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ECONOMIA INDUSTRIALE
M. SAVONA
LUDOVICA SELICATO
SOMMARIO
STRUTTURA .............................................................................................................................................. 8
COMPORTAMENTI.................................................................................................................................... 8
FONTI E DEFINIZIONE PER L’ANALISI EMPIRICA DELLE IMPRESE E DEI SETTORI ......................... 11
SWITCHING COSTS........................................................................................................................................ 21
BUNDLING ................................................................................................................................ 29
TYING ....................................................................................................................................... 29
INNOVAZIONE .......................................................................................................................... 37
LA PRIVATIZZAZIONE..............................................................................................................................48
pag. 4
DEFINIZIONE E TASSONOMIE DELL’INNOVAZIONE ................................................................... 54
CONOSCENZA E APPRENDIMENTO..................................................................................................... 58
ETEROGENEITÀ ............................................................................................................................ 60
PROBLEMA DELL’APPROPRIABILITÀ.......................................................................................... 61
TIPOLOGIA DEI IPR (INTELLECTUAL PROPERTY RIGHTS) – DIRITTI DI PROPRIETÀ INTELLETTUALE .................... 62
BREVETTI....................................................................................................................................................62
COLLUSIONE E COOPERAZIONE......................................................................................................... 63
DIFFUSIONE ................................................................................................................................. 64
pag. 5
COM’È ORGANIZZATA LA PRODUZIONE .............................................................................................. 71
pag. 6
INTRODUZIONE ALL’ECONOMIA
INDUSTRIALE
Industrial Economics (Europa) o Industrial Organization (Stati Uniti)
- Ramo dell’economia politica à studia i casi intermedi dell’oligopolio e della concorrenza monopolistica
- Studia il comportamento (anche strategico) delle imprese all’interno dei diversi settori
ELEMENTI CHIAVE:
Processo
tecnologico
Condizioni di offerta Condizioni di domanda
Tecnologia e struttura Gusti e preferenze
dei costi Elasticità della domanda
Mercati dei fattori rispetto al prezzo
Struttura organizzativa Disponibilità di sostituti
Localizzazione Metodi di acquisto
Politiche pubbliche
STRUTTURA
VARIABILI STRUTTURALI:
COMPORTAMENTI
RISULTATI ECONOMICI/PERFOMANCE
i) Profittabilità
o TEORIA NEOCLASSICA: una profittabilità elevata o anormale è il risultato di un abuso di potere
di mercato da parte delle imprese dominanti
o SCUOLA DI CHICAGO: un profitto elevato è la conseguenza di vantaggi di costo o di una
superiore efficienza produttiva da parte di alcune in prese
• L’extra-profitto ed il potere di mercato non sono visti come dannosi per gli interessi del
consumatore
o SCHUMPETER: l’extra-profitto rappresenta la ricompensa per le innovazioni di successo
ii) Crescita
o Crescita delle vendite, del capitale o dell’occupazione
iii) Qualità di prodotti e servizi
iv) Progresso tecnologico
o Conseguenza del livello di investimento in ricerca e sviluppo
v) Efficienza produttiva e allocativa
o Efficienza PRODUTTIVA: l’impresa consegue il massimo prodotto tecnologicamente possibile
o Efficienza ALLOCATIVA: indica se il benessere sociale è massimizzato in corrispondenza
dell’equilibrio di mercato
La politica pubblica può operare sulle variabili di struttura, sui comportamenti e sulla performance
- possibilità di un ruolo dello Stato o dell’intervento regolatorio nella promozione della concorrenza e
nell’eliminazione degli abusi di potere di mercato
[!] le politiche pubbliche sono MESO (settore, industria e regione) e MACRO (fiscale, occupazionale, monetaria su
prezzi e salario minimo, ambientale, antitrust)
- le relazioni tra variabili di struttura, comportamenti e risultati sono spesso deboli o ateorici à è un approccio
prettamente descrittivo ed intuitivo
- il paradigma evidenzia eccessivamente i modelli statici di equilibrio di breve periodo à non coglie molte
complessità e non consente di percepire la dinamica del sistema
- endogeneità delle variabili strutturali: ogni variabile interagisce sull’altra
o senza una teoria di riferimento, non posso capire le relazioni causali tra le variabili
o il paradigma offre solamente una possibilità di descrivere
- l’impresa decide se internalizzare o esternalizzare una serie di funzioni, sulla base dei costi di transazione
- identificano le fonti della competizione che l’impresa può dover affrontare in qualsiasi momento
o strategie e comportamenti dell’impresa sono condizionati dalla presenza e dall’intensità delle cinque
forze
PORTER:
5 FORZE DI PORTER
1. ampiezza e intensità della concorrenza (=concentrazione del mercato e struttura del mercato)
2. minaccia di imprese entranti (=minaccia di nuovi concorrenti ed eventuale presenza di barriere all’entrata)
3. minaccia di prodotti/servizi succedanei (=minaccia dovuta alla presenza di prodotti sostitutivi)
4. potere contrattuale dei clienti 1.4 Strategic management: una breve digressione
5. potere contrattuale dei fornitori
FONTI STATISTICHE:
- ISTAT
- Eurostat
- Statistics and Data Directorate OECD
- World Bank open data
LA CLASSIFICAZIONE INDUSTRIALE
LE UNITÀ DI ANALISI
- SETTORI E MERCATI
- MERCATO RILEVANTE
o È il più piccolo contesto nel cui ambito è possibile esercitare un potere di mercato
§ Può essere definito sia dal punto di vista tecnologico che geografico
o Può essere definito tramite l’elasticità incrociata, sia considerando elementi di
§ offerta: similarità tecnologica (=imprese che utilizzano tecnologie di processo simili); utilizzo della
stessa materia prima; esistenza ed estensione di reti e/o sistemi di distribuzione
§ domanda: prodotti che soddisfano lo stesso bisogno; elasticità incrociata (tanto è maggiore, tanto
più i prodotti sono sostituti à appartengono alla stessa industria/settore)
- DISTRETTO INDUSTRIALE
- CLASSIFICAZIONI INDUSTRIALI
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LA CONCENTRAZIONE DEL MERCATO
La concentrazione è la prima variabile utilizzata per capire la struttura di mercato
Concentrazione di mercato: numero e distribuzione per dimensione (quote di mercato) di imprese che operano su
uno stesso mercato e sono in concorrenza tra loro
- Mercato in concorrenza perfetta: tutte le imprese sono price takers à situazione ideale, non reale
- N.B. è importante distinguere tra breve e lungo periodo
- Il grado di concentrazione può variare a seconda del settore di attività delle imprese
o Il mercato è più/meno concentrato a seconda del numero di imprese e delle quote di mercato
- Per definire il livello di concentrazione, devo prima definire il mercato rilevante (=elasticità incrociata della
domanda)
La concentrazione si applica sia a livello di:
o MERCATO RILEVANTE: analisi della concorrenzialità
§ Si distingue sia a livello merceologico che a livello geografico
» MERCATO DI UN PRODOTTO: comprende tutti i prodotti che sono stretti sostituti (=elasticità
incrociata della domanda alta e positiva)
Ä #Beni complementari: elasticità incrociata della domanda alta e negativa
» DEFINIZIONE GEOGRAFICA DI MERCATO: verifica dell’impatto dell’incremento di prezzo di un
prodotto in un certo luogo geografico sulla domanda o sull’offerta
§ TEST SSNIP: strumento per definire il mercato rilevante (oltre all’utilizzo dell’elasticità incrociata
della domanda)
» “TEST DEL MONOPOLISTA IPOTETICO”
» Utilizzato dall’Antitrust per individuare i confini per la determinazione del mercato rilevante
» Si basa anche sull’elasticità incrociata della domanda
§
o SETTORE: analisi di competitività
§ Serve per capire in che misura la produzione settoriale in un dato paese è organizzata in un dato
momento tra le imprese che lo popolano, e come si è evoluta nel tempo
§ La misurazione della concentrazione di settore è più facile di quella del mercato rilevante
» Il perimetro di analisi è dato dall’appartenenza autodichiarata delle imprese a un determinato
settore di attività
Ä Le imprese si autodefiniscono a partire dal proprio settore à il settore rilevante
appartiene già ad una classificazione
Ä PROBLEMA INTERPRETATIVO delle classificazioni settoriali: imprese multi-
prodotto (producono più prodotti differenziati)
® Le imprese vengono classificate in base alla produzione prevalente (core
business) à problema: contributo delle produzioni secondarie viene
attribuito alla produzione prevalente
Ë Viene introdotto un errore di misurazione della concentrazione,
difficilmente quantificabile
- Valore aggiunto è preferibile al fatturato (=non influenzato dal grado di integrazione verticale dell’impresa)
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- N.B. per misurare la concentrazione si devono usare le variabili di output, e non variabili riferite agli input
produttivi (lavoro e capitale)
o L’ammontare è influenzato sia dalla dimensione dell’impresa che dalle scelte relative al processo
produttivo
o Dipendono dal tipo di settore in cui l’impresa opera e dal processo produttivo utilizzato
Hannah e Kay hanno definito i seguenti criteri di validità (criteri generali desiderabili), per riflettere le caratteristiche
della distribuzione dimensionale delle imprese
1) Ranking condition: un mercato la cui curva di concentrazione giace, in ogni punto della distribuzione, sopra
quella di un altro mercato, deve risultare più concentrato dell’altro
2) Sales transfer condition: un trasferimento di quota da un’impresa più piccola a un’impresa più grande deve
risultare in un aumento della concentrazione
3) Entry condition: l’entrata/uscita nel mercato di un’impresa di piccole dimensioni deve risultare in una
riduzione/aumento della concentrazione
4) Merger condition: la fusione tra due imprese deve far aumentare la concentrazione
® Implica che, ceteris paribus, la concentrazione aumenta se diminuisce il numero di imprese
RAPPORTO DI CONCENTRAZIONE
POSSIBILI VALORI DI E
CURVA DI LORENZ
APPROCCI DETERMINISTICI:
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o Struttura dei costi: dipende sia dalla struttura produttiva, che dalle tecnologie
§ Dipende dalla particolarità del processo produttivo
§ Costi medi di lungo periodo: indica la convenienza di un’impresa di aumentare la propria scala
produttiva
» dipendono dalla possibilità di beneficiare di economie di scala
Ä DISECONOMIE DI SCALA: forma ad U allungata
Ä NON si verificano DISECONOMIE DI SCALA: forma ad L
o Economie di scala: i costi medi diminuiscono all’aumentare dell’output (inversamente proporzionali)
§ Derivano dai risparmi nei costi medi di lungo periodo, ottenuti quando un’impresa opera su più
larga scala
§ Scala minima di efficienza: livello di output più basso al quale corrisponde il costo minimo
- CICLO DI VITA dell’industria/prodotto
o FASE DI AVVIO: la concentrazione non è elevata
§ Fase di incertezza: sul mercato sono presenti numerose varianti del prodotto
» Le imprese spendono in ricerca e sviluppo (elevata innovazione)
Ä Obiettivo: sviluppare un prodotto completamente nuovo (per beneficiare del
vantaggio del first mover)
§ Coincide con il periodo immediatamente successivo al lancio del prodotto da parte delle imprese
innovatrici
o FASE DI CRESCITA: aumento delle quote di mercato
§ Fase di certezza: incremento dell’offerta e della concorrenza
§ Il vantaggio competitivo dell’innovazione viene eroso dalle imitatrici
» Una particolare tecnologia si afferma come standard industriale
» Il mercato si espande e, all’aumentare dei volumi, i produttori di successo realizzano risparmi
sui costi grazie alle economie di scala
§ La concentrazione raggiunge il punto minimo nella prima fase della crescita del settore
» La domanda è in espansione e il mercato è ancora relativamente segmentato (=presenza di più
prodotti)
Ä La domanda dei consumatori è stimolata ulteriormente dalla caduta dei prezzi
o FASE DI MATURITÀ: il prodotto diventa più standardizzato (=saturazione)
§ Le dinamiche del mercato si cristallizzano: domanda dei consumatori si avvicina alla saturazione e
la crescita delle vendite si stabilizza
§ La concentrazione aumenta
» Si afferma la tecnologia e la domanda arriva a saturazione
» Diminuiscono le possibilità per le nuove imprese di entrare nell’industria
» Si possono sfruttare le economie di scala
» Si riduce la frammentazione di mercato (e del settore) tra produttori
o FASE DI DECLINO: a seguito della comparsa di un nuovo prodotto
§ Alcune imprese scelgono di uscire dal mercato à aumento della concentrazione
§ Le imprese ed i profitti delle imprese cominciano a calare
- COMPETENZE DISTINTIVE
o Sono competenze uniche, caratteristiche dell’impresa
§ Sono difficilmente imitabili dai concorrenti
o Scelte strategiche delle imprese: influenzano la concentrazione di mercato
§ Possono permettere all’impresa di acquisire un ruolo predominante rispetto ai concorrenti
o 3 fattori di KAY: determinano il successo di un’impresa
§ Innovazione tecnologica
§ Architettura organizzativa: sistema di relazioni
» Solitamente è complessa e il contenuto della relazione è spesso implicito (=tacito)
§ Reputazione (branding): capacità dell’impresa di trasmettere un’immagine positiva di sé
