Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
IL MERCANTILISMO
Il dibatto in economia internazionale è classicamente diviso in due filoni: liberoscambismo contro protezionismo. In
realtà, l’efficacia della protezione si colloca più nei casi eccezionali. In generale, il guadagno di coloro che guadagnano
dal commercio internazionale è maggiore del danno inflitto ad altri soggetti dallo stesso. Il protezionismo volgere
spesso spinge sul secondo lato, quello dei soggetti danneggiati. Una prima teoria del commercio è il mercantilismo
(metà del 1500), la cui idea fondamentale era che un paese deve avere sempre il massimo valore di surplus della
bilancia commerciale ( BC=exp – IMP> 0=¿ exp> IMP ). Inquadrata nel periodo in cui la teoria è nata, cioè
economia in cui la moneta era metallica, una bilancia commerciale in attivo significava un afflusso di oro nel paese,
cioè un aumento delle scorte metalliche nel paese, quindi maggiore gettito fiscale e stimolo alla produzione. Va
precisato che la teoria nasce in un periodo in cui non esisteva ancora chiara distinzione tra ricchezza personale del
n
sovrano e ricchezza del paese. A livello globale la bilancia commerciale globale è in equilibrio: ∑ expi−IMPi=0. Di
i=1
conseguenza, se esiste un paese in surplus, deve esistere necessariamente un paese in deficit per lo stesso
ammontare (gioco a somma costante). Ne deriva, che non tutti i paesi possono registrare un surplus commerciale.
Questa era la conclusione pessimistica dei pensatori mercantilisti.
( −12 vino,+1 tessuti ) , di conseguenza il Portogallo libera ore di lavoro per la produzione di vinoi:
( + 4 vino ,−1 tessuti ) . Considerando l’aggregato otteniamo: ( +72 vino ,0 tessuti ) , cioè la produzione mondiale di
tessuti rimane invariata, ma aumenta la produzione mondiale di vino. Ciò dimostra il vantaggio della specializzazione.
2° DIMOSTRAZIONE
In entrambi i paesi ci sono 20 unità di lavoro.
INGHILTERRA - La situazione prima degli scambi sono (economia chiusa):
L’Inghilterra si può specializzare nei tessuti, abbandonando il vino, quindi all’apertura la situazione diventa:
A questo punto, l’Inghilterra può decidere di scambiare i tessuti con il vino, la situazione diventa:
Il Portogallo si può specializzare nel vino, abbandonando i tessuti, quindi all’apertura la situazione diventa:
Portogallo: ( 10 vino , 0 tessuti ) => 2∗10+ 8∗0=20
A questo punto, il Portogallo può scambiare il vino con i tessuti, la situazione diventa:
( −12 vino,+1 tessuti ) , di conseguenza in Portogallo ottengo: ( +85 vino ,−1 tessuti) . A livello aggregato si
ottiene:( +11
10
vino, 0 tessuti ) . La differenza rispetto alla teoria di Smith è che si ha lo stesso risultato (commercio
Dato che l’Inghilterra si specializza nel prodotto in cui ha il vantaggio comparato si ottiene:
Dato che il Portogallo si specializza nel prodotto in cui ha il vantaggio comparato si ottiene:
La differenza rispetto alla teoria di Smith è che si ha lo stesso risultato (commercio è vantaggioso), senza l’ipotesi
forte del vantaggio assoluto.
3° DIMOSTRAZIONE
Supponiamo la seguente scelta del valore prodotto:
Lavoro manager Lavoro dattilografo
Manager 100 20
Dattilografo 0 10
Il manager ha un vantaggio assoluto in entrambi i casi, ma la dattilografa ha un vantaggio comparato nella
dattilografia. Di conseguenza, se il manager si specializza, assumendo la dattilografa per la dattilografia, ottiene un
valore di 100 – 10 = 90. Se invece, il manager decidesse di svolgere anche il lavoro di dattilografia (40 minuti manager
e 20 minuti dattilografo) e ottiene 66,6 – 0 = 66,6, che è minore del caso in cui i due si specializzano.
L l
Y = − x ∗X
ly ly
Abbiamo ottenuto la funzione di trasformazione tra i due beni, che ci dà la coppia di prodotti ottenibili nel sistema
economico dati i fattori.
Interpreto le grandezze:
L
: intercetta verticale = massima quantità di Y
ly
L
: intercetta orizzontale = massima quantità di X
lx
lx
SMT x , y = : saggio marginale di trasformazione tra X e Y, cioè a quante unità di X si deve rinunciare per
ly
produrre un’unità aggiuntiva di Y
Graficamente, ottengo una retta delle coppie di X e Y ottenibili nel sistema economico con pendenza −SMT x , y .
1 1
Supponendo di avere a disposizione 1 ora di lavoro otteniamo che le quantità producibili sono: di unità di X o di
lx ly
unità di Y. In questo caso, produttività marginali e medie coincidono. I ricavi alternativi nelle due situazioni saranno:
Px P y
o .
lx ly
Di conseguenza, la scelta tra produzione di X o produzione di Y dipende dalla verifica della seguente disequazione:
Px P y P l P
⋚ =¿ x ⋚ x =¿ x ⋚ SMT x , y
lx l y Py ly Py
Osservazioni:
Produco solo il bene X se il rapporto tra i prezzi è maggiore del saggio marginale di trasformazione
Produco solo il bene di Y se il rapporto tra i prezzi è minore del saggio marginale di trasformazione
Sono indifferente se il rapporto tra i prezzi è uguale al saggio marginale di trasformazione
⏞ x x ⏞
P S + P S =P D +P D
y y x x y y
P x ( D x −S x ) + P y ( D y −S y )=0
La seconda equazione mi dice che ai prezzi di mercato il valore totale di tutti gli eccessi di domanda/offerta è pari a
zero. Questa è la c.d. Legge di Walras. Si individua così un unico vettore di prezzi che uguagliano domanda e offerta.
Matematicamente:
{
∃ ( P x ¿ , P y ¿ ) ∨P x ¿ ( D x −S x ) + P y¿ ( D y −S y ) =0=¿ D x =S x
D y =S y
Inoltre, se tutti i prezzi sono positivi e un mercato n è in equilibrio, allora anche gli altri n – 1 mercati sono in equilibrio.
Px lx
Per < i lavoratori preferiscono produrre solo Y (X = 0), quindi la curva è verticale
P y ly
P x lx
Per = i lavoratori sono indifferenti e la quantità di X è indeterminata, quindi la curva è orizzontale
P y ly
Px lx L
Per > i lavoratori preferiscono produrre solo X ( X = ), quindi la curva è verticale
P y ly lx
La funzione di domanda viene costruita per convenzione:
La curva è decrescente
I consumatori spendono sempre qualcosa nell’altro bene (la curva non tocca mai asse x e asse y), cioè la
domanda dei bene è sempre positiva
Dalla seconda assunzione, deriva che anche le offerte dei due beni devono essere positive, quindi nella situazione di
equilibrio generale si devono produrre entrambi i beni e la condizione di equilibrio vale:
P x lx
= =SMT x , y
P y ly
In questo modello semplificato, vale anche la teoria del valore – lavoro, dato che il rapporto dei prezzi è uguale al
rapporto dei coefficienti di produzione. Ciò perché esiste un solo fattore e si suppone il lavoro come solo diretto.
Ricordiamo che siamo sempre in economia chiusa.
OSSERVAZIONE: la domanda può essere non decrescenti (totalmente crescente o con alcuni tratti crescenti) per due
ragioni:
1) Esistono beni di Giffen
2) Esiste effetto positivo della variazione dei prezzi sulla domanda dei beni
Coefficienti di produzione: ( l x , l y ), ( l x , l y )
1 1 2 2
Prezzi: ( P x , P y ), ( P x , P y )
1 1 2 2
…
Possiamo riformulare i concetti di vantaggio assoluto e vantaggio comparato:
1 2 1 2
VANTAGGIO ASSOLUTO: l x ≶ l x ; l y ≶ l y
1 1
lx l y
VANTAGGIO COMPARATO: 2 < 2 (supponiamo vantaggio comparato paese 1 in X)
lx l y
Possiamo riscrivere la diseguaglianza per il vantaggio comparato in termini di saggi marginali di trasformazione:
1 2
lx l x 1 2
1
< 2 =¿ SMT x, y <SMT x , y
ly ly
Di conseguenza, il paese 1 ha un vantaggio comparato nella produzione del bene X quando il suo saggio marginale di
trasformazione è minore di quello dell’altro paese.
X∗P 1X X∗P1X
1 u di X ∈UE →∆ X negliUSA → ∆ X∗P1X di X scambiato con ∆ 1
diY → ∆Y ∗∆ 1
di Y torna∈UE → ∆ Y
Py Py
L’unico modo per non far avvenire arbitraggio in questo sistema è che alla fine del processo la quantità finale di X in
Ue sia minore della quantità di partenza:
1
X∗P X 2
1
∗Px
Py
∆ Y ∗∆ 2
≤1
Py
Una condizione analoga si può ottenere partendo da Y:
1
Y∗P X 2
1
∗P y
P y
∆ X∗∆ ≤1
P2x
Da cui si ricava la condizione unica:
1 1
1 2 ∗P X
Y ∗PX Px
∆ X∗∆ Y
∆ X∗∆ 1
≤ 2≤ 1
Py Py Py
Ciò significa che in presenza di costi di trasporto per avere l’equilibrio non serve la convergenza dei prezzi, ma solo che
il rapporto dei prezzi nel paese 2 cada in un determinato intervallo. Dunque, anche dopo l’apertura delle frontiere in
presenza di costi di trasporto i prezzi nazionali e internazionali continuano a divergere. Imponendo i due delta pari a 1
possiamo vedere che ricadiamo nella condizione del modello senza costi di trasporto (e il suo prezzo unico).
P x ( D x −S x ) + P y ( D y −S y ) =0
2 2 2 2
Sommando membro a membro, dato che non considero i costi di trasporto, ottengo la legge di Walras internazionale:
Px ¿
Si estendono le stesse osservazioni fatte in economia chiusa:
¿ ¿ ¿
∃ ( P x , P y ) ∨P x ¿
{
1 2 1 2
¿> D1x + D2x =S x1 +S x2
D y + D y =S y + S y
( )
1
lx
0, 1 ; nessun paese si specializza in X
ly
1 1
P x lx L
= 1 ; il paese (2) continua a produrre Y, mentre (1) è indifferente a qualsiasi quantità di bene X tra 0 e 1
P y ly lx
( )
1 2
l x lx
, ; il paese (1) si specializza solo in X, mentre il paese (2) solo in Y
l 1y l 2y
P x l 2x
= ; il paese (1) continua a produrre X, mentre il paese (2) è indifferente a qualsiasi quantità di bene X
P y l 2y
2
L
tra 0 e 2
lx
( )
2
lx
2
,+∞ ; entrambi i paesi si specializzano in X
ly
La funzione di domanda (curva 1) si costruisce con le stesse convenzioni viste in economia chiusa: decrescenza e
domande di entrambi i beni sempre positive.
La condizione di equilibrio individuata graficamente è:
l 1xP x l 2x P
< < 2 =¿ SMT 1x , y < x < SMT 2x , y
ly Py ly
1
Py
CVD, l’equilibrio è la condizione in cui ciascun paese si specializza nel bene in cui ha un vantaggio comparato.
ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI
Si consideri il paese (1), che produce solo bene X, ma vuole produrre anche bene Y. In altre parole, abbiamo un
eccesso di offerta di bene X, che può essere esportati. Intuiamo che i valori assoluti degli eccessi di domanda/offerta ci
dicono i volumi del commercio internazionale.
Il paese (1) registra:
{
1 1
D x −S x <0=¿ volume delle esportazioni di X
D1y −S1y >0=¿ volume delle importazioni di Y
Supponiamo che un cambiamento delle preferenze di consumo trasli la curva di domanda verso l’alto (curva 2). Siamo
¿ 2
Px Px
nel caso in cui il paese (1) si specializza in X, mentre il paese (2) è indifferente e registra la condizione ¿ = 2 (i
P y Py
prezzi non cambiano all’apertura delle frontiere). Il paese (2) è allora in una condizione di specializzazione parziale,
perché è l’unico paese che ha ancora convenienza a produrre Y in una certa quantità, che sarà maggiore di quella in
economia chiusa, dato che il paese (2) deve soddisfare la propria domanda interna e la domanda del paese (1). In tal
senso, il paese (2) non registra un vero guadagno dal commercio, dato che i prezzi sono gli stessi prima e dopo. La
ragione principale per cui un paese non si specializza completamente è la dimensione del paese stesso. I paesi grandi
di solito non si specializzano completamente. La domanda può traslare anche verso il basso (curva 3) dando sempre
luogo a una situazione di specializzazione parziale (del paese 2 questa volta in Y )
La regola generale è che in presenza di scambi, i paesi devono specializzarsi entrambi completamente, oppure uno
completamente e l’altro parzialmente.
