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II Facolt di Ingegneria
Corso di Laurea in Ingegneria Civile
Relatore: Candidato:
ing. Mauro BORRI BRUNETTO Daniele GANORA
Gennaio 2005
SOMMARIO
SOMMARIO .................................................................................................................... I
I
2.5 PROPRIET DEI MATERIALI .......................................................................................22
II
Tipologie di carico .......................................................................................................................................65
Creazione delle maschere.............................................................................................................................66
Composizione delle maschere......................................................................................................................69
4.3 VALIDAZIONE.................................................................................................................71
5.3 CONCLUSIONI.................................................................................................................93
BIBLIOGRAFIA............................................................................................................ 99
III
APPENDICE B Risultati .........................................................................................117
Grigliato A480........................................................................................................................................... 117
Grigliato A600........................................................................................................................................... 118
Grigliato A720........................................................................................................................................... 118
Grigliato B720 ........................................................................................................................................... 119
Puntoni varie luci....................................................................................................................................... 119
IV
Capitolo 1 Introduzione
Nel mondo delledilizia, in particolare nel campo degli edifici di civile abitazione, i sistemi
costruttivi utilizzati si rifanno soprattutto a tradizioni locali ben radicate nel tempo. Per questo,
quando si parla di case in legno si portati a pensare alle costruzioni nordiche oppure a piccoli
edifici di montagna. Vi per anche un filone di progettisti e costruttori che promuovono lidea
che una casa in legno come prima casa sia una valida alternativa alle soluzioni costruttive
classiche.
La tesi stata svolta in collaborazione con Case Dolcevita, delling. Riccardo Valz Gris, che
gestisce la progettazione e la costruzione di case in legno lamellare ad uso abitazione per edifici
unifamiliari. Essa riguarda la progettazione di un elemento fondamentale della casa: il tetto. I
tetti che rientrano in questa tipologia edilizia sono perlopi tetti a capanna o tetti monofalda.
Lelemento tetto viene solitamente costruito con sistemi tradizionali, attraverso lutilizzo di
diversi ordini di elementi strutturali sovrapposti (travi, puntoni, arcarecci) sui quali viene
installato il manto di copertura completo di tutti gli elementi per lisolamento verso lesterno.
Lidea sviluppata in questa tesi di valutare la possibilit di sostituire la struttura portante
classica con un sistema a grigliato, in modo da poter coprire luci maggiori a parit di sezioni
utilizzate.
Il sistema a grigliato costituito da due ordini di elementi, disposti secondo delle maglie
regolari, in due direzioni ortogonali. Si vuole valutare quanto sia pi efficiente il grigliato
rispetto al sistema tradizionale, sfruttando il fatto che il tetto tradizionale ha un funzionamento
strutturale unidirezionale, mentre nel grigliato la collaborazione degli elementi portanti avviene
in un piano lungo due direzioni principali.
1
Un altro aspetto sviluppato nellelaborato la costruzione di diagrammi e tabelle per un
dimensionamento rapido di coperture a grigliato a fronte delle azioni agenti, che sono in
funzione del posizionamento geografico. Il dimensionamento tiene conto, oltre che delle gi
citate condizioni esterne, anche delle caratteristiche geometriche e compositive del grigliato,
quali luci, inclinazione della falda, sezioni ed interassi degli elementi, carichi permanenti, ecc.
I contenuti della tesi rispecchiano questo tipo di organizzazione, ed in particolare viene anche
sviluppato un apposito codice di calcolo per la soluzione del modello matematico con il metodo
degli spostamenti.
La verifica strutturale pu essere effettuata seguendo gli Eurocodici, con il metodo degli stati
limite, oppure facendo riferimento alle norme tedesche DIN che utilizzano il metodo delle
tensioni ammissibili.
2
Capitolo 2 Struttura, azioni e resistenza
In un edificio visto nella sua globalit (come nella Figura 2-2) sono presenti diverse tipologie
di elementi in legno lamellare: elementi portanti per solai o tetti (travi, puntoni, tavolati, ecc),
3
elementi verticali di sostegno (pilastri), elementi orizzontali di sostegno (per muri portanti) ed
infine gli elementi di tamponamento.
Per gli elementi che devono resistere a flessione la disposizione delle lamelle per strati
orizzontali, come nella Figura 2-1a, mentre per i muri si utilizzano elementi con lamelle verticali
(Figura 2-1b) realizzati con un apposito dentello per favorirne la sovrapposizione. I vari elementi
vengono poi collegati tra di loro attraverso colle ed elementi di acciaio quali viti e spinotti. Un
esempio di come si compone una parete portante si ha nella Figura 2-3.
Uno strato perlinato, realizzato con piccole tavole, che ha lo scopo di formare
lintradosso della copertura e non ha una vera funzione strutturale. Contribuisce
allestetica interna dando continuit allutilizzo del materiale legno.
5
Figura 2-4: Componenti della copertura
Una copertura costituita da questi elementi si pu definire come tetto caldo con
microventilazione. Tetto caldo significa che la parte sottostante la copertura protetta
termicamente dallesterno, ed quindi possibile ricavarvi ambienti abitabili; mentre con
microventilazione si intende che consentito il passaggio di correnti di aria negli spazi tra le
varie parti della copertura. Questo passaggio di aria consente la fuoriuscita dellumidit presente
garantendo una migliore conservazione del manufatto.
6
Figura 2-5: Immagine della copertura dal basso
In maniera del tutto analoga a quella appena descritta si compone il tetto con struttura a
grigliato (Figura 2-6, vista dal basso), con lunica differenza nella tipologia di elemento
strutturale. Il grigliato si appoggia sempre come i puntoni, ma la presenza di elementi trasversali
consente anche lappoggio sulle pareti laterali.
7
2.2 REQUISITI FUNZIONALI
Il sistema strutturale della falda di copertura deve rispondere ad una serie di requisiti dettati
dalle azioni e dalle funzioni previste. Le prime sono dipendenti dal luogo di installazione della
struttura e variano secondo i dettami della normativa di riferimento. I requisiti funzionali
dipendono invece dalle caratteristiche che si vogliono dare allabitazione.
Gli edifici considerati in questo ambito sono progettati su misura per assecondare le esigenze
della committenza. Considerando per anche gli aspetti strutturali ed organizzativi dellimpresa
costruttrice opportuno che talune caratteristiche siano rese omogenee per i diversi edifici. Dalla
discussione con il responsabile di Case Dolcevita sono emersi i requisiti funzionali che queste
abitazioni devono soddisfare, in particolare pendenza e luce della copertura, sporti, modularit
del grigliato.
La falda del tetto caratterizzata dalla luce coperta e dallinclinazione. Nel caso in questione
si ricorda che lambiente ricavato nella zona sottostante la copertura abitabile, quindi deve
avere delle caratteristiche geometriche tali da non presentare n altezze eccessive al colmo, n
altezze troppo piccole nella zona perimetrale. In vista del fatto che con un sistema a grigliato si
possono coprire luci maggiori che con il sistema tradizionale, quindi opportuno mantenere
linclinazione al disotto di 18, mentre per poter avere un adeguato smaltimento delle acque
conveniente rimanere sopra i 10.
Unaltra caratteristica di funzionalit che deve essere prevista per il tetto la presenza dello
sporto, cio di una parte di copertura aggettante rispetto alla parete, che protegge la facciata dalla
pioggia. La quota di copertura in aggetto variabile a seconda delle esigenze particolari, ma
compresa tra i settanta centimetri ed il metro.
8
Unaltra caratteristica richiesta la modularit della struttura, cos da poter semplificare il
processo produttivo. Questo requisito viene rispettato attraverso luso di un ristretto numero di
sezioni diverse e attraverso la definizione di una maglia modulare, come descritto nella Figura
2-8.
Lo schema sopra riportato si riferisce al piano di falda, sul quale si possono individuare tre
diversi moduli:
M100: modulo di riferimento per linterasse dei puntoni di entit 100 cm. Linterasse
fa naturalmente riferimento allasse dellelemento.
M120: modulo di riferimento per linterasse dei traversi di entit 120 cm.
Ms: modulo che si riferisce allentit dello sporto. Come gi detto questo valore
variabile nellintervallo 70100 cm a seconda delle esigenze.
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2.3 DETERMINAZIONE DELLE AZIONI
La determinazioni delle azioni variabili agenti sulla struttura viene sviluppato considerando il
riferimento [N1], mentre le azioni permanenti si deducono dallanalisi dei carichi.
Lelemento edilizio che si vuole progettare, la falda del tetto, si compone di due parti
principali:
la struttura portante;
gli elementi della copertura.
La parte che comprende gli elementi della copertura, gi ampiamente descritta, rimane
sempre uguale in tutti i casi che si andranno a considerare, quindi ovvio che il suo contributo
come carico permanente rimarr costante. La parte relativa alla struttura portante, invece, rientra
nella categoria dei carichi permanenti, ma suscettibile di variazione della sezione in funzione
dei requisiti strutturali. Modificandosi la sezione, varia anche il peso proprio per unit di
lunghezza. La variabilit delle sezioni degli elementi strutturali limitata a poche sezioni
standard determinate dai prodotti in commercio. Si terr in considerazione una casistica di
diverse possibili sezioni degli elementi.
Manto di copertura 45
Listelli + guaina 5
Strato isolante 15
Morali 6
Perline 12
I riferimenti preceduti dalla lettera N rinviano alla sezione Normativa della bibliografia
10
Il carico totale determinato dalla struttura non portante del tetto quindi di 83 daN/m2.
10 20;
12 12;
8,5 12,5.
Questi elementi vengono realizzati in legno lamellare incollato e garantiti dal produttore
conformi alle norme di regolamentazione del prodotto.
I relativi pesi propri, da applicare come carico permanente, sono riportati nella Tabella 2-2.