- REGOLAZIONE e POLITICHE DELLA CONCORRENZA
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APPROCCI STOCASTICI
- La crescita della singola impresa è casuale (=non può essere predetta a priori sulla base delle caratteristiche ex-
ante delle imprese)
o La distribuzione delle performance di crescita è una questione di fortuna
o La crescita passata non è un indicatore affidabile del tasso al quale un’impresa crescerà o si contrarrà in
futuro
Maggior grado di concentrazione à maggior potere di mercato da parte delle imprese che vi operano
INDICE DI LERNER:
2222222
-./01
- Può essere equiparato al mark-up, dunque L=
-
o Con 𝐶𝑀𝑎= costo marginale medio delle n imprese sul mercato
LA CONCENTRAZIONE SETTORIALE E LA
SPECIALIZZAZIONE
Passaggio dalla concentrazione intra-settoriale (nell’ambito del mercato), alla concentrazione inter-settoriale
(comparazione tra diversi settori) à usciamo dalla logica struttura-condotta-performance (SCP) ed entriamo
nell’analisi industriale comparata tra paesi
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b) Individuare i vantaggi comparati rivelati di un paese rispetto agli altri
c) Determinare il grado di diversificazione della base produttiva di un paese
® Indica quanto un paese si diversifica verso un altro settore
CAMBIAMENTO STRUTTURALE
Paesi a diverso stadio di sviluppo (=sono a diverse fasi di cambiamento strutturale) hanno diverso vantaggio
economico nella specializzazione à teoria dei vantaggi comparati (Ricardo)
INDICE DI BALASSA:
Per misurare il grado di differenziazione nella specializzazione relativa tra sistemi economici di paesi diversi si usano:
a) INDICE DI KRUGMAN
b) INDICE DI DISUGUAGLIANZA NELLE STRUTTURE PRODUTTIVE
MISURARE LA DIVERSIFICAZIONE
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Un sistema economico particolarmente diversificato risente di meno di eventuali shock (che colpiscono l’industria)
- La copertura del rischio cresce con la diversificazione (principio del portfolio diversification)
pag. 18
LE BARRIERE ALL’ENTRATA
- Riguardano gli attori potenziali del mercato
- Determinano le strategie e la performance delle imprese
in presenza di barriere all’ingresso, non sempre gli extra-profitti del mercato sono sufficienti a determinare l’ingresso
di nuovi concorrenti
[!] BARRIERE ALL’USCITA: fattore che determina l’incentivo per le nuove imprese a entrare nel mercato
- Se la produzione comporta investimenti non recuperabili (sunk costs), uscire dal mercato è più costoso
o Sunk costs: costi che non possono essere recuperati se l’impresa decide di uscire dal mercato à la
presenza di tali costi rende l’entrata nel mercato più rischiosa
CLASSIFICAZIONE DI BARRIERE
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a. Barriere strutturali: vincolo esogeno rispetto alle strategie di impresa (=agiscono
indipendentemente dalla volontà delle imprese)
» Barriere istituzionali sono per definizione barriere strutturali
b. Barriere strategiche: costruite dalle imprese (=frutto di scelte consapevoli da parte delle imprese)
» Comportamenti consapevolmente attuati dalle imprese per scoraggiare l’ingresso o
spingere fuori dal mercato le imprese
» Prezzo limite
» Prezzi predatori
» Proliferazione delle marche
BARRIERE ISTITUZIONALI
ECONOMIE DI SCALA
- Se i prodotti sul mercato sono percepiti tra loro come differenti da quelli che possono essere offerti da un
concorrente potenziale, quest’ultimo deve sostenere costi per produrre un cambiamento nelle preferenze
rivelate dai consumatori
o L’impresa entrante deve sostenere ulteriori costi per migliorare il proprio prodotto (per renderlo
attrattivo per i clienti)
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La differenziazione può:
SWITCHING COSTS
- Devono essere sostenuti dal consumatore che decide di passare da un’impresa fornitrice a un’altra
o Il consumatore, per cambiare l’impresa da cui si fornisce, deve sostenere dei costi
o Implicitamente misurano lo sconto che un entrante dovrebbe offrire al consumatore per indurlo a
cambiare fornitore
® Asimmetria di costi tra entrante e incumbent
® Gli entranti offrono prezzi più bassi (anche solo inizialmente) per accattivarsi i consumatori
- Spesso sono barriere strutturali, ma possono nascere anche come precisa volontà delle imprese per
catturare i consumatori
- Determinano l’autonomia nella fissazione dei prezzi delle imprese
ESTERNALITÀ DI RETE
- Il valore di un bene/servizio acquistato cresce al crescere del numero dei consumatori che acquista quel
bene/servizio (=effetto rete)
o Esternalità di rete dirette: all’aumentare del livello di utilizzo del prodotto, aumenta il valore
percepito di quel prodotto
® All’aumentare del livello di adozione, la partecipazione alla rete diventa più attraente
o Esternalità di rete indirette: all’aumentare del livello di utilizzo del prodotto, aumenta il valore
percepito di un prodotto collegato
® L’adozione più ampia influenza un mercato collegato
- L’entrante per potere competere deve convincere i consumatori ad abbandonare in blocco il prodotto che
già stavano consumato
BARRIERE GEOGRAFICHE
La distanza geografica, culturale e normativa accresce i costi di ingresso di un mercato lontano, agendo come
barriera all’entrata
Esiste una relazione diretta tra dimensione dell’impresa ed estensione dell’area di attività e influenza dell’impresa
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- Le imprese di grandi dimensioni tendono ad operare su mercati internazionali à area geografica più estesa
Le barriere geografiche possono essere anche costruite consapevolmente dalle imprese (barriere strategiche)
BARRIERE ALL’USCITA
Se l’uscita dal mercato implica dei costi, tali costi rappresentano anche una barriera all’ingresso
- L’impresa che valuta se entrare o meno nel mercato deve includere anche questi costi nella determinazione
dei profitti attesi futuri
- Alcuni costi nascono da investimenti in asset (tangibili/intangibili) che sono (in tutto/in parte) trasferibili in
altro business à costi irrecuperabili una volta che l’impresa è uscita dal mercato (=sunk costs)
BARRIERE STRATEGICHE
- Costituite da comportamenti intenzionali e premeditati posti in essere attivamente dalle imprese già
presenti sul mercato, con il fine di escludere/rendere più difficile l’entrata dei rivali potenziali
- Comprendono le
o strategie di prezzo: prezzo limite e prezzi predatori
o strategie di differenziazione: proliferazione delle marche
PREZZO LIMITE
- Prezzo al di sotto del prezzo di monopolio, ma al di sopra del costo medio dell’impresa già sul mercato
o L’impresa già operante sul mercato riesce a ottenete un extra-profitto che, tuttavia, è inferiore a
quello ottenuto in caso di monopolio
L’incumbent deve comunicare pubblicamente il prezzo a cui decide di vendere il prodotto (e in quale quantità
venderà tale prodotto) à dichiarazione congiunturale nulla
I. Vantaggio di costo assoluto: l’entrante opera a costi più alti rispetto all’incumbent (frangia competitiva)
® Condizione ottimale: fissare un prezzo che scoraggia l’ingresso nel mercato della frangia
competitiva
® Prezzo limite ottimale: dato dal costo marginale dei potenziali entranti
o L’incumbent ottiene profitti maggiori à ottiene anche extra profitti che prima aveva
lasciato alla frangia competitiva
II. Vantaggio assoluto nelle economie di scala: l’incumbent può produrre a un prezzo più basso
® All’incumbent conviene produrre di più rispetto alla quantità di monopolio, e ad un prezzo più
basso rispetto a quello di monopolio
o Fissazione di un prezzo limite: fa si che la domanda dell’entrante sia tangente alla curva dei
costi medi (=l’entrante non può massimizzare i profitti à non entra nel mercato)
a) Richiede informazioni molto precise sulla struttura dei cosi degli entranti
§ Difficilmente sono conoscibili all’incumbent
b) Se il mercato è in forte espansione, la capacità produttiva dell’incumbent potrebbe non essere sufficiente a
scoraggiare l’ingresso nel mercato
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§ La domanda residua potrebbe essere molto elevata
§ Relativo al caso delle economie di scala
c) Presuppone che l’annuncio dell’incumbent di non modificare la quantità sia credibile dai potenziali entranti
§ La quantità prodotto non può essere modificata nemmeno a seguito dell’ingresso di uno o più
potenziali entranti
PREZZI PREDATORI
- L’incumbent vuole spingere fuori dal mercato un soggetto già presente nel mercato stesso
o Attuazione di una strategia di prezzo aggressiva nei confronti di un concorrente già sul mercato
o Modificazione del prezzo come reazione all’ingresso di uno/più concorrenti, per indurne l’uscita
® L’incumbent fissa un prezzo al di sotto dei costi medi di produzione
L’incumbent sceglie temporaneamente di fissare prezzi che lo portano a subire delle perdite, così da generare perdite
anche al competitor
- Induce il competitor a uscire à provoca un rialzo dei prezzi a seguito del raggiungimento della condizione di
monopolio
o A seguito dell’uscita del concorrente, l’incumbent deve poter compensare le perdite auto-indotte
- Strategia costosa nel breve termine (=porta delle perdite), ma è più costosa per il concorrente che per
l’incumbent
N.B. strategia conveniente solo nella misura in cui l’incumbent può recuperare le perdite una volta usciti i rivali
(ottenendo extra-profitti)
L’impresa già sul mercato usa la pubblicità o altre strategie di marketing con lo scopo di rafforzare o creare fedeltà ai
prodotti esistenti
- Considera un’industria comprendente un piccolo numero di imprese o un’unica impresa, il cui potere di
mercato è limitato dalla minaccia di un’entrata potenziale
o L’entrata comporta la minaccia di una riduzione dei prezzi a un livello relativamente basso e di
limitazione della capacità di ottenere un extraprofitto
- Idea dell’entrata mordi e fuggi, basata sulle seguenti ipotesi:
a) L’entrante potenziale può identificare i consumatori che acquisteranno la sua produzione
b) L’entrante ha il tempo sufficiente per vendere a questi consumatori, prima che l’impresa
dominante abbia il tempo di reagire
Ë Se l’entrata mordi e fuggi è profittevole, l’entrante può entrare e realizzare il suo profitto
prima che l’incumbent abbia il tempo di reagire
c) Ai prezzi praticati, l’entrante ottiene un ricavo sufficiente a coprire i suoi costi fissi e variabili
Ë Capacità di recuperare rapidamente tutti i costi (=caratteristica peculiare del mercato
contendibile)
La presenza di potenziali entranti costringe l’incumbent a sacrificare parte dei profitti di monopolio (modello del
prezzo limite)
- Misura del sacrificio: inversamente proporzionale al vantaggio di costo dell’incumbent rispetto ai potenziali
entranti
[!] affinché la minaccia sia efficace, non ci devono essere barriere all’entrata (e quindi neanche barriere all’uscita)
- CONDIZIONE NECESSARIA affinché si possa avere un mercato contendibile: assoluta mancanza di barriere
significative (sia all’entrata che all’uscita)
- N.B. Le barriere all’ingresso (ancor prima della concentrazione) determinano il potere di mercato delle imprese
o Barriere all’entrata basse: imprese sul mercato hanno difficoltà ad estrarre extra-profitti
- L’assenza di costi irrecuperabili è irrealistica: l’entrata nel mercato richiede sempre un significativo ammontare
di investimenti non recuperabili
- L’ipotesi che l’entrante potenziale non ha alcuno svantaggio in termini di costi relativamente all’impresa
dominante è irrealistica
pag. 24
STRATEGIE DI PREZZO
LA DISCRIMINAZIONE DI PREZZO
pag. 25
® Quota FISSA pari alla quota residuale del consumatore con domanda più sensibile
alle variazioni di prezzo
• Possono essere fissate più tariffe a due stadi (e non una sola)
® Ciascuna tariffa destinata ad una categoria di consumatori
® Faccio pagare una quota FISSA più alta e una quota VARIABILE più bassa al
consumatore maggiormente interessato al consumo del servizio (e viceversa)
c) Discriminazione di TERZO GRADO
» Applicazione di prezzi diversi a classi di consumatori individuati sulla base di alcune
caratteristiche osservabili dall’impresa stessa
• Il monopolista differenzia i gruppi sulla base di una/più caratteristiche comuni
® Caratteristiche comuni sono correlate con la disponibilità a pagare
® Una volta segmentati, all’interno dei gruppi NON ESISTE discriminazione di prezzo
o Il prezzo è uguale per tutti i consumatori che rientrano in quel gruppo
• L’impresa cerca di massimizzare i profitti nei sotto-segmenti che ha generato
® Segmento con domanda meno elastica al prezzo: prezzo più alto di quello che si
avrebbe nel caso di adozione del prezzo unico
® Segmento con domanda più elastica: prezzo più basso rispetto a quello che si
avrebbe con il prezzo unico
N.B. discriminazione di primo e di terzo grado vengono operate dall’impresa direttamente dall’impresa, sulla base
della conoscenza perfetta (primo grado) o imperfetta (terzo grado) delle caratteristiche individuali del consumatore
DISCRIMINAZIONE DI 1° GRADO
ESEMPIO
pag. 26
Se l’impresa riesce a far pagare un prezzo diverso a ciascun consumatore (pari alla sua disponibilità a pagare),
estrae tutto il surplus disponibile à recupera sia l’area di surplus
a) dei consumatori che avrebbe servito con il prezzo unico
b) dei consumatori che altrimenti non avrebbero effettuato l’acquisto
DISCRIMINAZIONE DI 2° GRADO
TARIFFA A DUE PARTI: tariffa fissa (F), indipendente dalla quantità consumata, e tariffa variabile (p), in funzione
della quantità consumata
𝑃 =𝐹+𝑝×𝑞
pag. 27
Il monopolista, con la componente
Ipotesi 2: fisso una quota fissa pari a all’area AFPc e una quota variabile pari a Pc:
• Non viene estratta una parte del surplus del consumatore con la maggiore disponibilità a spendere
DISCRIMINAZIONE DI 3° GRADO
Il monopolista massimizzai profitti nei due segmenti di mercato, uguagliando i ricavi marginali con i costi marginali.
