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DIZIONARIO
ST()RICO--MITOLOGICO
DI TUTTI I POPOLI DEL MONDO
COMPILATO DAI srcwom
GIOVANNI POZZOLI, FELICE ROMANI .
E ANTONIO ’PERACCHI ‘
SULLE TRACCE
TOM. VI.
L 1 vie R N o
STAMPERIA YIGNOZZI
1824.
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li. BAA.
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IìAB. (2668) IÌAB.
pubblicamente disonot‘ato. Gli si fa caval lo stesso significato, pure ovvi qualche dif
care un asino, gli al tinge la faccia di ne ferenza nell' uso. Quando si parla in gene
ro e di bianco, quindi si conduce per le rale, e senza applicare questo termine ad
strade a suono di tamburo, dopo di che alcun nome proprio , si dice un rabbino:
viene acaccmto; ma avvien di rado che per esempio,i rabbiltt' hanno spacciato
quei sacerdoti si espongano ad un simile molte cose stravaganti; ma quando si indica
castigo. l Raaani ,e particolarmente i gio particolarmente un dottore giudeo, ai dice
vani non possono passeggiate a lor piacere Babbi‘, come Babbi Salomon Jnraltt', Rub
ma il capo del kioum non permette loro bi Mancare: hanno peltlal0 In tale atnl
di sortire che quando lo crede conveniente. altra cosa; e nnminanoloh complessiva
Credercbhero essi di perdere una parte nvnte , si dice: i rabbini Judo Chirig e
del loro tempo, che consacrano interamen Judu Ben Clmbt'n sono gli autori di due
te alla contemplazione dell' essenza divina antiche grammatielre ebraiche.
se l'occnpassero nel preparare i loro ali Per giungere alla qualità di Rabliino
menti, o in alcun’ altra funzione sociale. era d'uopo passare per molti gradi : il
Ricevono perciò dal pubblico i cibi intera primo era di quelli che i Giudei chiama
mente conditi, e li mangiano piuttosto vauo bachnr, eletto nel numero dei «lisce
freddi che caldi. Ciascuna comnnita manda poli, il secondo di quelli che si chiama
il mattino , nella città, un certo numero vano chaber, o collega dei rabbint', e si
de‘ suoi membri, che percorrono rapida giungeva a questo grado mediante l'impo
mente le strade, tenendo sul braccio destro sizione di mano , in una cerimonia che
un paniere verniciato in turchina, nel ua ebiarnavasi semic/mu; finalmente, allorché
le ripongono i doni che vengono loro atti il candidato si credeva capace di istruire
che Consistono ordinariamente in riso bol gli altri, veniva qualificato del titolo di
lito e condito d'olio, in pesce secco , in Rabbino Nelle pubbliche assemblee , i
, confezione e in frutta.~ Durante la loro gi Rrrlibirtt' erano assisi sovra sedie elevate, i
U‘ e anziché mover intorno lo sguardo, Colleghi sui banchi, e i discepoli ai piedi
tengono gli occhi costantemente fil!l al del loro maestri.
suolo.Non si fermano mai per questa-re , l Rabbirit' moderni sono molto rispetta
e non guardano quelli che fanno ad essi ti ha i Giudei ‘, occupano i primi posti
elemosina i quali sembrano sempre piu sol nelle smagoghe , tld(‘ld.it'l0 in materia di
leciti di dare che non aieno essi di I'ICQ religione, ed anche nelle bisogna civili,
vere. Questi sacerdoti non mangiano che celebrano i niatriiutinii, giudicano le cause
una sola volta, e al mezzogiorno , e sic. di divorzio, predicano se ne hanno il talen
come ricevono più di quello che loro ah to, riprendono e scomunicauo i disobbe
bisogna , cosi , con altrettanta carit'a , ri dienti. Gli scritti dei loro predecessori, ei
consegnano ciò che loro è. di troppo: e loro propri commentarti contengono un in
questo superfluo srrve a nutrire gli stra finito numero di tradizioni singolari, e qua
nieri indigenti e gli scolari poveri, ai qua’ stchè tutte stravaganti, che osservano , nul
li insegnano a leggere , a scrivere , e i ladimeno, tanto scrupolosamente, quanto
principl della morale e della religione. - i principi della loro legge.l Robbio: sono
Viaggio del maggior Symer nel paese divisi in molte sette, di cui Ir- principali
di Ava nel i790. sono i Cabaliati, i Caraiti, i Talmudisti e
' Rasa/t, nome di una città della Giu i Massorcli.
dea che apparteneva alla tribù di Gad. Gli antichi Rubbint’ ai servirono moltis
Era situata sul torrente di .laba , e fu as simo delle allegorie, e i loro commentarj
aedlata da Gionbbo , dopo che ebbe scon° sulla Sacra Scrittura non ne sono che un
fitto i Madianiti. ammasso ; i mo.lerni non hanno fatto che
ltammu ( Mir. Rubb. e Mimmo". ). aegnirne lo stile. Si attribuisce loro una
maestro , dottore. I Giudei e i Maomet quantità numerosa di regole e di maniere
taiii chiamano con questo nome quelli fra differenti di interpretare e di citare i non
i loro dottori che stimano i più sapienti e libri, e si pretende che siano stati imitati
i più divoti. ' _ degli apostoli nelle loro citazioni ed inter.
liaiaaael't't (ll’lt't Rabb.), quelli fra i pretazioui delle profezie dell' antico testa.
Giudei che li.nmn adotlatn le tradizioni mento. Start/tape e Jenlriru fanno di gran
dei Farisei chiamati llnhbanirn, per distin di lflmenti della perdita di neste regole.
gncrli dai Cll‘;tlll, che stanno attaccati prin snrrflw~rio, rol’essore di ‘lingua ebraica
cipalmenle alla Sacra Scrittura. ad Amsterdam, in creduto di averle ritrovate
llanaut. - V. Lissa. negli’ =intichi scritti dei Gintlui;ed osserva
" llananu, nome dei dottori Giudei, che che ÌR tbbrlti interpretavann la Scrittura, ri
gli Ebrei chamano m6, ral»6i , o rabboni, volgen lo il significato naturale in un sen
che iii-Ila loro lingua significa ntaellro o Iltlliîlll0 più nobile ed allegorico. A tale
dottori‘. Quantunque questo parole abbiano ell'etto egli è d'avviso che ora cangiasaero
RAB. (‘669) BAR.
i punti ele lettere, ora traspnrtasaero le ps due delle lagrirne della Divinità piangen
role, ora le dividesseroo ne aggiungeflflt'0; te la distruzione drlla sua casa, Itatjlnu« nel
ciò che pretende di confermare col modo con mare, e vi cagionnun vv-lenti tempeste. Per
gli apmtnli lmnuo spiegato e citato_le cui esprimere l’ infinita potenza di Dio, dicono
profezie. Ma chi non vede che tutto ciò non cb' egli è un lioue il cui iuggito fa uno
è che un artificio er rendere meno odio etrepno spaventevole.
sa la pratica dei vciniani, i quali , col Cemre, avendo desiderato di vedere lil
mezzo di alcuni punti o virgole aggiunte t‘lio, R. Giosuè lo pregò di far sentire gli
o trasposto nei Santi Libri, formano dei ell‘flti della sua presenza. A questa pre
testi favorevoli al loro errori? liiera, la Divinità si ritirò alla distanza di
Più di qualunque altra cosa,i Rabbim' 200 legltt’. da Roma, e si mise a rupgn‘r :
hanno coltivato l’astrologia giudiziaria ; lo strepit0 ne in tanto terribile che Cl-lldfl
imperoccliè, malgrado le proibizioni tante la muraglia della città, e tutto le femmine
volte t‘eitexale nella loro legge di servirsi incinte si SCOUCHH’MIU. lliu, avvicioauuusi
di augurii e di divinazioni, 0 di prestar di cento leghe , e ruggemlo nella aba>a
fede alle predizioni dedolte dalle osserva maniera, Cesare, spaventato dallo strepnto,
zioui degli astri, i loro più famosi dottori cadde dal trono, e tutti i Romani perdet-y
hanno adottato quella superstizione, e ne tera i loro denti molnri.
hanno composto dei libri, che si sono spar Gli stessi dottori assicurano che Dio non
ai per tutto l'universo, e particolarmente poté rivelare a Gincoble la vendua di
in Europa nei secolidell' ignoranza, secon suo figlio Giuseppe, perché: i suoi fratelli
da quanto ci vien riferito dell'abate Re lo avevano obbligato ilgiulitt'fi con essi che
nuurlot, che conoscevo a fondo tutta la avrebbero custodito il segrelO sotto pena di
acienzn rabhinica. scomunics.Altrove,lddio, afflitto d'aver crea
Prrsentrmcnte, se la sinagoga è povera lo l'uomo, se ne consoli), perché non era
e piccola, non avvi che un rabbino aolo, di natura celeste, e dove stato lo fosse ,
il quale nello stesso tempo fa le pmti di giu avrebbe strascmato nella sua ribellione
dice e di dottore; ma quando gli Ebrei tutti gli abitanti del l’aradisn. In un altro
sono possenti e numeroai in un luogo, vi passo, lddio si trastulla col leviatlnn ,- ma
stabiliscono tifi pastori ed una casa di giu ne ha ucciso la femmina poiché la decen
dizio, in cui si decidono tutti gli affari ci la non permriteva che giuucasse con essa.
vili; ed in tal caso la sola ishuziune è. BABBO‘!!! (Il’lil. Rabb. Gli Ebrridan
riservata al rabbino , la meno che mm si no questo nome a certi commentarj alle
creda a proposito di farlo entrare nel cun gotici sui cinque libri di Mosè. Questi coin
ciglio per aver la sua opinione,- nel qual ment.arl trono di uu.i Brando autorità per
caso esso ‘prende il primo posto. cui, e sono considerati come antichissimi.
Cnllocheremo in queato articolo alcuni Pretendesi che siano stati composti circa
racconti rabbinici di tal natma da dare l'anno 30 di G. C. , e conteng-mo una
un‘ idel delle follie del Talmnd. Uurab raccolta di apiegzioui allegoriche tlei dut
Lino fu abbastanza astuto per ingannare tnri ebrei, in cui è sparsa una quantità di
Dio e il Diavolo,- ed ecco come vi riusm: favole.
Pregò il Demonio di ortarlo fino all‘ in‘ llsnnowon, nl‘liciali abiliti nei pubblici
gresso dei cieli, al‘fincliè, dopo aver visto giuochi della Grecia, per manlenervi il
la felicità dei Santi , potesse morire più non ordine. Il 1010 nome deriva dalla
tranquillamente. il Diavolo ebbe la dap baccltclta che portavano in mano.
pocaggim- di aderire alla sua preghiera ; RAIIUoMANZ‘A, divinazione per meno di
e il rabbino, Vesgemln apella la porta del verghe. Urea ( c. .'|, 11. lì!) ha parlato di
cielo, vi si gettò dentro precipitosamente, quella che pvalicavasi presso gli Ebrei. R'Ib‘
giurando nel nome di Dio che non ne sur bi Mm'sfi Samsmz ce ne Ilà la regnante
lirebbe mai più;Allora lddio , che non spiegazione: « SI scortecciavà, solamente
volle lasciargli commettere uno spergiuro, da un lato e in tulle la sua lunghezza, un
fu obbligato di lasciarlo in cielo , mentre vinccstm che si l.-mciavs in aria: se in cu
il Diavolo si ritirò in tutta la tua vergo dend0, presentava alla Vista la parte. scor
gnl. tecciata, e poscia, gettandolo in aria la se
Se si deve prestsr fede ai Ralióini, Id conda volta , mostrava il lato intatto, '-e
dio ha castignto a malincuore il suo popo ne presume.va un felice presagio. Per lo
lo, piange durante le tre veglie della not cflul.rlrtù, si iiteneva di sinistro augurio,
te, ed esclama : u Mc sciagurato , che ho quando, alla prima caduta, la bncchettala
distrutto la mia casa, e disperso il mio s"iiivn vedere il lato non isbucciato; ma
popolo fra le nazioni della terra l » Ag quando, ambe le volte, presentava lo stes
giungono d’ aver inteso soventi volte que ao aspetto, sia coperto, sia spoglio di scov
sta voce lameutevolc della Divinità allor za, si auguri-va che I’ esito sarebbe Italo
che passano Sulle rovine del tempio, i: che misto di male o di bene. ti
“AB. (2670) RAG.
Gli Sciti e gli Alani valicinavauo per hanno qui de‘ citlndini ingannati , l’ altra
mezzo di certi rami di lalicc o di mirto. che per buona Gorle non casi in piccol nu
lmoGermani
il‘ albero1.1 iiruitifero,
Iiavano ine molti pezzi un ra
contraueguaml0li mero. « Eucnrlosi alzato un nuovo grido,
m.n più debole del primo, Cicerone lo
rrill certi caratteri, li gellavauo all'azzardo fece osservare. NI Soll‘ocate, disse loro,
sovra un drappo bianco. Allora il padre le imprudeuii Y"slre ride che il po
di famiglia Ii prendeva gli uni dopo g|ial polo non eontieue , e Cile mm fanno che
lri successivamente , e dall' ispezione dei allentare il vostro Piccol numero; Vui vi
Cll‘llteri ne tracvl degli auguni per l'av acuprile e vi fare conoscere; » r2plic‘o che
venire. Quegli divinazione ha qualche |f. gli riucreaceva che il euuclunle non ave!
finiti: colla brlomflfl1.in. Alcuni luloii ne al \‘e avuto 1' onore di liberare la Repubblica
tribuigcf”~m U iuvm’I~ione alle Ninfe nuuici da un eedizioso come era Salamino,- ma
ili Apnlln_ R;d_ RIUIbdOI, verga o hai; che nel suo rincreacimenlo gli era di nul
chella. ' ' ' liavo il penure che Habirio aveve brandi
lhnnmur.ersn, P'az'9zîev nr=ùvi\lvlc,rice Io le nrnn per ucciderlo. Qui le grida,
vimento od innalzamento del ramo, f€llii che avrebbero dovuto farsi più forti , crs‘
che celvbravasi tutti [gli anni uell'ixola di suono alll«ito; pure non lap=vnai ancora
(200, nella quale i ucerduli portavano 10 qual esiin polmme Ivcre il giudizio, esem
le'vw'm’ntc un ci resto. l>ravl Che: Ralu’rio fms-‘ vmpre in perico
' llunuo( (,a_,o ), cavaliere Romano. lo, allorclxè Metello Celere, allora prelu
Abbiamo un’ orazione che Cicerone fece re , immagini) di acing'ifle l'auernhlea ,
per euo nello sleal0 anno del ano como facendo levare la baudwira che doveva sven
lalo, ed ecco quale ne fu il IO gflto. In (ularl ml Gianicolo per Iullo il tempo clic
"mp0 delle crudeltà dill‘larìo, aturm'no, iluiiii'l_no le ruscmblee per ceuturie. Ap cm
il più acdiziosn dei iribuni, evasi venduto non Il vide più la bandiera , l’ 0518".) Ira
I tull.i i suoi fururi e ne era nato il più da ae Messa ai sciolso e non fu più convo
colpevole minislro. I suoi delitti avendo ec 0"" ,' Lubiana nnn crede“: convencvole di
citato la pubblicl indignazione, peri in una proseguiue nell' inlenlala accuaa , e di hl
generale sollevazìone,alla una della quale modo Rabirio fu salvato.
erano il Senato,idue consoli, quasi lulll i Cicerone perorò anche per un altro Ca
magistralie la più un: parte dei cittadini. ]‘0 Rabirio, dirtinto dal primo col wprau
Dopo Irentaiielle anni, un lribuno chiamato nome di Po.rlumo.
T. Labienq, nipoln di un aliro Labieno, Un altro Caio Rabirio, poeta del seco
Ielhtol‘c di Saturnino ed UCCÌIO con elsa, lo d‘ Augusto , aveva lill° Il" P0flm (‘li
cui le ne Nonno alcuni frlimrneuli nel
imprree di vendicare suo zio , e di far con
1lannare a morle Rabirin, accuundolo di corpus puefurum di [Vlnillaùe ) sulla Suel
aver ucciso Salamino , il quale, seguendo Il cinic- fu Augusti; ed Antonia
un uso sempre barbaro , anche quando non Rflbifin è pure il mm‘ ili un fummo
si fa che giustizia, aveva portato la ma arrlrilellu del lampi, di Domiziano; il
Iena, come in trionfo di casa in casa. Sul quale aveva costruito il pî'fllw ‘li qfl<llo
le accuse ed istanze ali Laln'mo ii elessero. impernloru , monumento prr'~gmm‘Im0
sorte due commessari per ‘indicare Rubi .ABUN o Ilninoua ( Mii. [ud ), uno
rio. l’ uno de‘ qmli era 'esan! che ave dei capi degli angioli ribelli , secondo la
va fatto agire Labieno , l’ alt|0 un paren dulhirn degli Indiani.
tu di Cesare, la qual con l»cc dire che RACADIIU ( Mit. Imi.) seconda tribù dei
in quell' occasione la sorte non era nata giganti o genii malefici che Iunno solle
cieca. [fabirr'o fu condannato , ma appella messo il mondo molte vwlle Solto la
:osi al popolo , (u difeso da Cicerone. condotta di alcuni dei loro re, ma questi
Quvsln orali"! , addestrato agli avvenimen ultimi , lime-mio del pnlere , che venne
ti del foro , n‘e spavenlaln dallo slrepilo , loro couccsw dai grandi ldllli, rv: lurflno
n-‘gò che Raz/rin}; avcue ucciso Saturnino; puurti da Siva e da \Vinuù. - V. (ironi
ma lo negò , moslrand0 rincreecimentn 1'1 lNDIAII.
Chi! non avesse palmo farlo. « Pracesse ' liarzarque Venrrzu (Mii. Men ),
agli l)ei , esclamò , che la verità mi per. nome che i '\'les-îc;wi (lavanfl ad alcuni
nwitrssc di pubblicare altamente Che Ra barbari sacrilizii che fior-vano ai loro Nu
Inriu ha ucciso di propria mano un mi in certe fate, e comisb \'flnfl nello scarti
nemicu della patria qual era Saturnino‘ » care alcuni prigionieri. Quefilfl C€Iim0uiàl
A questa parn'n alznssi un gran grido : era enegruta dai s-cerdou che si ricopriva
“ il popolo llomanfi, ripreac (,‘icernm! oo colla pelle della vittima , e «correvano
mm in’ avrebbe mai fallo console, |e aves in [al quiga le strade di Meuii‘u per flue
IP creduto che de'le grida poteiifi‘f0 desta nere «lei doni dal pupnl.i; nè. cesniv:mn
re in ma qualche iuilmiiicnlu; le ‘mire di correre, in fino il lanlo che la pelle
mi apprendono due cose , 1' una clic VI non commcia_sac a Illlpill.l'ii.ll'lii. Questo
BAJX (aliyt) IiAIL
barbaro costume frnttava loro immensa p'a , era fratello di Miuosse. Avendo occi
mente , inrperocrhè lrflrevaooimpunernen: ao suo fratello , si rifugiò a Calco nella
te coloro che ril:nsavuno di ricompensarlr Deozia . dove sposò Alcmena vedova d'An
dell' infame loro sacrifizi0. ' fitrione ,‘e meritoasi la riputazione del
RACB|IFURT o RBAFOR'I' , l‘ orifiamtna dei principe il più virtuoso e il più modesto
Danesi, sulla quale era figurato un cervo de'suoi tempi Andò quindi a stabilirsi, se
in ricamo , lavorato dalle figlie del re_ condo gli noi‘, in Licia , e secondo altri,
Rrgner Lodbroch. Quei popoli credevanat in alcuna delle isole dell' Arcipelago , aul
invincibili sotto questo stendardo. le coste dell' Asia , dove fece molto con
' lhotut , moglie. di CincinlmlO--Tit. quiete , non tanto colla forza delle srmi,
Liv. 3 , c‘. 26. I quanto colla saviezza del suo governn.Qna
' Rama. promontorio del Mediterraneo sta equità e questo amore per la giustizia
all'estremità di una catena dei Pirenei. lo fecero porre nel numero dei giudici del
" BACIO, principe dell' isola di Ct'flta , 1' inferno; ed ebbe sotto la ma giurisdizio
il primo fra i Greci che alla lcst’t di una ne i popoli dell’ Asia e dell'Allrica. Al
colonia di Cretesi , sbarcò nell' J<_JDI_I , si l0rclrè gli antichi volevano esprimere un
impadroni dell'isola di Claros, H 5| Ita giudizio giusto , quantunque severo , chin
lril'l, e ne divenne il sovrano: Alcttn lettr mavasi , e sentimento d’ Erasmo, un giu.
po dopo, Termndro , figlio di lf'0hnr dizio di Raclsmanto , tanta e si grande era
ce, avendo preso la città di Tebe in Bep l'opinione invnlsta della sua equità. Pin
zi:t , mandò i prigionieri , che aveva fatti ,
daro lo chiama il gittata , il nemico dell'
all' oracolo di Dello. Fra quelli etfl‘r la adttlazioné. E desse, dice Virgilio , che
profelessa [Ho/rin, che aveva pfll'tllllo'llllu
presiede al Tartaro, ove esercita un pote.
ra suo padre Tiresia. La risposta dell ma. re formidabile. è dosso che inquiaisce sui
colo fu , che que=tr prigionieri dovessero delitti e li punisce, che sforza i colpevoli
cercarsi altre terre. Allestiscono inconta a rivelare gli orrori della loro vita, a
mente una [lotta , passano in Asia , e VI" confessare i delitti che non hanno procura- .
un a discendere a Clrros. I Creteai vedett IO ad essi che dei vani piaceri , e dei
do sbarcare questi stranieri , prenderlo quali hanno differito l’ espiazione sino all'
le Inni, vanno loro incontro, gli nccerclna ora della loro morte.
no , e li conducono a Ilario. Questi , a
vendo sa uto da Manto chi fossero i anni Gnosritu haec R/tadamattlhtu [robot duris
compagni, e qual causa li condocesse ip unta regna.
Asia , li ricevette alla sua città, e sposo Cd‘tt'galquc , auditque dolo: r subigr'tqne
Illanto, cui rese madre di illop.w.-Pan fitieri ,
son. 1. 7 , c. 3. - V. Morso. . Quo qui: aptul supero! , furto la_elalus
littconrrx , personaggio distinto fra I man; ,
Persiani per una rigida virtù, il qmile t_i Dirtulit in serarn cammina piacflld mor
veva sette figli da esso educati alla vitto. lena.
L’ ultimo de’ suoi figli , chiamato Carto
mete, mal corrispondeva alle sue cura _e (Lió. (i, vera, 5Crt.)
alle sue lezioni; per la qual cosa prego
il re Artaserae di farlo morire. E che .' Dal nome di Radarnanto chiamaronsi
disse Arianna. un padre dimnnrla la gindizii \Radamantini i gioramenti che si
morte del proprio figlio! - Allnrc/tèntl facevano , chiamando in testimonio degli
albero del mio giardino , rispose ,‘Racoce animali o delle cose inanimate. Cosi So
te , ha dei rami vizio'si , io li taglia , e orale aveva 1' abitudine di giurare pel cane
l'nllrcro acquisto vigore e diventa più, e pel papero , e Zenone per la capra. lia
bello. Il re , colpito da quella risposta e damanto insegnò ad Ercole a tirar d‘ arco.
dalla severa inflessibilità che vi traspmivîi, Per lo piu è rappresentato, con in mano
nrlit! Romane nel numero dei giudici , lo scettro , seduto sovra un trono , vicino
minacc.ò Carlometc e gli panlnnò. Non a Saturno, alla porta dei campi Elisi. -
potrebbeii sospettare che Racocele , ave". Udy‘ss. 4. - Iliad so. - Ma. 9.
do prevednto che la sua dimamla avreb Fans. 8, e. 53. - Diod. 5. - Slrab.
ho avuto un tale effetto, si compiacesae ’ [lattasu5’t'o , figlio di Fornamone , re
fra sé di dare al suo signore un'alta idea d’ lberia , lo dotato dalla natura di tutti
della una virtù ? quei doni esteriori e seducenti che bannn
Racscus ( Mii. P m.) . cavallo ter forza sullo spirito più delle qualità del
ribile , o cavalcatura tll Sinrrekcchah, li. cuore; ma nè l’ educazione nè l’ età
glio di Cajumaratlr, nelle sue spedizio non poterono mai mitigare la sua fcroria.
ni contro i Giganti. - Biblici. U La sua colpevole ambizione mcrmnrava
rioni. della li n:a vecchiaia del padre il\e lo ri
Ratwrfttatt‘t'o , figlio di Giove e di Euro teneva a‘ piedr del trono , iul quale era
DÙL AhL da
RAD. (2672) IÌATÎ
impszienle di salire,ed a cui era chiama voggio , scelsero il giogo da cui erano op
to anche dai secreti voti della nazione. Fa pressi , e l’ assedisrono nel suo alano ,
nmnane che non ingnorara nè Igl’ intri sddove si salvò con sua moglie enobt’a
ghi di lui, nè le disposizioni del suo popolo, Qnesta principessa, essendo incinta , non
lo consigliò ad impadronirsi dell'Armeoia potè soppwtsre le fatiche del viaggio; pie.
da cui aveva esso scacciato i Parti , per col vedendo allora di trovarsi abbandonata alla
locarri sul trono i'l‘lilridate, suo fratello. vendetta dei Barbsrl , pregò suo manto di
Radamislo ritirarsi alla corte dello zio , darle la morte; Radamt'slo , il cui amore
in sembiantc di l'uggihvo , sotto pretesto era portato al furore, ricusò per qualche
d’ esser caduto in disgrazia di suo padre. tempo di renderlo un si inumano servigio;
Milrt'date lo accolse con quelle dimostra ma finalmente, trasportato da gelosia , le.
zioni di alleno con cui si accoglierebbe il mia che un alll'0 potesse divenire possesso.
proprio figliuolo, e gli diede son figlia in re di tanta bellezza. A tale idea la trsliine
Isposa. Questi contrassegni di bnnt‘a acqui colla sua spada , e , eredendola morta , la
starono molta considerazione a Rsdamiato, gettò nell' Amare, donde fu ritirata da nl.
il quale se ne servl contro il proprio bene cuoi pastori che la riehismsrono in vita.
fattore. l grsudi furono corrotti da’ suoi Radamiun, tinto di un sangue cosi plello.
d ml; il popolo, sedotto dille apparenti so , fuggì nell' lberia, dove passò il lima.
sue grazie, desideri) di averlo per signo nente di una vits uguale dal rimorsi
ve. Qusud' ebbe p‘reparati i mezziper una Vtveva sotto i regni di Claudio e di Hg.
rivolueione , suo padre gli forni un’ arma rane
tl| , la quale , entrando nell' Armenia, non Rsnsxrss‘rssn (Mii. 1nd.) , frlh che si
' trovò che dei traditori pronti a vendere celebra il settimo giorno dopo Il n0vtln
il proprio re. Mitridale, abbandonato da’ .nii di l'elihuflj0. Questo festa non ha luo
suoi sudditi e sostenuto da slcuni Runa go che nelle case. Vi si fanno le cerimonie
ni , rilirossi in una cittadella, dote fu del l'ougol pel carro del Sole. Rada"
hentmtn assediato e costretto ad arrendersi vol dir carro , e salami, il settimo giorno
alla discrezione del vincitore, il quale lo dopo il noviluoio.
ricevette con tutti i contrassegni i più affet llsDEGASTl (Mii. Slam), idolo elio
tuosi, chiamandolo suo padre, ed assicuran gli Slavi \Vamigni consideravano come la
dolo che non aveva a temere ne di ferro, m‘: Divinità tutelare della città. Questo idolo
di veleno. Lo condusse in un sacro bosco per aveva il petto CUPCIU) d'un egldrs, su cui era
oll'rire un sarrilizio , e per rendere gfll'ultll rappresentata la testa di un bue : una lan
gli‘ Dei delle reciproche loro promesse. ci. umav. la sua mano sinistra , e il suo
Si tocCar0no quivi la mano, secondo l’ casco era sormontato da un gallo colle alt
uso dei Barbsri , e legarono insieme i loro spicgate.A l’rono e_ I Seva , soventi volte,
pollici , tra-mdnne del sangue che succin Offrit'antti in sactiliz|0 s quest'idoln i pn
muo; ma appena finite questo cerimonie , giooieri cristiani; e il sacerdote, immolsn
quegli che prrsiedevs a questa solennità , doli , ne assngguwa il sangue che credeva
stremazzò a temi Illilridute.Verine quindi si lo ispit’lsse con maggiore energia nel
aggravato di ferri alla ptt’Senzl di sua tuo predire l'avvenire. il sacrificio ers seguito
glie trascinata sovra un carro vicino ad da un gran banchetto , da suoni, e di
esso. Radamislo , maturato e s ergiuro , danze, che l'1cevino parte delle cerimonie.
ordinò di soll'ocarli con delle co ai; sce Verosimilruentr, nella mitologia Scandi
gliendo queslo genere di supplizio per non navn, quest' idolo è lo stesso che il DL:
violare la fede del giuramento che nel della guerra , il “'odan degli Obotrili e
fatto di non impiegare né il ferro nè il degli abitanti della Luasazia. -Anl. spieg.
Vt‘lr'nù. I loro figli furono senno-ti alcuni tom. 2.
giorni dopo, per punirli di aver pianto la " Rsosuo, tribuno del popolo, che de.
morte de'loro pltt'enti. Redomisto però non clrunò nel senato contro la fazione di Clo
rimase lungo tempo possessore di un usurps dio. - (,‘t'c. in Verf. 2 I c. 12. - Ad
Io impero. Vo’ogessu, re dei Parti, appro Quinl. Fralr. 2, e. I.
filtando dei lnmttlli dell'Armenis, collocò RAD] ( leonol.) , incontinenza ( Mii.
suo fratello Tiridale sovraun trono altre 11111.), sposa di Mnnnludin , Uto dell' a
Volte occupato dai suoi rusggiori.Rrulamisto, more. Gli indiani la rappresentano sotto
lvnpp0 debole per I‘Cfilslergli, si rilngiò nel la figura di una belle donna, in ginocchio
I' lberie. La peste lo servi meglio delle sopra una cavalla , lfluciandn una freccia.
sue errnste , poiché questo flagello avendo Essa divide le funzioni del suo sposo.
distrutto più della metà dell' armata dei Non hanno tempio nè l’ una né l’ altro.
l’mti , e quelli che sopvavvisrern , avendo Le loro figure sono sc..lpite in bssso-Itlie.
abbandonato l‘ Armenia, Rudamt'sto vi v0 sovra i muri dei templi di \Vism‘t ;
tientrò; ma per esercitmrvi nuove crudeltà. t|'na le loro statue non sono mai iso
Questi popoli, quantunque incalliti nel ser ate.
RAG. t’673) RAG.
Ranrsu o Rsnrrra (Corona ). Davasi dei modi musicali , che gli indiani hanno
ai principi allorché erano _mesti nel rango personificato , e che suppongono esser ge
degli Dei , iniperocchè , dice Casattbono , nii o semidei. Questa dottrina ha dato
non era propria che della Divinità. Nessun luogo a molto ingegnoso allegorie.
imperatore la prese in vita, prima di No. Raomnaau. ( Mii. Ajì.) , nome parti
t'one , che la meritava meno di tutti. At1° colare di un angelo del primo ordine a
gusto stesso non ebbe questo onore che do Madagascar. - V. Maunvcus.
po la sua morte. Rsonus , o Afi'elti femmine, (Mir.
Ramo , tigliuolo di Neleo. Imi. )Nigfe che preaiedevano alla musica,
" RADIIO e Leos'nco, avevano la loro e sono in numero di 30. Le loro funzioni
tomba a Sarno , città capitale dell' isola di e le loro proprietà sono descritte a lungo
questo nome , sulla strada che Z_‘Condutîe\'l dai poeti.
al tempio di Giunone; e gli amanti infe Rioioirasssit‘ro (Iconol. ). Uri uomo di
licr , a sentimento di Pausania, avevano età virile, coperto dI una lunga veste, e
l’ uso di andare a fan! dei voti sulla loro tenendo sulle ginocchia un libro aperto ,
tomba.- Pausan. l. 7 , c. 5. di cui udita un passo. in atto di parlar
' Ranuitartzs , convenlus‘, assemblea del con calore , ed è. seduto sovra un cubo di
popolo d‘ una provincia Romana , stabilita pietra , sul quale è intagliata la seguente
dal procons°le per un dato giorno e in inscrir.ione: In per/‘ceto qrrieacit, non si
una determinata città. In questo radunan riposa che nella perfezione.
ze ,i magistrati pnbblicavauo i decreti del Rsotorts: ( honol. ). Una donna arma
popolo Romano 0 degli imperatori, ed am ta , coli’ elmo adorno d’ un diaderua , ag
ministravsno la giustizia inapellabilmentr: ginga un liane e lo tiene iucatenato: im
St'culórum ciuilatibua Syracma~r. dice Ti. magine delle passioni che deve combatte
to-Lr'vin,- aut Messanam, aut Lilybmum re o dominare. L‘ ulivo , che cresce dietro
indicilur conoiliurn a Prestare Romano , ad essîl , indica che il frutto di nesta vit
conventus agilur: eo impert'i evocati con to:ia è la pace dell' anima. Con in le st
v€niunt.l magistrati ordinariamente tene ti'ibuisee una stadera o bilancia romana ,
vano le loro radunanze durante l’ inverno, per esprimere che deve ponderare ogni co
imperocch'e il rigore della stagione enapen‘ la. La si dipinge pur anche come una ma
dando le operazioni militari , essi abban trona , vestita con una sopravvesle militare,
donavano i campi , e pereorrevano la pro avente sul petto I’ rgit.ltt di Minerva per
vincia per ammit.istrarvi la giustizia : E dinolme esser es” una forza superiore del
zerciturta per lvgutos in hyberna deduxtl I' animo regolata, e difesa dalle snvit‘zza.
( Hirt. Bell. Gall. 8, 46 Puutìt'ts ipse Ha in mano una spada linniiiieggisnto , con
dies in provincia murata: , cum celeriter cui minaccia i viz', ai quali incessantemem
omnes conventus percucurri.vsfl. publicus te fa guerra , e ciie sono figurati da molti
controversia: cognovisset, tandem ad le serpenti alati , che tiene incatenati e calpe
giunta in Belgiwn se recrpit. sta sotto i piedi.
RAPAZIS, infedele ( Mii. Maom.). l In un quadro allegorico sulla fede, An
Turchi danno questo nome ai Persiani che dita Salaria ha dato alla Ragione una
seguono una interpretazione del Corano lampada , la cui debole luce è i_fl‘uscala da
alcun poco differente dalla loro. Si sa a qua quella più sfavillante della face che porta
le eccesso arriva , in tutte le religioni , lo la Fede che la precede.
spirito di partito. l Turchi ed i Persiani Ramona CRISTIANA (Iconol. ). È rap
ce ne offrono un esempio luminoso. I presentata sotto l‘ emblema di una b:llàl
primi , uantuuque nemici dei Cristiani e donna, di un contegno convenientemente
degli E rei, uullamenn, nei falli loro grave, ed ispirante la persuasione che di
principi. sono persuasi che la clemenza di ve caratteriusrla. Porta una commi sulla
DIO può estendersi sovra queste nazioni in testa , e tiene un liane per la briglia. Il
fedeli; ma susten non che non avvi mine morso, che le si fa tenere , e II attributo
ricordi-1 per i Ra azis, i cui delitti . agli particolare della Ragione , la quale dea
occhi di Dio, sono settanta volte più ah mettere un freno alle passisni le più perico
bominevoli che quelli degli altri: in con lese; o la spada indica che deve incessan
seguenza , credon essi, che la morte d'un temente cotnbatterle. La Ragione Cristiana
Persiano sia tanto meritoria quanto quella ha gli occhi rivolti al cielo, da cui parte
di 70 Cristiani. un raggio di luce; _imperocchè da esso
Ranau. ( Mir, Maomett.)e forse l'in ‘attende la forza per rincer gli ostacoli.
fizil , che i Musulmani dicono esser l'an Ramona DI STATO ( Iconol. ). Cesare
gelo che governa il settimo cielo. -Bibl. Ripa l' esprime sotto la figura di una don
Urienî. na armata d’ elmo , di corazza e. di seimi
llao s o AF'FBT'I'I ( Mii. Imi. ) sistemi tnrra. Le dii una gonna verde, tutta spar
RAG. (2674) RAM.
sa d‘ occhi e d’ orecchie , una bacchetta ghe di est0naione, e copre il Sole e la Lu
nella mano sinistra, e le fa appoggiato la na, ciò che cagiona l’ oat'utit'a degli cc‘
destra sulla testa d’ un liane. clisai.
' Raototltaat DI Cesaaa , Rationolea Rum-Pasca ( ̔l[. Iud. ) , re dei sn
Caemria ,- nel basso impero, Coloro che cerdnti, nella lingt_ta degli indiani del re
erano incaricati dell’ amministrazione dei gno di Camboja. E questi il capo supremo
bani dell'imperatore, dapprima chiamati , di tutti i Talapoini e sacerdoti idel pltfllflf,
procuratore: Canarie. Eranvi anche i ra e risiede a Sornlrraponr. l'io un vicario che
giont'eri' dei pascoli , ratiunule.t paacuum, Blllìtl‘llbl Tirt'nia, ed un consiglio sacerdo
che avevano la direzione di quelli dello tale a cui prciiule, e che decide aovrana
imperatore,- e i rutt'onnlu aumrnarum, mente di tutti gli all'ari di una competen
Aegt'pli, i quali erano incaricati della in za, la quale è molto estesa, atteso che in
vesti azione dei beni devoluti al fisco. Da quel paese i‘ autorità dei preti abbraccia
principio questa carica in ronza giurisdizio anche le cose civili.
nc , ma ,_eol lasso del tempo , divenne l.lAllll (Mii. Peruv. ) , feata solenne
considerevole , e quegli che ne era rive che gl' lncaa celebravano a Cuoco, in ono
alito ebbe il titolo di conte. l suoi diritti re del Sole. Questa solennità cadeva nel
ai attendevano aulla seta , sul lino , sulla mese di giugno, dopo il aolstizio. Tutti i
pietre preziose, e sulle diverse aorta di generali e gli oflieiali dell' armata, tutti i
aromi che ai trasportavano , dalle indie e curacus, o grandi dell'impero , ai raduna
dall' Arabia , in Egitto. Non tt‘uvaai clic vano nella capitale , e, Il re , come liglto
un solo rultmmlea sumnutrium per I.\ltlu del Sole e gran pontefice , cominciava la
l'Oriente, quantunque ai preanma che ve cerimonia nella gran piazza, e rivolgendo
ne dovesaero essere molti altri , imperce si all'Orlente, attendeva, a piedi ;lllldi, la
che se ne contano undici per le diverse levata del Sole. Appena ne vedeva itpttntr
provincie d’ Occidente. A Roma ertwt re i primi raggi, gli presentava una gran
eziandio il ragioniere dei vini , mlionalt'r coppa, vi beveva alla salute dell'altro del
vinorum , quegli che teneva il re istto dei giorno, e la lacca poscia paasare a tutti i
vini che venivano a Roma dalla oscena, principi della famiglia reale, che lo imita
dalla Campania , e dal Btccentino. L’ tin vau0. cortigiani bevevano un altro liquo
peratore Alessandro fu il primo, al dtr di re preparato dai sacerdoti del Snle.Temn
Lampridt'o , che stabilllbd in Roma , un nata la cerimonia, ai recavano al tempio ,
corpo di mercanti di vini e il ragioniere in cui non entravano che gl‘lncaa e i prin
era propoalo alla percezione delle imposte ctpi del sangue, ed nllrivan0 al sole del
messe sui vini che i mercanti traevanu dai vasellame d‘ oro e delle ligure di anima
dilferenti luoghi dell' ltalia per la provvi’ li in oro ed in argento; dopo di che i aa
aione del popolo. cordoli aacrilicavano degli agnelli e dei ca
liacttaaoxtta , crepuscolo degli Dri , strati, e la festa terminavaai con della di
( Mit. Sound. ). Questo tempo aarit an moltt'azltmi slramdinarie di giojn.
nunciato da un freddo rigoroso , e da tre Rara (Mir Ind. ), il primo figlio che
inverni terribili : il mondo interno sarà in nacque dopo la distruzione della aeconda
guerra e in discordia; i fratelli si uccide‘ eù~ ( V. Cosnocrnua ns' BAI‘IAII ). La sua
ranno l'un l’ altro: il figlio si armer‘a immagine è ornata di catene d’ oro , di
contro il padre, e le disgrazie ai succede monili di perle, e di ogni genere di pie
ranno sino alla caduta del mondo. - tre preziose. Si cantano de li inni in suo
Fettine. onore, e il ano culto è cc ebralo con dan
liacarrttrn. Gli antichi consideravano r.u accompagnate da tamburi e da Clllll)l
come un sinistro preaagio se le tele dei li.Secondo alcuni, questo Ram era un
ragni .'tttlccavtlnli alle statuti degli Dei, ed litamino, il quale avendo predicato con
alle insegne militari. gran aucceaso, dopo morto in deilicato. Rac
Rasa e Qnzna, o RAcot1 o Qnanon contaai con tutta la serietà, che passi: per
( Mii. Imi. ), testa del dragone. Quante 80 mila trasrnìgrazioni, e che, nell'ulti
due nelle , il cui nome sembra provato che ma, prese la forma di un elefante bianco.
l‘ astronomia ci ‘e derivata dali’lndia , ao Ki'rcher crede che Ram e F0 siano lo stes
no a 40 mila leghe al di lUl.l0 del Sole. io Dio. Vicino a Suratte havvi un pagoda
Secondo gli lndiaui , questi due giganti edificato in suo onore, alla porta del qua
divennero nemici del Sole e della Luna , le è collocata una figura di varca. Proba
perchè. quelli impedirono ad essi di mau bilmente è lo stesso del seguente. - V.
giare la loro porzione di amourdon o Im Riat' a.
u'rro di vita , e ne concepirono un odio Ratti‘ a ( Mii. Ind.). Nume di primo
tanto implacabile , che minacciarono lll rango che si è incarnato. Gli Indiani pre
ingojarli , quando non ialessero in guardia. tendono che sia COtnpalbù sulla terra , co
il corpo di questi giganti ha 52 mila le me una potenza conservatrice, sotto la lur
RAM. («675) RAM.
ma di un sovrano di Aymlhya; che sia vi portano le oll'erte da luntanistimi paresi;
alato un Cclebre couqunnlore, che abbia ma perché quest' atto eia pn't meritoria è
libvuto la nazione dal gmgo dei tirarmi , d'uopo che il pellegrino anni prima reca.
e sua moglie Sita dalle mani del gigante to alle uve del Ganga , tinst cot'icnto sulla
Illtèvan, capitauando uu'intrrpida e nu nuda terra i abbia digiuuato durante tutta
lneroaa armata di acimie e filtri ladroni. la strada , e porti il suo carico d'acqua
Hmlings clede di ravvisare in esso il di quel fiume , per bagnare il Liugam che
Bacco dei Greci, e nella sua storia, la ape va ad adorare.
drz-one. di questo Dio nelle Indie ( I". Vl Rauasrroa ( Mii. Pcruv. ), la più so
5|6U' .w.rln tuearna2inne For.sler dice che lenne di tutto le feste dei Pcruviani.
presiede alle guelra ed alla vittoria, ed è ' Rartta'ra , città delle Giudea nella tribù
Il Marte degli lmlù. di F.lraim. Questa città era la p..tria di
llaanoarr o RAMAZAII ( Mit. Manm. ) Samuele. lo eraa amministrata egli la giu
nome del gran digiuno o quaresima dei ntizta al popolo, ed ebbe la aua sepoltura.
Mnometlani, e del nono loto mese, dnrln Fu una delle tre città tolte da Demetrio ,
te il quale ha luogo questa aatinenza reli Te di Siria , ai Samaritani , per darle agli
gioaa. In questo tempo, non è perturaa‘u Ebrei. ‘
ai llilnometlant di mangiare o di mctteni RAMAI.AI. - V. Ramon.
clteccheaail in bocca finché il Sole non è t. RAMI. I Lacedettt--ni , tutte le rolte
tramontato, e non anno illuminate le lam che moriva qualcuno dei loro re , perenn
pade che nono intorno al campanile delle tevono una caldaia ; impemeebè, dice lo
Iuoatllet:. Si abbandonano allora alla gin]a Scoliaate di Teoorito , il rame , essendo
ed alla gozzoviglia. Oltre a ciò sbxigano puro di sue natura, ha la virtù di diano
nella notte quasi tutte le loro lacende, e ciare gli spettri , e gli spiriti impuri. -
pa5eflno la giornata a dormire e n riposar I’. Buono. - I’ulum. di Supplim.
bi , di modo che , propriamente parlando, 2. - ( Il Gigante di Allorché gli
il loro digiuno non è che un fardello not Argonauti vollero sbarcare nell'isola di
ti: giorno.lib»mana quarto mese santo e Creta , Li opporre figli Il l0f0 lblrco, lan
sacro , e dICUIIO , che in quel tempo anno ciando contro di essi dei mani di rupe ;
aperte le porte del paradiso e chiuse quel ma fu rovesciato nel mare per gli incanti
le dell'inferno. Il digiuno del Ramadan di Medea. - Apollo/r.
è dl un obbli o coai stretto che Cmtlcl'eb’ ' ilv -( Giallo ) , lega della quale
be la Vita a cîi osasse di infrangerlo. So sono fatte molto medaglie Sauot dice che
prattutto ‘e un delitto abborniuevole il ha esso è composto di rame , di ottone , di
ver vino, e coloro che ai prendono queata piombo, e fors'rmche di una piccola por
libertà in altri tempi, hanno tutta la cura zione di stagno. Oltre I metalli, di tui fa
di asteneracne 14 giorni prima del gnu menzione il succitato aut-ire, nella cotup0
digiuno, per evitare lo scandalo. _Siccome aìzione del rame giallo, di cui il servivano
i mesi dei lllanrnettani Inno lunari, con‘: il gli antichi per coniare le medaglie , entra
loro Ramadan ha principio, tutti gli anni, va anche_circa un quiuto d‘ atgeul0, come
dieci giorni pt'lmh dell' anno precedente, si è Ofiservnlt) , facend0ne fondere alcune.
di modo che, coll’ andar del tempo, que Raau.<nnxrx( Mii. Pere. ) , nome del
eto digiuno percorre tutti irneeidell’anu0. buon genio presso i Gauri , incaricato di
RAMA", feste Romane in onore di Bac Vegliilt'rr alla sicurezza dell' uomo.
ro e di Arianna. Vi et portarono in pro ' Rauasas o Rarussru. Nome di molti
versione‘ dei ceppi di viti cariche det oro re d‘ Egitto; credeai che ria stato un prin
frutti. Ilad. Ila/1114.1 rami. cifre di questo nome che abbia fatto innal
“manna-Sono, vale a dire , Dio ado zare a Tebe in Egitto, (la famosa Tebe
rato da Rama ( Mir. Ind. ) , nome del dalle. cento porte) nel tempio del Sole, un
Lrngem , adorato a Ramessouriu, vicino magnifico obelisco di cento trenta due pie
al capo Cornorino. Gli lt'tdlani credono che di. L'imperatore Costantino nel 334, lo
questo Lingam era quello che il bertucclo fece trlap0t‘lare in Alessandria; diciotto
Ilnnun'nt portò dal Ganga per ordine di anni d0p0, l‘ imperatore Costanzo, tuo lì
l‘lama; che queal'tllllfll0 volle rendergli i glin, lo feto trasportate a Roma. Allorché
suoi omaggi, dopo aver distrutto il gigan l Goti presero e aacrheggiarnno Roma nel
te Ravaua, e che lo stagno che vedisi 409, roverciarono questo obelisco, il quale
nello stereo tempio , e che chiamano Da lo rotto in tre pezzi, e rimase conficcato
noncobi, è rtato acavalo da \Vianù. I BI‘IIDÌ antto terra. Il Papa Sisto V, amico dvlle
ni per ‘Il!’ rinomanza a qneato stagno, l'an arti, dissotterrù questo bel monumento, e
no credere che qmrlli che vi si bagnano , lo fece innalzare nella pinza di 5'. Gin.
rimangono purificati dei loro peccati. Gli m Lulflr’flm, «love i: eapoato alla pubblica
Indiani l'l concorrono in pcllrg'itt-Egio, e ammnaztoue.
P AM. (2676) RAM.
R.unvmuco ( Ivonol. )Una donna pian parli del Peloponneso per emmirervi so
gente, veatita in nero, colla chioma in di Pmltuttc‘ la di lei eterne, capo-lavoro ‘del
sordine, volge i suoi sguardi verso il cielo;
l' arte. Varrone’ l' aveva in pregio per la
più bella statue che si potesse vedere. For
è inginoecbiete ai piedi di una tomba, tie
mare del più bel marmo di Paro, aveva
ne da una mano un mociccbino,e dall'altra
una pietra con cui si batte il evo. dieci cubiti di altezza, ed era di un solo
Renne-re, re ed nugure, c e soccorse ceppo. l Pet‘liani, Sotto il comando di Da
Turno contro di Enea. Peri per mano di ti, 1’ avevano trasportato nell' Attica, per
Niso.-/Eneid. g), v. 325, innalzarvi un monumento delle vittoria
" Rntrmn o liAllltlt'8l, tribù di csvrlie che speravano di ottenere ‘Opra i Greci.
ri romani.Acrone lo dice positivamente, e Questi ultimi rimasero vincitori, e ai ser
preferisce questa all'opinione emesse da rifiuto di quel masso di marmo per ren
coloro che credevano che non fosse che dere omsg in alle Divinità nemica dei pre
uni delle tribù romene: Eamnes, Luce sontuosi. fiausania dice che fu scsrpellato
rcs. Tau'enres, tribus crani, nel u: veni”, dal celebre Fidia; alcuni hanno opiunto
equttt’s. Cornelio Nipole, degno di fede che sia stato Diodoro, suo Illslîeptrlo; i
ancor più dello Scoliaste, riumit;e queste: più sono d’ avviso essere stato Agorrlcitc
due Opinioni, e le applica ai cavalieri, di di Paro. Dicesi che quest'ultimo ne aves
cendo nella vita di Romolo: Tre: equi. se, da principio, letto una statua di Ve
tum centurins instiluit, qua: a suo nomi nere; ma sdegnato che gli Ateniesi ave!
ne Hamrtenscs, a Trio Tatio Tatienses, eero preferiti) la Venere del loro concitte
a Lucumone Luccre.v appellavit. lira dun dine Alcamene, la quale non egueglinn
que una centnrie, od una specie di tribù certamente In sua in bellezza, ne 'CID ii)
di cavalieri Romani. gli attributi, e dopo uverne fatto una e
Un antico poeta, di cui s’ ignora il no mesi, la vendette egli abitlnti di Rllmrm,
me, in una poesill Iltreltanto elegante i quali le post‘ro in luogo di un’ antica
quanto modesta, sulle feste di Venere, in statua della stessa Divinità, che Ereeteo,
quattro veni ha saputo unire tutte la par il qtnle vanluveseue figlio, le aree fllt0iu
'tt della Repubblica, cioè il opolo, qut'ri mlzare.Agomu-ite aveva ornato la testa ili
le: ; i cavalieri, ramnes ; il benato, palres; Nemesi d‘ una corona sormontate di picco
e gli imperatori, Cnescres. le ligu e di cervi e di vittorie. Di una
mano teneva un ramo di melo, albero in
It’nmuleas ipso _feeit lei consacrato, e dall'altra un vaso sul
Cum ."abints nuplias .' quale erano scolpite molto ligure di Etio
Unde ramnes et quiriltó‘, pi, pr.babilmente perché un’ antica tradi
2uoque prole postero zione faceva rignardar quetti popoli come
omult', putrrs creauil, discendenti de un celebre colpevole, e at
Et nepole: Caesures. tribttiva il nero colore della loro pelle ul
ll vendetta divina; e l'ors'encbe, conte in
Finalmente, Orazio ha dato a rantnes gegnosanzente l'h- spiegato De La Barre,
l.‘ epiteto celsi, che conviene particolarmen l' artiste voleva esprimere, colle ranpresen
te ai cavalieri R0muui. Ora celsus deriva “rione di questi popoli, che la Grecia, col
dal greco 7C‘7\,,; , che significa tanto ca soccorso di Nemesi, aveva ri orlato la vit
vallo che cavaliere, come insegna Festa toritt sulle forze congiunte i tutte le n.1.
Pompeo. zioni merìdionali.l bassi-rilievi di questa
' RAMIIO, borgo dell' Anice, famoso a Itntua oll'fivnno i Timlaridr, Agamennone,
cagione di un tempio d'.4nfiarao, e di Menelao e Pirro. Vi li vedeva Oenoe che
una statua della Dea Nemesi, che da que diede il ma nome e una horgne greca
sto luogo prese il soprannome di Remun della tribù Ippotoont‘de. Finalmente lo
Jia. Questa ststue, lavoro di Fidia, lit scultore vi aveva rappresentato Leda, la
fatta d: un ceppo di mlrmn di Pirro, tol to nutrice d'Elene (che molti hanno credu
esser su: multe ), in atto di presunta-e
to ai Persiani, iquali e’ erano proposti di
farne un monumento per consumare la me questa bambine e Nemesi.- I'lirt.‘
moria delle future loro vittorie lui Greci. Anlt'ch. spieg. t. i, 2.
Per ciò che riguarda la sua montagna, e Rum, dei supplicanli. Era circondato di
la grotta di Pane l Ranrrro,di cui gli en bande di lana brancn. Teseo l’ollrì ad
ticlii dicevano le tante meraviglie, oggi Apollo pri figli degli Ateniesi destinati al
giorno non ve o’ ha indizio veruno. Minotauro.-Plul. in Time.
Etntunsu, RAMIUSIDE, Nemesi, coli chia BAMo, carica di frutti. - V. Terreno,
muta dal celebre culto che le si rendeva MINEItVA.
a Rsruno, borgo dell'Attica, ove aveva un Rsinrorrt.- V. Nttcrssrrit'.
superbo tempio situato sopra un‘ eminen ' Russrrnrz o RAIiSIIIB'I'O, re d’ Egitto,
1.at. I Greci vi concurrevauo da tutte le successore di Proteo, ebbe più tesori che
RANL (2677) BABL
tutti i suoi predecessori. Per metterli in no delle sentioelle, con ordine di condur
sicurt1-‘Ut, fece costruire a Menfi, luogo di gli lutti quelli che vedessero piangere, o
‘N. relltlrula, una torre di pietra, la qua’ dal‘ segni di dolore a questo spettacolo.
le da un lato sporgere in fumi dal suo pa Frattanto la vedova dell' architetto disse
lazzo. L‘ architetto costruì questo lato di al liglio che lo ero avanzato, di mettere
maniera che un uomo, levando una pietra in opera ogni mezzo per apportarlo il cor
collocata con artilizio, facilmente poteva po di suo lratello, minacctandolo, se non
introdurviai. Erodoto racconta che, essendo le dava questa soddisfazione, che sarebbe
terminato quell’edilizin, il re vi fece por andata a dr-nunciarlo al re come l‘ autore
tare i suoi tesori, e che qualche tempo del lurto. Il figlio ebbe un bel dire per
dopo fu derubato. Le circostanze, e le Con ricnsare, facendole sentire lI inutilità del
seguenze di questo furto, sono troppo ma [)t'rlC0l0 a cui voleva esp0rl0; ma tutto fa
r:rvrglihse per passarle sotto silenzio a L'ar vano. Fece porre allora alcuni otti di vino
cluhtto che aveva costruito la torre, dice su degli asini, e quando ha riciu'o alle
Erodoto, essendo vicino a morire, l'eco ap guardie, allentò (ll nuscosto i lacci di due
prnssimare al letto i suoi due figli, e loro o tre di questi atri, e, allorchè vide che
disse che, per Pl‘0t'uwtt7 loro il mezzo (ll il vino si spandeva, cominciò a gridare, a
vivere splendidamente, aveva artificiosa strapparsi i capelli, come non sapendo o
mente costruita la torre in cui il re custo alle degli asini dovesse andare pel primo.
drva i suoi tesori, ed insegnò loro la Ilia l‘.lsend0 accorse le sentioelle con dei fili
niera con cui potevano levar la pietra, e schi per raccogliere il vino , cominciò
rimetterlo al suo posto, senza che ne corn col due loro un’ infinità di ingiurie
pittl55r' seguo alcuno. Appena il padre fu poscia, essendosi a poco o poco raddol
morto, i figli non tsrdarono a far uso del cito, fece dono ad Post di uno degli otri,
consiglio ch' egli aveva lor dato. Di notte per ringraziarli di averlo soccorso a legar
tempo andarono al palazzo del re, levaro« gli altr-. I soldati si rurseroa bere, e pre
no senza dil'licultà l'indicata pietra, e pre gat‘ono quello cl egli inganna-va a star con
sero una quantità di denaro da’ vasi in essi. "i si fermi), e sotto pretesto che gli
cui era atrio messo." re, essendosi accor parevano gente di buon umore, donò loro
to del vuoto che era st=to fatto nel vali, un altro otre. Frnalmente,aveudoli uhlit'ia
non sapeva a chi imputare quel l'urto, pe cui, e vedendoli tutti addormentati Ii rese
rocchè non vedeva tollura alcuna, e le da una parte per dilegio, e appena lit not
chiavi della torre non erano mai sortito te distaccò l'appiccato, lo pose sovra uno
dalle sue mani. Frattanto, accorgendosi de’ suoi asini, e lo portò a sua madre che
che il suo denaro diminuiva di giorno in secretamenle lo seppelll. Quando il re sep
giorno, tentò un mezzo per arrestare il la pe che il corpo del morto era stato levato
dm. Fece fare vicino ai vasi una trappola, andò su tutte le furie, e volendo scoprire,
e vi restò preso uno dei ladri. Non polen a qualunque patto quegli‘ che aveva fatto
dn distrigarsi, chiama tosto suo fratello, questa azione. e’ immagini: di fare una co
gli fa conoscere la disgrazia che gli ‘e ne sa, che mi è impossibile di credere, con
caduta, lo prega di entrare nella to're. o tinua lo stesso istorico. Dicesi che prosti
di Ingliargli la testa. per tinture che essen tu‘i sua liglrs nel suo proprio palazzo, e lo
d0 riconosciuto, non perdeslert) amhidue comandi) di ricevere indistintamente tutti
la vita. Suo fratello gli obbedisce, e dopo quelli che si presentassero, ma che prima
aver rimessa la pietra al suo posto, se ne di accordare i suoi favori, obhlignsse cia
torna a- casa rolla h'slà di suo frstcllo.Ap scuno in particolare a rcccotrtarle ciò che
pena fatto giorno, il re non mancò di an aveva commesso in sua vita di più scul
d.rre a visitare il suo tesoro, e rimase at tro e di più maligno, e di arrestare quel
tonito di trovare, senza testa, il ladro pre lo che si dachi;rrssse autore dell' avventura
80 al laccio, e non iscorgrre alcun segno del ladro. Questa principessa obbedi ai
dI apertura. Plutarco e Pausania raccon comandi di suo padre ;ma il ladro, che
tono la Stessa avventura ; ma sotto dilleren aveva penetrato le intenzioni del re, e che
ti nomi. Diete, uno dei più ricchi princi or voleva raccontare la sua ghcrminella,
pi della Beozur. secondo questi autori, e ide‘o un nuovo artilicro. Tagliò il braccio
vendo scelto Tiqf'ntrr'o e Agamede, suo di un uomo appena morto, e avendolo na
fratello, per costruirli una torre destinata senato sotto il suo mantello, sull‘ imbruoi
a rinchiudere il suo tesoro, la ediliunrono re della sera, andò dalla principessa. Quan
in modo da potervrsi iulwvlurt'0 societa do fu nitrato, alle interrogazioni fatti-gli
mente, e Agamedc vi lit preso ed ucciso dalla medesima,senza pure stare in bilico,
nella soprannarrata Illrttitifl‘fl. « Gli Egiziani le raccontò la beffa da lui fatta ai soldati.
raccontano, continua Erodoto, che Rum Appena l‘ ebbe inteso, ella si mise in ot
sinr'le fece nppiccare ad una muraglia il to di fermarlo; mail l«dro le stero la mano
corpo del ladro, e vi mise tutto all'inter del morto, e, mentre la principessa lo teneva
RAM. (2678) HAN.
serrata con tutte le sue forze col favore Questo non orta, oe'aecreti regni
della none, lcappò via. Il u‘, istruito dal Penetrar di lulone unqua non punte.
la figlia di questa nuova burla, e ammi. Ciò la bella Proserpina comanda,
rendo lI arditezza dell' autore, fer‘e pubbli (Ihe per ano dono il chiede,e rvelt0l'uno,
cane che mm solamente gli avrebbe per 'I‘nalo l’ altro risorge, e parvmente
donato il suo furto e gli altri suoi iugan. Ha la sua verga e le sue chiome’ d‘ oro.
ni; ma che l‘ avrebbe magnificamente ri Em‘,ra nel bosco, e con le luci in alto
compensato, se i‘ fosse fatto conoscere. Il La cerca, il trova, e di sua man lo sterpa,
ladro assicurato dalla promessa solenne del Cll'lg2Vnllllètìltî atcrperasai, quando
re, andò a trovarlo,e il re, ammirando la Lo ti consenta il Fato. In altra guisa
di lui sagacir'a, non ebbe dillicoltà a dargli Nè con man, nè, con ferro, nè con altra
in matrimonio ma figlia,perclrè ne sapeva Umana forza, mai eia che si aclrianli,
più degli Egiziani, i quali erano i più col 0 che ai tronchi . . . .
ti di trilli i popoli. »
Ramsinife fece collocare nel tempio di Ener'zl. ([6. VI , Traduzione
Vulcano a Meuli due statue colouali di di Anni/ml Caro.
25 cubitl d‘ alta-11a. Una di queste statue, Cosi gli parlò la Sibilla, ed Enea, ne‘istiln
adorato dirgli Egizinui, era chiamata la Sta dalle due colombe spediteglr da Venere- ,
te, e I’ altra, per cui mm avevano alcun trovò il raum l'aula, lo alcrpò dall’ albe.
rispetto, era chiamato l'lvrvt‘rn0. l sacer ro, senza trovarvi la minima resistenza, e
cll-li Egiziani, al dir di Erodoto, racconta lo portò alla Sibilla. Quando fu giunto al
vano che Ramrr'nitc era disceso nel lungo palazzo di Plutone, E/rm »mcomandò alla
dove i Greci dicevano essere l'inferno; porta il ramoscello Il‘ ora.
che vi aveva giuocato ai dadi con Cercre; i lluu (Al/t. Sound. ). Dea dal mare,
che alcune volte aveva guadagnato, altre spora d‘ Aegcrn, Dio dell' Oceano.
volte perduto, e che la Dea lo aveva ac 2. - RANOCL'IIIA (Mii. Turi.) Ecco la
cmniaurto facendogli dono d' un lovaglrno favola, colla quale i Laura spiegano i ter
d’ oro. - Herudot. l. 2. -- Pana. 1.9, a. remoti : n allorché Dio ebbe formato la
- Plutarc. Ceriani. ad Apolloniurn. terra la pose sul dorso d'una gran rana ;
Bano-r (.‘l’lil. Ind.), pagoda: , famoso ed ogni volta che questo animale muove
per la divnzions degli Indiani, che trovasi la testa mi allunga le gambe , fa tremare
a Ouor, ciulr del regno di Cilltll'l. L‘ idolo quella parte dalla Irl'l'fl che vi a diso
che vi si adora ha la forma di una scim. ra. »
mia. Vico condotto qualche volta per le llaruu. ( ìlIr'l. ), nome particolare
atrade sovra un carro che rassomiglia ad di un angelo del primo ordine prela0 i
un. torre, il quale è alto 15 piedi, ha Madecassi. - V. lllar.aurnua.
quattro ruote, e ai trascina con una gros Raru'rr'rr. Fu dato questo nome ad una
sa corda. Alcuni Iacerdoti montano sovra cella di Ebrei che rendeva una apecie di
questo carro per accompagnare l'idolo , e culto alle rane,
cantano delle preti durante la processione. RAICOII ( (carmi. L‘ lulelice all'atto di
r. lhnuscar.u.l ramuscelli verdi anti quest'mlio invecchiato e concenlrato, lo
caniente formavano la parte principale del manifeata colla una aria taciturno , cupa ,
l’oroamento dei templi, particolarmente nei nulancnnica , invano tenta di fuggire; una
giorni di festa. Si oll'rivano dei ramrrscelli furia lo peraeguita o gli agita sul petto la
di quercia ii Giove, di lauro ad Apollo , luce. \
d'ulivo a Minerva, di mirto a Venere, di " RAIB- Lnlona, fuggendo le persecuzio
eden a Bacco, di pino a Pane e di ci ni di Giunone, passò vicino ad uno stagno,
presso a Plutonc.Alcuui autori dicono che dove lavoravano alcuni paesani, n richiese
i rarrmscclli fossero i primi nulrimenti dei loro un po’ il’ acqua per ristorarai. Avendo
mortali prima delle ricoperta delle hiade. gliela essi rifiutata, Latona , per punirli ,
‘z -- (IVI/t. E/fl‘. ), festa de’ Giudici. li lrasmurò in rane. La tavola lsiaca oll'rn
l‘ism è rappresentata, sulle medaglia di questo animale sopra una specie Lll hllile
Erode Agrrppa, con una tenda che ha la Sovra il sigillo di Mecenate envi una
lmrrm di un parasole. rana. e i re il‘ Argo avevanoacelto quello
" Raarnscru.r.o n’oao , clus la sibilla animale per l0r0 simbolo.
Cwnarur fece prendere ad Enea, perché Le rane scolpire sovra il cofano di Ci
gli facilituase la sortir: dell' inferno. psclo. al piede di un palmizio, rammerno
ravano la cura che aveva preso Nettuno
. . . . .. E'no la selva opaca d'impedire, col gracchrare delle rane che i
Tra valli oscure, e densa ombre riposto Racclriadi non la00p.'ilsrro ove fosee nasco
E ncll' arhore nesso, un lento ramo alo Cipsrlo, sentendo le stra grila.
Gnu foglie d’ oro, il cui lr0ncn è sacra!» Un epigramma dell' Antologia parla di
A Ginru Inferno, e chi acco diu:lto un viaggi-noie che (eco scolpire una mm
KM’. (2679) RAP.
di bronzo sovra una colonna dello stesso lo; imperoccbè questi non solo potevano
metallo , in riconoscenza d‘ avere scoperto fare proposizioni suo malgrado‘ ma can
una palude, mercè il gracchiare delle rane, giare ben anco ad aggiungere cio che essi
nel momento che stava per morire di sette. credevano alle proposizioni del console :
Ramon, Ninfa , una delle compagne di oltre a ciò da loro stessi potevano fare il
Diana. - Illel. 3. rapporto, se il console non avesse voluto
Rsrusatr. (Mii. Afiiz}, nome partico incancarsene, o pretendente di opporvisi.
lare d'un angelo del primo ordine presso %uesto diritto era comune a tutti COIuI‘O
i Madecassi. - I’. MALAU‘GBA. c e avevano una carica eguali: o superiore
RAI'I'O, uno de‘ cavalli de’quali Nettu a quella del magistrato proponente; ciò
no l'f' dono in Peleo , in occasione delle nullameno, allorchè il console acorgeva che
sue nozze con Teti.- V BALIO. gli spiriti mclinavano da un lato, pote
' Rsra.Gli scrittori dell' antichità fan va, prima che ciascuno avesse detto il
no menzione di tre sorta di rape, la larga, suo sentimento, fare un discorso all' assem
0 grossa e acorciats, la rotonda e la sel blea. Noi ne abbiamo un esempio nella
Velica, che è lunga come il rnvano. La lo quarta Catilimria che Cicerone ronunciò
glia della rapa è angolnsa e bitorzoluts ; prima che Catone avesse detto i suo sen
il suo sugo è agro e piccante. La migliore timento.
e la più riccrcsto è quella che cresce nel Quando la Repubblica ebbe perduta la
territorio di Nuria. A tempo di Plinio sua libertà , l’ imperatore , senz’ essere
vendevansi un scsterzio la libbra,o quando console, poteva proporre una , due e tre
ve n'era carestia, due sesteraj. cose al Senato ,- ciò che cbiamavasi il pri
La cultura delle rupe e dei navoni an mo , il secondo e il terzo rapporto. Se
ticamente era rlgnardata come la più utile alcuno, uell' emettere la propria opinione,
dopo quella delle biade e della fava Pli abbracciava molti oggetti , ogni senatore
nin ha veduto delle rape che pesavano più poteva dirgli di dividere le materie , af
di quaranta libbre, Amato ne ha veduto line di discuterle separatamente nei dil
del peso di cinquanta a sessanta libbre, e ferenti rapporti. L'arte di quello che pro’
Il‘lauiolo di cento. poneva era di unire talmente fra loro due
Rumeno. - V. Ansruts,Cttrsno,Ga all'ari , che non potessero poi dividersi.
rumena, Enna, Oatzu , l’aossrmaa, Sa C si pure allorché i consoli avevano pro
NIUE, ecc posto qualunque cosa , i senatori avevano
RAPIIA (IconoL). Si rappresenta arma il diritto , se stava ad essi ad opinare ,
la, ed avente sull' elmo un nibbio, od al di pro orre tutto ciò che loro areva più
tro uccello di rapina. Tiene nella mano utile a la Repubblica , e diman5are che i
destra una s ada nuda , e sotto il braccio Consoli ne facessero il rapporto all'assem
ainistro un ardell0 involto in una stoffa , blea : e ciò facevano soventi volte nella
cammina a gran passi, e guarda sempre in intenzione di stare in assemblea tutto il
dietro per Vedere se ‘e inseguita. Le si da giorno,- imparocchè dopo la decima ora,
anche per attributo un lupo che fugge col non utevaai fare alcun nuovo rapporto
la sua preda. nel enato, nù llcun IQDIIIII‘COIIIIIIIO ,
Rarn'a ( Dea), Proserpina. dopo il tramontare del Sole. Il proprio
RAI’OIII, guerriero Rutnlo, uccise Par’ parere dicevasi in piedi ; se qualcuno op
tenia e Arse.- Eneid. so. poncvasi ,»il decreto non era più chinrmtn
' lhrrorrn~ Cosi cbiamavasi qualunqhe vasto-consulto, ma deliberazione del Se
proposizione si fscesse al Senato er esse nato , Serrata: duetorilna ; il qual uso vi
re discussa; eravi un ordine e de le rego geva eziandio allorquando il Senato non
le fisso da osservare nei rapporti che si era radunato in luogo a tempo convenien
dovevano fare a quell' angusta assemblea. te, ed allorquando la convocazione non
Il magistrato doveva fare il suo rappor era legittima, e il numero non compe
to al Senato, primieramnnte su quelle cose tente; e in tal caso facevasi il rapporto
che conceroevano la religione, poscia sulle al popolo. Del resto il console poteva pro
altre bisogno. Non solo il magistrato che porro ciò che credeva a proposito, e sotto
aveva radunato il Senato poteva farvi il porlo alla deliberazione nell' assemblea ; o
suo rapporto ; ma tutti quelli che avevano in ciò consisteva la principale sua autorità
il diritto di convocarlo, godevano di que nel Senato , e ssrvivasi di questa l'ormoli:
sto privilc io; perciò noi leggiamo che coloro che sono di questa opinione passi
molti magistrati hanno pro
to, cuntll'tlporaneamente sto cose
. dìeolle al Sena
dill'e no da quella parte , e quelli che sono di
uu'opt'ntone diversa passino da questa.
renti; mi il console pote: vietare che fos Chi aveva fatto il rapporto passava il primo.
aero proposte cose a lui non accette , nè Allorché il senatut-conaollo era formato,
deve intendersi che questo etere del con colui che ne aveva pro otto l’ oggetto , e
sole fosse estensivo ani tribuni del popo che ne era in certa qua maniera , l' aut;
Diz. Mii.
RAP. (2680) RAS.
re , scrive" il suo nome al basso del me gior loro vantaggio pel lucro che potevavn
desimo , e I’ alto veniva deposto negli ar ritrarne. Perciò non possiamo far meglio
chivii, in cui ai comervava il registro _di-l-_ che pangonarli egli antichi giullnri e [ma
le leggi , e tutti gli atti concernenti gli ‘Ulll0ri , od anche ai nostri cantastorie , fra
affari della Repubblica. ( Anticamente il iquali alcuni sono autori delle canzoni
pubblico deposito era nel tempio-di Cerere, colle quali divertono il popolo nei trivii.
e gli edili ne avevano la 'Cllllodlfl Que Nè v'è da aorprendersi , se , dopo Ome
gli che aveva convocato il Senato , aveva ro , i rapsodi dell'antichità siansi limita
il diritto di tener l’ assemblea , o la scio‘ ti a cantare i versi di questo poeta , pel
'glieva con questa furm0ll: Padri. coscrilli quale il popolo aveva la maggior venera
non vi riteniamo più oltre. zrone ; né che abbi-‘MIO innalzato dei tealii
Gli sfl‘ari , di cui lacevasi rapporto al nelle fiere e nelle pubbliche piazze per
Senato , erano tutti quelli che cflncerneva disputarar il vanto di rtcitar meglio quei
no I‘ amministrazione della Repubblica. versi molto più pt‘rfetti,e interessanti pei
Solo la creazione dei magistrati, la pub Greci assai più di quanto era comparto fi
blicazione delle leggio le deliberazioni sul no allora.
la guerra e sulla pace, dovevano essere Prateudesi, dice la Daeirr nella vita
assolutamente portate avanti al pop-‘ilo, d’ Omero , che questi rapsodi tenero cosi
"’ Rsrsom , nome che gli antichi da chiamati, oltre le ragioni addotte più so
vano a coloro , la cui ordinaria Occupazio pra , perché , dopo nel‘ cantato , per
no era di cantare in pubblico degli squar esempio , lo squarcio chiamato l’ ira di
ci dei poemi d’0mero,e di recitarli sem Achille , di cui si è l'alto il primo libro
plicemente. Cuprr ci apprende che i Rap de|l'llisde , csntassem quello che si chia«
sotl erano vestita di rosso . quando con. mava il combattimento di Paride e di
lavano l'lliade, e di turchino , quando 1Vlmelnoy(llî cui si è fatto il terzo libro.)
cantavano l‘ Odissea. Cantavano aovra certi o qualunque altro che loro venisse richi -
teatri_ , e si disputavano qualche volta dei "0 , g’nz+qvh'r g‘a'irrm‘rl: ‘fa: suó‘ac
rem . Quest‘ ultima etimologia è la più verosi
Allorché idue antagonisti avevano finito Utile ; o iuttosto la sola V€t‘:l. Ed è per
il loro squarcio , i due papiri, sui quali ciò che Erg/isole, nel suo Edipo Chiama
erano scritti, venivano insieme uniti; dalla la Sfinge ‘,'aî\h.f;o‘v, pcrchè rendeva dilfe
qual cosa è derivato il nome di rapsodi , renti Oracoli, a norma delle diverse inter
formato dai greco “9,179, in cuoio, e ,,,;',, rognioni che le ai fact‘vlh0.
ode n canto. Rars.mosuazrs , Divinazione che faceva
Vi sono stati però dei rnpsodi più anti si traendo a sorte uno squarcio di un poe
chi di quelli di cui parliamo,- crau questi la il quale serviva di predizione ci‘ quello
perenne che compouevano dei canti eroici oggetto che si Vulfltd sapere. er lo più
o dei poemi in onore de li uomini illustri si sceglievano Omero e Virgilio. Ora ai
e andammo a cantare le oro opere di cit. scrivevano delle sentenze e dei versi stac
tìi in città per vivere. Tale , diccai, che csti del poeta , e si mettevano sotto alcu
sia stata la vita di Omero istesso. ni piccoli pezzi di legno per essere gittati
Egli è probabilmente per questa ragione in un‘ urna ali’ azzardo : la sentruu 0 il
che alcuni critici hanno fatto derivare la verso che sortiva era la predizione.0ra ai get
parola rnpsodi non da e‘é1nim e da ‘095;, tavaoo dei dadi sui‘ una tavola, sulla quale
ma da p‘aifló‘fi, eda qidnv, cantare con erano scritti dei versi, e si riteneva CllB
un ramo d' ulivo alla mano, imperocclnè quelli. sui quali si formavano i dadi, come’
i primi rapsodl' pfll'tlvano questo distintivo. uesuero la predizione.
Filocoro fa derivare i nomi di rrlps‘odi Rarsomoa Emma, [ima delle Rapsodia
da irarrm, fa" ,,,‘3,}; , comporre dei era una parte delle Di -nisiarhc , o fr5tl!
‘canti o poemi, supponendo che i poemi di Bacco , in cui ai recitavano degli squar
‘fessero cantati dagli stessi loro autori. Se ci di versi, passando innanzi alla statua
condo questa opinione, seguita anche da del Dio.
Scaligero, i mpsodi sarebbero stati rid0lti RAM/i , Cerere cosi soprannominata per
chi: nel campo di Raro, padre di Calco ,
a quelli della seconda specie di cui per
mostrò a questo la maniera di seminare e
liamo.
Contuttociò gli è. più verosimile che tut di ‘accogliere le biade.
ti i rapsudi fosaero della stessa
Rino , figlio di Cranao e padre di Ce’
classe,
( qualunque differenza gli autori abl'iisno
leo. - Rama.
immaginato fra essi ), e che la loro occu nomeRssceru. In chiromauzia è questo il
della linea 0 linee che sono al pn
ps1.ione fosse di cantare e di recitnra dei
poemi , sia di loro composizione, sia mm‘ gno, ci‘ ‘e dove la mano si unisce al brac
posti da altri, secondo che tornava a mag zio. La rascclta ordinariamente è composta
RAT. (2681) “A V.
di 2, 0,3 linee ,- ma qualche volta ve ne principio ed una lino. Si riguardava anche
sono sino quattro ed anche cinque. I chi come il simbolo del discernimento ,- im
romanti sostengono che più ve ne sono , perocthè di parecchi pani , scrglie il mi
più la vita è lunga, e deducono una quan gliore. ll velo di Proserpina era tutto sparso
tita di altre congetture sulla figura , sul di to i ricamati con Ilh'. - Egsrb.
colore , sulla nettezza di queste linee , e l ‘tigi gli avevano dniuizzati.
sulle altre che le traversano. I popoli di Bassora e di Cambajs , an
Rasot , nome di una Divinità a cui pre che al giorno ti’ oggi , crederebbero di
stavano omaggio gli antichi abitanti della commettere un etto irreligioso, se nuoces
Ungheria. Giano ,lìglio di Vathai, fu il sero ad un topo.
primo che l’ onorò come una Divinità. Ra’ruat racsatz, confermare il presagio,
Questa Rudi era una donna che lo latta e.ptuiiiotttt propria degli auguri.
prigioniera da un re cristiano, e rinchiusa ' ilaontt CAMPI ; campi della Gallia
in un carcere, dove dicesi che si mangio Transparlaua verso il Sud di Como, celebre
di disperazione i piedi , e si diede in tal nella romana storia per essere stati il tea
modo la morte. tro della sconfitta (lei Cimbri l’ anno di
Raso. ( Mii. Affr. ) , nome partico Roma 625, in cui ne rimasero sul campo
lare di un angelo del primo ordine a Ma cento venti mtla, e qurtranta Illlltl furo
dagascar. _ V. MALAUtGIIA. no fatti prigionieri.
llawm. - I’. UCCASIORB. " llaonoscor.ust. Era la più piccola mo
Rasrurt ( Mii. In r. ), setta di Benia neta romana , cosi chiamata perchè non
ni che seguono presso a poco le stesse opi era che di rame. Cicerone si serve di que
nioni di quella dei Samatati. Ammetlono sta parola in molti luoghi delle sue lette
la Inetempsicosi: ma in questo senso, cioè te per indicare dei iccoli debiti.
che le anime degli uomio. passino nei Ilaot.urt ( Mir. mi. ) , sacerdoti del
corpi degli uccelli i quali avvertono li vmici regno d’ Aracan , dialinl.i in tre ordini : i
del defunti del bene o del male c e deb pringrini , i pani ni e i vuxcm. l ringri
be loro arrivare,- cosi son essi grandi os ni hanno su la testa una specie i mutua
servatori del canto edel vnlu degli uccelli, gialla , con una punta che loro cade per
Ra’t‘nasra ( M". 1nd. ), nome che gli di dietro ; gli altri hanno la testa nuda.
Indiani danno agli spiriti malefici, i qu.li Tutti quelli sacerdoti sono vestiti di gial
svolazzano nell' aria , ma senza nuocere lo , o , secondo altri , di nero, hanno la
agli uomini ; irnperocchè han casi un capo testa resa, e sono obhhgsti di osservare
chiamato Bcyrtwi , che non permette loro il celibato. Allorché Vengono sorpresi in
di fare alcun mtlle; nè di prr'udere Cosa qualche fallo contro la castit‘a, sono de
alcuna per la loro sussistenza; per la qual gradati e ridotti allo stato di laici. Gli noi
cosa son essi esposti a soffrire molto la abitano delle case particolari dove vivono
fame e la sete, e sovente vengono sulla a proprie spese; gli altri sono alloggiati
terra a domandar l‘ elemosina in forma in alcuni monasteri fondati dal ptiuclpe o
umana. Gl' Indiani pongono nel numero da qualche signore ricco e divoto. La fon.
di questi cattivi genii le anime di coloro rione la più importan'e dei Raulini e la
che hanno mal vissuto nel mondo. educazione di tutta la gioventù del regno,
Elsrt'ra , moneta di Giano, cosi chiama che viene istruita nella dottrina della re
sa perché portava da un lnl.0 la sua lelll, ligione e delle leggi. Si assicura che quei
ed al rovescio un naviglio o la prora d’nn sacerdoti sono molto caritatevoli , a pon
vascello. Sembra che questa moneta indi gono ogni cura nell’ titît'tilal‘t verso gli
casse l'arrivo di Saturno in Italia , quan stranieri i doveri dell’ ospitalità.
do si ril'uggi negli stati di Giano , dopo BADIA , Rattolllut ( Mir. A_fl'r. ) , no
essere stato (letrouizzato da Giove. me che i Madecasai pretendono essere sta
RATTI. - V. Caino: to dato da Adamo alla sua sposa, che fan
RATTO ( Mii. Egiz. ). l Romani trae no anche sua figlia. - V. ADAMO.
vtluo dei presagi dalla vista di questi atti Ravnstnts (Mir. Il’laom. ), setta di
mlli. Pltnt'o ( l. 8 , e. 57 ) ci apprende empi od eretici, i quali nnimettevano la
che a‘ suoi bempi l’ imbattersi in un topo meternpaicosi , e credevano e volevano far
bianco era di buOn augurio. Avendo i credere che l’ anima di Maometto , o di
topi r0licnto gli scudi che erano a Lattu qualche antico profeta, fosse passata nella
vio , se ne presagi un avvemnvnto lune persona di Abou Gial’ar Almnnzor, secon
sto; e la guerra dei Marsi, che sopragdo Calill'n della razza degli Abassidi, e
grunae poco dopo, dizcle un nuovo credito gli volevano, per tal ragione , rendere gli
a questa superstizione. Presso gli Egiziani onori divini, facendo , intorno al suo pa
il topo, annuale roditore, e simbolo d'un’ lazm delle processioni simili a quelle che
intiera distruzione , esprimeva il mondo si praticano intorno al tempio della Mer
nell'opinione di qnellt che gli davano un ca. Questa setta non tardi: molto a de’
RAZ. (2682) RAZ.
generare in una fazione sediziosa e mole porre il famoso talirm-ro del suo anello,
era, che questo stesa" Calillu fu obbligato col quale operò, in tutto l’ Oriente , co
di estermtuai'e. -- Bibl. ()r se tanto rodigio se,che lo resero il prin
' liavarrrrs , città della Gallia Cispadana cipe il pru sapiente di tutto l‘ universo,
al Sud di \ ius, fu una delle più consi per sui tutti i saggi dell'India e della
derevoli citta dell’ Italia. Fu fondata , se ersia si all'retlarono di Coliltlllll‘l0. 1 fa
condo Plinio, dai Sabini, o secondo Stra bnliati danno un angelo g:r prrcettore an
bone, da una colonia di Trasali, lunga che a tutti i atriarchi. mebbe Jn/‘lel;
pezza prima della guerra di Troja , sovra Abramo , Îliedrlrr'el ; Isacco , Rq/uel ;
alCttfl€ isolctte. A tempo di questo Greco Giacobbe , Pelrel; Giuseppe, Gabriel;
scrittore, era già in mezzo alle paludi e Mosè , Malatron , ecc.
unita al continente Finalmente il Po, Razrotrat.a ,pezzo di stoffa quadrato , di
continuando a atrascimr ghiaia , inalzò il una tensilura molto ricca , che il gran pon
terreno e allontanò il mare. Vicinissimo telice degli Ebrei portava sul petto. Era
era il porto di quanta città, che iRumani ornato di quattro ordini di pietre preziose,
pcrl'eziouaron0. Pompe-o vi stabili una flotta sovra ciascuna delle quali era scolpito il
che guardava il mare superiore e quel di nome d‘ una tribù. il gran sacerdote vesti
Levante. Quello porto era tanto vasto, " il rar.ionale per pronunciare un giudizio
in cose d’ importanza.
che sotto Augusto, vi si ritiravrtno sino e
dugento cinquanta galcrr: chiamavaai l’0r ‘ Ramona degli antichi. I popoli delll
tus Claasis, o il porto della flotta,- verso antichità avevano una misura particolare
l’ Est eravi un faro simile a quello di che conteneva la razione di frumento di
Alessandria. Tiberio e Traiuno si com una persona ; questa misura era chr‘nr'ce.
piacqnero di abbellire Ravenna. Ora 365 chenici ebraiche o egiziane {anno
Allorchè Odoacre ebbe fatto il conqui 25 1!'| moggi, 365 cheniei recite, 96’L,nroggi
sto dell' Italia , stabili la sua residenza a e 265 clienrci romane, ‘l; moggi. l‘.ra que
Ravenna , e vi sostenne un nlsedio [di tre sta la razione particolare di lrumcnto per
anni . al termine dei quali fu preso ed uc le truppe fesso gli antichi. Non sa pia
r:iso da Tendorico. Questo principe , che mo se Il c .r o chomer degli Ebrei los
amava le arti , fece abbellire pirrcchè m»i se destinato a misurare la razione annua
Ravfllna, e ricostruire l’ acquedotto di di frumento per una pus0na,imper0ccbè
'l‘rajuno. Sua figlia, Amalaarmta , gli f: equivnleva a 24 moggi.
ce costruire una tomba in questa città. i Romani usavano, ogni primo giorno
Poco tempo dopo ess€ndoaene ilnpadrouili i del mese, di consegnare ai soldati ed a li
Greci, divenne la sede dei governatori schiavi quella porzione di frumento r:re
conosciuti sotto il nome d’ Barchi di Ra dovevano consumare durante l’ intero me
venne. se. [Uomini-Mia‘ quo! calendt'! petere de.
’ [laurucr , o Rauaim, popoli della Gal. men.rrsm , dice Plauto. Elio Donalo che
lia Belgio: che abitavano all' est fra il Re viveva a Roma 1' anno 354 d0ll' Erri vol
mi e 1' III. Eranai uniti agli Elveti , allor gare , e che compose dei commentarj so
ché irnpresr:ro di sortire dal proprio paese vr=t Terenzio e sovra Virgilio , ti insegna
per andare a stabilirsi in qualche paese ( in Pharmione) che questo demenrum ,
della Gallia. Si sa che Cesare fece rien 0 questa razione d’ un mese, era di quat
trare e gli uni e gli altri nell' antica loro Ivo eta‘ .' Servi quattrnor modica accipie
dimora. bari! rumenti in menaem. et in dimen
RAIICAU (Mir. Maom. ), idolo che .rum ‘dicebatur. Ciò che laceva 48 stai al
li Aditi , tnbù Araba , credevano fornire I‘ anno. che valgono più di 37 moggi di
oro le cose necessarie alla vita. Parigi. La razione mensile di biada per
Razat , una delle figlie di Proteo e di gli schiavi era egualmente di cibque sta]
Torona , sorella di Caberda e di Ido attici, e in contante di cinque denari di
tela. Nerone, come acorgesi in molti passi di
Razter. SÌMi‘. Cabal. ) , angelo che se Seneca. Uno solo no basterà Episl. lib.
condo i ca aliati , fu il prccettore di Ada Il , episl. 8| ): [Ile qui in ‘coma la.ri«
mo, e due lo fece depositario del gran m inccdit , et hrzen ruupimu dici! :
libro, in cui erano le cognizioni di tuttii
segreti della natura, il potere di con Superbu.r Argr' regna mi Iiquit Pelnps,
versare col Sole 0 colla Luna, di guarire Qua Ponto ab Helle.r atqua ab Jonio
le malattie , di rovesciare la città , di se man.
citare i terremoti , di comandare alle po Urgetu" III/Amor :
tenze déll' aria , di interpretare i sogni, e‘
di predire tutti gli avvenimenti. Questo SCI'ÌIL! est, quinque modù1~r accipil, e! quin
llbl'0 passò in seguito fra le mani di Salo I/ur: dcnarros. Ciò che di sessanta sta] al‘
mene , e gl' insegni) la maniera di com 1' anno o dieci mediani , che equivalgono
RE. (2683) RE.
a 35 moggi; dal che si conclude che il stingnero il vero significato dei nomi lati
sestiere di frumento, misura di Parigi, sa ni: re; , prmccp.r , o mgmms e principia
iebbe valso allora 16 lire, 15 soldi e 31 tua; poiché non bisogna lflflClil'5l indurre
cuni denari. in errore dalla sinonimia di queste parole
Polibio ( Un. 17 ) dice che fra i Ro nella nostra lingua.
mani , la razione d'un mese per un fan Presso i Latini, le parole principutus,
laflri00, era, in frumento, di due terzi di regnum, per lo più sono opposte fra loro,
medinno, ciò che non sarebbe che quat ed E: perciò che Giulio Cesare dico , che
tro stai al mese, e sei medinni o 21 lung il padre di Vercingetorice aveva il prin
gi di Parigi all' anno ; ma certamente que cipato della Gallia,- ma fu UCCI50 perché
sto storico s’ inganna, stimando lo stajo aspirava alla reale dignità, ed è Perciò
attico eguale allo sujo romano; isuoi che Tacito fa dire a Pia-une, che Gor
congusgli della moneta romana colla mo manico era figlio adottivo del principe dei
neta greca non sono più giusti, e poesia Romani , e. non figlio del re dei Romani.
mo dispensarci «li avervi riguardo. Tiberio Svetonio riferisce essere mancato
Catone , il censure, nel suo libro da poco che Caligola non cflngmaae gli or
rustica ( Numero 56, 57 e 58 ) , regola namenti di un principe in quelli di un re;
la spesa degli schiavi , impiega-ti alla cul Vellejo Putercolo dice che Illuraóodo ,
tura delle tene, nel modo seguente. Capo di una nazione dei Germani, formò
« Nell'inverno, quando lavorano, avran il disegno di inual2srsi alla reale autorità ,
no quattro slaj di frumento al mese, e non contentandost del principato che pos
quattro e mezzo nell’ estate. Il sovrainten sedeva col consenso di quelli che da lui
dente o ispettore degli schiavi, sua moglie dipendevano- Ciò nulla meno spesse fiato
e il pastore, avranno tre stsj cadauno. Gli si confondono neste due parole; inipei-oc.
schiavi alle catene avranno quattro libbre ché i capi dei acedemom della famiglia
o panda di pane nell' inverno; ma dal degli Eraclidi, anche quando furono sotto
momento che cominceranno a coltivare le la di endenu degli lilori, non lasciarono
viti fino alla stagione dei fichi, si daranno porci di essere sempre chiamati re.
ad essi cinque libbre di pane. a: Nell' antica Germania , al dir di Tani.
a Per oampanatico avranno delle ulivo, to, eranvi dri re che govarnavaoo, più pel
nella stagione che se no fa la raccolta ,e rispetto e la condiscendenza che si meritavano
nelle altre stagioni, delle ulivo secche , o coi loro consigli, che per un potere qualum
in mancanza di queste, del pesce , del quo che loro fosse flCCtal’tìlllu; e Trio Li.
I’ aceto , e un sestiere d’ olio al mese ca via dice , che l’ arcade Evandro regnava
danno. Dante a ciascuno un maggio di in alcuni luoghi del Lazio , piuttosto per
sale all' anno. o la considerazione che si era acquistato, che
« Dopo la vendemmia beveranno del vi per sua propria autorità.
ho piccolo per tre mesi. Il quarto mese Aristotele , Polióio e Diodoro di Sici
avranno una mina di vino al giorno, cioè lia danno il titolo di re si sull‘eti o giudi
due mangi e mezzo al mese Il quinto, ci dei Catagimsu, e Annone con uesto
sesto, settimo e ottavo mese , un sestiere titolo è qualificato da Saline. Nellaql‘roa
al giorno , o cinque congi al mese. Il no de eravi una città chiamata Scepsa , intor
no, decimo e nndecimo mese tre mine al no alla quale Strabone riferisce che, a
giorno o un’ anfora al mese. l\lella feste di vendo ricevuto i Milesii , si ereaso in de
Bacco e in quelle che si celebrano nei mocrazia - ma di tal modo , che i discen.
crocevii , avranno sino un cangia di vino denti degli antichi re onnservarono e il ti
cadauno. Questa quantità di vino, unita 1010 di re e alcuni distintivi d'onore. Gli
a quella che aggiungerete per gli schiavi imperatori Romani per lo contrario, da
alle catene allorché gli occuperete in qual che esercitarono apertamente e senza alcun
che lavoro , può giungere a dieci anfore velo un potere monarchico assolutissimo ,
per‘ persona e non è troppo. si laeevansi chiamare semplicemente principi
Ecco ciò che dico Catone, sulla cui sa. o capi del Senato.
serzmoe si stabilisce che gli schiavi,qnnu Dopo che gli Ateniesi ebbero scacciati
tlu lavoravano , avevano . nell' inverno, in i re , innalzar0no una statua a Giove re,
ragione di Sì, 17 moggi di frumento all’ per far conoscere che non ne volevano mai
anno , e nel ‘estate, in ragione di 41 , più per l’ avvenire. Anche a Leohadia si
32 moggi all'anno. oll'rivano dei sacnfizii a Giove re. Final
Razza vanaaosa (Mir. Egiz. ), emblema mente presso gli antichi spesse liste questo
rlell' uomo punito per omicidio, e pentito. Dio ha il titolo di re.
Difatti la razza velenosa prua nll’ amo , " R! D'lilGt'l'1't)v a Nei tempi i più re
lascia distaccare la spina di cui è armata moli , dice Paw, i re si consacravflno a
la sua coda, - Ilnr, _ ,Jpnllod. Tebe; scia questa singolare cerimonia si
" Ile. ltnp0llittttiasima cosa è il hcn di-flece a enfi , e il principe vi portava il
RE. <=684>
fasto RE.
oltraggioso : imperocclrè l‘ avrebbero
giogo del bue A i e uno scettro formato
come l'antro te ano , in uso anche oggi ostentato specialmente all’ epoca dell'inco
giorno per lavorare la terra nel Said, e rouazione: millsdimeno nel giorno , co
in una parte dell’ Arabia , secondo il di me dice lo Scalinata di emumico , poi‘
se no che ne ha pubblicato , non ha guari, iavano una tunica modestissima, una col
.l\Értbu/tr. In questa forma conducevasi il lflfll, Uno scettro ed un diadema formato
nuovo re per un quartiere della città , e di aerpi altortigliate , che forse erano di
uindi era introdotto nell' adylon, luogo oro , e credesi che di un tal diadema al
c e devcsi intendere per un sOflfl'l‘ltw0. servisse l’ im oratore Tito quando assistet
NO“ SO per qual bizzarra idea Martin ha te in Menlì ala consacrazione del bueApi:
supposto trattarsi della città d‘ AbidoI poiché non portò il giogo di quell' ottima
lontana ollantatt'è leghe da Menfimonvien e, come tn‘ean fatto i Faraoni; lo che
dire essersi egli immaginato, che in Egitto sarebbe stato un segno di rivolta ronlr0
avvenisse come nel suo paese , ove i re suo padre, e a malgrado di ciò , la sua
andavano da Parigi a Rbeims per farsi con condotta , in questa 0Ccaaione , parve mol
sacrare. n to sospetta. Inoltre i re il’ Egitto non fa
Quando erasi eletto un principe frai cavano grandi spese per l’irnbandigioufl
candidati della classe militare, passava nel
della lor mensa ; imperoccbè. il sistema
la sacerdotale al momento delle sua inau dietetico . a cui scrupolosamente si confor
sornione, la qual cosa esigeva alcune spe marono fino a P.tammeltiro , vi opponeva
cieli cerimonie , o verosimilmente alcuni moltissimi ostacoli. »
ginramenti. Per altro i Faraoni non pote I dodici re che aveano edificato il fa
vano in veruu caso dispensarai dal giurare muso labirinto di Tebe avena le lor se
sul calendario. Promettcvnno di non ag polture nelle camere sotteranee di quel mo
giunaere un giorno all' anno detto vago , numento presso alle tombe dei cocodrilli
imperocchè l’ avrebbero renduto fino; nè sacri. Erodoto desideri) di vederle; ma i
di aggiungerglì un mese per non renderlo govrrnatori del luogo gli dissero che non
lunare e vizioso. E in questo particolare era loro permesso di oll'erivle a’suoi sguar
bano’ essi mantenuto il giuramento più di. o Quando un re d‘ Egitto è morto,
scrupolosamente che in altri punti ben dice Diodoro, tutta la nazione prende il
più interessanti. » lutto, ciascuno si straccia le vesti, i tem
« Siccome coloro che pervenivano al pli son chiusi, sospeso ogni esercizio, non
trono per mezzo dell’ «reclama-Lione dei sol si celebran feste, ogni volto si tinge di fec
dati 0 del voto de’ sacerdoti , non davano eia di vacca , e per settsntarlue giorni van
giammai alla nuova dinastia il nome della tutti vestiti di un semplice panno attacca
propria famiglia, ma quello della città ov'era lo sotto le mammelle. Duecento o trecen
no nati, cosi non dee recar meraviglia di to persone d'ambo i sessi vanno due vol
veder nell'istoria una singolar dinastia te il giorno per la città , a fine di rinno
dei Faraoni Eltfimliui, poicliè ciò non vate il lutto e le lsmentazìoni, cantano le
proviene che dall’ elezione in cui i suffra virtù del re defunto, iichiamandolo , per
gj si erano riuniti in favore di un candi cosi dire, dall'inferno; si aatengono per tut
dato nativo d’ Elefantino. Il fatto è nato to quel tempo dalle carni cotte , dal vino
rale , e pure i Cronologi non hanno e dagli intingoli; non usano nè b1gni
voluto comprenderlo, di modo che furono ne profumi; dormono sulla onda terra, nè
obbligati atlimtllitgltlill'6 in queu.‘ isola chia hanno commercio colle lor mogli,- in una
mala Elefantina , un regno particolare che parola passano i giorni nel duole e nella
avesse minore estensione di quella che di tristezza , come se avesacro perduto i pre
sovente ha fra noi una casa di cani agna diletti lor figli. lntanto si va preparando
coi suoi giardini e i suoi boschetti. La la pompa dei funerali. Nell'ultimo giorno
valle dcll' Egitto si ristringe estremamen si mette in una bara il corpo del re, e
te al di là della cittì di Ombog; di ma si legge uno scritto ove son c0mpeudiate
niera che, sccordsndo ancora a questo le virtù del defunto. Allora è permesso a
preteso regno le terre che trovansi sulle ciascuno di pubblicare altamente le man
rive del Nilo , non avrebbe mai potuto for cause del medesimo , e il popolo ne ap
mare uno stato indipendente , né dei re plaudisce alle lodi e ne vitupera i Vi1.ii.
d‘ Etiopia , né dei rincipi che risiedeva Spesso volte è accaduto che i re d’ Egitto
no a Tebe: come te preteso di provare si giudicassero indrgnt di magnifici funera
il cavaliere Manu/mm Il primo che abbia li » I più riguardevoli sepolcri dei re era.
voluto sostenere esservi stati in Egitto più no le piramidiannovr-rnte fta le meraviglie
regni ad un tempo. u del mondo , e , al dire di Erodoto , co
u Dalla cerimonia di questa inaugura mincinte da Chrops, tiglio di Rampsinilo.
ziooe dei Faraoni, scorgcài , che qua’ ' lte DEI. Bascnrr-ro o re della tavola.
principi non ebbero mai alla lor corte un Anticamente , dice Piutarco, creavasi un
RE. (2685) RE.
capo , un legislatore, un re della tavola , ni dei sacerdoti, e la regina entrava nel
anche nei banchetti i più savi. L'elezione più segreto da‘ misteri. Poscia che Teseo
facevasi in due maniere; o sceglievasi a ebbe data la libertà agli Ateniesi e messo
mute col mezzo dei dadi, o veniva nomi lo stato in forma democratica, il popolo
stato dei voti dei convitati. Orazio vuole seguirò ad eleggere fra i principali e più
che i dadi decidano ( ()d. 7 , [(1). 2 ) : stimabili cittadini un re sacrilicatore, la
cui moglie, secondo un'antica legge, doveva
. . . . . . . . Quem Vena: arbitrum esuere nativa d'Atene, e vergine quand'ei la
Dice! bibendi ? spossva, onde le cose sacre potesslto essere
amministrare con tutta la purezza e la pietà
e altrove ( Od. 4 , ho. l.) conveniente: e affinché nulla venisse cangia
to alle disposizioni di questa legge, la de
Non regna vini sorliere ta1is‘. cretato d'inciderla sovra una colonna di
pietra. Questo re presiedeva dunque ai mi
Plauto non adotta la prima maniera, steri,e giudicava gliall‘ari che riguardavano la
cioè l’ elezione a sorte . I personaggi da Vwlazione delle cose sacre; in caso di
lui introdotti si danno da se stessi dei si Omicidio riferiva il fatto al Senato delloAre
gnori e delle signore ; (lo Izano tibi_fl0 Opitgo, e , deponentlo la sua corona, sedeva
renlem fiorenti , tu sia eri: dictau'iz no I giudicare coi senatori. Tanto esso che la
bt'a, dice uno degliinterlucutori, mettendo regina avevano parecchi ministri che serviva
una corona sulla testa d’ una giovane. E un sotto di loro, come gli Epimeleti. i Gero
in un altro asso: Stategum teflacio hm'e _/imti, i Gereri e i Carini. I re de’ sacrifi
convivio. Putareo parla come Plauto , 1»] erano pure ‘in Roma. Tito Livio rac
nella quarta quistione del libro prima delle conta che, sotto il consolato di Lucio Giu
simposiache. nia Bruto e di Malco Valerio Pubblica
Difatti questo re faceva delle leggi, e la, esaendo Il Pvpol0 malcontento dcll'abt»
prescriveva, sotto certe pene, ciò che do li1.ione del governo monarchico, la quale
veva fare ciascheduno, o hevere, o cantare, sembrava derogare alla religione (poicltè
o arringare, o divertire in altro modo la vi erano tetti sacrifici i quali riservati es
compagnia. Cicerone dice che Verre, il sendo personalmente ai le, più non si po
quale aveva calpestato tutte le leggi del tevano fare ), venne creato un sacrificato
popolo Romano, obbediva puntualmente re che ne as<umesse le funzioni, e si chia
alle Iegggi della tavola: i.rle enim prartor mi) re de‘ sacrifiej, rea: sacrortun, T8180
severo: ne diligena qui populi Romani le Cri/ÌcuLu; ma perché questo nome di re
gibus num uam parebat, ti: diligenltrle non (lesse verun'ombra alla Repuhbiica ,
gibu.r pare 1, quae in poculis poneban l' individuo che lo portava in sommesso al
tur. gran pontefice, fu escluso da qualunque sia
Ciò nnllameno non sempre facevasi un ai magistratura, e privato della libertà di
re, nè in tutti i banchetti; e negli ultimi atringare il polo.
tem i, d’ ordinario, vi si pensava alla me Quando egli era obbligato di trovarci al
ti cl comito, per ridestare l‘ allegria, al le adunanze dei consigli per le cerimnnio
Inrchè si temeva che potesse languire: ed a cui soprastava, appena crac queste fini
allora ciascuno poneva Ogni sua cura in te, tolto ritiravasi per dar I divedere che
comparire buon commensale. Questo ultimo neasuna parte ei prendeva negli affari civi
atto presso i Romani Cltlamavasi 601710165’ li.ll gran pontefice e gli auguri avean so
satin, secondo Varrone, dalla parola greca li il diritto di scegliere il re dc’ sacri/i251’,
atsìyog; imperocchè gli antichi Romani| i e lo prendevano ordinariamente fra i pia‘
quali dimuravano più v0lontieri in campa ll'llj più veuerabili per età e per virtù ,
gna che in città, un dopo l’ altro successi la di cui elezione fac»vasi nel campo di
vamente tenevano cotte bandita, e cena Marte, ove il popolo adumtl.0 era per cen
vano ora in un villaggio ora in un altto. turie: la casa ch'egli abitava prende: no
Orazio, Il1arziale, Luciano, Arriano fau me di regia e sua mnghe quello di regi
un menzione spesse liate dei re del Bari‘ na. C. M. Pnpirin fu il ptim0 a cui si
eheflo nei Salurnali. confidi; questo ministero; la costumanza
" li: mz'Sacmruzs. Il secondo magi di creare un re de‘ sacrifizj esiqtette in
strato d'Atme, ovvero il secondo arcnnte, Roma lino ai tempi di Teodosio , che lo
cluamavasi re ; ma non Aveva altro ullicio abolì come le altre cerimonie religiose del
Paganesimo.
che quello di pl’Ofllt'tlew ai misteri e ai sl
cnlicii, come sua moglie, la quale aveva " Re mi: Boscm, Rea‘ Nemorenain 9'‘
lo stesso nome di regina e le medesime il titolo che i Latini davano al sacerdote
funzioni. L‘ 01igine di questo sacerdozio, del tempio di Diana Aricina, vale a di
vlice Demo.riene, PTOVCIÌIVI da che antica re, al sacerdote del tempio che Diana ave
mente i re d'Atene carrcilavanole funzio va nella foresta d‘Aricui, situata nel La’
f\
REA. (11696) REA.
rio, vicino alla città di Aricin, poco lungi di Giove, il quale sarebbe stato dal padre
da Roma. Gli schiavi luggilivi soltanto po. divorato, se ella non gli avesse susiituuo
levano aspirare a questa dignità molto una pietra avvolta in luce come un bana
dil'lîcile a conservarsi, imperocclrè, per acbino. Orfeo stesso ne‘ suoi inni si contrad
quistarla, era d'uopo uccidere quello che dice, clmmandnle in uno, figlia del Cielo,
la possedeva, e solo a questo prezz.o pote madre del Cielo in un altro , e soventi
vasi conseguire. Scorgesi facilmente che volte figlia di Protogenc, vale a dire, del
un simil re doveva tenersi continuamente primo padre. I poeti posteriori ad Esiodo
sulle difese. Difl‘atti era incessantemente ar accrescono l’ imbarazzo , im erocchè la
unto d'una spada nuda, per prevenire confondono colla Terra, con festa e con
quello che volesse tentare di auccedergli. Cibele, come indicano i diversi sapranno’
I poeti latini, dicono che sia stato institui mi di Idea, Pessinun2ia , Berccinlin ,
to da Ippolito, tiglio di Teseo cui Escu Buona Dea Madre degli Dei, l\'utrice
lapio aveva risuscitato sotto il nome di degli uomini e Purtnpnom , ossia Tuni
Virbio, e venne trasportata da Diana nel gera , attributi tutti con cui ven mio in
Lazio prima che i Troiani e i Latini visi distintamente indicate, Rea . (‘462 e , Opi
stabilissero. e la Terra In mille maniere I‘ICCODIIII
Qnantunque fosse pericoloso, questo iro essi la stona di Rea. Apollodoro , dietro
pero sacerdotale sussisteva ancora a tempo le traccie di Esiodo facendola moglie di
di Caligola, come celo apprende Svetonio, C/zronos , ossia del Tempo, così chiama
il quale dice che questo Imperatore , ve to dai Greci, lo stesso che il Saturno de‘
dendo che il re dei Boschi godeva già da Latini, riferisce il di lei dolore al vedersi
molti anni degli onori del sacerdozio , gli divorare dal marito tutti i figli che mette
suscitò contro un avversario più forlee più va alla luce; imperoccbè il Destino ave:
scaltro.- Nemnrensi regi, quod multo: jam predetto a Saturno che sarebbe stato bal
anno: potiretur sacerdozio, validiorern lato dal trono da uuO de’ Bit-ti figli. Dice
arlversarrum aubornavit. l poeti fanno che quando artorl Giove , per suttrar'lo
spesse liete allusione a quest'uso, del qua alla sorte del’ altra sua prole , lo mucose
le è d'uopo essere istrutto per bene in in un nutro del!‘ [da , e diede a divorare
tenderlo. Ovidio vuol parlare di Diana e Saturno una pietra fascini. in panuilioi
Ariuia e del suo sacerdote re in questi e aggiunge che Giove crebbe ai presto,
versi del primo libro de arte amandi : che dopo un anno fa in istato di’ tendere
delle insidie a suo padre , e di rapirgli
Ecce suburbana: templum nemarale l'impero dell’ universo.
Dianne , Diodoro asserisce che gli abitanti di Cre
Regnaque per giudica parta nocenle ta raccontavano che, a’ tempi loro, vede
menu vasi ancora nel territorio di Gnorso la ca
sa di Rea circondata da un sacro bosco di
(1:. 26o.) ci ressi.
%uolsi che Rea fossa da principio la
E parla di questo ateneo regno , allorchè ltessa che Iside, la quale in seguito fu
dice altrove : dotata di parecchi nomi, secondo i diversi
tempi e i vari paesi ove di lei si parlò,
Regna terreni omnibus fìvrtes, pediburque di modo che venne trasformata in altret
ugacel. tante l)eità quanti erano i popoli che l’
onorario. Per la qual cosa converrebbe rin
( Fast. l. 3.) trleciarne l'origine presso gli Egizi, e si
vedrebbe che questa, siccome tutte le al
A questa barbara dignità sacerdotale fa tre Deilit di quella nazione, altro non è
pure allusione Valerio Fiocco ( 1.2.Ar che un emblema astronomico. Testimonio
gato), allorché, parlando della foresta di ne sa la favola che i sacerdoti Egizj rac
Ancma, dice che non è funesta che al suo contavano al popolo per fargli gradire il com
re, al soli non miti: Arieiu Regi. biamento che dovettero recare nell' anno
‘Non è forse inutile il tar osservare che loro. Rea, dicevano essi, avendo avuto ce
gli altari della protettrice dei cacciatori , greto commercio con Saturno, rimase in
furono quasi dappertutto bagnati di sangue ciuta. Il Sole, che se ne accorse, la carict‘)
umano. di maledizioni, e giuri) clr' ella non avreb
"' i. Rea ._celebre e misteriosa Deitit be potuto partorire in verun mese dell'an
degli antichi.E dillieile investigarne l'ori no. Ello raccontò in sua sventura a Mer
gine,llimperocehè, intorno a ciò , gli scrit curia, innamorato anali’ esn di lei, il qua
tori sono discordi. Esiodo la dice figlia le, in ricompensa degli ottenuti favori, si
del Cielo e della Terra, sorella de’ Tua accinsli a premunirlrr dalle maledizioni del
m, cesti ('ibelc, moglie disaluruo,madre Sole: e, dotato corta‘ era di somma accor
BEA. (2687) REA.
tene, si servi di uno espediente stranissimo. e temevl che, divenendo esse madre, i li
.Un giorno ch’ ci giuocsva si dadi con la gli luci lvrebbcro potuto rivendicare l di
Luna, le propose di giuocare la 72 parte ritti che avevano al soglio dell' no. Ma
di ciascun giorno ‘10"’ anno, e guadagnò la precauzione di Amrdt'o fu vena. Il Dio
le perline: cosiccltè prnliltlndo del suo Illnrte (come fu pubblicato da Numt'tore
guadagno, ne compose cinque giorni, e gli e generalmente creduto), 0 invece {del
aggiunse ai dodici mesi dell' anno. In que Dio, qualche ministro del suo tempio, la
sti cinque giorni, Rea partorì e mise al. sedussc, e la fece madre di Romolo e di lie
mondo Iside, Osiride, Oro,Tifone e 1Vr te. mni - }’. Ius.
In [Il guisa l’ anno Egizio, che da prin Nella collezione delle pietre di Stosch. in
t‘ipin non ero fotmalo che di 360 giorni, una cntni0la vedesi Marte che trova Rea
ricevette i cinque complementnj che gli dormiente in riva del Tebl'0. La conferen
mnncavano. sa di questo Dio con Rea Silvia‘ era un
Ad ogni modo che vuglh~si rignsrdare soggetto l'evorito dei Romani, e ne ornan
quut’ essere mitologico , Rea aver: templi no perfino i frontoni de’ loro templi, come
ed era adorata in tutto le terre, Ipetiil si osserva in un tempietto in rilievo Inti
mente dai Frigj e dai Fenicii, i quali , disegni del cardinale Album’. La stéeso
secondo la mitologia di Sunenniatone, la soggetto ere l'flppresentlto sovra un'nrufl di
Iacevsuo sorella di Aslarte, con le qulle terra colta, che fu tl0Vflll nc1Lmnese, coi
divideva il taluno di Saturno, e le diceva nomi di Iìlarh: e d'llt'a sotto le figure :
no mfldre di sette muchj , adifl'erenza di una pasta di vetro, il cui originale trove
Jstorle che avea partorito selle lemmim: vtui nella collezione dell'untiquario Pa
tradizione è questa che hl dato origine e lazzi illustrata dall’nlmte Venuti (Cnlleet.
tutte le fevole dei Greci intorno l questa nnlt'e. Rom. lab. XLVIII) rappresenta
Divinil'l. Tito Livio riferisce e lungo le Rea Silvia Caricate sulla sponda del Te
tradizione del trasporto di Rea da Pessi bro, ed alto, sopra in lei, vedonsi in aria
nuuto a Rnmll. Da quell'epoca in poi i Morte e’ Cupido. In tal guisa miravssi pu
Romani l'onorarouo come Cibglc, ad esem re I" Roma sovra un altare Antico , che
pio _dei Frigj, e IMI-‘Illil'0nt‘s un’ annua le
orti è perduto, ma di cui fa menzione il
sta in onor suo. Bartoli. (Admir. ani‘. Tab. 5, h.)
Veri monumenti rappresentano Rea. Per Il lusso-rilievo che fa perle del Museo
lo più le si vede dato per attributo un Pio-Clementina I parere del chiarissimo
cratere,gran vaso in cui mescltiaflfli il sig. Ennio Quirino Visconti, eppngginto
vino ed il mele per le libezioni; e ciò, ad un elegtn del poeta Sulmoneu, roppre
per esprimerci benelizj di cui ella colma senta Rea Silvia nell'atto di gìtlarsi nel
ve gli uomini. Per In qual cosa è IJOIIJΑ l'Anienn, disperato per le persecuzioni di
mm Kpu‘ntgfl°e'gug dallo Scoliaste di Amo/io tuo zio , n cl8ioue della \’IOIBII
.Nienndr0 - Questo mistico cratere era castità di ventole. Il fiume , che prende il
Chiamato Kl’ffl‘, dsl quel nome in detta basso delle composizione, è ncll' attitudine
teflon»: Osa’. di porgere i seni del suo mento quasi per
raccoglierla; il semplice e dis:ulorno abi
Sovra un altare quadrato del Campido
glio , ove è rappresentata I’ isteria delle to del soldato conducente la donna vela
te, lo indica per un satellite di Amull'fl
nnscill\ di Giove, vedesi Rea tristemente
Le figura nuda e barbstn sedento in alto
coricata sulla terra , ai cui ella predede , e snstenenle un pino , altro non pare che
penssndo Il modo di eottrnrre a Crono, l'effigie tl’alrnu monte dei T|burlini per
divoretore della sua prole, il figlio che
cui I'Auiene dimorre. Ovzrlt’o dice che
ella ha plrl0rito,e in un Illl‘0 lato offre e Rea Silvia fu raccolte lroorosamente dal
Saturno non pietra de divorsre invece di fiume e fultl sua consorte.
Giove. Ella è. ventita di un mento che le ' RIL'I'A 0 Bene, città vd'Italia nella
topre il capo , ed è calze“. In una meda
gli: di Laodieea è rappresentata col figlio Umbris, situsta presso il lago Vesiuo e
secondo Strobone, nelle vicinanze di Inte- '
in braccio , circondata dai Cureti ,- e ve
mcrea, fu ediliesla, le deve credersi e Dio
(lesi partoriente lopt'l un‘ altra medaglia di doro di Sicilia, prima dell'assedio di Tro
Antonino , pubblicata dal Segtu'n ÌL Dionisio cl’Alicarnuso vuole che l'osso
2. - Una delle amanti di Apollo, ma abitata degli Umbri, quindi dei Sabini.’
dre di ACCI'J , re di Delo. Silio Ilnl:eo (li/1. 8, ver.r./p4) dice che
3. - Seeerdotessa che Ercole rese ma
(Ire di Aventino sul monte con tal nome questa città 1I’El sacro I Cibcle.
eppelhto.
" - SILVIA, figlia di Numilore, co . oelt'colum
. . . Horn: Forult', nmgnaeque Renledi
matrt' . . . . ( Catone
ntretta e faro vestlle da suo zio Anmlb,
il quale men ns|r1nld’ il regno d'Alba ,
Varrone e Plinio pretendono ch'ella
Ditte Mt't 357
REB. (2688) BEC.
fotte rinomatissima nei tuoi acini, che lor Per se medesmo il buon Rebo gli oilcrse ,
passilVltt0 in robustezza quelli dell’ Arcu ecc.
dia; e Seri/io aggiunge, che i suoi dintor
vi erano estremamente fecondi. Rcute, oc Signore e deslrier0 morirono ambidue nel
cupate «lai Romani, divenne una prefettu la battaglia per mano di Enea.
fa, come vediamo nella teru Calilinaria RICABI'I’I, setta di Giudei istituita dal
di Cicerone ,- e Svetonio ci fa credere Rl‘lîllflb, figlio di Jonadab- Non si sa in
essere stato un Municipio, impf'roccliè in qual tempo vivesse questo Rechab, nè. che
titoli l’avo di Vespasiano, Municeps rea Origine evento. »Alcuni lo vogliono della
li/ms. Tito Livio fr menzione di molti tribù di Giuda , altri credono ch'ci fosse
prodigi avvenuti in Reale: fra gli altri ci sacerdote, o almeno levi"; împerocrhè
racconta che una gt'fibsa pietl'l vi fu veduta trovasi in Geremia , che li vedranno sem
volare, e che una mule, ad onta dell'ob pre dei dlttcondenti di Jouttdnb, impiegati
diuaria sterilità di siifatti animali, lvea al lerVigio dfl Signore. Alcuni Rlbbini
quivi pertanto un mulo. Questa città con pretendono rh-' , avendo i Recalriti sposato
senz- ancor! qualche cosa del suo nome , delle figlie di ucerdoti o di [eviti , i figli
poiché al di il’ oggi appellarsi ‘Rieti. . che ne nacquero fossero impiegati al servi
Ram ( lilli. Giap.) , giornt di visita , gio del tempi-r. Altri credono che cervino
feste solenni del Sintoe. Avvene tre al ro bensì Il tempi0, ma semplicemente in
mese, e sono principalmente destinate per qualità di mini‘ill'i, come i Gabaouisti e
visitare e col'nphmenlare gli amici.’ I Giap i Natiuei , i quali erano come i servitori
poneri perenni che il miglior modo di ono dei sacerdoti e dei levrti. Leggeli nei Pa
_rare i Cumis sia quello di procurarsi in ralipnrneni che i Recabiti, d'origine , eran
queeto mondo una plrte delle beatitudine Ciuei e cantori della casa di Dio. La re
di cui godono quegli esseri felici nel cm gola dei Recahiti e dei figli di Reclnb pre
10, passano il maggior tempo del Rubi iu scriveve loro di non bevere mai vino, di
tripudii e in banchetti, sia nelle lol0 ro non fabbrica: case, di non seminnre alcun
prie cose, sia nelle osterie, ovvero nei uo-b grano che sia , di non prantar vigne, di
glri di Prostituzione dei quali circondati non possedere poderi, e di abttar sempre
sono i templi. Alle. stazioni che SI fanno per tutta la lor vita tutto delle tende.
nei Mias, giorni di festa, ciasclreduuo pa Sil‘l‘aita oisertrunu aussistetle per più di
lesa i suoi bitognì, e onore gli Dei , nel tre0cnt’anni. - Pr'dr. t , c. a, v. 43 ,
modo che pi“‘ gli sembra opportuno. 58 , 7o.