Tabella 2-2: Pesi propri per unit di lunghezza delle diverse sezioni
In particolare si prevede di installare la struttura nei comuni del nord Italia localizzati a quote
non superiori ai 750 m s.l.m.
Secondo la normativa [N1] il carico della neve sulle coperture deve essere valutato con
lespressione:
11
qs = i qsk (2.1)
dove:
Siccome la zona II considerata meno influenzata dalleffetto del carico neve attraverso dei
valori di carico neve al suolo minori rispetto alla zona I, si far riferimento soltanto a
questultima nei successivi calcoli.
12
Allinterno della zona scelta occorre identificare la variazione del carico al suolo in funzione
della quota. Sono presenti a riguardo tre fasce (indicando con as la quota in m s.l.m.):
La scelta della fascia relativa alla quota geodetica ricade quindi nel secondo caso,
considerando eventuali carichi dovuti a quote minori automaticamente verificati dal caso pi
sfavorevole preso in considerazione.
Ci si riconduce quindi al caso della copertura ad una falda. Per questo caso sufficiente
definire un unico parametro di forma 1 che risulta essere pari a 0,8 (vedere [N1], Tabella 6.1
oppure [N4], parte 2-4, prospetto 7.1) per pendenze di falda comprese tra 0 e 30 gradi. Nel caso
in questione si prevede di mantenere la pendenza di falda compresa tra 10 e 18 gradi a causa
delle esigenze distributive dei locali sottotetto, pertanto valido tale valore di 1 .
Il coefficiente di forma appena ricavato verr utilizzato per definire tre diverse condizioni di
carico da verificare in maniera da identificarne la pi gravosa.
Carico distribuito sulla prima met della falda con coefficiente ridotto a 0,51 ;
Carico distribuito sulla seconda met della falda con coefficiente ridotto a 0,51 .
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Figura 2-10 Condizioni di carico per coperture ad una falda
k i2 qsk2
qe = (2.2)
dove:
14
Figura 2-11: Carico della neve aggettante il bordo del tetto
La direzione del vento da considerare quella, che vista in pianta, agisce nel senso dei
puntoni. possibile non considerare leffetto nel senso opposto, in quanto trascurabile
leffetto tangenziale del vento viste le modeste dimensioni della struttura.
p = qref ce c p cd (2.3)
dove:
qref la pressione cinetica di riferimento;
ce il coefficiente di esposizione;
cp il coefficiente di forma (o coefficiente aerodinamico);
cd il coefficiente dinamico con cui si tiene conto degli effetti riduttivi associati alla non
contemporaneit delle massime pressioni locali e degli effetti amplificativi dovuti alle vibrazioni
strutturali.
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v 2 ref
qref = (2.4)
1, 6
nella quale vref la velocit di riferimento del vento in metri al secondo.
Per definire questo parametro occorre fare riferimento alla suddivisione geografica dellItalia
relative alla tabella e alla figura 7.1 della citata normativa di riferimento [N1].
Con le stesse considerazione fatte per il carico neve, vista la destinazione geografica della
struttura, si far riferimento alla zona 1, per la quale risultano definiti tre parametri riportati nella
Tabella 2-3.
Essendo la quota di posizionamento della struttura sempre inferiore a 750 m s.l.m. risulta
sempre verificata la disequazione as < a0 , pertanto la normativa impone lutilizzo del valore di
vref0 come vref nell equazione (2.4).
Coefficiente di esposizione
Il coefficiente di esposizione ce dipende dallaltezza della costruzione dal suolo, dalla
rugosit e dalla topografia del terreno e dallesposizione del sito dove si trova la costruzione.
Considerando sempre il fatto di mantenere una certa elasticit nel posizionamento geografico
della struttura si individuano, come possibili classi di rugosit del terreno, le categorie B e C
(dalla [N1], Tabella 7.3) rispettivamente relative ad aree urbane (non di categoria A), suburbane,
industriali e boschive la prima ed aree con ostacoli diffusi, ma non in campo aperto, la seconda.
Dalle classi di rugosit del terreno e dalle caratteristiche gi descritte del possibile sito,
attraverso la Figura 2-12 riconducibile alla normativa, si ottiene una categoria di esposizione del
sito IV.
16
Figura 2-12: Categorie di rugosit (da [N1], Tabella 7.3)
Relativamente alla Figura 2-12 si possono ricavare i coefficienti seguenti della Tabella 2-4.
Le formulazioni per il calcolo di ce differiscono a seconda che laltezza delledificio dal suolo
sia maggiore o minore della zmin trovata.
z zmin
ce = k 2 ct ln min 7 + ct ln
z0 z0
dove ct, coefficiente di topografia posto pari a 1.
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Coefficiente di forma (o aerodinamico)
Al punto 7.6.1 della normativa [N1] si riporta, per gli elementi di copertura a pianta
rettangolare, piani e inclinati la valutazione dei coefficienti aerodinamici esterni ed interni.
La struttura del tetto stata ideata per pendenze di falda variabili tra 10 e 18, per questo sia
il caso di falda sopravento che il caso di falda sottovento ricadono nel caso che fornisce, per una
pendenza minore di 20, c pe = - 0,4 . Non essendo ledificio stagno, il coefficiente interno risulta
Il verso delle pressioni considerato positivo se premono sulla struttura, quindi il segno
meno dei coefficienti determina una depressione.
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Carico neve
Il sovraccarico dovuto alla neve viene determinato fissando cinque livelli di quota di
riferimento compresi tra 200 m s.l.m. e 750 m s.l.m. I valori di carico utili, riportati nella Tabella
2-5, sono espressi sia in funzione del coefficiente 1 che di 0,51 in modo da considerare diverse
combinazioni di carico.
Riguardo invece al carico dovuto allaccumulo della neve sulle parti di copertura aggettanti la
parete, si definisce un carico per unit di lunghezza da applicare al bordo del tetto che sempre
funzione della quota a cui ci si riferisce.
Con la stessa scelta di quote del caso precedente si riportano i risultati ottenuti dalla
equazione (2.2) nella Tabella 2-6.
qsk 1 q
quota
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Carico vento
Dalle considerazioni fatte nei paragrafi precedenti si deduce che leffetto del vento sempre
quello di creare una depressione e ci dovuto alla bassa inclinazione della falda del tetto. In
questo caso per leffetto non dipendente dalla quota, o meglio, non varia nellintervallo di
quote a cui ci si riferisce.
q
qref ce cp
N/m2 N/m2
391 1,634 -0,6 -383
391 1,634 -0,2 -128
Note
Riguardo ai sovraccarichi dovuti alleffetto dellaccumulo della neve e alleffetto del vento
occorre fare una considerazione: i carichi neve, in quanto pesi, agiscono sempre in direzione
verticale sulla proiezione orizzontale della copertura, mentre la pressione del vento agisce in
direzione perpendicolare alla falda.
Questa differenza determinante al momento della definizione dello schema di carico, dove
il carico neve risulta gi orientato lungo una direzione del sistema di riferimento globale, ma
deve essere riportato alla lunghezza reale della struttura. Infatti, a parit di proiezione
orizzontale, un elemento inclinato risulta pi lungo di uno piano, quindi il carico per unit di
lunghezza riferito alla proiezione, deve essere ripartito su una lunghezza maggiore. Il carico
risultante (vedere figura Figura 2-14) sar pari al carico originale per il coseno dellangolo di
inclinazione della falda.
Il peso proprio agisce nella direzione verticale, ma risulta gi distribuito lungo lelemento, e
quindi il suo valore direttamente utizzabile.
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Figura 2-14: Azione del carico neve sulla copertura
La pressione del vento va invece scomposta nelle sue componenti verticale e orizzontale
calcolate in funzione dellinclinazione della falda.
Gk,j + 1,5Qk,1
G,j (2.5)
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Qk,i valore caratteristico delle altre azioni variabili.
Si adotta la combinazione che d gli effetti pi sfavorevoli.
Per il calcolo degli stati limite di esercizio si utilizzano le combinazioni di carico calcolate
mediante lespressione:
X d = kmod X k / M (2.8)
dove i termini assumono il seguente significato
Xd il valore di calcolo della propriet;
Xk il valore caratteristico della propriet;
M il coefficiente parziale di sicurezza per la propriet del materiale;
kmod il coefficiente di correzione che tiene conto delleffetto, sui parametri di resistenza,
sia della durata del carico che dellumidit della struttura.
I valori del coefficiente parziale di sicurezza per i materiali risulta di valore unitario per il
calcolo degli stati limite di esercizio, mentre assume valore 1,3 nel caso di stati limite ultimi
(legno o materiali a base di legno).
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I valori caratteristici delle resistenze e delle rigidezze dei materiali si ricavano dalla UNI EN
1194 [N5] relativamente al legno lamellare incollato di conifera, omogeneo (cio dove tutte le
lamelle hanno le stesse caratteristiche) e composto da quattro o pi lamelle disposte
orizzontalmente. Tali valori, relativi a quattro classi di resistenza normalizzate, vengono riportati
nella Tabella 2-8.
Classe di resistenza del legno lamellare incollato GL 24h GL 28h GL 32h GL 36h
I valori da utilizzare per la verifica alle sollecitazioni di calcolo, che si ricavano dalla (2.8),
ponendo kmod =0,9 e M = 1,3 ,risultano essere quelli della Tabella 2-9.
Tabella 2-9: Valori di calcolo per classi di resistenza normalizzate (verifiche allo S.L.U.)