pag. 28
Segmento del consumatore 1: meno
elastico al prezzo
I profitti ottenuti discriminando le due tipologie di consumatori (=somma delle aree arancioni) sono superiori a quelli
che si sarebbero ottenuti non discriminando (area gialla)
- N.B. molto surplus dei consumatori non viene catturato, e l’equilibrio non è efficiente dal punto di vista
allocativo (#discriminazione di 1° grado)
BUNDLING
N.B. altra motivazione del bundling è la discriminazione del prezzo tra i consumatori (obiettivo: estrarre il maggior
surplus possibile)
TYING
pag. 29
DIVERSIFICAZIONE
L’impresa in un determinato istante temporale vende i propri prodotti in determinati mercati. Nel momento in cui
decide di ampliare la gamma dei propri prodotti/numero dei mercati raggiunti, opera una strategia di
diversificazione
- diversificazione di mercato: può essere di tipo geografico e/o di settore/canale di sbocco del proprio prodotto
- diversificazione di prodotto
o verticale: se avviene in produzioni a valle/a monte di quella già operata
o orizzontale: avviene in produzioni non a valle/a monte di quella già operata
§ le produzioni non sono direttamente collegate alla filiera produttiva
§ correlata: l’impresa entra nella produzione di un nuovo prodotto, che ha qualche legame con il
prodotto originale
§ conglomerale (non correlata): le produzioni sono scollegate l’una dall’altra (sia dal lato della
domanda che dal lato dell’offerta)
ogni prodotto è l’assemblaggio di vari componenti, che vengono poi messe insieme tra loro à filiera produttiva:
sequenza di tutte le attività economiche che, combinate tra loro, portano all’approvvigionamento delle materie
prime alla vendita del prodotto all’utilizzatore finale
- è difficile che un solo operatore si occupi di tutte le attività della filiera produttiva
o presenza di più operatori, ognuno specializzato in una determinata attività
- differenziazione: estensione delle varianti del prodotto all’interno della produzione di partenza
- l’impresa diversificata attinge a rendite di posizione in un mercato/prodotto per ottenere vantaggi competitivi
rispetto ai rivali specializzati su altri mercati/prodotti
o il potere di mercato si estende progressivamente
- cross-subsidization
o l’impresa finanzia strategie aggressive di prezzo (e non), difficilmente replicabili da un rivale non
dominante nel mercato
§ es. strategia dei prezzi predatori
- strategie di tying dei prodotti
o sfruttamento di vincoli tecnologici che legano tra loro dei prodotti
La diversificazione può essere utilizzata, oltre che per influenzare il potere di mercato, anche nel caso dell’efficienza
produttiva
- il costo di produrre congiuntamente unità di diversi prodotti è inferiore al costo di produrle separatamente
pag. 30
o sommando i volumi da produzioni diverse si abbattono i costi medi unitari economie di scala
§ =economie di scala: ma l’abbattimento si ottiene aumentando i volumi di una sola produzione
- prevede la divisione di più costi indivisibili su più linee di prodotto
o costi indivisibili possono essere relativi a:
§ fasi del processo produttivo: impianti, attrezzature, magazzino
§ funzioni di supporto: amministrazione, finanza, commerciale
§ asset immateriali: marchi, attività di ricerca e sviluppo
La diversificazione dell’attività tra una pluralità di mercati e/o prodotti che subiscono fluttuazioni della domanda
correlati negativamente, riduce il rischio complessivo sopportato dall’investitore
Se l’impresa è quotata nei mercati di capitali, si può creare una divergenza di interessi alla diversificazione tra
l’azionista di controllo e gli operatori finanziari
DIVERSIFICAZIONE E CRESCITA
Se l’azienda ha raggiunto una determinata posizione su un mercato maturo, e vuole continuare a svilupparsi, talvolta
l’unica soluzione è quella di diversificarsi in un altro mercato/business
pag. 31
o le operazioni di acquisizione sono precedute dalla due diligence: l’acquirente valuta la
posizione dell’azienda che intende acquisire
pag. 32
DIFFERENZIAZIONE DI PRODOTTO,
PUBBLICITÀ E INNOVAZIONE
- Usata dalle imprese come strategia per estrarre extra-profitti
- Se i beni sono omogenei, il potere di mercato è limitato
o La perfetta sostituibilità tra imprese mantiene alta la tensione competitiva sul mercato
o Paradosso di Bertrand
- Caratteristiche naturali: sorgono dagli attributi o dalle caratteristiche naturali dei prodotti
- Caratteristiche strategiche: caratteristiche distintive create consciamente dall’impresa
- CARATTERISTICHE NATURALI:
a) Distanza geografica
» Localizzazione di un venditore differenzia un prodotto/servizio nella mente dei consumatori
» Un prodotto che richiede lunghi spostamenti si differenzia da un prodotto che richiede un ridotto
numero di spostamenti, anche se il prodotto è lo stesso
• Il prodotto più vicino al consumatore è più facile da consumare
b) Innovazione tecnologica
» Nuova tecnologia utilizzata per differenziare il prodotto
» Generalmente, l’uso della tecnologia genera prodotti differenziati verticalmente
c) Marchi commerciali
» I consumatori possono attribuire al marchio stesso un valore, che giustifica un’utilità maggiore
» N.B. l’impresa che ha sviluppato un marchio commerciale è anche detentrice del diritto esclusivo
d’uso di quel marchio
d) Gusti e preferenze dei consumatori
» Caratteristiche dei prodotti più desiderate variano da un consumatore all’altro
» Generalmente, genera prodotti differenziati orizzontalmente
e) Qualità dei materiali e delle innovazioni
» Il materiale con cui è realizzato un prodotto rappresenta un forte elemento di differenziazione
- CARATTERISTICHE STRATEGICHE:
a) Servizi accessori alla vendita (=servizi accessori)
b) Differenziazione per durata del prodotto
» Prodotti con durata meno breve possono essere soggetti a obsolescenza programmata
» I consumatori possono essere spinti ad acquistare nuovi stili o modelli con cambiamenti
superficiali delle caratteristiche
c) Ignoranza del consumatore
» Può consentire alle imprese di esagerare il grado differenziazione dei loro prodotti
» I fornitori sfruttano l’ignoranza dei consumatori tramite la pubblicità ingannevole e tentano di
convincerli che prezzi più alti rifletto una qualità più alta
pag. 33
APPROCCIO DELLE CARATTERISTICHE (di Lancaster): la differenziazione si misura in base alle differenze negli
attributi fondamentali del prodotto
Se il consumatore ha a disposizione più beni tra loro differenziati, può scegliere, avendo un certo budget a
disposizione, di consumare beni diversi a quantità diverse
- sceglierà di consumare il bene che, per quella data quantità e quel dato prezzo, gli consente di ottenere
un’utilità maggiore
o scelta che si basa sulle preferenze individuali, per gli attributi (=curva di indifferenza più alta)
L’impresa grazie alla differenziazione del prodotto riesce ad avere un margine di autonomia nella determinazione del
prodotto
N.B. in generale, più combinazioni possibili ci sono dei vari attributi (=più varianti del prodotto), minore è il loro grado
di somiglianza à maggiore è l’elasticità al prezzo della domanda (=la curva di domanda è più inclinata)
2 MODELLI ESAMINATI:
1) Modello collusivo
Ë Le imprese si comportano come se fossero un unico monopolista, e applicano il prezzo che
massimizza il loro profitto congiunto (prezzo collusivo)
Ë Il prezzo collusivo è più alto quando i costi di trasporto o la fedeltà sono bassi
2) Modello non collusivo
Ë Le imprese fissano i loro prezzi indipendentemente CASO DEL DUOPOLIO À LA BERTRAND:
Ë Equilibrio di Bertrand (o di Nash): ogni impresa
stabilisce il suo prezzo in modo da massimizzare i - Le imprese fissano simultaneamente i prezzi
propri profitti, trattando il prezzo dell’altra impresa o I consumatori decidono di acquistare
come fisso al suo livello attuale una volta noti i prezzi
Ë Il prezzo di equilibrio è più basso quando i costi di - Le imprese producono le quantità
trasporto e la fedeltà alla marca sono bassi corrispondenti alla domanda, avendo
Ä Tende verso il modello di concorrenza perfetta identiche strutture di costi
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- Il prezzo è fissato e le imprese devono determinare il grado di differenziazione che massimizza i loro profitti
- Le imprese devono scegliere come distanziarsi l’una dall’altra per massimizzare i propri profitti
o Il prezzo è fisso ed i consumatori scelgono sulla base della distanza
- Entrambe le imprese hanno una tendenza a convergere verso il centro
o L’unico punto in cui non hanno incentivo a deviare è posizionarsi entrambe in corrispondenza del valore
mediano
Quando il prezzo non è la variabile chiave per competere, per le imprese è conveniente scegliere il grado di
differenziazione minimo (quanto basta a farsi preferire dalla propria fetta di mercato)
- Presenza di funzioni contrastanti associati alle pubblicità, con impatti differenti: se la pubblicità
o Informa i consumatori sui prodotti: aumenta il grado di informazione per il consumatore
§ Riduzione delle asimmetrie informative che gravano sul consumatore (riduzione degli switching
costs) à riduzione delle barriere tra imprese e riduzione della possibilità di generare extra-profitti
§ La pubblicità è usata per rubare quote di mercato alle altre imprese
o Pubblicità come elemento di differenziazione
§ Può creare una percezione di differenziazione di prodotti à crea barriere in termini di
differenziazione percepita dai consumatori
- Creazione di barriere all’entrata per potenziali rivali, attraverso le asimmetrie di costo
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o Economia di scala: avendo volumi di produzione maggiori, l’incumbent può distribuire la spesa
pubblicitaria in modo più efficiente
§ raggiungimento di un punto più basso sulla funzione dei costi medi unitari
o Vantaggio di costo assoluto: avendo già raggiunto un grado di notorietà, grazie alla spesa pubblicitaria
l’incumbent può risparmia su costi pubblicitari legati alla creazione di un riconoscimento del marchio e
all’iniziale fidelizzazione
INNOVAZIONE
4 TIPOLOGIE DI INNOVAZIONE:
1. Innovazione di prodotto
» Attiene a ciò che l’impresa produce e vende sul mercato
» Riguarda forma, prestazioni, modo di utilizzo del prodotto
» L’impresa investe per migliorare gli attributi (tangibili e/o intangibili) di ciò che vende
2. Innovazione di processo
» Riguarda i metodi utilizzati per la produzione ed i metodi di distribuzione del prodotto (=innovazioni
della catena distributiva: logistica in entrata e logistica in uscita)
3. Innovazione organizzativa
» Riguarda le funzioni di supporto all’attività produttiva in senso stretto
» Gestione delle risorse umane, pratiche e routine che garantiscono il funzionamento dell’azienda
» Non crea una differenziazione di prodotto sul mercato, ma serve a far risparmiare costi di produzione e a
liberare risorse che possono poi essere impiegate per altri usi
4. Innovazione di marketing
» Accresce la qualità reale percepita dal consumatore del prodotto venduto
» Riguarda nuove strategie e strumenti utilizzati per la commercializzazione
L’innovazione è tutelata dalla legge (tramite i brevetti e marchi)à protezione legale contro l’imitazione
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STRATEGIA DI INTEGRAZIONE
VERTICALE E CATENA GLOBALE DEL
VALORE
Rappresentano diverse strategie che possono essere complementari o in competizione
INTEGRAZIONE VERTICALE
- Situazione in cui una singola impresa ha la proprietà ed il controllo su fasi successive di un processo di
produzione
o Integrazione A MONTE: l’impresa ottiene il controllo sulla produzione degli input necessari per la propria
attività
o Integrazione A VALLE: un’impresa ottiene il controllo su un’attività che utilizza i suoi prodotti
- La maggior parte dei processi produttivi che non è verticalmente integrato è oggi molto maggiore
N.B. per comprendere la strategia di integrazione verticale bisogna chiarire il concetto di filiera produttiva (o catena
del valore)
- insieme delle lavorazioni che devono essere effettuate per passare da materiali grezzi al prodotto finito
- Catena del valore NAZIONALE o INTERNAZIONALE