Px
SMT 1x , y ≤ ≤ SMT 2x , y
Py
Sfruttando la definizione di saggio marginale di trasformazione, otteniamo:
1 2
Px Px Px
1
≤ ≤ 2
P y Py P y
Ne deduciamo che il prezzo internazionale è sempre intermedio rispetto ai prezzi nazionali.
Consideriamo come salario implicito il valore di un ora di lavoro impiegata nella produzione del bene. Il salario nel
P ¿x P ¿y
paese (1), specializzato completamente in X, è 1 , mentre nel paese (2), specializzato parzialmente in Y, è 2 . I due
lx ly
salari sono ovviamente diversi.
Supponiamo che il paese (1) abbia un vantaggio assoluto in entrambi i beni:
{l 1x < l 2x
1
l y< l y
2
Come spiegato da Ricardo, sono solo i vantaggi comparati a determinare i flussi commerciali. Una conseguenza è che il
salario implicito nel paese (1) è maggiore del salario implicito nel paese (2):
¿ ¿
Px Py
1
> 2
lx l y
Infatti, siccome il paese (1) è specializzato completamente in X, la remunerazione del lavoro per X è maggiore di quella
del lavoro per Y. Allo stesso tempo, dato che il paese (1) ha un vantaggio assoluto in tutti e due i beni allora, dati i
prezzi internazionali, il denominatore di (1) è più piccolo, quindi:
P ¿x P¿y P ¿y
1
≥ 1
> 2
lx l y ly
Ne deduciamo che il principio dello svantaggio assoluto serve a individuare il paese in cui la remunerazione del
lavoro è maggiore.
Per dare una rappresentazione intuitiva dei vantaggi del commercio, basti considerare i grafici delle quantità prodotte
di X e Y.
L’apertura al commercio permette a entrambi i paesi
di cambiare il proprio vincolo di bilancio, che ora
viene rappresentato dalla retta isospesa (rossa), che
ha come intercette le quantità massime producibili
dei beni X e Y, se i due paesi si specializzassero
completamente in un solo bene. In altre parole,
aumenta il paniere di scelta a disposizione di ciascun
paese, che possono consumare una quantità
maggiore di entrambi i beni (logica del gioco a
somma variabile).
q=F ( L , K )
L’incremento di prodotto aggiungendo un’unità di fattore, ceteris paribus, si dice prodotto marginale:
∂ F (L , K )
PM L =
∂L
∂ F (L , K )
PM K =
∂K
Il luogo dei punti delle coppie di capitale e lavoro che danno lo stesso livello di produzione prende il nome di
isoquanto. Supponendo le produttività marginali positive ottengo un isoquanto decrescente.
La pendenza della tangente all’isoquanto in un punto è il saggio marginale di sostituzione, cioè l’entità della riduzione
di un fattore all’aumentare dell’impiego dell’altro fattore a parità di livello di prodotto, in senso marginale (aumento
unitario). Tale saggio può essere visto anche come rapporto tra le produttività marginali dei fattori.
−dK PM L
SMS L, K = =
dL PM K
Inoltre, considerando una variazione equi – proporzionale dei fattori, possiamo avere varie tipologie di rendimenti di
scala:
ρ>1 , rs crescenti
ρ<1 , rs decrescenti
ρ=1, rs costanti
① PRIMA PROPRIETA’ DELLE FUNZIONI OMOGENEE
Se consideriamo la derivata rispetto ai fattori dei due membri della definizione di funzione omogenea:
ρ
PM L ( λL , λK ) λ=λ PM L ( L , K )
ρ−1
PM L ( λL , λK )=λ PM L ( L, K ) ;
ρ
PM K ( λL , λK ) λ=λ PM K ( L , K)
ρ−1
PM K ( λL , λK )=λ PM K (L , K )
Risulta che anche le produttività marginali sono omogenea di grado ρ−1.
PM L ( L , K )∗L+ PM K ( L , K )∗K=ρ F (L , K )
Otteniamo la c.d. equazione di Eulero. L’equazione permette di determinare la ripartizione del prodotto tra
remunerazione dei fattori e profitto per l’imprenditore.
CT =wL+ rK
La scelta deriva dal seguente problema di minimizzazione:
CT w
K= − L
r r
La combinazione ottima è dunque data dal punto in cui la retta di isocosto interseca l’isoquanto più basso. In tale
punto si realizza la seguente relazione:
w PM L PM K PM L
SMS L, K = = =¿ =
r PM K r w
Conseguenze:
1) Il saggio marginale di sostituzione è uguale al rapporto tra salario e costo del capitale
2) I prodotti marginali ponderati sono uguali
¿ ¿
3) Le quantità ottime di fattori si indicano con (L , K )
Osservazione:
¿
K
Il rapporto tra le quantità ottime ¿ è detto intensità fattoriale della produzione, che rappresenta la pendenza del
L
raggio che connette il vettore ottimo dei fattori all’origine degli assi. Esso, a livello economico, rappresenta l’intensità
capitalistica dell’economia. Il luogo dei punti delle coppie ottime dei fattori definisce il sentiero di espansione, che ridà
le domande condizionate di fattori man mano che aumenta il loro impiego (equi – proporzionale). Date le proprietà
delle funzioni omogenee, in tali funzioni all’aumentare dell’impiego di fattori, l’intensità fattoriale non cambia, cioè le
quantità ottime successive sono multiple del vettore iniziale ( λ=1). Inoltre, una variazione equi – proporzionale dei
prezzi dei fattori non modifica le quantità ottime e, quindi, l’intensità fattoriale. Ovviamente ciò funzione se si assume
assenza di illusione monetaria.
TEOREMA: All’aumentare del prezzo di un fattore, dato il prezzo di un altro, la quantità impiegata dell’altro fattore
diminuisce o rimane costante. Ciò è valida per ogni funzione di produzione, purché la scelta dei fattori si determinata
dalla minimizzazione dei costi.
DIMOSTRAZIONE
w ' L' + r ' K ' ≤ w ' L ' ' + r ' K ' '
'' '' '' '' '' '
w L +r K ≤ w L +r ' ' K '
Sommando membro a membro ottengo:
( w' ' −w' ) ( L' ' −L' ) + ( r '' −r ' ) ( K ' ' −K ' ) ≤ 0
La somma delle variazioni dei prezzi moltiplicate per la corrispondente variazione della domanda condizionale non può
essere positiva, ma al più nulla.
Infatti, se w ' ' >w ' ∨ r ' ' =r ' =¿ ( w ' ' −w ' )( L' ' −L' ) ≤0 , cioè la domanda condizionata di L non può aumentare.
K'' K '
≥
L ' ' L'
Di conseguenza:
All’aumentare del salario l’intensità fattoriale aumenta
All’aumenta del costo del capitale l’intensità fattoriale diminuisce
L’effetto sul costo di produzione dell’aumento del salario (w ' ' >w ' ∨ r '' =r ') è:
C T ' ' =w' ' L' ' + r ' K ' ' ≥ w' L' ' +r ' K ' ' ≥ w' L' +r ' K ' =CT '
CT ' ' ≥ CT '
Il costo di produzione finale è maggiore o uguale al costo di produzione iniziale.
Da notare che nella massimizzazione del profitto la quantità di prodotto non è data, tuttavia maggiori profitti
implicano minori costi, quindi la massimizzazione del profitto implica la minimizzazione dei costi. La relazione non vale
all’inverso, cioè la minimizzazione dei costi non comporta necessariamente la massimizzazione dei profitti.
Consideriamo l’equazione di Eulero:
PM L ( L , K )∗L+ PM K ( L , K )∗K=ρ F (L , K )
Moltiplicando entrambi i membri per il prezzo del prodotto p ottengo il c.d. teorema di esaustione del prodotto:
⏞ ⏞
wL +rK =ρ∗p[F ( L , K )]
Risulta che il grado ρ della funzione omogenea indica la quota dei ricavi che corrisponde ai costi. Il profitto, dunque,
rappresenta la quota 1− ρ.
Da cui si ottengono le condizioni già visto:
Rs costanti => ρ=1=> Costi uguali a ricavi => profitto massimo nullo (al netto degli interessi sul capitale)
Rs decrescenti => ρ<1 => Costi < Ricavi => profitto massimo positivo
I COEFFICIENTI DI PRODUZIONE
Considerando q=1, indico le domande condizionate come:
l( wr )
k( )
w
r
Tali domande condizionate sono i coefficienti di produzione, cioè la coppia di lavoro e capitale che minimizzano il
costo per ottenere un’unità di prodotto.
Ponendomi a rendimenti costanti di scala posso dire che:
L=ql( wr )
K=qk ( )
w
r
Di conseguenza, la condizione di convenienza per produrre un’unità di prodotto è:
costo produzione unitario
⏞
wl(r ) (r )
w
+ rk
w
=p
wl ( )+rk ( ) > p
w w
Ovviamente, la condizione di non convenienza è:
r r
⏞
dotazioni utilità utilità marginali
UM A , X
⏞
( L A , K A )→ ⏞ ⏞
U A ( X A , Y A ) →UM
A
A , X ; UM A , Y → SMS X ,Y =
UM A ,Y
saggio di sostituzione
⏞
dotazioni utilità utilità marginali
UM B , X
⏞ ⏞
( L B , K B ) →U ⏞
B ( X B ,Y B ) →UM
B
B , X ;UM B , Y → SMS X ,Y =
UM B ,Y
⏞
funzione di produzione prodotti marginali
PM L , X
⏞
X =F(L X , K X ) → ⏞
PM L, X ; PM K , X → SMS XL, K =
PM K ,X
saggio di sostituzione
⏞
funzione di produzione prodottimarginali
PM L ,Y
⏞
Y =G( LY , K Y ) → ⏞
Y
PM L ,Y ; PM K ,Y → SMS L, K =
PM K ,Y
Le incognite sono:
Lato consumatori: X A ,Y A , L A , K A , X B ,Y B , L B , K B
Lato imprese: X , L X , K X , Y , LY , K Y
Lato prezzi: p x , p y , w , r
EQUAZIONI DI COMPORTAMENTO
Le equazioni di comportamento per i consumatori rispettano la monotonicità, cioè tutto il reddito è impiegato
nell’acquisto di beni. Per il consumatore A ottengo il seguente vincolo di bilancio
p A X A + p A Y A =w L A +r K A
La condizione di massimizzazione dell’utilità è data da:
UM A , X UM A , X p
= =¿ SMS XA ,Y = X
pY pY pY
Si suppone che i fattori abbiano solo uso produttivo, così che l’offerta di fattori sarà L A , K A , cioè è la stessa per ogni
livello di prezzi. Possiamo determinare X A ,Y A , L A , K A . Stessa cosa per il consumatore B, che mi permette di
determinare X B ,Y B , L B , K B.
w= p∗PM L, X
r =p∗PM K , X
Inoltre, utilizzo il teorema di esaustione del prodotto:
p X X =w L X + r K X
Ciò mi permette di determinare X , L X , K X . Stessa cosa con Y e determino Y , LY , K Y .
X A + X B=X
Y A +Y B=Y
L A + L B=L X + LY
K A + K B=K X + K Y
Ciò determina p x , p y , w , r
p A X A + p A Y A =w L A +r K A
pX
SMS AX ,Y =
pY
L A =L A
K A =K A
pB X B + pB Y B=w L B +r K B
B pX
SMS X ,Y =
pY
LB =LB
K B=K B
w= p∗PM L, X
r =p∗PM K , X
p X X =w L X + r K X
w= p∗PM L,Y
r =p∗PM K ,Y
pY Y =w LY +r K Y
X A + X B=X
Y A +Y B=Y
L A + L B=L X + LY
K A + K B=K X + K Y
Osservazioni:
A pX B
1) SMS X ,Y = =SMS X , Y , cioè i saggi di sostituzione dei beni per i consumatori sono uguali
pY
x PM L, X w PM L, y
2) SMS L, K = = = =SMS YL , K , cioè i saggi di sostituzione dei fattori per le imprese sono
PM K , X r PM K , y
uguali
LA SCATOLA DI EDGEWORTH
Dato che ci sono più fattori di produzione, la funzione di trasformazione non è lineare. Per ottenere la funzione di
trasformazione dobbiamo passare dalla scatola di Edgeworth, che consente di rappresentare la situazione di due
soggetti diversi (le due imprese in questo caso).