Classe di resistenza del legno lamellare incollato GL 24h GL 28h GL 32h GL 36h
2
Resistenza a flessione (N/mm ) fm,g,d (// alle fibre) 16,62 19,38 22,15 24,92
Resistenza a trazione (N/mm ) 2 ft,0,g,d (// alle fibre) 11,42 13,50 15,58 18,00
ft,90,g,d ( alle fibre) 0,28 0,31 0,35 0,42
Resistenza a compressione fc,0,g,d (// alle fibre) 16,62 18,35 20,08 21,46
(N/mm2)
fc,90,g,d ( alle fibre) 1,87 2,08 2,28 2,49
2
Resistenza a taglio (N/mm ) fv,g,d 1,87 2,22 2,63 2,98
E0,g,mean (// alle fibre) 8030,77 8723,08 9484,62 10176,92
Modulo di elasticit (N/mm2)
E90,g,mean ( alle fibre) 270,00 290,77 318,46 339,23
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Nel caso di verifica agli stati limite di esercizio, in virt del fatto che il coefficiente parziale
di sicurezza M ha valore unitario, si ricalcolano i moduli di elasticit e di taglio. I risultati sono
riportati nella Tabella 2-10.
Tabella 2-10: Moduli elastico e di taglio per il calcolo agli stati limite di esercizio
Classe di resistenza del legno lamellare incollato GL 24h GL 28h GL 32h GL 36h
E0,g,mean 10440,00 11340,00 12330,00 13230,00
Modulo di elasticit (N/mm2)
E90,g,mean 351,00 378,00 414,00 441,00
24
Capitolo 3 Metodi di analisi strutturale
Questa interpretazione considera quindi la struttura come una piastra continua omogenea,
nella quale non si considerano pi espressamente i singoli elementi, ma le cui propriet sono
definite in modo da tenerne conto. Pertanto, se si modella il grigliato come una struttura
continua, occorre tenere conto che la piastra ottenuta ha un comportamento ortotropo, cio le
caratteristiche del materiale differiscono al variare della direzione, ma si possono comunque
individuare due direzioni principali.
La piastra, in quanto elemento inclinato nello spazio, risulta sollecitato da carichi sia
ortogonali al suo piano che paralleli ad esso. La soluzione del problema della piastra ortotropa
caricata come descritto si riconduce a formulazioni note. Il problema determinante del passaggio
25
dal grigliato alla piastra si trova nel fatto che, nella piastra, non si possono utilizzare direttamente
le informazioni sulle caratteristiche delle sezioni degli elementi del grigliato. necessario
ricorrere ad una rigidezza della sezione equivalente, in maniera che i risultati forniti dal calcolo
che considera la piastra si possano sovrapporre ai risultati ottenibili dal calcolo del grigliato
come struttura originale.
Il problema della determinazione di una rigidezza equivalente per la piastra ha fatto escludere
dalla trattazione questo metodo.
Lapplicazione di tale metodo trova impiego nelle situazioni in cui, a causa della complessit
nella definizione del dominio, non possibile trovare una soluzione analiticamente esatta. In
passato si ovviava a tale problema ponendo delle ipotesi semplificative sulle equazioni
differenziali che governano il problema. In alternativa, con il metodo degli elementi finiti, si
conserva la complessit geometrica accettando approssimazioni sui risultati.
La soluzione che si ottiene in questo modo deriva da una procedura ordinata, che si sviluppa
in passi successivi:
Figura 3-1: Esempio di possibile discretizzazione a elementi finiti di un nodo puntone - traverso
{F } = [ K ]{}
{} = [ K ] {F }
1
dove nel primo caso la variabile indipendente il vettore degli spostamenti e la matrice dei
coefficienti [K] detta matrice di rigidezza; nel secondo caso il vettore dei carichi applicati a
fornire le variabili indipendenti e la matrice dei coefficienti prende il nome di matrice di
flessibilit.
Come noto, il metodo delle forze quello che individua quellunico insieme di forze che,
oltre allequilibrio, implichi anche la congruenza, ovvero il rispetto dei vincoli interni ed esterni,
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nonostante le deformazioni indotte negli elementi strutturali. Il metodo degli spostamenti duale
al metodo delle forze, quello cio che individua quellunico insieme di parametri cinematica
(spostamenti) che, oltre alla congruenza, implichi anche lequilibrio.
La Figura 3-2 indica come, con questa convenzione, vengano considerati gli assi locali
relativi ai nodi di ciascuna trave, i quali permettono di definire anche direzione e verso degli
spostamenti e asse e verso delle rotazioni. Lasse x lasse baricentrico della trave, mentre gli
assi y e z sono gi assi centrali dinerzia della sezione.
28
Se si pensa alla dualit tra spostamenti e sollecitazioni, allo stesso modo con cui sono stati
disposti i gradi di libert, cio i possibili spostamenti e rotazioni, si possono disporre le
sollecitazioni.
In generale quindi possibile applicare ad ogni nodo una terna di forze ed una terna di
momenti. Con la stessa convenzione della Figura 3-2, le forze lungo lasse x indicano lo sforzo
normale, le forze lungo gli assi y e z sono le componenti di taglio, i momenti 1 e 7 sono i
momenti torcenti, mentre i restanti sono i momenti flettenti agenti nei piano ortogonali xy e xz.
In ogni elemento di struttura spaziale bisogna quindi mettere in relazione dodici spostamenti
con dodici sollecitazioni. In particolare si pu considerare separatamente leffetto provocato sul
primo nodo e quello prodotto sul secondo scomponendo la matrice di rigidezza in quattro
sottomatrici e separando, nei vettori di sollecitazione e spostamento, i primi sei elementi relativi
al primo nodo dai sei elementi successivi, relativi al secondo nodo. Si ricava cos lequazione
Per individuare questi legami, cio per costruire la matrice di rigidezza, si utilizza un
elemento di struttura spaziale, considerandolo con i nodi perfettamente incastrati. Questo viene
svincolato di volta in volta ad un solo grado di libert dei due nodi, in modo da poter imporre
uno spostamento o una rotazione unitaria.
29
In seguito sono riportati, dalla Figura 3-3 alla Figura 3-14, i possibili spostamenti di un
elemento spaziale, con le sollecitazioni che ne derivano. Questi termini di sollecitazione
dipendono da alcune grandezze di tipo geometrico come larea della sezione A, la lunghezza
dellelemento L, i momenti dinerzia J, e dalle caratteristiche del materiale, come il modulo
elastico E, il modulo di taglio G ed il coefficiente di Poisson n.
30
Figura 3-5: Spostamento unitario del primo nodo lungo z
31
Figura 3-8: Rotazione unitaria del primo nodo attorno l'asse z
32
Figura 3-11: Spostamento unitario del secondo nodo lungo z
33
Figura 3-14: Rotazione unitaria del secondo nodo attorno l'asse z
In certi casi possibile trascurare leffetto della deformazione assiale e della deformazione
torsionale andando cos a ridurre la dimensione della matrice di rigidezza di una o due righe e
colonne. Le sollecitazioni di sforzo normale e momento torcente andrebbero in questo caso
determinate successivamente per equilibrio. Nel seguito verr comunque considerata sempre la
matrice di rigidezza completa, che viene riportata nella (3.2).
EA EA
L 0 0 0 0 0 | 0 0 0 0 0
L
12EJZ 6EJZ 12EJZ 6EJZ
0 0 0 0 | 0 0 0 0
L3 L2 L3 L2
12EJY 6EJY 12EJY 6EJY
0 0 0 0 | 0 0 0 0
L3 L2 L3 L2
GJX GJX
0 0 0 0 0 | 0 0 0 0 0
L L
6EJY 4EJY 6EJY 2EJY
0 0 0 0 | 0 0 0 0
L2 L L2 L
6EJZ 4EJZ 6EJZ 2EJZ
0 0 0 0 | 0 0 0 0
L2 L L2 L
[k] = |
EA EA
0 0 0 0 0 | 0 0 0 0 0
L L
0 12EJ 6EJ 12EJZ 6EJ
3Z 0 0 0 2Z | 0 0 0 0 2Z
L L L3 L
12EJY 6EJY 12EJY 6EJY
0 0 0 0 | 0 0 0 0
L3 L2 L3 L2
0 0 0
GJX
0 0 | 0 0 0
GJX
0 0
L L
6EJY 2EJY 6EJY 4EJY
0 0 0 0 | 0 0 0 0
L2 L L2 L
0 6EJZ 2EJZ 6EJZ 4EJZ
0 0 0 | 0 0 0 0
L2 L L2 L
(3.2)
34
3.2.2 SISTEMI DI RIFERIMENTO
Lelemento di struttura spaziale definibile attraverso un sistema di riferimento locale che
vede lasse x disposto lungo lasse baricentrico dellelemento. Gli altri due assi coordinati si
individuano sulla sezione iniziale in modo da corrispondere agli assi centrali dinerzia della
sezione stessa. Le sezioni iniziale e terminale sono nodi strutturali e la loro scelta determina
lorientazione dellasse dellelemento, quindi consente di posizionare lasse x.
Il sistema globale una terna di assi XYZ che permette di localizzare le coordinate delle
sezioni iniziale e finale dellelemento e, di conseguenza, di orientare lasse x locale. Se si fanno
coincidere le origini dei due sistemi e si ruota nello spazio lelemento, il nodo iniziale rimane
nellorigine. Il nodo terminale si trova definito nel sistema locale dalla sola coordinata x, pari alla
lunghezza dellelemento stesso, mentre nel sistema globale avr una terna di coordinate (X,Y,Z).
La definizione della struttura fatta in questo modo viene molto spesso trattata nella letteratura
relativa ([3], [4]) descrivendo una serie di operazioni comode da eseguire con il calcolatore:
35
Nel nostro caso la struttura ha una forte caratterizzazione modulare, quindi si pu identificare
una serie di tipologie di elementi che si ripetono secondo diversi schemi, mantenendo costanti i
parametri di orientazione.
Per esempio, gli elementi disposti nel senso dei puntoni sono tutti orientati allo stesso modo e
si trovano solamente traslati rispetto allorigine di una quantit multipla delle coordinate globali
del nodo iniziale. Le differenze tra elementi di questa categoria possono solo essere le
caratteristiche geometriche come lunghezza, forma e dimensioni della sezione. Lo stesso
discorso si pu fare per gli elementi trasversali.