a) SCP: indica la misura in cui una singola impresa svolge al suo interno fasi successive di produzione e
distribuzione di un prodotto
b) PROSPETTIVA STRATEGICA: si riferisce alla strategia di un’impresa che decide di muoversi verso un’altra fase
del processo produttivo o distributivo (tramite fusione o acquisizione verticale, o avviando nuove attività)
La decisione di fare o comprare (make or buy) dipende dai costi relativi ai metodi di coordinamento dell’attività
produttiva
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TEORIE DELL’INTEGRAZIONE VERTICALE
Se COSTI DI TRANSAZIONE > COSTI ORGANIZZATIVI: l’impresa opta per la produzione interna (make)
Se COSTI DI TRANSAZIONE < COSTI ORGANIZZATIVI: l’impresa opta per l’acquisto esterno (buy)
Dunque, l’integrazione verticale cresce al crescere dei costi di transazione e diminuisce al crescere dei costi di
organizzazione
I NETWORK (RETI)
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- Formati da imprese collegate verticalmente tramite contatti regolari e rapporti che possono evolversi in
relazioni formali
o Relazione non-esclusiva: entrambe le parti vendono/acquistano a/da altre imprese
FORME ORGANIZZATIVE:
I. DISTRETTO MARSHALLIANO
» Network più aperto di tutti
» Gruppi di piccole imprese che producono lo stesso prodotto (o prodotti simili) tendono a
raggrupparsi in aree geografiche specifiche
® Le imprese sono verticalmente separate (=le imprese si basano su transazioni di mercato
locali)
» Consente la realizzazione di economie esterne
® Tramite lo sviluppo di una riserva di lavoro specializzato e la rapida diffusione di nuove
tecnologie
II. DISTRETTO INDUSTRIALE ITALIANO
» Le imprese si specializzano nella produzione di prodotti standardizzati
» Cooperazione spesso favorita dai governi, e può comprendere la condivisione di servizi contabili
III. NETWORK DI VENTURE CAPITAL
» Venture capitalist: spesso impiegati in finanziamenti di piccole imprese nel settore high tech
® Forniscono il finanziamento iniziale e contribuiscono a proteggere i propri investimenti
(garantendo ai produttori competenze imprenditoriali e manageriali)
® I produttori cedono parte del controllo agli investitori
» Basso grado di coordinamento (ma più alto di quello nel distretto marshalliano)
IV. NETWORK GIAPPONESE
» Possibile ottenere economie di scala
V. IMPRESA CHANDLERIANA
» Internalizzazione delle relazioni di mercato tra fornitori a monte e compratori a valle
VI. HOLDING
» Combinazione dell’integrazione della proprietà con la non integrazione del coordinamento
» Impresa centrale mantiene solo funzioni strategiche definite, mentre le divisioni operano quasi
autonomamente
SMILING CURVE
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MULTINAZIONALI E INVESTIMENTI
DIRETTI ESTERI
IMPRESA MULTINAZIONALE
- Singola impresa, che non si serve di altre imprese e che preferisce controllare stabilimenti localizzati in
almeno altri due paesi
o Controlla e gestisce stabilimenti localizzati in almeno due paesi
§ Possiedono una quota azionaria significativa (in genere 50% o più) di un’altra impresa che
opera in un altro paese
- Possono essere di svariato tipo
- Tendenzialmente sono molto grandi, ma possono essere anche piccole e in settori nazionali
- Le multinazionali sono in media più grandi e a volte più produttive delle imprese nazionali
o Sono più grandi perché possono sfruttare condizioni economiche più agevoli (paradisi fiscali) in altri
paesi
o Generalmente le multinazionali che investono nei paesi in fase di sviluppo possono imporre
condizioni lavorativi che non potrebbero imporre nel loro paese
- Le multinazionali sono sempre più coinvolte in reti di produzione internazionale
pag. 42
POLEMICHE SULLE IMPRESE MULTINAZIONALI:
i) PAESI AVANZATI: lo spostamento di produzione in paesi a basso reddito porta a un aumento della
disoccupazione
j) PAESI A BASSO REDDITO: le imprese multinazionali sfruttano la manodopera locale pagando salari
bassissimi e imponendo ritmi e condizioni di lavoro difficili per produrre beni per i paesi avanzati
- L’investitore estero possiede almeno il 10% delle azioni ordinarie, effettuato con l’obiettivo di stabile un
interesse duraturo con il paese
o Definizione secondo il Fondo monetario internazionale e l’OCSE
- Distinzione tra:
o Impianto di un nuovo stabilimento in un paese straniero
§ Greenfield: investimento diretto estero in un’area completamente nuova, non
precedentemente utilizzata
§ Brownfield: investimento diretto estero in un’area frutto di riconversione
o Acquisizione o fusione M&A di un’azienda nel paese straniero
TIPOLOGIE DI IDE:
I. ORIZZONTALI
» L’impresa investe nello stesso settore di appartenenza
Ä Investe all’estero nello stesso settore nel quale opera all’interno
II. VERTICALI
» L’impresa investe all’estero in un settore diverso da quello nel quale opera all’interno
a) ENTRATA
Ä Nella prospettiva del paese di destinazione
Ä L’impresa estera compra un’impresa nazionale o apre una nuova filiale nel paese di destinazione
b) USCITA
Ä Nella prospettiva del paese di origine
Ä Si vedono gli effetti verso un paese estero
Ä L’impresa nazionale compra un’impresa estera o apre una nuova filiale nel paese estero
IDE ORIZZONTALI
In base a questa teoria, le esportazioni dovrebbero convenire rispetto agli IDE orizzontali quanto più sono importanti
le economie di scala a livello di impianto e quando meno importanti sono i costi di commercio
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- Proximity concentration hypothesis
IDE VERTICALI
Per minimizzare i costi relativi alla produzione del bene finale, l’impresa può:
N.B. le economie di scala a livello di impianto sono meno importanti nel caso di IDE verticali
Ä Le attività che vengono spostate all’estero sono diverse da quelle che vengono svolte nel paese d’origine
o Il trade-off è tra costi di commercio (svantaggio) e la riduzione dei costi di produzione (vantaggio di
efficienza)
Gli IDE favoriscono il trasferimento di tecnologie, ma solo quando il paese ospitante ha una dotazione di capitale
umano che consente di assorbire le conoscenze
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STRUMENTI DELLE POLITICHE A TUTELA
DELLA CONCORRENZA
Ratio della politica antitrust a tutela della concorrenza
- In ogni caso di concorrenza perfetta si mantiene il beneficio per il consumatore (se si mantiene l’efficienza
allocativa)
EFFICIENZA ALLOCATIVA
- Efficienza statica
- In concorrenza perfetta, prezzo concorrenziale e quantità concorrenziale sono perfettamente efficienti
o Raggiungimento di massima efficienza allocativa
o In situazioni che si allontanano dalla concorrenza perfetta, si produce a una quantità inferiore rispetto a
quella di efficienza allocativa (caso di monopolio)
o Massimizzazione del surplus di consumatore e produttore
o La maggior parte delle politiche antitrust sono a tutela dell’efficienza allocativa (=tutela del consumatore)
EFFICIENZA PRODUTTIVA
- Efficienza statica
- Ci si riferisce alla produttività: dipende da come si utilizzano i fattori di produzione
- La produzione può essere più o meno efficiente a seconda di dove è collocata la curva dei costi marginali
- Una bassa produttività implica dei costi marginali più alti
- Inefficienza produttiva: non si minimizzano i costi à ho una curva di costi marginali più alta
EFFICIENZA DINAMICA
- Le imprese sono in grado di mantenere a lungo termine (=in modo dinamico) l’efficienza produttiva e allocativa
o N.B. le imprese possono essere efficienti da un punto di vista produttivo e allocativo, ma non da un punto
di vista dinamico (=inefficienza dinamica)
§ Alcune configurazioni di mercato possono avere efficienza statica, ma nessuna efficienza dinamica
(=trade-off tra le due)
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» Può essere causato da mancanza di incentivi all’innovazione
§ Nel caso di inefficienza dinamica, l’impresa non riesce a tenere quote di mercato
- L’introduzione di nuovi prodotti, i miglioramenti nei processi produttivi sono il risultato di efficienza dinamica
di un settore/impresa
TEORIA DI RIFERIMENTO
- In regime di monopolio, una parte del surplus del consumatore conseguito in concorrenza perfetta è
convertito in surplus del produttore (=extraprofitto), mentre il resto si trasforma in perdita secca di benessere
- Il monopolio è allocativamente inefficiente
REGIME DI MONOPOLIO:
Se il monopolista opera a prezzi più bassi, non si può capire se c’è una perdita di efficienza maggiore o minore
rispetto al monopolio
La politica per la concorrenza promuove la concorrenza e controlla/elimina gli abusi di potere di mercato
La maggior parte degli economisti riconosce che la concorrenza perfetta è un ideale teorico
- Obiettivo: andare oltre l’ideale teorico (e irrealistico) della concorrenza perfetta e favorire un comportamento
sostenibile di imprese che potrebbero diventare dominanti (=> potrebbero abusare della posizione dominante)
o La politica Antitrust non dovrebbe essere dominata dall’idea del surplus del consumatore, ma deve tener
conto delle diverse realtà sul mercato
o L’impresa sostenibile punta a mitigare il trade-off tra tutela del consumatore e l’incentivo ad innovare
o L’obiettivo punta più sul lungo termine
UNIONE EUROPEA
- Obiettivo della politica antitrust dell’UE: promozione della concorrenza all’interno del mercato unico
europeo
o Parte integrante della costituzione comunitaria
o Rappresenta un esempio di normativa antitrust con giurisdizione sovranazionale
- Principio di sussidiarietà: l’ambito di applicazione della normativa europea è limitato alle imprese con base in
stati membri dell’UE che svolgono attività commerciale in altri stati dell’UE
ITALIA
- LEGGE 287/1990
o Legge di recepimento della normativa antitrust comunitaria
- Ambiti di intervento dell’Autorità:
o Garantire la tutela della concorrenza e del mercato
o Contrastare le politiche commerciali scorrette nei confronti di consumatori e microimprese
o Tutelare le imprese da pubblicità ingannevole e comparativa
o Vigilare sui conflitti di interesse in cui possono incorrere i titolari di cariche del Governo
o Attribuire alle imprese che ne fanno richiesta il rating di legalità
NUOVE FORME DEL POTERE DI MERCATO: il mercato è sempre più incentrato sul digitale
- Si sono sviluppate forme di mercato nuove à bisogna capire in che modo agire
o Necessità di ampliare il range d’azione dell’attività Antitrust
o I problemi che si verificano non sono nuovi, ma sono nuove la prepotenza e la velocità con la quale si
propongono
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§ Sono nuovi ad esempio: l’intreccio con il diritto alla privacy, la dimensione sovranazionale, la
portata distruttrice dell’innovazione e la distribuzione iniqua dei costi e dei benefici della
rivoluzione digitale e della globalizzazione
§ Sono stessi problemi, che si manifestano in maniera differente
- Fenomeno di killer acquisition: incorporazione di un competitor per eliminare i concorrenti
o Ambito delle concentrazioni di mercato
Nel caso di monopolio naturale, la regolamentazione mira ad evitare l’entrata di altre imprese
- Nel monopolio naturale, per l’erogazione di specifici servizi esistono i sunk costs (=costi elevati che l’impresa
privata non sarebbe in grado a sostenere)
o Per questo motivo, il legislatore pubblico tende a tutelare il monopolio naturale
o L’entrata di nuove imprese può non essere efficiente
N.B. in alcuni casi la nazionalizzazione dell’industria porta al monopolio legale (posseduto e controllato dallo stato)
- La concorrenza è proibitaà non è possibile che nuove imprese entrino nel mercato per compete con il
monopolista costituito
LA PRIVATIZZAZIONE
1) Denazionalizzazione: implica il trasferimento e la vendita di beni capitali dal settore pubblico a quello
privato
2) Deregolamentazione e liberalizzazione del mercato: tendono a incrementare la concorrenza
3) Concessione governativa (franchising): assegnazione a privati dei servizi che erano precedentemente
forniti dal settore pubblico
Argomenti che rafforzano le ragioni economiche alla base della privatizzazione di alcuni mercati:
a) Maggiore concorrenza
b) Maggiore disciplina nel mercato dei capitali