‘ Illllti, cavilllfl dr Ilkzcnzio. Vù;.;ilio , RECABIUI o Rerumnootv , discepoli dei
nel lil'). X dell’ [incide ne descrive la bon profeti Elia ed Eliseo, che gli Orientali
tà e la morte. Menenzio, ferito da Enea , dicono essere ami i maestri di Zoroutro.
si era sottratto alla balteglll , e fermelflli - Bibl. Orient.
in riva llTebro, attendeva a lavur nelle Recluutt0 o Cnuto , soprannome di
onde la una ferita, quando si vide portar Ercole.
d'inmnzi il corpo di Lama . . . . . RICBBD ( Mit, Ind. ), terzo Bed , ov
vero Beth dei quattro che comprendono
. . . . . . .e benché tardo tutta la teologia degli Indiani.
Per la piega ne fosse e per l'angoscia, Rucuuuu , festa che eelebravmi in Ro
Non per questo avvilito, un suo cavallo ma ogni anno il 2.’. di febbraio in memo
Cb’ era unnt0 diletto e uanta speme‘ ria dell’ espulsione dei Turquini. - V.
Avea néil'armi, e quel c te in ogni guerra Rromcaa,
Salvo mai sempre e vincitor lo rese, Remo o CBRCIO e ANIFITO , conduttori
Addur si fece; e poicltè addolorato del carro di Castore e l’olluce.
Sei vide inmuzi, in tal guisa gli disse : ' BECH’BRB FBRRUM, dicevasi dei gladia
Rebo , noi siam fin ui vissuti nessi, tori vinti, i quali, quando vedevano che il
Se pur assai di vita a mortal cosa , popolo dava il segnale della loro morte ,
Oggi è quel di che, o vincitori il capo sottomettendosi al decreto , appreeentavano
Iliporterem d‘ Enea , con quelle Spog ie il collo.
Che ano dell'uruii del mio figlio infette , ' RBCI'I'ARB, leggere ad alta voce. Gli
E che tu del mio duole e della morte antichi, quando avevano composto qualche
Di lui vendicator meco sarai , opera , avevano il costume, prima di dar
() che muco, le vano è il poter nostro, la in luce , di recitnrla ai loro amici, per
Finirai pn‘imente i giorni tuoi, ai profitlare delle critiche loro osservazioni.
Clrè la tua fe', cred io, la tua fortuna 'Il’rnvnai un esempio di quret' uso in Plt
Sdegnoao ti farà d'etser enggrtto nio ( Epin~ 1 , x3. t ): lllagnum pro
A‘ miei nemici, e di servire altrui. uentum pnetarurn annue hr'c atlulil , toto
C9ai dicendo , il consueto dono verso aprili nulla: fare dies quo non re
REC. (2689) HED.
eilaret olir/uir. Le radunanze per unlll'e Var. flirt. l. 13. c. r. - Val. Fine.
a leggere si facevano nel campidnglio e 1 r , v. 140- - Virg. l. 2. Genrg. 1).!
_ nel palazzo degli imperatori. Credeai che 455. - Uvid. Illft. lib. m , 9. Box.
il primo ad introdurre quv:et'nso fune Ari 2. - Uno dei giganti che mosaero guer
nio Polliane, a tempo di Augusto. Pol la a Giove. Si era egli trasformato in lio
[io Asinius, dice Seneca, prima: omnium ne quando Bacco l’ uccire. - Hm‘ Ho. ‘1,
Rnmannrunr aduoculis luminibus scripta Ud. 19, v. 23.
sua remtavit ( In prncm. cortlrou Si an 3. - Re di una contrada d‘ Italia, il
dava eziandio a leggere le proprie opere di cui figlio Anchemoln . eh’ egli insegni
nelle case dei ricchi che amavano le lette va per punirlo di un delitto da lui com
re; ma più sovente ancora nei bagni, poi. messo, si YÌCOVH'Ì) presso Turno che ami
ché vi era sempre un grandissimo concor clmvole lo accolse. Fu ucciso da Pallaule,
ao, e per conseguenza un maggior nume figlio di Evandro. - Acflfl'd- l. 10.
ro di critici. D‘ altronde gli autori aveva 4. - Un uomo così chiamato, caten
no cure d’invitare a questa lettura i lul't'l dosi avvinta che una quercia stava per ca
amici e le persone di loro conoscenza e 10 dere , comandò ai anni figli di prevenimc
facevano con delle miuive: E! Iibella.t la caduta , col rafforzare la terra all' intor
spargi: , dice un antico , pulendo d'un no dell' albero o col puntellarla.L' Ama
certo Basso che andava e mendicare per driadc , la di cui vita dipendeva da quella
ogni lato degli udrtori. Lo scrittore che della quercia , comparve a Reco, e lo
doven hggere, aveva con di comparire in ringrazrò di averle salvata la vita, permer.
pubblico in un esteriore proprio e decente, lendogli di dnmandarle quella ricompense
e poneva in opera tutti i mezzi che'l'arte che più bramaese. li rispose col dunqu
gli aomtuiniatrua per ottenere i aulliagj darle i suoi favori. a Ninfa vi acconsen
di chi l’ ascoltava. ti ; ma gli raccomando di star lontano da
" i. Rlco, Re1'o 0 Bono, uno dei qualunque altra donna. Agginnse che una
Centauri , figlio di lariana. Essendosi in ape servirebbe loro di messaggeria; ma es’
namorato di Atalanta, famosa cacciatrice, arfldo l’ ape venuta in tempo che Reco
disegno con un altro Centlut'0, nominato slava giuocando, la ricevette egli assai ma
Ileo , dl sedurle , e di r..pirla, se mai le , della qual cosa ldeguata la Ninfa , lo
non teasero ottenerne l'amore. Erano en mise in iat-to di non aver mai poaterità.
trarn i divenuti insopportabili a tutto il -- Scoliaste di Apollo".
paese per l'estrema loro diasolutczza. Pren ’ Recurttnafonlss , cnmmeuarj presso i
deano piacere e correre, nel più fitto del Romani, che giudicavano le cause in cui
la notte , qnà e là con feci ardenti, le trattavaai della riscossione o della restitu
cui fiamma e prima vista era capace [di zione dei denari e degli effetti dei partico
spaventare chicchessia , non che una fan lari. Questi giudici non si delegavano che
ciulla. Questi odioai amanti , incoronnti di nelle contestazioni di fatto, come in mate
pino, correvano attraverso delle montagne ria d’ ingiuria , e venivano nominati dal
della parte ove abitava Atalanta, facendo pretorc. Perciò non principiava la l-»ro fun
con le armi loro un continuo rumore cd ziune che allorquando era fissata la Immo
eppiccando il iuoco alle piante. In questo la dell’ azione. L’ attore pregava il protoni
spaventoso apparato andarono a trovare di assegnargli un tribunale, e i giudici ni
Atalanta. Essa non ignorava i loro mal questo tribunale non potevano minimamen
vagi disegni, e dal fondo drll3 aua grotta , te deviare dalla formula di questa azione.
ecorgendo il chiaror delle feci , li riconob lrecuperuhres non formavano un corpo
be. Non isbigottl perciò; ma dando di pi di giudici particolari; itnperncclr‘c il pre
glio al tuo arco, animosanlente lo tele. il tore aveva il diritto della acelll, e nomi.
dardo vola, e ferisce mortalmente colui che nava quelli che a lui più piacevano : 1\'am
Il avanzava pel primo. Quando il secondo ut in rczmperaloriie , sia no: in In’: comi
lo vide steso al molo, corse sopra Atalan tii.r, quasi!’ repente apprehruai . sinceri
la, non più qurl tenero amante , ma quel judice.rjirimru. ( Plin. Episl. 3, 20, l.)
feroce nemico, branmeo di vendicare il Reoaairrnuace, parole usata nelle dan
compagno e di soddisfare il proprio furo ze dei S-lii, i quali mrìuvano i movimen
re. Un altro dardo, acagliato da Atalanta, ti di colui che danzava alla loro testa.
lo previene, e lo punisce della ma baldan Questi saltava , amptrnabal , e la turba
ze , togliendolo di vita. Vu'gilio dice che rispondeva con dei salti simili, redum
i Centauri Reno ed Ileo furono uccisi da ptma6at; ciò che volle liguilitìal‘e Lu
Bacca nel combatnimento dei Lapiti con cilio:
tra i Centauri. Ovidio li fa morire per
mano di Drianle alle nozze di Pirilna. Praesul u! amplruat, iride ‘et valgo ‘re
- Apollod. l. 3, e. l‘). - Callimac, dumptruat.‘ olli.
Hymn. in Di..!l. v. 22|. -} (filiali.
M\ _À __
REG. (2592) REG.
cidato dagli stessi suoi soldati, l’ anno ni di accomodamento, nella galera del ge
dell' Era volgare 262. n«rale Cartsginese, vi era stato iudegntv
Rccn.r.o , lago del Lazio, vicino alqua mente caricato di ferri e mandato a Carta
le i Romani riportarono una gran vittoria giue; così i generali Cartagiuesi temettero
contro i Sabini , attribuendole a Castore di provare la stessa sorte, se si ponevano
e Pallnce , che credettero di veder com in mano dei Romani. Amilcare non usò di
battere alla testa delle legioni.- Tit.Liv« recarsi al campo dei consoli ; Annone, pn‘t
2 , c. rg. - Cic. ardito, vi si espose. Mentre faceva le sue
l. REGINA, Giunone, la regina degli proposizioni, senti mormorare i Romani, i
Dei; qualche volta era chiamata assoluta quali ricordavano l’ esem in del console
mente la regina. Sotto questo nome ebbe Cornelio, e proponcvano iaeguitsrlo ;per
una statua s Vejenti , d’ onde fu trasportala qual cosa sgomentato Annone, e dando
te in gran cerimonia sul monte Aventino. a divedere il suo timore, sentlssirisponde
Le matroneRomane avevano molta vene re dai consoli: lato le meta, Hanno, fi
razione per questa statua , alla quale non des civilatis nostra: liberal.
poteva per mano che il solo sacerdote. .l Romani non erano molto pratici del
2.-La maggior figlia di Urano, secondo mare; e la prima guerra Punica aolta ma
gli Atlantidi, fu soprannominata la regina
gli aveva sforzati a crearsi una marina. La
per eccellenza. - V. Basu.n. idea del tragitto in Al'frica gli spaventava,
3.- Daor.t A5‘rar, Giunone, e più ordi ed eceit‘o alcuni ammutinamenti nell' ar
Dlrialllente la Luna, particolarmente coli’
meta ; e un tribuno legionnrio , chiamato
epiteto bicornia, che indica le sue fasi.
Manuio, arditamente ricusi) d‘ imbarcarsi.
.-Dacr.r Dar, Giunone. lfl tale occasione, Regolo cominciò a far
.--Dal Sscamzn, la sposa del re dei conoscere: quel carattere fermo ed iuflelsi
eacrilizii. Nel quadro delle Nozze Aldo bile, e quell' attaccamento alla dlaclp|llll
brandr'ne e rappresentata, maestosamente che lo segnalò in appresso in modo tanto
vestita, e colla testa adorna dl una corona sorprendente : « lo conosco, dies’ egli tran
l'adule. qnlllamente a Manm'o ( rnoarrandegli
G.- Dar. Grano, una delle Divinità dei i fasci e le scuri d='snoi littori ) , i
Siri. Credcsi che sia la Luna. mezzi per farmi obbedire. in Il tnmorn del
Ramona, termine degli auguri, i quali la morte, .lice flora , fece di Munnio e
dividevano il cielo in quattro parti che de‘ suoi compagni dl aollevazinne i più
chiamavano regioni, allorché volevano ca arditi naviganti e Securi diatricta; impera
Var de’ presagi. tor metu morti: navigandi fier't audact'am.
Rectrs't'osl, sinonimo di Giove. I due consoli passarono adunque iu Asia,
r. Reooso, nelle mani d‘ un uomo. e presero Clipea. ora Quìpi0. di cui fece
V. Sauri. fu una piazza d'armi.Rcgolo rimase in
’ 2.-( Marco Attilio ), uno dei più Alftica col titolo di proconsole , e di cc»
celebri consoli Romani, e degli eroi della mandante delle armate, e vi rimase suo
prima guerra Punica.Fu surrogato al con. malgrado; imperoccltè insistette che gli
sole Ccdicio, morto in carica. lulicri‘ fosse nominato un successore. Sapeva che
va la guerra coi Cartaginesi. l due conso gli erano stati tolti alcuni istrorneuti arn
li, L. Manlio Vul.vone, e Regolo, aveu. torii; e temeva, se il suo campo, il qua le
do riunito le loro forze, vinsero la batta. non era che di sette ]ugeri, restava inco|.
glia navale di Encomc, sulla costa meri t0 durante la sua assenza , di non avere
dionale della Siclha, contro Amilcare ed con che nutrire la sua moglie e I suoi li_
Annone, nomi celebri fra i enerali Car gli. ll Senato vi provvide , si incuria‘) d.
teginesi. Ventiquattro vssceli Romani e nlimentarli, di far coltivare il suo rampa
trenta Cartaginesi perirono nel combatti e di procurargli i necessari ulCnflll. Re-’
mento; ma nessun vascello Romano cadde gola ebbe dunque per allittajnolo il po
in potere dei nemici, mentre un gran nu polo Romano, e la cultura di un campo
mero di quelli dei Cartaginesi tu preso dai di sette jugeri in tutto ciò che costò un
Romani. eroe il quale faceva lrioufare le armi
Già da lungo tempo prflgettsvauo questi Romane in All‘rica.
di portar la guerra uell’Albica Questa vit Il primo nemico formidabile ch'ebl»:
toria ne apriva la strada. I Cartagiuesi, ahi quivi a combattere fu un serpente enorme
gomiti di cotal progetto, per ritardarne al che trovò sulle rive del fiume Bagrarla fra
meno l'esecuzione, e dar tempo ai Cartagi Utica e Cartagine; sembra che il timore e
ne di mettersi in difesa, imrnsginarono di la novità dell'oggetto esaltasser0 l’ immu
ingannare i Romani con proposizioni di ginszimte ds'llnmani, da csagerarne l’ e’
pace. Siccome però quattro anni prima, e» normit‘a e le stragi.Se al deve prestar fe
scudo stato attirato il console (in. Corne de agli Storici, questo rettile si rese fur
lt'o Scipione Nast’ca, con l'alac proposizio rnidabile a tutta l’ armata , schiacciare i
REG. (nóg'3l REG.
Romani col peso del suo corpo, o ordini di remi, a che ridncesaero la loro
li sul‘
foCava, serrandoli mi nodi della sua coda, marina e un sol v«scello di guerra, e non
o gli avvelemva coll’alito appcstato della potessero far uso di vascelli lungbi.Qualun
sua gola.Tutta le freccia e tutte le armi qua rappresentanza dei deputati Carta ine
ai spuntavano contro le durissime squame si non potè ottenere che fossero miugate
della sua pelle; fu mestieri piantare con queste cnndizioni.
tro di lui, come contro una Clllu(.ldl.lfl , la lo tale auguslia, giunsero ai Cartaginesi
artiglieria di quei tempi , le buliste e le delle truppe ausiliarie dalla Grecia , sotto
catapulta; finalmente una pietra enorme , il comando del lac-:demone Xautippo, un
slanciata con tutta la violenza}, gli ruppe mo Cll stato egenerale avveduto, il quale
la spina dorsale, e In rovescio a terra. An prendendo cognizione , e dello stato delle
che in questo stato si esiti) a finire di uc cose e delle circostanze della battaglia che
ciderlo, tanto i soldati temevano ancora di avevano perduto , conobbe , e ne chiari i
avvicinarsi. Pare di leggere il racconto del Camaginesi , che tutto il male procedeva
combattimento di Cadrno col serpente di della incapacità dei capitani iquali u on ave
Marte nel terzo libro delle Metamorfosi: vano saputo trar partito dalle forze e dai
vantaggi che eranuin loro potere. Aggiunse
. . . . . . Derlraque molarem che nulla era disperato,che bisognava tentar
Sustulit et magnum magno connnu'ne misit. nuovamente la fortuna , e che rimanevano
ancora dei mezzi di scacciare dalla Affrica
Regolo spedì la pelle di quel serpente un nemico che troppo presto se'n'era creduto
il Roma, dove fu eospefla in un tempio_ il padrone. Questi discorsi risnimarono l'ab
Plinio racconta che vedevaaì ancora ai battuto coraggio dei Cartaginesi. Quando
suoi tempi, e che aveva centoventi piedi poscia si vide, nei differenti esercizi ai
di lunghezza. quali addestrava le truppe nei contorni
Regalo riporti) poscia una celebre vit della città , il modo con cui le ordinava
Q0i'ia contro i Cutaginesì, che gli Irnttò in battaglia , le faceva avanzare, retrocede
il conquista di quasi dugento piazze, fra re al primo segnale; quando si osservò l’
le quali quella di Tunisi, posto allora ordine e la prontezza di ciascuna evoluzi0
importantissimo. Cartagine cominciò a le ne, i Cartagine“ aiclviarirono che Xanlip
mere di essere assediata , la qual cosa po era venuto ad insegnare un'arte all'atto
avrebbe potuto terminare in un colpo solo nuova. Uflìcisli e soldati, pieni di ammi
la guerra. L’ affluenza de li abitanti della razione e di liducia,ai sll‘retlarouo di ridur
campagna. che da tutte e parti andavano si sotto le insegne d’ un generale cosi e
a rifugiarsi in i}uellii capitale , vi fa sperimenlato. Snddisfece, anzi sorpassò ,
cova temere la ama in caso d’ assedio. la loro aspettativa; sconfisse e fece p1igio
I Cattaginesi ricl'iiesero la pace . e per la niero Regolo . e , trionfante , lo condusse
subitanr-ità colla quale furono ridotti a di in Cartagine , dove allo scnraggiamento ed
mandatla , appresero ai Romani che faceva all’ umiliazi°t“, succedettero prontamente
d‘ u0po portar la guerra in Alliica ai Car la gioia , l'orgoglio e la ferocia.
taginesi. Se Annibale ha detto che i Ro
mani non sarebbero mai stati vinti fu0r Neact'a mena hominum fatt' sorlisque
che a Roma, pare che anche Scipione vi) filltlrllt
bia pensato che i Cartaginesi aarebbero Et servare modum rebus sublata sÈczuulu!
stati vinti più facilmente in Affrica che in
Italia o in lspagna,e forse lo pensò dietro Regolo fu rinchiuso in una prigione ,
questi primi vantaggi avuti da Regolo. Ma dove rimase cinqneo sei anni; ma noulo ve
quest’ aura di_fortuna gli gonliò talmente dremo benlostn trarre dalla sua disfatta e dal
il cuore, e l‘ orgoglio‘ dalla vittoria, unito la sua cattività più gloria che non ne avea
alla naturale inflessibilit‘a del suo carattere conseguito colle sue vittorie e collo prrce«
lo rese talmente intrattabile, che impose denti sue conquiste. La sua caduta col.
ai vinti le condizioni la più umilianti e le lasso del tempo fu citata per esempio a
più dure. l’retendeva che cedessero ai Ro Scipione da Annibale , ridotto allora a
mani la Sicilia e la Sardegna ; che resti rammemorargli la vicissitudini dalla fortu
tuisiiero gratuitamente i prigionieri ‘,cbe na_ , e la necessita di prevenire i anni can
risc«flttasseru i propri al prezzo che si sa giamonli e i suoi capricci colla modell
rebbe convenuto; che pag‘assero le spese zinne e l'e uanimiià nei rovperi eventi.
della guerra; che si mmiderassem tribu Cosi Tito ZÎUÌO lo fa parlare .‘ Inter pau
tanj dei Romani ,- (l'h- dovessero avere [tl'l' ca _lèlicitalia , virtulisque exempla , il!‘
amici e per nemici 'utti quelli che lo era Altilia: quondam in Ìulc eadem terra
no di Roma; che fornissero alla Repubbli- fisisaet, si viclvr pacem prtentiòua dedisnt
ca, tutte le volte che ne fossero ri;chieati, pvzlrilms nnstrt's. Sfd non slaluerlfifl tam
cinquanta gslee bene equipaggiate , a tre dem _filicituti modum , neo oohibendo
REG. (2694) BEG.
efl'ertnlem se jbrtunam . quanto altt'us alla libertà, a tutti i diritti dei cittadini;
eyeclu.s era! , eo_fbediru cnrrut't. no , no , coloro che hanno potuto cedere
La guerra continuò fra i [lontani e i volontariamente le armi, non son guerrie
Cartagtnesi, durante la prigionia di Rego ri a cui la patria possa confidare la propria
[0; nuovi consoli passarono in Aliiica , e difesa. In quanto a me, per cui sembra
ottennero dei vantaggi, guadagnarono delle che sentiate ancora qualche adatto, potre
battaglie, fecero dei prigionieri, e custodi ate voi preferirlo a quello della patria?
rono con tutta la sollecitudine i principa ludebo‘ito dai mali e dagli anni , io non
li tra essi, per servirsene al riscatto di son più nulla, non posso più servire il
Regolo e de'pìù distinti prigionieri. patria, e la vita d‘ un Romano deve ter
Le reiterate perdite a cui soggiacevano minare quando terminano isuoi servigi.
i Cartaginesi, li determinarnno finalmente Né, dunque, voi nè in nulla sacrifichiamu :
a spedire ambasciatori a Roma , l'anno per lo contrario avete in vostro potere mol
Son, per proporre la pace , od almeno il ti generali Cartaginesi nel vigna‘ dell' ctî\ ,
cambio dei prigionieri; fecero sortire Re e che potrebbero servire aucora utilmente
gola dalla sua prigione, e lo incaricarono la loro patria; pericolosa cosa sarebbe il
di accompagnare gli ambasciatori.Si per lasciarli libera. ti
suadevano essi che il desiderio d'essere A stento s'arresc il Senato a questa opi
restituito alla moglie, ai figli, alla patria , ninna , e forse non avrebbe dovuto arren
dopo una cosi lunga o penosa cattivit‘a,dw dem; ché il voto mlgnsnim) di un tanto
vessc impegnarlo a far aggredire la propo‘ cittadino non meritava di essere esaudito.
Dizione che riguardava il cambio dei pri A malgrado delle Ia,grime della moglie ,
gionieri; l'aceano conto eziandio, per l'esi dei figli , degli amici, a malgrado di tutti
ID di questa proposizione , sulla stima di gli 5lit1.i che fecero per ritenerlo, egli
che godeva in Roma, sui parenti e sugli parti per andare a Cartagine a sfidare i sup
amici che aveva nel Senato, sull’ influenza plizj , e parti colla tranquillità d’ un ma
del suo cugino germano, Cajo Attilio Re’ gistrato, che libero finalmente d'ogni cu
gola San-ano. allora console per la secon ra , va a godere alcuni giorni di riposo in
da volta.Quei Cartaginesi , che violavano campagna.
tutti i giuramenti lo fecero giurare di ti‘ Allorché i Cartaginesi appresero che il
tornare. e lo stimarono abbastanza er non cambio era stato ricusato , e ciò p-r con.
dissimulargli che la non riuscite i quel aiglio dello stesso Regolo, anzi che am
negoziato gli avrebbe potuto costei‘ la vi mirare tanta virtù . non rflpirar0no che fu
ta Regolo promise di ritornare , e nulla rore e vendetta. Una nazione che ha per
più. Rigido osservatore degli antichi costu duto fino il sentimento della virtù , è ca
mi, arrivato alle porte di Roma. ricusò di pace di tutti gli orrori;i Cartaginui perciò
entrat‘vi : ti Il costume dei nostri antenati, furono ingegnosi nel ral'finarnento della cru
diss' egli , era di non dare udienza agli delt'a. Dicesi . ( imperocchè, a malgrado
ambasciatori dei nemici che fuori della di tante testimonianze , gli è sempre per
città. o Il Senato ebbe riguardo alla sua messo di dubitare di tali abbominazioni),
rimntranza, e ricevette l‘ ambasciata Car che dopo avergli tagliate le palpebre , lo
ta;.;tuese fuori delle mura; gli ambascia facevano passare improvvisamente dall’ o
tori, dopo aver esposto l‘ oggetto del loro scnrissimo carcere, in cui l’ avevano tenu
viaggio, si rttirarono per lasciar delibera m lungo tempo rinchiuso , allo splendore
re il Senato. [ senatori preg..rono Regalo abharbagliante del Sole il più vivo e il più
di rimanere: a lo sono loro schiavo, n rispo ardente. Dicesi che poscia lo rinchiuses'0
se indicsndoi Cirtaginesi, io dcggi0 seguir in due cassa tutta armata di punte di ferro,
li.» Gli ambasciatori avendogli permesso di che non gli lasciavano un momento di ri
rimanere, Regolo fu invitato dal Senato poso , nè giorno , iiè notte i che appena
a dire il suo sentimento. rr Io non posso soccomheva al suono , lo risveglievano
urlare , dies‘ egli , n‘e conte senatore, Cbè coi tormenti; e che finalmente lo crocifis
o perduto una tal dignità, ne c-me cit sero. l Romani , fieramente adeguati . ab
ladino Romana , imperocchè nol son più‘ bandonarono a Marcia . moglie di Rego
Non son più nulla, sono uno schiavo ,- ma to , e a'suoi figli, i più distinti fra i pri
siccome la voce di un uomo può sempre gionieri Cartaginasi; il dolore e la vendet
farsi intendere , e la mia uò esser utile tu fecero traviare la famiglia dcll' Eroe
ancora a Roma, così io par erò. a) Dichia che non avea certamente le virtù di lui.
r0ssi allora contro il cambio dei prigio ingiusta e barbara verso questi prigi-anieri,
nieri. « L‘ accettarlo , diss' egli , sarebbe assolutamente innocenti della morte di suo
un alterare la disciplina , uno snervure il nnrito , Marcia , li fece rinchiudere io un
valore , un fornire ai vili il mezzo di ce armadio guernito di punto di ferro , e ve
(loro le armi all' iuirnico . Inella speranza li lasciò , senza nutrimento , cinque interi
che un cambio li restituisce hentost0 giorni , al termine dei quali Bostar muri ,
REI. (aligz'i) BEL.
ellnrs , per un ral'linsmento di difl'erente Nel Knstmire hannovi presso e poco due
barbarie, si alimenti) Amilcare per pro Forrler,
mila di ecc.
questi settori. --' Viaggio di
Iungare i suoi tormenti; e fu tenuto lin
chiuso a lato al cadavere di Boslar, dove Rt:|nnn , soprannome di Giunone , ono
visse altri cinque giorni. Finalmente i ma rata sovra un promontorio dell’ Acajn,
gistrati, inl’nrrnalt di ciò che succedeva chist'nsto Rione, o sullo stretto di questo
nella casa di 1Vlarcia, fecero cessare tanti nome che divideva le città di Naupstto e
orrori; spediront) s Cartagine le ceneri di di Pntrea. - Fans. 7 , c. 22.
Bostar, e ordinsrono che gli litri prigio RBIVAS ( Mii. Per.r. ) , albero dal cui
nieri fossero llal.tnti con umanità. tronco sono nati Muchin e Meschisnè,
' . - S C. Attilio Serrano ) , due flttl.lìli del genere umano. -Zend-Avestn.
volte cuneo e , c-.igìno germano di filo-reo, [tener ( Mii. Imi. ), inclinazione di
ebbe il sopranmme di Serrano , perclrè CIIIPU che fanno i Turchi nelle pubbliche
come Cìncinmtln , si trovò occupato a se loro erezioni, rivolgendosi dalla parte del
minore il suo campo, allorchè Iudut'ono l'Orcldenltî.
d'ordine del Senato in fargli sapere che BFUMBIOIJK. - I’. Recmnzr.
era stato nominato console . ‘ Remrron AUC'I'IOIIUII. Queste parole
che si leggono in una iscrizione raccolta
Et le solco , Scrrane , scnnlcm, dal filuratori, indicano un cancelliere che
teneva il registro degli schiavi.
disse, Virgilio. Athlium sua manu spar ' RBLEGAZIUIIB , specie d'miglio presso i
grnlem semen, qui nu.m rnmt. converre Romani, pena meno rigorose del bando,
runl , dice Cicerone. Sr’d illur rustica conosciuto sotto il nume d’ interdizione
opere attrito: rnnrms .vulnttm publicarn di fru-co'e d‘ acqua ; imperocchè questa ul
stabiliefruflt, ingente: lwsluun, copia: per tima pena privava del diritto di cittadinan
snmdederunl , dice Valerio Massimo. u, mhntre la prima non aveva tele effet
Dlfntt't questo Regnlo,| l'anno‘ del suo lo. Ennvi due sorta di relcgazioni; la
prnmn consolato , essendosi esposto un po prima nmndava il colpevole in un’ isola ;
co temerarismente , con dieci vascelli , in in seconda ordinava soltanto di sortire da
mezzo alla tlottl dei C3ltnginesi, alla nnle Roma , o cieli‘ ltnlia, o da una determina
sfnggl col suo solo Vucello ,- lini eril ra la provincia. La formula di questa pene era
don-re la ma M'Illlll navale , e col ripor la seguente: Illum provincia illn. insuli
tare una compiuta vittoria contro di essi, sque eis relega. u'cedereque debebit intr'n
in vicinanza dell’ isole di Lipari. illum diem ( Ulpianu Questa sent«rrur
Durante il suo secondo consolato , uni qualche volta portava anche la conli.ce
to al suo collega Lucio Manlio Vulmnr, dei beni. Augusto, condannando Ovidio,
imprese I’ assedio di Lilibm , grande e alle relfigaaione, lo lucuò padrone dll'lufli
impo-tmte spedizione che occupi) per lun beni. il poeta sumo lo dice (Tris-Lv. _3, 55).
go tempo molte armate Romane, molll
consoli, ed eziandio un dittatore. L’ esiti’ Neo men concessa est alii.r fortuna.
di qnertn imprese è ritnlslu un problema,
che la pace impedì di risolvere. 1 governatori delle provincie avevano il
4. - Illemmio, governatore della Gre potere di relegare in un'isola dipendente
eia , sotto il regno di Culagols, il quale del loro governo. Allorcbè non ve n’ era,
avendo voluto, per ordine di aceto prin pronnnciaveno in generale che relegauano
ripe , far trasportare I Roma a statue di in un’ isola , in insulam se relegare; ma
Giove Olimpico , uno del capo-lavori ‘di scrivevano all' in oratore di assegnarne
Fidia, ne fu impedito, dicesi, da un pro qualchedunn,euel rattempo il relegatoxi
digio. Allorché si volle levare la status manen sotto l. custodia dei soldati. La ,
del suo piedistallo si fecero mentire im ruv releg«zione ordimrismente era la pena
visnmente sotto terra dei rumori , e il va dei petrizj.
ace-ilo destinato n tvssportzula , fu colpito ' I. Rematore neon Armeni. u Si di
dal fulmine, - Dir). Cass. rnlnda , dice Paw, perché presso i popo
Rmcnr ( ll‘h’z~ 1nd. ), satu dei Kara li dell’ antichità lrovansi delle religioni no
l'nire5i, lo più rispettabile del paese , la si bizzarre e delle leggi Cosi saggia. Lo ra
quale , senza Immettere le tradizioni , non gione è chiara: la maggior punte del culto
è composta nullameno che di veri adorato religioso era stato immaginato nei tempi
ri di Dio, non insulta le altre sette, e in cui gli uomini erano immersi nell' igu ‘
non dimandl nulla a nessuno. Questi vt ranza; le leggi , per lo contrario . lmouo
tavii hanno cura di piantare degli slberi fatte nei tempi più illuminati. Or- , la
fruttiferi sulle grandi strade r comodità massima di non fare ell:una innovaziqp ,
dei viaggiatori, si attengono elle carni, e fece sussistere presto le nazioni , male le
non hanno comunicazione eoll'eltro sesso. più incivilite , molte pratiche relisioze, in.
Dia. Mii. ‘5' 8
lì EL. (2696) RE“.
7*‘Ylllle nei ‘flàpi delle llflbll'ìfl. . gli incolli e le tmpedieee di vedere la ve.
Inventa alcun: autori , troppo prevenuti le luce. Le religione eti‘flnee n»u ‘e rieclne
in favore dell' Iul.ico Esilio , lumen tente rete che da quelle di una lenterna eorda
to di siulliflCel'. tutto ciò che il culto di che tiene tra le meni. - V. EIBSIA.
quel peese , che li clliarnb le culle delle 5. - GIUDAICA ( Iconol.). Culle fronte
arti , e In scuole delle superstizione , rec coperte de un velo, e IPPO‘SRIIII nulle ta
chmaleve di vizioso di ridicolo e d' neur vole delle legge, un tiene con una meno
da. I leceut‘lOli dell'Egitto fulon fermi le verga del legielfl0rt degli Ebrei, e col
nella mamma ,elre , in fetta di religione, 1' altri il Levuico, in CUI nono tiuchiuei i
non lnsosul l'era inuovszioui. - V. Mlfw precetti e le cerimonie religiose del popo
LOGIA. lo Gaudeo. L'erce dcll'elleenze, il cande
a. - (Iconol. Molte merleglie dell' lebro e celle breccie, il berretto delSom
antichità le ceretleriueno con une donne, mo Pontefice, I’ incensorio e il monte St
o con un piccolo rnga.1.o Ilillfl, proeternlto nei, che terminano il quadro , servono n
eventi ed un eltere , eu cui sono dei cer interamente cflretterizzmle. Este ha le fron
bani ardenti. Il suo etlribuln , il più ordi le coperte da un \C’U . per esprimere che
nerio, è l’ Glelinl° , che gli entichi crede i l'illltert dell' entice L‘ggt: non eretto che
veno Idol’llee: il eol neecente. Cesare Bi. le ligure di quelli duelli nuova.
pn le figure qual donne valete , rhe be del Reunion, glul'lìl che erauu coneidereti
fuoco nelle mano einietre,e un lihvo nelle nel numero degli infeusli.
destre. Un elelenle è e’ suoi Iienclni, Co ReuQctl, le ceneri e le oeee dei morti
clu'n le "pptfleuln con una donne velate, cui gli eulichi recr0ghevnno religioumenle
d’ un eeprlto venerabile , che fa delle li. nelle urne , dopo che i co’pi er-no etati
luzionr eovre un altare, III Cui brucie Itblirtltîlìll , e iincliiudevnno poecia nel-e
dell’ inceoa0, il cui fumo s‘ inne'ze al cielo. tombe. Alcune volte si tresporteveno; me
3. - CRISTIAIA, è espl‘eeeee con una feCefl d'uopo ottenerne il permuto dai
donne IDI"SIOII , le cui teste è coperte de ponuelici 0 dell' unperetore, al quale , co
un velo, 5Illll)0lu de’euoi misteri. TU'IÌO me a Summa Pontefice, ei preeenteve una
de una meno la croce e dell’ altre le Bib eupplice.
î)ie , e pose i piedi eovre une pietre IIIISO ' lleieettcire’rto, dieluluzione del matri
are. monio fatto per Compre , cvemplinne. lo
B. Picnr! le be dato un‘ erie piene di qneeto modo di mariterei , le donne et.
maestà, un veetitneuto Semplicissimo , e il messa in potere del merito , il quele lg
monogramme di Ciieto sul petto. Une lì deve , per mia lormelit'a , elcuue monete,
gure simbolica delle religione , scolpite in e con ciò ritenevnei computi Colle re
marmo da Rousseau, le reppresente in pie mancipazione, il merito non faceva che
di porteîa de une nube; le dolcrlu lorme restituirle , ed esse trovavaei in In! modo
il principale ma cerettere. Nelle meno ei eciolte da ogni vincolo:Remuncipalam Gal
lìlill't tiene il libro degli Evengeli, eul lu: Aeliu: erre ai! , quae manc1putn .ril
qulle l'll file: gli occhi; colle destra il; ab eo cui in manurn canvflterit - Fato.
lireccie une cri-te, le cui estremità inferio ' Reun‘oee. l Romani impiegavlna e
Il: 1‘: ueecoete nelle nube. Ile Il velo rial queeta funzione gli schiavi che erano eteti
zitto ,tiulle fronte , e ondeggiante culle epel meni in libertà , e che errolaveno come
le. 1“, vestite d'une semplice tunica stret e0ldati. Socio: navale: libertini ordini: ,
te al petto, e lon‘noutele de un mmto. dice Tito .Liuio ( 42 , 27 ), in uiginnî
Un’ ellegoria più complicate è quelle et quinque mwe.r, u: civt'àu: ROIIIGIIÌI, C.
che offre une donne in aiuto bianco, sulla Licutiu: , praetor, scribere jltl.fll, Prate
quale une colombe spende i euoi reggi. vano e8li Il giuramento (re le mani del
Nelle meno eiuislre tiene le ver I il’ A consoli , come i eoldati ordinerii Allor
ronne, e nelle dee“. le uhievi de le chie ché la repubblica l.ruveveei in critiche cir
ee. De un lato Ione le tavole delle legge, coslenle , e per l‘ esaurimento del tesoro,
e dei remuecelli diseecceti; dell' altro un e per le mencenlil degli uomini neceeserj
genio che euetieue Il. Nuovo Teeiemento. al eervigio delle nevi, obbligare i ciuedi
Grauelot le di la croce, e il llbl'0 mu ni e cedere i loro ecltievi per metterli al
Dito dei eette sigilli,‘ il turib0lo, le mitra, remo ; e qunt'uto In seguito enche e tem
le tinte e le chiavi sono a’ cuoi piedi ; le po degli imperatori, sutt0 I quali preeeo
basilica di 5. Pietro forme il fondo del che i IulI schiavi e mo impiegati e qu=eto
quadro. levoro.
4.- Eeitoeeit (Iconob). Le si dà l'in Qu-lche v0lt1 euccetlevi , come presen
censoriu, come et.tt‘tl)tll0 generico delle re temente , che vi si coodeunauero i mel
ligione; me , per dielingtlfl'ltl eenze equi fattori.
mco, non le ai pone nulle pietre angolere. l Corinzi furono i primi che introdueee
Une bende, eimbolo tlell' errore, le copre IO l‘ uso di molti ordini di remi.
BEN. (2697) ' REM.
Irrrmitori venivano distinti nel modo Di Marte fondrr'a la gran citla'de :
Ott;ueute: quelli che stavano nell' ordine E dal nonno di lui llouaa drnlla.
più bello, cbismavsnsi Talamili , quelli
che stavano nell’ ordine di mezzo, Zugi (LI)
ti , e quelli dell' ordine superiore , Tra
Inti. V'avel del Tehro in sulla verde si“
Russa 0 Rsusus ( Mir. 1nd. ) , Dea Finta la nrarzi'al nudrice lupa
del pini-ere , uns delle Divinità che cum In un antro accosciala, e i due gemelli,
p'msouo la corte d’ lndt'a. Secondo i Mi Che dalle poppe di si fiera madre
tulr,gi indiani, essa è nata dalla spuma del Laacivetli pendean senza paura ,
mare agitato. Corrisponde slls Venere po Seco scherzando,- ed ella umile e blanda,
polare dei Greci. Stava, col collo in giro, or l'uno, or l'altro
llllfl'Al ( 1Hit. Sin), l’ Ercole dei Si Con la lingua furbend0 e con la coda.
rj. Alcuni credono che fosse Venere. Gro
zro ha pensato c e lusso in atrlso Dio che ( L. 8 , Traduzione di Annibol Caro )
lirwmon. Hommond non vi scorge che tua
Il d'Egitto, dedicato dopo morta; e di Quelli che hanno cercato di conciliare
fatti Diodoro la menzione di un re chia (ILICILO favole colla.stor-a, hanno detto che
malo Renali. Altri riguardano questa paro la loro nutnce era una donna la quale
la come egiziana , e la traducono r Sa colle sue disaolutezze si era acquistato il
turno. - Amos , e. 5, v. 26 anier , soprannome di Lupo.
l. 3.- V.llsasaiotl Questi fanciulli, addestrstili alla caccia,
a. Basso. _ V. Arroonun , CAItOITI , divennero f»rti e coraggiosi.Combsttevano
Sa‘rurrrw. le bestie frt'Wi e i masnsdieri, e si sparse
" u.- Diflicil cosa ‘e lo schiarite la il grido del loro valore a tal segno che giunse
storia di Romolo e di Remo, a in genera all' orecchio del loro avolo .'Vumilore, il
le dei primi tempi di Roma, dalle favole quale, conciliando le circostanze della loro
ond'è avviluppsta. Proca, te ci’ Alba, del stona, li riconobbe per figli di lira, e col
la schiatta d'Eneo, lsl quale parla l'ir loro soccorso , s0rprentlendo e trucidando
grlio nel Sesto libro dell' Eneide: Amulm, si fece proclamare re d'Alba , e
riconoscere da tutto il popolo Remo e R0
Prozimua illa Procos, Trojanue gloria molo per anni nipoti. Questi, abbandonan
gentil , do al oro ovulo il regno d‘ Alba, fabbri
carono Roma, e fondarono quell' impeto ,
ebbe due figli, Numitore, ed .lniulio, e di cui Entropia ha detto: Romanum im
lasciò il regno a Numitore, che era il perr’urn, quo neque ab ez‘ordm ullum [ere
maggiore. Questi fu balzato dal trono da minus, nrque incrementi: toto orbe terra
Amalia, il quale fece perirfi Ege.rto , lì rurn amplio: liumana palesi memoria re
slio di Numitore, e consacrò al culto di eordori; e Virgilio :
Vesta, Rea Silvio , Sorella di Egesto. Le
privazioni a cui doveva essere sottoposta Tartine moli: eroi Romanarn cantiere
questa rincipesaa , non la impedirono di geutem. . . .
dare al a luce i due gemelli, Remo e Ro
molo, che disse esser figli di .Marte. Amu e altrove :
lin, che apparentemente non credeva nnliit,
fece rinchiudere la madre, e ordinò di Se! Hia ego neo meta: rerum, nec tempio-4
tare i bambini nel Tevere; ma i anni or ' _ _ porro,
droi male furono eseguiti ; imperocchè non Imperrum srne fine dedi.
essendo stati es sti che sul margine del
fiume, si vide a cui: tempo dopo con gran Appena pa rlossi d‘ impero, are che sia
de stupore , che una lupa li [ambire a li entrata la discordia fra i don rntelli. Di
allattsvs, e che i bambini si attaccavano cesi che svendo Romolo fatto scavare il
lllo sue mammelle , come fosse stata lnl' fossato, che d non circondare le mura del
madre. Questi racconti spettano più alla la nuova città. Remo. trovandolo troppo
poesia che alla stona , fa d'uopo quindi stretto, 10 saltò, derideodo il fratello , o
vedere questo descrizioni in Virgilio : Romolo, sdegnato di questo insulto , che
pur non era che una bizzarria afl'atloinno
.. . . . . ili‘ Regio! corale, uccise suo fratello, dicendo : Cosi
Vergine e sacra, del gran Marte pregns prriaco ehiunzue osrn‘r insultare le mura
D'un parto produrrà gemella prole. nascenti di omo.
Indi capo ne li: Romolo invitto. Altri autori rifarirono diversamente la
3uesti, invece di manto, sdoruu il terso morte di Remu.l due fratelli avevano con
a la sua marz'ial nudriee lupa. vcnuto, dicon'essi, di consultare il volo
BENI. (2698) BEN.
degli uccelli, per aapere a qual (li10l'0 ri volo degli uccelli, e dove fu Inmulato.
rrvasaero gli Dei l’ onore di dare il pro RIIUIIB, feate,le atene che le Letuurie.
ptio nome ‘alla nuova città e di regnarvi. ltsamruo, parte del monte Aventino, co
Romolo osservò dal monte Palatino, Remo .i Cbiflnlh da llem0 che l‘ abitava.
dflll' Aventino. Remo vide il primo sei anul Dion. Hnl. t, o. 20.
toj, un istante dopo Romolo ne Vide do x. Rette, una delle amanti di Mercurio.
duci. Il p’ alo ai divide fra di cali; gli a. - Ninfa da cui Ùileo ebbe Medone
uni ai d.cliiaraoo per quello che ha veduto che andò ali’ assedio di Troia.
il primo; gli altri per quello che ha recinto ‘ Rumensr, dedilio Quvîlll che erano
il maggior oumero.Dalla disputa si viene uncaticatt di rendere una città agli asse
alle mani , e Remo nmaue ucciso itell‘l dlkll , presentavanai cogli abiti negletti,
mischia. [Machiavelli approva il fralrici rendevano le loro armi, e ai mettevano
dio di Romolo; Cicerone , acritt0re più uno acudo sulla testa , segno ordinario,
morale, altamente lo condanna: Pecmvil dice .dmmiano , delle persone che ai ar
igt'tur, pace val Quirint' ve! Romult' dl‘ rendono: lrnpasuerunl clypcoa capifibua
:zerim. Orazio attribuisce a queato ptimo quod est .rymbolum seip.roa dedenuum.
delitto quello spirito di ditcortlia e di fu. La fortnola della quale ordinariannnte «i
rare, che a aun tempo apinseva i “ul'llfll'll servivano , è riferita nel primo libro di
alla guetra. civile : Tito-Liut'lt.
RIIIDIIII'IO , reddilia , terza parte del
Jeerba fila Romano.‘ agunl lacrifizio, la quale cuuaiateva nel tendere
6celusque _/ram nae nect's, le viscere della vittima , dopo averle con
U: immerentia _[îu;cit in terroni Remi giderale, e rimettetle aull' lllflre; ciò
Sncer rupolr u: cruor. che chiamavasi reddrre e! pnll‘fct’rt erta.
' RENDITE 1>tmaucue , redt’lus. Le ren
1. Rutor.o, o NUIIAIIO, capitano ruhlo, dite dei Romani ‘unarono a norma delle
aveva sposato la più giovine delle sorelle dillel'enti costituzioni dello stato. 1 primi
ili Tomo, e fu ucciso da Auranro figlio di re , oltre la rendita particolare , non a".
Enea.- Enrid. 9. vano che il prodotto del tematico , il qua
2.-Cnpitanu Tiburtino, le cui armi, le era eguale tanto pel povero quanto pel
prt‘sc dai Rutuli, fecero parte del bottino ricco, ed un’ imposta sopra i viveri che
di l‘Ìurialo.-Eneid. 9, v. 360. ai portavano al mercato , impoata odiosa,
3.- Silvio, n‘. d’ Alba, mlmiunto da che fu abolita al sorgere della repubblica.
Giove a cagione della sua empida.-Ovtd. .‘lnco Illor‘zo, col prodotto delle saline
Tria. 4, v. 50. che fece fate in vicinanza di Dalia , ilCt‘vb
" Ramona, peaee di mare, al quale gli be la rendita pubblica , la quale ricevette
antichi lzan dato questo nome, perché ple nuovi numenli , a misura che la repubbli
tendevano che fermasle le navi In alto ma ca fece nuove conquiste. Dillicil con è il
re, attaccandoai ad esse. Questo pesce ha darne una SIMO certo, ataute che neaauno
un piede e mezzo di lunghezza, quattmdi autore antico al è spiegato abbaatanza chia
ci pollici di diametro; e più stretto turno ramente Ml qneito proposito. Ciò che si
la coda, ed ha la bocca triangolare. La può aaatcurare , si è , che 1' ore e l’ argen
mucella superiore è più corta dell' infe lo furono poco comuni a Roma, film‘ a
rime; la testa ha due pollici di lunghez tanto che ai couteune nei limiti dcll' Ita
za, dnll'eatremifa sino al principio del llfl; e l°lhtlllu dopo che Paolo Emilio
dorso; la luparlicie snpuiore è. piatta, 0 ebbe fatto Il ronquiato della Macedoni.
figurata come il p»lato di un animale, se nel 586, la repubblica trovoasi abbastanza
gnato da molte rughe. Per questa parte la ricca per poter liberare Il popolo dalla
remora attaccaai ai vascelli, ed al ventre annuo tributo a cui era aollnpoato. Un pas
del tnber0ue; anzi pretrndeaì che non ai 50 di Plutarco prova la progressione enor
stacchi dal tuberooe, nemmeno trflemlulo me delle ricbezze di questa città , in un
fuori dell' ac un. corliaaimo spazio di tempo Queat’ autore
Credevasi C‘lll! questo peace arene In vir dice che Pompeo fece portare nel suo tri
tu di facilitare il porto; ciò che gli fece onfo, nel (igz, un quadro aul quale era
dare il nome di odynoly’on, che calma i acritto in caratlel'l cubitali, che le rendite
(lolorL-Pll'n. della repubblica , avanti i Cflnquietl da lui
Ramon, uccelli che ritardavano l'esecu fatti. non ammontavano che n cinquanlll
zione di un’ impresa: Quac acturum alt milliooi di Mamme, vale a dire quaranta
qut'd remnrari compellunll dice I‘i’slo. Ne cinque millioni di franchi, e che co'auoi
gli angurj, questi uccelli erano di presagio trionli le aveva portate a ottantaeiuque mil
aiuiatro. liooi, vale a dire, aettautatrè millioui,
Barman, luogo, in Roma, lul monte cinquecento mila franchi. Se debhesi in
Avenlllt0, ove Remo prese l'augurio dal tendere che queata ‘somma foue il totale
BEN. (2“99; BEH.
delle rendite della repubblica, si troveri sollevare le provincie d'Italia a spese del
clic Augusto , morto nel 768 , aveva pro le più lontane , le quali erano maggior
drgiosrruiente aumentata la massa dei fondi mente esposte alla durezza e alle concus
dello stato,- poiché , calcolando tutto ciò aioni dei governatori.
clre quel principe traeva dalle dillerenti Tale è il dettaglio, il più circostnnziato
provincie dull' impero , scorgasi che ascen else per noi si possa dare, delle rendite
deva a quattrocento mrllioni circa; ciò che del popolo Romano, nelle dillet'enti sue
forma, un 76 anni d'intervallo, un aumen lllllllll)lìl; imperocclte poco puossi svilup
lo esorbitante. Perciò alcuni scrittori pre pare questa partita, stante la negligenza de
tendono , che non biangna prendue la gli antichi scrittori, che non ci forniscono
somma, di cui parla Plutarco , che per la che pochissimi lumi su questo articolo. Nè
sola rendita che la repubblica traeva dalle ci troviamo in circostanze migliori per ri
principali citt'l dell' Asia, e non per tutte spetto alle rendite pubbliche dei Greci, e
le rendite in generale. Oltre il teatatiro , tutto si riduce a sapere che la repubblica
ciascuno pagava anche una tassa , a pro d‘ Atene era estremamente ricca, e che,
porzione di tutti i beni che possedeva , a secondo Tucidide, il suo tesoro era di no
norma della stima che ne faceva il censo w'~niila settecento talenti, che corrispondo
re. Oltre a ciò eranvi altre tre sorta d'im no a ventinove milionr e canto mila lire.
posizioni, di cui parla Cicerone nella sul Le sue rendite annue ammontavanoa quat
orazione pro lega Manilia, conosciute aot. trocento talenti. A tempo di [lemostene le
In il nome di Partorr'a , Dccumw e Scri rendite venivano distribuite ai cittadini, a
ptume. per sovvenire alle spese dei sacrifili, o per
Di più vi era il prodotto delle miniere loro emolumr-nto nei tribunali, o final
d’ oro, d‘ argento e di piombo della Spa mente per prezzo dei loro poatt agli spet
gna e di altre provincie , e dopo l’ anno tacoli. Tutto il denaro delle imposte cu
397, il ventesimo degli acliiavi che si ma at.odivasi a Delo, nel tempio d‘ Apollo,
nomettevano. Sotto il regno di Tiberio fu come pure quello che le città della Gre
il venticinquesimo, ed era devoluta al fi cia erano obbligate di contribuire tutti gli
sco la centesirna parte dei beni che si ven anni per fare la guerra ai Medi.La custo
devano volontariamente, e la dngentcsime dia ne era aflidata ad alcuni ulliciali chia
di quelli che si vendevano all'incanto. Au mati, t€soriert’ di Greci; ma col lasso
gusto esigette il ventesimo delle successio del tempo, questo tesoro fu trasferito in
ni in linea collaterale , e decretò che in Atene.
ciascun testamento delle persone agiata: vi Rene, LOIIII, erano sotto la protezione
doverne essere un legato per l’ imperatore, di Venere.
una che Il testamento non poteva avere “ RBIIA, isola del mar Egeo, vicina a
elletto. Questa ordinata’: ebbe vigore fino quella di Delo, che si trova chiamata RIN!
al regno di Antonino il Pro, che l'oboll. nr‘n, Rlreneu, Rhenis, R/renins. Rhenncrr.
Tutto ciò fi’fl’flavl un conto che ammon Era il cimitero degli abitanti dell'isola di
tava a somme considerevoli , indipendente Delo, perché non era permesso il Cumulo
mente dai tributi delle provincie, e senza re i morti in un'isola Dacl‘l. Era deserta,
comprendere le imposte in natura che pa e così vicina a Delo, che, secondo T.«ci.
gavano alcune provincie, come la Sicilia e dide (lrb. lll, c. 242 ), Policrale , tiran
la Sardegna , in cui ai levava la decima no di Santo, essendosi impadr-onito di que
di tutti i grani , ed altre , che davano il st' isola, la congiunse a quella di Delo per
ventesimo del lardo e del vino, il cente mezzo d’ una catena, e la consacrò ad A
aimo delle frutta, una certa quantità di pollo Delio.
euoja di bue, tributi che servivano a riem Plutarco ( in Nina ). narrando In ma
piro gt'dtrrai di Roma . ed a fornire le gnificenza e la pietà di .Ntcia, narra che
provvigioni alle armate.Emnvi inoltre dei prima di lui, i cori mustcalr cui le città
diritti di pedaggi» imposti, in alcuni luo mandavano a Delo per cantare inni ecan
glri , _sovra certe mercanzie , oltre quelli tici ad Apollo, ordinariamente :trrivavmto
che ai percepivnn0 nei porti d'ltalia. Il sa in gran disordine; imperorcbè gli abitan
le , che ciascuno era obbligato di prende ti dell'isola, accorrendo sulla riva al giun
re dagli appaltatori generali, formava an sere del vascello, non attendevano che l'os
ch'esso una parte delle rendite dello sta s'ro discesi a terra, ma, spinti dalla loro
to _: e queste erano le imposte ordinarie. impazienza, li snllecitavano flcantare sbar
Gll imperatori lurono ingegooai nell'inven cando. In tal modo quei poveri musici
tarne_ di nuove: tale era quella che Ve erano sforzati a cantare_nello stesso tempo,
spartano mise sulle urine, ed erano più clic ai coronavano di fiori e prendevano le
o _meno forti , a norma del carattere dei loro vesti di cerimonia, ciò che non pote
t‘tt'tcipi. I buoni le nroderavano, gli altti va farsi senza molta indecenza econl'u5innc.
e aumentavano , colla precauzione però di Quando ;'Vicia ebbe l’ onore di condur
RIN‘. ' (zyno) RlîP.
re rpresta'racra pompa, chiamata teoria, conquistata, a la Germania, nella quale
aehivò di approdare a Dolo,\rm per euta laceranti delle incursioni.
|1 qneain inconveniente , ando a scendere Gli antichi Galli contavano questo fiume
noli’ iaola ili Ilenia. Ùnilamrnle al ano come una Divinri'a: credrvano che foue
coro di mllllCl , ceco adduue le vittime duro che gli animalae neicombatumenti ,
pel aacrifizi“ , e tutti gli altri apparati e che inapira»e loro la forza ed il corag
per la festa , non che un ponte , cui gio di difendere le sue rive; perciò Io in
aveva avuto la precauzione di far co vocavano roventi volte in mezzo ai erico
airnire ad Atene, il quale _era della Iar: li. Ali0rcliè eoapettavano della fedel dille
ghezza del canale che dl'ltl' l‘ uola di loro mogli, le obbligavant) ad esporre aul
Rtnia da quella di Delo Qneaio ponte Reno i figli di cui credi-vario di non eaaer
E" della maggior magnificenza, tutto orna: padri, e se il bambino andava al fondo ,
lo di durature , di bei quadri ti di I'ICCII| a m dre iitenevaai adultera , se per lo
"lui. Ninfa gittollo la notte laul canale , Contrario rimaneva a galla e ritornava al
I il dflniani allo apuntar del gror_no , lte_ce la madre, il tullll0, persuaso della caoti
pnaare tutti i etto: compagni e l m_ueici t‘a della ma apnea, le reelitiiiva la aua conti
auperbarnente ornati , i quali , cltnnaman. dem.a e il mo amore. L'imperatore Giulia:
do in bell' ordine a con decenra , riempi no, da cui aappramo cotal fatto, aggiungo
vano l’ aria dei loro canti. Coal ordinati che que<lo liume ventlicava col auo dl
giunsero al tempio d‘ Jpollo. ' _ acernimento, l’ ingiuria che ai faceva alla
’ 1. Rino, piccolo fiume dell. Italia parità del letto coniugale.
che ha la tua aorgente nell'Appennino , a Una medaglia di Domi'iano rappreaem
pauando all' Ovest di Bohgna, mette loco la quealn imperatore armato di un‘ arto
nel braccio Orientale dell' Eridano. Pli pure a di un paraaonio; ei umbra cal
Ilio (LXVI , e. 36), parlando delle can. pestare il Reno, coricato innanzi a lui,clia
Ile che creacono nulle rive di quelli) fiume, appoggia il braccio dritto ahpra uu'urna
dica che sono le più adatte a far delle ruveaciata, iii-ne nell' altra mano una can
freccie , ercbè la forza della loro midol ne. La medaglia e coniata per ordine del
Ia lo reo ti dura aenza toglier nulla alla aenato, come lo indicano le lettera S. C.
loro leggerezza. lo una piccola iaola di - V. Onsu.. - Thes. num. ontir]. 24Jl~ 7.
tieato fiume , che ne porta il nome, Il llltwconrrr, che danza in mezzo agli
ne il trattato del aecondo Triumvirato, arme/in’, epiteto di Bacco. llad. Rhul,ar
mrnto. - Aut.
l’ anno di Roma 710 , fra Ottavio. An
Ionio e Lepido , nel quale, POIlfl'ìdH l‘ or ' RÈPB'I‘IIB, dare un recando, un terzo
rore al colmo, Lepido abbanduuò alla
colpo; termine il‘ ma nei combattimenti
morte ano fratello; Antonio , tuo aio ; e dei lidlfll0li.
Ullnvio , Cicerone. ' îllt’l'l’llttl'tl, delitto di concueei0no,di
peculato, che commettevano i niagiltrflti
" 2- - Gran fiume che scorra fra la contro gli alleati di Roma , o contro i
Gallia e la Germania. Cesare ‘e il più In
propri loro concittadini, metteudolia roba,
Iico autore che ci abbia fatto conoacere e levando loro il tlGflli“) in unta alle leg
questo fiume dalla una eorgfut0 nelle Alpi gi. Su queate baai , Cicerone accuaa Ver
Rezie lino alle aue foci. Secondo questo re d'aver ertorto, nello apaa.io di tre anni,
Icrittora aveva il ma principio nelle terre
dei Leponiini. Ecco come ai e:prirne Tot'i. nella cento
Sicilia, di cui era governatore, mille
In au questo fiume. Il Reno, ic' egli, do volte mila eeatrrz| , oltre l‘ oadrna
rio tributo. Queste ratorauoni furono mol
po aver continua!" il mo corno in un 00! to frequenti nei cento anni che precn‘aero
etto, e formato una quantità di ìccolg
la caduta della Repubblica, e da ciò deri
isole, giunto vicino alla terra dei liîmvi , vaxono le immense ricchezze di alcuni par
ai divide in due rami; l’ uno Conserva il trc0lari. Allorché il giovane Grncco , tri
ano nome e la rapidità del Iu0 corro, voi.
liunn del popolo, fece togliere ai amatori
gendr‘ai dalla parte della Germania, fino a
il diritto di giudicare delle prevaruzazioni
che abocca nel mare; l’ allro »correurlo nelle cariche, e delle concuehoni , per at
verso la Gallia in un letto più litigo eprù tribuiilu all'ordine dei cavalieri, casa di
tranquillo , dai paeaani è chiamato Vu vennero tanto comuni che non ai riguar
hnli.r ,- perde bentoato può anche que darono più come delitti. I governatori era
ato nome per portare quello di Mom, no certi dell' impunità; perché, essendo i
e. abnccl nell' Oceano con queato fiume per membri principali della Repubblica, ai
una larga foce. uaavano gli uni cogli altri dei riguardi e
Il Reno divise per lungo tempo la Gal della Citttoepezione, di modo che le le
‘ lia dalla Germania, ed è aernpn: stato ri cuae che intentavlno contro di cui le pro
guardato dai: Romani come il limite del vincie, o rimanevano lenza ell'eito, oc06ta
loro impero fra la Gellia, che avevano vano peue infinite. Contuttociò Roma non
BEQ (2701) RlîS.
laaciava qualche volta di condannare que credevano che la morte ma l'uu« che un
ati pubblici depretlatmi a forti remtuzio npoan. _
ni, ma aempre a profitto della Repubbli ilescittrma , aoprannorrie , che Giu
ca, a non delle provincie porte a lacco. iinue ricevute da una montagna della
Sutto gli imperatori, i governatoti non po Tracia , in cui aveva un celebre ampio.
terono arricchirai tanto facilmente a aprae ‘ Rlscru'l'fl. l rescn'tti' degli imperato-I
dai popoli, a cagione degli olliciali , Cltiìe erano le lettere , che queati scrivevano in
mati procuratori dell' imperatme , i quali risposta ai magiatratt delle provincie, e_
avrregliavano le loro azioni , e potevano qualrhl‘ volta anche ai cittadini, i quali
IV\'CI(ÌI‘e il principe delle loro concuaaro pregavano il principe di apiegare le tuo
tai.l Romani, per eepiitnere queato genere intenzioni au certi cui che non erano
di furti), ai lervivano dei termini : pecu prevetluti , nè dall' editto perpetuo, uè
nm abluta,mtlla, conciliata, concia, nverau. dall' editto provinciale, aole leggi che al
La legge che riguardava la cuucuuioni, lor: si conservavano.
chiamaar in Cicerone, legge sociale : hoer: L’ imperatore Adriano fu il primo che
le: sociali: est, percbi: gli alleati del pn fece questa aoita di re.rcritti , i quali non
polo il. mano furono i primi ad eaaer vit» avevano forza di legge; ma erano di sl'lll
time di quello delitto esercitato un di es peto nei giudizi.
ai dai loro governatori. Ma bentoato il Allorché le qumtioni, che ai proponevano
giudizio di concuuione riguatdò anche i all‘imperatot‘e,acmbravano truppoimportan
Inagiatrlti della città, i quali avevano le. ti per essere decise da un aernplrce reacrt'l
rato ai particolari del d€ttal'0 in onta alle lo, 1' imperatore emanava un decieto.
leggi. Il primo che pubblicò una legge ion Alcuni pretendono che Trujano non le
ti0 I concussronaij, fu il tribuno Lucio ce mai alcun reecritto, per timore che non
Culpuriiio Piume, nel 604 , come ce lo ai deaae im mtanza a riò che roventi eol
apprende Cicerone (Brut 1.1.27): L. cui!!! te non era accordato che per aule partici
Piro. tribunu.r plalu.r, legem prima: da lari conaiderazioni; anzi aveva uno I‘ in
pecuniir repelturdi.r tullt , CCIIJOIIHO et lenzione di togliere ogni autorità ai resert'l
Il’lam'lio coruulióur. In virtù della legge ti. Tuttavolta Giustiniano ne ha letto in
Giulia che. fu tueatl in vigore poco dopo, aerire molti nel suo codice , ciò che diede
potevaai litigare per la attua azione contro loro maggiore autflrilit cbe‘nou avevano
coloro ai quali era panno il denaro, e ub prima.
bligarli a reautuirlo. " Reso , re di Tracia , figlio d’ Einneo
' Rarosrroaro, tavolflll portatile , aulla e della ruota Euferpe, aecoudo llutnl, Se
quale venivano appreatati i Cibi, preuo i condo altri, drl fiume Strirnnne e della
Romani. ' musa Terat'oore. Natn gueriiei'0 e rode ,
Revotrra, banchetto del giorno pt1llfl'io. aoggingò molti popoli vicini della li‘rarzia
re a (Lui-II" delle nozze, preaao i Romani, e li I'ti0 attoi tribulaij. Durante le arte ape
coli c innato : quiu tierum poturelur. dizioni, l'errnostti nelt' Ilull di Chio , e
" Raruaauca. La maggior parte delle tpoa‘o Argantonn. Alcun tempo dopo il
citt‘a d’ Italia, delle Gallia, della Spagna , ma matrimonio, muaae in loccotao tit'l‘t’0
ecc. , di cui è fatto menzione nelle neri Ìa , assediata d Greci. l Tiwjani lo atleti
zioui antiche, parlando di ac ateaae, servi dryano con tutta l‘ impazienza , in quanto
vanai del nome di re.rpublicn. Preaao gli che la loro citiì non aarebbe mai alata
antichi, al mmc rr.ipublica non erano uni presa , se i cavalli di Raro aveaaero potuto
te le ateue idee , che, prelati noi, anno evere l’ acqua del Xanto , e paac’re l‘
inerenti a quello di repubblica; cui , per erba delle aue rive. I Greci, iatrutti da
reapuólica, intendevano puramente civi'taa, Unione , apione de'Trojani , della atrmla
la comune. E ciò è tanto vero, che viera da lui trnula, ai alTrfllitl'on0 di mundngli
ma dei borghi e dei villaggi, i quali, aven iurontto Ulisse e Diomede i quali:
dn ottenuto il diritto che noi chiamiamo
di comune, formavano d'allora in poi del Quindi innoltr‘ar pulendo sangue ed armi,
le reapublione. A provare il nostro auun E l'ur tolto de‘ Traci allo aquadrone.
t-i, noi potremmo allegare molti eaerupi; Dormiano iull'auti di fatica e ateal
ma, per amore di brevri‘a, ci flrcontenlem In tre file, ccll' armi al suol giacenti
ima dell'autorità di Fusto ,- Sed ex vici.r A r:aulo a ciaacl’teduno, Ofiillin de‘ duci
partint habent rem ubli'cam, partt'm, non Tienai d1ppreuo due deauier da giogo i
habent, ecc. - . AMSTOCIAZ|A , Dinto l)-rme Rclo nel men-t; e a lui vicino
canta. Stami i cavalli colle briglie avvinli
' RIQUII'I'OIIUI , luogo di rip0ao pei Alt'estwum del coccbxo. Av'ialo il primo
morti, una tomba, un aepolcro Qtieala Si fu di Reno Ulrue, e a Diomede
parola trovati unta in queato aignilicato L‘ additb~‘ Diomede , ecco il guerriero ,
in molte iacrili0ui ; impetoccbè gli antichi Ecco i deatrier che diauzi n'arviaara
BES. (2702) RE'I'.
Quel Dul0n che uccidermn0. Or tu l'uor a. - Padre di Calciope, moglie di
' metti Egeo , re d‘ Atene.
L‘ usate gaglinrdia , cbè qui passarle 3. - Epiteto d’ Apfllo : significa che
Neghittmo ed armato onta sarebbe. rompe le file dei guerrieri - Aut/ml.
Sciogli tu quei cavalli, 0 a morte menu MESSICIIIILBUTO, che apre il cammino
Costur , ché de'cavalli è mia la Cura. ai viaggiatori. Epiieto di Apollo Rud.
li/tcsrein, rompere; Kelcut/tos, cammino.
Disse ,- e npirò Minerva a Diomede ' R.BSSIIIO , della città di Ùpunto nella
Robustezza dlVlfll- A dritta , : mance Locride, fu uno dei primi Illel.i , 1 con i
Fora , taglia ed uccide , e degli uccili Greci inualzarono una statua nel bosco e:
Il gemiti) la muta ari: feria: cro di Giove Olimpico , per essere un»
Corre langue il terren: come liune coronato come vincitore al pancrnzio nei
Sopravveneudo al non guardato gregge _ gìuochi Olllll[llCl. Questo nlleta vivevsnel
Scagliasi , e copre e agnello empno di la 61 Ollmpiadc. La suo stato: , e quella
sel’tu : del suo contrmpoiaueo Prauidamaule ,
Tal nel mezzo de‘ Traci è Diomede. er.mn di legno. - l’aus. l. 6. e 13.
Già dodici n'ues Irnlitti , e quanti Rr.smwo , che corrompe l'anima , o
Colla Ipldîl ne miete il val0mlO, che la fiacca , epiteto di Bacco, Rad
Tanti n’ afl‘erra dopo Il." d’ un piede Rheuein , rompete; uno: , nuirun , lpiri'
Lo oceltrn Ulisse, e fuor di via li ti1a , IO - Aut/ml.
Nettsudo il passo a‘ bei desttieu , oud'elli Rs't‘uu , nome della echiuu , per con
Alla strage non usi, in cor non trentino, eiglio delle qu..le Rum. vinsei Galli,
Le morte ulme colpfltnndd. Intanto ubhandnnando loro le echwve in luogo
Pinmba su [leso il lier TnJide, e priva delle dame Romane che evevuno richiesto.
Lui tredncesmo della dolce vita. Altri la cbinmuno Filotide. - V. CA
Sospiraute lo colse ed nililnn0s0, PIlO'IIIA, ‘
Perchè , per Opra di Minerva ap ano, Rnllon , uno dei compagni di Dio
Appunto in quella gli prude: su capo mode , che furono Cflugiall in uccelli, u
Tremenda visivo, d’ Enide il figlio. cagione del dnpm1.zo di essi moctrato per
Scioglie Ulisse i destrieri, e colle briglie Van-re. - lìlrt. 4
Accoppiati , di mezzo I quella torma Ben , acque che sortiroun improvvisa
Vin li menu, e coll’ arco li percuole mente da ICI". nel Peloponne40. Avevano
(Che tor dal cocchio non pensò la sforza), il corso dei Iiumi, ed erano salse come
E d'un fischio fa cenno a Diomede. quelle del mare. Furono cnn<acrote a (Le
Ml questi in mente discorrea più arditi rere ed e Proserpina . e non «un pflml’h90
Fatti , e dubbiava se dar mano al cocchio che ai soli sacerdoti ilmlngiare i pesci che
D‘ armi ingombro si debbl , e pel timone VI si escavann.
Trarlo; o se imposto alle gaglinrde spalle " iixrumo, specie di glndiah‘rc che
Vin sei porti di peso; 0 Se prosegua combatteva sempre contro quel gladiatore
D’ altri più Traci ; consuma: le vite. che aveva un: figura di pesce sull' elmo ,
In (innesto dubbio gli li fece Ippresso e chiamavasi Mirmillone. Per combatter
Minerva , e disse: Al partir pensa , figlio lo servivasi di una rete con cui l'avvilup
Dell' inviti." Tideo , riedi elle navi , parve, donde gli venne il nome di Rrtiario.
- Se tornarvi non vuoi cacciato in fuga , Giusto Lipsia ha scritto che i reliarii
E che svegli i Trojnni un Dio nemico. non portavano ne scudo nè elmo; ma avreb
Udi l’ eroe la Diva , e ratto Ill:efln be altrimenti pensato , se lveue potuto
Su l'uno dei corsier, III l‘ altro Ulisse vedere una pllhll‘l antica che rappresenta
Che vi: coll' arco li tempesta, e quelli un Reliariu col /Uinnillone suo nemico.
Alle nevi volsvsno veloci. Il primo In un elmo, e porta uno scudo
della forma di un quadrato oblungo, ed è
(Omero una. 1. m, Traduz. del a». coperto da una rete che gli scende lino
Vincenzo Monti. alle gambe L‘ iscrizmne l'ilerita dal mar
Resmr.mes, fizvorevole, sopmnnome del chese Mqfl'ei non è dunque il nolo manu
le Fortuna. eniva rappresentata rivol mento dei rrtinrii. Presso il cardinale Al
gendo la testa dal lato degli lpettntori. 6ani vedevnsi eziendio un’ iscrizione, spie
kesmcsnrzs DI! , Dei che si rivolgono gato dull' abbate Venuti , che contenevn
per rigrwnfare. Si adornano come propi i nomi d’ un collegio di Gladiatori consa
zie D.rinità , le quali non erano occupa'e crnti e Silvano , sotto il regno di Com
che a rendere gli uomini felici. modo , e in cui si fa menzione di due
r. Ressmions , figlio di Nausitoo e fra reliurti veterani, e di sette retinrii tirorxes.
lcllo d'Alcimo, fu ucciso da Apollo. - Del reelo , il cavnliere romano di Gio
Odfu. 7. venale , citata da Gin-NO Lrp.|io , eh.
RET. (2703) “EU.
combatteva da retiario , colla testa sco cellensa gli oracolid'Apvll0- Rhd. R’lfl'll
perla , non contradice punto la piltura parlare.
del cardinale Albani ; imperoccltè l'elmo Rerronrclt ( Icnnol. ). Coclu'n l‘ ha rap
e piccole ptll!l0 del rulr‘rrrio di questa pit presentata sotto la figura di una donna ric
tura, non copre che la cima della testa , temente vestita , III atto di parlare con
ciò che potrebbe larla riguardare come un veemenza , e avente ricamate sulla sua ve
da; poichi‘. gli altri gladiatori se la copri ate le seguenti parole: ornamenti ,persua
vano di più , e ai garautivano anche la sroue; vicino ad essa è. un genio, il qua
faccia colla visiera che era attaccata all' le tiene legati molti unminicon dei fili che
elmo; come si scorge anche sul disegno di vanno sino alle loro orecchia.- I’. Eco
un‘ altra pittura antica del cardinale Albu QUBFZA, Pouttsra.
rri , che sembra aver servito di riscontro ‘ Ratti. Questa parola, negli autori Ia
alla prima. ll gladiarore Buio del Fabrct tìoi non sigrulica colpevole , ma quello da
ti ( Colonn. Trajan ) ha l‘ elmo guerni cui si clilv e qualche cosa , o, come si
tu d’ una aomigliaote visiera. dice nel l'oro , il reo convenuto, allorchb
(r Molti monumenti di diversi generi ci intrusi di cose civili , e I‘ It:C\ISIIO, allor
hanno appreso, dice Cuylu.r ( lv, tav- 53 ché trattasi di cose criminali. lai geucralo
n. 2. ) . a Conoscere iretiarii vale a dire questa parola era estensiva a tutti coloro
coloro che combattevano con_una rete che che avevano qualche contestazione in giu
settwano sul loro avversario, di modo che dizio , sia dimaudando, sia difeudendosi _
gli toglicvano i mezzi di combattere. Pri Rens apollo. dice Cicerone ( de Urutnre
mierarueute deggro avvertire che questa a, 43. ) non ca: modo lai orguunlur,std
pietra incisa , o , per meglio dire , questa omnes quorum de re jr'scrpratur , ne e
asta non è mai Stata riferita, ed è il so nt'm olmi loquebalur. Negli ilf-at'l crimina
0 monumento di questa a mie ch'io mi li, quando ai era catturato l’ accusato ,
abbia veduto. In recando fungo dirò che reua, si sppouovauo i sigilli a tutti i suoi
questa aorta di combattenti parmi non all el'lI-tti , afline di poter ricavare dalle sue
uo stati in uso che presaoi Romani, e che carte delle prove che potessero convincer
ciò nullameno l'intaslio di questa pietra ln , e se Vtîlllt‘ì oss»lto, gli era restituita
non è della loro maniera; anzi è l’ (spot! ogni cosa, mentre per lo contrario tutto ai
di un srtiata greco che ha lavorato pel Ro devolveva al fisco , se veniva condannato.
manu. Quegli che voleva costituirsi accusatore,
« La sua attitudine, e la rete , dalla citava in sl\.ldlll0 l'acconto, cioè , gli in
quale è quasi interamente copfi_‘to, provano timara di presentarsi con reso al Pretore.
che questo Retiario e. vinto. E seduto, a Quivi il primo chiedeva al magistrato il
fimvtt: la sua spada nella guaina , il suo permesso di denunciare colui che hramava
scudo è collocato davanti ad esso in certa di accusare; ciò che fa mestieri distingue
lontananza. n re dall’ accusa formale. Allora il pretore
I. Raro o Reno, promontorio della fissava un giorno nel quale dovevano pre
‘Ti-cade , sull' Ellespmlo , vicino al quale sentarsi e l'accusatore o l'accusatu. Nel gior
fu =otterrato il corpo d‘ Aiace. no stabilito , il magistrato faceva chiamare
" a. - Re dei Marnliii , popoli di [ da un usciere l‘accusatore, l'aaCClllll0 c i loro
talra. Aveva avuto dalla sua prima moglie difensori. L‘ accusato che non si presentava,
un figlio chiamato Anchemolo, allorché spo veniva condannato , e ne I‘ accusatore era
sò Cusperin.zlnchemolo sdegnato che suo contumme . il nome drll' accusato veniva
padre sifone rimaritato, disonorò sua mati'i scancellato dai registri. Se le due parti
gna.Appooa RrIO ne fu istrutto, corse per comparivauo , si eleggcvano a aorte i giu
cagione
uccidere del
il ligliu;ms
coruccio làinesti
suaaospettando la dici io nel numero che la legge prescri
padre , prese
veva , c erano presi fra quelli che erano
la fuga , e salvoui presso a Turno, re dei Hall scelti per amministrare. la giustizia in
Rutuli. -- Virq. Eneid. l- 10 . v. 388. quell' anno. Ordinavasi allora il processo
- Seru. ad Virg. loc. cit.-CL Ondul per via di accusa e di dil<sa. L'accusa do
dir/1. ad Lucnn. l. 6 , u. 390 veva essere fondata sovra tre sorta di prove:
3. - Rutulo , ucciso da Eurialo. le turture che sono le testimonianze che
aEuet'd. ai strappavano dagli schiavi col mezzo dei
4. - ‘tiope, ucciso da Perseo. -Ovid. tormenti, i testiruonii , che dovevano esita
Md l. 5. re uomini liberi e di una riputazione sen
Rl'l'lA , porto dell' iaola d‘ Itaca , che za macchia; i registri , e sotto questo uo
Omero pone ai piedi del monte Nejo. - me interulcvausi tutte le scritture che po
Ortica r. teesero stabilire una causa. Prndotti questi
Runa, detti ,- così chiamavansl per ec titoli , l’ accusatore stabiliva la sua accusa
tagliare loro il mao e acaceianluli d‘ Egitt ai ai chiamavano le parti più grandi e più
I.U , questi uuuiim mutilati si stabilirono Ipazi»te di questa capitale. Noi aappianio
in quel luogo , dove poi sorse la città di da Tacito, di Plinio e da Diane che
Riuncolura , ossia cillit degli uomini dal Augusto, sotto il consolato di Tiberio e
inno troncato. l critici però riguardano di Piume, diviso quella gran città in
qu:al.a tradizione come una favola; e la quattordici parti, alle quali diede il nome
denominazione di Rilincoluni Sembra ap di regionea, nome che , nel proprio signi
pl=cata ad un seno della costa, che può licato , in ica il territorio delle colonie e
vederci nulla carta , ove probab.lrnentc fra dei municipii, nei confini dei quali termi
nò quilche promontorio; imperocchè gli nova la giurisdizione della maghtratura.
Orientali . al pari degli Arabi, chiamano Irt'orii' di Roma dividevanai in molte
in geografia , fa: o rione , IJ|IO , ciò che partiI delle quali alcune erano vuote e le
in italiano chiamui un capo. N:lle vici altre ripiene di fabbriche; le vuote , era
nanze di Rinocolurta gli laraeliti ai nutri no le atrade grandi e piccole , i crocicchii
rono ili quaglie. le piazze pubbliche. Le grandi strade , in
" Rnrmur.uare, rag‘ìaior di mai, lo numero di 3x ; Clailrnav'ruai vine regine o
prartnune dato ad Ercole, qutndo fece militare: , e cominciavano alla colonna do
tagliare il naso agli araldi dflgliol‘mlllenii, rata. D.ill' una all'altra di queste grandi
che 0vat'nna venire , in Pi‘ea‘eiillt Slll , a strade, Nerone fece edificare in linea dirit
domandare ai Tebmi il tributo di centri la un ordine di case egualmente profonde
bovi cui Ergiii i aveva loro impo‘t'l in che chiamò vico: , la quale parola noi pos
una gtvvrra in cui vinti gli area. Ercole siamo tradurre in quella di quartiere; im
Ri/tocolustc aveva una itat.ia in aperta pemccbè Frsll) ci apprende che la parola
campagna vicino a Tebe Rtd.R'iiri,R’ii. vict' significa un unione di edilicii circon
no: , nato, e Kolnut‘in, in itilare. - Apol dati di strade, in modo tale da potervili
lorl I. ‘A , c 13. - Pmw~o. l, g,c. ‘i5. girare tutto all’ interno.
Rrru'rmn . che parsa gli so‘rli , epiteto Qieati vici, fabbricati in linea retta ,
di ‘.llirm~ Etiru. R'at'nor, pelle, terein, erano tagliati da alcune piccole Strade in
far-re. molte parli che ai chiamavano insulao,
' Rlffl'oflt, orta Greco della città di isole. Queste;iaole non erano divise che
T“'-‘Ì"l'l nella slt‘ll'll Grecia in italia ‘. o, delle cave particolari aedes privata: ; im
rame. altri vogliono, di Siracusa; fu il pernctîlìè le belle case, ove dimoravano i
primo che CiÌ‘IÌ,IÙI‘IEISG delle tragicornvtte grandi, chiamavanai dotmu.
due , chiamate dal tuo nome. Rintouie o lit tal modo ai comprendono facilmente
liutflriitfhe , li quali ai chiamti’ano pure tutti questi termini che si incontrauotanto
Ilarutt‘agrdie. Oltfllt) poeta vivente~ sotto spesso negli autori latini. Roma dividevasi
il primi dei Tolomei , cioè verso i tem m rmftt, irloru' in quartieri , i quartieri
pi di Alessandro il grande, avea compo in isole, e le isole in case private e in pn
aio treru~iito di questo tragico‘trnedis, ma lazm. Le opinioni lon0 divise aull’ esteri.
non ce n'è pervenuta nessuna. - ClC. rione del terreno che contenevanoi quat
mi 11lticun li’). r , EÎ~7/rl. 2a. - Al'Ul“'l. tordici rioni,- paroochè ai portano dei dadi
I)ima~r:
Dia! 7. l. 3 -- Gy‘ralrl.
v rie poet. Hlst.. ci sino ai trentatrè mila piedi di circmv
ferenza.
' Rio n Rmmi , promontorio dell' Acaja, Rrrmlo , dopo aver edificato la sua cit
situato all'entrata del golfo di Cirintri , tir sul monte Palatino , settecento cinquan
dirunpettn ad Autirro , citt-t dell' Etolia. trtrè anni prima dell' Era volgare , la di
Le stretto che separava le città di Nlll° vise in tre quartieri, che compmevano tut
patto e di Puma, aveva lo StîH‘0 “0m! ti gli abitanti. Ager Romana: primato di
Sitllii ciu1t di qtettti prom1ntori0 vedenti w’~r-ir in parte: tra. a quo tribus ‘appel
la torn‘n di E-io lo. - i’liu. 4,4 e. a. latac,'l'lrlietttiwn, Ramneruiwn, Luoerum,
-Rioiina(
P1114’. 7 'l‘lii‘.
, c. 2').Chip. ). Cosl Cl‘liil'lì‘t-À dice VIZI"'OIIE.
Il re Serm'n fece un‘ altra divisione in
vinsi al Giappone i Sintoiati m-tigati, quattro quartieri, o rioni, che presero il
che mo-lerarmm la severità della lor netta, nome. dai luoghi iii cui erano situati. Nel
q.iltndu li dottriua del Bl'h’liiilllt comita primi, che chiamo suburbana, rinchiuse
cio a dillbridcrsi , l‘ anno (i). di G. C- , tutti quelli che ahinvano il
monte C-‘lio
e pretesero, per una tal qual riformr, di i: i contorni ; nel !ECO‘I‘l", le Esquilie; il
conciliare insieme queste due sette; ciò terzo, che chiamavasi la collina, compren
che produsse una tenuta che sutsiate an. devai mmti Qiì-‘inale e Vrminale; il
cora presentemmte nel Giappone , ore ai quarto finalmente da se solo rinchiudere
diatinguontl i Sintoisti severi dii Sintoitti nasi tutti e trai quartieri di Romolo; il
miti iifi~ (Ampidaglio, il Foro: e fu chiamato Pa
limiti Di Rom. lifgloiics Ronae.Co latino, dal nome di questo prima monte,
RIP. (2709) l‘ìlP.
la cui Roma era stata edificata. Questa attuata , cot_r volto adeguato a sguardo mi.
diriaione suuistette sino a tempo d'Augu maestoso, n accinge a auonare una culmi
sto, che divise la città in qtlltlordici rioni. la; ciò che si nilica quanto sia IllogtraltrlO
bpatinm urbia, dice Svetonio, in rrgiom‘a ali’ orecchio i? suono delle parole- ripren
quatuordccim diviait. Esso Stabili in Cia aive. Coli la deacrive il l\‘oel. Il Iùpu per
SCUDO di questi quartieri due commessat‘ii, lo contrario la rappresenta qual alurltia di
curatore: viarum , che venivano cangrati età matura , veatita d’abito grave e di co
tutti gli anni, e aaorte il proprio quartie lui‘ tono, che tiene nella destra mano una
re si cleggevauo. lingua con un orclrìo in rima, |Ollìl in
Porravan questi una veate di p0rpot‘i . capo una ghirlanda d’ assenzio, e della
e ciascun d’ cui aveva due littori, che li aletta erba nella siniatra mano La dipinge
precedevrtno nei quartieri dei quali aveva di di matura, perché il riprendere altrui
no 1‘ rntendenza.buggetti ed essi eran pu conviene a persone di molta esperienza,
re gli schiavi commessi agli incend].ll lo ctme anno i Vecchi , le cui parole hanno
ro uflicio consisteva in provvedere alla maggiore autorità. L’ abito grave e dr c0\
polizia del quartiere del quale avevano tu lor rosso significa ealer d’ tropo ripretrder
la, ed a vegliar che i nuovi edilìr] non con gravità e non litri de'tt'rtrrtnr ,acciò
sporgnaero di troppo, e non ai innalzasrre sia di profitto e giorevnle ; unendo che
IO più dell'altezza prescritta. Avevano pu questa operazione ii piyi) due euer segno
re due arrttsratnri per ogni quartiere , i di vero amt re ed atto di carità , secondo
quali li avvenivano dei disordini che suc il precetto : dihge il dio quid volt's. La
cedeasero, e alcune coorli di guardie, per lingua con l’ocrlno t0pra dimostra che,
dissipare le assemblee notturne, e arresta prima di parlare, è d'uopn riflettere ciò
re i vagabondi e i ladri. che si vuol dire ; imperocclt‘e , dice Aula
Questi quattordici quartieri avevano 424 Grllr’o , Sapiens snmanes suo: pmtrmgi
strade, delle quali trent’ una principali, e tal, et examinul prtm in pectore quum
perciò chiamate strade grandi o reali, che pro/hai in ore. L’ aasenzi0 , Cli’cllfl ha
tutte facevano capo alla colonna dorrta, in capo ed in mano , significa che la ri
situata all’ingresso della gran piazza.Quat prensioni , t’olnecrhè sembrino dist;ttSlatt:
tra repertori erano preposti a sopraintende chi le ode, tuttavia sono giovewliquatae
re a ciascuna di queste strade, e a porta do sono ascoltato , t‘tme l’ assenzio il
re ai cittadini gli ordini dei commetsmj quale , sebbene amatissimo al gusto , pure
chiamati curatore: viarum. è salubre per l‘ ammalato che non lo ri
Alessandro Severo crrò altri quattordi tusa. E questo emblrrna , w deve Cledr-IIÌ
ci commeseari, i quali servivano di aases a Pietro Valeriano , era adoperato dagli
sori al prefetto della città. Egizi per indicare una giusta rr rensinne.
" RIPAIO DAI 'rrunrtrrrr‘n( Ironol. ), t.Rrr>rrrazrorra (Icorml. ). ‘1,11: la di
è [i tirato dal Ripa qual uomo che tiene pinge nume una donna Vestita di panni
in irraccio una cicrgnl , la quale ha in eggeri , e trmpai‘enti , in atto di correre
bocca un ramulcello di platano; impcroc con una tromba in mano , avente due
ché la cicogna , spiega il suddetto aurore, grandi ali bianche, sulle cui penne si veg
ha particolare inimicizia con la civetta, la gono degli occhi, delle bocqlreedellerrec
quale le ordisce apeaso insidie e tradimen clrie. A qrreslr emblemi, Codrin agcim ge
ti, procuranrio di trovare i suoi nidi per dei fiori odorosi che cadono dalla sua
corn mperne le uova covandole casa mede veste. _
sima. Ciò antrvedendo la cicogna, si piov 2. - ( Buona E rappresentata in
vede di un ramo di platano, pianta odio aenrhianza di piacevole donna. Snontr la
sa alla civetta, e poneudolo nel nido, coai tromba e tiene nella mano dritta un ra
da lei si. remuuisce, nruscello d'ulivo, simbolo caratteristico
Puuo', Pl‘rojano celebre per la sua gin delle azioni virtuose clr' ella ai liftella di
Slilifl , peri uell’ ultima notte di Troia. - pubblicare. Può dirsi di’ ella sia la Buo
Eneid. 2. 1m Fama. -
" Rrr>oso ( Icmrol. ). Sulle pietre ae 3' - (Cattiva Coelrin l’ esprime per
polcrali dei primi cristiani è rappr‘eaentnt0 mezzo d’ un uomo con ali nere, il quale,
da una colomba . tenente nel becco un ravviluppato nel MIO uranio, 'procura di
ramo d’ ulivo . allusione alla colomba di nascondersi in oscuri nube. Egli non ha
Noè. Winckelmann simboleggia Coll-‘I 53° tr<mba con là,- ma è inseguito bensì di
r'a di un Ercole in riposo, come Si Ittiorfie rrtorle cornetta.
in alcune pietre intagliate, quel riposo t'- 0 ' BlPUbw.lfepudium, l’ azione di rom
succede ai travagli felicemente terminati. pere le aponsalizie, come il divnrzin era
Nelle medaglie antiche vien espresso da quella di rompere il matrimonio: rr/m
un braccio pnfiato sul capo. dium es! cum sprm_ym n sprrnsa (fu-imi
" Itir>urtsroae ( lconol. ). Una vecchia tur; dirmi-(mm vero nbi vi! i’! uror ima
RlS. 071°) BIS.
trimom'o salmuuur. La l'nrmola iL~l rip... VCI'll-l eparlo di fiori con un oeppelletto
dm ere concepita in queni termini condi in test: Plell) di iurin peone. In qncnt'nl
tione tuo non ‘dal’. In tal caso 1' nom | timr fllL'llefl eignifice quel ridere immo
ere condannav- o pegnr il pe,goo che rice dento che n dir del Sumo: Jbultdat in
vuto ave: dalla ‘l0una , ed es=a era con ore slultoru’n. .
dannata a pagare il doppio; un se nì-,q iel ' 3. - ( Binda Gli antiquari dispn
Io, ne questa aver dato motivo al ripudio, uno se ilh:nmi lo conoscetsero; imperoc
non al pagwa ammenla verurn. che nei lfll.tati d'ugricolturl dl Catone, di
Il ripulro, come il divorzio , e‘. per. Vurrone e di Colwnella non n‘ è l'atto
messo li‘: i Greci: Il l'uomo che la don mentiune salta il MIO vero nome di()riza.
na p0tc|u lasciarsi reciprocemente cm e ma li maggior parte dewli lcrittori van n‘
guale f.enlit‘a, per congiun,;eni piscia a ICCUN.lO in ravvuarl: nel Farro , perché la
chi più desideravano. descrizione che di queuta piante ne han
llmcum ( lcnnol. )7 Il risch o divertifica tmwundato gli antichi, eembl'tl combina
dal pericolo, in quanto che Il prinn e ma re cm la moderne del rì.h.Noi ci Iltenie
no‘apparenle dal necond»; per la qual co ma a quest' ultima opinione , e riferiamo
la mi rappresenti che cam nino Sen7.l ben ciò che ne dice Paucwu nelll su: metro
di e con secnrili mvr: un ponte vicino a logia. r: Le l'nzaccie di filo fumo il pruuo
precipitare, o sotto ma con che minn:cin e forse l'unico alimento de‘ llornmi nellà
di cadergli sul capo ' infanzia delle loro monarchia. Verrio Flac
' Rrscus. Presso l Rornmi . era un l'or co, notichruim0 grlmmatico, aveva acrit
zigl'fi, mai: un baule Cop‘l'l0 di pelle. Quel to che seanni
trecento ne nutritono er lo lerupo
, durlme iljf|ual Ipa1.ionon
di
che volta trouai adoperato qm~|to I'IOUJQ
per ll'ldlCll'B un paniere di vinco o di can nnruno pane , e finché ecistettero de’ [lo
m da ripnrvi dei pmnilmi, ed altre volte mani , conservarono il m-murah le monu
per significare una specie d’ armadio IlrÌ nn-nlo di unta prim-tivn
padri lom~chu'ln Pompilio educazione dei
neve ordinnto
tieato nel muto di una casa , che serviw
e nnlmenle a chiudervi delll bienclteria ed duveru onorare gli Dei offrendo loro del
.\ I.fi ell‘etli dmusstiri. riso ; e preecriue di non nll'erirlo che mon
lhswoito,ehe mette fine
ai traurgli. t.l.’l , imperocchè Solamente in quello ruta
Epiteto dl Bacco. Etna e"rjv (rhw ) libe proprio essendo Il nutrimento degli uomi
rare; îil"; (nonne), I:faug io. ni . sarebbe stato indegno della maestà de
' RliO. Rum, il ridere.l Greci lo en gli D:i prelenlnrlo ad cui men puro.
novernrmm fra gli Dei. Sosibi0, grammati u lo questi spirito di legislazione rituale
C0 di Luelemoue, dice che Lzcu'go cou egli istituì delle feste in cui non ere er
ucrò al Riso un simulacro in og Il lnu;po meuo nccuparu d'altra con che di mondare
ove si radunlvln03‘i Spartani, i qnli l’ .. il rito. Queste feste e queste Clfil'lll‘lwl'll‘
noravano come il più amnhile di tutti gli furono Icrnpulourntnte osservate; impe
Dei, e il plù C‘pme ed ald -lcir le pene mccluè a que' tempi , come nvverte Plinio,
della vita, e pflneun’: sempre la ml Il.l i Romani «rana devoti agli Dei , e non
tua accanto a quelle di Venire, delle Gra gnstavann nuovi frutti, lenza ulfrirno loro
zie e degli .4n:ri. le pl'lrll'Lll9, e le seguenti gmerazinni,seb
l Tessali ne celebravano In falli con bere meno zelanti del culto de'Numi ,
tutto la gioia, che perfettamente sei mldic« t-rttavolun non O‘Ibll‘ll'ìl‘l) questi Antico
e cosi giocondt e ti. - sosi’n'ut npul iobtu'tulni. Le lilnzioni e l» nll‘erte pre
Plularc. in. Ly'eurg. - 'ìyrald. flirt D:or. scritte da Nume , al pari di quelle del
Syntagm. l. giorno natalizio d‘ ogni cittadino , furono
Vuol1l che il riso dei fanciulli venisse [me nlennernente IOCO|\dI l‘ antico rito ;
dei Romani reputato di cattivo augurio. e | Nll'lll ebbero 1ernpre le loro offerte di
Gli antichi chiamwano riso .mrdwico un riso , conosciute cotto il n1me di Adorea
rider formato e snrnl.ito del core; riso di Rom , Aimen L1‘61. n
Ajnce, un rider matto, esagerati ; rilo io Rmerra ( Icouol ). Secondo le pittu
nico, un rider luoivo, cl'l'em‘nimto; riso re che ne flnnoi poeti, ei Cill'11llfifl~t e
megarico, un rider fuor di proposito ed lento pnsso , col capo e gli occhi bassi e
oltraggioào. - Zmob. Aut. 1 . c. culle mani congiunte sul petto.
Dingenian. Cent.3, 0.8’) e 88. ’ Rtsronne. Si adopera di qnull paro
" 2. _ ( lcn'ul ). Si dipinga in vario le per esprimere il rifacimento di nlcuno
maniere. Ora è. un giovine ugo , vestito p\rtl d‘ un lntico che ci nono perdute , o
di vari colori in mezzo di un verde 0 [io che non si son‘) mti ritrovate. Gli è CUI.
rito pratoI con in capo non ghirlande di tint‘l dil'iicile il conseguire nelle rrstaura
rose che cominciano ad aprirci; ore Irene zioni lit perfetione dell’ arte, e la verità
in mano un‘ maschera contrall‘nh che VI del costone degli antichi, che si può dire
00nterupllndu; e talvolta è vestito di abito q-mi i.npmlbile il poter rislorare pe:l'et
BIS. (27") BIS. y
temente. Quelta pratica in l'atto cadere in legni colorati, dietro le pittura antiche
errori molti autiquarii , i quali han preso che ai trovano nel gabinetto del cardinale
per antichi delle parti riatorate, oppure Albani. L‘ aulico padrone della statua di
non han giudicato che l0Vtl disegni che Cesare che lrovali al Campidoglio (1'Iflf:
non indicavano con caratteri dlllintl le re fei, stat. antiq. tab t5 ), seguendo 1' in
.vlaumzioui. Il dotto Wlnokclmann più di terpretazioue di un poeta Romano del II
ogni altro ha fatto couoacere gli abbagli in colu paaaato( Concouo d’ Acoad. di \S.
cui tono caduti molti ICril.loni, e credia Luca , un. 1738 ), lia preteso che il filo
mo bene di qui riportarne alcuni dietro la ho collocato nella mano della statua lud
scorta di questo celeberrimo antiquaria detta indicano il deaiu'eno del dittatore di
u Fubretlt , dice il medesimo ( Prr/ll giungere alla suprema autorità; e non ai
zione della storia dell' arte ). ha voluto è avveduto che le due braccia non anno
provare con un blsso-Iilievo del palazzo che restnuraziom' moderne. Spt'nce non
Mattei, rn prelentaute una caccia dell' im avrebbe perduto il mo tempo a «hseertlt’o
peratore ballieno ( Burlolt' ,admirandll nullo acettro di un Giove ( Poi; melis,
aut. ta6. 24 ) , che [in il’ allora si ferra dialog. 6, p.46, not. 3 ; le lvease oner
vann i cavalli all'uso moderno Fubrelli vato che il braccio e moderno , e per con
de column. Trajan. e. , p. 22 . Mont leguenzl anche lo acettro.
_{‘auc. antiq. expl. I. .p. 79) ; e non Coloro che fanno diaegnare gli antichi ,
Il fatto oaaervazione che i piedi del ca dovrebbero far le nare con dei punti le '
vallo , che gli fornisce la li" prova è una parti rifatte. u aaervereruo , prolegue
restaurazione fatta da uno scultore. Winckelmann, che le statue antiche di
u [Hong/‘aurora , veggendo un piego od porfido non hanno nè la testa , Iii: le ma
un blalotw, il quale e moderno, nella ni . nè i piedi dello stesso metallo. Gli
mano di un preteao Castore 0 Polluct antichi staluarii solevanii far di marmo qug.
della Villa Borghese, s‘ immagina che rap< ate eatrennt‘a. Nella galleiia di (Sinai , che
premuti le leggi del siunco nelle corte ora fa parte di qui Ila di Dreada , eravi
dei cavalli (‘ Montfizuc. nnL ezpl. b I , una tenta di Caligola di pmlido; ma
p. 297 ). Secondo lo Meno autore, un questa testa i’ m0dfirua , e copi il: da quel
piego aimile, pur asso moderno, nella ma la del Campidoglio in b-aulto. Nella Vil
no del .Mercurio della Villa Ludoviai UH. la Borgheae rvvi una testa di Vespola'am
senta un'allegoria dil'licile a apicglrli. ri anch'eua moderna. Gli è vero che a Ve
slano, dmertando sulla famosa Agata di S. nezin veggonsi quattro ligure le quali, col
Dionigi, prende la coi-reggia dello scudo locato due a due , ornano l'ingrealo del
del prete» Germanico per articoli di pa palazzo del Doge, e ton fatte d'un lul
ce ( Commmt. flirt [- l , p. 106 ) ceppo di porfido; ma non etto lavoro dei
n IV/iri'g/it (Observ. made in travela tempi poste ‘ori 0 del medio evo.‘ e bito
througlz France etc p. 265 ), riguarda su. credere tlie Girolamo llluggt' abbia
come veramente antico un violino nella lvuto ben poca COSIIÌZÌOUG "lell' aite , per
mano di un Jpnllo della Villa Negroni , aver pl'Cla‘fl che qucale fiGLII'B rappresenti
e cita pur come tale un altro violino, cui no i liberatori d’ Atene : Armadio o Ari
tiene una piccola figura di bronzo conter. .tlogi_lone. n
vela a Firenze e citata anche dalll Jdia (I E d'uopo ourrvare, continua lo stesso
son ( Rema'lrs, p. 24| ). W/tright cre Winclrelmarm (In. dell'Arte li, 6 ), che si
de difendere la nputazione di Ruflhello, trova un'infinità di figure anticamente dan
losteuendo che questo sommo pittore pre nrggtttte o anlicnmente ristnrate. Ma questo
se la lorrna del violino, che dà ad Apol rettaurazioui sono di due apecie, e concerno
lo nel MIO famoon quadro del Panino al no o le mendo del marmo o le mutilazioni
Vaticano , dalla aurtiferita atatuau:he il delle parti. Quanto alle mende della materia,
Bernina non ha restaurata che cento cin vi ci rimediava cou un cemento di marmo
quanti anni dopo Il’qfliaello. Con altrettan pento . col quale ai riempivano i buchi o
la ragione si potrebbe citare un ()Ijfm con le cavità, come ho fatto os<evvare rulla
un violino aovra una nietra incisa ( Maf guancia d'una afioge che ai vede fra gli or
fei Gemme l. ) Nello ateneo mo ulmel‘lti d‘ un altare danneggiato. Questo
do ai è. creduto di vedere aull' nntica.vol altare , che fu Scoperto nel 176; nell'iso
la dipinta del tempio di Bacco vicino a la di Capri nel golfo di Nlpmlt , trovasi
Roma , una piccola figura t-nente anch'eua nel gabinetto del signor Haullilton , nella
un violino ( Ciampiui , wl. monnm. t. 2 ‘tessa città di Napoli.
M6. 2| ) Pietro Santa Bulluli che aveva « La rettnurazi_onc delle parti muiiliite
disegnato questa figura , conobbe poscia il f1cevaui , come ai fa tuttora, col mezzo
ano errore . e acancellò queato violino iu d'un mflb€hl0 che introclncavaai nei buchi
tigliiit0 sulla IDI tavola, come ti può teor praticati nella potzîone danneggiata , e in
gere dalla prova da esso unita g_' suoi di- quella ai aggiungeva pr’r Cutnliiaciil‘0 e rila
Diz. Mii. lo
BIS. (2712) BlS.
nire le parti. Questo maschio inventi flate Campidoglio I'Ì difese lanciando le statue
è di bronzo, ma se ne trova anche di l'er contro gli assnlilori ?
ro , come scorgesi nel famoso Laocoonte , Non tutti i pezzi, commessi nelle st.=tue
nel quale è praticato dtetro la base. Si antiche , sono restuumzùmi , o aggiunte
preferisce però il rame al ferro; imprime. moderne. Fin dat primordj dell' arte si
cliè la sua ruggine non è noccvole àl mar aveva l‘ uso di lavorare separatamente le
mo, mantra snvertli volle succede che il teste, e adattarlo poscia ai tronchi; la
ferro faccia delle macchie , pll'lltulll‘mgn qual cosa chiaramente: si può scorgere nel
te Illfll'tllè n penetra l'umidità Queste le teste di Niobe li delle sue figlie, e
macchie , col tempo , prendono dell'esten nelle due Palladt' della Villa Albani. Le
sinne, ciò che è. evidente nelle ligure mu Cariatidi scoperto non ha guar't in vicinan
tilate dell' Apolio e della Diana di Baia. za di Roma hanno pure le tette commer
Soprattutto nella prima si vede che il fer se; e qualche volta praticavasi la stessa
ro ,<il quale è apparente anche al giorno cosa rispetto alle braccia , e ne sono un
d'oggi , e serviva gi‘a un tropo a tener esempio le due Palludi sopra citate.
ferma la testa, anticamente rrstorata ed RISURREZI‘JIII ( Iconol. Una temmiua
ora perduta, ha fatto ingiallire la metà del nuda che sorte da una tomba e tenendo
petto. Per guarrntirni di questo inconve. una fenice fra le mani, s‘ innalza in
niente si aveva cura di introdurre de: ma arie.
schi di bronzo fino nelle bari delle colon 2. - ( Mir. Mauro. )Una tradizione
ne e dei pilastri, come si può scorgere Musulmana porta che il demonio conside
nelle basi dei pilastri del tempio di Seta rando un giorno il cadavere d'un uouto
pide a Pozzuolo. gittata dal mare sulla spiaggia, il quale
u Nulla I“ più naturale che il dinasti era stato divorato degli uccelli carnivotie
din'c, in qual tempo dell' antichità tutte dai pesci , vide che era questa una bella
queste opere dell' arte sieno stato mntilnte occasione di tendere un’ insidia agli nomi
e ristoro”. Di lutti deve sembrsr molto Di, per rispetto alla risurrezione.‘ rt Impr
Ill'mr0 che ciò sia sueceduto in un tempo rucchè finalmente, egli diceva, come mai
in cui le arti erano in fiore; e pure il co potranno gli uomini capire che le membra
sa e incontestabile. Da una parte è d’ un. di questo cadavere disperse nel ventre di
po credere che questa mutilazione abbia tanti differenti mirtilli , possano riunirsi
da prima avuto luogo in Grecia, sia nella per formare il medesimo corpo nel giorno
guerra degli Arhei contro gli Etolii , in della generale risurrezione. » Dio cono
cui questi due popoli sfogarono la loro scendo il progetto di questo nemico del
rabbia contro i pubblici monumenti , sia genere umano comandi‘) al patriarca Abra'
pur antro nel trasporto di quelli mummie". mo di andare a passeggiare culle rive del
ti a Roma. D'altra parte sua quanti assalti mare. Abramo obbedl. Il demonio non
ebbero a snlliire le opere del!’ arte in Ro mancò di presentarsi a lui coll' aspetto di
ma. Ciò che rende , più d’ ogni altra Co. un uomo confuso , e di proporgli i suoi
sa , molto verosimile che le mutilazioni dubbii sulla risurrezione.» I vostri dubbii
dei monumenti siano avvenute nella slelila non sono ragionevoli rispose Abramo. Lo
Grecia. sono le statue scoperte a Baia; im stovigliajo mette in pezzi un vaso di terra,
perncchè in quei luoghi dove i Romani e lo rifà, quando vuole, colla stessa terra.
avvvaun le il re superbe case di piacere , r‘ Ciò nullameno , secondo il Corano, Dio
l‘ isteria non ci apprende , che dall'epoca disse al patriarca : (l Prendete quattro uc.
drll' introduzione delle arti in ltalia lino colli, fateli in pezzi , portatene le dille
alla loro decadenza , vi simo alati coerci l'€llll parli , auvrs qtuatlr0 monlngoe sepa
lati atti di omtifità. rate; poscia chiatmteli. u Quali quflllt‘0
Le. arti essendo cadute‘, dopo gli Anto uccelli erano una colomba , un galli) , un
nini, in una decadenza totale, egli è pro corvo ed un pavone. Abramo, dup0 ave-li
halnle che più non si pensasse a ripararei fatti in pezzi, ne fece un’ esatta notnrnia,
monumenti danneggiati; e 1' ha luogo a gli stritolb in un mortaio, ne fece un sol
credere che le opere dell' arte, scoperte 0 cumulo , che divise in quattro ptttlioni ,
da Scoptiusi nelle vicinanze di Baja, siano e le portò sulla cima di quattro dill‘crentt
state tr;tspnrhte muti'ale dalla Grecia e montagne; dopo di che , tenendo in ma
poscia ristorate in Italia. Lo stesso potreb no le loro leale che aveva conservate li
hesi dire presso a poco delle produzioni chiamò separatamente col loro nome. Cia
dell' arte IIOHIIC a Roma; ma quivi han» scun d‘ assi ritornò tosto a ricongiungersi
no sollertn ben altri disastri. Di fatti quan alla propria testa , e via sen volò
un non deblwnn essere stati danneggiati Turclti e i Maomettan't riguardano la
gli antichi monumenti dall'innendi0 di Ro fine del mondo e la risurrezione generale,
ma , sotto Nerone , e nel tumulto di come due articoli importantissimi di reli
Vitellia, durante il quale chi trovavasi nel gione e di fede. Secondo alcuni, questa
BIS. (2713) KIT.
riaurreft‘one seri puramente spirituale, va perché si possano trovare più l'aciltmntei
la a dire, l’snima non lini! c e cangiar di e , se l'oste possibile , noi sputererncno
dimora, e abbandonando la sua spoglia cziandio lempre in uno stesso luogo. aa
mortale, ritornerà nel soggiorno, daddove " Rl'llla'l'a am.t'rarm La ritirata dei die
auppnnesi che DIO l‘ avesse tratta per col c| mila di Senofimte è la più celebre che
locarla nel corpo umano; ma ueeta opi si possa ci'are. ‘ se ha fatto l'ammirazio
nione non è la più generale. l%aometlo e ne di tutta l'arnichit‘a , e lino ad ore non
gli Ebrei , prima di lui, per provare la havvene alcuna che possa esser paragonata
possibilità della risurrezione di un corpo alla medeaima.
da lungo tempo disperso e annicltilito in I dieci mila Greci che avevano seguito
certa qual man‘era da una infinità di ri il giovane Ciro in l’ersia, trovavansi , do
voluzioni della materia, hanno supposto un po la} perdita della battaglia e la morte di
primo gerun- incorrultibile del corpo , un quel principe , abbandonati a se stessi, e
principio , per cui due , intorno al quale circondati da tutte le parti da nemici. Clò
e pel cui mezzo tutta la massa del corpo nullameuo la loro ritirata fu condotta e
riprenderi l'antica sua forma. Secondo i diretta con tanto ordine ed intelligenza ,
Giudei , non rimane del corpo che l'osso che a malgrado degli ef0‘li dei Persiani
chiamato luz , che serve di fondamento a per distruggerli, e gli infiniti pericoli a
tutto l'edificio. Secondni Meoruettani , cui l'orooo esposti nel dtflerenti paesi per
non rimane che quello da essi chiamati.) cui dovettero passare , surmontarono tutti
nl-aib , conosciuto dagli anatomici sotto gli ostacoli e ritornarono finalmente in Gre
il nome di coccyz , e situato al di sotto cia. Queata bella rilimtu si lece sotto gli
dell'os aucrum. ordini di Seno/Zante , il qusle , dflpfl la
1Vlit. Pere. l Parsi o Guebri anno di morte di (‘learco e degli altri capi falli
opinioni: che i buoni, dopo aver goduto trucidare dei Persiani , fu scelto per gene
tutte le delizie del paradiso , durante un rale. Si fece nello spazio di otto mesi ,
certo numero di secoli, rientreranno nei durante i quali le truppe fecero Cirttts 6'ao,
loro corpi, e ritorneranno ad EILHÌEÎI! quel leghe in cento ventidue giorni di cammino,
la stessa terre in cni avevano vissuto ; Rrroee , vaso per bevere , in forma di
ma queata terra purificata cd abbellita sarà (Mirto , che si trova spesse volte sui mo
per essi un nuovo paradiso. numenti bacchici.
Illil. Gli abitanti del regno di ' ltrranro. Non v'ba nulla di t=nIo
Ardra , sulla costa Occidentale dell'Afl'rica, arbitrario quanto i ritratti degli antichi ,
credono che gli uccisi in guerra sortano pubblicati da Fulvio Ursino.
dalle loro tombe dopo alcuni gtorni, e Il maggior numero dei ritratti presso
rinrendano una nuova vita. Quella opinio gli antichi erano eae uiii in medaglioni
ne, cui la ragione diaupprova, è una felice nominati clupeat' dei mnani , vale a due
invenzione della politica per annotate il ritratti in lnnnzooin altro metallo,iquali
coraggio dei soldati. mano rotondi, e si dedicavano nei templi.
Il’ltt. Peruv. Gli Amntae , dol'ori e lì La parola clupeuns era distinta da c{ypen5
losoli del Perù, credevano nella risurrezio lo scudo, di cui aveva la forme il ritratto
ne universale , senza però che il loro spi che vi era rappresentato. Egli è per que
rito si eatendeue più in la della vita ani sta cagione che i rilralli degli imperatori
male , per la quale dicevano cui di dover i quali ai afliggeveuo alle insegne militari,
della punta superiore lino alla m=L~ì della
l'isuecitare, e senza attendere ne gloria , nè
supplizj. Avevano una cura itraordloarii! asta , erano di tal sorta di Ictttli. E certo
di mettere in luogo di sicurezza le unghie nullameno che nalclxe volta si è usato
e i capelli, e di naeconderli nelle fessute indrfl'erenleruente una e l‘ altra parola ,
e nei buchi delle mursghe; e se per av per indicare un ritratto in medaglione.
ventura , i capelli e le unghie coll'andar Noi abhiamo alcuni ritrnllt in piedi, ili
del tempo cadevano in terra . un Indiano re , di principi, di generali Illlltlll; ma
accorgendosetn, non mancava di prender non era riservato che alla follia di Nerone
li e di rineerrarli di nuovo. 1: Sapete voi, il farai dipingere in piedi aur una tale di
rispondono i Peruvianu acoloro che gli in centoventi piedi di altezza. Plinio ce lo
terrogano su questa singolarità, « che noi apprende ( L 30, e. 7 ) ,- ecco le sue
dobbiamo rivivere in ueatn mondn, e che espressioni: Et nostra: eduli: in.mniam
le anime sorliranno da le tombe con tutto e: piclura non omt'ttnm ; Nero Pri’w‘7"
ciò che avranno del loro corpo ? Per im jusreral eolotseum se pingi CXX, pedana
pedi" adunque che i nostri corpi non sia in linte0 , incognitum ad hoc rempur.
no in pena nel cercare le proprie unghie Questo fatto estremamente singolare ed
ti i capelli ( imperncchè nel giorno dellaunico nella storia, ha l'ornttn a Caylur lil
risurrezione vi sarà gran calce e ran tu cune riflessioni troppo curiose per passarlv
multo ), noi procnriatuo di teneri uniti, sotto silenaio.
HIV. (2714) BOB.
e: Primieramente , dio’ eg'i ; questo fatto coronata di rose , le cui spine indicano le
.ci indica i grandi mezzi di esecuzione che acuto punture della gelosia. La catena di
li artisti di que' tempi potevanomvere. oro , che ofli'e in atto grazioso, significa
ha quel colosso è stato bene eseguito, ed che i doni servono spesse volte di potente
erasi come si vuol dire, d’ eflètlu , del soccorso. Ai piedi le si veggono due mun
che non si può quasi dubitare , ( poiché toni che cozzano fra di loro.
Nerone l'csp0se alla vista di tutto Il po Rrvrrruzsza , Dea Romana, ligliuola del
polo ) , si deve riguardare quest'opera l'0nore e della Maestà. - Quid. Fast.
non solo come il capo-lavoro della pittura, RIZIUM , nome dato dagli antichi ad una
ma come una cosa che pochi dei nostri specie particolare di radice rossa che si
moderni sarebbero stati capaci d‘ imma i traeva dalla Siria , e di cui le donne Gre
nare e di eseguire.Michelangiolo l'avre - che si servivano per imbellettarbi il vis 1.
be osato , e il Coraggio t‘ avrebbe dipinta Plinio che ne fa menzione più volte , la
imperocchè nessuno ha veduto la pittura in chiama in latino radi: lunario; ed è ca
grande quanto quest' ultimo. Le figure co dato in un grande abbaglio, avendo cori
lossali della cupola di Parma , eh‘ egli ha fuso il rizium di Siria collo strul/u'um dei
tentato il primo , ne sono una prova. Greci. Egli è molto veristmile che il
fuor di dubbio che una aimil opera di pil rizium fosse una specie di ancusa, une/rasa
tura non sia più difficile di tutte le cose radice rubra , che cresceva in abbondanza
di scultura,- imperocchè in quest‘ ultimo in tutta la Siria, e che era molto propria
genere ogni parte conduce necessariamente a fare il color rosso che le donne greche
alle proporzioni di quello che la seguono. si applicsvano sulle guancre.