Lidea sviluppata a proposito della struttura a grigliato oggetto della tesi quindi di non
definire a priori le coordinate dei nodi in modo che il programma di calcolo ricavi gli angoli di
orientazione e la lunghezza per ogni elemento, ma di fornire direttamente come dato noto queste
caratteristiche per ogni tipologia di elementi, sfruttando proprio la modularit della struttura.
36
Per definire graficamente gli angoli che descrivono lelemento nello spazio si ruota
lelemento nel piano orizzontale XZ, guardando dallalto la rotazione rispetto lasse Y risulta
positiva se antioraria. Langolo descritto viene identificato con la lettera greca , come nella
Figura 3-16.
Si ritorni nella condizione iniziale e si ruoti lelemento nel piano verticale XY. Guardando il
piano con lasse Z uscente dal foglio la rotazione risulta positiva se in senso antiorario. La Figura
3-17 mostra langolo descritto che viene identificato con la lettera greca .
37
Figura 3-17 Rotazione
Osservando la Figura 3-19 subito evidente come due elementi con lasse congruente
possano essere orientati diversamente, variando cos le loro caratteristiche dipendenti dalla
disposizione degli assi principali.
38
Figura 3-19 Rotazione
In generale deve essere possibile anche ruotare la sezione attorno allasse dellelemento in
maniera da orientare secondo le proprie esigenze gli assi principali. Questa necessit si riscontra,
nel caso del grigliato di falda, quando si posizionano gli elementi disposti nel senso degli
arcarecci (si considera sempre la sezione rettangolare), i quali devono mantenere la loro faccia
superiore parallela al piano di falda in quanto la struttura disposta in aderenza al perlinato (si
veda a riguardo la composizione della copertura nella Figura 2-4 a pagina 6) e si deve quindi
garantire la congruenza con esso.
Se non si considerasse la rotazione della sezione si avrebbe una disposizione della faccia
superiore parallela al piano orizzontale globale XZ e la congruenza richiesta verrebbe meno.
Esempi delle disposizioni congruenti e non congruenti sono riportati nella Figura 3-20.
39
Figura 3-20: Congruenza geometrica tra elementi trasversali e perlinato
Langolo che permette di ruotare la sezione viene definito dalla lettera greca e risulta
positivo se, osservando il piano yz con lasse x entrante, il senso di rotazione orario.
I problemi trattati con il metodo di inserire le coordinate dei nodi estremi dellelemento e
calcolarne successivamente gli angoli e non permette di dire nulla sulla condizione degli
assi principali della sezione. Per definire anche langolo necessario ricorrere ad ulteriori
considerazioni, come definire un terzo nodo, esterno allelemento, ma che ne permette
lorientazione. Non si andr nel dettaglio del problema perch, in questa sede, anche langolo
sar trattato come dato noto.
Noti i tre angoli di rotazione si possono definire tutte le tipologie di elementi necessari per la
descrizione completa della struttura sovrapponendo le possibili rotazioni viste in precedenza.
Matrici di rotazione
Si visto che lelemento pu essere descritto attraverso la posizione del suo asse
longitudinale e di un asse principale della sezione (il terzo asse si definisce di conseguenza) in
funzione della terna di angoli ( , , ) definiti dallutente.
Lasse dellelemento pu anche essere visto come un vettore definito in coordinate cartesiane
nei sistemi locale e globale. Questo vale anche per tutte le altre grandezze, oltre alla lunghezza,
40
che si possono ricondurre ad un vettore, come gli assi principali, gli spostamenti dei nodi, le
sollecitazioni ai nodi, ecc.
Si deve quindi trovare il legame che lega le grandezze vettoriali del sistema locale alle
omologhe del sistema globale attraverso gli angoli noti.
cos 0 sin
[N ] = 0 1 0
sin 0 cos
Mantenendo costanti gli angoli e possibile, allo stesso modo del caso precedente,
ricavare la matrice che permette la rotazione di un vettore in funzione di .
41
Figura 3-22: Rotazione attorno alllasse z
cos sin 0
[N ] = sin cos 0
0 0 1
1 0 0
[N ] = 0 cos sin .
0 sin cos
42
Le matrici di rotazione definite fino ad ora permettono di trasformare una terna di coordinate
note nel sistema globale in una terna locale secondo loperazione
x X
y = [N ]Y
z
Z
dove, nel caso pi generale che contempla valori di , e diversi da zero, la matrice di
rotazione [N] il prodotto delle tre matrici di rotazione relative ai singoli angoli.
Si pu facilmente notare che, nel caso in cui un angolo risulti nullo, la sua matrice di
rotazione diventa la matrice identica in quanto sulla diagonale sono presenti un 1 e due coseni,
mentre fuori diagonale sono solo presenti dei seni, oltre agli zeri.
Il caso tipico quello del vettore degli spostamenti o del suo corrispondente vettore delle
forze agli estremi dellelemento. Entrambi hanno dimensione pari a dodici righe per una colonna,
ma si possono ricondurre allunione di quattro vettori che rappresentano ognuno le componenti
cartesiane della grandezza in questione.
In particolare, facendo ancora riferimento alla Figura 3-2, si deduce che nel primo nodo le
componenti di spostamento (e relativamente quelle di sollecitazione) sono una terna di
coordinate ( x1 , y1 , z1 ) , mentre le componenti di rotazione (e relativi momenti) sono ancora
descrivibili con una terna di coordinate locali ( x1 ', y1 ', z1 ' ) diversa e disgiunta dalla prima, ma
Lo stesso vale al secondo nodo: sono presenti due terne ( x2 , y2 , z2 ) e ( x2 ', y2 ', z2 ' ) agenti
sempre nelle direzioni definite dagli assi locali, ma con valori indipendenti.
{ x1 y2 ' z2 '} ,
T
y1 z1 x1 ' y1 ' z1 ' x2 y2 z2 x2 ' (3.3)
ma essendo tra di loro indipendenti possono essere sottoposte a rotazione in modo disgiunto.
43
Definendo
[ N0 ] = [ N ] N
N
la matrice che contempla tutte e tre le possibili rotazioni di un vettore nello spazio, si ottiene che
la matrice di rotazione 12 12 che permette loperazione di rotazione di un vettore come quello
definito in (3.3) diventa la matrice diagonale a blocchi
N0 " 0
N0 #
[ N ] = # N0
.
0 " N0
Nel caso in cui si debba fare riferimento solamente alle due terne relative ad un unico nodo la
matrice di rotazione sarebbe sempre diagonale a blocchi, ma con solo due termini [ N 0 ] .
Operando nel sistema locale e nota la matrice di rigidezza dellelemento vale, sotto le gi
citate ipotesi di elasticit lineare, lequazione in forma matriciale
[ ke ]{ e } = { fe } (3.4)
sollecitazione. Si fa notare che il pedice e indica che ci si sta riferendo a termini relativi ad un
singolo elemento.
nodo vincolato, caratterizzato dallavere tutti o solo alcuni gradi di libert impediti
dalle condizioni al contorno di vincolo;
sui nodi quindi nullo il valore di spostamento relativo ai gradi di libert vincolati.
In via generale su ogni nodo il vettore delle sollecitazioni si pu scomporre nella somma di
diversi contributi secondo la forma
{ e } = [ Ne ]{ e } (3.5)
{ fe } = [ N e ]{Fe }
per il vettore sollecitazioni.
Sostituendo le ultime due espressioni ricavate nella (3.4) si ottiene la forma in termini di
spostamenti e sollecitazioni globali di questultima, che risulta
[ ke ][ N e ]{ e } = [ N e ]{Fe } ,
che, premoltiplicando entrambi i termini per linverso della matrice di rotazione, diventa:
([ N ] [k ][ N ]){ } = {F } .
T
e e e (3.6)
Il termine tra parentesi tonde rappresenta la matrice di rigidezza dellelemento nella sua forma
globale. Riscrivendo la (3.6) in forma pi compatta si ottiene:
45
[ K e ]{ e } = {Fe } (3.7)
[ K ]{} = {F } (3.8)
dove per le dimensioni non sono pi relative ai gradi di libert del singolo elemento, ma ai
gradi di libert dellintera struttura.
Nel caso dei vettori il problema semplice da risolvere, in quanto basta elencare tutti i
termini relativi ad ogni elemento in sequenza, avendo la cura di ordinare la sequenza secondo
una progressione nota. Ad esempio
{1}
{ 2 }
{ } = #
#
{ n }
contiene tutti i vettori di spostamento generalizzato di ogni nodo (dimensione 61) incolonnati in
ordine sequenziale secondo il numero del nodo.
Loperazione che permette ai vettori ed alla matrice di rigidezza di passare dalla dimensione
elemento 1212 alla dimensione struttura nn viene detta espansione a n dimensioni.
46
possibile ricondurre lespansione ad una serie di operazioni tra matrici utilizzando delle
matrici di supporto appositamente create per ogni elemento. Questo sistema permette di rendere
loperazione particolarmente comoda nel caso di implementazione del metodo in un codice
automatico, mentre nel caso di risoluzione manuale forse pi comodo utilizzare il metodo della
matrice di influenza di cui non si tratter in questa sede.
[ A]
T
Lidea di creare una matrice, detta , che ha dimensioni n12, e che si valuta
La matrice [ A] ha la forma
T
[ nodo1]
[ nodo2]
#
[ Ae] =[ nodoi]
T
#
[ ]
nodoj
#
dove ogni termine indicato come [nodo] una sottomatrice di termini 0 e 1 di dimensione 612.
Per ogni asta si individua il numero progressivo del nodo iniziale e del nodo finale, indicati
con i e j, e si collocano nelle rispettive posizioni le sottomatrici
1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0
nodo i
0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0
47
0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0
nodo j
0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1
Tutte le sottomatrici relativi ai nodi che non fanno parte dellelemento sono nulle.
