un motivo! Prima vendichiamoci di loro, cancelliamoli
dalla convivenza dei popoli! Il nome di Israele non sia più ricordato, oppure riconoscano il
Nazareno, come facciamo noi!”. All’udire simili discorsi le comunità ricorsero al
comportamento dei nostri padri: penitenze, preghiere e buone azioni. (…)
Quando i figli del sacro patto videro che la sciagura era inevitabile accettarono il giudizio
del cielo come giusto, lo presero sulle loro spalle e si dissero a vicenda: “Siamo forti. Per
lo spazio di un’ora i nostri nemici ci uccideranno, ci daranno la morte più facile, quella per
la spada. Ma le nostre anime vivranno per sempre nel giardino dell’Eden, nella grande,
luminosa visione per ogni eternità. (…) Non dobbiamo più indugiare, perché i nemici ci
sono già addosso. Facciamo presto, sacrifichiamoci davanti a Dio. Chiunque ha un
coltello, lo esamini, che non sia difettoso; poi venga ad ucciderci, per santificare il Dio
unico, che vive in eterno, e poi uccida se stesso, tagliandosi la gola e conficcandosi la
lama nel corpo.
Salomon Ben Sampson, La persecuzione contro gli Ebrei di Magonza
- A partire dalle crociate inizia secondo molti l’antisemitismo nel mondo occidentaleù

1099 Gerusalemme viene conquistata

2. La presa di Gerusalemme (1098)


Tra i primi entrarono Tancredi [d'Altavilla] e il duca di Lorena, che in quel giorno versò una
quantità incredibile di sangue. Dietro di loro tutti gli altri salivano le mura, e i saraceni
erano ormai sopraffatti. […] Appena i nostri ebbero occupato le mura e le torri della città,
allora avresti potuto vedere cose orribili: alcuni, ed era per loro una fortuna, avevano la
testa troncata; altri cadevano dalle mura crivellati di frecce; moltissimi altri infine
bruciavano tra le fiamme. Per le strade e le piazze si vedevano mucchi di teste; mani e
piedi tagliati; uomini e cavalli correvano tra i cadaveri. Ma abbiamo ancora detto poco:
veniamo al Tempio di Salomone, nel quale i Saraceni erano soliti celebrare le loro
solennità religiose. Che cosa vi era avvenuto? Se diciamo il vero, non saremo creduti:
basti dire che nel Tempio e nel portico di Salomone si cavalcava col sangue all'altezza
delle ginocchia e del morso dei cavalli. E fu per giusto giudizio divino che a ricevere il loro
sangue fosse proprio quel luogo stesso che tanto a lungo aveva sopportato le loro
bestemmie contro Dio. Essendo la città piena di cadaveri e di sangue, molti fuggirono alla
torre di David e chiesero protezione al conte Raimondo al quale consegnarono la fortezza.
Ma, presa la città, valeva davvero la pena vedere la devozione dei pellegrini dinanzi al
Sepolcro del Signore, e in che modo gioivano esultando e cantando a Dio un cantico
nuovo. E il loro cuore offriva a Dio vincitore e trionfante lodi inesprimibili a parole. Il giorno
straordinario, la nuova e perpetua letizia, lo sforzo fatto nella fatica e nella devozione
esigevano nuove parole e nuovi canti. Questo giorno celebre nei secoli a venire cambiò, lo
affermo, ogni nostro dolore e sofferenza in gioia e in esaltazione; questo giorno, lo
affermo, segnò la fine dei pagani, il rafforzamento della cristianità, il rinnovamento della
fede nostra.
Raimondo d'Aguiler, Storia dei Franchi che presero Gerusalemme, p. 300
Data di termine delle crociate è il 1291 -> quando cade San Giovanni di Acri – in questi secoli si svolgono
una serie di spedizioni che la storiografia ha organizzato – ma in realtà si tratta un pellegrinaggio
permanente – con la presa di Gerusalemme nascono denominazioni territoriali in questa area che vengono
chiamate Stati latini d’Oriente – grandi signorie che vengono assegnate ai comandanti della crociata –
questi regni hanno una struttura analoga alle denominazioni feudali d’Europa – anche perchè gran parte dei
comandanti sono fancesi o normanni e quindi esportano la loro organizzazione politica – in questi territori
molti crociati si stabiliscono definitivamente – ceto di crociati che si sviluppa
Cosa distingue le crociate dalle altre guerre? – non solo il luogo di destinazione – anzi di lì a poco si
dirigeranno verso la penisola iberica e i territori dell’Europa nord-orientale – spedizioni delle crociate sono
delle istituzioni permanenti (non invece le altre guerre) – strumento utilizzato è la creazione delle
indulgenze da crociata

3. Le indulgenze* da crociata
a. Noi concediamo loro la remissione e l’assoluzione dei peccati, come stabilito dal nostro
predecessore [Urbano II, menzionato prima]; e chiunque faccia con devozione un
pellegrinaggio così santo e lo compia o chiunque muoia nel compierlo, otterrà
l’assoluzione dei suoi peccati, che deve aver confessato con cuore contrito e umiliato. Egli
riceverà il frutto della ricompensa eterna da Colui che dà a ciascuno la sua mercede.
Quantum predecessores, bolla di Eugenio III, 1 dicembre 1145.

b. Noi accordiamo il pieno perdono dei peccati a tutti coloro che di persona e a loro spese
adempiranno questo compito, purché abbiano confessato i loro peccati con cuore davvero
contrito. A costoro noi promettiamo una più piena salvezza eterna, che è promessa di
retribuzione per i giusti.
A coloro che non andranno di persona, ma che manderanno qualcuno che sia abile, a loro
spese, secondo le loro possibilità e il loro rango, e a coloro che andranno di persona,
benché a spese di un altro, noi accordiamo il pieno perdono dei peccati.
Inoltre, noi desideriamo che godano di questa remissione, a seconda del valore del loro
aiuto e del loro zelo nella devozione, coloro che useranno convenientemente i loro beni
per portare soccorso alla Terrasanta, e anche coloro che daranno opportunamente il loro
consiglio e aiuto.
Ad liberandam, bolla di Innocenzo III, 1215

c. Noi concediamo l’indulgenza e i privilegi riservati a quanti vanno a Gerusalemme a tutti


coloro che in Germania, rispondendo all’appello dei Cavalieri teutonici e senza pubblica
predicazione, si fanno crociati per portare aiuto ai fedeli, contro la barbarie dei Prussi.
Bolla di Innocenzo IV, 1245
* Nella tradizione cattolica, il sacramento della confessione cancella la colpa del peccato,
ma prima occorre scontare una pena temporale che può essere espiata, in questa vita,
attraverso opere buone quali elemosine, pellegrinaggi, preghiere, digiuni. L’indulgenza
sostituisce la pena temporale con altre forme di espiazione. L’indulgenza da crociata
permette a chi fa voto di crociata di vedersi cancellata la pena temporale comminata per i
suoi peccati (dopo che si è confessato), che viene sostituita dalla partecipazione alla
crociata.

Le altre crociate: https://moodle.unive.it/mod/resource/view.php?id=484903


Ordini monastico-cavallereschi: condizioni in cui il buon cristiano può esercitare la violenza
Che altro dirò dei cavalieri se non che, serbando la fedeltà ai loro signori e in particolare a
quelli che governano i regni, devono militare [al servizio] del potere terreno in modo tale
però da non andare contro la religione cristiana? E' proprio [dei cavalieri] obbedire ai loro
signori, non fare prede, non risparmiare la propria vita per tutelare quella del loro signori e
combattere fino alla morte per difendere lo stato, debellare scismatici ed eretici, difendere
deboli [nel testo pauperes], vedove ed orfani, non violare il giuramento che hanno prestato
e soprattutto non essere spergiuri verso il loro signore.
Bonizone da Sutri, Libro della vita cristiana, MGH, Libelli de lite 4, VII, 28 (ca. 1090).

Crociata è una guerra giusta e santa e alcuni crociati si propongono di rimanere a Gerusalemme e di aiutare
i pellegrini che vi si recano – si tratta di cavalieri e non di ecclesiastici – capacità guerresche a servizio dei
pellegrini – Bernardo di Clairvaux -> monaco benedettino cistercense – apparteneva ad una grande famiglia
borgognona – si deve a lui una riflessione su che cos’è la cavalleria e la guerra e che cosa consente ad un
cristiano di fare la guerra – templari sono un ordine monastico di cavalieri – caatteristiche contradditorie
perchè un monaco non poteva portare le armi – cavalieri secolari che decidono di vivere come monaci in
comunità e rispettando certi comportamenti tipici del monaco ma continuando a fare la guerra

I SECOLI DELLA CRESCITA


Cronologia di questo periodo: dipende dall’area geografica e da condizioni locali – tre secolo circa quelli
della grande crescita – dimensione europea – XI,XII,XIII secolo – fase di avvio difficile da stabilire ma è
chiaro che alla fine del Duecento questo trend si arresta
- Crescita della popolazione europea – raddoppiamento o triplicamento degli abitanti – questo aumento
determina un incremento di derrate agricole – questa accresciuta domanda determina espansione
dell’economia – crescita che rimane in alcune regioni fino quasi alla rivoluzione industriale –
nonostante il crollo della popolazione europea nel ‘300 la popolazione rimane la stessa fino al XIX
secolo – problema delle fonti: crescita demografica è difficile da calcolare – molte regioni dell’Europa
non hanno documentazioni scritte
- Nascita di una rete di distretti rurali – hanno come perno organizzativo le città o i grandi villaggi (borghi)
-> detti anche “quasi città” (perchè non avevano i vescovi)
- Confini dell’Europa si allargano – espansione verso est – soprattutto nel nord Europa – inglobata la
Scandinavia + molte aree popolate dagli slavi – anche nella penisola iberica -> gradualmente
riconquistata – si creano gli stati latini d’oriente => confini si dilatano in tutte le direzioni possibili – non
solo una espansione politica ma ha anche un risvolto sull’organizzazione dei territori (poco popolati
tranne la penisola iberica) – terre immediatamente messe a coltura -> forniscono un surplus agricolo
Ci sono segnali di ripresa già dall’età carolingia – ma dall’XI secolo c’è una vera e propria esplosione di
questi fenomeni
Motore dello sviluppo sono le città o le campagne? Henri Pirenne sosteneva che il medioevo comincia con
l’espansione musulmana – per lui sono le città il mtore della crescita – altri storici sostengono che sono le
campagne il motore
Idea che la crescita di questo secolo sia dovuta anche alla crescita del sistema curtense – storici hanno
ritenuto che si trattasse di un sistema chiuso e autarchico finalizzato all’autoonsumo – ma poi ci si è accorti
che c’erano forme di specializzazione, di scambi locali e regionali in cui venivano vendduti surplus produttivi
– questa nuova interpretazione permette di individuare un primo segnale di crescita – prime forme di
dinamismo economico – sintomo di questo dinamismo è anche la riforma monetaria di Carlo Magno ->
nuova moneta ossia la lira
Domsday Book: fonte fiscale – 1066 Guglielmo il Conquistatore conquista la corona di Inghilterra – subito
dà ordine di scrivere questa inchiesta a fini fiscali – per sapere quanti sono i sudditi – completata in
vent’anni – Domesday perchè paragonato a una specie di giorno del giudizio – informazioni che fornisce:
proprietari, affittuari, quanta terra affittano, quanti sono gli abitanti dei villaggi (suddivisi per condizione
giuridica), quanto sono estesi i boschi i pascoli..., presenza di edifici... – permette di stimare la popolazione
inglese in modo preciso -> nel 1086 circa 2 milioni – permette di valutare la crescita in Inghilterra – nel ‘300
in Inghilterra sono disponibili fonti fiscali che riportano quante persone ci sono -> prima della peste è di 6
milioni
Crescita della produzione agricola: dovuta alle migliori teconologiche -> rotazione triennale, aratro a
versoio e nuovi sistemi di aggiogamento del bestiame da lavoro -> mito storiografico in realtà – queste e
altre migliorie non sono introdotte ovunque (es. aratro a versoio nei terreni leggeri e poco profondi delle
zone mediterranee è inutile e dannoso) – uso dei mulini -> non sono un’invenzione medievale (in epoca
romana si usavano più schiavi quindi i mulini non erano così diffusi) – quando la manodopera diminuisce
aumentano i vantaggi dei mulini – rese agricole aumentano – grazie anche ad altri fattori: quantità di lavoro
sulla terra aumenta (aumenta il numero di arature), si indroducono colture specializzate, diminuisce la
quantità di terreni lasciati a riposo, aumenta la densità dei coltivi, assalto massicio alle aree incolte –
dissodamenti e bonifiche

Bonifiche e dissodamenti nella zona di Amalfi (1194)

Nella cosidetta rivoluzione agraria medievale risultò fondamentale il ricorso a nuovi


contratti di gestione della terra, che permisero una differente relazione tra il proprietario,
l’affittuario e la terra da lavorare, spesso da migliorare e bonificare. Nell’area di Amalfi
l’uso di un contratto agrario chiamato pastinato che prevedeva la concessione di terre
incolte con l’obbligo, per il concessionario (=pastinatore) di dissodarle, scavarvi fossi per
le acque e piantare alberi fruttiferi e viti, modificò l’intero territorio, conferendogli quella
tipica e originale fisionomia visibile ancora oggi.

Nel nome di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, nell’anno dell’incarnazione 1194,
durante il regno del nostro signore Enrico per grazia di Dio imperatore dei Romani e
sempre augusto, il 25 del mese di settembre, terza indizione. Noi Bartolomeo figlio del
dominus Mauro figlio del dominus Giovanni […] e nostra moglie Maria figlia del dominus
Cesare figlio del dominus Sergio Augustariccio, diamo e assegniamo a voi Mauro, figlio di
Sergio de Funtanella e a Giovanni […] la nostra eredità, con l’agrumeto e le sue
pertinenze, che possediamo a Maiori, nella zona di Sentecla, presso la spiaggia del mare,
con questi confini […]. Tutto ciò che a voi e ai vostri eredi assegniamo, comprensivo del
terreno incolto con delle strutture non completate, vi sarà concesso per dieci anni con
l’obbligo di preparare i vitigni, riunire la legna sia nella parte a voi assegnata sia nella
nostra, strappare le erbacce, zappare, coltivare, dissodare e produrre, a vostre spese,
prodotti dell’orto e frutta per un periodo di dieci anni. E voi e i vostri eredi, da ora e fino a
dieci anni, dovrete versare a noi e ai nostri eredi annualmente 5 once di monete d’oro di
Sicilia e la metà dei frutti ricavati dagli alberi che sono sul possedimento, tranne che per
questo primo anno, quando saranno versate solo 4 once […]. Vi concederemo per tre
giorni alla settimana l’acqua per irrigare e aggiusteremo la casa che è all’interno della
zona a voi assegnata, in modo che possiate abitarla […] Trascorsi dieci anni tutti il
predetto patrimonio assegnato a voi tornerà nel possesso nostro e dei nostri eredi, con la
potestà di farne ciò che vorremo […]

Cartulario Amalfitano, 1986, doc. 191.