Il vettore (L X , K X , LY , K Y ) rappresenta l’allocazione dei fattori nel mercato, che ovviamente segue la legge di
equilibrio, cioè:
L X + LY =L A + LB
K X + K Y =K A + K B
Un’allocazione è pareto efficiente (ottimo paretiano della produzione) se non è possibile aumentare la produzione
riallocando i fattori produttivi. Gli ottimi paretiani costituiscono un luogo geometrico, cioè la curva dei contratti. Tali
punti sono le intersezioni tra gli isoquanti dei due soggetti (imprenditore). Da notare, che la curva dei contratti passa
per le origini, che sono a loro volta ottimi paretiani. Se la funzione è omogenea e con rendimenti costanti di scala
allora la curva può essere una semiparabola (con concavità verso il basso o l’alto) o una retta.
x Y
In un ottimo paretiano risulta che: SMS L, K =SMS L, K
DIMOSTRAZIONE
x Y
Supponiamo che in un ottimo paretiano si verifichi SMS L, K > SMS L, K , ad esempio 5 > 3. Allora sposto un’unità di
lavoro da X a Y. Di conseguenza, la produzione di X aumenta, mentre quella di Y diminuisce. Dalla definizione di saggio
marginale di sostituzione, per produrre X, aggiungendo +1 unità di lavoro, devo togliere - 5 unità di capitale. In Y, dato
che ho tolto -1 unità di lavoro, devo compensare con + 3 unità di capitale. Ne segue che rimangono 2 unità di capitale
in esubero, che potrebbero essere impiegate per far aumentare la produzione. Ciò, tuttavia, non è possibile, poiché si
è supposto che la situazione iniziale era un ottimo paretiano, cioè una situazione in cui non è possibile aumentare la
x Y
produzione riallocando i fattori. Si deduce che è necessaria la condizione SMS L, K =SMS L, K per poter definire un
punto come ottimo paretiano.
LA FUNZIONE DI TRASFORMAZIONE
Si consideri una scatola di Edgeworth e consideriamo l’insieme T delle allocazioni:
T rappresenta tutte le possibilità produttive dell’economia (considerando tutte e due le imprese). I punti interni
dell’insieme sono allocazioni non paretiane, mentre quelle appartenenti alla frontiera sono gli ottimi paretiani della
produzione. L’equazione che descrive l’andamento della frontiera di T si definisce funzione di trasformazione.
Osservazioni:
1) La funzione di trasformazione non può essere crescente, poiché si violerebbe l’ipotesi che i punti di frontiera
sono ottimi paretiani. Di conseguenza, per avere maggiore bene X devo rinunciare a un certo quantitativo di
bene Y
2) La forma della funzione è definita dalle funzioni di produzione dei beni. Tuttavia, se entrambe le funzioni di
produzioni sono omogenee di grado minore o uguale a 1 (rendimenti decrescenti o costanti) allora la
funzione di trasformazione è concava.
3) Se supponiamo:
a. Funzioni di produzione omogenee a rendimenti costanti (polinomi di primo grado)
b. Curva dei contratti lineare
Allora la funzione di trasformazione è lineare. Ciò ci riporta al modello classico. Una conseguenza della
linearità della funzione di trasformazione è che il paese può specializzarsi completamente nel bene, dato che il
costo – opportunità rimane costante all’aumentare della produzione.
4) Considerando la tangente alla frontiera in un punto individuato da una coppia (X, Y), la sua pendenza è Il
saggio marginale di trasformazione tra i due beni:
−dY
SMT X ,Y =
dX
Tale saggio di trasformazione indica quanto bene Y a cui si deve rinunciare per avere una quantità in più di
bene X.
EQUILIBRIO ECONOMICO
¿ ¿ ¿ ¿
Supponiamo di partire da una situazione di equilibrio economico generale: [ ( p X , p Y ) , ( X ,Y ) ]. Il valore totale della
produzione di equilibrio è dato da:
DIMOSTRAZIONE
Supponiamo che in equilibrio si verifichi:
¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿
p X X + pY Y < p X X + pY Y , ∃( X , Y )∈T
Ne segue una riallocazione di fattori, ma nell’aggregato la quantità totale di fattori non è cambiata. Di conseguenza, i
costi aggregati dei fattori sono rimasti costanti. Rispetto alla situazione iniziale (di equilibrio), i costi sono rimasti
costanti, mentre i ricavi aggregati sono aumentati. Se ne deduce che i profitti sono aumentati, cioè il profitto
aggregato finale è maggiore del profitto aggregato d’equilibrio:
¿ ¿
π X+ π X> π X + πY
Ciò vale se:
¿ ¿
π X > π oppure π Y > π Y
X
Ciò, tuttavia, contraddice l’ipotesi di massimizzazione dei profitti da parte delle imprese. Infatti, il profitto
¿ ¿
massimizzato può essere ottenuto solo con le quantità X ,Y . Se la disequazione valesse, significherebbe che
esistono altre quantità alternative con cui si può aumentare il profitto.
¿ ¿
Corollario: l’allocazione dei fattori d’equilibrio è un ottimo paretiano della produzione, cioè la coppia ( X ,Y ) è sulla
frontiera.
DIMOSTRAZIONE
¿ ¿
Supponiamo che ( X ,Y ) non appartenga alla frontiera, in equilibrio. In tal caso sarebbe possibile trovare una
allocazione più conveniente dell’allocazione d’equilibrio, aumentando entrambe le produzioni con una riallocazione
dei fattori. Otterrei:
X > X¿
Y >Y ¿
Tuttavia, moltiplicando le due condizioni per il prezzo allora otterrei la disequazione:
DA NOTARE: non serve sfruttare le condizioni di equilibrio nel mercato dei prodotti, ma solo quelle nel mercato dei
fattori. Ciò vale sia in economia chiusa che in economia aperta.
La massimizzazione del profitto in equilibro può essere rappresentata con le curve di isoricavo:
p X X + p Y Y =cost
cost p X
Y= − X
pY pY
¿ ¿
Ne risulta che la coppia( X ,Y ) appartiene anche alla più alta retta di isoricavo che abbia intersezione con la
frontiera. Per il problema di massimizzazione, l’intersezione è un punto di tangenza.
Da cui ne deriva che:
inclinazione
inclinazione isoricavo
frontiera
⏞
SMT X ,Y =
⏞
pX
pY
Corollario: dato che il rapporto dei prezzi in equilibrio è uguale anche ai saggi di sostituzione per consumatori e
produttori, allora in equilibrio tutti i saggi di sostituzione sono uguali.
p X ( X A + X B− X ) + pY ( Y A +Y B −Y ) +w ( LX + LY −L A −LB ) +r ( K X + K Y −K A −K B)
Tale somma può essere riscritta raggruppando tutti i termini riferiti allo stesso individuo:
per la monotonicità=0 per i rendimenti costanti=0
⏞⏞
(⏞ L −r K )+( ⏞ L −r K ) +(−p +w L + r K ) +(−p +w L +r K )
spesadi A reddito A spesa B reddito B ricavi X costi X ricavi Y costiY
X A ⏞
p X + p Y −w Y A A ⏞
p X + p Y −wA X ⏞X ⏞ B Y B⏞Y ⏞ B B X X X Y Y Y
La legge di Walras vale anche per rendimenti decrescenti, poiché il lato consumo e il lato produzione si
controbilanciano. In particolare, il bilanciamento è dato dai dividendi che affluiscono ai consumatori, creando degli
eccessi di domanda positivi, e che sono generati dall’attività dei produttori, che registrano degli eccessi di domanda
negativi pari appunto al profitto, il quale viene poi distribuito appunto sotto forma di dividendi ai consumatori.
( p' ' x − p' x ) ( X ' ' −X ' ) + ( p' ' y − p' y ) ( Y ' ' −Y ' ) ≥ 0
Supponendo p x > p x e p y = p y =¿ ( p x − p x ) ( X −X ) ≥ 0=¿ X ≥ X . Ne risulta che all’aumentare del prezzo
'' ' '' ' '' ' '' ' '' '
p x PM X , L =w
p x PM X , K =r
Se la curva di trasformazione fosse lineare:
Quantità prodotte d’equilibrio non determinabili
Prezzi di equilibrio determinabili univocamente
D X =X A + X B
DY =Y A + Y B
S X =X
SY =Y
p X ( X A + X B− X ) + pY ( Y A +Y B −Y ) +w ( LX + LY −L A −LB ) +r ( K X + K Y −K A −K B )=0
Siccome il mercato dei fattori è in equilibrio, la legge può essere ridotta a:
p X ( D X −S X ) + pY ( D Y −S Y ) =0
Gli eccessi di domanda rappresentano i volumi di esportazioni o importazioni di beni tra paesi:
Un eccesso di domanda (D > S) rappresenterà l’entità delle importazioni dall’estero
Un eccesso di offerta (D < S) rappresenterà l’entità delle esportazioni verso l’estero
Il vettore di domande (D X , D Y ) appartiene allo stesso isoricavo in cui individuiamo il vettore delle offerte (S X , SY ).
Bisogna considerare che teoricamente la legge di Walras ridotta dovrebbe permettere l’equilibrio nella bilancia dei
pagamenti ( p X ( D X −S X ) + pY ( D Y −S Y ) =0=¿ exp=−IMP ). Tuttavia, empiricamente questo sembra non
valere, dato che esistano paesi con bilancia dei pagamenti positiva o negativa. Ciò non inficia le deduzioni teoriche,
perché la legge di Walras vale in un orizzonte temporale infinito, ma può non valere nel singolo periodo. Allo stesso
tempo, nemmeno le bilance bilaterali inficiano il modello. Consideriamo il paese come un singolo individuo. E’
ragionevole pensare che in rapporti bilaterali (lavoratore – datore) non si verifichino equilibri nella bilancia
commerciale. Ad esempio, un professore vende alla scuola i propri servizi in cambio di un salario, mentre
sostanzialmente il professore non compra servizi dalla scuola, registrando una bilancia in attivo.
∑ Di , X ; ∑ Si , X ; ∑ D i ,Y ; ∑ Si , Y
i=1 i=1 i=1 i=1
Le condizioni di equilibrio del mercato dei beni internazionale sono:
n n
∑ Di , X =∑ S i , X
i=1 i=1
n n
∑ Di , Y =∑ Si ,Y
i=1 i=1
L’equilibrio internazionale è la situazione in cui la domanda mondiale e l’offerta mondiale dei beni sono uguali.
Posso scrivere l’equilibrio anche in termini di bilancia commerciale:
n
∑ ( Di , X −S i , X )=0
i=1
∑ ( Di ,Y −Si ,Y ) =0
i=1
L’equilibrio internazionale è la situazione in cui i volumi delle esportazioni e importazioni nel mondo si bilanciano.
Posso riscrivere anche in termini di legge di Walras:
n n
p x ∑ ( Di , X −S i, X ) + p y ∑ ( Di , Y −S i ,Y )=0
i=1 i=1
L’equilibrio internazionale è la situazione in cui la somma di tutti gli eccessi di domanda (positivi e negativi)
mondiali è nulla.
Allo stesso tempo è possibile, che il commercio internazionale sia determinato da differenza nelle preferenze di
consumo. Quest’ultimo caso implica che nei due paesi il valore del prodotto totale sia lo stesso e anche le curve di
trasformazione. Possono esistere, però, differenze nella domanda di beni nei due paesi, ovviamente di segno opposto
e volume uguale per la legge di Walras.
RIFLESSIONE FINALI SULLA SPECIALIZZAZIONE E SULLO SCAMBIO
Finora il modello ha presentato casi di specializzazione parziale, poiché la specializzazione completa dipende dalla
linearità della curva di trasformazione. Siccome nel caso generale, tale curva è spesso non lineare, allora i paesi
avranno sempre convenienza a produrre una certa quantità dell’altro bene in cui non hanno vantaggio comparato. Il
vantaggio della specializzazione e dello scambio è sostanzialmente il permettere al paese di consumare al di fuori
della propria frontiera di produzione.