A questo punto chiaro che lespansione di un vettore dalla dimensione elemento alla
dimensione struttura si ottiene semplicemente premoltiplicando il vettore 121 per la
matrice [ A] . Lo stesso vale per lespansione della matrice di rigidezza che richiede, essendo una
T
K eesp = [ Ae ] [ K e ][ Ae ] = [ Ae ] [ N ] [ ke ][ N ][ Ae ] .
T T T
esp
K e { } {
esp
= F esp }
e
che si pu abbreviare nella consueta forma matriciale
[ K ]{} = {F } .
La matrice di rigidezza globale espansa, se preceduta da una corretta numerazione dei gradi
di libert, assume una forma a banda che diventa essenziale per consentire unagevole soluzione
del problema attraverso linversione della matrice stessa.
Nella pratica dei codici di calcolo, si procede solitamente alla soluzione del sistema di
equazioni attraverso metodi numerici, i quali consentono di elaborare sistemi con molte migliaia
di incognite, mentre non si ricorre allinversione della matrice di rigidezza. Nel programma di
calcolo sviluppato in questa tesi, che si basa sul noto software Matlab invece, sar utilizzata
linversione diretta della matrice di rigidezza, sulla base delle seguenti considerazioni:
Una matrice bandata ha la caratteristica di avere gli elementi non nulli disposti sulla
diagonale e nelle posizioni vicine alla diagonale stessa. Matlab dispone di un apposito comando,
spy, che permette di visualizzare la matrice come unimmagine nella quale gli elementi nulli non
compaiono, mentre gli elementi non nulli sono evidenziati da un pallino. Si sono sottoposte al
comando spy due matrici di rigidezza espanse relative a due problemi risolti: la prima, una
struttura con 5 nodi e 30 gradi di libert totali, mentre la seconda relativa a 63 nodi e 378 gradi di
libert. Le immagini ricavate sono riportate nella Figura 3-24 e nella Figura 3-25.
10
15
20
25
30
0 5 10 15 20 25 30
118
49
Figura 3-25: Struttura con 63 nodi e relativi 378 gdl totali
Per quanto riguarda i gradi di libert non vincolati invece lo spostamento lincognita
principale, mentre risulta noto il valore della sollecitazione in quanto dipendente della
configurazione di carico. Ci si trova quindi un sistema di equazioni misto, dove alcune incognite
stanno nel vettore {D} ed alcune nel vettore {F}.
50
La forma cos partizionata del sistema diventa
[ K LL ] [ K LV ] { L } = {FL }
[ KVL ] [ KVV ] {V } {FV }
in cui con il pedice V si indica il riferimento ai gradi di libert vincolati, mentre con il pedice L a
quelli effettivamente liberi.
Come gi detto risultano noti i vettori {DV} e {FL} e tutte le sottomatrici di [K] e si possono
quindi ricavare i vettori incogniti
{ L } = [ K LL ] {FL }
1
dove si assume che [ KVV ]{V } = {0} in quanto i vincoli sono considerati perfetti e quindi non
cedevoli.
I valori ottenuti in {FV} non sono ancora le reazioni vincolari perch in generale vale
luguaglianza {FV } = {R} + {Fequivalenti } + {Fnodali } dove solo il termine {R} indica il risultato
cercato.
Considerando anche che le sollecitazioni nodali direttamente applicate sul vincolo si perdono
direttamente sul vincolo stesso, il vero valore delle reazioni vincolari dato dalla differenza
51
Per valutare questo carico equivalente si utilizza una configurazione a nodi bloccati, cio si
impongono gli incastri agli estremi dellelemento e le sollecitazioni equivalenti saranno la
risposta vincolare degli incastri. Per questo scopo stato sufficiente considerare i casi che
vedono carichi uniformemente distribuiti lungo tutto lo sviluppo in lunghezza dellelemento e
considerati nei tre versi relativi agli assi locali. I valori delle reazioni a nodi bloccati sono
riportati, per i diversi tipi di carichi distribuiti, nella Figura 3-26
[ ke ]{ e } = { f }
che fornisce le sollecitazioni locali ai nodi causate dalla deformazione della struttura
complessiva.
52
Sul singolo elemento agisce per anche una componente di sollecitazione equivalente dovuta
ai carichi interni che deve essere sovrapposta a quella appena ottenuta per ricavare le
sollecitazioni nodali complessive. Tale operazione risulta essere la seguente somma di vettori:
{s } = { f } + { f
e e , e , equivalenti }
3.3.7 SOLLECITAZIONI LUNGO LELEMENTO
Note le sollecitazioni effettive agli estremi di ogni trave e nota la configurazione di carico si
procede alla determinazione delle sollecitazioni allinterno dellelemento stesso. Essendo stata
fatta unanalisi del primo ordine la geometria da considerare quella della struttura indeformata.
Lapplicazione di questa procedura alla struttura calcolata con il programma in Matlab deve
tenere conto delle convenzioni sulla direzione degli assi delle sollecitazioni che talvolta
differiscono dalla definizione classica. Se si fa riferimento al piano xy (caso bidimensionale) si
ha:
53
Figura 3-27: Differenti convenzioni sui segni delle sollecitazioni
Il risultato che si deve ottenere con i due metodi deve quindi risultare concorde, considerando
che: il momento positivo tende le fibre inferiori dellelemento, lo sforzo normale positivo se di
trazione e il taglio positivo quello che deforma lelemento come nella Figura 3-28.
54
Capitolo 4 Sviluppo del codice di calcolo
Lesecuzione del calcolo strutturale per il grigliato spaziale stata condotta attraverso
lutilizzo di un codice di calcolo appositamente sviluppato in linguaggio Matlab che si riconduce
al metodo degli spostamenti presentato in via teorica nel capitolo precedente.
o Sezioni rettangolari
55
Lipotesi sui vincoli a terra accettabile perch tali dispositivi, che nel nostro caso sono
sempre appoggi disposti in varie direzioni, e mai incastri, risultano essere sempre strutture molto
pi rigide degli elementi del grigliato. In particolare possono essere pilastri e muri portanti in
muratura o in legno, oppure travi di colmo in legno che provocano abbassamenti degli appoggi
del grigliato trascurabili.
Si assumono nodi perfettamente rigidi perch lo svolgimento della tesi non ha compreso
unattivit mirata alla determinazione della cedevolezza da applicare al nodo. Dal punto di vista
del modello matematico, un nodo non rigido avrebbe influito sulla matrice di rigidezza della
struttura e di conseguenza sugli spostamenti nodali e sulle sollecitazioni trasmesse. Lipotesi di
rigidit assoluta necessita della possibilit di creare connessioni molto efficaci, che realizzino un
incastro perfetto fra gli elementi lignei, d esempio attraverso luso di elementi metallici o colle
adeguate.
Si ricorda comunque che i vari elementi spaziali della struttura sono considerati
singolarmente come elementi separati durante lanalisi strutturale, quindi in ogni nodo
convergono almeno due elementi. In realt molti elementi sono continui lungo la direzione
dellasse e i nodi sono i punti di sovrapposizione di elementi disposti lungo diverse direzioni.
Lipotesi sulle sezioni degli elementi costruttivi data dal fatto che per motivi commerciali
ed estetici si utilizzano sezioni rettangolari. Il programma di calcolo include quindi una funzione
per il calcolo automatico dei momenti dinerzia relativo a dette sezioni.
Per quanto riguarda i carichi concentrati ed i carichi distribuiti, si ipotizzato che siano
applicati sullasse baricentrico in maniera da evitare che i carichi assiali eccentrici determinino
effetti flettenti ed i carichi taglianti effetti torcenti.
Il programma in Matlab si interfaccia con fogli di calcolo realizzati in Excel che contengono
i dati del problema e, inoltre, restituisce i risultati ottenuti in un file di testo di riepilogo ed in
56
file di testo formato script per AutoCAD i quali permettono di visualizzare graficamente in 3D i
risultati ottenuti.
Sono state realizzate due versioni del programma: una base che permette di analizzare la
struttura a fronte di una configurazione di carico unica, e una completa che permette di
combinare automaticamente diverse condizioni di carico in modo da rispettare i dettami
dellEurocodice (o in generale di verificare diverse condizioni di carico), richiedendo e fornendo
dati in forma parametrica. La seconda versione si basa, per quanto riguarda il calcolo vero e
proprio, sulla stessa logica della versione base.
Il programma non richiede particolari unit di misura per le grandezze da inserire nel
processo di calcolo, ma sta allutilizzatore inserire i dati coerentemente.
Linterfaccia con Excel stata introdotta per facilitare linserimento dei dati relativi alla
geometria della struttura ed alle condizioni di carico e di vincolo attraverso dei fogli predisposti,
come si potr osservare al paragrafo 4.2.2. I valori introdotti saranno acquisiti come matrici da
Matlab grazie al comando xlsread.
AutoCAD viene invece sfruttato per la visualizzazione tridimensionale del disegno della
struttura, della posizione dei nodi dopo la deformazione e dei diagrammi di sollecitazione, grazie
allesecuzione di file di script automaticamente generati dal programma di calcolo. I file di script
sono file di testo con estensione .scr che contengono i comandi per la generazione del disegno.
Per eseguire un file di script occorre selezionare Esegui script dal men Strumenti (vedere Figura
4-1).
Lesecuzione di questi file di script stata verificata su AutoCAD versione 2002 e 2004.
Occorre anche ricordare che sulle versioni LT non sono presenti alcuni comandi utilizzati negli
script, quindi non possibile il loro utilizzo.
57
Figura 4-1: Esecuzione di un file di script
Per un corretto funzionamento si consiglia anche di eseguire lo script in modalit osnap off e
di predisporre uno stile di testo standard diverso da txt.
Ulteriori dati verranno richiesti direttamente allutente dal programma durante lesecuzione.
angolo ;
angolo ;
angolo ;
lunghezza;
base;
altezza;
58
coefficiente , funzione del rapporto altezza/base per le sezioni rettangolari,
necessario per determinare il termine di rigidezza torsionale della matrice [ke].