D’ altronde la scultura porta le ombre con “' ROBIGALII , feste inatir.uite da .Nu
sè, e nella pittura è d'uopo collocarlo, e ma , nell' undecimo anno del suo regno a
per cosi dire , crearla successivamente; è e che i Romani celebravano in onore del
necessario infine d’ aver una così immensa DIO Robigua, per pregarlo d’ impedire che
macchina tutta nella tenta , e che non ne la golpe guastassc le biade. Queste feste
sorta, per le proporzioni ed i caratteri non celcbravansi il settimo giorno prima dehe
solo, ma per l’ accordo e l’efl'dto. Or Calende di maggio , vale a dire , d’ aprile
dunque lo spirito deve agire molto più in) eroccbè gli e n quest'epoca che la co
per un quadro di un'estensione tanto pro stellazione maligna tramonta, e la rnbigine
digiosa, che per qualunque colosso si possa e la golpe rl-nneggiano le biade che Sono
fare in iscultura. sulla terra. Si offrivano al Dio in sacrifi
a Questa immensa produzione dell' arte zio una pecora ed un cane con del vino
fu esposta nei giardini di Mario , circo e dell' incenso.
ntanza che non deve cangisr nulla alle no “' Ronco o Ronco , Dio della canapa‘
stre idee _, imperoccbi: non prova che que gna e dell' agricoltura presso gli antichi
Gli spazi risct'vati fossero in Roma più Romani. Invocevaai per preservare le bisdc
estesi di quello che noi crediamo. Il ter dalla rubigioe e dalla golpe, robign o ru- .
non essendo tanto caro., e le case tanto diga, da cui prese il nome. Aveva a Roma
vicine le une alle altre , la distanza neces un tempio con un bosco, nel quinto rione
saria pel punto di vista di questo uadro della città , e un altro tempio sulla via M)
non era molto grande. La regola ‘la più mentana, fuori di porla Capcna.
semplice del punto di vista dà una distan I Rodii iuvncawno A 0110 contro la rug
za eguale all’ altezza ; aggiungiamotti due gine e la golpe delle gisele , e davano e
tese , percbè. l’ occhio possa abbracciare questo Dio il nome di Erilibio , formato
ancor meglio 1’ oggetto , e non avremo , d" 'sgwan'fin, parola che significa la golpe
mai più di ventidue tese; ciò che non è delle biade.
molto considerevole, se si pensa che i Roana (la Forza), figlia di Pallade e
giardini di Ìllario erano pubblici, e se si dello Stige.
suppone, con un’ apparenza di ragione , " Roana, luogo nelle prigioni di Ronl.'l ,
che si sarà scelto il terreno il più spazioso.» da dove ai prrciplllwm0 qualche volta i
Questo lavoro sorprendente. ma ridicolo delinquenti. Robur in carcere dicilur 1':
per se stesso , fu consumato dal fulmine , [nella qeo proem'pitatur male/ienmm ge
come se l'impresa fosse stata troppo teme una, qumi ante arei: robusta’: includeba
rariu per la pittura. Plinio riferisce nuda zur.- Frst.
meute questo l'atto come se fosse di tutta Altri per questa parola intendono una
la semplicità , pure non puoui riguardare specie di carcere, nella quale si rinchiude
che come un’ operazione dell'arte vers vsno i mnll'attori, carichi di ferri, evi pe
mente maravigliosn. riano o di fame, o strangolati. La stessa
Rrruau. - V. Lrsm. che descrive Sallustio, sotto il nome di
Rtuuu' ( Iconol. ) . Vico personifi Tullianum. nel suo libro della guerra di
cata per una donna galantemente vestita e Catilina. Est in camere locus quod Tul
ROD. (2715) ROD.
lianum op ellalur, ubi paullulum arisoen al rigore del eterno, nè all’ ardore 'dell' e
deris ad uevum, circ’ìtrr duodeciln pedi-s alale, sport-a di ameni boschi, e: di pere"
humi depresuu. Eum muniunt uudique ni fontane irrignta, era così fertile quando
parietes, ntque in.mprr curmra lapidei: fu coltivata dai Greci, che la favola dice
_/òmicións juncta , ud inuulta tenebra: , va esser ella stata ba nata da una pioggia
odore _/òeda , atque terribili: rjns _/21 d'01'0. il bel cielo i Rodi accreditato
me: est. aveva la tradizione, che Apollo isleast) l'a
Hocart. un Anni , figlio d’Adamo. vesse diueppellita dalle onde; e non pae
( Mii. Oriznl.). Secondo la tradizione , aasae giorno in che egli non ai compiano
era Il fratello cadetto di Seth, e possede ae di visitarla. .
va _le scienze le più occulte. Surkhrage, Ella portò aucceuiv»tuente IllVrl‘fii nomi.
sento o {gigante ponente che comandava Ofiua‘a, Astoria, Aetria, Trtnacria, Pec
in tutta ’ estensione del monte Caf, pre aa, Atabria, Macria, Oleua, Telckinia ,
go S_'tb di mandare a lui Rocail , prrcllè Pelasgiu, e finalmente Rodi. intorno alla
Io_a|utasae a gowrttflrt: i suoi alati. lo tal origine di quest'ultimo, Rhorlua, che tut
gli!“ Rocail diventò il vuir‘ di Surkln’age tana le rimane, diaconi: sono le opnunmi.
nella montagna di fini‘, dove dopo aver 30 Vuole: che provenga dalla parola greca
vernalo molti anni 0 secoli, e conoacendo, che a-gnilica Roaa , o perché quivi abbon
o per relazione divina , o per li principj dmm sono i rosai, o perché , gettando le
delle scienze occulte, che a’avvicinava il fondamenta di Lindo, trovoaai aotterra un
tempo della sua morte, volle esternare la bullone di rosa di mmc, o perché Apollo
propria memoria con un‘ opera mar-avi istesso cbiamolla Rhodo: in memoria di
glrosa. Di fatti, l'eco fabbricare un palazzo una Ninfa da lui amata,- ma gravi scrittori;
e un sepolcro magnifico, in cui vedevaai conto BO0Ìwrl, pi’eferllc0uo di credere, che
un gran numero di statue diddl‘erenti me quando i primi Fenicj approdarono in que
talli, fatte con arte taliunanica, le quali, ata isola, trovaudola plt‘nl diurpentr,l'ap
per mezzo di molle segrete, facevano tut pell*rono Gezirat Rari, ovvero l’ isola dei
lo mo che può fare uomo vivente. - Bi serpenti; la qual voce di Rod , cambiata
bl. Urient. dai Greci in Rhodos, suggerì poscia l’ idea
Rocca. - V.CouoccnrA. delle rose. Omèro, il quale dice che gli
Rocco Ancansac, o ROCOIJB Ancaoosac, abitanti di Rodi erano compartiti in tre
la cavalcata del vecchio senza barba divieioni, certamente. vuole alludere alle
(‘Mm Persa). feata che gli antichi Per tre citt'a Lindo, Jelisso o Jali.rso e. Carni
anni celebravano alla fine dell'inverno, o ro, ch' ci nomina in seguito , e che Ero
nella quale un vecchio calvo e senza peli, doto pretende fondate dalle Danmdi l'ug
montato aur un asino, e tenendo in una senti d‘ Argo dopo l‘ ucciaione dei loro
mano un corvo, correva per la città e per sposi. Probe ilmente l’ iaola di Rodi fu da
le Puzza, permettendo con una bacchetta principio abitata da genti Asiatiche; in
tutti quelli che incontrava.Queste masche seguito da colonie Doriche, partite da qual
rall_ rapproaentl" l'inverno. Bibl. che porto del Peloponneso, la potenza del.
Orlent. le quali ci accrebbe col loro Commercio _
' Rubano, fiume della Gallia Narbone di modo che è più che ‘erosrmrle cheI al
se, ha sorgente nelle Alpi Retiche, Ippiedi tempo d'0mero, l’ isola di Rodi C0ttleuel
del monte Adfll8, ossidi S Gottardo, ove se soltanto le tre città mentovate. in quan.
Ilìlta_vano i Lepontini, preaenterncnte Gri to a quella che porta il nome dell'isola
gl°m, e mette foce nel Mediterraneo prev isteesa, è certo essere alata edificata alcuni
so a Marsiglia. Ovidio ne fa menzione , aecoli dopo.
annovrrandolo nei fiumi che aeccarono pel Lindo era situata sulla costa Orientale,
[mo di Folonte e in celebre per un tempio di iliinervn.
i. Robe, Ninfa, secondo alcuni autori ; Siccome attribnivasi la fondazione di que.
madre di Feloute. sto tempio a Danno, fuggito d'Egitto ove
2.- Figlia clfll' indovino Mupso. aveva l'egnalu , cosi parimente gli venne
" Rom, isola celehratissima nel Merli attribuita la fondazione della città; e for
lerrflneo, vicino alle coste: di Caria , nel ae ciò avvenne difatti. Dicesi che in quel
lf A_era Minore. Tutti gli antichi gareggia tempio, ogni tre anni, si celebrava una fe
no in lodarla. Pindaro la chiama filllll sta (secondo Lattanzio dedicata ad Ercn'
di mera e apusa d’ Apollo. Orazio, L" le; ma più verosimilmente alla Dea tito
aano e [Marziale le danno il titolo di la lare del tempio), la quale nominava in
musa, d‘ illustre. Virgilio vanta il di lei imprecazioni; e che il rito ai aarebbe cre
vino,- Catullo, la nobile origine ; Cicero duto contaminato, e necessario sarebbe sta
ne e Qnuilili'ano entol'lliano l’ eloquenza to ricominciarlo da capo, se vi i‘--s>e stata
de'auot abitanti e la auperiorità loro in ronunziata una sola parola di benevo
lutto lo arti.Queata isola non soggetta nè orna.
ROD. (2716) IÌOD.
Camt'm era posta sulla costa occidenta be le mani aveva un braccio di giro , ed
le, e Jiili'sso sulla costa settentrionale. ogni dito era più grosso di molte statue.
SI dell’una come dell' altra nulla può dir Dicesi che in una mano portava un fanale,
si di particolare , aeuuoncbè formarono , che si accendes nell' interno. Fra i capitali
con la prima, tte repubbliche separate e che in esso si apesero, devonsi annoverare
indipendenti l’ una dall' altra , e furono itrecento talenti , prodotti dalla vendita
posiia abbandonate dalla maggior parte delle macchine che Demetrio Poli‘orcelc a
de‘ l0i0 alutanti, i quali andarono a stabi veva inutilmente impiegato, un anno intero
liisi nella nuova cittir che prese il nome per prender la città. Sessanta due anni
dell’ isola. dopo quest'epoca un terremoto lo ro
Queat'ultima fu edificata ai tempi della vesciò , e da tal disastro iRodii presero
guerra Peloponnesiaca. Ne fu architetto il occasione di spedire in Egitto , in Siiia ,
famoso Ippodumo di Mileto, quell' istesao in Macedonia, e perfino nella Bitinia euel
che gli Ateniesi avevano impiegato a fah Ponte, a raccontare la sol'li-na sciagura e
bricate il porto il’ Atene. Era essa dispo ad implorare soccorsi per ripararla. Furono
sta in f0iina d’ anfiteatro e circondata di questi, ai dice , cinque volte più Conside
mura: vi si vedevano Iargliissme strade , revoli del danno; ma, invece di rialzareil
magnifici edifizii, vaste piazze, e boschi colosso , linsero che I’ oracolo di Delfo lo
consacrati a diverse Deita. ro il vietasae , e fecero altr' uso del danaro
Non eravi, al dir di ó'trabmie, città al otteuuto.Ccsl questa grande statua rimase
cuna che la superasse, in bellezza non so rovesciata sul suolo ottocento uovantaquat.
lo, ma in savie leggi eziandio. Il tempio tro anni , fiucbè Illoaviat, uno de’ primi
del Sole, chiamato Elmn dai Dorici, pas calili , la vendette ad un ricco Ebreo che
suva per uno de’ iii belli di tutta l'anti ne ritrasss 720,000 libbre di rame , di cui
clutà: quello di fiocco, di cui parla Stru caricò novecento cammelli.
Iwne ( il uale dice che illodii davano a Secondo Diodoro, I’ isola di Rodi fu da
quel Dio nome di Thyonidos,vuce cor principio abitata dai Telchitii , popoli ori
rotta di Dioni.iios usata daglialti'iGreci), giuarj di Creta, che vi si stabilirono e vi
ornato era da grandissimo numero di qua inventarouo l‘ uso del bronzo e del ferro,
dri dipinti dal famoso Protogene. Altri di cui fecero , dice la favola , una falce a
y autori hanno data gran lode ai tempi di Saturno. Peritisaitni rom’ erano in astro
Iside, ili Diana, ecc., ecc. Oltre le rie logia , pt‘tvidero che l‘ isola loro do.
chezze, che la devozione di molte città veva esser coperta dall' acqua , e I‘ ali
avea quivi versate come Omaggi religiosi, bsndonsrono. Gli Eliaci , ossia discen
Plinio asserisce esservi state più di tre denti del Sole, vi si stabilirono. dopo che
mila statue di squisito lavoro; e un altro questo Dio la puigò del limo che deposto
autore , Aristide, aggiunge essersi quivi vi avevano le acque del diluvio. Furono
vedute più statue e quadri preziosi che in questii fondatori della tra città già da
tiitte quante le città della Grecia tolte iu noi nominate : Lindo , Canino e Jnliuo;
sierue. Interessante cosa sarebbe di cono sebbene altri pretendono essere stato fon
ticerue la cagione, la quale forse di ende' data da Tlepolemo, il quale costretto a
va dallo spirito del governo,- ma gli isto fuggire dalla patria per avere ucciso Lici
l'iCi sfortunatamente non ce ne istruirono. muio ersti in Rudi‘ ricoverato. Gli Eliaci
Percliè mai non furono conservati i ritrat erano eccellenti in multa scienze, dirnudoc
ti di Menandro, re di Caria, e di Enea, cliè , durante il loro regno , Rodi era sa
tiglio di Nettuno, dipinti da Apelle! lita in molto faina e in molta prosperità ;
Quanto la de loral'tlll la perdita di quelli per la qual cosa dovrebbe dirai che isuoi
di Perseo, i Ercole e di Telea n , di abitatori avessero preceduto tutti gli altri
pinti da Zenit‘, tanto encomiati da l'ini'o! popoli nello studio delle scienze , a la ri
Ma il monumento di Rodi , il più ge putazione degli Egizi , che si vogliono
neralmente conosciuto , si è il famoso co maestri di tutte le genti , sarebbe usutpa
losso eretto ali‘ entrata del porto, e collo ta; ma questo racconto di Diodoro è cosi
eato in modo che ambo {i piedi poggian favoloso, che non si può prestarg‘i lede
no sovra i due scogli che ne dilendevano Dopo gli Eliaci , (costretti ad abhfnd0
I’ ingresso , ed erano distanti l‘ uno dallo nar l’ isola , perché uno di loro, chiama
altro cima cinquanta piedi.Ecco l'idea che di lo Tungele, era stato ucciso dai suoi fra
lui ne dii Plinio : Di tutte le suddette opere telli, avvenimento e_he sembra seguito do
che meritano di essere vedute, nessuna dee po la guerra di Tr0]a,) i Dnrici si resero
preferirei al colosso di Rodi fatto da Care padroni di Rodi. Tutti questi diversi Oc
le di Lindo , discepolo di Lisippo. Egli cupatori dell’ isola . essendovi giunti per
aveva settanta cubiti d’ altezza ( vale a di mare, dovettaro necessariamente conoscere
re i05 piedi parigini), ed era rutto di ra I’ importanza della navigazione; e portaro
ma e internamente vuoto. Il pollice 6' am no queat' arte tant’ oltre , da rendersi_per
BOD. (2717) R0l). ‘
lungo tempo padroni di tutto il Mediterra messo a morte, le non avessero avuto ri
neo. Si è molto encomiats la savieua del’ guardo ella glorie scqtriststasr nei ginnchi
le leggi dei Rodii in tutto ciò che risguar delle Grecia. La stesse cosa si racconta di
da la marina; ma disgraziatamente non ci su. sorella Fertnicc , la quale essendo sta
rimane alcuno dei tenti autori che ne scris ta riconosciuta per donna a: ginoclti Olim
sero. Fa meraviglia la moltitudine dei gran pici , dopo la vittoria l'ipnrttrr da son li
di uomini che Rodi produsse, quando si glio, sarebbe stata condannata ad esser pre
legge il trattato di Mcursio sopra questa cipitata da una rupe , se non avesse otte
isola. nuto favore in riguardo della gloria di suo
Dei primi re di Rodi nulla di certo può p; dre, de‘ suor frsttlli e di suo tiglio.
dirsi. Un Tlepolemo, probabilmente que Dopo Dnrìrn , umbra che in Rodi na
gli che vuolsi fondatore delle tre stnrtl'e lcelse pualcltts rivoluzione; imperocrbè
vite città , accompagnò Agamennone nel trovasi ra' suoi re una dinastia di Are-le
la guerra di Trn’a, e lasciò il governo pindt'; ma questa pure non duri‘) , ed una
tra le mani di due. Gli autori nfln son d‘ altra rivoluzione cambiò Il re-me un repub
accordo lulll sorte di questo principe, poi blica. Durante questo governo i Rntlii acqui
che gli uni raccontano che rimne ucciso stsrono somme gloria , si rendettero poten
sotto le morti di Troia per mano di Sorpr tissimi in mare, e innderonn lontane colo
done; altri che ritornò carico delle spoglie pie: le principali sono : Rodi sulla costa
della città nemica. Pausania parla di un orientale delle Spugne, e Pnrlcnope in
principe chiamato Doriro, che si suppo. ltalia.
ne essere stato re , poiclrè suo gglia lo fu Ma questo stato ebbe le iVt’fltrtrfl degli
in seguito. Questi area nome allagele. eltri stati di Grecia , cioè di essere in pre
Avendogli l'oracolo Ordlnnh'dl sposare la da a due lozioni, conseguenza necessarie
ligli.i del migliore fra i Greci , prese per della loro costituzione politica; imperoccliè
moglie la terza figlia di Art'rlonsene il la repubblica Il divideva in due parti , in
Messenia. Ebbe per figlio Diagnrn, cosi nobili e in popolari. Dopo evrr‘e nella guer
commendevnle per le sue virtù , che mer ra del Peloponneso preso parte alternativa
ti) di dare il suo nome ad una dinastia di mente per gli Ateniesi e per Lacedemoni ,
principi, che regnsrono poscia, e si t‘liin. prompper0 in aperta discordie. Il popolo
mnrono Dingoridî. Tutti non Sono conoscin. si dir: isrò per Lncademone , ove il gover
ti. Lerzia fa menzione tll Euogorn , me no era monarchico. Quest' ultime fazione
non riferisce alcune particolarità del suo prevalso, e in Rodi ci itsl)ill l‘ Irittlocre
regno. zut. ,
Cimbalo viaggit‘) nrll'l‘Îgitto, vi in!» gnò Sill‘ettn condotte dispisrqne agli Atenie
la filosofia, e, dopo il suo ritorno, ai acqui si , i quali trll‘ettarono nel loro procedere
atò tanta riputszfinne di slpienza che in an e nei oro trattati di tener Rodt e parec
noverslo fra i sette Savi della Grecis. Al chie altre isole in una soggezione qua
la una morte, non avendo figli maschi, Ii scrvile; portarono tento oltre questo abuso
lasciò la corona ed Eraslùle, uno dei di. di potenze, che l’ anno 365prima dell' Era
scendeuti di Diagora. Questo principe , e volgare. scoppiò contro di essi la famosa
pureccbi de’lnoi successori sono conosciuti. guerra degli alleati. Capi di questa lega
Diagora ll era contemporaneo di Pin erano Rodi, Con, Chio a BIZ-IJIIZÎO. Le
(laro , il quale ne celcbrr‘t le lodi, qmmtlo guerra non lorll vttnlnggiose sgli Ateniesi:
fu vincitore ai gittflcbi Olim ici , lslmici, furono essi costretti di fsr la pace, e di
l\ernci, Argivi. Ebbe tre figli, che furono riconoscere l’ indipendenza delle città col
vincitori in Olimpia nella stessa epoca. legate.
Quando ebbero essi ricevute le corone , poco tempo dopo cercando i Rodisni di
corsero al padre che era presente , gliele vendicarsi di Illau.tolo, re diC'til, Cl"! in
p»sero in capo, e lo portarono in l.linhf0 Rodi lvea messo guarnigione, il popolo e
attraverso delle moltitudine. Egli moti di i nobili riuniti si arflJllt’out) contro la CI
gioia Iellt: loro braccia. Dorr'eo, uno dei ritt , ove allora regnava la celebre ArIrmr'.
suoi figli , si lui snccedctte. Egli è citato , sia. Esse , per un astuzia giustificata forse
piuttosto come- un grande atleta, che co del diritto di guerre, rinsc‘t a far abbando
mr un gran re. Fu tre volte vincitore si IIII'C ai Rndii le loro navi per rendersi in
ginoclti Olimpici, otto volte egli lstmici, folle ad Alicarnasso; e mentre uccideva
sette volte si Nemel, el una volta ai Pitti. perle di loro , e parte ne tenea riginnie
Fu scncciato dal trono, ciò che potrebbe ri, le sua flotta s' imp-droniva quella
provl"e di’ ci ponesse più mente alla sua di Rodi, fecea vela versols città.ri poneva
ripulhzione d‘ atlete che al bene del go |t morte i primari fra i cittadini, ad erige
verno. Fu tnttsvie rielriemsto, e prese per va in meno a Rodi un trofeo di questa
tilo pei Lacedemnni contro gli Ateniesi. vittoria. Sillìnto stato di debolrun e di
Lo fecero questi prigioniero e lo svrebbero umiliazione fu di breve durata: sia che la
, R()Il (2718) RI)D.
forum-a arringa di Demosterte’per la liber Ma la aliml che I Rodii ai erano acqui
tir Ile‘ Radium‘ abbia eomrnuaao gli Atenie alata valle Muto ,che d'ogni_marte venne
ai a segno di aoccorrerli , Il" che venendo ro loro spediti viveri, materiali o danaro in
a morire la regina Artemisia, le loru: io al gran copia , che si può dire aver eaai
le dei Rodii abbiano baatato a ip€’Llare i ricevuto assai più che non nveauo perduto. _
lor ferri , in breve tempo ricuperarono la Si collegarono p0acia con Altalo , re di
llltt’\llt. Pergamo, contro Filippo, re di Macedonia
Allorchè Aleasnndro ai l'em- dichiarar aopra cui riportarono molli vantaggi. Al.
generalissimo dei Greci, I Rudiani ai mo leatiai coi ‘Romani , li aecondarono con
strarono molto aollecili a eqznire le me in molto zelo nella guerra che avevano con
segue ea riconoscere la sua flulorllà. Dicesi tro Antioco , re di Sino; courhattel0no
che questo principe aveva in tema confide perfino glmiosamente contro un’ armata
t‘illiuue il loro attaccamento, che aveva navale comandata dal famoso Annibale; e
deposto nelle mani dei Rodii una copia del ai acquirtarono in aonnna tanta lode preaso i
nu.. teatamenro. Dopo In una morte al ri» Romani che inflnirono nella loru condotta
bellarono , o iuttoato riacquivtarono la politica e li perauaeero a metter ordine
loro libertà. A .r.randro gli aveva trattati nelle cose dell' Aiia, in maniera da coo
come alleati; non volevano eaaerlo come server‘ ql.ltlll tranquillita.
audditi. L‘ influenza dei Rodii ai (1'. fatta aentir
Essi osacrvarnno un stretta neutralità fra egualmente nella guerra dei Romani con
i generali di Alessandro, che, cnll' armi trn Perseo , e di qzw_at'ultitn0 era alata in
alla mano, si dividevano l' impero di lui. ogni III-Itil0 l'icercala. E benai vero che non
Antigono non avendo potuto coatrinserli aetnpre i Rulllunl furono contenti della
a dichiararai in tuo favore contro Tolomeo condotta de’ Rodir; ma un avvenimento
re d’ Egitto, apedì contr’ essi ano figlio importantiaaimo rtriuae vie maggiormente i
Demetrio , il quale pe’ anni talenli milita nodi de’ due popoli. L'anno 88 prima del
ri meritoui il nome di Poliorcvle, e ai I'Era volgare , Milridatc aaaetliò Rodi ;
presentò innanzi alla città con ooo navi di ma dovette ritirarai.
guerra, 170 di lraaporlo, e ci ca 4000 no In seguito, quando i Romani furono di
mini di sbarco: mille barche parlavano i vini fra 10|0 , e che il prrllln di (usare lo
viveri e le macchine di guerra. riconosciuto diverao da quello di Cassio ,
Il coraggio e l‘ amore della patria trion gli alleati di Roma dovettero necessario.
farono del numero e della forza. Si fece mente leguire le fazioni, e i Rodii abbrac
ro sortire dalla città tutte le perenne mu cinono quella di Cesare; per la qual en
tili, si aaaicurarouo delle -nsioni a quelle un furono battuti e indegniinientc trattati da
famiglie che perdeaaero mila guerra quelle Corsia. Nulla di meno , dopo la morte di
persone ne fosaero il sostegno. In seguito lui, Marco Antonio reatllui loro gluanti
ai difeeero con tanto valore e con nn'atlié chi privilegi, donò loru parecchie iwle, colle
vit‘a ramo incurante, che dopo aver con» quali si dipnrtarono essi cosi male , che
r,iderevolmente HCEIX'IIIO il numero delle furono obbligati di rimetterlfl in libertà
truppe di Demetrio, abhruciato la maggior Sotto i primi imperatori , Rodi ebbe
parte delle aue macchine , e tesa inutile ancora qualche splendore: Compresa porci:
quella che, Sullo il nome di Elrpolo, sor da Vespasiano fra le provincie Romane ,
paarnva tutte le altre in grandezza e in e ridotta a pagare un annuo lribul0, da ‘al
effetti, finalmente ottennero I. parte a con l0ra in poi la sua storia non fu più interes
dizioni vnntaggimiasime. Lo ateneo Deme aante.Ella seguì la sorte dell'0nenteall’arrivo
lri'o , io se no dell' alta lllfl~H che ave: del degli Arabi. Ciò che poscia avvenne di
valore da’ ndii , fra’ loro dono di tutte lei non appmiene alla storia antica , e qui
quelli: macchine che aveva «adoperate contro termineremo un articolo l’orae un po'tr0p.
di essi. po dill'usa; ma pure intereaaantiasimo per
Appena i Rodii si furono rimessi dai dan gli atuclinai drll' antichità.
ni di questo assedio, che aveva sparso la " ‘A. - ( Iconol.). Sulle medaglie il
lOI'-i gloria per_ tutto il Mediterraneo , ai simbolo di Rodi siè, da una parte la te
diedero più che mari al conlmercio,erliven sia del Sole, dall'altra una non , o , Co
tar0uo il popolo il più potente della Grecia. ma altri vogliono , un balauatium , apecie
Una guerra sopraggiunta contro i Bisan di melagrano. Se quel fiore è una roaaI fa
lini , ferrr dirigere per qualche tempo le cilmente se ne scorge I’ allusione col nome
forze dei Rodii verso quelle parti: essa di 3041’, che in greco blgnilica rom: se
terminò felice-Dente. Il terribile terremoto egli è un balaustium , giova sapere che gli
Che rovcsciò il coloeao , e la ‘maggior par antichi ae ne servivano per la tintura di
" "li-gli edilizi~ pubblici e particolari , porpora , e il gran commercio che i Rodii,
iucceau: poco tempo dopo la rncuziunata facevano delle stoffe di questo colore, Spie
guerra. ga il perché abbiano cui nelle loru meda
ROD. ('17‘9) BOB.
glie. scolpito il Imluttslt'um. Vi sono poi de città cui diedero il nome. Apollo oidinò
gli altri lil0legi i quali dicono, che quello loro di sacrificare a Minerva prima che il
liore sia invece quello del cislio , piante tutte le altre Deità : ne furono ricompen
da citi causi il ladunum. sati con una pioggitt d’ oro , vele l dire
lo qualche altre nwdaglil vedeeei pure con molte ricchezze , e con somma abili
una Vittorie che cetnmìna , ein qualche tà nelle arti. Alcuni citano qui Elio inve
altra l‘ acroflolt'um. - Vcdi Acttos‘t‘omo ce d‘ Apollinr, - V. Rom.
nel Volume di Supplt'mento. 3. - Piccola regione del Peloponne
I. Bonn , una delle Ocecnidi , amata da so consacrlll a MICIODC , figlio 6' Escu
Apollo , diede il tuo nome lll'iaole di Ro lapio.
Rotmcnoo , color di ram , epiteto d‘ A
di. - Hesiod.
' 2. - Una delle figlie di Danno. - polline. - Antolog.
Rononrnno , che ha dita di rose , epi-‘
Jpollodoro.
Rouxcnsr , Deità degli antichi Germani telo dell’ Aurora in Omero. l‘.tiut, f)JOYI
che portava sul petto una testa di bue,sul rose Jaurw7tor, dita.
capo un’ aquila, ed una picca nella mano " Ronwovru., figlia di Fronte ,re dei
niniitrl. Probabilmente è la stesue che l‘2rti, maritttttt con Demetrio Nicarmro
Radegast. ' re di Siril, già prima ammogliato CUu
' RODIo (il dirà/o) ,jus Rhodium.Co. Cleopatra , la di cui W‘ndeltl ecoppib in
al cliumacì il Codice delle leggi dell' iso. modo così tremendo. d’ u0p0 leggerne
la di Rodi intorno ai neul'ragit e egli altri il raeconto'in A piano Alessnndrino.Cleo
avvenimenti fottuiti delle nnvignzioun. Er pntra , per ven icarsi di essere stata ab
sendo queste leggi fondate eull'equitì ,l'u bandonata per Rorlcguna , cominciò dallo
rum) nel Mediterraneo genflllt'uenle osser lposlte Antioco, fratello di suo marito, il
wle~ Roma rie riconobbe lÎ autorità , poi quale morse guerra a Fraate, e, da lui
cbè vedevi che iii tempi di Giulio Cesare vinto , di propria mano si uccine. Ella te
e di Augtutu, i Biiiret:oneulti Serut'o, O. le innumerevoli insidie e Demetrio , il
filt'o , Labe'oue o Snóino, le adottarono qunle voleva ricuperare i suoi stati , e lo
ne‘ rasi islesci , specialmente rapporto ull' fece pet‘ire. Ave: da questo due figli, Se
articolo del gitture delle mercanzia culle Ieuco e.l Antioco, il primo dei quali el
c-nte, de jactu mercium. E noto egualmente la uccise quando cominciava l regnare, sia
che gli imperltlori, Claudio, Vespasiano , perchè [emesse che macchinine di vendica
Trajanu, Adriano ed Antonino confer re la morte del padre , si: perché ambiue
Iu-irono la meduimn legge de‘ Rodii , ed di Conservare a se stessa la corona. Il ae
Ol'dinarono doverui decidere , a norma di condo urebbe anch’ esco rimonta vittima
queste , quelsiVrglia tuo del commercio di ci crudel d0nnn , se , acCortoei della di
marittimo. Ci It‘lh un frammento greto lei perfidia , non l‘ arene costretta a be
intitolato : narrationn de legumi Rhadifl vere il veleno e lui prflr‘nnttn. Teli trage
rum confirmatione , che trovasi nel secon die rendevano centovent' anni circa prime
do volume dnll' Ju; groecmRnmanu'fl dell' Era volgare.
di Freher, impresso in Heidelbers nel " I.RODOPI , moglie d’ Euro, re di
'59». Treeia, era così sttpurlm della sua bellezza
" l. llono o Ronns , figli! di Nettuno e del tuo rango, che volle penare per un.
e di Venere , e ‘ecmulo alcuni Smliasli , Dm, e ricevere gli finOti divini sotto il
di Anfilrile, Ninfa (lt’ll' isola di Rodi, la nome di Giunone. GÌOl/c, irritato delle In!
cui favola il trova in pinduro, ed Intan incolenze , la cangiò nella montegm di
le di Apolline. Forse è la stessa che Ra. Trncil, col di lei nome rhiamatm-Ùvid.
dia . di cui perle Esiodo. Qunnd0 gli Dei Met. 1.6. U 87.- V.Eno.
M divisore fra loro la tuta , Apollo , che a. - Figlia del fiume Strimoue, cui
allora trnvnvasi assente, non ebbe rane al Nettuno rese madre del gigante Atos.
(‘Ulld nelle divisioni. Ritornato nell' Oliitl. " 3. - Celebre cmtigumn Greca, ori
P0 , Se ne richiamò a Giove e (‘I‘Illrtlìt‘lflsll ginaritt di Tracin, che c'acqnisli'i immensi
l'isola di Rodi,dat lui vedute nel fondo del ricchezze, dopo essere stnta schiava, uni
m“'°i l’ Ì60lfl sorse , e complt'sn sulle su. temente ad Esopo, di Jurlmone . uno dei
prrliCic dell' onde , divenne eua Pl'i‘pllellì. più liccbi abitanti dell' i-ola di Samo.l)u
Qtdvi fece Rodo madre di utte figli dote rame In sua schiavitù , dice Erminio, fu
II di grandissimo sapete, cui Diodoro chip condotta in Egitto da _Xanlo. Sniarns.re di
ma, Eliadt'. e lllì lnrni nomi d'Oc/u'mo , Mililene , f’atellt' di Sa 21, e‘lendrs ne
('frcn n , Marcar!!! , Artide , Tenagrn, invagbito, la I""’SRtlò e le diede la libetta'i.
Triopante e Caudalo. ll primogenito di Esca ne apprl littò per l",rr la Cfl'ligiuufl a
Ttesti figli divenne padre di Camiro. '1 Neucrate. rittli d‘ Egitto. Eifirl'ld0 bellissi
iso e. Lindo, i quali divisern fra lm0il ma , in breve epariu di leml‘0, nmmituò'
pnterun retaggio, e {andarono nell'isola Ire delle somme comiderevoli. Volendo lascin«
I)iz . Mii. 31 t
FOE. <27fl0) R0“.
re nella Grecia un monumento che l.. fu fieramente mlegnniu , le rinchiuse in una
rene conoscere dalle posterità. impifgi) la causa , e la fece gittare nel mare. La cas
decima parte dei suoi averi per far l-bbri su fu urtato dalle onde sulle rive dcll' im
c..re degli scliidioni di ferro. Clic COMICIÌI le! di Belo, e collo madre ne fu tratto un
nel tempio di Dello. Quegli scliidioni ern figlio , a cui un diede il nome di Auio .
no lauto massicci che vi si potevano arro per alludere: ciò che per esso «revl sol‘
sxire gli lnlcl‘l buoi. Nessuno prima di lei ftìll'ì. Rnjo depo<e suo fighe sull' allora
eraai immaginato di pr:srnlare una simile il’ Apollo, |congiurando il Nume ad aver
(ill‘urtfl ad Apollo. Eliano narra che un ne cura , se lo riconosceva per liglin. Il
giorno, mentre Rodnpe ore nel bagno ele Dio I‘ nccolae, lo fece nllevu.e, e lo innu
sue donne ne cuslodivano le veelimenln, se nella Cliviouzionc.-Diod. Sic. l. 5.
un‘ lquiln piombi) sul‘ una delle sue Icar Tzrtzes ad Lycuphron. v. 570. - V.
pe, la rapi, ed avendola portata Ii Menli Enfl‘rn , PARTBIÙA.
nel luogu dove Il re P.rummrlico anleva Romeo 0 Reno, Enea , da lieto, citi‘:
amminialnrl‘ la giustizia, la lìiSi‘lò cadere della Trolde.
allllt.‘ giuunhia del principe. Prammetim, ' RIGA, nome (lit! alcuni aulori del Bus
aggiunge quello arorico, colpito dalla di 00 Impero (laufl0 alla paga dei sulJati:Cmn
licalczzn delll scarpa, dall'eleganza del qua vcnissenl Arabe: secumlufn consue
lavoro, e dall' azione del volalile , ordinò ladine: acclpturi roga.r suo! ( Hm. mi
che per tutto l'Egillo si am‘luue in tuo. crlla.).
eia della donna a cui la‘scnrpn appartene ‘ Ri GA'I'IO, nome che si dava I qualsi:u
va.Qumdo iii fu Ircvalp, fu cumloila a ii l'gge , pcnhè era di diritto del pupolo
Menli, e il re la sposò. Non sapremmn co “Uliano che i l'ungielrnh non puleusrro
me 00K‘ciliflre qucsio racconto con quello it;ibilire alcuna legge che col suo consenso.
di Erodoto, il quale dice che Rodnpe ri L‘ approvazione l'ucrvrsi CODOSCC\C con un
vera sotto il re no di Amasi, il quale non polizzinn, sul quale erano scritte le due let
salì sul trono c e quarantamila anni dopo lere: U. R. , uti rogna’.
la morte di Psammrlico, a m-no che un" ’ llncA'l'on Lecrs, quegli che proponeva
si supponga col Prri:,onio , o che Eliano una legge. _
sin-i ingaum‘lo sul mm» del re , 0 Cl"2 \i ' Rocnon n SCENA. Muratori ( 660 .
siano state due cnrligiane c«l no‘rll JIRH‘ 3) ha raccolto un’ iscrizione nella quale si
dnpe. -Ìlerndol. l. 2_.c. 134:- SIHII). l. l';‘. leggono ueale parole. Ficoroni nel suo
- Aflu‘n. Dip.nus.L 13, c ’] -- Han. lnltalt) e personis sczn‘nicis asnerirce che
Van Hrst.L 13, c. 33. - Plm.l 36, e. m. indic'no un servente di teatro, iuclrit‘ulo
- Pen'zzm. apud /Elinn. (oc. cil. di prendere 1 prestito dei differenti citta
‘ - Monte delle Traci. , che , se lllnl il gran numero di tuniclne, di mantel
condo Ovidio, ricevette il nome delle mo li 0 di ughe, necessari per veslire ln ruol
glie di Emo , re di questa contrnda. Ser liludine degli attori Rwunui. Omzio ( I,
vio dice , che Orfeo solevn cnnture per] lo epist.6, o. 40) dice che Lucullo, «scudo
più su questa montagna e sul monte lsma stato pregalo di preitn'e cento clamidi per
l"1. Dopo il monte Emo , il Rodope una rappresentazione greca, linee di stu
era il più alle ili tutti quelli di Tra pini, e rispose che avrebbe esaminato se
cia. Le lllenadi , dice Pompom'o Mela , le evase, e pochi m0meuli dopo ne man
vi C€lebrltih0 i mifil.eri di Bacco. dò 5000. . . Chlamrdrs Lucullus, ut Hjhnl,
Stra/r l. 7. - Pomp. Mela l. a , e 2 -Si pane! ccntum scarna praebere, ro
- Senec. in fiera. ()et. v. ‘538. - Sil. gulur -Qui pmsum tot, ail, lumen al
hai. 1. 2, v. 73. - Seru. ad I/i’3. qlmrmnl, al qunl,‘ halrl‘hO,-IÌIÌIIGIIL Post
E21. 6, v. 30. - Lactant. ad 6?. zii puulo srrilzil sil'n‘ millm quinque - Esse
Thrb~ l. ‘2, v. 81 e ad [15. 5, U 153. dmni chlumyvlurn.
- Erutath. ad Diony‘r. I.ROMA, 'I'ra-iani che venuta in llalia
'Perirg. v.
298. cnu Enea iplll-l.) L2l.in", da cui cl>he due
Rooorm Covone, Prugne , moglie di figli, Remo e Romolo, i quali labbricnm
Tereo, re di Trucia. nu una cillà elle chinmmouo Roma, dal
Roimveo , Oil'eo , dalla Traci: , Ove è il nome della m»dre. ln n‘ng mmlo raccon
monte Rmlnpe. lau la (ulìllhll'fl‘lt’ di Roma. - V’ ROIIULO
lino-firmo , dalla gamba di mm. epi_ “ ai -Cuià il‘ llalia, enpitnl« dell'im
tetn dell‘ Aurora , nel poemi di Quinto pero Romano, pnslil lul fiume Teveie~ Gli
Calabro. Etim. e"gJpy, rom; g'o'yfql. antichi non sono d’ accordo sulla vera on
gamba. gine del suo nome, m‘rsu quella del suo
Rosa 0 Rom , figli: di Svafilo e di Gli primo l'nmlnlnre. La comune opinione si è,
mtemi e nipote di Marte per perle di pa che fu erlilic:itiu (la Romolo ml monte~ Pa
dm. Fu Imllk da Apollo , e rimase incin latino, l‘ anno del mondo 323:, 753 Inni
la; la qual cosa uputa da mio padre , e prima di G,C., il terzo anno della una
l
ROM. (2721) ROM.
Olimpiade, 431 anni doll’)ell.l'atere.
-Flor.l. r, e.
ola ruins di L‘Troia.
i,c.
Il Fabricio, il Cestio, il Palatino, ed il
‘l. Sublir:iuI cosi chiamato perchè fallo di le
o.-- UÌOIIJ'S. Hulic.l. t, a. - Aluz‘lor. de suo, che fu poscia fil-[tu in pietre, e
7’r'r. Illust. c. 2.-Plul.in Romul. Pliu. prese il nome di Emilio.
l. 8, c. 17,- l. x4, c. n; I. 15, e. 18. Le vie Romane che facevano capo alle
Solt'rt. c. t.--Uroa. l. 2,c.5. porte di Roma erano, al Nord-Ovest, la
Una de.crizioue circostanziata di q’rcela vil Trionlale _; al Nord, la via Claudia,
città ci farebbe sortire dai limiti che il ge dalla quale a qualche distanza ai formava
nere dell' opera richiede; prucureremo no la via Casata, la via Flammmia, e il
quindi di rettringerci, in modo però di via Salaria ’ al Nord-Est, la via Nomem
non ammettere quelle cose che sono le piu tana; all’ Ést, la via Tiburtina, dalla qua
necessarie all' intelligenza degli autori. le diramavano la via Valeria, la via Pt'ttle
Roma fondata da principio sovra una o Mina e la via Lahicaua; al Sud-Est, la via
due montagne, otto ne comprese dappoi Latina, dalla quale forru:rvasi la Tttscrtlann;
nel suo recinto. Fu divisa da Augusto in al Sud, 1' Ardeatina e l’ Ostiense; al Su]
quattordici quarlieri o rioni ,- aveva otto Ovest, la l‘ortuense; ali‘ ()vtst, 1' Aurelia
ponti, quindici porte ; riceveva l‘ acqua per e la Cornelia.‘
mezzo di venti acquedotti; e poteva far « Roma, dice Straborre ( l. 5 p. 35;),
passare le sue armate da un capo all'altro situata sul Tevere, e stata fahhncnta B pi:
dell' Italia, per mezzo di un gran numero riprese. I suoi fondatori lurouo guidati più
di strade pubbliche, fra le quali quindici dilla necessità che dalla scelta. I primi rin
che aortivano dalle porte di Roma, e la. chiusero di mura il Ca it‘.lino, il Palatino
cevan capo nell' interno della città ad una e il Quirinale; Anso lîlarzio vi aggrume
colonna chiamata millinm aureurn, daddo il monte Celio e il monte Aventino; Sew
ve si cominciavano a contare le distanze. via, l’ Esquilioo e il Virninale. La conti
Questa colonna era situata nel {oro 0 pub nua fatica e la perseveranza dei Romani
blica piana. hanno vinto tutte le difficoltà cui presenta
l colli di Roma erano, nel centro, il va in gran numero la situazione naturale
monte Capitolina e il monte Pfllflllto; al del paese , e ne hanno fatto una superba
Nord il monte Quirinale; al Nord-Est il cut‘a , in cui si trovano riuniti tutti i beni,
monte Vimioale; all' Est il monte Esqni e tutti i comodi della vita. Facil cosa è il
lino e il monte Celio; al Sud, il monte fahhricarvi e il r-eataurarvi gli edilizi Ill
Aventino; sll’ Ovest, al di là del Tevere, strutti dalle rivoluzioni e dagli incendii;
il monte Gianicolo. imperoccl'i'e a poca distanza vi sono delle
I quartieri erano: 1.’ quello della porta care e delle foreste , dalle quali l'acr'mem
Ca ma, al Sud-Est; 2.“ quello del monte te ti poaton trupot'tare i minerali a Roma.
C‘ in, ove dimm-avano le cortigiana; 3.“ A tutto ciò che i Greci hanno eseguito per
uello d‘ Iside e di Serapide. sul monte la bellezza n la sicurezza delle città e dei
‘squilino; /;.° quello della Via Sacra, fra ponti, i Romani hanno aggiunto la costru
i monti Capitolina, Palatino, Esquilino e zione di grandi strade , di acquedotti e di
Vtrninale; 5." I’ Eequilino, sul colle di cloache; opere magnifiche e che non sono
questo n‘ me, 6.’ quello il’ Alta Semita, proprio che di loro. Il campo di Marte,
che conteneva il monte Quirinale e tutto che ‘e il luogo di tutti gli esercizi , è de
quello spazio che lo divide dal Vimioale; gno di ammirazione; vicino ad esso havvi
7.“ quello della Via Lsta, all'0veat del un altro campo circondato di portici, di
precedente; 8.‘’ il forum 0 piazza ubbli boschi sacri, di tre teatri, ed un anfitea
ca; 9.“ il campo di Marte, o mpu.t tro, e di templi superbi. l Romani, che
Martina, che stendevasi ira il 7.’ quartiere riguardano questo luogo come sacro, vi
ed il Tevere al Nord»0vest; 10.“ quello hanno collocato i monumenti dei loro cit
del monte Palatino, sul colle di questo no tadini i più distinti e i in illustri deilo
me; Il." quello del gran circo, lra inton uno e dell' altro sesso. Il più ragguarde
ti Palatiuo e Aventino ; m." quello della vole e quello che rinchiude le ceneri di
fontana pubblica, al Sud del secondo e Augusto, dei tuoi parenti ed anche dei
dell' undecimo quartiere; 13.’ quello del suoi più intimi amicr.Tanto l’ interno che
monte Aventino, che si estendeva fine al I’ esteriore servono a renderla una crtt'a
la porta Capena; 14° quello al di là -‘ilel magnifica. »
Tevere, in cui furono allo girati gli Ebrei, Plinio dice che Roma, in tempo della
e comprendeva il monte ianicolo. morte di Romolo, non aveva che tra por
I ponti che comuuicavano coll'esteriore te. I due Vespusianr' . imperatori e cen
della città, ossia col quartiere del Gianisfiri l‘ anno di Roma 826 , rinchiuserù le
colo, erano in numero di otto; cioè il sue muraglia: in un recinto di tredicirrrila
Milvio; l'Alio; il Trionfale;il nte rot dugento passi ; comprendeva Slllv colli, di
tu in seguito chiamato eziandio urcliano, videvasi in quattordici quartieri,che riuclri»
ROM. (2722) ROM.
durano 265 crocevii, sotto la protezione de ultimo principe essendo stato discnceiato
gli Dei Lari; e misuusnt‘lo dal centro del fo l'anno .icg, prima di Cv. C. , i Romani
ro sino a ciascuna delle sue porte, che sono stabilirono il governo Repubblicano sulle
in numero di 3'; ( ma che conveniva ridur ruine della monarchia. Questa rivoluzione
re a dodici , perché. le altre erano 0 pie. diede ed essi un nuovo carattere. A pena
cole o abbandouaie come porte ), si conta furono liberi, si diedero in preda al ospi
vano 30765 passi. Misiirando poi, (parten ritodi partito. L'amore dell'indipendenza
do sempre della colonna milliaria, ‘no al li resa ingiusti ed mgriiti. Il console Col
le ultime case, compresi i campi preto latt'no, che erasi intieramente consacrato
riaui e le case lontane dalle strade, si alla loro causa, fu bandito per la sola r»
contavano più di 70 miglia. gi.,ne che era dellì famiglia di Tarquinio;
Se si aggiunge a questa sorprendente e Valerio fu obbligato, per dissipare i lo.
estensione I’ altezza degli edificir, facilmen ro sospetti, di far abbattere la sua casa ,
te si scorgerà che non ernvi in tutto l‘uni la cui magnificenza e bellezza sembrava
verso, e non avvi cittii che potesse esser insultare l’ e uaglianza.l Romani trionfato
paragonata a Roma. All' _Uri:nie era cbru un di tutti gli sforzi fatti da Porsenua
sa dall' argine di Tarquinio il superbo,ed altri stati vicini, per iistabilire Tarqui
opera de ma della maggiore ammirazione; nio sul trono. Il governo consolare era il
imperocc è quel principe fece innalzare più adatto a portare la nuova repubblica
quegli immensi lavori all’ altezza delle alla grandezza. Due uomini incaricati pel
mura, nel lungo in cui la città restava corso di un anno dell’lrntninislt‘sziorre del
maggiormente allo scoperto al di fuori, lo stato, e della condotta delle armate, do
dal lato della pianura ; quantunque losse vevano necessariamente procursie, in così
stata difesa in origine o da alte e forti breve spazio di tempo, di segnalarli con
mura, e da montagna scosceso. Ma insen qualche grande azione, affine di non rien
sibilrnente le Case hanno occupato nu0 apa trare senza gloria nella vita privata. Non
zio maggiore, e una stessa città ne in con ostante i consoli non furono sempre felici
tenute molte. nelle loro imprese , e quantunque fossero
Onde popolare la sua cillis , Romolo, scelti fra i cap-tani i più spuimentati e
ofl‘r'i un asilo ai vagabondi, ai debil.rti valorosi, non r-itornarono sempre ai l0l'0
impossibilitati ti pagare, ai delinquenti che focolari coronati dalla vittoria. Una istitu
abbandonavano la loro patria per sottrarsi zione che contribuì non poco alla prospe
al rigore delle leggi. Per tal guisa si vide rità di Roma, si e. la legge che ordinava
bentosto alla testa di un popolo numeroso di fare il censo dei cittadini ogni Cinque
che copri di case i monti Palatino, Ca anni. EHI d'uopo che un popolo, che tut
pitolina, Aventino, Celio e Quirinale. ti poneva la sua esistenza nella guerra,»
Appena potevlsi dire che Roma esistesse , pesse ad ogni evento qual numero di un’
che Romolo oct:upossi delle cure del suo mini potesse mettere in armi , afline di
governo. Dopo aver fatto con felire suc pioporzionare le imprese a’ suoi mezzi. Se
cesso la guerra ai popoli vicini, applicossi tutti gli storici non fossero d’ accordo su
a sottomettere al giogo delle leggi quella questo punto, si avrebbe diflicoltà a crede
ordn di barbari. Li divise in varie classi re che un popolo sempre armato potesse
ioapiiò loro 1' amore del pubblico bene, rinchiudere nel suo seno una popolazione
e diresse tutte le loro idee a!l' ingrandi tanto numerosa. Roma, che sotto il regno
mento dello stato. 1 successori di questo di Romolo poteva a stento mettere in pie
rincipe sforzaronsi avicends ad estendere di I"! mila fonti e lrecenlo cavalieri, sot
I limiti del loro territorio , senza però tra io Augusto aveva circa quattro milioni di
scurire l‘ amministrazione interna dello abitanti, sia nelle sue mura , sia nei suoi
nato. Uno regoli: il culto e le cerimonie dintorni. Questa città , dopo aver fiorito
religiose ; un altro creò la disciplina mi centoventi anui sotto il governo consolare,
litare, e diede gloria ai servizi delle armi; fu improvvisamente ass.mu~| da un’ armata
un terzo abbelli la città , la fnrlilicò, e di Galli, che la ros’tsciarono quasi intiera
circondolla di forti mnraglie. Pel corso mente. Andò debitricc della sua salvezza
di dugento quarantaquattro anni , i Roma ad un cittadino che aveva condannato al
ni obbedirono a sette re, che si anccedeb l' eaiglio. Questo avvenimento, che fece di:
tero nell‘ ordine seguente: Romolo comin l'8. a Camillo il soprannome di secondo
ciò a regnare l'anpo 753 prima di G. C. fondatore di ROM,‘f0I‘BH una delle più
Dopo un interregno d‘ un anno, Numa belle epoche della storia dei Romani. La
ascese in trono l‘ anno 7x5; Tullo Osti città, ridotta in cenere dai Galli,sorse dal
li‘o , l’ anno 672 ; Ance Marzio , l‘ au le sue ruine sovra un piano più regolare;
un 640 ; Tarquinio Prisco, l‘ anno 616 ; le strade furono ampliate; pralazli langui
‘Serui'o Tullio , l‘ anoo 578 ; Tarqui lici, comode case, sontuosi templi suben
"io il superbo , l‘ anno 53‘. Quss:o tramato alle ulse capanne elsa avevano
RONL ruyad) non.
unito d‘ abitazione a Romolo e a'suoi la maschera della libertà, non elrhtro aluo
;ncceawtì~ l Romani, appena lutouo libe ar:opo che di aoltometterc la loro patria.
ri dal timore che loro irrspruvano i barba Augusto portò a compimento ciò che Ce
ri delle Gallie, rivolsero le loro anni non .mre aveva cominciato i e in un vero le ,
tra i popoli vicini che ricuaavuno di sotto tutto il titolo mutlealo d'imprratore. Ro
nretlersi al loro giogo. bpregtrrnno una un ma, ridotta in iaclriavitu , perdè ogni spi
bile fierezza nella guerra contro Puro ci rito di llb€t‘lh. 1 primi mi eraturi vissero
Tarantini; e se dapprima combattevano per nell'inrioleuza e nella mal ezza ; più non
l’ indipendenza e per la libertà , d’ allora comparvero alla testa delle armate, ac
in poi non pugnarono che per la gloria. coutentandtîrsi di far la guerra col meno
Quella guerra in per essi lit sorgente di dei loro generali , e la più parte peri di
molti vantaggi ; il loro nome fu conosciu veleno o per mano dr un assassino. L'im
to e rilpetluto in Sicilia, in Grecia ed in pero fu messo soverrti volte all' incanto; e
Allrica, e si perfrliouarono nell' arte del dopo essere stato governato pressoché qual.
campeggirtre e nella tattica militare. “con trucento anni da una numerosa aerie di
quieto dell'Italia che fu bentosto portato principi, all'atto differenti tra loro di costo
al suo termine, i: riguardato cime l‘ Idolr rur, di talenti e di carattere, in finalmen
scenza di Roma. Dopo quetto avvenimen te drviso in due alati particolari. Costan
to, essa provassi sovru un nuovo elemen trnopoli fu la capitale dell’ lllì||fl'l di
lo, e formò progetti di impreae più lauta. Oriente , e Roma quella dell'impero di
ne ed ardite.l.r- sue lunghe e sangrrinnae Occidente , finché Odoacre obbligo Augu
guerra contro Cartagine, poco mauri) non .rlnlo , ultimo de li imperatori d'Occidente,
la condncessero all'ultima rovina; ma mi’. ad abdicare, e piu non rimasero che il nome
ti vittoriosa anche da quella lul.lra,attqtllllò e le antiche e venerare memorie diRonra.
un vasto territorio e l’ impero del mare.‘ ( Iconol. ) Gli antrclri non contenti di
Non molto dopo aggiunse a‘ auoi dominit personilicare le loro città. e di dipingerlt:
‘a Macedonia e molte provincie dell’ Asia. sotto umana figura. attribuivano ad esrt:
Ma i conqutuli dei Romani non debbono anche gli omaggi Divini. l"ra quelle che
farci dimenticare l'interno loro regime. sono state in tal guru onorate, non hav
Tutto era guerra, la loro assemblee del vene alcuna il cui culto sia stato tanto
campo di Marte erano vere armate. Tri g;ande ed eileao. quanto quello della Dea
0nl'anti al di fuori, erano straziati intermi onta. Le ai innaluvano dei templi, le
mente dalle lazioni, e tanto era l'odio che si erigevano degli altari, in Roma non so
i poveri cittadini avevano contro i ricchi, lo, ma in tutte le altre ciltà dell’ rmprro,
che non poteva farlo cessare l’ avvicinarsi a Nicia , in Efeso, a Alabanda . a Melat
di un formidabile nemico. l patrizj erano a0 , a Pola d'Istria. A Roma erzrrrvi molti
veri tiranni, e il popolo era geloao della templi , in cui il culto di questa Dea era
propria lrhert'a , e i più grandi tttmnlti tanto celebre, quanto quello di alcurr'eltra
nacquero dal conflitto delle reciproche lo Divinitiu- Ordinariamento dipingevrtsi al
ro pretese, La repubblica non gode. di tutto airnigliante a Minerva, Isaisl sur una
qualche lt’lnqttilhth, fuorché allorquando i rupe , avente ai piedi de’ trofei, la testa
plebei ebbero dei tribuur per difendersi , coperta d'un elmoI e una picca in mano.
e poterono Ibpitnt'e alle maggiori dignit'a , Alcune volte , in luogo d'una picca , so
e allearsi, col matrimonio, alle famiglie le stiene una vittoria, simbolo ben convenien
più illustri. Roma fece allora la guerra te di quella città che aveva vinto tutti i
conmaggior vigore, e cortsolidh la sua p0 popoli della terra conosciuta. Roma vitto
tenza ; ma cittadini ambiziosi disputrrs’0mi riosrt, è espressa , sur una medaglia di
berrroato l’autnrrti. La città la il teatro Gal/1a , da un’ amar.zonc ritta _in piedi ,
delle più orribili prr-scrizioui .‘ Mario e col prede destro prernrrote un gl’lb0, teneri.
Silla I’ lnumlrrrnno di sangue. Nei primi do nella mano sinistra uno scettro, e Ctrl‘
tempi i Romani erano tmrperanti , mo la destra un ramo d’ alloro. Roma felice ,
derati , coraggiosi; la ripntazione, che si sur una medaglia di .-'Verva , è armata da
erano acquistati di un’ incorrotta giustizia, capo a piedi, tiene nella sinistra un timo
era tanto stabilita, che i re conlidarono ne , simbolo del governo che esercitava
ad cui la cura di dividere i loro domi sull'universo , e porta colla destra un ra
nii fra i loro figli ; ma in progreaao , al m0 tl' alloro. Le figure della Dea Roma
lorchè furono scelti per arbitri dai mo spesse volte erano accompagnate dir altri
narchi, più non conartltar0no che il lo tipi. Tale era la storia di Rea Silvia. la
l'0 proprio intere.” , giudicando sempre. nascita di Romolo e di Remo ,, la loro
contro colui la cui potenza maggior esposizione tulle rive del Tevere, il pasto‘
mente gli adornbrava. cotto Cesare e re Fnls.îlnlu che li rrtrlrl , lalupa che gli
Pompeo , Roma fu in preda al furore allattò il lnpercale o la grotta, nel.a qua
della guerra civili; questi due_ uomini, sotto le la tipa in presa cura.
ROM. (‘2724) ROM.
Rama qualche volta . bencl’t‘e di rado, e crilizio olferto da Tito ( Monumenti ine
rappresentata torrita come Cibele. Tale si di“, num. 178 ); come pure in un bus.
vede sullo medaglie delle famiglie Calpur sn-rtlievo del Campidoglio rappresentante
m'u e Caru'm'a, e su quelle di alcune citt'a Mara’ Aurelio, cui ella commette un
Greche ed Asiatiche. Roma ora ha dei globo.
tuonl0ni e una capra ai piedi , come per In una medaglia di Probe Roma, ‘e rap
esprimere- , dice Mon{faueon , che la sua presentata sovra un piedistallo in un terra.
origine deriva da un uomo allevato da'pa pio sostenuto da sei colonne. Arvi la leg
stori, o per indicare la sicurezza che go genda .- Romae aeler. -
devasi sotto il suo dominio; VI‘! è seduta Una statua del Museo Pio-Clementine,
Illl' un ammasso di anni ammonticchiate seduta sovra una corazza , posa la sinistra
spoglie delle viole nazioni. Una pittura mano sulla spada; nella destra aveva for
antica del palazzo Burberini , rappresenta se una vittoria , ora le s' è data la lancia,
Roma seduta sovra un trono , con un el arnese proprio d'una guerriera e che die
mo a pennaccbio , avente sovra ciascuna de a suoi ctttadini il nome di Qumti. Quan
spalla un genio alato. Nella mano destra tunque sedente come conviene ad una città
tiene: una scettro , -: nella sinistra una e ad una regina, mostra pure steli’ atteggia
Vittoria portante una bandiera , Culi’ mento svelto e vivace la prontezza del!‘ ani
iscrizione : S. P. R. A’ suoi lian mo hellicuso, e si ravvisa, come l'appello la
clii , sulla stessa sedia , vedersi un uomo poetessa Erinna , per figlia di [Varie
nudo seduto sovra un cigno, o papero che In tal guisa si e rime ii clitavissiino
sia , forse in memoria di quelli che salva sig. Ennio Quirino Î)i'scunli nelle illustra
rono il Campidoglio. Uno scudo ovale le zioni che da di questa statua , la quale ci
sta da un lato. Due altre medaglie delle sembra sia stata intagliata al rovescio nel
famiglie Aurelia !! Cornelia , t'appr«aentl« Museo Pio‘ Clementine edito per cura del
no la testa di Roma con un elmo ricurvo Tipoqral'o Bettoni, d‘ onde è tolta, impe
a guisa del ftigio berretto; forse per indi roc:hè ci presenta la mano destra appog
care l‘ origine di Roma , fondata , secon giata alla spada, e la sinistra tenente la
do la comune opinione , da genti discese vittoria.
dai Troiani. a La citt‘a di Smirne in Jonis fu la
Le medaglie di Massenzio , rappresenta stima, dice Echkel. che rese gli Onori
un Roma eterna , seduta sovra insegne mi tvìni a Roma. la un'assemblea dei deputa
litari , armata d‘ un elmo , tenendo con ti di molte città d’ Asia, quelli di Smirne
una mano lo scettro, e r:nll' altra un glo vantaroosi , in presenza di Tiberio , d'es
bo Ciro presenta all’ imperatore coronato sere stati i primi a dedicare un tempio al
d‘ alloro, come al signore , al protettore la città di Roma in una stagione in cui la
dell'universo , con questa iscrizione : Cora potenza di Roma, quantunque già consi
aerualort' urbis aeternae. derevole, non era però giunta all‘ apogeo
Le medaglie di Vespasiano ti fanno ve della sua gloria; imperocchì: susaisteva an
det'e Roma coll’elino in testa , seduta sui cora Cartagine , e l'Asia contava ancora\
sette cnlli , tenendo uno scettro ed avente nel suo seno dei re possenti. Alcuni anni
a‘ anni piedi il Tevere , sotto la figura di dopo , Alnbanda , città della Caria , eres
un vegliardo. se un tempio, o institui degli annui gino
Una pietra intagliata , antica , della col cl1i in onore di Roma divinizzata. A poco
lezione del gabinetto Francese , ci rappre a poco questo esempio fu seguito da altre
senta il genio di Roma sotto la figura di città; testimonio ne sono le infinite meda
un giovane assiso sulla sedia currnle posta glie cuniate nelle dillerenli città dell'Asia,
innanzi ali’ altare di Marte. Da una mano cull' iscrizione: ®EA P_QMH.
tiene il cornucopia ricolmo d‘ ‘ogni aiuta n Tutta volta , prosegue il citato auto
di beni e di ricchezze, e coll'altra una re, io non trovo alcun passo di antico
statua della Vittoria , in atto di oll‘rirla al scrittore , alcun pubblico monumento, col
Dio della uerra , come all'autore della quale si posso provare che in tempo della
fortuna di ama. Con tale offerta , questa repubblica 0 dell' alto impero , Roma sia
città riconosce dover essa l’ ingrandimento stata onorata come Dea nella stessa città
della sua potenza e del suo impero ai trion di Roma. Per la verità vedesi la su» figu
li strepitosi delle vittoriosa sue armi L’ al ra simbolica col nome di Roma, sovra le
legoria di questo monumento votivoèspie medaglie della famiglia Furia; ma vi si
gala eziandio dal molto : Morti victari. vede eziandio quella dell' Italia col suo
Tit. Liv. [1, o. G. nome, Dopo Nerone , amenti volte si ve
Sulle medag is d’ Adriano , Rama tie de la figura di Roma sulla medaglie ; ma
ne un ramo d‘ alloro nella mano sinistra , non mar con un altare, non mai in mez
e nella destra la vittoria sur un globo. zo d'un tempio, o col nome espresso di
E rappresentata con un elmo in un Ba Dea, e pure son questi i veri distintivi di
lì(lhl. (2725) R()hd.
divinità. Se Augusto permile di erigere Per provare aiuo a qual unto le donne
dei templi in onore di Roma, questa con Romane furono idolaLe del a loro bellezza,
t‘tmsi0nt: non l'lglllrthvl che le provincie, haah il rifrtire ciò che leggeri in Diane
alle quali si permetteva questa specie di vii Poppea, cortigiana , POSC’I moglie di
culto, affine di maggiormente vmoolarle Nerone , la quale nei suoi viaggi facerasi
ali’ impero col macro nodo della religione. seguire da mandrc di asino , da cui pren
Adriano in il primo che nel recinto del <l.=vaai il lattel per farle i bagni, alline di
la città . nel quarto rione filibtifî) e con mantenere la hiancl.ezza e la delicatezza
aact'ò un tempio a Roma ad a Ì'enere. della sua pelle. Le donne Romane ne era
Roatutu , epiteto di Giunone. no [aule antdiose che si servivano d'una
' r. ROMAIIB. l Romani del tempo del certa composizione , per mantener la ire
la repuhbltca portavano tanto onore e ri aclnzza della carnagione, colla quale l'ace
apetto alle donne , eh‘ era vietato Il due vano un impasto che si m>ttevano sul ‘ml
alcuna parola discneat:t alloro cospetto. to a guisa di maschera , e setvivansi eri-n
Allorché le incontravano por le strade , dio della hiacca Né minore ma la cura che
cedearto ad esse il primo posto; il_che avevano dei denti, e l‘ arte di aoatituirue
veniva Osservato anche dagli stessi magrstra« dei pasticci a quelli che mancavano , era
ti; e spingeann tant' oltre i riguardi di tanto comune, quanto quella di farsi un
convenienza , che i atlt‘i avevano cura di supracvgliu ben distinto e di dipingerln. Gli
non ahhraccine le l’0l0 mogli in presenza amori di qua’ tunpi ci istruiscano dell'il
delle figlio. I prossimi parenti avevano la lenzinno che averan calo di consultare i
libertà di date un bacio sulla bocca alle loro specchi per l'ucc0ncitttura , ed è pro
loro congiunte , ma lo laceano nll' Oggetto habil con che non vi impiegasser0 un tem
di conoscere se sapevano di vino,- impe. po minore delle donne del nostro secolo;
rocrltè era loro vietato di betorne. Quando ma per esse era un atto di religione il la
esse andavano per la città, d'urdiomi0 era crilìcare la Venere ed alle Grazie.
no vestite di bianco; ma in progresso ve. ‘a. - (Arcoacrrruaa DELLE Luana-rar
t»tirono indistintamente quel colore che più Cl lo varii modi inanellavanu e accomo
loro piaceva. Dapprincrpio non sortirauo davttoo i loro capelli; ora li coprivano con
senza avere la telltt coperta d'un velo; ma una reticella , ora li ranchiuclevano in una
quest' uso , dettato dalla virtù , di9parve borsa che ai servava intorno alla testa; ora
colla puliti‘: dei (mimmi. Veuiwm0 sempre li t‘ipiegflvlot) per di dietro in forma di
accompagnate dalle loro donne, alla qua. nodo, o gli intreccinvano con ile’ nastri :
li , ìt-‘po i dodici Cesari, SUCCHICÙ.CIO ‘gli avevano pure gran cura di lavarli per ren
eunuclti; e non vedevansi sole per le stra detli più netti e più lucidi , e adoperan
de , {noi-che le cortigiana e le donne del no le carenze e i ptofumi i pù rari. Le
hsino opolo. perle. e le pietre preziose facevano parte
Fincrè i Romani condussero un gene dei loro ornamenti, ne formavano degli 0
re di vita semplice , l'rugale. , laborioso , recchioi , ne ornavano la loro acconciatu
le donne , a loro imitazione , occupate del ra , e qualche volta attortigliavano i loro
le cure domeniche , cui dividevano ezirm cupzlli con cstenelle d‘ oro. l'ortavan pure
dio cogli Illìl8Vl . freero consistere la lo monili e braccialetti di perle non solo ,
l'0 gloria nel brillare , più pel merito del ma ezinndio di pietre preziose. Un tempo,
le virtù , che per la pompa degli adorna il pazzo amore di questi ultimi fu portato
menti; ma allorché l'tpulenza lecc gusta a tal punto, che se ne. troverunn pcl valo
re ad esse le comodità della vita, lascia re di tre milioni a Cnllia, chel’aolt'ua lece
rono alle liherte la cura delle case , e non morire , pel risentimento d’ estere entrata
furono ocrupate che di quella di piacere, in concorrenza con essa‘ per isposare l‘ im
cura che avevano ignorata le loro svole, le peratore Claudio.
quali , rinchiuse mll' interno della loro Per poco che siansi studiate le medaglie
casa , lnlel’fll'nt’nl" erano consacrato ad uti ai è accolto che ciascun- imperatrice aveva
li uccupazimri. D’ allora in pf-i l'uso di un dill'erente modo di rtcconciarri, ria che
scuglicl'e fra le schiave e le liberto delle ell‘ettivameute ciascuna principesla avca-e
uutrici pei loro figli , ai l'ero comune, e la introdotto un uso particolare, sia che gli
idolatria della propria hellezzala vinse sul usi hvessert) talmente mangiato che non fa
1' amore materno. Finalmente, impiega“) cessero che seguire la moda che trovavano
no tutto ciò che l’ arte può fornire per snbflna
comparire lltlle , e supplire a ciò di cui Antonia , per eaempio , e le due A‘
la natura s'era mostrata verso di esse ava gn'pptne portavano i capelli uniti sulla
ra; nè furono dimenticati il lisi-io e gli testa , attortigliati dai lati, lnnoclali uc
ornamenti non solo; ma tutto ciò (le può g‘:igeutemenle per{di dietro con un certo
insegnare il rrl'iinamento della mollezza, e qual nastro , e oudeggianti qualche poco
la più eccessiva voluttà. sulle spalle.
ROM. (2726) ROM.
Domitill.i i; inanellata davanti,i anni ca tello gemella, o aoatiaaai l‘0pini0ne che
pelli lori0 aitortr'ghali in mezzo alla testa, queaio monumento aia quello stesso, di cui
e intrecciati di dietro. parla Cicerone nelle sue CMÌlÌDIIÌe-DÌO
Giulia , figlia di Tito, è inanellata sul n7's Hulic. I. i, c. 70 e ';i.- Tir. Liv.
la fronte , ha il rimanente della testa ac lib. i, c. 3 e .- Virq.lineid.l. l,v.
c0nci.rta a treCcie; e i anni capelli rialzati 325. ‘’ Aurel. ict. c. 2.-Flor. 1 i,
fino alla radice (‘umano per di dietro quasi c. L-Eulrnp. l. I, c. 4.- Just. 1.43.
un cercine. -J’.Roiior.o.
Plotina e Marciana , sua c«‘gnata , co i Romani ricnnt'ncevano un’ infinil'a di
ma pure Matidia, anni nipote, ammassa Numi, e li diviaero in grandi o maggiori;
vano tutti i capelli aull' alto della teatri , Dii mujorum gentium, e in piccoli o mi
l’- _Ltll Întrecciavano sulla fronte con due ami, Dir’ minnrum gentium. Fra i grandi,
fregi , i quali a’ innalzano al di sopra di eranvene dodici che chiamavano Coluenln,
irrita l'acconcialura , finiscono in punta , ed otto che chiamavano Selecti. Gli Dei
ai allargano ani lati , e sono aitnntr l'uno minori erano qurlli del pane, chiamati In
dngrns (gli Dei Semnnes, e i Semidei o eroi
dietro all‘ altro , di modo che l’ ultimo
l'î'monta quello che è più vicino alla dedicati, semi Dei.- Cic.Tuacul.l.a.c.3,
fronte. - Pliu. l. ‘a c. 7.-Jnuen. Sat. 13, v. 46.
Sabina qualche volta è acconciatr al Morte, Vesta, Giano e Giove erano
modo di [Hai/dm , aura madre , ma qual i numi i più vaneratr dai Romani , e i
che volta ha le treccia ondeggianti sulle primi ai quali innal1.auer0 dei templi. -
spalle , con una lprtîlg di punta che si Tit. Liv. I. l , e. lo , 20, 31. - Dio
innalza qualche poco al I“ sopra della fronte, rrrs. Halr'c. l. :i , c. 50 - Virg. 1Eueirl.
Faustina ha un’ acconciatura rotonda i lv 2, e. 296. - Pintore. in Rom. e in
a guisa di cercine, e i capelli distesi sulla .ZYum. - Calo. De re li’ust. num 133.
fronte , altortigliati sulla testa , l'oriiiami l [il-mani onoravano Giulio , come il
una piccola corona in cima , composta di Dio dell’ anno. Ciceron' derira il nome da
capelli intrecciati (li perlr. qmal~' Dio da Emma. flb avorio, allu ‘eri
Stra figlia , Faustina, ha la ultima ac da al tempo che mai non iii ferma. (Ìfll‘
conciatura , eccetto che il cercine è posin zio lo chiama il padre del matlinn. Dal
dieiro la testa. nome di Giano , deriva il proprio il meno
Luogo e troppo faatitlio<0 sarrlilie, ed di gennaio; il pr mo dell' anno. l Rflma
olrrepanerebbe i limiti che ci siamo pre ni colei-‘ano nel primo giorno di questo
fisai , l’ enurncrnre le dill‘rt‘enti acconciatu mdc , renderai visita, e mhlidnl'll vicende
re usate da ciascuna imperalrice sino ad volmente alcuni doni, coatume che esi
Eudnssr‘a _; imperocclnè appena una moda su: tuttora fra nv i;e chiamavano questi do
ha regnatrr più di dodici o quindici anni Dl strenua, da cui Cll'l'lVl la nostra parola
presso le Romane. Sebbene, per la verità, strenua. - Cic. dc Nat. Deor. I ‘A , e.
la raccolta e la descrizione di quelle diver g. - Ovid. Fu:tJ~ r , n17 e 65. -
se acconciature non lascerebbe d’ avere or. Sul. l. 2, Sa!v G , 11.20, -- Van.
il ano llllt'lll‘l e la ma utilità , particolar dc Ling. lat. l. 5 , c. 4. - Festa: de
mente pei pittori. I’. aigmf vrrb. Strenae.
" i. Rr.arlnri, gli abitanti della città di Oltre gli Dei comuni a tutti gli uomini
Roma , capitale dell' ltalia. Noi ci limite i Romani ne ounravano uno sotto il nome
rr-mn in queelrr articolo agli oggetti che di Genio, che credevano particolare l
concernono la religione , i costumi , e gli ciascun d'easi. Questo Dio era in tanta ve
usi dei Romani. Per ciò che riguarda le nerazione , che quando sollecitavui calda
civili iitituziorai di questo popolo , TIP cre mente qualcuno , prrgavnai pel Genio ano
diamo avkrne detto abbastanza nei (l'il‘r’l'0lì‘ particolare, e quando volevasi ail‘<rruare
ti articoli, sparsi in quanto dizionario, _onl qualche cosa , giuravasi pel proprio genio
le varie magialrature. La‘ storia‘ politica lì per quello del proprio Signore. 1 Roma
Ile‘ Romani è abbastanza conosciuta ; ma ai chiamavano Giunnru' i grnii delle dorme
l'ialnna privata non lo sarebbe mai di troppo e credevano che l'unica occupazione del
1» ‘r l'intelligenza delle opere il‘ ogni genere, Genio f.ese quella di vegliare alla conser
di cui andiamo debitori a neste popolo. vazione di Ciascun individuo, In pro ressa,
l Romani credevano che îlornolo, il fon veggcndo che gli uomini lacevano piu ma
datore della loro città, fosse figlio di Mah le che bene , e achperarano cui stessi al
le. che rliacenrleaae per parte di madre da la propria infelic‘i‘a si arnmisero due Genii,
Erica, figlio il’ Anchise e di Venere, se l’ uno che |t0.'lllrl al male , e l' altro al
bene. l R0unni rlpprelenliivano il buon
condo la favola, e che fosse Italo nutrito
da una lupa. A Roma vedasi tuttora un Genio sotto la figura di un lerpenle, qual
timnumeni0 di rame che rappresenta una che] volta sotto quella di un fanciullo :r':a
lupa allaiianie Romolo e Remo, tuo in tu; e qualche volta eziandio sotto i linea-f
ROM. (2727) RUM.
m-nll d‘ un veglinrdn - Virg. Arneirl. che Dio , e conaacrnto dagli Auguri ; e
l. 7 , v 136. - Servi'us ml Virg.Aeneizl. non dill‘eriva dell' Ande’: Sacra che lll
l. (i , v 743 ; l. 12, v. 538. Hnr. Epi.u~l. quanto non era questa Coushcrltl dagllAu
i; Efisl. 7 . v.g)’i , I. n; Ep. 2, u.188. gufi. Dnvasi il nome di Forum: I qualun
- Tibull. L 4, Eleg. 13 , v. 15. - que edificio consacrato dai Pontefici.ll Su
Juven. Sul. 2 , v. 98. -- Pe‘ll'hll. c. 25. cellum altro non era che un luogo consa
l Rumam avevnm. dellel)iviuitì lllegori cnto e circondato loltiini0 da un muro
che che portavano il nome delle virtù, delle aenza tetto; e tutto questo nome denotavausi
ull'ezinui dull'anima,e altre ainiili cose con ezinudio le,cappelle o piccoli templi.llLtacus
cernenti i costumi. La facoli‘a dell'anima , cui una foresta o bosco couvacraio a qual
che t:llillnìll intelletto , ilr"flll un tempio che Dio. Il Delubrunt era un luogo in cui
nel Cunpidnglio sotto il nome di Mente. collocnvni lo atatuu di uno o più Dei; o,
Lu Virtù e I’ Onore arevano ilor0 templi secondo l'opinione di alcuni autori, non
fuori della città ,costriiiti in tal guiu che funilnl collocata innanzi al tempio , nella
per entrare ‘nel tempio dell' Onore, ero quale lavavaori (Dgluebanl) primo d'en
il‘ uopo parure per quello della Vil‘lli.Ll trar nel tempio. Ma , iecond ' Vafrone ,
Pif'la , la Pudici:ia. il Riposo, la Spe questa parola indica qualuugur luogo sacro.
ronza , la Libertà e la Concordia , avevo - Horn lliad. l. 2, v. 06. - Vnrro.
n0 ciascuna il ma tempi": la cola Concor dc (mg. Lat. l. 5. -- Juuen. Sat. 13 , v.
dia ne aveva cin ue nello città di Roma. 69. - Il‘laorob. Sai. I. 2 , c. - A
- Cic.de .'\'nt. eor.l. a, c. 23 e 31. - .!COII. ad Divin. - Ci'c. in Verr. c. i.
Ufli'd. Fast. 1.6, u.gr ,- 941 e 637. 6'ervius in l. ‘1 Aen. v. 215.
l’lin. l 7 , c. 36,- l 37 , c. 10. -Ser il culto digli Dei consisteva nelle pubv
vin: , ad Virg. Aeneid. l. 9 , p. 654 blirlif' e articolari pre hiere, nei umilizj
l lluuuni spinsero tant' oltre la supersti o Ilell' ZLFOI’BZÎUIIC dei î‘lurui. Quelli the
zione e la follia , da rendere gli onori re pregavauo , umano in piedi , culla test:
llgl05l, ed i..na~r.are dei templi ai Vizj , vrlalìi, aflìne di non esser lui‘l‘flll da
e ii riò che pulwVa lor nuocere, come alla qualche faccia nemica, come dice Virgilio,
I’nlutlà, al Timore. al Pallor‘, alla e perchè lo spirito fosse più raccolto nelle
Febbre. - Tll Lw. l. i , c. 27. - Cic. preghiere, In quelle che erano I)Itl.l]lllîllfi.
i1'ff Noi. Deor. I. 3 , n.25. - Val. /Mm~ eravi un slcerdote, il quale con un llbl0
l. 2 , c. 5. _ Aug. de Cw.l)ei, l. ’, c. in mano , pronnncinva distintamente le
a, 15 e 23,- 1.6, c.io Nazioni , fiflìnchè si lacrswro nelle regnle
Distinguevansi a Roma diversi ordini sn preliuee. Adoravansi i l\uiiii , sia coll'ah
eerd0iali. Gli uni non erano addetti ad ‘I’ bruciare iiapettoeameutv le ginocchia delle
Cun Dio in particolare; ma potevano ol'li-i loro statue; imprerorchè gli antichi riguar
r» sacrilizii o tutti i Nomi iudisiintmmuie; davano le sinuC€lll4 come In sedie d‘lli ,
gli altri avevano le loro parliculnii Divini misericordia; sia cui ollare , innanzi alla
m~ Coutavausi fra i primi, i Ponlefici , tuatue, la mano alla liocca , ud ora, dal
gli Auguri. gli Arn.rpici , iQuindeceniui la qual» cosa propriamente deriva la arn
u’ , i Selternwri‘, i Feeiali' e i f'uriom. I la di ndorazrme. -- Virg. ,«Jeneid . 3,
mcerdnti addetti ii Dei particolari erano v. 407. - Pl|n~ l. 28, c 2. - Juven.
i Flamini , i Salii , i Lupara‘, i Pina Sol‘. 6, v. 390; Sat. 13, v. 79.
rii , i Potizii , i 'iali'i e le Vesta/i. Uuirl. pl'ljt. l 3 , ‘Il. 283. - Plulnrc.
I sacerdoti avevano (lei ministri per servir in Nume. - Servius ml Aeneid. l. 3 ,
Ii,nel aacrilicj.Quelli che chiamavnnsiCamilli ‘II. 607.
mimo gioviueiii o donzelle niiti da paren l Romani credevano che gli Dei vPnis
Il liberi. 1 sacerdoti che non avevano figli, aero ad abitare le loro =tatue, quando
erano obbligati di prendere dei giuvillltl.ll: erano couucrate con tutti: le volute ceri
coluro che ne avevano , dovevano ‘loro Ml monie. ln questa opinione, davan essi al
eni la preferenza. l l‘mciulli non potevano le statuei nomi delle Divinità che rappre
fdr l'ufficio di (,‘amilli che fino Iill' età lcntavano, ed erano peruiani che gli Dei
della pubertà , le donzrlle cnnlimmvnnc abilavdfl0 nei templi. Str0pitclifl’aut) eziau
sino si che si mm'ituserm - Dinny's Hu dio , per «livozione, questo suino con dei
lic. l. 2 , e. n - Maurob. Srn~ I. I, c. Profumi , e le lavavauo, in certi tempi ,
8,- 13. c.8.- Seruius, ad Virg Ae fon acqua lustrnle. - Tit. Liv. l. 2',‘ ,
neid. l. Il . v. 543.- Valldtl‘ Illeu1cn.de e. 16. l 25 ,c. ‘Il. - Arnob adv.
Dia mundi, Dirrerr. IV 1. Genles. l. (i. - Tibull. l. 2 , E1. 2 ,
l llommi ‘ltlliillVlllfi i luoghi destinati v 7. - Lucon. l. i , v. 600.
al culio degli Deisoitoi nomi di TIM Il-‘lmmni facevano differenze fra Ara
plwn , Fìwnm , Sacellum , Lucus , Delu ed Altare. L‘ Ara Ql'l l‘ aliare in cui ai
órum, Ardea Sacra , etc. Il Templu‘n facevano le preghiere e le lilmzir-ni. Quel
era un f(‘llllClfl IlflliiifllO al culto di (li a - li che pwgaii'auu, locc vano rpiill' altare- ,
~ /
D12. rlfr'l. 5*‘).
R()Bi (1i7'28) ROM.
come coloro che prestsvano giuramento , come quello della battaglia d'Allia.
dal che i derivato al giuramento st«sso il Uvr'd. Fast. l. i , V. 47. - Plaut. in
nome d’ Ara. L’ Altare rra più basso, vi C0pl del. i, se. l, o. in. - Cia~ ad
si abbracciavano le vittime , ed era con Attila I. 7, e. in. - Aul. Gell. l. 4,
aaci‘ato agli Dei del citlo, dici: 6ervio , c. 9. -- Hor. Carm. l. i , 0d. 36, v.
mentre 1' era era consacrata agli Dei del 35, l. 2,- ()d. 13, ‘u. 1. - Macroó. l.
la terra, a del Tartufo. - Propert. l. i , Sul. o. 16.
i,Eleg ,v.23,l.2;El.2,v. Gli spettar0li ed i giuochi facevano par
5g;El.'fl ,v. 7, l. 3; El. 8,9. te della religione presso i Romani. -
ig,-EL 19,1). 15,1. _4,-EL4, GIUOCIII.
;EL 9.v.56,67,68;E1. ig, Negli articoli Seossauzm, Pssro , Fu
- Ovini. Met. I. 5 , v. 103 ', l.
iiasai.i, inostri lettori potranno vedere
158 ; l 12 , v. uali cerimonie e quali usi osservavano i
258 ; e‘: Ponto.
El. 3 , v 99. - Virg. Ed. I , Romani nei matiimonii , nei banchetti, e
I ; Ed. 5 , v. 65 ; Ed. 8 ,v. 64, verso i moribonrli e gli estinti.
4 e m5 , Georg. L a, v- i93 ,- l. 3, La parola firmilr'a ,presso i Romani,
v. {,86 e 490 ; Acner'd L 2 , v. non , usavasi in var| significati , ed uprimevasi
223 , 425,663 , L 3 , v. 25 , 279 etc. in diverse maniere. Per indicare la limi
- Servius ad Virg. EcL 5, o. 65. g'ia o la stirpe di un tale, wrvir‘anai della
l Romani dividevano i giorni e le not parola gene , e allorché per famiglia inten
ti, come i moderni.Do o la mezza notte , devano il padre , la madre, i figli e gli
media nor, {veniva i canto del gallo, ‘chiavi, servivansi della parola familia.
gallicinium, quindi il tempo il più tran Chmnavan0 uomo nuovo quello che il pri
quillo della notte. conticiru'ufn , poscia il ma di sua famiglia era giunto alle cariche
primo albero, dilucululn , ed il mattino, ed agli onori. - Cie. pro Clucnl. o. 40.
mane, che dut'ava2fin0 al mezzo giorno. Do - F=rtus de Verb. ai'gui'fi - Rosm. Aut.
po il mezzodì veniva meridicr' inclitiali'o , Rom. I. 8.
che noi chiamiamo il respiro, n volgarmen l Romani avevano in lti nomi, ordina
te il dopo-pranzo; poscia il soli: ncca.ius, riam:nte tre e qualche volta quattro. Il
il tranirmtare del sole , qliit'tli la sera, v,,-. p‘.im0 era il prenflme, che serviva a di
spcr , il crepmcolo, crepusmlum ,_ il tempo siinguere una persona da un'altra della
in cui ai corica ,concubium; e quello c in stessa famiglia. Il secondo era il nome
si avvicina alla mezza notte, nor intem proprio , che indicava il hgnsggio. Il tee.
pesta. - Plaid. in Asia, nel. 3, se. 3, zo era il soprannome che indicava la fami
v. 95; in Amplu'lr. nel. 2. so. ‘a, v. glia ; e il quarto era un altro soprannome
105; in Trin. nel. , se. 2, v. 44. - che dsvasi, sia a cagione di qualche bella
Virg. Ed. (i, v. ,- Gcorg. I. i , ‘u. azione, sia per esser caduto in qualche er
25| ; I. 3, v 336. - Propert. l. 4 , E1. rare, sia a Ca ione di qualche vino o di
3, v. 29 - Ovid. I"mu~ I. 4, v. 735; l. letto lirico. - eslus, de Vcrb. signifi
5, v. 163 e 457; fl'lel. L i , n.219; l. Car. Sigari. de Nonir'n. Rom
ii. v. 596; l. i.’|, u. 122,-1. il’), I). 65|. A Roma non eravi mairimouio, pro
Fra i giorni , alcuni chmnavami fc'sti , priamente parlando , fra gli schiavi, la cui
altri pro/Este‘. I primi erano consacrati agliunione colle donne cliiamavasi contubcr
Dei, sia per far de'sacrilicii, sia per Celi! nium; e in luogo di chiamare marito e
hrarc de’ giuochi in loro onore. Questi gior moglie quelli che si univano, gli lppcllava
hl di festa , chiamavansi ferita’. si diceva no couluòernales. Gli schiavi,i quali era
no pro/‘cali quelli in cui era BIIIIIBGO di no nati in casa del padrone , chiamavansi
attendere alle biin{;ne al puî>hllche che vernm o vernaculs' . ed erano ordinariamen
particolari. l)‘videvansi pur anche in_fasti te più arditi e meglio trattati di quelli che
o Iirj/iisli. l jirs‘lt' erano quelli in cui il erano stati fatti schiavi in guerra, ed era
pretore poteva pronunciare le tre parole: no stati venduti; imperoc-‘h‘e il padre po
da , dico, addico, che racchiudevano tutta teva vendere il proprio llglio;ll qual cosa
la ma giurisdizione, vale a dire, quelli in fa col tempo abolita. Gli schiavi erano
cui gli era permesso di amministrare la messi in libertà colla mfluumissi0nd. L'flf
giustizia. l nefiasli erano quei giorni in cui fiancata chiamava" liberlus, per rapporto
non poteva esercitare le sue funzioni; come al suo signore , e rispetto a tult'flhi'i, li
le ferie ,e i giorni della vendemmia e del berliuua. Gli schiavi che si mettevano in
ricolto. .N{/izsli Clllamavansi ezimdio i libertà , si facevano radere la testa, e rice
giorni riptitîtll di cattivo presagio, durante vevarto un certo berretto o cappello, chia
i quali si lvca cura di non intraprendere muto pilcur, che era il distintivo della
cose d‘ importanza , per rapporto di qual loro li ieità. _ Play‘, in ,{mph. nel. I ,
che disgrazia accaduta in timil giorno , ac- I , v. 305. -,=- Peraius, Sat. 5, u. 82.
ROM. (2729) ROM .
*- Senec. Ep. 47. - Lrrurnrt. Vallo, l. girandola nel tuo 1:10 tulut'lll , er‘trunque
, c. r. Rosi". 1.1, c. 20. - 6'panh. retro Salve turbinem.
ad Culi. H ‘mm in Pollari. v. 24. E ci’ uOPU sapere che quello ietromenlo
Promo i lontani, la potestà paterno era era una specie di trottola di tttcllll0 o di
illimitata. Per una legge di Romolo , con legno, di cui Il lerviveuo i prelesi stregoni
fermata da l\’uma , un p«dre aveva il di nei loro eorlilegi , cireondandola di ben
ritto di vendere il proprio figlio, ed lnche delle , o facendola girare. , dicendo che il
di levrrrgh la rin, r.enz'usere soggetto movimento di questa trottola magica ne.
alla legge contro i parricidi e gli assassi ve le virtù di infondere negli uomini que
flì- Per lo contrario, le madri non ave gli allrrtti e quei movimenti che ai VOlCVI
vlno alcuna autorità lui figli, e lo miglior no ad es-i inipirare.
ragione che se ne porse lddurro, Il è , Teocrr'to , nel recando ldillio, dice: In
che elleno ordinerilmentfl hanno troppe quel modo di’ io faccio girare questa
indulgenza per la loro prole. - Diorrjs. trottola; (99,50‘, nel nome di Venere,
Hallo. l. 2 , e. 27. - Terelrt. in Hcaur. possa il mio amante giungere alla mia
del. 5. se. 2, 1). 38- - Senec. de porta. Allorché si era lutto girare quella
Bene/i l. 3.:. il. . trottola in un dato verso , se voletrnu cor
Il culto di Adone era penetrato in qua reggere l’efi'etto che poteva aver ca-gionato
mi città, e Venere vi aveva un tempro , o fargliene produrre uno contrario , cir.
in cui veniva onorata unitamente ad Ado continui colla corteggia nel lato inverso,
ne alle l'oggi: Auiria. Le cortvgiane eve e le si faceva descrivere. un circolo pppu.
vln l'uso di; recnrvisi ,Ie quellr che ne sto a quello che aveva percorso. Gli eman
ricercavano i favori, dirigevansi I quel ti efol‘turuli la fncevlno girare . dirigendo
tempio. _ i Nemesi delle imprecazioni contro l'og
In quello della Felicità , mnalzeto nel getto del loro amore, del quale erano di
secondo quartiere di Rame, sul terreno oprezzati.
della curia Oslflie, erevi ur,:t statue di ' a. -- Pesce grandemente Mimmo dei
Venere in bronzo , fatta da Prasaitele , Romani. Il migliore prenderai nell’Add..
che ripullvifll lanlo perfette ulnlo quella tieo. Molto tardi pcròiece parte dei loro
di marmo che era a Guido. (bflebfitt statua blnclulti :
peri nell'incendio del tempio , l0l.l0 l'irri
pero di Claudio. Tultu era! Rhombru ,
2. - ( Giunchi ), altrimenti chiamati
i grandi ginoclri , perché. erano i più cele. dice Orazio. Un certo Semprom'o, o un
bt‘i di tutti , e furono irtituiti da Tarqui Rulrlio , pretore , in il primo che
Trio Prisco. Celcbralrlnsi in onore di Gio lo fece conoscere:
va, di Giunone e di Minerva , comincin
vano costantemente li 4 lettembre , e t‘ltl' Dance no: auelor doauil prarloriur.
l'-Wtrno 4 giorni , a tempi di Cicerone.
Col lasso del lem n ne fu lumenutrr.h Giovenale parla ti’ un rombo enorme
durata , come nel. della maggior pene che fu preso e tempi di Domiziano,
dei giuoclri pub lici , allorché gli impern (Sol. ):
lori ci furono impadroniti del diritto di
fflrli l'appreconlerc. Questi irrorhi alcune Irrcidr‘t Adriaci apatium admr'rabr'lc
volta erano scenici. - il. Liv. 31 , rhombi ;
c.
I. Romeo , figlio d’ Ulisse e di Circe. e pel quale si dovette fare un piatto
Plut. apposito , onde imbandirlo intero alla ti
' 2. _ Ol'ficirrle Il servizio di Teodosio. vola del princi e.
’ 3. - Ofliciale avrelrualo da Nerone, 3. - Mi! 1nd. Gl' Indiani che
‘ 4- - Figlio di Costante. non Mlublano che otto rombi di venti,
" r. Ronco , Rlmmbru , ifil.mmento dei mettono in ciascuno un’ camillo. che Bra.
ranghi Greci, di cui ariano Pro erzio , ma vi ha porto per vegliare al bene gene
Ovidio e Marziale li’). a , l. 2] e rale dell'univeno. Nell' uno v’ ha il Dio
Amor. lib. 1, E1. 8: lib. 9 Epig.3o) della pioggia , nell'altro il Dio dei venti,
Teoerito e Luciano dicono ch’crl dr rene; in un terzo il Dio del fuoco, e cori degli
e Ovidio vuol far credere che si facesse illl‘l che si chiamano gli otto metodi.
girare con delle correggie iotrerciate . con Lettere ddlficflrlfi e curiolc. Ruce. io.
cui ci circondava. E neuro lo stesso llll’O' p. 10.
mento che Orazio i ice colla parola tur Roma , in forze e il valore personificeti.
50 ( Ode la, 116. 5 ), e ruccormnd: di Le leel)ia Erirma la chiama la figlie di
farlo girare nel Verso Oppollo, onde cor Mute , la regina valente nella guerfl , la‘
reggere i cattivi effetti che eveu prodotti regina dalla cintun~ d‘ oro e che abile.
R()bl. (2730) ROM.
l’ Olimpo. Illnrrn , ossia la Parca le di articolo Rum ciò che fu detto della cui
il polare di governare a suo talento Iii ter nalcita e delle aue prime avventure. Rima
ra ed il mare. l‘lsaa aula mette alla luce i alo colo signore di Roma, dopo il lratrici
valorosi guerrieri, e fa che si poll0u0 rac dio , raduni» il‘pupolo , alline di atabiliro
cogliere i frutti di una apedizione. _ A una forma di governo; e d’ unanime con
“CHI! , lette della città di Roma divi senso in proclamato re. Onde aumenta
niu8tu. re il numero degli abitanti della sua nuova
ROE\HLIA ( Legge), che proibiva a tut città, apri un asilo, fra il monte Palatino
t' altri che ai senatori ed ai magistrati} o il Campidoglio, agli achiavi fuggilivi, ai
di ingerirsi nei aacrilìcii. maanadien e a tutti quelli che par debiti
’ ltmnn, nome che molti autori Greci erano obbligati a l'nggire dalla loro patria.
danno al fondatore della città di Roma. Quella truppa di avventurieri , diaprezzata
Secondo qneati autori , citati da Plutarco da tutti i popoli Vicini, non avrebbe potu
e da alcnni altri Morici Greci, questo Ro‘ lo m0ltiplicawi , le Romolo non avesse ri
ma era figlio di Emozione , che In spedi corso all' artificio per rapire le figlie dei
lo in lialia da Diomede. Altri dicono che Sabini, che fece aposare ai novelli anni
qu>alo Roma un un re dvi Latini, il qua sudditi . I Sabini, irlìîilllll a un tale af
le dieClltîll) dall' Italia i ‘l'iii , o piuttoato fronta, apedirono ambasciatori per citarln a
i Peliisl. Dionisio di Calcide, che aveva restituire le donne rapite, promettendo
scritto cinque libri intorno alle Origini Clic gli aarebbero rimandate, le le dimmi
delle citiì, dei quali non ci rimangono che dando in matrimonio, come le regflle del
alcuni frammenti, dice che nello Ramo era pudore eaigevano. Romolo rilposc che non
figlio d'Ascanio,liglio di mm. Qnantnn. poteva acconsentire a questa restituzione ,
qne la maggior parte degli storici , anche protestando che ben lungi d'aver avuto la
Greci , aien cnncmdi , nel dire che il l'on intenzione di far loro un oltraggio, anzi ‘il
datore di Roma si chiamasse Romolo, non tra non evasi proposto che di meritarsi la
è però men vero che il tuo preciso nome loro amicizia, ati‘ingenilo alleanza con eni.
è tanto incerto, che vi sono degli atoiici Il Pll'lfi dei Sabini era diviso in molti pic
Latini, i quali hanno scritto che Roma è coli alati , cincnn0 de‘ quali aveva il suo
stata edificata da Enea: ed anche Sullusliu capo 0 re, tutti indipendenti l’ uno dallo
è di questa opinione. . altro. Àcnmle, uno di ql.ltall piccoli re,
Questi! incertezza aul vero fondatore di fu il piimo a dichiarare la «nona ai Ro
Roma proviene, primieramente dall' euere Ulnill , e li! allenato da Romolo, da lui
stati i anni primi abitanti un unione di alidaw a aingolar tenzone. l Flt.lflllllll, i
flalanàdifli, di schiavi fuggiiìvi , tutti di Cinstiiniifli e gli Anteiunati ai armarono per
dill'erointi pieni e di dill‘crentc linguaggio; i vendicare la tua morte, e furono intiera
quali, anzi che pensare a scrivere delle mente ilifil'flti. Altri Sabini, rotto la con
Hmie e degli annali, ad altro non rivolgrl dotta di Tazio, preaentaronai innanzi a
uri ogni lor cura che a aacclieggiare i loro Roma, e ai resero padroni del Campido
Vicini. In secondo luogo, a que' tempi non glia , mercè il tradimento di Tarpco , fi
eranvl scrittori che nella Grecia; e qiîq;li glia del comandante della fmtezza- Le
rcriiinri ben poco si curavano di oneri/are due armate erano in presenza l’ una del
ciò che LUCCCdCVI in ltalia. D’ altrondt' l’ altra , allorché le donzelle Sabine rapi
eran essi più poeti che iatorici , e non la te, ai gettaronn in mezzo, e acongiura
che lunga pezza dopo la londazione di Roma i0uo da una parte i parenti , dall' Iltrl
che nacque il gusto per la storia; ma gli a mi a non veraare un aangue per case
eccome i poeti avevano accostumato gli cgilh mente prezinao. In tal modo ai fece
uomini al maraviglioao, coli la atocia lll la pace , e le due nazioni più non ne le-’
sparsa di favolose invenzioni. cero che una aola- Tazio diviae con R0’
_
Non! indica nudamente dieci personaggi molo gli onori e il pntrre reale, senza
col nome di Roma, nell' ordine seguente. che la gelosia del cnmmdo ne turbano‘ la
il primo , figlio di Giove; il recando , di tranqnillilà.Rumolo, dopo avere in tal mo
Lnfino; il terzo, il’ Ulisse; il quarto, do provveduto ad assicurare de’audditi al ano
d‘ Enea e di Lavinia; il quinto , d’ Enm. stato , pensò a regolarne l’ interna Immi
zione; il acuto , il’ Ascanio; il settimo , nistrazione. Pria di tutto divine le terre
d’ una figlia d‘ Enea,- l' ottavo, d’ [ulo del ano regno in tre patti. Una in conaa«
t‘ d’ Elettra, figlia di Latina,- il nono‘, di crala al culto degli Dei, e destinata alle
un Lalino , tiglio di Telemaco; e’ l’ ulti apese della religione; la seconda fu riter
mo , d’ Alba , figlia di Romolo, figliu°lg vaia alle apeae della repubblica ed’ allo sia
d’ EHI'II. lnlimentn della città: la terza fu divi»
" llmunm, la cui origini: e molto in. fra i sudditi in trenta parti eguali, Cnnfur
cer'lsi , l‘zi Cl't'ltllu figlio di Illarle e della memento al numero delle cnrie che corn
vestale Rea Silui‘u. Abbiamo visto alla ponevano il totale dei cittadini. Ne aveva
BO“. (2731) ROM.
formato tre classi , alle quali aveva dato il liuto il pubblico amore colla una allal>iliià’;
nume: di tribù, e Clascltulunn classe era di divenne poscia altiero , intollerante; Il
visa in dICCÌ curir. Drede un nome par Senato più non aveva alcuna autorità, e i
ticolare a chsoum: tribù; In prima , corn Romani ebbero un tiranno. Di sua sola au
posta di R«mnr.i , la clmmò de'Ramnesi; toril'u lasciò liberi gli Ostaggi dei Vrieuti,
In seconda, composta di Sabini, clrìsmol o non consulto che la propria volontà nel
la de’ Taziensi, la terza , de‘ Luceri , la distribuzione che fece ai soldati delle
nella quale incorporò tuttii popoli che terre conquistate sugli inimici. l senatori,
aveva aotlotneui. Questo ordine consister offesi da’ suoi displczri, liberaronsi dalla
le sino alla nuova divisione delle tribù , sua tirannia. Gli si gittarooo addosso nel
fatta da Tullo Odilia. Romolo divise pu tempio di Vulcano, e lo fecero a pezzi.
re i suoi sudditi in tre blllllll difl'ereriti : Ciascun d’easi ne nascose un pezzo sotto
i pahizii , i cavalieri ed i plebei. Scelse la toga, alliucbè, essendo tutti egualmrnle
dal prinmorcliue cento uomini distinti per colpevoli, facessero ‘causa comune Contro
età , per nlaciia, per ricchezze e per me coloro che volessero veudicarue In molte.
rito , di cui luuuò un covpo che Clll«flll) li popolo, inquieto, fece le più esatte ri
Senato , e che incarico di governare la cercbe senza potere scoprire la uielmma
città , di regolare gli.|ifl‘rii dello stato al traccia del suo corpo. Giulio Provalo, _rho
lorcbè la guerra lo obhligaase a sortire da occupava un rango distinto fra i Pîalllll, e
Roma. E lo quer-t0 uno dei maggiori trat che godeva di tutta la considerazione pne
li di saviezza e di politica di quel princi iln il popolo Romano, giuri: che Romolo
pi: , il quale coooacendo che i nuovi luni gli era appmso sulla strada d'Alba, vesti
sudditi , abituati al ladromcrio , dilficil tu di bianco e cnpcrlo il’ armi i'isplemlen
mente avrebbero potuto adatt.usi all’ ub tisaime, per annuuciargli che gli Dei lo
bedieuza, rescritta in uno stato puramen avevano chiamato nel soggiorno dell' im.
te monarcliico , volle hmperarne l’ autori mortalità ; e per orilinargli clic gli si reu
t‘: , lacemlo credere di dividerle con essi. desaero gli onori Divini. Di fatti gli fu
In tal ‘nodo il Senato serviva, pvr cosi di. bentosto edificato un tempio, e fu creato
re, di barriera alla pi lenza del re, che noi. per esso un sacerdote particolare, chiama
la faceva di considerevole, senza prima lo Flamine Quirinale. Le di lui leale
sentirne 1' opinione. Per meglio assodug ì| clrinmavansi Qulrinnlia. -- Til. Liv. r ,
suo ‘stabilimento, Romolo Scelte fra la C Dionrs. Halic. l, St.-Jurf. 48,
gioventù i più vigorosi e hl n lutti e glior °‘- 1, 9---Flor. 2.0. 1.-Plru. in Rom.
dinò in corpi ili tremila funtaccrui . di Val. Max. 3 . c. 2; l. 5, c‘.3.-l"lur.
trecento cavalieri, che chiamò legioni. Ol 15, e. rS.- Encìd. 2. ' ()uitl.futl. [p
tre la gloria di conquiatatore ambi anche lllft. Hor. 3, Od, 3.
quella di legislatore , fece molti utili re Un’ altra tradizione ci racconta in diver
polameuti , e stabili delle pene Contro gli so modo la fine di Romolo. Saconrlo la
omicidi, che Chiami) parricidi. medesima, mentre esso passava in rassegna
Roma, allli'la dalla peste, in al procinto la sua armata alla palude di Caprea , so
d’ esser la t- mba de'suni abitanti. Romo pravvenue improvvisamente una terribile
lo, per rassicu are gll spiriti sbigottiti, ri tempesta, per cui ai udivano da Ogni p.1i
corae alla religione. Tutte le città furono te r‘uggire orribili leoni ,e mugglrttrt: im
purilicate, e {umarouo dovunque di sacri petuo‘si lurbir‘ri di vento ‘CClìflllmglzkll da
licii gli altafi~l Carnerii, imlnldanziti per nu’oscuril‘a dosi densa che tol»e ;-gli 0(Clll
queste calamità, portarono In desolazione dell'assemblea 1' aspetto del loro re. Da
nel territorio Romw-o. Le presuntuoso quel tempo Romolo più non comparve
loro fidanza fu puuiia da una rotta san sulla terra. Cessato la tempesta , e connu
guinosa; i auperstiti‘l‘urono trasferiti a Ro ciando il Iole a diasipai‘e quelle lcnelnt‘ ,
ma. Questa arrie di vittorie mise in allar il popolo cercava il suo re ; ma i scnulu
me i popoli d‘ llnlifl.l Vejenti richiesero ri , che l‘ avevano l'atto a pezzi, come rab
a Romolo la restituzione di Fidene da lui hiarn detto più sopra , ordinurono che l'os
usurpnla contro di cui: il principe rispo se venerato come un essere prodigiosamen
se essere ingiusto e vergognoso il rivendi le assunto in ci:lo per opera di fl‘lurle.
care l’ eredità di coloro che non avevano Provalo colla pia sua finzione (‘t'fisli ili
assistito nel!‘ infortunio.Queata contesa fu calmare gli animi del popolo che difliciî
decisa colle nrmiI e le conseguenze furono mente s'scquetava allo ragioni del senato
funtste ai Vejenti, i quali, dopo molte di e sos ettava la Verità della cosa.
sfatte, dovettero aottomettersi al dominio a lolte più cose , dice il Illnsrucco ,
Romano. Fu questa l'ultima guerra soste. si raccontano non solo da'poeli; ma c|.i.m
unta da Romolo. Le prosperilìilo avevano dio dagli storici intorno flll'l'llgllltf , alla
corrotto. vita ed all'apoleosi di Romolo , le quali ,
Nel principio del suo regno erasi conci sebbene per la maggior parte debbano aver
ROM. (=722> ROM.
avuto da prima un fondamento atoriro , in molto a cui Romolo disparve. Oltre
s‘0rt‘Olle nullar.lllllen0 dalla tradizione, dalla le grandi ale attaccato alle spalle ,quri
ignoranza dei tempi e dalla politica , di genti hanno cziandio due piccole al: sulla
vennero poi lavolose,e perciò appunto fronte , e la clamide ondeggiante, segno
strettamente connette alla Mitologia dei della loro velocità. Il cielo è rappresentato
Romani. Tali sono ( oltre gli avolto,~ da dal Sole con un disco raggiante, e collo
lui vednti sul monte Palatino, e il fico Zodiaco sul quale vaggonst i segni della
rutninale rimasto sempre vivace) gli ecliui libra, dello scorpione, del sagittario, del‘
solari che gli antichi scrittori segnano nel I’ ariete , dell‘ acquario e dei pesci. Dallo
la vita di Romolo , cioè quando fu cou altro lato sonovi le li ure dei cinque Dei
cetto, quando fondò RomaI e quando ma che rappresentano i
ianett' , Romolo è
si; tutte falso e favolose agli occhi degli er essere associato ad essi qual nuovo
astronomi : la capanna , ov' egli aveva la Filone. Al disotto di Romolo , a blt'tistrat,
alta reggia, fortuna di strami e di canne, cvri un rogo a tre palchi, innalzati l'uno
e conservata Sino 0lt.rei tempi di Augu.rlo sull‘ altro , e coperti di panneggiamenti ,'
a malgrado de’ vari inrend| avvenuti in due aquile che via seta volano , non ti
Roma : il consiglio di Nettuno sul ratto , guardate come portanti in cielo l'omino
delle Sabine , perciò chiamato Como. n di Romolo , la cui apoteosi ò indicata dai
Nella collezione delle pietre incise di roghi. Sulla cima di questi avvt il genio
Slo.rclt, sovra una corniola vedesi la lupa di Romolo in una quadriga , ctò che fa
che allatta Romolo e Remo. Sovra una allusione a un passo d’ Ovidio , in cui
altra corniols vedeai lo stesso aoggetto,rna vien detto che Romolo aaceae al cielo in
ovvi anche il fico selvaggio, sotto il qua’ un carro trascinato (lai t'avallli di [Marte
le i due fratelli furono esposti nella culla. suo padre. Al basso , Romolo e figurato
Qm-st' albero chiamavaai il lino Ruminal, nuovamente seduto sovra un trotto, situato
e Romulnrir. sotto una specie dl portico adorno di co
Sopra una pasta di vetro ( Mm. Fil’. lonne , e posato sovra un carro a quattro
I. 2, t. XIX num. 1 }. tutta da un sar ruote, a cui sono a,zgiogati quattro elefìzn
duttico del gabinetto di Firenze , la lupa ti bardati: con una mano tiene un ramo
allatta Romolo e Remo, al piede di tre d'olloro , o appoggia l'altra sovra un
insegne militari rom-ne. Da un lato è lungo scettro. l conduttori degli elefanti
posta la testa di Cibele, e dall' altro la I'Jnu seduti sul loro dorso ; due di essi
testa dell' Alli-ica con quella di Giove ed sono vecchi e barlutti , ed hanno dei _ferrl
lltri ttimboli puntati e. guarniti d'uncini, coi quali sem»
sovra una pasta antica è rappresentato rano dirigere il lor cammino; gli altri due,
Faustol0 che trova Romolo e Remo; IO imberbi , tengono de'cimbali scanalati a
vra una corniola è. rappresentato I’mutolt) cui sembra facciano suonare culle mani,
con un altro pastore c e trovano Romolo per regolare il passo degli elefanti i quali
e Remo allattati dalla lupa vicino al lìc0 come è noto, amano moltiaairuo la mustca;
selvaggio. Lo stesso soggetto vedesi ur un quinto conduttore cammina avanti ad
anca sur un topazio del gabinetto di E‘i' essi. In mezzo al lembo superiore al bas
renze, ed era pur rappresenta“) sovra un ao-rilievo ovvi il monogramma del nome di
altare antico, che più non esisto. -- Bar’ Romolo.
tali arlmir., aut. km. 5, num. Sopra una medaglia di Antonino Pio,
Egual soggetto è figurato sovra uno sme al quale il Scnllo avevadato il sopranno
falda ,- ma la lupa che allatta i due bam me di Romolo, a cagione del suo attacca
bini , è posta in una grotta, al disopra mento agli antichi usi religiosi dei Roma‘
della quale sonori tre capre , e Il fico ru ni, è rappresentato Romolo coperto d'una
minale. corazza, tenendo una lancia, e portando.
Secondo alcuni antiquari, sul basso-rilie in trofeo le armi del re Acfonte clt'ei va
vo del Clfl‘lìltl0gllù, volgarmente cltiama_ ad offrire a Giove Feretrio: leggesi all'in
tu 1’ urna di Alessandro Severo , è tap tomo: R0lltlt.n Atmos-ro S. C., a Romolo .
presentato Romolo facente un trattato d,‘ Augusto per autorità del Senato,
ace coi Sabini; ma son caduti in erroreI I. RU“ORIS (IconoL). L'emblema il più
tmperocchè. quel basso-rilievo rappresenta; naturale per rappresentarla, è nello di un
la disputa di Achille e di Agamennone , uomo uell' azione di correre, circondato da
sul soggetto di allontanar Bri.reirle tamburi, da trombe o da corni, mentre
So ra un ditticn d’ avorio del Museo .aenteai un colpo di tuono.
dei (Enti della Ghertardesca, Romolo , a.- Di guerra e di pace: un gallo te
vestito della toga , è portato in cielo dai nenrlo sotto la zampe una tromba.
venti e dei turbiui , figurati come due 3. - ( Iconol.). Gli Egiziani lo rappre
Genii alati, 1' uno de’ quali, che ha una smt.avano con un giovane guerriero, arma
filta barba, indica la procella e la nebbia, to all’ antica, che corre qua e li, con un;
RON. (2733) ROP.
picca, e nominando la divisione. vL'Arioslo, cintura à sormontata dal fiore di lmn, od
che lo chiama un unguinol0 commenti!“ almeno da quello che noi chiamiamo con
le, gli fa tenere un fucile armato. COC/till questo nome. u
lo elprime per un uomo che batte dei Cim u Questa itesaa ligure , o questo annal
bali, e circondato da trombe, da corni e gama di una rondine con una testa da
da tamburi ; e tutti queati strumenti ven donna , ci ai offre molte volte , ma non
gono secoudati da un colpo di tuono. il aerpente , nulla tavola laiaca. n
Ronwnams, nome dato al fico, tolto il a La bellezza del lavoro otrebbe far
quale furono trovati Remo e Romolo. credere che foste del tempo d)ei Tolomei,
Uvid. 2.- V. Rurauuu. in cui i Greci rendettero , con usura, ciò
lt0xwmnr, i Romani discendenti di Ro che avevano agli Egizi tolto molti aecoli
molo.-Aeneid. l. 8. prima; ma l’ mittenti! e la grandezza dei
" Rotltmts, uccello consacrato ad Iside. tratti, fauno giudicare che ara atato acul
Le rondini ai rmmolavano agli Dei Lari, pito in Egitto. Il solo rimprovero che ai
perché fanno i loro nidi nelle caae, delle potrebbe fare all'artitta che l'ha neguito,
quali i Lari armo custodi. Questo volatile riguarda le gambe ai piedi che sono lenta
era eziandio una vittima ordinaria di 78 movimento, e più forti di quello che non
nere. Progne fu caugiata in rondine, ed converrebbe fare ad una rondine; ma dalla
ami) le ente per un reato d‘ amore verl0 bellezza delle altre parti pu0nsi mferire,clm
suo figlio cui cerca tuttcra.- V. Ploc'ltt. l’ artiata non ha commesso questo errore
nQnantuuque questa rondine, dice il con senza ragione; per lo t:0nltmiu è d'uopo
te di Carla: (Rune. 3 , tav Il , num.t), attribuirlo a quello spirito di w1idità c le
sia Egiziana , ben pochi monumenti ho ve ha guidato li Egizi nella più 5€[DPllcl loro
duto i tanta bi:llelli, e cosi ben cou operazioni. îln buco posto sotto Il ventrfl
servati e ardisco dite di tanta eleganza di quanto uccello, permette di credere che
e nettezza di tratti. Questo mento unito ci sua stato portato nelle l'amore processio
alle auenltre aingolarità, rende questo bron Dl di quel piene: sembra che i armboli
7.0 inliurtlmeute preziuao. Plinio dice (Iii. per queste cerimonie aiano Itali moltipli
9 , 0. 33) che questo uccello era C0uaa cati all' infinito. Quello antico apparteneva
crato ad Iside , ed io credo di trovarne al dottore Illead. ».
la ragione nella natura; imperoechè in et ll volo 0 il l’crmarai delle rondini sovra
la d'ordinmio è uopo investigare la spie certi luoghi era riguardato dagli flutltlli
gaaìotre delle idee le più metafisiche.l come un preugio lunetta. Esse annuncia
quadri e le immagini ch'e5sa preaeula, I'0no a Dario, quando partiva per la ape
hanno aervito di materia, e per cosi dire, dizinne contro gli SClll , le dlbslfllltl che
di UPD alle finzioni dello ' apirito. Il rapi vi posero line. Appollajatv sulla tenda di
da volo, 1' agitazione della rondine e la Pirro e sul naviglio di Antonio , annun
sua maniera di sorvolare sulle acque, han ciarono le loro dialalle. Ciò nullameno Ci
no fornito delle immagini proprie ad cipri cerano dice che una rondine, ed una che
ruere le cure che ai preso la Dea , per ri lidon ( traduzione latina del nome greco
trovare il corpo di ()siride. Per tal modo di questo augello), procurò al concuuio
la mmfme divenne l‘ emblema delle corse nano Verre e la prctura di Roma ,e quella
d’ Iside ,- e per meglio caratterizzare que della Sicilia. Ma non è quebta che una
sto sacro uccello gli si diede poscia la te maligna allusione dell'oral0lfl agli aulpicii
ala della vergine, via che fosse quella del derivati dal volo della clulidon, ed agli
la atesu Dea , sia che si volesse indicare intrighi di una donna', chiamata Chelidou,
l'età , e lorae la stagione , in cui ella ha da Verre amata, la quale governua a‘
rmpn-ae la sue ricerche. Neaanna ragione
Roma ed a Siracusa lutto il nome di quel
pero posso dare del largo serpente che l’ l' indegno pretore. - Verr. 2 , 4o.
uccello porta sul dono; soltanto io so che Plinio ( io , 21|) racconta che Cecima
venerato egli era in Egitto, che ci vede Voiaterano , facendo correre le sue qua
frequentemente ani monumenti , che è fa drighe nel circo, ceco portava agli apetta
mtglrariaairno, e che chiamati presente coli delle rondini, per rimandarle alla tua
mente in Egitto theónm mister. . desio caaa a portar le notizie della vittoria a'auoi
coronato con un fregio, terminato in l'or amici. Atlaccaia a queste rondini dei fili
I't'l di cornice, e che può cancro alato de di un tolore t‘0uvcnuto; e uesti uccelli ,
atrnato a portare qualche corpo 0 mobile , appena rihscitti, con un vdlo rapidissimo
o che almeno non vi (fa attaccato. La te irtormvano ai nidi che avevano costrutto
Sta di donna , che questa rendite porta , Itll tetti di Volalerano.
è. acconetata con tutta la semplicità , con Roost ( D‘Iil, Giap. ), ca 0 d’ una nel
un cappuccio , le cui eltremilà cercano la Giappone-ne , a quanto sem ra , lo strano
sulle spalle , e presentano qualche dilliaren. che Lao-Kium._ - V. questa parola.
H llflg l ornamenti ordiuarit. Qllritil accou ‘ Ilorucurr. Dagli antichi davasi que.
R05. (2734; “03.
uto nonn- ii certi pittori , i qualilimitnvmsi Quam longa una dies , aclu: tam lo/rga
a rappresentare tenni soggrlti , come ani ' ru.rurmn .
innli, piante, paesetti. Un tal nome è Otms pubcscentes juncla st‘m’ctn prclmt ;
derivato dalle purolc e”ulrg‘,lfflrîlllllfl, iris. Quam modo nau‘enteni Iulrlfis cou.nicr~u
zie, o merci di poco valore, e ygcwau Enu5,
5L‘rivu , dipingo. Hanc neniens sero vespera virlil annui.
Rnpogra/ì chiamnvmsi pur anche coloro
che nei glllt.lllll tagliavano i bossi ,i tanti, l Romani umavano appassionatamente le
e gli altri flrlwscelli fronzuti in figura di rane , e facevano grandi spese per averne
uomini , e di animnli; e‘u'o7eaa1d, rt'. continuamente, ed anche mll’ inverno.
pulue, significa in Cicerone la varietà de Fin dai tempi della repubblica , non era
gli nggetii che presenlami sovra una costa. no contenti, dice Pana/o , se , nell’ in
lino dà pnrte ed Attico, pai'llndo di Tu verno, le mse non uuntavanu sul vino di
.vcoln, che: El.‘ la'ncn lmec e'miray’jculll, Falerno che veniva ed essi presentato. Dc’
liwh' illi m: uenle.r parum .re lauluapn
ripulae , vidctur hnbilura celerem satiric Ialuml , nist' mm: in vertzsset «Imam , ni
tam.
Ji lu'óernae poculis rame innatusunt.
Bonus Jiii‘iiiriu , l'Acquario. - Ma Chiamati/In" le loro amiche col nome
nilio.
di mm , men rosa , mm Ln-lln annca.
' Roiiiiut . soldati della legione, dei Finalmente la corone di rose preuo gli
quali non si fa men1.mne che in filo Li‘
nnllt'lli erano il distintivo della voluttà e
'HÌO (lib. S , c. 9 ): Rarart‘i pror‘urrebant della galmmrig, Orazi... mm le (lifllen.
iutcr dlllepilultos. l'Iran essi armati alle li“ giammai nelle lue descriz-oni dei pia
lvggcri, e VEUI\'BIIO adoperati per iscaramnc
Ct‘VUll banchetti. Roseus, rnsl‘ll. Illlfllllcnva
ciano, e cominciare il combattimento; d'on
bel/n, risplrndmtc , Cutfl'î il g'od‘lay III-i
dc derivò loro il nome di Iurarii, perché
dice Pesto: U! ante tmbrrm _fi-ru rorurc lircri. Gli è perciò che Virglro,parlcutl°
wlct, sic illi ante gravem armaturam quod dv Venere, dice :
pmrli/mut, rorarii (lieti
" l{cs.i , questo fiore era consacrato I E: uvertgns rosea cewice re/idsi'l.