Forma di organizzazione delle colture: sistema di coltivazione a campi aperti (openfields) – sistema di
coltivazione a campi chiusi (bocage) – quando si usa uno o l’altro? Dipende dal tipo di terreno (campi aperti
nei terreni più pesanti) – campi aperti in Inghilterra <-> sistema a campi chiusi è diffuso soprattutto in
Francia e in Italia
Proprietari iniziano dall’XI secolo a trasferirsi verso le città – ma continuano ad avere le terre in campagna –
il fatto però che non abitano più in campagna influenza le scelte compiute in tema di agricoltura –
proprietari cittadini intensificano il controllo sui contadini dipendenti
Rapporto fra crescita delle campagne e insediamenti: come vivevano gli uomini? – rapporto tra mondo in
cui si abita un territorio e scelte compiute sull’agricoltura – fasi di alternanza fra insediamenti accentrati e
sparsi – insediamento accentrato -> case vicine le une alle altre -> territorio agricolo organizzato in fasce
concentriche -> fasce più vicine alle case sono quelle in cui il lavoro è più intenso -> modo utile anche per la
difesa – insediamento sparso -> casa isolata organizza la coltivazione in modo diverso -> es. podere
mezzadrile (in Toscana dal 400) in cui la casa è isolata e le terre sono aggregate attorno alla casa stessa –
negli insediamenti accentrati le terre circondano il villaggio, in quelli sparsi circondano le case stesse –
insediamento concentrato favorisce la creazione di infrastrutture viarie che favoriscono commerci e scambi
– crescita di un ceto mercantile nuovo, vera e propria divisione del lavoro (contadini fanno i contadini e non
più anche gli artigiani come in epoca carolingia, mercanti solo mercanti)
Importanza del matrimonio: sacramento solo dall’età carolignia – necessità di espansione dell’agricoltura
rafforza la natura sacrale del matrimonio – imprescindibile il consenso degli sposi – famiglie coniugali
riversano sulle piccole aziende la propria forza lavoro
Aggravarsi del prelievo signorile – ci sono anche i signori fondiari – signoria fondiaria (nata nel X secolo) non
sparisce – assorbimento dei comuni di queste sognorie – il comune non elimina la signoria ma la sottomette
– signori fondiari cedono una parte delle prerogative ma conservano una quota di potere su quelle
popolazioni contadine -> aggravate da due tipi di tasse (signori comunali, signori fondiari)
Aumenta la circolazione di denaro – fino a metà ‘200 la circolazione è confusa – esistono molte zecche che
vengono create da signori territoriali o dai comuni + ci sono le zecche dei sovrani – monete il cui valore non
è alto – monete d’oro da Bisanzio e area musulmana – dal ‘200 anche in Italia si torna a coniare l’oro –
cresce la necessità di monete forti che sostengano il commercio a lunga distanza – circolazione aumenta le
differenze sociali

CITTA’ E SCAMBI (III-XV SEC.) - ppt


Si può parlare di mercato globale? Mercati che si integrano con convergenza dei prezzi dei fattori (lavoro,
terra, capitale) e dei beni (prodotti) – nel medioevo questo non avviene
Mercanti rappresentati non da merci ma da monete – l’attività mercantile si integra con l’attività bancaria
Fiere commerciali: fino al ‘200 il commercio è itinerante – può trattarsi di destinazioni vicine ma anche
lontane – soprattutto per favorire gli scambi vengono fondate fiere periodiche in cui si incontrano mercanti
di tutta Europa – più importanti si trovano in Francia nella Champagne – raggiungere queste fiere è difficile
e costoso – nello sviluppo di questo grande commercio si abbandona il sistema delle fiere e vengono
sostituite -> mercanti si associano in compagnie, inviano alcuni dei loro membri nelle città sedi di commerci
importanti, si insediano stabilmente e fanno da corrispondenti agli altri membri – non è più necessario cos’
trasportare denaro -> si dà ordine al corrispondente di pagare al tizio che si presenta una certa somma

LE MONARCHIE MEDIEVALI
Monarchie medievali o feudali – distinzione di queste forme rispetto a quelle di epoca moderna – non
bisogna pensare a queste monarchie come un’anticipazione dello stato moderno o degli stati nazionali –
idea che imperatore Federico II fosse illuminato-> nozione smontata – non era un illuminista –
interpretazione storiografica si è retta per molto tempo sull’idea che le monarchie moderne
econtemporanee derivino da quelle medievali
forma monarchica è la forma politica dominante nel medioevo – le forme politiche differenti (comuni) sono
un’eccezione – monarchie che nascono dal X-XI secolo quelle chiamate monarchie medievali -> monarchie
francese e inglese -> riconducibili a un modello comune – poi ci sono altre: impero, regni iberici e regno di
Sicilia – considerazioni valgono per tutte ma ognuna ha le sue caratteristiche
Caratteri generali:
- Ricomposizione dei poteri territoriali – iniziato verso la fine del IX secolo – dalla caduta del potere
carolingio deriva un insieme di innumerevoli poteri locali -> poi si avvia un processo di ricomposizione –
avviene in forme diverse – la forma monarchica è uno di questi modi di ricomposizione – la nascita e
l’espandersi territoriale delle monarchie non elimina tutti i poteri locali esistenti – c’è una
stratificazione di poteri al vertice dellla quale c’è il sovrano – potere del re fa fatica ad affermarsi –
tendenza dei re a estendere il proprio dominio su aree geografiche sempre più ampie e compatte –
subordinando i poteri locali concorrenti – poteri in concorrenza fra di loro – poteri locali vengono
disciplinati e controllati ma non eliminati + inseriti in una rete salda di dipendenza dal re
Presupposti di una monarchia medievale:
- Base patrimoniale e signorile – re è un grande proprietario terriero – insieme alla proprietà fondiaria
esercitano prerogative di tipo signorile – spesso non sono più potenti o più ricchi di altri – sovrano
estende la propria autorità - autorità si estende su tutti coloro che abitano quei territori
- Origine romana della concezione monarchica – nel XI-XII secolo viene riscoperto e ristudiato il diritto
romano e il Codex giustinianeo – lì i giuristi trovano i materiali per definire giuridicamente il sovrano ->
in particolare distinguere il re da tutti gli altri potentes
- Dimensione sacrale della monarchia – re ha un rapporto privilegiato col sacro – re viene unto – vicenda
dei re taumaturghi (sia inglesi che francesi) -> capaci di guarire dalle malattie col solo tocco delle mani,
soprattutto le scrofole – simbolismo della cerimonia sottolinea la sacralità
Elementi di novità:
- Concezione del potere diversa da quella delle monarchie romano barbariche -> re ha una relazione
personale col suo popolo, ha un rapporto diretto – nella monarchia carolingia l’aristocrazia si interpone
fra sovrano e popolo – nelle monarchie medievali che si formano il re è il principio organizzatore di un
territorio – monarchia territoriale e non personale
Come nasce una monarchia medievale: re è in origine un grande signore e proprietario – non
necessariamente il più grande di tutti i signori
Costruzione dell’assetto politico francese nel XII secolo – titoli derivanti dall’epoca carolingia – dimensione
ideologica del potere regio è un potere forte -> per prevalere su duchi e conti – concorrenza è molto forte –
elemento che distingue il re è la dimensione sacra del potere regio
Termine corona indica insieme di patrimoni, diritti dell’autorità regia – distinzione fra carica di re e persona
di re – cos’ come fisco e demanio si separano dalla figura fisica del sovrano – si indica il patrimonio pubblico
non posseduto ma detenuto dal re – concezione patrimoniale del potere regio viene a scoparire – potere
non è una proprietà personale – beni che fino a quest’epoca appartengono alla famiglia ora appartengono
alla corona
Strumenti per la costruzione di una monarchia:
- Controllo militare del territorio
- Creazione di una burocrazia regia – corpo di funzionari che esercitano prerogative regie localmente e
nella sede centrale – compitiche diventano sempre più complessi man mano che la monarchia cresce –
uno dei casi di corpo burocratico più efficiente ma anche più complesso è quello di Avignone –
funzionari si specializzano sempre di più
- Disponibiltà di risorse finanziarie – fare la guerra è costoso
- Continuità dinastica attraverso l’ereditarietà del titolo
- Adozione sistematica del sistema vassallatico per controllare i poteri locali – monarchie medievali
chiamate monarchie feudali – strumento di controllo dell’aristocrazia

MONARCHIE DI FRANCIA E INGHILTERRA


Rapporto molto stretto fra le due che spiega l’evoluzione di entrambe
Francia: sistema di principati all’inizio dell’XI secolo – numero di signorie molto grandi che controllano
territori estesi – rete di rapporti eredità dell’epoca carolingia – re controlla inizialmente l’area attorno a
Parigi (Ile de France) – riconoscimento del re viene conquistato gradualmente – re non è il più potente dei
signori – la sua pretesa di rendersi superiore si fonda sulla sacralità e deve essere imposta, perchè i signori
non accettano facilmente – attraverso le armi e una legittimazione ideologica -> frutto della riflessione di
ecclesiastici (consiglieri del re) – dal 987 Ile de France guidata dai Capetingi – controllo territoriale dei
grandi signori è molto disomogeneo -> si concentra dove ci sono le grandi proprietà fondiarie famigliari –
nel XI secolo si formano altre signorie soprattutto dove ci sono i vuoti -> sono più piccole ma aggressive
perchè impegnate a estendere il controllo territoriale – fra le vittime di questa aggressività ci sono spesso
enti ecclesiastici – anche per questo si spinge a rafforzare la riflessione sulla sacralità del sovrano – alla fine
dell’XI secolo i Capetingi cominciano un’opera di conquista di diritti nei territori dell’Ile de France ->
sfruttando il carisma regio e la sacralità del re – monarchia ha la fortuna di avere sovrani molto longevi Luigi
VI, Luigi VII e Filippo Augusto – Luigi VI e VII abili nell’usare lo strumento vassallatico – non c’è una
successione cronologica fra società feudale e monarchia -> strumento feudale usato durante le monarchie
– si definisce il carattere sacrale del re
Inghilterra: monarchia inglese nasce con la conquista di Guglielmo nel 1066 narrata nell’arazzo di Bayeux –
all’interno di questa fase viene redatto il Domesday Book – i normanni conquistata l’Inghilterra esportano
gli strumenti di governo usati in Normandia soprattutto quello vassallatico – dinastia di Guglielmo subisce
traversie – fino al 1154: sale al trono Enrico II (dinastia dei Plantageneti) -> discende dalla dinastia angioina
(dei re di Francia) + si trova in possesso di enormi terre in Francia = possiede la corona inglese, il ducato di
Angiò, il ducato di Normandia e si impadronisce er via matrimoniale del gigante ducato d’Aquitania –
Eleonora d’Aquitania sposa il re -> rimasta unica erede del titolo di duchessa – territori che passano sotto il
controllo di Enrico – prima lei era stata moglie del re di Francia – appoggia la rivolta dei figli contro Enrico,
Eleonora viene mandata in monastero perchè smetta di tramare contro il re – Enrico II è re d’Inghilterra ma
anche vassallo del re di Francia proprio per i territori che possiede in Francia – si forma un complesso
territoriale esteso che si trova al di qua e al di là della manica – situazione di un re che è sovrano e vassallo
di un altro re, ma i cui feudi sono più ricchi e grandi di quelli del suo signore – questa situazione è alla radice
della guerra dei Cent’anni
con la nascita delle monarchie non scompare il particolarismo e i quindi i poteri locali – comuni cittadini ->
in questo processo di organizzazione del territorio non eliminano le signorie territoriali ma molte vengono
subordinate al comune, pur mantenendo una quota dei loro poteri
monarchie medievali del XII secolo presentano limiti evidenti – nella maggior parte dei casi le dinastie sono
molto deboli -> principio ereditario fatica ad affermarsi – le dinastie fondano la propria forza sui matrimoni
(strumenti a doppio taglio perchè possono rivelarsi deleteri per i successori – Enrico II con Eleonora = Enrico
guadagna benefici ma dopo di lui la dinastia non si consolida perchè appunto fondata su un legame
personale) – estrema mutevolezza delle dimensioni trritoriali di questi regni, come causa dei legami
matrimoniali – altro elemento di debolezza: assenza di un apparato burocratico – esistono funzionari e
uffici nelle mani della grande aristocrazia – non è sempre fedele al sovrano perchè gli interessi delle due
parti differiscono – esistono le corti nel XII secolo ma sono composte da un numero limitato di persone i cui
componenti sono ecclesiastici ma non possono governare e rappresentare il sovrano in sede locale ->
effettivo potere del sovrano sul territorio è limitato
ci sono giovani monarchie con dimensioni ridotte – es. Francia fino al XII secolo – regni iberici – principati
tedeschi -> maggior parte agisce in piena autonomia anche se hanno un re di Germania -> nessuno riesce a
portare a termine il processo unitario
rapporto vassallatico – per buona parte del XII secolo è orizzontale – molti signori territoriali hanno a loro
volta vassalli – sistema a cascata ma molto intricato – vassalli dei vassalli dei re non sono vassalli dei re ->
questi la fedeltà non la devono al re ma al signore di cui sono vassalli – sistema orizzontale cambia nel XII
secolo e con Filippo Augusto si impone un sistema verticale – re a capo dei vassalli tutti – si afferma il
principio di una superiorità del re

monarchia inglese: dimensioni sull’isola della monarchia rimangono più o meno immutate dal 1066 – nel XII
secolo si assiste a un rovesciamento dinastico della corona inglese -> Enrico II ottiene anche per via
ereditaria materna alcune contee che si trovano in Francia + detiene il titolo di duca di Normandia -> fin
dalla sua nascita è uno dei più potenti del territorio francese – caratterizzato da un uso efficace dello
strumento feudale – duchi di Normandia impongono la propria superiorità con un controllo feudale
strettissimo – importante perchè i normanni utilizzano questo metodo sia in Inghilterra che in Sicilia –
Enrico II nel 1154 re d’Inghilterra, duca di Normandia e di Aquitania – già prima della conquista normanna ci
sono signorie territoriali simili a quelle europee, popolazione inquadrata in circoscrizioni chiamate shires, in
cui operavano gli agenti del re chiamati sheriffs – con i normanni vengono concsse unità fondiarie con
rapporto di tipo feudale -> per conservare il controllo su queste concessioni fondiarie – formazione di una
domus regia (household) formata da un gruppo di fedeli (familia regia) – l’household è itinerante e vi si
formano man mano uffici specializzati – rendite derivano al re in quanto senior e quindi dai suoi vassalli e si
sommano al patrimonio privato della corona – strumenti di controllo: finanze e giustizia -> riorganizzazione
delle finanze, affidate alla camera (che prende poi nome di Scacchiere = ministero delle finanze) – sceriffi
devono presentare un rendiconto periodico – riforme nell’Ambito della giustizia: si stabiliscono funzioni
giuridiche delle corti locali e del potere regio – apparato di giudici regi che intervengono nelle cause
riservate al re e sono itineranti – in particolare Enrico II utilizza le Assise = documenti emanati da queste
assemblee (1164: emanata una serie di provvedimenti che sanciscono gli ambiti di giustizia del sovrano) –
viene colpita l’autonomia della chiesa e le sue prerogative giurisdizionali -> scontro tra Enrico II e la Chiesa
(uccisione di Thomas Beckett arcivescovo di Canterbury)