TEOREMA DEI VANTAGGI DEL COMMERCIO
LA DISTINZIONE TRA PAESE GRANDE E PAESE PICCOLO
Dalla precedente analisi sappiamo che la presenza di un vantaggio comparato di un paese nella produzione di un bene
si evince dal confronto dei saggi marginali di trasformazione, che si possono scrivere come:
1 2
1 lX 2 lX
SMT X ,Y = 1
; SMT X ,Y = 2
ly ly
TEOREMA DEL VANTAGGIO COMPARATO
Un paese ha vantaggio comparato nella produzione di un bene (es. X), quando in economia chiusa risulta:
Un paese è grande quando la sua apertura al commercio determina variazione dei prezzi internazionali, mentre
altrimenti è un paese piccolo. Mentre per i paesi grandi è possibile parlare di vantaggi del protezionismo, dato che le
loro politiche commerciali possono sostanzialmente cambiare gli equilibri di domanda e offerta nel mercato
internazionale, per i paesi piccoli il protezionismo comporta sempre una perdita di benessere nell’aggregato.
I VANTAGGI DEL COMMERCIO (SAMUELSON)
Consideriamo un paese piccolo che passa dall’economia chiusa al commercio:
L’equilibrio di economia chiusa risulta essere ( S x , S y ) =( D x , D y ), mentre dopo l’apertura ovviamente le domande di
economia chiusa (= offerte di economia chiusa) sono diverse dalle offerte, influenzate dall’apertura delle frontiere.
Sfruttiamo la definizione di ottimo paretiano per affermare con certezza che, considerando i prezzi internazionali di
equilibrio, il valore del prodotto sarà massimo solo con le quantità (offerte) di equilibrio:
p¿x S x + p¿y S y = p ¿x ( X A + X B ) + p ¿y (Y A +Y B )
p x S x + p y S y =w ( L A + LB ) + r ( K A + K B )
¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿
w ¿ ( L A + L B ) +r ¿ ( K A + K B ) > p¿x ( X A + X B ) + p ¿y (Y A +Y B)
Che ordinata per soggetto risulta:
Reddito A Reddito B Spesa A Spesa B
⏞
( w L A +r K A )+ ⏞
¿ ¿
( w L B +r K B )>⏞
¿
( p X A + p Y A )+⏞
¿ ¿ ¿
( p XB+ p y Y B)
x
¿
y
¿
x
Risulta che in aggregato, dopo l’apertura, il sistema ottiene maggiore reddito di quello necessario a consumare lo
stesso paniere di equilibrio in economia chiusa. Ovviamente a livello individuale alcuni individui possono perderci,
cioè non poter consumare lo stesso paniere di equilibrio in economia chiusa, ma uno minore. Una redistribuzione del
reddito potrebbe compensare tale perdita:
tassa ,
prelievo
di reddito
Reddito A da B Spesa A
⏞
( w L A +r K A )+ T⏞A >⏞
¿ ¿ ¿ ¿
( p X A + p y Y A ) , dove T A +T B=0
x
Tale risultato vale solo se il paese è piccolo e, quindi, l’apertura non causa variazione della domanda di prodotti, quindi
i loro prezzi e le loro quantità. Il caso del paese grande (prezzi internazionali variabili) richiede una dimostrazione
matematica più articolata, basata sul Teorema del Punto Fisso. Sostanzialmente il problema da risolvere è trovare una
coppia di prezzi internazionali tali da uguagliare i sussidi iniziali e i sussidi finali (dopo che i prezzi hanno iniziato a
variare dopo l’intervento iniziale e i successivi). Ovviamente, questo risultato vale quando si confrontano situazioni
estreme, cioè paesi completamente aperti o completamente chiusi. I risultati, soprattutto per i paesi grandi che siano
parzialmente aperti al commercio, in tal caso possono protendere a favore della protezione.
PREZZI INTERNAZIONALI E RUOLO DEL PAESE NEL COMMERCIO
Quando il prezzo internazionale di un bene aumenta, il paese che esporta quel bene è avvantaggiato. Quando il
prezzo internazionale di un bene diminuisce, il paese che lo importa quel bene è avvantaggiato.
Supponiamo che un paese esporti il bene X, quindi siamo nella situazione: D X < S X . La legge di Walras nel paese è
data:
¿0 ¿0
px ⏞
( D X −S X ) + p y ⏞
( DY −S Y )=0
Se il prezzo internazionale del bene X aumenta, sappiamo che il primo addendo diventa ancora più negativo (a parità
di prezzo e domanda e offerta del bene Y), quindi possiamo scrivere che:
'
p x ( D X −S X ) + p y ( D Y −S Y ) < p x ( D X −S X ) + p y ( DY −SY ) =0
I grafici A e C sono i grafici di economia chiusa, costituiti dalle curve di domanda e di offerta. Il grafico B è il grafico di
economia aperta. Di conseguenza, se l’intersezione in A e C rappresenta il prezzo di equilibrio in economia chiusa,
dove domanda è pari a offerta, in B l’intersezione rappresenta il prezzo internazionale, cioè il punto dove le
esportazioni sono pari alle importazioni. E’ possibile passare a un grafico di equilibrio parziale, dove si utilizzano curve
di eccesso di offerta e di domanda di esportazioni:
S è la curva di offerta di esportazioni di bene X, determinata dal paese 1, mentre D è la curva di domanda di
esportazioni di bene X (fatte dal paese 1) da parte del paese 2 (importatore di X). Tali curve sono determinate a partire
da funzioni di trasformazione e mappe di preferenza nei due paesi. Il punto E rappresenta l’equilibrio internazionale,
in cui EXP = IMP. Infatti:
Sotto E; il paese 2 registra un eccesso di domanda di esportazioni dal paese 1, dato che il prezzo
internazionale è troppo basso. Di conseguenza, il paese 1 ha convenienza ad aumentare la produzione e le
esportazioni, mentre il 2 a diminuire la propria domanda. In altre parole, il livello dei prezzi aumenta
Sopra E; il paese 1 registra un eccesso di offerta di esportazioni, dato che il prezzo internazionale è troppo
alto affinché il paese 2 possa assorbire tutta l’offerta. Di conseguenza, il paese 1 ha convenienza a diminuire
la produzione e le esportazioni, permettendo al paese 2 di aumentare la propria domanda. In altre parole, il
livello dei prezzi diminuisce ù
Lo svantaggio di questo metodo è che esso non permette di tener conto dell’influenza che i mutamenti nel mercato
del bene X hanno sugli altri mercati. In altre parole, bisogna passare da un’analisi di equilibrio parziale a una di
equilibrio generale, tramite le curve di domanda reciproca.
RAPPRESENTAZIONE DI EQUILIBRIO GENERALE CON CURVE DI
DOMANDA RECIPROCA
Le funzioni di domanda reciproca indicano la quantità di esportazioni che un paese è disposto ad offrire dato un
certo livello di importazioni, stabilito un determinato sistema dei prezzi. In altre parole, la disponibilità a importare
ed esportare beni per diversi livelli di prezzi. Esse sono state ideate da Marshall nel 1885 circa. Il punto di partenza
per costruire una funzione di domanda reciproca è la funzione di trasformazione di un paese, assieme a un dato
sistema di prezzi internazionali. Con questi due elementi possiamo determinare gli ottimi paretiani della produzione.
Inoltre, in economia chiusa sappiamo che domanda = offerta. Se il paese si apre al commercio, il vettore di domande
può essere un qualsiasi punto appartenente all’isoricavo tangente alla frontiera di produzione. Consideriamo il bene X:
L’inclinazione dell’isoricavo (cambiata di segno) è ovviamente il rapporto dei prezzi. Possiamo, allora, costruire un
nuovo grafico i cui punti sono determinati dai volumi di esportazioni e importazioni del bene a diversi sistemi dei
prezzi (diverse pendenze degli isoricavi e diversi ottimi della produzione). Otteniamo così le curve di domanda
reciproca in cui:
p x ( D x −S x ) + p Y ( D y −S y ) =0
1 1 1 1
p x IMP 1y
=
p y exp1x
Il rapporto tra i prezzi è il rapporto tra le importazioni e le esportazioni. Se uno dei due punti è l’origine allora
si guarda la pendenza della retta tangente.
La situazione per il bene Y:
Il punto che identifica l’equilibrio internazionale generale è l’intersezione tra le curve di domanda reciproca dei due
paesi. In questo punto, i raggi hanno la stessa pendenza, quindi esportazioni e importazioni sono determinate sullo
stesso sistema di prezzi.
Si può affermare che l’origine non rappresenta un equilibrio internazionale per 3 ragioni:
1) Se vera, essa comporterebbe la proposizione assurda di un equilibrio internazionale senza commercio (le
origini rappresentano le economie chiuse)
2) Quando le curve si intersecano nell’origine, esse potrebbero non avere la stessa pendenza, quindi in
economia chiusa i paesi sono in equilibrio, ma non c’è equilibrio internazionale
3) Se le curve avessero la stessa pendenza, non ci sarebbero vantaggi comparati e, quindi, i paesi non avrebbero
convenienza ad intraprendere scambi
Possiamo individuare anche le dinamiche di convergenza. Se, ad esempio, il prezzo internazionale di X diminuisce,
allora il raggio dei prezzi di equilibrio si abbassa, determinando un eccesso di offerta di bene X nel mercato
internazionale, che quindi spinge nuovamente verso l’alto il suo prezzo e il raggio.
Tuttavia, l’andamento delle funzioni di domanda reciproca potrebbe essere diverso a causa della redistribuzione del
reddito. E’ possibile avere, ad esempio, situazioni di equilibri multipli o instabili, come nella figura seguente:
A è instabile, mentre il sistema può stabilizzarsi in B o C.
Tra A e B (rapporto > p A ); il paese 2 domanda più esportazioni di X di quanto il paese 1 è disposto a fare a
livello dei prezzi attuale. D’altro canto, il paese 1 domanda meno esportazioni di Y di quanto il paese 2
px
necessiterebbe dati i prezzi. Il risultato è che il rapporto dei prezzi aumenterà fino a B. p x ↑ ; p y ↓=¿ ↑
py
Tra A e C (rapporto < p A ); il paese 1 effettua più esportazioni di X di quante il paese 2 ne possa assorbire ai
dati prezzi. D’altro canto, il paese 1 domanda importazioni di Y più di quanto il paese 2 sia disposto a
px
effettuare a prezzi dati. Il risultato è che il rapporto dei prezzi diminuirà fino a C. p x ↓ ; p y ↑=¿ ↓
py
Inoltre, se il commercio internazionale tra un paese grande e un paese piccolo, è possibile che le curve di domanda
reciproche siano lineari, poiché i paesi grandi sono in grado di assorbire qualsiasi livello di esportazioni dal paese
piccolo, senza che questo incida sui prezzi internazionali e sull’equilibrio generale.
LA RAGIONE DI SCAMBIO
La ragione di scambio è il rapporto tra il prezzo del bene esportato e il prezzo del bene importato:
px
( paese 1 ) : dove X è esportato e Y importato
py
py
( paese 2 ) : dove X è importato e Y esportato
px
Supponendo 2 beni soltanto, essa può essere vista come rapporto tra medie dei prezzi:
n
N. IPOTESI CONSEGUENZE
1. Funzioni di trasformazione identiche e rendimenti di stesse tecnologie + le imprese non
scala costanti percepiscono profitti
3. Funzioni di domanda omogenee e di 1° grado rispetto al stesse preferenze del consumatore + i panieri
reddito ottimi sono proporzionali tra loro
Lo scopo del modello di Heckscher – Ohlin è spiegare 2 elementi ignorati dalla teoria classica del commercio:
1) Causa dei vantaggi comparati, che si vedrà essere l’intensità fattoriale della produzione dei beni e
l’abbondanza fattoriale nelle dotazioni dei paesi, quindi non solo le differenze nella produttività del lavoro
2) Conseguenze del commercio internazionale sulle remunerazioni dei fattori produttivi, che si vedrà tendono a
convergere una volta aperte le frontiere
p x =w l x +r k x
p y =w l y +r k y
Dividiamo le due equazioni e divido e moltiplico per r, il costo del capitale:
w l x +r k x
∗r w l x + k x
p x w l y +r k y r
= =
py r w
l +k
r y y
px w
Semplifico la notazione, β= e α= :
py r
α l x +k x
β=
α l y +k y
L’equazione di sopra rappresenta la relazione tra il rapporto tra i prezzi dei prodotti e il rapporto tra i prezzi dei fattori.
