Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Economia
Politica
Materiale didattico di
supporto di economia
politica
2
Concorrenza............................................................................................................................................. 25
L’equilibrio ............................................................................................................................................... 26
I soggetti del mercato .............................................................................................................................. 27
Mercati concorrenziali e non concorrenziali ........................................................................................... 28
Il prezzo di mercato ................................................................................................................................. 28
L’offerta ....................................................................................................................................................... 29
La domanda ................................................................................................................................................. 30
Caratteristiche curva di domanda: .......................................................................................................... 31
Domande? ............................................................................................................................................... 31
Grafico della domanda di mercato .......................................................................................................... 31
Conclusione: ............................................................................................................................................ 32
Inflazione e deflazione..................................................................................................................................... 33
Alcune definizioni importanti: ................................................................................................................. 33
L’inflazione................................................................................................................................................... 33
La deflazione ................................................................................................................................................ 34
I soggetti dell’economia .................................................................................................................................. 36
PNL (prodotto nazionale lordo) ............................................................................................................... 36
PIL (prodotto interno lordo) .................................................................................................................... 36
Il PIL può essere considerato come: ........................................................................................................ 38
RNL (reddito nazionale lordo).................................................................................................................. 39
Le imposte (dirette e indirette) ....................................................................................................................... 40
Imposta sul valore Aggiunto (IVA) ............................................................................................................... 40
Imposta cantonale ....................................................................................................................................... 40
Imposta comunale ....................................................................................................................................... 41
Imposta federale ......................................................................................................................................... 41
L’imposta preventiva ............................................................................................................................... 41
Ruolo dello stato.............................................................................................................................................. 42
Politico: .................................................................................................................................................... 42
Economico: .............................................................................................................................................. 42
Domande, ricapitolazione ............................................................................................................................... 43
I cicli economici ............................................................................................................................................... 44
Fluttuazioni stagionali: ............................................................................................................................ 44
Capitolo: Programma AFC
4
Programma AFC
5
Introduzione
Economia Politica
Nell'ambito delle scienze sociali, l'economia politica è «la scienza che studia il comportamento umano
come relazione tra fini e mezzi scarsi suscettibili di usi alternativi»; è quindi la disciplina che studia il
funzionamento dei sistemi economici.
Microeconomia
Macroeconomia
La macroeconomia prende le mosse direttamente dai principali aggregati economici, per studiare le loro
interdipendenze.
Considera le condizioni di equilibrio dapprima del mercato dei beni (domanda di beni per il consumo,
relazione tra risparmio e investimenti), poi del mercato monetario (domanda e offerta di moneta,
determinazione del tasso d'interesse), quindi del mercato del lavoro (salari e occupazione), assumendo
inizialmente un'economia chiusa, ovvero senza scambi con l'estero, in un'ottica di breve periodo.
Esamina quindi il funzionamento del sistema economico nel suo complesso, analizzando gli effetti della
politica fiscale e della politica monetaria sull'offerta e sulla domanda aggregate.
L'analisi viene poi estesa per considerare sia gli scambi con l'estero (economia internazionale), sia lo
sviluppo economico di lungo periodo (economia dello sviluppo).
Capitolo: Introduzione
Tali argomenti tuttavia, vengono approfonditi da discipline che hanno acquisito una loro autonomia.
Politica economica
Le discipline economiche fin qui menzionate si occupano sia delle leggi dell'economia "come è" (l'approccio
definito «positivo» da Keynes), sia dell'economia come "dovrebbe essere" (ciò che appare desiderabile,
l'approccio «normativo»).
6
Ad esempio, la microeconomia si occupa sia del meccanismo di formazione dei prezzi, sia della definizione e
delle condizioni del benessere; la macroeconomia studia il funzionamento di diversi mercati (beni, moneta,
lavoro) ed analizza le condizioni affinché si possa ridurre la disoccupazione.
La politica economica costituisce un esempio di economia applicata (l'«arte economica» di Keynes), in
quanto si occupa della individuazione di scelte che un governo possa concretamente adottare per realizzare
un obiettivo ritenuto socialmente desiderabile (aumento del reddito e dell'occupazione, contenimento
dell'inflazione ecc.).
A tale scopo si avvale spesso dell'econometria, che consente sia di sottoporre a verifica empirica alcune
ipotesi teoriche, sia di stimare gli effetti di diverse scelte di politica economica.
Capitolo: Introduzione
7
Funzionamento del sistema economico
Agenti economici
8
I consumi delle famiglie:
ogni famiglia spende in media circa i ¾ del reddito in consumi, mentre la parte restante è risparmiata.
9
Funzione dello Stato:
Assicura i servizi pubblici, la pubblica istruzione, la difesa, la giustizia, l’ordine pubblico, i lavori pubblici, …
Essi sono finanziati mediante il prelevamento di imposte dalle famiglie e dalle imprese e, quando le imposto
non sono sufficienti a finanziare la spesa pubblica, ricorrono a prestiti presso privati.
pubblica amministrazione
prelievo delle imposte
copertura spese pubbliche per la collettività
10
Il circuito economico
Famiglie e imprese
Specchietto riassuntivo
11
Famiglie, imprese e Stato
Specchietto riassuntivo
Specchietto riassuntivo:
STATO
Capitolo: Il circuito economico
Il resto del mondo convoglia questo schema attraverso movimenti di capitali, servizi, turismo, …
L’insieme dei soggetti che mediante rapporti di collaborazione fra loro svolgono l’attività economica su un
certo territorio, nel quadro dei comuni istituzioni giuridiche – pubbliche, prende il nome di sistema
(circuito) economico.
12
L’impresa e la sua evoluzione
Tutte le unità economiche che producono e offrono sul mercato beni e servizi vengono denominate
Imprese.
Le decisioni dell’impresa
Il compito dell’impresa è decidere che cosa produrre, quanto produrre e con quali metodi produrre.
L’imprenditore deve risolvere il problema economico della produzione, consistente nel coordinamento dei
fattori produttivi, nell’organizzazione delle loro prestazioni e nell’assunzione del rischio d’impresa.
L’impresa moderna è una realtà molto complessa e in continua evoluzione: deve affrontare e risolvere una
serie di problemi che spaziano dalla progettazione di prodotti e tecnologie, all’organizzazione anche
amministrativa del processo produttivo, della commercializzazione del prodotto ottenuto, al reperimento
delle fonti di finanziamento e dei fattori della produzione, dai rapporti con il personale a quelli con la
clientela, i fornitori e gli organi della pubblicità amministrativa.
Interdisce con tutti i diversi mercati e operatori dell’economia.
CONSUMATORI LAVORATORI
Comuni,
Cantoni e
Stato (amm.
pubblica)
Investimenti
Posti di lavori,
di capitali,
mercato del
mercato
lavoro
finanziario
IMPRESA
Beni e
servizimercato Esportatori,
dei beni di mercati esteri
consumi
Capitolo: L’impresa e la sua evoluzione
Beni e servizi;
mercato dei
beni e servizi
Teoria tradizionale:
Secondo la teoria classica, l’impresa ha un unico obiettivo, quello della massimizzazione del profitto.
13
Massimo profitto:
Revisione critica della teoria del massimo profitto. Radicali trasformazioni dell’impresa conseguenti alle
innovazioni tecnologiche. La moderna impresa industriale guidata da un imprenditore in grado di gestire da
solo l’intera organizzazione produttiva.
Sviluppi della grande impresa:
E’ guidata da dirigenti altamente specializzati, capaci di adattarsi alle esigenze di un mercato.
Le società per azioni:
La necessità di più ingenti investimenti, fa aumentare il fabbisogno di capitale da parte delle imprese. Da
qui la diffusione delle grandi imprese a forma societaria (società per azioni), d’altra parte la politica di
gestione dell’impresa richiede capacità organizzative e tecniche che solo professionisti altamente
specializzati possono avere.
Potere senza proprietà:
E’ tipica delle imprese di maggiori dimensioni, fa si che non ha più come fine priorità il massimo profitto.
Massimizzazione delle vendite:
I dirigenti hanno interesse ad aumentare il volume delle vendite, perché i loro stipendi dipendono dal ruolo
ricoperto e dalla dimensione dell’impresa in cui operano.
Teoria recente:
Dell’organizzazione, massimizzazione del valore di borsa delle azioni.
14
Le funzioni dell’impresa moderna
• Produzione
Produttiva
• Beni e Servizi
• Vendita e Marketing
Commerciale
• Vendita prodotti finiti
Ricerca e • Progettazione
Sviluppo • Innovazione dei processi
Obiettivi
Profitto
aziendali
• Contabilità e finanza
Amministrativa
• Gestione
• Magazzino
Logistica
• Trasporti
15
Funzione della moneta
1. Mezzo di pagamento
2. Mezzo di risparmio (rinuncia al consumo agevolando il risparmio)
3. Misura del valore di un bene o di un servizio
Procurare beni e servizi necessari a soddisfare i bisogni dell’uomo e delle imprese.
Valore intrinseco: contenuto della moneta, valore materiale
Valori nominale: il valore scritto sulla moneta
Potere d’acquisto: quantità di merce che si può acquistare con il denaro
Valore reale: potere d’acquisto della moneta, quanto mi permette di acquistare.