2. Assise (costituzioni) di Clarendon (1164)


Le assise del 1164 rivendicavano alla corona il pieno esercizio dell’autorità giudiziaria.
Affermando il principio che chiunque potesse ricorre alla giustizia del re, si sottrassero ai diversi
tribunali locali, anzitutto quelli feudali, molte cause che vennero rimesse al re. L’esercizio della
giustizia regia era assicurato da tribunali centrali, giudici itineranti e tribunali locali. Si posero
così le basi del common law (cioè una legge comune a tutte le corti del re attraverso il regno).
Enrico II cercò di sottomettere alla giustizia regia anche il clero del Regno, intaccando i privilegi
di immunità di cui godevano.

Nell’anno dell'Incarnazione di Nostro Signore 1164, quarto anno del pontificato di Alessandro e
decimo del regno del nobilissimo re d'Inghilterra, Enrico II, fu redatta la seguente lista di una certa
ripartizione degli obblighi, privilegi e gradi dei suoi predecessori, cioè di suo nonno re Enrico ed
altri, che si debbono osservare e preservare nel regno. E a causa di liti e discordie intervenute tra il
clero, i giudici del re e i baroni del regno circa gli obblighi e i gradi, questo memorandum fu redatto
in presenza di arcivescovi, vescovi, sacerdoti, conti, baroni e nobiluomini del regno. E questi stessi
obblighi sanzionati dagli arcivescovi, vescovi, conti e baroni, e dai più venerabili e nobili del regno,
[…] furono concessi e verbalmente garantiti sull'onore, affinché siano mantenuti ed osservati verso
il re ed i suoi eredi, dai presenti, con sincera lealtà e senza cattiva intenzione: […]
1. Le eventuali dispute circa i benefici vacanti e le donazioni alle chiese tra laici, o tra laici e il
clero, oppure tra il clero stesso, devono essere trattate e decise alla Corte di giustizia del re.
2. Le chiese di proprietà ereditaria del re non potranno essere concesse in perpetuo senza la sua
approvazione e concessione.
3. Gli ecclesiastici citati o accusati di alcunché, quando fossero convocati da un pubblico ufficiale
del re, dovranno presentarsi alla sua Corte di giustizia, per rispondere di qualunque cosa la Corte del
re giudicherà di sua pertinenza, e al tribunale ecclesiastico, per quanto di sua pertinenza; con la
clausola che l'ufficiale del re manderà ad osservare in quale modo il caso venga trattato in tribunale
ecclesiastico. E se il sacerdote verrà giudicato colpevole e confesserà, la Chiesa non dovrà dargli
ulteriore protezione. 
4. Agli arcivescovi, ai vescovi e alle persone del reame non è concesso di uscire dal regno senza il
permesso del re. E qualora andassero, essi dovranno dare, se così piace al re, assicurazione che, né
andando, né stando, né ritornando, recheranno danno o nocumento al re o al regno.
6. I laici non potranno essere accusati se non da accusatori legali e degni di fede e da testimoni, in
presenza del vescovo […]
7. Nessuno di coloro che dipendono direttamente dal re o che da lui hanno ricevuto terre sarà
scomunicato, né gli saranno poste sotto interdetto le terre, se prima il re o il suufficiale non hanno
fatto giustizia; così che alla Corte di giustizia del re sia definito quanto è di pertinenza del re e sia
rimesso al tribunale ecclesiastico quanto di sua pertinenza per esservi lì trattato.
8. Se si ricorre in appello, si deve procedere dall'arcidiacono al vescovo e dal vescovo
all'arcivescovo. E se l'arcivescovo fallisse nel render giustizia, si dovrà per ultimo ricorrere al re, al
fine di concludere la disputa secondo il suo volere, in modo che non si possa procedere oltre senza
il consenso del re.
14. Nessuna chiesa o cimitero deve trattenere contro la giustizia del re i beni mobili di coloro ai
quali il re li avesse confiscati; queste proprietà appartengono al re, sia che si trovino fuori o entro le
chiese.

Costituzioni di Clarendon, cc. 1-16 (1164)

Politica di raffrozamento della burocrazia + estensione delle prerogative al sovrano = inizio di tensioni col
potere monarchico - tensione esplode con il re Giovanni Senzaterra che si dichiara vassallo del papa
Innocenzo III, nel tentativo di ottenere l’appoggio contro il re di Francia Filippo Augusto (che aveva già
conquistato il ducato di Normandia) – battaglia di Bouvines del 1214 – Filippo si trova di fronte i nemici che
si alleano fra loro -> Giovanni, città delle Fiandre, conte di Fiandra, imperatore Ottone IV (Fiandre sono
un’area su cui Filippo cerca di estendere la propria influenza) – vittoria di Filippo contro gli alleati –
espansione della corona francese nelle Fiandre <-> in Inghilterra viene forzata la concessione da parte dei
baroni della Magna Charta (1215)

Magna charta libertatum (1215): conferma di re Enrico III (1225)


Concessa dal re Giovanni, per le pressioni dei grandi baroni del Regno, dopo la sconfitta subita a
Bouvines (1214), la Grande carta delle garanzie (o dei privilegi: questa è la traduzione corretta del
termine latino libertas) è un patto tra il re e i suoi sudditi che mira a limitare le prerogative regie in
materia fiscale e in materia feudale. Il re era chiamato a rispettare le antiche consuetudini e a
riconoscere le prerogative dei nobili, del clero e delle comunità cittadine. In particolare non
avrebbe più potuto imporre tasse senza il consenso generale dei baroni, espresso durante grandi
assemblee che dovevano essere formalmente e pubblicamente convocate dal re in forma scritta.
Nonostante il richiamo alla tradizione e alle antiche consuetudini, la Magna Charta segna una
tappa fondamentale nella nascita del Parlamento inglese, perché rese stabili le assemblee
consultive del re di tradizione normanna (Consiglio del Re). Con Edoardo I (1272-1307)
cominciano a essere rappresentati anche contee, borghi e città, che dovevano ora dare il proprio
assenso a molte decisioni importanti per la vita del Regno.
Enrico [1] per grazia di Dio re d'Inghilterra, signore d'Irlanda, duca di Normandia e Aquitania,
conte d'Angiò, saluta gli arcivescovi, i vescovi, gli abati, i priori, i conti, i baroni, i visconti, i
preposti, gli ufficiali e i balivi, e tutti i suoi fedeli che vedranno la presente carta.
Sappiate che noi, in contemplazione di Dio, per la salvezza della nostra anima e di quelle dei nostri
predecessori e successori, per l'esaltazione della Santa Chiesa, e per la riforma del nostro regno,
abbiamo dato ed accordato, di nostra propria e buona volontà, agli arcivescovi, vescovi, abati,
priori, conti, baroni, e a tutti del nostro regno, le libertà qui sotto specificate, per essere da essi
possedute nel nostro regno d'Inghilterra, in perpetuo.
1. Abbiamo, in primo luogo, accordato a Dio e confermato con la presente carta, per noi e i nostri
eredi in perpetuo, che la Chiesa d'Inghilterra sia libera, abbia integri i suoi diritti e le sue libertà non
lese. Abbiamo anche accordato a tutti gli uomini liberi del nostro regno, per noi e i nostri eredi in
perpetuo, tutte le libertà specificate qui sotto, per essere possedute e conservate da essi e dai loro
eredi come provenienti da noi e dai nostri eredi in perpetuo.
8. Né noi né i nostri balivi ci impadroniremo delle terre e delle rendite di chiunque per debiti, finché
i beni mobili presenti del debitore saranno sufficienti a pagare il suo debito, e questo debitore sarà
pronto a dare soddisfazione su questi beni, i garanti del debitore non saranno escussi [2] finché egli
stesso sarà in stato di pagare. Se il debitore non paga, per causa d'insolvibilità, o di cattiva volontà, i
garanti saranno allora tenuti a pagare, ma, se essi lo vogliono, potranno impadronirsi e godere delle
terre e rendite del debitore fino al rimborso del debito, che essi avranno pagato per lui, a meno che
il debitore non provi che egli ha pagato i suoi debiti ai detti garanti. 
9. La Città di Londra godrà di tutte le sue antiche libertà e libere consuetudini. Noi vogliamo anche
che tutte le altre città, borghi, villaggi, i baroni dei cinque porti [3] e tutti i porti godano di tutte le
loro libertà e libere consuetudini.
10. Nessuno sarà costretto a un servizio più oneroso di quel che non debba il suo feudo militare od
ogni altra libera dipendenza.
14. Un uomo libero non potrà essere colpito da ammenda per un piccolo delitto che
proporzionalmente a questo delitto; non potrà esserlo per un grande delitto che proporzionalmente
alla gravità di questo delitto, ma senza perdere il suo feudo. Ugualmente sarà per i mercanti ai quali
si lascerà il loro negozio. I villici dei signori […] saranno nello stesso modo colpiti da ammenda,
senza perdere i loro strumenti di lavoro, e ognuna di queste ammende sarà imposta dietro
giuramento di uomini probi e a ciò legalmente idonei del vicinato. I conti e i baroni non potranno
essere colpiti da ammenda che dai loro pari, e proporzionalmente al delitto commesso. Nessuna
persona ecclesiastica sarà colpita da ammenda secondo il valore del suo beneficio ecclesiastico, ma
secondo la dipendenza del suo feudo laico e importanza del suo delitto.
15. Nessun villaggio o uomo libero potrà essere costretto a costruire ponti sul passaggi dei fiumi, a
meno di esservi obbligato giuridicamente o in virtù di una usanza immemorabile.
16. Nessun passaggio di fiume dovrà d'altronde essere vietato, eccetto quelli la cui interdizione
rimonta ai tempi del re Enrico [4], nostro nonno, e questi ultimi non potranno esserlo che nei
medesimo luoghi e nei medesimi limi di allora.
29. Nessun uomo libero sarà arrestato, imprigionato, spossessato della sua dipendenza, della sua
libertà o libere usanze, messo fuori della legge, esiliato, molestato in nessuna maniera, e noi non
metteremo né faremo mettere la mano su lui, se non in virtù di un giudizio legale dei suoi pari e
secondo la legge del paese. Noi non venderemo, né rifiuteremo o differiremo a nessuno il diritto o
la giustizia.
30. Tutti i mercanti potranno, se non ne avranno anteriormente ricevuto pubblico divieto,
liberamente e in tutta sicurezza uscire dall'Inghilterra e rientrarvi, soggiornarvi e viaggiarvi, sia per
terra sia per acqua, per comprare e per vendere, seguendo le antiche e buone consuetudini, senza
che si possa imporre su loro alcuna esazione indebita, eccettuato in tempo di guerra o qualora essi
fossero di una nazione in guerra con noi. E, se si trovano di questi mercanti nel regno al principio di
una guerra, saranno internati, senza alcun danno alle loro persone e alle loro mercanzie, fino che noi
o il nostro gran giustiziere siamo informati della maniera con cui i nostri mercanti sono trattati
presso il nemico; e, se i nostri sono ben trattati, quelli del nemico lo saranno anche sul nostro
territorio.
Tutti gli usi qui sopra ricordati e tutte le libertà, che noi abbiamo concesso nel nostro regno, per
essere possedute dai nostri propri vassalli, saranno ugualmente rispettati dai nostri sudditi, chierici o
laici, riguardo ai loro.
Per questa concessione e donazione delle libertà suddette […] né noi, né i nostri eredi esigeremo da
essi qualche cosa per cui le libertà contenute nella presente carta vengano distrutte o diminuite. E
tutto ciò che si tentasse da parte di uno di essi contrariamente a questa disposizione sarà nullo e non
avvenuto.
Enrico III, Conferma della Magna Charta, 1, 8-10, 14-16, 29-30 (1225).
- Accordo inizialmente tra re e suoi vassalli che impongono certe limitazioni – solo dopo si estendono
questi temi anche a tutti i sudditi

Assemblea in cui grdualmente iniziano a intervenire soggetti politici comincia a essere convocata
regolarmente – baroni impongono la regolarità della convocazione – da questo momento si crea questo
organismo stabile che estende le proprie funzioni – diventa un’assemblea capace di rappresentare gli
interessi di tutti – dalla metà del ‘200 cominciano a partecipare i rappresentanti delle città, dei borghi

1. Convocazione al Parlamento delle rappresentanze delle contee e delle città (1295)

Il re allo sceriffo di Northampton. Dato che intendiamo avere un consulto e accordarci con i
conti, i baroni e gli altri uomini più importanti del nostro regno per approntare rimedi contro
i pericoli che in questi giorni travagliano il suddetto reame, per questa ragione ho
comandato loro di riunirsi a noi la domenica subito successiva alla festività di san Martino
nell'inverno che si avvicina, a Westminster per accordarci, stabilire e fare ciò che sia
necessario per evitare questi pericoli; noi vi richiediamo precisamente di fare in modo che
due rappresentanti della contea, due cittadini per ogni città nella stessa contea e due
borghesi per ogni borgo, scelti tra chi sia particolarmente saggio e operoso siano eletti
senza indugio e vengano presso di noi nel suddetto tempo e luogo. Inoltre i suddetti
rappresentanti devono avere pieno e competente potere per se stessi e la comunità della
contea e i suddetti cittadini e borghesi per se stessi e le comunità rispettivamente delle
città e borghi, per essere lì allora per fare ciò che allora sarà stabilito in proposito di
comune accordo: così i suddetti lavori non resteranno incompleti in nessun modo per
difetto di questo potere.