Il coefficiente viene dedotto per interpolazione dalla Tabella 4-1 per sezioni rettangolari in
funzione del rapporto dei lati, dove a rappresenta il lato maggiore [10].
a/b 1 1,5 2 3 10
f 0,141 0,196 0,229 0,263 0,312 0,333
Nella Figura 4-2 possibile vedere un esempio del foglio zero che descrive quattro diverse
tipologie di elementi.
59
il numero del nodo finale;
Nella Figura 4-4 sono stati evidenziate le diverse tipologie di elementi con colori differenti.
Il foglio successivo, due, contiene la definizione dei vincoli. Siccome ogni nodo, in
generale, possiede sei gradi di libert, sono presenti sei colonne per un numero di righe pari al
numero di nodi. Occorre inserire nella cella relativa al grado di libert vincolato il valore 0,
mentre per gli spostamenti liberi possibile utilizzare 1 o un altro valore numerico diverso da
zero.
Si ricorda che le sei colonne relative ai gradi di libert sono da intendersi, in ordine da
sinistra a destra, come: spostamento lungo x, spostamento lungo y, spostamento lungo z,
rotazione attorno a x, rotazione attorno a y, rotazione attorno a z.
60
La Figura 4-4 mostra come i nodi evidenziati in giallo siano vincolati per quanto riguarda gli
spostamenti (prime tre colonne), ma siano liberi di ruotare sugli appoggi. I nodi non evidenziati
sono completamente svincolati.
Il foglio tre permette di inserire i parametri relativi ai carichi distribuiti, intesi come
quantit di carico sullunit di lunghezza (es: kilonewton al metro, decanewton al centimetro), e
che devono essere riferiti al sistema globale per quanto riguarda le componenti lungo gli assi X,
Y e Z. Ogni riga di questa sezione si riferisce ad un elemento. Non si possono definire coppie
distribuite.
Lesempio di Figura 4-5 evidenzia una serie di elementi caricati da un carico verticale
uniformemente distribuito di valore 10 (da intendersi nellunit di misura coerente con le
grandezze utilizzate) agente dallalto verso il basso (il segno meno indica verso discorde rispetto
lasse y). Gli elementi non evidenziati sono scarichi. importante ricordare che anche gli
elementi scarichi devono essere tutti riportati nel foglio di Excel indicando il carico nullo con
0.
61
Figura 4-5: Foglio "tre" carichi distribuiti
Lultima sezione, foglio quattro, consente di definire lentit dei carichi concentrati, per
ogni nodo. Analogamente alla sezione sulla definizione dei vincoli, sono presenti sei colonne su
ognuna delle quali si pu disporre la forza o la coppia concentrate lungo le componenti relative
agli assi globali.
62
La definizione dei carichi avviene sempre nel campo del sistema globale in quanto,
dallanalisi di carichi e sovraccarichi, si ottengono valori riferiti allintera struttura. Sar il
programma stesso a ricondurre, ove necessario, i valori di carico ai relativi sistemi locali.
Nella Figura 4-6 sono riportati, a titolo di esempio, dei carichi concentrati verticali agenti
verso il basso nei nodi evidenziati in giallo, e dei carichi concentrati agenti orizzontalmente nel
senso dellasse x evidenziati in rosso. Per quanto riguarda i carichi concentrati possibile
definire anche le eventuali coppie concentrate, compilando le tre colonne di destra.
Per la versione del programma che permette la combinazione dei carichi sono previsti tre
ulteriori fogli di Excel, denominati rispettivamente parametri, moltiplicatori e
coefficienti_parziali. La descrizione di questi rimandata al paragrafo 4.2.4.
4.2.3 FUNZIONAMENTO
Definiti i dati geometrici e i parametri di carico si passa, dopo aver attivato Matlab,
allesecuzione di una serie di sottoprogrammi, dal codice:
costruzione
disegnocostruzione
sollecitazioni
sollecitazionilocali
disegnanodispostati
diagrammi
Il risultato restituito una struttura di dati che contiene le coordinate globali dei singoli nodi
ordinati secondo il proprio numero di riferimento.
63
si definiscono le coordinate del nodo 1 (solitamente lorigine degli assi);
vengono individuati gli elementi che hanno come primo nodo il nodo 1;
note le caratteristiche degli elementi si calcola la posizione del nodo finale di ogni
elemento generato dal nodo 1;
La procedura di calcolo seguita quella che viene descritta in termini matematici al paragrafo
3.3.7.
Risultati
I risultati vengono esposti in forma numerica al termine dellesecuzione del programma ed in
forma grafica attraverso la procedura gi descritta.
64
4.2.4 COMBINAZIONI DI CARICO
Come si gi accennato allinizio del capitolo stata composta una versione del programma
che permette di combinare automaticamente le condizioni di carico secondo quanto richiesto
dalle normative [N2] e [N4] al fine di trovare la condizione pi sfavorevole.
Il procedimento si avvale del fatto che, essendo lanalisi sviluppata in campo elastico lineare,
vale il principio di sovrapposizione degli effetti. In pratica, se sono presenti diversi tipi di carico
possibile svolgere lanalisi della struttura considerando i carichi separatamente; il risultato
complessivo sar dato dalla somma dei risultati parziali ottenuti dalle singole combinazioni.
Tipologie di carico
Per sfruttare quanto appena detto si definiscono alcune tipologie di carico suscettibili di
variazione nel senso del modulo, ma non come distribuzione. Il carico complessivo risulter una
combinazione lineare delle stesse.
Le tipologie sono:
5. carico neve distribuito lungo i bordi (dovuto allaccumulo sulle parti in aggetto);
Considerando il peso proprio della struttura portante, si pu notare che i traversi hanno un
peso per unit di lunghezza minore di quello dei puntoni, ed in particolare il rapporto tra i due
pesi uguale al rapporto tra le due aree delle sezioni. Da un rapido calcolo si ottiene
12 12 = 0, 72 . Questo porta a poter definire una maschera (la numero 1) che contiene tutti
10 20
parametri 1 in corrispondenza del carico verticale dei puntoni (colonna contraddistinta da qx)
ed un parametro 0,72 in corrispondenza dei traversi, come raffigurato nella Figura 4-7.
66
Figura 4-7: Esempio di parametri per la maschera 1 relativa alla tipologia di carico 1 dellelenco di pagina 65
Allo stesso modo si pu evidenziare il fatto che alcune tipologie di elementi risultino caricati
ed altri no andando a definire le maschere relative ai carichi della copertura, al carico della neve
e al carico del vento utilizzando il parametro 1 per lelemento caricato e 0 per gli elementi
scarichi.
Un esempio grafico delle due situazioni appena descritte riportato nella Figura 4-8, dove
nel disegno di sinistra agisce il peso proprio, in proporzione al tipo di sezione; nel disegno di
destra il carico agisce solamente sui puntoni.
Questa operazione di definizione dei parametri viene eseguita, per le prime sei tipologie di
carico, attraverso il foglio parametri del file di Excel utilizzato come interfaccia dati del
programma. Un esempio si ha nella Figura 4-9.
67
Figura 4-9: Foglio "parametri" per due tipologie di elementi e sei di carico
Questi parametri vengono assegnati per tipologia di elemento, ma possibile che non tutti gli
elementi della stessa tipologia siano caricati allo stesso modo. Per considerare questo fatto,
durante lesecuzione del programma viene richiesto allutente di digitare il numero degli
68
elementi (o il numero dei nodi se si fa riferimento ai carichi nodali) soggetti al carico. Questa
informazione pu essere data anche sotto forma di intervallo.
La definizione dei parametri della maschera e degli elementi caricati permette di avere nove
diverse combinazioni di carico parametrizzate. Ognuna di queste verr elaborata come se fosse
una configurazione di carico definitiva, allo stesso modo descritto nella sezione 4.2.3, e saranno
memorizzati i risultati relativi alle sollecitazioni, agli spostamenti dei nodi liberi ed alle reazioni
vincolari.
I valori che permettono di passare dai valori parametrici ai carichi reali, e conseguentemente
risultati reali, sono definiti nel foglio moltiplicatori, per ognuna delle nove maschere.
Per seguire le modalit di combinazione dei carichi proposte dallEurocodice, occorre ancora
combinare i valori ottenuti dopo la precedente operazione tra di loro. Ad esempio potrebbe
essere richiesta la combinazione 1,35 ( carico permanente ) + 1,5(carico neve) . Anche in questo
caso il principio di sovrapposizione degli effetti permette di ricavare il risultato finale attraverso
la somma dei risultati parziali gi ottenuti moltiplicati per i rispettivi coefficienti parziali (in
questo esempio 1,35 per il carico permanente e 1,5 per il carico della neve).
Figura 4-12: Foglio "Coefficienti_parziali". Sono riportate tre diverse configurazioni (righe 19, 1018, 1927)
70
4.3 VALIDAZIONE
Per poter utilizzare il programma stata necessaria una validazione del codice
successivamente a delle prove di collaudo su configurazioni strutturali note o calcolate con altri
programmi.
Per verificare il corretto funzionamento del programma di calcolo si sono quindi elaborate
due diverse configurazioni di carico sulla trave appoggio-appoggio, facilmente riconducibili a
schemi classici per le strutture piane:
La trave stata considerata come lunione attraverso incastri perfetti di quattro elementi di
uguale sezione e lunghezza (vedasi Figura 4-13). Si ricorda a riguardo che i carichi concentrati
possono essere applicati solo in corrispondenza dei nodi interni della struttura, quindi per il caso
del carico in mezzeria si doveva ricorrere comunque ad almeno due elementi.
Siccome questa trave si riconduce ad una struttura piana, necessario bloccare i gradi di
libert relativi agli spostamenti spaziali non interessati dalla condizione di vincolo piana.