Banca nazionale: interesse del consumatore e controllo della moneta, eliminazione e stampa di
nuova moneta.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo (misura l’evoluzione dei prezzi).
Così il venditore può ottenere il bene desiderato solo dopo una serie di scambi (baratto multiplo), che non
facilitano la compravendita di beni e servizi: l'assenza di un mezzo di pagamento di diffusa accettazione
frena certamente gli scambi (scarsa efficienza allocativa), impedendo così anche l'evoluzione della
specializzazione produttiva e il conseguente aumento di produttività (scarsa efficienza nella produzione).
Capitolo: Funzione della moneta
Inoltre in assenza di moneta è quasi impossibile il risparmio. Chi produce un bene deve consumarlo o
venderlo prima che deperisca (si pensi ai generi alimentari) e solo una piccola parte dei beni può essere
conservata e consumata in futuro.
Inoltre il baratto diventa difficile da realizzare per beni indivisibili. Un esempio può essere offerto dai capi di
bestiame (vivo).
All'aumentare della frequenza degli scambi, diventa perciò necessario che subentri in gioco un mezzo
accettato in pagamento da tutti gli operatori economici, che conservi il proprio valore nel tempo (altrimenti
verrebbe meno parte dell'accettazione) e sia facilmente divisibile.
I primi beni a fungere da mezzo di scambio ("moneta" in senso lato) presentano probabilmente i caratteri
della non deperibilità, della notevole disponibilità e diffusione (negli scambi), della facile verificabilità della
16
loro qualità: la prima caratteristica favorisce la tesaurizzazione in attesa di scambi futuri desiderati ma
incerti; la seconda caratteristica garantisce una diffusa accettazione (che a sua volta ne accresce
ulteriormente la diffusione, innescando un meccanismo moltiplicativo); la terza caratteristica riduce le
incertezze legate al pagamento e aumenta quindi l'accettazione di tali beni come mezzo liberatorio di
pagamento.
Tali caratteristiche sono comuni a vari beni che sono stati usati come mezzi di pagamento ancora fino alla
metà del Novecento dai popoli senza scrittura: vari tipi di metalli (non solo oro ed argento, ma anche rame
e ferro), il sale, le conchiglie (cauri), il thé, pezze di tessuto, pietre in diverse forme (nel mediterraneo
neolitico l'ossidiana era il più diffuso mezzo di scambio). Anche alcune grandi civiltà hanno continuato ad
utilizzare beni come moneta fino a tempi recenti. Il caso più tipico è il Giappone, dove il riso è rimasto
l'unità di conto dei grandi feudi fino all'abolizione degli stessi, nel 1868. Ma anche la Cina ha utilizzato dei
veri e propri lingotti, i tael d'argento, fino agli anni Trenta del Novecento. Con riferimento a questi primi
strumenti di pagamento, consistenti di fatto in beni con un proprio valore intrinseco, si usa l'espressione
moneta merce. Solo successivamente si affermano, come strumenti di pagamento i metalli preziosi, in
considerazione soprattutto della loro notevolissima resistenza rispetto al trascorrere del tempo. I metalli
vengono utilizzati come moneta merce nella forma di lingotti o sbarre, od anche polvere. Tuttavia questo
sistema di pagamenti dà luogo a due inconvenienti. Innanzitutto chi riceve il lingotto in pagamento si deve
accertare che esso abbia il peso dichiarato. E perciò si deve sempre portare dietro una bilancia per
effettuare il controllo. Inoltre c'è il rischio che il metallo non sia puro e perciò chi riceve il pagamento deve
altresì portarsi dietro una "pietra di paragone" od altro strumento per verificare la purezza del metallo.
17
direttamente le monete cartacee come strumenti di pagamento (purché vi sia la fiducia del venditore nei
confronti della solvibilità del banchiere emittente, e la verificabilità della veridicità del titolo stesso).
Una volta all'anno i banchieri regolavano i rapporti fra di loro, trasferendo solo la quantità d'oro
corrispondente al saldo fra tutte le operazioni intercorse.
Questa prima forma di stanza di compensazione era rappresentata dalle fiere di Champagne nel Trecento,
dalle fiere di Besanzone nel Quattrocento, dalle fiere di Piacenza nel Cinquecento.
A partire dal Settecento e soprattutto nell'Ottocento, dopo l'affermazione del sistema aureo, le banche
centrali cominciano ad "emettere" moneta cartacea, ovvero iniziano a stampare banconote in serie (titoli di
credito nei confronti dei depositi in oro detenuti dalla banca) per un ammontare maggiore rispetto alla
capacità di copertura aurea delle banconote stesse. Questa procedura (per certi versi rischiosa, dal punto di
vista della solvibilità) è incoraggiata fondamentalmente da due fattori:
da un lato la considerazione del fatto che in realtà il "circolante" maggiormente e stabilmente
diffuso negli scambi è ormai rappresentato dalle banconote (le effettive conversioni in oro
effettuate dai possessori di banconote sono diventate molto rare);
dall'altro lato la possibilità di ottenere elevati profitti, attraverso gli interessi dei prestiti effettuati
in banconote di nuova emissione.
diritto pubblico.
Tuttavia, l'inflazione è correlata non solo alla quantità di moneta emessa, ma al rapporto di questa con la
ricchezza reale prodotta, che non è misurabile in termini di riserve in oro o metalli preziosi, ma di presenza
di beni e servizi.
La quantità di metallo prezioso estraibile non è correlata alla ricchezza prodotta, né un Paese è ricco perché
possiede molte riserve, o necessariamente è obbligato a tenerne in proporzione alla sua crescita
economica.
L'assenza di un obbligo di riserva, per evitare abusi nell'emissione di moneta, è compensata da un sistema
di governance che affida la coniazione ad autorità indipendenti, che hanno il compito di regolarla in modo
da evitare l'inflazione.
18
Di solito si tratta di costi modesti. Il valore intrinseco delle monete moderne è quindi assai basso, con
l'eccezione delle monete che assumono un interesse per gli esperti di numismatica.
Il loro valore intrinseco resta basso, ma la rarità, il desiderio di collezionarle e tutto quanto alimenta
l'interesse dei numismatici contribuiscono a dare ad esse un valore.
Il passaggio graduale dall'uso delle monete in metallo prezioso a monete immateriali ha abbattuto il valore
intrinseco della moneta e conseguentemente anche i costi per produrla. La riduzione dei costi è avvenuta
contemporaneamente alla crescita dell'economia che ha reso necessario l'uso di quantitativi sempre più
grandi di moneta.
Se non si fosse verificata diminuzione dei costi per emettere moneta, al crescere della domanda di moneta
sarebbe cresciuto il costo totale di emissione.
Di conseguenza si sarebbe dovuta destinare una parte consistente della maggiore ricchezza alla creazione
dello strumento monetario.
La riserva, sia essa un metallo o un altro bene, in quanto è solo una parte della ricchezza prodotta, che però
deve fornire una base monetaria per consentire gli scambi commerciali dell'intera ricchezza esistente, è una
risorsa scarsa, comunque destinata a diventare tale nel tempo perché è presente in quantità finite in
natura, e che deve coprire una domanda molto più grande.
La crescita dell'economia sarebbe stata limitata dalla quantità estratta e dalla reperibilità di nuove riserve.
Per tale ragione è impensabile l'uso dell'oro o l'argento come moneta nelle economie moderne: se anche
fosse disponibile tanto oro da soddisfare la domanda di moneta, il costo per procurarsi la moneta sarebbe
estremamente elevato.
19
In sintesi, le monete cartacee oggi usate (totalmente svincolate dalle quantità di metalli preziosi) hanno
valore in quanto mezzo di pagamento stabile riconosciuto nell'economia di un certo paese:
la stabilità è garantita dal controllo sull'emissione da parte delle banche centrali (la crescita
dell'offerta di moneta deve essere infatti in linea con la crescita dell'economia, altrimenti eventuali
eccessi si riproducono nel lungo periodo come inflazione);
il riconoscimento come mezzo di pagamento è garantito dalla legge;
infine il potere d'acquisto stabile e giuridicamente riconosciuto della moneta è rilevante solo in
quanto può essere rivolto a beni e a prodotti finanziari desiderati, che sono prodotti e offerti dal
paese in cui circola quella moneta.
In pratica, nessuno di noi accetterebbe un "pezzo di carta" in cambio di un bene, se quel pezzo di carta non
ci consentisse di acquistare altri beni, se esso perdesse il suo valore nell'intervallo di tempo in cui lo
deteniamo prima di scambiarlo con un altro bene, se esso attribuisse un potere d'acquisto puramente
formale in un'economia di fatto improduttiva e inesistente.
20
Il mercato, la domanda e l’offerta
Il mercato
L’elemento centrale delle nostre economie è il mercato sul quale troviamo l’offerta e la domanda. Il
mercato forma i prezzi e vengono determinate le quantità di beni e servizi che sono scambiati. Esistono
varie forme di mercato con alcune caratteristiche ben delineate e differenziate tra loro.