2. Edoardo I, Statuto (1297)

1. Nessuna taglia o contributo sarà imposta o prelevata da noi e dai nostri successori, nel
nostro regno, senza la volontà e il comune assenso degli arcivescovi, vescovi ed altri
prelati, conti, baroni, uomini d'arme, borghesi ed altri uomini liberi del nostro regno. 2.
Nessun ufficiale sia nostro sia dei nostri eredi potrà confiscare grano, lane, cuoi ed altri
oggetti da chiunque, senza la volontà ed il consenso di colui al quale questi oggetti
appartengono. 3. Nulla sarà prelevato sui sacchi di lana a titolo di angheria o qualsiasi
altro. 4. Vogliamo inoltre, ed accordiamo per noi ed i nostri successori, che tutti i chierici e i
laici del nostro regno godano di tutte le loro leggi, libertà, libere consuetudini, così
pienamente e interamente come hanno fatto allorquando questo godimento è stato il più
pieno e il più intero. E se noi e i nostri successori faremo statuti o introdurremo usi contrari
a queste libertà, o a qualche articolo del presente statuto, noi vogliamo e decidiamo che
tali statuti ed usi siano nulli e senza effetto per l'avvenire.
Assemblee nascono dalla volontà dell’aristocrazia inglese di partecipare col sovrano all’imposizione di tasse
– nel corso del 200 arrivano norme che stabilizzano questi organi e questa capacità di concordare col re
l’imposizione di tasse – 1295: convocazione del parlamento che coinvolge anche i rappresentanti delle
contee delle città -> capacità di rappresentanza si estende

ALTRE MONARCHIE MEDIEVALI: REGNI IBERICI E REGNO DI SICILIA


Penisola iberica: dal IX secolo esiste la marca di Barcellona che poi diventa contea – area di dominazione
creata da Carlo Magno come cuscinetto fra impero e territori musulmani – poi ci sono i regni di Navarra e
Leon -> poco popolosi e poveri – soprattutto confrontati coi regni musulmani della penisola – dall’XI secolo
la situazione politica cambia perchè la dinastia ommayade subisce un tracollo – si crea un grande numero di
territori musulmani – di questa debolezza approfittano i regni di Leon e Navarra – anche nella penisola
iberica l’XI secolo è una fase di crescita demografica – questo favorisce la spinta militare verso il sud –
processo di Reconquista = recupero, conquista delle terre controllate dai musulmani – 1492 cade l’ultimo
caposaldo ossia il regno di Granada – emergono nuovi protagonisti col tempo ossia la contea di Castiglia e il
regno d’Aragona -> diventano i protagonisti della Reconquista – aree differenti dal punto di vista
economico – regno di Aragona affacciato sul mediterraneo (alla fine del ‘300 i sovrani di Aragona diventano
sovrani del regno di Sicilia) <-> Castiglia più legata alla terra e all’agricoltura – penisola iberica è ricca,
popolosa, efficace dal punto di vista agricolo (musulmani portano tecniche innovative) – reconquista è un
fenomeno militare e un processo di ripopolamento di queste regioni – vengono chiamati anche dei coloni a
ripopolarli – papato è interessato a queste vicende – anche perchè è una vicenda su cui il papato costruisce
la forza della chiesa e del papato secondo il Dictatus Papae di Gregorio – ruolo del papato nel processo di
riconquista – dal punto di vista militare il papato fa poco perchè il reclutamento dei monaci guerrieri è
quasi esclusivamente iberico (monaci iberici), a differenza degli ordini monastici di Terrasanta, che
reclutano soprattutto in Francia – a partire da XII secolo il papato cerca di utilizzare rapporti di
subordinazione vassallatica che legano Roma e i territori iberici
strumento vassallatico e papato: XI secolo quando arrivano i primi gruppi di normanni in Italia – si mettono
al servizio dei signori locali – formalmente l’Italia meridionale è suddivisa fra ducato di Benevento e territori
bizantini + Sicilia conquistata dai musulmani – bizantini durante il regno di Basilio II sono impegnati a
difendere altre zone e quindi sono poco presenti in Italia – di questa situazione approfittano i signori locali
aiutati dai guerrieri normanni – Roberto il Guiscardo riceve in feudo i territori conquistati – interviene il
papato perchè i normanni tentano di conquistare una parte del Lazio ossia territori della chiesa – si crea
un’alleanza fra papato e normanni – si crea un legame di tipo vassallatico tra Roma e i normanni
1. Giuramento di Roberto il Guiscardo (1059)
Io, Roberto, per grazia di Dio e di san Pietro duca di Puglia, di Calabria, e, con l'aiuto di
entrambi. futuro duca di Sicilia, da questo momento in avanti sarò fedele alla santa Chiesa
romana, alla Sede apostolica e a te, mio signore, papa Nicolò: non parteciperò a trame o
fatti per cui tu debba perdere vita o membra od essere catturato di mala cattura. Non
rivelerò volontariamente in tuo danno nessuna notizia che tu mi abbia confidato
vietandomi di rivelarla.
Con tutte le forze e ovunque presterò aiuto alla santa Sede romana, perché mantenga e
recuperi i diritti di san Pietro ed i suoi possedimenti, contro qualunque persona. E li aiuterò
a tenere sicuramente ed onorevolmente il papato romano.
Non cercherò di invadere o conquistare la terra di san Pietro, né i Principati e neppure mi
azzarderò a darvi il sacco, senza certa licenza tua e dei tuoi successori che si
succederanno ad onore di san Pietro, tranne quella che tu o i tuoi successori mi
concederete.
Con dritta fede curerò che ogni anno la santa Sede riceva i redditi della terra di san Pietro
che tengo e terrò per accordo. Porrò in tua potestà tutte le chiese che si trovano nel mio
dominio insieme ai loro possessi, e ne sarò difensore nella fedeltà alla santa Chiesa, e
non giurerò fedeltà ad alcuno se non riservando la fedeltà per la santa Chiesa romana.
E se tu o i tuoi successori lascerete questa vita prima di me, aiuterò a fare eleggere e
consacrare il papa ad onore di san Pietro secondo le indicazioni che riceverò dai migliori
cardinali, chierici romani e laici.
Tutto quel che è scritto qui sopra l'osserverò con dritta fede a te e alla santa Chiesa
romana e manterrò questa fedeltà anche ai tuoi successori ordinati ad onore di san Pietro
che mi concederanno l'investitura da te concessami.

Lo stesso legame vassallatico il papato lo costruisce con l’Ungheria, la Croazia e i regni cristiani della
penisola iberica – Roberto diventa legatus apostolico ossia rappresentante del papa nei territori meridionali
– conquista della Sicilia da parte dei normanni (da parte di Ruggero): terre conquistate rappresentano per
intero bottino di guerra essendo state sottratte agli infedeli e i normanni le incamerano interamente –
bottino di guerra per gran parte incamerato e in parte distribuito ai vassalli e usato come strumento di
consolidamento del rapporto di fedeltà – 1130: figlio di Ruggero viene incoronato re di Sicilia che
comprende sia la Sicilia che i ducati di Puglia e Calabria
Regno di Sicilia: struttura di governo accoglie elementi di tradizioni politiche differenti – potenziati i legami
vassallatici con i baroni – si creano rapporti fra sovrano e città -> Italia meridionale ha molte città – con
queste il re stabilisce rapporti particolari – città sottratte alla legislazione normale e poste in una situazione
di privilegio – poi ci sono elementi musulmani -> mantenuti alcuni uffici come la dohana = ufficio di
amministrazione dei beni del dominio regio -> funzionari di questo ufficio rimangono musulmani – giustizia:
giustizieri del re + giudici locali nei distretti – nella parte continentale del regno l ‘amministrazione avviene
attraverso lo strumento vassallatico – da questa parte le rendite sono di origine feudale

CITTA’ E COMUNI
Fenomeno dei comuni si sviluppa anche in altre regioni oltre all’Italia centro-settentrionale – Francia
meridionale, nelle Fiandre, nella zona del Reno – creazione di istituzioni di governo autonome va di pari
passo con lo sviluppo economico delle stesse – caratteri che assumono le città italiane sono particolari ->
grado altissimo di autonomia rispetto al potere centrale <-> altrove non viene mai messa in discussione la
dipendenza diretta al re (come in Francia) – da dove provengono queste istituzioni? Prime attestazioni di
comuni risalgono agli anni ’80 dell’XI secolo – processo di trasformazione delle forme di potere locale su
base territoriale – processo non nasce dal nulla ma si aggancia alle vicende del X secolo = fase di disordine e
frammentazione del potere pubblico – panorama politico dominante è quello della monarchia – condizioni
di partenza: centralità delle città nel mondo medievale -> deriva ancora dall’epoca classica + in età
longobarda la città continua ad essere sede delle magistrature -> uno dei motivi per cui le città diventano
centri di organizzazione delle campagne circostanti – città continua ad essere considerata diversa dalle
campagne – città sono sedi episcopali – vescovi esercitano funzioni pubbliche in ambito cittadino – una
prima fase in cui queste funzioni diventano fondamentali si colloca fra V e VII secolo – sempre più
largamente i vescovi esercitano funzioni pubbliche – in sostituzione di un’autorità pubblica non in grado di
garantire certe funzioni – in epoca carolingia l’importanza dei vescovi a livello pubblico diminuisce perchè
vengono messi dei funzionari pubblici a capo di queste funzioni – vescovi continuano ad esercitare funzioni
importanti nel ruolo di missi dominici – quando l’impero carolingio cade il ruoo dei vescovi nuovamente si
consolida -> in un ambiente di assenza completa di sovrani in grado di controllare i territori – vescovi
partecipano al processo di costruzione di signorie territoriali – vescovi esercitano funzioni pubbliche nei
centri urbani e poco fuori le mura cittadine – poi esercitano anche le funzioni spirituali – e poi il potere dei
vescovi finisce per diventare una signoria territoriale vera e propria – vescovi creano signorie territoriali che
superano i confini della diocesi = sovrapposizione di poteri differenti – creazione di signorie territoriali
episcopali collegata alla potenza delle famiglie a cui questi vescovi appartengono – sovrani che cedono in
via definitiva ai vescovi responsabilità di funzioni pubbliche – nel X secolo gli ufficiali regi spariscono dalle
fonti – passano totalmente nelle mani dei vescovi

Vescovi e comunità urbane

1.
In nome della santa e individua Trinità, Lotario per grazia di Dio re. […] Sappiano tutti i fedeli
della santa Chiesa di Dio e nostri che per consiglio e preghiera del marchese Berengario nostro
sommo consigliere, e del conte Manfredo, con queste nostro precetto confermiamo, secondo quanto
giustamente e legalmente possiamo, alla santa chiesa di Mantova, a capo della quale si trova il
venerabile vescovo Pietro, il diritto di battere moneta già concesso alla sede episcopale dai nostri
predecessori, stabilendo che in queste tre città, Mantova, Verona e Brescia, abbia fermo e
inviolabile corso senza opposizione alcuna. Vogliamo tuttavia che la lega dell’argento e il peso sia
quello che piacerà e sarà convenuto dai cittadini delle predette città. E ordiniamo anche, con la
nostra regale autorità che, quanto noi e i nostri predecessori abbiamo concesso alla santa Chiesa
mantovana, sia osservato e conservato in perpetuo.
Lotario, Diplomi, FSI 38, n. 10 (947).

2.
In nome della santa e individua Trinità, Ottone, imperatore Augusto per disposizione della divina
Provvidenza. A questa dignità imperiale crediamo di essere stati elevati per provvedere alla utilità
di tutti e specialmente a quella delle Chiese di Dio, poiché se le esalteremo guadagneremo
indubbiamente moltissimo per la stabilità del nostro impero e per la ricompensa della eterna
remunerazione. Perciò sia a conoscenza della solerzia di tutti i fedeli della Santa Chiesa e nostri
tanto presenti come futuri che Uberto, vescovo della chiesa di Parma, presentandosi alla nostra
clemenza ha chiesto che noi, giovando alla sua chiesa, al modo dei nostri predecessori, lo
arricchissimo di quelle cose che spettavano al regio potere e alla pubblica funzione, e specialmente
di quelle per le quali la sua chiesa veniva lacerata dalla parte dei contado, cioè che noi trasferissimo
le cose e le famiglie tanto di tutto il clero di quello stesso vescovato in qualunque luogo si trovino,
quanto di tutti gli uomini che abitano per diritto pubblico dentro la medesima città, sotto la
giurisdizione e dominio e distretto della stessa chiesa, così che avesse la potestà di deliberare e di
decidere tanto sulle cose e famiglie del clero sopraddetto, quanto anche sugli uomini che abitano
dentro la stessa città e le cose e le famiglie loro, come se fosse presente il conte del nostro palazzo.
Noi considerando e valutando l’utilità per la dignità dell’impero sopraddetto e per tutti i mali che
spesso accadono fra i conti dello stesso contado ed i vescovi della medesima chiesa, perché sia
eliminata interamente ogni passata lite e scisma, e perché lo stesso vescovo col clero a lui affidato
viva pacificamente e attenda alle preghiere senza alcuna molestia, tanto poi, la salvezza nostra come
per stabilità del regno e di tutti coloro che vivono nel nostro regno, concediamo e permettiamo e dai
nostro diritto e dominio trasferiamo nel di lui diritto e dominio completamente e gli affidiamo le
mura della stessa città ed il distretto ed il teloneo ed ogni pubblica funzione tanto dentro la città
quanto fuori da ogni parte della città per lo spazio di tre miglia […] e le strade regie e il corso delle
acque e tutto il territorio coltivato ed incolto ivi giacente e tutto ciò che appartiene allo stato. Per di
più concediamo anche che tutti gli uomini che abitano dentro la medesima città o entro i confini
sopraindicati, ogni volta che abbiano una eredità o dei servi, tanto entro il contado di Parma come
entro i contadi vicini, non debbano corrispondere alcuna prestazione per queste ad alcuna persona
del nostro regno, né osservare il placito di chiunque se non del vescovo della chiesa di Parma che
sarà in carica in quei luogo, ma abbia il vescovo della stessa chiesa licenza, come il conte del nostro
palazzo, di definire e deliberare e decidere di tutte le cose e le famiglie, tanto di tutti i membri del
clero dello stesso vescovato quanto anche di tutti gli uomini che abitano entro la città predetta e di
tutti coloro che risiedono sul territorio della chiesa predetta, con contratto di affitto, di livello
ovvero di precaria, ovvero castellani; e così trasferiamo dal nostro diritto e dominio nel suo diritto e
dominio, in modo tale che nessun marchese, conte, visconte o altro grande o piccolo personaggio
del nostro regno da ora in avanti possa intromettersi nei predetti patrimoni e dipendenti né tenti di
imporre alcuna prestazione.
Ottone I, Diplomi, MGH (962).