Figura 4-13: Trave nello spazio. Sono numerati i nodi e, tra parentesi, gli elementi
71
I risultati restituiti, coerenti dal punto di vista numerico, forniscono i diagrammi di
sollecitazione riportati nella Figura 4-14 e nella Figura 4-15. Tali diagrammi sono stati ottenuti
calcolando le sollecitazioni in un numero di sezione predefinito lungo lasse dellelemento.
La trave viene disposta lungo lasse x, quindi il sistema di coordinate locale coincide con
quello globale. Anche in questo caso la trave stata definita come una serie di quattro elementi
di uguale sezione e lunghezza, in asse gli uni agli altri, collegati con incastri interni rigidi. In
questo modo possibile inserire carichi concentrati nei nodi di congiunzione degli elementi.
Sono state eseguite quattro prove di calcolo con altrettante diverse configurazioni di carico,
in particolare:
72
d) Carico uniformemente distribuito lungo z e concorde con questultimo.
I risultati ottenuti sono stati confrontati con i risultati derivanti dal calcolo attraverso le usuali
formule della scienza delle costruzioni.
Occorre ricordare che le convenzioni utilizzate dal programma di calcolo in Matlab sono
diverse da quelle che si usano classicamente, per via di alcuni segni invertiti. I valori numerici
sono risultati comunque validi apportando le dovute modifiche ai versi dazione.
73
Nei casi a), b) e c), visualizzando i grafici nel piano xy con z uscente da piano del foglio, si
ottengono i diagrammi riportati nella Figura 4-17. Non sono stati riportati i diagrammi relativi
alle altre sollecitazioni in quanto tutte nulle.
Figura 4-17: Diagrammi di momento, taglio e sforzo normale per le configurazioni di carico a, b e c
Le sollecitazioni riguardanti il caso di carico d) sono invece disposte sul piano orizzontale, e
rappresentano rispettivamente il momento flettente M2 (direzione y) ed il taglio T3 (direzione z).
la Figura 4-18 le rappresenta in vista assonometrica.
74
Figura 4-18: Digrammi di momento e taglio nel piano xz
Figura 4-19: Schema statico della trave inclinata appoggiata agli estremi
75
Figura 4-20: Discretizzazione della trave con quattro elementi
Nota lentit del carico verticale e linclinazione della trave si ricavano le componenti del
carico ortogonali e parallele alla trave stessa. I valori ottenuti sono rispettivamente
10 cos15 = 9, 6592 e 10 sin15 = 2, 6 . A questo punto si possono verificare i valori notevoli
delle sollecitazioni:
q l 2 9, 6592 4002
momento massimo in mezzeria (nodo 3) pari a = = 193 185 ,
8 8
confermato dal programma di calcolo che restituisce 193185;
q l 9, 6592 400
taglio massimo agli appoggi pari a = = 1932 , con il risultato del
2 2
programma pari a 1932;
q l 2,5802 400
sforzo normale massimo agli appoggi pari a = = 516 , in linea con il
2 2
valore 517 differente a causa delle approssimazione effettuate nel calcolo manuale.
76
Figura 4-21: Diagrammi di sforzo normale, taglio e momento flettente nel piano xy per la trave inclinata
79
Per quanto riguarda le sezioni degli elementi strutturali si utilizzano puntoni 1020 e traversi
1212, con interassi relativamente di 100 cm e 120 cm in modo da ottenere una sezione
traversale del grigliato come indicato nella Figura 5-2.
quindi possibile passare alla verifica secondo quanto richiesto dallEurocodice 5 ([N4],
capitolo 5). In generale gli elementi del grigliato sono sottoposti a sollecitazione di
pressoflessione deviata o tensoflessione deviata oltre che al taglio nelle due componenti ed al
momento torcente, quindi necessario ricorrere alla verifica di ogni elemento combinando
assieme i contributi di tensione di ogni sollecitazione (non necessariamente la tensione massima
si trova in un elemento dove si ha una sollecitazione massima). Le tensioni di calcolo vengono
determinate con le classiche formulazioni sotto riportate.
Fx,positiva
Sforzo normale di trazione: t,0,d =
A
Fx,negativa
Sforzo normale di compressione: c,0,d =
A
M z, max
Flessione nel piano xy: m,z,d =
Wz
M y, max
Flessione nel piano xz: m,y,d =
Wy
3 Fy
Taglio (sezioni rettangolari) lungo y: y,d =
2A
3 Fz
Taglio (sezioni rettangolari) lungo z: z,d =
2A
81
Mx
Torsione: tor,d = b
Jx
Tensoflessione
Devono essere verificate le disuguaglianze
Pressoflessione
Devono essere verificate le disuguaglianze
2
c,0,d m,y,d
+ + km m,z,d 1 (3.11)
f c,0,d f m,y,d f t,z,d
2
c,0,d m,y,d m,z,d
+ km + 1 (3.12)
f c,0,d f m,y,d f t,z,d
Taglio
Verificare per entrambe le direzioni che
d f v,d (3.13)
82
dove d la tensione di calcolo a taglio;
Torsione
Verificare che
Le resistenze di calcolo utilizzate in seguito sono riferite alla Tabella 2-9 per la classe di
resistenza normalizzata pi scadente.
relativo.
l
200
dove l indica la luce netta della trave. Nel caso specifico del grigliato stata usata la luce nel
senso della pendenza di falda (puntoni).
In questo caso necessario verificare gli abbassamenti utilizzando i valori dei moduli elastici
longitudinali e di taglio relativi alla Tabella 2-10 e attraverso combinazioni di carico meno
impegnative determinate dallespressione (2.7) (entrambi questi riferimenti si riconducono al
caso degli stati limite di esercizio). Per questa verifica possibile utilizzare nuovamente il
programma verifiche che, come gi detto, restituisce anche gli abbassamenti.
83
5.1.4 RISULTATI
Lanalisi della struttura descritta precedentemente nel paragrafo 5.1.1 stata condotta
dapprima considerando una quota di installazione di 350 m s.l.m. in modo da verificare se
lordine di grandezza per la caratteristiche geometriche (sia del grigliato che dei singoli elementi
in s) era appropriato. Sono stati considerati applicati agli elementi i carichi riportati nella
Tabella 5-1.
Tipologia di elemento
Tipologia di carico (350 m s.l.m.) Note
Puntoni Traversi
peso proprio struttura 1,20 N/cm 0,87 N/cm
peso proprio copertura 8,30 N/cm
Da combinarsi secondo Figura
carico neve sulla falda 6,40 N/cm
2-10
carico neve distribuito ai lati 9,00 N/cm
Da combinarsi nel modo pi
carico del vento (ortogonale alla falda) -1,30/-3,80 N/cm
sfavorevole
carichi neve concentrati sulle estremit 900 N
dei puntoni
I valori di carico distribuito sono stati inseriti in newton al centimetro per mantenere la
coerenza con le misure lineari (in centimetri) e con le grandezze dei carichi concentrati (in
newton). Pertanto i valori di resistenza ed i moduli di elasticit e di taglio devono essere espressi
in newton al centimetro quadrato.
Conformemente alle combinazioni di carico per gli stati limite ultimi (2.5) e (2.6), sono state
valutate diverse combinazioni di carico. La verifica delle relative tensioni a rottura stata sempre
verificata.
Nel nostro caso il modo di composizione dei carichi pi sfavorevole risultato il numero 1
che prevedeva:
84
i carichi permanenti moltiplicati per il coefficiente parziale 1,35;
il carico neve distribuito su tutta la falda moltiplicato per il coefficiente parziale 1,5;
mentre non erano previsti leffetto del vento (la depressione provocata dal vento crea un effetto
favorevole) e il carico neve ai bordi (che avrebbe aumentano il momento negativo agli appoggi,
ma ridotto il momento positivo in campata). Dai risultati visualizzati si estrae la seguente lista di
fattori di scala:
MODO DI COMPOSIZIONE 4
Fattore di scala 1 = 134.265533
Fattore di scala 2 = 243.882530
Fattore di scala 3 = 5.476605
Fattore di scala 4 = 761.888009
Fattore di scala 5 = 192.161249
Fattore di scala 6 = 25526.338932
La Figura 5-4 si riferisce al diagramma del momento flettente agente nel piano xy locale
riferito ad ogni elemento. Sebbene sia difficile da visualizzare, il momento flettente risulta non
continuo lungo i puntoni, presentando dei salti in corrispondenza dei nodi interni. Queste
discontinuit sono dovute alleffetto degli elementi disposti trasversalmente a quello considerato,
che assorbono la differenza sotto forma di momento torcente. Questo effetto molto importante
85
e giustifica il fatto che lentit del momento flettente in un grigliato sia minore di quella di un
elemento singolo nelle stesse condizioni di carico.
Figura 5-5: Particolare del diagramma del taglio nel piano xy locale
Analogamente a riguardo del taglio, gli elementi trasversali si fanno carico di una quota che
provoca una discontinuit sul diagramma dei puntoni senza che vi siano forze concentrate
applicate (vedere Figura 5-5).
La verifica agli stati limite di esercizio mira ad accertarsi che labbassamento in ogni nodo
480
sia minore di = 2, 4 cm . Con le combinazioni previste in questo caso risultano i seguenti
200
valori (dai risultati visualizzati dal programma verifiche) :
Evidentemente anche questa verifica soddisfatta. Si riportano, nella Figura 5-6 e nella Figura
5-7, due immagini ottenute attraverso i comandi di Matlab mesh e contour che riportano
landamento dellabbassamento dei nodi del grigliato, rispettivamente visualizzati nello spazio e
visualizzati come curve di livello. subito evidente nella Figura 5-7 leffetto bidirezionale del
grigliato che fa s che anche gli elementi trasversali collaborino alla rigidezza della struttura.