Fattori che la
influenzano
Offerta
Rappresentazione
grafica
Dinamiche di
MERCATO formazione del
prezzo d'equilibrio Fattori che la
influenzano
Rappresentazione
Domanda
grafica
Definizione di mercato:
In economia, si intende per mercato il luogo (anche in senso non fisico) deputato all'effettuazione degli
scambi economici del sistema economico di riferimento.
Secondo un'altra definizione più finalistica, il mercato è l'insieme della domanda e dell'offerta, cioè degli
acquirenti e dei venditori.
Capitolo: Il mercato, la domanda e l’offerta
In termini equivalenti, il mercato è definito come il punto di incontro della domanda e dell'offerta.
Con l'articolazione degli studi della disciplina, si sono nel tempo attribuite crescenti attenzioni allo sviluppo
di specifiche branche del mercato, costituenti i mercati specifici per i quali valgano peculiarità funzionali, di
andamento e di organizzazione tali da renderli analizzabili individualmente (ed anche in comparazione con
gli altri).
Si parla dunque al plurale di "mercati" poiché, non solo se ne avrà pluralità sinché persisterà una pluralità di
sistemi economici indipendenti (ad esempio i sistemi nazionali), ma anche all'interno stesso di un sistema
economico possono individuarsi prevedibili ed analizzabili movimenti dei soggetti economici raggruppabili
per categorie di localizzazione, tipologia, modalità ed innumerevoli altre caratteristiche.
Si hanno così i mercati regionali (intendendosi per "regione" una porzione significativa, per qualità o
quantità dei soggetti o degli scambi, del sistema generale), oppure i mercati internazionali.
21
Un'antica partizione scolastica individuava intanto una prima distinzione tipologica merceologica generale,
per il tipo di oggetto degli scambi, fra il mercato mobiliare (oggi più noto come mercato finanziario) ed il
mercato immobiliare; le classificazioni merceologiche, infinite quanto le merceologie, hanno consentito di
enucleare una quantità non inquadrabile di atomistici mercati, ad esempio "della piastrella in cotto di
seconda scelta" o "delle punte intercambiabili per avvitatore a batteria", che nonostante l'apparente
capziosità sono oggetto di utili studi da parte degli interessati.
Altre differenziazioni possono riguardare il modo (anche pratico) di effettuazione degli scambi (ad esempio
il recente mercato telematico, distinto dal mercato tradizionale).
E’ in pratica il luogo dove si incontrano i compratori e i venditori di determinate merci e l’insieme delle
relazioni che si stabiliscono tra venditori e compratori.
Il mercato può essere, come citato sopra, locale, regionale e internazionale.
I mercati all’ingrosso delle materie prime sono mercati mondiali.
Può assumere diverse forme:
Monopolio
Il monopolio: Una sola impresa ed è un criterio che si studia più frequentemente. E’ una forma di mercato
dove un unico venditore offre un prodotto o un servizio per il quale non esistono sostituti stretti
(monopolio naturale) oppure opera in ambito protetto (monopolio legale, protetto da barriere giuridiche).
Gestione esclusiva dei traffici commerciali.
22
In pratica è un cercato caratterizzato dalla presenza di un solo venditore di un bene. L’offerta proviene da
una sola impresa o per ragioni naturali (presenza di un’acqua termale) o per legge (monopoli di stato a
scopo sociale o fiscale). Il monopolista fissa il prezzo sulla base della quantità di prodotto che il mercato
può assorbire. Le imprese non possono entrare liberamente in questo mercato per la presenza di forti
barriere (naturali, legali, economiche).
Una situazione di monopolio può crearsi come conseguenza di:
Esclusività sul controllo di input essenziali (es. diamanti grezzi De Beers);
economie di scala, laddove la curva del costo medio di lungo periodo è decrescente, ossia che un aumento
della produzione, diluendo i costi su più unità di prodotto, ne riduce l'incidenza media (questa condizione
può dare luogo a un monopolio naturale); un esempio è il (discusso) caso delle ferrovie; brevetti; licenze
governative.
Monopolio infine significa che in quel mercato c’è solo un’impresa che opera in quel settore. I beni non
sono sostituibili, è l’unica azienda che produce un certo bene. L’entrata bloccata perché altrimenti
diventerebbe oligopolio e perché è l’unica azienda che vende un certo prodotto.
Il monopolio è statale, ci sono i blocchi per garantire il benessere allo Stato per garantire un guadagno. Il
controllo sui prezzi è quasi totale, l’azienda può quasi totalmente scegliere i prezzi di vendita tenendo però
conto del portamonete della popolazione
Caratteristiche del monopolio
Venditore unico
Il prodotto o servizio deve essere unico in una maniera che vada al di là della mera identità del
marchio, e non può essere facilmente rimpiazzato (la Coca-Cola non è un monopolista).
In un monopolio puro, l'impresa monopolista controlla l'intera offerta del bene o servizio, ed è in
Capitolo: Il mercato, la domanda e l’offerta
grado di esercitare un rilevante controllo sul prezzo, cambiando la quantità prodotta, adottando,
dunque, un comportamento da price maker (in opposizione al comportamento da price taker
dell'impresa che opera in concorrenza perfetta).
Barriere all'entrata
La ragione per cui un monopolista non ha concorrenti è che barriere di un qualche tipo limitano la
possibilità che altre imprese accedano al mercato. A seconda della forma di monopolio, tali barriere
possono essere economiche, tecniche, legali (ad es. nel caso di brevetti o concessioni).
23
Il monopolio bilaterale
E’ un mercato caratterizzato dalla presenza di un solo venditore e un solo compratore. Esempio tipico è il
mercato del lavoro nei Paesi industrializzati, perché la retribuzione viene fissata dal contratto collettivo di
lavoro stipulato dalle organizzazione sindacali dei lavoratori e dalle organizzazioni dei datori di lavoro.
Oligopolio
Oligopolio: poche imprese, circa 3 – 5 imprese che operano in un dato settore. Pochissime aziende quindi e
beni differenziati. Il prodotto è sempre lo stesso ma con delle differenze. Il controllo sui prezzi è
relativamente alto. Diversamente da forme di mercato quali la concorrenza perfetta o il monopolio, non
esiste un modello universale di oligopolio.
Ciò è almeno in parte dovuto al fatto che le imprese che operano all'interno di un mercato oligopolistico
hanno la possibilità di adottare comportamenti di tipo strategico, ossia di effettuare le proprie decisioni di
produzione o prezzo in funzione delle scelte effettuate dalle imprese concorrenti.
Questa caratteristica dà adito a una maggiore varietà di possibili comportamenti, che si traduce nel gran
numero di modelli di oligopolio proposti dalla teoria economica.
Si presentano di seguito i modelli standard di oligopolio à la Bertrand, Cournot e Stackelberg, normalmente
trattati in un testo introduttivo di microeconomia o economia industriale.
L’oligopolio è caratterizzato da:
poche imprese
prodotti omogenei oppure differenziati
barriere di entrata
naturali (innocenti): economie di scala, pubblicità, ricerca e sviluppo….
strategiche: controllo degli input essenziali, capacità produttiva in eccesso
In pratica è un mercato caratterizzato quindi da poche imprese di notevoli dimensioni ognuna delle quali è
in grado di offrire una quota rilevante della produzione totale.
Si distinguono due tipi principali di oligopolio:
quello concentrato (detto anche omogeneo o semplice) che si ha quando il prodotto offerto è
sostanzialmente identico (mercato del cemento, dell’acciaio, …)
quello differenziato che si ha quando il prodotto di un’impresa non è identico a quello offerto dalle
imprese rivali (mercato delle automobili, elettrodomestici, …).
Le imprese non possono ignorarsi ed ognuna deve tenere conto, nel fissare il prezzo, delle possibili reazioni
delle imprese rivali. Infatti, se una aumentasse troppo il prezzo del proprio prodotto perderebbe clientela,
Capitolo: Il mercato, la domanda e l’offerta
se invece lo diminuisse non riuscirebbe a vendere maggiori quantità di prodotto perché anche le rivali lo
abbasserebbero. Gli oligopolisti stipulano spesso fra di loro accordi di tipo collusivo (Cartello – v. dopo)
oppure lasciano fissare il prezzo all’impresa che ha il maggior potere di mercato e poi si adeguano
(leadership del prezzo).
Il Duopolio
E’ un mercato caratterizzato dalla presenza di due venditori. Questi potranno spartirsi pacificamente il
mercato o “farsi guerra”, nella speranza di costringere l’avversario ad abbandonare il mercato e
conquistarsi una posizione di monopolio.
24
Il Cartello
In economia, un cartello è un accordo tra più produttori indipendenti di un bene o un servizio per porre in
esse delle misure che tendono a limitare la concorrenza sul proprio mercato, impegnandosi a fissarne
alcuni parametri quali le condizioni di vendita, il livello dei prezzi, l'entità della produzione, le zone di
distribuzione, ecc.
Si tratta generalmente di accordi temporanei, in quanto la convenienza economica di ciascuno dei
partecipanti, che restano entità giuridicamente indipendenti, è continuamente soggetta a revisione, e
persiste un forte incentivo alla 'rottura' del cartello soprattutto da parte delle aziende più efficienti sul
mercato.