3.
In nome della santa e individua Trinità, Ottone, per grazia di Dio Augusto imperatore dei Romani.
[... ] Prendiamo sotto la nostra protezione tutti i cittadini cremonesi liberi, ricchi e poveri [...]
affinché vivano in pace liberi e sicuri nella loro città, protetti e difesi dovunque vadano, e godano
l'uso delle acque, i pascoli e le selve, dal Capo d'Adda fino a Vulpariolo, da una parte e dall'altra del
Po, e godano e possiedano senza contraddizione da parte di nessuno tutto ciò che è di pertinenza
dello Stato, e per rimedio dell'anima nostra ordiniamo che dovunque essi vadano a svolgere i loro
commerci per terra e per acqua e dovunque vogliano sostare, nessuno li disturbi. [segue la formula
di immunità ]
Diploma di Ottone III, MGH, (996)

4.
In nome della santa e individua Trinità. Corrado per clemenza di Dio augusto imperatore de
Romani.
Abbiamo saputo che i cittadini di Cremona in modo tale hanno cospirato e tramato contro la santa
chiesa cremonese, loro madre spirituale e signora, e contro Landolfo, vescovo di buona memoria di
tale sede e loro spirituale patrono e signore, da scacciarlo dalla città, con grave ignominia e
disonore, e da averlo spogliato de suoi beni, distruggendo dalle fondamenta una torre nel castello,
con duplice cerchia di mura e circondata da altre sette torri, e costringendo al riscatto, per poter
evitare la morte, i servi che dentro risiedevano, insieme con alcuni canonici, dopo aver rubato ciò
che possedevano, aver distrutto le loro case migliori e devastato la città vecchia per costruirne una
più grande, contro il nostro onore e per opporre a noi resistenza, sicché non solo le leggi divine, ma
anche quelle umane condannano tali sovvertitori e cospiratori a essere condannati non soltanto [alla
privazione] dei beni mondani ma della vita stessa.
Poiché ora essi continuano nella loro cospirazione (1) e perseguono con animo ostinato gli stessi
fin, perseguitando l'attuale vescovo della chiesa cremonese Ubaldo così da sottrargli il suo distretto,
non curarsi per niente di pagare il fitto dei mulini e il censo abituale delle navi e gli introiti delle
case che occupano senza sua investitura, e così da occupare le terre della chiesa che hanno invase e
quelle che i loro antenati avevano concesso o donato alla chiesa con scritture e strumenti, e da
assalire e uccidere i ministeriali del vescovo e da sottrarre di mano allo stesso signore e a monaci e
a chierici la selva signorile, che disboscano dalle radici, e da non consentire al vescovo di avere
nessuna autorità fuori dell'uscio di casa sua, la nostra imperiale autorità rifiuta di tollerare oltre
[questo comportamento].
Vogliamo dunque che sia noto a tutti i fedeli presenti e futuri della santa chiesa che, per punire il
crimine [dei ribelli] e per estirpare la consuetudine di tanta malvagità, e insieme per soccorrere
misericordiosamente la chiesa, concediamo con il presente diploma tutti i beni che i liberi cittadini
di Cremona che hanno congiurato e cospirato possiedono tanto in città che nel suburbio e nello
spazio di cinque miglia attorno alla città, in diritto di proprietà alla chiesa predetta di Cremona, e
trasferiamo per la nostra imperiale autorità [alla chiesa] il diritto e la, signoria [su essi], in modo
tale che il predetto vescovo Ubaldo e i suoi successori dei beni appartenuti ai ribelli facciano in
perpetuo ciò che loro sembrerà giusto fare.
Ordiniamo poi d'imperiale autorità che nessun duca, marchese, conte, visconte, sculdascio o piccola
o grande persona del regno si permetta di spogliare la santa chiesa di Cremona e il vescovo Ubaldo
dei beni dei congiurati: se qualcuno, cosa che non crediamo, oserà temerariamente violare il nostro
precetto, sappia che dovrà pagare cinquecento lire d'oro ottimo, metà alla nostra camera e metà alla
chiesa di Cremona.
Corrado II, Diplomi (1037 ca.)

Vescovi reclutati da famiglie dell’aristocrazie e con questi gruppi stabiliscono solidarietà molto forti – le
famiglie aristocratiche dell’XI e XII secolo tendono a spostarsi in città – proprio perchè in città risiedono i
vescovi – queste famiglie che vogliono stare vicine al centro del potere sono famiglie ricche e forti sul piano
militare e mantengono questo stile di vita cavalleresco – girano armati per le città assieme a masnade
(gruppi di uomini armati) – elementi mantenuti anche quando abitano stabilmente in città – base
economica e politica continua ad essere la proprietà fondiaria – collegamento col vescovo avviene
attraverso il legame vassallatico – famiglie che arrivano dalle campagne, si inurbano ma mantengono le loro
prerogative in campagna, si addestrano e imparano come si governa una comunità urbana – prime
magistrature cittadine comunali sono occupate da queste aristocrazie – aiutano il vescovo nelle funzioni di
governo – città vescovile tra X e XI secolo ha una composizione già abbastanza complessa – già nell’ XI
secolo ci sono in città mercanti e artigiani – la ricchezza di questi gruppi cresce – gruppo importante
rappresentato dai monetieri – altro gruppo sociale che comincia ad emergere sono gli esperti di diritto
(giuresperiti) -> legata al consolidarsi dei governi episcopali nelle città – questi gruppi sociali nelle fonti sono
chiamati cives -> non tutti coloro che abitano in città sono cives – col tempo in epoca comunale la qualifica
di cittadino si collega a una serie di prerogative esclusive – cives non hanno legami vassallatici col vescovo a
differenza degli aristocratici – ma sono suoi interlocutori naturali – collaborano nel governo della città – a
un certo punto il governo episcopale sostituito dalle istituzioni comunali

Data di nascita per i comuni è una data convenzionale – prima citazione della magistratura consolare risale
al 1080 per la città di Pisa – dal XII secolo ci sono attestazioni di comuni anche fuori dall’Italia (Fiandre,
Francia meridionale e zona renana) – comuni non italiani hanno caratteri diversi: differenza fondamentale è
che sono delle specie di isole che godono di uno status giuridico e di provilegi specifici -> sono limitate solo
all’area urbana – privilegi concessi alle comunità cittadine – comuni italiani godono di privilegi che si
prendono da sé e non concessi da principi o re – capacità di azione di comuni non italiani non va oltre le
mura cittadine – cos’è un comune? comune è un’associazione di cittadini che vogliono autogovernarsi ->
esercitare autonomamente una serie di prerogative pubbliche – scopo di garantire la pace, difendere i
diritti della comunità, esercitare prerogative di governo – queste ambizioni di autonomia sviluppano un
processo di identificazione specifica – si distinguono da tutto ciò che non è quella città – a livello politico,
giuridico e culturale -> si esprime nel culto del santo patrono cittadino – nel XII secolo le istituzioni sono i
consoli (magistratura collegiale – restano in carica per un anno – poteri amplissimi perchè sono la massima
autorità politica – rappresentano il comune – guidano e organizzano l’esercito) assemblea dei cittadini =
arengo (ne fanno parte coloro che hanno la qualifica di cives – si prendono le decisioni politiche,
economiche e militari più importanti – l’assemblea cittadina elegge i consoli – per tutto il XII secolo la
partecipazione all’assemblea apre la strada alla possibilità di accedere alla carica di console) – nel XII secolo
cresce la specializzazione delle magistrature comunali – nascono degli uffici specializzati (controllori della
moneta, sovrintendenti alla viabilità...) – sempre nel XII secolo c’è la conquista del contado: processo di
espansione dei cittadini nelle campagne che passa attraverso una conquista militare – territori posti sotto il
controllo del comune – elemento economico: cittadini che si arricchiscono cominciano ad acquistare terra
nelle campagne – processo pervasivo della citta nelle campagne – territorio che viene conquistato si chiama
contado – contadi coincidono più o meno con i territori delle diocesi – contado costituisce un bacino di
risorse economiche a cui la città attinge e che sostiene la sua crescita – passaggio di grandi porzioni di terra
dalle mani degli abitanti delle campagne a quelle dei cittadini – statuti sono le raccolte di leggi tipiche delle
città comunali -> insieme di norme che non sostituisce gli altri sistemi normativi (esiste ancora il diritto
romano, quello feudale) – leggi che vengono rinnovate periodicamente
impero è molto debole – fino al 1122 l’impero è occupato dalla guerra con il papato – si apre un periodo di
debolezza del trono imperiale fino all’elezione di federico barbarossa – vuole ristabilire le prerogative regie
imperiali servendosi del diritto giustinianeo che in questi secoli viene sempre più commentato e usato – la
sede in cui si avvia lo studio del diritto giustinianeo è Bologna – di fronte alla rivendicazione dell’esclusività
delle prerogative pubblica ci sono i comuni – non pretendono di svincolarsi dall’imperatore ma non
vogliono rinunciare queste forme di autogoverno ormai conquistate – imperatore compie diverse
spedizioni in Italia e in queste occasioni riunisce delle diete (assemblee germaniche) presso Roncaglie, dove
si presentano anche rappresentanti di comuni italiani – la prima spedizione descritta da un vescovo tedesco
che parla dei comuni italiani come di qualcosa di mai visto – guerra che si conclude nel 1083 con la pace di
Costanza – ci sono alcune città che inizialmente appoggiano l’imperatore (per l’ostilità verso altri comuni) –
prima fase è favorevole all’imperatore – 1162 Milano assediata e sconfitta – 1183 pace di Costanza ->
concessione da parte dell’imperatore – periodo di guerra provoca cambiamenti nella coscienza civica: lega
lombarda ha dato pari dignità a tutte le città che ne hanno fatto parte – lega lombarda è stata anche
l’occasione di uno sforzo economico enorme che ha modificato gli equilibri fra le diverse città – le spese
della guerra ricadono sui cittadini e anche loro sviluppano una consapevolezza nuova del proprio ruolo ->
molti cominciano a pretendere di avere accesso alle magistrature consolari – esercito comunale composto
da fanteria -> cittadini e abitanti delle campagne guidati da aristocratici che fanno la guerra a cavallo – se la
partecipazione all’esercito rende visibile il fatto di essere cittadini non si capisce perchè non possano
diventare anche consoli – vogliono influire sulle decisioni pubbliche – dopo la pace di Costanza c’è un
perido di instabilità violento che porta alla nascita del podestà = sostituisce i consoli fra il 1180 e il 1220
circa – conflittualità interna è elemento costante di tutta la storia comunale -> ciò che alla fine porta alla
scomparsa di autonomie comunali – tra XII e XIII secolo conflittualità si manifesta nella concorrenza fra
famiglie vecchie e famiglie nuove -> sono in parte aristocratiche ma soprattutto borghesi che si
arricchiscono ma che nonostante questa loro ricchezza sono tenute lontane dal consolato – podestà è un
forestiero mentre i consoli erano tutti cittadini – è un professionista della politica -> si formano come
politici – consigli cittadini scelgono il podestà -> consigli cittadini aumentano il loro potere – in queste
assemblee cominciano a votare per testa -> necessità di elaborare tecniche di persuasione – città
cominciano a crescere nelle proprie dimensioni attraverso la progressiva incorporazione dei borghi =
insediamenti immediatamente adiacenti le mura delle città – questa fase di crescita raggiunge una
dimensione non più superata a volte fino al XVIII secolo – societates: imitazione del comune delle origini ->
associazioni parziali che raccolgono abitanti della città in base a specifici interessi – es. su base parrocchiale,
artigianale – scopo iniziale di tutelare gli interessi di quelle persone + chiedere la tutela delle proprie attività
– verso la fine del ‘200 non è più necessario svolgere quella professione per iscriversi a una certa
corporazione -> trasformazione completa in organo politico – es. Dante è iscritto alla corporazione dei
farmacisti e degli speziali – allora si afferma il comune di Popolo -> Popolo è una fazione politica, non una
classe o un ceto – ha un’azione politica propria che si esplica nell’emanazione di leggi contro i magnati, che
ancora pretendono di occupare le cariche pubbliche

I POTERI UNIVERSALI
Concordato di Worms 1122 -> successo del papato nell’affermare il primato già rivendicato dal dictatus
papae del 1076 – con il concordato l’impero vede sorgere di fronte a sè un avversario potente sia
ideologicamente che politicamente – papato diventa una presenza politica attiva in Italia – soprattutto dal
‘200 in poi anche in ambito europeo – costruzione della monarchia pontificia passa attraverso la creazione
di strumenti di governo che si creano nel XII secolo – il punto d’arrivo è la capacità del pontefice di
controllare tutto il corpo dei vescovi occidentali – papa controlla non solo la sfera spirituale ma anche
quella politica – a questa capacità si somma una vera e propria ideologia del primato che gli permette di
intervenire nelle faccende temporali dei regni europei – papa può sanzionare (scomunica) un sovrano per
aver fatto un peccato = ratione peccati ossia in ragione del peccato -> ma non per forza con valenza morale
ma anche di decisione - questa capacità di influenzare le decisioni politiche arriva al punto di impedire
l’affermarsi di un impero ereditario in Germania – titolo imperiale rimane un titolo elettivo -> 1356
imperatore Carlo IV emana la bolla d’oro che stabilisce quali devono essere gli elettori dell’imperatore (4
principi laici e 3 vescovi) – prima di allora l’imperatore dve scendere a Roma e ricevere la corona dalle mani
del papa e il candidato deve sottostare alle intenzioni politiche del papa – Innocenzo III (1191-1216)
rivendica il diritto di esaminare il candidato al titolo imperiale – il diritto è lo strumento sempre più usato
per questi processi e prerogative – dal XII secolo diventa materia di studio e strumento di consolidamento
del potere politico (sia in ambito monarchico che comunale che religioso)

Diritto e poteri universali


1.
In occasione della dieta di Roncaglia (1158) quattro giuristi bolognesi precisano i diritti che appartengono
all’imperatore, ovunque essi siano rinvenibili.