Notare che è indifferente scrivere α come rapporto delle dotazioni totali di fattori o rapporto trai prezzi dei fattori,
dato che per l’ipotesi 3 i paesi hanno stessi gusti e preferenze. Consideriamo la derivata di β rispetto a α ,
supponendoli fissi:
¿ 0 per 2 ° ip.
dβ l x ( α l y +k y )−l y (α l x +k x ) ⏞k y l x −k x l y
= = >0
dα (α l y+ k y )
2
( α l y+ k y )
2
Risulta che il rapporto tra i prezzi internazionali è funzione strettamente crescente del rapporto tra i prezzi dei fattori.
Analizzando le variazioni di α :
kx
α → 0=¿ β →
ky
lx
α →+ ∞=¿ β →
ly
F [ l x ( α ) ,k x ( α ) ] =1
F [ l y ( α ) , k y ( α ) ]=1
Ciò mi permette di comprendere che al variare di α, l e k si regolano al fine di mantenere costante il prodotto, cioè
rimanere sullo stesso isoquanto (definizione di coefficienti unitari di produzione). Considero la derivata per il
bene X:
PM X ,L∗d l x PM X , K ∗d k x
+ =0
d ly d ky
PM X , L
∗d l x
PM X , K d kx
+ =0
dα dα
Dato che in equilibrio il rapporto dei prodotti marginali deve essere pari al rapporto tra i prezzi α :
d lx d k x
α + =0
dα dα
Identico per il bene Y:
d ly d ky
α + =0
dα dα
Possiamo allora calcolare la derivata di β rispetto a α :
( )
¿0
⏞
dlx d kx ¿ 0 per 2 ° ip.
lx+ α + ( α l y + k y ) −…
dβ dα dα ⏞
k y l x −k x l y
= = >0
dα ∆
2
( α l y+ k y )
2
In conclusione, il rapporto tra i prezzi dei prodotti è funzione crescente del rapporto tra i prezzi dei fattori
indipendentemente dalla natura di β e α (fissi o variabili). Noto che tale risultato dipende dalla 2° ipotesi del
modello e mi permette di poter affermare che dato il rapporto dei prezzi dei prodotti è univocamente determinato il
rapporto dei prezzi dei fattori, e viceversa (invertibilità della funzione strettamente monotona). Inoltre, dato che i
coefficienti β e α sono ricavati dai rapporti dei prezzi, allora al fine della determinazione di prezzi dei prodotti e dei
fattori non conta la disponibilità del sistema di fattori, cioè posso non passare dalla scatola di Edgeworth. Quest’ultima
proposizione rappresenta una prima differenza tra il modello neoclassico e il modello di Heckner – Ohlin.
Altre conseguenze importanti:
Dopo l’apertura, data l’assenza di costi di trasporto, i rapporti tra i prezzi dei prodotti tra i due paesi
convergono: β 1=β 2
Dopo l’apertura, per via della relazione tra β e α e per la 1° ipotesi, i rapporti tra i prezzi dei fattori tra i due
paesi sono uguali: α 1=α 2
Dati i rapporti tra i prezzi dei fattori, i singoli prezzi dei fattori sono univocamente determinati (e uguali tra i
( wr l + k )=¿ r = α l + k =cost .
px
due paesi): p x =w l x +r k x =r x x
x x
I COEFFICIENTI DI PRODUZIONE
I coefficienti di produzione l y e l x sono quelli individuati dall’isocosto tangente contemporaneamente agli isoquanti
che mi garantiscono ricavi unitari (quindi costi unitari, per la 1° ipotesi e il comportamento di massimizzazione dei
1 1
profitti) pari a 1: e . Per tali isoquanti risulta, inoltre:
px p y
Verificata la 2° ipotesi, per cui l’intensità fattoriale di Y è sempre maggiore di quella di X
Univocamente determinati prezzi dei fattori e loro rapporto
Ovviamente ciò può funzionare solo se gli isoquanti si intersecano una sola volta, altrimenti nel sistema esiste
inversione dell’intensità fattoriale, cioè per alcuni livelli di prezzi l’intensità fattoriale di X è maggiore di quella di Y. A
quel punto, possono esistere più coefficienti di produzione ottimi. Inoltre, il sistema potrebbe avere rendimenti non
costanti. In tal caso i coefficienti di produzione effettivi si limiteranno a tendere nel lungo periodo a quelli ottimi.
l x S x +l y S y =L
k x S x +k y S y =K
Da cui ricavo (ricavo S y o S x in entrambe le equazioni e uguaglio, facendo il m.c.d. e ottenendo S x o S y ):
k y L−l y K
Sx= >0
k y l x −k x l y
l x K −k x L
Sy= >0
k y l x −k x l y
Le quantità prodotte dei beni sono univocamente determinate. Dato che i rendimenti sono costanti, le imprese non
hanno un’unica quantità ottima, ma solo quella descritta dalle equazioni di sopra permette di allocare ottimamente i
fattori. Inoltre, risulta che sia S y che S x debbano essere positivi.
∂ Sx ky
=
∂ L k y l x −k x l y
∂ Sx −l y
=
∂ K k y l x −k x l y
∂Sy −k x
=
∂ L k y l x −k x l y
∂Sy lx
=
∂ K k y l x −k x l y
Osservazioni:
Quando aumenta la quantità totale di lavoro (capitale) aumenta la produzione solo del bene più intensivo di
lavoro (capitale). Ciò è il c.d. teorema di Rybczynski.
o Questo si verifica perché l’aumento del bene più intensivo richiede maggiore lavoro e maggiore
capitale. Dato che il capitale nel sistema è rimasto costante, bisogna per forza diminuire l’impiego di
capitale nella produzione del bene meno intensivo, ma poiché anche l’intensità fattoriale non cambia
allora anche l’impiego di lavoro (sempre nella produzione del bene meno intensivo) deve essere
ridotto per bilanciare.
o Il modello di Hechscher – Ohlin vale quando il rapporto lavoro/capitale è costante
Se suppongo che l’aumento del lavoro sia dovuto all’immigrazione. Nel modello di Hechscher – Ohlin ottengo
2 risultati:
1) Il salario rimane costante, dato che l’intensità fattoriale rimane costante
2) Cambia la composizione del prodotto totale, dato che aumenta la produzione del bene più
intensivo di lavoro e diminuisce quella del meno intensivo
Perché si ottengano questi risultati, però, il paese deve specializzarsi parzialmente e si deve suppore
l’esistenza di una sola tipologia di lavoro. Se violata la prima ipotesi, il salario diminuisce con l’aumentare del
lavoro. Se violata la seconda ipotesi, l’analisi diventa più laboriosa e può dar luogo a risultati ambigui.
I paesi con maggiori dotazioni lavoro (capitale) produrranno maggiormente il bene più intensivo di lavoro
(capitale)
Per dimostrarlo, consideriamo in primis il rapporto tra le offerte dei beni:
K
lx −k x
S y l x K−k x L L
= =
S x k y L−l y K K
k y −l y
L
Sx px K w
Considerando β= = e α= = :
Sy py L r
l x α−k x
β=
k y −l y α
Considerando la derivata di β rispetto a α :
¿ 0 , per ip .2
dβ l x ( k y −l y α ) −(−l y )(l x α −k x ) ⏞k y l x −k x l y
= = >0=¿ β funzione cresc . diα
dα ( k y −l y α )
2
( k y −l y α )
2
In sintesi, se α cresce (maggiore capitale) allora β cresce (maggiore bene intensivo di capitale).
K2 K1 2 1 p2x p 1x
> =¿ SMT x , y >SMT x , y =¿ 2 > 1
L2 L1 py py
L’abbondanza dei fattori si determina dal rapporto tra i prezzi dei fattori (lato domanda), ma dato che per ipotesi (3) si
suppone che le domande tra i due paesi siano identiche, tale risultato si può ottenere partendo anche solo dal lato
offerta.
Per assurdo supponiamo che il paese (1) abbia un vantaggio comparata nella produzione di Y (bene più intensivo di
capitale):
ip .3:
domande
identiche equilibrio
eomogenee ec .chiusa
1 ° gr . D =S
p1x p 2x D1y D2y S 1y S2y
1
≥ 2
¿> ¿⏞ 1
≥ 2
¿> ¿⏞ 1
≥ 2
¿¿
py py Dx Dx Sx Sx
Confrontiamo le quantità ottenute d’equilibrio ai prezzi interni con le quantità ipotetiche che il paese (2) produrrebbe
¿
Sy
ai prezzi del paese (1), ¿ :
Sx
1) Sappiamo che se il prezzo internazionale di un bene aumenta, la quantità prodotta può aumentare o al
¿ 2 1 2
Sy Sy px px ¿ 2
minimo rimanere costante, quindi: ¿ ≤ 2 , dato che 1 ≥ 2 =¿ S x ≥ S x
Sx Sx py p y
2) Sappiamo che un paese produce più quantità del bene maggiormente intensivo del fattore più abbondante
nel paese e che il paese (2) ha maggiori dotazioni di capitale rispetto al paese (1), quindi:
1 ¿
S y Sy K2 K1 ¿ 1
1
< ¿ ,dato che 2 > 1 =¿ S y > S y
Sx Sx L L
Ne risulta la seguente disequazione:
1 ¿ 2 1 2
S y Sy S y Sy Sy
1
< ¿ ≤ 2 =¿ 1 ≤ 2
Sx Sx S x Sx Sx
1 2
Sy Sy
Palesemente impossibile, dato che all’inizio si era dedotto che 1 ≥ 2 . Di conseguenza, un paese avrà un vantaggio
Sx Sx
comparato per forza nel bene più intensivo nel fattore relativamente più abbondante nel paese stesso.
Considerando:
l x α−k x dβ
1) Relazione crescente tra rapporto dei fattori e rapporto dei prodotti: β= , con >0
k y −l y α dα
K2 K1 2 1
2) Vantaggio comparato nel bene più intensivo del fattore più abbondante: 2
> 1 =¿ SMT x , y >SMT x , y
L L
3) Ipotesi sulle domande dei beni
Posso scrivere il vantaggio comparato anche in base ai prezzi dei fattori:
2 1 2 1
K K w w
2
> 1 equivalente a 2 > 1
L L r r
Infatti, dove il capitale è più abbondante per forza il lavoro è più raro, quindi i salari più alti.
P x ( D x −S x ) + P y ( D y −S y ) =0
2 2 2 2
Inoltre, vale la condizione di uguaglianza domanda aggregata=offertaaggregata nel mercato internazionale dei
beni. Sappiamo (paragrafo precedente) che un paese produrrà il bene più intensivo del fattore relativamente più
abbondante, quindi risulterà, dato che Y è più intensivo di lavoro (ip. 2):
S2Y S 1Y 2 1 2 1
2
> 1
=¿ S Y > S Y ∧ S X <S X
S X S X
intensivo di capitale
2) Le domande giacciono sulla stessa semiretta
3) Le offerte sono determinate in economia chiusa (ottimi paretiani della produzione), mentre le domande
possono posizionarsi in un qualsiasi punto dell’isoricavo
4) Il paese (1) siccome è ricco di lavoro e X è intensivo di lavoro presenta una curva più schiacciata sulle
ascisse. Il paese (2) siccome è ricco di capitale e Y è intensivo di capitale presenta una curva più
schiacciata sulle ordinate
Nel paese (2) il capitale è relativamente più abbondante e per ip. 2 il bene Y è più capitalistico del bene X. In base al
teorema, il paese (2) dovrebbe esportare Y, mentre il paese (1) dovrebbe esportare X. Per assurdo supponiamo il
contrario:
Paese (2) esporta X, bene intensivo di lavoro (scarso nel paese)
Paese (1) esporta Y, bene intensivo di capitale (scarso nel paese)
2 2 2 2
Se il paese (2) è esportatore di X, significa che è importatore di Y, quindi SY ≤ D Y ∧ S X ≥ D X . Ne risulta
2 2
SY DY
2
≤ 2
SX DX
Nella situazione internazionale, ovviamente:
se (2) importa Y allora (1) deve esportarlo
se (2) esporta X, allora (1) deve importarlo
2 2 1 1 1 1
quindi SY ≤ D Y =¿ SY ≥ D Y ∧ S X ≤ D X . Queste ultime due disuguaglianza implicano:
1 1
SY DY
1
≥ 1
SX DX
{
Sappiamo quindi:
2 1
SY SY
2
> 1
S X SX
2 2 2 2 1 1 2 1
S Y DY D Y S Y SY D Y DY DY
≤ 2 =¿ ≥ > ≥ =¿ ≥
2
SX D X D2X S2X S 1X D1X D2X D1X
S 1Y D1Y
≥
S1X D1X
La conclusione è impossibile in quanto i rapporti delle domande (per l’ipotesi 3) devono essere uguali, quindi deve
2 2
valere per forza il contrario cioè SY > D Y , per cui il (2) esporta Y, bene intensivo di capitale, e (1) esporta X, bene
intensivo di lavoro.