86
Muro laterale
Linea di colmo
Sporto frontale
0.5
-0.5
-1
6
-1.5
10
5
8
4
6
3
4 Sporto laterale
2 2
0 1
ABBASSAMENTO IN cm
9
7 0
6 -0.2
Sporto frontale
Linea di colmo
5 -0.4
4
-0.6
3
-0.8
2
-1
Sporto laterale
1
1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5 5.5 6
87
Soddisfatte le varie verifiche strutturali bisogna considerare se valido lutilizzo di una
struttura a grigliato in sostituzione di una struttura classica con la caratteristica portante affidata
ai soli puntoni.
Per rendere possibile questo confronto stato necessario calcolare anche la relativa struttura
classica. In questo caso il calcolo si riconduce a quello di un singolo puntone, visto che la
struttura classica si pu interpretare come una serie di telai piani affiancati, dove gli elementi
trasversali hanno il solo scopo di trasmettere ai puntoni i carichi verticali.
Il calcolo del puntone stato eseguito allo stesso modo del grigliato, con lo stesso
programma e con le medesime combinazioni di carico. Il risultato illustrato nella Figura 5-8:
Figura 5-8: Schema strutturale e diagrammi di sforzo normale, taglio e momento flettente per il puntone
Facendo le stesse considerazioni gi fatte per il grigliato riguardo gli stati limite ultimi, si
ottiene che la struttura sempre verificata. In riferimento agli stati ultimi di esercizio si ottiene
un valore pari al massimo ammesso. Il valore quindi a rigore verificato, anche non
sicuramente un risultato confortante
evidente la maggiore rigidezza del grigliato che riduce il flettente di unaliquota di circa il 12%
rispetto al puntone.
Occorre inoltre determinare una serie di classi che individuano la luce coperta, in maniera da
rispettare i moduli definiti nella Figura 2-8. Le classi si differenziano per la lunghezza dellarea
coperta, che multipla del modulo da 120 cm, e per la larghezza dellarea coperta, multipla del
modulo da 100 cm (vedere Figura 5-9); lo sporto stato considerato sempre di 70 cm (vedere
anche Appendice B).
89
Figura 5-9: Tipologie di grigliato per area coperta
90
analizzate tutte le combinazioni di carico (funzioni della quota, come gi detto nel paragrafo
2.3.5) e cinque diverse inclinazioni della falda, tra dieci e diciotto gradi.
Per una classificazione pi dettagliata dei risultati delle verifiche fare riferimento all
Appendice B.
91
Figura 5-10: Tipologie di grigliato utilizzabili in funzione di carichi e geometria della struttura
92
5.3 CONCLUSIONI
Il confronto diretto del grigliato con il tetto tradizionale, o meglio con i puntoni del tetto
tradizionale, ha dato sicuramente un esito a favore del grigliato nel campo di variabilit delle
caratteristiche considerato. Si pu per notare dalla Figura 5-10, che maggiore la larghezza
presa in considerazione (classe L, M o S), minore lefficacia del grigliato. Viceversa una classe
di larghezza minore permette di raggiungere livelli di prestazione maggiore.
Questo risultato era intuibile proprio per leffetto trasversale che il grigliato ha in pi rispetto
al tetto tradizionale. Per larghezze molto grandi si ricadrebbe nel caso del tetto tradizionale, in
quanto gli elementi trasversali non darebbero pi al grigliato un effetto di rigidezza apprezzabile.
Unulteriore possibilit di confronto tra le due strutture di copertura la valutazione del peso
della struttura (o il volume) a parit di resistenza. La struttura che presenta il peso minore risulta
quindi la pi conveniente.
Per fare ci sono state considerate tutte le tipologie di grigliato, valutate per carichi a 200 e a
750 metri di quota, nel caso di pendenza di falda di dieci gradi (pendenza pi sfavorevole). Si
quindi proceduto per tentativi, variando la sezione resistente della struttura in maniera
proporzionale a tutti gli elementi (mantenendo le proporzioni dei lati costanti) fino a raggiungere
il limite di resistenza meccanica (stato limite ultimo) o funzionale (stato limite di esercizio). Per
le tipologie strutturali che risultavano gi verificate, la variazione stata una diminuzione della
sezione, mentre per le tipologie che non erano verificate sono state aumentate le sezioni
resistenti.
Lo stesso procedimento stato messo in atto per i puntoni. Nella Tabella 5-2 e nella Tabella
5-3 sono riportati i rapporti tra le aree delle sezioni portate al limite e le aree delle sezioni
inizialmente considerate. Le prime due colonne identificano la quota e la pendenza della falda, le
colonne identificate dal pedice g si riferiscono al grigliato, in particolare alle sezioni dei
puntoni e dei traversi, lultima colonna si riferisce al puntone del tetto tradizionale.
93
Tabella 5-2: Rapporto di riduzione delle sezioni rispetto a quella iniziale (750 metri di quota)
Tabella 5-3: Rapporto di riduzione delle sezioni rispetto a quella iniziale (200 metri di quota)
Nella Tabella 5-4 sono riportati i valori effettivi dellarea delle sezioni portate al limite e
sono stati calcolati i volumi riferiti allarea di influenza di un singolo puntone. Pertanto
possibile confrontare direttamente i volumi ottenuti tra il caso del grigliato ed il caso del tetto
tradizionale. Nella tabella sono evidenziati i casi in cui il grigliato ha un volume, e di
conseguenza un peso, minore di quello del tetto tradizionale. In tutti questi casi si pu affermare
che, al limite delle capacit meccaniche e funzionali, pi efficiente il grigliato. importante
ricordare che le sezioni utilizzate sono proporzionali a quelle iniziali, ma non hanno
necessariamente dimensioni riconducibili agli standard commerciali.
94
Tabella 5-4: Confronto tra i volumi delle strutture
Lultima colonna della Tabella 5-4 indica il rapporto tra il volume del grigliato e quello della
struttura tradizionale al limite e a parit di condizioni. Nella Figura 5-11 e Figura 5-12 sono stati
rappresentati graficamente questi risultati differenziando le tipologie di struttura; si pu notare
che tutti i termini che si trovano sopra la linea rossa, indicante il valore uno, indicano che relativa
tipologia di struttura pi efficiente se a grigliato.
95
RAPPORTO TRA PESO DEL GRIGLIATO E PESO DELLA STRUTTURA TRADIZIONALE
quota 750 m s.l.m. - pendenza falda 10
1,450 MEGLIO IL
TRADIZIONALE
A480L
1,350
1,250
A480M A600L
1,150
A720L
A480S
1,050 classe di larghezza S
classe di larghezza M
A600M B720L classe di larghezza L
0,950
A720M
A600S
0,850
A720S
B720M
0,750
0,650 MEGLIO IL
B720S
GRIGLIATO
0,550
Figura 5-11: Rappresentazione grafica del rapporto dei pesi (750 metri di quota)
1,450 MEGLIO IL
A480L TRADIZIONALE
1,350
A600L
1,250
A480M A720L
1,150
A600M
classe di larghezza S
1,050
B720L classe di larghezza M
classe di larghezza L
A480S A720M
0,950
A600S
0,850
A720S B720M
0,750
Figura 5-12: Rappresentazione grafica del rapporto dei pesi (200 metri di quota)
96
In conclusione emerge che il vantaggio introdotto dal grigliato rilevante solo oltre una certa
luce della struttura, vale a dire che per coperture di piccola dimensione pi conveniente, in
termini di quantit di materiale utilizzato e a parit di prestazioni, il tetto tradizionale.
Considerando i grigliati di tipo A, si nota che leffetto trasversale utile per classi di
larghezza medio piccole (M, S), mentre per larghezza maggiori (classe L) tale effetto non
rilevante, e comporta soltanto un ulteriore carico permanente.
Per i grigliati di tipo B, leffetto trasversale rilevante anche per classi di larghezza L. Inoltre
questa tipologia di struttura pi conveniente, a parit di condizioni, per tutte le classi
considerate. In particolare si nota che il grigliato B720, cio quello di massima luce e con
traversi delle stesse dimensioni dei puntoni, estremamente pi efficiente del suo corrispettivo
tradizionale se si considera la classe di larghezza piccola, con un rapporto tra i volumi inferiore a
0,6.
GRIGLIATO TRADIZIONALE
200/10 bpuntone hpuntone btraverso htraverso bpuntone hpuntone
A480L 9,4 18,8 11,3 11,3 9,7 19,5
A480M 8,8 17,6 10,6 10,6 9,7 19,5
A480S 8,1 16,1 9,7 9,7 9,7 19,5
A600L 10,6 21,2 12,7 12,7 11,4 22,8
A600M 9,6 19,2 11,5 11,5 11,4 22,8
A600S 8,8 17,6 10,6 10,6 11,4 22,8
A720L 11,7 23,5 14,1 14,1 13,2 26,5
A720M 10,4 20,7 12,4 12,4 13,2 26,5
A720S 9,5 19,0 11,4 11,4 13,2 26,5
B720L 10,1 20,2 10,1 20,2 13,2 26,5
B720M 8,9 17,9 8,9 17,9 13,2 26,5
B720S 7,7 15,5 7,7 15,5 13,2 26,5
97
possibile anche determinare le sezioni minime resistenti per le varie tipologie gi viste,
considerando ancora i casi a quota 750 m e 200 m con inclinazione della falda di 10. Tali
dimensioni sono riportate nella Tabella 5-5, sia per il caso del grigliato (indicando sia le
dimensioni dei puntoni che quelle di traversi), sia nel caso del tetto tradizionale, evidenziando la
versione che risulta pi conveniente dal punto di vista del peso.
98
BIBLIOGRAFIA
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[2] Carpinteri A., Calcolo automatico delle strutture, Bologna, Pitagora, 1997.
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[5] Capurso M., Introduzione al calcolo automatico delle strutture, Roma, Edizioni
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99
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relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e
sovraccarichi .
[N3] Eurocodice 1 (UNI ENV 1991-1) Basi di calcolo ed azioni sulle strutture.
100