Venere. A/iom'o e Tzelze.r l'lccunhuu che
le rose presero il loro colore vermiglio dal Questo lìnre era l'emblema che rappre
5msue di Vgnprc. Binne , per lu cnntrlt‘io, sentava una vita troppo breve; pertanto
dice che la rosa deve la Itll nascita al san se ne aparg>vano sulle tombe , e stmgrsi
gue di Adone, nel che fu irlhl.atu da Ovi negli l‘pitalli che i parenti ci nl.lilig<v.m.,
dio. e dall'autore del Prruigilt'um Ve ed amlwe tutti gli anni a spandero essi
ueri.r, nel grazrosiasimo inno che ha fatto ruedrainn le ruse cui sepolcri. \'eggnn
su questo soggetto. si cziandio ecolpite IOVI‘B una tomba an
n Cnn qual grazia , dìc’eg“, il zelliro lt<.a
amar-ano va spirando intorno flllll verde la Nulla cnllezione dalle pietre incise di
mica di questa regina dei fiori, e cerca di pia S[mch vediamo sovra un granato una far.
crrle colle luc dolci carezze? Già la divi lilla appoggia: Itl una rum. Questo un
mi rugiada fa lnrtire il pnrp0rin0 bottone bleml ingegnoso può denotare una stovi
dalla buccia che lo ricopre. uctta morta uell' età delle grazie e dei
piaceri.
Ilumor ille quem sereni: aura roraltl! i'l‘lt't. Mnnm. l Musulmani ne attribui
nnrlibus, “20:10 I’ Origine a Illunmello ,- ed ecco in
Jnm mmc virgt'nis pupilla: solwl liu qual modo : Zl‘luomctlo, facendo il giro
del lrnn0 di Dio nel paradiso , prima di
menti pq)ln, moctrnrsi agli uomini , Dio si riv'0lie ver
Gin lo vcggn che comincilt a schîudersi: lo di lui (' lo riguardi)v Il profeta ne el’t
lo veg_g,n altero di far pompa di quel rosso be tanto rossore che lltdò; ed avendo il
incarmto , che è dovuto al mngue d‘ Ado sciugato Il sudore colle dita , ne fece ta
ne, il cui splendore è accresciuto dai bu‘i drre sei goccia fuori del paradiso , una
dell' amore, e sembra f.rniatn di tutto ciò delle quali lette nascere uull' istante il ri
che l'aurora offre di più brillante, allor so e la n10 1.
cliè ascendc il suo carro per annunciare i " RUSILCLTB, guerriero persiano che fu
più bei giorni alla terra. » ucciso da Uhm al passaggio del Granico ,
I poeti non hanno compianto che ll lie mentre stava per ferire Alen'arldro. -Cur.
ve durata di questo fior seducente: Et 8 , c 1.
m‘mium brevi: rame fiore: amaenm ’ Rosnrm , bevanda composta di mielg
Non lnvvi alcuno che non cappio il se di vino e di foglie di rosa, ItSitatissim.
guente madrigalc latino: pruso gli antichi , e di cui Apim'o indi
R05. (2735) R05.
ca il modo di comporln nel suo trattato: I): i moti del suo volto. Aveva fatto un pa
re oaqninaria; e consiste a lasciar cuoce ralello fra l'azione teatrale el'azrone ora
re le foglie di rose nel vino er tre giorni, toria ; e siccome aveva profondamente sin
poi ritrarle', e timelterne delle altre, per diato queste due arti, che non ne fanno
altrettanto tempo. forse che una sola; cosi dobbiamo ram
' I.ROSGIO (Quinto), divise con Ero maricarci che quest' opera non sia giunta
po la gloria del teatro di Roma: son essi lino a noi. Essa era ripiena di erudizione,
i due più grandi attori che siano comparsi e ha fatto dare all'autore da Orazio l'e
su quel teatro. lgnorssi precisamente“ luo piteto di zloctus. Mori circa l’ anno (itpri
go della nascita di Rasoio, ma le conget ma di G. C.
ture lo fanno nativo di Lanuvro, città mu ‘ 2. - Cicerone che arringò pel co
nicipale del Lazio; imperoccbè , al dir di mico Roscio , aveva difeso nelle sua gio
Cicerone, fu nudrito nel territorio di quel Ventù un altro Rasoio , C000sciuto snll0 Il.
la città.Lo stesso autore ci apprende che nome diRoscio d’Ameria o d’Amelia nel du
la autrice di Rasoio un giorno lo trovò cill0dt Spoleto; e una tal causa aveva 0
nella sua culla attortigliato da un serpen notato i primi passi della carriera di que
te, e che il padre del fanciullo, svendo sto insigne oratore. Le prescrizioni di Si!
consultato gli Aruspici, gli in risposta che
la eranolinite; ma questo dittatore aveva
nessuno avrebbe uguagliat0 la gloria ed il per favorito un liberto, chiamato Crisflgo
merito di suo tiglio. Demoalene era stato no, più vizioso ancore di lui, il quale fa’
formato nella declatnszione oratoris dal ceva porre sulla lista dei prescritti quelli
celebre attore Satiro: Cicerone volle es che voleva perdere 0 derubare. Sesto
serlo da Roseto, del quale. era l‘ amico e Rasoio , uno dei primi cittadini d'Ame
l‘ ammiratore. àlacroln'a racconta che Ci ria , fu assassinato in Roma da nemici, i
cerone e Rasoio esercitavanst reciproca quali, svendo saputo mettere nei loro in
mente a chi meglio sapesse esprimere uno tetessi Crisogono , ottennero che il nome
di [lascio fosse aggiunto nella lista dei
stesso pensiero, o uno stesso sentimento ,
l’ uno in pi“\ giri di frase differenti e tut proscrrtti; per lo che gli assassini mette
ti felici, l'altro con una maggior varietà vansi in salvo da qualunque persecuzione ,
di gesti e di movimenti. Abbiamo un'ar .ed ottenevano la confisca dei beni della
ringa di Cicerone pro Roscio Comoedn , vittima. Questa confisca in l'esca di cui
in cui lo colma di elogi. Boario , dic'e si vservirono per guadagnare Crisogono, il
gli, aveva tanta virtù che non avrebbe mai quale si fece ag indicare i beni di Rasoio,
dovuto accendere sul teatro, e vi piaceva e spinse tant' otre l’ eccesso degli abusi
tanto che non avrebbe mai dovuto discen che si commettevano in tal sorta di aggiudi
del‘flìh cazioni, che acquistò per r150 lire circa
La repubblica che conosceva il pregio di dei beni del valore di sette ad‘ ottocento
un comico, anche nell' ordine politico, gli mila lire. Ma [fascio lasciava un figlio
dava una pensione di ventimila scudi, per che poteva riclamare un giorno contro
che recitasse il più sovente che gli fosse una così orribile ingiustizia, a rientrare
possibile: obbligata a delle spese ripntate ne’ patenti suoi beni. Fu preso adunque il
più utili, stette dieci anni senza pagargli partito di accusare il figlio dell'assassinio
a pensione. e senza che Rasoio, il quale del padre , e il credito di Criaogono spa
nella tua dilicatezza non facevasi un idolo ventsva talmente i primari oratori di Ro
del guadagno,non mancasse una sola volta ma , che nessuno ordrvs di tt‘5utuet'8 la
di recitare. causa dell'orfann oppresso. Cicerone solo,
Immensa era la fortuna che facevano i in età allora di CII'L‘A ventisei a ventisette
grandi attori in Roma. Esopo, al dir di anni , ebbe il cnwg;.;io non solo di ab
Plinio , aveva una rendita di pressoché braccisrne la difesa ; ma riuscì a farlo as
cinquantamila scudi. Roccia il quale era solvere, e questa gran vittoria rese il suo
per la commedia ciò che il primo era per nome illustre nel loro. il suo discorso ci
la trngcdm, avrebbe potuto fare, a rappor\ fu conservato : mentre tratta Silla con
to di Cicerone, una fortuna anche maggiore, tutta la circospszione e la prudenza , in
ed avrebbe potuto guadagnare circa un mi mica la voce contro le prescrizioni , usa
lmnee seicento cinquantamila franchi all'an le di fronte Crisog'ono sulla sua opulenza,
no.Gli onesti ed illibati suoi costumi, il frutto del Clelil.l.u , sul fatto, sulla mol
carattere suo obbligante e liberale, gli lezza, sulia insolenza di quel vile liber_
meritarono la pubblica stimv . e quella to. Non poteva annunciarsi con più atrepih
considerazione che ne avasi in Roma alla to e coraggio.
sua condizione. Dicesi t: e avesse un difetto ' 3. - ( Lucio Ottone) , dll'l“° ma
cui aveva avuto l'arte di lare sparire nella pure vittoriosamente da Cicerone. Rnsct'o,
sua azione, ed era di essere un poco lisca. essendo tribuno del popolo i’ .n no dillo
Ciò non ostante non erano men graziosi ma 685 , fece accettare una legge , so.-n
Di; . Mii. 543
ROS. t2736) ROS.
ti volte citato negli scrittori, la quale esi mo giorno dell’ anno, ritornando dalla ai
geva che chi voleva essere ammesso nell’ nsgoga, dicono a tutti quelli che incon
ordine dei cavalieri, dovesse avere cin trono: Possa tu onere scritto in buon anno,
quanta mila lire di sostanza. Fino a quel e i salutati rispondono con lo stesso augurio
tempo i cavalieri non avevano avuto posto lo tal giorno nei loro posti fannouso di miele
distinto in teatro; quelle legge assegnò cdi pane levato, la qual cosa per essi è una
loro i quattordici ordini di itedre i più vi specie di presagio che l'anno aar‘a dolce e
eini a quelli dei senatori. Questa stessa fertile. Alcuni vanno alla sinagoga, vestiti
distinzione, accordata ai Jriial0ti cento di bianco, per indicare la parità di lor co
anni primn , aveva fatto morm0rare il po scienza. Altri, e particolarmente i Giudei
p0lo _; maggiori furono le lagnanze allor Tedeschi, vestono in tal giorno I’ abito
olìii vide stabilirsi questa nuova distinzio cui hanno destinato per la loro sepoltura.
ne pei cavalieri. Rasoio Ottone , pretore L’ullicio è più lungo che in tutti gli altri
nel 689, entrando in teatro, lo ricevuto giorni di festa. La lettura del Penluteuco
dal opolo a fischi , che i cavalieri sforn si fa a cinqur‘ persone. Vi si legge il se
rnnsr di aoll‘oeare cogli applausi e col crilizio che facevasi altrevolte in tal gior
baltirnento delle mani. Alzorrsi un vero no, ed uno squarcio dei profeti; aggiun
tumulto , si venne alle ingiurie, ed eravl scudo le preghiere per la prosperità del
a temere che più oltre non ptngt'etlisse la principe a cui con soggetti. Dopo tutte que
cosa. Cicerone, all0ra console, avvertito ste cerimonie , si fa sentire il suono del
di questo subbuglio , e‘ "voce tosto il po corno, come per avvertire i peccatori del
polo nel tempio di Bellona , e colla aul giudizio di Dio. La festa termina colla cc
eloquenza cangrn talmente la dispoli2ioue rirnonia che chiamaci Habdala. lo tal ma
degli spiriti, che il popolo , rientrando in niere passano gli Ebrei i due primi gior
teatro , si affretta di riparare all' ingiuria ni di settembre, continuando poscia li- pe
fatta a Roseto, cogli applausi i più segna niteuze e le buone opere sino ai dice: del
lati , e le maggiori testimonianze della mese, che è il digiuno dei perdoni e. che
stima e del rispetto. chiamano Jnnc~Haclu'pnr, vale a dire, gior
Orazio fa allusione all' indicata legge di no del perdono.
Rasoio Ottone nella sua ode contro Vul Roses DEA, la Dea delle dita di rose ,
tejo Illena , liberto del gran Pompeo , l'Aurora.
e giunto al rango di cavaliere contro le " Rosrottow, uccello il cui cantoè sim
intenzioni di quel tribuno: bolo di una languido tenerezza. l"ilomelri ,
figlia di Pandione, lo t'angiata in Rosi
Sedilibusque magno: in primis eque: , gnolo. Pausania dice che i Traci avevano
Olhone comtenlpto , sede‘. osservato che i rnsignoli i quali avevano
i loro nidi in vicinanza della tomba di
ROSC-HASAMA , cioè a dire , ca 0 d'an Orfeo, cantavano con iù melodia degli
mi. Cosi chiamano i moderni Giudei la irltri. - Ovid. Meli. ,fiió. 9.- Pau
festa che celebrano al cominciare dell'anno san.l.g, c. 30.- V.Frzotssr.a.
loro, vale a dire , i primi giorni del me " Rosssae, ebbe la gloria di soggiogare
se di settembre, cui danno il nome di Tisri. il cuore del conquistatore della sua na
Pretendono essi che il mondo abbia avuto zione. Alessandro , percorrendo la Per
principio in quel tempo , sebbene alcuni sia, di cui aveva terminato il conquista,
sostengano esser cominciato nel mese di fu magnificamente accolto dal satrnpo Os
marzo, da essi chiamato Nisnn. Durante sartc , il quale gli diede un banchetto in
cotal festa è vietato ogni lavoro, ed iu cui si vide brillare tutto il lusso Asiatico.
terrotto ogni negozio. La solennità del Le donzelle le più distinte per la rarità
principio dell'anno è l'ondata sovra una delle bellezze , e r l'eleganza degli or.
opinione tutta peculiare degli Ebrei. Credo namenti , furono cstinate a servire l'eroe
nu essi che Dio abbia scelto specialmente e i convinti. La figlia d’ ()_rsarte , chia
quel giorno per giudicare le azioni dell'im mate Rossano , sorpassare tutte le sue
uo cessato, e dar norma agli avvenimenti compagne in grazie ed in beltà. Alcamo
dell'anno entrante. lo questa credenza si rlr0 , ebbe lieto da tante attrattive , si
preparano, un mese prima, a subire sillat determinò i s ossrla. La sua unione cui
tu giudizio, e procurano di espirrre i loro la figlia d‘ un‘ barbaro poteva scandalezzaro
cccati con la penitenza , la preghiera e i Men-doni; esso fece cessare le mormo
'elemosina.l più negligenti cominciano rszioni dicendo , che il matrimonio dei
questa preparazione la settimana che pre Greci cui Persiani era il volo mezzo di
cede la festa. Nella vigilia le peniteuze consolidare il loro nascente. impero , e dis
raddoppinno,c ciascuno si fa dare trenta colpi si are le antipatie che avevano divise fino
di sforza chiamato Maluhutlt.ba una del pri al ora le due nazioni. u D‘ altrondc , sg
RO& (2737) R0&
giunse egli, Achille, da cui discendo, il quale era stato ucciso nel Turquestan ,
sposò una prigioniera; ed io non credo di sebbene unite ai Turchi fossero le lul'lg in.
far torio alla nobiltà della mia nascita, nnmerevoli del Rai, 0 re del Kstkai, che
nè violare le leggi del mio paese, seguen fece prigioniero, costringendo Afraaiab Id’
do l'eeem io di quel semidio. in Di tal accettare la ace alle COI\dÌZIODI che a lui
maniera re la licenza d'un banchetto , piacque di oE‘rirgli.
il conquistatore dell'Asia , sposò una pri Tuttavolta non essendo contento Caicatil
gioniera , il cui figlio divenne il signore del fatto accordo, Rostain cadde in disgra
dei conquistatori della sua pstria. Alla zia, e fu obbligato a ritirarsi nel Svgeatall
morte dell’ eroe , Russane era incinta, e e nel Zableatnn, ove essendosi l'oriiliciito
alcun tempo dopo mise alla luce un plin rifiutò di abbracciare la religione di Z0
cipe che fu chiamato Alesmndro. Il bar mastro, che il re Caicaus gli aveva letto
baro Casrandrn lo fece’ trucrdare in B€Èìti proporre.
io con sua madre per regnare nella a Caicaus, avendo saputo la resistenza che
cedonia. faceva ai suoi ordini, gli mandò A|fendiar,
' Roses , città situata aul floll'o di leso, suo figlio, per indurlo all'obbedieuza .As
all'estremità orientale del Nîttllltìl'l‘fllìflt'i , fendinr ebbe molle cunlerenze su tal Pro.
fra due sole, delle quali 1' una conduceva posrto con Roa'am, nelle quali nulla aven
in Siria , e chiamavaai: le porte Siria ; do potuto ottenere cui discorsi, si dovette
l’ altra formata dal monte Amano, e dal terminare. la braogua con un aingolare cer
la riva del mare , comunicava culla Cili tame. Questo famoso duello di Aal'endiai:
ria , ed era chiamata: le porte Amam'chc'. e di llnsimn durò due giorni, e i romanzi
Questa città collocata da Tolomeo nella dell'Oriente son pieni degli straordinari
Siria , ‘e posta da Slrabone nella Cilicia. _ fatti d'arme di questi due eroi. Ma finalmen
La fondazione della medesima fncevas_i te aoccombette Aeleiicliar, avendo ricevuto
accendere a Ciliee , figlio d’ Agenore.E un colpo di rostro per mano di Roetam,
pur parlato di Roses , in occasione delle il quale erasi accorto che Asfentliar aveva
guerre dei eucceaaori di Alessandro. Dopo un magico potere contro le lreccie.
la morte di Scienza Nicfllore , Demt'lrin Il valore e la bravura di lioatatn e di
fece Il’àapot'tat'e: a Roma la statua del; A=l'endiar, anche preacutementc, fra gli
Fortuna , che Seleucn aveva eretto sulle Orientali anno l' esempio ed il modello
mine il’ Autigonia , vicino ad Antiochia. della Virtù militare; e i più grandi re del
Quei!» città aveva una manifattura , di I‘ Oriente non isdegnano di essi-r para
vasi di terra , rinomatissima a’ tempi in gonati a queetì due eroi, come, fra gli En
cui Cicerone era governatore della Cilicia. ropei, non sono mai oblrliati i nomi di A
Rosvs fu messa nella seconda Cilicia , lessaudro e di Celere, allorché trattaai d
sotto l'impero di Trodnsi'o , il giovane. lodaie i talenti e il valore militare. Ì
Sapore , re di Persia l’abbruciii dopo aver l Persiani danno il nome di Rostsm a
fatto prigioniero Valeriano l'anno 26 del due eroi favolosi, celebri nei loro annali:
l' Era volgare. Fu saccheggia" eziandio , il primo, figlio di Zal il bianco, re delle
sotto il regno di Arcadia , l’ anno 404 , ludie: e il secondo, figlio di Tamur, re
dagli laauri, popoli selvaggi che abitavano di Peraia. lilli, dopo una lunga e sangui
le montagne. nosa guerra, convennero di terminarla con
Giove aveva a Raro: un culto portico. un singolare combattimento, che coneialevit
lare; la Italiui del Dio era posta sulla la nell'impugnare un anello di ferro, e simp
mosa rupe scolpita sulle medaglie di que parlo all' avversario. Quegli, nella cui ina
sta città; le quali rappresentano pur anco iio restava, eta riputiitn vincitore e dava la
due berretti sormontati da una stella, litl‘l legge. Gli Orientali, dice Chnrdin, appli
lwlo dei Dioscuri. cano al nome di liostam la stessa idea che
ll05'l'Ml ( Mir. Pers. ). Questo penonag i Greci avevano di Ercole, e gli Europei
gio ‘e il più grande e il più celebre di tut di Orlando.
ti gli eroi favolosi della Persia. l“.rii figlio ‘ Rosrnans COLOIXIA, ornata di poppe e
di Zal o Zalser, e nipote di Sam,figlio di di prore di vascelli, iunslzata in memoria
Neriman.l Persiani, per dargli un’ origine d’ una vittoria navale.
ancor più nobile, dicono che diseenilesiie ' Ros'rnsne CUROIA , corona roalmlia,
da M»monn,liglio di lienim‘uino, figlio del corona ornata di prore e di poppe di va
Pfllrilrca Giacobbe. Le sue iù grandiint acelli, con cui onnravasi un capitano, un
P"CSe ‘HM’ la liberazione di Caieaus Il, soldato, che il primo avesse unciuato un
re della dinastia dei Cernidi, cui trasse dal vascello nemico, o vi fosse saltato dentro,
le prigioni di Zoulzagar, 1"" d'Ambia; e .’l‘larco Vipsani'o Agrippa avendo ottenu.
quella di Saiveacb. mio figlio. cui salvò io una tal corona, dopo la disfatta di Pnm.
dalle insidie tesep,li dir Sanrlnbnli,snfl ma pro, fu d'allora in poi riguardato con tari.
Ì'ÌB"I' Vfliditi) poscia la molle di Saiveselr, la distinzione che ai cred'e poteue giunge
BOT. (2738) ROT.
re a halmr dal trono Augusto, a ripristi rappresentati sovra alcune medaglie , le
nare la repubhltcu. nettdo nelle mani un rotolo lungo e stret
' ROSTRI, luogo celebre a Roma nella lo. Gli antiquarii hanno cercato lungo tem.
nbblica piazza, specie di palco o di tri po di inveatigiirne la ragione; gli uni han
huna da cui si arringaill al popolo, ed era no creduto che fosse un rotolo di carte ,
decorato dai rostrt' o speroni dei navigli di memorie , di suppliche , ecc., che si
presi agli Auziati dai Romani, comandati preaentassem ai principi , o qualche cosa
dal console Menio, il quale l‘ anno di di simile; altri hanno upinato che fosse
Roma 410 ruinò il porto degli Aoziati, pre un moccichino increspato, cui facevano on
se la loro flotta, composta di ventidue na deggiare coloro che presiedevauo ai giun
vi, delle quali sei erano armate di speroni; chi per segno di principiare ; altri poi
Rostriaque earum soggetta!!! in oro ad asaerirono che fosse un piccolo sacco di
slrtwluln adnrnart‘placuil (Liv. . 8, 14.). polvere o di ceneri che si presentava agli
Questi rostri altro non erano che una spe imperatori nella cerimonia dell' incorona
cie di palco della forma di un basamento ziooe, e che chiamavaai akakin, la qual pa
(ll colonna, sul quale collocavasi uno acan rola significa che il mezzo più opportuno di
no ove sedeva l'oratore: tale almeno è la conservare la nostra innocenza è di pensa
ligure dei muri che ci presentano le tue re che non siamo che polvere. - V. Alta
daglie antichi‘. SIA VOI. di Supplimento.
Su questa specie di tribuna posta in Ben più semplice ci sembra il pensare
mezzo del loro, si partecipavano al popolo che questo ornamento altro non sia che il
i più serii allori, si diacutevtmo le cause rololo, chiamato mappa , che il primo
degli accusati, e si pronunciavano le ora magistrato alzava in aria, come faremo oa
zioni funebri. Ivi pure attaccavansi le’ te servart: alla parola Dl'l'1’tno. - V. questo
sto dei proscritti, perché. fossero esposte al‘ articolo. Val. di Supplim. e ll‘larraam.
I’ occhio di tutti. Cesare cambiò il posto ' RU'I‘UIDUS. Questa parola in senso
dei rostrt', e li lece mettere nel luogo ove figurato presso i Latini è sinonimo di
tmvavanai ai tempi dello storico Diane tomolus, o per/ictus, perfetto: rotan
(lib. 43) .' Suggesturrt quod in medio _/21 du: orator, un eccellente oratore. l Gre
ro lune ernt, traslalumjirit ad locum uói ci hanno detto, parlar rotnna'nmrntr,
mule conspicìtur, repost'taeque Syllae et 9‘r'977‘ylyc M1AU‘" per significare par
Pompei imagines, vale a dire in un an lare piacevolmente, si armoniosamente.
golo del foro, dalla parte del Nord, per la Demetrio di Falera dice che il periodo
che si distinguono gli antichi dai nuovi oratmio dimaudl una bocca rotonda :
rastri.
" ROSTIm , il becco del naviglio , ciò un‘ Ja'oyaroy arpojVj‘uÀflu ora‘ya‘rae;
che chiamasi sprone,_il dinanzi della prua e Plutarco ha detto parole rotonde, per li
che era posto al basso e a fior di acqua. gnilicate termini scellt. Aristofiuu‘,Parlando
Era una pianta aporgente,munita di un becco di Euripide, dice io godo della rotondità
di rame 0 di ferro. Ordinariamente il ro della sua bocca , cioè della bellezza del
atro non mettevasi che ai navigli di guerra suo linguaggio. Finalmente Orazio ha
imperocchè non serviva che ad urlare i detto :
vascelli nemici , per dannegginrli: Uno .. . . . . . . . . . . . Graiis dedit ore rotondo
sacpe ictu hostium triremea tupprimebunt, illuso lvqui. . . . . . . .
dice Diodoro.
R01 0 Romea , Divinità adorata in Ai Greci tnccarono in sorte le grazie
quella parte delle Galli: che fu chiamata del discorso. Queite gn‘I~ie , e questa per
Normandia. Le sue funrioni e i suoi at f91.inne di linguaggio erano proprie singo
tributi erano pressoché simili a quelli di larmente degli Ateniesi.
Venere presso i Romani. Alcuni etimolo ' ROVBSCIO. E la faccia della medaglia
|:isti fanno derivare il nome di Rouen da opposta alla lr'sla; siccome il lato della
Rot/tornagttrn, tempio di Ilnl. Altri lo medaglia e ciò che più importa di consi
fanno derivare dal nome di questa Divini denaro, è d'uopo esaminarlo con qualche
tìi unito a quello il’ un mago, figlio di diligenza , dietro la scorta degli archeologi
Gamotete, primo re delle Gnllie. - De che han parlato di questo genere il’ anti
.rcrizinne storica e geografica dell' alta quaria.
.lVormartdia , l. 2 , p. 4. If‘il mestieri ricordarsi che le medaglie ,
’ Roroco. - V. VOLUME ossia le monete romane , sono stato lungo
2. - Di carte nelle mani di una don tempo , non solo senza rovescio: ma han
"a. - V. Coro. anca senza alcuna specie di tipo Il re Ser
' 3. - Nelle mani degli imperatori evin Trillo fu il rimo che fece coniare
dei cannoli del basso impero. Ai tempi delle monete di lironao, sulle quali fece
di Anastasio , veggiamo gli imperatori iotagliare la figura d'un bue, d’ una pe
POT. (2739) RO'I'.
con o d'un porco; d‘ onde si chiamava diedero a lui tutti i distintivi della gran
no quelle monete Pecunia da pecude. delza e del potere, e fra gli altri il privile
Quando i Romani furono padroni del gio di far coniare sulla moneta la ma te
1' Italia , coniarono la moneta d‘ ar ento , sta , il ano nome , e quel rovescio che più‘
Sotto- il consolato di Caio Fabio Éillore gli sarebbe andato a genio. Per tal manie
e di Ogulnin Gallo , cinque anni io fa fu ailidato alle medaglie tutto ciò che
ormai la prima guerra punica. La moneta l’ ambizione da una parte e i‘ adyulazione
d'oro non fu battuta che 62 anni dopo. dall' altra furono capaci d’ inventare, per
Essendo la repubblica in quei felici Per immortalare i principi ai buoni che cattivi.
la qual cosa son esse preziose ; imper
tempi nel suo più bel fiore, ai ornarono
e si perfezionarnno le medaglie. r0ccb'e vi si trovano mille avvenimenti ,
La testa di Roma e delle Divinità,auc di cui la storia soveuti volte non ha con
tesse a quella di Giano , e i primi rove aervato la memoria , e pei quali è obbli
sci , ora furono Castore e Polluee a ca gala a ricorrere a questi documenti, cui
vallo , ora una Vittoria conducente un car anche la storia rende testimonianza su
ro a due od a qltittlt‘0 cavalli, ciò che fe quei fatti che non si possono chiarire che
ce chiamare idenari romani victoriali, cui lumi eh’ elle ci p0rgoiio.
bigali , quadrignti , secondo i diil'erenti Difatti noi non avremmo mai saputo
che il figlio che Antonino aveva avuto da
rovesci. Faustina fosse stato chiamato Marcia: Au
Ma hentosto i trinmviri monetari comin
ciarono a fare scolpire’sulle medaglie i loro niu.r GnIeriua Antom'uus , se non IVPIIBl’
nomi, le loro qualità , e i monumenti ma una medaglia greca di quella principes
delle loro famiglie; di modo che si videro sa che porta al rovescio la testa di un ra
le medaglie portare i distintivi delle ma pazzo di dieci o dodici anni, colla leggen
da: M. ANNIOC I‘AAEPIOC ANTONI
gistrature , dei sacerdozj , dei trinnli , ed
NOC AYTOK PAT_O_POG ANTON|NOY
anche di alcune delle più gloriose azio
ni dei rnnnetar'. Tale è nella fanti’ YIOC‘
gli: Emilio: M. LEPIDUS FONT. MAX. Chi mai saprebbe che vi sia stato un
TUTOR Rl‘ÌGlS. Lepido in al’iîl0 conso. tiranno chiamato Paculirmus, senza la bel
lare, mette la C0t'0na sulla testa del gio la medaglia d’ argento del gabinetto di Cim
vane Tolomeo , che il re ano padre lvt!va millard , che è forse il solo Pacai‘t'anug?
lnscuto sotto la tutela del popolo Romano, Chi saprebbe che Bnrbt'n e stata moglie di
e dall' altro lato vedesi la testa cornniitti Ales_mndro Srvem, ed Elruscilln di De
di torri della città d’ Alessandria, capitale ct'o i- non di Volusiano, e cento altre iii
dell' Egitto , colla leggenda: ALEXAN‘ Utili cose, di cui si va debitori alla curia.
“REA. Tale, nella famiglia Giulia, è siti degli antiquari?
quella di Giulio Cesare, il quale non-casco. Per far conoscere la bellezza e il pregio
do per ance che un semplice pariicolue, dei rovesci , è d'uopo sar|>jere che ve n‘ ha
e non mando far incidere la ma un. , ai di molte sorta. Gli uni anno delle figii.
accontentò di mettere da un lato un‘ 4515. re 0 dei personaggi, gli altri dei monu
fante , col molto : Caesur , parola eqnivo. menti pubblici o delle ttemplici iscrizioni ,
ca che indicava egualmente e il nome di e qui intendiamo di parlare del Campo del
questo animale in lingua pnnica , e il so la medaglia , per non confondere queste
prannome di Giulio. Sul rovescio, in qua iscrizioni con quelle che sono all’ intorno,
lità di augura e di pontefice , fece scolpire e che si chiamano Leggende. - V. Leo
i simboli di queste dignità, cioè l’ asper oeaoa , Iscaiztoaa delle Medaglie , Val,
a0t'io , la scure per le vittime, e il berret di Supplt'ni.
lo ponttfitîale : come sulla medaglia in cui I nomi dei monetarii trovanei in gran
si vede la testa di Cerere, havvi il basto numero sovra molte medaglie; lo Steaso
ne augurale ed il vaso. Tale finalmente nella dicesi dei drcemviri delle colonie. Le al
famiglia Aquilia e la medaglia in cui, per tre magistrature si incontrano più ape-MO
cura di un trinmviro monetario discendente nelle consolari che nelle imperiali. Alcune
dalla medesima Marco Aquilio che disfece volte non avvi che il nome delle città o
inSitilili gli schiavi ribellatisi, è. rappresen dei popoli: SEGOBRIGA GAESMLAU
tuo Vestito delle sue armi , collo scudo al GUSTA, OBULCO , KM"; Kuîem‘,
braccio , calpestando sotto i piedi uno ecc. Qualche volta non vi si legge che il
schiavo , col m0ll0.‘ SICILIA. solo nome del!’ imperatore.- CONSTANTL
D'allora in poi le medaglie divennero NUS AUG . CONS'I‘ANTINUS (IAE
prt‘ziute pel loro valore in qualità di monete SAR , CONSTANTINUS NOB. CESAR ,
non solo, ma pei monumenti di cui erano ecc. , od anche la sola parola AUGU
ornate; fino ii che Giulio Cesare, essendo STUS.
si reso padr0ne Ilflftlttt.i della repubblica , Quanto ai rovesci che rappresentano lì.
sotto il nome di Diltatore perpetuo , ai suite e personaggi ,_il numero , l’ azione ,
ROV. (2740\ ROV.
il aoggettoli rendono più o meno preziosi. ta da Vaillanl , rulla quale colla leggen
Riapettn alle medaglie, il cui rovt‘acm non da: PACE l’.ll., ecc. in luogo del tem
porta che una sola figura la quale rappresen pio di Giano, vi ci vede Roma fleduta
ta qualche virtù, per cui la persona ci èreaa aur un cumulo di spoglie di {nemici , te
commendevole, o qualche Deità che ha nente un corno colla destra , e il para
più particolarmente onorata, a: d’ altronde wflium colla sinistra. Nel numero di que
la testa non è rara, devono cSscr notte ati bei monumenti , annoveriamo l’ anfi.
nel numero delle medaglie comuni ; impe' teatro di Tifo, la colonna navale, il tetti
rocchi: non hanno nulla di storico che me. pio che fu conlacrato ROMAE ET AU
Iiti_d’ estere inveatigato. :USTO , i trofei di M. Aurelio e di
E ti’ uopo distinguere con tutta la cura Commndn , ecc.
l’ unica figura di cui noi parliamo , dalle Anche i divetll animali che s'incontra
teate o di fanciulli o di donne , o di c-l no ltli rovesci ne accreacono il merito, par
leghi degli imperatori, o di re alleati. ticolarmente se sono animali straordiuarj.
Regola generale di tutti i conoscitori si ‘e Tali con quelli che ai facevano ventre a
che le medaglie a due teste cono quasi lifima da paesi atrnnicri, pel divertimento
sempre rare , come Agguato al rovescio del popolo nei giuochi pubblici, e partico
di Giulio , Vespasiano al rovescio di Ti. larniente nei gtuocht secolari; o quelli
10, Antonino al rovescio di Faustina, M. che rappresentavano le insegne delle le
Aurelio al rovescio di Vero , ecc., per [:Iflni, le quali si distinguevano dai diffe
la qual con è. facile l'inlcl’irne che quan
renti animali.l’ercio noi veggiamo fra le
do vi nono più di due teste , la medaglia legioni di Gnllieno, le une col porcospi
è ancor più rara. Tale è Severo al mm nu, altre con un lhi, altre con un Pega
scio de‘ anni due figli, Gela e Comun/la; so, ecc. Le medaglie di Filippo, d‘ Olacil
Filippo al rovescio di aut! figlio e di sua la e dei loro figli. colla leggenda: SAB
moglie; Adriano al rovescio di Trajunn CULARES AUGG, hanno ani rovesci gli
e. di Platino. Jobert aggiunge la medaglia animali che fecero comparire nei giuocbi
al rove.rcio d’ Ottavia; ma queata meda secolari, la cui celebrazione avvenne sotto
glia non deve esser messa nel numero del il regno di Filippo, il quale volle far
le più rare; imperoccbè unicamente la te pompa di tutta la ma magnificenza, allìne
ala di questa principessa la rende curiosa. di al‘fezinnarai lo apirito del popolo che
Le medaglie che hanno la atesaa testa e GOÎÌÌI‘II’IO IÌVCV. calrct'lllmenla itllttpt‘ilO.
la ateaaa leggenda dai due lati non anno Non ai videro mai tante differenti specie.
della rima rarità. Un rinoceronte, trentadue elefanti, dieci ti
Se e medaglie che hanno molte ligure grt, dieci alci, aeaunta lioni addimesticali,
sono le più ricercate , cresce in proporzio trenta leopardi, venti iene, un ippopotamo,
ne la rami ed il pregio re rappresentano uaranta cavalli selvaggi e dieci giraffe.
qualche azione memorabile. Tale è la me alle medaglie di Filippo, della lua apo
dagli: di Trafilm colla leggenda: RE aa e di suo figlio. ne veggiamo alcuni , e
GNA ADSIG ATA, in cui ai reggono particolarmente l’ ippopotamo , e lo stre
tre re ai piedi d‘ un mggestum, sul qua p.rikcrm spedito dall Aflrica.
le sta l’ imperatore in atto di dar loro il Giova pure natervare che siccome gli spet
diadema: il congiario di 1Vcrvn a cinque tacoli daranno molti giorni, così non ai
figure : CONGIAB. P. R S. C.: una di esponeva ciascun giorno agli occhi del pub
Traiano in atto di arringare con setta lì blico che un certo numero di questi ani
gure una d‘ Adriano in atto di arringare mali, per render sempre nuova la festa.
al polo , in cui vi sono otto figure acn Si aveva una pertanto di indicare nulle me
Zfl lfggcntlaì un‘ altra in atto di parlare daglie la data del giorno in cui quelli ani
ai soldati , con dieci ligure : una medaglia mali compafivano; il che aerva a ipicgat'e
di Faustina, colla leggenda.- PUELLAE le cifre l, II, "I, lv, V, VI che si tro
FAUSTINIANAE , che trovasi e in 010 vano tulle medaglia di Filippo, di sua mo
e in argento, egualmente rara in ambedue glie e di suo figlio.
i metalli. Sulla medaglia d’ argento non Vrggonat degli elefanti bardati nelle me
umori che aai figure; ma su quella d'oro dlgllc d’ Antonino Pio, di ."evrro , e di
ve n’ hanno dodici o tredici. alcuni altri imperatori, i quali ne avevano
I monumenti pubblici danno al rovescio fatti venire alcuni per abbellire gli apctta»
delle medaglie un pregio particolare ,singo coli che davano al pnpolu.Snlla qual cosa
larmente allorché ricordano qualche storico il nostro lettore potrà consultare l‘ opera
avvenimento.Talc è la moglie diNerone, che intitolata : Girberti Cupcri. . . . . . . (le cl!’
rapprcaeuta il tempio di Grano chiuso, ed phanti: in munmis obvt'i! e:rrrcilalionrs
ha per leggenda: PACE P. R. TERRA dune, e pubblicata nel terzo volume delle
MARIQUE PANTA JANUM CLUSIT . antichità romane di Sallrngro.
Tale è pure una medaglia rariuima , cita Veggonai ezinndio sulle medaglie alcuni
ROV. (274') ROV.
altri animali più rari; come la fenice sul Rispetto alle epoche distinte aulle me
le medaglie di Costuntt'no e dei suoi figli dagli-e , molto necessarie per la clnarezua
ad esempio dei principi e. delle prlhCipeafit: della etnris , e per la cronologia , abba
dell'alto impm), per indicare, con questo stanza ne abbiamo parlato all'articolo Mu
uccello immortale , o l’ eternità dell’ 1m naorns.
pero , o l’ eternità della felicità dei l distintivi della pubblica autorità -sui
principi , messi nel numero degli Dei rovesci delle medaglie , allorché non sono
immortali. Nel gabinetto di Parigi avvi in leggenda o in iscrizione , sono ordina
una medaglia greca , portata dall' Egit riarnente indicati colle sigle S. E. o A E;
tu, nella quale vedesi da un lato la testa e qualche volta si leggono intieri: PUPU
di Antonino Pia,e al rovescio una fenice Li JUSSU , PERMISSU D. AUGUSTI :
rolla leggenda:Arwv, cltrmtà per app‘ende [NUULGENTIA AUGUSTI, ecc.
re che la memoria d’ un si buon principe Rispetto al nome delle città , in cui le
non morrehbe giammai. medaglie sono state coniato, non bavvi
Ma tra le medaglie che hanno degli uc nulla di più ordinario che di rinvenirlo
c€lli nei rovesci , non avvene di più cu nell' Alto e nel Basso Impero, colla diffe
riose delle piccole di bronzo di AMBUL renza che nell' Alto Impero il nome è
no e di Adriano. Esse rappresentano una spesse fiate in leggenda o in iscrizione; e
aquila , un pavone ed un balbflglattt’tl sul nel Basso Impero , dopo Costantino , tro
la stessa linea, colla sem lice leggenda : vasi sempre nell' esergo. Cosi pure nel
Cos’. lll per Adriano, e ‘0:. IV per An Bano lmpero vi si veg otto qualche volta
tonino Pio. Queste med‘glie si spiegano le sole iniziali,- come T. pcrcussa Tre
lacilmer'rte per mezzo d’ un medaglione as v€ris S. M. A. signata moneta Antin
sai comune di Antonino Pio, il cui ro cht'ae. CON. Constunlinopoli , ecc. ,- men
vr’sci0 rappresenta Giove, Giunone e Mi tre nell' Alto Impero i nomi trotansi scritti
nervo; imperocchè a queste tre divinità si per intimo; Lugduni , sulla medaglia di
riferisce il tipo dei tre uccelli : l'aquila M. Antonio Ayflgxlwy, su quelli d‘ Au
era consacrata n Giove , il plvone a Giu tiochia; ecc
none e il barbagianni a Ìllinerml. l rovesci portano i distintivi differenti e
Trovami pure sulle medaglie altri uc particolare dei monetsrj , dai quali si fa
celli ed animali, sia pesci, sia mostri lavo cevano mettere di propria autorità per di
lui, ed anche alcune piante straordinarie, stinguere la fabbrica , ed anche il luogo
le quali non Ct'racono che nei singoli paesi; in cui Veniano lavorate le monete. lo tal
come puossi appendere specificamente dallo modo si spiega un’ infinità di caratteri e
illustre Spanteim nella sua terza disserta di rctzoli simboli che si trovano non solo
ZÌOUO.‘ dc pmcstnnlt'u et un: nnmiamalum. nel e medaglie del Basso Impero dopo
Giova pure osservare che sovente l’ ima Gallienn e Volusiano; ma ben anco nelle
ginc dell' imperatore 0 dell‘ imperatrice , Consolari.
la cdî‘ medaglia porta la testa piuttoatn I segni, i nali evidentemente non han
voluminosa , vedeai posta eziandio sul ro no rapporto c e al vslore delle monete, e
ve.rcw , o in piedi o seduta , sotto la (i non si trovano che nelle consolari, ed an
gnra d’ una Dcità 0 d‘ un genio , e quel che non sempre, sono: X V. 5. L.
che volta è. intagliata con tant‘arte e dili L. S. L.
catena , che, sebbene il volume ne sia X. significa rienariux, che valeva donna
piccolissimo e molto leggiere , vi si neo’ aert's , dieci assi di rame , il V. denota
nosce nullameno lo ateaso volto che vcdesi va il quinario cinque assi; L. L. 5, un
in grande nell' altro lato. In tal guisa si srslemio , o due assi e mezzo; il è
scorge Nerone nella sua medaglia , colla un secondo segno del qut'mtrio.
leggenda : DECURSI; non che Adriano, Nessuno di questi legni trovasi sul limit
Aurelio , Severo , Decio, ecc. rappresen 1.o ( se pure non è I’ 5 che si vede sovra
tali cogli attributi di certe Deit‘a , rotto la alcune Consolari ) ed ordinariamente vi si
figura delle qualiamavaaidi t'appreaentnrli scorge un certo numero di punti che ai
per onorare le loro virtù civili e militari. collocavano dai due lati.
Senza dillìmdercr a parlare della manie Finiremo per osservare che si cono
fa con cui si possono classificare le meda scorto alcune medaglie Il cui rovescio eri
glie, la qual cosa non sarebbe dell'indnlQ dcntemente non corrisponde alla teata.La
di qu@at'o re, lermintrrmo questo articolo maggior parte di queste medaglie sono sta
dicendo a con che sui distintivi dell'auto‘ te battute ai tempi di Gallo e di Volu
rità del Senato, del popolo e del principi‘, st'ano, allorché l‘ impero era diviso fra un
sul nome delle città in cui le monete so numero infinito di tiranni. Quanlunquo
no state coniate; Sui differenti segni dei questo dill‘etto sia madornale, non convie
monetari, e sull' indicazione del valore ne l'igt‘ll-we v‘llflklr‘ meringhe; imperocchi:
della moneta. a que' tempi ogni cosa era in una tale con‘
RUB. (2742) RUB.
fusione, che, senza darsi la pena di fah quale era scolpita questa iscrizione: 'ecco
liricare dei nuovi couii , appena upevasi ne il tenore .- sussu. MAIDATUVB. P. Il. cos.
che si era cambieto Il signore , ai battevn IMI. ‘rune. MILL. TIM)N.COMMILITOI.AIIIA.
nemplittttmentfi una nuova testa sugli anti QUISQUIS. ras. MANU’ULARIABVE. corrono.
ehi rovexci. Gli è certamente per questo ‘run1uuire. LEGIONARIAB. mc. SISTtTO.\'R
ragione che veggiamo al rovescio di un XILLIJM. snu'ro. AI\MA. nsrom'r0. rum. Cl
Emiliano, CONCORDIA AUGG. , rove 'rna. mmc. AMIEM. moria. DUC'I'UM. cum
.w:io che lvevn eervito ad()stiliano,a Gal crrvm~ comuu’ruuva. TRADL'CITO. si.
lo 0 a Volusiauo, neppure non ‘e uno dei QUIS. rauco. nuw>cs 1055101115. anversns.
Filippi l|flSfmmat0 in Emiliano. PRAECZPTA. JERI'I‘. recsnrrve. ADIUUICA’IUS.
Runa (Iconol. ), Divinità Romano , 351. "06115. P. n. 1m. SI. 1.,ott'l'ltLl’a‘l'huht.
onorata dar mietitnri, perché non lasciasse ARMA. 'ruunu‘r. rtnurrzsqns. xx. sncms.
loro sfuggire i anni delle epiche. Rappre PBNB'I'RALIBUS. ASPORTAVIZRIT. s. P. Q. 11.
sentavasi con un l'uato di hil.la in mano, saturno. PLEUBSCITI. s.‘rn. corsurxv. UL
le cui epiche erano intatte. ‘rna. uns. nous. ARMA. AC. motu. PROFIR
' Bonn. Questa parola- indica un ve. ne. LICl-IAT. KEMIII.
leno cavolo in parte dal succo della una A inalgrado cheCesare avesse l'intenzione
velenosa. Giovenale (Set. 1, v. e 70) di sottomettere la su.\ patria , allorché ci
parla . d'una donna romana Îclre Illl‘Cllltt vide, nel suo ritorno dalle. Gnllie , alla
va una tal sorta di veleno al vino che pur riva del Rubicone , colla una armata , dice
gwa al marito: Swtrmio, provò nel pa=smlo qualche e
Illmuza,
Occurril matrona palette, quae molle cn-_ ' Rumonua. - V. Borneo.
lemmi, Ruincuus Lncns. Bosco litulto vicino
Porrecltu'a vira mine! sitienlc m6elam. alla porta Viminale, dedicato alla DeaRo
bigo n Rubigine , ove nhlnnciav.msi , du
' Rum, città d'Italia nella Puglia, si rante le Robigalie, le vinere del cane. e
tuata fra Canossa e Bari, i: venti miglia di della prcnra che si erano immallle. Ovi
distanza da queste due città, di cui parla dio mi parla ne'euoi l:mi (4 , 707 );
Orazio ( I. 1, Set. 5 ):
F7nmenin aulique lucu’n R'i’iigini; ilmì.
Inde Ruba: fessi peruenimus,nlpole longnm Exta cani: _flamnus , carta damru.r
('rupeute: iter, et_fizctum corruptuu tmbri. «vis.
Nel territorio di questa città cresceva " lituano presro i Romani cnrbunculns,
una specie di piccolo vinco duttiliasimo e ed in greco l‘I‘yàegE.
sottilissimo, con cui si facevano dei cane Se debbeni prestli‘ fede al Plinio (I.
stri. Virgilio ( Gong. l. 1 , v.266) ne 37 , c.7 ), gli antichi ben poco si sono
ha parlato : serviti del rubino per l’iritaglio e per le
sculturn;imperoochè lo credevano troppo
Îv'unc facili: Eubea texalur [î.rcina w'rga. dil'lìcile a scalfire, Id anche perché. secondo
eui, portava con sé. una parte della cera,
‘ lltmcoxe, fiume d‘ Italia nella Roma allorché volanti servirsene per suggellare.
gna, ai confini dell| Gallia Cisalpina, che l Romani avevano pure la falsa persuasione
la divideva dall’llalh, come insegnano Ci che, peundo il rubino nulla Cero, e sola
cerone ( P/lilipp.6, e. 3 ), e Lucano ( l. mente avvicinandolo avesse le virtù di far
1, 2, '213. ). Il primo lili detto: flumen la liquefare. Il nome del rubino, tanto in
Rnbicnnem, qui fini: est Galline. greco che in latino, ha potuto fargli attri
Questo fiume, che presenlernente chiama buire delle qualità che non ebbe [ti-“muli.
si Piratrllo, è piccolo, ma famoso nella sto E quante cose non vediamo noi tutto gior
rin.Non eia permesso ai l0ltlati Romani,e no, alle quali si ha la debolezza di attri
meno ancora ai loro cupi , ritornando da buire delle proprietà, per una conformità
qualche spedizione militare , di passarlo a di nome, o a gigi/me d’ una certa buon
mano armata , senza il consenso del Sena migiumza di figura colle cose stesse alle
lo e del popolo Romeno, altrimenti venia quali si vogliono applicare l Dicevasi, per
no riguardati come nemici della repub eacmpio, che aveva la proprietà di resiste
bhcn; e ne fa lede l’ iscrizione che era re al veleno, di prelervnre dalla ne, di
allfl testa del ponte di questo fiume , e bandire la tristezza, di deprimere a lussu
che si è trovata aotterruta sulla riva del ria o di rimuovere i cattivi pensieri; le can
medesimo. giava di colore, annunciava le disgrazie che
Il cardinale Rivarolo , un tempo legato d->vevano succedere, e lo riprende“ tolto,
della Romagna , fece convenientemente appena erano pasutc. Dobbiam credere
collocare nello iteuo luogo il marmo aut piuttorto che il rubino era trascurato dagli
RUD. (2743) BUG.
antichi scultori, come lo è tuttora , a ca dava che iglsdiatori volontari; imperorchà
Gioue della troppa su: dura-H; G pflfl_ltè coloro che erano schiavi, non trovavansi li
il più bell' intaglio non avrebbe servito beri per qtterto congedo , ma venivano ao
che a fargli perdere qualche con del suo larntsnto dispensati di combattere. Per
pregio ed anche a sfigurnrlo. ottenere l'intera loro libertà, era d‘ uopo
' RUDIIHIO Lsrn, poeta tragico latino, che ricevessero dal pretoro anche il
celebre tanto pel suo ingegno quanto per pileus.
la sua povertà. Era contemporaneo di Roma o Rottnrta (Mir. Imi. ), il l'uo
Giovenale. - Juu. 7, v. "2. co, una delle cinque potenze primitive ge
‘ Roca , nuca, pianta. V‘I ’..a In roca nerate dal creatore. - V. Puuacsa'rs
de‘ giardini e quella selvatica. L’ odore e ooec.
il sapore della ruota dei giardini è. più dol Romumru , che fa piangere ( Miz.
ce; ma più debole la sua virtù. 1nd. ), epiteto della Dea .‘ìavani , nella
G'i antichi riguardavano la natura di sua qualità di distruttrice. V. Ba
queste due piante come direttamente op VAIL
posto 1' una all‘ altro; gli e perciò che ' I. Ronco ( Tito Vint'o), uno dei
usavano di mangiarlo mescolate insieme favoriti di Gnl’lll. Costui aveva tutti i vi
per temperare la l'rigiditì dell' una colla lii i più infami. Essendo alla tavola del
calidità del!’ altra. 1’ imperatore Claudio, aveva rubato una
La ruca fa inclinare all’ amore , e que coppa d’ oro; 1' imperatore, che ne era
sta proprietà le è stata da lungo tempo Stato avvertito, la invitò anche il dimani,
attribuita dai medici. Gli antichi poeti, i e fece servire lui solo in vasellame di ter
quali in questo genere non fanno che rife rtt. Quella manifestazione , e quel giusto
rire le nozioni le più val ari, hanno canta castigo della sua hassrzzs non impedì che
tu questa proprietà del a roca. Ovidio diventasse ministro e favorito dell' austero
chiama le "lo/xc, aalaces. Marziale ha Galóa; è d’ uopo quindi presumere che
detto: Venr‘rem revorans eruca morantcm; fosse dotato di grandi mezzi e d’ in
e Columella: Exct'tut ad Venerem tardo: segno.
rum marilos. ' 2. -- Un altr’ uomo, che non dove
Runneoa ( Mii. Imi. ) - V. SIBB. va esserne privo , è il Rufina che CIMI
" Romano, nome di un gladiatore con diauo ci ha fatto conoscere con una vio
gedato cou onore, dopo aver date moltiplici lenta diatriba. Nato il’ oscuri parenti nol
prove di linza e di sveltczzs negli spettacoli l' Armagnac , recossi alla corte di Teo
dell' anlilcatro. Glisi rilasciava per distin dosio,epiacque tanto a quel principe che
tivo del suo congedo una spada di legno , lo fece gran maestro del suo palazzo , lo
chiamata rudis, d'onde derivò il nome di ammise ne‘ suoi consigli , lo colmi.) di
rurlt'artas. onori e di favori, e lo diede per collega nel
Questi gladiatori non potevano esser consolato al principe Arcadia , suo figlio.
obbligati a combattere; nullaclimeno se ne Abusi; del suo potere, oppresso il merito , o
vedevano tutto di alcuni, i quali per la ai anicchi colle spoglie de’suoi nemici. Dopo
avidità del denaro ritm‘navano nel!’ arena, la morte di Tcndosio,gclnso del credito n
ed esponevansi di nuovo agli stessi perico dei talenti di Stilicone, volle innalznrsi al
li. Svetonio ci riferisce che Tiberio diede trono, portando ls turbolenza e la sediziono
due combattimenti di gladiatori al popnlt), nell' impero , e introduccuclcvi i Goti ed
1' uno in onore di auo padre, e I’ altro allt’l Barbarî; ma Slilicone ebbe l‘ avve
di suo BVOlO Druso; il primo nella piaz tlnte/za di fare degli stessi Goti l‘ irtromen
la romana , e il secondo nell' anfiteatro , to della perdita di Rufina. Un capitano
in cui trovò il mezzo di far comparire dei Gitto, chiamato Gujna, li sollevi’; contro
gladiatori , che avevano avuto il loro con‘ Rufina, che la ucciso nel 397.
geclo , rudt'urios, a ciascun de’ quali pro
mise cento mila aesterzj di ricompensa , Abstulìt Ìmnc tandem Ru/r'ltt' poerm tu
cioè più di venti mila lire tornesi. multum ,
' Rttnt5 , spada di legno , di cui si aer
vivano i gladiatori nei loro esercizi. Dopo Absoluifque dea: .
aver servito qualche tempo nell’ arena, da
vttti ad essi il congedo, e il distintivo del dice Claudia/m.
congedo era la spada di legno che veniva Rrcuos. Gli antichi ne avevano l'aitn
lor consegnata dal sopraiutemltîntn dei un Dio sotto il nome di Ras, tiglio della
giuochi o dal maestro dei gladiatori; l'ef Aria e della Luna. Secondo i poeti la ru
fetto di questa ricompensa era, che i gla giada altra cosa non era che le lagt‘imo
diatori che l’ avevano meritata , e che nel cui l’ Aurora tipan’lev’l continuamente per
medesimo tempo wniann congelati , fitte piangere il Suo sposo Titnm- , e , etcon
novauo la loro l‘Il'wrt'a. Ma ciò non riguar da altri , Muw~one , Hm iléllli).
Diz . Mi! . m
RUM. (2744) RUN.
(IconoL) .La rugiada si dipinge sotto la li Romana, Dea che presiedeva al marchia
nra d'una giovinetta sospesa in aria, a poca re. - I’arr.
istanza della terra , e al di sopra d‘ una “ Rum o Roaici (caratteri ). Con tal
prateria. Il suo panneggiamento è di color nome si chiamano alcuni caratteri afl‘atto
giallo, la testa è accuncnta di raruuscelli, differenti di tutti quelli che ci sono cono
alcuni de'quali tiene fra le mani , da cui sciuti , appartenenti ad una lingua che ai
distillano delle goccia: d‘ acqua. Al di so crede esser la celtica. Questi caratteri ai
pro dalla sua testa ovvi una luna in tutta trovano intagliati sovra rupi, sovra pietre
la sua pienezza. e sovra bastoni nei paesi Settentrionali del
Rucrcwrrn, Divinità adorata dagli anti l’ Europa , vale a dire Il] Danimarca , in
chi Vandali. lsve1.ia , in Norvegia , ed anche nella par
Roana (Miz. Celi.) , gigante‘, la cui te la più settenuionale della Tartaria.
lancia era fatta di cote.ln un duello, Thur La parola rune o runor, dicesi derivare
glifla ruppe con un colpo di clave e ne da una parola dell'antica lingua gotica che
fece saltare le scheggia tanto lungi , che lignilica tagliare. Alcuni dotti credono
si dice esser esse tutte le coli che si tro che i camtleri rum'ci non siano stati hono
vano nel mondo, le quali aemhrano evi aciuti nel Nord che allorquando fu sparsa
dentemente rotte da qualche atomo. la luce del vangelo ai popoli che abitavano
' RUM/t. - V. Roana. quelle contrade. Altri credono che i funi
Romance , Dee madri, adorato a Ru ci sian caratteri romani mal situati. La
mamen nel paese di .lnliers. Moria Romana c'inaegna che , sotto l'im
Roncaro»! , interruzione che provava un perator Valente , un vescovo de‘ Goti sta
augura ne'auoi esetci1.ii cl canto d'un hiliti nella Tracia e nella Mesia, chiama
uccello. Rad. Rump. - calo. lo Ul/Ìlus', tradusse la Bibbia in lingua
"' Roma, RUMÌLIA , Runmt , Runa. gotica . e la scrisse in caratteri mitici, per
Questi nomi vengono da mma , che nell' la qual cosa alcuni hanno creduto che il
IHIÌCO litlitw significa mammella. Questa medesimo fosse stato l‘ inventore di questi
_Uea presietleva al nutrimento dei bambi caratteri. Il‘lallel presume che Ulfilas non
n: , ed aveva cura di farli pnppare. Allor abbia fatto che aggiungere alcuni nuovica
che le si oll'rivano dai sacrificit , ai apar. rattr‘ri all'alfabeto runico , già conosciuto
gevano le vittime di lalte. La sua statua dai Goti.
rappresentava una donna tenente un fan Questo alfabeto non era composto che
ciulliuo, e con una mammella scoperta in di sedici lettere; per conseguenza non pote
atto di allenarlo. Il seno della Vergini e va esprimere molti suoni stranieri alla lingua
delle donne era sotto la sua rotazione. gotica , che dovevano trovarsi nell opera di
Sovra una pasta tll vetro de la collezione Ul/ìlas. Gli è peri) certo , secondo I’ os
di Stos’ck vedesi Norcia o Norcia , rap serva1ione dello stesso autore , che tutte
presentata in figura di donna che allatta le cronache e le poesie del Nord si accor
un bambino. Gli Etruaci rendevano ad es dano ad I\l.l'lbuitC ai caratteri fonici una
se un culto particolare , e la riguardavano lontanissima antichità. St'tîottt'lt) questi mo
come la stessa Deità che Nemesi ola For numenti, Odino , conquistatore . il legu
luna; ma questo intaglio non essendo di alatore e il Dio diquesti po oli Settenlrm:
maniera etrusca, si direbbe che la Dea l'llll, è quegli che aveva or dato siffatta
quivi rappresentata altro non sia che Ru caratteri verisimilmente da lui trasporta“
milia la quale al pari di Norcia avea cu dalla Scizia, sua patria; perciò h‘tlVl5l ,
xzt dei pargoletti. - Gori , Mm. Elrusc. fra i titoli di questo Dio, quello d'inven
I. i, tav. - Mari. Capellu De Nupl. loro dei ruut'. Oltre a ciò , hannovr moli
lib. I,Jìflg- 17.- 1VIaf/èi. Germani. 3 , ti monumenti i quali provano che alcuni
Iav. 7.). l'0 pagani del Nord hanno fatto uso dei Im
Romania. Nome che davasi al fico, m’; nella Blekingia , provincia di Sve1.t< _,
sotto il quale la lupa allattò Berna e B0 vedesi una strada tagliata nella rupe in cui
molo. Quella parola ha la ate-tata etimolo trovarmi diversi caratteri runiut', che_sOno
sia di Rumr'a. stati delineati sotto il regno di Htlffll‘Hll
RUMIKO , Giove , cosi chism=to come Il delaud, il quale era pagano e regna“ al
Dio nutrilou: di tutto l’ universo. pl‘int‘ipio del settimo secolo, perno molto
' lto_srona, antico nome del Tevere. tempo prima che ai sparg|flse In quelle
Servt'u, spiegando il 5') verso del ltl’)l'0 contrade la luce del «range o.
ottavo dell'hneide , dice.‘ Hoc es! Tibe l rozzi opoli del Nord si persnasero t'a
riuìf1uminia mprium, adeo ut ab anti cilmente clic v'era qualche cosa di sopratr
quir Ramon ictus‘ s'it, qua.ri ripa: rami naturale o di magico nella scrittura porlo
nana et erede/t: : in sacri: etiam Serm li ad cui da Odino , e forse anche Udi
dicelmtur. no stesso fece loro intendere che operava
RUN. (2745) BUN.
dei prodigi, col soccorso di quei caratteri. dici lettere. Son essi rappresentati con li
Si cominciò d‘ allora in poi a distinguere neo curve , le‘ quali, comunque perfetta
molte specie di rum‘,- eranvene di nocevo mente somiglianti fra loro, hanno però dei
li che si chiamavano funi amari,e si ado suoni differenti, secondo il modo con cui
eravano allorché si voleva far del male, sono disposte , o perpendicolarmente , o
nmi benefici allontanavsno le disgrazie ; diagonalmente. Non puossi decidere sei
i rum' villortoss' procuravano la vittoria a tutti ordinarii abbiano fatto nascere i cn
coloro che ne facevano uso,i rur|i medici ratteri d'Elsin in , o se da questi ultimi
noli guarivano dalle malattie,e si intaglia siano derivati I rum‘ ordinari. Celsio cre
vano nelle foglie degli alberi. Finalmente deva che questi caratteri fossero derivati
eranvi dei rum’ roprii ad evitare i traulra dalle lettere greche o romane‘; la qual
gj , a sollevare e donne nelle doghe del cosa non è troppo probabile , stante che
parto, a preservare dagli avvelenamenti , nè i Greci, nè i Romani sono penetrati
a rendersi favorevole un amante. Ma un in quello settentrionali regioni. Lo stesso
errore d‘ ortografia era della maggior con autore osserva che non svvi alcun carattere
seguenza ; esponeva un'amica a qualche che più rassomigli ai rutti , quanto quelli
malattia pericolosa, alla quale non si pote che veggonai tuttora nelle iscrizioni esi
vu porre rimedio, che con altri mni scritti stenti fra le rovine di Persepnli o di Tchel
colla maggiore esatteua. Questi rutti può minar in Persia. - V. 18 Transazioni
non ditl'crivano fra loro che per le cerimo jflosq/ìghe, nmn_ , in cui si troverà
mio che si osservavano scrivendnli, per la (‘al/Mero dei mai di Elsingia , dato da
materia sulla quale venivano delineati, pel Cel.rirr.
lungo in cui si esponevano , pel modo. con un Tranne. “altro o cinque lettere al
cui si sccomodavsno le linee, sia in circo pur, dicono i encdettiui| autori della nutr
lo , sia tortuosamente , sia in triangolo , va diplomatica, pare che la scrittura ru
ecc.; sovra di che Mullet osserva , con laica, non abbia alcun rapporto con quel
molta ragione, che la magia opera dei la degli altri popoli quando la non ai us
prodigi presso tutte le nazioni che vi pre serva che ne’ suoi caratteri i più comuni,
stano fede. ed anche in alcuni alfabeti distaccati. Ma
1 caratteri runici furono impiegati ezian se si riuniscono tutti quelli che si possono
dio ad usi più ragionevoli e meno super’ ricavare dai diversi monumenti antichi, al
stiziosi; servivsnsene er iscrivere delle let [ora la loro conformità colle lettere gre
tere . e iscolpire del e iscrizioni e degli che, e ancor più colle latine, si manifesta
epitafli. Si ‘e fatto osservazione che le più tantochiaramente, che sp cna puttasi run
antic‘e di queste iscrizioni sono le meglio strare una sola lettera de ' alfabeto mm’
scolpite. Rara cosa è. il trovarne che siano 00 che sia assolutamente straniera alle
sclitte dalla dritta alla sinistra; ma sono una ed alle altre. Noi diciamo una lettera
assai comuni quelle che sono scritte dallo e non un carattere od una figura. l)i fatti
alto al basso sur una stessa linea , alla ciascuna lettera dell'alfabeto rullino, tru
maniera dei Chinesi. vaml0'i eatremamcote diversificata dal nu
Di tutti imonurncnti scritti in caratteri mero delle differenti figure che prende ,
rum'ct' , quelli scolpiti sulle rupi sono i se ne incontrano quasi sempre alcune , la
meglio conservati , sebbene questi caratte cui rassomiglianza colla latine non potreb
ri si delineasscro sovra scorza di betulls , be essere abbastanza contrastata. Questa
sovra pelli preparate, sovra bastoni di le rassomiglianztt di caratteri runtci si esten
gno liscio e pulito , sovra tavole , ecc. Si de Sinn ai caratteri degli antichi Etrusci ,
sono trovati dei bastoni coperti di caratte Spagnuoli e Galli.»
ri runict', i quali altro non erano che una u Senza volersi render garanti delle fa
specie d'almauacchi. L’ uso dei rum’ ebbe vole spscciate sull'autichit‘a della scrittura
luogo nel Nord lungo tempo prima che il mitica, e, supponendo che non derivi im
cristianesimo vi f0sSu stato abbracciato ; mediatamente dalla greca o dalla latina,
anzi alcun’ assicurano non essersi per auco si potrehhono fare , rispetto alle nazioni
perduto in i montanari d‘ una provincia aettentrionsli, gli stesa ragionamenti fatti
di Svezia, - V.l' introduzione alla sto dal Presidente Borahier Intorno ai Pelaigi.u
ria della Danimarca di Mnllet. « Se l'amore della patria ha fatto tra
Nell'Elsingis, provincia del Nord della scendere alcuni scrittori sull' aut cliità che
Svezia , si sono trovati molti monumenti attribuiscono si caratteri del Nord, certa
di caratteri che differiscono moltissimo dai mente coloro che negano non easerri stata
rrmi ordinari. Questi caratteri sono stati alcuna scrittura prima che vi si stsbilisse
diciferati da Magno Celsin, professore di il cristianesimo, non sembran cauti abba
astronomia nall' università di Upsal, il qua stanza nell' estremo contrario. Hiclres , la
le ha scoperto else l‘ alfabeto di questi m cui sola testimonianza vale quanto quella
m’ di Elsingis era pur caso composto diss di molti altri, attesta che esiste un nutrie
‘
RUN. (2746) RUO.
v0 considerevole di monumenti in iscrittn marmi, anche gli Sciti, i Geti e i Massa
ra runicu, alcuni de‘ quali precedono lo geti avevano il loro alfabeto particolare , e
stabilimento dclll religione criatiana nel ciascuno dei medesimi offre un numero di
Nord, ed altri si avvicinano di molto a lettere evidentemente runiclze e della spe
quell'epoca : e non ‘e men vero che diver cie la in comune ; ma ciò non toglie che
si popoli di quei climi , e in particolare non ab iano anch'essi dei caratteri che li
dell'Alemagns, non facevano alcun uso distinguono gli uni dagli altri; né si deve
di lettere prima che avessero abbracciato pcr-=iò inl‘erirne che gli ultimi non siano
cristianesimo. » caratteri rum‘, imperocchè quanti alfabeti
« Raccntttasi , dice Eliano l. 8, c. (i, non vi sono, intitolati runt'ci negli antichi
che alcuni degli antichi Traci non cono manoscritti, nei quali si possono osservare
scavano le lettere ; anzi da tutti i Barba simili tratti di conformità e di dissimi
ri che abitano l'Europa e riguardato come glian1.a ?
vergognoso l‘ uso delle lettere. Ma dicesi " RUOTA. La ruota è uno dei simboli
che quelli d’ Asia non fanno alcuna difli di .Ncrnesi, e le fu attribuito perché la
colt‘a a servirsene.» ruota , nei misteri degli Egizi , era l'im
Eliano, di cui noi citiamo le precise e magine della vita e delle umane vicissitudi
'spressioni, viveva nel secondo secolo, nel ni. Amnuano
questo simbolo, IiIarcel/ìno, arlaodo
dice ch’esso cfàenota di
la po
qual tempo cnnoscevanu i Bsrbari dell'A
lemagna; ma non i: certo set popoli della tenza la quale si estende su tutti gli ele
Svezia e della Norvegia fossero allora ab menti e sull'intero universo. Et'quc sub
bastanza conosciuti dai Greci e dei Romani. btdtt rotam, uL universitatem regcre , per
(t Ragiouevol cosa sarebbe il far risalire, elemento discurrena omnia , non ignoretur
con certi autori, l'uso delle lettere nel (‘Il-L. 15, cap. 2 ). La stessa regione ha
Nord al quarto secolo, ed anche al tempo, fatto due il medesimo attributo alla For
in cui quelle nazioni cominciarono a fare luna.
qualche commercio coi Romani. Ma questa Gli amanti infelici facevano girare una
opinione non risolve però tutte le diflicoltt‘i. mola, rivolgendo a Nemesi delle impre
Per esempio , difficilmente si pub compren cartoni contro quello o quella che li di
dere come mai molti caratteri, che fanno sprezzaw~ Per tal modo la fattuccbiera di
parte dell' alfabeto runico, abbiano potuto, Teocrilo fa augurii (Idy’l. 2, v. 30)
in cosi pochi secoli , cangiare tanto prodi perché» il suo amante possa rntolarsi alla
giosnmcute di figura , supponendo che tua porla , come la ruota da lei voltoluta,
queste lettere venissero delle greche odalle .ri girava sul proprio asse. Attorcevano
l0tttltlfl. Potrebbe darsi che i Barbini, es eziitndio sur una ruota , o tilato'o, quei
scudo divenuti cristiani, avessero abbando temuti cordoni che aervivano agi stessi
nato per lungo tempo al clero In studio incanti. %teltn uso da la spiegazione d'un
delle lettere; come parte che alcuni di passo di roperzio che dice ( Eleg. G ) :
quei popoli , anche essendo idolatri , ab
biano lasciato ogni cultura ai ministri della Staminea rhombi ducilur ille rata.
religione. Oltre a ciò , iGreci e i Romani Tra.rerunt tolti magica vertigine fili.
sovente hanno trascurato di conoscere quella
letteratura che non potaano comprendere, Ed Orazio dice ([16. 3 , 0d. X.):
e amavano meglio disprezzarla che studiarla.
« Fra gli alfabeti flutft-‘l, avvcne alcuni Ingratam Veneri pone superbiam,
, curreltte retro/inne
.Z\e . cui rata.
la cui lettere possono ritenersi comuni, od
almeno molto ptfl frequenti delle altre.
Esse nascono tutte dall' l o dalla Ituea per’lo un 'altro passo di Properzin (Eleg.
pendicolat't. Se qualcuno a questo tratto 115. l , 8 ) , l'amore è paragonato ad una
credesse di ravvisare il distintivo della sem. tuo‘. .'
plicità primitiva dei più antichi caratteri,
un altro immaginerit forse di scoprtrvi la Omnia vertunlur , ccrlc uerlunlltt‘ urtare; :
prova d'una scrittura non di prima inven Vmcens, aut uirtcis: Itaco in amore rotta est .
aione; ma si ingaunerebbero egualmente
Imbidue. Una pasta antica del gabinetto di Stoscls
(t L'alfabeto normanno, secondo Bcde, serve cl‘ appoggio a queste spiegazioni.
pubblicato da Voi-mio, non rassomigha Vi si vede Nemesi in piedi che tiene colla
per nulla, o ben poco , a quello che si mano sinistra il suo \elo rialzato, e si
vede nel bel manoscritto del 1310 della appoggia colla destra sovra una ruota so
Biblioteca di Parigi; e tanto l'uno che ateunta da una colonna. Un amorino tir.
l’ altro contengono pochi caratteri che nel una corda avvolta sulla ruota, di cui e»
l'illfalttîlt) runico non avessero avuto una mesi indiihitabilmente tiene l'altra estre
altra derivazione. Oltre quello dei Nor mità. Questo emblema può significare, se
RUO. (2747) BUS.
condo lVinckelmonn , che Nemesi è su parte d'un carro, situato sovra un arco di
periore ali‘ amore , che può castigare il suo trionfo.
orgoglio. ( Iconol. ). Sui rovesci delle medaglie
La ruota , presso i Greci, era un genere romane vedesi eoventi volte una mola che
di supplizio il quale consisteva nell'attacindica il riattamento delle pubbliche strade
care alla ruolo il colpevole , facendola gid‘ ordine del principe, per la comodità
rare con un‘ estrema rapidità. Il paziente delle vetture.
vi perdeva lentamente la vita in mezzo ai ' Rtmmo , Romano che fu soprannomi
dolori i più atroci. nato re, pel suo carattere imperioso e di
Sulle colonne Tmjana e Antonino , spotico. Essendo stato prescritto da Au
veggousi degli uomini attaccati alle ruote gusto , rifuggihli sotto le insegne di Bruto.
di carri a quattro ruoli’. -Hor. 1, Sul. 7,v I.
“ A Portici, dice Winckelmann , veg ’ Rmuu. - V. Lara.
gonai dei frammenti di una ruota di carni, Burma, Roana, Dea che presiedeva
posti nella corte del gabinetto. Consistono alla coltura dei campi. - Ant- 6 ieg. t. r.
essi in una lamina di ruota fusa in un Bus o Rous (Mir. Orient. , ottavo
sol pezzo , il cui diametro e di sei palmi figlio di Giafel, figlio di Noè, da cm la
romani (48 pollici all' incirca) , la larghez Russia ha preeo il nome. Gli scrittori O
Il non arriva a due pollici e le grossezza rientali gli danno un carattere inquieto e
ad un pollice. Il legno, che è rimasto at turbolento, e lo dipingono come un calli
laccato al ferro, è pietrilicatu. Il tempo ha vo fratello e un cattivo re- - Bi“.
conservato pur anca la parte del mozzo Orirnt.
per cui passava l'ano. Questo mozzo è ' Rossana, nome dato dai popoli Ùrien
guarnito tutto all' intorno di ferro, e il tali a quella sostanza chiamato dei Greci,
ferro è coperto di una lamina di bronzo Sorr. - V. Son.
attaccato con dei chiodi piatti dello stesso Il Rusma è una specie di vitriolo che,
metallo. misto colla calce , formava un depilatori0.
« Nello stesso gabinetto vedeni una testa Bnile riferisce che , dopo aver polverizzato
di liane sporgente e aderente ad una pia del rusma e della pielrfl di calce viva, in
stra di bronzo; e siccome la bocca del parti eguali, lasciò fondere amendue nel
l'animale non è forata, e il pezzo non l'acqua per un certo spazio di tempo, e
può aver servito a gittare l'acqua d'una ne venne una pasta molto dolce la quale
fontana e il’ un bagno , in congettura che avendo applicata aovfa una parte del corpo
questo frammento facesse parte d'un‘ inc'l coperta di Peli, dopo tre minuti circa,
satura ch'entrava a vite nell'eatremità di atropicciando la parte con un pannilinn ba
un’ asse , per fermare la ruota , e impedire gnnto, egli trovò il pelo mi~pato fino alla
che si distacchi. radice, senza che II parte avesse sofferto
u La piastra quadrata e ricnrva, che si il minimo inconveniente.
pone all' estremità dell' asta per garantirlo L'uso dei depilatOî) è molto antica, e
dalla polvere, era già conosciuta a’ tempi gli è certo che le clfl‘tigiane greche e ru
d’ mero. mane se ne servivano; ed è questa una
a Noi veggismo l'estremità di un'ssse delle principali ragioni per cui non si scor
l'infinito d’ una di queste imboccature, or ge nelle statue antiche quel velo che il
nate d'una testa di lione in rilievo, sovra pudore della natura ha sovrapposto alle
alcuni antichi monumenti, e particolar parti vfle:ognose. Le cortigiana servivano
_mente al carro trionfale di /Vlarco Aurelio di modelli agli artisti, i quali le rappre
Il) un basso-rilievo che trovasi nel Campi sentavano quali ad essi si mostravano. Ag
d0li“° a Roma; per conseguenza tal sorta ginngasi a questo motivo quello di conser
d'lllcaaaature attaccate con viti e poste al vare la bellezza d'un contorno tondeggianle
fiflvlnti delle ruote che sono state messe e sinuoso cui né una tacca isolata inter
Il} “se ai nostri tempi, particolarmente per rompeva nel suo corso da una anguimglia
il Cocchi da viaggio, non sono di nuova all’altra. Le cause dell'abitudine di dipe
Invenzione. La sola differenza consiste nel larsi erano la pulileu.s tanto essenziale alle
' essere state quelle degli antichi di donne, il calore del clima , e fors' anche
ranno. n la comodità del piacere e la volutt‘a degli
Conservami tuttora a Berlino , al Vati sguardi.
cano in Roma , a Tolosa ed a Parigi nel Rusos. S. Agostino eontrappouendo que
gabinetto d'antiehità delle ruote fatto tutte sto vocabolo ad Alitar, nutritore , lo da
di bronzo. Quella che trovasi ti Parigi non riva da rurmx, come se attraesse di nuovo
ha che un piede e mezzo di diametro cir tutto a sie,- ciò che sembra confondere
ca. Certamente essa non ba potuto servire questo Dio con Plutone ( Rosin. Antieh.
ad un carro Ordinario , e credeei 6110 facflle Rom. il. il , e. 15 ) Quelli che ave
RUT. (2748) RUT.
vano perduto qualche cosa lo invocavano moltitudine. L‘ arte della scherma , dive
per ritrovarla. Presiedevn in generale a nota inutile ai guerrieri moderni per la
tutto ciò che deve essere rinnovato. Altri gli natura delle armi e il modo dill'erente di
attribuiscono le stesse funzioni e la stessa fare la guerra, era della maggiore milita
origine che danno a Rusina. in un tempo in cui il valore consisteva princi
Rossana: o Roussar.n ( Mii. Slave ), palmente nella fiducia che un guerriero ave
Ninfe riguardante come le Dee delle acque va nella propria forza e nella propria de
e dei boschi. ll popolo Russo dice che si slrezza , qualità in allora esercitare in som
veggono ancora qualche volta dondolare mo grado. Se Rutilio non ebbe a combat
sui rami degli alberi , bagnarsi sulle rive tere i Ciml'irl , perché aveva un altro go
dei laghi e dei fiumi, e tingere al sole la verno , almeno spedi a Il’lnrio dei solda
loro verde capellatura. ti capaci di batterli , e questi soldati era
Rus'ncr ( Dei ), Dei che presit‘dt'vann un stati formati da lui.
al!’ agricoltura. Distinguevansi in grandi I cavalieri Romani efl\u0 incaricati del
e in piccoli. l grandi erano : Giove , la la riscossione delle pubbliche rendite , e
Terra , il Sole , la Luna , Cerere , Bacco, avevano tolto in pan tempo al senato la
Flora, Minerva , ecc.; i piccoli erano : amministrazione della giustizia ; di modo
Fauno , Pale , Pomnna , Silvano, Vertun. che spesse liate accadeva che cousacrassc
un, Priapo , e particolarmente il Dio 11.. ro, come giudici, le vessazioni che eser
ne. Alcuni modem: v1 aggiungono iFauni, cih.vano , come pubblicarli. Il virtuoso
i Sileni e le Ninfe. Quinzio Muzio Scevola, proconsclc in
" Rus'r'tco ( L. Gian Arulcno ), Roma Asia , circa l' anno 654 , scelse per luo
un condannato a morte da Domiziano. sotenente il virtuoso Rutilio. Questi due
Fu l'amico e il maestro di Plinio il gio uomini, cui nessun timore arraatava allor
vane, il quale , non meno di Tacito , fa chì: trattavnsi di fare il proprio dovere ,
l‘ elogio dei suoi talenti. Tu... llixl. 16 , assalirono generosamente i pubblicani che
c. 26. - Plin. l , ep. 15. - Suez. in sveano vessato quella provincia , e ne ic
Dnm. cero giustizia. Sotto la vendetta di questi
RUSVOII ( Mie. Mus.), angelo che ha nemici PYIII'I mi dovette soccombere in se
le chiavi del paradiso , e ne apre la porta guito Rullllt). I cavalieri romani non ar
ai beati, poaciachè hanno bevuto delle roasirouo di condannare ttteat' uomo,
acque dello stagno di vita. cui la calunnia non eb e vergogna
Ru-nuuro , senatore di Roma , ebbe la di accusare di concussione , perché avea
curiosità di consultare un falso profeta, fatto punire dei coneussionarj. I suoi pio
chiamato Alelsamlrn, sui precetti che do ardenti nemici erano Apieio, quel cele
vevs dare a suo figlio. Questi rispose che bre ghiottone, quell' uomo Vùluttuoao, a
gli desse Pitagora ed Omero. Rutiliano cui l’ antica austerità , che Rutilio faceva
intese semplicemente che era d'uopo fare rivivere , era odiosa; e Mario, il nemi
studiare a suo figlio la filosofia e le belle C0, e il persecutore d'ogni virtù , sempre
lettere. Il giovine mori poco tempo dopo, pronto a impiegare , per perderla , tutto
ciò che fece dire da taluno a Rutiliann ciò che la l'urlanleria ha di vile , e la vio
che il suo profeta si era ingannato; ma lenza di terribile. Rutilio , incapace di
questi con molta sottigliezzalrovava an sostenere qnell‘umilt‘a con cui allol pro‘
nuneitttl nell’oracolo la morte di suo figlio sentsrsi ogni accusato, non volle nè pren
perchè gli si davano per~ precetton()mero dere gli abiti di lotto , secondo l'uwi"è
e Pitagora. abbassarsi dinanzi ai giudici , Ilè Chil
’ l. Ru'nuo Rnro( Publio ), console mare in suo soccorso l'eloqueulli} dl‘
l‘ anno di Roma (in; fu mio dei più vir fese da se stesso la Propria causa , nuda
tuosi cittadini di Roma corrotta“ La mia mente, senza inliorare il suo discorso e
virtù, allora l‘uor di sta ione nella sua pa senza tentare di muover gli affetti, ma
tria , come quella de’ aloni. servi alla sempre colla prova alla mah" , 3 l" P°"'
sua gloria ed alla sua perdita. Fu eccellen dette. Oh l dice Antonio il Crono in Ci
le uell'urle di istruire i soldati , e volle cerone , de oratore, se avrttsi tu difesa
che suo figlio fosse semplice soldato legio quella causa con tutta la tua eloquenza ,
nurio , perchè si addeslrasse al comando per grande che fosse stata la corruzione
per mezzo della obbedienza. lntrodosse l' ne‘ giudici, avresti tu trionfato di tutti la
uso di dare ai soldati dei maestri di scher loro pervarsilì: Ouamvis‘ scellerati illi
ma , per mettergli in iauto di unire la de fisissent, sieut_fherunl, porti/‘cri cives, Sup
atrezza al valore. Questi maestri erano plieiisque digni, lumen omnern eorum un
quelli che istmivano i gladiatori; e fece pnrtunitaiern cx intimis meuu'bu: evellii‘set
per tal modo ridondare a beneficio della visi: orationis lune,- num- talis' uir amissus
repubblica un‘ arte che non aveva servito est duri! causa ila dicitur . ti! si in illa
fino allora che al barbaro piacere della commrntilia Platani: civitate re: agcrelur.
RUT. (2749; BUT.
Rutilio , quantunque non fosse condan to ‘e quel verso di Virgilio, passato in
nato che alle restituzioni e alle riparazio proverbio :
ai dei danni, prese volontariamente l’ esi
glio da Roma , come si fugge uua caver Trns Rntulusve fuat , nullo discrimina
na di ladri.lsuoi beni furono venduti; si habebo.
trovò nella loro insuflicienza la prova non Ru'rstzm ( Mii‘. Imi. ) Brama avendo
solo della sua innocenza . ma ben anche prodotto Sannguen , Sananadeti, Sauarco
nelle sue carte i titoli onninamente legit marco e Sanartsctussarlen, quattro Peniten
tinti del poco che ossedcva. E6s0 fu più ti dotati di virtù, ordtuò loro di procreare
ricco, esigliato in Xsia , che consolare a il genere umano; ma questi, dediti alla
Roma. Scevola, cui non avuvn fatto che contemplazione della loro nascita, vi si
secondare nella guerra che avevano dichia rifiutarono. Brema , irritato , lecc sortire
rato unitamente ai pubblicarli , Scevola , dalla sua fronte Rutrcm, e gli comandi)
lo obbligo di accettare , in favore della di risiedere nel sole, nella luna, nel ven
causa comune , dei doni considerevoli ,- c lo . nel fuoco , nello spazio , nella terra ,
le città d'Asia , cui esso aveva contribuito nell'acqua, nella vita , mlla penitenza ,
a liberare dall'op ressione , si all'rettarono nel cuore e nei suoni. Rutrem trasformos
a dargli delle testimonianze della loro ri ai sotto undici forme, di cui ciascuna por
conoscenza. Trovavasi a Smirne in quel tu il nome degli undici l‘lutrem. Son esse
tempo che lfL'ilrirlatc fece trucidati: in A‘. delle creature formate da un atto della vo
sia tutti i Romani, e non pot‘esfuggire al lama di Bulrens , le quali ne produs5ero
la strage , che abbandonando la toga ro nella elesSlr guisa una infinità di altre. 1
mana , e prendendo l‘ abito greco. Silla , Bramini raccontano di lui il seguente aned
vincitore dei suoi nemici . si ascrisse ad dolo.
onore di richiamare Rutilio a Roma; ma Burma poco contento d'avere sposato sua
questi non volle accettare il dono da un rmclre, volle sposare anche la propria fi
simile benefattore. glia. Si trasformò in cervo, e sotto questo
Questo stesso Rutilio aveva un amico travestimenlof, la insegni mentre fuggiv. ,
che si mostrò indegno di lui : dimandan finché la medesima fu giunta in una fol
dogli un’ ingiustizia , ed oll‘eso dal suo ri' la foresta. In questo luogo cupo , e soli
liulu , gli disse con collera : Che deòbo tario , cnosumb l’incestuose nozze. Intanto
firrr‘ il’ un amico che mi manca al biso a malgrado di tutte le sue precauzioni per
gna ? Ed io, rispose Rutilio , d'un a nascondersi, i fratelli suoi, Visuù e liu
IIHCO che vuol rendermi ingiusto .’ La con trem , e i trenta milioni di Dei , ebbero
danna di Rutilio ebbe luogo l’ anno di sentore di ciò ci!’ egli aveva commesso.
Roma 660. Ne furono talmente irritati che risnlvclte.
‘ 2. - ( Pubblio), soprannominato r0 concordemente di tagliare ad esso una
Lupo, console l'anno di Roma 662 , si delle sue cinque teste in pena della sua
condusse malamente nella guerra sociale , incontinenza. l"u incaricato Rutrem della
e trascurii per orgoglio, o per diffidenzai esecuzione di stil'atta ICDIeII'II. Egli dunque
consigli di Mario suo parente , il quale si mite tosto in cerca del fratello Brama ,
per ragioni degne di un gran generale, gli e , trovatolo , gli tagliò una testa , senza
proponeva di temporcggi.re: Rulilio volle adoperare altre armi fuorché le unghie, che
dal‘ la battaglia e la perdette unitamente taglienti e lunghissime aveva. Brema non
al].- vita. credette che questa espiazione bastasse . e
' 3. - (Claudio ÎVumanziauo ) , poe abbandonò il corpo macchiato di quell'in
ta latino che nacque nelle Gallio sotto il cesto , il quale, cosi abbandonato, produs
regno di Onorio. Credesi che abbia com se le tenebre e la nebbia.
posto un poema sul monte Etna. Ila acrih ‘ Rurusa, piccolo fiume della Liguria,
lo cziandio un itinerario che trovasi nella che aveva origine nel monte Apennino, e
collezione dei poeti della bassa latini manca foce nel mar Tirreno. Con questo
tà,3 pubblicata a Lcida da Burmann nel nome è pure chiamato un gl‘lllllfll't? di
‘I’; 1. cui parla Urn:io - Lucan. l. a, o. In).
" Rn'rou , populi del Lazio in ltalia. -- Flirt. l. 3, C. 5. -- fior L ‘al, S31.
l’t'rgilio d‘a ad essi la stessa origine dei 7 , v.
Latini , conosciuti dapprima sotto il nome ' Rn-runura o Rs'roraeru, antica porta
di Aborigeni. occupavano una parte di di Roma, cosi nominata da un c0t:cliifl'e ,
quel paese che oggigiorno chiamaci la Cam di cui parla Plutarco, il quale , dopo
pagna di Roma. Turno era il loro re aver riportato la vittoria nella corsa dei
quando Enea sbarcò in Italia. La loro cit cavalli, entrò trionfante per quella porta ,
tir capitale portava il nome di Ardea. No venendo da Vejenti a Roma.
S.
S. S.
La forma rnlonde,qmdrata od obbliq[pa num. 663, trovasi _in lettere d'oro sovra
del sigma non prova nulla per l’ antie i per rtmens color porporl, Scariol/z e San
tia di un monumento; di fatti queste difl'e riot se; per Iscqriut/i e Iscnriolhes, e nel
renti forme trovansi usate indistintamente manoscritto qualche volta sta per i.rle.
sulla stessa medaglie di Ancira , e sulla Ma dovrem noi dire che le 5 avesse pure
stessa di Nicea in Bitlnia. Le medaglie di il www della sillaba in perché scrivermi
Siracusa, e di Afrodisin in Caria ci olli-o slrumenla per inrlrumenta? Attribummo
un qualche cosa di più singolare; e sono piuttosto questo accorciamento di sillabe,
le diverse iorme ili sigma impiegate nella tanto nella scrittura che nella pronuncia,
stessa parola: ZYl’AKULQN e : CAI elle barbarie dei secoli; o conl'essiamo
MIAC. piuttosto che molte di queste pretese let
S[Nlnhtim bissiml Huel ed altri scritto tere o sillabe sop resse, erano state mg.
ri d‘ aver creduto che il sigma in forma giunte col lasso de tempo, e che si è da.
di : o di C l'osso più antico di quello to Fonia, S :mia, rlruo , slrumenfa, pri
in forme di }: ; tuttuolte vedeni Il pri ma di dire ispulua, instmn.invtrumenla.
mn in ‘ml delle ilcrizioni Lacedcrlloni Dohbinmo quindi sorprenderclclie in alcu
di Fnurmont (Accad. delle Iscriz 36 p. ne provincie siasi conservato l'antico uso?
tot ), e non si conosce alcun 2; della «e (l Se la lettera fosse atate pronunciata
sta età. Quesl.’ ultimo a dir vero fu for flrdinarinmente Iris, i manoscritti e i diplo
muto corra un sigma più Antico, la cui mi cifrirebbern molle srole in cui la sil
ligure avvicinavssi alla lettera Z. Il 2 co lsba ht' precederebbe I S. Allorché si
munemente fu in uso dai 400 anni prima detta un discorso, l‘ emrnanuence poco e
dell' Era volgare, lino ali’ impero di Do Sperto, comunemente rappresenta piuttosto
miziano , ed in seguito non si vide tanto la pronuncia che l'ortografia Ora dovreb
frequentemente. Prese voga in allors il besi leggere un gran numero dimanoscrit
:, 0 sigma quadrato , che cominciò ed ti e di diplomi, senza giammai incontrwvi
essere in uso poco tempo prima del regno le lettere lu' alla teste delle 5, riguardste
d‘ Augusto. come iniziali. Ciò nullmreno non la rebbe
r: L'usorli impieslre la Z in luogo del si negare che questa pronunci: d'liis per
la S, era diventato tanto comune pressoi S, non abbia fatto dei progressi, non so
Greci, dicono i Benedettini, autori della lamente in lspagna, ma in Italia e. nella
Nuova Diplomatica, che Luciano li il stessa Roma. Bunnamlli prova con molte
processo alla prima per aver usurpalo i di iscrizioni del Bene Impero che ualche
villi della seconda. Le stesse usurpazioui volta si è scritto Istl'phamu per 6tcp/uz
neevano luogo presso i Latini , senza ri ma, iscalpi per inrcalpi, islclzt per ste
chiamo alcuno. il dominio della Z vi era !it. t'spcs per spes, i.smaragdus per sma
senza dubbio troppo ristretto , perché la rngu'us; ed ecco senza dubbio molte pro
S potesse vendicarsi di simili violenze; ve ile! pronunciarsi i.r per :. quando que
ma questa se pe rifarei dei danni col ra sta era iniziale d'une plroll, e seguite al.
pirle fin’ snelle la D". figura. Spesse liste meno da un‘ altra consonante. Tultavolta
voi credete di vedere una vera S. Questa non si desume da ciò che questo modo
ultima fu trasformata qualche volta anche di pronunciare sia stato generale in alcun
in G. ‘Noi ne troviamo degli esempi , e pure. [manoscritti di S. Germano 12 e
nel preziosissimo manolcritto di S. Ger 13 rinehiudono il gran dizionario lnlin0,
mano dei Prati , in cui si leggono le epi in caratteri lombardi,che pretendesi essere
ltnle di S. Paolo, e nel bel S. Prudenzio scritto da Ansileuóo vescovo Goto, ed of
della biblioteca ili Parigi. frono nel corso del libro molti esempli di
« Mabillnn credeva che le 5 avesse simili S scritte per ù’, come isluprnl Pll'
avuto un suono equivalente alla sillaba stupent. Majnon veggonsi mai queste ir
lu's'; per cui ai scrivesse S ania, Storia , regolarità quando la S osserva l'ordine el
Slorinliter, per Htspanitl, isteria, Hislfl febetico. L'i eventi alla 5 non si pre
r't'nliler, ripetute moventi volte negli enti senta che quando e seguite da o, m, p,
cbiuimi lflìll'l0flìl‘iìti‘ll S. Isidoro. Per cun
q, 2,- se pure non devesi credere che
"gm’nlfl egli Ulpponeva che queste parole io questa pronuncia abbia maggior parte
si pronuncianset‘o come se fossero state il capriccio particolare, che un uso univer
ecritte Hlslnria, Hi.rpnnid. Esso avrebbe eale e nazionale.»
potuto aggiungere che nel manoscritto I Latini eggiungevann 81‘ al principio di
dell'abbnia di S. Getmuuo dei Frati, alcune parole, stlamm per latam, “lucana
T"“'wi i
S. ' 9751) S. \
per Iocum, srlamm per lilem, ecc. Ora in cune coll’ EX S. C., come vedesi in quel’
srrivano l’ S senza alcuna necessità avanti le di bronzo , dal che concludiamo che
le lettere M a N, e scrivevano casntaenae quel marchio non e quello della moneta
or uunnenac, poemi per pneni. Ora,- per ordinaria.
il: contrario, al‘l'ettavano di farne senza La stessa ragione impedisce di dire che
nelle parole in cui maggiormente è neces S. C. sia la buona lega 0 il valore della
aaria, come in digmu, omnibus, che scri moneta. A lic-llere
ficato delle neste due opinioni
S. C. sulagsigni
e d‘ uopo inu
veveno digrul, omnibtl. Qualche volta la
carnhtavano in T, ad imitazione dei Greci, gere quella del scuator Buunarulti. elle
menare per menare ; e I‘ adoperavsno e. sue osservazioni istflriche sulle medaglie
ziandiu in luogo del C I.‘ del G. antiche , esso congettura che questa specie
La lettera S trovasi in molte abbrevia di formula sia stata conserv_ata sulle mone
zirini dei Romani, fra le quali io non in te di bronzo, per ispecilicare le tir‘ modu
dichet‘ò che quelle il cui uso e più l'requem le già in uso a Roma, prima che si battes
se nei libri classici. S vuol dire suventi sera le monete d’ argento; uso che e semi
volte Servins; S. C. , Senatus-consultum , pro Sttssistito, a malgrado di tutti i cam
S. D. , salulem dicit,psrticolarmente nel biamenti avvenuti nel valore a nel peto
le inscrizioni delle lettereà 9. P. l). , au delle monete. Questo dotto aggiunge , che
Iutem plnn'mam dicit; SEME, Sempro Enea ‘Vico si era già servito di questa
m'us; SEPT. , Sfplifltius ; SER. , Servi spiegazione, per dar ragione del, percltè le
llus ; SEXT. , Sexlus; SEV. , òìverus; lettere S. C. non trovavanli quasi ma:
Si’. , b'purius ; S. P. R.; óenatur popu sull' oro, m‘: sul!’ argento; imperoccltè ,
Iusque rnmanul; S. ; sentir. dic' egli, i Romani non hanno voluto se
Allorché la S è preceduta da un nome gnue sulle loro monete che gli antichi se
proprio nelle iscrizioni indica uno schiavo: natu-conlttlti . nei quali non trettsvasi che
AUG. N. S. , Au urti nostri servire’. di monete di bronzo. Nello stesso modo
Le due lettere . C. ordinariamente tro spiega egli la ragione del non trovarsi le
vansi scolpite sui rovesci delle medaglie , sigle S. C. comunemente sulle medaglie;
quando non lo siano in leggenda o in imperocchè , snggiunge, erano cose di
istril.lnlìfl; e non è. factl cosa il conoscere nuova invenzione, la cui fabbricazione e_
ciò che stguttican0 per rapporto alla tua l‘ mio era stato sconosciuto agli anticlu
dsglia. Romani.
Alcuni antiquari dicono che si scolpwn Qualunque rispetto esige l'autorità del
no queste due lettere S- C. sulle meda Bnanamlli , pare che la sua spiegazione
glie per legaltzzare il metallo e lar vedere non sia stata lino ad ora adottata dagli
che era di buona lega, e quale si esigeva antiquari. Di fatti se il marchio dell’ auto
nelle monete in corso; altri dicono che ritit del Senato non aveva rapporto che
non servivano che per lìssarne il valore e agli usi antichi della repubblica rispetto
il peso; altri finalmente , per provare che alle monete ,( siccome gli è certo che la
Il rovescio era stato scelto dal Senato, ag moneta d’ oro e d‘ argento si introdusse a
giungendo che per questa ragione S. C. tempo della repubblica, e in virtù dei de
trovasi sempre sovra questo lato della me creti del Senato ), perché mai sotto gli
daglia; ma tutto ciò non è senza eccezio imperatori sarebhesi conservata la formula
ne ; imperciocchè se egli è vero che S. 8‘. C. , solamente sul bronzo , se il bronzo
C. sia il marchio della buona moneta,par non era il solo metallo che servisse di mo
qual ragione non trovasi quasi mai sovra neta in virtù degli antichi senato-consulti.
le monete d‘ oro a d’ argento, e manca L’ opinione la più generalmente addotte
60lltfllll Vulte sulle piccole di bronzo , an ta , si è. che gli imperatori avevano otte
che nell’ Alto Impero, e durante la repub nuto il diritto di disporre di tutto ciò che
blica , tempo in cui i’ autorità del Senato conccrueva la fabbricazione delle monete
,‘“’-_w'-s_n‘v doveva essere magginnu’nte rispettata .7 E d'oro e d’ argento ; e che il Senato era
dinamo, quasi mai, perché VI sono alcune rimasto padrone della moneta di bronzo ;
monete consolari, in cui si vede S. C. , per la qual cosa il marchio dell’ autorità
come nelle medaglie delle famiglie l\’m del Senato erasi conservato sulle medaglie
bana, Il‘lunicia , Mescinia , 1llaem'n , di bronzo , mentre era sparito dal campo
Terenlin, ecc. , senza parlare di quelle di quelle il’ argenti: e d‘ oro.
le quali hanno EX S. C. , che sovente hl Quantunque nulla ci dica la storia in‘
rapporti‘: più al tipo che alla medaglia.Per torno a questa convenzione fra il Seoatfl,
esempio, nella latuigha Cnlpumia, legge e gli imperatori rispetto alle monett‘ , ha
ai ml fruln nlwn emen.iwn , EX S. . , stano le medaglie per farla presumere. lin
ciò che sig-ulica che il Senato aveva dato perocebè primieramente gli è certo che la
ordine agli edili di comperare delle bi ad’. formula 5. C. , o non si nova sulla me.
Fra le imperiali n‘ argento trovansene al daglie imperiali d'oro Ie’d'argenm, oppn.
Ui:. "llil. 1|.)
S. (2752) S.
Îe vi ai trova tanto di rado , due ai ha che le città avevano l'arto coi Romani, eol
ragione di credere aver essa relazione al tomettcndoai ad essi
tipo scolpito sulla medaglia, e non al ma L'autorità del Senato essendo nelBasao
tallo in cui fu coniata la specie; seconda Impero quasi annichilita , gli imperatori ri
namente, questo marchio dell'autorità del masero soli padroni della fabbricazione
Senato vedesi sopra tutte le grandi e le delle monete. Allora la necessità In cui
mezzane medaglie di bronzo, da Augusto trovaronsi roventi volte di far battere, pel
fino a Floriano eProbo; e sulle piccole pagamento delle loro trn pe, della mone
lino ad Antonino Pio, dopo il quale più ta in loro conio nella di erenti provincie
non ai rinvengono piccole medaglie di in cui venivano eletti, diede luogo allo
bronzo, quantunque debbaai credere che stabilimento delle diverae nlficine di mo
ne siano state eoniate lino a Trajano De nela nelle Gallie , nella Gran Bretagna ,
ct'n , notte il quale se ne incontrano alcu nell'lllirio, in Affrica, e in seguito in Ita
ne col S. C. Una differenza tanto coetan liA, dopo che Costantino l’ ebbe messa
te e, nello ateuo tempo , tanto notabile, lullo stesso piede delle provincie, dividen
( poiché. le specie d'oro e d’ argvnto non dola in vari governi. Non deve far sorpres
avevano altri titoli per essere ricevuti nel sa pertanto le .lopo Trajano Demo non
commercio , fuorché l‘ immagine del prin trovasi più il S.C.aulle Piccole monete di
cipe oh‘ eue rappresentavano; mentre le bronzo; imperocchè venivano quasi sem
monete di bronzo univano a questo ateneo pre battute fuori di Roma, e senza I‘ in
titolo, il sigillo dell' autorità del Senato); tervento del Senato.
una tal dili'ereoza , diciamo, uò mai ave Per ciò che concerne i medaglioni, punc
re altre cagioui (non che la iviaione che ai credere che la maggior parte essendo
erasi fatta della moneta fra il Senato e I’ nati destinati ad aver corso nel governo, do
im eratore? po che fossero stati distribuiti nelle ocra
a quando diciamo che il Senato era aioni in cui gli imperatori facevano delle
rimasto in possesso del diritto di far bat largiz.iuni al popolo,- non i: da sorprender
tare la moneta di bronm, intendiamo di ai se se ne trovano col marchio usato
parlare solamente di quella che hbbfîgg, sulle monete di bronzo, S. C.
vasi a Roma ed in Italia-Per rispetto alle S.C.A.aignifìcano Senatubeonmlti au
colonie ed ai municipi. ed anche a quel clorilnte, titolo ordinario di tutti i decre
che altra città dcll' impero, non ai contra ti del Senato.
ala che gli imperatori, al pari del Senato, lo seguito a queate tre lettere veniva il
abbiano potuto accordil' loro il permesso decreto del Senato, il quale era concepito
di coniare la moneta di bronzo; ed è per nei termini seguenti , che il console pro
questa ragione che aotll'a alcune medaglie nuncrava ad alta voce: Pridie Kalend.
delle colonie, trovasi: perint'uu Augusti, octobrt's, in arde Apollinia‘. scribendo ad
iltdulgentt'a Augusti : culle medaglie lati fuemnt L. Donu'lt'us. Gn-Fîlius /Ennbar
ne d’Antiocbia aull'0ronte, S.C_ aino a bru, Coeciliur , F- illelellus Pina
Marco Aurelio, e su quelle di Antiochia di Scipie, etc.quozl Illarcellux consul V.F.
Piaidia S. il. Senato: Ro'llunus. Gli stessi ( id est, verbo feci! ) de provineiis con
roconsoli che governavan0, in nome del mlnriéus, D. E. R. I. C.( cioè , de fa re
enato, le provincie che l’ imperatore ave ila cutaucrnnt. ), ult' L. Paulue, C. Mar
va lasciate «otto l'amministrazione dello cellu; cosa.cwn magistratum int'asent, etc.
stesso Senato e del popolo, concedermi) de prout'neii: comularibua ad senalum re
qualche volta queste sorta di permessi. ferrenl, rie.
Noi ne abbiamo degli esempi sulle me Dopo aver esposto l'affare climi tratta
daglie battute nella città dell'Acaja e r‘el vaai, e la risoluzione del Seuato,agginnge
1‘All‘rica. vasi : si qui: buio xenulus-consnllo inter
Per rispetto alle città greche, aiccome i cesserit, scnatui plocere auctorilatem per
Romani conservarono a molte di esse le scribi, et de en re sennlum pnpulrunqua
loro leggi e privilegi, coli non le privaro refnri.l)opo ciò se qualcuno oppon€vaai,
no nemmeno del diritto di batter moneta, scrivevaai il suo nome al basso : Hut'o‘ se
anche allorquando furono riunite all' impe nulus consulto iruacn~ul lalis.
ro Romano. Continuaruno adunque a far bat Auctvntatern o auctoritales prescribere,
tere le monete che avevano corso nel com significava consegnare alla cancelleria il
mercio che facevano fra loro, ed anche colle nome di quelli che avevano votato per la
altre provincie dell' impero,quando le mo ammissione del decreto, e l’ avevano fatto
nete portavano l’ immagine del principe. re ietrare.
Queste città non avevano avuto bisogno di consoli Japprincipio portavano a cala
un Genatu-consulto ptlrticalare per'ottenern propria la minuta delle ordinanze; ma a
la permissioue di llattrr moneta , poiché cagione dei cambiamenti che qualche vol
questo permelso era compreso nel trattato la vi si facevano, fu stabilito, rotto il con
SAA. (2753) SAB.
salato di L. Valori!) e di M. Crollo, che mente i suoi aasesml, perobe d‘ Ordinario
i decreti del Senato venissero depositati erano aeduti sovra un banco intorno alla
nel tempio di Cerere, l0tto la custodia de moschea.
gli edili: e finalmente i censori li porta i. Sana o Saat ( Mir. Jlrab.) , nipote
vano nel tempio della Libertà in alcuni d'Enoeb, secondo la tradizione de‘ Sa
armadi , chiamati tabulari'n. Ma Cesare bei, popoli dell'Arabia ; e , secondo la
cangiò queat’ ordine , e, quanti’ ebbe op mutulmana , figlio di Jnctan , e nipote di
preasa la sua patria, spinse tam’ oltre la Houd o lleher. - Bibl. Orient.
licenza da fare egli stesso i decreti, esot ‘ 2. -- Ciò che si dice nella Sacra
toscriverli col nome di quei primari sena Scrittura d'una regina di Saba , che andò
tori che più gli veniano in mente.« Qual a Gerusalemme ad assicurarsi da se stessa
che volta vengo a sapere , dice Cicerone di tolta la sapienza di Salomone, e Il pre
(lelicrejàmigliafl', l. 9 ) che un senato stare omaggio alle rare qualità di quel gran
consulto, emanato per mio consiglio, è principe , ha fatto investigare quale E[utfl-‘
stato portato in Siria ed in Armenia, pri va essere il paese da lei abitato. olti
ma che io abbia saputo che aia Italo tatto: dotti commentatori hanno congelturato che
e molti principi mi hanno scritto delle casa regnava in Etiopia, e questa conget
lettere di ringraziamento perch’ io era sta tura vien confermata da ciò che si legge
lo di parere che lor ai desse il titolo di nella traduzione del viaggio di Bruce in
re, mentre, non solo io ignorata che fosse Abisainia. Vi si apprende che la spiaggia
t‘o re, ma anche se fossero al mondo. nal Sud 0 Sud-Ovest del golfo Arabica ,
lRomani scrivevano sulla porta delle ha portato quel nome conosciuto nella scrit
caso le due lettera S. T. che significavano Î.l“'l.
seri tape, o .rilenliuni tenete , er un ef Questo amore , parlando degli ltabili
fetto della auperati1.i0ne che aceva lor menti dei primi uomini in Asia e in E
credere ‘che le porte delle case, estende sino , cosi ai esprime : «Mentre i diac'en’
consacrata agli Dei , era d'uopo riapettarle enti di Chu.rh facevano grandi progressi,
con un rigoroso silenzio: neo che avevano e si estende'ano felicemente nel centro e
adottato dagli Egizi, come ce lo inaegna al Nord del loro territorio; i loro fratelli,
un passo di Por/ìrio (De antr. nymp. p. aituati al Sud , non iatavano in ozio , ao
266 ): Ideoque ma ad alias fi)les , quo 1.i avanzavansi nelle montagne che si pro
ovunque demum tempore , loqut' fa: crac, lungano paralellamfllle al golfo d'Arabio.
quasi sncrae u'nt fores. Atque eam ob %ueato paese, col lusso del tempo, fu
cnusom , pV'l/tagoret r'l Argipliorum sa c iamato Saba o Azabu, parole le quali
piante: prolu'lzebanl , ne qui: É)": , vel tanto l'una che l’ altra , significano il Sud,
porla: trmisien: , Ioqucrelur : eum uni e non portava già questo nome perehè fos
versi principr'um ai’leoti0 venerantet. se al Sud di Gerusalemme,- ma perché era
SAADI o SAABA ( Mii. Maom. ), com posto sulla costa Meridionale del gallo di
pagni di Maometto. Varie sono le opinio Arabia , e, partendo dall' Arabia e dallo
ni dei dottori Arabi in questo loggetto. Egitto; era la prima terra al Sud che ser
Secondo alcuni, nessuno poteva essere am viase di frontiera Il continente d’ Afl‘rica,
messo in quell' ordine , se non aveva con il più ricco, il più importante e il più
venuto un anno o più col profeta , e non conosciuto in allora del mondo.
erasi trovato sotto le atte insegne in nel « Non puossi tivocare in dubbio , ag.
che guerra santa contro gli infedeli. Itri ginnge Brune , il viaggio della regina di
accordano questo titolo a tutti quelli che Saba. Pagani, Arabi , Mori, Abissini .
hanno avuto occaai0oe di parlargli , che tutti i popoli circonvicini, ne fanno reati
hanno abbracciato l'islamiamo , durante la moniauza , ed alcuni quasi negli stessi ter
aua vita , o che l'hanno aolamente veduto mini della acrittura.
ed accompagnato , fusa’ anche per un’ ora (l Moli antichi scrittori , continua illci
sola. Altri finalmente pretendono che que toto autore, hanno creduto che questa re
sto onore appartenga soltanto a nelli che gina fosse araba. Ma Saba era un regno
Maometto stesso aveva ricevuti ne i‘ ordine particolare; e i Sabei un popolo difl'eren
de‘ suoi compagni , arruolandoli fra quel te dagli Etinpi e dagli Arabi; e non hanno
le truppe che l'avevano costantemente ae ceasato di esserlo che da poco tempo a que
guito , e si erano attaccati inviolabilmente ata parte. La storia o‘ inaegna che i Salmi
ii’ suoi interessi , e l’ avevano accompagna avevano l‘ uso d’ essere governati da una
lo nelle sue Spedizioni. Alcuni pongono regina piuttosto che da un re: non che
nell'ordine de’Saabi eziandio dei poveri conaervasi tuttora fra i loro discendenti.
stranieri che, non avendo n‘e parenti , nè . . . . . . Media Ieuibraiqut.’ Sabaei'a
amici, e trovandosi affatto privi di tutto , Impero! lii'c sczux,reirmrufl_lqmt sub armi:
imploravan0 la protnione di Maometto ; Barbarica a pari magna jfll-H
ma questi sono stati chiamati più comune Claudiano».
SAB. (2754; SAB.
« Gli Arabi pretendono che il nome 3 , S 23 ). Il suo culto era stato adottato
della regina di Saba fosse Belh't'h Gli dai Sarti, una delle sette nazioni Traci ,
Abislini la chiamano Mngnedn. » che servivanai dei sacerdoti chiamati Rossi
Una Cosa che chiaramente dimostra, trem ( Herod. l. 7 , e. 3), d’ onde procede
pre sulle traccie di Bruce, eh’ ella non val‘ epiteto Baasareua dato allo item-0
era araba SI è, che i SabeiArabi 0 gli0ute Dio.
riti, i quali abitavano la costa d’ Arabia L’ altro nome che il Dio portava , non
opposta alla spiaggia di Azab, erano gover è derivato dalle grida di Salmi, usate
nati da re e non da regine, mentre i pl dalle Bsccanti , come l’ hanno creduto
stori hanno sempre obbedire a regine, e vi Ulpiano e Suida; ma deriva dal nome
obbediscono tuttora.Un'sltra prova si è, che dei Ssbiei, sacerdoti addetti al culto di
i re degli Omeriti non surtivano giammai Snbasio, rappresentante Il giovane lacco
dal loro paese,dice Bruct',ed avrebbe dovuto confuso in queste feste con Bacco. (‘luna
dire, dalle loro case; imperoccht‘: appena .|ms P.ttarertris ap. Suid. in v. rupr.
comparivano in pubblico, venivao ammu landa! ). Diodoro lo faceva tiglio di Gio.
zati a colpi di pietra. ve e di Proserpina (DlOd. L I‘, S 1|).
" 3. - Città d’ Asia nell' Arabia , fa La storia della sua nascita non era rivelato
mosa presso gli antichi per l’ abbondanza che nei misteri notturni , e il citato isto
della mirra e dell' incenso che produceva, rico non la riferisce per non oll'endcre il
ciò che le fece dare il nome di Saba dal pudore. Di fatti era il uopo che gli iniziati
AI greco Sabeiu , onorare , inCenaare, rende vi avesaero iutieramente finanziato, per ve‘
re un culto; imperocchè i Pagani l'uccvano dere la rappresentazione di Giove conbitan
abbruciare l’ incenso in onore degli Dei. te con Proserpina , sotto la forma di un
Gli abitanti di Saba chiamavausi Sabet‘. dragone , che ai facce adrttcci0lare nel
-- Slrab. l. 16. loro seno (Clem. Alex. Prol‘r. p 11,).
' Saracena, re d’ Etiopia, che bslzò Appena erast introdotta la figura di que.to
dal trono Amasi , re d’ Egitto , a dopo animale , la quale era d’ oro, la si faceva
un regno di cinquant’ anui , ritirusst nei sortire er le parti inferiori del corpo
aaoi stati eredituj ,sulla fede d‘ un sogno. (Arno . contr. Gen. p. 75 Le misti.
- Herod. a, c. 137. cl1e parole che ai attribuivano ad Orj'eo :
Ssssnro , uno degli Dei de’ Traci ,Cre Un loro ha generato un dragone e il dra
dcsi lo stesso che Sabasio.- V. questo ar gatte un toro,- t'l puttgolo del boom è na
ticolo. .rcnslo nella montagna,- erano tutte rclati.
SARAIIA (lllit. Afi. ). nome del capo ve .. questa indecente avventura. Per Il
della religione nell' isola tll Madagascar. nugolo intendevusi la sfera, bacchetta di
‘ Sutus, bevanda latta di lrumento , regno cui gli addetti agitavano in tutti i
specie di birra, di cui facevasi grandissi sensi , e sapevano essere il simbolo delle
tuo uso nell'llliria , e dalla quale l‘ impl punizioni inlernali onda il Gerofsnts n11
ratore Valente ricevette per derisione Il naccisvsi profani ( Euripid. ace. U.
nome di Sabnjarius al dir di Ammiallo 1155 La cerimonia iniziativa era termi
( 26 , 8 ): Et injurt'ostt compellnbulur' '41 nata dalla formula eroi, Illlìul, byés, aués,
Saba‘ariua; est anlem ruba/‘n e: hordeu attés , byós , cui Frr-rel traduce in
uclji‘umento in liquorem coltvcrsis ,Pflll lll.lflO , quod fizuslnm si! mt‘stt’s, ó'abasia
perlt'ruu in Illyrico porne. _ _ pater pater, Sabast'uc (Accudtdellc Iran’.
Salta0'l'll , Dio dei Gnostici,cristisnt gru 51. tam. 23 ,p. 46 t.
daizzatr dei primi tempi (lell. chiesa, iqua: Sotto il Consolato di M. Pompilio Le
li se lo’ ra presautavano sotto la figura di rto e di Grteo C'nlpurm'o, l'anno 51.’. del
un asino. gabaoth inlingua ebraica signi la fondazione di Roma , tentossi di iulr0
fica il Dio degli eserciti. , durre in nesta città il culto misterioso e
" Sasssre ( Feste ). La ilrcenlrt erssr notturno i Bacw~6'nbmin, ma C~ Corne
introdotta in un modo tanto sfrenato nelle [in Ispalto , Pretore percgrinu: , o degli
feste Sabasr'e che Aristofane credette di stranieri, visi oppose con tutto Il calore,
dover proporre in una commedia intitolata temendo non corrnmpessc i costumi. Que
Sabasio, di abolire il culto di tutte le sto saggio magistrato impedì ai DlWllol'i
straniere Divinitì, a cagione delle loro di tenere le assemblee ( Voler. Man. 1.
notturne cerimonie ( Cicer. de Nat. De 3, e. 3 ). Non pertanto alcune iscrizioni
or. 1. 3 , S 23 ). Per mala ventura si è latine provano che in seguito, e particolar
perduta questa commedia che avrebbe for menle sotto il regno di Domiziano, si
nito,seuza dubbio, molte interessanti notizie slal)llil‘0llù le cerimonie Salmsie in questa
sui misteri di Bacco Sabasia, cosi sopran capitale del mondo , diventata l'asilo di
nominato da un luogo di Frigia (Strab. tutte le superstizioni che potevano alimen
1. io, p. 324), e che passava per esser tare od accrescere la generale depurazio
figlio di un Cabiro (Cic.de Nel. Dcor. I. ne. Nessuna cosa poteva contribuirviruag
SAB. (2755) SAB.
giormente del culto di Hacco,aia pubblico, fiume in Giudea che rimaneva aacinlto
sia misterioso. L'uno e l'altro susarstettn« ogni sette giorni: In Judea_riuua amm
ro sino agli ultimi tempi del _Paganesrmo: bus .:gptem drebtas rionali".
Vi ii videro ancora gli inrzralt coperti di Calme! ci dà di'queato fiume un‘ idea
pelli di capra , abbandonarau pubblicamen molto dill‘erente. Secondo esso , Giusep
re ad ogni diaaoluteaza , correre da tutte pe dice che Tito andando in Siria , vide ,
le parti a guina di men‘adr, mettere in li‘: la città d‘ Alce, che era nel regno di
pezzi i cani, efare tutte quelle atravaganze Agrippa , e la città di Ral'anea in Siria ,
che non hanno potuto interamente cessare il fiume cl1ilmato Sabbatico il quale ca
a pregiudizio de’ buoni costuuu , _e'a ver dendo dal Libano mette foce nel Mediter
gogna delle unioni le più mcmhte del raneo.Quealo fiume, aggiunge egli, non iscnr
mondo. re che nel giorno di sabbato, o per dir me
" r. S\BASIO o Sanno, soprannome di glio ogni sette giorni ,- restando a secco il
Difllli.rio o Bacco che ricevette dai Sabi, mo letto| fuori di tal giorno; per la qual
popoli della Tracia , dai quali veniva par cosa gli abitanti del paese gli hanno dato
ticolarmente onorato. Sabasii chiamavansi il nome di fiume Sabbatico.