SECONDO TEOREMA
Se i prezzi di consumo dei beni e le tecnologie sono identiche, allora i prezzi internazionali dei fattori sono anch’essi
eguali nei paesi.
Dimostrazione:
La funzione che lega rapporto dei prezzi dei beni e rapporto dei prezzi dei fattori è:
l x α−k x Sx px K w
β= con β= = e α= =
k y −l y α Sy p y L r
Sappiamo che β funzione monotona crescente di α. Di conseguenza, per ogni rapporto dei prezzi dei prodotti
corrisponde un unico rapporto dei prezzi dei fattori. Ovviamente, supponendo che non ci sia inversione
dell’intensità dei fattori.
Questa conclusione è particolarmente importante
perché per dimostrare la convergenza dei prezzi e delle
quantità (prodotte/scambiate/impiegate) di beni e
fattori non è necessario ricorre all’ipotesi di mobilità
internazionale dei fattori. Infatti, il modello di Heckscher
– Ohlin esclude che tale mobilità ci sia. Ovviamente
tale risultato vale finché nessuno dei paesi si
specializzi completamente.
Una possibile minaccia al modello H – O è data dall’inversione dell’intensità fattoriale, cioè quando la relazione tra
rapporto dei prezzi dei prodotti e rapporto
dei prezzi dei fattori mostra un flesso. Ciò
dipende dall’elasticità di sostituzione tra i due
fattori, che se è molto diversa tra le
produzioni dei due beni può favorire
fenomeni di inversione. In tal caso, il modello
di H – O e il teorema del pareggiamento delle
remunerazioni non valgono più. Tuttavia, le
analisi empiriche hanno dimostrato che
l’inversione fattoriale costituisce un caso
raro, quindi un’eccezione che conferma la
regola.
CRESCITA E COMMERCIO INTERNAZIONALE
DEFINIZIONI E DETERMINANTI DEL PROGRESSO
Un sistema economico è in crescita se l’insieme delle quantità producibili T del periodo iniziale è propriamente
incluso in quello delle quantità producibili nel periodo successivo T ’ , cioè T ⊆T ' . Le determinanti della crescita
sono:
1) Aumento delle quantità di fattori
2) Progresso tecnico, cioè miglioramento dei processi e delle conoscenze impiegate dalle imprese nella
produzione
Un aumento delle quantità di fattori, supponendo rendimenti di scala costanti e variazioni equiproporzionali, ha un
effetto certo sulla funzione di trasformazione che trasla parallelamente, lasciando invariato il saggio marginale di
trasformazione.
Il progresso tecnico può essere classificato (Hicks 1939) come:
'
kx kx
Risparmiatore di lavoro: ∀( p x , p y )∨ '
> =¿ aumento intensità fattoriale
lx lx
'
kx kx
Risparmiatore di capitale: ∀( p x , p y )∨ '
< =¿ diminuzione intensità fattoriale
lx lx
'
kx kx
Neutrale: ∀( p x , p y )∨ '
= =¿ costanzaintensità fattoriale
l x lx
k y kx
>
l y lx
Inoltre, supponendo i mercati perfettamente concorrenziali otteniamo le equazioni dei prezzi dei prodotti, da cui
possiamo ricavare un sistema per determinare i prezzi dei fattori ( w ,r ):
p x lx p x k y− p y k x
r= − w w=
p x =w l x +r k x k x kx p l p l k y l x −k x l y
=¿ =¿ x − x w= y − y w=¿
p y =w l y +r k y p l kx kx k y ky p l −p l
r= y − y w r= y x x y
ky ky k y l x −k x l y
Dato che Y è più intensivo di X, affinché i prezzi di prodotti e fattori siano positivi deve valere:
p x k y − p y k x >0 ∧ p y l x −p x l y > 0
EFFETTO SUI PREZZI DEI FATTORI
Il progresso tecnico, in sostanza, permette di risparmiare nell’impiego di fattori a parità di prodotto, quindi la
condizione di progresso tecnico si scrive come:
' '
k x ≤ k x oppurel x ≤ l x
Almeno una delle disuguaglianze deve valere. Bisogna analizzare come variano i prezzi dei fattori a seguito del
progresso tecnico. Se prendiamo il settore ad alta intensità di lavoro possiamo dire che:
w aumenta al diminuire di l x
w aumenta al diminuire di k x
Infatti, se consideriamo la derivata del salario rispetto al coefficiente di produzione del capitale:
∂w px k y− p y k x
=
∂kx 2 (k ¿ ¿ y l x −k x l y )+l y ( p x k y − p y k x )
(k ¿ ¿ y l x −k x l y ) =−l x ¿0
¿¿
2 −⏞
p y lx− p x l y
(k ¿ ¿ y l x −k x l y ) = 2
¿
( k ¿ ¿ y l x −k x l y ) ¿
La derivata è negativa, quindi w aumenta al diminuire di k x . Si avrebbero risultati opposti se si considerasse il settore
ad alta intensità di capitale.
Le conclusioni sono 2:
1) La variazione dei prezzi dei fattori non dipende dalla tipologia di progresso tecnico, ma solo dal settore in cui
avviene l’innovazione
2) Se l’innovazione avviene nel settore ad alta intensità di lavoro allora w ↑ e r ↓; se l’innovazione avviene nel
settore ad alta intensità di capitale allora w ↓ e r ↑
k y L−l y K
S x= >0
k y l x −k x l y
l x K −k x L
Sy= >0
k y l x −k x l y
Ovviamente affinché siano positive deve valere:
k y L−l y K >0 ∧l x K −k x L>0
Dividendo per l x numeratore e denominatore della formula di S y , posso analizzare la relazione tra offerta e intensità
kx
fattoriale nella produzione di X, α = .
lx
K −α L
S y=
k y −α l y
Facendone la derivata rispetto a α:
¿0
∂ S y −k ⏞ y L−l y K
=
∂α ( k y −α l y )
2
k y L−l y K
S x=
l x (k y −α l y )
Noto che:
Q
+b ( p i − pi ) Q
¿
q i=
n
Le variabili sono:
pi > pi =¿ b ( pi − pi ) Q>0=¿ iattrae clienti perché fissa un prezzo inferiore alla media
¿ ¿
p¿i < pi =¿ b ( p¿i − pi ) Q<0=¿ i perde clienti perché fissa un prezzo maggioredella media
Si suppone, inoltre, che le imprese siano simmetriche, cioè abbiano stessa funzione di costo e di domanda. La
funzione di costo, in particolare, è:
{ {
CM ( qi ) =c
C i ( qi )=0 se qi=0
=¿ F
Ci ( q i )=F+ c q i se qi >0 CU ( qi ) = + c
qi
{ pi ≥CU ( q i)
¿
RM ( q i , pi ) =CM ( qi )
Q
q i= +b ( p ¿i − pi ) Q=¿
n
¿ 1 1
pi = pi + − q
bn bQ i
¿ 1 1
Indicando come α = pi + e β= , ottengo:
bn bQ
pi=α− β q i=¿ RM ( q i , pi )=α −2 β qi
¿
( ) ( )
¿ qi ¿α
q i=
α −c
=¿ p i=α −β
⏞
α −c
=
α +c 1 ⏞ 1
= p ¿i + + c
2β 2β 2 2 bn
Ottengo che il prezzo della singola impresa è una funzione crescente della media dei prezzi:
pi=
1 ¿ 1
(
p + +c
2 i bn )
Inoltre, possiamo notare che:
1) All’aumentare del numero delle imprese, il prezzo praticato si abbassa, perché c’è maggiore concorrenza
2) All’aumentare del numero delle imprese, il costo medio è maggiore, perché le imprese producono di meno.
Q
qi =
n
Infatti: F nF
CU ( qi ) = + c ¿⏞ +c
qi Q
3) La funzione di domanda e la funzione di costo medio determinano un punto di equilibrio, associato a uno
specifico numero di imprese e a uno specifico prezzo. Il sistema nel lungo periodo converge verso tale punto:
{
nF
CC : CU ( qi ) = +c
Q
1
PP : p i= +c
bn
Passiamo ora ad analizzare le dinamiche di equilibrio di breve e di lungo periodo nel modello a concorrenza
monopolistica.
pi > pk =¿ pi < pk ⏞
¿ ¿
¿=¿=¿=¿ p i< p k =¿ IMPOSSIBILE
¿
Se i prezzi sono uguali allora sono uguali anche le medie e le quantità. Per la singola impresa, se pi= pi allora:
(⏞)
¿0
1) q = Q +b p¿ − p Q= Q
i i i
n n
( )
¿ pi
1 ¿ 1 1
2) pi =
2
⏞
pi + +c = + c
bn bn
Nel breve periodo, il prezzo diminuisce all’aumentare del numero delle imprese.
Di conseguenza, i valori di n per cui nel mercato ci sono imprese che realizzano profitti non negativi sono:
pi ≥CU ( qi ) =¿
1
bn
+c≥
nF
Q
+ c=¿ n ≤
Q
Fb √
Equilibrio di lungo periodo
Le imprese entreranno nel mercato se prevedono di poter conseguire profitti positivi, quindi il numero delle imprese
massimo che il mercato può contenere è esattamente:
n=
√ Q
Fb
Raggiunto n, le imprese che successivamente tentano di entrare darebbero luogo a una perdita per tutte le altre
imprese. Tale dato permette di individuare prezzo e quantità d’equilibrio di lungo periodo:
pi =
1
+ c=
√ F
+c
√ Q bQ
b
Fb
Q
q i= = √bFQ
√ Q
Fb
Limiti
I principali limiti del modello di concorrenza monopolistica è che non tiene conto di comportamenti collusivi o
strategici da parte delle imprese. Ciò può essere visto anche come un vantaggio, in quanto dà semplicità alla
trattazione di problemi quali la concorrenza imperfetta nel commercio internazionale.
ECONOMIA APERTA
L’apertura al commercio nel modello a concorrenza
monopolistica significa, in sostanza, l’aumento della dimensione
del mercato. Il commercio internazionale risulta vantaggioso, in
quanto:
1) Diminuisce i prezzi rispetto all’equilibrio di economia
chiusa
2) Aumenta la varietà di beni rispetto all’equilibrio di
economia chiusa
Brevemente si veda la figura di sotto, dove la CC è la curva costi medi – numero imprese e la PP la curva prezzo –
numero imprese:
In particolare:
VARIABILI ECONOMIA CHIUSA RELAZIONE ECONOMIA APERTA
Domanda totale Q in ciascun paese 2Q tra i paesi che
< scambiano
√ √
Numero imprese Q 2Q
n=2 n=
Fb > Fb
√ √
Prezzo F F
p= +c p= +c
bQ > 2 bQ
Quantità vendute q=√ bFQ < q=√ 2 bFQ
In conclusione, a seguito dell’apertura al commercio rispetto all’economia chiusa:
Le imprese sperimentano maggiore domanda totale
Il numero totale delle imprese tra i due paesi diminuisce
Il prezzo praticato da ciascuna impresa diminuisce
Le quantità vendute da ciascuna impresa aumentano
COMMERCIO INFRA-SETTORIALE
Tuttavia, il modello non può dirci dove siano localizzate le imprese tra i due paesi. Per fare ciò è opportuno ricorre a
una distinzione tra:
Commercio inter-settoriale, che riguarda
scambio di beni diversi. Esso riflette i
vantaggi comparati.
Commercio intra-settoriale, che riguarda
scambio di beni simili. Esso può non riflettere
i vantaggi comparati.