c) Riduzione dell’indebitamento pubblico
d) Eliminazione dei controlli pubblici
La regolamentazione può essere necessaria quando una o più forme di fallimento del mercato sono causa di
inefficienza allocativa (=teoria dell’interesse pubblico)
FORME DI REGOLAMENTAZIONE:
a) Regolazione strutturale
pag. 48
• Si concentra sulla struttura del mercato
• Alcune misure prevedono:
i. Separazione funzionale delle imprese in attività complementari
ii. Restrizioni all’entrata e regole riguardanti le operazioni di imprese estere
iii. Rendere difficile l’entrata e proteggere le imprese esistenti dalla pressione concorrenziale
b) Regolazione comportamentale
• Tenta di influenzare l’azione delle imprese
• Alcune misure prevedono:
i. Controllo dei prezzi
ii. Determinazione di tariffe e commissioni
iii. Controlli sui livelli di spesa per pubblicità o ricerca e sviluppo
iv. Restrizioni del ritmo al quale si possono espandere le reti distributive
c) Regolazione del tasso di rendimento sul capitale investito
• Largamente usata sia negli Stati Uniti che in Europa
» Obiettivo: ridurre il potere di mercato esercitato dalle imprese che operano nel settore dei
servizi di pubblica utilità
• I ricavi dell’impresa regolamentata non possono superare i costi ammessi dal regolatore, più un giusto
rendimento sul capitale investito
d) Price cap
• Imposizione di un limite specifico sulle variazioni dei prezzi che le imprese possono applicare
• Obiettivo: assicurare che riduzioni di costo siano passate i consumatori sotto forma di prezzi più bassi
• Meccanismo regolatorio più praticato nella maggior parte dei paesi europei (tra cui l’Italia)
L’OFFERTA GOVERNATIVA
La concessione governativa è simile al franchising (=il committente organizza un’asta per il diritto a gestire un
servizio in condizioni di monopolio)
- L’asta implica la concorrenza per il mercato (anche quando questa è inattuabile o sgradita)
- Gli offerenti gareggiano in termini dei prezzi che applicheranno ai consumatori finali per una quantità pattuita
del bene o del servizio
o #franchising: gareggiano in termini della somma che sono disposti a offrire per il diritto al monopolio
IL DIRITTO ANTITRUST
ORIGINE ED EVOLUZIONE DEL MODELLO EUROPEO
Austria: diffusione di cartelli, porta all’introduzione di una legge generale per la tutela della concorrenza
- Non vieta di per sé le condotte restrittive della concorrenza, ma introduce il potere di vietare solo le intese
restrittive della concorrenza che violano l’interesse pubblico
- Legge abrogata con l’avvento del nazismo
Sviluppo della scuola di Friburgo (ordoliberale): idea che per una società efficiente, libera ed equa, bisogna proteggere
un potere economico decentrato, basato sulla concorrenza
TRATTATO DI ROMA
- Regola di divieto: sono vietate le intese tra imprese che hanno per oggetto/effetto la restrizione della
concorrenza nel mercato interno
- Possono essere autorizzare le concentrazioni se sono soddisfatte 4 condizioni (cumulative):
1) L’intesa deve comportare un aumento di efficienza (statico o dinamico)
2) L’intesa non deve comportare restrizioni non necessarie
3) Anche i consumatori devono beneficiare di tale efficienza
4) L’intesa non deve eliminare la concorrenza per una parte significativa del mercato
pag. 50
- È vietato l’abuso di una posizione dominante nel mercato interno o in una sua parte sostanziale
- Concentrazioni: regolamento 139/2004
o Concentrazioni che ostacolano in modo significativo una concorrenza nel mercato comune o in una parte
sostanziale di esso, sono dichiarate incompatibili con il mercato comune
- Inefficienza allocativa: alcuni clienti che vorrebbero acquistare il prodotto non sono riforniti
- Inefficienza produttiva: assenza di incentivo a minimizzare i costi
- Inefficienza distributiva: i clienti che sono riforniti pagano più del prezzo concorrenziale
- È importante valutare il potere di mercato per determinare se l’impresa può avere un impatto significativo sulle
variabili concorrenziali
N.B. la politica di concorrenza si occupa di situazioni in cui le imprese dispongono di un qualche potere di mercato
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® solo in presenza di potere di mercato le condotte delle imprese possono incidere sugli esiti del processo
concorrenziale, limitandone i benefici
- Alle situazioni di potere di mercato trascurabile, contrapposte alle situazioni di potere di mercato significativo
- Alle situazioni di posizione dominante: intesa come potere di mercato sostanziale e durevole
TIPI DI RESTRIZIONI
- Intese orizzontali
o Intese tra concorrenti (attuali o potenziali)
- Intese verticali
o Non sono intese tra concorrenti, ma ci sono soggetti operanti in diversi punti della catena produttiva
- Abuso escludente
o L’impresa dominante ostacola l’accesso/espansione dei concorrenti (attuali/potenziali) sul mercato
§ Determinazione di un pregiudizio per la concorrenza
o Alcuni comportamenti che possono configurare abusi escludenti
§ Rifiuto di contrarre
§ Rapporti di esclusiva e sconti condizionati
§ Compressione dei margini (margin squeeze)
§ Tying e bundling
o Per ogni comportamento, accertata la posizione dominante, occorre valutare l’impatto sul mercato (nel
breve e nel lungo periodo)
- Abuso di sfruttamento
o Impresa dominante usa il proprio potere di mercato per applicare condizioni inique/unfair
o Tutela dell’equità si pone su un piano diverso rispetto alla tutela del processo concorrenziale
§ Controllo diretto dei prezzi non è compito principale della politica di concorrenza, ma lo è della
fairness (equità)
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INNOVAZIONE TECNOLOGICA
Elementi che influenzano gli investimenti nell’innovazione:
N.B. non tutte le innovazioni portano al cambiamento tecnologico (=non tutte le innovazioni riguardano tecniche di
produzione).
INVENZIONE VS INNOVAZIONE
B) INVENZIONE
® Rappresenta la generazione di nuove idee (non necessariamente con intento di commercializzare)
o Nuove scoperte scientifiche
® Risultato di attività di ricerca e sviluppo e di creatività
® Conoscenza scientifica: associata ad attività di invenzione
o Considerata un bene pubblico (=non rivale e non escludibile)
§ Conoscenza di natura pubblica
o Generalmente, gli scienziati generano risultati che vogliono rendere disponibili alla
comunità scientifica (tramite pubblicazioni scientifiche)
o Rappresenta un input per il progresso tecnologico
C) INNOVAZIONE
® Applicazione commerciale dell’invenzione
o N.B. non tutte le invenzioni diventano innovazioni
o Quando l’invenzione viene commercializzata, diventa innovazione
® Sviluppo di nuove idee, trasformate in nuovi prodotti/servizi e processi commerciabili
® Tecnologia (conoscenza applicata): associata ad attività di innovazione
o Considerata un bene privato (=rivale ed escludibile)
§ Conoscenza di natura privata
§ La valutazione della ricerca pubblica viene effettuata sulla diffusione della
conoscenza
o Generalmente, deve generare profitto per l’impresa che commercializza l’invenzione
® Ricerca e sviluppo (R&S): input principale dell’innovazione
o RICERCA DI BASE: nessun obiettivo di generare applicazioni
§ Più lontano dal mercato
§ Teoria, conoscenza astratta, riferimenti teorici
o RICERCA APPLICATA: ricerca originale per acquisire conoscenza, focalizzata su un
problema applicato
o SVILUPPO: implementazione della ricerca applicata, basata sul lavoro sistematico per
sviluppare prodotti/processi nuovi
§ Più vicino al mercato
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TASSONOMIA DELLE INNOVAZIONI
I. Innovazione RADICALE
o Richiede competenze nuove e discontinuità (=sostituzione totale di tecnologie, prodotti o servizi
obsoleti)
II. Innovazione INCREMENTALE
o Estensione di conoscenza esistente
o Cambiamento graduale, con gradi di continuità rispetto alla tecnologia esistente
» Le tecnologie esistenti restano sostitute se restano competitive di prezzo
III. Innovazione DI PROCESSO
o Cambiamento del processo produttivo
o Ha un effetto principalmente sulla struttura dei costi e dei N.B. spesso sono presenti sia
prezzi del prodotto l’innovazione di processo che quella di
IV. Innovazione DI PRODOTTO prodotto (processo produttivo che
o Prodotto nuovo o migliorato abbassa costi e prezzi per poi introdurre
o Non necessariamente si basa sul cambiamento del un nuovo prodotto sul mercato)
processo produttivo
- I robot elaborano i dati prodotti dai lavoratori, in modo tale da poterli riprodurre
- Machine learning: macchina che impara i task, tramite l’imitazione dei comportamenti umani
Adam SMITH:
- Primo contributo alla discussione degli effetti della meccanizzazione sulla produzione
Karl MARX:
- La pressione competitiva sui mercati (=ampiezza della domanda) incentiva il cambiamento tecnologico da
parte dei capitalisti (pensiero simile a quello di A. Smith)
- L’innovazione è un processo sociale
o #Adam Smith: innovazione come processo individuale
o Nasce dal conflitto tra capitalisti e lavoratori à deriva dallo squilibrio
§ #Adam Smith: deriva dalla composizione armonica degli interessi individuali divergenti, per opera
della mano invisibile del mercato
§ Conflitto causato dalla riduzione del costo del lavoro da parte dei capitalisti
David RICARDO:
- Discute in modo strutturato e approfondito il ruolo dell’innovazione tecnologica nelle moderne economie
industriali
- Gli incentivi ad inventare sono diversi dagli incentivi ad innovare
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o L’innovazione è diversa dall’invenzione
§ Invenzione: nuova idea, sviluppo scientifico non ancora realizzato
» Spesso nasce casualmente (serendipity)
» Può non essere motivata da scopi economici
§ Innovazione (tecnologica): realizzazione dell’invenzione in un prodotto o processo produttivo, ed il
suo sfruttamento commerciale
» Comprende la progettazione, la realizzazione e la commercializzazione dell’invenzione
» È motivata da scopi economici
o I mercati non si limitano ad allocare efficientemente le risorse, ma sono in continua evoluzione, grazie alla
spinta creatrice dell’innovazione
§ Sposta l’attenzione dalla concorrenza statica dei modelli microeconomici standard alla
concorrenza dinamica
o L’innovazione determina un profitto temporaneo (posizione di monopolio temporaneo)
§ Dura nella misura in cui l’attività innovativa prosegue nel tempo ed è in grado di mantenere un
vantaggio rispetto alle altre imprese sul mercato
o L’innovazione può caratterizzare sia le piccole che le grandi imprese
- Distruzione creatrice: concetto chiave del pensiero di Schumpeter
o Forza che rivoluziona dall’interno la struttura economica, ogni qualvolta viene introdotto un nuovo
prodotto à il processo tecnologico rappresenta una continua evoluzione del sistema economico
§ Sostituzione di prodotti obsoleti con nuovi prodotti
o Caratterizza l’evoluzione dei mercati soggetti al progresso tecnologico
o Presente sia nel primo che nel secondo Schumpeter
o ASPETTO CREATIVO del cambiamento tecnologico: si manifesta in
§ beni/servizi nuovi o migliorati introdotti nel mercato
§ tecnologie più efficienti usate nella produzione
o ASPETTO DISTRUTTIVO del cambiamento tecnologico: si manifesta con l’introduzione di nuove
tecnologie che intaccano il potere di mercato delle imprese già esistenti che rimangono legate alle vecchie
tecnologie meno efficaci
- SCHUMPETER DI PRIMO PERIODO:
o L’imprenditore è una piccola impresa che entra nel mercato, introducendo innovazioni
§ L’imprenditore è l’attore principale del progresso, in mercati fortemente concorrenziali
§ L’imprenditore ha una nuova idea, investe ed entra in un mercato introducendo un’innovazione di
prodotto/di processo
» L’innovazione è incentrata sul singolo produttore
- SCHUMPETER DI SECONDO PERIODO:
o L’evoluzione della tecnologia del 20° secolo, portano ad un nuovo modello di innovazione
§ Non più incentrato sul singolo produttore
o L’innovazione si basa sulle grandi corporations, ed è frutto di un investimento più strutturato
§ Sono le grandi corporation, con i loro laboratori di ricerca, a generare l’innovazione tecnologica
§ Nascita dei laboratori di R&S all’interno dell’impresa (=volti esclusivamente alla produzione di