D'altra parte, la teoria microeconomica mostra l'interesse a colludere e che le imprese che si accordano sul
prezzo ottengono tutte un profitto maggiore di quello che avrebbero facendosi concorrenza.
Questo pone un problema di etica manageriale poiché le pratiche anticoncorrenziali sono tradizionalmente
ritenute scorrette; se è vero che garantiscono un profitto maggiore della concorrenza e che il dovere del
management è massimizzare il profitto per gli azionisti-soci, queste pratiche, in quanto fonte di massimo
profitto, divengono quasi un "dovere" dei dirigenti.
La direzione d'impresa dovrebbe in quest'ottica privilegiare gli azionisti ai consumatori, il profitto che viene
dalla collusione al rapporto qualità/prezzo che viene dalla concorrenza.
A causa degli effetti distorsivi della libera concorrenza, i cartelli sono generalmente vietati dalle leggi
antitrust nazionali e internazionali; esistono tuttavia alcuni cartelli riconosciuti e legali che regolano il
prezzo di alcuni beni, ad esempio l'OPEC, che è costituita direttamente dagli stati produttori di petrolio e
come tale non è soggetta alla disciplina antitrust.
Concorrenza
La Concorrenza è quella condizione nella quale più imprese competono sul medesimo mercato, inteso
come il luogo d'incontro ipotetico tra domande ed offerta, producendo i medesimi beni o servizi (offerta)
che soddisfano una pluralità di acquirenti (domanda).
La concorrenza è tutelata dalle norme antitrust e si realizza allorché la domanda e l'offerta sono
particolarmente elastiche sicché il prezzo dei beni o servizi tende ad avvicinarsi al costo marginale.
In verità esistono diverse tipologie, o gradi, di concorrenza. Per concorrenza perfetta si intende una
condizione ideale del mercato, nella quale la competizione tra le imprese induce una discesa del prezzo
d'acquisto che equivale al costo marginale.
Quindi nella concorrenza perfetta si verifica che: P=Cma (dove P=prezzo e Cma=costo marginale). Il modello
di concorrenza perfetta è stato confutato ed oggi viene considerato puramente utopico, mentre appare
Capitolo: Il mercato, la domanda e l’offerta
concretamente realizzabile una concorrenza imperfetta (c.d. "reasonable competition"), nella quale cioè il
prezzo si abbassa verso il costo marginale, senza peraltro essere ad esso equivalente.
Concorrenza monopolistica:
Molte imprese. In determinati posti molte imprese che offrono lo stesso servizio. Hanno ancora un risultato
economico positivo. Guadagnano ancora. Abbassano i prezzi per attirare i clienti. I beni non sono
completamente sostituibili, diventa molto difficile. Il controllo sui prezzi non è molto elevato.
La concorrenza perfetta
25
marginale. In pratica è una forma puramente da manuale, non esiste nella realtà. I beni sono differenziati o
omogenei.
L'impresa non può determinare contemporaneamente quantità e prezzo d'equilibrio del mercato. In realtà
la corretta definizione di concorrenza perfetta è quella di una situazione in cui ognuno crede fermamente
che il prezzo non sarà cambiato dalle sue azioni.
La curva di domanda è semplificata con una retta, ovvero una funzione lineare e quindi invertibile di prezzo
e quantità, inclinata negativamente.
Il mercato di concorrenza perfetta, lungi dall'essere una rappresentazione veritiera della realtà, costituisce
un presupposto alla base di molti modelli economici di analisi dell'equilibrio.
L'equilibrio concorrenziale si contrappone ad altri modelli, ma possiede delle caratteristiche che lo rendono
desiderabile rispetto a questi ultimi dal punto di vista dell'efficienza economica.
Un mercato si può definire perfettamente concorrenziale quando si verificano le seguenti ipotesi:
il bene prodotto è omogeneo;
le imprese operano in condizione di "informazione perfetta", ossia tutti gli operatori dispongono di
informazioni complete in merito ai costi di produzione, ai prezzi, al salario reale di equilibrio, ecc.;
le imprese che operano sul mercato hanno una dimensione atomica, tale da non poter influenzare
in alcun modo i prezzi di vendita, e che non esistono barriere all'ingresso e all'uscita dei
concorrenti;
i fattori della produzione sono perfettamente sostituibili fra loro, ossia possono essere riallocati alla
produzione di diversi beni, mantenendo sempre la stessa produttività marginale. Questa ipotesi è
naturalmente riferita al lungo periodo ed è fondamentale affinché il prezzo di equilibrio sia pari al
minimo del costo medio di lungo periodo.
Secondo la teoria microeconomica classica, la concorrenza perfetta è il meccanismo ottimale per
l'allocazione efficiente delle risorse in quanto il prezzo di vendita che si forma sul mercato è quello che
remunera tutti i fattori di produzione in base alla loro produttività marginale e non consente: creazione di
extra profitti e sfruttamento del lavoro.
Inoltre il prezzo (o meglio il sistema dei prezzi relativi) è anche quello che consente ai consumatori di
massimizzare la loro soddisfazione. Questo risultato è noto come primo teorema dell'economia del
benessere.
L’equilibrio
Impresa è price taker in un mercato di concorrenza perfetta. L’impresa in questo caso trova l’equilibrio e
può essere nel breve periodo o nel lungo periodo agendo sui costi CMg = RMg = P.
Capitolo: Il mercato, la domanda e l’offerta
Questa equazione è la condizione di massimo profitto, che si ricava ponendo a zero la derivata del profitto
rispetto alla quantità prodotta, per trovarne il massimo.
Π = RT − CV − CF = pQ − cQ − CF.
La derivata dei ricavi totali rispetto alla quantità è il prezzo, mentre il termine che riguarda i costi fissi
(indipendenti dalla quantità prodotta) si azzera durante la derivazione. Il ricavo marginale e costo marginale
sono l'incremento di ricavo e costo per l'impresa per ogni unità nuova di prodotto; se il costo e ricavo
marginale si eguagliano, l'aggravio di costi e l'incremento di ricavi che genera un nuovo prodotto si
compensano e danno un incremento di profitto pari a zero. È coerente il fatto che il massimo profitto si
trovi in corrispondenza di un incremento dei profitti nullo (il valore è massimo quando la variabile non può
più aumentare). In presenza di concorrenza perfetta:
nel breve periodo l’imprenditore deve coprire almeno i costi variabili
nel lungo periodo l’imprenditore deve coprire tutti i costi
se non si coprono i costi si cessa l’attività.
26
Quando la retta del ricavo marginale, che coincide con il prezzo, scende al di sotto del minimo della curva
del costo variabile medio, non è più conveniente produrre. Tale punto di minimo è detto punto di fuga (dei
produttori dal mercato). Quando il prezzo è compreso fra il minimo del costo totale medio e quello del
costo variabile medio, ci si trova in una situazione in cui è conveniente produrre in perdita pur di
ammortizzare gli alti costi fissi.
Di seguito, riportiamo i principali grafici che descrivono un regime di concorrenza perfetta.
1. il mercato fa il prezzo
2. confronto prezzo dato dal mercato e costi marginali (CMg)
3. confronto CMg con costi variabili (CV)
4. nel lungo periodo prezzo uguale al minimo del costo medio e al costo marginale
27
I venditori includono le imprese, che vendono i beni ed i servizi da loro prodotti, i lavoratori che vendono i
propri servizi ed i proprietari di risorse produttive (ad esempio beni immobili) che possono essere cedute a
titolo definitivo (vendita, o meglio alienazione) al fine di ricavarne il prezzo, oppure a titolo temporaneo
(per locazione o altri tipi di diritto di godimento) al fine di ricavarne la rendita.
La maggior parte degli individui e delle imprese sono allo stesso tempo compratori e venditori, ma è più
semplice a volte considerarli separatamente, come compratori nel momento in cui acquistano e come
venditori nel momento in cui vendono.
Compratori e venditori, secondo una delle citate definizioni, interagiscono per formare i mercati. Un
mercato è in questo senso un insieme di compratori e venditori che interagiscono, generando così delle
opportunità di scambio.
Il prezzo di mercato
Capitolo: Il mercato, la domanda e l’offerta
I mercati garantiscono la possibilità di effettuare transazioni tra compratori e venditori. Una certa quantità
di un bene è venduta ad un prezzo specifico.
Di solito, in un mercato perfettamente concorrenziale si stabilisce un unico prezzo di mercato; di solito
questi prezzi sono semplici da misurare.
Se i mercati non sono perfettamente concorrenziali, imprese diverse possono praticare prezzi diversi per lo
stesso prodotto.
Questo può accadere perché un'impresa cerca di attirare consumatori dalle imprese concorrenti, o perché
la fedeltà alla marca da parte dei clienti consente ad alcune imprese di praticare prezzi superiori a quelli
delle imprese concorrenti.
I prezzi di mercato della maggior parte delle merci sono soggetti a fluttuazioni periodiche, e per molti di essi
le fluttuazioni possono essere improvvise.
28
Questo è vero soprattutto per i beni venduti sui mercati concorrenziali.