I ucrilìeii che-gli si olli'iran0 , c i miste l. Sanno. Congresso notturno di stre
ri che si celebravano in ano onore. Secon glie - . V Tarsueuna.
do una tradizione riferita da Diodoro di 2: - Ultimo giorno della settimana ,
Sicilia, Bacco Sabaaio era tiglio di Gio consacrato a Saturno. il eabbato presso i
ve e di Proserpina, e molto piu antico Cliingulesi è uno dei giorni consacrati alle
del Bacco figlio di Gwve e di Semele. Le cerimonie religiote.
cerimonie del ano culto non avrvan luogo 3. - ( Mii. Rubb, ), giorno di riposo
che di notte, a cagione delle inl'amirà che PGÌ Glfldtti. l Rabbini hanno esattamen
accompagnavano I suoi misteri. Cicerone te a ecilicato tutto ciò che era proibito
pretende che il Bacco, per cui furono in. agli ‘brei di fare nel giorno del aabbato,
dinnte le feste Saba.rie fosse figlio di Cuprio riducendo queste proibnioni a 39 articoli
e avesse regnare in Asia. - Diari. Sic.l. che ai auddividono in molti altri. Questi
4 - Plutarc. in Sy‘m 0:. I. 4, c. 5. à articoli. sono riferiti da R. Leone di
J/Iul. Met- l. 8. - Àînoó- l. -Cic. odena., E proibito di coltivare , di se
de Nnt. Denr. L 3 , c. 23. minare , di ail'astellare e avvincl1ilre i
il. - Soprannome di Giove. covoni , di battere il grano , di avrnto
3. - Sovra alcuni antichi monumenti lare, di vagliare, di macinare , di burat
trovui dato questo nome al Mitra dei Iare, di impastare, di cuocere , di torcere ,
Persiani. d’ imbiancare , di seardassare . di filare , di
Sana , indovina porta nel numero ritorcere , d‘ ordire , di cacciare , di tinge
delle Sibtlle. Credeai che forse quella di re, di legare , di alegare , di cucire , di
Coma. laeerare o fare a pezzi, di fabbricare , di
Sana't'aal ( Mir. Rabb.) aetta di Giu distruggere , di battere col martella, di
dei che fan professione di osservare il sab pescare , di ag0‘tzare , di acorlicare, di pra
balo più scrupolosamente degli altri. parartt e rastiare la pelle, di tagliarla per
Saamvnco( Fiume) ( Mii. R465. ). lavorarla, di aerivere , di cassare , di ri
Cosi _chiamaai un preteso fiume che alcuni gare per iscrivere, di accendere , di smor
autori mettono nella Palestina , e di cui zare . di portare qualche con da un luogo
alcuni altri negano, con maggior l'onda pubblico ad un privato. Questi Irentatw'0
.~) mento, l’ eaiatenzl. Giuseppe ne parla in articoli contengono diverse altre specie:
questi termini: « Tito incontrò nel suo come il limare, che è una dipendenza del
cammino un fiume che merita che noi ne macinare: e i Rabbini hanno esposto tutte
parliamo. Scorre esso fra le città d’ Aree questa arancio con una sntligliezza incredi
e di Raiano», nel regno d'Agrippa, ed ha bile. Quantunque gli Ebrri non pouano
gualclte cosa di maraviglioso ; imperocchò aceender fuoco in giorno di ubbato, ciò
opo un rapidisainio corso di sei giorni , nullnmeoo possono servirsene, facendolo
con una copia abbomlaulisritna il‘ acqua , accendere da qualcuno che non sia Gimleo;
si inaridisee tutto a un tratto , ritorna al ma non preparano , nè l'anno cuocere al
I’ indornani a trascorrere per sei giorni cuna cosa per mangiare Non è- permesso
corneprima , e a rimanere asciutto il set di parlare d'afl‘-°ri, nè del valore di chec
timo giorno senza mai cambiare quest'or cbeuia , di stabilire cosa alcuno che ri
dine; la qual cosa gli ha fatto dare il no guardi compra o vendita , m‘: di dare , nè
me di Sahl’utico , mentre sembra che l'e di ricevere. Non possono andar più lungi
ateggi il settimo giorno , come gli Ebrei d'un miglio dalla ettlà e dai sobborghi.
‘aleggiano quello del sabbalo. u l! aabbato presso di essi comincia una me:
Pare che Plinio abbia voluto parlare di 1.‘ ora prima del tramonlare del Sole, e
queato fiume, allorché disse che v'era un da quel momento ai oaaervano tutte le
SAB. ('756) SAB.
accennate proibizioni. Le donne l0tttI ob Numidia (conthuando col Noti, Il quale
bligate di accendere nella propria camera ha dato maggior cura a parlare delle coae
una lampada, la quale ordinariamente ha mitologiche dei popoli modernic troppo
lei lucignoli , e per lo meno quattro, e leggermente toccando la atoria dei riti i
dura una gran parte della notte. Appreata più aorichi ) rendevano gli onori divini ad
no inoltre una tavola coperta d‘ un tova. alcuni pianeti, e il loro culto conaiateva
gliolo bianco, e vi ongou aopra del pane in preghiere e in sacrifizj.
coperto anch'eaao ‘un panmlino lungo e’ Gli Indiani di Nicaragua , di Darien, di
stretto : ciò che fanno , dicon cui , in me Panama . e della valle di Tunia , nell' A
moria della manna la quale cadeva in tal merica Meridionale, adorano il Sole e la
modo che aveva la rugiada e cotto e sopra: Luna che riguardano come marito e mo
mentre nel giorno del aabbato non ne glie , e tutti gli entri , ma nulla ai ca di
PIOVCVI. preciao sul culto che rendono ad esai. Gli
' Snar. abitanti di Saba città d'Ara abitanti di Cumana e di Paria adorano le
bia in Asia. - V. Sana. atease Divinità. Allorché il tuono romoreg
" Saearsiao , idolatria che ha per og gin, ai immaginano che il Sole sia irritato,
getto il Sole e gli astri. Qucata aetta ènna e si danno ogni cura per calmare la sua
delle più antiche del Paganeaimo, la più collera; se succede un celiaci, credono che,
enerale, e senza dubbio la più acusabile. per unirli, voglia naacondere ad essi la
Ebbe principio in Egitto che , come ai i‘: tua lime. In questa idea , procurano di e
detto più volte, fu la culla dell' idolatria, epiare le loro colpe cogli eserciz] i più ri:
e in cui adoravasi il Sole lotto il nome di gorosi di penitenza; epraticano mille at_razl
Usiride. I Sabeisti riguardavano quest'a ani proprj corpi, ai alrappano I capelli , è
atro come il primo degli DeiI e i pianeti ai lacerano crudeluaente con reale di pesce.
come Divinità inferiori. Dall' Egitto il culto Il anno il più debole non cede punto all'
del Sole ai aplt'ae nei paeli circon'icini, o uomo in coraggio , o per meglio dite in
per meglio dire, in tutto il mondo; impe lanatiarnn, e veggonai le donne e_ le ra
rocchi: queat’aatro b atato la Divinità di gene farai delle profonde inciaion1 aulll
tutte le nazioni, dlppoichè l‘ immagine del faccia e aulle braccia, facendo scorrere a
vero Dio ai era acancellata dal cuore del rivi il proprio langue; nè ceaaano da que
l'uomo. Si la cbei Caldei l'adorarono ate pie crudeltà, finché il Sole , riprendendo
entro il nome di Belo, di Be! 0 Boa! e il ano primo splendore, non abbia , per
antro quello di BmzLScmen , che vuol cori dire, manifestato che perdona le loro
dire signore del cielo; i Cammei e gli colpe. _
Ammoniti sotto quello di Moloch , a cui Nel numero degli adoratori degli astri
sacrificavano dei ragazai ; li Egiziani lotto ai poaaono mettere i popoli di Cubagna,
quello di Oriride; i Moa iti rotto il no della Caribana e della nuova Andalusia nel.
me di BeeljZ-gor; gli Arabi cotto quello l‘ America Meridionale. Credono cui , co
di Adonen o Adont'a o Adorni; i Per me gli antichi Pagani, che il Sole crcorra
aiani sotto quello di Mitra,- aotto il nome le arie , aovra un carro raggiante l luce;
di Asabino fu onorato dagli Etiopi; aotto ma questo carro non è già tirato da cavalli,
quello di Libero e Dionisio dagli Indiani; ma da tigri , per le quali hanno un rispetto
di Saturno, dai Cartagineai e di Apollo e una venerazione particolare; e iptngono
e di Febo, dai Greci e dai Romani. lo tam.‘ oltre la devozione da prender cura
una parola il sabeismo ai introdulee preaso della loro sussistenza, e per nutrirle , la
tutti i popoli. Cuore ci fa aapera che i eciano eapoati nei boschi i corpi degli 0
Germani non adornano altri Dei , fuorché atinti. Su questo particolare raccontano che
quelli dai quali ricevevano qualche bene , i loro antenati avendo trascurato di dare
come il Sole, il Fuoco, e la Luna. La alle tigri il loro cibo ordinario, Il Sole
stessa con dice Erodoto dei Maasageti , irritato re ne vendicò, consumando una
i quali, accendo questi stonci,aacrilìcavano parte del paese.
dei cavalli al Sole. Alcuni dotti riguardano Prelendecicbe anche i selvaggi della pro
Zoroa.rtro , come il primo autore del su vincia de los Quirea in America , adorino
beiamn; altri pretendono che questa specie il Sole, la Luna e lo stelle; ma la sola
d’ idolatria sia molto più antica imperoc prova che ne abbiamo , si è l'eMer-i os
chè, secondo cui , auasiateva nella città di servato che le loro tende ei loro padiglio
Ur, a tempo di Abramo. Questi ultimi ni mostrano dipinti molli astri.
credono eziandio che non eia ltato tanto il Gli abitanti della California ‘rendono
sabcismo che fu ristahilito da Zorna.rtro omaggio alla Luna, e ai tagliano I capelli
in Caldea , quanto il magiaruo, altra setta in onore di casa.
Intichisaima , il cui dogma principale era ' Sanzr.u , popoli d'Italia , confinanti
l'adorazione del fuoco. coi Marci o coi Sanniti , e lacevano parte
Gli antichi abitanti della Libia e della di questi ultimi; imperoccbè Subellua i
SAB. (1757) SAB.
un diminutivo di Samula, e non di 8a trent'otto anni, l‘ amarezza e i dispiacesi
binn_r , come l‘ han creduto alcuni autori di un matrimonio da lei contratto suo
moderni, sull' autorità di Slrabone. Di malgrado.
fatti ciò che Orazio dice dei Sabelii , vi Una statua che {a parte del Museo Pio
cini a Venosa ,non potrebbe convenire ai Clementine, ci rappresenta I‘ imperatrice
Sabini che ne erano molto lontani. E gli uni Giulia Sabina in aetnhianza di Venere.
e gli hlll'i in origine erano gli Ansoni, i quali Tale la si ravvisa alla sottil tunica, di
prelero il nome di Osclii , pose-1a quello Icinta , stretta alla persona e in pieghe ar
di Sabini. Ma da questi founlronsi dille tificiose compressa , ed alla destra mano
renti popolazioni , gli Arunci, I Mani , in gentile atto sollevata a raccorre In un
gli Equi ,gli Ernici e i Sannui ; e da que deggiante sopravvesta. n Questa statua ,
sti ultimi aortirnno i Lucani, i Cani cui scolpita in belli5aim0 pentelico , dico il
a i Sabelli. - Slrab. l. 5. -’ I irg. chiarissimo sig. Ennio Quirino Ilisco'lti,
Georg. l. 2 , u. 16; ; l. 3, v. 255. - provenne gi‘a dagli scavi dell' Augusteo
Email. 1- 7 , u. ; l. 8, v. 510. - Ocriculano , mutilata del braccio e del
Hor. Caem. L ‘a, Od. 6, v. 38; l. 5 , capo. 0 era semplicemente l’ immagine
011. 17 , u. 28; Sat. 1. 2, Sat. 1 , v. di Venere, prima origine della gente Giu
36. - Sil. Ital. l. 4 , v. 22t. - Ser. lia e del nome Romano , o rappresentava
vin: , ad Virg. Georg. l. 2, v.‘ 167. sotto quelle forme qualche femmina Augu
' Santa-0, poeta Latino che viveva sot sta. Il capo di Sabina inseritovi Oltre al
to il regno di Domiziano e di .Ncrva. combinare nelle proporzioni col simulacri),
S/\s| o Ssiuss, Dio degli Arabi. - si stimo assai conveniente , perché le sue
Plinio. medaglie appunto ci presentano un’ imma
Sainn‘r ( Mii. Ind. ), scatola turchina gine cosi fetta di Venere Genilrice. »
a vernice chmasls , portata dai rami o sa Una bella testa dió'flln'ua fa parte dalla
cerdoti Birmani. - Viaggio del [Wag collezione delle l’irtre incise del gabinetto
gwr Sy‘mes , nel 1795. di Parigi.
' SABINA ( Giulia ). Adriano fu III: " Sssnn. popolo gran tempo ragguarde
buon imperatore; ma un cattivo marito. vole in ltalia. Gli antichi. che hanno in
Qlltlbîà Giulia Sabina, nipote di Trnjann veatigato l'etimologia di questo nome, sic’
Cri moglie di Adriano e gli aveva recato come non conoscevano che la lingua greca
in dote, in certa qual maniera , l’ impe e la latina, perciò ricorsero n quella delle
ID, almeno Platino , la quale protegievfl due che pmsentava, secondo il lor modo
Adriano, gli aveva fatto sposare Giulia di vedere, l’ origine che ricercavano. Per
Sabina coll'idea di farlo succedere a Tra tal maniera, Plinio 41 Festa hanno credu
jano, come ditaui avvenne. Sabina era to che i Sabini avessero preso il loro ne
bella , saggia, spìriioaa, Innllile , austera ma dal culto che rendevano agli Dei ; ma
ne’ costumi, e dignitosa per carattere; ma Siccome q‘mst0 epiteto non poteva eaaere
si deve supporre che abhia avuto verso stato lor dato che da qualche nazione vi-'
Adriano quella stessa alterigia che Ma due, avvi in tal caao, come in molti altri
rinnne aveva avuto per Erode, e che l'ave di simil genere, la quistione a fare: come
va condotta alla sua perdita. Sabina op si chifll'flM/‘M? da un stessa la nazione, e co
primeva, incessantemente suo marito di ma si chiamasse prima che avesse un cul
rimproveri , GEI'I7A averne quel diritto che |<, regfllfll'e. Passeremo adunque sono silen
era compatibile in illarianne, la cui fa zio 1';,,,', "U ,,g,,.9,,.drgli antichi, non
miglia era stata immolata da Erode; ma che il Sabino, figlio di Franco a cui Ca
dicesi che Adriano non andasse esente Ione e dopo di lui Dionigi d’Alicarnasso.
dalla taccia d‘ ingiustizia e d'ingratitudine hanno ricorso, senza aver provato la Sua
verso Sabina; imperocch'e la trattava co esistenza. Sembra cltei Sabini abbiano
me una achisva. L’ antipatia fu portata al appartenuto all' antica nazione «leali Um
maggior colmo fra i due sposi. Sabina luiI la cui lingua partecipava del Celtico.
vanlavasi di non aver voluto‘ dar figli a In questa lingua,.mb, significava allo, ele
suo marito, nel timore di mettere al mon vaio; i Sabini da principio hanno abitato
do dei mostri eguali ad esso : (la qual co I‘ Appennino; era quindi naturale che si
sa non è una piccola esagerazione rispetto chiamasse") gli uomini delle alture, co
ad Adriano , il quale non pertanto meri me gli (Ìrobii, uomini delle montagne.
tnssi tutti questi rimproveri, se gli è vero Quei Sabini che Orazio ci dipinge co
come lo dicono gli 2torici , che ‘sentendo me un popolo franco, generoso e prode,
si avvicinare il suo fine , nè volendo la le cui donne erano modeste e virtuose, ei
sciare a sua mo lie il piacere di soprav figli educati con tutta la cura; presso i
vivergli , la avve ani», o la costrinse a pri quali i mntrimon] venivano formati dalla
vai'si di vita. Sabina mori l'innno 138 di virtùl e contratti in nome dello stato;
G- C. , dopo aver sopportato, pel corso di questi Sabini erano poco antichi in Italia.
SAB: (2758) SAB.
Dall'alto dell'Apennino, di quelle am Engu5iana , perché ai trovarono in vici
montichiata rupi il‘ onde mtmivano tre nanza delle ruiue dell’ antica Engubiianl ,
fiumi: il Velinus, il Trauma, e l’ Aler aiano in lingua aabiua ed umbriav
nua, i quali acorrerano de tre opposti-lati, La principale Divmita dei Sabini’ chia
queati Sabini si eatendevano, colle loro mavaai Vacuna, ed aveva dei templi in
colonie, inno alle eatremita meridionali molti luoghi. Siccome pni veniva l'appre
dell'Italia. Da essi provennero gli Ernicn, sentata lotto vari attributi, perciò l'abate
gli Equi, i Sanniti; e da queati i Lucani C/muppi ne desume che essi , come la
e i Btuzii. ' aupreuia Divinità , l'onoraaaero. I Sabina‘
Ma siccome ciascuno di questi popoli verreravano un‘ altra Divinità chiamata
formò in rogresao un corpo distinto e Serno , Summa , Sancllu «- Fidius. Plu
diviso degli altri , possedendo delle terre turco, nella vita di Emma, ci fnrniace
indipendentemente e in proprio nome; non qualche nozione della religione dei Sabini,
parleremo qui che della Sabina propria allorché dice che 1Vuma lcce venerare dei
mente della; non già quella dei nostri Romani una Divinità in m.idn particolare
tempi, alla quale esaa non corrisponde che e dlStil)l° , dato avendola il nome di Ta
in qualche parte; ma la Sabina antica , cila : che inaegn‘o loro (seguendo la do!
quale ci fu latta conoscere dagli autori, in trina di Pitagora) che il piiiii0 Enti: non
tempo dei bei giorni della repubblica. era già con che cada lotto i aenai , o sog
Come abbiaua detto più sopra , abitavano getta ad alcun patimento; ma invisibile ,
gli Appennini in vicinanza di Amilernum, incorl‘uttibile , e tale che aolaureute dal
ed avevano all’Uveat un po alo composto l'intelletto possa C0mptendeloi : e linal‘
d'Abor'tgeui e di Pelaagi. l Sabini avanza mente che (in questa idea) formare pure
i'onsi a mano armata nel paese di questi , il tempio di Vesta rotondo, in mezzo al
e in una notte presero la loro capitale Li quale conaervlto linee il fuoco sempre vivo,
ala. Rieti, in cui t‘itiiaronsi gli Abouìge» per voler imitare non già la figura della
iii, provò la stessa aorte; e per tal modo terra C|lllll che essa appunto foste Velia;
i Sabini ai aat.eaero lino a Tibur. Un po ma la figura di tutto l'Universo, nel cui
polo ViCIUO degli Aboriseiii , e conosciuto mezzo pensano i Piiagorici che aia nato
sotto il nome di Latini , posaedeva alcune il luoeo chiamato da loro Vena ed niu'r,
città al di la dell’Annio, le quali caddero ecc. Tale era la dollritia di Nurna; tale
ben toato in potere del vincitore; Anzi con doveva esser dunque quella de'ó’abint',
tutta la probabilità ai può congetiurare che innanzi che ai fossero lasciati corrompere
i Sabini ai atabiliaaero pur anco alla sini dal politeiarno dei Romani , i quali adot
atta dell’ Annio , perocchè si scorge da un tarono tutte le Divinità dei popoli che
paaao di filo-Livio che prluedevano la aoggiogarono.
città di Collazia. Un medaglione di Faustina , l’ antica ,
Dai Sabini darivarono i Sanuiii, e da ci rappresenta il combattimento de'llotna
,qiieati , altri popoli. Noi non abbiamo gran iii e de’ Sabini; Illnrclie questi volevano
di notizie sul loro governo; ma ai sa che vendicare il ratto delle loro dnnne. Le
avevano dei re. , pmcliè obbligarono i Ro pugni e nel maggior furore; Ersilia , di
mani I divider con cui il governo della venuta la apoaa di Romolo, e le altre Sa
loro città. Tultav0lta questi steaai Romani hiue , ai precipitano nel cam 0 di batta
inseuaibiliuenie t'hvenneroi loro signori. glia fra i padri , i fratelli, g i a'poar , e
Ma ciò che può dare un'idea dell’ impor pitll€tilttti0 ad casi i proprii figli. Tazio e
lonza dei Sabini , secondo uno storico ci Romolo ceaaano dal combattere.
tatti da Slrabone , si è che i Romani non a. -- In Turchia ti da questo nome e
furono ben sicuri delle loro forze , se noi. certi astrolngi e naturalisti , i quali sono
quando gli ebbero interamente soggì0giiti; pereuaai, a cagione della grande influenza
nè qtleitla idea eraai col tempo indebolita, del Sole e della Luna aiille con di questa
poiuh'e si vide Cicerone, sul finire della terra , che aìavi qualche Divinità in questi
repubblica, chiamare il popolo Sabino, due luminari del mondo. filtri: a Ciò non
robur reipublicai‘; il aosteguo della re aou cui molto intlill‘erenli per tutto ciò
pubblica. che concerne i doveri della vita civile e
La lingua sabina , che sembra aver avuto quelli della religione. Appena commossi
origine da quella degli Umbri , non ci e alle difi;;ruie che oro succedono , sono
ennoaciuta che per alcune parole sparse essi ben poco sensi ‘li anche alla buona
nelle iscrizioni, e acovgosi che molto ili fortuna , e non ai ranimaricano per le in
quo-te parole rassmniglinnr) a quelle che giurie che ai possono m~fltire o pe' torti
erano in tuo presso i Latini , Ile pure non che ai poaaouo lor lare , più di quello che
furono alr>ttate da questi, allorché un non faremmo noi per una pioggil abbon
ebbero bisogno. (ili è molto probabile che dante che ci bagni . o per gli ardori dello
le iscrizioni che portano il nome di tavola tianicoll che ci rilCalrll. ‘ _-’5
.‘ .\
SAB. (2759) SAB.
’ L SABIIO (Giulio ), era un principe sovverresti ancora, dopo tanti anni, (‘un
Gallo, del paese di Langres, il quale i fallo espiato da ai lunghi patimenti ? "Si
sputò l'impero s Vrspasiunn. Intieraznen avrebbe pena a credere che lo stesso Ne
ti: sconfitto, e volendo sottrarsi egualmen rone non avesse erdouatoa Sabino e col
le e al rigore ed alla clemenza del vin rnsto di onori pnm'na; eppure Vespa
cilore, immaginossi un mezzo singolare di siano, quel Vespasiano che lui conservato
salvarsi la vita. Ritirossi in una delle sue qualche riputamone di clemenza e di dolcez
case di campagna, licenziò lutt.i gli schiavi zii, li mandò ambedue al supplrzin.Questtt
ed i fsmigli e non tenne con si che due azione fa l‘ Oblir‘nhri0 del suo regno.
liberti, nei quali aveva una particolare li ' 2. - ( Aula ) , pnela Llliiit) . con
ducis che non fu punto tradita. Mise il temporaneo ed illllll‘t) il’ Ovidio. Avevi
fuoco alla casa e si credette che fosse pr composto molti poemi, ma nessuno p<-tè
rito nell'incendio. ll sincero dolore di E’ giungere sino a noi, Ìflipfiilttfll'lè Einsio e
puuilm, iegsooata anela’ essa in questa tre Gerardo Vnrsin tipiHinti (lld le tre Ernidi
dem~ii, terminò di convineerne il pubblico. che ortauo il suo nome non siano sue.
Sabino erasi ritirato in un sotterraneo - vid. Amor. I. a, elrg. x8, ‘u. 27,
noto a lui solo e ai suoi due lilierti.Que e: Poni. l. 1;. cl. i()', v. 16. - Clilit‘lrir
ali mostruvsnsi (‘la per tutto, e pubblica c. 62. - Heins. ad Uniti. loc. cit.
vano la disgraziata morte del loro signore. ' 3. - ( Tizio ) , senatore Romano ,
Sabino seppu da essi che Eponina sveva vergognosamente accusato e condannato da
risoluto di lasciarsi morir di fame, ed ave 6'e/ano. Dopo l’ esecuzione , il suo i'oi'po
va già passato tre giorni e tre notti, sen in trascinato per le strade di Roma, e
za prendere alimento alcuno. Sicuro del gettato nel Tevere. Il suo cime che l‘ aveva
suo cuore, allieltosfii allora a fsile cono seguito, precipitossi nel [lume e vi si su
acere il luogo del suo ritiro,ove testamen nego.
le essa recarsi, e coraggiosamente si me ' '- Soldato Romano che si acqui
chiuse con suo marito in quella tombs,o stò una gran ripntazmne di valore, sotto
ve mise alla luce due gemelli, Surtiva, Tilo, all'assedio di Gerusalemme. Era
vedeva i suoi amici e preparava lentamen esao brutto , nero, piccolo , e di una colti.
se a suo marito de’ prolettnri e dei soste lesaione molto debole. Tito lita-va invano
gni, pel caso in cui venisse scoperto. 0h e più seducenti promesse e clnnnqne a
l)llg4lfl ad usare ogni sorta di precauzioni vrebbe osato di presentarsi, per mnntai0
i: d‘ artilicj per nascondere a tutti gli oc all' assalto d‘ una torre di Gernsalenmie ,
clii la alla gravidanza, vi riusci per lungo chiamata la torre Antonino. iSlJ/lllll') pie.
tempo; ma finalmente, Itct‘flnst‘ ella com scntasi con undici dei suoi compagni sol
pariva troppo sovente, cominciò s nascere tanto. Questi dodici r-roi, colla Spada alla
qnslche sospetto sulla misteriose sul con mano , cogli scudi innalzat.i sulla testa :
dotta; fu spiata, la si vide entrare nel I"!
I.erraneo, e dopo nove anni, òubi'nn fu .Clvpeoii ad tela sinistri:
lrll.l0 con essa da quel tristo asilo, in cui Prolcc!i obijciulrt.
le consolazinni della tenerezza l' avevano
reso più felice di,qttello che lo sarebbe montano all' assalto , arrivano in cima flt'lll
stato sul trono. E d'uopo credere che breccia , mettono in liig:i gl' inimiri _- Sa
questo Sabino fosse un uomo molto in bino svnnturatamente !i'aliliitll. in un sasso
teressante per inspirare tanto amore a Il"! che lo fa cadere; i Giudei gli si avvenl:mn
moglie, e tanta fedeli: a’ anni servi. Epo contro , e senza dargli il tflnpo di I‘lìll'lnì'fit,
uina comparve avanti a Vespnsianl) colla lo ricoprono di li-ercw. lo l.nl guisa inccunr'i
sicurezza che impirn la virtù, e li pre la morte in mezzo al suo trionlo.
senti) i suoi due ligli.ti Alibi piela, o Ce 5. - Lo stesso cl-e Saho.
mre, gli dia’ casa, di queste due iono Sano, antico ie d‘ Italia , insegnò ai po
centi creature che non ti hanno mai of li a coltivare la vigna : questo lieneliti0
leso,- esse hanno ricevuto la sita in fondo u fece mettere nel numero fli'gli Dei , e
di Cuii anni, come le bestie selvagge; noi fece due il suo nome al popolo da lui
gli alibiamo allevati in.seno alle tenebre, governato. Fu esso uno degli Dei che Enea
‘nella dolce speranza che la loro sorte com invocli, giugnendu in Italia. Credesi che
‘ noverebhc il tuo cuore, che sarebbero per fosse originario di LBCCdEI'D'WIF. -A‘Îneid. 7.
te oggetti di Clt'tucuzl, e che ti ricooci ie Sannita o Sanoons ( 1'Plil. Marmi. ),
reblaero un giorno o col loro padre occl una delle cinque città , dicono i Musulma
la sua n.ieniqiis.Temeresti in forse che ni , che furono al’il’iruciale dal fuoco del
potesse covlrsi qi‘iiili:he scintilla d‘ ambi cielo . a tempo di Lui. - Btbl. Or.
zione nel cuore d'un uomo il quale ave ' Suonano , prefetto della ;_mmlie pre
va risoluto di nascondere la sua vita e la tuti»nt‘. Tt‘fljulm , che lo nomini‘) a que
sua esistenza ii tutti gli occhi 1’ oppure ti sto impiego , prnsent-ndogli una s_nda,;_;h
' DI; . i’l/il. 546
‘I
SAC. (2760) SAC.
disse : n Prendi ueat'arme; adoperala in istituite in memoria di un'importante vit
mio servizio, fine e. io overnerò con gin loria riportata dal monarca de’ l"wsilni
etizia: riVolgila contro i me, se mai di contro certi popoli della Sci1.ia , chiamati
vengo despota e tiranno. u Sui, iqusli abitavano le rive del mar
’ Sacann , celebre poeta e musico della Caspio, e le cui incursioni aveano soventi
città di Argo. lnvenli) e suonò il primo, volte devastata la Persia. Sill'iilte fesie con
li giuochi l’ittici , dice Pausania, un'aria sfiorato alla Dea Anaiti erano, come le
di flauto che piacque tanto ad Apollo, che Saturnali a Roma , un tripudio per gli
riconciliò questo Dio coi suonatori di flau schiavi. Ùuravauo cinque giorni , nel quel
tu; imperoccltè Jpollo gli aveva presi ad tempo gli schiavi comandavano ai loro pa
Odiare, dacchè Mania aveva avuto l'in droni, ed uno fra quelli, vestito d'une
solenza di slìdarlo. Sacada riportò :tre veste reale , chiamata zr.gane , si diportn‘l
volte il premio ai giuochi P|lici , secondo come Il padrone di casa; una delle ceri
quiul0 ci vien riferito da Pi’ldaru, citato manie , usate in questa solennità, era quella
da Plutarco; imperocch‘e l'opera in cui di scegliere un prigioniero condannato a
Pindaro parlava di questo cela-musico morte e di permettergli lutli i piaceri che
non è giunta lino e noi. 6'ncazlìr aveva un. ci potesse desiderare, prima di essere con
statuti nel sacro bosco delle Muse , sul dotto al nuppliuo.
monte Elicona. A tempo di Pausania, ve ' SACILLAIUO. Cosi chiamnvasi nell' im
devasi ancora la sua tomba in Argo. - pero Greco colui che avea cura della borsa
Plularc. (le Mulica. - Pdltldìl- L 2 , dell'imperatore, o, come da noi si di
c. se; l. !|, o. a ; 1.9, c. 30. rebbe presentemente, della cassetta del
Gj'mld. de Poel. in. Dial. 3. \ principe , e dava alla corte , ai soldati ,
Sauna ( lllit. Afi‘. ), angeli del scalo agli ul'fiziali del principe ed agli operaj i
ordine presso i Ma ecnssi. Son esai spiriti loro slipendii , e nella chiesa ai poveri
malefici , i quali non {occupano che della l'elemosina che l‘ imperatore a lfl|0 rlmiti
cura di lormeut-re gli uomini , le donne nave. l papi anche essi fino ad Adriano
0 i ragazzi. Gl' infelici , posseduti da que ebbero un ncellario. La parola deriva da
sti demonii, prendono in mano un gia sacca; , sacco 0 borsa.
vellotto , e si pongono ad urlare e a sal " Sacel.ntîlil, diminutivo di sacrum pic
tare senza posa , con bizzarre coutorsioni ciola cappella circondata di murnglie , ma
e stravaganti atteggiamenti. intorno ad cui senza tetto. Succlla , dice Festa , dwun
tur Inca (Iii: sacrata sine testo. In Roma
Il adun.mo tutti gli nbiIami del villaggio ,
vi erano molti di questi tempietti sotto il
i quali, per irrilarli e etancnre la loro pa
zienza, ai Iludiano di conlrnl'farli. Nelnome di sacellum. Coca, novella di Caca,
medesimo tempo si procura di placare la ne aven collocato uno all' entrata della
collera del Sacara : e a lui ci immolano caverna dl quel ladro , e in nello, al di:
buoi , montom e gelli. di Servio, per Virgine: Ìflcslae sacri/ì
Snesvnsr.r( Mit. Imi. Antico re del cnbatur. Nel mercato de‘ buoi eravene uno
Ceylan , il di cui regno risale Ill'Ern dei dedicato ad Ercole vincitore, -.mcrllunl
Chingnlesi. Da questo han l‘ uso di calco Herculis «io-lori: , nel quale credeva" che
lare il tempo, ama gli anni trascorsi. i cani e le mosche non potessero penetrare.
’ Sscruum. Era questo un corpo di fac Di tutte queste cappelle edificate ad onore
chini istituito in Roma sotto gli ultimi di parecchie Diviniti , non n’ esiste in Ro
Cesari, per trasportare tulle le mercanzia ma che una sola Il quale si crede essere
che giungevano in porto. Questa compagnie nata un tempio di Bacco, ed è fuori di
aveva un privilegio esclusivo, ed era vie porta Pini presso la chiesa di S. Agnese.
lato a chicchessia di esercilarne le funzio. l Greci pure eveano delle cappille, alcu
ni , sotto pena di un’ ammende , v:-lutau ne fabbricate fuori dei tem li , e alcune
alla quinta parte della mercanzia tra altre nei trmpli medesimi. i quest'ulti
lportata. mo genere erano le cappelle che diversi 0
Saccu.nAau , taluni che sembravsno ser poli faceauu costurre nel tempio di De (‘o
virsi di magia e di malelir.io per Ipplu ove portavano le loro oflerte agli lddii. I
prls'rei il denaro altrui. Greci avevano ezi:mdio l'uso di consacrare
" Ssccoumn, crarlatani che si guada alle loro Divinità delle cappelluccie o dei
gnuvilu0 il vitto con le loro gherminelle, tempietu d’ ore o d’ argento che attaccati
erano pure borsajuoli , di cui parla Asca alle muraglie dei loro lrmpli, ne facevano
nio nel suo Commentario e Cicerone: E. uno de'piii belli e de’pii‘i ricchi ornnmenli.
questa‘ nrdo pro Cinnerm's paltibus con Sscens, accia o scure pei sacrilìzj , cosi
‘’a Sr‘llam “eterni, mullasque Pecunia: chiamata in linguaggio sacerdotale-Fast.
l_crat; c.z quo aarcularii erant op SACIIDO'I'ALI , sacerdotale: Ludi , gino
ehi che i ncerdai davano al popolo nelle
/4 , leile lntiche de‘ Babilonesi, provincie. - V. Gwccur. 5.
)
SAC. (2761) SAC.
" SACBRDOTI , minimi della Divinilìr , dei templi; imperoccltè tutti i sacrilìrj si
depositari della religione e di tutte le cose facevano un loro spese.
sacre presso) tutti i popoli del mondo , an u Schegcl , noto pel dotto commenta
ticlti e moderni. Noi farern cenno sola rio di’ egli ha fatto aull' opera dell' abate
mente dei sacerdoti di quelle nazioni che Banier , pretende che ciascun sacerdote
più inllnrrono sui costumi e sulla credenza Egiziano non possedesse che dodici arure
dell' universo antico , e rapporto ai moder di terra, le quali non l'anno presso a poco
ni parleremo di quelli i di cui riti si possono che dodici jugeri
descrivere in quest' opera, senza profanar u E d'uopo confessare che v’ba molta (‘scu
ne la tantità. rità nella divisione delle terre del!‘ antico
l. - DEGLI Eolu. Si annoverano nel Egitto, Ioich‘e quando si danno dodici arn
l' antico Egitto , dice M. Paw , quattro re a ca auna porzione sacerdotale , si cade
chomatuim o quattro collegi celebri; quel in quell' istesso inconveniente in cui è ca
lo di Tebe, dove aveva studiato Pitagora, duto Erodoto , rapporto alle unioni mi
quello di Menfi , nel quale credeai clic litari; poit‘l’tè , secondo esso . ti paga del
siano alati inatruiti Orfeo, Taletee Demo’ generale non era più forte di quella del
crito; quello d‘ Eliopoli , dove aveva sog loldato , ciò che non fu creduto da nessu
giornato Platone ed Eudorin; infine quel no e non si crederi giammai. Il sovrano
lo di Sais, dove recosai il legislatore So e lo Stato doveva pagare in denaro o in
lone,ilqnale credeva probabilmente poter derrate quelli fra i sacerdoti che venivano
quivi scoprire dei monnmenli,e delle parti deputati a Tebe per amministrarvi gratui
colari memorie riguardanti la città d'Atene, tamente la giustizia in ultimo grado; P"
che era considerata dai Greci come una colo la qual con ai può inl'erire che il prodotto
delle loro terre non era molto considere
tria l'ondata dai Saiti, il di cui collegio era
l' ultuuo nell'ordine dei tempi: per la qual vole; e in ciò aolo si scorge alcun che di
cosa non area questo il diritto di inviar quella tanto vantato saggezza degli Egizi a
deputati al gran consiglio della nazione, i cui sacerdoti erano inoltre incaricati del
come gli altri tre, che ne mandavano dic le magistrature , della conservazione- delle
C1 a Tebe: dai quali venia formato il tri leggi , degli archivi , del deposito della
bunals dei trenta , governato da un capo, storia, della pubblica educazione , della
cui gli storici indicano col nome d'archi composizione del calendario, della osserva
dicate. Bisogna riguardare cnms una favflltt zioni astronomiche , dell' agrimensura. del
ciò che dice Eusebio di un collegio di nrisut‘amnnto del Nilo, e finalmente di tut
preti , stato l'omino in Alessandria, il lo ciò che c0nccrneva la medicina , lll Il‘
quale , secondo caso , era composto unica lubrit'a dell' aria, lo imbslaamare, di modo
mente d’ ermat'roditi; imperucchè non avvi che , comprendendovi le loro donne e i
alcuna probabilità che coloro, i quali na loro figli , componcvano la settima o I‘ o!
tn:evau0 con qualche notabile difetto , po tava parte della nazione. L’ ordine sacer
tessero in Egitto esser consacrati agli al dotale era diviso in differenti !classi che
tari, tanto più che gli animali medesimi avevano le loro occupazioni particolari.
in cui si storgessela più piccola deformità La prima di tutte le classi comprendeva ‘e
non pollfivim0 servire ai aacrifir.j , né. al rofeti , che Il aa aver presieduto nei tri
culto simbolico. Ma Eusebio voltva loda unali, in cui decidevauo le liti senza par
re Costantino. ed e perciò che mette ar lare, e riîolgent‘lo soltanto l'tmmaginerlel
ditamente, nel numero delle sue più IM la verità o dall' una o dall' altra parte; 8
le azioni, 1’ ordine che diede quel princi’ se si deve riguardare come esalta la rap
pe di trucidare senza pietà tutti questi presentazione d’ un magnifico monumento
pr.tesì efl'tflfroditi d'Alessandria. Ma se della Telnirle , inserito nei ‘viaggi di Po
ciò fosse vero , quesl.’ aziona ci tnoverebbe
cocke , gli è. certo clte il giudice teneva
infinitamente a sdegno ; im erocclrè Sareb
questa immagine sospesa ad una specie di
be stato assurdo e crudee nello ates9ta scettro, e non attaccata al collo, come
tempo il far morire delle donne, perchèI volgarmente si crede. E qui è d’ uopo ns«
fossero malamente configurate , per un er servarc che gli antichi Greci erano già ca
rore della natura che non è raro in Egit dati in gravissimi errori sttl significato del
to; perciò gli altri scrittori ecclesiastici la parola pro/21a , quantunque sia un ter
non parlano di nesto preteso estr-rmin'ro. mine greco; e Platone ha procurato di
n I sacerdoti ' Egitto godevano di una correggere su questo particolare le loro
rendita lisaa territoriale , cui abbandonan idee. Estremamente ignoranti , dice egli ,
no a degli allittainoli per un prezzo molto sono coloro che s'imrnngittano che il profila
modico; per la qual cosa ha potuto essa sia quegli che predice l’ avvenire , la qual
anstenersi nello stesso equilibrio. Da que cosa non si attribuisce, aggiunge egli, che
fil.‘t rendita deducev:inn ciò che potevano al blunlis; il profeta non era che l’ inter
importare le Ivittinse e il in ntsnimeuto prete delli ptcdir.ione; ma questa prediana
SA(L (nyG-z) SAC.
ne non era fatta , nè poteva farsi da lui. n L'eguaglilflzl che regna in I.llll:i la
ti Venivano |.\Cl2\ i comnsti che presie figura, dic' egli in un altro luogo , cioè ,
d*vano ai sacri banchetti; i lscuri , i neo l’ essere il nudo debolmente espresso, co
t:ori, e i pastol‘ori, che vegliarano al man me lo deve essere aotto una stoffa , taglia
tenimento dei templi , e amavano gli al ta cautamente e stretta , in modo da non
lari; i cantori . gli spargisti , i medici, gli fare alcuna piega , e coprire non pertanto
imbalsamatori e gli interpreti che sembra un corpo qualunque; questa eguaglianza ,
no i soli che sapessero parlare alcun poco ripeto, parmi non sia alata abbastanza sen
la lingua greca; imperocchè gli altri metr tita lino ad ora, od almeno riconosciuta
tlnlt' verosimilmente non sapevano che la per ciò che può essere. Difatti essa è sta
egiziana , la quale non dilleriva di molto ta generalmente attribuita all'ignoranza ml
dztll' Etiope. al poco caso _che gli Egiziani facevano ,
u Quelli che facevano parte della prima degli necess0l‘]; eppure è d'uopo riguarda
classe saeerdotale , lavnvansi molte volte re questa espressione come una vera imi
in un giorno coll' infusione del pesa], non tazione dell'abito sacerdotale, preso da
portavano abiti di lana; non bevevano quello che gli Egizii aupponevano ai In
quasi mai l‘ flcqutt del Nilo pura,si taglia ro Dei in alcune circostanze. Pertanto
van0 i capelli, le sopracciglia, la barba, e si io son convinto, dsll' esame dei menu.
radevano talmenle tutto il COI'pn, che non menti , che i sacerdoti avevano nei tens
rimancavi alcun elo, di modo che puosai pli un vestituento di lino, come ce Io in.
benissimo imrfragrnarsi che raramente furo segna Plutarco; che questo veatirnentn
no attaccati dalla lebbra. era del più lino tessuto, e. non a'vavache
la I differenti oggetti del culto dei m la grandezza sufficiente per rinchiudere il
ccrd ori egiziani , dire Cnflus, ne aveva corpo e le braccia,- cbe queste erano In
un moltnplicato il numero.lndubitatamente una posizione di modestia . dalla quale non
erano essi distribuiti in differenti classi , potevano distaccarsi , tutto il corpo essen
secondo il merito, l'età e le particolari do coperto, tranne il volto , le mani e i
loro lunzinni. Le varietà che si incontrano piedi; e che il taglio dell'abito non solamen
nell' acconciatura , e negli altri attributi te non permetteva alle braccia che di stare
dei medesimi apparentemente distiusero il conserte al petto; ma ben anche rende va
rango, la di nitìs di ciascuno , e la specie imposaibrlitatr i .mccrrlo[t a fare altri mo
del culto pril quale erano destina i. Que vimenti , fuori di quelli di una posizione
sto uso è stato costantemente adottato e semplice e d'un atteggiamento conveniente
praticato da tutti i Pagani. Si riaponderà al rispetto ed al culto. Queste rillessmui
che gli e inutile il ricermre fra gli ligizj tu’ hanno condotto ad una osservazione cui
altri sacerdoti, oltre quelli che ci sono semhrami strano non aver fatto prttutt d'o
noti. Difatti noi ne vediamo un grandissi rtt: essa è semplice , e i monumenti ne
mo numero sui monumenti. Gli uni sono danno una prova spesse volte ripetuta. »
seduti a in atto di leggere ; altri sono in (‘ Questo v=stirnento cosi esatto, e d'una
ginocchio, culle mani elevate come i Mu grandezza tanto mediocre, copre e riunisce,
sulmani, ed hanno tutti la testa rasa e per lo più, i piedi delle figure,- ed io cre
coperta. Altri sono in piedi e tengono per do esser d‘ uopo riguardare quelle di que
lo più il bastone biforcuto con amlie le sta specie come le immagini della Divini
mani; altri finalmente sono in diverse ma t‘a, alla quale ogni andatura era del tutto
niere acconciati. Tutte queste dill'erenze ai inutile, in quanto che gli Egiziani la l'a
posfiono osservare nelle processioni religiose cevano camminare. sovtrl un battello, e la
sul bassi-rilievi in incavo che ci sono stati volevano rappresentare fora‘ anche come
conservati ; imperocchè è d'u0 o conveni stabile e fissa ml loro paese , e fuori di
re che i tre o quattro ordini e e io posso stato di allontanarsene : sentimento di cui
riportare non bastano, e non corrispondo noi vcggiarno un'espressione uguale, ma
no all' idea che tlewsi formare della su più grossolana, presso gli Etruschi , i qua
pcrstizione degli Egizj , dietro gli antichi li inclnudavano Il accomandavano i indi
autori. Tutte le città avevano un culto in delle loro statue, per impedire agli î)ei ,
generale e un culto che era loro tutto cui esse rappresentavano, di abbandonarle.
proprio , e per conseguenza dei sacerdoti Se, per lo contrario, i sacerdoti avessero
particolari che d»vevano esser distinti fra avuto questo vestiment0 , sarebbero stati
loro con differenti segni ed ornamenti. assolutamente inabtlitati ad agire e a muo
Tutti quelli che noi conosciamo non han versi. Presa che avessero una posizione nei
no che gli attributi generali. Nel trattato templi, non avrebbero potuto cangiarlu.al
di Iilf‘ft' cll ()Sfflllt di Plutarco, leggvsi meno a loro piacere. Sarebbe stato quindi
che nel mese Pan/t‘ celebravisi la festa necessario di portarli nei templi per la ce
del bsrtone del sole , come che avesse rimonia, e di riportarli quando fosse que
bisogno nel suo corso di esser sostenuto. sta limita : la qual cosa sarebbe stata ‘di
SAC. (2763) SAC.
troppo ridicola per poterl't\lmtflflltfif|fl. come mai dunque due stazioni porre bbern
Rispetto all'opinione pt_u volte ogr_tata , non essersi accordate sovra una tale singo
se, In Egitto, nell' esercizio del religioso larità? D'altronde non si arriverà giam
ministero avessero parte anche le donne; mai a persuadermi , che nelle prelettnre
rilerrremo (nuoto fu detto in proposito che veneravano particolarmente 151119, a
dal conte (,aylns e da Pnw, nell' invesri Bubaate, per esempio, il tempio di questa
gazione dei Monumenti che ci rimangono, Dea fosse amministrato (la uomini, mentre
e che hanno fatto nascere il dubbio se vi la tavola lriaca presenta due donne in pie
I0saero rappresentate delle sacerdotesse. di, e in funzione ,» innanzi all' immagine
(r lo ho al’lCl't'l'llln, dice (,‘qylu; a propo della Dea. Crederci adunque che Erodoto,
sito di una ligure da lui riportata nella o piuttosto i suoi copiati, abbiano obblia
raccolta 7, 32, che questa figura era una lo I’ indicazione che distruggeva la gene
sacerdotessa; ma la mia opinione 9 sovra mlità; poiché penso pur anche , e i m0
molti monumenti di questa specie, lentbra numenti sembrano indicnrlo, che vi fosse’
incontrare molte dillicolt‘a, ed in dtBggin, su ro molte prefetture, le quali non ammet
questo particolare , dare qualche spiega tevano che gli uomini nel slcerdozro del
none. la Divinità che adornano; e tali poteva
(t Conosco che non si può contradira un no esser nelle che erano consacrare ad
autore tanto rispettabile quale ‘e Erodoto, Osiride, di bue Api, allo Sparvt'ern, al
senza avere delle forti ragioni.Quelle che Linocefizla, ecc. D
mi hanno indotto ad appigliarmt a questo E altrove cosi si esprime: r: Questo mo
partito, trovansi già nel terzo volume (pag. nnmento basterebbe per ronfermare la con
il’), tuo. VIII, num. Il ), ed io prego il gettura da me proposta. ‘ questo la tigri
Lettore di aver la compiacenza di rileg ra di una donna semplicemente accorrciara,
V gerle : trattaai dell' esclusione delle donne seduta, e tenente un rotolo aperto, sul qua
Egiziano dal servizio degli altari, da Ero le si possono supporre dei caratteri, parli
doto lormalmente asserito. Intanto la quan colarità comune a tante altre ligure che si
titii dei monumenti «la me scrupolosamen riguardano costantemente come sacerdoti
te esaminati, dei quali ho reso conto nel occupati in pregare. Io non ignoro che
rilerirli, mi ha fatto riguardare come sa Erodoto (li/2.9) dice positivamente che
cerdotesse le ligure che mi son parte non in Egitto la donna non saprebbe essere la
dover rappresentare della Isidt', sia per la sacerdotessa di alcun Dio , né di alcuna
pt‘lvall0rte non solo di tutti gli attributi di Dea. Ma sia che l'uso abbia cangiato, do
questa Dea, mi dei geroglilici qualche vol po questo retorico, 0 che questa regola ab
ta da me considerati come formule di pre bia avuto le sue eccezioni, 0 finalmente
ghiere che si facevano alla Divinità in tale che l'espressione non comporti un signifi
o tale altra occasione. Per conciliare in cato generale, e non si estenda alle don
qualche modo il passo dell' autore coll'in zelle, io trovo differenze troppo distinte
dicnzione dei monumenti, in mi con per per adottare , senza restrizioni, la testimo
auaso che le donne loaaero escluse dal sa nianza di Erodoto. Per lo meno osservo
nerrl0'sio, ma ch’ei venisse al‘lidato alle nel monumento di cui si tratta, tutti ica
donzelle.Questa ragione sembra speciosa , ratleri di una sacerdotessa; ed una delle
e come tale sarebbe troppo cattiva; ciò più grandi singolarità, a mio parere, è l'a
nullameno il rapporto delle rappresento‘ vere le gambe incrocicclriate all' uso degli
liutai di tali false Isidi, coi monumenti Orientali, circostanza che non mi si è mai
che si riguardano a buon diritto come la presentata sovra alcun altro monumento
rappresentazione dei sacerdoti d'()siridc Egiziano: ed è questa una prova dell'at
o di altre Divinità dell' Egitto, mi sembra taccamento costante ed uniforme dei popo
sempre una prova, bastante almeno per li Orientali agli usi ed alle pratiche loro.
iseuasre la licenza di cui potessi essere tac Il Gli Egiziani quantunque oppressi da
cinto. Aggiuugerò come una nuova prova , conquistatori che volevano csngiar e rove.
che gli altri colti che noi vediamo emana sciar tutto nel paese conquistato conservato
ll da quello degli Egiziani, hanno sempre nociò nullameno, dice Patv, un attacca
ammesso le donne al servizio de‘ templi; mento inviolabile per le antiche loro leggi,e
e darò per esempio certo gli Etruschi e i le facevano rivivere appena se ne presentava
Greci ,- ma principalmente i primi. La ra l'occasione favorevole, o le mantenevano an
gione si oppone a credere che una nazio che contro tutto il furore dei vincitori , di
ne, al primo adottare cb' essa la d'una modo‘ che non rinunciarono nemmeno, dopo
religione, possa ammettere una pratica tan la invasione di Cambise, all' uso , che da
to sensibilmente opposta agli usi ed si ri tempo immemorabile conservavasi presso
II della medesima. Si sa che i princlp] in di cui , di non conferire giammai ad al
ogni cosa sono sempre accompagnati dal cuna donna le prime funzioni sacerdotali ,
fervore e dalla purezza dell'imltazrone : le quali non erano nà vani impieghi , nà
SAC. (2764) SAC.
vani titoli,- perocchè facea d'uopo, per questa ioatituzione debbnai cercare l'origi
esercitarla , esser venato nel dialetto Ia ne degli amori mitologici del padre degli
cro, nei dieci primi libri ermetici, nell'a Dei, e quella ezianclio d'un abuso tlwlto
stronomia , nella fisica e in tutto ciò che più inìqun, che si commiae di poi a Thu.
cm o che chiamavaai la capienza degli Egi. mais, nella prefett un Mendetlca. o
mani ( Clem. Aleu. Strana. 6). Tali cose 1.i,Esistono
il primodue
deimonumenti
quali di marmo
di sacerdoti
nero, di
le donne non hanno potuto apprenderle,
e quando anche l'avesaero potuto, i sacer sutura minore del naturale, eaostiene con
doti non le avrebbero mai loro insegnate; ambe le mani una cassetta 0 libro, che
imperciocchè aostenevanai cui particolar non ben ai distingue, appoggiandoselo aul
mente pel secreto in cui lvviluppavauo i le braccia, qutlil in atto di moatrarlo al
loro riti. Il potere sacerdotale in Egitto era popolo, o di portarlo in una di quelle pro.
un immenso colosso del quale ai nnacont‘le cessioni che erano tanto in uso presso gli
vano i piedi. Egizj . Potrebbe quest’ essere quell' arca n
(( Col [uno del tempo poté accadere cassetta, dove Tifone trovò il corpo di
che , nell’ estrema confusione dei riti Per Osiride nell'andare a caccia col favore
aiam , Greci e Romani colle cerimonie E della luna piena, come ce lo avvisa Plu
giziaue, alcune donne devoto d’ Iside sianai {arco ( De Istzl. ed ().iirid Queata ar
fatto credere, in paesi stranieri , per se ca, come dice il citato autore, era stata
cerdotesse di quella Dea; ma certamente nascosa da Iside appoaitemente perché
eremi intruse in questo ministero , in non la trovano Tifone. Ovvero e questa
mezzo alla confusione di cui parliamo. quella cassetta, dove ara stato ripoatu il
Tutto ciò ha potuto dar luogo ai monu membro virile dello stesso Osirt'de, dopo
menti citati da Martin, Mnntfixucon , dal che Tifone fece in peut il cadavere di
conte di Caylus e da molti altri, i quali caso. Il secondo scolpito ranch’ esso in bit
sembra che abbiano voluto opporre alla aulte, ha il capo raso, ma coperto, come
testimonianza positiva della storia antica , la maggior parte degli Egizi aacerdoti, e
monumenti tanto moderni, quanto lo è Ciò per commemorazione della morte «l'U
la tavola laurea, fabbricato in ltalia. Ma .riride; perché era coatutnanza in Egitto di
inutilmente ai tornerebbe di provare che raderai il capo alla morte de’ congiunti.
gli Egiziani, per un al luogo apnzio di tem " 2. - Guecnl’resso i Greci. i princi
po in cui furono in vigore le loro istitu pi facevano la maggior parte delle funzio
zioni, abbiano coolerito le primarie digni ni dei sacrifici; ed è perciò che portava
ti aacerdotali alle donne, le quali non han no nel, unitamente alla apadn, un coltello
no potuto tutt' al più che incumbere, nel in un aatuccio, il quale solo aerviva Il ca’
l'ordine aecondario, ad uflìcii di neasuna crificii. Oltrei principi, eranvi dei sacer_
conseguenza; come il nutrire gli scarabei, doti distinti, i quali facevano le principali
i topi campagnoli ed altri piccoli animali funzioni del sacerdozio, e ehiamavsnsi [Ven
sacri; imperocchè, per rispetto al gran bue cnri. Eranvi pure delle intiere famiglie,
Jpi, non era permesao alle donne di ve nlie quali soitauto apparteneva la cura del
derlo, ae non che nei primi giorni del inteodenza dei sacrifici, e del culto di al.
ano stabilimento nel tempio di Menfi.0ra, cune Divinìtà.Qneste famiglie erano, per
come il bue Api poteva, aecondo il calco una tale prerogativa, particolarmente di
lo di Plutarco e di Jablonalu', vivere ven atinte. In Atene la famiglia dei Lieomedj
ticinque anni prima d‘ estere annegati), co era nella che aveva la direzione dei aa
a‘t scorreva sovente un luogo apaa.io di erilic| che ai facevamo Cenere calle gran
tempo, senza che le donne d'Egitto p0tea di Dee. il poeta ;Husln aveva fatto in o
aero vederlo. non: di queata casa un inno che CiulnV-ìii
ti Riapetto al tempio di Giove .lntmone nelle cerimonie religioae. I Greci avevano
della 'l‘ebaide, io son persuaso che nessu anche una classe di accordati, Chiamati
na donna poteva entrarvi, non meno che porla-fiaccole, iquali erano riapettatiaai
in quello di Giove Ammonc della Libia, mi; portavano i capelli lunghi, e la testa
siccome ai esprime St'It'u Italico (“5.3, il. cinta da una benda che raasomiglina al
22 ): Tam quei: la: ci bono: ndylt' pe diaderna dei re ; ed erano ammessi ai più
m’tfnlt'a nnsse,-Foemineox prn/u‘benl gre.r aecreti miaterj della religione. Nessuno po
sue. Ma per una di quelle crudeltà di cui ge teva essere ammeuoin alcuna funzione del
m0n0i leggi, di tratto in tratto cooaacravnsi sacerdozio, se non aveva preatato giuramern
I Giove di Tebe una donzella, alla trale to di adempierne tutti i doveri.
imponenti il nome Egiziano di NBI'JI, P La disciplina, che i Greci osservavano
poteva, sotto il pretesto d‘ essere la curry/nella scelta delle sacerdotesse , non era
cubina del Dio, darsi a qualunque porgono, ;empr€ uniforme : in alcuni luoghi prende
in lino a tanto che fosse giunta ad una Vanni delle giovani donne che non avevano
certa età. Avvi tutta l’ apparenza che in contratto alcun impegno , quali erano , fra
SAC. (2765) SAC.
le altre, la sacerdotessa di Nettuno, nel cittadini pio distinti per virtù e per digni
l'isola Calavria; quella del tem io di Dia t‘a , e qualche volta accordavasi tale cuore
na , a Egira in Acaja ; e que li di Mi ai giovani di illustre famiglia, quando ave
nerva , a Tegea in Arcadia. Altrove , co vano vestita la toga virile. .
me nel tempio di Giunone , in MCESOUIII L’ instiluzione dei sacerdoti ebbe a Ro
rivestivanai del sacerdozio le donne mari ma principio col culto degli Dei , e B0
tate. In un tempio di Lucino , situato vi molo scelse due persone da ciascuna curia,
cino al monte Croni , 0 in Elide , oltie la cui onori) del sacerdozio. Ninna , che ai:
sacerdotessa principale , eranvi delle donne crebbe il numero degli Dei, moltiphcò pur
e delle donzelle addette al servizio del anche quello de‘ suoi ministri: Et inali
tempio, ed occupate , ora a cantare le lodi tulis qui sacra curarenl Sacerdottbus. DI
del genio tutelare dell’ lilide, ora ad ar principio le funzioni sncerdotali non furono
dere dei profumi in suo onore. Dionigi coulidate che ai patrizi ; ma i ti'ibuni del.
dI Almarnaaso osserva che i templi di Giu popolo fecero tanto colle loro briglie e
none nella città di Falera , in Italia, e coi loro clamori , che finalmente i plebei
nel territorio d’ Argo , erano serviti da divisero coi nobili quasi tutti gli ollicii Sa
una sacerdotessa vergine, chiamata (‘sito cerdotalt. Da principio i sacerdoti furono
fora , la quale faceva le prime cerimonie eletti dal collegio a cui erano addetti; e
dei sncrificj , e da un coro di doiiue che col lasso del tem . il tribuno Licinio
cantavano degli inni in onore della Dea. (‘marino imprese itrasportare questo di
L’ online delle sacerdotesse di Apollo A ritto iil popolo , ma inutilmente; la qual
micleo verosimilmente era formato sullo cosa fu dappoi felicemente eseguita da
stesso piano di quello delle sacerdotesse Domizio Ertabarbo. Il popolo ebbe dun
di Giunone ii Falera e ad Argo , ed era que il diritto di eleggere , e i collegi non
una specie di società , in cui le funzioni conoscevano che quello di accettare il can
del ministero ai trovavano divise fra molte didato nei loro corpi. Silla , diventato si
persone. Quella che era alla testo delle gnore assoluto , ristabili le cose nel primo
altre, prendeva il titolo di madre; questa stato, e spoglio il popolo del rivilegio
ne aveva una sotto i suoi ordini a cui si che aveva usurpato. Questo cam iamento
dava il titolo di vergine, dopo la quale non durò lungo tempo; il tribuno Aziu
venivano forse tutte le sacerdotesse subal Lobieno fece rivivere la legge Domizia ,
terne, i cui noun isolati ai veggouo in il cui /Ylarca Antonio nuovamente annulli»;
cune iscrizioni. e finalmente gli imperatori si impadroniro
Vi sono due bassi-rilievi che ornano due no del diritto che il popolo e i pontefici si
faccio di una bellissima era triangolare 0 erano reciprocamente disputato. Di fatti il
base di Candelabro , conservati: nella galle Senato, al dire di Diane , fra gli Illri
ria di Dresda. Nel primo vedasi un sacerdote privilegi che tu obbligato di cedere a CC
o profeta dell’ oracolo Delfico, avente in _mre , questo pure gli cedette: Ut sacer
mano , come il Criae Onltel'iC0 , lo scettro dote: quotcumqut! veellet, negle« lo enam
del suo Nume, ed una sacerdotessa o mi antiquitu: rercpto numero , constituernt :
nistrn del tempio in ma compagnia. Mentre quod quidern ab eo receptum, deinceps
il profeta solleva la mano destra in un in infinitum ererevit.
gesto di sacra cscllmazione , forse intonando l sacerdoti godevano di molti privilegi,
l'io paeaq , la ministra adatta sul padel quali mano, di non potere essere spogliati
lino d'un Clndelabro una fatte del genere ella loro dignità; d'essere esenti dalla
de'fanailid , composta di più verghe d'al milizia, e da ogni altro dovere a cui era
bei'i resinosi , legate insieme. Il candelabro no obbligati i cittadini. Il sacerdozio, isot
stesso e ornato di bende o toeniae. ll se to gli imperatori cristiani, non fti intiera
condo rappreaenta la ministra medesima in mente abolito che a tempo di Teodosio,
atto di adornare di simili bende un tripode il quale acacciò dii Roma i sacerdoti d'a
innalzato sovra una colonnetta. lo tal guisa gni sesso, come ce lo apprende Zozimo :
solevano collocarsi quelli che dedrcavanai co expellebantur utriuaqne scarna sacerdntca‘,
me anatemic dunart. llsacerdoteo edituo ha et [una destiluta sacri/iciir omnibus ja
nelle mani una spazzola composta di rami, cebqnt.
quale descrive Euripide il suo Ione , mi E d'uopo distinguere i sacerdoti romani
niatro ancor caso del tempio delficn. in due classi. Gli uni non erano addetti
" 3' - Bottai". I sacerdoti presso i ad alcuna Divinità particolare; ma offri
Romani non formavano un Ordine distinto vano sacriliui a tutti gli Dei : tali eranoi
di cittadini. lndill'ercntemente fra questi pontefici, gli auguri, i quiudecemviri, che
aceglievasi chi doveva amministrare le cose ai chiamavano sacrisfaciundis; gli arn
civili e chi le religiose. l sacerdoti degli apici, quelli che si chiamavano fruire: ar
Dei, anche di quelli di un ordine inferio Ilfl’e’fl; i curinnì, i aettemviri, chiamati e
re, ordinariamente venivano scelti l'i'iti pulones, i feciali; altri a cui darssi il no
SAC. (2756) SAC.
me di sociale: tili'eflsea, e il re dei Ilt:t'l Museo Pio-Clementino, ci rappresenta una
tizi, rer sacri/iculus. Gli altri attendeva sacerdotessa della madre degli Dei. Essa
no al culto di una particolare Uivinitii;ta e velata; la sua testa era cinta anticamen
li erano i flamini, i aalii ; quelli che ve le delle sacre ville. Il moderno acultove
niriino chiamati luperci, pinun'i, ’.yotitii. nel riaatcirla ha mangiato in treccie le vi:
per Ercole; altri chiamati Galli per la te, delle quali non rimangono se non le
Dea Cibele; e finalmente le Vestali, ecc. due estremità ricadenti aul petto e ben
l sacerdoti avevano dei ministri per aer caratterizzate. Questa aacerdotecaa par che
virli, di cui daremo una cucciola cuume W’rai da una pietra, che ha nella destra
razione. Quelli e quelle che si chiamavano mano, del licore copra di un'era di forma
COIIHUÌ e eamt'llae, erano giovinetti e dom cilindrica, ala cui è acolpila un'aquila , a
zelle libero che servivano nelle cerimonie che ‘e adorna d‘ un fcatunc. Un altro certa
religiose. Romolo ne era stato 1' iatitutore, che aenabra di quercia , è nella ainialra
e i iat:crtloti che non avevano figli, erano della sacerdotessa. Questa fronda ha, come
obbligati di prenderne dalle famiglie pa l’ aquila , relazione al culto di Giove , al
U'lZIB. qual Nume sembra appartenere ancora la
I ragazzi dovevano aervire sino alla pn immagine ch'è anspesa al petto della ligu
bertà, e le fanciulle finché. ai mariiasuir0. ra. L‘ iscrizione sottoposta al l’ìlhìO-rilltflt),
Quelli e quelle che Il chiamavano_flumi non ci lacci-‘i ignorare il nome della perso
fili e flaniiniae, servivano il flaminc di un che vi è ifl-ppi’v‘imntata: casa è del ae
Giove, e dovevano aver padre e madre. sucute tenore :
Anche i quindecemviri avevano dei mi
nietri che loro servivano da segretari. Latfl'iflln . FILICLA ,
I ministri, chiamati nedilm' o acditmni,
erano quelli che avevano cura di mani" SAC'BKDUS . MAXIMA
nere i templi in buono stato, ciò che chia
mavano sacra lecta servare. Anche i arm NATII! .DBUM .li . I .
natori di flauto erano in uso fra i Roma
iii, nei eacrilicii, nei 8iu0clii, nei l'una-«h; Lnberia Fcliula Sacerdos [l’la1‘i'lld ("fl
e negli idi di giugno correvano le strade tri.r Dcum [Flag/me ldeoe.
mascherati. Nei iiacrilicii eranvi emi-audio
dei euonatori di tromba, i quali purifica Un‘ altra sattcrdOte5u è. l'flppreiientnla in
vano i loro iatrumenti, due volte I’ anno , altro basso-rilievo descritto nel ml. lll ,
e il giorno di quella cerimonia chiamava. del Muaeo Pio -Cletnentiud Sebbene vi
ci tubiluslria. linn0 parecchi scrittori che pretendono rav
[ministri che si chiamavano popac e visare in CIBI una Veatale a cagione delle
wctimarii , erano incaricati di legare le infiale onde ha cinta la testa , noi pro
vittime. Si coronavano d'alloro, e aeminu pendintut) al parere del Visconti, il quale
di conducevano le vittime all'altare , ap crede in lei una aacenloicaaa di Cercre non
prutavanu i coltelli, l'acqua e le cose solamente perchè le ilifiale al pari delle
necessarie pei sacrilizii , cfllpivauo le vitti tenia e della m1ta erano diatintivi d'ugui
me e le cgnzzavann. Eran\’ene alcuni altri gacerduliù , e perche tale la caratterizzano
che chiamavanai fidare: , erchè rappre le spiclte e i papaveri che porta in una
aentavano le vittime con del‘ pane e della mano,- ma eziandio pel piccolo peplo che
cera : e queati aimulati aacrilicii si riguar le copre il petto , e pel mantelliuo (ami
davano come veri. culum) che le inumanta l‘ omero manca ,
liranvi inoltre i miniatri del {lamine di i quali veauarj di uso greco indicano che
Giove, che clllfllt‘lnt’ltlll praeclamt'lorfl , la aaoerdoleaaa era ministra di una greca
i littoii , le veslali , gli acribi dei ponte. divinità , come è Cerere , non di una Dea
[ici e dei quintlfltflllv'it'l, gli aiutanti degli Romane , come è Vesta.
aruspici, i pulluri , ossia quelli che ave Nel Museo Pio-Clementinn ovvi un al
vano cura dei polli, e finalmente gli aral tro bano-rilievo scolpito in belliaimo inar
di che chiamavanai Kalatorea. mo di Paro il quale , benché di mediocre
Anche i Romani hanno avuto le IMO scultura , merita osservazione per l‘ abito
sacerdotesse. Le iscrizioni raccolte da Mu della donna laiaca che si vede el'iìgiata.
rntori ce ne offrono mille eaemp] , vi ai Esaa comparhce , secondo l’ uso di tali ce
legge: Adlecla ab ordine .racerdntum in rimonie, cogli attributi di quella divinità
collcgium ab Herculam'o . . . Sacerrln; al cui culto era addetta. Quindi il
maxima Veneri: carrlesti.r . . . Sacenlo fior di loto e la mezza luna sul capo, so
ti.r.m Dianne . . . ó'acerdotum joemimz liti emblema d’ Iside; quindi la aecchia nel
rum prima. . . Mc. la sinistra , altro simbolo della stessa Dea
Un baasowilievo che anticamente vedeva creduta presiedere, come luna . all' ele
ai nella Villa Mattei , ed ora fa parte del mento umido, e lt)llevnic dal letto loro
SAC. (‘767) SAC.
non psrfduhhiar il giovine Ministro dei
le acque lecondatriei del Nilfl. :La mano sacrilìzit , assiso e terra preal0 di una vac
destra , che manca, sarebbe in atto di
ca . è inteso a apremerno le poppe e trarne
scuotere il sistro , secondo che appare dal
movimento del braccio. Ma ciò che è più il latte per la libazione.~ Il costume di
onorare gli Dei con obiezioni di latte , co
instabile nella figura , è quell' abbigliamenatomo che rammentava la povertà e la sem
[o a loggia di stola che , passando sotto l‘p(1icitia de’ secoli antichi, fu introdotto da
ascella destra , sale soli‘ omero manco. la
omolo, e si mantenne in Roma anche
ricade lungo il fianco sinistro. Benchè por ne'tempi della sua in ‘randa opulenza.
gn l’ aspetto d‘ una semplice striscia di
drappo , vedesi chiaramente che è ripie !|. - GALLI. - anmr.
" 5. - Scasnnuvt, chiamati Drollt' e
p,ata con arte e raddoppiata in diversi pal soventi volte PI'tg‘tll: , uomini saggi , un
chi, confubulationcs (seppure è lecito mini divini. A psal ciascuna delle tre
servirsi di questa metafora usate dagli an gran Divinità di cui si è parlato all'ar
tichi scrittori) , e che sciolta a spiegata
ttcol0 Omrro , aveva i suoi sacerdoti par
comporrehbe veramente una sopravvesta ticolari, i principali di cui, in numero di
che è il pr rio Significato delle voci slo
In e palla.osuesta nel suo lembo inferio dodici, erano i capi dai sacrilizj , ed eser
citavano una illimitata autorità sovra tutto
re è guernita di [rango , e sul piano che ciò che ad essi pareva avesse rapporto culla
presenta e ornata di stella. e di mezzo religione. Si aveva per essi quel rispetto
La seconda figura è virile e togsta. il che richiedeva
inne. la maggiore o minore loro
personaggio sembra gittnre de'grani d‘ in autorità. Il sacerdozio era stato da lungo
tempo riservato quasi esclusivamente sd una
censo che egli ha tratto fuori da un’ era
famiglia , che vantavasi di avere lddio
fatta a candelabro la quale sovente coi
stesso per autore , ed era giunta a persua
nomi dif'ncula o di turt'bulo vien distinta derlo al popolo. Soventi volte il sacerdozio
dagli scrittori.
L'iscrizioue incisa nell' orlo superiore enel".impero erano riuniti in una sola perso
, e fu per una conseguenza di quel co
della cornice che racchiudeva già il basso stume che , in tempi meno remoti, si vi
rilievo , non conserva altre lettere_, che le doro i re fare qualche volta le funzioni di
seguenti : pontefici , o destinare iproprj figli ad uno
stato tanto venerato. La Dea Frigga, di
.. PFGLLA'I'BA'I'. ... cui si è parlato all'articolo Collo, ordi
nariamente era servita dalle figlie dei re,
manca il nome romano della donna Isiscs,
che si chiamavano pro/Messe c Dee; le quali
resta una parte del l’ , che seguito dal F,
rendevano degli oracoli , si consacravano ad
per che segui il nome del padre di lei, una eterna verginila , e mantenevsno il lun
Pu.blii fih'a, figlia di Publio, e segue co sacro nel tempio di Frigga. [sacerdoti
tutto intiero il nome di Galatea che lei dei popoli del Nord avevano talmente mg
indica di condiziona lihertina o straniere.
Il T, che viene in appresso , potrebbe
gi0p,ata la credulità del popolo; tant'oltre
aveano spinto la lurlanteria e l’sudscia ,
incominciare la voce litulum, quando fos
che soventi volte si videro dei protesi in
simo sicuri che quella voce potesse qui terpreti della volontà del cielo dimandsre,
aver luogo , o , per meglio dire , quando il
monumento appartenesse dl certo I sepol
in nome degli Dei, il sangue degli stessi
cro, della qual cosa siamo all' oscuro. re , ed ottenerlo; e mentre il principe
Quanto al nome di Galatea , trovasi usi veniva scontrato sovra un altare , gli altri
tato m Roma per le femmine delle condi altari erano coperti delle offerte che ai
zioni accennato , come alcuni archeologi portavano da tutti i lati ai ministri.
ce ne hanno recati degli esempli tratti dalle 6. - Memo-un. Venivano consacrati al
servizio degli idoli , mediante un’ nn1ione
antiche lapidi. che loro fscevasi su tutto le parti del cor
Un bellissimo gruppo che la parte su
clt'esso del Museo Pio Clcmcntino, è.scol po , dalla testa lino alle piante. Era proibi
piro in un marmo lunense sparso di mac tu ad essi di tagliarsi i capelli, durante
chie o vene cilestri , ed e notahilc pel tutto il tempo in cui esercitavano il mini
soggetto non comune che vi è rappresen stero degli altari,- anzi li nutrivano con
tate , e che ricorda alcuni riti gentileachi, gran cura , nngendoli con un unguento ne
nsitati presso i Romani. L’ sr‘iee , specie ro, misto di resina. La vita di questi sa
di herretta ch'era propria de'saeerdoti di cerdoti era al sommo austera. Molti giorni
questa nazione , distingue la figura virile prima delle feste solenni , preparavansi a
che è ui scolpita, e ci avverte di non celebrale con rigoroei digium, con una
cercare a spiegazione del monumento, fuori esatta continenza, e colla privazione ezian
dell' erudizione latina. L‘ azione della figura dio dei piaceri permessi del matrimonio.
Diz. Mt't. 54
SAC. (2758) SAC.
Molti spingevano lo zelo della castità, sino esercitavano il sacerdozio a cui erano uni
a mutilarsi da Se stessi. Non bevevano mai re delle grandi prerogative; ma i plebei
liquori forti, e consacranno ai rigori della vi si fecero ammettere in seguito , come
penitenza la maggior parte del tempo che avevano fallo nelle prime cariche dello
la natura ha consacrato al riposo. stato. L’ elezione da principio si fece dal
Non è già che mancasaeru dei mezzi collegio dei sacerdoti , poscia dal popolo ,
per procurarsi le dolcezza e i piaceri dclli finché se ne altrihuirono il diritto gli
vita,am~i erano ricchissimi, ed oltre le ren
imperatori. Il sacerdozio aveva a Roma
dite consideralzili e fisse che la liberalità del
sovrano loro somministrava, le olli:rte del
difl‘crenti funzioni: il sommo pontefice, il
re dei sacrifici, i pontefici, i flamini,
popolo superstizioso erano er cui un fan pli auguri, gli aruspici, i salti , gli arva
do immenso, inesauribile. e rincipali lo
i, I luperci , le sibille, le vestali.
ro funzioni consistevano ad a bruciare lo
Sorntnamente venerato era il sacerdozio
incenso ed altri profumi in onore della
Divinità che otturavano regolarmente quat a Roma, e godeva inlimti privilegi. lucer
doti potevano ascendere in Campidoglio
tro volte al giorno; a sgozzare le vittime; montati sui carri: potevano entrare in
ad istruire il ;pnpolo nei giorni festivi. Senato , e portavasi innanzi ad essi un ra
Eran essi eziandio gran maghi, qualità ordi mo d‘ alloro e una tace per ouorarli. Era
naria di tutti i sacerdoti idolatri. Il capo un esenti dalla milizia, e da ogni altro
principale delle loro operazioni magiche,
ollicio oneroso; ma fornivano la loro par
era un unguento composto di succln di
molti animali velenosi, e di alcuni altri
te nelle spese della guerra. Potevano ma
ingrcdieuti,cùme di resina, di nero di ritarsi , e d’ ordinario le loro mogli par
turno , e artieolarmente d’ un’ erba che tecipavano del ministero, Allorché tratta
aveva la tfcoltà di sconvolgere il cervello. vasi di eleggere un sacv-qlote, si esamina
vano la sua vita , i suoi costumi. e anche
Facerano raccogliere un gran numero di le sue qualità IIsÌCI'IC,‘ imperucchè era d'un
rettili velenosi, che ahbruciavano in pre
senza dei loro Numi; e le ceneri, ridut po che fosse esente da tutti quei difetti che
te in polvere in un mortaio, mute con ta ributlauo la vista. Romolo aveva ordinato
bacco e cogli accennati ingredienti , com che ‘i sacerdoti avessero almeno cinquanta
ponevan0 questo unguento meraviglioso, al IIIIII.
quale davano il titolo pompuno di cibo ed Sacman. - V. Santa.
alimento degli Dei. Per mezzo di questa SACIII ( Mt't. 1nd), sposa d‘ ladra , il
composizione , vantavansi di aver un com Giove degli Indiani.
marcio intimo coi demoni, di poter gua Sacca, principio dell' impurità, secondo
rire ogni genere di malattia , di mauaue i Manichei. _ I". NEBRADA
fare i leoni , gli orsi e gli animali i più ' Sacllt, denominazione che i Romani
feroci, e di operare molti altri prodigi. davano in generale a tutto le cerimonie re
" SACIIDOZIO. Ogni religione suppone Iigioae tanto pubbliche che parlicòlari.flilpel
un sacerdozio, vale a dire, dei ministriIo a quelle della prima specie, abbastan
che abbiano cura delle cose della religio 1.3 se ne è parlato agli articoli FESTE. In
ne. Anticamente il sacerdozio apparteneva quanto alle altre , oltre quelle che erano
ai capi di lamiglia , d’ Onde ‘e passato ai pmprie a ciascuna curia , non eravi fami
capi dei popoli, ai sovrani i quali se ne glia , qualche poco considerevole, che
sono disimpcgnati in tutto od in parte sn non sveîsv le une feste domestiche ed
vra deI ministri subslternt. I Greci ed i annuali, che chiamavami .sacrn gentilirz,
Romani avevano una vera gerarchia (pl le quali si celebravano in ciascuna Casa, e
r‘ola formata da |;'ex,,', comando , e da dovevano essere regolarmente osservate,
ili‘î't', mero) , vale a dire , dei ponte anche in tempo di guerra e di calami
ti , sotto pena della celeste vendetta.
lici sovrani, dei sacerdoti, ed altri mini
.tri snbalterni. A Dello eranvi cinque feste Tutti gli antichi scrittori parlano delle
chiamate sacra gentililia; ma al)
principi dei Sacerdoti , e con essi dei pro Liaru0 due esempi luminosi dell'osservan
feti che annunciavano gli oracoli. II su la e dell' inosservanza di queste feste di
cerdozio a Siracusa era in grnndiuima famiglia. Il primo è tratto dal settimo
considerazione, ma rmn durava che un an libro della prima Decade di Tito Livio.
no. In alcune città Greche, come in Ar a Il giovane Fn’u‘n, dice questo storico ,
go, le donne esercitavano‘ il sacerdozio essendo nel Campidoglxo,rnentrc era asse
con antontis. diato dai Galli , ne discese carico dei vasi
A Roma , più che in altro luogo , que-_ e‘ dei‘ sacri arredi, traversò I’ armata ne
un gerarchia avea lungo. Il a‘acerdozio da rhìca,e a‘grande stupore degli alsedianti e
principio In esercitato da sessanta sacerdo« degli assediati, si recò sul monte Quiri
ti, eletti due ogni curia; in seguito il nu nale per lato I‘ annuo sacrificio, cui era
m"0 Si accrebbe. Dapprimai aoli patrizj obbligata la sua famiglia. »
SAC. (2769) SAC.
Il secondo è- tolto dallo steuo autore questo nome agli abitanti d‘ Ardea , a ca
nel nono libro della Decade medesima . gione della primavera sacra in uso fra et
La famiglia Potilia era numereaiuima, di si. Vedi Pauwaveaa Saraa.
vin in dodici rami, e contava, senza i " SACRAIKIO. Cosi chiamavasi presso i
ragazzi ,più di trenta porcone nell' età Romani una specie di cappella di famiglia,
della pubertà: tutti perirono nello stesso e dilleriva dal larariurn , in quanto che la
anno per aver fatto ufl'erire dagli schiavi , p)rima era consacrata l qualche particolare
sacrifici che dovevano oll'rire cui medeai ivinit‘a , mentre il lararium era dedicato
mi ad Ercole. Ma qui non lini la con , a tutti gli Dei della casa in generale. Con
poiché perdute la vita anche il censure; questo nome chiamarmi eziandio nei tem
Appio , il quale mal consigliando quelle pli un luogo in cui venivano depnali ill
famiglia, le aveva fatto credere di poterti cri Il'l'et‘li.
afl'rancare da quel dovere. » Sacan. -- V. Surmrr.
Oltre le suddette cerimonie , i Romani Sacanoae , guerriero , pìrtigiano di
celebravano eziandio il giorno anniversario Turno. - Enetd "6. IO.
dalla loro nascita, e chiamavano sacra Sacan.ecto (IconoL), uomo furioso coi
mrtalitia le feste che facevano in tal gior capegli irti , che calpesta sotto i piedi lo
no , e sacra liberaliu quelle che facevano inceuaorio e i sacri vasi , rovescia gli alta
quando prendevano la toga virile. Molte ri, atterra le atatue , emblemi delle Divi
altre iatituzioni religioae avevan essi , nel nit.ì o delle virtù. Vicino ad esso avvî un
le quali invitavano i parenti e gli amici a porco che preme delle rose.
un gran banchetto , in aegno di gio}a e Sacmu , ohblazione che faeevaai a Bac
di allegrezza. co di grappoli d’ uva e di vino novello.‘
SACRA VIA, una delle strade di Roma, Saerima , dice Festa , appellabnlw‘ mu
cosi Chiamata, perchè in essa enti giunta ,lum qunrl Libero sacrificabanl pro vi
l’ alleanza fra Romolo e Tazio, re dei Sa nfl's et vasi: , el ipso vino conservandis.i
bini. " Sauro Auo.Le cittinrl' Oriente offri
" Sacaaueu'rtm , era propriamente il vano dei eacrifizj , dei pubblici voti, e da
giuramento lll fedeltà che i soldati presta vano degli apettacoli magnifici all' avveni
vano in corpo, allorché venivano arruolati, mento al trono degli imperatori, al prin
a chflerenza del giuramento formale che Cipi0 del loro anno civile, e nel giorno
ciascuno prestava in particolare, e che anniversario del loro avvenimento al tron a.
chiamavasi fusfurandum. Quelle città davano il titolo d’ ‘IDRO
Presso i Romani, chiamavasi sacrarnentum sacro ai loro anni, e cagione della solenni
un deposito che i litiganti erano obbli là dei aaenticj e dei giuochi che facevano
gati di consegnare , e che, secondo Vale parte del rullo religione.
rio [Vla.rsirno , rimaneva nel tesoro. La Ad esempio dei Romani , chiamavano
porzione consegnata da quello che soccom anno nuovo prima il giorno dell' avveni
eva in giudizio , veniva confiscato , per
mento al trono dei principi, qualunque
punirlo della temerità della pretesa, e fosse il mese in cui luccedesee; come Se
servirsene a pagare I’ onorario ai giudici.
neca ce lo auicura eull' avvenimento al
Lo stesso uso pt‘nticavnsi in Atena trono di Nerone, e come lo prova una
ove chiamavasi 1-0; feufqy'l‘fl, 0 ai feu medaglia della cittli d’ Ana1.mha in orca«
BÌIT'H’, una certa somma che I litiganti eione dell' avvenimento al trono di Tra
dovevano consegnare prima di avere udien jano Dect'o.
1--'\: E qlllflla Somma eScemlevl, acconti!) Distinguevan0 inoltre le lolennitin del
alcuni, alla decima parte della contestazio cominciamento dell' anno civile , e la so
ne , che tanto 1’ autore che il reo conve lennità anniverearia dell' avvenimento allo
mito, erano obbligati di conî€gmtre ; impeto, coll' iscrizione di anno nuovo
ma, tenendo Demostene ed I.rucrnle, i sacro , e con quella di anno sacro che ai‘
quali dovevano esserne profondamente in acnlpiuno sulle medaglie che ai facevano
battere nelle rlifl‘erenti epoche.
1Hrutl.i , e, secondo lo acoliaete di Aria!"
f'.me Sopra le nuvole , la consegna non ' Sacaosaacrnu. Questo epiteto non dl‘
era che di tre dramme, se la cosa in con vasi che alle persone ed alle cole che il
teata1.ione era di minor valore di mille popolo Romano, unito in assemblea , di
dramma; e di tf€l!lu dramma , se aveste chiarava sacre e inviolabili, decretando pe
eceeduto il valore suddetto. na di morte contro coloro che le vilipen
SACRA!" , popoli del Lazio, ausiliari di deuero, o le profanauero. Tali erano i tri
Turno, e discendenti dei Pelasgi. Cosi ve buoi del popolo, i suoi edili , i suoi de
nivano chiamati , perché ai dicevano ori cretr, ecc.
_t.:iflili da un Cori|mnte, o sacerdote di SACI‘UM. Gli antichi emi chiamavano
Cibfllfi. da cui facevano procedere tutte tutto ciò che era consacrato agli nei. 0
le loro tradizioni religiose. Slrvt'n applica che ai depone“ , per maggior aicure'zza ,
SAC. (i770) SAD.
nei templi, i quali auch' essi erano luoghi una, a al Dio Priapn, sulla cui statua la
sacri, cui era vietato di violare sotto le spoaa scdevui, prima di mettersi a letto.
pene le più novero, come era proibito di toc - Peregrinum, sacrificio che ollrivasi
cara tutto ciò che entro vi potesse caser alle Divinità che, dalla città conquistate ,
rìncbiuao. Chiamavanai czitmdio sacrum, trasportavausi a Roma.
mera, i aacrilicj oll'erti agli Dei , e tutto - Popolare, sacrificio che facevasi pel
le cerimonie del culto che erano di attri popolo.
bnzion del collegio dei pontefici, a cuilVu -- Privatum, sacrificio all'erta per cia
ma aveva conferito la aovraioteodeuaa di acun individuo in particolare, o per una
tutto ciò che concerneva la religione. famiglia.
- ,4Inwrnùun, sacrificio senza libazio -‘ Proplcr viam, sacrificio che oll'rivasi
ne di vino, che faceva , alla maniera dei ad Ercole o a Sanno , per ottenere un
Greci, la regina sacri/[aula in onore di buon viaggio. MIICI'OIIÌH assicura che in que
Cerere, nel tempio che gli Arcadi aveva sto sacrificio usavaai di abbruciarc tutto
no innalzato a questa Dea aul montefil’a ciò che non erasi potuto m‘ugifltfi.
latino. - Resnlulnriurn , sacrificio l'atto dagli
- Ambaruale. -- I’. Armaauu. auguri, a cui non poteva assistere se non
- Annivcrsarium o anmmm, era un su colui che avease avuto qualche cosa di
aacrifizio che facerasi tutti gli anni in un‘ legato aulla propria persùtll.
epoca destinata - S01emne 0 511111401, ancrifizio che ni
- Canarium , sacrificio di una cagna {rivaai in un tempo a in luogo apposita
rosea, che facevaai in tempo della icamco mente destinato.
la, per la fertilità della terra. SACU'I'I. - V. Sarto'i‘x.
- Comtmme, quello che era all'erta a SADAII o SRI)!!! ( Iilil.Perr.), decimo
tutti gli Dei in generale. aeata notte del mese che i Persiani chia
- Curionium, il sacrificio che ciascun rnano Bayamrm, la quale viene solenni:
curiooe laceva per la sua curia , il nale zaLa con fuochi che si accendono nelle cit
era sempre seguito da un pubblico an li e nei campi.
chetto. SADAMTIMY (Ilflt. Imi. ), la prima don
- Depulsorium, quello che facevaai per na creata da Brama , per propagare il go
allontanare i mali da cui ai era minac. nere umano.
ciati. Sammva (lilli. Imi.) , il vento , una
- Domesticum, lo ateaao che quello delle cinque potenze primitive generate dal
che offriva ciascun padre di fnmiglia,chia creatore. - I’. PAIUACAI'A'AGIJIL.
muto eziandio familiare o gcnlilitium. Sanuea, uno dei libri che contengono
Questi sacrifici erano perpetui nelle {ami la religione dei Parsi o Guebri. La carità,
glic, e i padri li trasmettevano ai proprj la pietà figliale, la fedeltà ai giuramenti ,
figli. sono le principali virtù che questo libro
- Humanum, sacrificio per gli estinti. comanda. Non approva che ai nccidano gli
- Fast. animali e principainmnte i buoi, le cui fa
- Monlanum, sacrificio che offrivano tiche contribuiscono al nutrimento dell’uo
gli abitanti delle colline di lluuia. mo, le pecore che si apogliano per coprir
- Municipali, sacrificio che ollrivano la, i cavalli che gli risparmiano la fatica
le città municipali, prima di aver ricevuto del camminare, e i galli che lo avvertono
il diritto di cittadinanza. di ricominciare isuoi lavori. lngiunge ai
- .Nupliale, aacrilicio che ol‘lriva la spo l'edcll di rispettare la terra, di non lorda!‘
sa allorché era entrata nella casa del ma la col sotterrarvi i cadaveri, e di non loc
rito. In tal aacrilicio, imumlava5i fra li carla coi piedi nudi. Declama contro i
altri animali, una troja, simbolo della e principali vizj cui ,‘gli uomini vanno 60g
condità che ai augurava alla sposa. getti, quali sono: la menzogna, la calun
- Nyctelium, sacrilizio notturno che nia, l‘ adulterio, la fornicazione , il ladro
celebravaai nella cerimonia delle nozze , e naccio; e raccomanda di |pnrgarsi frequen
che i Romani proibirono a cagione della temente dalle aonm'e che si è aoggett'a a
abhomiuazioni che vi ai commettevano. S. contrarre quaai ad ogni momento.
Agostino ce ne dà un‘ idea nella Città di Samara. o Samst. ( Mii. Illuom. ) , an
Dio, e ci apprende che nella camera della Felo che governa il terzo cielo, e che tien
sposa, e in presenza ad ogni persona invi ermn la terra , la quale sarebbe in un
tata, aacrificavaai agli Dei Jugatinus, Do continuo movimento, se non vi ‘mettesse
miducus; Domioius, e alla l)ca [Plantar il piede so ra. - Bibl. Urt'ent.
nn; e che nell'interno, allorché eranfii ri Sana o ‘con ( Ìllit. Ii‘laom.) , albero
tirate tutte le persone che avevano assisti che cresce nel paradiso terrestre, sul qua
lfl alle feste, i due sposi sacrificavano alle le erano scritte le tavole della legge di
Dee Vtrgirtenrts, I’rella, Prrtundu, Ve‘ Mosè, secondo la tradizione dei Maomet
\
/
SAR. (2814) SARJ
Trn.ene in onore di Diana Saronia. di Troia, combattendo contro i Greci alla te
Saavsnoma. Diana aveva sotto questo no eta dei Licii, che vi avevano cmnlotto.Snr
me un tempio nella Cilicia , dove rende parlante vi fu ucciso da Patroclo , dt;po
va degli Oracoli. aver venduto a caro prezln la vita. a
SARPBDUIUO, soprannome d'Ap0ll0, ono aentiarno la descrizione che ne fa Omero:
rato sul pr0mnntotin Sarpednne in Cilicia.
' Saaranoa're, figlio di Giove e di Eu Ma Sarpedonte , visto de‘ compagni
topa, figlia d’ Agenore, era fratello di Per le man di Patroclo un tale e tanto
r'llinnsse e di Radamanlo. Diaputò la co Scempio, i anni Lirj rincorttmlo, e imieme
rona al primo che regnava sull‘ mula di [larnpognandm0h vergogna! 0 Lici.ei grida,
Creta; ma essendo stato Vll'tl0, fu obbliga Dove, Licj, fuggita" Ah per gli Dei
lo di apatriare . Ritiroasi nella -Caria, Rivolate alla pugna. 20 di coatui
dove labbricò la città di Mileto , ma dopo Corro allo scontro, per saper chi sia
avervi fatto qualche aoggwrno penetrò più Questo lier0 campion che vi diserta,
innanzi nell’ Asia, e si stabilì finalmente Che si nuoce ai Trojaui, e già di molti
nel paese dei Miliadi , che preae, poco Forti disciolte le ginocchia. -- Diane,
tempo dopo, il nome di Licia da un prin E via d‘ un aalto a terra in tutto punto
cipe chiamato Licn, figlio di Pandmne Il,Si lanciò della biga. Ed a rincontro
re d’ Atene e fratello d‘ Egeo. - Hara Come Patroclo il vide , ai pur nell' armi
dol. I. I. - Apnllod. l. 3, c- I Si apiccò dalla ma. Qual due grìl'agni
Slrab. l. 12 - P0145. 17, e. -’ Sc/tol. Ben unghi-‘tti avoltoj Orte "ridendo
Homer. ad 1. 5. Ilt'nd. Sovra un etto diru o ai ralvlvlll‘ann ,
Molti antichi autori, e quasi tutti i Tal vennero quei d’ue gridando a 1.itfl‘fl.
moderni hanno confino questo Sarpednnte Li vide, e tocco di pietade il figlio
col aeguente. Dell' aatuto Saturno, in quelli detti
" 2- - [le di Licia . figlio di Giove e A Ginnon ai rivolge: ()l1imè , diletta
di Laodamia, figlia di Bellorofònte, nac Sorella e apnea! Sarpend0n, eh‘ io Itt'agui0
Tlle cento anni dopo il precedente. - De‘ mortali il più caro, è sacro a morte
enter. Iltad. l. 5 e 6. Pel ferro di Patroclo. lrresoluta
I Mitologi ai accordano nel dargli la Fra due pensieri la mia mente oudeggia,
qualità di re della Licia; ma si accordano Se vivo il debba liberar da questo
eziamlio nel dire che Bellerq/ìmte, sne Lagrimoao conflitto, e a’ anni toroarlo
cessora di Gt'06ate, aveva lasciato due li Ncll’ opulenta Licia _; o contenti“
gli, (Sandro o Ippoloca , e che qnettt’ Clic: qui lo domi la tenalic' asta .
ultimo aveva anch'esso un figlio , chia l‘. a lui grave i divini occhi girando
malo Glauco , amico e compagflfl tl' armi L'alma Giano Boai: Che parli, o Gt0vv.’
di Sarpednnte , a cuinmto aflCll) esso all' Che pretendi? Un mortale, un destinato
aalet‘lin di Troja , come si vede nel ae‘tn [la gran tempo alla Parca , or rlfllla negra
libro dell'lliade. Per conciliare la aovra Diva ritòrlo alla magion? Fa pure,
uità di Sarpedonte Clll' esistenza degli Fa pur tuo nonno.- ma degli altri Eterni
eredi preauntivi della corona di Licia , l‘lon iaperar I’ aaaenao. Anzi t’ aggiungo ,
Eualazt'0 , in queat0 passo pel poema di E tu poni nel cor le mie parole .'
00mm , riferisce l'opinione di alcuni an Se vivo e salvo alle paterne case
ticbi autori, i quali dicono che l.mndro ed lirnderai Sarpednn , bada che poscia
Ippoloeo, eaaendoai disputato il regno, acn Del par non voglia più (l'un altro Iddio
za poter andar d‘ accordo,convenmro che Alla pugna sottrarre il propt't0 figlio;
sarebbe appartenntd di diritto a uello dei Che molti aotto alle darrlanie mura
due che facesse passare una freccia , ecoc Stan nell' armi a smlar figli di Nomi ,
cala ad una certa distanza , in un anello A cui porreati una grand’ Il‘. in amo.
posto sul ventre d'un giovine disteao per ter Che a'ei t’ è caro lo compiittnî, il lucia
ra,aem.a lertrlo;che non trovando nessuno che Nella mischia pDt‘ir, domo dall' in:
volesse preatatsi a questo giuoco, Landrum‘u, Del ligliunl di Meneaio; ma relitto
loro sorella, prop ;se l’ unico suo figlio an Uall'alma il corpo, al dolce Sonno imponi
cor giovinettu ; e che i Licii,commosei di Ed alla Morte che alla Licia sente
questa generosità, ed irritati della alrava il portino. I fratelli ivi e gli amici
ganza dei due principi, concedettero la co L‘ onoreranno di l'nnereo rito
lwua a Sarpcdonte , {figlio di Ldodumia. E di tombe e-.li cippo, alle defunta
Tnttarolta egli è più veriaimile, aggiunge Anime forti onor supremo e Caro.
Eu.rta:io, che Isnrrdro essendo morto gio Disse; e al consiglio di Giunon a‘ lttennQ
vane e senza figli, i figli di Ippolnno e diDegli uomini il gran padre e degli Dei,
Lan'lurltt'a, cmè Glauco e Sarpedrmte, ai E ungne piovve per onor del caro
l ividehSt’tl't) il trono. Checch‘e ne aia, tanto Figlio , cui lungi dalle patrie arene
I’ non che l'altro ti distiusero, ali‘ aaaedio Ne‘ frug] campi avria Patroclo ucciso;
SAIL (2815) SAJL
Gi‘a 1’ uno all’ altro si fa sotto e sono D’ armi aottraggi Sarpedonte, e terso
A"; prese. Patroclo a '1‘rsimel0 , Dall'atr0 Sangue altrove il porta, e il lava
Di Sarpedonte valoroso ii‘ariga , Alla corrente, e lui d’ ambrosia sparso
Trapassò l‘ anguinaglla, o lo distese. D'immortal reste avvolgi: indi alla Motte
Mosse secondo Sarpedonte, e. in fallo Ed al Sonno gemelli fa precetto
La grand’ asta Vibrò, che Il’usvollltid0 Che all' opime di Licia‘alme contrade
La destra e alla a Pedaso tralisse. Il portino veloci, ove di tomba
SI riversò sbullando in aull' arena E di colonna, onor de’ mm ti, egli abbia
Il trafitto cavallo , e dal ferino Da'fralelli conforto e dagli amici
Petto I’ alma si sciolse gemebonda. Disse : e al paterno cenno obbed'i'ente
Visto il compagno corridor disteso Galossi Apollo dall’ Idea monta un
Gli altri due costernàrsi, e a calci, a Salti Sul campo sanguinoso, e in un aleno
Diersi; il timone cignlò, confuse Di sotto ai rlardi Sarpedon levando,
Implicitrsi le briglie. Ma riparo l‘. lontano il recando alla corrente
L’ intrepido vi mise Antomedonle , Tutto lavolln, e l' irrigò il’ ambroaia,
Che rapido insorgendo, e via dal fianco E di stola immortal lo ."ricoperse ;
Sguainata la lunga acuta spada Quindi al Sonno comanda ed alla Morte
Tagliò netto al giacente le tir‘ellv: , l)‘ indossarlo e pnrtarselo veloci:
E tu 1' apra d‘ un pianto. Entrambi allora E quei Subitamente ebber deposto
Rassettàrsi i corsieri , raddrizzàrsi Nella Licia contrada il sacro incarco.
Al cenno della briglia ohbedi‘enti.
E qui di nuovo alla crudel tenzone Questa morte di Sarpedortte dinanzi a
Si spinsero i campioni, e pur di nuovo Troia è una finzione d’ Omero , il quale
Erri) dell’ asta Sarpedonte il tiro , fa perciò portare il suo corpo in Licia ,
Che via sovresso I‘ omern sinistro perché, secondo la storia, Sarperlnnle mo.
Di Patroclo trascorse e non l’ offese. ri e fu tumulato in Licia. Plinio racconta
Gli le‘ risposta il Tessalo, ne vano che il console Muciano, essendo governa
Il suo telo volò, che dove è cinto tore della Licia, aveva trovato in un tem
Da anni ripari il cor gli aperse il petti» pio un papiro su cui era una lettera scrit
Qual rovina una quercia o ioppo o pino la da Trola, sotto il nome di Sarpedunte;
Cui sul monte taglio con ii ilata ma pone in dubbio un tal fatto , stante
Bipennc il fabbro a nautico bisogno, che a tempo d’ Omero non mnoscevaei an
Tal Sarpedonte rovmò. Giacca cora l'uso del papiro. - Hom.lib. 16.-
Stes0 innanzi alla liig;| , e collo mani Encid. 2. - Apollod.3, c. i. - Herod.
Ghermìa la polvc del suo sangue rossa , I, c. 173. - .Simò~ 12.
E fremendo gemea pari a superbo Una tavola ricavata da un codice ambro
Tauro, onor dell' amianto e rl'aureo pelo, simo, ci rappresenta la batta lis fra i Tro
Clic da lion, che giunge alla sprovvista , jani ed i Greci, quando qtte li con tutta
Sbranato cade, e sotto la mascella la possa intendevano a minare i ripari di
Del vincitore mngulando spira. questi onde portare l'incendio nelle travi
Tali: del Licio condottier prostrato Achee. Primo a diroccare i muri fu bur
Dal tessalico ferro in sul morire pedonle.‘Tale ce lo dipingo Omero nel
Era il gemito e l’ ira. duodecimo libro dell' Iliade.
Pria di spirare, l’ eroe si rivolge a Ma nè i Troiani, nè l’ illustre Ettorre
Glauco, perché difende il suo corpo, e N’ aVrian spezzate e le porte e le sbarre,
n i, ncerhamente ferito in un braccio , Se alliri contro gli Acliei non incitava
le sue preghiere ad Apollo , perché Giove I’ ardii‘ del figlio Sarpedonte,
lo naani. Eaaudito, conforta i Licj capita Quale in marnlrn di buoi liero Iioixe.
vai, more a gran passi fra i Troiani e Imbracciossi l’ eroe subitamente
chiama Polidumarne , Agenore , Enea , Il bel rotondo scudo, ricoperto
Anso ed Ettore, perrhè gli gorgan soc Di ben condotto sottil bronzo, e dentro
corso a liberare la spoglia lll urperlonk. V’ avea l‘ iridustre artefice cucito
Orribile combattimento fassi intorno al di Cuoj tanrini a più tloppj, e orlato intorno
lui corpo, ma messi in fuga i Lic] ed i D’ aurea verga perenne il cerchio inlierr‘.
Troiani: Con questo innanzi al petto, e nella destra
Due lanciotti vibrando, incammiuossi
. - . . . Le corruscanti arme gli Achivi Qual montano lion che stimolato
Trainer di dosso a Sarpedorite, e alt-:ro Da lunga fame e dal gran cm, l'assalto
Alle navi inviolle il vincitore. Tenta di pieno ben munito ovile,
Allor l‘ eterno adnnator de‘ nembi E quantunque da’cani e da’ pastori,
Ad Apollo cosi: Scendi veloce, Tutti sull'ai‘mi custodito il trovi ,
Febo diletto, e da quell' alto ingombro Senza prova non soffre esser cacciato
Diz. Mii. 553
SAR. ‘ (2816) SAT.
Del pecorile; ma vi salta in mezzo re alle riparazioni. La Ile”! «pressione aer
E vi fa preda, o da veloce telo v:va per tutti i pubblici edilìzii .- Sane
Di man ironia riceve aspra ferita: pone/miti pro inte 2:, dice Festa, obqnarn
Tale il ivino Sarpedon dal forte eausam, opera [In un! quce locantur, u‘
Suo cor quel muro ad aaialir la spinta integra prw.rtcnuzr, sarta testo vocantur ;
E a rpeuarne i ripari. etenùn rnrcire est integrum faure.
SASSIBUFZI, Saxnmm ( 1llil. Gt'ap.) ,
Chiama a lè d’ intorno Glauco e i suoi specie di bonzi che nel Giappone cuatodi
Licj , e gli si fanno incontro per difendere sconta le case di ca!!! Ign- dci grandi.
imuri e il Telamonio Ajuee e Trucro Sas'n o Snas-uu Mtt.lnd. ), com
Pandione; ma i duci dei Licj avevano mentat'ìi dei bramini sui Vedam; son essi
già toccato il sommo dei merli, in numero di sei, e trattano dell' astrono
mia, dell' astrologia, dei pronoutici , della
Colla man forte quindi il licio duce mnrale,;dci riti, della medicina e della giu
Un merlo all‘erra , a sè lo tragga , e tutto riaprl.llîltîllzl.Gll è dietro questi libri sacri
Lo dII'OCCI. Slllld0Ml al suo cadere che gli astronomi calcolano il corso della
La suprema muraglia, e larga a molti luna, dei pianeti e degli eclissi e che com
Fece la strada. pongono i loro almanacchi, Pandjangami.
braniini astrologhi conxultano questi libri
3. - Figlio di Nettuno , uomo riasoao, per predire l‘ avvenire, cavare le sorti de
che poco e nulla contava la vita di un gli uomini e de‘ fanciulli, annunciare i
uomo , ed uccideva tutti quelli che poteva giorni ed anche gl' istanti buoni e cattivi.
sorprendere. allorché gliene veniva la fan Questo mestiere è lncromsimu,îrnperocchè
tuin. Ercole purgò la terra di quuto mo gli lndiani sono tanto superstizioni che
etto. non imprendono nullaI aenza prima con
’ SARIM , città della Fenicia , la stessa sultare gli altr°logi, e se i pronostici non
che Tiro , la quale p0tlò da principio il tono favorevoli, qualunque ria la ncurezzn
nome di Sar Serra, a cagione di un piccolo che possano avere di un felice rumeno, ri
pesce a cuucluglia di queato nome , che nunciano ad ogni impresa. L’ Opinione de
pescavasi in vicinanza dl questa città , il gli Indiani della carta di Corontandel è
sangue del quale serviva a tingere le stof totalmente contraria a quanto afferma Vol
{e in color di porpora; d’ onde deriv. la taire sulla fede di Ir'oltvel, cioè che il
parola latina sarranu.r , color di porpora , Susta è nnteriote al Vedatll di I500 anni.
veste: rurrnnue, vestiti di porpora o di Sas’nrtarr (Mii. Ind.), classe di bra
Tiro. - Vir_g~ Genrg. l 2 , v. 506. - mtui incaricati di inhegnare i dogmi ed i
Scrwus . ad Virg. loc. cit. - Festa; de misteri della religione alla gioventù nelle
V. signif. scuole. - V. Safin
’ Srmmcuu , carro di cui è. fatto men Sa’ranrveur ( Mii. Ind ), carta religio
zione negli autori latini, e che serviva a 68, consvgrnta al servizio di ‘Visnt‘l. nella
portare gli equiplggi in guerra. Giovenale quale gli altri Indiani non possono entra
dice Sat. 3 , v. 254 ): re. Quelli che la compongono, nascono re
ligimi, ai maritauo e Vivono in famiglia.
. : . . . . . Modo longa coruscat Sebbene si occupino a fare delle ghirlan
óurraco verticnte abt'ea. de e dei ntonili di fiori per venderli, ciò
non toglie che non dimnndmo l'elemosi
Questa specie di carro era originario delm, come i ladini; ma si accompagnano
le Gallie , daddove se ne introdusbe l'tuo cou‘tm istromento che rauomiglia alla no
anche in Roma. ma chitarra.
\ Straas’rr , popoli di Campania sul SATBLLBS Olmi, Caronte. - Uraz.
‘Signa, auliliarj di Turno. - Eneid. SA'I'BI, lo stenso che Krodo, 0 Crodo.
l . . Snumcur, mondo della verità ( Mii.
Sa7ttlt’rott , Dio dei rarclaiatori Rad.b'ar Ind.), paradiso di Brama. - V. CAILASA,
rt're , sarchiare. lnvocavaai quando le bia Soncon, Vatcornon. - Chiamasi pure Bra
de avevano comiuc nto a germogliare, per malogam.
cltè. pregieclev. al lavoro che consiste nel SATIIJAKÀ ( Mii. Ind.), Dea, per laqna
cambiare i campi, cioè nel levare le rat le hanno molta devozione i letterati Tun
liv€ erbe che nascono nelle terre semi chineai.
nate. SATIRA (Iwu01~). EfiSa si fa diatingne
' Sana rncn SERVARB, aver cura di te. re facilmente col tuo riso motteggiatore,
nere gli edilìzii in buono stato.Era questo col lisclno che tiene fra le mani, e col
prem i Romani l‘ Oflìt‘i0 princi ale dei piccolo satiro che le è a fianco. Cochin
ministri chiamati Oez‘lt'tui . i quai erano le dà le corna e i piedi lnl‘orcuti.‘ la
incaricati di pulire i templi e di sorveglia rappresenta in atto di strappare le venti
SAÎÎ (2817) SAIX
menta alla Lode, colla quale sta aggrap comparve una specie di Satiro alla testa
pala, e di lucerarn coi enti molte carte dell' armata, suonando la Zampogna, c
che cadono a brani a'suoi iedi. Intorno passò il fiume alla vista dell’ armata , co
ad essa si veggono delle lielle _tesla in me per invitarlo a seguirlo. Ce.tar€ ordinò
iscultura tutte Inf!'altle, dei quadri straccia allora alle sue truppe di avauzarsi , dicen
ti, degli ornamenti d’ architettura messi do: Seguiamo gli Dei che ci chiamano.
in pezzi, e molte urne calpestato sotto ai Certamente non era dillicile a quel capita
piedi. ‘ no di trovare simili indizjlilella volontà de
" St'rnu , Divinità campestri, che ai gli Dai.
rappresentavano sotto la forma di uomini 8. Girolamo riferisce che 8. Antonio ,
piccoli molto vellflsi. con corna ed aree andando a visitare 5. Paolo, I’ eremita ,
clne di capra, colla coda , le coscie e le incontrò un Satiro , quale li rappresenta.
gambe dello stesso animale. JÌ\'OIIIIO ( “6. uu ipoeti e i pittori e che avendolo intona
14 Diunrs) fa nascere i Satiri da [Mercu no, gli rispose che era esso una di quel
rte e dalla Ninfa lftt'mè~ e creature che il cieco Paganesimo chia
Memmone nella sua storia dei lit'lmti mavn Fauni , o Satiri. - Hyeront'm. in
d‘ Eraclea, li fa nascere da Bacco e dal vita Pauli Erelnilae.
la Najade Nivea , da lui inebriata , col Plutarco racconta che in vicinanza del
un iare in vino l'acqua di una fontana, la città diApolloma , in Epit‘o, fu sorpreso
dov essa ordinariamente beveva. Il poeta III! Satiro addormentato il quale era tale qua
.t‘Yonno dice che i Satiri avevano la forma lei pittori e ipoeti ce li rappresentano. Fu
intieramente umana. ed eranoi custodi di condotto a Silla che veniva dalla Tessa-t
B ‘eco, ma siCc0meBncco, a malgrado di es glia. La sua voce altro non era che un
ai. cangiavasi ora in irco, Ora in donzella, grido aspro, selvaggio e non articolato.
Giunone irritata di queste trasformazioni ,Silla attonito lo feci: levare dalla sua pre
diede ai Satiri delle corna e dei piedi di senza , come un mostro che non poteva
ettpraQueuti mostri erano di una tempe Vld‘t‘si lenza orrore. Plularo. in
ratura libidinosissima; le Ninfe e le pa 6lrlla.
storelle erano continuamente esposte agli Sui monum€ntl i Satiri‘ hanno sempre
installi di queste divinità, le quali, nei bu i capegli ispidi , srricciati, rabbtillati , e
aclii, altra cura non avevano che di atten simili ai peli dei capretti.
dere ai lnru piaceri. Questo carattere ai osserva nelle belle et:
l Mitolugi e i N'illtt'ttlilll molto hanno luc dei Satiri , conservate nel palazzo Ru
discusso sovra questi esseri favolosi. Plinio Ip0li , nel Museo Capitolina e nella Villa
il naturalista, fra gli altri (lib.7, 2),prcn Albani.llanno essi le gambe, le corna, e
de i Satiri dei poeti per una specie di nel viso i lineamenti dei becchi.
bertueci, ed assicura che, in una m‘ntagnl Il più bel bambino che ci abbia tra
delle Indie, si trovano dei Satiri a quat smesso l'antichità, quantunque un po’ muti
ho piedi, che da lungi si ‘renderebbero per lato , ‘e un piccolo Satiro di citea un au
uomini. Queste scimie lnmno spaventato un , di grandezza naturale, conservato nel.
soventi volte i pastori, e perseguitano le la Villa Albani; egli è in basso-rilievo ;
pastorelle. La qual cosa ha forse l'atto na ma tanto sporgente che quasi tutta la li
acere tante favole sull'ind0le loro portata gura è in risalto. Questo bambino, curo
alla libidine; di modo che si sparse l‘ o nato il’ edera , probabilmente beve in un
pinione. che i boschi erano pieni di que otre che manca , ma con tanto avid-tà e
ste m.lefiche Divinità: le pastorella tre voluttà che le pupille degli occhi sono
marono pel loro onore, e i pastori psi lo quasi intiersmente rivolte in alto , e non
ro aumenti; e si cercò di pacilicarli con se ne vede clre una piccola traccia.
dei saerifiz}, e colle oli‘vrte dei primi frut Alla Villa Albani vedesi un giovine
ti e delle primizie degli armenti. Satiro di marmo nero che danza , e che
Pau.rania ( Al‘lio.) riferisce che un cer è stato trovato nelle rovine di Autt'um.
to Eufiwmz, essendo stato gettato dalla Fra le statue di bronzo , di grandezza
lena ella, col suo'vascello, sulle coste di naturale , trovate ad Ercolano, che ineri
un’ isola deserta , vide venire a se una spe tano maggiore osservazione, avvi un gio
cie di uomini selvaggi, tutti vclluai, e col vine Satiro seduto a Idormienta, il quale
la coda, i quali vollero rapire le loro (lt’tlt' l\tt il braccio destro posto al di sopra del’
ne, e ittaroosi sovra esse , con tanto fu la testa , e il braccio sinistro cnscante ;
rnre, i: e si ebbe molla pena adifenderle oltre un vecchio Satiro ubbriaco, coricato
dalla loro brutalità , ciò che fece chiama sovra un otre , snttO cui si vede stesa una
re quel luogo l’ isola dei Satiri’. Giulio pelle di liane , ed appoggiato sul bri€Cî0
Cesare essendo culla su: armata sulle spon sinistro. la destra mano alzata in se
de tal Rubicone, e parendo ancora irre suo di allegrezza , e fa scoppietlare il dr
aoluto se avrebbe passato quel fiume o no, to indica col medio. lo tal guisa era pure
SATÉ (2818) SA1\
I’: presentato Sardanupulo il’ Auch_iala in maglia che a conciliare l’ attenzione delle
Ciieia. - Slrab. I. 14, pag. 672. - Oueate parlane.
Plutan‘lt. de sortit, Alex. Sn'mcr (Giunchi ), apecie di comme
Nella collezione delle pietre incise di cli°le o fune che ai rappresentavano a Ro
SLosc/I , sovra una pasta di vetro, vedrai nia,flprima della grande rappresentazione,
la testa di un Suliro. Winekclmann ha per ivertire il popolo. lini non proveni
trovato , nella t'lt:cnllil dei disegni del vano nè dagli Umbri , né dei Liguri , né
commendatore Del Pozzo, una testa di da alcun altro popolo d’ Italia; ma erano
Satiro , la quale era sovra una medaglia stati presi dei Greci.
rotonda di bronzo, al cui rovescio legge " SATIRO, celebre oratore greco, al qua
vasi l'iscrizione : APYMOΑZKMANQ le i suoi clienti turarono un giorno gli
PA (DIAOMENY, noi amiamo le macchie orecchi con della cera , percliè non potesse
e le caverne. sentire le ingiurie dell' oratore contro il
SOH'tI una corniola, un Satiro in piedi, quale perorava ; imperocchè , dicesi, che la ‘
tenente colla mano deltra un vaso, e col minima contraddizione lo metteva in fu
la sinistra un tridente, sembra liguificlt'd rore, ed in tal caso era a temere che non
II acqua , colla quale gli antichi mischia dilendeeee malamente la causa dei Suoi
vauo quasi sembra il loro viuo.Sovra una al clienti. - Aristot. apud. Pluturc. de
tra corniola si vede un Satiro che giuoca Ira cohibenda.
con un becco. ' SA1'MALA , popoli dei mesi Settentrio
Snvra un’ agata anice se ne vede uno nali. Pomponio Mela ( li . 3 , c. 7) rile
che avendo le. mani dietro il dorso , è in lisce che avevano cui le orecchie tanto
attegaiamento di combattere con un becco; grandi, che potevano cingersi il corpo col
fra il Satiro ed il becco avvi una lepre le medesime. lo mi faccio meraviglia, di
ed un palmiziu, e dietro il Satiro le due ce le idamente I,vacco Varato, come non
lettere E. R. si ab ia penmto di farne ad essi delle ali
Sovrl nn'eliotropia , un Satiro ed un per volare. Siccome il meraviglio» facil
becco pure in atto di combattere; in mez mente ei spande, si è trapiantata quante raz
zo ad enti avvi un palmizio in un vaso, za dalle grandi orecclue,dall'ludia ai sei"!!
e intorno le lettere. diataccate: A01 A H T. trione; imprroccbè quelli che ne hanno
Swra un dieepro rosso, un Satiro , parlato i primiI li collocavan0 nelle Indie,
tenente un capretto nella mano destra e e forse questa favola ha qualche fondamen
nella sinistra un ramo d’ albero, colla pel lo, poichèi Mnlabnri hanno le orecchie
le di un animale ,- fra i piedi avvi un va InnslliaaimeI e son d’ avviso che manchi
so rovesciato. loro qualche cosa, se non iecendono ad es
Sovra una corniola v6desi un satira, te ai l'ino'sulle apalle. Ma Ortelio congettura
nente nella mano sinistra un becco per le che gli antichi, non enendoai curati di
corna, e colla mano dctitra un pedum,cnl ben esaminare la cosa , abbiano potuto
quale minaccia un cane che latra contro il prendere per nrecclii qualche ornamento
becco. di (Gli.lt particolare a questi popoli, e che
Snvra un'altra cnrm'oln , un eatiro,o per serviva ad cui per garantirsi dalla neve, 0
meglio dire. il Dio Pane che insegna a delle altre ingiurie delle atagioni.
suonare il flauto al giovane Olimpo, Lo " Sa't‘lte'fl, uuo dei capitani che anda
sterno soggetto vedeai pure rappresentato rono in aoccoreo di Troja , assediata dai
ripetutamente in marmo e Roma, ed è pur Greci: era figlio di Enope e di una Ninfa
nella di una delle migliori pitture antiche marina. ‘Nacque in vicinanza del fiume
i Ercolano. Satnt'os , da cui reae il nome. Do 0 es
Il Satiro che fa parte del Museo Pio bersi segnalato pe suo valrre in mo ti in
Capitolino, ore uvene un altro totalmente contri contro i Greci, peri per mano di
aimile al presente, ha in capo un canestro Ajace, figlio di ()ilem - Humtr. Iliad.