innovazioni)
» Non c’è più la serendipity (idea innovativa occasionale), ma l’innovazione viene “creata”
tramite laboratori appositi
» L’innovazione è frutto di una programmazione di lungo periodo, degli investimenti aziendali
(accumulazione creativa)
§ Cambiamento del modello di business e dell’incentivo economico a innovare
- L’innovazione per Schumpeter
o È un processo intrinsecamente ad esito incerto
§ L’innovatore, in caso di innovazioni radicali, non conosce la probabilità relativa ai possibili risultati
della sua attività innovativa
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» Ha forti implicazioni sulla capacità ex ante di prezzare uno sforzo innovativo da parte dei
mercati finanziari
o Ha una razionalità limitata
§ Non si può calcolare esattamente una soluzione ottimale riguardante l’attività innovativa
» Ogni impresa può giungere solo a risultati sub-ottimali
» L’innovatore si accolla un alto rischio con razionalità limitata
o Non si distribuisce uniformemente nel tempo e tra settori
§ Le innovazioni avvengono in clusters
» Si introduce un’innovazione radicale, seguita da un’implementazione di tale innovazione,
per poi tornare alla situazione originaria
Ä Le innovazioni radicali caratterizzano un ciclo, composto da una serie di innovazioni
“minori” che si sviluppano attorno a quella radicale
§ Determina cicli espansivi (=si addensano le innovazioni) e recessivi
» Scaturiscono da determinati settori
CONOSCENZA VS INFORMAZIONE
TIPI DI CONOSCENZA
CONOSCENZA E APPRENDIMENTO
- dipende dalla sua storia, dalle esperienze che si sono accumulate al suo interno
o dipendono dal contesto di riferimento, dalle celte che ciascuna impresa prende a livello
organizzativo
- definisce ciò che l’impresa sa e può fare (=possibilità di apprendimento)
o apprendimento inteso come acquisizione e accumulazione di conoscenza (e non solo informazioni)
- è localizzato all’interno di ogni organizzazione e segue un processo cumulativo che richiede tempo, e che
genera path dependence (=il processo evolutivo dipende dallo status iniziale)
- è frutto di diverse attività tra loro complementari, alcune deliberatamente orientate allo scopo innovativo
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o Consente di sfruttare una condizione di monopolio temporaneo sul
mercato
o Con il brevetto, la conoscenza diventa codificata (=conoscibile)
o Crea l’incentivo a continuare ad investire in R&S
o Ha un periodo temporaneo, e può essere usato da altre imprese quando
viene citato
o Il brevetto risolve il problema dell’appropriabilità
§ Effettuata dall’impresa o acquistata
o SVILUPPO: attività di ingegnerizzazione dell’invenzione in un’applicazione industriale
§ Effettuata dall’impresa o acquistata
§ Passaggio da un’idea o invenzione alla fase della produzione commerciale
§ Richiede un massiccio impegno di risorse
o PRODUZIONE COMMERCIALE
§ Produzione su larga scala di un nuovo prodotto o applicazione di un nuovo processo
§ Forte elemento di rischio e incertezza
§ Rientra nella classificazione a 3 stadi di Schumpeter (insieme alla ricerca applicata e allo
sviluppo)
o DIFFUSIONE
§ Propagazione della nuova idea all’interno dell’impresa ed imitazione e adozione
dell’innovazione da parte di altre imprese
N.B. l’innovazione è specificamente privato (= sono le singole imprese provate a investire in R&S), ma ha anche un
risvolto politico e sociale (= i brevetti possono avere un impatto sulla società)
FORME DI APPRENDIMENTO:
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- Usato per definire il processo di generazione dell’innovazione
- A livello di impresa, il processo innovativo non si sviluppa meccanicamente lungo fasi ben definite e
sequenziali (Ricerca à Invenzione à Sviluppo à Produzione à Commercializzazione), piuttosto:
o Le relazioni tra fasi sono bidirezionali e la sequenza delle fasi può cambiare a seconda del processo
innovativo
o Le innovazioni nascono per soddisfare i bisogni del mercato (demand pull)
§ E non come esito di ricerche scientifiche a se stanti (technology push)
§ Per soddisfare queste esigenze, le imprese utilizzano le conoscenze già note ed
eventualmente, se queste non bastano, investono in ricerca formale
- FLUSSI DI CONOSCENZA
o In ogni fase del processo di innovazione possono esistere flussi bi-direzionali con la ricerca
§ Innescano un cambiamento nelle conoscenze detenute dalle imprese
§ Es. il design analitico da solo potrebbe non bastare a rispondere al bisogno di mercato à si
innesca un’attività di ricerca che a sua volta genera un nuovo design analitico
- FEEDBACK
o Feedback dalle fasi a valle forniscono indicazioni utili per le fasi più a monte
ETEROGENEITÀ
- Conoscenze e apprendimento sono firm-specific à ciascuna impresa segue una propria traiettoria di
sviluppo tecnologico, plasmata dal processo di accumulazione delle conoscenze
o Eterogeneità di comportamento tra le imprese è tipica di ogni sistema capitalistico
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Tuttavia, poiché le imprese sviluppano relazioni (commerciali, produttive, di ricerca, sociali…) con altre imprese (o
istituzioni pubbliche e private), una parte delle loro routine organizzative sarà comune a tutte le imprese operanti in
condizioni simili (dal punto di vista settoriale, istituzionale e geografico)
- Eterogeneità di comportamento tra imprese nazionali appartenenti a settori diversi tende ad essere
maggiore di quella tra imprese di uno stesso settore
PROBLEMA DELL’APPROPRIABILITÀ
- Grado di appropriabilità dei risultati dello sforzo innovativo: incentiva le imprese a intraprendere
investimenti in innovazione tecnologica
- La conoscenza generata dall’attività di ricerca svolta da un’impresa ha tuttavia caratteristiche simili a un
bene pubblico
o È non rivale: l’utilizzo dell’invenzione da parte
di un’impresa non riduce la possibilità di Generano un problema di scarsa Appropriabilità
utilizzo da parte di un’altra impresa (e quindi di scarso incentivo ex ante ad
o È parzialmente non escludibile (nella misura in intraprendere attività di ricerca)
cui è codificata e quindi trasmissibile)
MODI PER INCENTIVARE GLI INVRESTIMENTI IN R&S, utilizzati dal decisore pubblico, in presenza di scarsa
appropriabilità:
N.B. oggi lo Stato usa tutte e tre le leve di sostegno agli investimenti privati in innovazione
- Per assorbire conoscenze prodotto da altre imprese non basta copiarle, ma è necessario che l’impresa operi
investimenti nella propria ricerca (=sviluppo di routine di ricerca adeguate)
- L’attività di ricerca non serve solo a produrre conoscenza, ma anche per aumentare l’absorptive capacity di
conoscenze prodotte altrove
N.B. gli IPR informali/strategici sono meno costosi rispetto alla domanda di brevetto
BREVETTI
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REQUISITI dell’invenzione per essere brevettata:
I. Invenzione nuova
Ä Non deve essere stata usata, pubblicata o dimostrata in precedenza
II. Invenzione non ovvia
Ä Non può consistere in una banale modifica di qualcosa di già noto
Ä Deve incorporare un avanzamento della conoscenza
III. Invenzione suscettibile di applicazione commerciale
Ä Non è possibile brevettare la pura conoscenza scientifica, priva di applicazioni pratiche
N.B. la proprietà intellettuale può essere tutelata anche tramite il diritto d’autore (copyright)
- È più probabile che il cambiamento tecnologico sia guidato dalle grandi imprese piuttosto che dalle piccole o
da inventori indipendenti
o Motivazioni:
§ La ricerca ed i laboratori moderni sono costosi da costruire
§ Una grande impresa può disporre di flussi di cassa maggiori rispetto alla piccola impresa
§ Per una grande impresa diversificata la conoscenza acquisita nella ricerca in un’area
potrebbe avere applicazioni in altre aree
§ Una grande impresa può ripartire il rischio su diversi progetti
COLLUSIONE E COOPERAZIONE
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o Principio in contrasto con la tradizionale pratica aziendale di proteggere la proprietà intellettuale
(tramite diritti d’autore e brevetti)
- Consente di generare progresso tecnologico affidabile e a basso costo
a) Strategia offensiva
Ä Cerca di fornire all’impresa la possibilità di dominare il suo mercato attraverso l’introduzione di una
nuova tecnologia
Ä Legata alla generazione di nuove idee e alla loro protezione (tramite i brevetti)
Ä Solitamente l’’impresa effettua massicci investimenti in attrezzature e nello sviluppo del capitale
umano dei suoi ricercatori
b) Strategia difensiva
Ä Investimento in R&S può essere necessario per la sopravvivenza delle imprese, che devono stare al
passo con l’innovazione introdotta dai concorrenti
• In assenza, la quota di mercato dell’impresa potrebbe crollare
Ä L’impresa segue la direzione stabilita dal rivale (che invece adotta la strategia offensiva)
Ä N.B. l’impresa deve avere sufficienti risorse tecniche per riuscire a rispondere prontamente alle
nuove idee generate dalle imprese rivali
c) Strategia imitativa
Ä L’imitatore non tenta di migliorare l’innovazione, ma la copia acquistando una licenza o sfruttando
conoscenza libera
Ä L’investimento in risorse tecniche è relativamente basso
d) Strategia dipendente
Ä Le imprese dipendenti non avviano attività di R&S in proprio, ma adottano tecnologie che sono
assegnate loro (spesso per mantenere un rapporto commerciale)
• Accettano un ruolo subordinato rispetto a imprese più forti
DIFFUSIONE
- Tasso di diffusione: tasso al quale il cambiamento tecnologico si diffonde per tutta l’economia
- Fattori che possono favorire o ostacolare la diffusione di nuove tecnologie
a) COMUNICAZIONE
» Scarsa comunicazione tra inventori, innovatori e comunità imprenditoriale: barriera alla
rapida diffusione di un’innovazione tecnologica
b) INERZIA MANAGERIALE
» I manager con deboli basi tecniche possono essere riluttanti a riconoscere la superiorità di
una nuova tecnologia
c) PROTEZIONE DI UNA TECNOLOGIA PIÙ VECCHIA
» Un’impresa dominante potrebbe desiderare di proteggere la quota di mercato esistente
i. tenendo segrete le nuove idee
ii. bloccando l’entrata di impresa con nuove idee o tecnologie
d) RESISTENZA DEI DIPENDENTI E DEI SINDACATI
» Adozione di una nuova tecnologia può comportare una minaccia per l’occupazione
e) REGOLAZIONE
» Una forte e rigida regolamentazione può rallentare l’adozione di una nuova tecnologia
f) RISCHIO DI LIQUIDITÀ
» Una nuova tecnologia può essere adottata con riluttanza se la sua introduzione comporta
rischi significativi
MODELLO DI DIFFUSIONE:
pag. 64
- Graficamente: curva ad S allungata, inclinata positivamente
11.4 La d
o Fase iniziale: l’innovazione fa la sua apparizione per la prima volta
§ Pochi adottanti e lenta velocità
di diffusione
§ Il costo può essere alto ed il
beneficio incerto à solo le
imprese più innovative sono
disponibili a prendere la
decisione di adozione
o Fase sviluppo:
§ Benefici dell’innovazione
diventano più chiari ed il costo
di adozione inizia a calare
§ Il tasso di diffusione aumenta e
sempre più imprese adottano
la tecnologia
o Fase di declino: la maggior parte
Figura delle
11.5 imprese
Sentiero ha già adottato
di diffusione la tecnologia
di un’innovazione
§ Il tasso di diffusione rallenta
§ Solo le imprese più prudenti o restie al cambiamento devono ancora adottare la tecnologia
In uno studio follow-up, Mansfield (1969) esamina l’adozione delle macchine a contr
(un’innovazione riferita al processo di azionamento di macchine utensili per mezzo di is
riche su schede o nastro) nell’industria statunitense degli utensili di precisione negli an
secolo scorso. I manager con un grado di istruzione più elevato erano maggiormente i
potenzialità della nuova tecnologia e i manager più giovani erano meno resistenti al
Molti amministratori delegati o direttori generali delle imprese adottanti erano laurea
amministratori delegati delle imprese non adottanti avevano solo il diploma di scuola
giudicare dalle interviste e dalle altre evidenze empiriche, il processo di diffusione semb
sensibilmente rallentato dall’incomprensione dell’innovazione e dalla resistenza al c
(Mansfield, 1969, p. 71).