In particolare, in presenza di economie di scala e di
concorrenza monopolistica, si può determinare una
struttura degli scambi incentrata sul commercio
intra-settoriale. Si supponga che esistano due settori
(tessile e alimentare) e due paesi (H e F). Supponiamo che il settore tessile richiede maggiore capitale e che H sia un
paese relativamente abbondante di capitale. In base a un mercato perfettamente concorrenziale, H si specializzerebbe
nel tessile, esportando prodotti tessili per un valore pari alle importazioni di beni alimentari. In presenza di economie
di scala e di concorrenza monopolistica nel settore tessile, si avrebbe che i beni tessili prodotti dalle imprese sono
differenziati e che nel paese H rimane comunque una domanda di prodotti tessili d’importazione da F, anche se H
rimane esportatore netto di beni tessili e importatore netto di beni alimentari. Risulta, quindi, che tra F e H avviene
commercio intra-settoriale (tessile contro tessile). Il commercio infra-settoriale è la fonte principale dei vantaggi del
commercio quando:
1) I paesi hanno stesse dotazioni di fattori
2) Sono presenti economie di scala e differenze tra i prodotti
In questo caso gli effetti negativi sulla distribuzione del reddito saranno contenuti. In particolare, questa condizione si
verifica soprattutto quando il commercio coinvolge i settori manifatturieri di paesi economicamente sviluppati.
IL DUMPING
Una possibile conseguenza della concorrenza monopolistica sul commercio internazionale è che le imprese
stabiliscano prezzi diversi per esportazioni e per vendite nazionali. La pratica più comune è il dumping, cioè una
politica di discriminazione dei prezzi in cui i prezzi delle esportazioni sono più bassi dei prezzi applicati sul mercato
nazionale. Il dumping può verificarsi sotto 2 condizioni:
1) Presenza di concorrenza imperfetta
2) Segmentazione del mercato, cioè i consumatori nazionali difficilmente possono acquistare i beni prodotti per
l’esportazione
Di solito, le imprese decidono di rendere più bassi i prezzi delle esportazioni perché di solito hanno posizioni
monopolistiche più deboli e quote di mercato minori all’estero. Ciò si trasforma in un incentivo a mantenere bassi i
prezzi delle esportazioni. A livello giuridico non è sempre facile individuare un’esatta definizione di dumping e a
distinguere le accuse di dumping da misure tacitamente protezionistiche. Negli Stati Uniti e in Europa, per esempio, la
presenza o meno di dumping è stabilita in base a un prezzo equo determinato a priori, basato sui costi esteri di
produzione. Le modalità di calcolo di tale prezzo, ad esempio, hanno valso alla Cina numerose accuse di dumping in
settori quali l’arredamento o i televisori, partendo dai dati dei costi di produzione indiani (anche se l’India non è un
grande esportatore in tali settori). Di solito, la misura antidumping più comune è una tassa che colmi la differenza di
prezzo tra estero e mercato nazionale. Inoltre, delle volte è possibile avere fenomeni in cui il dumping aumenta il
volume degli scambi (c.d. dumping reciproco).
⏞
π ( q1 , q2 ) =p ⏞
1 ( q1 ) q1 + p2 ( q2 ) q 2−C (q1 +q 2)
La massimizzazione dei profitti avviene sia per la quantità q 1 che per la quantità q 2:
{ {
∂ π ( q 1 , q 2 ) d p1 ( q1 ) d p 1 ( q1 )
= q1 + p 1 ( q1 )−CM ( q1 +q 2 )=0 q 1+ p 1 ( q1 )=CM ( q1 +q 2 )
∂ q1 d q1 d q1
=¿
∂ π ( q1 , q2 ) d p 2 ( q2 ) d p 2 ( q2 )
= q 2 + p 2 ( q2 )−CM ( q1 +q 2 )=0 q 2 + p 2 ( q2 )=CM ( q1 +q 2 )
∂ q2 d q2 d q2
La massimizzazione dei profitti, quindi, avviene quando i ricavi marginali sulle vendite nei due paesi sono uguali fra
loro, dato che l’impresa per produrre i beni sostiene un comune costo marginale CM ( q 1 +q2 ) :
d p1 ( q 1 ) d p2 ( q 2 )
q1 + p1 ( q 1) = q2 + p2 ( q 2 )
d q1 d q2
In base alla relazione prezzo – ricavo marginale – elasticità, ottengo:
p1 ( q1 ) ¿
Il termine ηp è l’elasticità della domanda in corrispondenza del prezzo p praticato dall’impresa. La conclusione è che il
prezzo sarà più basso nel paese in cui l’elasticità della domanda è più elevata (minore potere monopolista per
l’impresa). E’ ragionevole pensare che η2 >η1 , dato che nel paese (2) l’impresa deve competere con altre imprese già
presenti sul mercato. Nel paese (1), dove l’impresa è localizzata, invece, essa gode di maggiore potere monopolistico
(es. maggiore quota di mercato), dato dalla longevità. Il caso limite è che nel paese (1) ci sia monopolio puro e nel
paese (2) concorrenza perfetta:
La quantità totale la posso individuare dall’uguaglianza tra ricavo marginale e costo marginale nel paese (2), mentre la
quantità q 1 dall’uguaglianza tra i ricavi marginali nei due paesi. q 2 si ricava come differenza. Da notare che la curva di
domanda del paese (1) è decrescente, perché c’è monopolio puro; quella del paese (2) è orizzontale (e coincide con la
curva del ricavo marginale) perché nel paese (2) c’è concorrenza perfetta. Graficamente si nota che:
p'X pX
=
1+ t 1+t
Mentre continuerebbero a ricavare p X sulle vendite nel resto del mondo. Il ricavo ottenibile nel resto del mondo è
chiaramente superiore a quello ottenibile nel paese con dazio:
'
pX '
pX> =¿ p X < p X (1+ t )
1+t
Ne risulta che i venditori esteri non hanno convenienza a vendere nel paese, quindi si genera un eccesso di domanda
'
di bene X, che fa crescere il prezzo interno p X . La disuguaglianza allora può risolversi in 2 modi:
1) p'X aumenta fino a far uguagliare domanda e offerte interne di X, realizzando un equilibrio di economia
chiusa e facendo cessare gli scambi. Continua, però, a valere la disuguaglianza vista sopra
' '
2) p X aumenta fino a verificare p X = p X (1+t ), cioè raggiunge il livello che rende indifferenti i venditori esteri
tra vendere nel resto del mondo o vendere nel paese. L’eccesso di domanda rimane, ma viene soddisfatto
con le importazioni, che in presenza del dazio generano anche gettito per l’erario
Si procede analizzando il secondo caso. Possiamo dire che il dazio ha 4 effetti sull’economia:
1) Effetto consumo, cioè riduzione del consumo nazionale
2) Effetto produzione, cioè aumento della produzione nazionale (effetto sussidio del dazio)
3) Effetto commerciale, cioè riduzione delle importazioni
4) Effetto gettito, cioè aumento dell’ammontare riscosso dal governo
I primi tre effetti sono maggiori quanto maggiori sono le elasticità di domanda e offerta del bene X, mentre per
l’ultimo vale il contrario. In particolare, possiamo affermare che la riduzione del surplus del consumatore viene
spartita tra:
Introiti fiscali incassati dal governo
Maggiore surplus per i produttori
Perdita netta, collegata a un’inefficiente allocazione dei fattori (risorse spostate dalla produzione di Y alla
produzione di X)
La riduzione del surplus del consumatore può essere anche interpretata come perdita (o risparmio, dal punto di vista
dei produttori) di posti di lavoro nell’industria protetta dal dazio (bene X, in questo caso).
Nell’equazione di Walras per l’equilibrio di economia aperta, quindi, dobbiamo considerare anche il termine che
descrive l’introito per il dazio:
' '
G ( t ) =t p X (D X −S X )
Per semplicità si ipotizza che il gettito sia ridistribuito tra i consumatori integralmente. L’equazione di Walras allora si
scrive come:
' ' ' '
p X ( 1+t ) D X + p Y D Y = p X ( 1+t ) S X + pY SY +G(t )
' ' ' ' ' '
p X ( 1+t ) D X + p Y DY = p X ( 1+t ) S X + pY SY +t p X (D X −S X )
' ' ' '
p X D X + p Y D Y = p X S X + p Y SY
' ' ' '
p X (DX −S X )+ p Y ( D Y −S Y )=0
Si è dimostrato, in conclusione, che in presenza di un dazio si può verificare un equilibrio ai prezzi internazionali. Sotto
si da rappresentazione grafica di ciò:
L’importo del gettito da dazio graficamente rappresenta la
distanza orizzontale tra la retta di isospesa ai prezzi
internazionali (dove giace ( S X , S Y ) ) e la retta di isospesa ai
' '
Il fatto che il dazio favorisca i produttori del bene X si dimostra semplicemente notando che il rapporto interno dei
'
prezzi è salito ( p X sta aumentando), quindi la quantità prodotta di X è aumentata (o comunque non diminuita),
mentre quella di Y è diminuita (o comunque non aumentata). Ovviamente, saranno avvantaggiati anche i proprietari
del fattore di cui X è più intensivo (teorema di Stolper – Samuelson). Tuttavia, anche se i produttori sono avvantaggiati
dal dazio, il valore totale della produzione non è massimizzato (non c’è pareto efficienza), perché anche se ( S X , S Y )
' '
Sappiamo che, facendo valere l’ipotesi standard (domanda decrescente), il prezzo internazionale p X (t) è funzione
'
decrescente del dazio, mentre il prezzo interno p X ( t )= p X (t)(1+t) è funzione crescente del dazio. Ciò vale almeno
fino al raggiungimento di una certa aliquota t per cui il dazio diventerà proibitivo, e quindi i prezzi rimarranno costanti
nei periodi successivi:
Analogamente al caso di economia chiusa, l’equilibrio deve considerare il gettito derivante dal dazio. In questo caso,
però, prezzi, domande e offerte sono funzioni dell’aliquota del dazio (e ricordando che pY =1):
La conseguenza più importante dell’ipotesi del paese grande è sugli effetti del dazio che diventano ambigui. Se i prezzi
internazionali variano allora è possibile che non si possano introdurre imposte lump sum prima dell’introduzione
del dazio per ottenere un miglioramento paretiano. In altre parole, non è certo che il dazio provochi un’inefficienza
paretiana nel consumo. Infatti, con un paese grande i redditi dei consumatori in presenza di dazio sono più che
sufficienti ad acquistare le quantità domandate prima dell’introduzione del dazio:
IL DAZIO OTTIMO
L’ambiguità dell’effetto del dazio sul benessere per il paese grande può essere spiegata, in alternativa, considerando
che il benessere finale del paese che introduce il dazio è determinato da 2 forze di verso opposto:
1) La diminuzione del volume degli scambi, che incide negativamente
2) Il miglioramento delle ragioni di scambio, che incide positivamente
A seconda del prevalere del primo o del secondo effetto, il paese grande può trarre danno o vantaggio dal dazio.
Il dazio ottimo, in conclusione, si definisce come quell’aliquota che massimizza i benefici derivanti dal
miglioramento delle ragioni di scambio al netto dei costi legati alla riduzione degli scambi commerciali. Una volta
che un paese grande ha fissato un dazio ottimo, tuttavia, esso potrebbe essere danneggiato da comportamenti
ritorsivi degli altri paesi, che a loro volta fissano un loro dazio ottimo. La conseguenza principale è che i
comportamenti ritorsivi dei paesi portino a una diminuzione tale dei volumi di commercio da annullare i vantaggi
dello scambio. Graficamente, ciò può essere compreso tramite le curve di domanda reciproca:
Bisogna sottolineare, comunque, che anche se, considerando un paese grande, è possibile individuare un dazio tale da
migliorare il benessere rispetto alla situazione di libero scambio, ciò vale solo per il singolo paese. A livello aggregato,
anche in assenza di comportamenti ritorsivi, i vantaggi conseguiti dal paese che impone il dazio sono minori delle
perdite subite dalla controparte, quindi il benessere mondiale peggiora anche se i paesi fissano dazi ottimi. Infatti,
esiste una simmetria per cui se le ragioni di scambio di un paese migliorano a seguito dell’introduzione di un dazio, le
ragioni di scambio degli altri paesi che subiscono il dazio devono peggiorare per forza (tale è la ragione dei
comportamenti ritorsivi).
p x =w l x +r k x
p y =w l y +r k y
Le quali dicono che in equilibro i profitti sono nulli.
Enunciato:
Ponendoci in un modello di H – O e supponendo che il prezzo del bene X, intensivo di lavoro, aumenti e quello del bene
w
Y rimanga costante, l’incremento del rapporto dei prezzi dei fattori , causato dall’incremento del rapporto dei prezzi
r
px
dei beni , comprende un incremento del salario in termini reali. Il contrario si avrà nel caso in cui aumenti il prezzo
py
del bene Y, intensivo di capitale.