'ricolmo d’ una e un bel grapp’>lfl di essa l. 14. v.
nella sinistra mano, simbolo dell’ ubbria San-n. Dio delle Seminaginni, Rad. Se
cilena a cui quelle divinità erano credu rere , seminare. Anche Giove era chiama.
te dedite. Pare che in tal modo sia stato lo Sator hominum cl deomm, il padrede
espresso a sostenere, invece di colonne , gli dei e degli uomini.
un portico o altra simile cosa , a guisa "’ Snuro , parole presa dalla lingua
delle Cariaticli; ed è questo un lavoro dei Persiana, e adottata dei Greci e dei Lati
belli che ai veggano in Roma, e forse uno ni. Significa un governatore o prefetto di
dei tre Satiri , tanto celebrati da Plinio. Provincia. - Herodot. l. 3, c. 39. -
' Sa‘ruucit ( Danza). La danza Satiri Aul. Gell. l. x0; o. 18. _-- Plin. lib. 6 .v
en era la meno stimata di tutte, e consi 26.-Corn.Nrp. l. 4, c.rc .--Terenl in Hca
auva in aalti ridicoli, in poriture indecenti m. actr. 3; se. I, ‘U. 43.- ‘idoli. (,‘qrm. 2, v.
o lubrtche , più proprie a divertire la ca ;-8.-- Quint. Curt. L 5 ci 1.
SAT. (2819\ SAT.
" Sani, popoli della Tracrn , che , se Mlnuzio, secondo Tito Livio. Altri nutn
condo Erodoto, non furono maisoggiogati, ri ne attribuiscono l’ iustiluziom- ii Tur
e coli fra il‘raci conservar uno la loro libertà. ît:[inio il superbo, sotto il consolato di 'l’.
l Sctri erano posti qualche poco in al rgio. Finalmente .lrnni scrittori fumo
Nord dei Der>u, tra il Noesto ali’ vest, cominciare le Saturnulial tempo di Giano
e i Cossrniti al Sud-Est. Ahitavano alte re degli Almt‘igcni , cli- accolse òulurno
montagne id erano tutti sold..ti , cagione in ltaltn. Questo re volendo rapplrientsl‘t:
per cui non furono mai aoggiogati. Sovra la pace, l'abbondanza o l‘ eguaglianza di
una delle più alte l0|0 montagne crsvi un cui godevasi sotto il suo regno , mise Sa
oracolo di Bacco del qualeli Busi erano turno nel numero degli Dei, e per rinno
gli interpreti. Urla sacerdote!“ vi dava la vcllit‘e la memoria del secolo d'oro, in
risposte, come a Delfo. strtnl le feste di cui parliamo. Checcliè
‘ Suona. importante ci sembra il dare ne sia , la celebrazione in interrotta dopo
la spiegazione di questa parola poi giovani il regno di ar uinia‘; ma fu ristabilita
che si dedicano alla lctteratutl per autorità del grnnto, durante la secoli‘
L’addieltivo satur si usava per plenus , da guerra Punics.
pieno, e per miscellur, srreziato. Snlur co Queste feste si consumavano in piaceri,
or indica una lana che ha preso petfrtU in lllegrie, in banchetti. I Romnni ah
mente il colore; calura lari: , un bacino bamlonavano lit tuga, e comparrvano in
ripieno di un mescuglio d’ ogni sorta di pubblico in abito da tavola. si presentava
frutti. ll\ornnni ollrivano lutti gli anni vano reciprocamente, come nel tempi del
a (‘arare e a Bacco un bacino di simil le strenua. Il Senato abbandona-va gli uf
genere, il quale_ers fornito delle primizie iari; cessavsno le faccende del foro ,' le
di tuttocrò che si era raccolto. Saltara, scuole erano chiuse; e ritenevasi di catti
sottintendendo esca, è un cibo ecmposto di v0 augurio il cominciare una guerra , I il
molte cose. punire un colpevole, in questo tempo Cvu
Da questa confusione di cose, si è ap sacratn alla ginja ed ai piaceri.
pliclto il vocabolo satura ad una specie I fltnciulli fin dalla vigilia annunciavano
di poema composto di versi di differente la festa, corrrndo per le strade, e gridan
metro : Olim carrnm, dice Diomede ([16 do: la Saturnalt'a ; e veggonsr ancora del
3 ), onori e: vnriis poematlbu: constabat, le medaglie, sulle .ialr trovansi invia!’
sutur vucubatur , quale scripserunt Pneu queste parole dell' ciilinaria acclamazìvnc
viru et Ennius. Questo ultimo, in questa di questa festa. Spanheim ne cita una fl't'=
corta di poemi, non solo introduceva dei doveva la sua ori ine al mordente motu-g
versi di differenti misnre,ma trattava ben gio sofferto da 1&rsrci.lsfl, liberto di Clau
anche dei soggetti fra loro diversi, e Var dio, allorché, spedito dsll' imperatore nel
nme , che venne dopo di lui, vi mischia la Gallio per calmare una sedizione insor
va pure della prosa , ad esempio di Me‘ ta fra le truppe, ebbe l'ordine di rnrmme
rri po , filosofo cinico , del cui nome ire sulla tribuna per srrrngare i soldati, il‘
io l'opera son, come ce lo insegna Art‘ luogo del generale ; ma i soldatisi misero
0 Gellio : Serva: Mem’ppus _/iut (‘lljllS a gridare: Io Saturnalia, vnlendo dire
libro: M. Vano in saturi! nemulnlus che fncevasi la festa delle Srtturrtali. la‘
est. qua: alt'is ('iru'caa, ipse appella! Me‘ cui gli schiavi facevano da pndroni.
In’ un. Le Saturnah da principio cominciavano
fattura cbismsvssi eziandio una legge il 17 dicembre, secondo l'anno di1\‘Hmd
proposta al popolo , e che abbracciava o non duravano allora che un sol giorno.
multi oggetti : Item la‘ in qua confon Giulio Cesare , riformando il Calendari" .
aim multa populur rogabafur. Era proi
bitti dallo leggi lI abolire o l‘ abrogare I aggiunse s questo mese«due giorni, i qua“
li furor-o inseriti prima del giorno dello
cltecchessia per suluram , ed è perciò Clic Siturnali' e attribuiti a questa festa. Au
Il tolse il comando a Tiberio Gracc0, gusto approvò con un editto questa addi
perclrè gli era stato dato in tal maniera. rione , e vi aggiunse un quarto giorno Ca
Impcrium quali plebe per .mturam deda Itgolzl ne aggiunse un quinto ciriamatoju
rat nbmgatum est, dire Festa. venalia. lo questi cinque giorni era corn
àa’rtlrr't'anra, Dea dei parassiti , immfl'
prelo qu‘llo che veniva consacrato patti
sinala da Plauto , cupl. [i 97. colsrtnentc al culto di Rea , ed era citia
" Snurtsuu , festa dei Romani . Que mato opalr'a. Cglebravflli poscia per due
s'tl festa originariamente non era che una giorni in onore di Plutone, la festa sigil
solennità popolare , e non divenne una le arie: , cosi chiamata a cagione delle pic
sta legali: che allorquando fu stabilita da cole figure che si offrivano a quel Dio.
Tullo O.tlilio , il quale peri) non ne fece Tutte qucste feste erano altrettante di
che il volo, che fu poscia compiuto anttfl pendenze delle Saturnali, le quali durava
Il consolato di Semprnnt'o Almtino e di no per tal modo sulla intteri Bl0llll , cioè
SATÉ (2810) SATÙ
dal r5 fino al 21 dicembre , ed è perciò questa fcuta, i servitori mangiavano coi I".
che Marziale dine (Epigr.lib. 14. 7') ): re padroni e gli atenei cibi. Or dunque non
era questa che una comunanza, la quale
Salumi aeptem veneral ante dica. non eltendevui che alle persone di un
certo rango; ma in generale questa festa
Tale in poche parole è la storia delle ammetteva presso i Romani un arrovucie
feste di Saturno , ma esse meritano che , mento di condizione, che _secondo la no.
aulla acolta degli antichi scrittori, ne di stra opinione, era di troppo corta durata
lt:0"iamo più a lungo. per potere istruire il padrone e lo [Clain
Abbram tlt'lI0 che le Saturnali erano vo. Non hnvvi che la dolce eguaglianza
consacrato ai divertimenti , alla gioja ed ai che possa ristabilire l' ordine della natu
banchetti: di fatti la prima l'gge di que fa, f-rmarc una istruzione per gli uni, una
ate feste era di abbandonate ogni pubbli Consolazione per gli altri, ed un vincolo
c_a faccenda, di tralalciau'e tutti gli eserci d‘ amicizia per tutti.
1] del corpo, tranne quelli di paeuternpfi Ciò che non usiamo decidere, si è se la
a di non legger nulla iu pubblico che festa delle Saturmzlt' fono puramente m.
non fosse contorme a quel tempo di alle mana, o traesee la ma origine da altri po
gre1zn. poli. Checcliè ne dica Dionigi d’ Alicaru".
Pfl'lllelll erano gli scherzi, o per espri so, sappiamo che gli Ateniesi avevano
merci con un autore latino, lvpida pro e una festa rassomigliamìasima a quella del.
rendi licebul.lìgli è percrb che Auln Gel le Saturnali, a che chiamavano Xfgyla,°
lio racconta che esso passa le Suturnali che inoltre celebravasi in Tcsaaglm una fe
Id Atene, fra piacevoli ed onestr diverti eta antichissima, e che aveva troppa rela.
timenti: Satnrnulia Atheni: agilubflmu-t zione colle Salurnali, per panama sotto
hlldlt ne bancale; impcrocchè le p€rwuc silenzio lI origine e la descrizione.
di buon gusto non ai permettevano che Menti‘: i Pelasgi,uuovi abitatori dell'Euro
quel dilicato mntteggio, che avesse il sale nis, facevano un aagrtficio lolenne 1 Gio
e I‘ attica urhanil‘a. ve, uno atrlniero, chiamato Pelorru, au
Né deve far meraviglia che i bancllelli nuncrò loro che un terremoto aveva fatto
fossero di uso in quanta feal.a , poicliè Ti apaccare le vicine montagna, e che le ac
In Livio (lilli 22, c. r ) , e.-iponendn l‘ i qua di una palude, Chiamata Tempe, cra
‘ aliluzione delle Salurrmli, particolarmente no agorgste nel fiume Penen ,_ e avevano
della disposizione d’ un pubblico banchet Icoperto una grande e bella pianura. Al
t0-‘ Conuiuizrm publt'cum , ne per urbem racconto di cosi piacevole notizia, i Pela
.mlnrnalia dt'e ac nocle clamatum. agi invitano lo straniero a mangiar con
La atatua di Saturno , la quale era le‘ casi, si affrettano a aervirlo, e permettono
gala di hendclle di lana, durante tutto lo ai loro schiavi di prender parte all' alle
anno, verisimtlrnente in memoria dt‘llii pri grezza.Queata pianura, di cui si misero lo
giouia a cui era stato ridotto dai Titaui a etu in possesso, essendo diventata la deli
da Giove, veniva M‘lolll nella lena , sia zioea valle di Tempe , offrirono cui tutti
perindmare la sua liberazione, sia per rap gli anni lo steaso Itagrilici0 a Giove, m
presentare la libertà che regnava nel e‘-t:ul prannorninato Peloriann , rinnovando la
d’ oro, e quella di cui ai godeva durante cerimnnra di dar da mangiare agli uranio
le Satumnlt'. Di fatti era bandita ogni ap ri ed agli schiavi, ai quxli accordavanu 0
areuza di aervitù ; gli schiavi portavano gni aorta di libertà.l Pelasgi essendo sta
1| pileus, berretto, Blllll‘lt'llt) di libertà, ve ti in seguito diacacciati dall' Emonia, vers
Stivano gli ateui abiti dei cittadini, e sce nero a atnbilirei in italia, per ordine dello
glievauei un re della festa. oracolo di Dodona, che cornaudò loro di
Sappiamo che la comune opinione vuo offrire Mgnlicii a Saturno ed a Plutone.
le che nelle Salurnali ieervi non solo l termini ambigui dell'oracolo gli indusse’
cambieasero d'aiuto coi loro padroni , ma ro ad immrtlare delle vittime umane a que
che fossero serviti anche a tavola da essi; ate due triste divinità, e legtair0tm l‘ uso
noi non siamo però di questo sentimento, stabilito fra i Carlflgiuerzi, i Tirj, ed altre
e l’ autorità di Luciano non ci sembra di nazioni che tali sagrilirj praticavano.
un gran peso. Questo autore avendo il co Dicesi che Ercole allullast! questo bar
atume di caricare i cuor quadri , Ilvede baro costume dei Pelasgi, e che, passando
facilmente che non bisogna prendere alla per l'ltalia, al suo ritorno dalla Spa
letto" la sua pittura delle Satnrualt'. lu gnu , chiedease ad essi la ragione di
unito alla testimonianza di Ateneo, pus’ quei ugrilicl , e avendogli quel pupo’
liam0 Op orgli nella di Senrea ( Epist. lo citato l‘ oracolo (il D-idolifl, dicaue lo
67 ), di S'tazio? In Sylv. Kal Dee. ) , e fa che la parola ,qggkgfg, significava del
di Plutarco nella eua‘vita di Numa; i le teste o ligure, e che quella lll ol‘l'f‘t,
quali tutti si riducono a dire che, durante che avevano creduto indicaase degli uo
\
SATX (2821) SAT.
mini , significava dei lumi o lncerne. In le di Saturno, ossia il Capitolina, cosi av.
segnò quindi ad essi ad offrire a Plutone vi tutta l’ apparenza di credere che la cir.
delle rap resentazioni di uomini, ed a tà di Saturnia altro non fosse che la l'or
Saturno ci lumi, Ed ecco , per quanto tczza labbricata al piede del monte Satur
sembra, l'origine della costutnanaa di ac' nino, chiamato poscia Capitolino.
cendere dei lumi nelle Saturnali, a di Snuarrrozao , Giove , ligliuolo di Sa.
presentarne gli amici. turno.
Ciò che v'era eziandio di singolare nei Sa'ruaatt , nome che gli astrologi dan
ancrilìcj di Saturno, si è che si facevano no alle persone di una temperatura trista
a testa scoperta. Plutarco ne dii per ragio e melancnnrca, supponendo che sieno nati
ne , che il culto che tendenti a quel Dio mentre Saturno era ascendente , e siano
era più antico dell'uso di coprirsi la testa sempre sotto la dominazione di quel pia
nei aagrificj . il qual uso si attribuisce ad urta.
Enea; ma ciò che sembra più vcrisimile ' SATURIIIIO (Publio Scmpronr'o) , fu
si è che non cuprivasi la testa che per gli fatto generale dall' imper»turc Valeriano ,
Dei celesti, e che Saturno era messo nel poscia reclamato imperatore de suoi sol
numero degli Dei infernali. dati il 5. r: Compagni disse loro, d'un
Tertulliano, nel suo trattato, De ldnl. generale forse abbastanza buono , voi vole
cap. XIV , si lago: che fra le altre feste te fare un principe assai mediocre. n Quat
pagarmi cristiani aolenniuavano le Satur tro anni dnpo,i soldati stessi lo uccisero
nnli. Difatti questa costumrnza fu proibi perché lo trovarono troppo severo.
ta ad essi dal canone XXXIX del concilio 2. - (Sesto) , Gallo di mscita , ripu
di Laotlicea. tal.0 da Aureliano come il migliore dei
TuttaVolta i popoli provavano tanta ps suoi generali, fu salutato imperatore dal
mi ad abbandonare l‘ abito loro di cele popolo di Alessandria l'anno 280, il qui".
brare le feste dl piacere e di allegrsua , lo anno dell'impero di Proba.liilintò la
che peosarono di sostrtuirne delle nuovo porpora e ne fu rivestito suo malgrado. Ciò
il quelle che si erano abolite; ed ecco for che esso aveva prevedtttt) e faceva credere
no l'origine della festa dei matti. sincero il suo rifiuto, succedrtte. Probe
r Ss't'tlasua, Giunone, figlia di Saturno. mosse contro di lui con molte forze, e lo
-- Gcorg. o, Ener'd. 3. scisma dell'impero lini colla morte di Su
" 2. - Tlaaa. Uno dei primi nomi trunino , che fu ucciso quattro anni dopo
che abbia avuto l'ltalia, e quantunque ne la tua eleliohe.
abbia portato molti altri dappoi , questo Suonano , epiteto comune a Giove ,
primo fu sempre in uso rela0 i poeti. a Nettuno e a Plutone, come figli di 5..
di Virgilio ( Georgia. ‘6. a , v. 173 ) turno.
Ice : " Ss'ruaao , l'n rgnoto agli Egiziani. I
Greci volendo ritrovare nelle egizie Divini
Salve magna pareu.r frugum, Saturnia t‘a tutta la loro propria mitologia , chiama
telluq, vano Saturno ora Serapi , ora Anubt' , ed
ora il Vulcano degli Egizi.
Magnaw'rum...... Saturno era figlio del Cielo , 0 Coelua,
che i Greci chiamavano Umana , e della
Lo stesso poeta altrove (‘Aener'd. l. 8 ) Dea Tellus, altrimenti chiamata Vena
parla di questi diversi cambiamenti di Pri.tca o Titr-a. Saturno , altrimenti chia
nome : malo il Tempo , aveva un fratello chiama
lo Titano. Questi era il maggiore , e do
Sazpt‘ua et nomen poiuit Saturnia tcllus. veva auccudere a suo padre; ma per con
discendeuza verso sua madre, e «lette il
L‘ Italia in origine in chianmta terra di non diritto a Saturno, a condizione però
Saturno, perché Saturno andò a nascon Cllfl 000 allevasse alcun figlio ma_sclqro , per
dersi in quella contrada, allorche fu balza la qual cosa Saturno li divorava appena
lo dal trono da Giovi‘, suo figlio. erano nati. Altri hanno detto che questa
"‘ 3. - Crr‘ra'. Le antiche istorie, dice crudeltà aveva per fondamento una r‘edl'
Vat'rone , rileriacono che v’ era una città tiene la quale gli aveva annunciato clic un
chiamata Saturnia sul monte Tarpeo, ed figlio gli avrebbe tolto l’ impero. Egli stes.
aggiunge che a suo tempo se ne vedevano so aveva dato l’ esempio di questo delitto,
ancora le vestigia in tre luoghi. Leggeri in allorché aveva balzato dal trono e mutila
jl’linunzr'o Felice che Saturno fugguivo , to Urano , suo padre , a cui era ancce-\
essendo stato raccolto da Giano , l'abbricò dulo.
le città Jartt'culum , e lo stesso trovasi in Ctbele 0 Ben, sua moglie, volendo sal
Virgilio ( Enet'd. l 8, v. 257 ). siccome vare Giove, diede a Saturno , in luogo
il monte Tarpco altro non era che il mom del bambino, una pietra fascista, cui esso
SAT. (2822) SAT.
«tiwti. Tetide’, figlia dell' Oceano. gli die e er comegnenze l'elicitsimi. Regnò parti
do una bevanda che gli free vomitare la co armcnte nei paesi Occidentali, dove la
(letta pietra. Pausania ( Phocic.) raccon sua mrmut'il è tuttora in venerazione. Dif
‘4 che nel ricinto del tempio il‘ Apollo a fatti i Romani e i Cartagineai , e tutti i
Dello, conservava" una pietra che si tene popoli di quelle contrade hanno iatitwto
va in somma venerazione perchè. credeva feste e eagrtlicj in suo onore; e molte l".
Il riconoscere in essa quella che fu inghiot ate sono a lui convgrnte per lo ateain lo
lita da Saturno. -V. ABAD'R, Banco. ro nome. La anviezu del MIO governo a
Giove, divenuto grande, balzi) dal trono veva in certo qual modo bandito i delitti
IIIO padre; e dopo aver tutto a lui ciò che e faceva lri0nfnre l innocenza, la dulcrzr.a
esso aveva fatto a suo padre Urano, lo e la felicità. Il monte, chiamato pmtnitt
precipitò nel Tartaru, unitamente a quei monle Capitoltno, anticamente era Chiama
Titani che lo avevano auiatito in nella to Saturnino; e le dobbiamo prestar [elle
guerra. - V. GI"VB. - Le catene di cui l Dionigi il’ Alicaruauo , l'Ita Ila intA-ia
dicesi che fosse caricato nel Tarun0 non aveva portato dapprima il nome di Su
erano pesanti, ma fatte di lana. Tutti gli turnia.
anni gli ai accordavnnn alcuni giorni di Molti autori hanno ricorso all'alleg-ria
libertà. Virgilio ed Ovidio in altro modo per iepiegare la tavola di Saturno. “ Tut
raccontano questa avventura. Virgilio coni la la Grecia e imbevuta della vecchia cri-
ai esprime (l. 8) : denza, dice Cicerone (HL, 2 de _Nat.
Deorum ), che Urano fu mutilato da suo
Saturno il primo fu che in queste parti figlio Saturno. e questo incatenata di suo
Venne del ciel cacciato, e vi s'ascuac; figlio Giove. Sotto questo empie l'avol» si
E quelle rozze genti che disperse occulta un significato lirico assai liel'l0; pe
Erau per quewh monti, inslvme- accolse rocchè ai è voluto indicare che l €ten,
E diè lor leggi; onda il paese poi siccome enera tiittu per se atesao, non li»
I); le lalebre me Lazio nomosai. ciò che I d'uopo agli altri anima‘i p-x‘
Dicon che ritto il suo placillfl impero generare nelle vie ordinarie. Per Snlurnn
Con giustizia, non pace e con amore li è inteso quello che preaiede al tempo e
Si vitae un aeeol d’ oro. che ne regola le dimensioni, e netto ne
me gli deriva dal divorme che a gli anni
( Traduzione d‘ Annibal Caro. ) (Saturnur qund aaturetur anni: ); ed e
perciò che si il finto che mangiare i suoi
Ovidio ne dà la ateua etimologia del figli: poiché il tempo. inutziahil d'anni ,
nome latium : consuma tutti quelli che suonano. Ma per
umore che non posture troppo presto a
Dieta fuit Latina! terra, latente dea. Giove lo In lncstenato, cioè lo ha sogget
lato al corso degli altri, i quali sono co
Il regno di Saturno fu il tempo della me i anni lacci.» ‘
età dell' oro, e le Salnrnttli furono insu Giovanni le Clero dice che il doppio
tuite per rinnovare in memoria di quei significato della parola fenicia eltfll, pie
tempi felici, e per celebrare il soggiorno tra e figlio, ha fatto naacere la favola (I:
che Saturno aveva l'atto in Italia. Ciò nul Saturno, che divora una pietra, la cambit
la meno questo aecol d'oro non fu esente di Giove. Altri lilulogi non hanno avuto
da ogni delitto, poiché lo stesso Saturno riguardo che al pianeta Cl" porta il uomo
commise molti adullerj , pei quali ebbe (Il Saturno, il quale è, il più grande e in
molti figli. In quanto ai legittimi, ordina più alto. Secondo essi, ciò che i poeti ilil
riamente non se ne contano che qu ttro: cono della prigionia di Saturno, ÌI'ICM"OI
Giove, Nettuno, Plutone e Giunone . ai lo da Giove, «ltro non vuol diuotare trau
i};iili alcuni autori aggiungono Cererc e ne che le influenze maligne che aoxtivano,
alla. dicentsi, dal pianeta di Saturno, veiiiv.iiio
Diodoro di Sicilia (Iib. v della sua correte dalle p-ù dolci clv. emaunvano ‘la
sturm univera. ) url riferire la tr*dizimc quello di Giove. Anche i Platonici, il dii‘
dei Creteri sui Titani , la di Saturno lo di Luciano, li immaginavann che Saturno,
tilcllt) elogio che m- fammi poeti Saturno, siccome il più vicino al cielo, e per con
il maggiore dei Tuani, dic' egli , divenne seguenza il più lontano da noi, preeiedesse
re, e dopo avere incivilito i suoi sudditi , alla contemplazione.
che conducevauo}dapprima una vita sel Saturno, quantunque padre dei tre prin- ,
V;tggl4 ed errante, portò la ma riputazioue cipnli Del, non ha avuto d|ti poeti il titclfl
e la non glovia in molti luoghi della terra. di padre degli I)fli, fune a cagione cl‘ lla
Stabili dovunque Iii giustizia e l‘ equità, e crudeltà da caso eaercitate contm i ttum l'i
gli uomini che hanno vistuw sotto il ma glt; mentre Ilt‘ll moglie Rea era chiamata
imparo, armo alati riputau dolci , benefici ed onorata col titolo di madre Ìdegh Dei,
SA12 (2823} SAT.
di gran madre. Forre anco l'idea della un altare quadrato del Museo Capitolina ,
crudeltà di Saturno verso i Ill0l figli è in cui Rea gli presenta un fisso fascino
quella che ha portato molti popoli a ren in cambio di Giove. La falco è il princi
dare a quel Dio un culto orribile , mac palo suo attributo.
chiato dall' effusioue del sangue umano. l gladiatori erano sotto la protezione di
Questo culto empio e barbaro ha sempre Salurno, perclrè veniva riguardato come
fondato il maggior rirn rovere che la pa una Divinità aanguinuia. Per la stessa ra
ateritìt abbia fatto ai Eurtagineli , i quali gione senza dubbio i suoi sacerdoti por
più particolarmente d'ogni altro Popolo lo tavano una toga rossa , o del colore di
consacrarono, Diodoro (l. 20) t‘ifctisc0 sangue : Atquac id plerumquc facit et
che i Cartnginesi, essendo stati vinti da villa Cereris redimita et‘ pallr'o Salumi
Agatocle,altribuirono la loro disfatta allo cocciuata , dice Tertulliano ( Dc te_rt.
sdegno di Salurnn , avendo sostituito degli am'ln. c. 2 . Lo stesso autore dice pure
altri fanciulli , in luogo dei propri che do ( Dc Palli. ): Cum laet'ioris pnrpurac
vevano essere immolnti ,- e per riparare un ambitio et galatici rubort'a superjectt'o Sa
tal fallo , esai , secondo Plutarco , fecero turnurn commendat.
scelta , fra la nobiltà , di dugeuto giovi Il giorno sacro a Saturno, preaentemen
net:i che furono immolati a quel Dio. te il aabbato, era riguardato come un
Trecento altri, credcndosi colpevoli , ai giorno siniatro pei viaggiatori. Ne la fe
offrirono da re "essi per essere sacrificati. de Tibullo(r 3, 18)‘
il suono dei flauti e dei tamburi faceva un
tanto atrepito , che non potevano esser m Jut ego sum causata: ava‘: , aut omina
tele le grida degli immobili fanciulli. dirti ,
Né i Cartagineai furono i aoli colpevoli Salumi aut stlcrum ma tennista diem.
di questa odiosa superstizione , gli antichi
Galli e molti popoli d'Italia, prima dei Il velo , secondo ÎVt'nckefmanrl, è un
Romani , immolavano lnch' cui vittime u carattere distintivo di Saturno, fra le sta
mane a Saturno. ‘ ' tue virili. Ec/tlrt‘l pensa che il velo col
Ali’ articolo Saturnali , ai è veduto in quale è rappresentato sovra molti monu
qual modo Ercole abbia abolito cosi orri menti,poasa esprimere il carattere di que
bili aacrilizj in Italia. sto Dio , che i poeti hanno soprannomina
Roma e molte altre città d'Italia dedi lo Anlrilomete: ( colui che macchina nel
carono dei templi a Saturno. Trillo Usti la sua testa astuti progetti ) , 0 piuttosto
lio fu il primo . secondo Macrobio Satur ercltè i tempi sono oscuri e coperti di un
na (l. l. i , a. 8), che stabili in Roma le unpcnetral'til velo. Una statua celebre del
Saturoali. li tempio che questo Dio aveva la Villa Borghesi falsamente è stata ri
Iul pendio del Campidoglio era il deposito guardata come un Saturno in atto di mau
del pubblico tesoro, per la ragione che a giare uno de'auoi figli, che tiene nelle
tempo di Saturno, cioè. nel set:0l d'oro, sue braccia, mentre è un Sileno che por
sconosciuto era il furto. La Sua atatua la il giovine Bacco. Sovra una base qua‘
vi era legata con delle catene che non tirata del Museo Capitolin0, Saturno vela
ai diauccavano che il giorno delle sue lo, e portante la mano sinistra verso il non
feste. velo, è seduto sovra una aedia antica ;
Sacrilicavnsi a quel Dio colla testa sco Rea , dinanzi a lui, gli presenta una pie.
parta , mentre coprivaai sempre nei tiagri tra avvolto nelle fasce, come un bambino,
lici che faccvanai agli Dei celesti, dice ed esso è in {atto di prenderla e di di‘
p(Marco; vale a dire che , secondo quo‘ vorarll.
alo autore , Saturno, era uno degli Dei Saturno, con un globo sulla testa, è con
infernali. FON! che essendo stato precipi siderato come un pianeta, e in tal modo è
tuo nel Tanaro , vi era sempre rimasto ? rappresentato sovra un gran numero di
Nello stesso atorico leggesi la relazione di monumenti. Fra le pittura di Ercolano, av
un viaggiatore , che diceva aver visitato vi una serie di medaglioni che lol’frono i
la maggior parte delle imle che sono ver pianeti nell' Ordine dei giorni della setti
lt0 l'lnghilterra, ed assicurava che una mana, ai quali casi presiedono. in ‘rima
di questo ianle era la prigione di Saturno, medaglione rappresenta Saturno col a una
il quale custodito da Hrmreo, e sepolto falce o harpa; dimodochè si conferma la
in ma profondo sonno , era circondato da opinione che il giorno di Saturno forse il
una infinità di genii che stavano letnpt0 ai timo della aettimana. Saturno è il simbo
anni piedi in qualità di schiavi. o alato della rtipiclità del tempo. Un’incì
Saturno ordinariamente era rappresenta aione , detta etrulcl lo rappresenta alato,
lo vecchio, triato , calvo, curvato sotto il colla sua falce pus iato sovra un globo,
poco degli anni , avente una lunga barba, ed i: in tal guisa e e noi rappreleutilmu
e colla imita coperta. Tale ai vede, sovra sempre il Tempo. lo tal modo è pur rap
l)ù. AHL 554
8AT. (2821) SAU.
presentato sovra una molla ti. di Elaggba, Milanese, ed allievo del gran Ilraflizclln, ra
la coniata ad EHICÌC‘ ‘h Bitinìa. Nel Mu pilo alle arti di cui doveva esseie uno dei
seo di Firenze, Saturno hmatemlo ,,' al). pnucipalinrnatnenti, in età giovanile, dal.
Poggia sulla sua falce; qu,,,ie catene an ferro di un assassino. Il Dio vi è rappresenta
nunciano che bisogna fermare il tempo , o to colla falce nella mano sini5tra,iu atto di
che le semenze sono imuiemie sino al divorare uno de‘ suoi figli che tiene sospe
giorno della sua leslfl- Le starne di San". so nella destra.
m) ;| Roma erano Intatt:nale, e le Catene la due tavole, la prima ci‘ invenzione
non si levavano che nel giorno delle Sa del sig. S..rgent Marccau , ci dipinge Sa
turnsli. turno come simbolo del tempo. Il serpente
Una bella coruiola del gabinetto di Fi che forma un arco di re stesso , congiun
renze rappresenta SUIMIIIO mezzo nlld0, W genrlo la coda alla bocca, ed è nella mano
duto sulla prua di un vascello colli‘ lillCfl sinistra del Dio, è l’ emblema dell' eter
nella mano destra: dretrn ad esso si innal nilà. il tempo eguale per tutti, scorre sen
zano le mura di una cittia, in una pfllte za posa, nè avvi ragione che I‘ arresti: gli
della quale si vede un tempio. Questa pie scettri , le cotone re ali, gli allori dei
tra ricorda i servizi che Saturno ha rendit guerrieri, i pnguali d€gîl assassini, il bastone
in agli abitanti del Lazio, il vascello Cli’es pastorale , 1' ancora dei naviganti, le torri
so vi porti), Il civilizzare che fece degli dei potenti, le ricchezze degli avari, tutto
uomini,già dispersi ed erranti, riunruduli è soggetto all' eterno Vegliardo che 0gx:ii
fra mura. Suvra un sardonico, Saturno ha cosa commuta e distrugge nella natura. a
un diadema e la falce, Iltlt senza velo, co falce , simbolo della distruzione, è a‘ tuoi
me lo si vede sovra una medaglia di piedi.
Begcro. La Seconda è invenzione e pittura del
Sovra un diaspro verde e giallo, è vela divino Rafl'izelln. e ci rappresenta il piane
to e seduto, tiene nella mano destra ta di Snturlm. Seduto sulla sua big:i, colla
la falce , e porta la sinistra dietro la falce nella destra, ralliena i due draghi ag
testa. giogati al suo carro.
Sovra uno smeraldo è seduto, senza veloI SAUD o Sanno ( Illit. Arab. ) , mou
tiene nella mano destra la sua falce rivolta tagna che li Arabi pongono nell' inferno.
verso terra, e porta, come nella precedente, - Bibl. 6rren.
la mano dietro la testa. Sauna o Ssotlosu ( Mir. Arab. ), una
Sovra un diaspro giallo, la falce di delle cinque città degli abitanti di Sodo
Saturno è della forma ordinaria delle ma che furono inabissate 0d incendiate.
[alci che si davanu a Silvano , ed a -- Bibl. Uricnl.
Priapo. Samucs , uccello notturno , consacrato
Una medaglia coniata in Alessandria di a Saturno.
Egitto, il quarto anno del regno di Auto ‘ Sauinrs, pietra che , secondo Plinio,
nino, ci I'nppresentii Saturno colla testa trovasi nel ventre d’ una lucetta.
velata, avente al di sopra un globo come t. Saluto, famoso masuadiem che infe
pianeta, tenente la harpa in forma di un stava la vicinanze del monte Erimanlu ,
cino, e portante sulla destra mano un co uell' Elide. Fu ucciso da Escole; diede il
codrilla, simbolo del tempo che tutto ano nome al monte dove fu seppellito ,
divora. che fu chiamato Sauri jugum , sul quale
lo un arme del Museo Pio-Clementine, i popoli iunalzarono un tempio al loro li.
la maestosa fiaonomia , con forme che non beraiorc. - Porta. 6, c. 21.
sembrano di un ritratto, unitamente al ' ‘a. - Nome di un Celebre inciaore o
pallio end‘ è avvolto e velato il capo , cesellatore in marmo , nativo di Lacede
maggior del naturale, forse a statua già mane. lira contemporaneo e C"ttlpalri0tli
appartenente, e in questo rame delineato , di Balraco , famoso scultore. Danesi che
fauno giudicare che sia un’ ellìgie di Sa impreset'o di ornate ambedue a loro spese
turno , cui son proprie questa sembianze , i templi di Roma che erano {il i portici
o particolar distintivo è la testa coperta. d'Ultavia, a condizione clte fosse loro
La rarità delle immagini di Saturno rende permesso di mettervi il loro nome. ciò
assai pregevole questo marmo che è di che non poterono ottenere. Per compensar
maggior mola d‘ ogni altra ell‘ìgie del re acne , Sauro sparse in tal modo di lucerna
degli atn‘ei secoli , e se non è eonservatis gli Ot'llat'ltflntl , e Butracfl di rane le basi
simo edell’ultimo lìniuunto, pur compari e i capitelli di tutte le con me, ‘be potn
ace lavoro di grandioso e non ordinario vano Servire alla mancanza dei loro nomi,
scalpello. perocchè in greco Saura significa una lu
Un Saturno, lavoro a chiaro scuro del ct'rta , e Balltmcos' una rana. - Plin. l.
celebre Polidoro, pittore di Caravaggio nel 36 , cap. 5.
SAIL (2825) SAV.
Swmcroso , uccisero di Incerte. Pras che è di marmo ,e che vedasi nella Villa
site/e aveva scolpito ( Plinio 24, 19) una Borghese, rnp resenta un garzOne, quan
bella statua di Apollo in marmo, alla tunque abbia e proporzioni di un giovane
quale si era dato il soprannome di Sauro formato , e ci 0fli'e per conseguenza un
etono. Due se ne vedono nella Villa Bar‘ Apollo impuber. Nella stessa Villa , tro
gbese, che osservano una lucertola che vasi una piccola figura dello stesso Apollo
monta sovra un tronco di albero. Una si Smu‘octono ; il tronco , contro il quale la
mile di bronzo ve ne ha nella Villa Al lucertola si inerpica, si è conservato ad
luni. Questi tre Apullini sono giovani , ed amendue le figure. La terza che rappresen
hanno , a cagione della loro giovinezza le Il lo stesso soggetto, e che adorna la Vil.
gambe incrociccbiate. la Albani, ha cinque palmi di altezza.
Sovra una pasta antica della collezione Questa statua è conservata perfettamentel
di Stare/r vedessi un giovinetlo nudo , è la più bella che noi abbiamo in bronzo
con un disdema che sta adoccbiando una e può passare per opera di Prassilele. Fu
lucerta che monta sopra un albero, al trovata intatta negli scsvamenti del monte
quale esso s‘ appoggia. Gli e questi un Aventino, e non le mancavano che le
Apollo Sanrcclono. braccia che si trovarono alato della figura.
u Sotto questa figura , dice Winclrel Il diadema che cinge la testa di questo
manu ( storia dell’ Arte , lib. 6, c. 2 ) , Apollo è incrociato d'argento. L'iucisio
Apollo , senza dubbio , era rappresentato ne che ho inserita ne'mier monumenti del
nella sua condizione pastorale, allorché I’ antichità ( l'l'lonum. ant. ined. man. 4)
era al servizio _di Adnrclo , le di Tessa è fatta sull’ Apollo Borghese, poiché quel
lia. La favola ci insegna che questo Dio lo della Villa Albani è senza tronco e
o bandito dal cielo nella sua più tenera senza lucerta. ,,
gioventù ,per aver ucciso il ciclope Ste Savr. Dagli antichi monumenti si vede
rape ( Va . Flacc. Argon. l. 1, v. 440) che i sette Savj della Grecia avevano cia
Quando Plinio dice di Prassill'le Feci! et scbedunu le lorofiigure gernglrfiehe che sei’
puberem Apollinem .mbrcpenti lacertne viyano a distinguerli.Quesle figure ci ricor
cominus sngilta insidianlem sembrami dati‘) la massima principale della loro mo
che dovrebbesi leggere impubrrem , e ciò tale.
per più ragioni. Plin: lll). 29,]cap. 19, S 10. Salone ha una testa di morto per altri
" La prima la desunto dal significato buto, perché, secondo il pensiere di que
(le-ila parola pubrr , e dalla configurazione sto filosofo, e d’ u0p0 attendere che una
della statua d'Apullo. Puber indica , co persona sia morta per decidere se sia sta
me ognuno sa , un giovinetto giunto all' la felice. Molte medaglie ce lo rappresen
età della pubertà, la qual età negli uomi tano ezìandio con un termine , percbù la
ni si manifesta cui pelo che cmnincia ti una morale tendeva a l'arciconoscare quan
spuntare. Impuber indica un giovinetlo , to non dobbiamo considerare la fine di tut
in cui non si scorge alcun segno di questi te le cose.
caratteri. Nessuna traccia di pelo non si Chilone tiene uno specchio, emblema di
osserva nelle figure di Apollo , quantun una lezione molto ntile.Di fatti qual cosa
qne la maggior parte siano rappresentate havvi di plù importante per non che di
in istnture intìeramente sviluppate , come imparare a conoscerci?
è l’ Apollo di Belvedere; imperoccbè in Cleoholo porta delle bilancio , simbolo
questo Dio, come in altre Divinità di gio che ci avverte che dobbiam sempre pesare
vane età, gli artisti proponevausi di espri e misurare tutte le nostre azioni, per Don
mere il tipo di un’ eterna gioventù, e la cadere in qualche eccesso.
immagine di una costante primavera. Per A Periandro si è dato una pianta chia
la qual cosa’ ne risulta che in uosto signi mala puleggio, 60110 parole: [Moderati ,
fieno non puossi chiamare pu er, nessun perché, secondo i Naluralìsti questa pian
Apollo , e che son tutti impuberes. te ha molta efficacia per calmare la col
“ La seconda ragione , contro il testo lera.
di Plinio , me la fornisce l'immagine che Biante è rappresentato con una reticella
ci offre [Marziale allorché parla della sta‘ a lato, ed un uccello rinchiuso in unll
una di Apollo Sauroclono, nei seguenti gabbia, emblema che ci fa conoscere che
genuini ( lib. 14, pag. 172 ): non bisogna rispondere di chicchessia. Se
condo la morale di questo [saggio appena
,(d le replanliflpuer insidiose, lnecrtae possiamo rispondere di noi stessi.
Pul'Cd) capi! igilia illa perire luis. l’ittaco ha un dito sulla bocca .- la mas
sima di questo filosofo era, che per non
" La terza ragione la prenderò dalle tradirsi, era il‘ napo imparare a tacrre_.
tre statue che ‘ci rimangono del Dio in Vicn pure tap resentalo con un rtmlfl dl
tal modo figurato. Una di queste statue , nepitella, la Ctll scrnente è piccola e mm‘;
SAZ. (282.6) SCA.
col motto: Nulla di troppo,- imperocchè degli Dei.Sazichete era tiputato l'inven
questa semenle, presa moderatamente, con tore della geometria, e credevasi che fosse
aerva la salute; mentre che, presa in esu flesso che avesse insegnato agli Egizi il
bcranza, avvelena. metodo delle osservazioni astronomiche.
Talete ha un singolare attributo : e que " SCAEBLLA , Scam.ra o SCABII.LUI.
sto un uomo di Sardegna , montato sopra Era una specie di mantice in forma dipe.
un mulo. Con questo geroglilico, quantun dali da organo, che aetviva a determinare
que prescutemcnte troppo Oscuro,si la pre come a battere la misura con un suono
teso indicare l'abbondanza delle cose cat fisso e dominante. Se ne faceva uso pres
tive, perché gli abitanti della Sardegna te so i Romani tanto nei aacrilicj, quanto per
neansi in conto di uomini perversi , e i animare i danzatori, e particolarmente i
ruoli, che vi ai vedevano in gran nume pat.tomimi. Se ne trova la figura sopra al
[0, erano di un‘ indole cattivissima. cuni antichi bassi-rilievi , e ve n‘ ha un
“' SAXAIO, e iteto o soprannome che si modello in un basso rilievo di marmo del
è dato ad Erco e. Questa parola, che deri la sala degli antichi, che fa parte degli
va da saz‘um, significa pretroso. Leggesi in edifici del vecchio Louvrc.
una iscrizione antica, latta sotto Severo , Scattta ( La Prudenzio ne fa una
l'anno del consolato di L. Turpilio De ca.
stra, e di M. Mecio Rujb, che corrispon Scaca o Scttaca , Dea dei Babilonesi ,
de all'anno 226: HBRCULISAXAIO sacanra, l’ Opi dei Romani.
ecc. - I’. il Viaggio di Sport , t. 3 , SCACCHI. -- V. PALAMIDI.
Scana o Susa (Miz. Scnnd. ), apnea
tizi gabinetto rifantiehit‘a di Parigi si
di Niord e madre di Fra , Dea della car
conserva un altare di marmo, ornato di eia, che invocavasi nei isaatri cagionati
un’ iscrizione che allude a questo Ercole dai venti e dalle tempeste.
soprannominato Sorano. Montjiaucon e ’ SCAFA, scialuppa , sorta di piccolo
Martino, che l'hanno spiegato, hanno di naviglio attaccato con una gomona ai grossi
menu'cato di rappresentare il piccolo lato vascelli. Gli antichi se ne servivano a mol
del quadrato che sta dirimpetto a quello ti usi. Questi bastimenti stavano in testa
che offre una specie di clava, e sul quale all'arma“; e il generale sovra di casi si
ai vede un vaso di libazione , egualmente trasportava in quei luoghi delle file delle
in rilievo. La scultura di queatoiuonumen navi , dove la sua presenza eta necessaria.
lo è di un lavoro assai grossolano. 1 ca Andavano pure alla scoperta, ed approda
ratteri dell'iscrizione sono bellissimi: vano dove ivaacelli di maggior portata
non potarano abbordare. Portavano gli or
L. O. M. Er. Han dìni nei giorni di battaglia, in una parola
erano di un uso grandissimo per la sicu
CULI. Saxa. rezza e per la comodità dei grandi vascelli.
' Son-‘leone. Gli Ateniesi chiamavano
SACIWM. Scqfeforl' tutti gli stranieri maschi che
risiedevano in Atene , perché. erano obbli
P. TALI’tDIUI. gnti , alla festa delle Panatenee, a portar
solennemente i piccoli battelli chiamati
Cr.aatsas.7. Son/‘e.
Scansu , non dei primi musici che
Leo. Vl'.l. Ano. c8ntarono l'inno in cui era celebrata la
vittoria d‘ Apollo contro il serpente Pitone.
Cina. Mm. Leo. Eros. ' Scartsuo , supplizio in uso presso li
antichi Persiani; quello stesso che Ra! in
Y. 5. L. L. M. nella sua storia antica, chiama supplizio
dei truogoli. La parola scaflsmo, deriva
Un tal soprannome fu dato ad Ercole, sia da glgg@fl’ o www" , uno st‘hifh, piccolo
per averespianato delle montagne ed aper battello concavo, e per similitudine un
te fra case delle strade, sia perchè gli ai truogolo , o da vimini’... io scavo.
dedicasacro dei monticelli di pietre. sulle Questo supplizio consisteva a porre il
grandi strade, sia finalmente perché Giove delinquente al rovescio in un trungolo,
aveva hm; cadere sui Liguri, nemici di abbastanza grande per capirne il corpo , e
lui, una pioggia di pietre. con cinque incavatura per le quali passar
" SAZICHBTB, è il nome che Diodoro potessero i piedi le mani e la testa : co
di Sicilia dà al secondo legislatore degli privasi poscia con un altro truogoln che
Egiziani, che esso fa anteriore a Scaostri. aveva le stesse incavature, e che si inchio
Quell’ autore dice che era un uomo di ge davn , o fortemente si accomandava al
nio, che si applicò a perfezionare il culto truogolo sottoposto. In questa incomoda
SCA. (2827) SUA.
yoaitura , pressntavasi il nutrimento neces e i Bardi presso i Britsnni. La oesia era
sano al paziente cui era obbligato di pren il solo genere di letteratura c0 tirato fra
dere suo malgrado. Per bevanda non gli essi , e il solo mezzo di tratnncttere alla
si dava che del miele stemperato nell'ac posterit'a gli alti fatti dei re, le vittoria
qua; e di questa pozione gli si nngeva dei popoli, e la mitologia degli Dei. Gli
poscia la luccia; ciò che attraeva sopra di Scaldi erano in sommo onore , e sovenli
lui una quantità innumerevole di mosche , volte sortivano i loro natali dalle famiglie
tanto più che era sempre esposto agli ar più illustri e molti principi si facevano una
denti raggi del sole. I vermi generati dai gloria di questo titolo. I re avevano sem
au0i escrementi gli rodevano le viscere. pre alcuni scaldi alla loro corte , dove e
Questo supplizio durava ordinariamente rane festeggiati ed onorati. Nei banchetti
quindici o venti giorni, durante i quali il prendevano posto fra i grandi Ollltîinll del
paziente soffriva indicibili tormenti. la corona , o soventi tolte venivano inca
Quelli che attribuiscono l’origine di que. ricati delle commissioni le più importanti.
alo supplizio n Part'satide, madre diArlu. Allorché i re si mettevano in cammino
serse Memnone e del giovine Ciro , a’ in per qualche spedizione, si facevano accom
gannano , poiché Artaserse Longomrrno, pagnare degli Scaldi, i quali, testimoni
secondo Plutarco, poni con questo genere oculari delle loro gesta , le cantavano sul
di morte l’ eunuc0 Illt'trta'ale, per delitto Campo della battaglia , ed eccitavano i
di tradimento. guerrieri alla pugni. Questi poeti non co
‘ SCALAIUA, nei teatri erano certi sentie noscevano l’ adulazione , e non lodavano i
Il praticati dirimpetto alle porte chiamate principi che sulle loro imprese certe e ri
‘vomilorr'n, e che dividevano gli scaglioni conosciute. Un re di Norvegia, in un gior
dell' anfiteatro, per indicare i dill'erenli no di battaglia , si pose molti Scaldi in
piani, e distinguere i varii posti. torno alle pro ria persona , dicendo loro
’ schlfl'llvlvllbl'l'qlapg‘g.S. Clemente con fierezza: fini non raucontcrele ciò che
d’ Alessandria pone questo utensile fra avrete intero, ma ciò che avrr‘lr? veduto
gli strumenti del lusso, perché a suo tem Le poesie degli scaldi erano i soli monu
po, come anche oggi giorno, adoperavasi per menti isterici delle nazioni del Nord, è
impedire che le vivande che si servono sulla in esse ai 1‘: attinto quanto ci rimane del
tavola si rafl"reddassero; ciò che ci fa com la storia antica di quei popoli.
Prendere il seguente passaggio di Seneca ' Scat.l Atutot.umt. Esse erano nel lo
(Episb 85) : Circa caenatr'nnes cjus,lurnul ro, e Svetonio ne parla nella vita di
m; coqur-rum est , ipso: cum obsortit's Augusto ( o. 27, "Ll’"- 2): Habilnvt't.
focns lmnsj2rentium. Hoc enr'rnjam lu primo ju.tta romanumfnfum, sup'a scu
.1urill Commenla es! , ne qui: inlepexcat lar annularins. lgnorasi totalmente ciò
ciba: I ne quid palato [cm calloso pa che si intendesse per questa parola , come
rum ferueat; coenam su ma prosc‘quilrsr. pure per quella di scalda Cflcr'. E le una
Del resto, Seneca non vuol dire che lo e le altre apparentemente erano scaglioni,
scaldavivande fosse una nuova invenzione la cui situazione non è conOeciuta. Scalae
del suo tempo; esso non parla che dell'uso Gz‘mom‘uc chiamavansi le forche ove ap
che se ne faceva, il quale [difatti era uno pendevansii corpi dei colpevoli condanna
v0, ma naturale e accuratissimo. ti a morte, daddove si strusciuavano poscia
Nelle antichità romane di ('ay‘lus trove nel Tevere , dopo essere stati esposti alcun
rassi rappresentato uno degli scaldavivan tempo in pubblico. - I". GENONIB.
de di bronzo dei Romani‘, con tre oche i. Straluttosro, primo e vero nome ,se
che gli servono d’ appoggio. Esso ha sette condo 0mero , di Asiianstte, figlio dilît
pollici dsll' estremità di una delle tra te tor: e di Andromaca. '
ate di uccello fino all' orlo opposto della 2. - Uno dei guerrieri che difesero'l‘ro
sua circonferenza. Questa specie di vassoio ja contro i Greci. Era tiglio di Strofin , o
ha quindici linee di concavit'a, e i piedi lo peri [per 'mano di Menelao , fratello di
rendono più. alto di due pollici. Le tre Agamennone. Horn. Iliad. l. 5 ,
oche, che tali rassembrsuo, formano itre v
appoggi che terminano a piedi di bue , e "’ I. Scastattntto, fiume di Frigia, in
le loro ali , spiegate con molta grazia, so vicinanza di Trojn, che chiamavasi anche
no di un ornato di assai buon gusto. Le Xartto. Omero però dice che il nome di
testo che si distendono sul loro petto , e Scamandro gli era dato dagli uomini e
che formano una specie di rnnnichi , ec quello di Xanto degli Dei; nè si tra com
eedono di un mezzo pollice la circonferen prendere per qual ragione una di queste
la del vassoio. due parole fnssa più nobile dell' alira.Er.
Scat.ot ( Mir. (,‘ch~ ) , poeti e ministri cole , essendo nella Troads, lpoco man
della religione , i quali erano presso iCel ci) che non morisse di sete : in tale
ti ciò che i Druidi erano presso i Galli, stato si volse a prega!‘ Giove , c si mise
SCA. (2828 SC A‘.
poscia a scavar la terra ,- dal buco che le tre di lui tutti i flutti, e lo circuiace da
ce , agorgò un fiume che fu chiamato Sca qualunque parte porti i suoi passai. Le un
maudro, del gl'flcoieatatypa a'vd’f0'gr 5m de, per aecondare il furore del Dio, l'in
vamento di uomo. Le sue acque avevano onlzano a guisa di monti , e portano l’ e
una proprietà particolare, ed era di far di roe sino alle nubi. Giunone crede di ve
ventar rosse le pecore che ne bevevano‘, e derlo gi‘a inghiottito,
biondi i capelli dei Troiani che vi si ha
gnavano, ed ecco l'origine del nome Xen ed a Vulcano
zliu.v , dalla parola greca WH9,;, che ai Sorgi , dine , mio fighe, a te si spetta
Pugnar col Xanto : non tardar, risveglia
gnifica rosso. Le tre Dee , prima di pro.
acntarai a Paride per esser giudicate, an Le tremende tue fiamme. lo di Ponente
darono a bagnarsi in questo fiume , che E di Noto a destar della marina
diede il colore biondo ai loro ca elli. Plu V0 le gravi procelle, onde l'incendio
tarco dice che Xunto era il primo nome Per lor cresciuto i corpi involi e I’ arme
di questo fiume , e che fu chiamato Scie
Dei Troiani e le bruci. E tu del Xauto
Lungo il mango le piante inccnerisci,
mamlw dopo che vi si gettò dentro Sca Fa che avvampi egli stesso. e non lasciarti
mandro , figlio di (‘arido , il quale Nè per minaccie, nè per dolci pre bi
aveva perduto il senno , per aver al
Svolger dall’ opra, nè allentar a onta
aìstito troppo alaiduameute ai misteri S'io non ten purga con un grido il segno.
della madre degli Dei. ll Dio di questo
fiume aveva un tempio e-dei aacrificatori. Frana allora gl' incendi e ti ritira.
Omero lo dice figlio di Giove, e fa men Ciò detto appena, un vasto fuoco accese
zione del sa gio Dalopio , come di un sa Vulcano, e lo scagliò. Si sparse quello
crificatore di questa Divinità. Prima el campo, e i tanti di che pieno
Achille ( Illiad. in ), inlegneudo i Il Peli e l'avea, morti com asse.
Trojani che credevano essere sfuggiti al Si dilegu‘ar le limpid' acque, e tutto
ano furore, gittandosi nello Scamamlro ,
Seccoaai il pian, qual suo in un istante
vi si getta dietro di essi e ne fa D'autunnale aquilon sciugarsi al sollio
L’ orto irrigato di recente , e in con:
grande strage,‘ insulta anzi quel fiume, di
cendo : Ne gode il suo cultor. Seccato il campo
E combusti i cadaveri , si volse
Né gioveranvi i vortici di questo Contro il fiume la vampa.Ar-dean atrideudo
Argeutco fiume , a cui di molti tori l calci e gli olmi e i tamarigr, ardea
Fate sovente sacrificio , e vivi Il loto e I’ alga ed il cipero in molta
Gettar colate i corridor nell' onda. Copia cresciuti su la verde ripa:
Del caldo spirto di Vulcano afllitti,
Queste parole mettono in ira il Xnllld E qua e là per le belle onde dispersi
che pensa ai mezzi di arrestare il furore Gnizzano i pesci. ll cupo fiume iatesso
di Lo esorta dlppl‘ittll a riti S'inl‘oca, e in voce dolorosa esclama;
ram : Vulcano, al tuo poter nullo resiste
De'Numi:lio cedo_alle tue fiamme. Ali cessa
.... .:....Scamandro, Dalla contea»: immantineute Achille
Figlio di Giove , gli rispose Achille , Scacci pur tutti di cittade i Teucri ;
Sia che vuoi,- ma non io degli spergiuri Di soccorsi e di risse a me che cale?
Teneri l’ eccidio cesserò , se pria Coai riur‘so dalle fiamme ci parla.
Dentr’llio non li chiudo , e corpo acnrpo come ferve a gran fuoco ampio lebete
Non mi cimento con Ettor. Qui deve In cui di verro saginato il ping-xc
Reatar privo di vita ad esso od io. Lembo si frolla; alla sonora vampa
Crescon luna di sotto i crepitanti
Il fiume , irritato di tanta iuaolenza. sol Virgulti, e l'onda d’ ogni parte esulta;
leva tosto I suoi flutti, disperde , con ter Si la bella del Xanto acqua infuocata
riliilr muggiti, i morti di cui il mo letto Bolle, nè punte in lluir consunta
è. ripieno, e spinge le sue onde con tanta Ed impedita dal a forza inl'esta
forza che Achille non può tenersi in piedi Dell' ignil'ero Dio. Quindi a Giunone
ed è obbligato ad appoggiarsi a un grande Quell’ offeso pregò con questi accenti.
olmo che si trova vicino. La pesantezza del Perché prece il tuo figlio, angusta Giuria
suo cor o, e lo sforzo delle onde aterplt Su l'altre a tormentar la mia cnrrente?
no ‘l’ al ero , il quale copre il fiume cc’ Rea li con forse più che gli altri tutti
suoi rami, e presenta una specie di ponte. l’rolettori de’ Troj? Pur se il comandi
Achille Se ne serve per sortire da quei vor Mi rimarrò, ma ai rimanga ancli' esso
tici, e spavettllto dal pericolo che ha Qnestu nemico, e non sarà, lo giuro,
corso , corre con tutta la rapidità verso la Mai de’ Teneri per me conteso Il lato,
pianura. Il fiume lo insegue , scatena con No, a’ auco tutta per la man d0vessl:
SCA. (2829) SCA.
De'l'orti Archivi andar Troia in faville. acqua, tr aver reso poscia un altro corso,
La Dea l’ intese, ed a Vulcan rivolta od essersi per uto in condotti sotterranei.
Fermati, disse, glorioso tiglio: Lo Scamandro anticamente aveva due
Dar cotanto martir non si conviene sorgenti l'una calda e l’ altra fredda: se
Per cagion de'mortsli a un immortale. condo la testimonianza di Slrabone, la col‘
Spensc Vulcano della madre al cenno da era sparita.
Quell' incendio divino, e nei bei rivi Questo stesso autore , Pompuru'n Mela
Retrogrsda tornò l’ onda lucente. e Plinio confermano ciò che aveva detto
Omero , che lo Scamandro si unisce al
Le donzelle Trojaue, quand' erano fidan Simoenta , prima dl gettarsi nel mare. -
1.ate, andavano torto a bagnarsi nello sera. Ilind. I. 5. - 6'Irar6. l. r3.- Plin. I. 5,
mambo, e gli oll'rrvauu la loro verginità c. 30.- Pomp. Mela, l. I , c, r8.
dicendo le seguenti parole : Ricevi, osca " il. - Figlio di Cori/m e di Demo
mandro, la mia verginità. Un certo‘ Ci‘ rlice, ni te di fit'asione o Giasr'o, ori
mane, ateniese, passando per Tro]a, si in ginario i Creta. Molto giovane sorti dalla
vaglri di una giovine troprna, per nome sua patria alla testa di una colonia di Cre
(lallr'me, la quale era già: fidanzata. Nel tesi, e si stabilì nella l."rigia , al piede di
giorno in cui essa doveva bagnarsi nel liu un monte che chiamò Ida , dallo stesso no
me, Cima/te andò a nascondersi nelle mac rue di una montagna del suo paese. Fu
chie che erano sulla riva, e si circundò la desso che introdusse in questa parte dell'
testa di giunchi e di canne. Allorché Cal AsiaMinore il culto dells‘madre degli dei 0
lr'roe ebbe pronunciata la sua offerta, Ci‘ di Cibele, e le danze dei Corihanti. Di
mone rispose : Ed io l'uccello di tutto venne pazzo sei‘ troppo zelo ed assiduità
cuore. Entri.) nell'acqua, condusse la don pei misteri i questa Dea, e nella tua
nella sulle sponde e I’ inganni). E5Chtnc, pazzia, gettarsi nel fiume Xanto, che prese
che racconta questa avventura, ne parla poscia il nome di Scamandro. Tenero , suo
come di una cosa avvenuta quasi sotto i genero, ed altri dicono suo figlio, gli
suoi OCCl’tI.“ Noi eravamo, dic' egli, sovra successe nel governo della colonia , la quale
un'eminenza , coi parenti degli sposi e in poco tempo divenne considerabilirrsirmr.
molte altre persone, dadtlove vedevamo il _ Ape/lori, l. 3 , c. 22. - Diod. Sic. l.
luogo in cui si bagrrsvano le donzelle, per 5. - ót'rvrus in I. 3, Eneid. u. 108 e 167.
quanto lo permetteva la convenienza.” Scsarrssrrt (Mir. Tart. ), sacerdoti,
Aggiunge che questo Cintano ara suo com giullarr, fattucchieri dei Tartari Tonguli,
pagno di viaggio, che gli rimprovero la Jakuti , Oflirrchi ed altri popoli della Si
sua perfidia; ma che il seduttore se ne beria , i quali hanno un‘ alta idea dei
scusb, dicendo che molti altri ersnsi servi loro talenti e del loro potere. Sono così
ti di un umile artilicio. lisa/rima ci appreu« chiamati dal nome del loro capo che si
de eziandin che la fanciulla era talmente tlnama Scammano. L’ uflicio principale di
persussa di aver sacrificata la sua vergini questi sacerdoti è la magia , e il loro capo
tà al dio del fiume, che avendo veduto supera tutti gli altri io questa partita, co
Cimone, quattro giorni dopo in mezzo ad me se ne può giudicare dall' esempio se.
una folla di gente, lo salutò con molto guente , tal quale si legge nelle note sull‘
rispetto, dicendo alla sua nutrice: Ecco Îstoria dei Tartan. a La Scammano si ad
Scalnandru, a cui ho consacrato la mia dossa un vestito composto il’ ogni sorta di
verginità. La nutrice mise un forte grido, vecchie ferramenta ed anche di figure di
e la cosa fa palese. uccelli, di bestie e di pesci di ferro, le
Del I‘Cal0 questo fiume forse non meri quali sono unite le une colle altre con delle
lava la rrputaziono che i poeti gli hanno maglie dello stesso metallo. Copresi le gam
l'armata ,ma non era poi tanto disprege be di un calzamento simile, e le mani di
vole, quanto i nostri moderni viaggiatori zampe d‘ orso della stessa specie. SI pone
lo pretendono. Bclone dice di non avervi sulla testa delle corna di ferro. In tal modo
veduto che un piccolo rigagnolo il quale era acconciato , prende da una mano un tam
asciutto nella state , e nell'inverno t‘lttvs baro e dall' altra una bacchetta guernita di
appena acqua bastante, perché un'oea lo }elle di sorcio; salta e fa capriole , osser
potesse passare a nuoto. Glr e certo però vando nel medesimo tempo, ne‘ suoi salti,
che poco mancò vr si aunegasae Giulia, li di incrocicchiare le gambe or davanti , or
glia di Augusto, e che Agri/1,111, suo ma di dietro, e di lccnmpagnare i colpi che
rito, la tanto sdegnato contro i Troiani, da sul suo tamburo , con urli orribili. In
perché. non gli avevano mandato delle gui tutti questi movimenti ha sempre gli occhi
de, che li coudannò ad un'ammenda di fissi sull’ apertura che havvi sul tetto della
mille drenante. Ma può darsi che tanto gli sua capanna ; ed allorché scorge un uccello
antichi che i moderni avessero ragione. Lo nero che , pretendni , venga ad appolla
Sauna/“(IO poteva altre Volte aver molta ]arsi sul tetto , a sparire tostaruente , cade
SCÀ. (2830) SCA.
in terra come in estasi, e rimane in tal si Urlelio suppone che Scaptesrie potcue
tuazione un htmn quarto d‘ Ol’0,sruza dar se. elaere lo stesso che Scaptt‘nsttla, dove,”
gnn nè. di ragione, m‘e di sentimento. [litor condo Festa, crani una miniera d'argc"
nato in se ‘temo , si alza , e risponde sul to ; esso pone pertanto Scaplgn.tula nella
soggetto pel quale è stato consultato. o Macedonia. il qual regno era vicino alla
Sauna ( Mii. Ind.), uno dei nomi di Tracia. La parola Scapltnsula, secondo
Clrtictyl Festa , vien dal greco ,xar’uv’ che
' S..Ìtunact.to, cotapiraler.l piloti anti vuol dire, scavare’, _fiugare nella terra.
chi si servivano di ecandagli di piombo , Lucrezio (L6 ), parlando delle pericolose
tali quali sono in uso presentemente, come CSîlflll0lll a cui sono esposti coloro che
ce ne fan lede i seguenti versi di Lucilio: lavorano nelle miniere d'oro e d‘ argento,
cita la miniera di Scaptensula.
AI: eatapirateris eodem de/‘erct uncum
Piombi pauzt'llum randus, luuqur: me Quale erpùel Scaplensula subtrr odores.
la:ram.
" SCARABBO. Questo inlett0 è molto
r. Scanno (Ieortol. ). Un Vfgliardo celebre nella religione degli Egizilni, i
vestito galantemente che tiene con una nali gli tribntarono un culto divino.
mano una hmriglin_g coll'altra il ritratto di òuelcbe ignorante nelle cose religiose ,
una belle donne. E vicino ad una tavola , dice Por/irin , in Eusebio , avrà orrore
coperta di un tappeto verde , su cui sono per lo scarabeo, ma gli Egiziani lo onora
dei dadi e delle carte da giuooo. no come una vive immagine del sole ;
’ 2. - ( Pietra di ) , lapiv scandali , ìmpereincchè’tutti questi insetti sono ma.
o ut'tupert't, era una pietra innalzata nel echi e gettano nelle paludi la eemenza che
gran portone del Campidoglio dell’ antica terve alla loro riproduzione. Questa semcnza
Roma, sulla quale era incisa le figura di è di ‘forma sferica, In scarabeo la copre
un liane, e dove andavano a sedersi quel coi piedi,posteriori, imitando in ciò il mo
li che facevano fallimento, ed abbandona virueuto del sole. » Non si vede per quel
vano i loro beni ai creditori. Erano quo-li cagione lo scarabeo imiti il movimento
obbligati di gridare ai loro creditori: Ce del sole; ma non v’ ha nulla di più vero
do bona, abbandona i miei beni, e di batr del culto che gli Egiziani rendevano allo
tere in seguito sulla pietra colle natiche. scarabeo. Anche presentnnente trovasi in
Allora non ora più permesso di inquietu Egitto un gran numero di ligure che indi
li pei loro debiti. Questa pietra chiama nano chiaramente questo rulto. Alcune rap
vast pietra di scandalo, perchè quelli che presentano uno scarabeo colla testa del solo
vi si setlevano per cagione di fallimento , raggiante. Nella tavola lsnca se ne vede
er.mo dill'amali, dichiarati inabili a testa uno colla tette d’Iu'de; sovra un altro
re, e a portare testimonianza in giudizio. monumento , due donne , o forse due sa
_Raccontatti che Giulio Cesare immagi cerd0teew, non poste davanti ad uno sca
"8550 questa l'arma di cessione, dopo aver rabeo, colle man: innalzato come per edo
abolito l'articolo della legge delle dodici rarlo. l Basiluliani che incidevano eui lo
tavole che autorizzava i creditori ad ucci ro sthraxtts , o pietre magiche tutte le di‘
derc o fare aclliavi I loro debitori, o alme vinrtivdegli Egizi , non dimenticat'ono lo
no a punirli con cautight corporali; ma .rcarubeo.
questa opinione non è appoggiata ad alcu Pietro Valeriano ha raccolto molte os
ne solida prove. servazione sullo scarabeo , nel suo Trat
' sCAIDlH-A, specie di asticelli, con cui lato dei gerogli ai. Eccone l’ estratto;
erano coperto le cute in _illCrtnt paen. Pli esso dice che Apt'onc , soprannominato
-"i0, Ippoggiatn a Cornelio l\_tepote, osser Cy'mbalmn mundi, aveva fatto una grande
va che sino ali’ arrivo di Pirro in Italia, opera per giustificare gli Egiziani cuoi
le case dei Romani non furono coperte compatriotti , sul culto che rendevano allo
che tll assicelli o di tavole : scandalo con scarabeo , come. alle vera immagine della
tect.tmfuisse Ramon ad Prrrhi usque divinità.
bella/n armi: /y;o, Camelia: Nei/m: auulor t.° Gli Egiziani dii-etano che lo sca
est. ( tG, IO ). Scwululnrii chiaruavensn i rabco rappreaente il mondo, perché roto-_
manilattot'i di questi astticelli. la i suoi escrementi , li fa rotondi a gai
' Scatn‘taîrutz, vale a dire, la foresta ta a: di globo, e vi deponei cuoi pnrtt ’
gliata, piccola città di Trncia, dirirupettu ecc. 2.° E l'emblema della generezione '
all' isola di Tam, secondo Stel'ima il geo perchè sotterra i suoi globetli , nei quel
grafo e Plularco ( in Giunone), il quale ha inserito le ove che rimangono sotto
dice che fu in essa che Tucidide scrisse terra pei corso divent' otto giorni durante
In stvrin della guerra degli Ateniesi CUflll’0 i quali la luna ercorre i dodici legni del
gli aiutanti del Peloponneao. lo zodiaco: nel veuteaimo nono giorno
SCA. (2831) SCA.
di aotterra il globetto, in a lavare e pulire ed i vermi. Questo insetto e come coperto
i suoi parti, quindi li porta lul dorso , di una luminn d’ oro, e quando il Iole mi.
ecc. Tutte queste particolarità sono i lim da direttamente aulle guaine delle sue ali,
boli doll' origine e della nascita del re sembra raggiare alcun poco, ciò che il
della terra , vale a due dell'uomo. 3.0 traduttore latino d'Oro ha tratlatat0 colle
Non è da stupirsi le gli Egiu‘ani, che parole da radii.t iruignita, presso a poco
volevano dinotare il valore , il coraggio, come lo porta il tetto.
l'età virile, e la luna dell’ uomo, diplttgeg. « Gli altri scnrabet' aacri dell'Egitto
aero uno scarabeo, per raramemotare per erano il liocorno, il quale non ha che un
petuarnente ai loro soldati l'idea delle virtù corno, e il cervo o loro volante che ne ha
militari; e se ubbligarono tutti ignar due clic stringono come due‘ lannglie. Tut
rteri a portare un anello, sul quale era te Ile superstizioni relative a quelle tre
inciso uno scarabeo , vale a dire , un drlferenti sorta di insetti tl>vono eaaer ri
animale continuamente coperto di co guardato come antichissime, e può darsi
tazza, che lavora e fa la ronda tutta la che foaaero sparse fra gli allll abitanti del
notte. 5. La specie di scara‘et' che noi I' Afl‘rica, anche prima che fosse popolato
chiamiamo cervi volanti, era pruaogli l‘lgi. l‘ Egitto. Se ne hanno delle traccie non
ziani l' emblema della luna , perché ,por a0l0 nel sacro Grillone dell' isola di Ma
ta due come che assomigliano alla luna degaacar; ma lino fra gli Ottentotti, iqua.
crescente. Plinio dice che i palomlmri in li, come ai osserva nella atoria generale
cidevano sui loro talitmaoi la ligure di dei viaggi , riguardano con venerazione le
queala specie di .rr:arnbta , per preservarsi petsone sulle quali lo scarabeo lascia delle
dal granchio. G-Lo scarabeo chiamato man 0 tacche d'oro, o il toro volante del Capo
cerua , vale a dire , che non ha che un vieueatipoearai; perchè ai loro occhi egli è
corno, era l’ emblema di r'llercurio. Pie questo un pronostico felicissimo.
rio Vulerinno aggiunge in questo articolo, « Nei monumenti, riportati da 1Vlont
che altre volte nella Cappadocia , per far flrucort e da Cuyltu, veggonsi deile donne
perire i bruchi, gli acaral‘flggi e le canterel egiziane che sembrano dar da mangiare a
le che divoravann le messi , gli abitanti degli acarobei aovra tavole od altari : or
ohbligavano le donne che trovavausîm‘i lo dunque, in m’ immagino the questi un
ro mestrui a correre nei campi ti piedi nurnenti ci rappresentino la vera maniera
nudi , coi capelli apal'ltl , aeuza cintura, ri di lor gli augurii da questa sorte di inset
\olscncloai dal lato dt:ll' occidente e ripe ti che al osservavano presso a poco , conte
tendo ad alta voce un verso greco, il cui si oeservavluo i Romani i polli, allorchè
gnificato è il seguente: Fuggile 0 came incevauo ciò che Cicerone chi=tma nel
relle, un lupo selvaggio vi perseguita. 7. aecottdo libro della divinazione il tripudio!»
Gli Egiziani, per indicare un uomo morto e il trrripuviunt.
dalla febbre, rappresentavano uno scarabeo « Fra le pietre egiziane, tutti gli scara
che aveva gli occhi trapasaati da un ago. bei, dico Winclrelmann ( Storia dell'Arte
8. Finalmente le Volevano dipingere un l. a, o. l ), vale a dire, tutto le pltfll‘i" la
uomo ammollito nella voluttà, lo indicava cui pi". ConVcsaa ruppl'elthll “DO Scflrflbl‘o
no con uno scarabeo circondato di rose, inciso in rilievo, e il cui lato piano nll‘re
nella‘ credenza che l’ odore delle rose una divinità e iziana lavorate in incavo ,
onervasue addormentano e faticose monte IOIIO dei tempi posteriori ai Tolomei. Gli
lo amrndeo. scrittori che credono quelle pietre antichi:
« Egli è certo, dice Puw (mm. a) , aime (Nnlter, Pietre incise 3) non
che alcuni animali aacri non avevano pre-so hanno altri segni che Cmlitttiacanù Li remo
gli Egiziani, che delle proprietà enigmati t:t loro antichità, lu0rchè la mediocrità del
clie e augurali, senza che ae ne possa sco lavoro,- e non conoscono punto i caratteri
prire delle altre. da qmlunqne lato ai Conche indicano il sistema di lavorare degli
aiderino, come lo scura/tao, che si era deEgiziani. I
dicnto al sole. Tuttavolla non bisogna wre Oltre a ciò tutte le pietre incise onli.
dert! che tratiai realmente di un insetto narie, rappresentanti ligure 0 testo di Se
tanto schifoso, quanto quello di cui parla rupi e di Anubi, sono del tempo del Ru.
Plinio. Dopo aver riflettuto alla dflilîl'lli’b' mani. In queste opere , Serapi non ha
ne che ne dà Oro Appnlline, che lo rap nulla di egizio; esso il il Plutone dei Gli.
presenta come raggiante di quello splendo Pi. Perciò pretendeai che il culto di queatn
re che hanno gli occhi dei gatti nelle ‘divinità derivante dnlla Tracia, e nfln f0aae
tenebre, io mi sono ai“ urlo che gli Egiziae introdotto nell' Egitto che sotto i primi
ni avevano preso pel simbolo del aole Tolomei ( Macro!» Sntur. I. i , o. 7 ,p.
il grande scarabeo dorato, che alcuni chia 179. - Colf/É "uri. Dern. Eunnz. Prop'
mano canterelln, e che si vede comunq 4. e. 7. p mo Il gabinetto di Stock rac
fleutn net giar'îni, ove divora le formiche chiude quindiet pietre incise con l’ muna-'
Diz. Mii.
SCA (2832) SCA.
gine di Anubs' , e tutte sono dei tempi ogni genere di disgrazie. Sembra che gli
posteriori.l.e pietre chiamate ubl'etxa‘, ge Etruschi , eddottando la forma b.za.arra
neralmente sono riconosciute per carat degli Scarabei d’ Egitto, ammettessero
ieri mistici dei gnostici , dei bllilidiaui , eziandio le idee superstiziuse che gli Egi
eretici dei primi secoli del cristianeaimo , ziani vi avevano attribntte. Di fatti questi
e il lavoro è tale che non merita conside scarabet' sono forati , ciò che suppone che
razione alcuna. si sospendessero al collo , o che ai appen
« Sembrami, dice Carla: ( Raccol dessero alle. dillitt'enti parti del corpo.
là di Anticlutà 2, Pdg- 38 ), che gli Gli .rcarabet etruschi che sono in gran
Egiziani abbiano adoperato costantemente numero, non eccedono la grandezza natu
per loro talismani la forma degli scarn rale degli Insetti che rappresentano. Quel
bei; noi ne troviamo di tutte le materie , li degli Egiziani, per lo contrario , sono
fuorché di metsllo ; eppure l'arte di fon molte volte d’ una straordinaria grossezza,
dere non era ad essi ignota. Forse qualche e ve n‘ ha che hanno sino quattro pollici
particolare superstizione, che noi ignoria di lunghezza,Questo popolo servivasi delle
ma, proibiva loro di adoperare i metalli materie le più dure come la pietra di pa
a quest' uso. Gli scarabei di terra colta , rsgone e i‘ bssslto non vulcanico. La par
coperta di smalto di color verde e turchi te convessa, ordinariamente non è lavora
uo , erano preferiti da quei popoli, alme La con molta arte. e sulla base, ossia par
no io non ne ho veduto di nessun altro te pianaI si veggono dei caratteri che non
colore. Se ne facevano di tutte le pietre si è ancor potuto comprendere. La C0rrsin
fine e di tutti i marmi. in qualunque siasi la cl‘ ordinario era la materia che gli E.
arte i dill'etentt e necessari modi di lavo trnsclti sceglievauo pei loto acarabei. l.“r:s
rare , sono una prova de’ suoi progressi ; questi scarubei, se ne trovano di una sti
di modo che , esaminati con diligenza , ci le antichissimo, e che nullsmeno sono di
fanno conoscere le date dei monumenti, e un lai-oro sommarnente prezioso. Per la
la strada che ha C0ndotto l’ umano inge verit‘a vi sono delle scorreli0ni di disegno
gno ai diversi grndi di perfezione; impe nelle ligure, e della durezza nella forma
rocchè t'lllt’n i primi lavori e ia incisione, dei muscoli,- ma questi difetti costituisco
la vernice , il gtaI-l0 di fuoco e la stampa no la maniera degli Etruschi.
csigevium altre operazioni necessarie per a Il monumento che presenta questo nu
la produzione di queste opere. Dapprigci mero, dice (,n7'lus (Roca. d‘ Autt'cli. 5 ,
pio dovettero (HSCH! in mio i corpi cilin km. 7, num. 1 ), sembr:uni uno dei più
drici, quadrati e piramidali. Si passò po’ singolari fra tutti quelli che l‘ Egitto ci ha
scia agli scarubei, e da questi più non si forniti. Vi si vede una testa di donna che
diparti, non solo pel rispetto che inspi si debbo riguardare come un'lside, qusu
rave un animale che era l'emblema del lonqne posta sul corpo di uno scarabeo ,
sole ; ma ben anno per regioni d’ uso e che ti’ alttonde non ha nulla di straordina
di comodità. Il corpo della scarabeo ser rio. Questo scarabeo è formato di quelle
viva di manico , e le ltll base permetteva pietre nera e tenere, chiamata serpentina.
di porvi il sigillo con sicurezza egualmente " SCAM), prsce di un gusto squislto che
che con facilità.Gli Etrnsci hanno ammesso fu lungo tempo sconosciuto ai Romani, fi
quest'uso e l'hanno praticato. Ma i Greci no a che Otluw'o, comandante di una flot.
col processo del tempo hanno soppresso il ta, ne trasportò sui suoi vascelli una gran_
corpo dallo scarabeo e conservata la forma drssima quantità, che fece gittare nel ma
ovale , che la sua base presentava pel re, lungo le spiagge della Campania. Que
corpo dell' incisione; finalmente hanno mon sto pesce formò in seguito le delizie dei
lato questo pietre in anelli che servivano glsiottuni di Roma . iqnali soprattutto
loro di ornamenti, e offrivano agli occhi ne preferivsno le viscere, come osserva
le belle incisioni che i loro artisti avevano Marziale ( 13, S.‘ ):
eseguito , senza escludere l'utiltt‘s inerente
a questa sorta di opere. » Hic scarur, aeqrtnreis qui veni! obesua ab
La maggior parte delle pietre incise undia
etrusche portano la figura di questi insetti Visceribu: bonus est, coetera vile aapit.
incisa sul lato convesso. Lo scarabeo era
per gli Egiziani Il simbolo del sole, prin. Questo pesce Pl'€nlt‘t gli Egizi era 1‘ cm
cipio della generazione , non solo , ma lo blema dell'uomo ghtottune, perrllèinghiuk
emblema del coraggio . lmper0cchè crede te tutti i piccoli pesci che incontra, ed è
vano che questi insetti fossero tutti maschi il solo che rumina. - Hgf -- Apoll.
ed è percio che li tenevano in somma cou Scarsa , madre di Giasone, secondo al.
sitlerazione. Le pietre che avevano la for cuni aulOl'l.
ma di scarabeo servivano di talismani, ed ’ Scssol. Questa parola leggesi in una
erano adoperate come preservativi contro iserisione raccolta del Mttflllol'l ( 2046. (i).
SCIL (2833) SCE.
Non trovasi triste che un: altra volta nel Priamo, vi aveva la I“. tomba, ed è
codice Tendasmno ( (in. de excurat. ), ove perciò , secondo Servio, che le fu dato il
trovasi unita si nomi dei differenti artiiti nome di Scen, Altri pretendono che fosse
ed artigiani , barbartw~r, pictores : dal che così chiamata, perché l’ architetto che la
si può concludere che anche questa parole COltrttsse chinmavssi Soro. Ve ne’ sono al
indicasse un qualche artigiano. cuni che affermano che questo nome deri
Scesssn. (Michele Scot, nel suo Trattato va da scnevur, parola latine It'tttll dal
della fisionomia, cup. 56, distingue do greco, che significa infelice, sinistro, di
dici dill'erentì specie di augnrii, e dà il cattivo augurio ; imperocchè per questa por‘
nome di Scas‘sur a due di queste specie, Il i Troiani intr0dussero nella loro città il
1' una che si chiama lVnva e l’ filtra Ve‘ cavallo di legno. - Virg. Aenfl'zl. l. 2,
lux. ó'cassnr Nova si è allorché si vede v. 612. - Sil. Dal. 1. 13. v. 73. - Ett
dietro di sè un uomo od un uccello , e slutr'z. in I. 2. IlifM~ -- ó'r‘rvius. in I. o.
rima che ne sia vicino , si terme, mentre llind. - Srrvinr in I. a, Aenet'd. v. 234
o riguardi-mo. -Sm:~mr Velus si le allor e (in. - V. Tnont.
quando ai vede passare un uomo, oppure ’ Scinuo, cittlt‘lin0 di Lenin , città
ferrmrsi un uccrllo alla nostrl lit.tllll’ì; il della Beoziti , in vieinanfl di 'l‘espia , ave.
primo augurio è buono e il secondo catti vs due figlie . Mele‘zin o [Ylolpia e Tea
v0. filichele Scot non ha dimenticato che no od Ippo. Esse erano belle e nubrli ,
una con sole, cioè di indicarci dove ha allorcliè furono rapire da due o tre Spar
preso questo nome , e queste spiegazioni. tnni, alloggiati in M). un, a tempo di
Sonotmco , so rannorne dato scherzosa Cleornbrotn, re di Sparta. Queste donzelle,
mente da Aristofane ad Esculapio, come non potendo soprsvvivere e un tale affron
Dio della medicina. lo , si strangolarono da se stesse , e il pa
' I. Scsnao (M. Emilio ), conto. dre, non svendo potuto ottenere giuslizil
le Romano, celebre, tanto per la sul digli Spartani, ai uccise per le dispers
eloquenza che per le sue gesta. Spedito lume. - Pausa". l. 9 , c. 13. - Pintore.
contro Giugurl.t, fu lccttnto di essersi in Amulur. Narr. c. 3.
lasciato corrompere da questo principe. Sot Scemo, V. SCHIDIO.
tomise i Liguri. Mentre era censure, fece Scuexx, 0 Come. Cosi son chiamati in
costruire il ponte Milvio , e lastricsre una Oriente i capi delle comunità religiose e
strada che pr.se da esso il nome di Via secolari, e i dottori distinti. I maomettani
Emilia. Sentire era poverilsimo allorché danno questo nome ai loro predicstori.
pervenne agli impieghi. Nella sua vecchia Sceik è una parola srsba che vuol dir ve
za, compose la storia della sua vita, e molte gliardo. Un turbante verde li distingue da
altre opere che sono perdute. gli altri Musulmsni. lTurchi ne conoscono
’ 2. - Figlio del precedente, fece eo. sette razze , che tutte pretendono di essere
disc-se da Maometto. il capo ririede ulll
llruire , mentre era edile, un vasto teslro
sostenuto da trecentnsessitntii colonne di
Mecca. La sua dignità e. ereditaria; tutta
treni.’ otto piedi di altezza , e ornato di tre
volta è necessario .clte sia confermato dal
mila statue di rame. Questo edificio che Sultano.
conteneva 30,000 spettatori , terminò di SCBIKALISLAM (Mii. Mrmm.), il ve
bandire da Roma la leruplic1t‘a dei costumi îllul'dfl, o il capo della fede , titolo del
antichi, e sotto questo rapporto, fu più lilli].
nocevole ai Romani delle prosctizioni di Scsnrnutn, o Scnurnun, (M. Rabb.),
Mario e di Silla. - Cic. in Brut. - la nube che risiedeva sul propiziatorio, o
Val. Max. 4 , o. - Plin. 34, c. 7; 1. che ressa gli antichi lsraeliti, era il se]€no
gli , c. 2. il piu evidente della presenza divine. "Il
' 32 - Personaggio consolare, che proi intendiamo qui di parlare che delle favole
bi a suo figlio di portare le armi , per rabhiniche.l Rabbini insegnano che lnScei
unirla di non aver fatto il suo dovere nel kinali risiedette da principio nel labefnl€0l0
la guerra dei Cimhri. Il giovane Scnuro , innalzato da Mosè nel deserto,‘e che vi di
non potendo sopportare cotanta ianominia, scese nel giorno della conucrnzione, sotto la
si tutine colla propria spada. forma di lino nube. Di là passò nel santuario
' - ( Aurelin), console Romano , del tempio di Salomone nel giorno in cui
fatto prigioniero dai Galli che lo condan quel principe fece la dedicazione del tem
narono ad una morte crudele, per aver pio; vi susaistetts lino alla ruina del tem
consigliato al i010 re di non tentare il pio di Gerusalemme per opera dei Clldei
conquista dell’ Italia. _ e non vi fu mai più l'ibthbililit. l Giudei
r. SCIM , una delle figlie di Danno, mo pongono la Sceiltinsb o lo spirito parlantl
glio di Dail‘rone. - Apollod. e Cflrnunicantesi cogli nomini, r.nei prufn
" 2. -- Nome di una delle porte della ti ; 2.nell' UI'ÎM e nel Thumrm'n, che so
città di Troia. il re Luflrnodonle, pldre di no nel razionale del gnu saeerdote,3 nel
5Clì (2834) S(ÌEL
la donzella della voce ( V. Batkol ). La t'ruhoante wrno lempm‘e , diversi: ace/iii
Sceiltmsh non fu attribuita loro che dopo earmina canebanlur; ibi «blu: musica;
la rovina del tempio, ed ellm'cl'iè la pro al prudwlissimi sae‘culi dirla floruerunt.
fezia o l'oracolo dell’ urim furono lor tol Era propriamente ciò che noi chiamiamo
ti. La presenza dello spirito che risiedeva apparato da scena. Presso iRntuani vi era
nel tempio di Gerusalemme, ne allontana un tre eoru di scene .- la tragica che era
va i principi dell’ aria , e comunicava al magnificamente adorna di statue cdi colonne;
lauto luogo una santità particolare. Irabbt la comica in cui erano rappresentate dello
v Iii aggiungono che essa scende cui mentine esse di particolari; e la satirica, in cui vede
Ii e sugli umili, e logge tlall' uomo altre vanai degli alberi , delle caverne , delle
r0 e iracondo. Essa risiede in casa dell'uo montagne , ecc. Vill‘uvio aggiunge che
mo ospitale, e trovasi in mezzo di due o questi apparati di scena cengiavano, e che
tre persone riunite per istudiare la legge. chiamavansi scena versllis, allorché gli
Finalmente, secondo i Rahlnui, la Sceiki apparati venivano cambiati tutto ad un
Itìll ha cnngiato dieci volte la sua dimora, tratto , e scena duetili: , allorché il cars
ed essendo andata sul monte degli Ulivi , giamento non faceva che Icopiil'e il fonda
vi dimmi) tre anni, gridand0 agli israeli del teatro. Queste mutazioni eeeguivanai
ti : Ritornale da me ed io ritornerò pres per mezzo di tavole o di lapeu.erie che ai
IO dt ‘voi. Ma vedendo che non volevano “tiravano: ed è perciò che qualche v0ltss
convertirsi, ritirossi anche da questo lungo. negli autori antichi questi apparati di ace
SCBIIIS'I’UII, nome che i Persiani danno na chisrnavansi aulae , perché non torni
al decano del loro clero. stevano in pitture in tela , corna fra noi ,
Scel'ritlt, ( Mii. Tori. ), piccole imma ma in drappi da parati.
gini che i popoli. idolatri della Siberia , I Romani facevano delle lpeec prodigio
tengono nei loro )urti, e per le quali han se per l'ornamento della loro scena; e
no unta venerazione, quanta gli antichi ne gli autori latini ne descrivono le più minu
avevano per gli dei Penati. te particolarità, e son tali che lembrano
Scanno ( Mir. Arab.) , nome arabo incredibili. Da principio la scena non fu
del diavolo. - Bibl. Orien. composta che di una unione d'alberi e di
' Scet.r.nxrs Pon-rs, non delle porte verdura , d'onda prese il nome,- poscia
di Roma cosi chiamata per la atrage dei ai posero in opera delle tavole informi ,
trecento sei Fabj. alle quali finalmente succedettern le Up
’ SCBLLHA’I'A’S'I'IIADA. Cosi fu chiamata peuerie. Claudio Pulcro fu il primo che
quella sh‘ada dove Tullia fece usare il si nervi di tutte le ricchezze della pittura.
ano carro sul corpo del padre . apprima Vi si prodigarono in seguito le colonneo
chiamavasi Crprius viene le statue , e Caio Amianto soprsvanzando
SCBLLBIA'I'IIZA (loonoL) Secondo Ri tutti quelli che l’ avevano preceduto , fece
po, vien rappresentata, per un nano de inargentare tutta la scena ; Pelrejo la l'eco
formissimo, che tiene un’idra e la incita dorare, Calulo la copri d‘ avorio, e Nero
a lanci-rei contro la sua vittima. ne, per. divertire TiridnLe, free dorare tut
’ Scansano Castro. Esso è vicino alla to il teatro. Ma nulla eguagliò il letto di
porta Collina a Roma, e vi fu umana Scuuro, il quale, durante la sua edslrtà,
la viva la Vestale Minuzia, per aver via. lece costruire un teatro, nella scena del
IMO il voto di castità. quale mise trecento seuanta colonne, pn
Scen'n , in latino aelecti. ll consiglio di ate le une sopra le altre- in tre ordini,
Giove era composto dei dodici dei, chis il primo di marmo, il secondo di cristallo
tnsti Consentes, ma i Romani, immagi e il terzo di colonne dorate. Fra le Colon
nandosi che questo numero non bastante al ne eranvi tre mila atatue di rame.
governo del mondo , l’aumentarono di ot Presso i Greci la scena un_ poco diffe
lo consiglieri che chiamarono seletti.Quel rente da quella dei Romani divide
li che onorarono di questa scelta , checre vasi in tre parti, la prima delle quali
‘ dettero ratificata da Giove , erano Genio, chiamavasr propriamente la scena. La lac
Giano, Saturno, Bacco , Plutone, il Sole, Clalfl di questa estendevssi da un fianco
la Luna e la Dea Tellure. all'altro del teatro; ivi puneVansi gli ap
" SCBIA. La parola latina scena’ nella parati della scena; ed alle sue entremilà
sua origine indicava un l'rascatn di rami eranvi due piccole gallerie in giro , che
d'alberi che servivaa riparare dai raggi del terminavavm questa parte. Dall’ una ali’ al‘
l0le. In vgutto servi ad indicare quella tra di queste g4llerie tendenti una gl"!
parte di teatro, daddove sortivano gli attori, tela, l’uao della quale molto dillerenle
e che eatendevasi da un'estremità del tea dal nostro, era di abbassarsi allorché il
tro a"l' filtra .- Fuma lIIPIIII'Ì scena diuitur, apriva la scena, e di inualzarst fra gli at'
scrivo CaSSÙnÌ-N'u , ( Varior. 4. Si.) ab ti, od alla line della rappresentazione. LI
umbra luci densissima , ubr' a pu.slnribus, seconda parte della scena , era un grande
SClÈ (2835) SCE.
spazio libero. sul davanti della scena pro roll +nongua, drcretum , che trovaai al
pritsmente detta, che rappresentava_sempre la testa di uno di questi frammenti, eper
‘un luogo scoperto, come una pubblica piu ltliè la linea susàcguentc comincia, come
za, un luogo campestre; e quivi gli At tutti i decreti di questo genere, colle pri
\ori ventuno a recitare. Finalmente la ter I'Ole : H", 1_ cappio‘, quando quidem
za parte era un lungo appartato dietro la L. Sammius, ecc. _ _ _
scema, in cui si Venivano gli Attori, rin Egli è culo che icornmedtantt, I canto
chiudevsnsi gli addobbi, ed era posta una rî, i suonatori di qualche iitromento ed
parte delle macchine d‘ uso. altre portone ch', comparivano'sulla scena,
‘ Scntrtu, nome che gli Antichi davano alti/ice: scenici, Jovuctenttn È‘flxvl'l'flfls
ai giuochi di spirito che avevano per oggetto eransi sparsi uell'Aaio sotto i successori
il canto, la musica istromentale e la poesia. di Alessandra, come si può giudica-me‘ da
Questi giuochi ebbero la loro origine pres un passo del decimo quarto libro di birra
lo i Greci. Da principio non furono che
inni e canti in onore degli dei.Quclli che bene.
Le dill'erenti compagnie che rappresen
ai erano maggiormente segnalati nel canto tavano commedie, tragedie , ecc., nelle
o nella poesia, ottenevano un premio.Agli città Asiatiche, distinguevansi frfl l0r0 per
inni auccedettero i poemi in cui narravan nomi che prendevano, le une dai re clw
ai le avventure degli dei e degli eroi. Qual le onot'a‘fino della loro protezione , le al.
che trmpo dopo, questi racconti si misero
in azione, vale ii dire ai rappresentarono tre dal capo della compagnia. _
Queste compagnie di eommedianti , non
queste avventure facendo parlare e com 60laruenle si sostennero nell’ Asia , dopo
parire sulla scena gli stessi personaggi li
che quel paese passò sotto la dominazione
gurati dagli attori. Ed ecco l’ origine del dei Romani, ma spedirono anzi una specie
la tragedia. Per rendere questi gìnochi più
piacevoli, si dava principio colla danze,
di colonie nell' Occidente , ove la princi
colla pantomima, o con altri spettacoli si
P““_città delle provincie recaronsi la gloria
di aver dei commedianti greci , presa!) a
mili. l giuoclii scenici furono introdotti in
poco come a’ nostri giorni veggiamo molte
Roma circa l’ anno 390, vale a dire i Ro«
mani passarono quasi uattro secoli senza
Corti di Europa sollecite di aver delle com
pagnie di commedtauti italiani. La rova di
aver teatro. - Tit. liv. 1. 7 , 0.2. - quanto viene da noi asserito, trovasi in non i
Val. Max. 1.4, c.
Davasi pure il nome di scenici ad una scnzi0ne scopertaa un quarto di lega da‘/ ien
na sulla slrada diLioge, dalla quale si vede
gocietà di persone che servivano alle rap
Presentazioni teatrali o ai combattimenti
che vi erano dei comntedisnti asiatici stabi
ginnici, ed erano stabiliti nella differenti |ÌIÌ il Vienna , i quali vi formavano un
cui‘: della Grecia 0 dell'impero romano c("P"), c un corpo bastantemente perma
Tutti questi collegi vivevano dei sacerdoti nem° 0 perché pensassero a far preparare
Un lungo roprio a servir loro di sepolto.
e dei sacrifici particolari, e quegli che pre
a'redeva ai sacerdoti, prendeva il titolo di r8 , allntc tè alcuno di essi venisse a mo
rire: Scem'cr a.rîalicnni et qui in mdern
gran sacerdote del collegio. apxnpfl‘
corpore sunt vivi sibi fl‘cerunl.
fl/If’fnl. Quest'uso divenne tanto comune. l commedìanti e i musici distinti nella
anche nella città latine, in cui eranvi dei l0w arte , come pure gli atltrti che Il
collegi di comedianti, di musici o d’ atleti, erano renduti celebri colle vittorie che ave
che i Latini presero dai Greci il nome di vano riportate nei giuoclii ginunstici . ot
nrchiererss sinodi, senza nulla cangiarvi.Setenevano il diritto di cittadinanza in diffe
ne trovano degli esempi in diverso iscri
zioni. Questi collegi ordinariamente eleg. tenti città
" Scnsrrr , nome clic portarono dappri
‘anno per sommo sacerdote uno del loro
ma i Saraceni , popoli di Arabia , e col
corpo, come si può vederlo nelle iscrizioni
quale vengono dinotali soventi volte dlgll
riportate da Grulern. antichi scrittori. Un tal nome derivò loro
Oltre a ciò, i collegi scenici o ginnici dalla capanne o t:«sotli che occupavano , Il
nominavnnsi da se atenei una specie di ma
gistrtlli i quali prenderanno il titolo d‘ ar nenia vel tabernacult's. - Plìn- 1- I0
corui. Nelle assemblee di questi collegi rr. - Snlin. c. 23. - Ammirm. l. 22 ,
facevansi differenti decreti, sia per attesta c.16;1.23,e.6. _
SfilttllAlt (.Mit. Amb.), uno dei nomi
re la loro riconoscenza verso quelli che
li proteggevsno, sia et’ far onore a quel
che gli Arabi danno al principe deidemo
li fra gli associati. clic distingnevnnsi pei ni. - Bibl. Oricnt.
loro talenti. Avvi qualcln ap arcnza,clte i ' Scartoss'rr. Cosi chiamavasi , p""°
frammenti d’kcrizioui grec e trovati a i greci, un ballerino di corda, dlqxdl",
‘Nirues, siano gli avanzi di questi decreti; ima corda, e da flaunu, in cammino. V.
almeno portati siamo a crederlo dalla pa. -Bau.ssiao DI GUIDA Val. di Supplins
SCE. (9.836) SCE.
Gli acenoboti,dopo aver percorso i teatri Gli lsraeliti la celebravano tutti gli anni
della Grecia , trovarono presso i Romani nel mese di Tisri. Essa durava sette giorni,
una nuova accoglienza all' arte loro. Fece durantii quali abitavano sotto tende 0 Sotto
tu la prima loro comparsa a Roma , l'un. frascati formati di rami , affincltè si ricor
no della sua fondazione 390 sotto il con dasser0 che i loro padri avevano dimorato
aolato di Sulpicio Pelo e di Licio Slalo lungo tempo sotto le tende nel deserto.
ne, i quali gl' iott‘odussero nei giuochi sce Olliivasi ogni giorno un certo numero di
nici celebrati da principio nell'isola del vittime in olocausto, e un becco in sacri
Tevere, e portati poscia sul teatro da Mp5 lizio pel peccato. Duranti i giorni di que
.tulo, unitamente a Cassio. Ma quando ala festa, gli lsraeliti facevano dei banchetti
Roma fu giunta alll'ultimo grado nel raf colle loro donne e coi loro figli , e vi am
finamento di tutti i piaceri , propri a dilet mettevano i leviti, gli stranieri, le vedove
tare gli oziosiegli sfaccendalt,quello degli e gli orfunclli. Spirati i sette giorni , ter
sue/tubuli, che si chiamarono /unamboli, minava la festa con una nuova solennità ,
la vinse sovra ogni altro divertimento. che celehravasi l'ottavo giorno, e nella
Questo spettacolo divenne una passione quale era espressamente proibito ogni lavo
tanto forte pel popolo, che più non diè ro, come nel prim0 giorno. Rld, Sirene,
mente alle migliori produzioni del teatro si tenda, e pegnumi, riunirsi. - V. SACCO‘I'B.
tragico che comico. Terenzio stesso dovette ‘ Scarstrtt, città dell' Asia, nell'interno
aollrire di questa passione. Allorché si rap della piccola Micia, Ieenndo Tolomeo. Ste
presentò il suo Euro, un nuovo funarnl’to fimo di Bisanzio l’ attribuisce con ragione
o che comparve sul teatro , si attirò tal alla Troade. Slrabone dice positivamente :
mente l’ attenzion del popolo intero , che la prima città di Scepsite era vicina alla
cessò di ascoltare i’ ammirabile poema parte la più alta del monte Ida; ne fu fab
dell' emulatore di Mmnndro: Ila popu rieata un’ altra dapnoi e quaranta stadi
lu.r studio spectaculi unpidu.r in_fimambulo della prima. Enea abiti) nalclte tempo
anrmum occupoueral. vicino a questa città. Essa o la patria di
Fra questi .rcmobati o funamboli, gli Demetrio il grammatico , e di molti altri
uni ballavauo sopra una corda rallentata , e uomini distinti nella letteratura e nella filo.
gli altri correvano sopra una corda tesa solia.
orizzontalmente ; alcuni giravano intorno ad In questa città ersnvi alcune biblioteche
una corda , come una ruota intorno al suo considerevoli. Allorché i possessori di que
asse; altri discendevano su questa stessa ari libri Scppero che Allalo ne faceva rac
corda dall'alto al basso, appoggiati sullo colta da tutte. le parti per farsi una biblio
stomaco. Tutti gli autori ne parltm0, e teca , come Tolomeo in Egitto , nascoscro
merita qui luogo l'elegante descrizione che in alcune cav€rnei loro libri, dove si gua
ne lui latta .Mnnilio: ataronn; la qtral con ciò non ostante non
. . . Aut tenuta nume sine limite grossa: impedì che ne fosse recata 1 Roma una
Certa per e.rfenras poni! vestigia fitnes, buona quantità.
Et eoeli meditata: iter vestigia perdtt Sczturro (Mii. Ilfaom. ) molo che
Per vacuwn et pendens populum suspen prendono i discendenti di aometto da
dit a6 ipso. Fatima, sua figlia. Il più considerabile e
dialinto è. lo aeerifl'o oprincipe della Mecca.
Citaai come un tratto d'urnanità di Mar Tutti i monarchi musulmani lo rispettano
eo Aurelio , aver ordinato che si mettea come un rampollo del loro profeta. Esso è
aero delle coltrici sotto ai lunamboli; im incaricato di pagar le spese dei pellegrini
per0€chè, essendosi trovato 1' imperatore che tutti gli annivanno a visitare la tomba
ad uno spettacolo di simil genere , poco di Maometto ; ma per sovvenire a tante
mancò che un fuoamlrolo perisse, nel la apeae, eltt0 riceve dei più possenti principi
aciarst cadere. l)’ allora in poi ai tese una della religione dei doni, il valore dei quali
rete sotto gli scclwbali , per impedire che eccede di molto le apese che è obbligato
quelli che prov.usero lo stesso accidente , di fare.
li facessero male. " Sott't’t'lto, antico ornamento dei re, cui
Finalmente , non butand0 gli uomini cui tenevano in mano allorché esercitavano
l'unamboli a divertire il popolo, si educa. ualche funzione inerente alla reale autori
tono a un tale esercizio anche le bestie. 3 , e particolarmente quando amministra
L’ istom dice che , a tempo di Galba , si vano la giustizia. Lo aoettro era riguardato
videro a Roma gli elefanti camminare sulle come il simbolo della verit‘a , e per esso i
corde trae. Nerone ne fece produrre nei monarchi giuravano di essere sempre giusti:
giuoehi che istitul in onore di Agvippina. Jurlicrtbant de controversia, dice Arirtulele
Vopiscn narra la classe cosa a tempo di ( Polilt'c. 3 , 4 ) , I’! hoc _/b_cie{rant «Iii
-(.‘arino e di Numeriana. Jtll'fijtll'fl'ld0î trat antem illi.s Jugurandurn
SCIIOPIG'A, 0 festa dei tabernoeoll. per aceptri elevrttionarn.
SCE. (2837) SCE.
u Nei tempi i più remoti, dice Paw, Focesi vi avevano levato le lamine d’ oro
i re cl’ Egitto consacravansi a Tebe; questa di cui era coperto ( Pausan. Bofotr'e. ).
eingolare cerimonia in seguito si fece a Le scettro in origine altro correva che
Menfi , ove il principe portava il giogo del una canna cui i te ed i generali portarono
bue Api, e uno scettro fatto come l'aratro in mano per appog iarai : ed è ciò che si
tehauo, il quale è in uso anche oggi giorno chiama in termine i medaglia hasta pura,
nel Said e in|una parte dell' Arabia , se la picca senza ferro che si vede nelle mani
condo la figura che ne ha pubblicato 1Yie delle divinit‘a o dei re. Giustino dice po
bultr. In quello equipaggio couducevasi il litivatnente che lo scettro nei primi re era
nuovo re intorno ad un quartiere della citl‘a, una lancia. Questo isterico Igg‘unge che
e di le veniva introdotto holl'Ad’ll)", nella più rimota antidoti, gli uomini ado
luogo che dobbiamo riguardare come un ravano l'asta o lo scettro, come Dei im
sotterraneo, e che non so per qual biz mortali, e che anche a suo tempo per que
zarra ragione Martino , ha supposto voleue atri ragione mettevasi mio scettro in mano
indicare la città d‘ Abido, la quale era lon agli Dei. Quello di Nettuno era il suo
tuna 83 leghe da Menfi. n tridente.
Lo scoliaate il‘ AI'IJIQ/òttt, rulla com In procesao di tempo , lo scettro divenne
media degli uccelli, dice che lo scettro un ornamento reale, e il dietintivo del
dei re d‘ ‘ itto portava nulla sua cima la ligu sovrano potere. In Omero i principi colla
ra di una cicogna, e verao l'mpuguatura, una gati contro Troia, portano degli ICEHI'Ì
figura di ippopotamo; ma , se dobbiamo d’ oro.
giudtcat‘ne da tutto ciò che ne dicono gli Lo Scettro dei re fu dunque ricoperto
antichi, eranri difl'ereutt' specie di rcettri; di ornamenti di rame, d'avorio, d’ argento
ciò uullameno quello che rappreaentava un o d'oro e di ligure simboliche. Tarquinio
aratro era il più comune , o lo portavano Prisco portò a Roma il primo, lo scettro,
tanto i re che i sacerdoti d'Egitto a di lormontato di un’ aquila d’ oro , e i con
Etlnpll. - V. Ariano. soli ed i consolari lo portarono sotto il no
Lo scettro di Agamennone aveva una me di acipt'o, o baatone di comando.
gran riputaizione lra iGreci. A Cl'lcronea Gli sceltri dei re , sui teatri, erano alti
veniva adorato , e gli si facevano tutti i quanto gli attori. Umero dice che Crise,
giorni dei sagnfici. Quegli che sovrinten ucerdote d’ Apollo , appoggiavasi corra uno
deva a questo culto, aveva in depoaito nella MCI/m d’ oro, ciò che annuncia che questo
propria casa lo scettro, durante tutto il scettro era un lungo bastone. Sovra un
tempo del suo‘lnrnlaLct‘t) , che era di un cameo del gabinetto Fumare , Giove ful
anno; quindi lo rimettere colle cerimonie mina i Titani. Quello dio ha un lungo
d‘ uso al suo successore. Pretendeai che .rcettro sormontato d’ un fiore.
questo scettro siasi trovato con molto oro Una atatua del poeta Eschilo alla Vlllll
nella Focrde , dove fu portalo da Elettra. Albani tiene un lungo scettro.
l Foceai presero l'oro, gli abitanti di Lo scettro che gli imperatori hanno sulle
Cheronea lo scettro, al quale cui attribui medaglie , allorché aouo in abito cuniolare
rono una specie di Divinità, lino e pre (abito che portano quasi sempre gli im
tendere che Oplt‘llltt dei Ipro'lig]. Omero peratori di Costantinopoli ), è sormontato
ne fa , per così dire, la genealogia , dr d'un globo portante una aquila, per far
ceudo come era passato nelle mani di A conoscere, con questi distintivi del sovrano
gamenuone: potere, che il priuci e governa da se
stesso. Cominciando daftempo d'Augurto,
Allor rizzorsi Agflmennon stringendo sulle medaglie vediamo lo scettro consolare
Lo scettroI cellula di Vulcan fatica. di cui parliamo.
Diè pria Vulcano quello scettro a Grave, Foca e Il primo che abbia l'atto aggiun
E Giove all' ucciaor d’ Argo , Mercurio; gere una croce al suo scettro; anzi i suoi
Questi a P=lope Auriga, esso ad Atreo; succeasori abbandonarono lo acettro per non
Atreo morendo , al posaeusor di pingui tenere in mano che delle croci di differenti
Greggi Turate , e da Tueste alline forme e grandezze.
Nella destra pasti) d’Agameunone, Quando gli imperatori tono in abito ei
Che poi con" Argo lo distese, e copra vile, nel hanno impero, lo rcettro t‘! Imi
Isole molte. elerza chiamata "99,5, che conaiste in un
l'uato di una lungheu.a mediocre, la cui
( IIt'ad. l. 2 , Traduca. n'cl Cuv. Vincenzo cima ‘e quadrata e piana. L'uso di eua fra
Monti. ) i Greci e antichissimo; essi cltiamflvlflo Ì
principi nafticrforr', porta-slerze. ( Bucan
A tempo ti’ Omero esisteva ancora , e ge, Dissert. de infer. nevi numism. num. 2.)
ai conservò lungo tempo dopo; ma non [ti l Mitogral‘r chiamano scettro Cuneo. 0
no mostrava che il l'igno, mperoccliè I di Tireaia , il bastone del quale Minerv'a,
SCH. (2838) SCH.
prenenlò l'in:lnvino Tiresia. Questo scettro per mezzo di certe olvere preparata con
aveva la viltà, dice Apollodoro, di infon della cenere. - BiÎl Oriente.
dare tutte l'intelligenza e l’ecutezza di SCIIAIIMAKI. - V. SCMIBUII.
ingegno u ciechi che ne erano muniti SCHAMMATA. - V. SCIAMMA'I'A.
Ecco , secondo Ferecide , ciò che diede SCIIARWACIKAS.- V. SCXAKWAO‘ÀS.
origine e questo dono di Minerva. Tue " Sciiiimo, uno dei P‘lIICIPI greci che
.îia , essendo andato a visitare Carichi sua andarono all' assedio dl Troia, ere figlio
madre , le quale viveva nella maggiore fe di lfitn, re dei Focosi. Reguu‘a a Pieno
uiiglierii‘a con .Uinerva , vide la Dee tut pea , ellorchè, itccnrnprgmtlo da sito fratel
te uut.ll. Queste , per pullll‘l0 di non aver lo Epistro/b, i=i unì ell' armata dei Greci
rivolto altrove lo sguardo , lo rese cieco. con quaranta vascelli niuniilti dl truppe
Curt'cln , desolato della auto infelice di levate da esso nelle citià di Cip-risse , di
MIO figlio , eollecitò la di lui grazia. Mi Pilone, di Crisga, di l'anopea, di Daulide,
nerua rispose che non era più in suo po d’ Inemorel . di Irmpnlide, e di Ile: ove
tera di restimirgli la vista; ma per pro ha la cui sorgente il Cclluo. Dopo euerri
vargli il desiderio che aveva di obbligarla, immortalato con molte prove di valore, fu
toccò le orecchie di Ttresia, il quale, da ucciso di Ettore - Horn. L'ind, l. 2 ,
quel momento intese il linguaggio degli v. 24. - Enum. l x7, v. 365. - Pau
uccelli, e gli fece dono di un bntuue che son. 1. 10, c. 4. e 30. - Dictys ('rrt. t.
aveva la proprietà di illumio.irlo , perché t. e. 13, 17, l. 3. o lo.
poierse de le stesso condulll. - Apullod zlpolludore f! Scltedio ligliuolo di Epi
I. 3, a, m. - Pherecid. apud Schol. .rll‘l_î/b , e la pone nel n.1nlet'o dei
Apollon. Ritmi. I. l, e upud Apollod. pretendenti od amanti di Elena - L Ì ,
lnc. cit. - V. TII\ISIA. u. 2|.
Scnn CAIIIA. Incontro fortuito , o Sclllll. - V. Scltr.
latrlto di cane , da cui traevni un pren Scimru.csmu, - V. Scmnuzsuil.
gio. - Plaut. Scurrrnu - V. Sccrnur.
Scevuu , Divinità dei Tongusi , popoli Scam'ruo. - V. Sera-uno.
della Siberil. Esse sono di legno o di r.1 SCIIENBA (Vergine ), Atalanta, ligliuola
me ed hanno il viso deforme: quelle di di Scheneo.
rame sono poste in certi ulucei di cuaju SCHRBIDB , ll stessa che la vergine
di modo che non se ne vede il metallo Schmea.
che dal lato della faccia. Per rendersi que Suillro, figlio di Atlmante e di Temi
lti loro dei favorevoli, o per tcsulicore ed sto, padre della celebre Alul1nta, diede il
cui la loro rit:0u0kceull , dopo una caccia suo nome ad una città di lieozin, e recon
felice, i'I'unguli, mettono loro sulla bocca d<i Stefano di Bzzanzt'o, ad una città di
un poco di crema o di rogna. Arcadia.
' Sczvou. - Muzio. Scucrmn, soprannome di Venere deri
Scmm»Smnnmn ( Mit. Ind.) . nome veto dalle gliiilnude o lecci di gmnco , di
che gli Indiani dannoacerli geo] cui cre cui si amavano le donne , che recon
dono inceriCati di gwernare il mondo. do Erodoto , li prortituivcno in ll-IO
Quarti geni hanno delle donne che non onore.
nono che artributi pernonilìcati. La rincie Sc‘nemt, nome antico dell' ilola di Cor.
pale rliiama»i Han/nani , ed è quel 1 che li‘i, chiamo“ de principio Drlpano. Cererr:
governa il cielo e la regione degli astri, che la protegge”. temendo che i fiumi, i
Scu.roonur,piaeere e desiderio ( Mit. quali vanno a cadere nel mare, col procee.
Peri.) . provincia favolosa del paese di no del tem o non ne l".cessero un conti
Ginnishu , che i romanzi orientali dicono neute, pregg Nettuno di umrne il corno ,
P“P"lltu da Divi e da Peri. Quettn parola ciò che esso fece, e da ciò lI isole ebbe il
composte , corrisponde nella lingua ersii nome di Scheria che portò sino ai Torce.
DI ii ciò che noi chiamiamo paese i cuc - Pane. 2, c. 5. - Pini, 4, 1.‘. Mi, _
cagna. La capitale di qnerto paese imma Strnb. - Ptol. 3, t’. 14. -- Hernd 3,
|rinano chinmni la città dei gioielli. - C. 48. - Iu.rt. ad, c. - Dind. ó'icul.
Hibl. Ori'mit. - V. Fumo e Coliciiit.
Senn-rsrunrmncn (Mit. Tar. ), ido ' Scanno d’ Egitto . minore itinerario
lo hrlorlto dei Calruuchi. - Viaggio di valutate dl Erodoto 60 mdj.
Fui/(u. Gli scrittori dell’ Antichità , parlando
Sciiuiiii (M'it Orîent.), una delle'l‘au. dlll' Egitto, fanno menzione di questa mi
tinti n Tannino, le parche degli Orientnli Ilfl'l geoderiacc, cui essi indicano collo p|.
- V. Twcnu. roln greco '90,‘, v“, ll quale ha lo etneo
SCIHVILACAU ( .Mit. Manm), orazione lignilicetn della paroll latina fimi.r , altri
miatwriniia o piuttosto magica, la quale sei‘ menti jnm.us. vale. a dire, corda, canna 0
ve :r fare dei preltigi e delle streglmrie , ghutco. s. Girolamo, nel ‘mio commmln
SCIL (2839) SClL
rio sopra Inele, Cl fa conoscere d’ onde miglio romano , secondo i’ aualiai la in
proveniva l‘ uso di indicare in tal manie. scrupolosa, valutaudusi 756 tese, lo .r e
ra la misura di cui si tratta. Eun dice nn confrontato a 4 miglia , viene a dal:
che i battelli son tirati a riva del Nilo [re mila e ventiquattro tese, e lo stadio
dagli uomini, ciò che noi chiamiamo, al che serve alla composizione della acltenn ,
Ime col canape, e che l- lunghezza di cia essendo molto inferiore in misura allo sta
Icuno spazio, in fine del quale l battellreri dio greco olimpico , si limita a 50 tese ,
ai rilaaaano in questo lavoro, ‘e chiamato due piedi , cinque pollici, meno quidrlre
y/iuticulus. linea. ( Mem. delle lscrt'z toni. XXVI
Noi cercheremo di investigare il raggua in 4.‘ )
glio che si deve dare allo saltella d'Egitto, Scttssrro ( Iconol. Lo scherno perso
imperocchè tuo è importantissimo , in nilicato traei suoi attributi dalle viltù del
quanto che diverse dialaule che sono indi le quali prende il linguaggio o I sentimenti,
nate per ischeni, se non sono conosctute per ottenere delle confessioni ingenue
per analisi, possono compotire poco conve da quelli che vuol rendere nello stesso
nevoli nv‘lla loro applicazione all' attuali tempo e lo stromentr» e la vittima de'auoi
ti: dei lunghi ed anche coutradittorj ed al maneggi. Siccome il talento di chi mette
tre indicazioni che trovarmi egualmente nel. altrui in ridicolo consiste nel mutteggiare
l' antichità. alcuno aenza ch' ci se ne accorga, i dardi
Erodoto nel suo secondo libro dice, che che esso e pronto a lanciare, saranno na
presso gli Egizj i grandi spazj di terra \i scusti a0ll0 i fiori , simbolo della lode , o
misurano per isc/icui, a differenza degli spa presenterà una maschera il due faccie. Una
ai meno esteri che si misurano per orgie-, di esse mostrerà a quello che vuole scher
per stadi e pel‘ parasaugi, secondo la gra nire, l‘ immagine di una amabile ingenuità,
dazione di queste misure, 1‘ una maggiore ma lo a ettatore potrà scorgere sull'altra
dell’ altra. Aggiunge in seguito una valu faccia ifcarattere di una perfida malignit'a.
tazione formale dello sc/umo a sessanta SCBIAI;I e Scann- ( Mii. Amb. ). Que
stadi; dtitiui1.ione clirè confermata dal CON sta parola in arabo significa una fazione ,
lrouto del numero degli ac/teui a quello nua atìll.i particolare in materia di religio
degli stadi in molte distanze, come allor ne. I Turchi se ne servono per indicare
quando confronta 3600 6lltlj n 60 .tclteni, la setta dei Persiani partigiani d’All , cui
che si calcolavano in ciò che l‘ Egitto ave essi riguardano come eretici. - I’. SII.\' ,
va di estensione sul mare Mediterraneo. che significa la stessa cosa.
Diodoro di Sicilia anch' esso ha conosciu SCHIAI'IZ, o Scnrrs. l Turchi chiamano
to la misura delle _reheno sul piede di (io. con tal nome i partigiani di Ali, che so
stadi, imperorchèi dieci scherzi da esso no della setta chiamata Sclu'ah. - V.
calcolati fra Menti e il lago di Meride, Scuunt a Sua.
sono valutati (ioo stadi. ' I. Sutuvt. Ercole era il loro dio tu
Finalmente D‘ Anville, mediante molte telerfl. Erodoto dice che il tempio innal
ricerche nell' antichità, ha trovato molti uto a que-lo Eroe dagli Egiziani era un
mezzi di riconoscere e valutare la misura asilo per gli schiavi.
delle acheno. Noi non ne citeremo che uno ' a. - Scunvr GIBCI. Divisa è l’ opi
bolo. L'itinerario di Antonino indica una uione degli autori snll' acconciatura de
mansione sotto il nome di Penta sciroc gli schiavi greci ; l’ Abbate Gedo_yn ,
non, nell'intervallo dal monte Cusio a (Annotazioni sovra Pausania, mm. Il.