Benché largamente impiegata, la metodologia seguita da Mansfield per misurare e
velocità di diffusione è stata anche oggetto di critiche.
• Un’obiezione riguarda l’ipotesi implicita che tutti gli imitatori siano omogenei
numero, la redditività degli investimenti e la tecnologia stessa siano costanti nel tem
tatori sono visti come recettori passivi, piuttosto che cercatori attivi di innovazion
Modelli più sofisticati considerano i diversi costi di ricerca degli adottanti e gli e
sulla disseminazione dell’informazione (Midgley et al., 1992).
• Una seconda obiezione è che il modello di Mansfield è fondamentalmente orientato
e ignora il ruolo dei fattori di offerta. In pratica, il tasso di diffusione è influenzato
di costo dei produttori, dalla struttura di mercato in cui essi operano e dal cambiam
gico nelle industrie offerenti (Stoneman, 1989). Battisti e Stoneman (2005) esam
responsabili della diffusione intra-aziendale delle macchine utensili a controllo num
dustria meccanica britannica e concludono che il tasso di diffusione può essere m
tramite un esame della redditività delle singole imprese, piuttosto che impiegando
Mansfield.
• Un’obiezione finale è che i costi dell’impresa adottante non sono analizzati corretta
di adozione comprendono qualcosa di più del solo costo di acquisizione della nuo
che, infatti, può richiedere l’adattamento delle pratiche di formazione del personal
ture organizzative dell’impresa.
Libro_LIPCZYNSKI.indb 253
pag. 65
LA TRASFORMAZIONE DIGITALE
DELL’INDUSTRIA
RIVOLUZIONI INDUSTRIALI
1. Prima rivoluzione industriale (fine 18° secolo): utilizzo di macchine azionate da energia meccanica
Ä Uso della potenza vapore per il funzionamento degli stabilimenti produttivi
2. Seconda rivoluzione industriale (inizio 20° secolo): produzione di massa e catena di montaggio
Ä Introduzione dell’elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio
3. Terza rivoluzione industriale (primi anni ’70): robot industriali e computer
Ä Nascita dell’automazione industriale
o Elettronica e informatica cambiano i modi ed i tempi del processo produttivo
o Le tecnologie ICT tradizionali consentono di:
» Immagazzinare e trasmettere dati a costi quasi azzerati
» Programmare le macchine per realizzare azioni complesse
» Fare elaborazioni e test virtuali
Ä Utilizzo dell’elettronica e dell’IT per automatizzare la produzione
Ä Processo decisionale uni-direzionale: dall’uomo alla macchina
o La macchina si muove all’interno di comandi ripetitivi e predeterminati dall’uomo
o Molte fasi di lavorazione vengono eseguite dalle macchine (fabbriche 3.0)
Ä L’utilizzo dei dati resta circoscritto
pag. 66
4. Quarta rivoluzione industriale (oggi – prossimo futuro): utilizzo
di macchine intelligenti interconnesse e collegate ad internet
Ä L’automazione da avanzata diventa intelligente
o Le macchine iniziano ad essere autonome (entro
limiti definiti dalla programmazione umana)
nell’esecuzione delle operazioni
» Svolgono operazioni non sempre
prevedibili ex ante
» La macchina non esegue sempre le stesse
operazioni
» Riduzione dell’ambito delle attività in cui è
richiesto l’intervento dell’uomo à i processi
diventano più veloci
Ä Interazioni nella fabbrica 4.0
o Flussi informativi molto articolati, che non sempre prevedono l’intermediazione dell’uomo
(scambi machine to machine o thing to machine)
o Scomparsa della netta separazione gerarchica tra chi comanda (l’uomo) e chi esegue (la
macchina)
Ä PILASTRI della 4° rivoluzione industriale
1) Fabbriche come luoghi cyber-fisici in cui i processi reali e virtuali interagiscono tra loro
» Tecnologie digitali dotano
• I macchinari industriali di capacità di controllo, adattamento e apprendimento
autonome lungo la linea di produzione e comunicazione con l’ambiente
• I progettisti ed i manutentori di un doppione virtuale della fabbrica attraverso cui
analizzare in tempo reale i processi
2) Imprese in connessione stabile con il mercato
» Tecnologie digitali incorporati nei prodotti trasmettono informazioni sul loro stato al
produttore
Ä DOMANDA DI LAVORO 4.0 (mondo ad
alta digitalizzazione)
o Segue l’andamento della smiling
curve
o Penalizzazione dei lavori routinari e
predilezione per i lavori creativi e ad
alta intensità di competenze
Ä VINCOLI ALLA DIFFUSIONE DEL
PARADIGMA 4.0:
o Sicurezza informatica: esposizione delle imprese a rischi di cyber-attacchi
» Causata dalla digitalizzazione su larga scala dei processi produttivi
» I dati vengono condivisi à diventano strumento di ricatto per gli hacker (possono
copiarli e riusarli)
o Natura dei processi e dei prodotti: limite al potenziale vantaggio delle tecnologie
» Produzioni a lotti: benefici maggiori dell’automazione intelligente
• Ogni lotto ha le stesse caratteristiche
» Produzione a ciclo continuo: benefici nel miglior monitoraggio del processo e nella
manutenzione predittiva
» Beni strumentali complessi e beni di consumo durevoli: benefici del miglior
monitoraggio del processo, della manutenzione predittiva e della possibilità di offrire
nuove interazioni produttore-cliente (modelli pay per use)
o Absorptive capacity
» L’impresa deve avere la capacità di assorbire il valore della tecnologia
pag. 67
•
Non basta che la soluzione tecnologica sia disponibile sul mercato affinché
l’impresa la acquisti
• Sono richiesti investimenti complementari
» Non tutte le imprese sono dotate di conoscenze tecniche ed organizzative necessarie a
gestire un cambiamento tecnologico
• Mancanza dell’infrastruttura ICT di base per la raccolta e trasmissione dei dati
Ä SVILUPPI TECNOLOGICI ABILITANTI
o Miniaturizzazione di sensori e attuatori per la raccolta e la trasmissione di informazioni
o Connessione wireless ultraveloce: trasmissione in tempo reale delle informazioni
o Capacità di analisi in tempo reale delle informazioni raccolte
o Capacità di rispondere autonomamente (Intelligenza artificiale)
o Interfaccia virtuale: consente di leggere i processi alla luce delle informazioni elaborate (realtà
aumentata/virtuale)
- Aumento di flessibilità
o Utilizzo di linee di trasformazione intelligenti consente produzioni di massa personalizzate
§ I tempi per riprogrammare i macchinari a seconda delle specifiche del cliente tendono a 0
• Vantaggio per le grandi imprese
- Più servizi al cliente
o Dati in tempo reale riducono l’asimmetria informativa tra produttore e utilizzatore del beneà
nuove modalità di fruizione del bene
o Connessione virtuale tra produttore e cliente consente di accrescere i servizi post-vendita
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o Scarsa alfabetizzazione digitale
§ L’Italia è un paese con popolazione prevalentemente anziana
§ Fino a pochi anni fa le imprese italiane erano dotate di scarse competenze in ambito
digitale
o Deboli rapporti con università e centri di ricerca
§ L’Italia non è in grado di sviluppare strumenti tecnologici
• Ha poca capacità autonoma
• Frena la capacità di essere padroni delle tecnologie
o Bassa diffusione della cultura manageriale
- Nel 2016, quasi l’80% delle imprese italiane era lontano dalla realtà digitale
- Ancora oggi, i settori tradizionali in Italia occupano un ruolo preponderante
- Non ci sono differenze nette tra Nord e Sud Italia da un punto di vista di innovazione tecnologica
- Scarsa absorptive capacity delle imprese italiane
A partire dal 2016, il Governo lancia un piano per spingere l’evoluzione e la digitalizzazione del sistema manifatturiero
à piano di digitalizzazione dell’intera economia
- Predilezione degli incentivi verso le macchine utensili (=rivolte alle aziende manifatturiere)
o A fronte dell’acquisto di beni tecnologicamente avanzati (4.0), le aziende che acquistavano
ricevevano un forte sconto sulle tasse (iper-ammortamento)
§ Obiettivo: agevolare l’acquisto
§ Riduzione delle tasse da pagare allo Stato (à comporta un forte onere in capo allo Stato)
- Già dal primo anno di agevolazioni, gli investimenti in macchinari e tecnologie 4.0 sono stati massicci
- L’opportunità offerta dal governo ha permesso all’Italia di partecipare alla 4° rivoluzione industriale
- intervenire con programmi specifici per ogni impresa e facilitare la transizione al digitale
o Oggi attuato tramite la rete del digital innovation hub
§ Vede l’Italia coinvolta tramite Confindustria
- sviluppare la cultura digitale in azienda e favorire l’ingresso a persone con cultura digitale
- utilizzare le aziende per effettuare progetti di mentoring, ed integrarle in processi di digitalizzazione
o i diversi partner, coordinati con il capo filiera, investono in digitalizzazione
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L’INDUSTRIA ITALIANA
Motivi per cui è importante studiare l’industria italiana:
a) L’Italia ha una quota significativa di occupati che lavorano nel settore manifatturiero
b) L’Italia offre un contributo fondamentale all’innovazione tecnologica
Ä La manifattura è la principale fonte di investimenti innovativi
Ä Investimenti in ricerca e sviluppo; investimenti in macchinari e attrezzature; investimenti in
software e dati
Ä Garantisce gli investimenti che migliorano il potenziale dell’economia
c) L’Italia registra un elevato livello di esportazioni di beni manufatti
Ä I beni manufatti consentono all’Italia di raggiungere l’equilibrio della bilancia commerciale
La produzione in Italia è ripartita tra una moltitudine di imprese (in maggior parte PMI), ognuna specializzata in
specifiche fasi di trasformazione
In Italia prevalgono scambi di mercato tra imprese collocate nelle varie fasi a monte del processo di trasformazione,
piuttosto che il coordinamento gerarchico di poche imprese che realizzano all’interno dei confini della propria
organizzazione quelle stesse fasi
N.B. far crescere la dimensione media delle imprese italiane significa ripensare l’organizzazione delle catene di
fornitura nazionali
o la dimensione delle imprese italiane riflette una decisione di organizzazione della produzione
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COM’È ORGANIZZATA LA PRODUZIONE
- l’innovazione delle imprese raramente viene fatta in collaborazione con altri soggetti
- rapporto con le economie di scala
o si sfruttano poco le economie di scala esterne
§ le imprese investono prevalentemente in maniera non coordinata
§ causata dallo scarso coordinamento con gli attori della filiera
o la scarsa dimensione delle imprese impedisce lo sfruttamento di economie di scala interne
o rappresenta un vincolo alla capacità delle imprese
§ rende difficile affrontare i costi fissi per investire in tecnologie e per attirare personale qualificato
§ possono rappresentare costi non sopportabili per le piccole imprese
- la maggioranza delle imprese innova facendo leva sulle competenze interne accumulate
o non possono contare sull’apporto esterno di conoscenze scientifiche dal mondo della ricerca
o avendo scarsi rapporti di comunicazione con il mondo esterno, le imprese innovano internamente
§ limitazione alla capacità di sviluppo tecnologico endogeno
Gli input intermedi usati nelle produzioni italiane sono in prevalenza realizzati entro i confini
- l’Italia fa un minor ricorso alle forniture estere per alimentare i propri processi produttivi
o l’unica eccezione riguarda l’elettronica, in cui l’Italia si rivolge all’estero
- implica una base produttiva diversificata e una matrice dell’offerta molto ampia
- l’Italia contribuisce agli scambi commerciali in una situazione più a monte della catena del valore
o è produttrice di input intermedi, venduti all’estero da imprese che si trovano più a valle delle catene
o acquista materie prime, la trasforma (=realizzando input intermedi necessari per la trasformazione), e