La conseguenza del teorema di Stolper – Samuelson, considerando i dazi, è che dato che il dazio aumenta il prezzo
interno del bene intensivo di lavoro allora aumenterà anche il salario reale, quindi il benessere dei lavoratori.
Ciò può essere dimostrato, restringendo al solo caso dei coefficienti di produzione fissi.
w p
p y =cost .=w l y +r k y , ma ↑ poiché x ↑
r py
w
Di conseguenza, per mantenere p y costante deve risultare w ↑ , r ↓. Di conseguenza, p y cost ., w ↑=¿ ↑
py
Ricavo dalla formula di p x l’altro rapporto:
modulo ↓
w 1 ⏞ r kx
= −
px l x px l x
Dato che i coefficienti k x e l x sono costanti, p x è aumentato e r è diminuito, allora il secondo addendo è diminuito in
w
valore assoluto, quindi ↑.
px
La conclusione è, infatti, che il salario reale sia per X che per Y è aumentato:
( wp , pw ) ↑
x y
. Ciò è valido sia per il paese
piccolo che per il paese grande (diminuzione del prezzo internazionale in valore assoluto < ammontare del dazio per
unità importata), a patto che si supponga la domanda decrescente rispetto al prezzo. Se cade questa ipotesi allora
l’introduzione di un dazio potrebbe causare un diminuzione dei prezzi internazionali tali da far diminuire il prezzo
interno, quindi il salario reale, peggiorando il benessere dei lavoratori (o comunque dei proprietari del fattore di cui il
bene sottoposto a dazio è più intensivo). Quest’ultima situazione si definisce paradosso di Metzler.
POLITICA ECONOMICA DEL PROTEZIONISMO: ARGOMENTI
QUALIFICATI E FALLACI
Si è visto che la forma principale di politica protezionistica è l’introduzione di dazi all’importazione. L’effetto del
protezionismo, mediante l’aumento dei prezzi interni, è il danneggiamento dei consumatori e la creazione di un
beneficio a favore dei produttori e dei proprietari del fattore di cui il bene protetto è intensivo. A ciò corrisponde,
però, un’allocazione inefficiente delle risorse e, quindi, una perdita di competitività internazionale.
Si procede ad analizzare gli argomenti fallaci, controversi e validi circa il protezionismo:
ARGOMENTI Il protezionismo protegge l’occupazione nazionale contro la manodopera a più basso costo straniera
FALLACI L’argomento è fallace perché:
1) il costo della manodopera nazionale, se la produttività del lavoro nazionale è
sufficientemente maggiore di quella estera, può essere più basso di quello della
manodopera estera, anche quando il salario nazionale fosse più alto di quello estero
2) In caso contrario, è possibile stabilire scambi mutualmente vantaggiosi in cui i paesi si
specializzano nella produzione del bene che impiega il fattore più abbondante
L’introduzione di dazi scientifici (aliquota che uguaglia prezzi delle importazioni e prezzi interni)
protegge l’industria nazionale dalla concorrenza estera
L’argomento è fallace perché un tale dazio, eliminando le differenze di prezzo, fermerebbe gli
scambi per i beni interessati
CONTROVERSIE Il protezionismo riduce la disoccupazione e il disavanzo nella bilancia dei pagamenti
Dal punto di vista quantitativo, ciò è vero, tuttavia negli altri paesi si avrebbe un aumento di
disoccupazione e un peggioramento della bilancia dei pagamenti, che indurrebbero a
comportamenti ritorsivi, danneggiando nel lungo periodo tutti (politiche beggar-thy-neighbor)
ARGOMENTI Si può introdurre un protezionismo temporaneo a favore delle industrie nascenti, fino al momento in
VALIDI cui esse sviluppino economie di scala e vantaggi comparati
L’argomento è corretto, anche se la politica proposta di per sé non è ottimale:
1) Essa è vantaggiosa solo se il rendimento dell’industria permette poi di controbilanciare i
più alti prezzi per i consumatori nazionali
2) Essa è vantaggiosa qualora non esista un mercato dei capitali efficiente, quindi potrebbe
essere più utile ai paesi in via di sviluppo
3) In realtà, è difficile individuare oggettivamente l’industria che necessiti di protezione
4) Risultati migliori, che non abbiano conseguenze sul consumo nazionale, possono essere
ottenuti mediante sussidi diretti. Ciò ovviamente richiede capacità di spesa, a differenza del
dazio, che crea entrate per il governo.
Rimane da spiegare, allora, perché il protezionismo goda di un’immagine generalmente positiva, nonostante (nel
peggiore dei casi) la sua fallacia teorica e l’esistenza (nel migliore dei casi) di alternative. In generale, dato che il
protezionismo avvantaggia i produttori e danneggia i consumatori, ci si ritrova nella situazione in cui gli
avvantaggiati sono pochi e hanno capacità di coordinamento (es. lobbismo), mentre i danneggiati sono tanti e
quindi possono ripartire la perdita.
Infine, è possibile caratterizzare anche le industrie che di solito godono o chiedono protezione:
Industrie ad alta intensità di lavoro dei paesi sviluppati
Industrie altamente organizzate (maggiore capacità di far pressione ai governi)
Industrie di beni di consumo finali (le industrie di beni intermedi non vogliono dazi)
Industrie decentrate e con molti lavoratori (maggiore potere elettorale)
Industrie che hanno goduto di protezione nel passato
Industrie che competono con altre dei paesi in via di sviluppo (questi ultimi hanno meno potere politico per
potersi opporre ai dazi)
{
2 1
p X =e p X
2 1
p Y =e pY
Se ciò non valesse allora si potrebbero fare operazioni di arbitraggio, che determinerebbero in uno dei paesi una
domanda illimitata di un bene. In generale, i mercati dei cambi sono utilizzati dai venditori, che sono i soggetti che di
fatto sono chiamati a scegliere se vendere nel paese o all’estero (i consumatori acquistano sul mercato nazionale). Se
nel paese c’è un eccesso di offerta di un bene, i venditori possono decidere di esportare tale eccesso.
Domanda di euro
sul mercato dei cambi
⏞
exp verso (2)
2
pX 1
1
X
⏞
( 1 , X ) : S −D X >0 =¿∈ ( 2 ) si ricevono dollari=¿ ( S X −D1X ) =¿ equilibrio=¿ p 1X ( S1X −D1X )
1
e
Offerta di euro
exp verso (1) sul mercato dei cambi
¿p ⏞
( D −S )− p ⏞
( D −S X )
1 2 2 1 1 1
Y Y Y X X
Supponendo un regime di cambi flessibili (altro modo per dire che nel mercato dei cambi c’è concorrenza perfetta),
assieme alla legge di Walras su mercati dei beni (eccessi di domanda nulli) deve valere anche una condizioni di
uguaglianza domanda – offerta sul mercato delle valute:
Domanda euro
⏞
Offerta euro
2
p
e
( S1X −D1X )=⏞
X
p Y ( SY −D Y )
1 2 2
Se l’uguaglianza è verificata nel mercato dell’euro allora essa è verificata anche in quella del dollaro. Quest’equazione
assieme alle altre determina il livello d’equilibrio del tasso di cambio. Le dinamiche sono:
p 2X 1
e
( S X −DX ) > p Y ( SY −DY )=¿ e ↑
1 1 2 2
2
pX 1
e
( S X −DX ) < p Y ( SY −DY )=¿ e ↓
1 1 2 2
Per facilità, si consideri il tasso di cambio come il prezzo in dollari del bene – euro. La variazione di e influenza anche i
prezzi, quindi le relazioni di sopra non valgono per forza nel senso inverso.
w= p x c
Inoltre, per semplicità si suppone che il lavoro svolto da ciascun individuo sia proporzionale alla dotazione iniziale di
lavoro:
' L X + LY ' L X + LY
LA= L A e LB = L
L A + LB L A + LB B
Ne risulta che gli individui hanno tempo libero che non frutta loro utilità ( L−L' >0). Se gli individui non possono
lavorare per il tempo desiderato (L) allora il loro reddito ne risulterà diminuito. I vincoli di bilancio saranno:
p X X A + pY Y A =w L'A + r K A
'
p X X B + pY Y B=w LB +r K B
Introduciamo 2 ipotesi:
1) Funzioni di produzione con rendimenti costanti
2) Bene Y più intensivo di capitale del bene X
3) In economia chiusa, le domande di X e Y sono strettamente positive
Per la massimizzazione dei profitti valgono le 2 equazioni:
p X =w l x +r k x
pY =wl y +r k y
Supponiamo pY =1, cioè Y come numerario. Possiamo dimostrare che p X e r sono univocamente determinati. Infatti:
dividendo per p x
w= px c
r r
p X =w l x +r k x ¿=¿=¿=¿> ¿⏞ 1=c l x + k =¿ unico dato che cost . pr . funzione crescente di r ¿
px x px
dividendo per px
w= px c cost .
pY =1
1 ⏞ r
pY =wl y +r k y ¿=¿=¿=¿> ¿⏞ =c l y + k y =¿ p X unico ¿
pX px
r
Dato che p X e sono univocamente determinati, lo deve essere anche r . Dato che i prezzi dei fattori (w e r) sono
pX
univocamente determinati, anche i coefficienti di produzione sono determinati.
l x S X +l y S Y < L A + LB
k x S X +k y SY =K A + K B
Le quantità prodotte si troveranno al di sotto della curva di trasformazione, presentando lo stesso rapporto dei prezzi
della situazione di pieno impiego:
Inoltre, possiamo dimostrare che l’occupazione è funzione crescente della produzione di X, bene intensivo di lavoro:
K A+ KB k x
k x S X +k y SY =K A + K B =¿ S Y = − S X =¿
ky ky
¿0 per ip. 2
⏞
¿>l x S X + l y SY =l x S X + l y
( K A + KB k x
ky
l
) k l −k l
− S X = y ( K A + K B ) + y x x y S X =¿ occupazione funz. cr . di S X
ky ky ky
'
A questo punto supponiamo che il paese si apra al commercio, partendo da un prezzo internazionale pari a p X < p X (i
prezzi interni diminuiscono dopo l’apertura) e mantenendo disoccupazione del fattore lavoro. Il risultato è che il
paese si specializza completamente nel bene Y e risulta p X < w l x +r k x . Per assurdo, supponiamo che
p X =w l x +r k x . Dato che c’è disoccupazione il salario diminuisce e dato che il salario è descritto da w= p x c , esso
diminuisce nella stessa proporzione di p x (anch’esso sta diminuendo). L’unico modo per continuare a far valere
p X =w l x +r k x è che r diminuisca anch’esso proporzionalmente rispetto a p x. Tuttavia, se r diminuisce allora
r
risulterebbe l’assurdo di 1<c l x + k , che va contro il comportamento di massimizzazione dei profitti. Di
px x
conseguenza, se p X < w l x +r k x :
1) Il paese non ha più convenienza a produrre X, dato che il prezzo è minore dei costi di produzione
r w '
2) w ↓ e ↑=¿ ↓=¿ k ↓e l ↑=¿ S Y > SY
px r
L’apertura agli scambi, quindi:
'
Ha un effetto negativo sull’occupazione perché porta alla specializzazione completa in Y ( S X =0<S X ).
L’effetto è costante per qualunque diminuzione del prezzo.
ly
Ha un effetto positivo sull’occupazione perché ↑ per via della sostituzione capitale lavoro. L’effetto è
ky
tanto più grande quanto maggiore è la diminuzione di prezzo.
Se, quindi, la diminuzione di p x è abbastanza piccola, la quantità domandate in economia chiusa (uguali alle quantità
offerte in equilibrio di economia chiusa) non possa essere acquistabile con le quantità prodotte in economia aperta:
'
pY SY < p X D X + p Y D Y
In altre parole, dopo l’apertura degli scambi non è possibile migliorare la condizione degli individui con una
redistribuzione del reddito.
Allo stesso tempo non è possibile migliorare la condizione di tutti gli individui con una redistribuzione del reddito
prima dell’apertura del commercio:
' '
p X S X + p Y SY < p X D X + pY DY
Graficamente si rappresenta la situazione in cui si verificano queste 2 situazioni (impossibilità di redistribuzione pareto
efficiente sia prima che dopo):
Una tale situazione potrebbe non verificarsi se permettono rendimenti decrescenti di scala, perché in tal caso una
minima variazione del prezzo non causerebbe per forza la specializzazione completa del paese in Y. Di conseguenza,
l’effetto dell’apertura del commercio sull’occupazione sarebbe minore.