Pelusio, e la distanza è indicata egualiuen. _/bl. 363 ), e Dacier (Annotazioni sovra
le, tanto in riguardo dell' uno che dello Plutarco vita di Teseo) pretendono che
altro di questi luoghi, sul piede di venti si tagliasaero loroi capelli; secondo Win
miglia. Di tal maniera, avvi tutta la ragio clrrlmann
353,) (Storia
ed altri dell'la arte.
autori, tam.
testa rasa era I.sem
,
ne di iulet'irnt: che la posizione interme
rliaria, traendo la sua dvnominaliotìe dalla plicemente un segno di lutto. Queste due
opinioni però non sono astrolttt-‘Imtîntt: con
dlfilnnla rispetto ai due differenti punti,
distanza valutata cinque .rc/reni tanto da
lradittorie: lllìprl'utît‘ltè si può 5'ttpput'rfi
una parte come dall'altra, lo acheno viene
che nelle diagraaiate circostante, nelle pub
Id esser valutato quattro miglia romane. l>hche calamità, od anche nelle particola
Questa compensazione conviene a ciò ti altlizioni, i Greci, come molte altre na
che dice Plinio che lo scherzo è compo zioni, potessero prendere i contrassegni e
“0 di 32. stadj; aliqui xxxa,‘ studia stenori della schiavitù. Dal testo. quantun
singulis schemi; drrtlt'rr; imperocchè , que si legga in molti passi di Omero. che
secondo l'impiego il più generale dello si radevanc. indistintamente tutti gli se’tia
stadio , sul piede di otto per ogni miglio ‘vi, sembra ciò nulla meno questa non fos
romano, i 32 stadi formano l’ equivalente se una pratica ordinaria. Questo modo
delle quattro miglia. Ora la misura drl grossolano di tngliar loro i capelli, data
lhc. AHL i)
SCH. (23403 SCH.
nutvasi ,fl'g airdfe'rfllltivd‘irc, poich‘e Poli una stoffa ti ilari. Gli rcht'aut' sovrappnne
tgnoln, dipingendo EIHI, madre di Teseo, uno sulla tunica dei mantelli corti quanto
‘aveva rappresentata coi capelli tagliati, la Intdesim's , fatti di "olio grossolane ,
per indic-1re lo stato di schiavitù che Dio pelose i- di colori oscuri. Questi nilntelli
doro positivamente le attribuisce. Tul’ erano chiamati Ìucerna , pnenula . hirrus,
tavoli: alcuni vogliono clic vi siano state e gnwi‘ntti per lo più di cappucci.
due Eire, e che la schiava non fosse la Allorché ai eqwnevann in vendita gli
mndre di Teseo. schiavi, si snapendeva loro al collo un
Gli schiavi greci non avevano per ve cartello , in cui veniva enunciate l'arte
atimento altro che una lunica corta e sen e la professione che quegli schiavi esorci
za maniche , chiamata E'Zii(Li;, cui essi lavano. Propt‘r1io lV . 5. 51.
feimaviino con una cintura,‘ poscia avvi
lupptwansi in un mantello molto corto, Aut quorum litulii: per barbara eolladpe
fallo di pelli d'animali guerniie di Ima peli il.
e di pelo, ed avente una specie di cappuc Si atrofinavano con della creta I piedi
cio; questo mantello chiamavaai d’iwó‘iilttfl degli schiavi condotti d’ Asia in Europa ;
ed era questo nei mercati il loro carattere
il nome di J‘iQdlffl fu dato in seguito al distintivo. Plinio ne fa menzione (XXXV
la stealii tunica, allorché fu guernita di un 17. ), Creta. . . perle: ‘Uf'lltI/iiilll trim;
cappuccio, per supplire al mantello. Pol
mare udvcctornm denotare inrtiiuerunt
luce VII. 15 majores.
LO stesso l’pllure e Suidi: danno pure ll mercante di schiavi non esponeva in
agli schiuvi una tunica con una sola mani vendita, colla testa nuda come tutti gli
ca, chiamata l‘Ì-rauuicxnlu, altri , coloro che non vnlevit gnareutire ,
‘ 3. - Sqti.tvt IOMAII. Secondo Gin ma gli acconcinvn con un berretto, per
venale (óîat. Ill,u'130.) essi avevano la testa avvertirne i compratori.
"II. e non portavano che una tunicn.La for Noi daremo qualche idea delle somme
mllit'à dflllamanumissione l'acevasi innanzi al che costavano iii Romani gli sehlnvi. Oa
prelîure, il quale toccava lo schiavo con uol aervttntlo che le monete . sia d‘ oro , sia
acchelll. e gli dava un berretto di lauti d'argento, non hanno che un valore pro
bianca, Cltiamal° pileus, della forma di ctu-in , dipendente assolutamente dal prez
j;iello che ai scor e sulle medaglie di no delle derrate di prima necessiti , ci
rutn. Non era pero ptoibito iii padroni crediamo obbligati di fare in nostri calco
di dare figli schiavi degli altri vesiimenti, li e le nostre estimszioni in ‘biade, impe
o (li lasciar loro i capelli. t’nccltè questa derrate è la più preziosa e
Nel veatimemo delle donne e fanciul la più necessaria.
le schiave eiavi pochissima differenza u Plinio riferisce ( lib, XVIII, cap, III)
dii quello delle altre cittadine , vale a che verso l'anno 502 di Roma ciuè go
dll't‘ che le schiave porltn‘art0 una o due anni circa prima di Catone , un maggio
tuniche corto, ma sei\1a mantello. Per di grano, un cangia di vino, trenta libbre
lungo tempo ai osservò l'uso di non dare di fichi srcchi,dieci lililiit: o dieci mine di
(‘gli .Ichiavt i vestimenli che portavano le olio d’ oliva ,{dodici libbre di cwrne, tutte
idee della distinzione di cittadino romano‘, queste cose avevano lo stesso valore , o
Cioè la toga per gli uomini, e la stola costavano un asse ciaschednna.
per le donne. Illuratuii ( Annali d'Italia a Se i prezzi della indicate cose conser
mm. il ,(. 22 ) ossei-vii che nell' anno vavano ancora la stessa proporzione a tem
229. dellI ira cristiana, i diversi vertimen po di Cotone , se ne dovri dedurre che
ti erano talmente confusi , che più non ai caso dlfi‘a a ciascuno de’ suoi schiavi 56
distingues'itn0 le persone libere- dagli schia moggi di grano in natura , due moggi o
vi; e siccome questi ultimi erano in mug due quinti in natura di olio , e 80 moggi
gi0i‘ numero delle prime, U/piano , cele in natura di vino; questi tre soli oggetti
ic giureconanlto , consigliò I’ imperatore ascendevnno al valore rappresentativo di
Alessandro a non ristalulire la distinzione 133 moggi e due quinti di grano per I’
nei vestimenti, per timore che non servia annuo consumo cl‘ iioo schiavo presso i lio
so a far conoscere agli schiavi la loro su mnni, senza comptentlervi gli ulivi, la cui
periorità nel numero. quantità non è determinata , l’ aceto, il
Gli schiavi romani nel quarto secolo pesce , Il sale. il vino piccolo che esso
portarono delle ioniche listate e di stoffe vvevs durante una quarta parte dell'anno,
a fiori. Asl'erio ( homil. tilt. ) parlando l'interesse del denaro che aveva costato al
di una donna che si travest‘i da schiava , mo padrone , i suoi veaumemi, il suo al
per seguire suo marito proscrillOo fuggiti leggio , i anni utensili , ecc.
V0.'lire elle, si taglio in tal nono i capelli, « Abbiamo detto cltr è d'uopo aggiun
ti Clle Pltltg una tunica da uomo ,latte di sera alla somma precedente di derrate in
SCH. (284') SCH.
natura, nella che proveniva rlall' internse acerra laxr'ru incedr’t, et Prrrec re.rnpiimr.r
annuo ella somma che era costato lo dici l :
schiavo. Uno schiavo vignajuolo , secondo
Columella ( De re mal: lib. 3 , c_ap. 3 ), Superba: Argt' regna mi Iiqur'l Prlops ;
si comprava per ottomila sesterz|; esso Qua Ponto ab Helle.r alque ab Jnnio
bastava per coltivare sette jngcri di vigna: mari
ogni jngero poteva rendere per lo meno Urgetur isthmos . . . .
mi culeo di vino , che vendevnsi in quei Serva: est. quinque modr'oa uccr'pr't, cl
tempi , un anno per l'altro , trecento se quinque denarios.
aterzj. Secondo lo nesso scritture, i Roma. Scrrravrru' (Ironol. ). I Greci e i Ro
ni in quei tempi mettevano a frutto il lo. mani lrr peraonilicavano sotto la figura di
ro danaro in ragione del sei per cento di un uomo magro, nudo 0 mal vestito, col
lìClillllll0 all’ anno; dal che ne segue che la tento rata ed il viso coperto di cicatri
gli otto mila sester1.j dovevan produrre ci. 1 moderni le hanno aggiunto un gio
qnattrocent' ottanta sesterzj all'anno, som go, caricato di una pietra grossa e pesan
ma corrispondente al prezzo di un culeoe te, e dei ferri ai piedi.
due quinti ,equivalcnti a 991 o tre barili Gli iconolngisti moderni l'hanno espres
e quattro noni di Vino, misura di Pa la per una donna leapigliata, vestita di
rigi. Abbiamo parlato di un‘ epoca , in abiti corti, che porta un giogo sulle spal
cui un congio di vino valeva quanto un le, e cammina coi piedi nurlr ed alati per
maggio di grano,- ma supponiamo la per una strada eeminata di bronchi e di api
fetta parità di valore , il calco conteneva ne. Ripa le dà per attributo una gru che
160 congj , di modo che un Culeo e tre trene una pietra.
quinti fanno 256 moggi di grano. Questa Scnrnaurnrurrt ( 1"it. Scand. ), nome di
quantità di grano equivale a 198 Sta|.i, o un vascello degli Dei, meno grande del
sedici sentieri e mezzo , misura di Parigi. Nrrglefare; ma costrutto con maggiore in
Aggiungiamo a questa quantità gli otto se segno. Alcuni nani lo hanno fabbricato, e
stieri e tre quinti , equivalente dei cen dato a Frey. Esso è tanto vasto che poi)
totrent=trè moggi , e tre quinti sopra contenere tutti gli Dei armati. Appena se
mentovati , e troveremo che uno schiavo ne spiegano le vele, viene spinlo da un
vrgnajuolo costava ai Romani venticin vento favorevole, qualunque siasi il luogo
que sentieri e un decimo di grano all'an dove deve andare; ed allorché gli Dei non
no, pel solo suo alimento, e l'interes vogliono navigare, lo posson disfare in
ae della somma che aveva costato al suo tante e cosi piccole parti , che , essendo
padrone. Non istimando il sestiere di grano iegato , ai può mettere in tasca.- V.
che venti lire toruesi, uno schiavo costit AGLIFARI.
va 502 lrre tornesi, o r9n coltivava che Scnrnrttta( Mii. Scaml. ) , scudiere del
sette jugeri, vale a dire tre lurhulclre e dio Frey, il quale gli ha dirlo la propria apa
S‘Îf.,; ; si può osservare che il que' tempi , da , e nell'ultimo giorno del mondo , n
cioè nel secolo cl’ Augusto , uno schiavo rì punito delle sua fiducia colla aua di
che si comprava 8000 lellflrzj , costa“ sfatta, dovuta alla privazione di queatta
1803 lire di nostra moneta; che il vino spada.
valevn al barile di Parigi 31 libbre ed Scinrrn't'a' ( Iconol.). Lo stesso autore
otto soldi, a ragione di 300 scsterzi il cn che ci ha fornito gli articoli CI\'BTTEIHA e
leo; e che in ragione di’rnille ieaterzj, il GALAII'ITRIHA, ci fornirà anche il presente:
jugero di vigna, la babulea di Francia la Vedete voi camminare la Sclrililtìr, co
avrebbe valuto 4t8 lire e quattordici sol perla d'un velo ricamato di faccie contor
di. » (Metrologr'a di Paucton ) te e ridicole ? Il suo sguardo è fiero ed
Il mantenimento d’ una echiavo , sotto imperioso; l'elogio della virtù , e la cen
l’ impero di Nerone, era di 60 mog li! di aura amara dei viziati, anzi che del vizio
grano, e di 60 denari d’ argento. (,alco si avvicendano culle austera aue labbra ;
land0 il moggio a circa quattro quinti del lo scrupoloso suo colorito non prende fon
lo atljo di Parigr e il denaro a x8 soldi , ll 9iammai che al pennello d'una collera
noi avremo 54 lire in denaro, e 48 staj:r simul».ta , o di un pudore ricercato , al
in grano, o quattro aestieri valenti 80 lire, lorchè l’ equivoco , dal doppio volto , va a
allorché il aestiere non è che a ‘20 ln'e. Il ausurrare indiscrgtamente intorno ad essa.
mantenimento annuo d‘ uno schiavo adun Ai suoi piedi si scorge un trofeo composto
qua non era che di 13.’. lire. delle freccie d‘ amore, cui ella si vanta di
Senecu volendo diprogere le affettnzioui aver veduto infrangersi all'cgida della sua
di uno schiavo a cui il suo padrone face saviezza. La Casta regina dei boschi la
va I'Ippreaentare in una tragedia la parte prenderebbe per la più fedele di tutte le
d’ Arre” ( Epi.rl. 80 ), dice : Ille qui in sue sacerdotesse , se il triplice hroum di
SCH. (2842) SCI.
cui l'lpccrisil circonda le sue solitudine , impiego, 0 addetti ad un padrone; sc/Io
avesse pntnro gnrantirla dall' indiscrezione Iares, i soldati addetti alla guardia del
ili elcuni Satiri, che uivi ammessi eoventi palazzo.
volte da lei per cel3>rare colpevoli mi ' Scuousrrcr. Cosl chiarmvnnsi gli ae
ateri, nelle fealevoli loro danze, hanno reuori, gli avvocati consulenti, di cui aer
rivelato ogni cosa alla Dee. n vivanei i governatori e i eovrintendenti
Scurrrcuru.a ( Mir. Imi.) , Deit‘a ado delle provincie nell'esercizio della loro
rnla in un sacro luogo dello oteslo nome , carica. hssi emmettevnno le loro opinioni
situato nelle montagne del Bonn". l viag tulle suppliche, e le tigv‘llavàno nle appog
giatori le offrono una trottola , per ottene giavano, dietro i principi di diritto.
re un felice viaggio. - Turner , Amba ‘ SCIIOLAST|LUS, ingnilica un avvocato ,
scen'a al Tibet. An. 9. Come c'inaegna Illucarl'o nella lul deci
Scflrl'l'li'l'i, danzatore , epiteto di Bac mequinta omelia, dove si esprime nei se
on. Riad. .rkrairein , ballare. - Anthol. Rnenti termini; « Quegli elle vuol ac
SCIIKA', nome del cielo e dell' Essere uistare le cognizioni delle cose del foro ,
supremo preleo i Mnlrsaienieni, tribù Mor da principio impara l'abbrevialun, Cquarv
dn.mn , popolo enggello alla Rnuil. Essi do è giunto ed estere il primo in queat.
arreir‘uran0 unanimemente che non hanno scienza, passa nella aenol.= dei Romani;
mai avuto idoli, nè Divinità subalterne , divenuto il primo in questa lcu0la , passa
ma che ncrilìcavrrno unicamente a questo in quella dei praticanti, dove ha l’ ultimo
Essere eupfelno e invisibile. Come tutti i rango, quello d‘ dicarru-i , ed è l'ultimo
popoli Tsciudieni , lo pregavrrnurivolgeodn degli avvocati; ma se perviene ad esserne
si all' Est. I luoghi da loro Srelli pei il primo, è fatto presidente 0 governnrorn
Meriliej, erano certe piazze rimotn ml di provincia, e prende allora un assisten
fondo dei boschi, e gli imm0lavano dei te un consigliere od un essessore, ecc,
buoi , dei Cavalli , ed lllr0 bestiame. - SCIIOUIIAU, nome di una setta di M...
I"inggio di Pallas. - V. Puss. lulmani che predicano la tolleranza e che
Scuol-ilhbtl , Dio d’ oro (Mii. Imi ) prclenclono che non li debba fare îltunrt
Divinità adorata nel principal tempio di differenza fra I settalori d’ Abnbeker e i
Pegù, Cdi 1' inviato inglese , sig. ó'ymca, partigmni di Ali.
deriva da Mnbadeve. - V. quesla parola Sci/mio (illit. Rubi). ) , il rnntlnlino
_. Viaggio ad Ava,- ecc. degli Ebrei, o le quattro prime ore che
‘ Scnou , scuole, collegio , luogo ove seguono le levata del sole, che i moderni
i,‘ insegne qualche scienza. Questa parola gindei dedicano ella preghiera. Essi non
deriva da una parola greca che significa possono far nulla prima della preghiera
riposo: del mattino, e non è loro pennello nè di
bevere, nè di mangiare , e nemmeno di
Qui‘a olio opus est ii’: qui liueri: vacant. salutare.
SCIABBFORB, donne straniere che loggi0r
A Roma e in Atene eranvi delle pub navano ad Atene,- eo‘i chiamate perchè
bliche scuole, a cui Il mandavano i fanciul nella festa delle l’analenee erano Obbligo
li per istruirli. A Roma oltre 1’ ateneo e te a portare dei peraeoli per preeervare le
il ginnfl'llo eranvi delle scuole condntre da Ateniesi dal sole o dalla pioggia. Rad.
maestri particolari. ‘Î\'Ìn, ombre.
Schola era ezimdio una galleria intorno Scum, ICI'VÌlOH.’ ( Mir. Rabb ) , epecie
al bagno, ove quelli che Volevano bagnarsi di ugreetauo giudeo, incarnato delle clna
alteri evan0 che vi fono qualche posto va vi della sinagoga, e della cura di mante
cante: Sc-Ìmlas labrorum ile fieri oportet, nere la pulizia e il buon ordino , di illu
sparimaa, dice Vilruuio (lib. 5, c. io) minare le lampade e di preparare tutto ciò
al cura priore: ner.upm1erint Inca, circum che è necessario al culto. Esso vien paga_
.1pectarllm ruliqru' rccle stare paesini. Salta. to del pubblico.
le era eziandio un luogo nei portici, dove ‘ SCIAIIACIIIA, o Scnucnra , da ,fl.,.,
si radnnavnno i filnenli a i letterati per ombra, e d.\ puxopum combattere , Ign
trattenersi a disputare fra loro. cie di eaerciaio in uso presso gli entie i,
Scholn, indicava, nell’ ordine milimre , il quale conaieteve nell'agitare le brac
uno squadrone od una divirinne d’ infan eia, mmc se. ai batteaae contro la pr0pril
terni. ombra.
La parola achala applicavali a qualunque Quflto genere di eeercizj ponevni nel
compagnia od associazione : .rchola bestia numero dei giumretici medicinali , pernlrè
riorrun. le compagnia dei bestiarj. il combattenle lottava colla teltue coi cal
Schola ero il luogo di riunione dei la cngni, o Con delle manopole contro una
migli, o dei militari incaricati di qualche ombra. Eno deve servirsi , cl ce UI'ilurt0 ,
SCI. (2343) Î SCI.
non solo delle mani, ma ben ance delle una ghirlanda rl' alloro nelle mani ,la que
Betulle, e lottando con un‘ ombra, metter le diur-tn che il tempo non ha alcun pn'e
u qualche volta nell'attitudine dl un un. re sovra di esn.l.ti ligure qualche Volta è
mo che salta, e che si getta sul suo avver riscliiaratn anche da un raggio di luce che
sario e far ulo de'stioi talloni come un scende dal cielo.
lottatore; ora deve slnnciarsi iunlnzi ed ora 2. -V. CONOMZBtIZA.
ritirarsi, come sforzato da un avversario 3. - DI oovmuraue (Iconol. Ordina
più forte di lui. rinrneme è simboleggiato da una donna
Il cnmbaltttllt: in questo genere di eser che tiene un timone di naviglio, ed ha il
cizio non [ottava sempre contro una seni piede appoggiato sovra un globo.
plrce ombra; ma qualche volta contro un SCIIZIHB, feste che si celebravano in Ar
palo, od una culOnna.E fatta menzione di cadi: in onore di Bacco, la statua del qua
qtlcellt umbmlt'lis pugno in Plainnc, il le portavasi sotto un baldacchino o padi
quale, parlando di quelli che combatteva glionc.ln questa solennità, le (lflnne Si sog
no aenza avveraarj, dice che non facevano getttivan0 alla flagellazione, avanti l'altare
che m“aF2~-",y,combatterc contro un'om del Dio, per obbedire ed un oracolo di
6m. Dello.
La sciamaclria è. propria e dissipare una SCIFIO, cavallo che Nettuno fece nascere
sensazione di Stanchezza , a l'ortrlicsre le da una pietra.
gambe , e il rinfurzar tutto il corpo. Sormano, città dell'Abruzzo, fondata
SCIIWIAIVZIA , Divinazione che cunbiste ad da Mnertteo, capo/‘di una colonia Atenie
evocare le Ombre del morti per applende' ee. Servio interpreto l’ epiteto di navifìa
re le cose future. Essa diflcrivasi dalla Ne guru che le dà Virgilio (Eneid. 3),
gmmanzia , e dalla Psicomanzia , in quan dicendo che le prime case di questa città
to che non compariva nè l'anima , né il l'uròno edificate cogli avanzi della flotta
corpo del defunto , ma soltanto un simu d‘ Ulisse.- Slrab. (i.
lucro. t.Sctr.r.a, mostro del mare di Sicilia,
SCIAMMAII. - V. SCAMMAI". era stero altre volte una bellissima Ninla,
Sctainta'rua, acomunicazione gìudea , della qullf! si era invngliit° Glauco, dio
la quale era superiore alla ecomunicazioue mirino ; ma non avendo questi potuto far
maggiore. Esse pubblicavnr , dicwi, allo si amare dalla medesima, ricoree I Circe,
streprto di 400 trombe, e toglieva ogni famosa mago, la quale compose un veleno
speranza di ritornare nella einagoga.l’reten che gettò nella fontana in cui la Ninfa ere
clesi pure che vi fosse unita la pena di solito a bagnarsi. Appena Scilla l'n entre
morte. - V. Cttsttlai, Ntnnur. ta nella fontana, ai vide cengiala in un
SCIARH'EKA' . setta di bramini che sen mostro che aveva dodici artigli , nei hoc
za imbarazzarsi nelle lrivnle diapute del lo che e sei tene; una frutta di cani gli sor
l'0 confratelli intorno a \‘Vumù li ad lxorn, tivano dal corpo intorno alla sua cintura,
trovano più breve e più comodo di non e coi continui loro urli, spaventaVano tut
creder nulla anzi che disputare incessante ti i passeggeri. Scilla , spaventata alla
mente. L' oggetto principio cui tende stessa della sua ligure, gittossi nel mare ,
questa setta , è la felicità della vita presen vicino al luogo ove. è il famoso alretlo che
te; essa non porta le sue idee più in là, porta il mio nome; ma vendicmsi di Cir
e lascia ai fanciulli ed alle vecchie don ce, facendo perire i vascelli di Ulisse, suo
ne i racconti degli altri bramim sullo ala amante.
lo dell' anima dopo la morte. la una pa Omero (0dym~ lo) dice che Scillelns
I’Olfl , i sciarivecltà son veri epicurei;cìò una voce terribile, e che le orrende me
nullaroeno ci accerta che i loro costumi so grido i‘as6enibt'ano al muggito del liane;
no puri e per nulla eregolati. che è un mostro il cui aspetto farebbe fre
Scta't'tna. Diana , sotto questo nome a mere anche un Dio: che ho nei lunghi
vece un tempio a Sciade che si credeva e colli e sei teste enormi, e in ciascuna te
diliceto da Arislodemo. sta tre ordini di denti che racchiudono la
x. Serenza ( in generale ) ( Iconal.) In morte. Allorché vede palmare i vascelli
Cesare Ripa è una donna che ha la tuta nello stretto, dice Virgilio (Eneid. 3 ),
munita di ali, uno specchio nella mano lporge la testa fuori dal suo antro, e a sè.
destra , un globo nella lititSll'l ed nutrien gli attrae per farli perire. Dalla testa lino
gnlo di copra. Ordinariamente è caratteriz ella cintura è una donzella d'una bellezza
zara da una donna avanzata in età , che seducente; pesce enorme nel rimanente
ha vicino a sé una sfera , un compasso , del corpo, ha una coda di delfino ti un
un regolo e dei libri. Qualche volta le ci ventre di lupo. - Uuid.M€t. 4, 14- -'
dà una luce. A queste allegorie , Grauelnl Furt. Higin.ft
aggiunge l'uccello di Minerva, che le po Credui che Scilla ione un naviglio dei
ne vicino , l’ Enciclopedia sotto i piedi , e Tirreni che devastava le cute drlla Sici-'
SCI. (2844\ SCI.
lia, e portava rulla prua_la mostrn0an ligu - Paumn. I. 2, e. 34. - Pruper. “6.
nr di “al! donna Il cui corpo era l-3ÌÎCUIh 3 , Eleg. 17 , 1:. on. - Hygin.fab. 198.
dato di caur.Aggiungaai che lo atrepito - SCÌVÌI‘I ad Virg. Gwr_g~ l. I , 9.404,‘
delle Onde frangente»: contro le roccia del Aeneid. l. 3 , v. 420,- l. (i , v. 286 -
lo alretto, imitando i latrali dei cani, e Laclant. ad Statii Theb. l. I ,
l‘ acqua che si precipita impetu0nmente Tzetzez , ad Ly‘cuphron. v. - V.
nei vortici, hanno dato motivo alla favola. l‘lrso.
- Fans. 2. c. 3.’.. . - Dauaicle, a osa di Proteo.
Un cotruue ci lapprflentl Scilla, circon . - Vascello della flotta d‘ linea , co
data di cani. Le aue eatremitia inferiori mandato da Cl0antu. - Aneid. 5,
terminano in testa di delfino, tiene un ti ’ Scrr.naca , geùgrafo e matematico di
mone , ti va per a-Jl'ncare uno dei compa Caria , che viveva sotto il regno di
gai di Ulisse. Questo eroe ha in testa il Dario , tiglio di Irlaxpe, verao l'anno 550
pileus, e vuol difendersi con una corta prima di G. C. Fu incaricato da Dario da
spada che tien fra le mani ; alcuni Greri far delle scoperte verao l'Oriente. lino
nuotano nel vortice; di dietro avvi un al mise trenta mesi a fare questo viaggio , e
baro. nel ano ritorno percorse l’ Egitto. Gli II
' 2. - Scoglio d‘ Italia, famoao nell'au attribuisce l'invenzione delle carte geo
ticliit'a per li pericoli che correvano i grafiche.
naviganti nell'avvicinarai ad esso. Egli era ' Scn.r.nlm , celebre palombaro che ai
all'eatremit'a d‘ una penisola che formava arricchl , ritirando dal fondo del mare gli
in quel luogo la terra dell'Abruzzo.Quau oggetti prezioai che i Persiani avevano per
tunque gli antichi, parlando di Scilla, duto in un naufragio in Vicinanza di Po
abbiauo sempre parlato anche di Cariddi, lium. Esso immergevaai nell' acqua , sino
uuuvolta non biaogna credere che eSsiloa gli! profondità di ottanta atadj. - Herod.
aero in laccia 1' uno dell' altro, e che . e.
racchiudesaew fra di se lo Sl.t'ellu, chiama ' StJII.LIDB e DIPIIO , celebri atatumj
lo Presentemento di Messina. Scilla era di Creta , attualmente Cm ha. lisa: pana
alcun poco più verso il Nord-Est; ma vano per allievi , anzi figli di Dedalo ,
modo ai pasaava lo stretto dal Nord Il secondo Pausania. Plinio ne parla come
bada prima di entrarvi, trovavasi il vortice dei due più antichi scultori che abbiano
di Cariddi alla sini5lra, e lo scoglio di saputo lavorare in marmo ; e li la vivere
Scilla, a mano destra. la un tempo in circa la 51 Olimpiade , Erima che Ciro
cui l’ arte nautica non era portata a quel regnare ani Persiani. sai andarono a
punto di perfezione , in cm è presente mcndue a Sicione, dove aprirono una
rneute, quel passaggio era pericolosissimo, acuola di scultura , dalla qua = WI‘III‘UIIO
e succedeva pur troppo di sovente che per molti eccellenti artisti. - Pausan. I. 9,
evitare le terre alla sinistra , ai radeal e. 15. - Plin. l. 36, e. li e 5.
"°Pl’° da vicino quelle che ai trovano a Sommo, soprannome di Giove adorato
destra ; d’ onde nacque il proverbio: Ca in Creta , sopra il monte ScîllIfl-0.
dare (la Scilla a Cariddi. Scn.t.ol Fonra , fiala delle cipolle di
" 3. - Figlia di I\'im, re di Megara, mnre.Queata festa che eelehravaai in Sici
innamoroasi di Minami il , mml'” ‘1'"’' lra , conaiateva particolarmente in un com
sto principe faceva I’ naiecli0 di infilata’ battimento in cui la gioventù ai batteva '
Ella uacendeva lui bastioni della Clllîîi _P°" con delle cipolle di mare. La ricompen
procurarai . il piacere di vederlo. Anamsa sa del vincitore era un toro.
di fargli conoscere la sua paaaronn , ruol Scu.t.urrn , padre di Alessio, uno dei
ae di dargli nelle mani la patria , persua pretendenti d’ lppodamia.
sa ch'egli le avrebbe saputo ÌHHHJ gfad0 ' SCILLURO- nome di un re dei Tartari,
di questo tradimento. Sapendo adunque di cui fa menzione Plutarco, il quale di
che la fortuna di Niao dipendeva da ‘un ce : che questo principe , padre di ottanta
capello d'oro che aveva nulla testa ,glre figli , veggemlosi vicino a morire , li fece
|0 reciae mentre dormiva , e da quelunn: cluamare , e presentò loro un fascio di
memo la sorte delle armi in COMN_IIID m bacchette , dicendo ad essi di rornperlo.
Megareai , e Minusre ai 1mpadrour della Nessuno di emi poté riuacirvi; prese allo
città. Scilla non raccolse altro lrutto del.
ra Scilluro le bacchette, o una dopo l’
la ma perfidia che l'iudiltflfl-W"e e Il dl altra le ruppe lenzl fatica, v0lcttdu con
aprezw del vincitore, il quale _non volle ciò dar loro a conoscere , che se stessero
nemmeno ascoltarla. Alcllj'l fÌ'CO-‘10 che uniti , larebhero forti e ponenti, ma che
per disperazione ella prefip"°"‘ 02| mare, se ai divideaaero, sarebbero deboli e senza
altri che fu cangiata in a“°flOll , e mo forla- Plutarc. de Loquuc.
padre in icpnrviet'o. - Omd. Melam. Scuusn o Susanna, una delle dodici
146. 8 ,/216. l. -- Id. Triat. l. 2,v.393. specie di auguri di cui fa una diatinzione
SCI. (2845) SCI.
Michele Scot nel suo Trattato della Fisio sulle ginocchia delle gambe deretane. Nel
nomin, da lui chiamata ó'cirnusar nova. lato destro leggesi in caratteri greci , in
cisi sulla base di questa figura : Fidia ed
Questo augurio succede, dic' egli, allor
che voi vedete un uomo od un uccello Animonio figlio di Fidia l’ hanno finta.
dietro di voi che vi raggiungee vi sorpas Questa iscrizione alla quale si e l'atto po:
sa, e che prima di raggiungervi, si riposa chissima attenzione , è riportata come di
in qualche luogo, e lo vedete al vostro sfuggita nel catalogo, da dove Reine.rin
lato destro, ciò che è di buon augurio. l' ha tratta , senza indicur l’ opera che ha
V. Scassaii. dato luogo alla medesima. Questa iscrizio
" Smann. Questi animali erano in som ne potrebbesi prendere per una sostituzio
ma venerazione in Egitto, daddove passa ne moderna , ai: non «masse icarattei'i
rono nell' isola di Pitecuaa, che diede lo. evidenti dell'antichità. 6ueato monumento
ro il suo nome. Plesso i Romani, per lo dispregevole in apparenza , merita molta
contrario, se si incontrava una Fcimia, aor attenzione , a cagione della sua iscrizione,
tendo di casa, era un segno di cattivo au ed ecco le mie congetture in proposito:
gurio. Questo animale è il simbolo della u In Afli‘i0a l‘l‘illSl stabilita una colonia
imibàzioue, e si è dato per attributo alla greca, chiamata Pitecusa, per la gran
commedia. - ( V. Tau/t , IIANIJMAT-) quantità di scintie che eravi in quella con
Nei geroglilìci Egiziani, una 'a‘cimia che trada. Diodoro dice che quei coloni ado
ne ha dietro di sè un'altra piccola, è ‘a ravano le scimie . come gli Egiziani ado
immagine di un uomo che ha per erede rnano i cani. Quegli animali correvano
un tiglio odiato. Plinio pretende che le libernmeute per le case e vi prendevano a
madri ricolmino di carezze il figlio che lor talento tutto ciò che trovavano. Quei
portano davanti, mentre odiano quello che Greci non aolo imposero dei nomi di aut’
portano di dietro. mie ai loro figli, ma denotarono eaiandio
Le due città di Mercurio in Egitto man questi animali con denominazioni onore‘
tenevano delle acimic Cinocefnli, o dei voli, come avevano l'atto degli Dei. lo mi
Papioni , che ai andavano ti cercare in immagino adunque che la avintia del Cam
Etiopia, egualmente che il bertuccio (‘e pidoglio losse un oggetto della venerazione
bu.r che vedeusi ii Babilonia cl’ Egitto, ai dei Greci Pitecusmi , non sapendo come
tuaia a due leghe al di sotlo di Menfi. meglio conciliare i nomi dei due statniirj
o Non punssi dubitare,dice Paw(lîiccrche greci con un aitnil mostro nell' arte. Se
filosofiche I. '5') ), che gli Egiziani non condo tutta l'apparenza, Fidia ed dmmo
abbiano avuto una legge che loro prmbine di m'o hanno esercitato la scultura plesso quei
mangiare la carne degli animali quadruma Greci barbari. Allorché Agatoclc , re di
iii, quantunque il loro paese non ne pro Sicilia , fece la guerra ai Carlnginesi iii
ducease alcuno; lfll[)ffflCl‘llè le due specie di All‘i'ica , Eumaro , generale di quel prin
.rcimie , alle quali tiibuiavaai un culto in cipe, peneuò nel paese di ueati Greci ,
vicinanza di Menli, ad Ennopoli, e in una conquistò e rninò una dele loro città.
città anonima della Tcbaide , erano state Il volere adottare che questa acimia , ri
loro puntate dall'interno dell'Etiopia : ciò verita come una divinita , fosse trasporta
che prova che essi hanno mantenuto con Le allora come un inonnnimto straordina
tinuamente corrispondenza cogli Etiopi , rio fra i Greci , sarebbe un emettere una
più di quello che si sarebbe tentati di cre congettura che non si accorderebbe ‘Jlll'ì’
dcrc ; ma non si sa se sia il Cebua o il to colla forma dei caratteri, che sem
Cinocefalo che abbia dato luogo all'errore brano posteriori ii quel tempo ed hanno
«li Pnf/i'ri'0 il quale pretende che gli E qualche raasomiglianza con uclli di Er
giziani avessero un tempio particolme in colano. Or dunque potreb%eai credere
cui adornano un uomo vivo; e siccome che quell' opera , fatta .luugo tempo do
una tal cosa certamente non è vera, cosi po, fosse tolta ii quel popolo , e traspor
ne segue che l'una o l'altra di queste tata ii Roma forse sotto gli Imperatori;
e ciò che dii qualche verosimiglianza Il
animi: è stata creduta una creatura umana
da qualche via giatore che si è ingannato, questa congettura, sono due parole di una
o che cercava 'iiig;innfle i Greci, la cu iscrizione latina incisa lul lato sinistro
rioait‘a dei quali, sovra tutto ciò che con della base. Questa iscrizione era composta
ceiue l'Egitto, è tale, dice Eliodoro, che di quattro linee, delle quali se ne reggo
non ai aaprebbe aniarla. no ancora le vestigia, ma non si possono
r: lo darò notizia , dice Wi'ncltelniann, leggere che le parole ‘ VII. COS; ciò che
( Storia dell'Arte 4, G. ), di un monu non sembra applicabile che il C. Mario ,
mento atraordinuno , il culo Romano che durante la repubblica,
fatto di una specie
di baulto e depositato nel Campidoglio. ha ottenuto sette volte il consolato ; im
Esso rappresenta un gran bertuccm caduto pernccliè prima di lui ‘non vi ebbe che
e senza testa, i cui piedi anteriori posano Valerio Corvino che In sei volte consolom
SCI. (2846) SCI.
Scrur‘t'snns, specie di Sciabla, una del quello d’ Atene. Dei tiranoi domestici si
le priutìipali divinità dagli Sciti, i qrurli impadronirono poscia dell' autorità; e do
giurnvano per qnest.‘ arma, come quella che po le conquiste di Dorio, quegli ilnlnni
era una delle cause più ordinarie della furono quasi sempre soggetti si sovrani
morte. Clrllì l’ersia‘ ed ebbero anzi la Città di
Scrru. - V. Sll'll. Alarneus sul continente, come la ricom
" Soro, anticamente Cl'll05, isola di quel pensa di un servigio rendulo a quel prin
la parte del mare Mediterraneo, che chia cipe. Essi soccorsero Dario ne’ suoi con
nnsi mare Egeo,Aegaeum more. Qucst’isola quisti. Tuttrrvolta furono a parte della ri
sembra che sia stata d istnccata dal conti bellione degli Jonj contro i Persiani. anni
nente nella più remoto antichità. Essa non vi sostennero una parte cunsidere\ole , n
è separata che da uno stretto, di circa tre
cagione delle loro forze marittime. Passia
leghe, d.r una pcnisoln di mediocre gran mo sotto silenzio difl'erenti rivoluzioni per
deun formato dal continento, e che copre giungcr lflslo all' epoca della battaglia di
al Sud ed lll'0veit il golfo di Smirne. lrcale, l’ anno 479 prima dell' Era volga
Qnest'isoln molto stretta si estende dalre. Allora, essi ricuperarono la libertà e
Sud al Nord , ed ha portato altrevolte i gnalmente clic gli altri Jonii, e trovaronsi
nomi di Etolia, Pitiusa. bentosto, secondo Tucididr,in una con.
La più atto delle montagne di Scia, M3 dizione più florida di quella di tutti gli
condo Slrabone, è il monte Pelineo, citta altri stati della Grecia , eccettuatine i La
nrsto Pcllcnocu: dir Plinio. Questa mon cedemooi. Si videro successivamente in al
tagna forniva del marmo bellissimo,- eso Ieanza ed in guerra cogli Ateniesi ; e quan
vra di essa r-ravi un tempio di Giove che do ebbero fatto con questi una pace von
aveva preso il soprannome di Giove Peli laggiosa, caddero sotto il potere dei re di
nea. Un’ altra montagna chiamata Phanoc Macedonia. SUccOrst’l‘0 i Romani contro i
la, forma un pronrrntorro , dove racco principi d’ Asia, e ne furono riconrpensali
glr<vssi del vino, inferiore però, per quan colla conservazione della loro libertà . o
to sembra, a quello che nella st#ssn mula col trtolo di amici e di alleati della re
portava Il nome di Arvtsta. Perciò diceva pubblica; ma i Romani non potrrono im
si che quegli isolsni avevano imparato l’ pedue che non fossero oppressi di inrpn
arte di coltivare la vigna. dallo stesso ate da Zenobio , generale di Iflitrrrlatre.
Enopt'n, che era figlio di Bacon. l fichi Silla vincitore di questo principe, gli in
dl Chio erano pure ripntatissimi. Fra gli denniuò ampiamente. Conservarono la loro
altri alberi trovuvssi il lfnt sco, da cui si libertà e i privilegi accordati ad cui da
cava il mastice tanto stimato nel Levante. Silla, lino a tempo di Vespasiano, il qua
Allorché a tempo di CiCeronn. si trovò d«l la- ridusse Scia e le altre isole del mare
draspro nell'isola di Scia, esso era ancora Egeo, in provincia Romana. Ciò oullameno
ignoto si Greci ed ai Romani. Vitruvro fu loro permesso di vivere secondo le pro
urla di una sorgente, l acqua della quale pria leggi, mito la sovrintendenza d’ un
cera perdere la ragione, e dice che vici prfl0re romano.
no ‘ad essa erano ucrilli alcuni versi i Chios, capitale di quasi.’ isola, era situa
‘l“““ avvenivano i passeggeri di quel pe la nel mezzo della spiaggia orientale , ai
rrcolo. piedi del monte Pellinoeus, nel luogo il
I luoghi i più roniitlet‘t3s'0ll dell'isola più ridente e il pio fertile del paese, ed
“300 China, capitale all'Est ; Arvist'ul aveva quaranta stad] di circonferenza. Chio:
Agcr All' Ovest; e Delp/rinum, al Nord attribnimsi l’ onore d'essere stata la patria
di Chios. d’ Omero, e per lungo tempo si chiama
Slmbone dice che qtl€st'iànlfl fu popolata rono le scuole d’ Umrro, una specie di
di principio dai Pelasgi; secondo Diodoro, caverna scavata nella rupe al monte Epos,
acareo fu il primo che vi approdò, do poco lungi dal mare, e a quattro miglil
po essersi tmpldl'0lîtitù di Le: 0. Dilìicil crrczt di distanza dall'attuale città di Srin.
mente si può sapere qualche cosa di certo Se questa pretesa per la nascits di Omero
dc'looi principi; ma possiuno ntteuerci è clrimerica od almeno non provata, egli
rrll' opinione di EroJnto che le dà per è certo però che Scia ha prodotto molti
primo PDPOlO incivitito, pli Jonii. grandi uomini, uali sono Jone, Teoponr
Questi da principio urono soggetti a po, Teocrilo e lrtrodoro.
dei re, dei quali non se ne conosce che un Smoccuzzzs. Ripa la dipinge come una
solo, ed è lppocle. Questo re essendosi per donna nuda che accarezza un porcelletto.
messo di oltrrrgginre una giovane sposa, fu Di sopra ad essa la luna , simbolo della
assassinato da ulctlni de’ suoi sudditi, e iucostnuza. Cnchin le mette sulla testa una
venne stabilito il governo repubblicano. musa di piombo, e le fa osservare una
hoc-rate in processo di tempo diede cura hsndrruols, la quale eccita in lei degli
il dal’: al loro governo la stessa forma di scoppi di risa.
SCl. (2847) SCL
Pignoni, che nel tuo poema: La intcr xcrplri/Èrns; namque apud rmg'ore;
Trrcc‘ia rionale , ne ha fatto una Dea , omne: ducf'a‘ cam sceptris ingredieb«ulur
in tal modo delcl'H/O 1' interno del suo curinm; poslea cnrperunl tantum ex cri".
tempio ; .rulibtu secptra geslare, et ugnum era; w,
comularea esae.
Quai ridicoli mostri la strana vieta ' SCIPIOIB, parola che, presso i Latini,
Stanle intorno ; una Larva qua ai vede, eiguificava bastone. Divenne il aopraouome
Che faccia ha IIIJGZZ'aUESN e mezza triata,della famiglia Romana e patrizia dei Cor
Uno il cotum0, il cocco ha l'altro piede , nelii, daccbè uno di essi, lettondo Mq.
Che ride a un tempo e piange, e in varie crobio, aveva aervito di bastone a suo P3.
tempre , lire, che era cieco , c_onducendolo in tal
Bencb' ella caflgi tuono , annoja sempre. modo per le strade- E questo uno dei Più
in pompa orì’ental di qua b‘ avanza grandi e forse il più reo nome della Re
La Metafora sulle ali del vento; pnbblica Romana. gloltisttimi furono I
Le Anttteai in grottesca contraddanza personaggi dittinti di questa f.'lflll8lll ;
Fanno tra lor comico abbattimento; noi pero non ne additeretno che i più
E con distorti piè , slocate breccia, Celebri.
Van gli Anagt‘lmmi, e con mentita faccia t. - (Publio Cornelio) generale del
La , nuovi Giusi, con un doppio vino la cavalleria, rotto Camillo, dittatore , l'
Vedi dc’apettt'i, e mentre un bel aembiant6 anno di Roma 355).
Vagheggi , quel con iacbernevol filo 2. - (LUCIO Cornelio), console l'anno
Volta le spalle, e menu in un istante di R: ma 454, fece la guerra ai Sanniti e
Di 'l‘itil'one il volto; e in queate folti ai Fali5Cl.
Tu riconosci i giuochi di parole, ecc. 3. - (Gneo Cornelio Asino), due
volte console l’ anno di Roma 492 e l‘ an.
Sctot.nltn , nome che gli antichi Danesi no Nel etto primo consolato, che euc
davano ai loro poeti. Erano i loro burdl. cedette nel quinto anno della prima guer
Scmronl o MOI’IPODI, popoli favolosi ra Puntca, ebbe il comando della prima
dell'Etiopin, di cui parla Plinio, i qmli flotta che i Romani aveuero fatto costruire.
non avendo che un solo piede, ae ne ser Duilio che riportò la prima vittoria navale,
vivano per mettersi all'ombra dal sole , ere suo collega. Sei/liane aveva preso il lar
coricandosi per terra, e innalzando il loro go con diciassette vascelli.“ generale Carlo.
piede in aria. Rml. Siria ombra,- mouoa , gmeee avemlnglr fatto fare delle proposizioni
solo ; pous, podos, piede. dl componimento, \SCÌPIOÌIC si recò sulla ga
' SCIFI" etsunrreos , bastone d’ avorio , lern di quel generale, lidando nella di lui
sormontato d‘ un‘ aquila, che era uno de parola ; ma appena vi pose piede , il
gli ornamenti della potestà consolare pres Cartagineae, per uno di quei tratti che
a0 i Romani. A tempo della Repubblica , hanno fatto passare in proverbio la _/ide
i consoli non portavano qursto bastone pum'ca . lo sorprese ttnitunente ai principali.
che nel giorno del loro trionfo; ma, sot ufliciali clic lo accompagnavano, e Io con
te gli imperatori, lo portavano eemptc , ed dusse e (lartagtne, dove fu gettato nel fon
entravano in Senato con questo distintivo do di una prigione, e dove provò ogni
della loro dignità.;ll Senato aveva solo il botta d',oltrnggn Ignoriamo se questo óci
diritto di darlo ai consoli designati: Han: piane sia stato soprannominato Asino, per
mina imperator, dice Vopi.rco ( Aure emersi Valeriolasciate
Massimoin tal
si famodo tor t'krtdrre.
maraviglì'a delle
lian. c. 13 . ), non solet dare, seria
serrata, quando fil consul , accipere. An vicissitudini della fortuna di questo Scipione
che dopo terminato Il tempo della loro che paluò dal consolato alla PÎlBIOIIII e
urica, conservavano questo prezioa0 monu dalla prigionia al cousollt0. Nel tuo se
mentodell'etercitat potere. condo eonaolato , esso fece col tuo collega
Questo butone d’ avorio faceva parte la guerra in Sicilia, dove Prese Panormo
eziandi0 dei doni che il Senato apediva ai (preaenternente Palermo) e molte altre
re amici ed alleati del popolo Romano.‘ città, e dove acquillossi molta gloria.
Quaemadmodum et nunc , dice Dionigi 4. - ( Publio e Gneo Cornelio ), fru
d’ AllClfl'tflllt), Romani .rceplm et diede. telli , il rima padre , e il secondo ZIO del
mala minunt regibua , quando ci: con/ir grande Igublt'o Scipione, il primo nfl'rica
man! potestatcm regiam (l. 3?. no , furono ambedue consoli e si ugual:
Anche i consolari portavano o act'pio rono ambedue nella seconda guerra puoica.
eburneua, che era il eegno dell’ antica loro Publio Cornelio era il fronte di Annibale
d-guit'z, e del titolo di consolari. Serut'o nella Gallia e in italia. Gneo Colneli0
ce lo insegna ( Eneid. 2, 228): Primtu era a fronte di Ardmbale nelle Spugna.
\.
SCO. (12866) SCO.
Sooun. Sotto questo nome, derivato in un tempo di peste, eslendosi ioutil’
(‘la un‘ erninenza che trovasi nel riciuto di utente rivolti a tutti gli Dei, credettern
Megalopnli, Pane aveva in questa Città una che quel flagello fosse stato mandato da
statua alta un cubito. una divinità a loro ignota , e le dedicarc
" ScolllJlxcue , separazione di comuni no un tempio , colla seguente iscrizione :
caaione e di commercio. in questo significa Al Dio d'Europa, d'Asia e u'i Lidia, e
lo , ogni uomo escluso da una sacieta o da al Dio sconosciuto e straniero.
un corpo, e cui quale i membri di questo Tertulliano riferisce che in Roma eravi
corpo non hanno più comunicazione, puo un tempio simile. -- V. Ernuetnne.
essere chiamato scomunicato. lira questa ’ t. Scora , celebre statuario d‘ Efeso.
una pena usata in certi casi presso gli an
tichi, e che veniva inflitta dai sacerdoti. 21m: aut Pnrrhasi'ru protulit un! Scopa:
Proihivaai a quelli che si sconiunicavano di n: sn:ro , liquida ille colorrbus,
assistere ai sacrifici, e di entrare nei tern óole.f mmc hominem ponere mmc Dama.
pli, e abbandonavanri ai demonii ed alle
eumenidi, accompagnandulr lll orribili im Da questi versi si scorge che questo
pnecazioni: ciò che chiamarasi sacri: in Greco artista , era per la scultura , ciò che
terdieere, divi: devovere, erecrnri . La sa Parrasio era perla pittura. Viveva 440
e rdotessa Tenno, figlia di 1llenone fu anni circa prima di . C. I suoi capi la
eucomiata per non aver voluto consacrare vori erano , una Venere , che fu poscia
Alcibiade alle Furie, quantunque gli All' lrnsp0rtata a Roma , e il famoso Mausoleo,
ni«si lo avessero ordinato: e sommamente che Artemisia aveva fatto erigere in Ali‘
furono brasimati gli rumolpitli, i quali r:aruasso a Muusoln, re di Caria, suo
tfllbidlroot) il popolo , imper0t‘t‘lìè non si marito. Questo monumento era una delle
doveva passare a questa pena che nelle ul sette meraviglie del mondo.
time estremità. a. - Atleta tessalo , di cui Simonide
La scomunica passò dei Greci ai Roma cantò le gesta , il quale volle detrarre dal
ni , ma colla stessa riserva; e noi non ne prezzo convenuto, perché il poeta aveva
abbiamo un esempio che in quello del tri fatto entrare nel suo elogio quello di Ca
bufl0 Atle'o il quale non avendo potuto im store e di Polluce. L’ avaro lottatore spedì
pedire a L'rnsw di portar le armi contro il psnegirists ai Tiudaridi, per essere pa
I l’arti , corse verso la porta della città gato del rimanente. Qualche tempo dopo ,
per la quale doveva sortire quel generale Simonide Csirndùil recato ad un invito
per mettersi alla testa delle sue truppe; e dell'atleta, nel tempo della mensa fu av.
la gettando certe erbe in un braciere, pro vertito clic due giovinetti dimandavano di
nunciò delle imprecazioni contro Crono. parlargli. Appena esso era sortito dalla cosa
La scomunica era la pena la più rigo questa crollò, e schiacciò sotto le sue rovi
rosa che ussssct'0l Druidi. il cittadino ne lo schernitore e i suoi comitati; per‘
colpito da questo aufllr’ma era riguardato cui punto non si dubitb che i due fratelli
con orrore , e veniva da tutti sfuggito. Non non avessero punito l‘ insulto dell'atleta ,
era ammesso nè alle uniche, n'e alle di e ricompensato gli elogi del poeta.
gnitii , e moriva senza onore e senza cre " SCOPILISIIO , specie di sortilegio, di
dito. Allorché. lo scomumr.alb ravvedevasi, cui fu accusato a Roma Furio Crninia ,
il sacerdote , dopo una prova , lo riammet perché Il suo campo, quantunque più pic
teva nella comunione. Se moriva prima colo, fruttava più di quelli dei suoi vicini.
di pentirsi, poterasi offrire un sacrificio Si sa in qual modo esso ai giuslilicò di
agli Dei Mani, per pregsrli di non mal questa accusa , producendo i suoi strumen
trattare la sua anima. - Nrn nor, Cusasrt ti ‘l'agricoltura, una famiglia vigorosa, dei
Scautrnua. servitori robusti , e delle serve ben nudri
Scormserom. Gli Ateniesi avevano un n-~. Plin.
altare dedicato al dio sconosciuto. Gli uni Seopflismo clriamavaai il delitto di colui
dicono che Filippidc, essendo stato mau che gettava delle pietre nell'altrui campo;
dato ai Lacedern0ni per trattare con essi questa parola greca traduoevasi in latino
di un soccorso contro i Persiani , vide apper lnpidum posiliouem. Ulpiann rife
p!rirsi uno a euro il quale lamentossi di risce che, nell' Arabia , quelli che vola.
non avere a tari in Atene, _dove se ne vano nuocere a qualcheduno, gettavano dei
erano eretti a tutti gli altri numi: anzi mucchi di pietre nel suo campo , per av
promise di soccorrere gli Ateniesi, se gli vertirlo che se lo coltivava, morrebhe
fosse decretato un cultoe gli onori divini. per mano di quello che vi aveva gettato le
Qualche tempo dopo riportamuo questi una pietre. Questa minaccia imprimeva tanto
vittoria; la quale venne mmlmita al Dio timore che nessuno avrebbe ardito di avvi.
sconosciuto , e a lui si iunalzò un tempio ciuarsi al campo in cui trovavasi questo
ed un allate. Setontl0 altri, gli Ateniesi , vguu di iurorc- e di inimicizia. Quae rt’s
SCO. (‘1867) SCR.
(unita!!! limorem habet , nt neuro ad rum il cocodrillo: un vincitore lento.’ era lo
ugrnm accedere audeunt, crudclt'lulem ti scorpione a cagione della lenlvzaa de’ suoi
nreru eorum qui seopelismum _fecerut. movimenti, - Flur. Apoll
Questo delitto era punito di morte. Ul Seorproue è pure il nome dei mesi ce
pr'ano lib. lX. lesti di Metone , Eutemone e (lalrppp ,i
" Scorrorscr, popoli di Tracis, rinomati quali erano presi dai nomi dei segni dello
per l'estrema loro barbarie e ferocia. Esli Zodiaco. Lo scorpione era l'unrlecirno ,
inimolavanoi prigionieri ai loro Dei, e Ossia il mese di novembre.
bevevano il sangue dei loro nemici nei cra Sovra una corniola della collezione di
mi umani. ó’trnborre mette questi popoli Slosc/r , vedesi Mercurio seduto tra nn
nel numero degli Sciti. - Herod. ariete ed uno Scorpione; Iflncrobr'o dice
Strofa. I. 7. - Pomp. Illel. l. 2, c. 1. ( ó‘alurnnl. l. i, o. m. etc. 1 , 19) che
I"lor. l. 3, c. 1;. - Ammr'am. l. 27; e. lo scorpione rappresenta la virtu del sol’,
4. - Giuslin. l. 23, c. 3 e lo stesso autore vuole che [Mercurio
' Scorrere, macchina di guerra , quasi fosse pur riguardato come il Dio del gol;
simile alla catapulta , colla sola dillerenza stesso; se ne può quindi conclriudere che
che l’ ultima era una balestra colla quale egli è per questa ragione che lo si vede
lanciavasi il dardo chiamato lri/iu‘, mentre rappresentato collo scorpione.
lo Scorpr'o era una piccola balestra , che Credevasi pure che quelli che nascevano
portavasi in mano, ed era così chiamata sotto questo segno consacrato a ,"Hnrlc ,
perché il ferro delle freccie ch’ essa lancia indole guerriera sortisscrn. Questa uplnl0.
va , era estremamente fluo e puntuto, a ne serve a spiegare molti monumenti , sui
guisa degli uncinr degli scorpioni : Scor quali si vede uuo scorpione.
prnncs drcebantur , scrive Vr’gf:io , quo: Sovra un basso rilievo del palazzo Mat
mmc manrrbalt'stas vneanl; mm sic nun tei , che rappresenta le nozze di Teli e di
cupali, quod porvi: subtllr'btrSr/ue spiculis , peleo , vedesi acolpita una parte dello zo
in_ferant martelli. TI‘OVÌnIDO in Ammr'ano diaco composta dei segni della liblrra e
Illnrce’llino che chiamavasi Scorpio anche dello scorpione. Il primo indica 1' autunno,
una macchina propria a gettare dei sassi. epoca delle nozze, e il secondo presngisr‘e
Scoarrotra, l'ottavo seguo nello Zodiaco l‘ umor guerriero del fanciullo che deve
do l'Ariete , e la casa di Marte. nascere da Teli e da Pelt’o
E: Sua: ione è. di una natura molto Sco'n1‘a, tenebroso , soprannome sotto
malefica. a ventuna stella, secondo T0’ il quale Et‘.lte aveva un tempio superbo
lomeo. VCnI.OIIO secondo la’rplero, e venti sulle sponde del lago Aclrerusa in Egitto.
nove secondo Eajer. Di questa stelle ve Questo soprannome
essa aveva esprimeva l'impero che
sulle ombre. i‘.
n’ ha una di prima grandezza, che ilriamn
si il cuore dello scorpione o Antares : tre Sco'trro, il tenebroso, nome sotto il
dici della terza , cinque della quarta , due quale Giove aveva un tempio in vicinanza
della quinta , e tre meridionali pure della di Sparta , apparentemente per significare
quinta grandezza. Esso occupa quasi due che l’ uomo non saprebbe penetrare nei
segni, e la metà della libbre; per la qual misterj della divinità ; o, secondo Pausa
cola gli antichi non contavano che undici nia , a cagione della quanlilà d‘ alberi ,
segni. da cui era ingombro il paese.
I poeti hanno finto che qursto scorpione “ Sco'rosa, o Scornssa, città della Tes
fosse quello che la terra fece sortire dal saglia Palasgia, era situata al Nord di La
suo sono per battersi con Orione, il quale rissa e del fiume Peneo. Questa città fu
Il era vantato con Diana e con Lalona di distrutta dal crudele Alessandro, tiranno
vincere tutto ciò che sortissc dull.t terra.
di Fara, dopo averne fatto trucidare tutti
Giove , dopo avere ammirato la forza e la gli abitanti, in onta delle condizioni sli
destrezza dello Scorpione nel combattimen pulate nella capitolazione. Slmb. I , 7 e
10, lo collocò in cielo per insegnare ai E). - Tir. Liv. I. 38 . c. 5. - Pniyb.l.
mortali a non presumere giammai delle 8 , - Pausan. . (i, c. 5.
loro forze. Lo Scorpione era forse destie " Scarsa , ullìciale subalterno di giusti
nato ad radicare le pericolose malattie che zia presso i Romani. I primi Scrihi eserci
regnano qualche volta in autunno. Nei ge tavano presso a poco lo stesso ufficio dei
roglifici egiziani , lo scfirpiottfi e il coco nostri cancellieri, tenevano il registro dei
drrllo terrestre sono l’ immagine di due decreti, delle ordinanze , delle sentenze ,
nemici di forza eguale che lottano insieme degli atti, e ne davano copia a chi vi a
imperocchè ora loccomlre lo Scorpione, ed veva interesse , e formavano un corpo sud
ora il eocodrillo. Gli Egiziani volendo in‘ diviso in differenti classi e gradi , secondo
dreare un solo vincitore , rappresentano o che erano impiegati sotto i magistrati su
il cncoclrillo , o lo scr-rpiune. Volevano in perinri , e auhallerni.
dicarc un vincitore ardito e pronto ? era Ma questo ullicio anche nella prima clak
S(IR. (2868) SCR.
se era molto più onorevole preaao i Greci ab eplrtolla grafica scriba a libri’: ponti/‘rea
che presso i Romani. Non consideriamo , lt'bu: con 'ugi annctr'aaimae A. I). S. ; cioè
dire Emilio Probo , gli ecribi come mer Livl'0 Tiene , veraato nelle lettere greche,
cenatj , come sono in fatti , mentre che e Scriba dei libri da pontelici , ha eretto
presso i Greci, neaauno può onere Scri questo monumento alla aantisainra aua mo
lm se non è di una nascita.cl'una integrità glie Agr:'a Trifosa.
e di un merito distinto‘; imperocclxè non Gli Scrr'ót' sotto gli imperatori cangiaro
può fare: a meno di metterli a parte dei no di nome e furono chiamati noterà ,
aecrati dello stato. perché aervivansi di note abbreviate , per
Ciò nullarneno si sono veduti presso i Ro mezm delle quali rcrivevano coll’istesaa
mani alcuni Scribi a pervenire alle grandi preatenza con cui parlavano.
dignità. Cicerone parla di un cittadino, che ‘ Scitiiioitia, figlia di Scribonio , apote
essendo atalf) Scrt'lm sotto Silla , divenne tu da Augusto , dopo aver ripudiato Clo
pretore dalla città, l0ll0 la dittatura di dia , da cui ebbe la celebre Giulia. Au
Cesare. Abbiamo un esempio memorabile gusto la ripudiò per isposare Livia.Scribr»
della modestia di uno di qtlt:ali ol[iciali di nira era etata meritata due volte prima di
giustizia in Cicerejo che era atato Scriba apoaare l’ imperatore.
sotto il primo Scipione. Eaao concorreva ' SCIIBOIIAIO, illustre Romano che ri
per la pretura col tiglio di qneato grande getto i consigli de’ suoi amici, i quali vo
uomo; ma nel solo diaegno di eaaergli uti levano che dirputasae l‘ impero a Vespa
le, e di rendergli omlggio. Appena’ esao siano.
vide che le centurie gli davano la preferen “ SCRIBONIO , arrittore latino , che vive
za , discese dal tem io, apoglioaai la bian vii lotto il regno di Nerone , e che scris
ca veste, dichiarò e pure sue intenzioni ae degli annali , e viveva circa 1' anno 22
a tutti gli elettori, e gli scongiuro di dare di G.C.
i loro anl'fragi al merito del tuo rivale , ed Sciniuert , o Sxtum:n (Mii. Scan.) gi
alla memoria dell’ illustre suo padre. gante , in un guanto del quale il Dio I‘ltor
Tuttavolta gli Scribt' non r;jotevano per ai nascose tutto un giorno.
venire alle cariche tlellà repu bliea, a me ’ Sctuitinar , questa parola significa uno
no che non rinunciasaero alla loro prolife scrigno , un forziere , un armadio da ripor
sione. Ne abbiamo la prova nella persona re le carte. 1 Romani con questa parola
di Gneo Flavio, il quale era Scriba di un intendevano gli uffici pubblici: ed ecco lls
edile curule. Avendo ottenuto egli stesso apiegazinue dei dill'erenti nllìci stabiliti da
I’ edilit‘a , non fu ricevuto in questa carica gli imperatori Romani per la gestione del.
al dire di Tilo Livio , che dopo eeaersi le faccende dello stato.
obbligato per giuramento a non eaercitare Scrr'uium rli.rpo.ritiormm era l’ ufficio in
più 1' antica sua professione. cui,‘aiapedivano gli mdiui e i mandati del
Siccome accadeva sovente che inabili l'imperatore ; quegli che presiedeva a un
ali‘ entrare nella magistratura , e pertica. tale ufficio chiamavasi comma diapost'li0
larrnente i gioviuetti , ignoraasero il dirit numv
lo e le leggi , si videro perciò obbligati di Scn'niurn rpi.rtolamm , cluamavasi lo
apprenderle dagli Scribi cui l'esperienza a ul‘licio in cui scrivrvanai le lettere del prin
veva inatrniti; dimodoclrè per tal mezzo cipe. Augusto scriveva le proprie da se
questi diventavano i regolatori della nobile ateaso, e le dava poscia a correggere a
gioventù, e non abusavano che di troppo Mecenate e ad Agri po , come ce lo ap
della loro carica: cl’ altronde aprivanai in prende Diane , lib. XV. Ma gli altri in»
eil'l'atta guisa l‘ accesso nella più illustri fa peratori ordinariamente servivansi di le
miglie di Roma , ed avevano un’ occasio gretarj , ai quali essi le dattavano , o a cui
no favorevole di aumentare il proprio cre dicevano aolamente la sostanza delle cose
dito. che dovevano easere scritte , ponendo ant
Finalmente , sul terminare della repub tanto in fondo alla lettera il vale di pro
blica , la loro arroganza essendo stata por prio pugno.
tata all'eccesao , Catone si vide obbligato Scrim'um libellorum , l’ uflìei0 delle atip.
di reprimerla con nuove leggi. Essi furono pliclie, che si presentavano al princi epar
divisi in decnrie , e collocati aotl.0 differen dimandargli qualche grazia. Noi ab ramo
ti ordini aubalterni; in uiaa che gli Scrt'ln' nella notizia dell’ impero di Panct'rolo
d'un questore , d'un edile , d'un 'pretore, (cap. 96)l' elempio di una supplica che
vennero diramati Scrrbae quuestorii; eredi’ fu presentata ali‘ imperatore Anlont'no Pio
ll'tit' , pruetori. da Arrt'o ali/io liberto d’Arrt'a Fadilla ,
Anche i pontefici , avevano i loro Scribi. madre dell’ imperatore. Questa supplica ten
Onofrio ci ha conservato un’ antica iscri deva ad ottenere il permesso di depositare
zione , che invincibilmente lo prova: A le osta diana mogliee di suo figlio in una
gn'ee Triphuaue veni/iene Liviua Tirrena urna di marmo , perché non le aveva po
SCR. (2869) SCR.
sto che in una urna di argilla, llntautocl'sii non eervati palesi. La prima era l'imposta sul
fosse accomodato il luogo da lui compera trasporto delle merci, sulle entrate I‘ sur
to per erigervi un monumento.ln l'ondoalla tite, chiamate Pnrlorium , la seconda ,
supplica, havvi la risposta : Fieri placet. chiamata Decumae, era la decima della
Jubentius (‘elmi promcgister Sulucripai. ticolta dei campi che si davano a coltiva
Scrinium memorrue , ufficio in cui con re a nesta Condizione , e la terza , chia
scrvavansl tutti gli estratti degli affari de mata criplura , levavasi sugli armenti che
cisi dal principe, e la sue ordinanze in pascevano nelle pubbliche foreste del po
proposito, per ispedirue poat’ia le lrttere polo Romano. Il pastore faceva presso lo
patenti. Chismavasi scrr'm'um memoria: , aflittajnlo la sua dichiarazione del numero
per ricordarsi delle spedizioni che era d'uo del bestiame, e questi esigera un certa
po fare il più presto pussilnle. Questo uffi somma pel pascolo di ciascuna bestia
cin era composto di sessantadue segretar] , che inscriveva nel suo registro.
chiamati sclinnrii memoriae, e memoria ' Scsn‘ruaa Da principio si saranno
le: , fra i quali va n'erano dodici che ser tracciati dei segni senza scopo alcuno e co
vivano alla cancelleria , e sette altri chia me per via di scherzo, e l'uomo in segui
mati anliquart'i quali mnvano cura di tra lo se ne sarà servito , per r‘chiamarsi alla
artivcre i vecchi libri per COUICI’VIIlÌ alla memoria certi fatti che temeva di dimen
posteritil. li primo ministro dell' ultìcio , ticat'e , e certi obblighi che proponevssi di
chiamavasi , mngister scrini'i memoria; e adempire. Questi legni non significavano
quando veniva creato , riceveva la cintura nè auoni , ne parole, ma una totalità di
dorata dalla mano del principe. cose, una azione, un avvenimento con tut
' SCIII’TA DUODPCIM. Specie di giuoco te le sue circostanze. La moltiplicazione di
in uso resse i Romani , lo stesso di cui questi segni diede originiz alla prima scrit
parla larzialc in quel verso (LIV , tura ; se ne senti l' utilità , ai andò cumu
a7. ). nicando, si perfezionò, em'~ ne fece un'avle.‘
e hentosto ciascun carattere . che dapprima
Hio nu'hi bis seno numeralur tessera non esprimeva che cose vaghe , fu destina
puncto. to ad esprimere dei pensieri speciali, ed
anche le modificazioni di questi pensieri.
Facevasi coi dadi, sovra un tavoliere o La più antica scrittura adunque non traa«
scacchiere segnato da dodici linee chiama mise , nè agli assenti , ne alla posterità ,
te dai Latini scripta; per cui davasi al iauoni della voce con lettere simili alle
giuoco il titolo di scripta duodecr'ns. Que nostre. Essa espresse con delle imagmi e
sto giuoco dipendeva tanto dall' azzardo , con dei legni , sia naturali , sia arbitrarj ,
che dalla destrezza del giuocatore; I’ azzar le idee, i sentimenti , i giudizi, quantun
'do resiedeva al numero dei punti chei que atrettanvnte parlando, questi ultimi
dadi producevano; ma il disponimento delle da principio fossero sottiutesi anziché ii
figure dipendeva dall' arte dei giuoeatori ; gurati.
per la qual cosa possiamo ben credere che Fra i caratteri simbolici di cui parliamo
questo giuoco rorrispoudcsse al nostro chia gli uni erano le grossolane elligie degli
mate la tavola reale. astri, delle piante , degli animali, e delle
' SCIIP'IUII ousas'roamas. Cancellieredifferenti cose della natura , gli altri
dell'ernia. Orazio aveva una di q:reate non potevano passare che per segni di
cariche , per quanto ci insegna c i ha puro capriccio. Tali furono igrroglilici del
scritto la sua vita: Venire impelrata, dice l' Egitto , tali i caratteri della China. An
egli, scripluns quacstorium compramvtl. che al giorno ti‘ oggi i selvaggi del Canadà
« Dopo aver ottenuto il Suo perdono , esprimono i loro pensieri col dipingnere o
comprò una carica di cancelliere e segreta rappresentare le cose di cui parlano; e di
rio dei tesorieri. n Queste cariche d‘ ordi un tal mezzo si servivanoi Messicrti , pri
Ilario erano esercitate dai liberti. Perciò ma che gli Spsgnuoli avessero cangiato il
()mz.m era come Flavio, di Citi parlaPi loro impero.
rnne nel terzo libro de’ suoi annali- C. Se tutti i popflli della terra fossero stati
Flavia.‘ patre liberlino nntus , sclt'ptufll attaccati alla primitivnlom scrittura avreb
_fizciebrmt; ma sembra che Orazio ben bere continuato ad intendersi per iscritto,
poco si occupasse lll questo impiego. a malgrado della differenza dei linguaggi.
' Scatrroas , Illbuln clu- i romani le I segni dello Zodiaco , dei Pianeti, e dell'
vavano sul bestiame che al runllurîtt'l a pa Algebra, e le stesse Cifre Arabe, sono egual
sculsre nelle pubbliche patllme. Roma le mente inlese, quantunque dil‘l'erent-menle
vava tre sorta di imposte delle quali ar pqronunciate dai diversi popoli dell' Europa
la Cicerone nella sua orazione pro rge nn sarebbe adunque impossibile l'inven
Il'_'nnifia. Ilanrque rz‘ [Nilll‘ , "NIUE cx tare una scrillura che potesse essere intesa
decumis, nr‘que ca: scrrplura vectigal con da tutte le nazioni del mondo , e che cia
S(ÌR. (2870) SCIL
lcuna prnnunciasae nella sua propria lingua. rattrri, è stato pubblicato da Kik'es , alla
Il progetto di una scrittura universale pagina ottava della sua prefazione. Preten
Molti desi che gli avanzi di questi Unni portino
00" è nruagln nella ptll‘fl P‘illljlllà.
(lotti hanno tentato di metterlo in pratica. presentemcntfl il nome di Zt'kuii; i quali
Villu'us' , vescovo di Chester, il celebre occupano una parte della Transilvania.
Lcibnùz, hanno fatto molti studi e molti [Hos'rrar nella prefazione della sua graru
esperimenti per l’ esecuzione di questo di mstica unguesa , parla della loro scrittura
Segno; anzi si può dire che venne eseguito come di una. cosa anche al giorno ti’ raggi
in parte, quantunque potesse Usset‘l0 di esistente.
una maniera molto più perfetta. Parlando della scritlurll degli Egizj , in
l datti della China, del Tonquin, della tendiamo di quella di pratica , e non del
Cochiuchina , della Corea e del Giappone la peroghlica. Gli avanzi di questa scrittu
hanno dei caratteri comuni, che essi leg ra sono cosi rari, che dobbiamo avere
gono ciascuno nelle loro lingue, quantun grandi obbligazioni al come di Cay‘lns ,
quo fra essi !ll0lt0 dissimili. il quale con tutta la cura gli ha raccolti;
La scrittura in sempre , o perpendicola perciò le osservazioni clic verremo facendo
re come quella dei Chinesi , o tortuosa son tratte dalla sua raccolta.
come quella dei flussi, od orizzontale Le cinque tavole pubblicate dal medesi
come la nostra. A questa l.wincipalmente mo (- t. I, p. 65 ), rappresentano un pezzo
rivolgeremo la nostra attenzione. Si pos di tela che un tempo appartenne ad esso. La
l000 distinguere uattro sorta di scrittura lunghezza di questo pezzo di tela è di due
orizzontali; quel a che va dalla sini piedi , quattro pollici e sei linee, e I‘ al
stra alla destra, quella che va dalla denti‘: tezza di sei pollici e sette linee in circa ,
alla sinistra , e una terra che lo riunisce , imperocchè gli orli sono sfilacciati , e per
andando e ritornando per lime paralelle conseguenza disuguali. Esso è divi-m in
dicontro al punto da cui è partita. Questa molte colonne pnralelle,formatc da caratte
si suddivide in due specie , seconchè cu ri Egizi .- non è scritto che da un lato , e
urint:ia , o dalla destra o alla sinistra. m carartere nero , tranne le prime parole
(‘ali orientali hanno sempre scritto dalla di ciascuna colonna che sull’ originale sono
destra alla sinistra. Gli occidentali da lun in lettere. rosse, e nella copia si trovano
go tempo scrivono dalla sinistra alla dc sottolineato: il carattere ne è rozzo e fitto
stra. I primi, comunicando le loro lettere e non è stato l'atto col ennello; le linee
ai secondi, nppresero loro senza dublno a «li divisione e di separazione sono state ti.
regolare com‘essi la mossa della loro scrit rate il capriccio e senza regola. Le ligure
tura. disegnate semplicemente a tratti non suo»
Gli Etruschi lauto bene la crnserrarono, contratlistitltt: da nessun colore ma ptluas‘l
clic rarissime volte 1' Ilvbandonardtlt) per assicurare che sono toccate con uno spirito
seguire quella degli occidentali , o per ed una leggerezza , che non Se ne disgra
riunire I’ una all'altra. Quasi tutti i loro derebbero punto nazioni più fiorenti degli
monumenti, dei quali se ne sono formate Il .
delle raccolte voluminose, hanno dei ca Qilestti fascia di tela è. terminato da una
ratteri rivolti costantemente dalla destra al specie di spartimento, che contiene , oltre
la sinistra , e delle linee che tengono la molte parole , dei vasi e dei quadrati di
stessa direzione. pioli in rosso, colore che è stato gettato
l Greci , per quanto si presume , adot l'a senza cura , e che voleva indicare l'orso
tarono anch'essi da principio questo mo che questi corpi erano di terra colla.
do di arrivare . sia che , come i Pelasgi , Le figure disegnate al di sopra delle co
venendo dall' Oriente , l’ avessero con se lonne vanno dalla sinistra alla dritta, men
portato , sia che, come già stabiliti in tre la xcrilfum va in senso contrario. Quel
quelle contrade che noi chiamiamo Tor lì che desiderassero maggiori scluarimenti
chia Europea , l‘ avessero appreso (la Ce su questo monumento , potranno consulta
rmpe o «la Curino). Tuttasolta non si è re il tomo ( mv. LIV ) del supplinn'nto
per anco trovata iscrizione alcuna che pro dell'antichità spiega/u, in cui è inciso ma
vi aver essi praticato di lormare tutte le non dr-hlresi fidare intierzmente alla copia
loro linee all' orientale.N on è già che non che l'autore ne ha dato. Esaminandula con
siansi scoperte delle scrillure, le quali van mnlr; attenzione, vi si scorgeranno molti
no dalla destra alla sinistra ; ma esse tor errori, e questa ragione ha indotto il Con.
nano tosto dalla sinistra alla destra, all0l te di Cufln: I pubblicarlo di nuovo con
chè sono composte di più linee. quella rriagginrc esattezza che gli fu pos
Gli Unni che devastaronn l'impero Ro sihilfi.
mano sotto la condotta d'Atlila, scrive Secondo il Man/imam: , questo pezzo di
van0 dalla destra alla sinistra. Il lm‘0 al tela serviva a COPIII‘t' una mummia; rli.
fabeto che conaistua , in trentaquattro ca fatti si scorge ch'era stato intonacato di
S(Îlt. <287-> SCR.
bitume. Il bruno colore, che questa pra. scoprire l'alfabeto della lingua egizia, ma
parazione gli aveva dato, e meno sensibi di IC(‘CI'I.II’II di‘ essa emanava dai gerogli
le prcaentetnente di quello che non lo fos licì, basterà di aver bastante numero di
se allorché apparteneva al conte di Caylus; lettere isolate, e di confrontarle con le lì
imperoechè, nell' idea di conservarla , è gnre rappresentate sui monumenti egizj.
stato incollato dappoi sopra una tela; ma Ora io posso accertare che si scorger‘a fra
verisimilmente, senza la prima preparazio loro la più Intima relazione e i più sensi
ne, non sarebbe giunto sino a noi. bili legami. .
Talylta gli Egiziani sulle lien’le delinea a lo ho fatto incidere sulla prima co
rano elle mummie, deigernglitici, o delle lonna di una pagina una serie di gerogli
lettere propriamente dette. Kircher ha fatto lici tratti, la maggior parte , dagli obeh
Incidrre molti pezzi di tela carichi di sim schi, e nella colonna Corrispondente , le
boli da lui spiegatifelicemente come quel lettere egizie che vengono da qlltfall geru
li degli obehschi ,- e al cominciare dello glifici. Il primo di essi rappresentante una
scorso secolo, Mazllel console di Francia barca, ha prodotto un elemento di scrittu
al Cairo, dice d‘ aver veduto una mummia, rù il di cui valore ha potuto variare
intorno a cui si trovava una fascia di tela secondo i punti o i tratti nei qua.
adorna di figure e di caratteri. Essendo li fu danneggiato : il terzo gerogltlìcn,
stata questa fast=ja lacerato, ne raccolse e che si crede esser l'immaqine di una por
gli sei o sette aune, in otto pezzi, e li la, perdendo la sua rntonduà ha formata
mandò in Francia al Cancelliere di Pont la lettera a se paralella: la figura d‘ un
ehnrtrin : furono questi dispersi, ma pro mo o di animale accoscìatn del quarto ge
babilmente ll pezzo inciso nella suddetta roglilico, è divenuta una lettera che non
tavole facea oraione di essi. conserva che i lineamenti del simbolo ori
Lo stesso nte di Carlo; ha pubblica ginale: finalmente il serpente,figuratn si spel
io un altro pezzo di Scrittura egiziana .- i ao negli egizj monumentiI si è cambiato in
caratteri onde e piena quella tela sono un carattere che descrive ancora le sinuo
scritti da diritta a sinistra , ed occupano aità di questo rettile. Gli altri gerogliliri
con una riga sola il terzo della sua lar W", il secondo, il quinto, il sesto , l'un
ghezza, la quale presso a pnct) e di due decimo, e il decimoterzn, sono passati nel
pollici. La scrittura è bellissima, e chi la la scrittura corrente senza provare il mc
fece deve avere adoperato il pennello; im u0mo cambiamento. Del rimmente non è.
perocchè nessuna specie di canna avrebbe questo che un leg;;rer saggio tll una tipe
potuto formsrli, nè cotanto sveltie tondeg razione, cbe potrebbe essere spinta più lun
giunti, nè con tanta esattezza ed eleganza : gi, e nella quale si scorgerebberu lorse
e si ‘e veduto dall'esperienza fattane da rapporti differenti da quelli ch'io ho sta
quel dotto , che non si possono imi biliti fa certe lettere e certi garaglilìci ;
tar bene i'uor che col pennello. Giova ma in generale l’ esame della li‘tt8t't! egi
osservare che eh sill‘attn metodo anche og zie prova ad evidenza la loro origine; e
girl‘i si servono i Chinesi per la loro scrit più si studia , più serve a confermare il
tura la di cui nitidezza e ammirabile. Ec sentimento di Wnrburton.
co i ragionamenti del dottisaimo Conte su « Non è solamente a siffatta specie cl’
ueati preziosi e quasi unici avanzi della lettere che si applica il principio di que
ifcrittura egiziana non geroglifica. st' autore, Va pure esteso ad una sorta di
u Tutti queati monumenti presentano scritture egizie che i monumenti ci pre
una specie di scrittura molto uniforme. sentano, specialmente una iscrizione del
Rarvicinandoli gli uni cogli altri, forme Rigord, nelle memorie di Trevoux e del
rarmi una [tata di caratteri usati dagli E padre Montf'aucon, prl‘sao a poco somi,
gizj, ma per non ingrandirla di troppo, glianti a certe altre.isrrizioni trovate in
vnolsi osservare. che nella scrittura di cui gran quantità sulle rupi del monte Sinai,
parliamo, ponevansi talvolta parecchie let nelle quali, sebbene vi sian parole arabe
tere una sovra l'altra, e che sovente cer unite confusamente con parole egizie, nul
tune non aembrarono distinte fra loro laditneno vengono a sostegno del mio pa
fuorché da certa cotale specie di accenti e rere ; imperciocchè ammettendo ancora due
di punti. Poneurlo ben mente a silliatte sorta di scritture egizie; una sacerdotale
singolarità, si verrà a rilevare, che a mal consacrata ai riti e ai misteri religiosi, la
grado delle riduzioni di farsi. la lista dei uale sarebbe quella che trovasi nelle ben
C‘ratteri egizii è tuttavia cn;nosissinia: ciò iie delle mummie; l’ altra volgare , che
che forse dipende dalla diversa configura sarebbe quella adoperata nella suddette i.
zione che Il dava alla stessa lettera , sc srrizioni, nulla di meno vengono ambedue
eondo il posto eh’ alla occupava in una dal medesimo fonte. ossia prendono origi
parola. Ma siccome non trattasi qui di ne egualmente dai gfr0glifici.
Di; . Mii . 500
SCR. (2872) SCR.
' n - Dsx Fernctt. Tenendo per ferma me nel S, sono stati posti nei secoli pu
la massima adottata nel precedente artico steriori da coloro che credevano aver ess
[0, converrebbe esaminare, se dalle lette minata con più accuratezza la scrilluru de
re egizie siano state formate le fiìricie; gli antichi Greci. Baurlelot asserisce po
quistrone ancor più dillìcile a scinlgliersi , aitivamcnte e senza eccezione, che le lette
in quanto che i monumenti fenici sono re greche formate in tal modo , sono dei
ancor più rari dei monumenti egiziani.Noi tempi posteriori, cioè a dire, secondo l'i
non conosciamo di questo popolo che una ea che si è attaccata a questa espressio
sola iscrizione, la quale non fu nemmeno Ile, degli ultimi tempi degli imperatori R0’
rinvenuta in Fenicia. Possedinmo alcune mani. Tutte le tavole ove sono ligtlralisll
medaglie coniate a Tiro, a Sidone, in Si‘ antichi Greci, seguendo le diverse età , e
cilia, in Cartagine e in Malta. con carat che furono date in luce finora, sono falla
teri che, relativamente a questi diversi pae ci, e si può provare specialmente con le
si, sembrano aver provato qualche altera medaglie. Per esempio I’ omega scritto w,
zione. Sembra Illllflvil che abbiano essi meschiato con lettere Illlciali, dal Mont
grandissima allinità cogli Egizj; imperoc- I fimcon è attribuito ai tempi di Domizia
cbè nella suddetta iscrizione non si trova no, mentre si trova adoperato due secoli
no lettere, che molto drtTeriscano da quel prima sulla medaglie dei re di Siria , e
le che si trovau0 nella fascia di tela , di vedesi nella medesima forma italica nella
cui abbmm parlato nell'articolo preceden iscrizione scolpita sull'orlo del gran raso
te. In [mi il mentfivsm Montjaucnn , e di bronzo, conservata nel Campidoglio, di
il padre Calmet non esitarono a dichiarar cui Ì'llitridute Eupalort', l’ ultimo princi
la puramente egizia. Ma noi ci atteniamo pe fnnoso del suo stipite fra i re del Pou
al parere del doll° Cfl_]‘lu.r che, sostenuto lo, tsvea fatto don‘) ad un ginnasio da lui
dal Rigoni, l'asiflitcc fenicia , e stabili stesso fondato. Questa specie di cronolo_
sce il principio, che nata essendo dal ge gi- è, come vidi-si, soggetta ad errore, 3
roglilici la scrittura egizia, da questa sia può farci prendere falsissimt‘~ idce delle
provennta la fenibiu, dalla fenicia la gre cuse.Se alcuno, per esempio , volesse de
ca, dalla greca la latina, e coslvia discor terminare l’ antichità del lnmoso frammen
rendo. to di statua, chiamato il torso di Michela".
' 3. - Dar MAKOSCIUTTI o‘ Encur.lmo. gelo, e per lìssarnc l'epoca ricurresse al
Tutte le parnlt‘, senza alcuna eccezione, l’ iscrizione che vi si trova, presnntanto
sono scritte in lettere uncinli e non sono il nome dell' artefice cosi scritto: AFOA
separate né da punti n‘e da virgole: nulla AWNIOÌ, bisognerebbe, poiché gli anti
indica la divisione delle parole quando se quarii asserirono che l'omega scritto in tal
ne trovano alcune tagliate alla fine d'una guisa ebbe origine assai tardi, bisognereb
riga, nè incontrasi verun segno d'interrr ga be ch’ei ponesse l’sntnre di quella mira
zioue. nè altro che soccorra alla pronuncia, bile statua in secoli ove non wravi scnlm.
osegni i luoghi ore si debba alzare la vo re alcuno capace di produrre cosi bel la
ce. I segni della punteggiatura non diven voro. E che diverrebbero allora le idee
nero più frequenti, se non se ali’ epoca in giustamente ricevute sui progressi e lo sta
cui la cognizione della lingua greca si per to dell' Illw?
elette; ma sopra alcune parole si trovano Eccetto il sigma il quale ‘e sempre ro
invece alcuni segni sconosciuti de‘qnnli tondo, avvi delle lettere di una forma par
ticolare. Queste lettere sono adoperate più
parleremo in appresso. In quanto alla gran
di frequente sulle iscrizioni greche del se
dfl.7.a e alla beltà dalle lettere, si può a.-.
ditamente paragonarle a quelle delle edi colo degli imperatori I.‘ dei secoli Seguerr
ti, che dei tempi anteriori: e qualche voi
zioni rare di alcuni autori greci di Lasca
ri, e a quelle di Pindaro d'O\fnid. Quel tu un’ asta, ossia gamba, sporge verso la
li che sono a portata di vedcre il famflm direzione opposta, come vedesi sovra una
ed antico manoscritto dei settanta nella campana di terra illustrata d--l Panni.
biblioteca del Vaticano, possono prendere H"inclrelmann. Lettere ml!’ Ercolano.
un'idea ancor pîù chiara della _linrnn e ' 4.--- Dio GALLI. Il solo monumento
della grandezza di queste lettere.l“. il’ no‘ di tal enere che sussista è la pietra acril
po cri: non ostante riflettere che dal tem. la di aulico in Borgogna. Il piccnl nu
po in cui la città d’ Ercolano snssisteta , mero di caratteri galli che in essa siscor
era in uso il carattere italico, come lo ge, ha esercitato la ssgltcitil di parecchi
prova un verso d’ Euripide scritto sovra scrittori, senza poterci lasciare alcuna Îcer
un muro. lena delle loro ci np,hiettuve Tt‘0t/asi que
La forma delle lettere è differente della sta pietra incisa nel 6 volume df‘ll' istoria
idea che ordinariamente si ha della SCI/[ di Borgogna dell'abito Courltipe'e.
Inra di questi antichi lvInpi; unperocchè ’ 5. -- Dci LATINI. La scril[ura latina
i Cantieri con me o gnnbe sp"rgenli, Go della più ttlto anticlntìt psragflnata a quel.
SCR. (2873) ' SCR.
la di Àuguatn, distinguevasi non solamen meno diapoati s credcrla originale di quel
le per ualltà accidentali, ma per la forma la che rrsteurata. Non Ipinglanlo dunque
essenzil e dei caratteri, delle pro ontulti in uesto luogo più lungi l'enumerszione
e della simetna. lui-uno all'anno 568 pri del e antiche iscrizioni , e basti di gettare
ma dell' lira nostra, Ttlfl Livio rammenta lo sguardo sulle quattro prime specie del
un'antica legge scritta In vecchie lettere primo genere delle acritlure lapidario ti
che, secondo Quintiliano , somiglisvano a metalliche , per vedervi raccolto tutto ciò
quelle de' tempi suoi. Eranvi dunque , dal che di più PI'CIIUIO a tal proponi“) ci ha
cominciamenm di Roma , due sorta almeno trasmesso I’ antichità.
diuritturclatiue ben caratterizzate. Testi Questi pezzi possono dividersi in tre di.
momanze sicurisnime ne provano l’ esistenza, I più recenti sono anteriori all' Era crittia
e non lasciano luogo a\'etun dubbio.Non de na di circa dugent' anni .- Parecchi dei gri
neti posteriori abbracciano pur cui alcuni
veli per nltro concludere che l'uso della rarit
trtra antica fosse allora totalmente abolito, pezzi che non Stalin meno antichi dei primi.
ma che solamente non fosse più di moda. L'iscrizione di Lucia- Barbato , gli epi
Potremo noi l'orso lusingarci, che die tafi dei Furj , le leggi agrarie e Romane
tro originali si incontraatabili giunga sotto e altri monumenti ancor più antichi, ave
gli ecc i nostri ad esser riprodotta que vano già perduto,‘ qualche cosa dell' antica
st‘ antica scrittura? Purtit'tzm ferma opi ruzzezza delle latine scritture, allorché
nione che non si debba lo diciò un istan comparve, ove non si voglia farlo ad epoca
te dubitare; resta però a sapere sino a più lontana risalire , un secondo ramo di
qual grado di antic it'a sarà il’ tropo di ri vecchia scrittura, ma più pulita , e spe
salire. Forse non ci potrebbe produrre ve cialnxente consacrata alle medaglie. Questo
run monumento, la cui epoca precisa pre ramo a’ avvicina {gli i0r'te all'origine dei
ceda di più di 300 anni la nascita di G. latini Caratteri? E lorse derivato da quella
C.: egli è nulla di meno assai pr..habil° rnr.za scrittura, riguardato siccome la più
che ne esistano ancora dei più antichi, di antica ? Sarà egli lune nato dal co multncio
due secoli almeno. dei Romani cui Greci lungo tempo prima
Se due delle tavole di Gubia fossero per che questi ultimi cadewero lul.t0 il sugo
antichità eguali a quella dei Ptflflîgl , cui del Romano impero ? questo il punto
ne Verrebbe attribuita la composizione, sul quale ne sembra che non ai posa in.
non Sarebbe possibile di mostrare un più ctlrnente decidere. ll'ordinflio gli autori si
antico III-‘dello dalle lettere latine; ma la limitano a farlo risulrre sino alla prima
loro conformità coi caratteri di circa 200 guerra punicn; ma alrlnarno dvgli As d'una
anni prima di G, C. , ha l'alto Il che scrittura a un dipresso simile , molto
parecchi eruditi le hanno riguarchtra piutto anteriori a qucll' lphCa. Sembrerebbe dun
sta come copia 0 pezzi rinnovati , di qu"llo que che sin dalla più rimota antichità i RU
che come veri prototipi. Non saranno dun multi avessero avuto due sorta di scritture
que poste se non se al livello delle romane capitali , una ruvida e che si può chiama-r
agrarie lvggi, del nenatus-consolto contro rustica , l’ altra più regolare , e della qua
le Baccanali , di alcune medaglie consolari le incensi usn specialmente nelle labbriclrfl
0 tutto al più dell'iscrizione latta in onore delle monete. - 1Vmw. Diplomi.
di Lucio Barbato. l‘er mancanza di una ' 6 -‘ ( Dei Romani. ) Quantunque la
prodigioso antichità che qtlt.'lll’ tavole en figura delle lettere siasisostenura hastanle
gnhinc , considerate di più (li 3000 anni,‘ niente. nel corso dei tre primi secoli della
sembravano ass-cttrat‘e alla nostra scrittura, Era nostra, pure Illtl0 insensilf'lmente per
le iscrizioni della seconda e terza specie dend0 qualche con delle lielle»aue propor
del primo genere delle scritture lapidane zioni , e soprattutto di quell' _'€ltglnla che
I: metalliche, pubblicate nella nuova di tinto caratterizza l‘ impero di Auguri",
plomatica dei dotti Benedettini , quantum e Illfigl’llllllletlldll successori di lui. Il deca
que molto portafiori a qit'st'cpoca , ba dimento della scrittura in da principio qua
.«tmtcmcnte C0ll’isp0tttitffnnn0 ai carallmri si impercettibile; ma dal lll secolo peg
s'll0 avevano in vista Quintiliano, Tito giorò essa a tanto , che non ‘e p095il'tile di
Livio , o gli altri antichi. Basta il dire dissimularne la decadenza. La fnrmau'eflo
ch'elleor. sono tratte da ciò che di più lettere non fu menu alterata nulle monete,
antico iii da tre secoli ha disotterrato la quanto le loro pl't‘p0lllOui : le lettere In
Itnlia. ì’iitiia della loro scoperta , lasciart golari furono ridotte quadrate , e viceversa
do a parte le tavole euguhine, il m mo’ rotondo rhvenuern le quadrate. l superflui
mento eretto a Lucio Barbato, a niun fregi , già troppo frequenti, divennero mas
altro cedeva il primo posto , tranne furie giuri sui marmi, e sulle tavole di bronzo.
arl alcune medaglie La colonna rostrale di Si videro mse>=re dei nuovi generi di acril
Duilio, a dir ve"), li ili una data più au lure, che di sovente esposti a pronti e
tica: nulla di meno gli suliq‘tlt'i sembrano lapidi cambiamenti, li moltiphcaruuo il
SCR. (2874) SCR.
tanta specie che assai dillicile sarebbe di litto ai Goti, ed ai Visignti. Si è poni.
{usarne il numero. l metallici , e lapidar' no voluto dar lor carico dell'orribile inven
monumenti, aenza escluderne i rustici ed zione della Scrittura corali/a , presentemen
irregolari caratteri, continuarono , a dir te troppo difficile n leggersi, lorae opera
vero, sino al V secolo a rappresentare la dei Romani, e nulladitneno troppo ordina
uriw~u'n rifvrmata, tal quale a un dipreasu rin nei loro tribunali prima dello atabili
si mostrò essa allorché fu veduta giungere mento dei Goti in ltalia, per essere a quei
all'a geo della una eleganza.Sorte si favo barbari attribuita. Dopo ciò , come mai
reroiî non ehb'esaa sulla medaglie. Nulla di non si sarebbero poste aul conto dei Fran
meno le sue perdite non furono da princi chi, dei Lombardi, degli AnglmSasroui le
pio molto marcate. I primi attentati di cui un'tture Franro-Ualbche, o Meroviugie ,
fu scopo la sua bellezza, vi ai fanno senti Lombardiche e Sassoni .’ Per qual motivo
re, ma debolmente sul finire del prrrno si sttribuirebbe la depravazione di tutte le
secolo. Durante tutto lo spazio del Il , la sorta di scritture al VI e Vll secolo , se
sua CleCitlettli non cammina, per cosi dire non ne erano colpevoli? Ecco dunquei
se non se pssao a passo. Per lo contrario, caratteri latini cangiati e corrotti dai Visi
dopo la metà del lll, ella si manifesta an goti , dai Franchi , dai Lombardi e dai
che agli occhi meno attenti sulle monete , assoni , in lspagna , nella Gallia, in Ita
e sembra minacciare la scrittura di totale lia e nella Gran-Bretagna. Queste vane ac
prectpitosa rovina. L’ eccesso del mala ne cuse verranno drasipate in altro luogo ; ma
divenne il rimedio. Dal principio del lv le discussioni, in cui ci vedrernmo trascinati,
secolo, quella scrittura metallica in cor di sovercbio allontanerehberoi nostri sguar
retta 3 e se non si vide interamente richia di, i quali non debbono presentemente es
muta l’ antica ma eleganza , a quella di se: rivolti se non se alle continue rivolti
molto si avvicinò. Ciò nonostante la rifor zioni delle scritture. Giunge il glorioso re
ma non si estese che alle fabbriche delle goo di Carlo Magno: la acritlurn si rin
monete , ed anzi non si sostenne più di un novella, le belle lettere capitali romane
secolo. Il male intanto sui marmi , e do riprendono il primo onore, o sono con
vunque sopra le altre materie dure si anda maggior accuratezza coltivate. Tutti i carat
va aumentando. tori acquistano qualche grado di pulitezza ,
Ma per qual motivo , e come, e per o di semplicità : vien fissato, perfezionato
quei gradi si curruppe essa la romana e accreditato il minnacolo, e se non gli si
scrittura ? ll maggiore o minore uso della accorda ancora 1' onore di supplire a tutto
maniera di scrivere la più elegante e pro le altre scritture , egli è almeno impiegato
porzrnnata, può egualmente fissare e il più in quasi tutte le sorta di pezzi ove prima
florido suo stato, e il primo grado del si faceva uso delle lettere capitali , cubita
suo decadimento. il carattere schiacciato, e li , e corsire il minuscolo sofl‘re poca di
lo spianamento degli angoli ne lurono il se‘ mmuzione sino al secolo XII nel quale ,
condo. L'introduzione di alcune lettere di in forza del cambiamento delle sue riton
differenti specie , con quelle del medesimo dome, sia in angoli, sia in quadrati, si
genere , debh' essere riguardato siccome il trasforma in gotico ; questi lo area di già
terzo. Sinoa tanto che la cosa in limitata sottomesso alla sua tirannia , mentre per
a queste Ieggicre alterazioni, se l'eleganza lo innanzi non gliavera ancor dato se non
della scrittura vi sofl'ri un poco, l'essenzia se dei lcggieri assalti. ‘
le sua forma non fu però corrotta. Ma Sino al IX secolo, l'uso più autorizzato
tutto ruinò , allorquando si incominciò ad dalla pratica non permettea gran fatto di
aggiungere la confusione dei diversi generi confondere i diversi ordini di scrittura; di
di .lt'l'lllltt'tl ai primi attentati cui divenne rado lrasporlavansi le lettere dall'una all'altra
bersaglio la bellezza di lei. Questo fu classe; e se talvolta veniva superata questa
dunque il quarto grado del suo decadimen linea di separazione, le lettere prese I
10; ma non tardò a sopraggiungere una presto erano quasi sempre in picciol nu
altra sorta di corruzione, la quale consiste mero; ma dopo il principio del X , la li
va nel frammischiare, o riunire in una stessa cenza non conobbe più confini di sorta.
iscrizione dei caratteri di diversi ordini , Andò essa crescendo sino a tanto che die
per esempio, il minuscolo o il corsivo col de alla luce quell’ orribile gotico, il rin
capitale. Ne vediamo i preludj dal princi novellamcnto delle cui lettere, dopo tre
pio del IV secolo ed anche al finire del secoli di guerra non è. ancora totalmente
I" ,- in aeguito il male non fece che riep scomparso dal!‘ Europa. La tendenza delle
pn‘i aomentarai. scritture a questo moderno gotico non
’ Nel V, lo sesdirneotn della scrittura isfugge allo sguardo delle persone attente ,
divenne si comune , e. talvolta si enorme , tutto che incnmincia a manifestarsi la me
che, dopo il rinnovlmrmto delle belle let scolanza di divfl'ttb aorta di scritture. Ben
tere , si è creduto di doverne fare un de. che dal IV al IX secolo si fossero nella
SCR. (2875) SCR.
scrittura introdotte molte stravaganu,e considerevoli i suoi progressi; tua in se.
che alcuni tratti, Ed nlr‘ttne lettere, Io che guito divennero rapidi, e furor: causa di
pur importa , sflittto balbaru, ne avessero una gran, rivoluzione in tutti i generi
di sovente slignrata la bellezza, nulla di di scrillure. Quindi dall' istante in cui l'ar
meno cuovien conl'esssrs di‘ casa a lentis la della tipngralia comparve in Italia , vi
stmu passo verso quel nuovo gotico si sn ottenne egli un nuovo grado di perlezioue
dava avanzando. in forza dell'uso che parecchi vi fecero
Il gusto del bello e specialmente di una del carattere romano, a danno del gotico,
scrittura bastantemente ulita, che si era altrove dovunque adottato. Sul declinare
mantenuto durante il DE secolo , degene« dello stesso secolo , la scrittura romana ,
l'b per gradi in puerili atlettazionr. Ai tisuscitata , passò le Alpi; ma quantunque
tanti fregi ricercati l'uor della bella natura, adottata per sempre sul sigillo dell'impo
succedette la mania, prima per lo straor radore , non ebbe corso che nell' alla A
dtnnrio, poscia pel ridicolo. Il male andò lemngna. Il resto in per essa un paese. int
sempre più peggiorando sino al XIII seco penetrabil0 , ove l‘ impero del gotico, non
lo , vera epoca del gotico regnante. Nel potendo essa più estendersi , si can
XIV gli eccessi, per non dtre le stravagan giò nella più orribile tirannia. Molta
1.e , tanto nella scrittura , quanto nell' ar fatica duratono i secoli posteriori onde
chitettura furono portato al colmo. E l’ scuotere in parte il giogo di una giàtrop
una e l'altra comparver0 allora più enti po invelerata usanza. all'istante che il
che di vani ornamenti , e di punte, e con’ gotico si è veduto disescciato dalle latine
segueuternenle più orribili. Il gotico ma tipografie di Alctìììgua , ha saputo conser
juscolo fondato sulla mescolanza della let varsi credito bastante per mantenne isuoi
tera capitale , della minuscola e della cu dritti so "I tutto ciò che viene sctitto in
hitale ,ebbe per essenza e per caratteristi lingua aiìmanna, ed anche sopra tutte le
co indizio gli spaccati, le basi e le cime corsivo acritturr. Un dotto Francese scrit
trasformate in parti integranti delle sue tore veggendo che nvea in quel paese cosi
lettere. Egli è però d‘ u0po di confessare, salde radici , ha creduto che si dovesse a
tlze in mezzo alle sue più dense tenebre lemanno, pltlllcslo che gotico, appellare.
non si incontrano alcune iscrizioni assai Ma se gli Aletnsnni vi si sono attenuti in
brevi , come quelle delle monete e dei si a lungo di qunsi tutte le nazioni dell'Eu
gilli che poco , o nulla mostrano della sua ropa , non sarebbe dil'licile di provare che
corruzione. lungi d’esserue gli autori allorché pacrli
La corsiva aoritturl, siccome molto di csmente dominavano presso i loro vicini ,
vetsificats dalla minuscola , si conservo n'erano ancota liberi, o almeno non ne
più a lungo di questa , e più ancora della erano totalmente infettati. Sarebbe dunquo
maiuscola si gnarent't dalla gotica deprnvtt ingiuslalcosa di imputar loro particolarmen
zione. Ma nel XIII secolo il gotico peuee te rtn'odioaa scrittura che In ad essi lun
ttò dovunque ; e se qualche pezzo in par gli pezza con tanti altri popoli comune.
ticolare ne audi) scevro, in generale munl Prima della metà del secolo XVI , la
sorta di scrittura ne fu esente. su0i succettsi Francia l'avea quasi totalmente esclusa dal
s’andavsno di giorno in giorno moltiplicando, le lapidario e metalliche sue iscrizioni ,
e a vista d‘ occhio sembrava guadagnar ter come pure dalle sue tipografie; da quello
reno. Di rado però giunse egli nella ma istante cessò essa intteramente sopra le mo
juscola a superl‘l'c in numero tutte le al’ nete del regnante Enrico Il. La francese
tre lettere prima del secolo XlV.Perquan COI'IÌVI scrittura non fece egual accoglien
lo esteso fosse nel XV il tuo dUflllnl0 , za alla lontana, utilladitnen0 le accordòl’
cessò egli da quell’ istante di tranquilla ingresso prima del finire del secolo XVI.
mente godere le proprie conquiste. Se qual %uests potè insensibilmenle produrre quel
che moneta , se qualche sigillo fu per lo : e riforma , ma non giunse a vantaggiat’.
innanzi sottratto ai suoi attentati, in sol la se non se dopo la metà delXVll secolo.
tanto apra del caso e senza conseguenza. -- Nuou. Diplomut.
Il gotico andava, per cosi dire, a gonfie ve. ’ 7. - ( Dei Paimireni In Palmiro
le, e secondo l‘ ordinario corso delle cose, li sono ritrovate parecchie iscrizioni scrit
era certo di tutto invadere senza che nul te insieme di Greco, e di Palmireno. Il
la potesse porre un confine alle sue intra sig. Bnrthelemy dcll' Accademia delle iscri
prese. zioni di Parigi, ha scoperto l'alfabeto pal
ltlln!tlù si sparse in Italia il gusto per le mireno , confrontando le iscrizioni che Io
belle lettere , e per le romane snticlrit‘a, no assolutamente patalelle.
che non tardi) a richiamare quello degli ' 8. - (Riportata ).îl Greci del basso
antichi caratteri. Deboli furono i suoi prin Impero adottarono un singolnr mezzo per
cìpi , o’ almeno seguirono da vicino quelli far rivivere le antiche scritture le quulico
delXVsecolo.Prims della sua metà, erano già miociarono a crmcellarfl , e forse per im
SCR. (2876) SCU.
parare a scrivere: eouaisteva quella la ri loro calendario, e oli‘ rglino appellano
PII4IIO la penna In tutti i caratteri di cer helakim. Diciotto di questi scrupoli lor.
[I manoscritti. lo fatti ai appropriavano con mano un minuto ordinario. Quindi e fatti’
ii tatto metodo tutti i tratti del carattere le il cambiare i minuti in caldnicr' scru
aull00. La dill’rrenla dell'inchiostro paleaa poli, e quelli ultimi in minuti. In un quar
quante nuove scritture a chi guarda in es to d'ora si contano 240 di queati scru
se Ittenlamentc.veggonsi parecchie pagine poli.
di tal aorta nel mauoaCnttl0 greco , che ai ' g. - Specie di giuoco il quale for
cuneet’vi in Francia nella biblioteca di S. mava il trattenimento dei Romani aulrlatr,
Germano des-Prr'a. che eervtvauai di gettoni.Alcuni dotti l'uor
“ SCItOBA, Scmbr'cula , apecia di fossa di proposito, la hanno preso pei gruoc0
nella quale si facevano dei aacrtlicj , e drgli acacclri.
delle libazioui in onore degliDei lnl'ernali. ' Scunruo. Oltre l'ordinaria aignilicazìg.
Se ne facevano pure per seppellire vivi i ne di questo termine con cui Pltllio c'jn
colpevoli di grati delitti, e cotal auppli dica l'operaio che labhricava lo acudu lim
zio clriamavaai flora/ii: puma. so, chiamato scu!um , la stessa parola di
' Sonora anprannome di alcuni Romani, nota una guardia del corpo dell' imperato
il primo che lo portò fu Tremellr'v , e , re, perchè tutta quella schiera portava uno
arcontlù 1Vlacrobio( Satru'n. I. (i) , gli scudo lungo , acutam
venne dato pflrclaè , avcndoi anni aahiat'i “' r. Sanno. Quest'urml difensiva in
uccisi: la ti‘oja d’ un suo Vicino , ci la ce aierue coll' elmo è la più antica di cui fac.
li) lotto il letto ove giaceva sua moglie. ciano menzione gli acrrtlori. Noi la Vedia
Quando il vicino riccrcò la aua troia e mo ani marmi esul bronzo ue'aoggetti degli
giunse alla camera in cui stava nascosta ,eroici tempi; gli eroi medesimi d'ordina
Tn’mcllin giuri‘) non esservi in casa sua al
rio non portavano altre anni , tranne il ca
tra trnja che quella che stava nel letto. eco , lo sfiurlu, e la spada. l primi scudi ,
Questa burla meritr-gli il aoprannome di di cui aervironsi i Greci e che [mono por
scrofa. Vurronc ( de re rustica 2 , [| } tali da Prrto , e da Acl'isin (Paus.Co
gli dà un’ altra etimologia. Un nolo suo rinth.) furor: iutralmati di vinci; d‘ onde
che portò per primo un tal nome, essendo venne il nome i1'ia che vien l0|0 dato
questore in Macedonia , e vedendo dai ne da Eslechr'o. Virgilio ( Eneid. I. 7 ,
mici assalire il campo dei Romani , esor u. 63) parla di tali rauicci ridotti a
tò i soldati a fare una cortile , prometten forma di scudi - . . . l“lectuntque sali
do loro che avrebbe diaaipate le schiere gnu: - Umlzonum crales. .. .
ostili conte una tmja respinge i anni porcol-‘ Vi furono sostituiti dei pezzi di tavola
li. Le sconfisse in fatti,e da ciò in =opran di legno leggiero, come il fico, il salice ,
nominato Suo/21. il faggio , il pioppo, ecc. tanto ne riferi
l. Scnut>ow (h-nnnl.) Ripa lo rappre ace Plinio ( (i , c. 40 ). Ma la materia più
senta come un vecchio magro, vestito di onltnaria degli scudi fu il cuoio di bue.
bianco con una catena d'oro al collo a Difatti miranai parecchi pezzi di cuoio con
fui è attaccato un cuore, emblema del lamine di bronzo. Lo scudo d'lljact' (l/iad.)
candore; guarda il Cielo tremando , ha inera fatto di sette cuoi di bue , coperti di
mano un vaglio da cui sfugge la paglia una lamina di bronzo. Quello del ligliuulo
che ai separa dal grano , ed ha ai piedi di Teli (Iliad. ), formato di parecchi
un fornello , ed un crnciolo. cuoi , era corredato di due lamine di
' 2- - Fresao gli antichi coa'rchiarnna bronzo , due di pmmbo, e una d'oro.
si il peso più picciol0. ll centro della scudo , ambo , era girar.
' 3. - Peso dell’ Asia , e dell’ Egitto. nito di una piastra di mctrllo capace di
o - (Grnmma ), peso dei Romani resistere alle armi dcll' inimir.o ( Polyb.
che secondo il si_|g. Pnuclau , valeva 21 ì, 2L). Quella piastrl propriamente dei
grano, e "1,, di Frarwia. alici chiamata uni/m , era rilevata a l'or
' 5. - Misura lineare dei Romani , la ma di gobbo , e serviva a respingere i in!
quale, secondo il calcolo del testi: (‘italo mici guerrieri. - In [urbani inciderà;
autore , valeva 19‘|..,.,, di pollice di Fran cunctos umbone rrpelle. - Man. Soven
(Ila. ti volte l'umbo era gttarnito di fili di
’ (i, - ( Mmrum di conto del Roma metallo uniti in cerchio , o a figura spira
ni ). l'ira la vigeaima quarta parte della lo, ed è questo un motivo pel quale a;
trnt.'lil. ne trovano negli antichi oampr romani. E
' 7. -- ( D'argento ), moneta delll dillicile di pfltcte a que'cetrhj un‘ altro uso
legge Salina. ‘ Ittribuit‘t‘. Fini nello scudo, rompevnn
' 8. - (Caldaîco) E la m5lo.‘ parte di casi i colpi della lpttde , e ne rendevano
un‘ ora di cui gli Ebrei, gli Arabi e altri ottuso il taglio,
popoli orientali l'anno uso nel calcolo del Il lusso non tmlò ad impadronirsi del.
SCU. k’877) SCU. ‘
,l' ambo, e gli diede diverse figure. Ne par toro che sta combattendo un orso , co
l=reruo più abbasso facendo l'ennmera me mongesi sopra una pietra incisa del
siano dei simboli da quelle ligure rappre B_arone di Sian/t. Questa maniera di acr
aeutati. Il ferro fu la prima materia del v|rai dello scudo, all'atto opposta all’ uso
I’ ambo, poscia l‘ argento, e l'oro. lo fatti Ordinario , più nei citati luoghi indicare la
Virgilio Emiri. ro, 27|) cosi si espri destrezza con cui il gladiatore dall'una alla
me : - nato: ambo vomit nurens Ìgltes. altra mano fncea l’ armi sue passare. Gli
Da ciò vennero le denominazioni delle .'tnliClti avevano l'utenza di amare i loro
aoldatesehe che portavano gli scudi coperti scudi di aimbnli , o di allegoriche ligure
di quei metalli, Argyrnspidea e Chrr.roa indicanti le qualità ehe erano loro PI'(iprit,
spider. , e che "tentavano l'antichitì della loro ori
D'mdinario gli scudi nella loro concava gioe e il valore de'loro antenati Eyulnt.
parte avevano due specie di manico: uno ( l. l. ) dice che un tal uso fu introdotto
più grande, nel mezzo, serviva per passar dai Cari.
vi Il braccio; l’ altro più piccolo, verso lI Lo scudo era l'arma più distinta , e gli
orlo dello scudo, serviva a passan‘i la ma antichi poeti trovarono sommo piacere nel
un per rattem-rlo. detbgliare le divise di cui era adorno lo
Prima dell' invenzione di sill‘llti mani scudo dei loro eroi. F, nota la descrizione
cl’tì, i guerriiri appendevnnsi al collo ilo dell0 sctuln di Achille falla da Omero ;
r0 nudi, mediante una lunga coreggia, ed quelli d'Esindo sullo _rcmlu d'Ercole , e
una lamina di bronzo: con tal mezzo po di Virgilio per quello di Enea: egliè
tevan eglmo gittarsi i loro scudi sugli o peli) film di dubbio che quelle descrizioni
mrri, mentre facean cammino, 0 pottarli non siano in gran p"t.- l'nPl'l della calda
anche sotto il braccio senza aleg‘fl’e la co poetica loro immaginazione. Lo scudo di
reggia ch' era assai lunga, e che di soven Achille oll‘riva altrove un cavallo marino
ti: appare sugli etruschi monumenti. per indicare l'origine del ligltuol0 di Teli
Questi due manichi si vengono distinta Snllo sonda di Agamennone scorgevasi una
mente sopra una tomba del campitlnglm , Glîfgone lanciante spaventeilolt sguardi.
il cui basso-rilievo rappresenta un lantacci Quello di Elcocle, uno de'aettr eroi della
no che combatte con un'amazzoue a ca spedizione contro di Tebe, presentava un
vallo. uomo che di: la scalata alle mura d’una
Allnt'quando, terminata la guerra, gli Cltl-1 ;_la divisa dello scudo di Pnrfcnopt'o
nudi venivano appesi alle volte de’ lem. "D0 di l{Ut'sette eroi, era una sfinge, por
pli, se ne staccavauo i manichi, per tema lflnli‘ un uomo fu le sue zampe,- un Amn
che in una sedizione, il popolo non se ne I'C ""ttflto di folgore ,ornnva lo scudo di
impadronisse per armarsi e difendersi. Alflh’zinde (Plnt. in Alcib. [1. rig.) Me
lo Eschilo trovasi che i guerrieri attac m-Iun aveva sul suo scudo un drago (Paus
cavano talvolta dei sonagli al manico del P/mr.) Etlnre portava un lion»; un gallo
loro scudo, onda con sill'atto inaspettato Idlmwm'fl; Epaminnnrt'a un drago, Amico
atrepito spaventare i nemici. un granchio di mare, siccome simbolo
Gli scudi degli Argivi erano rotondi: della prudenza.
da ciò sulla pietre incise ai riconosce il La divisa dello scudo (1' Ulisse era un
loro re Diomede. Virgilio (Euet'rl.) pu delfino, sumhnlu cotanto a lui particolare ,
ragona allo scudo degli Argivi l’ocrhio che Liso/inne , senza nominar quell' eroe.
r-4ondo di Poli/inno : -- . . . . Telo lumen crede d'tndicarlo in modo hastantentcnle
lori‘ brama: acuto - Ingem , qnnd torna Caratteristica, usando a snn riguardo l'vpi
anlnm sub [ionledrtlebal -' Argo/mi tela di A|)wlw’trnwc, Questa denomina.
cly7pt‘l‘. . ' zione data ad Ulisse , da Licqfinni! vien
Le Amn7mni non portano sempre lui giustificata dalla testimonianza di Plularm,
marmi la pclta , o lo scudo ricurvo a gui il quale vi scrisse la ragione di tale scelta.
sa di lalce. Sopra un ‘basso-rilievo della Una tradizione arlntt«ta fra gli abitanti del
Villa Albani, rappresentante un combatti l'isola di 7.»ntv-,pwrtava che essendo Trio
mento di quelle eroine , son alleno armate mm‘o caduto ml male. ed avr-ndolo salvato
d'uno scudo rotondo, alcuni-delfini , ano padre volle er ricono
Anche i Greci portavano lo Scudo nopra scenza che uno di que' pesci i‘bsse incim
l'uno e l'altro braccio. Ellore all' istante sul suo sigillo, e sul suo scudo poscia rap
di combattere con Aiace vantasi di tal presentato.
destrezza. lo una pittura antica il cui di Il solo fra i sette eroi nemici di Tebe
segno era conservato pr=«sfi il Cardinale che non portasse simbolo veruno sul propr lo
Albani, si vedeva un glad|altit'€ della Spfl'l8 scudo , fu .-lft/Ìnnm; eccone la ragion» ,
dei mirmilloni portante il suo Jmuln; dicono Esdnlo ed Enti/11:10, Pflcltè l"""°
sul destro braccio. Nella stessa guisa vie conttntavnsi d‘ euer ptmlt! e coraggioso
‘ne portato lo scudo da un altra gladia senza farne pomposa Illuhll’i.
SCU. (0878) SCU.
I sudditi di Romolo serviranai dello acu Queato pasto indica il motivo pel quale
do rotondo degli Argivi che ‘e il vero cl( tanto nei monumenti, quanto nelle rovine
pena del quale si di sovente parlaai nei a. non si trovano di sillatti scudi; quand'an
lini poeti. Più sopra abbiamo veduto Vir che fossero stati nssolutamenlc formati di
gilio, il quale paragona lo scudo degli rame, come per qualche tempo venne da
Argivi all'occhio del gigante Poli 'emo; ora alcune nazioni prn|.tflat0. Quegli scuii sem
Vedremo il cantore della metamorfosi chia pre nell' interna parte guarniti di cuscinet
marlo cly‘peus‘; d'onda puosai concltiudere ti, non hanno giammai avuto gross zza , e
che lo acudo rotondo era precisamente. quel consistenza sul'licienle per couae.'7arsi aìno
lo indicato dal vocabolo clrpeua - Unum ai nostri giorni, quelli che anno nati fab
est in media lumen mille‘ fiorite, ud instar bricati con maggiore solidità, IBTVÌI’OIIO di
- Ingentis clypci. modello agli acurli votivi, che la superati
Altrove il poeta Atlt'us (in Agamenno ziune e la vanità degli uomini hanno di
le ) per esprimere la rotondità, lo parago sovente replicati. La loro materia ha resi
sia al cielo; In allilsirno eoelt' olypen temo alito agli oltraggi del tempo perché non
supera! alcllas. Anche Virgilio ( Encid), dovendo essere impiega" alla guerra, non
dice: -- Clfpet'qma sub orbc tcgunlur. si è avuto gran cura né del pcau, uè della
Riguardo alla graodez1a dello scudo grosaezza.