vende alcuni input intermedi a produttori che si trovano più a valle
Il Made In Italy non si basa solo sul cibo, sul design e sulla moda, ma comprende anche altri settori (apparecchiature
elettriche, macchinari, prodotti farmaceutici e chimici, mezzi di trasporto…)
ASPETTO TERRITORIALE
La qualità è la leva che permette alle imprese italiane di competere con le imprese di paesi emergenti
CHI LE GUIDA
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- Rispecchia il basso livello di istruzione del paese italiano
Molti imprenditori sono diventati tali dopo essere stati dipendenti (e spesso operai) di imprese precedentemente
verticalizzate
Il valore della produzione italiana è andato bene fino alla crisi economica del 2009
- Le imprese italiane, non competendo sui volumi ma sul valore, sono riuscite a tenere il passo con le imprese
europee fino allo scoppio della crisi finanziaria
o Puntano a crescere il valore della produzione
o Con la crisi si è creata una divergenza con il resto dell’Europa
o I volumi della produzione italiana risultano strutturalmente più bassi già a partire dai primi anni del 2000
§ Vendendo beni di qualità a prezzi più alti, l’Italia ha dovuto rinunciare a volumi di produzione
maggiori
§ Le imprese hanno rinunciato ai volumi, senza sacrificare i fatturati, concentrandosi su produzioni di
maggiore qualità
» Hanno prezzi medi più alti à quantità vendute più basse
A seguito dello scoppio della crisi del debito, si è assistito a un crollo della domanda interna
- Crollo che è stato maggiore negli anni del 2009, e che è stato seguito da una piccola fase di recupero e da un
ulteriore fase di ricaduta
- Ha creato una divergenza nelle traiettorie di sviluppo tra imprese italiane in grado di riorientare la produzione
verso la domanda estera e quelle che non ci sono riuscite
o Le imprese che erano orientate ai mercati esteri sono riuscite a compensare il crollo della domanda
§ Sono riuscite a ri-orientare la produzione verso la domanda estera
§ Erano attrezzate per gestire la complessità organizzativa e sostenere finanziariamente i costi fissi
necessari per entrare nei mercati esteri
§ Prevalentemente imprese di minori dimensioni
» Hanno un mercato di riferimento spesso intra-regionale
- Grazie a:
o Minore esposizione alle strozzature nelle reti di approvvigionamento
§ Ha consentito di continuare la produzione
§ L’Italia è meno esposta alle strozzature perché
» Meno esposta alle forniture estere
Ä Dipende di meno dalle produzioni estere
o Boom del mondo dell’edilizia
§ Spinto dalle scelte del governo (bonus e investimenti in infrastrutture pubbliche)
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L’INDUSTRIA ITALIANA E LA QUESTIONE DIMENSIONALE
- GOLDEN AGE: crescita della dimensione media delle imprese e riduzione del numero di imprese
o Grado di integrazione verticale delle filiere nazionali raggiunge il punto di massimo
- POST GOLDEN AGE: riduzione della dimensione media di impresa e aumento del numero di imprese
o Massiccio ricorso a transazioni di mercato
o Riduzione del grado di integrazione verticale delle filiere nazionali
o Frantumazione delle imprese
- GLOBALIZATION AGE: ritorno a dimensioni medie maggiori
o Parte delle transazioni affidate al mercato torna alle imprese a valle
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Sul piano della politica industriale
- Crescita dimensionale
o Spinta verticalmente: dalla necessità di controllare i flussi
§ Risponde all’esigenza di accrescere il controllo diretto dell’impresa e di poter prevedere gli eventi
(=standardizzazione dei possibili shock)
o Spinta orizzontalmente: dalla necessità di controllare il rischio
§ Estensione dell’impresa in senso conglomerale
» Ingresso in campi di attività indipendenti dal core business
In questo contesto, le imprese hanno incentivi a ridurre la scala delle proprie attività produttive
- Riduzione delle barriere all’ingresso: aumenta la pressione competitive e spinge le imprese a focalizzarsi sul
core business
o Riduzione del grado di diversificazione orizzontale (conglomerale)
- Incertezza sia di mercato che finanziaria: rende difficile la programmazione di investimenti
o Necessità di ridurre i costi fissi, esternalizzando le fasi del processo produttivo
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o Incertezza di mercato: causata dalla minore prevedibilità dell’evoluzione della domanda (sempre più
differenziata)
o Incertezza finanziaria: causata da fluttuazioni del tasso di cambio e del tasso di interesse
o Riduzione del grado di integrazione verticale
- Nascita dell’Euro
o Stabilizza i tassi di cambio e i tassi di interesse à riduzione dell’incertezza finanziaria
SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVA
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MODELLI DI INDUSTRIALIZZAZIONE:
Si sviluppa a cavallo tra le due guerre mondiali, spinto dalla necessità da parte del Governo italiano di dotare il paese
di un apparato industriale in grado di reggere il confronto con le altre potenze europee
- L’Italia abbandona l’autarchia e orienta la sua economia verso una prospettiva di integrazione economica
europea
- L’apparato di politiche industriali resta valido
o Si continuano a favorire (direttamente o indirettamente) i settori strategici
§ Tramite il consolidamento di gruppi industriali verticalmente integrati
§ Ampliamento della matrice dell’offerta
- Sviluppo spontaneo delle industrie italiane
o Sfruttano la forte crescita dei consumi interni
o Nella maggior parte dei casi sono realtà produttive micro e piccole, non strutturate, operanti in mercati
con basse barriere all’ingresso
§ Processo di progressiva divisione del lavoro tra imprese indipendenti che operano lungo la catena
di fornitura
» La divisione del lavoro nelle industrie tradizionali porta ad una progressiva specializzazione
delle imprese (sia nella produzione di beni intermedi che nelle produzioni di beni di
investimento necessari alle lavorazioni)
§ Strutturazione progressiva delle filiere produttive, partendo dai beni finali à nascita dei distretti
industriali
- Cessazione del processo di crescita delle industrie ad alta intensità di capitale sostenuto dallo Stato si arresta
- Crisi del modello della grande impresa verticalmente integrata
- Progressivo venir meno dell’apparato delle politiche industriali
o Costruito per avvicinare l’industria italiana al modello europeo
- La manifattura deve fronteggiare una fase di forte turbolenza finanziaria, di accresciuta concorrenza
internazionale e di una domanda sempre più sofisticata
o Cambiamento nella traiettoria di sviluppo intrapresa
- Entrata in crisi di alcuni grandi gruppi industriali che avevano vissuto una crescita durante la fase precedente
o Tuttavia, il know-how nei settori ad alta intensità di capitale non viene disperso à porta alla formazione
di processi di specializzazione su singoli settori di business e su singole fasi del processo
- Fase di espansione delle industrie tradizionali
o Causata da:
§ logica di produzione già strutturata su filiere de-verticalizzate ad alta specializzazione
§ esportazioni di beni finali
» diffusione dell’immagine del Made in Italy
- A livello di composizione settoriale
o Ridimensionamento del settore tessile e dell’abbigliamento
§ Causato dall’irrompere delle economie emergenti nella rete degli scambi internazionali
§ Abbandono delle produzioni non più competitive sui prezzi
§ Simile al fenomeno che colpirà il settore degli elettrodomestici nel 2008
o Espansione nella meccanica strumentale
§ Grazie all’integrazione all’interno delle catene di fornitura su scala europea
N.B. la manifattura italiana subisce dei cambiamenti sia a livello inter-settoriale, sia all’interno dei singoli settori
- Cambiamento in senso verticale: crescita della qualità delle produzioni realizzate in Italia
o Abbandono delle produzioni a minor valore aggiunto: non sostenibili in un contesto di forte
concorrenza internazionale
o Concentrazione nella fascia alta di mercato: tramite il miglioramento degli attributi tangibili delle
produzioni e l’accrescimento del valore degli attributi intangibili (legati alle strategie di
commercializzazione e di servizi al cliente)
Forte differenza della specializzazione italiana con quella degli altri paesi
- Causata da:
o Peso ancora molto alto delle produzioni legate al tessile, all’abbigliamento e alla pelletteria
o Peso più contenuto delle produzioni ad alta intensità di capitale
- Incapacità dell’Italia di far fronte ai mutamenti della domanda mondiale
o Ridotta velocità di riposizionamento settoriale dei produttori italiani di fronte all’emergere di nuove
tecnologie e nuovi sentieri di sviluppo industriale
L’INDUSTRIA ITALIANA E LA
SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
Duplice problema: sovra-sfruttamento ed inquinamento
pag. 77
Per risolvere tali problematiche, si ricorre al decoupling ambientale
pag. 78
- Le imprese hanno la possibilità di creare
nuove traiettorie di sviluppo
o Che intercettano i nuovi bisogni
della collettività
o Spazio per le imprese con
tecnologie green
- Benefici della transizione green investono
tutte le imprese
o Ripensamento dei prodotti: con
caratteristiche di sostenibilità
ambientale
§ Riguarda qualsiasi
prodotto
§ Deve essere ripensato in
ottica di materiali di produzioni, tecnologie…
o Riorganizzazione dei processi produttivi: inserimento di nuove modalità di gestione delle risorse e
nuove tecnologie per la trasformazione delle stesse
o Accrescono la componente intangibile dei prodotti venduti (e quindi il loro valore)
§ Ovvero di ciò che c’è dietro la realizzazione del prodotto
- Il sistema economico italiano è il più sostenibile dal punto di vista ambientale
- Fino ad oggi sono state incentrate sulla ricerca di guadagni di efficienza derivanti dallo sfruttamento di
differenziali nei costi espliciti di produzione
o Sono stati ignorati i costi ambientali impliciti
- Alcune scelte localizzative effettuate in passato possono essere riviste, perché i paesi non garantiscono
standard ambientali divenuti obbligatori
- l’utilizzo più efficiente delle risorse naturali lungo tutta la catena del valore di un prodotto
- di allungare la vita media dei beni durevoli prodotti
o provoca una riduzione dell’impatto sull’ambiente
pag. 79
o possibile tramite:
§ miglior monitoraggio dei parametri di performance lungo tutto il ciclo di vita
§ sviluppo di modelli di business pay-per-use
• hanno l’obiettivo di ottimizzare l’utilizzo (anche in condivisione tra più
consumatori), piuttosto che la semplice vendita
- Risponde a vincoli a cui l’Italia ha dovuto far fronte per potersi sviluppare
o In parte per necessità (e capacità) di adattamento
§ Regole europee stringenti in ambito ambientale
§ L’Italia è un paese povero di materie prime vergini e con alti costi dell’energia
• L’elettricità è strutturalmente più costosa che in altri paesi
• Per poter rimanere competitive, a fronte di costi di produzione più elevati, ha
dovuto aumentare l’efficienza dell’uso delle risorse
o In parte per volontà
§ Consapevolezza del valore attribuito dai mercati e dai consumatori al tema della
sostenibilità
• Dati dell’ultimo censimento (2019): propensione molto elevata delle imprese
italiane a investire volontariamente in ambiti di sostenibilità ambientale
• Per tutte le classi dimensionali delle imprese
- Tuttavia, nonostante gli investimenti in sostenibilità siano elevati, non se n’è fatto un utilizzo strategico
o Non si è fatta della sostenibilità una missione
o Si comunica all’esterno poco impegno nei confronti della sostenibilità ambientale
…IN SINTESI
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