Ricapitolando possiamo vedere qui sotto in una tabella i tipi principali:
Libera concorrenza Concorrenza Monopolio Oligopolio
monopolistica
Tanti produttori
Tutti di piccole Tanti produttori di varie
dimensioni dimensioni
Pochi produttori
(atomizzazione)
Presenza di vincoli
Grandi dimensioni
Assenza di vincoli per
Relativa trasparenza
l’entrata e l’uscita dal Un solo produttore Elevati vincoli per
mercato Disomogeneità del l’ingresso nel mercato
prodotto
Trasparenza del mercato
(differenziazione)
Omogeneità del
prodotto
sale, …)
L’offerta
In generale un'offerta è quanto si propone di dare in cambio di qualcosa. La relazione tra quantità e prezzo
è indirettamente proporzionale, cioè più viene prodotto un bene più basso è il suo prezzo. L'elasticità
dell'offerta rispetto al prezzo misura la variazione percentuale della quantità offerta divisa per la variazione
percentuale del prezzo. In economia, la sensibilità dell'offerta rispetto al prezzo comporta, come per la
domanda, diverse soluzioni.
Si può verificare, infatti, una offerta anelastica, elastica o a elasticità unitaria.
In un mercato, l'offerta è anche l'insieme dei beni o servizi che soddisfano un certo bisogno, detto
domanda.
29
Nel linguaggio commerciale e pubblicitario, offerta vuol dire generalmente offerta speciale, cioè un prezzo
favorevole praticato a scopo di promozione per un tempo breve.
Il pubblico è abituato a scegliere i prodotti offerti a condizioni di favore, talora con sistemi ingannevoli.
In economia, per offerta si intende la quantità di un certo bene o servizio che viene messa in vendita in un
dato momento a un dato prezzo.
Si suppone che per ogni bene si possa tratteggiare una curva di offerta, rappresentante le diverse quantità
messe in vendita di un bene o servizio in corrispondenza di ciascun prezzo.
Le caratteristiche dell'offerta influenzano il prezzo e il tipo di mercato per un dato bene.
Se esiste un solo venditore si parla di monopolio, di duopolio nel caso vi siano due soli venditori, di
oligopolio se i venditori sono pochi.
In presenza di moltitudini di venditori, ognuno dei quali non è in grado di determinare il prezzo di vendita si
parla di concorrenza perfetta.
L'offerta individuale di un bene è la quantità di quel bene che i venditori sono disposti a offrire sul mercato
in un determinato momento e a un certo prezzo. L'offerta collettiva è l'insieme delle offerte individuali.
La domanda
In microeconomia per domanda s'intende la quantità richiesta dal mercato e dai consumatori di un certo
bene o servizio, dato un determinato prezzo e quanto spenderebbero se tale prezzo variasse.
In ottica macroeconomica, per la scuola Neoclassica l'insieme delle domande dei singoli consumatori
costituisce la domanda collettiva.
Ci sono diversi fattori che influenzano la domanda:
Il prezzo del bene acquistato;
Il prezzo dei beni complementari e succedanei;
Il reddito del consumatore;
Le aspettative soggettive dei consumatori;
Il costo del denaro;
L'elasticità o la rigidità della domanda;
Bisogni del consumatore.
La domanda si caratterizza principalmente per tre fattori:
Concentrazione della domanda: la domanda può costituirsi di un unico acquirente (in genere in una
ben definita area geografica, ad esempio un'impresa produttrice di binari ferroviari in Italia ha
Capitolo: Il mercato, la domanda e l’offerta
come unico acquirente le Ferrovie dello Stato) e in tal caso si parla di monopsonio; di pochi grandi
acquirenti e si parla di oligopsonio; oppure di tanti piccoli acquirenti per cui si parla di domanda
polverizzata.
Elasticità della domanda: indica la variabilità della domanda in relazione ad un determinata
variabile (prezzo, reddito, ecc.). Una domanda molto elastica varia notevolmente in seguito ad un
minimo aumento/riduzione del prezzo, ad esempio. La curva del grafico sarà tendenzialmente
orizzontale. Ad una domanda infinitamente elastica corrisponde una curva del tutto orizzontale,
dato che i consumatori acquistano la quantità massima di un bene in corrispondenza di un singolo
prezzo.
Differenziazione della domanda, che definisce tante più domande (e offerte) quanto più sono i
segmenti di mercato.
30
Caratteristiche curva di domanda:
In generale tutte le curve di domanda hanno pendenza negativa (in caso di beni o servizi normali), questo
significa che più il prezzo di un bene o servizio è alto, meno ne viene richiesto.
Viceversa più un bene o servizio è a buon mercato, più ne viene venduto.
La relazione tra quantità e prezzo è dunque inversa.
I beni per cui la funzione di domanda ha pendenza positiva sono detti beni di Giffen.
Per ottenere la domanda di mercato bisogna sommare orizzontalmente tutte le domande individuali;
graficamente:
la pendenza (e quindi la relazione) rimane negativa ma può cambiare (rimane uguale solo in caso tutte le
pendenze siano perfettamente uguali); mentre la curva, detta funzione di domanda "a gomito", si sposta
verso destra (ovviamente la quantità richiesta aumenta se sommiamo tutte le curve).
Domande?
Capitolo: Il mercato, la domanda e l’offerta
31
I prezzi degli altri beni di consumo
L'aumento demografico che porta la curva a slittare verso destra
La concentrazione del reddito nazionale
Se la domanda è molto elastica rispetto al prezzo, la curva del grafico sarà tendenzialmente piatta, dato che
ad una piccola variazione di prezzo corrisponde una notevole variazione nella richiesta.
Ad una domanda infinitamente elastica corrisponde una curva del tutto orizzontale: i consumatori
acquistano la quantità massima di un bene in corrispondenza di un singolo prezzo.
Conclusione:
Quando l’offerta è superiore alla domanda, il prezzo diminuisce.
Quando la domanda aumenta in misura superiore all’offerta il prezzo sale.
Quindi:
32
Inflazione e deflazione
Nel flusso circolare dell’attività economica si trovano di fronte il flusso di merci (offerta, prodotto
nazionale) e il flusso di moneta (domanda, reddito nazionale).
L’inflazione
L'inflazione, in economia, indica un generale aumento continuo dei prezzi di beni e servizi in un dato
periodo di tempo che genera una diminuzione del potere d'acquisto della moneta.
Con l'innalzamento dei prezzi, ogni unità monetaria potrà comprare meno beni e servizi,
conseguentemente l'inflazione è anche un'erosione del potere d'acquisto.
Capitolo: Inflazione e deflazione
Vi sono diverse possibili cause dell'inflazione. L'aumento dell'offerta di moneta superiore alla domanda,
stimolando la domanda di beni e servizi e gli investimenti, è unanimemente considerata dagli economisti
una causa dell'aumento dei prezzi nel lungo periodo.
Altre cause sono l'aumento dei prezzi dei beni importati, l'aumento del costo dei fattori produttivi e dei
beni intermedi, in seguito all'aumento della domanda o per altre ragioni.
Nell'ambito dell'aumento del costo dei fattori produttivi svolge altresì un ruolo l'aumento del costo del
lavoro.
L'aumento del livello generale dei prezzi determina una perdita di potere d'acquisto della moneta: con la
stessa quantità di denaro si può cioè acquistare una minore quantità di beni e servizi.
33
A titolo esemplificativo, 1 Lira italiana del 1861 (la lira coniata al momento della proclamazione del Regno
d'Italia) equivale ad oltre 6.000 lire del 1999 e ad oltre 3 euro del 2006.
Tuttavia bisogna riconoscere che il fenomeno dell'inflazione permette al sistema di raggiungere alcuni
obiettivi importanti ai fini dell'equilibrio economico.
Generalmente infatti, questo processo risulta vantaggioso per i soggetti in posizione debitoria, ed in
particolare per le imprese (che frequentemente attingono capitali per finanziamenti) ed anche per lo Stato,
che trae beneficio poiché lo stesso denaro avuto in prestito in precedenza, al momento di effettuare la
restituzione ha un valore reale minore.
Indicando con p(t) il livello generale dei prezzi, l'inflazione è la sua derivata prima rispetto al tempo, ovvero
la velocità con cui il livello medio dei prezzi cresce:
La derivata può essere positiva, negativa, raramente nulla. L'opposto dell'inflazione, cioè la diminuzione
continuativa del livello generale dei prezzi, prende il nome di deflazione.
L'incremento del livello generale dei prezzi espresso in termini percentuali è il tasso d'inflazione.
La deflazione
La deflazione è, in macroeconomia, una diminuzione del livello generale dei prezzi, l'opposto dell'aumento
generale dei prezzi che si definisce inflazione. La deflazione non dovrebbe essere confusa con la
disinflazione, che descrive semplicemente un rallentamento del tasso di inflazione.
Capitolo: Inflazione e deflazione
La deflazione deriva dalla debolezza della domanda di beni e servizi, cioè un freno nella spesa di
consumatori e aziende, i quali poi attendono ulteriori cali dei prezzi, creando una spirale negativa. Le
imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi parte dei beni e servizi, cercano di collocarli a prezzi
inferiori.
La riduzione dei prezzi si ripercuote per le imprese sui ricavi, anch'essi generalmente in calo. Ne deriva il
tentativo da parte delle imprese di ridurre i costi, attraverso la diminuzione dei costi per l'acquisto di beni e
servizi da altre imprese, del costo del lavoro e tramite un minor ricorso al credito.