«Sono diritti regi le arimannie, le vie pubbliche, i fiumi navigabili e le loro derivazioni navigabili, i
porti, i pedaggi sugli attracchi e quelli normalmente chiamati telonei, la monetazione, gli utili
derivanti dal pagamento di multe e pene pecuniarie, i patrimoni rimasti senza legittimo proprietario
e quelli che per legge sono sottratti ai rei di colpe infamanti, se non sono specificamente concessi ad
altre persone, i patrimoni di coloro che contraggono nozze ince-stuose, dei condannati e dei
proscritti, secondo quanto è stabilito dalle nuove leggi, le angarie e le perangarie [prestazioni
straordinarie], i servizi di trasporto con carri e navi, i contributi straordinari per la buona riuscita
delle campagne militari regie, la potestà di nominare magistrati per l’amministrazione della
giustizia, il controllo delle miniere d’argento e il dominio dei palazzi regi nelle città in cui il
sovrano è solito recarsi, i redditi derivanti dalla pesca e dalle saline, i beni dei rei del delitto di lesa
maestà, la metà del tesoro rinvenuto in territorio demaniale o in luoghi sacri. Là dove si danno, tutti
questi diritti siano di pertinenza regia».

V. COLORNI, Le tre leggi perdute di Roncaglia (1158) ritrovate in un manoscritto parigino (Bibl. Nat.
Cod. Lat. 4677), in Scritti in memoria di Antonino Giuffré, I, Milano 1967, p. 116; trad. it. in E.
OCCHIPINTI, L’Italia dei comuni. Secoli XI-XIII, Roma 2000, p. 40.

2..a
Il Decreto (Concordanza dei canoni discordanti) di Graziano si presenta come summa del diritto dei chierici,
contribuendo in misura decisiva ad accrescere la distanza tra questi e i laici nella Chiesa: i chierici sono gli
«eletti», mentre i laici restano soggetti alla tentazione di disprezzare Dio per il denaro .

«Due sono i generi dei Cristiani. L’uno, dedito all’ufficio divino, nonché alla contemplazione e alla
preghiera, è bene che rinunci a ogni strepito delle cose temporali: questi sono i chierici, e i devoti a
Dio, cioè i conversi. È detto ‘cléros’ in greco, che in latino significa ‘sorte’. Dunque costoro sono
detti chierici, cioè eletti per sorte. Dio li elegge tutti tra i suoi. Questi sono re, in quanto reggono se
stessi e gli altri nelle virtù, e così hanno il regno in Dio: ciò significa la corona sul capo. Hanno
questa corona per istituzione della Chiesa romana in segno del regno che è atteso in Cristo. La
rasura del capo è deposizione di tutti i beni temporali. Essi, contenti del vitto e del vestito, non
avendo alcuna proprietà tra sé, devono avere tutto in comune.
Vi è un altro genere di Cristiani, i laici. ‘Laós’ in greco equivale a ‘popolo’ in latino. Ad essi è
lecito possedere beni temporali, ma esclusivamente per l’uso. Infatti nulla c’è di più misero che
disprezzare Dio per il denaro. Ad essi è concesso prender moglie, coltivare la terra, giudicare tra
uomo e uomo, far causa, deporre offerte sull’altare, pagare le decime; e così potranno salvarsi,
purché evitino i vizi facendo il bene».

Fonte: A. FRIEDBERG, Corpus iuris canonici, I: Decretum magistri Gratiani, Leipzig, 1879, secunda pars,
causa XII, questio I, can. VII.

2.b
Una donna, benché dotta e santa, non presuma di insegnare in una riunione di uomini. Un laico, poi,
alla presenza dei chierici non osi insegnare, a meno che non glielo chiedano essi stessi
Fonte: A. FRIEDBERG, Corpus iuris canonici, I: Decretum magistri Gratiani, Leipzig, 1879, p. 86
(ristampa anastatica Graz, Akademische Druck- und Verlagsanstalt, 1955).

3. II concilio Lateranense, 1139.


10. Proibiamo, in virtù dell'autorità apostolica, che le decime ecclesiastiche, le quali sulla base della
legislazione canonica sono chiaramente elargite a beneficio della pietà, siano possedute dai laici.
Infatti, sia che le abbiano ricevute o da vescovi o da re oppure da qualsiasi altra persona, se non le
restituiranno alla chiesa, sappiano di commettere il crimine di sacrilegio e di correre il pericolo di
essere dannati in eterno. Comandiamo anche che i laici, i quali posseggono delle chiese, le
restituiscano ai vescovi oppure siano sottoposti a scomunica. Rinnoviamo inoltre la prescrizione che
nessuno, se non è diacono o presbitero, sia ordinato arcidiacono o decano; che poi gli arcidiaconi
[1], i decani [2] e i prevosti [3], i quali si trovano negli ordini inferiori, se avranno avuto la
presunzione di non farsi ordinare, disobbedendo a questo ordine, siano privati della dignità ricevuta.
Proibiamo poi che le predette dignità vengano conferite ad adolescenti oppure a persone non
consacrate, ma solo a coloro che si segnalano per prudenza e vita meritoria. Comandiamo infine che
non vengano affidate chiese a presbiteri mercenari e che ogni chiesa, la quale abbia un suo
patrimonio, abbia un proprio sacerdote.

[1] L'arcidiacono è il capo dei diaconi di una chiesa, vicario del vescovo.
[2] Il decano è un dignitario all'interno del capitolo di una chiesa.
[3] Il prevosto è il sacerdote preposto ad un raggruppamento di parrocchie rurali.

Fonte: Conciliorum Oecumenicorum decreta, p. 175.

4. Bolla Ad abolendam haereticam pravitatem, 1183


In primo luogo, dunque, decidiamo che siano soggetti a perpetua scomunica i Catari ed i Patarini e
colono che si fregiano del falso nome di Umiliati oppure di Poveri di Lione, i Passagini [1], i
Giosefini [2], gli Arnaldisti [3]. E poiché alcuni, sotto apparenza di pietà, ma essendo del tutto privi
delle virtù che la caratterizzano, secondo quanto dice l'apostolo, rivendicano per sé l'autorità di
esercitare la predicazione, mentre lo stesso apostolo dice: «In che modo ci saranno dei predicatori,
se non saranno mandati?», annodiamo con uguale vincolo di perpetua scomunica tutti coloro che
avranno la presunzione di predicare sia in pubblico che in privato, pur avendone ricevuto la
proibizione oppure non essendo stati inviati, al di fuori di ogni autorizzazione ricevuta dalla Sede
apostolica oppure dal vescovo del luogo; e tutti coloro che a proposito del sacramento del corpo e
del sangue di nostro signore Gesù Cristo, oppure a proposito del battesimo, oppure della
confessione dei peccati, oppure del matrimonio o degli altri sacramenti della chiesa, non hanno
timore di pensare e di insegnare in maniera diversa da quello che la sacrosanta chiesa romana
predica e osserva; ed in generale tutti coloro che saranno giudicati eretici o dalla stessa chiesa
romana, oppure dai singoli vescovi nelle proprie diocesi con il consiglio dei chierici, oppure, in caso
di sede vacante, dagli stessi chierici col consiglio, se necessario, dei vescovi delle sedi vicine. […]
Aggiungiamo che tutti gli arcivescovi o vescovi, personalmente o per mezzo dei loro arcidiacono o
di altre persone oneste e capaci, dovranno uno o due volte l’anno visitare le parrocchie delle loro
diocesi dove corre voce vi siano degli eretici, e lì indurre tre o più testimoni degni di fede, se
necessario tutto il vicinato, a giurare di denunciare al vescovo o all’arcidiacono gli eretici a loro
noti, nonché chiunque partecipi a riunioni segrete o il cui comportamento contrasti con quello
comune dei fedeli.
[1] Eretici lombardi.
[2] Setta ereticale.
[3] Seguaci di Arnaldo da Brescia (riformatore religioso giustiziato nel 1154), sostenitori della povertà del
clero e del diritto dei laici a predicare.

Fonte: J. D. MANSI, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XXII, Venezia, A. Zatta,
1778, col. 476 e sgg. (ristampa anastatica Graz, Akademische Druck- und Verlagsanstalt, 1960).

4. IV concilio Lateranense, 1215.


10. Dell'istituzione di predicatori. Tra le altre cose che riguardano la salute del popolo cristiano, è
noto essergli necessaria in primo luogo la pastura della parola di Dio, poiché come il corpo si nutre
di cibo materiale, così l'anima di cibo spirituale, proprio perché «non di solo pane vive l'uomo, ma
di ogni parola che procede dalla bocca di Dio». Pertanto, dal momento che di sovente accade che i
vescovi, per le loro molteplici occupazioni o per i malanni del corpo oppure per le incursioni
belliche o per altri motivi — per non dire della loro mancanza di scienza, la quale in essi deve
essere biasimata nel modo più assoluto e non deve essere tollerata più oltre —, non siano in grado
da se stessi di amministrare al popolo la parola di Dio, soprattutto in diocesi vaste ed ampie,
stabiliamo per mezzo di questa costituzione generale che i vescovi assumano uomini idonei a
svolgere in maniera salutare l'ufficio della santa predicazione, «potenti nelle opere e nelle parole», i
quali visitino con sollecitudine le popolazioni loro affidate al posto di quelli, quando i vescovi non
sono in grado di farlo personalmente, e le edifichino con la parola e con l'esempio; i vescovi
provvedano loro le cose di cui abbiano bisogno, in maniera appropriata, affinché non siano costretti
a desistere da ciò che hanno iniziato per mancanza del necessario. Pertanto comandiamo che sia
nelle cattedrali che nelle altre chiese conventuali vengano ordinati uomini adatti, che i vescovi
possano avere per coadiutori cooperatori, non solo nell'ufficio della predicazione, ma anche
nell'ascoltare le confessioni ed imporre le penitenze, e in tutte le altre cose che riguardano la
salvezza dell'anima. Se invero qualcuno trascurerà di adempiere a queste prescrizioni, sia sottoposto
ad una aspra punizione.

Fonte: J. D. MANSI, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XXII, Venezia, A. Zatta,
1778, col. 476 e sgg. (ristampa anastatica Graz, Akademische Druck- und Verlagsanstalt, 1960).,
pp. 205-6.

- Si fa riferimento spesso al Corpus Iuris Civilis – cominciano ad emergere parti sempre più ampi di
questo codice che nei secoli precedenti era stato dimenticato – del corpus si conoscevano solo alcune
parti e spesso era tramandato in maniera sbagliata – nel XII secolo emergono sempre più testi – diventa
oggetto di riflessione e strumento politico
- 1- elenco di diritti che appartengono al sovrano – alcuni beni vengono incamerati dai comuni -> per
questo Federico fa un’elenco così dettagliato
- 2a- diritto della chiesa nel I millennio si sratifica in maniera disordinata perchè non esiste un’unica
autorità che ha facoltà di emanare leggi – quindi il diritto della chiesa è costituito da un grande numero
di diritti diversi emanati da concili (ecumenici e regionali), dal papa stesso (emanava i decretali) – c’è
poi una grande produzione di norme false o falsificate a piacimento (es. donazione di Costantino) –
1140: monaco Graziano emana la Concordanza dei canoni discordanti (noto anche come decreto di
Graziano) -> testo frutto di una selezione precisa di materiale di diritto canonico – Decreto di Graziano
diventa base del diritto della Chiesa e con esso diventa autonomo cioè distaccato dal diritto imperiale
ecc – sancisce che l’unica fonte del diritto è il papa – per la prima volta si sancisce la distinzione fra
ecclesiastici e laici – diritto canonico riguarda gli ecclesiastici – clero da cleros = sorte, coloro che sono
eletti a sorte – laici da laos = popolo – nel corso della lotta per le investiture i laici avevano avuto un
ruolo molto più attivo
- 2b- questione dell’insegnamento – predicavano talvolta anche i laici – norma che mira a limitare uno
spazio che era stato aperto per i laici e ricondurlo sotto i chierici – un laico può insegnare se i chierici
glielo chiedono
- 3- concilio Lateranense – concili ecumenici in virtù di una delle affermazioni del dictatus papae ossia
solo il concilio convocato dal papa poteva dirsi ecumenico mentre prima lo erano quelli convocati
dall’imperatore – dall’inizio del XII secolo i concili ecumenici sono convocati e presieduti dai papi – sono
quattro i lateranensi – 1123 il primo: anno dopo la firma del concordato di Worms – 1139 il secondo:
l’anno prima si chiude un lungo scisma interno alla chiesa occidentale che vede la contrapposizione tra
due papi che per sei anni si contendono la legittimità del titolo – 1179 il terzo: due anni prima nel 1177
con la pace di Venezia si chiude lo scisma provocato da Federico I -> scontro imperatore e comuni –
papato schieratosi con i comuni perchè la pretesa universalistica era contro quella di Federico e poi
perchè il papato contava attraverso l’appoggio ai comuni di imporre ai comuni stessi un ruolo da
arbitro, in cui poteva sfruttare la concorrenza delle diverse città – Federico aveva fatto eleggere un
antipapa e aveva aperto uno scisma poi conclusosi con la pace di Venezia – 1215 quarto concilio – due
concili nel 1247 e 1274 si tengono a Lione -> la dice lunga sull’alleanza politica fra Roma e la monarchia
francese -> concili come strumento di consolidamento del potere pontificio – in questi concili si
delibera su questioni di carattere generale o di vicende più specifiche – nel brano riportato del concilio
del 1179: si proibisce ai laici di possedere le decime (donazioni originariamente volontarie – da Carlo in
avanti diventa una tassa obbligatoria – ogni fedele versa la decima parte delle sue rendite al proprio
vescovo – queste decime vengono usate per la carità, per il mantenimento dei preti...) – le decime
tendono a spostarsi dalle persone ai beni materiali che quelle decime producono – molti laici tengono il
diritto di decima – nel XII il papato si rende conto del danno economico che questi laici provocano –
papato martella i laici sull’obbligo di restituire le decime
- 4- IV concilio lateranense – evento grande con molti partecipanti – non solo ecclesiastici ma anche
rappresentanti di tutte le autorità politiche – anche i membri delle chiese bizantine ma rifiutano di
partecipare perchè ancora con la memoria al 1204 – concilio convocato da Innocenzo III –
manifestazione della potenza sprituale e politica raggiunta da Roma – da vicario di Pietro a vicario di
Cristo – qualsiasi altro potere terreno è subordinato – si prendono decisioni importanti su temi molto
differenti: es. necessità di istruire i fedeli laici -> papato e gerarchie ecclesiastiche hanno capito che
l’unico modo di combattere i gruppi ereticali è mettere in piedi un giusto indotttrinamento – si
stabilisce che venga creato un corpo di predicatori