Casi di forte deflazione possono indurre il fenomeno della tesaurizzazione, intesa come incetta dell'unità
monetaria della quale si prevede un ulteriore aumento del potere d'acquisto. Gli effetti negativi della
deflazione tendono quindi a diffondersi nell'economia, provocando una situazione di depressione
34
economica. Lede quelle fasce di lavoratori che si vedono ridotto il reddito a seguito della riduzione dei
salari.
Tra le principali cause di deflazione vi è la scarsità di moneta.
Una situazione di deflazione si verificò in Giappone fra il 2000 e 2006, con la Banca Centrale costretta a
fissare un tasso d'interesse allo 0%, per favorire la liquidità circolante.
Nel mese di luglio 2009 la Germania è entrata in deflazione con una contrazione dei prezzi al consumo,
secondo una prima stima dell'Ufficio Statistico Federale, del -0,6% su base annua: non succedeva dal 1987.
È recente (il dato è riferito a Maggio 2009) anche la diminuzione del livello generale dei prezzi in USA dove
nel periodo maggio 2008- maggio 2009 l'inflazione ha fatto registrare un valore uguale a -1,3%.
La deflazione è una patologia negativa in economia perché associata a un periodo di stagnazione e
recessione economica.
35
I soggetti dell’economia
1 Acciaio Fr. 50.00 2 Fr. 500.00 Bene finale (uomo) Fr. 500.00 (Ricchezza)
Questo primo metodo indica che la ricchezza di una nazione è quanto producono le aziende. Più è alta la
produzione più è alto il PIL e viceversa. Non tutte le aziende producono una ricchezza. Il PIL è la somma
della ricchezza di tutte le aziende che producono un prodotto o un servizio finale. Solo quando è destinato
al consumo.
Somma del valore aggiunto nell’economia in un dato periodo
Capitolo: I soggetti dell’economia
Chf. 100.00
A = mineraria B = argenteria
Dipendenti Chf. 75.00 Dipendenti Chf. 50.00
Primo metodo: valore prodotto finito = Chf. 400.00
Secondo metodo: valore aggiunto = contributo che l’azienda da rispetto a ciò che compra rispetto a
Capitolo: I soggetti dell’economia
ciò che vende = 300 (az. B 400-100) + 100 (acquisto da az. A) = Chf. 400.00
Terzo metodo: reddito su tutta l’economia = salari, guadagno capitale e imposte
Guadagno azienda A Chf. 100.00 – Chf. 75.00 = Chf. 25.00 guadagno azienda
Chf. 75.00 guadagno dipendenti
CHF. 100.00 TOTALE
Guadagno azienda B Chf. 400-100-50 = Chf. 250.00 guadagno azienda
Chf. 50.00 guadagno lavoratori
Chf. 300.00 TOTALE
37
PIL = Chf. 100.00 (azienda A) + Chf. 300.00 (azienda B) = Chf. 400.00
la produzione totale di beni e servizi dell'economia, diminuita dei consumi intermedi ed aumentata
delle imposte nette sui prodotti (aggiunte in quanto componenti del prezzo finale pagato dagli
acquirenti); tale ammontare è pari alla somma dei valori aggiunti a prezzi base delle varie branche
di attività economica aumentata delle imposte sui prodotti (IVA, imposte di fabbricazione, imposte
sulle importazioni) e al netto dei contributi ai prodotti (contributi agli olivicultori, alle aziende
comunali di trasporto, ecc.); il PIL è, infatti, il saldo del Conto della produzione;
il valore totale della spesa fatta dalle famiglie per i consumi e dalle imprese per gli investimenti;
vale infatti l'identità keynesiana Y = C + G + I + (X − M), dove Y è il PIL, C sono i consumi finali, G è
la spesa dello stato, I gli investimenti, X le esportazioni e M le importazioni; l'identità vale in quanto
la quota del prodotto destinata alla vendita ma non effettivamente venduta si traduce in un
aumento delle scorte, che sono una componente degli investimenti;
la somma dei redditi dei lavoratori e dei profitti delle imprese; nell'attività produttiva si
sopportano, infatti, costi per l'acquisto di beni e servizi da consumare o trasformare (i consumi
intermedi) e costi per la remunerazione dei fattori produttivi lavoro e capitale; la produzione al
netto dei consumi intermedi coincide quindi con la somma delle retribuzioni dei fattori.
Il PIL è detto Interno in quanto comprende il valore dei beni e servizi prodotti all'interno di un paese
(indipendentemente dalla nazionalità di chi li produce).
Più precisamente (v. anche il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali), si considera la produzione di
beni e servizi:
effettuata da operatori residenti, ovvero da operatori che hanno sul territorio italiano il centro dei
loro interessi, o che compiono operazioni economiche e finanziarie sul territorio italiano per un
periodo di tempo di almeno un anno;
nel territorio economico, che coincide con il territorio politico-amministrativo a meno delle seguenti
eccezioni e vengono compresi:
le sedi all'estero di ambasciate, consolati e basi militari;
le navi, gli aerei e le piattaforme galleggianti appartenenti a residenti;
i giacimenti situati in acque internazionali e sfruttati da residenti;
vengono escluse le zone franche extra-territoriali concesse come sedi di ambasciate, consolati e
corpi militari di altri paesi;
viene convenzionalmente compreso il personale di organismi internazionali, quali la FAO, che gode
dell'extraterritorialità.
Nel Sistema europeo dei conti nazionali e regionali si passa dal Conto della produzione al Conto della
generazione dei redditi primari ed al Conto dell'attribuzione dei redditi primari.
Capitolo: I soggetti dell’economia
Il saldo del primo è il Risultato lordo di gestione (PIL meno redditi da lavoro dipendente dei residenti e
meno imposte nette sui prodotti e sulla produzione), nel secondo si aggiungono al Risultato lordo di
gestione, tra l'altro:
I redditi da lavoro dipendente, questa volta aggiungendo i redditi di lavoratori italiani all'estero e
sottraendo i redditi percepiti in Italia da lavoratori stranieri;
I redditi da capitale netti dall'estero: i redditi da capitale (interessi, dividendi, fitti di terreni, ecc.)
spettanti a residenti, al netto di quelli spettanti a non residenti.
Si ottiene così il Reddito nazionale lordo.
38
Il PIL è detto Lordo perché è al lordo degli Ammortamenti (per ammortamento si intende il
procedimento con il quale si distribuiscono su più esercizi i costi di beni a utilità pluriennale, che
possono essere di diversa natura).
È una misura basilare usata in macroeconomia.
A partire dal PIL è definibile il reddito pro-capite, pari al rapporto tra il PIL e il numero dei cittadini.
39
Le imposte (dirette e indirette)
L’imposta è una prestazione obbligatoria sia per le persone fisiche che giuridiche da versare alla
Confederazione, al Cantone ed al Comune. Il pagamento è fatto in denaro e si suddivide in:
Imposta diretta: Calcolata sul reddito e la sostanza, toccano sia le persone fisiche che le persone
giuridiche. Sono periodiche (ogni anno) e colpiscono reddito e ricchezza. Sono
praticamente le famose tasse.
Imposte indirette: Sono praticamente giornaliere e sono dedotte sul consumo senza accorgersi
(imposta sul tabacco, benzina, …). Finanziano la confederazione, colpiscono l’uso ed
il consumo di un bene o servizio indipendentemente dalla ricchezza posseduta.
Esempio è l’IVA, percentuale che si paga in base a quanto acquistato. Imposta che
ha a che fare con le aziende (fatturato) col consumatore finale e con AFC
(Amministrazione Federale delle Contribuzioni) che la riscuote.
Ricapitolazione: Azienda vende al consumatore finale e riceve l’IVA dovuta
L’azienda paga l’IVA precedente al fornitore
L’AFC riceve l’IVA netta.
SCOPO prestazioni e
servizi dall’estero di Contabilità e pollame
Importazione di Commerciale Cereali, sementi,
beni piante vive, …
Medicinali,
Giornali e
prestazioni varie
Imposta cantonale
Ogni Cantone definisce liberamente, entro i limiti previsti dalla Costituzione federale svizzera, il proprio
ordinamento tributario e le proprie tariffe fiscali. Ai Cantoni è data facoltà di riscuotere qualsiasi imposta
40
sulla quale la Confederazione non avanza pretese di esclusività. Di conseguenza, le leggi tributarie e gli
oneri fiscali variano considerevolmente da Cantone a Cantone.
Imposta comunale
L'imposta comunale è prelevata in base alle classificazioni per l'imposta cantonale del medesimo anno. Essa
è calcolata applicando il moltiplicatore comunale all'imposta cantonale base.
Il moltiplicatore è una percentuale che viene applicato all’imposta Cantonale.
Imposta federale
L’imposta federale diretta viene prelevata sul reddito (imposta sul reddito) dei privati (persone fisiche) e
sugli utili (imposta sugli utili) di imprese e società (persone giuridiche).
Viene prelevata e riscossa dai Cantoni a favore della Confederazione
Il sito internet dell’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC) (www.admin.ch) contiene un
calcolatore che consente di determinare l’ammontare dell’imposta sul reddito dovuta.
Moltiplicatore: E’ una percentuale dell’imposta cantonale che viene applicata per definire l’imposta
comunale.
Reddito: Totalità dei proventi di quello che viene guadagnato meno le deduzioni. Si parla
quindi di reddito imponibile.
Sostanza: Costituita dai beni mobilie immobili che il contribuente possiede.
Tassa: Quantità di denaro richiesta per una prestazione.
Dazio: Contributo prelevato sulla merce di importazione.
IVA: Imposta sul valore aggiunto.
L’imposta preventiva
Colpisce gli interessi dei capitali, le vincite al lotto o alle lotterie, i dividenti e gli interessi percepiti sui
collocamenti di capitali, sui titoli, …
L’interesse è del 35% che potrà essere recuperato dichiarando i beni relativi durante le dichiarazioni fiscali.
Capitolo: Le imposte (dirette e indirette)
41
Ruolo dello stato
Lo stato, per assicurare l’indipendenza del Paese, accresce la prosperità comune e difende le basi naturali
della vita.
Politico:
Difesa del territorio e difesa nazionale
Organizzazioni internazionali
Affari esteri
Aiuto all’agricoltura
Favorisce scambi commerciali con l’estero
Pianificazione del territorio
Protezione dell’ambiente
Salvaguardia della superficie boschiva
Economico:
Costruzione d elle vie di comunicazione
Controllo del sistema monetario
Formazione professionale
Ricerca e aiuto alle regioni oltre ai gruppi sfavoriti
Assicurazioni sociali
Perequazione finanziaria
Legislazione sul lavoro
Difesa delle minoranze
Il benessere economico netto è una misura riassuntiva disponibile delle quantità di beni e servizi reali
(generi alimentari, indumenti, partite di calcio, …) che un Paese è capace a produrre.
Informazioni sul tenore di vita, su condizione sanitaria e sui risultati raggiunti dal suo sistema educativo.
42
Domande, ricapitolazione
43
I cicli economici
Cicli Fluttuazioni
Congiuntura
economici economiche
L’evoluzione economica è caratterizzata da oscillazioni più o meno ampie, di durata variabile, di natura
strutturale e congiunturale, che tendono a estendersi al di fuori dei confini delle singole nazioni e che sono
denominate fluttuazioni economiche.
Esistono quattro tipi principali di oscillazioni economiche:
Fluttuazioni stagionali:
Hanno la durata di un anno, fasi alterne, collegate a certe manifestazioni caratteristiche dell’anno solare,
oppure al ciclo agricolo.
Da 4-12 anni, cause sono guerre non importanti, costruzione come Alptransit, spese natalizie e sottore del
turismo.
Rivoluzioni tecnologiche.
Le fluttuazioni economiche possono essere in parte attribuite alla nascita di nuove industrie, come quelle
connesse alla costruzione di ferrovie, alla produzione di acciaio, alla produzione e allo sfruttamento
dell’energia elettrica.
Le innovazioni tecnologiche compaiono generalmente a gruppi, il che determina un clima favorevole
all’espansione industriale.
44
Tale espansione può tuttavia essere interrotta da fenomeni speculativi, che provocano il temporaneo
arresto del processo di sviluppo. Hanno una durata di 50 – 60 anni.
Caratteristiche del ciclo economico di medio periodo: il periodo di espansione è normalmente più lungo del
periodo di recessione.
La variazione è una fluttuazione che dura circa 8 – 10 anni. Per esserci questo ciclo deve esserci una zona
che sale e una zona che scende.
Quando c’è una recessione vuol dire che la “zona” è entrata nelle routine; non ha più lo stesso valore.
Espansione: quando l’economia va bene il valore del PIL aumenta.
Recessione: quando l’economia va male e il valore del PIL diminuisce.
Punto di culmine: dura sempre 3 – 6 anni. Quando l’economia è al massimo della sua espansione. Il
tetto massimo.
Punto minimo: dura sempre 1-3 anni. Il punto più basso raggiunto dell’economia.
45
Congiuntura
Insieme delle condizioni di un soggetto economico (paese, settore) in un determinato momento, descritte
con un'analisi di breve periodo di vari indicatori economici come la produzione, i prezzi, i consumi, gli
investimenti, il tasso di sconto, la borsa ecc.
Si basa prevalentemente sull'analisi empirica e si propone, in genere, di prevedere l'andamento futuro delle
grandezze osservate sulla base della loro dinamica nel tempo.
Gli istituti per lo studio della congiuntura si diffusero nel mondo industriale a partire dalla fine del XIX
secolo, prima come società private che studiavano le imprese e la borsa (per esempio Moody's negli Stati
Uniti) e, a partire dagli anni venti, come istituti di ricerca economica negli Stati Uniti (National Bureau of
Economic Research, fondato nel 1920), in Germania, ma anche in Italia (Barometro economico).
Nel secondo dopoguerra il numero di questi istituti crebbe in tutti i paesi industrializzati; in ciascuno stato
esistevano negli anni novanta numerosi istituti operanti nel campo dello studio della congiuntura.
Congiuntura in Svizzera
In conseguenza della crisi economica e finanziaria internazionale, inaspritasi a partire dal mese di
settembre 2008, gli esperti stimano per la Svizzera una caduta del PIL di circa il 2,7%. La crisi ha comportato
una contrazione anche nel commercio estero. Nei primi sei mesi del 2009 le esportazioni si sono contratte
del 15,6% scendendo a 88.907 milioni di franchi, mentre le importazioni sono regredite del 16,2% a 79.908
milioni di franchi.
La bilancia commerciale ha chiuso comunque con un surplus di 8.999 milioni di franchi, in ribasso di circa
un miliardo rispetto al 2008.
Il peggioramento della situazione congiunturale si è fatta sentire anche sul mercato del lavoro. Già a partire
dalla metà del 2008 la domanda di lavoro ha subito un freno. Nell’industria l’attività lavorativa è in netto
calo e le stime degli esperti prevedono per il 2009 un tasso di disoccupazione del 3,8% che potrebbe
passare al 5,5% nel 2010.
Per quanto riguarda l’inflazione, stando alle stime dell’Ufficio Statistico Federale, per i dodici mesi del 2009
il rincaro annuo raggiungerà il - 0,4%. La tendenza deflattiva è prevedibile considerato il livello dei prezzi del
petrolio inferiori di quasi il 50% rispetto a quelli rilevati nel maggio 2008.
La Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha iniziato a reagire al peggioramento delle prospettive economiche già
nell’ottobre 2008, con una politica monetaria tendente al ribasso del tasso direttore dal 2,75% allo 0,25%.
Il tentativo di impedire il rafforzamento del franco nei confronti dell’euro ha avuto ampiamente l’effetto
aspettato.
Infatti, da marzo 2009 il rapporto CHF/EUR è rimasto costantemente al di sotto della soglia dell’1,50.
Capitolo: Congiuntura
46
Marketing Mix
Il termine marketing mix indica la combinazione (mix) di variabili controllabili (leve decisionali) di marketing
che le imprese impiegano per raggiungere i propri obiettivi.
Le variabili che tradizionalmente si includono nel marketing mix sono le 4P (in inglese four P's) teorizzate da
Jerome McCarthy e riprese in seguito da molti altri:
Product (Prodotto)
Price (Prezzo)
Place (Distribuzione)
Promotion (Comunicazione)
Il Prodotto
E’ il bene o servizio che si offre (vende) in un mercato per soddisfare determinati bisogni dei consumatori.
La più importante leva decisionale di marketing che riguarda il prodotto è la politica di brand management.
Il Prezzo
E’ il corrispettivo in denaro che il consumatore è disposto a pagare per ricevere un determinato bene o
servizio. Esistono varie politiche di pricing che un'impresa può attuare, in funzione degli obiettivi che
l'impresa si propone:
La Distribuzione
E’ l'insieme di attività necessarie a far giungere un determinato prodotto al consumatore finale, con i vari
passaggi intermedi. La distribuzione avviene tramite la gestione, detta “channel management”, dei canali di
distribuzione e dei magazzini, logistica delle merci, copertura del mercato.
La Comunicazione
E’ l'insieme di attività volte a promuovere, pubblicizzare e far conoscere al mercato un'azienda o un suo
determinato prodotto o servizio. Recentemente tra gli studiosi di marketing si preferisce sostituire il
termine promozione con comunicazione aziendale, definita come il complesso di attività mediante le quale
Capitolo: Marketing Mix
Esempio 1:
Un’azienda decide di produrre, tra altri beni già in commercio, un nuovo tipo di shampoo che sarà
disponibile in tre versioni per tre segmenti di mercato: per chi ha i capelli grassi, per chi ha capelli secchi e
per i bambini.
Il nuovo prodotto sarà venduto, almeno inizialmente, solo all’interno della nazione A. (circa 20 milioni di
potenziali acquirente).
Il responsabile del marketing mix inizia il suo lavoro.