Il quarto concilio Lateranense (1215): omologazione della diversità

Il quarto concilio ecumenico Lateranense del novembre 1215 fu una delle più grandi assemblee
della cristianità occidentale. Vi parteciparono circa 1300 ecclesiastici e molti rappresentanti dei
poteri secolari. Coronamento del pontificato di Innocenzo III (1198-1216) ed evento culminante del
papato medievale, fu il pilastro giuridico della Chiesa cattolica prima del Concilio di Trento
(1545-1563). Nelle sue 71 costituzioni furono regolate questioni fondamentali in materia di fede, di
morale, di politica, di diritto, di pastorale, di liturgia, con lo scopo di avviare una riforma
profonda della società cristiana, che si voleva uniforme e armoniosa sotto la guida del papa. La
strada seguita fu quella dell’omologazione sociale; di conseguenza i padri conciliari colpirono
duramente la diversità, cioè quanto non rientrava nel progetto di omogeneità: non solo gli eretici,
ma anche gli ebrei, nei confronti dei quali la discriminazione conobbe una svolta. Il decreto 3
colpisce gli eretici, i numeri 67-70 contengono le disposizioni prese verso gli ebrei.

III Degli eretici


Scomunichiamo e anatematizziamo ogni eresia che si erge contro la santa, ortodossa e cattolica
fede, come l'abbiamo esposta sopra. Condanniamo tutti gli eretici, sotto qualunque nome; essi
hanno facce diverse, male loro code sono strettamente unite l'una all'altra. Gli eretici condannati
siano abbandonati alle potestà secolari o ai loro balivi per essere puniti con pene adeguate. I chierici
siano prima degradati della loro dignità; i beni di questi condannati, se si tratta di laici, siano
confiscati; se fossero chierici, siano attribuiti alla chiesa, dalla quale ricevono lo stipendio.
Quelli che fossero solo sospetti, a meno che non abbiano dimostrato la propria innocenza con prove
che valgono a giustificarli, siano colpiti con la scomunica, e siano evitati da tutti fino a che non
abbiano degnamente soddisfatto. Siano poi ammonite e, se necessario, costrette con censura le
autorità civili, di qualsiasi grado, perché, se desiderano essere stimati e creduti fedeli, prestino
giuramento di difendere pubblicamente la fede: che essi, cioè, cercheranno coscienziosamente, nei
limiti delle loro possibilità, di sterminare dalle loro terre tutti quegli eretici che siano stati dichiarati
tali dalla chiesa. D'ora innanzi, chi sia assunto ad un ufficio spirituale o temporale, sia tenuto a
confermare con giuramento, il contenuto di questo capitolo.
Se poi un principe temporale, richiesto e ammonito dalla. chiesa, trascurasse di liberare la sua terra
da questa eretica infezione, sia colpito dal metropolita e dagli altri vescovi della stessa provincia
con la scomunica; se poi entro un anno trascurasse di fare il suo dovere, sia informato di ciò il
sommo pontefice, perché sciolga i suoi vassalli dall'obbligo di fedeltà e lasci che la sua terra sia
occupata dai cattolici, i quali, sterminati gli eretici, possano averne il possesso senza alcuna
opposizione.
I cattolici che, presa la croce, si armeranno per sterminare gli eretici, godano delle indulgenze e dei
santi privilegi, che sono concessi a quelli che vanno in aiuto della Terra Santa.

LXVII Sull’usura dei giudei


Quanto più la religione cristiana si trattiene dall’usura, tanto più gravemente in questa materia
cresce la perfidia dei giudei, al punto che in breve tempo le ricchezze dei cristiani si esauriranno.
Volendo dunque procurare che i cristiani non siano gravati spaventosamento dai giudei, con questo
decreto stabiliamo che in futuro sotto qualsiasi pretesto i giudei estorceranno ai cristiani interessi
pesanti e smisurati, sia loro impedito ogni contatto con i cristiani sino a quando non avranno dato
conveniente riparazione. […]

LXVIII Che i giudei si distinguano nell’abito dai cristiani


In diverse province l’abbigliamento permette di distinguere i giudei ovvero i saraceni dai cristiani,
ma in altre è insorta una tale confusione che nessuna differenza permette più di riconoscerli. Perciò
succede talvolta che per errore dei cristiani si uniscano a donne giudee o saracene, o queste a
uomini cristiani. Affinché l’eccesso di questa dannata promiscuità non possa più proliferare con la
scusa dell’errore, stabiliamo che in ogni provincia cristiana e in ogni tempo dell’anno costrori, di
entrambi i sessi, si distinguano pubblicamente nella qualità dell’abito dal resto del popolo […] Nei
giorni delle lamentazione e nella domenica di Passione non si mostrino in pubblico, poiché non
pochi tra loro in quei giorni, come abbiamo saputo, non si vergognano di passeggiare più eleganti
del solito e non temono di schernire i cristiani, che facendo memoria della santissima passione
pretendono i segni del lutto. […]
LXIX Che i giudei non siano messi a capo di pubblici uffici
Poiché è assurdo che un bestemmiatore di Cristo eserciti una potestà sui cristiani […] noi, a causa
dell’audacia dei trasgressori proibiamo con questo decreto che i giudei abbiano assegnati uffici
pubblici, poiché sotto questo pretesto molto avversano i cristiani. Se dunque qualcuno affiderà loro
un tale incarico, dopo una prima ammonizione sia puntio come merita dal concilio provinciale, che
ordiniamo venga celebrato una volta all’anno. All’officiale sia impedita la comunione con i cristiani
nei commerci e nelle altre relazioni, fino a quando tutto quello che fu tolto ai cristiani in ragione
dell’ufficio ottenuto sia convertito in elemosina per i poveri secondo la prudenza del vescovo
diocesano. Egli si dimetta con vergogna dall’ufficio che assunse con sfacciataggine. Estendiamo ai
pagani questa stessa disposizione.

LXXX Che in convertiti non ritornino all’antico rito giudaico


Abbiamo appreso che alcuni, che accedettero volontariamente all’acqua del santo battesimo, non
hanno abbandonato del tutto l’uomo vecchio per vestire con maggiore perfezione l’uomo nuovo [cfr.
Lettera agli Efesini 4.22-24]. Conservando alcune parti del rito precedente, con una tale
commistione confondono la dignità della religione cristiana. […] stabiliamo che a costoro sia in
ogni modo impedita dai prelati delle chiese l’osservanza del vecchio rito […].
- Comunità ebraiche discriminate in maniera giuridica
UNA NUOVA CULTURA LAICA E RELIGIOSA
Cultura religiosa è la cultura per eccellenza – vertice della scienza è la teologia quindi Dio – ma si forma
anche una cultura laica sotto la spinta delle istanze nuove e delle esigenze nuove della società – es. diritto -
> materia che non è più teologia – laici manifestano fra XII e XIII secolo unavolontà di affermarsi nella
società non solo in quelle attività definite anche da Graziano -> vogliono avere voce, ruolo e capacità di
azione nelle cose sacre – disciplinamento: capacità di disciplinare, dare regole di comportamento non solo
al clero ma a tutti i cristiani – provvedimenti introdotti con lo scopo di sorvegliare il comportamento dei
fedeli e incanalarlo verso forme legittime, adatte ai laici – es. obbligo per tutti i cristiani di confessarsi
almeno una volta all’anno (IV concilio lateranense del 1215) = strumento di controllo dei fedeli -> prete che
ascolta la confessione viene a sapere quali sono i comportamenti – conseguenze:
- Incremento della produzione e conservazione di testi scritti – prima contenuti solo nei monasteri (per
motivi anche materiali)
- Incremento delle persone che producono testi scritti – non più solo laici
- Incremento delle persone capaci di leggere e scrivere -> anche per questo motivo inizia a diffondersi
l’uso della lingua volgare nei testi scritti
Riscoperta del diritto e la nascita delle università: si riscopre il carattere universale del Corpus di Giustiniano
– funzionale agli sviluppi della società, dell’economia e delle istituzioni – elaborazione del diritto canonico,
diritto della chiesa – nascono nuove scuole pubbliche laiche -> devono preparare i futuri burocrati,
mercanti, esperti di diritto – prime università: Bologna, Parigi, Oxford -> sono associazioni simili i cui criteri
di aggregazione sono simili a quelli del mondo comunale – necessità di rispondere a proprie esigenze
Università: collocazione geografica delle università rispecchia il primato economico e politico delle diverse
parti d’Europa – Italia, Francia, Inghilterra – nel mondo tedesco si diffondono più tardi – materie che si
studiano sono il trivio e il quadrivio – per poi arrivare alle specializzazioni -> diritto a Bologna, teologia a
Parigi e Oxford, medicina a Padova e Montpellier – in Italia le università sono associazioni di tipo privato
ossia fra maestri e docenti – università sono mobili (Cambridge nasce da un gruppo di studenti e docenti
che si distacca da Oxford) – autorità pubbliche favoriscono molto queste università – si forma un nuovo
ceto di intellettuali di professione laici – in Francia e Inghilterra l università sono una costola delle scuole
cattedrali – più controllate dalle autorità pubbliche – Piero Abelardo ed Eloisa: storia d’amore – Pietro è
l’esempio di questa nuova figura di intellettuale – organizzazione per nazioni anche se il latino rimane la
lingua universale
Ingresso delle gerarchie ecclesiastiche nelle università: alcuni ordini monastici (cluniacensi e cistercensi)
comprendendo l’importanza delle università creano degli studia privati -> si insegnano alcune arti destinate
ad istruire i futuri monaci ed ecclesiastici – questi centri arrivano a fare concorrenza alle università stesse –
es. episodi di scioperi proclamati dai docenti dell’università di Parigi e i prof degli studia continuano ad
insegnare – livello superiore degli insegnamenti degli studia rispetto alle università – alcuni ordini monastici
(soprattutto francescani) attirano schiere di frati – successo si accresce e comincia a penetrare nel mondo
universitario – professori decidono di entrare nell’ordine francescano ma continuano ad insegnare nelle
università – si creano concorrenze fra professori monaci e professori laici
Dalla fine dell’XI secolo si manifestano dei fermenti di natura religiosa che assumono forme diverse ma che
sono accomunati da alcuni temi: ritorno alla chiesa delle origini + tema della vita apostolica – cominciano a
diventare sempre più numerose le critiche rivolte alla chiesa che sta diventando una chiesa monarchica –
non più una critica dei comportamenti individuali dei preti ma una critica rivolta alla struttura gerarchica
della chiesa – accusata di essere ricca e di essersi allontanata dal messaggio evangelico – più specificamente
si criticano altri comportamenti: es. vescovi che si portano dietro nelle visite schiere di persone, nutrite e
ospitate dalla parrocchie che vengono visitate – gerarchia ecclesiastica sempre più vicina ai re e poco
presente nelle diocesi e fra i fedeli – soluzione proposta da coloro che criticano questi modelli è il ritorno
alla comunità originaria di Gerusalemme – vita apostolica -> tutti i cristiani chiamati alla predicazione –
tensione spirituale che le gerarchie ecclesiastiche cercano di eliminare – il contenuto di queste predicazioni
non è di tipo dogmatico perchè erano incolti – gruppi che poi vengono identificati come eretici non hanno
nulla a che fare con le eresie di IV eV secolo (quelle erano dogmatiche) – nella critica verso la chiesa c’è
anche l’insoddisfazione verso il nuovo assetto economico – perchè ha aumentato le disuguaglianze – alcuni
eretici riescono a reclutare i propri seguaci in tutti i ceti sociali fino all’aristocrazia
Principali gruppi ereticali:
- valdesi – Pietro Valdesio mercante di Lione che vende i suoi beni – moglie e figlie vanno in monastero –
decide di iniziare a predicare contro gli eretici – gruppi ereticali si diffondono soprattutto nelle aree
urbanizzate quindi in Francia, Italia e Germania ce ne sono diversi – lo scontro si apre quando le
gerarchie ecclesiastiche gli impongono di smettere di predicare perchè la predicazione è riservata al
clero (come dice il Decreto di Graziano) – preoccupazione sui contenuti di questa predicazione –
Valdesio rifiuta di obbedire a questo ordine e viene dichiarato eretico
- catari – predicano una dottrina eterodossa – ci sono due principi creatori ossia il Bene (Dio) e il Male
(Lucifero) – il bene crea l’anima e il male il corpo che per i catari è prigione dell’anima – catari si
definiscono buoni cristiani – gruppo che si diffonde in molte aree – mettono in piedi una chiesa che
imita quella cattolica -> propri sacerdoti, propri sacramenti... – si scatena contro di loro la crociata
- umiliati – laici (come valdesi e catari) – vivono nelle proprie case e continuano a lavorare – a partire da
Milano si affermano – lavoratori soprattutto del settore tessile -> a Milano si producevano soprattutto
tessuti di cotone – vogliono l’obbligo della predicazione universale – modo di vivere che imita quello dei
monaci (castità, digiuni...) – non hanno nessuna organizzazione monastica – vengono condannati come
eretici nel 1184 ma a differenza di altri gruppi vengono poi recuperati nel senso che il papa fa alcune
concessioni che permettono di mantenere alcune pratiche – es. riunirsi periodicamente ma senza
predicare – si trasformano nel ‘200 in un ordine di tipo monastico dopo il loro recupero – accanto al
gruppo dei laici si creano altre comunità di preti e di donne – i laici che erano stati gli animatori di
questo gruppo vengono sempre più marginalizzati – motivo per cui non vengono condannati all’eresia:
obbedienza al papa
punto di rottura fra gli eretici e le gerarchie ecclesiastiche è l’obbedienza – soprattutto al papa –“non è
considerato cattolico chi non è d’accordo con la chiesa romana” (Dictatus papae)
provvedimenti presi contro le eresie:
- emanazione di una bolla chiamata Ad abolendam nel 1183 – per eliminare la nefandezza ereticale –
fase molto avanzata della diffusione delle eresie
- equiparazione dell’eresia al delitto di lesa maestà – lesa maestà ha a che fare con la sfera civile – Dio è
sovrano universale e quindi l’eresia è tradimento della massima autorità
- coinvolgere le autorità civili nelle repressioni – es. crociata contro gli albigesi -> attuata dagli eserciti dei
grandi aristocratici francesi
- creata un’istituzione specifica = Inquisizione – sottopone a giudizio gli eretici – a partire dalla bolla del
1184 si stabilisce che i vescovi hanno il compito di trovare gli eretici nelle loro diocesi – non si limitano
quindi solo a ricevere le denunce di eresia – tribunali speciali destinati esclusivamente a giudicare gli
eretici inizialmente affidati ai vescovi -> poi siccome non funziona a partire dal 1234 questi tribunali
speciali sono affidati ai frati degli ordini mendicanti – si istruiscono per diventare giudici
dell’inquisizione – non esiste una Inquisizione sola ma ci sono più tribunali
bolla ad abolendam: 1184 – papa Lucio III
In primo luogo, dunque, decidiamo che siano soggetti a perpetua scomunica i Catari ed i Patarini e colono
che si fregiano del falso nome di Umiliati oppure di Poveri di Lione, i Passagini [1], i Giosefini [2], gli
Arnaldisti [3]. E poiché alcuni, sotto apparenza di pietà, ma essendo del tutto privi delle virtù che la
caratterizzano, secondo quanto dice l'apostolo, rivendicano per sé l'autorità di esercitare la predicazione,
mentre lo stesso apostolo dice: «In che modo ci saranno dei predicatori, se non saranno mandati?»,
annodiamo con uguale vincolo di perpetua scomunica tutti coloro che avranno la presunzione di predicare
sia in pubblico che in privato, pur avendone ricevuto la proibizione oppure non essendo stati inviati, al di
fuori di ogni autorizzazione ricevuta dalla Sede apostolica oppure dal vescovo del luogo; e tutti coloro che a
proposito del sacramento del corpo e del sangue di nostro signore Gesù Cristo, oppure a proposito del
battesimo, oppure della confessione dei peccati, oppure del matrimonio o degli altri sacramenti della
chiesa, non hanno timore di pensare e di insegnare in maniera diversa da quello che la sacrosanta chiesa
romana predica e osserva; ed in generale tutti coloro che saranno giudicati eretici o dalla stessa chiesa
romana, oppure dai singoli vescovi nelle proprie diocesi con il consiglio dei chierici, oppure, in caso di sede
vacante, dagli stessi chierici col consiglio, se necessario, dei vescovi delle sedi vicine.
[1] Eretici lombardi, di orientamento filo-giudaico.
[2] Setta ereticale.
[3] Seguaci di Arnaldo da Brescia (riformatore religioso giustiziato nel 1154), sostenitori della povertà del
clero e del diritto dei laici a predicare
- sono citati alcuni gruppi che il papato era riuscito ad individuare ma ad esempio nessuno degli studiosi
sa chi fossero i Giosefini o i Passagini
- il papato non ha ben presente chi è eretico e chi può essere considerato tale – le forme in cui si
manifesta il dissenso sono molto differenti fra di loro
nello stesso clima sociale e spirituale nascono gli ordini mendicanti
le istanze religiose si esprimono da un lato in forme ereticali e dall’altro in forme poi considerate ortodosse
– domenicani nascono nel 1216 – francescani nel 1223 – si chiamano mendicanti perchè l’elemento
centrale è quello della povertà evangelica – forma raccontata negli Atti degli apostoli della prima comunità
di Gerusalemme – come si traduce questa aspirazione ideale nella pratica? Rinuncia di queste comunità a
qualsiasi forma di proprietà (anche i monaci fin dalle origini rinunciano alle loro proprietà individuali) –
mendicanti mettono in piedi un modello di vita comune in cui si rifiuta a ogni forma di proprietà anche
comunitaria – quindi vivono del proprio lavoro oppure di carità e per questo sono mendicanti – sono frati e
non monaci e vivono in conventi e non monasteri – monaco e monastero sono termini che esaltano la
dimensione dell’isolamento <-> convento in latino significa comunità, gruppo quindi si esalta l’azione in
comune e anche frate ossia fratello sottolinea il vivere comune – non vogliono isolarsi ma vogliono agire
nella società – nella pratica della povertà è implicita la critica ai costumi della chiesa – il nome di predicatori
(domenicani) si riferisce all’attività principale a cui aspirano = predicazione contro gli eretici – frati
domenicani studiano per diventare predicatori, studiando nelle università private che sono gli studia –
legami che uniscono questi fenomeni alle città – a differenza dei monaci i frati non intendono isolarsi nel
monastero – i frati vivono nelle città e predicano – questi mendicanti non si insediano nelle campagne – a
volte si insediano ai margini delle città perchè sono troppo piene e non potrebbero ospitarli – scelta di
collocarsi dove la popolazione è più numerosa – proposta religosa che ha un grande successo – si creano
conventi in tutta Europa e anche oltre (fondati conventi francescani negli stati orientali) – successo è una
delle chiavi che spiega la scomparsa delle eresie