Prodotto
Prezzo
48
Distribuzione
Comunicazione:
Sponsorizzazione Azione 3 x 2
Sostegno a manifestazioni varie
Abbinamento a concorsi
Naturalmente il marketing mix è un elemento estremamente dinamico all’interno della strategia globale
dell’impresa: deve cioè rispondere e di conseguenza adeguarsi e modificarsi ai cambiamenti che si
presentano lungo la vita di un prodotto.
Esempio 2:
Una marca conosciuta per la fabbricazione di prodotti a basso prezzo, non riuscirà ad imporsi nel
mercato del lusso senza cambiare posizionamento. Tuttavia i due nuovi concetti possono essere
considerati come già inglobati nelle 4P, in quanto il Personal Selling può essere considerato come
ampliamento della Distribuzione (Placement) e il Positioning può essere parte della Comunicazione e
Promozione (Promotion).
Capitolo: Marketing Mix
49
Banca Nazionale Svizzera
50
Debito pubblico
Per debito pubblico si intende il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti, individui privati, imprese,
banche o soggetti stranieri, che hanno sottoscritto obbligazioni (quali, in Italia, BOT e CCT) destinate a
coprire il fabbisogno finanziario statale.
In Svizzera il debito pubblico è cresciuto soprattutto a partire dagli anni novanta.
Nel 1990 rappresentava il 29,9% del PIL, nel 2000 il 49,9% e nel 2004 il 53%. In termini assoluti, nel 2004 il
debito pubblico svizzero (suddiviso fra Confederazione, Cantoni e Comuni) era pari a 239 miliardi di franchi
svizzeri (159 miliardi di euro), di cui 130 imputabili alla Confederazione.
Il "servizio del debito" costava annulamente alle casse pubbliche elvetiche 7 miliardi di franchi (4,6 miliardi
di Euro). Tra i fattori che hanno portato all'aumento del debito pubblico elvetico, il Dipartimento federale
delle finanze (DFF) cita i deficit dei conti finanziari (durante la lunga crisi degli anni novanta), ma anche il
risanamento (con la trasformazione in aziende pubbliche) della Posta Svizzera (conclusosi il 1° gennaio del
1998) e delle Ferrovie Federali Svizzere (ultimato il 1° gennaio del 1999), nonché il necessario risanamento
delle casse pensioni dei dipendenti di FFS, Posta e Confederazione.
A partire dal 2005 il debito pubblico svizzero è stato ridotto grazie agli sforzi congiunti di Confederazione,
Cantoni e Comuni. Nel 2005 il debito ha toccato il suo massimo: 244 miliardi di franchi, pari al 52,6% del PIL.
Nel 2006 è sceso a 231,3 miliardi (47,2%), nel 2007 a 226,9 (43,6%), nel 2008 a 223,7 miliardi (41,3%).
Per il 2009 si prevede un'ulteriore riduzione a 218,4 miliardi (ma in leggero aumento in termini percentuali
a causa della contrazione della crescita economica, al 41,4% del PIL).
Il "servizio del debito" è conseguentemente sceso a 6,3 miliardi annui (4,2 miliardi di euro).
Il rapporto tra il debito pubblico ed il Prodotto interno lordo costituisce un importante indice della solidità
finanziaria ed economica di uno Stato (come nel caso del Patto di stabilità e crescita vigente nell'Unione
Europea).
Relativamente al rapporto tra il debito pubblico ed il Prodotto interno lordo, ci sono quattro possibili
situazioni in cui può trovarsi lo Stato in un determinato anno:
1. il tasso di crescita del PIL risulta minore del tasso di interesse dei titoli di Stato e c'è pure un
disavanzo primario in rapporto al PIL, nel senso che le uscite dello Stato sono maggiori delle entrate
in rapporto al PIL. In tal caso il rapporto debito/PIL tenderà ad aumentare all'infinito.
2. il tasso di crescita del PIL n risulta maggiore del tasso di interesse dei titoli di Stato i, ma c'è ancora
un disavanzo primario in rapporto al PIL. In tal caso il rapporto debito/PIL convergerà in modo
decrescente verso un certo valore (che si dice "stato stazionario") se, e solo se, il rapporto
debito/PIL iniziale è maggiore dello stato stazionario. In particolare, in tal caso, affinché il rapporto
Capitolo: Debito pubblico
debito/PIL decresca, occorre che il PIL cresca a tal punto da rendere la differenza n-i
sufficientemente grande e il disavanzo primario sia invece il più piccolo possibile. Se invece il
rapporto debito/PIL iniziale è minore dello stato stazionario, il rapporto debito/PIL convergerà
sempre verso lo stato stazionario, ma in modo crescente.
3. il tasso di crescita del PIL n risulta minore del tasso di interesse dei titoli di Stato i, ma si è
intervenuti aumentando le tasse, per cui non c'è un disavanzo primario e le entrate sono più delle
uscite. In tal caso il rapporto debito/PIL decrescerà annullandosi dopo un certo tempo se, e solo se,
il rapporto debito/PIL iniziale è minore dello stato stazionario. In particolare, affinché il rapporto
debito/PIL decresca, occorre che la differenza n-i sia sufficientemente piccola e che le entrate siano
51
sufficientemente grandi. Se invece il rapporto debito/PIL iniziale è maggiore dello stato stazionario,
il rapporto debito/PIL tenderà ad aumentare all'infinito.
4. il tasso di crescita del PIL risulta maggiore del tasso di interesse dei titoli di Stato e si è intervenuti
aumentando le tasse per cui non c'è un disavanzo primario e le entrate sono maggiori delle uscite.
In tal caso il rapporto debito/PIL decrescerà rapidamente fino ad annullarsi.
52
Economia internazionale
Per economia internazionale si intende quella branca della scienza economica che ha come oggetto di
studio i rapporti economici tra paesi diversi, nonché i modelli analitici che permettono di interpretarli.
L'economia internazionale può essere analizzata sotto diversi punti di vista, tuttavia la letteratura
accademica sembra essersi concentrata in modo rilevante sui seguenti aspetti:
teorie del commercio internazionale;
finanza internazionale;
problemi e temi connessi al processo di integrazione dei mercati (globalizzazione).
L'economia internazionale si serve degli usuali strumenti dell'analisi economica: di quelli microeconomici
per lo studio delle economie dei singoli paesi e di quelli macroeconomici per lo studio dei valori aggregati.
L’idea guida è che i paesi traggono beneficio dal commercio se, per ogni merce scambiata, i costi interni di
produzione sono differenti, raggiungendo un accordo in base al quale ognuno produce e vende ciò che in
grado di produrre a costo più basso.
La teoria economica classica, di conseguenza, individua la causa del commercio internazionale nella
differenza tra le tecniche produttive adottate dai paesi.
Una differenza tra i costi unitari di produzione, condizione necessaria perché si verifichi lo scambio
internazionale, riflette, infatti, differenze nella tecnologia produttiva. Secondo la teoria dei vantaggi
comparati di Ricardo due paesi possono trarre vantaggio dal commercio, anche se uno dei due presenta
costi inferiori nella produzione di entrambi i beni presi in considerazione da tale modello.
In una tale situazione, il paese svantaggiato avrà, infatti, convenienza a specializzarsi nella produzione dove
il suo svantaggio è relativamente minore e, analogamente, il paese avvantaggiato avrà convenienza a
specializzarsi nella produzione dove il suo vantaggio è relativamente maggiore. In estrema sintesi, il
modello ricardiano individua due condizioni, una necessaria e l’altra sufficiente, affinché i paesi traggano
vantaggio dallo scambio internazionale.
La condizione necessaria è che le nazioni presentino differenze nei costi comparati. La condizione
sufficiente è che la ragione di scambio internazionale sia compresa tra i costi comparati dei due paesi senza
essere uguale a nessuno dei due.
Un esempio chiarisce l’errore di fondo delle tesi protezioniste sopra citate. Supponiamo che il costo di
produrre una t-shirt in Cina sia un trentesimo del costo italiano e che il costo per produrre un frigorifero sia
un decimo di quello italiano.
Capitolo: Economia internazionale
Secondo il modello di Ricardo, l’industria cinese si specializzerà nella produzione di t-shirt ed importerà
frigoriferi e ciò per la semplice ragione che i cinesi per produrre frigoriferi dovrebbero rinunciare a produrre
t-shirt e dato il loro vantaggio comparato ciò non è per loro conveniente.
Indubbiamente la Cina e le altre economie emergenti stanno erodendo il vantaggio delle economie
avanzate in numerose produzioni.
Tuttavia, essendo il vantaggio comparato per definizione relativo ci saranno sempre dei beni che sarà
relativamente più conveniente produrre nelle economie di più antica industrializzazione.
53
Conclusione
Questo fascicoletto è una raccolta di argomenti utili di Economia Politica quale materiale didattico rivolto
agli allievi delle scuole professionali commerciali e scuole di commercio.
Appunti di Economia Politica è un fascicoletto che potrà subire periodicamente aggiornamenti sia nei
contenuti che negli schemi.
Questo fascicoletto NON sostituisce il manuale o il materiale consegnato dal docente di materia o dalla
sede scolastica bensì è da intendersi quale supporto didattico.
Questa versione è la 1.02 (2010).
Per info:
Luca Dossena – docente
www.lucadossena.jimdo.com
Capitolo: Conclusione
54
Fonti
Capitolo: Fonti
55