APOGEO E CRISI DEI POTERI UNIVERSALI


Papa finisce per sostituirsi nel ‘200 all’imperatore – sia come fonte del diritto che come autorità che
presiede i concili ecumenici – all’epoca di Innocenzo viene elaborata una teoria della storia chiamata
translatio imperii = papato per propria volontà all’epoca di Carlo ha trasferito l’imperium da Bisanzio a Carlo
-> l’istituzione imperiale trasformata in una proprietà del papato – sfera di esercizio di poteri chiusa
all’interno dell’unico potere universale ossia quello del papa – Innocenzo avvalendosi di questa teoria dice
di possedere entrambi i poteri, temporale e spirituale – quello temporale viene concesso in delega
all’imperatore – l’imperatore a sua volta è una specie di vicario del papa – le due spade sono in mano al
papa entrambe – immagine del sole e della luna -> una brilla di luce propria, l’altra no, l’una illumina
l’altra... – uno dei problemi che vengono affrontati nel corso del ‘200 è regolamentare l’elezione del papa ->
1274 (secondo concilio di Lione) si stabilisce il conclave = chiudere a chiave i cardinali e isolarli dal mondo
fino ad elezione del nuovo papa – perchè in precedenza si erano verificati episodi di concili durati mesi e
mesi per eleggere i nuovi papi – cardinali vedono crescere in maniera straordinaria il proprio potere politico
e non solo religioso
Bonifacio VIII – rappresenta la punta più alta della parabola del potere pontificio – con Bonifacio si
manifesta il declino della concezione di assoluta superiorità del papato – concezione diventa anacronistica
e impossibile da applicare – questione esplode tra Roma e il re di Francia – re Filippo IV impone al clero
francese una tassazione straordinaria – il clero si oppone e si rivolge al papato – Bonifacio sostiene il clero
emanando due bolle fra le quali la bolla Unam Sanctam (bolle prendono il nome dalle prime parole del
testo) – in questa bolla Bonifacio esprime la dottrina dell’universalità del papato

La bolla Unam sanctam (1302)


La contesa tra il papa Bonifacio VIII (1235-1303) e il re francese Filippo IV il Bello (1268-1314) , motivata da
questioni di natura ideologica e politica, fu condotta anche attraverso la redazione di documenti e scritti a
carattere propagandistico e apologetico. Il papa, in particolare, ricorse a una serie di bolle, documenti redatti
secondo il tradizionale modello epistolare in uso presso la cancelleria pontificia, ma in forme particolarmente
solenni. La più celebre di tali bolle è la Unam sanctam, destinato ad avere un’ampia diffusione. In esso
Bonifacio pervenne alla più matura formulazione della dottrina ierocratica. sviluppando quella lunga
tradizione ecclesiologica che risaliva a Gregorio VII (1073-1085) e Innocenzo III (1198-1216). mescolando
affermazioni di principio e citazioni bibliche, Bonifacio VIII spiega la natura e la missione della Chiesa e del
pontefice, e afferma in modo perentorio, attraverso la metafora delle due spade, la preminenza dell’autorità
spirituale rispetto a quella temporale.

Per imperativo della fede noi siamo costretti a credere ed a ritenere, che vi è una sola
Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica, e noi fermamente la crediamo e professiamo con
semplicità, e non c'è né salvezza né remissione dei peccati fuori di lei - come lo Sposo
proclama nel Cantico: “Unica è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua,
senza pari per la sua genitrice". Essa rappresenta l'unico corpo mistico, il cui capo è
Cristo, e il capo di Cristo è Dio, e in esso c ́è un solo Signore, una sola fede, un solo
battesimo. Una sola infatti fu l'arca di Noè al tempo del diluvio, che prefigurava l'unica
Chiesa; ed era stata costruita da un solo braccio, ebbe un solo timoniere e un solo
comandante, ossia Noè, e noi leggiamo che fuori di essa furono sterminati tutti gli esseri
esistenti sulla terra. Questa (Chiesa) noi veneriamo, e questa sola, come dice il Signore
per mezzo del Profeta: “Libera, o Signore, la mia anima dalla lancia e dal furore del cane,
l'unica mia". Egli pregava per l'anima, cioè per Se stesso - per la testa e il corpo nello
stesso tempo - il quale corpo precisamente Egli chiamava l'unica Chiesa, a causa
dell'unità dello Sposo, della fede, dei sacramenti e della carità ecclesiale. Questa è quella
veste senza cuciture del Signore, che non fu tagliata, ma data in sorte.
Dunque la Chiesa sola e unica ha un solo corpo, un solo capo, non due teste come se
fosse un mostro, cioè Cristo e Pietro, vicario di Cristo e il successore di Pietro, perché il
Signore disse a Pietro: “Pasci le mie pecorelle". “Le mie", Egli disse, parlando in generale
e non in particolare di queste o quelle, dal che si capisce, che gliele affidò tutte. Se quindi i
greci o altri dicono di non essere stati affidati a Pietro e ai suoi successori, devono per
forza confessare di non essere tra le pecorelle di Cristo, perché il Signore dice in Giovanni
che c'è un solo gregge e un (solo e) unico pastore.
Proprio le parole del Vangelo ci insegnano che in questa Chiesa e nella sua potestà ci
sono due spade, cioè la spirituale e la temporale, perché, quando gli Apostoli dissero:
“Ecco qui due spade" - che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare - il
Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti. E chi nega che la spada
temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore quando
dice: “Rimetti la tua spada nel fodero”. Quindi ambedue sono nel potere della Chiesa, la
spada spirituale e quella materiale. Però quest'ultima deve essere esercitata in favore
della Chiesa, l'altra direttamente dalla Chiesa; la prima dal sacerdote, l'altra dalle mani dei
re e dei soldati, ma agli ordini e sotto il controllo del sacerdote. Poi è necessario che una
spada sia sotto l’altra e che l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché
quando l'Apostolo dice: “Non c'è potere che non venga da Dio e quelli che sono, sono
disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all'altra,
e, appunto come inferiore, non fosse dall'altra ricondotta a nobilissime imprese. Poiché
secondo san Dionigi è legge da Dio, che l'inferiore sia ricondotto per l'intermedio al
superiore. Dunque le cose non sono ricondotte al loro ordine alla pari e immediatamente,
secondo la legge dell'universo, ma le infime attraverso le intermedie e le inferiori
attraverso le superiori. Che il potere spirituale supera in dignità e nobiltà tutti quelli terreni
dobbiamo proclamarlo tanto più apertamente quanto lo spirituale eccelle sul temporale. Il
che, invero, noi possiamo chiaramente constatare con i nostri occhi dal versamento delle
decime, dalla benedizione e santificazione, dal riconoscimento di tale potere e
dall'esercitare il governo sopra le medesime. Infatti la Verità attesta che il potere spirituale
deve istituire il potere terreno e giudicarlo quando non si dimostra giusto. Così si avvera la
profezia di Geremia riguardo la Chiesa e il potere della Chiesa: “Ecco, oggi Io ti ho posto
sopra le nazioni e sopra i regni" e le altre cose che seguono. Se dunque il potere terreno
devia, sarà giudicato dall'autorità spirituale; se poi il potere spirituale inferiore degenera,
sarà giudicato dal suo superiore; ma se è quello spirituale supremo, potrà essere
giudicato solamente da Dio e non dall'uomo, come afferma l'Apostolo: “L'uomo spirituale
giudica tutte le cose; ma egli stesso non viene giudicato da nessuno.” Questa autorità
infatti, benché conferita ad un uomo ed esercitata da un uomo, non è umana ma divina,
attribuita per bocca di Dio a Pietro, e resa intangibile per lui e per i suoi successori in colui
che Pietro, la pietra, aveva confessato, quando il Signore disse allo stesso Pietro:
“Qualunque cosa tu legherai ecc." Perciò chiunque si oppone a questo potere istituito da
Dio, si oppone all'ordine di Dio, a meno che non pretenda come i manichei che ci sono
due princìpi, il che noi giudichiamo falso ed eretico, perché - come dice Mosè - non nei
principii, ma nel principio Dio creò il cielo e la terra. Di conseguenza noi dichiariamo,
stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario alla salvezza di ogni
creatura umana che essa sia sottomessa al Romano pontefice.
Data in Laterano, 18 novembre, anno ottavo del pontificato.

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