( ely‘peus ) non v’ ha chi ignari ch'ei co Riguardo al ferro di cui parla Polt'bio,
priva quasi tutto il corpo, vale a dire, le è certo che gli scudi del suo tempo erano
lpalle , il busto , le coscia a le gambe , guarniti di questo metallo, e che la loro
come poscia le copriva lo scudo quadrilun lorma e le pr0poraioni erano conformi a
go. Tutta la differenza che vi fu in segui quelle ch'ei descrive. Ma siccome è fuor
to fra il clr‘peua,e lo ‘Nullo rotondo della di dubbio che anche su questi punti , eb
cavalleria romana chiamato panna ( V. bero luogo moltissimi cambiamenti, ne ‘e
questa parola ) , consittelta nella grandez forza di credere che aiaai pur, fatto uso del
ma del primo e nella piccioleul unita alla rame ne’ paesi ove era più comtmc~Queatu
leggierezza del secondo. metallo avea lo stesso vantaggio che l'au
Plutarco ci insegna (Ra/md) che avendo tore accorda al ferro, colla differenza Cl].
Romolo unitoi Sihini al suo popolo, adot le lamine ne erano assai più leggtere.
ti) i loro scudi quadrilunghi, senta sabi Se i cerchi di nlelall i, di cui abbiamo
ma , che divennero l'arma dell' infanteria. già parlato, hanno aervito pt‘eaao i Romani
Ora lo lontana era piatto, e rsppreaentava ad oruare gli scudi o a renderli più atti
il p.’€p'.y dei Greci, ora era egli ricurvo a alla difeaa, non è stato punibile cl’ impia
guisa di tegola , o di canale, ed allora era garli altrimenti che per indicare il centro
quello cui i Greci appellavau0 Jypgg'g. della parte cnnvessa, specialmente nei pae.
si, Ove le arti meno conoaciute non ollii
Ecco la descrizione che dei romanilcw vano la facilità di caricare gli scudi di it
di, tanto per la cavalleria, quanto pcrl'm tnre, 0 di altri più scelti ornamenti. Egli
fanteria ci vien data da Polibio ( L (i, c.
4): i’: Gli astari più avanzati in età han èsottilissimo,
almeno costante che gli abbellivano di un
e leggerissimo ram», come
no I’ ordine di portare l‘ intera armatura , parecchi scudi rappresentati in bassi-rilie
vale a dire. uno scudo cnnvesm dellalnr vi. e specialmente sul piedestallo della
ghezza di due piedi e mezzo romani, e di colonna Traina paiono intitcarlo. - Cur
quattro piedi di lunghezza. Lo scudo più lu: 2, t.«u~q3, Im‘n.3.
lungo non ha che quattro piedi , ed un
Non sem ra che i Romani abbiano adot
palmo circa; egli è composto di due ta uro la pelta dei Greci ( V. questa poro
vole insieme unite, ed è coperto al di fuo
n, primieramente di un pannolino, sul la ) , quello .rcudo ricurvo o sul!!! di mez
la luna 0 di falce, che è uno dei princi
quale è posto un cuoio di Vitello. Gli or pali attributi della Amazzoni. Le ausilia
I| superiori ed inferiori sono guarniti di
rie truppe tratte dalla Grecia, dalla Spa
ferro per sostenere i colpi di taglio, epcr
impedire che lo scudo sul auolo non s'in gna, e dall' Africa erano le sole che nei
fracidiaca. Il convesso è pur coperto di campi de’ Romani conservassero l'uso di
una piastra di ferro onde riparare i grandi qucst'arma particolare. Riguardo alla scudo
colpi di pietra , e qualunque violento coperto di pelli ancor guaroite di peli , i
latini autori non ne fanno veruoa menzio
tratto.
Gli scudi della cavalleria (panna) e m:~ Era senza dubbio un avanzo delle roz
ran0 fatti di cuoio di bue. e molto uomi le armi che i Greci usavano ancora alla
glinnli a quelle l'ocaccìe di cui aerviansi epoca della guerra di Troia ; sorta di
nei sacrifici. Tal aorta di scudo non era scudo di cui parla Omero nell' Iliade.
di vernna difeaa, e se non era mai forte
l Romani acquiataroun dai Greci I’ mo
abbaatlnzl per resistere, lo era molto ma di caricare gli nudi di simboli, e di m‘
no allmcùè lo auunollivano le piogge.» namenli.Cuua'easi, vi acolpirouo le alte
SCU. (2879) SCU.
gesta dei loro antenali.ln fatti Virgilio erano nel campo, coprivanli con aatucci di
nella descrizione d‘ una n:urlfl ( Eueid. 7, cnujo pei quali erano gli scudi guarentiti
608) ai è moatrato conforme a quella pra degli urti, e dei fregamenti. Sill‘atte cure
tice : - . . . Clypeoque insigne paternum, per la conservazione degli scudi avevano
- Cflltum angues, cinclamque gert'l aer. origine anche da un altro più elevato prin
pentibus hydmm. cipio. Tento i Greci, quanto i Romani] o
Vedeanai di aovente brillar sui loro ecu pinarono che un soldato forse diaonorato ,
di le immagini dei loro antenati. allorché lasciavasi rapire , o abbandonava
SiIio ( 17, 4m) parlando dello scudo il proprio scudo aulcapo di hattaglia.Que
di Scipione l‘ el'ncano, cosi si esprime ' - ala opinione, tanto comune alle due nazio
Terribilem ostentan.r clypeunt, quo patria‘ ni, viene attestata «la [morale nella sua
et una - Ca-lara! pctrui epifania: pro: arrinsa sulla pace. Una siffatta colpa mili
lia dita - El/Îgies. tare, presso certi popoli della Grecia era
Vi leccano altresl incidere le proprie lo punita colla morte, e i Laceclemoni acac
ro Beata. Irzio (Bel. Hi.rpzm. c. 25 ): Curn ciaronn dalla loro città il Poeta Archiloco
ad dimicandum in planiliem se contati; per aver egli detto ne'atmi versi cancro
unt scutorumque laudia insiguibus pro: miglior con il perdere le proprie armi,
fulgen.r opus ca:lutum. che la vita. Orazio (Od.o,7,g) confes
Vi appendevano le catene d'oro, e gli ea di aver vergognosamente abbandonato
altri doni militari, che dai loro capi ave: il proprio scudo per fuggire alla battaglia
n0 ricevuto. di Filippi con Pomppju Varo .- - Tecum
Ogni legione portava degli rendi dipin P/iilippos et celeremfùgam - Sensi re
ti d'un color particolare , «- carichi di Iictu non bene parmula : - Cum_fiacta
aimboli, i quali aervivano a far distingue virtus, et mutacea - Turpe aolmm leti
re i suoi legionari da quelli che ad altre gere mento.
legioni appartenevano; teli erano la l'ol Le donne spartane davano l’ ultimo ad
gore, un ancora, un serpente ecc. A quei dio ai loro figli, vicini a combattere l’ ini
simboli veniano aggiunti i segni distintivi mico, gli amavano, e porgendo ad essi lo
di ogni coorte, i nomi del generale, del scudo. diacono: ritorna con nest'arma ,
centnriune, e del aoldalo cui apparteneva o vieni rovr'e’ua. Pensiero c e Ausonio
lo scudo ( Vegezin ). Quei segni erano ne ( Ep.n4, l ) ci presenta ne’ seguenti due
cessari allinchè Ogni soldato al primo ae vere: : - Mater Lacoena c{rpeo obar- ‘
gnale potesse riconoscere il proprio scudo; man: filium, - (mm hoc, inqut't, aut in
imperocchè veniano deposti in una tenda, hoc rerli.
o in un particolare magazzino d’ onde era Per comprendere questa laconica esorta
espreaaamente proibito di trarne veruno zione egli è. d’ uopO di conoscere e il pre
aenza l'ordine dei capi. Da ciò viene che giudizio riguardo all'abbandono dello acu
i Latini scrittori , dovendo dipingere un do, da noi poc'anzi- esposto, e l'uso che
campo od una schiera sorpresa, dicono sem aveano gli antichi di trasportare dal cam
pre che i soldati trovavanei aenza .rcudo , po di battaglia i morti sui loro acudi.Co
e senza spada. ai nell' Eneide ( 10,‘ 841 ) vien portato
Allorché gli antichi erano aasnlh~i in il corpo di Lauro: - Al Laumm soci
un momento in cui non aveano scudi, i e.rrmim4rn supr’r arma ferebanl. Cosi pure
soldati ravvolgransi intorno al sinistro brac nella Tehaide (8, 637) vien traaportato
cm il loro abito di campo (sagum) i cit il morihondo Ali .' -- Talia 'nclabant :
tadini la loro toga, e a guisa di 8Clld0 a subito cum pigra tumulto - zpauit do‘
gli ostilicnlpi gli oppnnevnno. Tacito (Hi mus, et multo sudore recrptu.r - Fcrlur
51.32, 5), Tito Livio (9.5, x6) , ed an Atys, servan.r animam, jam sanguina nul‘
che Cesare (dc Be". CiviL Y , 75.) "C In, - (‘ai manu: in plaga,dependtt lan
conta che i suoi soldati, eaaendoai recati guida cervi: - Ezterior clypeo.
aeoz'ermi nel campo d’Afraru'o e parla Gli antichi eveano l‘ uso di ornare di
mento, ai videro a tredirriento "saliti dal scudi il fmntiapizin dei templi : unod'oro
la cavalleria d'A/ì‘am'o, e che allora le aen vedea alla aommil‘a del tempio di Girr
varoosi il loro saio per formano una spe ve Olimpico. Era antichissima trannza di
cie di nudo intorno al braccio: Dn:tm.r appendere alle colonne dei tempj gli scu
in repentino periculo mgis ilwolviue, at di dei vinti: coli Menelao aospeae lo scu
que ila gladii: dislrictie se a cetmti.r et da di Eu/brbo. In Atene eravi un portico
quitibus Afr/l’tj dvfi'wh~cse, ed è ciò ti quest' uso napreaaatnente consacrato.
che Z‘Îmmio (n, 145) appellava clupea Servt'o osserva che augli scudi dei Gre
re 6rachinm chlamyde. ci vedeaai l’ immagine di Nettuno , e ao
Le pitture e gli altri ornamenti degli pro quelli dei Troiani eravi quella di Illi
Studi esigevano una particolar cura mule rvrua. .
essere cnnnrveti. Perciò, allorché i 30ltlml.l " a. - ( Votivi con‘ritmtto, o una )
I)1z. rlld. 5bt ' |
SC[L (2880) SCU.
L'onore che attribuivansi gli antichi di Questo rendo votiva perl nel primo incert
conaervare il loro scudo, gli ha prima di dio del Campidoglio.
tutto tratti ti presentare alla Divinità quel’ Le conucrazìoni degli scudi votivi {era
la difensiva armature, dopo di averne spo no accompagnate da reli ione cerimonie ,
gliato l‘ inimico. Qoest'arma d‘ altrontle, da giuochi e da pubblici banchetti. Ciò
quand'era appesa nei templi e nei‘ ubbli i‘ilcvasi da parecchie antiche iacrizioni , e
ci luoghi, era di tutte la più viatbi e. Non soprattutto dalla seguente (Gruter. 44|,7):
della dunque meraviglia vernna che un
tal uno sia stato il lungo tempo praticato, RESTO!“
e che i Romani lo abbiano pieso dai
ÀUG. lîfil’l'l'l'l .
Greci.
La vanità, e la superstizione in seguito lltC LUDOS . . I‘BCIT.
a’ impadronirono di quella pratica, la smog
B'l'. DBDXCA'ÙOIB
gettnrono ai loro capricci , e conservarono
appena la memoria del primo suo plinci STATUE. . PATRONI
pio. Gli scudi che vennero oli'arti col las
QUA“. IPSI. POSUIT
so del tempo, aerbarono, a dir vero, la
forma circolare; erlno composti dei più B'l'. CLîI‘EI. SUI. ITBRUM
ricchi metalli, e colla maggiore accuratez MIIICIPIBUS. NEPBSIN l!
za lavorati ; ma l'inimico non gli avea giam
mai portati. Sembra che il marmo sia ala tumulti. DIZDI'I‘.
to impiegato ti questo uso medesimo, m0
rarissimi sono gli scudi votivi di tale Infl Cada qui in acconcio di parlare dello
teria, anche con busti o ritratti. scudo di Scipione che trovasi nella biblio
Gli scudi vn!iuî venivano appesi nei teca del re di Francia. Sarebb'egli un ve
pubblici luoghi , e negli edilizj consacrati ro scudo votiva ove ne rappresentano la
agli Dei, tanto pubblici, quanto formanti continenza di quell' eroe. Winclrelmann
parte dei particolari edifici. Plinio dice che per niun conto vuol riconoacervi quel bel
il primo a conlacrnre in Roma degli scudi tratto della vita di Scipione. Ei vi trova
votivi, fu Appio Claudio, l'anno di RU con più verisimiglianza Briscirle restituita
ma 259 .' Suorcum cl;rpeos in sacro vrl ad Achille , a la riconciliazione di Aga
pubblico loco privati!" n'icnre prima: in mennone con quell' eroe. Fonda egli la
atilnit A]: )in: Clandins, qui cnnsul cum una spiegazione aull' uso generale degli lin
Seruilio jiu't, anno al: U. C. 259.1’osuit ticlii artefici di non rappresentare atti mo
enim in Bellona: aedc mu'ores suor, pla numenti se non se dei tratti dei oemi di
cuilque in excelso Jp€ctnll, et titolo: ho Omero , 0 dell' [storia favolosa. “gli è di
norum lcgi. Decoro re: ulique si libero n0po di aggiungere a questa considerazione
rn/n turba pnrvulis immaginibns, cera ni la nudità delle ligure, carattere che gli
dum aliquem aoóolis poriter ostcndal: antichi St‘tlll0ti davano sempre ai Greci ,
qua/es clypeos neuro non gaudens fave!! mentre nbbigliavan' egliuo lo romane lign
aque nsllicil. Plinio, colle parole titolo.‘ re, secondo 1' osservazione di Plinio: Cruc
honnmni, indica le iscrizioni che venirne ca re: est nil valore, etc, elc.
poste sugli scudi votivi, oppure al di aut Qnett0 preteso scudo di Scipione , ae
to, e che palesnvano i nomi di coloro che condo /Vltmifaucon, e aecondo gli antiqua
gli ol'lrivano, come pure di quelli in onor rj dello stesso tempo , rappresenta la bella
de'quali erano consacrati Questo è ciò che azione di Scipione. l'alliicano alla presa di
Ci imago: I'i'lone ( De lega]. ad Caju/n, Cartagine. Questo scudo e stato pubblicato
p. 1033 ) allorché descrive gli scudi voti da Sport , e tratto dal gabinetto del sig.
vi offerti da Pilato in onore di Tiberio DM [Vlay di Lione. Fu trovato l'anno
nel palazzo di Erode, e che senza esser 1656 nel Rodano, presso di Avignone;
carichi di ve:un ritratto, erano accompa egli è d'argento del peso di 21 libbra ,
gnati d’ un’ iscrizione dai Lflliui appellata ha due piedi e due pollici di diametro, e
lilnlns, trovasi nel gabinetto degli antichi naziona
Gli Edili P. Claudio e P. Sulpizio Gul li di Francia. Ecco il tratto di Scipione
ebn, coll’ ammenda alla quali! avevano con che alcuni, tranne il citato IVinr/relmarut,
dmmaii alcuni mi‘t‘t‘auli monopolisti di pretendono di riconuatcrvi_ Nel medesimo
frutuento , fecero falibiicare dodici acnd'i tempo, dice Pnlibio, avendo alcuni giovani
dorati, e nel Campidoglio li collocarono. Romani preso non donzella che in bellfzza
Puri: nel tempio del Campidoglio, al di tutte le altre donne vantaggi-no , la con
5upia della orto , Q. i'llarciu appese il dussero a Scipione e glirnc fecero dono.
iitratlo di simboli‘, da lui trovato fra Scipione fu colto da tanta bellezza ; ma ,
le sprg'ig dei (Ì'irlngirtesi vinti in lspagna. vincendo l‘ inclinazione che, al primo ve
SCU. (2881) SCU.
derla , area per essa concepito , dopo di fratello anni più grande dell'intiera in.
aver ringt‘aziali que' giovani , la rendetto Cicero
personafiater
: Cumrezerut
in ca provincia
, vidiaset ciypealam
quam
al padre di lei altinclrè. la dessein isposa a
chiunque gli fosse piaciuto di accordarla. imuginem q'ns , ingenlt'lm: lineamenti: ,
Evvi nella collezione medesima un altro Iuf/ur! ad peetu: ex more pietant ( era!
scudo d‘ argento, e quasi della stessa gran nutem Quinta: isp.re statura [larva ) ait :
delza. Sembra pur esso uno scudo votiva; Frate!‘ mena dimidius, majur est quam
è rotondo , e non porta altre figure , tran tolus.
ne quelle di un lione, e d’ una palma , " 3. - ( Sulle medaglie ). I popoli
scolpite nel mezzo , in nmbmic~ il resto del Peloponneso ac0lpivano sui loro scudi
del campo ‘e pieno di vaghi e indetermina la lettera iniziale dei loro nomi, affine di
li ornamenti. l Romani chiamavano clu distinguersi nei combattimenti. Hanno egli
peum un ritratto in bronzo o in altro me no seguito quest' uso sulle loro medaglie ,
tall0, che era r0t0ml0 , e che veniva con imperocClrè di sovente non vi si vede che
sscrsto nei templi. Convien distinguerlo un monogramma formato colle due prime
dal cly‘peus , Bllufl‘llè questa significa uno lettere dei loro nomi.
scudo Cll cui il clupcum avca la forma.
Questo
' 1|. scudo
- ( Dei
è di Beati
figura sulle
ovale medaglie
con due in
1 ritratti degli imperadori,che appendevan
si alle militari insegne dalla punta sino cavatnre verso Il centro. Sa ne vede un»
alla metà dell’ asta , portavano il nome di scolpito nella rovine del tempio di Apnllo,
cluprum. Molti però convengono che tal in Amiclea; egli è inciso sulle medaglie
volta questi due vocaboli furono confusi,e dei Beoti , dei Tebani, di Tanagra , di
impiegati iudill'erentemenle onde esprimere Terapia.
quelle specie di medaglioni. ' 5. -( Sui sigilli Nelle medaglia
Nei magazzini del gabinetto di Portici posteriori agli Antanmi nulla avvi di più
trovasi una gran quantità di piccoli busti ordinario che di vedere alcuni imperatori,
in basso-rilievo , applicati a dei campi ro iquali dalla sinistra mano tengono uno
tondi , come sarebbe quello di uno scudo: scudo adorno di diverse ligure, e del mo
que’ busti potevano essere appesi ad un mu nogramma di J. C. dopo Costantino. Lo
ro od in qualche altro luogo per mezzo di scudo indica in questo luogo la protezione
un tampone , e la loro somiglianza colla che i principi aecordnvano ai loro sudditi.
figura di uno scudo,facea dar loro il nome - lllem-_'deil' Accurl. delle Iscriz.
di clupeum. Ve n'lra alcuni rappresentanti Una moneta d'argento coniata sotto di
delle teste d‘ imperatori, e di imperatrici; Augusto, ci rappresenta uno di quegli ann
e due specialmente , ma in nmrtuo e di di che in Roma chinmavansi mici/ieri, scu
grandezza naturale , veggonsi nella vigna da che l\’uma lime esser caduto dal cielo
Altieri , ed uno nel Campidoglio. durante una pestilenzn che deanlava l'ltalia,
Una greca iscrizione ci fa conoscere che e dalla conservazione del quale dipendeva’
travi l'uao di far incidere lopra dei meda no i d8ll-lfll del Romano lmpero. Nel mez
glioni i ritratti di coloro che si volevano
20 l‘ npcx del flnmine. Intorno vi ai legge
onorare.Vi si legge: I"PAITIT‘ANTE EN 1*. s1'or.o m Vll.
O!N Q EN KPIIj_Q. un ritratto dipinto, 0 Sct‘wa ( llIil. Sconti. ), cosi presso
inciso sopra una arma in oro. Quell'arma gli scandinavi chiamavasi una delle Parclre.
doveva essere uno scudo, sculis, div! I?“ ' SCUL'I'OB! Sopra un basso-rilievo della
m'n ( 35, c. 3 ) qualióus apnd Tr_‘q]nfll Villa Albani ( Manu/n. Anzio. Inz’d.
pugualnrn est, conlineimufur imagtnea ; Ila/7|. 135 ) si vede uno sutilon: che tiene
unde et nnmm hubuere cly‘peorum. uno scalpello. Un basso-rilievo del palazzo
l Romani adottarono quell'nso; il Se Spada rappresenta Dedalo mentre: sta l'ab
nato decretò a Claudio, il Gotico, mio bricando un toro per Fasi/‘ne. Questo
.vrudo d’ oro , sul quale, dice Trfbc‘l’i" scultore ha il capo coperto di frigio ber
Pollicme era scolpito il ritratto di lui. Cly retto , la cui punta è ripiegata sul davanti,
prfum anreum Sonata: loliu.r iudicio in ro è "estito di una tunica pur ripiegata , si
mana curia collocatum est, ut elia’rl "HM mile a nella che Luciano nel suo sogno
videlur expreua thorace vullus ejus imago dà alla %\cultnra,
Macrobi° ( sul. I , 3 ) dava a quei ri Sopra una pietra incisa deUa galleria di
tratti sopra i medaglioni il nome di cl)‘ Firenze si vede un amoreche scolpisco
penlae imagines, e a tal proposito nie una testa posta sopra di lino sommanol
risce egli un piaceVol molto di Cicerone, aflîatto simile a quelli dei nostri scultori.
il quale vedendo in una provincia un gran " SCULTURA ( Icona). ). E desaa leg
ritratto in busto di suo fratello Quiufn germente vestita; si riconosca dal matte -
che enne stato governatore, e la cui statura lo , e dallo scalpello che la accompagnano
era al disotto del mediocre, csclamo : _« Le stanno intorno il Torso , l’ Apollo , il
o vcggo in questo luogo la metà di mio‘ Laocoouta ecc. siccome monumenti della
SEB. (‘2882) SEB.
in perfetta imitazione della bella natura. e fu lor dato in onore del primo imparato.
E6 vengono altreal date per attributi alcu re che prese queato nome.
ne altre antiche statue collocate l0pra di ' 2. - Città della Palestina, cioè la
un ricco tap etc per indicare che quest'ar ateesa che Samaria. Questa città in distrut
te non può rìllare se non se in un flori la da Giovanni Hircan , ed avendola E
da paese. Vien casa pur anno rappresentata rode riedrlicata , le dii: neato nome per
per mezzo di alcuni geni, l'uno de’quah adulare Augusto. Anche ulomeo la indi
porta un compasso, con cui sia misurando ca con questo nome. Secondo Giuseppe ,
un busto, e l‘ altro è intento ad abbozzare ella avea venti atadj di circuito. Col lasco
una testa. Cesare Ripa rappresenta la mule del tempo I‘ imperatot‘ Severo vi apedl
tura sotto le forme di un’ avvenente gi0vi una colonia; prcsentemente non vi aiveg
netta con semplicissima acconciatura del gnno che delle rovine.
capo sul quale sta un ramo di verde alloro; ' 3. - Città cl’ Asia nella Frigia, il cui
è vestita di drappo di vago colore tenendo governo era democratico. Il primo magi
la destra mano sul c di una statua , e strato aveva il titolo di Arconte; presie
portando nella sinistra i diversi istrumenti deva al pubblico conaiglio , e durava per
necessari all'esercizio di quest' arte. lo spazio d'un intero anno. Questa città
Non molto diversa dalla teatè descritta , non è conosciuta nella Storia se non se
e per la semplicità dell'abbigliamento e per le sue medaglie.
pei tratti della lisonornia , si è un ,quadro " Susas-nmuco, Questa parola trovaai
antico rappresentante la Scultura. E densa in un’ iscrizione riportata daFaórelli (lnsc.
intenta a modellare un busto , mentre il v. a , p. ma) da Sport (Diaert. 18, pag.
Genio di quest'arte , sotto le forme di un 244 , et miscell. una’. p. 24 ), che Gru
leggiadro fanciullo , colla face la va illu dt'o nel 1662 copiò da un‘ urna di marmo,
minando. e che si trova in Grutern. Egli è l‘ epitaf
Scuaaa. Questa parola lignifica un pn fio di una canlatrice mouodiara , vale a di
mnito, un buflizne, e un adulalore. Di re, di un lugubre canto, chiamata Heria
sovente i poeti ne fanno uso in quest'ulti Ti.r6e , ti liu0la n moglie di Claudio
mo aenao , e allora coprendo ciò che i Glafirio: «manna: Acnoatcaa, rr SI
Greci Cblamfl'fllw Ite'7tmm, un soverchio aasnosicaa. Vale a dire suonatore di flau
adululore c'igloltov, un cortigiana che ai to , e non gi‘a di organo , come traduce
lh‘flà dell'amico cootrafl‘acenrlolo. I paras Sport aclionico, e ubarlionico. Il tutti
.si!i erano pur chiamati ecurme , e in Ro citato antiquario dice ch'ei non iapiega
ma se ne distinguevan0 due aorta; gli uni queste due ultime parole perché COUlelll
<‘-lw Si dedicavano ad un sol padrone, gli di non averne inteso il significato , ed ag
altri che a parecchi ai cousacravano, ma giunge che taluno più iatrutto di lui nella
musica degli antichi potrà farlo conoscere.
che frequentavano sempre quellii quali
arcano una cucina migliore.
Non crediamo esser tanto necessario di
conoscere a fondo ll musica degli antichi'
Scotuuua, Sconnnuzs, guardie del corpo
degli Imperadori. Spnrziano dice che Ela onde spiegare quei due vocaboli, lino dei
quali è composto d A'x'rlqy , acltnm , e
gabalo fu ucciso da queste guardie: Per
.rcurrna occis‘u: est. Nelle iscrizioni raccolte da vnuv, villnria , l‘ altro da flflao'n’éti
da Muratori, legseai : Senna in militia Augustale , e da via", vittoria. Il primo
t‘t scorra militari; corona uallari et lorque indica un uomo il quale avea riportato il
donnina. Gli atti dei martiri fanno di so premio nei giuocln attiachi , e l'altro un
vuote menzione di ucate guardie sotto il uomo che crasi meritato i premii augusta
nome di acurronfl‘. mpridin ( In Alex. li, ossia negli augustali giuochi; ecib ne
Severo) dice: una: e: Germania qui indica che T. Claudio Ginfiro avea ripor
acurrarum ufficio gerebat. lato il premio nei citati due giuachi. Del
' SCU'I'AIHUS. - V. Sconuo. resto convien leggere sebustinnicae e non
‘ Sco'rrca. - V. S'rar’rrno. già seba.tiolticat come taluni, poiché non
' Son-rum. - V. SCUDO. avrebbe senso veruno.
’ Sila", misura di capacità dell' Asia , ' Ssnasrocn.non , nome di una dignità
r dell'Egitto. che davaui alla corte dell'imperatore di
Senna , Divinit'a Sassone. Costantinopoli. Il Sebaslocrator era infe
Summa, feste, le stesse che le Sabasie. riore al despota; ma rignardavasi come una
-- V. Saaasm. carica di favore che non era concessa
SBBASIO, risputtnbile‘ , soprannome di ae non se ad alcuni signori , cui l’
Giove. imperatore onorava di una stima , e d'una
‘ Seaasre. Questo nome trovasi dato a amicizia particolare.IlSebastocramr portava
parecchie città di greca denominazione. Ei degli ornamenti , e degli abiti particolari
‘ione de Sebastoa , che significa Augusto, per indicare la dignità della sua carica. -
Nicelrrs ‘l. 3 , de Ufficia- e.
SEC. . (288.3) SEC.
‘ Sasn' , mese del calendario degli E ' Saaa'ro , piccolo fiume nella Campa’.
brei; egli ‘e il qurnto mese dell' anno civile, nla nelle vicinanze di Napoli. - I/r'rg.
e l'uurlecirno dell'anno ecclesiastico , il Eneid. l. 7 , v. 734. - Star. Sylv. 1. r,
quale corrisponde a una parte del noatro fylv. 2, v. 263. - Sefvma ad Virg.
mese di gennaio, e ad una parte di feb . c.
braro. Da questo mese i giudei incomin. Virgilio ha finto che una Ninfa dello
ciavano a contare gli anni degli alberi che stesso nome reaiedelae a qur'atu fiume.
essi pinnlnvano. Non v'lra du bio che un‘ iscrizione rac
Serrano! , ninla che da Telone fu ren colta da Grutero (94 , 9) e nella quale
data madre di Ùelurlt). - Eneid. 7. si legge Sobellius', non debba intendersi
' SIILSIOII. Questa parola che leggasi fatta per qucalo fiume.
nelle iscrizioni , sola 0 unita ad un‘ altra, Samara, o Saanuzr. (Mii. Jllnr. ). Ari.
è delle più diflicili ad essere intesa. Gli gelo che tiene i libri su cui sono scritte
antiquar} non sono alati più felici nello spie le buone e le cattive azioni degli un
gare i due vncabnlr: 1Vunm Sebesio , i mini.
quali furono at‘upelli nell'ultimo secolo ao SIIIO , uno dei ligliuoli d’ lppocoonte ,
pra di un marmo antico. aveva un monumento eroico,e diede il suo
Egli è d' napo‘ sapere che fra le figure nome al borgo di Selrriu.
di Mitra , antico Dio dei Persiani, il cul Santi!" ( Mii. Ra’). Antichi settori
to del qualv- fu portato a Roma a tempo ebrei, i quali canginvano iternpi indicati
della guerra dei Pirati , re o‘ ha una sul dalla legge per la celebrazione delle prin
la quale , oltre 1' ordinaria iscrizione,Deo cipali leale dell' anno, e solennizzavano la
a‘ li inviclo Mitrae , leggonai le seguenti Pasqua nel settimo mese.
lral'l’itlt'e parole: Nuoro sebesia , che han SEIIURAIII (Mil. Ralr6. ), rabbini o
n.- nato gli antiquari alla tortura. Easen dnttori ebrei , che hanno vissuto , ed inw
do le loro congetture sembrate poco abd gusto dopo la pubblicazione del Talmnd.
disfacenti , Maffei, nell'anno 1736 , ne Seburafll in lingua ebraica significa colui
ha proposta una nuova all'Accademia del che opina; e venne lor dato questo nome
le istrizinui. Il aacrilit:io d’ un toro forma perché , essendo il Talmud pubblicato ed
il soggetto di quel basso-rilievo, ammesso in tutte le scuole e nelle sinago
Egli osserva che quelle parole aono sta glre , le Sentenze di quei dottori, posteriori
le ‘poste sotto il sangue che, in abbon al Talm“d , non faceano più legge, e non
danza e con impeto , scorte dalla ferita erano rig\nrdate se non se come semplici
fatta al collo del toro.Nd',ufll e‘lfimrrov, in opinioni.
buon greco , come dice [Hg/724' , signilitta Secm|~i Di Nunzio. Questa secchia era
sorgente angusta, liquore ‘vrnerabile , alata fabbricati! dai Ciclopi , e il Dio se
fluido mera. Quindi nulla ai poteva porre ne aerviva per ablreverare i suoi cavalli.
in quel luogo né. di più proprio, né di Anche Andromaca , nell' Iliade , purge el
più conveniente. la aleln con un secchio l‘ acqua ai cavalli
Si potrebbe opporre,riguardo a questa del re, suo sposo.
spiegazinne , che nella parola Sebcsion Srrcasvr’ra , coltello assai lungo di cui
manca l'ultima lettera : ma rispondesi es llcean uso gli antichi er isgozzare la vit
sere ci‘o avvenuto perchè fra l’ estremità time, 0 per estrarne e interiora. Aveva
del colloI e del coltello non eravi più luogo. un rotondo manico d’ avorio gllalnlllll d'oro
Si potrebbe all.resl upp0l‘rl! che a dir ve o d'argento allorché ncrilicsvaai agli Dei
ro Ivfl'lllfl i: usitalo per aignilicare- un li del cielo, e d’ ebano quando sacrificavaai a
quore che scorre , ma che non è lo atea Plutone.
so di ,|5,,'7m, che punt0_ non trovasi nei " Fra tutti i coltelli destinati pei ascri
licj , il più conosciuto era la Secespila ,
Dili0narj. A ciò Mqf‘fi‘i risponde, che che, secondo la deacrizione di Festa , si
rriuu vocabolario di qualunque aiasi lingua
comprende tutte le iufleasioui che formare avvicinava alla figura d'un pugnale.
Srznsrrs' ca ( Mir. 1nd. ). Re dei aer‘
e trar ai poaanno dai Verbi. Sui marmiao ponti , il Plutone degli Indiani. Ecco in
tichi si trovano delle espressioni che non qual modo lo dipinge Bhagnul: rr Il suo
s'incontrano nei libri, e gran fatica coste contegno è fiero , egli ha mille teste , e
rebba ove far si volesse una lunga lista porta sopra ciascuna una corona adorna di
dei vocaboli greci e latini, che si leggo rilplendenti pietre , una delle quali è
no nelle iscrizioni e che mancano negli più grossa delle altre 0 più brillante :
autori. Ciò può esser vero , ma le spiega ardenti come infiammati torclrj sono gli Oc
zioni che si danno dei marmi anticlri.nou chi di lui,- ma il suo collo , le lingue, ed
debborr essere appoggiate u cose poasibili , il suo corpo sono neri ; le maniche del
ma a fatti reali. IHaf/ifi non ne cita alcu suo vealimento nono gialle , da ciascuna 0
no che possa guarentire la sua opinione. reticl’ria gli pende un btilllnlilsimo gio]cl
SCE. (2884) SCE.
lo3stese a adorne di ricchi braccialetti sono a giungendnvi le cerimonie prescritta dal
le aue braccia , e nelle manr porta la lau Iiîri Sibillini; e allora in stabilito che
la conchiglia , l‘ arma raggiunto, la clave tali feste dovessero sempre aver [luogo in
di uerra , ed il loto, n seguito al fruire di ogni secolo, lo che le
nervo o Sevro, sorta di focaccia che ee lor dare il nome di stucchi secolari.
ne'aacrilici si la liava colla secerpita. Dopo lungo tempo soltanto , vale a dire ,
' Srrcnr.aas ( arme ), carmen aaeculare durante la seconda guerra di Cartagine,
componimento in Versi che si cantava a furono istituiti i giuochi Apollinari in ono
llorna nella cerimonia dei giuocbi secolari. te di Apollo e di Lalona.Si celebravano
Il più bel carine secolare , di cui possiamo ogni anno, ma non erano punto distinti
gloriarci, è quello di Orazio, composto , dai giuoclrr' secolari nell'anno, in cui rap
per ordine di Augusto, pei giuoclti seco presentavnusi questi ultimi.
ari che quell' imperatore fece celebrate l’ Grandioso ed imponente era l'apparato
anno di Roma 737. Egli è questo un pre di questi giuoclri. Spedivansi araldi nelle
aioso monumento delle cerimonie che pra provincie onde invitare tutti i cittadini al
ticavanai in quelle feste. fu cantato nel a celebrazione di una festa, che non ave‘
tempio d’ Apollo Palatino da cinquanta‘ vano mai veduto, e della quale non sareb
uattro giovinetti in due cori divisi, uno bero stati più mai spettatori.
de’ quali era composto di ventisette giovani Distribuivami al popolo certe IEI‘IIBDZQ,
e l’ altro di altrettante donzelle. - V. e: certe cose luslrali n espiatorie. In tem
Srrcot.a|tr ( Giuoclri po di notte sacrificsvaai a Plutone, in Pro
" Saconatrr ( giuocht' ), festa solenne serpina, alle Paro/re, alle Pizia’, e alla
che eelebravaai dai Romani con gran pom Terra, e, durante il iorno, immolavasi a
pa all' avvicinarsi del tempo della messe , Giove, ad Apollo, I ìfll-JIIU , a Diana ,
per lo spazio di tre iorni , e di tre notti ed ai Corsi. Faceansi delle veglie e del
consecutive; eccone ' origine. le preghiere; le statue degli Dei venirano
Nei primi tempi di Roma, vale a dire, collocate sopra morbidi origlieri, e pre
anno il governo dei Re , un certo Veleso aentavanai ad essi le più squisite vivande.
o Valerio, il quale viveva alla sua campa Finalmente per lo spazio di tre giorni, in
sua in una terra del paese dei Sabini, pu cui durava la festa, si cantavano tre dille-.
co distante dal villaggio di Erete, ebbe renti inni, come ce ne assicura Zozimo
due li liuoli ed una figlia, i quali furo e si davano al popolo diversi spettacoli.
no CO piti dalla peste . N:trrasi che ci Ogni giorno vedeasi cangiata la scena del
ricevesse ordine da'suoi domestici Dci , di la testa,- il primo giorno tutti radunavausi
accadere lunglreaso il Tevere co' suoi figli , nel campo di Marte; il secondo al Cam
sino ad un luogo chiamato Terclrlium , ìrloglio, e il terzo finalmente sul monte
situato all' estremità del campo di blatte, t'alatino.
e di far lor bere dell'acqua cb'ei farebbe Pochi giorni prima d'incominciare sii‘
riscaldare aull'rrrn di Plutone e di Pro t'atto solennità, i quindici sacerdoti sibilli
semina. Avendoue cgliuo bevuto, si tro iii, assisi sui loro sedili, dinanzi al Tern.
varono perlettnmeute Iilttrtati. Il padre in pio d'Apollo Palatino e di Giove Cupi
rendimento di grazie, oll‘r‘r dei sacrificj , tolino, drstribuivano a tutto il popolo del
celebrò dei giuochi , e innalzò agli Dei dei le faci, del bitume, del zolfo, ed altre co
sontuosi letisterni ( I’. Lsnsrenrso) du se lustrali, ed ivi, e nel tempio di Diana
l'ltîItB tre notti, e per portare et'lillO nello sul monte Aventino, assavan eglino le in
stesso suo nome la ricordarne i un si stra tierv: notti in onore dille Porche.
no e singolare avvenimento , si chiamò Appena giunto il tempo della festa , il
poscia Illnnius Valeriu: Terelrfinlis’. [Ha popolo radunavasi nel campo di Marte,
m'ua, a motivo delle infernali divinità cui ove immolavansi delle vittime e Giove ,
aveva egli sacrificato; Valerio; dal verbo a Giunone, ad Apollo, a Latona, a Dio
ualrrc , perché i suor figli avevano ricnptr na, alle Porche, a Cercre, n Plutone ed
ral- ln sanità , e Terenlmus dal luogo ove a Proserpina.
il l'att0 era avvenuto. Nella prima notte della festa , l’ impe
Nel 2f|5, vale a dire , l’ anno dopo la radore accom agr-rato da quindici l'omeli
espulsione dei Re da Roma, avendo una ci, flt:€#l innalzare sulle sponde del Teve.
violenta pestilerrza da parecchi prodigi ac re tre are, che del sangue di tre agnelli
eompagnata, posta una la città nella più venivano irrigate, e su quelle are alrbrucia
gran coaternuione , Publio Valerio Pu vansi le offerte e le vittime. Sembra che
lilicola offri sull' ara medesima dei lacri a questa circostanza debba riferirsi la me
fillj a Pluto ed a Pr0;f,rpiua , e tosto il daglia, ove si vede la testa di Augusto
morbo cessò. Dopo sessant' anni, vale a di colle seguenti parole : Augusto: tr. poi.
re, nel 305, per online dei i:rcerdoti delle VII, e dall’ altra parte sopra una colonna
Sibille furono reiterati gli stessi sacritiq , XV, S. F-vale a dire, Quimlecins vr'ris‘
SEC. (-1885) SEC.
sacri‘ fizcendir, ed intorno L. Murirrr'ru a cui più non si pensava, ordinò ai sacer
Rufo: III, vir, che è il nome del trinm doti Sibillini di consultare in qual tempo
viro che avea fatto coniare la medaglia , del eccolo, allora corrente , si dovessero
onde consacrare la memoria d’ un monu rappreacntare. Questi essendosi accorti che
mento cotanto ragguardevole, quanto quel i giuoclii secolari erano stati dimenticati
lo della celebrazione dei giuochi. nel 705 sotto di Giulio Cesare, pensavano
Dopo ciò marcavasi un certo spazio del ai mezzi di coprire la loro mancanza, per
quale si faceva una specie di scena illumi tema di essere renduti mallevadorr di tut
nata. Si cantavano parecchi inni, espressa te le calamità che, durante le guerre civi
mente composti per quella circostanza , si li, aveann desolato l‘ impero.
celebravano più sorta di giuochi, e si rap 'I‘r'e cose contribuirono ad appiltiar loro
presentavano diversi teatrali componimen il cammino dell' imposturia. Eran eglino i
ti. La freschezza della notte aggiungere a soli depositari dei libri sibillini; general
quegli spettacoli un piacere novello, aenza mente non si stabiliva l’ anno che duvel
parlare delle illuminazioni, che non solo aervire di punto fisso per indicare quello
riachiaravano la scena, ma che aveano luo dei giurie/ti secolari; ed erano di opinione
go ezìandro nei templi, nelle pubbliche divisi intorno alla data di quelli che erano
piazze, e nei giardini: Lumina cuna rogra stati rappresentati dopo la fondazione di
accenduntur, dice Zozimo. Si può anche Ilenia. Iliusci dunque ad essi facil cosa il
credere che la deacrizione dei fuochi arti lusingare la vanilà di Augusto, dichiaran
ficiali, di cui parla Clara/inno nel panegi' do che l‘ anno aecolure cade: precisamen
rico al sesto consolato d’ Onorio , conve te nel 737.
niaae più alle feste secolari di quello che Allin di ersoaderne il pubblico, fecero
ai ginoclri del circo. conoscere a cuui commentari sopra i libri
L’ indomani, dopo ti’ esser saliti alCam sibillini, onde provare colle parole mcde«
pidoglio per offrirvi delle vittime, tutti ri sime delle Sibilla, che il secolo doveva
tornavano nel campo di 1Vlarle, ed ivi esser composto di no anni enon di 100.
celebravano dei particolari giuoclii in ono Con tal dwisamento alterarorlo eglino il
re d’Apollo e di Diana. Sdlàtte cerimo testo dei versi sibillini clic portava cento,
arie duravrno sino al mattino , in cui tutte lrcenlontrrda nnlon, e a questa parola, quel
le dame recavanai al Campidoglio all'ora la di heculrmdeca, che significa cento die
dal l’ Oracolo indicata per cantare degli ci anni, sostituironù.
ioni a Giove. I,’ artificio dei quinduemviri pose im
Il terzo giorno, col quale finiva la festa, provvisamente la menzogna in luogo della
ventisette giovinetti, ed altrettante donzel verità, senza che niuno potesse amentirla;
le di ualità cantavano nel tempio d’ ./l iniper0ccliè era proibito, sotto pena di per
pollo alatino diverse canzoni in greco ed tir-re la vita, di comunicare i lrlrri delle
in latino per clnamare sopra di Roma la Su5rlle a chiunque non appartenesse al col
protezione di tutti quegli Dei , cb' erano lcgio dei quindici pontefici.
stati poco prima con aacrifizii e vittime o Augusto, oltremodo contento di vedere
notati. Finalmente i Sibillini, sacerdoti che, a norma dei cuoi desideri , veuiagli
che aveauo dato principio alla festa con cosi riserhata la gloria di celebrare una al
preci agli Dei, nella stessa guiaa la termi gran solennità, per nìezzo de’ suoi edit
navano. ti, si fe'scudn della scoperta dei pontefi
Volendo Augusto dare un esempio del ci, ed int:nricò Orazio di comporre l'inno
la su: premura ei regolamenti dei costu secolare che doveva essere cantato al co
mi, ordinò che l: tre veglie ai fritîrs5ei‘e spetto dell' imperadore, del popolo , del.
con moderazione , che [dalla mescolanza Senato e dei sacerdoti, a nome iii tutto
della licenza non fosse la solennità con l’ impero.
laminata, e proib'i che i giovinetti tl'ambo Il oeta, abilissimo cortigiana, non ob
isessi ai presentassun alle notturne cerimo liliìi il secolo dei cenlodieci annil e disse:
nie senza esservi accompagnati (la qualcuno n che, dopo dieci volte undici anni, il se
dei loro parenti che fosse cl‘ un’ età capa colo riconducea qua’ canti, e que'solenni
ce di vegliare sovr' essi e di farai malleva giuocbi per lo spazio di tre giorni :
dore della loro condotta,
I primi gÌUUCIIÌ secolari furono rappre. Crrlua umlerros deer'e: per anno;
sentati l'anno di Ilorna 215,- i aecondi Urbi: ul canta: refi‘ratr/uc lurlus,
nel 305; i terzi nel 505; i quarti nel 605; Ter dia clnrn, lolr'r'aqltt' grata
e Augusto li fece per la quinta volta nel None _fiequente.r.
737 celebrare.
Essendo quel principe permetta essere Nnlladirnenn i successori di Augurin
importante cosa per lo slllu di non om punto non ai attennern allo spazio di tem
mettere la celebrazir-ne di quella solennità, po ch'egli area fissato per la celebrazione
SEC . (2886) SEC.
di lill'atti giuochi.Claudin li enlenniut‘) eua di naeoouderli tolto la propria vette,
64 anni dopo, cioè l'anno di Roma Son. ma attraverso delle feaaure li distingueva
Domiziano, 40 anni dopo di Claudio, ne no quei poveri infelici. Nel iondodel que
fece rappreeentare dei nuovi,ei quali ebbe dro acoigeeuti dei auperbi castelli, dei pa
parte Tacito nella qualità di quiudecemvi lesi di marmo, dei giardini elegantemente
ro, o di sacerdote nbilbno, come ne fa e disegnati, delle vette foreste popolate di
gli stesso testimonianze ne’euni annali (l. cervi e di daiui, uve da lungi udivesi il
9, c. 11 ). L’ imperadore Severo accordò euon dei corni; ma la campagna coltivata
lo spettacolo di questi Giunchi per l'otta per metà, era ridondante dial’ortuuati con
va volta 110 anni dopo Domiziano, e per tadini, che della fatica eelenuali caricano
conseguenza l'anno di Roma 950. sotto i loro Cnvnui u
L' anno 1000 della fondazione di quella La parola secolo, secondo Ferla , com
città, Filippo, il padre, diede al popolo i prende uno epazio di tempo di cento anni;
più mngmlici giunclii secolari che ai l'oa talvolta, secondo Servio, di novanta, inven
nero mai veduti. Costantino non li fece te di centodieci, ed anche di mille. Per
celebrare che nell' anno in cui in console avere un'idea gittata del secolo , premo i
con Lioinio per la terza volta , l'anno Romani, convien dividerlo con Cen.rorino
dell' loro volgare 313. Ma l'imperadore ( Dio notai. c. 17 ) in secolo naturale ,
OnorioI appena ricevuto l'annuuzio delle ed in secolo civile : il primo conciata: nel
vittoria di Stilicone, contro di Alarico , tempo dalla natura prescritto a confine del
permise a tutti i pagani di celebrare una l' umana vita. Saeculrun est .rpatium vitae
volta ancora i giuocht‘ secolari, i quali fu hurnanae luughùsimzun parta et morte de
tono gli ultimi di cui parla le "mire. Zo finitum, e in questo cenno il secolo è. più
zimo, che ci ha dato In più ampia descri o meno eateso , secondo la maggiore , o
zione che si abbia dei giuoc/ti secolari , minor durata della vita dell' uomo. Il ac
non attribuisce la decadenza dell'impero colo civile di Roma è un tempo etabiliio
se non se alla traacuranza dei Romani di a piacere dei Romani, che alcuni autori
non averli fatti esattamente celebrare. fanno accendere a cento dieci anni, perchè
" Secoi.o, ecco come troviamo dipinto i quindecemviri ricominciarono i giunchi
il secolo XVI" dall'autore dell'anno lecolari; ma questa opinione non è fonda
2240: o Il pilture lo ave. rappresentato il che sopra di una furl'entena dei quinde
tutto la ligure d'une donne. I più ricerca cemviri, i quali,come abbiamo otservato nel
ti ornamenti ellalit:lvltlo il delicato e su l'antecedente articolo.per celare arlAuguslo
perbo suo capo. Il ano collo, le braccia ed la loro negligenza fecero credere a quel
il petto erano coperti di perle e di dia principe che i libri libillini di cui lino e
meuli; vivi e l)riilunti aver: glioccbi ; ma glino depositari, Iisaassern e cento diecian
un tonico’ alquanto forzato le ponea la [li la rappresentazione dei qiuocbi seeolnri,
bocca in coutnrcionit coloritr, e rubiconde o per contenere la loro menzogna, giunse
erano le sue guancie. Parea che l’ arte do ro perfino a corrompere il te-lo di quei
79550 penetrare nelle sue parole come nel canti libri. Quindi, dietro la teatimonien
suo eguat'du; era egli seducente , ma non m degli autori anteriori ed Augusto. nem
veritiero. Aveva ed ogni meno due lunghi brn indebitato che la parola secolo non
nastri di roseo colore che sembravano un abbracciano ne non le il giro di cent'an
ornamento; un que' nastri nascondevano ni, dopo il quale avevano i libri aibillini
due catene di ferro. cui era la donna lor ordinato che veniesero celebrati i secolari
temente attaccate.Cià non o5tenle erano i giuochi, ed è ciò che Cena-mino oc prova
suoi movimenti liberi abbastanza per ge colle testimonianza di Valerio Anzio ,
etire, saltare ed osservare. Esse ne (ace: dello storico Pisone, di Forma: e di
tuo con ecceaso onde mascherare le proprie Tll0‘ Livio, del quale ecco le preci‘e pia’
schiavitù. o almeno per renderle ridente e Iole : Eodcm anno (urlo: .neculares Cuc
sopportabile. Eeaminai dettagliatamente ear ingenti apparatufècit; quo: centesimo
quella figura , e seguendo coll' occhio il quoque anno (i: enina terminus .meeuli )
pauoegqiameuto de‘ suoi vestiti, m'nvvidi [ieri mo: ai.
che quella al magnifica vette era al basso (Iconol. ). il secolo vien rappresentate)
tut'e lacera e di fingo ricoperui~Gl' ignudi sotto le forme di un decrepito vegliarclo, es
cuoi piedi immergevansi in una epecie di scudo egli lo spazio più lungo della durata di
pantano, ed era essa tanto orribile per nostra vita. La fenice che rinasce delle
quella crtremitii, quanto brillante pel ca proprie ceneri vien date al secolo per cm
p0. l)i dietro a lei in Icoperai parecchi leme, perché, secondo alcuni autori, qua
fanciulli di livido colore, che gridavano al et’ augello, dopo cent' anni, volontariamen
la loro madre, e un pezzo di nero ed a te termine la sua carriera , onde Illl)ll.0 l'ie
muflito pane stavano divorando; tentava comincmrla.
SEC. (288n) SED.
‘ l Ssoosno (Giulio), oratore roma parte. Di ciò ne avverte Cicerone nel suo
no, che sotto il regno di Tito pubblicò trattato della Divinazione (Soci. 15) a A
alcune arringlre. liana, dic'cgli, frener'a la propria eloquen
’ 2. - Fflvorilo di Nerone. sta per farvi meglio comparire , come va
‘ 3. - Uno degli amici di Sejnno. diamo pratmarsi Ira gli attori dei greci com
' SBCI\BTAIIIJII, luogo appartato ove in ponimenli, ove coloro che sostengono le
Roma raclnnavansi i giudici, la camera del secondo o le terze parti, quantunque siano
consiglio, ove si esamioavano i processi. e capaci di rflppreseularle meglio di quello
poriavasi la decisione cui poscia il presi che lui fatto la prima, pure cercano di li
dente pronuucinva sul sito tribunale. Ove mitarsi, allinchè tutta sia del primo attore
si voglia preatar fede a un’ iacrisione tro la preminenza n.
rata nella tomba di Santa Martina, e che L’ Arijulor, propriamente detto, non rep
leggeri nella raccolta di Grmero, quel luo presentat'a egli le prime , uè le seconde
go era allnra silttato ove preeeulemeuta parti, ma Colla voce soltanto, e col gesto
vedasi il tempio della suddetta santa. serviva d’ aiuto agli altri. Fedro nella
' Sacaero. I misteri di Cerere presso i (fnu. 5, dcl L 5 ), cosi si esprime__- _
Greci, ed i Romani erano un aecreto per In scena vero poalquuna solus martiri; -
tutti coloro che non vi erano sts'i iniziali. Sine apparato, nulli: adjutort'bus.
Colui che rivelava un tal .reoreto era ri
uardato come una vittima dell' ‘ira degli Ali’ attore chiamato ad/ulor diluiti tal
%ei. Tutti evitavsuo la presenza di lui‘, e volta il nome di hipocrifes‘.
venirangli negati PI‘1'SIIIO i più ordioarj loc Ssctmu DI! , in un’ iscrizione troviamo
corsi.-- V. Mxsrsru. le seguenti parole: Sccuris Dir‘: Io che ai
' Secratws, Serrano , uomo dismluto debbo intendere relativamente sgliDeicho
che rivea a tempo d’0miio. -' Hor. t, procurano la sanità dello spirito e del
Sai. 4, v. in. corpo.
SBCTIA ( Mit. Ind. ), nome di una setta Alcuni pretendono che sotto queato titolo
dei Bramini, o sacerdoti indi ni, i quali si debbano intendere li Dei che presiedo
contro 1' opinione di tutti gli altri, credo no a coloro che non anno pensieri , op
no cl‘e Rama. Bruna, Vienù, e Ruddiren pure che danno la sicurezza, le non curan
siano enti subordinati e Schecti dal quale sa e la tranquillità. -- Fast. da verb. n'
soltanto deriva il loro potere, e che viene gni/Î- Nono. Marcel. c. 4, n. 281. _.
da essi riguardato siccome creatore e go L. Girald. Hist. Deor. Synt.
vernatore dell' universo. Questi settar], che "' Sacu'roul, nome che presso i Roma
sono deiali, unto non ammettono l‘ auto ai densi ad una specie di gladiatori iqun
rili del Ve am, ossia libro sacro; di più li combattevano contro i reziarii; eran e
ancora ricunu egliuo di prrstar fede alle glino armati di scudo, e di spada ed nel
come che non cadono sotto i loro sensi , no il capo d‘ elmo ricoperto. Alcuni, filo!‘
conaeguentemente non credono a varurt di proposito , conlondono i Seeulort' coi
ì"irmiIloni, siccome quelli eh’ erano Itll'na
mistero.Gl' Indiani li riguardano come e
retici pericolosi, i quali altro non merita ti nella stessa maniera. Taleèil sentimen
no che d’ essere sterminati. to di Vigenero. Questa parola viene da
' Sneonnamus, adjulor, monitor. Questi sagen seguire, perché que'gladiatori aegni
tra vflcltb0li sono presi dal teatro dei E0 tram 1 rezmnt.
mani, e indicano tre sorta di attori diver Questo nome davnsi altres'i ai Glsdiato‘
si. Scururdtll'iu! chismavaai il secondo atto ri che prendeauo il posto di quelli di’ e
re, qut secondo: ferebul partes; adjutor rana stati uccisi,e che preparnvansi in mm
era come un supplimenin destinato ad aju battere i vincitori. Questo pericoloso ono
tare qualunque attore, o colla voce nella re dipendea dalla sorte.
declinazione, oppur col gesto nelle mimi Nelle antiche iscrizioni trovasi ancora :
che rappresentazioni. Il monitor, o come Sequutor triburu', sequutnr ducis, .n uutor
diciamo noi, il t'amnrentatore, era incarica L'oeaart's, i quali altro non erano e e uf
tra di suggerire le parole agli attori a P91 liciali dei trihuni e dei Generali , o Ione
caso che ad essi mancasse la memoria. Te una specie di ajutanii di clrl'lpo.
renzr'o parla del monitor nell'heautdnli ' San: (A). In J’lurutori (839 , 4.)
nurumerun. leggiamo la seguente iscrizione.
Quantunque l‘ attore, chiamato secunda
rîu,r, rappresentasse soltanto le seconde o M. JULIU!
le terze parti, talvolta era egli più buono ’ AUCTI. L. LYDUS
attore di qm-Ilo il qmle sostenea le prime; A. SEDI
ma avea tutta la cura di naacondere la pro AUGUSL)!
pria abilità, e di rappresentare in modo da
far brillare I’ alture in€flfitial0 della prima Cfl'loihîìnl: quello Lido era incaricato
I)iz. Mii. 502
SI‘IE. (2888) SEF.
di presentare a Livia la sedia, allorché manda la pratica di tutto le virtù , ma
compariva in pubblico. specialmente una universrle filantrupis , e
Snnncur.a; letlta bassl da Polluce Chitie l’ esercizio illimitatni dell’ ospitalità verso
matagwpm,mv_Gli uomini le ne servivano gli stranieri, ed I viaggiatori.
per iscrivere. Mulnqtse , dico Cicerone Sert.au, o Stzut.att ( Il’lit. Orient. ).
ialtt'c. 4 , g) in ma illa aedecula quam monarca del paese favoloso, nei romanzi
abea sub imagine Art'llolelis, sedere, Ol'lellltlli chiamato il Gt'uutun , ossia regno
quarn in istorum sella curuli. Se ne set‘ delle Fate.
vivano anche le donne. Su‘ ( Mii. Sound. ), sposa di Aire
Slnsn , o Sunous ( Mii. Prrs ) Festa T/iar. Siccome era ella sacerdotessa di si‘
nella uale i Persiani, durante la notte , [in , cosi prese il nome di quella Dea.
actrfludlono dei gran fuochi , intorno ai
Sllaltll, unitari musulmani i quali pre
quali danzano , e fanno dei banchetti. tendono che Dio , a guisa degli uomini ,
’ Ssmxs. Secondo Virgilio. ( Emiri. I. abbia una visibile figura e dei sensi , che
6, c. 328 ) questa parola indica talvolta quella figura sia composta di parti corporeo
una tomba ; in fatti egli dice .‘ - e spirituali; ed aggiungono che gli organi
qunm .rerirbtu ossa quierunl. di questo Dio mio sono soggetti alla cor
‘ SBDlLB. Sedia comune, a di POCO ruî~mne.
valore. SBI'Bl-Tultlt, libro della legge ( Mit.‘
' Ssnrrlun , o Sedenlam', popoli della Rabb. Gli El1rei moderni si vantano di
Spagna. - hai. 3, v. 372. averne un esemplare copiato dalla mano di
SBDMB ( Ùlt'l. Mm. ), specie di ln[0 Esdrti sull'autogral’o di Mosè. Questo libro
del paradiso del cui legnoi Musulmani conservasi al Cairo. Succede di questo esem
retendonn essere state fatte le tavolo del‘ plare lo stesso che di molte reliquie della
a legge data a Mosè. cui antichità si può francamente dubitare.
SBDRO ( MII. 1lIus. ); gran sacerdote Comunque sia la cosa, gli Ebrei in tutte
della setta d’ Ali, ca 0 dei Persiani. le loro siusgoghe ne hanno delle copie
Il Sedro vien nominato dal Sol‘: di Per’ scritte in velino con inchiostro l'atto espres
sia , il quale d‘ ordinario conferisce questa samente , in caratteri quadrati,cui essi ap
dignitl al più prossimo de‘ suoi parenti. prllano merubaad. Quelle copie sono fatta
La giurisdizione del Sedrn si estende a colle più grandi correzioni; ed ore accada
tutto ciò che riguardsi ii istituti, le al coplsta di introdurvi la più piccola let
muechec, gli ospedali, i col egl , i sepolcri trrs superflua, 0 di ohbliarne alcuna , gli
ed i monasteri. Egli dispone di tutte le e d'uopo di ricominciare tutto il lavoro.
cariche ecclesiastiche , e nomina tutti i su LI forma di que'libri, che contengono le
periori delle religinl! comunità. Le aue leggi di Mosè. è affatto somigliante o quel
decisioni in fatto di religione sono adottata la dei libri degli antichi. Sono essi formati
come Illl"‘»llnlili infallib.lu Ol'ncoll ; giudica di pelli di velino insieme cucita co' nfrvi
tutte le materie criminali nella propria ahi d'un animale non mimondo , o rotolati
lazinne , a inappellabilmente. l‘lgli è seri-1,; sopra due bflîtoni che stanno alle due
dubbio il secondo personaggio dell'Impero. estremità , e che cui chiamano hes-haìm ,
Nulladrmeno il carattere del scdro, non vale a dire, legno di vita. Le donne ebrea
è indelebile: soventi volte lascia egli la l'anno uso di tutta la loro industria per
sua dignità per occupare un pasto PUIéÌIDEII’ formare un tessuto degno di ravvolgcrvi
‘e secolare; la sua autorità e luilancmta da quel sacro libro. D'ordinario egli ha due
quella del Mutsiclrud, 0 primo teolrgo coperte , e la più ricca è quella che sta
2"’ impero. al disopra. Siccome i bastoni spargono in
‘ Ssnttstr, popoli della Germania del fuori dal velino, cosi essi ne cuoprono tal
numero di quelli che , lecnndo Cesana volta le estremiti con un tessuto d‘ argento
(Cnm.3.) combattevano sotto di Ariovuto. adorno di granuli, e di campanelli cui l
Susa ( Mii. Imi. ). Setta eretica aepu motivo di quegli ornamenti, dann'eglino
rata dai Bramini , la quale creda non es il nome di Rimonin , che significa mela
aervi fuorché un Dio onnipotente che ri gmrmfo. Vi pongono Il disopra tutto allo
emnie lo spazio , penetra la materia, ed è interno una corona, che talvolta è intiera,
‘il blu degno degli omaggi e delle pre oppure la metà soltanto, a che pende in
ghiere degli umani. Questi settarii pensano nanzi ; la chiamano Hatarmo Chedertora,
altresl che un giorno la virtù sarà ricom vale a dire corona della legge. Allorchè
pensata , e punito il vizio. Dogma che non leggono questo libro della legge , lo sv0l
|uln prg5crive la tolleranza, ma pl'0ibiicfl gono sopra una specie di altare di legno
ogni disputa con quelli di un'altra credenza. alquanto elevato , posto nel mezzo , o allo
I! loro libro aacr0 iuterdice l'omicidio, il ingresso della sinagoga; e quando si pre
lfldrnneccio , o tutti i delitti contrari allo dica , il libro rimane su quella specie di
Ordine, a alla pace della attenuti; tacco pulpito.( V. Sinagoga ). il rispetto da
SE(ì (2889l SEG. i
gli Ebrei pel libro sacro e si grande, che ' 3. - (Ordine di 6nttaglin degli an
comprano l'onore di trarlo Jall' armadio tic/ti ) Consistevl nel far passare sul hon
ove sta egli rinchiuso , e di riporvelo; ono te di battaglia alcuni manipoli separati da
re che non vien accordato se non se al truppe schierate.
maggiore offerente. Il danaro che se ne ii. ' Sloss‘ra città posta nell'interno della
trae , viene impiegato al mantenimento Sicilia al!’ Ovest di Panormo, presenterann
della Sinagoga, o a sollievo de’ poveri. te Palermo. Aveva essa un porto ed un
I figli degli Ebrei portano nella Sinago gvllu del suo nome. Secondo Tolomeo il
ga dei nastri destinati a ravvolgere il libro porto chiamavasi Segeslanorum emporiurr‘l
della legge , sui quali sono ricamati collo Qnantnnque questa città fosse aituata nel
ago i loro nomi , e quelli eziandio dei lo I‘ interno, pure e ri utata marittima da
ro parenti, la loro età e il giorno della Tucidide il quale par a di una navigazione
nascita ; il padre del fanciullo portan a Ege.rla , poichè era questo il più antico
te il nastro lo rimette egli stesso nelle suo nome , che le fu dato da Egealo il
mani di colori) che sono incaricati del tmjauo, il quale, da quanto riferisco Stru
libro della legge. Nel rivolgere il Se done, passava per uno de’suoi fondatori.
jizr-Tona entro quei nastri si ha cura che Ma i Romani pietendevano che fosse stata
le lettere , ivi ricamate, siano rivolto dalla fondata da Enea. Cicerone dice, Clle solo
arte della legge ed anche a‘ i: p055tblle , in forza di questa origine ermu fra Segesta,
fa tocchino. Per mezzo di una piccola ca ed il popolo Romano maolt'nltta l‘ amici
torna il’ argento attaccuai alla coperta di zia. Di questa città più non esistono che
quel sacro libro, una lamina dello stesso delle rovine.
metallo concava e che rinchinde parecchi: ’ Sncesraaaa acouae. Acque minerali
altre piccole lamine sulle quali sono incisi (‘lf‘ilfl Sicilia, presso la città di ò‘e‘gesîa
i nomi delle feste, e delle solennità in cui dalla quale prendeano il loro nome.
ovvi l'uso di leggere il libro della legge. ' Saoesnrtr. Appiano da questo nome
Sulla lamina più grande si veggnno scritte agli abitanti di Segala, citti della Pau
le seguenti parole.- La corona della legge. UUIÌII.
oppnre questo altre: La sa_nlzla del digitare. ' 2. - Popolo dell'Asia nei dintorni
Sansa ed al plurale bsrmoru , termine della Persia. Secondo Ammiano lllurcelli
della cabala Gindaica , il quale ha parec no, questo popolo era guerriero sino al
chi sensi: ei significa , o Dllfllel'0, o enu more.
mt‘razione , o Spleuclm'8 , chiarezza, magni ' l. Seces're.Città dell'Istria. Plinio dice
licenza. [Rabbini cabaliali ne lanno uso che a’ suoi tem i più non esisteva. Stra
per indicare gli attributi di Dio, del quale bono pretende elie Segeue fosse situata nel
fanno cui una specie di albero simile al la Pannonia, o al continente di diversi
1' albero dei nostri filosofi di Fortino. Essi linmi navigabili, la qual cnsa aveva indotti
distinguono dieci Sefirot/t.‘ chiamano la I Romani a stabilirvi i loro magazzini, du
prima, corona suprema ,- la seconda , sag rante la guerra contro i Daci.
gazza; la terza, intelligenza; la quarta , ' 2. - Citt'a d‘ Italia nella Liguria al
magnificenza, grandezza; _la qumtafor_za; Sud-Est di Porto Delfino.
la sesta , bellezza; la settima], ‘IIIUÌOIUI , ‘ 3. - Signore Germanico che a tam-v
trionfo , o eternità , l’ ottava, gloria; la o di Germanico abbracciò il partito dei
nona ,_/ònclamenlo; e la decima) regno , llonaani , a malgrado che Arminio avesse
impero. Queste dieci Se/irnth corrispondono presa in isposa la di lui figlia. -v Tac.
ai dieci nomi di Dio coll'ordine seguente Ami. l , e. 56.
Elieh , Jah , Jiliowah , l‘llohim , Elohim Sacezu, o Ssoaara , divinili campestre
Jehnwah-Tsebaoth , lilohlzai , Adonaî. che avea cura delle biade a tempo delll
" i. Sana. I Greci no attribuivano la messe. ln tale circostanza gli agricoltori la
invenzione a Dedalo, o a Tale , allievo invocavano onde ottenere delle abbondanti
di lui. Ma questo istrnmentn era più enti‘ raccolte. Rad. Sega, messe.
co, poiché lo vediamo scolpito sugli obe SBGIADA , o SEGIAI')", (1Y1it. Musa )
lisc'li degli Egizi. piccolo tappeto , o stoja di ginnco che i
' 2. - ( Supplizio della ).1 il suppli musulmani portano sempre con essi per
aio della lega era in uso presso gli orien inginocchinrvisi e fare le cinque preghiere
tali. Erodoto ( l. 7 ) ce ne assicura par che loro impone ogni giorno la legge.
lando dei Persi. Dione ( l. 6 , 8 ) dice SEGIBIIU ( Mir. Imi.) , la terza delle
che essendosi gli Ebrei ribellnti in All'rica, cinque feste solenni del Pegù. Vieu essa
segarono dalla testa ai piedi alcuni Romani celebrata in onore di uno degli ldoli del
e dei Greci. Caligola ebbe la crudeltà di paese , sotto gli occhi del re, della regina,
imitare un si barbaro uso: Multa: honestt‘ e dei loro figli che debbono assistervi sopra
ordint's medio: serra diuecuit, dice: Sue magnifici carri.
Ionio. SIGIIII (Mii. MIM- ) , la settima parte
SEI. (2890) SEJ.
dell' inferno, la più profonda di tutte , Susa (1Ìh’r~ Mus_) specie di monaci
\nella quale vengono gittata le anime de Turchi che hanno dei monasteri; ma al
.’ ,/ gli empi , sotto l’ albero nero e tenebroso, lulqnundo ne sono una volta usciti, non
ove non godono di luce veruna. vi rientrano più, e usano il resto della
' SIGI‘IBI'IUII , ricamo de Il: abiti fatto loro vita a correre Sall'uua all'altra arte,
di un’ altra sthll‘a e che in oma serviva e a fare i vagabondi. I loro superiorirlbtndo
per far distinguere ipstrisj. Vu/(‘Ito-[Has ad essi il congedo impongono loro una
sulla (562 , 1) lo indica chiaramente con tassa per una certa somma di denaro, o
queste parole.‘ Perntiril qu0qne In: p‘tu’. per una certa quantità di provvisioni ch'e
purea veste , 8! anni: utt' sfign_tentts. b": glmo sono obbligati di spedire al conven
uio (Eneid. I , 658) parla di_ queste li lo, e_mancando, ne viene ad essi interdet
ate poste all'alto della marca intorno al Ito l'togtcsso. All0lcbè un Srjah giunge
collo e non già di una collana, come lo lu una città, recttsi al mercato, oppure
hanno inteso alcuni filologi allorcbè dice nella alla che tr0vasi presso la gran
egli : Manila ornamenlum guuuns, quod Moschea; ivi grida egli con tutta la sua
et aegmnlum dimmi. folli.‘ -oh Ilio! mandami 5000 scudi,
Suo-su Dar. Zomsco. - V. ZODIACU. Oppure xooo misure di riso-Dopo aver
‘ Ssoovu , città di Spagna , l’_anllcl ricevuto le elclnosine delle anime devoto,
Segqbriga. libano acquedotto chiamato Il monaco mendicante va ad esercitare lo
puente regoviana, opera _dei Romani , i; stesso mestiere in un altro lungo, e vive
un edificio d’ un meraviglioso lavoro; egli sempre errant.lo sino a tanto che abbia e
unisce insieme due montagne ,' divi-te da gli raccolta la somma cui fu condannato.
un intervallo di circa 3000 passi e compo resto si’ Indiani 0 negli stati del Gran.
sto di 177 archi, e due ranghi 1' uno sul- M ogol ovvi una gran quantità di siffatti
l‘ altro. Il rango inferiore porta l’ acqua religiosi poltroni che vanno di sovente ad
nei sobborghi , c il superiore lo conduce iflfcstare gli stati del Gran Signore, cui
nella città. La costruzione di questo edifi riescono di tanto peso che un Visir fece
cio'e tanto solida, che si è conservato sino dire al Gran-Mogol il quale area offerti i
a'n0stri giorni quasi tutto imcfu~Questo bel suoi servigi al Snltano,u che il favore più
lavoro vien attubnitu al regno di Tra)“. grande, che sua msestàint’lisna potesse fa‘
un. DI ciò si può cougettnrat‘e che. Segn re al suo Signore, era quello d’impediro
via era allora una ragguardevole cm ; e chei religiosi mendicanti da‘ suoi stati,
i mummenti che ancora esistono sono al entrassero su quelli del Gran-Signore.»
trettante prove dello splendore di ci a ‘ Senso (Elio). Il suo nome è dive
tem o dei Romani nnt0 un proverbio per indicare que'mini
A biamo alcune medaglie elle ‘portano stri ambiziosi e corretti che abusano del
il nome di Se aria. o Segoln'a. Il P. loro potere, e terminano per esserne le
Florez osserva c e. sopra una di quelle mc vittime. Sejano era nato a Bolsena da Sefo
daglie si vede un monumento che, avendo Strabone, suo padre cb' era cavaliere ro
degli archi, rassomiglia piuttosto ad un mano, e comandante delle guardie preto
ponte , di quello che a un acguedotlo ; rione; sua madre discendeva dalla famiglia
quindi egli conchinde che non stasi volu Junt'a. Sejano era accusato d‘ essersi nella
lo indicarvi il bell'aoquedotto di Trajano, sua giovinezza prostituito al volnttuoso Api
ma realmente un ponte, come usavano nt‘0. Fu egli associato alla carica del pro
fibbricarne i Romani. Siccome Irzio, de prio padre, prefetto del pretorio, carica di
scrivendo la marcia di Cassio nella Bclica, cui egli eonsiderabilmeute aumentò il pa
pone una città di Segoviu sopra il Silicati. tere. Governi» egli lunga pezza senza li_
se , cosl egli è probabile che la medaglia miti il sospettoso, e geloso Tiberio, ali
rap resentante un ponte appartenesse a mentando in lui i sospetti e la gelosia con
qne la città. _ fl|iL *Q‘ tra di tutti, specialmente contro la propria
Sscnero , soprannome di Giove proba famiglia di Tiberio, e di Germanico che,
bilntente quando era onorato in partrcula da quanto parco, aveva egli il progetto ‘di
re, e senza confonderlo cogli altri Dei. distruggere, onde innsllarsi per gradi sino
" SBJA , una delle campestri divinità al trono. Le sue insiuuaaioni non poco coll
presso i Romani. Essa pt'esiedeva alla con tribuirono al partito che prese Tiberio di
servazione delle biade, sino a tanto che ritirarsi nell'isola di Capri; sperava egli
erano rinchiuse nella tetra. L’ agricoltura che quell'imperntore, allontanandosi dl
era presso i Romani tanto onorato; che o Roma,e dagli affari, gli avrebbe lasciato
gni età delle biade, se pureè permesso di una compiuta autorità, e che il senato, ed
cosi esprimerci, avea la sua particolare di il popolo Romano, avvezzi a non vedere e
vinità.- Plin. l. 18, e. '.t. - Aug.de Civ. a non conoscere che lui solo, sarebbfllli
Dai, 1. 1., 8. -Gyrald. Hist. Deor. Sjn. naturalmente disposti a darlo per successo
legna. "! fl Tiberio: ma questi apri finalmente
SEL (289‘) SEL
gli occhi, rimase Illerril0 del potere eh’ e voti, ed ai pericoli di mv una intlllu_
gli «team aveva accordato al pl'llpl'iu lavo mento :
nt., e credette di doverlo mmlire con tub Jam s'rident igno: , jarn folliòm alqne
tu la possibile precauzione. cuminis
Le rapida disgrazia di Sejano destò più Arda adoralum populn capa! , et crepa!
mernviglia di quello che il suo innalzamen ingcn.r
lo: e l’ una e I’ altro furono egul‘mente Sejnnus, deinde er facie fato or!» "
funelli o Roma, Deum ira in rem Roma cunda
nam, euju.v pari u:itio uiguit, cecidilque; Fluul Ill'€8l)li , polve; , mrtnga, palellue.
non è già che fame disgrnlinll cosa d‘ m Pane domi lauro: , due in «api’nlia ma
oer libcrnu dl un colpevole tiranno, quale gnum
era Sejauo, ma la PCI'ICCUIÌIIUC accese con Cretatumque bnwm , Sejanus ducitur uuco
tro tutti i luci nemici, durante il suo le Spectaudur; guudenl omnr.r ; qua: lnbra,
vere presso il principe, si rivolse poscu a qui: il“
totale sua disgrnziae contro i luni parenti, Vullur eral.’ Nu"lquam, si quid mula‘
ed i IIIOÌ unici, o piuttosto c°nlre quelli, credi: , amavi
che lveeuo avuto parte alla sua fortuna, Hunc hominem. Sed quo crcidil sub cri.
che erano in gnu numero. 1 eupplizii, le mine ? quisnam
cnidcllù, le prescrizioni si andarono via via Delator? quibiu indicibus , quo tr.rle
moltiplicando. Tiberio divenne ancor più pmbavil .’
crudele, allorché non avendo più una per lVil horum , verbose e! grande: episloln
l»orn di su. confidenza, più non ebbe per veni!
guidi che i ciechi suoi nospetti ; il ungue A copreis. Bene habel, nil plus interra
non cessò di scorrere pel delitto di aver go. Sed quid
nmutrnto di amar Sejuno,rinn e "lilli che Turbo Remi 2 Sequiturfortunarn ut senn
un cavaliere romano, Marco Terenzio, ec per et odit
cinnto di tal delitto,dichinrò d'esame colpe Damnatos. Idem populiu , ti Nur.ria
vole,e che ognuno lo era nato, mache non e luuco
ravi propriamente auto che un colpevole, e Favinet, si oppressa /brcz .recura srnrctur
queeti ere l'imprntore ,- che sempre vene Principi‘, hao ip.sa 'cjanum diceret bora
ruvui Becellll'ilnìenle la ma scelte senza Augustum . . .
che man cittldiuo ti permetterne di esami Prrituros audio multos ,
rnrh ; fiunlmcote ciò egli dire ciò che un. Nt'l dubbium, magna i’.rtfòrnarula : paL
Io il mondo plnlnvo , e non si oli) di con lidulu: mi
duuurlo; fece egli Ilrrmstlil'C il Senato Bfult'diu: mena ad 1'Warlis fui! i.bviu.r
della viltà colla qm.le nccomentive di ren aram ,
der|i minùtro delle barbarie , e delle u Quam timen uictus rie PIH’IIIIS er_igut
sarde vendette d‘ un tirlnno, il quele pu 1111‘.
nivn ciò ch'egli stesso area prescritto, 0 U! mate dcfell.tlfl l curramul praeuipi
modulo “PCPSIIITÌO. Tacito llfl dipiuro,co les, et
me sapeva egli dipingere , la forza , e di Dum jacet in ripa , calceruu: Car‘saris
cm po e di spirito di Se'ano , la sue sfre lwslr’m.
nate audacia , e la pro onda su: dissimull Srd videant servi, ne qui; nega! e! pavi
zione, la sua lussena, ed il nuo2orgoglio; dum in ju_r
quell' esteriore di moderazione, clio‘na Carvico obstriuta dominum trahat. Hiser
ricondevl l’ ambizione senza limiti, da cui nume:
era egli divorato. Tam: de Sciarra, «creta [MCC murmura
Carpa: illi laborurn lolcrun: , anima: valga’.
nuda: sul’ oblegem, in olio: crimina Vime salutari riva! Seianun’ hab;re
lnr ; juz‘ta ndulatio , et superbia ; palam Tanlundem, alque illi ulla.r donare ca‘
compou'tur pudnr, intu: camma ad'pircen rulm,
di libido.- efurque causa modo lnrgitio , Illum ezrrcilibus praeponere; tutor ha
e! lu1'ur, raepiu: industria ac ux'gilaulia; btri
baud mina: moria: , quolies parando re Principi: angusta Caprearum i" rupe se
giro fiuguntur. denti:
Con maggior forza ancora Giovenale di Cum gregc (‘haldaeo ? vi.r certe pila, co
pinge questo momento Il iitruttivo della hnrte:
caduta ili Sejano; la Izause1.u el'incostan Egregio: aquile: , et centra d0me.rfica ‘.’
7.î dei Romani , la vile loro premura di quidni
oltrnggilre il cadavere di colui, che evean Haec cupina? et qui nolanl uccidere.
r‘glino poco prima adorato vivo; ci trae qurmlluum
do siffatto avvenimento le più grandi le Pane volunt. Seri quae pracclura, a pro.
zioni , riguardo alla temeriti dei metri ' Iprra tanti
SEI. (28921 SEI.
U: rebus laclir par si‘ memore malo. non dice che anche Odino dire provò quel
rum ? . . l'arte vile, e pericolosa la qual’: non purea
Ergo quid optauduvi fnlel’ , ignorano se non se dispiacere tanto agli uomini,qum
_f2ueri.r , lo agli l)ei.llarald Hriarfagar l'eco abhru’
ó'q'anum: nani qui ntmio: optabat ho ciare il proprio suo tiglio che ne in con
n0l't’l, vioto, come pure i suoi partigiani, (le'qum
Et m'mias poscebut ope.r , numerosa pir li aves formato una società. - Viaggio
roba! in Islanda trud. dal Danese, ecc. , un. X.
Ercelsae turri: tabulati: , onde altior Sarca: (Illil. Mar), predicatore delle
, esse! moschee.ll Sultano ne ha uno particolare
Ca.ms et impulme prueccps immane fui cui classi il nome di gran predicatore di
nae sua Altezza. D'ordiuario i Seig/ti passano
Quid Crascos, quid Ponrpeius everlil et la loro vita nei conventi.
illunr ’ r. SUO ( Cnejn ), romano trattoa mor
Ad «un qui domina: deduzit flagm Qui‘ te per Ordine di Antonio. Il suo cavallo
rite.r ? chiamato Scjanur equa: era di una forza
Summa: nempr: locu.r nulla non arte pe' e di tiua bellezza straordinaria , e passava
lita: per esser‘ della razza di quei rinomati ca
Dlagnuque Il'umiuibus vola eraudita ma valli di Diomede, che furono UCCÌBI da Er
ligrulr. cole. Tutti coloro che dopo di lui lo pos
Euellll't domo.‘ tota: optantilm: ipu': aedettero, lurono egualmente sfortunati;
Dii fuciler. lo che diede argomento al proverbio -
Egli ha il cavallo di Sdjo - che appli
Dopo la morte di Sciarra, avvenuta l'im cavasi a tutti coloro i quali erano bersaglio
no 31 di G. C. , il popolo pose a brani il dell' avversa fortuna.
cadavere di lui, e ne gittò nel Tevere i ' 2. _ ( Stralmne) , cavalier romano
miserabili avanzi.l figli ed i congiunti di che fu padre di Sejano, e comandante del
lui non poterono essi un: sottrarsi al. le guardie pretoriane.
l’ ultimo supplizio ; e Ti erio trascinò nel SBISATBM, I’ alto di levarsi un peso,
la perdita del proprio favorito tutti coloro pubblico sacrificio, che Incensi dagli Ate
che con lui aveano avuto qualche relazio uieai in memoria della legge di Solone ,
ne.-Tac. Ann. 3.-Dio. 58.-- Soci. in la quale portava che tutti i debiti dei po
Tib. veri fossero rimessi a un certo tempo , o
' =L- (cavallo di). In Roma eravi che ne fosse almeno considerahilmeute di
l'uso di dire che le persone disgraziate a minuito l’ interesse, e che i creditori non
vevano il cavallo di Sejano: habcnt equ potessero in seguito impadronirsi dei loro
um Sejnnum. Ecco l'origine di un tal pro debitori, come prnticavasi prima di nesta
verbio. Un certo Mfj0 Sejo posiet‘leva un ordinanza. llud. Seni", muovere; ac es,
cavallo di straordinaria bellezza ch'ei pi: su.
pretendeva esser della razza dei cavalli Serra ( Mii. La’). ), idolo famoso ado.
di Diomede; ma quel cavallo portava ecco rato dai Laponj.Questo Dio è un pezzo di
la fatalità che tutti quelli che il posseden pietra che non ha veruoa determinata for
no, facevano un tristo lìue. Difatti Mar mi; l0 SlflSo dicasi delle mogli, e dei li
1:’ Antonio fece lr0ncat'e il capo a Sejo gli di lui che altro nou sono fuorché ma;
padrone del cavallo; Dolabella che lo si informi di pietra , cui i Lupouj fanno
ave: polcia comperato, si uccise da se stes dei sacrifici, e che vanno strolinando col
so per non cadere nelle mani di Cassio. sangue e col grano delle vittime , che di
Quest'ultimo che credito il cavallo, fece ordinario sono animali simili al cervo, che
la stessa cosa, ed anche-sa Mam'Avrloirin particolarmente nascono nella Lflponia. Il
che volle esserne possessore, dopo di aver caso o l’ arte hanno dato alla parte supe
vinto Canio, toccò la medesima sorte. riore di alcune di quelle pietre una forma,
Seme, ninfa dalla quale Eudimioue e!» nella quale si è creduto di scorgere quale
be Etulo_ che somiglianza coi capelli. Il luogo ove
Samoa ( Mil.Seand. ). Così gli antichi “DO COUDCMÌ gl’ idoli, è quello stesso in
Islande‘i appellavsuo la più antica e la cui il lago Tornotresch forma un fiume
più terribile delle magie che ai operano ed una cateralta.
sul fuoco per mezzo della poesia, 0 di Servia, setta di Bramini s ecialmente
qualche canzone. Quelli che assislevano a consacrati al culto d’ lxora o swara, che
tali misteri , ed anche gli assenti che essi riguardano come superiore a Visnù.
vi erano interessati, divenivano come al‘. Per farsi riconoscere hanno eglino adotta.
lnscinati , e colpiti dall'idea che il re to il costume di farsi sulla testa quattro o
alo drlla loro vita altro non dovesse es cinque righe colla cenere di sterco di vac
un: che un tessuto di disgrazia. S Storie ca. Pal'600lti portano al collo, o nei capel
SEI“ (2893‘, SEL.
li, quell' infame idolo d'lxora,cui appelr suoi fratelli eh‘ eua amava di lù. Ne eh
lano Lingam , e lo attaccano altresl alle be un Iigliunlo ed una figlia, eliusoH;.
braccia dei loro figliuoli. - I’. Liceali. lio.f, o Selene, amlndue perla l0ro bellev.e
Serra. - V. Serra. u, e per la loro virtù ammirabili. I fra
SELAGR (Illit. Cell.), pianta che i Drui telli della regina, iuvidiando la felicità di
di raccoglievano con pratiche nuperatizioae, Ipperione, rianlvetlero di trucidarlo, e po
nella stessa guisa del Samolnn. Era d'uo scia di giurare Helio, figliuolo di lui nel
po, dice Plinio, di strapplrla aenza coltel l' Eridano; lo che non tardarouo ad rgegui
lo, e colla mano deatra, che dmca essere re. Selene, inconsolabrle della morte del
coperta d'una parte della veste, e farla fie proprio fratello, gittoesi dall' alto d’ une
gretaruente PIMM‘C nella sinistra come. se torre del palagio. Gli Dei, mossi a pietir
fosse rubata; finalmente bisognava euer della aorta di que'due fanciulli, li cangia
vestiti di bianco, a piedi nudi, e prima di rono in astri, e vollero che il fuoco sacro
ni altra cosa, avere ollerto un aacrifici0 di allora , forse per l'avvenire chiameto
dl anc e di vino. Heliu.r o il Sole, e che l’allt'n cui noma
gnr4ncouere, padre della luce, epiteto vui Mcne, prenderne nome di Srlene odi
di Apollo. “ad. Sclas, rplendore.-Anlol. Luna. - Hc.riod.in Theog. v. 136, 37|.
SILAIAII, nome sirio di Giove, trovato -- Diod. Sicul. L 31.
sopra un‘ iscrizione che già da quasi un Senza: , focacce larghe e cornuteafor
secolo fu scoperta presto di Aleppo in Si ma di mezzaluna, delle quali {accusi uso
ria.-- V. Mamucco. ne‘ sucnficj offerti lllfl Luna.
SILASFORA, porla:fizcr, presso i Filien' Scure , nome. egizio della seconda Mi.
onoravari Diana lotto questo nome. - . nervo figliuola del Nilo.
Fosrona. ' r. Seuucu , città dell'Asia porta sul
Suasa, luminosa, soprannome di Dio la destra riva del Tigli, fu la primae rin
na, comidcrale come la Lumi. il quale fu cipal cagione del decadimento di Baliilo
preso da un luogo della Lacnnia , ov' era Dl9. Plinio riferisce che fu solo intendi
essa adorata. mento dei Seleucidi di opporre a Babilo
, ' Sennxco. Sopra un‘ antico iscrizione nin una crttii puramente greca, col privile
fatta dagli antichi abitanti di Pozzuolo in gin d‘ euer libera.
onore di Antonino Pio, trovasi che que ' 2. - Città dell' Asia minore che erll
uo imperalore evvi chiamato, consrrs‘ruro Illllllll nella Cilicia ; ma allorquando nel
in SACRI cennuixus samsncr. Egli è natu quarto secolo dell' Era Cristiana , di une
tale di credere che questo sia un errore, parte della Cilicia venne formula la provin
e che bisogni leggere lszt.As'ncl.llla Sau cix cl’laaurin, ecc. questa città ne divenne
maiaf, sul finire delle sue note sopra la la metro oli.
vita di Adriano, scritta da Sparziano. di La DOllllil di Hiérncle'a ( Edil Wc".
ce cl!’ era l’ uao di quel secolo, e ripflrtl p. 709 ) dice che Seleucia era stata l'on
parecchi vocaboli greci e latini , dai quali dcta da deleuco-Nicanore, ed era una del
toglievaai la prima lettera, o la prima rilr le più grandi e più dovizioae eitt‘a dell'0
laba. Del resto questo nome davasi a rer riente. Presso di Seleucia acorrea il fiume
ti giunclii dei quali noi abbiamo parlato Calicadnu, che ingrossato dalle riviere, e
all' articolo lsaus'nct. dei torrenti, che scendono dalle montagne,
" SBLBII, parola greca che significa la riusciva in quel luogo navigabile, ed il
Luna. Secondo i Greci ern ligliuola d’ Ip commercio di quel paese mmmnrueute a
perinne c di Tic, nipote del Cielo e del gerolavo.
la Terra, e aorella del Sole e dell' Auro Se.’eucia scosse il giogo dei Romani l’
m. Una tradizione degli Atlanti, riportata anno 116,- ma al principio del Il Tra
da Diodoro di Sicilia, ne dice che Um }‘ann vi epedl un corpo di truppe c e alla
noI nome che aignilicl il cielo, in il loro obbedienza del Romano Impero dl nuovo
primo re. Questo principe ebbe da diverse la eottomirero. Ciò nonogtauteeemhra aver
doune quarantacinque figliuoli, diciotto dei essa ricuperata la pr0pria libertà , poir;hè
quali ebbero per madre Titea, nome che sopra una medaglia di G«rrliano.e copra
ugnilica la Trrru.l‘ibb'egli altreel parecchie un’ altra di Filippo vien Clllfllllll_C0l no
iigliuol'h di cui la primogenita l'u Chll'll'lll me di Eleulhem , ossia libera.
la Basilea che vuol dire la regina. Dopo Nove furono le città di questo nome. ,
la morte del padre, poeta u’=l rango degli edificate da Seleuco-Nt'canore, cui diede
Dei, i cuor fratelli, counwcndù tutta la egli il suo nome. Per amore della lim
saggezza di lei, la obbligaruuo ii salire sul vil‘e ne mnmettiamo la deacrizioue , impe
trono. Ero dava ancor vergine , e non vo rocchè nulla ci offrono che sr‘rvir porta al
lca marilusi; ciò non ostante per aver dei eul'iietlo cui mira il nostro lavoro.
figliuoli rlte potnsero succedere alla caro‘ ' Sauncma, provincia di Siria cosl cltin
ma Barilea sposò Ippcriane , quello tra i meta da Sclcuco, che dopo la morte il
SEL. (‘894 ' SEL.
Alessandro, fondò il vegno di Siria. Chia Thctb, quique hoc anno( ci perla della
mavaai c1.iandi0 Tetropoli I motivo delle anno vago degli lagizj )/in't dille diem re
quattro ‘Ile città , Selencia, Antiochia , ptirnum Kal. Jnliar; enrn abitino anno:
Laorlicea , Aplcuea. - Strab. cento/n imperatore Antonino Pio Il , et
' SILICCIDI ( Era dei ). l’reno i Gre Brultio Presente Con. Romae udem dica
ci trovanai due epoche le quali harnolpreao fiteriut ante d1em Il Kal. Ang. Quo
la loro denominazione da ‘" n il ‘ ,. i. sole! ' ‘a in Jegypto f'acere
Grande. La prima portala data della mor exnrtum.
tu di quel principe, e dell'inaugurazione Aggiungeremo a quetto che gli Egizi di
di Filippo-Ariden , succ«ssore di lui, du Alessandria furono da principio i noli che
plica avvenimento che ricorre coli‘ anno aduttusero l'anno Giulio dopo la battlglia
3'Lî. Pare che l'Era dei Selc‘uut'di non d’Azio. Il fiato degli Egiziani e peruno
abbia avuto gnu corso; ma a‘ incontrano gli astronomi di Alessandria continuarono
nulla di meno degli scrittori che ne hanno a aeguir l'anno vago lino vene il nono ae
fatto uno. Nnn desuul, dice Mfl'llflllttîlìll colo , ma l‘ anno fisso fu la base drll' Era
( Pallaeogr. l. 1 , 5 ), qui anno: nume storica degli Egizi , e del calendario dei
rcnt a morte Alcxandri, ed ab initio re‘ Cristiani del paese.
gru’ Plu'lippi-Ariduer’. In fatti Cen.rorino , Quindi il consolato di Ulpt'o , n di Pio
per earopio, fra le date moltiplicate di cui e di Ponziann , cade nell' anno 238 prima
fa uso per indicare il tempo in cui egli dell' Era volgare. Ove ai tolga quel" som
scriveva il suo libro: de die natali , fa ma da 553, ieatlnn 324 anni, lo che esprime
menzione del cona0lat0 di Ulpio e di Pan l’ intervallo fra la morte d'Alenandro ed il
ziano coll'anno 562 di Filippo , gli anni, principio dell' Era,volgare. L‘ Era medesi
del quale, dic'cgli, C0ttlltlttl dopo la tuorlo ma , come la ‘prova A.tsemarti ne'ttuoi tutti
d’ Alessandro. dei Martiri , lit lfguita dall'autore Siria
A maggiore intelligenza degli flltldlOil , degli atti di santa Teodora , dando per
mm sarà fuor di prupmnto di riportare in epoca del martirio di quella tanta una al
questo lungo il testo di Ct’ua‘orum: Sectur sta ferie del mese di settembre dell'anno.
dunt ([uam rulìnnem, dic'egli, [tic (o. 31.) 642. In fatti la sottrazione di 324 , fatta a
annua , cu‘u: vr'lut inder, et titulur qui quel numero, di l'anno 313 dell’ Era vol
da!" est l/n'i , Ponliani crmsulatus. ab gare , che , pente tutte le circoatanze , è
Ulrmpiadc prima millesi’llut est et quar il tempo più bano ed il solo, cui ai porla
tus der,illtll.î , u: diebus dunuut‘at ae.rtiuia questo avvenimento riferire.
gmibua agon oly‘rnpicus celebratur , a Ro La seconda Era che talvolta, ma impro
nm autevt condita nongcnlert‘mu: nmmgr priamente , porta il nome di Alessandro ,
status prima: , et quidem ex Palt'lilzus, più comunemente, ed il più giunto titolo,
nude ur/zis armi numerantur; eomnt veni, fu chiamato l'Era dei Seleucidio dei Gre
unnorum, qui/ma Julianta nomen est , riu ci. Appellavasi eziandio I‘ Era dei Siro-Ma
centcsimus octogesintua lertt'm‘,‘ seri e.:: dia cedoni. II in» principio prcndeai dall'anno
Kal.jan. aride Juliu.r Cae.rur anni a se di Roma 432 , dodici anni dopo la morte
costituiti ficl't principium. At eflrfl'n qui di Alessandro, e 3|! anni pieni prima
Unpantnr anni Augrutmmn dugentesirnus dell'Era vJgare, epoca delle prime con
sexngceirnur qm'ntua, perinde ex Krdendu‘ qttiste di Seleuco-Nicanore , in quella par
januariis. r/numvt': ante diem decùnnm te dell'Oriente che formò po<h:ia il vuoto
|extum Kul, Fcbruurii Ifllpcrutnr (,'acsar impero di Siria. Gli anni di cui CI'lfl fa
Divi fili“: sententìa L Munati Planar‘ a uso , come pure la precedente, almeno do
Senato cncteriaque civibu: Augnata.r ape po l'Era volgare , sono anni Giulii, cm".
pellatos est se VII et M. Vrm’anin : posti di meri Rnrflaul , cui vennero dati
Agrippa III Cosa. Sed Egvptii quod dei nomi eirii. Ehi)’ est: corso non solo
biennio ante in po testate!!! ditioncmque Pop, nella monarchia dci Seleucidi; ma ezian
Rom. venet'zmt, habent huflr‘ Anguttonmr .lio pretum quasi tutti i popoli del Levante,
annulli ducrnteurr'mum rerge.rimum repli ed anzi si e perpetuata sino ai nostri gior
murn. Nnm al’ n nnstrts, ìta ab 4v-g - ni. Ciò no ostante tutti quelli che la adot
plt'tr qnidam anni in lit‘leraa notati slult; tuono , non le diero la data dello stereo
ut quo: IVabonnamri nnminnnt , quml mette , ne del merl*sirno giorno.l Greci di
a primo Imperii efur anno eonrurgunt , Siria l'aceanla iucomtnciure col primo gior
quorum ht'c nongranterimus oclngesimn: no del mese Gorpioeus macedone , eloul ,
sez:lus est. Item P/xilippi, qui ab excesru sirio , il quale al nostro mese di settembre
Almc‘nndrt' lllaqm' nwn»runlur . et ad corrisponde, e diccai eaaer tuttavia in uso
Ìuuu: us‘qus perrlucti anrtru qningentos ae presso i cattolici di Siria.
:raginto duca consuma’tt. Sul lwrurn ini I Sirj la prendono dal primo il’ lpper
tia swnpcr a primo dir‘ mrww'r Ijfus su hereteo macedone, 'l‘isri , Siria, che Il
mnntur cui apml Ae5rptéo: nomea (-5! nosuo mese d’ ottobre I.‘Urrispoude; ed in
SEL. (2895) SEL.
ciò aonn anche preaentrmente seguiti dai Tale , da quanto ci viene assicurato, è
Nesturiaui e dai Domenicani del Le tuttavia l’ usanza dei cattolici di Siria.
vanta. 4 Leggendo gli antichi monumenti, egli b
Come rilevasi delle medaglie e da altri d’ uopo d’ aver t"guardo a tutto queete dif
antichi monumenti, anche diverse città ferenze , e soventr volte non ai giungeva
di Siria avevano , la loro particolare ma ad all'errarle le non se continuando la data
niera d'incomincurla. A Tiro, cnntavaai dell'Era, di cui trattasi , cogli altri c'a
dal giorno 19 di ottobre; a Gaza dal 28 ratteri cronologia che l'accompugnano. Im
dello uteaao "1010, a Damasco dali’ equino perocchè non cnnvien dare per regole ge
zio della primavera. neralt che un tal popolo facesse riaalite l’
Era lira
Dopo che gli Ebrei lurono asmggettati dell’ dei volgare
Sekuct'dt'
, edall'
unanno 312 lparima
tal’ altro po
al dominio dei re di Siria , lt.luttitt)nt) ca
si pure l‘ Era dei Selcucidt', le diedero il neue più tardi di un anno; else i Gnci
nume di tank dillmlmmaim, ossia Era dei cominciaasero il [un anno il primo giorno
contratti, perché ne faceano uno nei loro di settembre , ed i Sirii nel mese di otto
mercati, ed in altri atti civili. L’ equinozio bre. Queste regole vanno aoggette a troppe
d’ autunno era il punto daddove la l'aclau eccezioni. Eccone, fra i molti, un [mm/0
cui partire. Da quanto diceai non aon0 an «ampio. L'autore Sirio_della Cruuie di
cora scorsi 300 anni da che hanno eglino Edessa, pubblicata da As.remm,i nel pmno
abbandonato questo calcolo per seguirne volume della sua biblioteca orientale, p.me
un altro del quale l'art uao anche ai nostri la morte di S. Simeone Stilit. nell' anno
giorni. dei Greci 771 in un mercoledì , leatondo
Gli Ebrei aervonsi presentemeote di una giorno di settembre. Cosmo , per Io con
Era del mondo , la quale Incomincia 3'jlii trario, egualmente Siria , storico drllo
anni prima dell’ Era volgare. Tuluui pre stesso Santo , e contemporaneo di lui, Il‘
tendono eaaer ella in uso tra il’ essi sin ferisce quell' avvenimento all'anno 770
dall'anno 1040, epoca in cui essendo scac sotto le stesse ferie , Io che tanto dall'una,
eiati d‘ Oriente, gittaronsi eglino nei di come dall'altra parte avviene nell' anno
versi paesi dell' Occidente. dell’ Eia volgare 459 in cui il secomln
GliAnhi preem i quali è ancora in uso giorno di settembre cadeva effettivamente
l‘ Era dei Seleucidt' , la l'anno incomin in un mercoledì. Quindi di due con l'una:
ciare , gli uni come Al‘ragnn, al primo di o l'autore della cronica d’ Edeeaa liwtva
settembre, gli altriI come r\lbatigniua , al l’ epoca dell’ Era dei Seleucidi all' anno
primo d'ottobre. 212, e Cosmo all'anno 311 rima della
Oltre queste dill‘erenze del giorno iniziale
Era volgare , o ambidue la riferiscono al
dr-ll'Era dei Seleuci'rli , una pur ance se punto medesimo (312 prima di eat’l'fra)
ne oaaerva per l'anno ateaso in cui euaa Il primo cominciava lanno eo mese di
incominciò. Abbiamo poc' au1.i veduto settembre, e il lecondo col mele di ot
che i Sirii , gli Ebrei e gli Arabi, ne tobre, lo che, in forza del citato esempio,
poncano lI epoca 3tx anni, Ossia nel tre rieace all'atto eguale.
Ct:utcstmo dodicesimo Inno prima dcll'Era Riguardo all'E'ra Siria che incomincia
volgare. Ma egli è. Provato da diversi mo 3m anni soltanto, rima della nostra Em
numenti , che i popoli di Babilonia e alcu volgare, e che un Sotto accademico ( Gi
ni altri la rilardavmo d'un anno, e la bert ) pretende onere propriamente l'Era
laceant) precedere all'epoca dell’ Era vol Siro-macedone, aarù facile di trovarla arre
gaif‘, non già di 3ti anni pieni, ma sol traml0 di un anno , vale a dire, contando
tanto di 310. solamente l' anno 313 nell’ autunno dello
Abul/ì‘da seguiva qucsl' uso, come appli nono secondo dell’ Era volgare , e cosi
re dall'epoca ch'r ll stabili per la nauciia dicasi del aeguilo.
del fallo profeta xlanmelto ,- epoca i cui A maggiore arlniarirnento di quanto ahhinm
caratteri sono il 10 del terzo mele , lena detto finora , riporteremo i nomi greci e
seconda dallI anno 881 dei Greci,- lo che sirii di ogni mene con quelli dei meli Ro
non può riferirsi a». non se al lo di no mani che là! cui corriapondono.
vembre dell’ Inno 570 dell’ Era volgare.
l'Lepoea del regno di Senumrmde~ Secon delle grandi Ill'htltr. Altri vogliono che Se.
do la congetture del aumrnentnvato aig. miramr’de, essendo atata informata che il
Seuin il principio di quel regno è Inte roprio liglro contro di lei coapirava, ab
riore di 215 anni alt‘ aaaedio di Troia. Ei:t volontariamente rinunciato l'impero a
A Semirarnide principalmente vengono lavore di lui, rammentandoai allora un
attribuite quelle anpelbe Opere che adorna oracolo di Giove-Ammone, il quale areale
vano Babilonia; quelle ‘ai celebri mura di predetto che non aarelrbe stato lontano il
mattoni; -- . . . . . . . Ubt' dicrtur alla - lino de’ suor giorni, tosto che suo figlio le
Coclt'libus muri; «inflitte Semr'ramt‘s ur lVeaan tene delle maidie.
beni. Vi Inno degli actittori i quali riferittrnu0
Quelle paueggiate, quel ponte, quel la che Semiranurlc ai aottr-asae alla riata de
go, quelle dighe, quei canali, onde scarica gli uomini nella lusinga di godere un
re I’ Eul’rate, quei palagj, quei pcnaili giar giorno degli onori divini; altri, come ab
dtni, quel tempio di Belo, quel vanto ttlill‘ biamo veduto poc' anzi, con più vei‘isimt
aoleo, ove _riposnno le ceneri di Nino, glranza, la morte di lei a .Ninia attribut
sono eterni monumenti della grandezza di SCOIIO.
Semirnmide, ma del suo genio ttsui meno Quantunque gli autori non alano tutti
ammirabtli. concordi intorno ai fatti riguardanti la vi
Diceai che Semr'ramirlo,essenrlo stata un ta di ó'emr'rumide, egli è però fuor‘ di
giorno avvertita che li:tlulotill orari ribella dubbio che la considerano aiccome una
‘la, uac'r dal proprio palazzo senza permet delle più celebri donne cui a buon dritto
tene che ai terurrnrrsse di accnociarle il ca’ appartienai nella storia un diatintn luogo.
po, e in quello stato comparve in meno - Herod. r, e. r84.- Diod. Sic.l. ‘a.
al popolo, né più si ritirò se non te dopo Strab. l. lÎL- Pnmp. Mel. 1. t, 0. 3.
di avere interamente calmata la aedizione. -Plularc. dc Forluna, rive virlule Alex
Questo ensiero venne elegantemente andu'.-Id. de Amore.- Ammirrn. Mar
espresso dal I’sig.adirnta
ove acorgcai Corrado
reginain che,
un il'ntme
ltldl‘0, ce”. I. 14, c. (i.-Justin. I, c. r e 2.
Val. Max. 1. 9 . e. 3. Vell.
aeguendo del guerriero da cui ebbe l’ an Potere. l. I , e. 6. - Macroó. in
nunzio dell’ improvvisa ribellione, c in at sonni. Scip. l. 2 , o. lo. - Prop.
lo di sguainare la spada. Dietro di lei veg 3, cl. 2 , v. or. - Ùuid. Am l. l,
gonsi le damigelle , una delle quali sembra eleg. 5, v. ti,- Illet. 1.4.9 58.-- Jrwe-n.
riclrramarla onde perle sul capo l'elmo di Sat. 2, v. 108. - Cluudt‘an. de conruL
guerra. Da un lato stanno rovesciati al Prati. e! Ulybr. v. r(i'a.-Mela t, n.3.
auolu tutti gli arnesi che poco prima aer SltldlllA ( Illt't. Rabb.. ) , uno degli
vir doveano per acconciarla il cupo. angeli :l|e furono aedotti dalla bellezza delle
Alcuni hanno biaaimato gli illt'll8ll co donne: imeguò loro la COII-era e la violenza
stumi di ó'enriramizte; ed in tal proposi e, adir vero, le sue lezioni non sonori
10, vi sono degli aulori i quali dicono che maste senza frutto. - I’. AZABLI’. , Esa
essa accordava ianoi lavori ai più be li uo
er.tr, Fatti/tuo.
mini del suo esercito, e che poacia Faceali Stnttt't‘au, Dei Romani che preaiedevano
morire, onde togliere ogni traccia della alli- strade. Il loro nome era formato da v
propria incontinenza. Concep't cura una_col sentita, acutiet0. Eran eglirro gli ateaai che
pevnle pallione pel proprio tiglio .l\inin I viali. - Vedi quflata parola.
che di propria mano In ucciar. Dicesi che Suda/t! , vencrululi , nome che gli Ate.
Semiramide, dopo la Ittut morte, In trasfor nieai davano alle furie per renderle pro
mata in una colombaecomc Divinità l'u dagli pi1.ie.
Aasiri adorata. Credetti ch'ella viveate l'art Slllttt , setta di Ginnoaoliati , composta
no i695 prima di G. C. , e che abbia ces d'uomini e di donne. S. (lcmmle di
saio di vivere in‘ età di 62 anni dopo 25 Aleaaaudria dice che lo studio principale
di regno. di questa letta si è quello della verità, e
La lavola aggiunge, che Semimmt'de erl che elrttt pretende di leggere nel futuro.
ligliuola della Dea Berceto o Atergati, Le donne conservano la loro verginità, ai
che dopo la sul nascita lu deasa esposta occupano allo studio dell'astrologia giu
e nutrita da due colombe; In che la fece diziaria, e predicano le future cose.
chiamare Semirnmidr, nome airiaco di quel " Sataaortr, popoli d'Italia ani confini
l' uccello, motivo per cui fu la colomba dell' Umbria, l’0ttravnrr0 lo stesso nome
aempre cara a questa regina. Alcuni Sto alcuni popoli della Germania che abitava
rici poi dicono che, oltre i magnifici mo no sulle sponde dell'0der e dell‘ Elba , e
, numenti da lei tinnalz..ri, ai applicò eraa che , secondo Tacito , vantavauai di essere
apecialmenle a far costruire degli acque di tutti gli Svevi i più nobili.
dotti per trasportare le acque ne‘ luoghi " Settao‘rat, nome che preaao i Galli
che ne erano mancanti, e a far cottruire davaai ai p.ù antichi Druidi, tanto almeno
SEM. (2905) SEM.
In vien riportato da I”arrone, il quale-f: Ssmvrucrt's' ( Iconul. ) , donzella vesti
d._-Iivmc questo nome dal greco , come re la di bianco che tiene in mano una co
i Galli avessero preso quc’nomi da una lurnlzs.
lingua che eri ad essi straniera. Siamo ( Dello spirito )f L'emblema delle sem
iuttoslo inclinati n credere esser questo plicità dello spirito è un fagiano , che Ill
1 nome che i Greci stessi davano ai l)luidi sconde la testa in una macchia , immagi
delle parole a‘yyp", venerabile , e 6"“. nsndosi , nulla vedendo , di non essere da
Dio. chicchessia veduto.
Diogene Laerzin e Suida c' insegnano lllirahdmente espreun vedesi la Sempli.
che l'epitrt0 Scnmolheos, dato ai Dt'uidi, cilà in una tavola della quale sndiarno de.
indicava la professione ch'essi faticano di bitori Il valente sig. ll‘ltchele Kech, che
onorare gli Dei, e cl’ essere consacrati al la disegnò sotto le lortne di una leggiadro
loro servigio , nella stessa guisa che il no‘ donzella d'interesssnte lìsonomia , e che
me di Saront'rles fn€eva allusione alle tanto coll'attitudtne, quanto col panneg
quercie presso le quali passavan eglinu la filamento spira in tutto quella vmù che lo
loro vita. autore prese a dtmostrll'tîi sotto umane fon
' Sestou. Gli antichi nelle luslrsli loro me. A maggiormente avvalorare l’ elprese
cerimonie, fregavansi colla semola, e ne sioue del soggetto il sig. Kech vi pose
l'aeesn uso ezilndio nelle magiche cerimo a canto una fontana dl cui esce limpid'sc
nie, specialmente quando volevano ispirare qua siccome simbolo della vera Semplicità
dell'amore. Nel profeta Barocco ( cap.6, quale vien descritta dal sig. Di Fenclon.
v, 42 ), leggiamo che le donne di Calde. ' r. Sesst>sosu , dame romana , madre
assise nelle strade , con tal divissmeuto vi dei Gracchi , non meno celebre pel suo
abbrucisvsno delle semola. E li è vero sapere , che per le sue virtù.
che nella Volga!!! trovasi succe ente: Ossa ' 2. - Sorella dei Gracchi, moglie del
olt’uarum, lbbrnciaudo dei nocciuoli d'ulivo. secondo Africano , viene accusata d’ aver
L’ autore della Volgata, in questo luogo somministrnton Carbnne,a Gracco ed n flac
probabilmente leggete -,g'; |Ufyf,ap es eo i mezzi di uccidere il di lei merito. Il
pressione che di fatti (Al/mm. 1. 2 ) significa nome di Sempronia era comune alle dori.
noceiuoli di olive abbtuciate, ma è luor di ne della famiglie deiSempronii, dei Grac
dubbio che nel testo evvi -,,' 1rnuea.( Il chi e dei Sci/rioni.
profeta Baracca non lrs punto scritto in ' Legge decretata l'anno di Roma
greco , ed ha preso per testo la versione 630, sotto gli auspici del tribuno Sempro
dei settanta nia Grasso , le quale escludea per sempre
Teocfilo nella sua farmacia ci porge de qualsiasi pubblico impiego tutti quei
ancora un altro esempio di quest' uso. La magistrati eh‘ erano stati legalmente con
maga Sirm‘ta , (lupo d‘ aver tentati puec dannati per le loro comunioni. Questa
chi incuntesiru: , onde inliemmare il cuore legge in in seguito dal primo suo autore
del proprio amante, dice: ora voglio nb. abrogati.
bruciare delle semola, e verso la line del ' - Legge decretsta dallo steslo
l'idilro, aggiunge esse d'avere appreso Sempronio Gnu-ca ,‘l' anno di Roma 630,
quel segreto da un Assiro. la quale ordinava che nino cittadino Ro
Sassone, Dio che si crede essere lo stes mano potesse esser condannato per capi
so che Fidio e Ssnco. Questo nome dava tale delitto, senza il concorso del Senltn.
ai ezinndio a Mercurio e ad alcuni altri.‘ Parlava essa altresi alcune allre disponizinni.
-- V. il seguente articolo, ' 5. - Legge decretata dnll’ anudetlo
" Senior". Cosi presso i Romani chiru tribuno, l’ anno di Roma 635 , la quale
mavnnsi gli Dei inferiori , per distinsuerli ordinava che toccano alla sorte di deci.
dei celesti, che ai chiamavano Semrdei , dere in qual ordine le Centurie dovessero
semi lmmines , metà uomini e metà Dei , dare i loro voti nelle pubbliche assemblee.
come Giano. Pane , i Sati‘t' , i Fauni , " 6 - Legge decretata dallo stesso,
Priapo , Verllulno. ed lnche Mercurio , l'anno 635, la qmle nccordavn ai Latini,
secondo un disticu di un antico poets cile riconosciuti cittadini I‘Oulnui , il diritto di
lo da Scaligero. - Ovid. Fast. I. 6, dare il voto nelle elezioni.
v. '113. - Plnnciad. Fulgent. de prima ‘ - Legge decretato dello stesso
.îrrfll. c. u. Sgmpram'a Gran-o , l‘ anno di Roma 630,
Suosurrg , Dio dei Romani , uno degli coli. quale sccordsvusi al Senato il diritto
Indi eti. -- V. Simona. di determinare quali provincie dovessero
" uvu-Ancnsrns, titolo che er ll dai consoli esser Hall! u sorte. SpOgliò
prima volta eompsrve sulle. meringa di emi i trrl’mul del popolo del diritto di op‘
Massenzio, e che poscia venne di sovente porsi al Senato.
preso degli lm[|refndori del suo secolo, e " B. - Legge chiamata agraria prima,
da quelli che i seguirono. che fu decretare diill' am.idetto tribuno ,
Sl‘SM. (1906) -SlÎN.
l'anno di Rnms Gato. Esss rinnovi: le di ' - ( Blem ) console Romeno che
sposisioni della legge Lisi/un, e ordiuò ottenne gli onori del tnonlo per le nuorui
che ogni cittadino, i quale avesse passe da lui in Sicilis riportste.
dut0 tln'esleumoue di terra m'tggiore di ' 5. -- ( Sofo ) , console Romsno che
quelll permessa da questa legge, dovesse l'eco la guerre contro gli Equi, ed i Psor
perdere il di più , che sarebbe stato ni. Mentre egli ere alle numi con questi
confiscato s profitto del popolo. Questa ultimi , ebbe luogo un violento trenmoto.
legge , ls cui esecuzione venne sflìdsts Il Jempronio calmi) tosto il terrore de'suoi
tre commesssrj , dettò dei grsndi tumulti soldsti , dicendo loro che la terra tremsvas
che costarono la sits al di lei sutore. per tema di dover cambiar di psdrcni.
' 9. - Altra legge, pur chiamata agra ' l)’. - Cittldmo Romano che l'anno di
rl'u altera, decl’utùll dallo stesso, la quale Bonus 449 propose una legge tendente ed
I'l’tlinavl che tutto il dettero trovato nel impedire Lllll non si potesse consacrare un
tesoro di Attulo. le di Pergumo, il qusle tempio od un' una senzs sverue ottenuto il
svea istituito suo erede Il popolo Romano , permesso del Senato. Ripudiò egli la pro
dovesse esser distribuito si cittadini po. pria moglie per puuirla d’ essere stata allo
veri, e che i fondi stabili di quel principe spettacolo senza di lui saputa.
fossero a fsvore del popolo appigionsti. ' ';.-- (Rufo), romano escluso dal Sens
" lo. -- Leggo dallo stesso decretstl , to per essersi lntto servire una gru alle
Il quale ordrnavs che dovesse essere distri menu.
btllla al popolo una certs quantità di fru ' 8. -( Tmlitano), generale Romano
mento al prezzo d'un meno asse per ogni che' 9 lecc'le uerrs legionsrio
-Trigbuno nell' isola che,
di Sardegna.
dopo ls
maggio.
’ Il. - Altri legge decretata da Sem bsttnglia di Clone, ricondusso s Roma i
rom'n Gracro, la quale onlinava clru le sold:m che ersno sfuggiti alla spade dei
li:ggi romane, l'..tte pel prestito s interesse, Cartaginesi. Poseis, oominstn console, fece
dovessero essere eaecutorie rigulrtlo ai La vnntaggiosameute la guerra contro di An
tiui , popoli alleati di Roma. nt'bale. Fu ucciso in lspsgms.
’ m. - Legge decretata’ l'snuo di IO. - ( Tiberio-Longo ), console Rom‘.
Rouss 630, sotto gli luspici di Cujo-Gf'lw 00 che fu disl‘stto in un combattimento rls
ca. Essa trssmise s| cavalieri Il potevo lui dato si Cartsgiuesi, s malgrsdu del cun
giudiziario che Idopo di Rumnlo , ero srglin di Scipione, suo collega. Vinse egli
suto uno delle attribuzioni dell' Ordine dei poscia ,lnunnr, ed i Galli.
senatori. l‘.-- ( Tlbcrm-Grucen,) console Ro
' 13. - Altrs legge decretata dal teste mano che vinse i Csrtsginesi, ed i Campa
eitsto tribuno, l’ anno di Roma 630, nj. Trsdito posciu di Fulvio, ullicisle Lu
Cflllu quale ordinsvssi che i lul(luti d0ves cunio, a caro prezzo vendette la l‘I‘OPI'II
sero essere sbbiglisti e spese del ubblico vita. Annibale gli fece rendere gli estremi
tesoro , e senza perder nulla del oro sol funebri doveri, e gl'innalzò un rogo intor
do. Con questa legge Venne sltresl stabili no al quale fece la sua csvslleris ussreisro
tu che niun cittadino potesse esser obbliga slls sfilate.
10 e portare le armi prims di esser giun ‘ I‘). - ( Gmeeo ), Romano che sedus
to all' età di 17 anni compiti. Il Giulio - I’.Gsscc° " 3.
" Ssnsrsosu, nome d‘ un' illustre Ro ' t3.--Eunueo, nominato governstero
nuu.s famiglia dello stesso sangue di quella di Rumo da Caracalla.
dei Gracchi. l)iede essa alls repubblica ' ll|. -- (Denso ), ceoturione di una
cnort» prelori-ns, che In ucciso dilendendo
parecchi distinti magistrali , e molti rino
mati espitsni. - Ti: Liv. 1|, Dec. 1. Gulba ds' suoi assassini.
3.0.13. -Flor.l. '2,e. 6. - Val. ' 15. -Psdra dei due Grsccbi.- I’,
Mur.l. 3, e.8;l. 5, e. 8,]. 6.1.‘. Gsscro ' I. .
x ; l. 9 , o. 7. ' 16.- Romeno che fu nominsto cen
' l. Ssssrnolno ( A. Atratino ), sens sere, e fu spedito come srnbsscistore in liv
tore Romano che Il oppose alla legge gìtto_
agraria proposte dal console Cassio , poco ' 17.--Trihuuo del pflpolo.-Tac.
dopo l’ elezione dei tribuni del popolo. Flor.- Tit. Liv. - Plut.- Appian.
' 2. -- ( L. Atmlino ), console I‘ su ' Ssuurls, antica moneta dell' Egitto e
no di Rf‘ms 311 _; fu uno dei primi Rome dell'Asia.
ni ionslzsli slls ceusurs.liisercitò egli quel‘ " Smwxncs, moneta dei Romani.
la esrics insieme a Papirio ch' era stato Sesamo, luogo puoi) distante da Roma,
suo collega nel consolato. ove Apollo sveva un tempio.- Cic. Pirl
' 3. - ( Caio ), console Romano che lipp. (i, o. G.
fu citato dmunzi al popolo per essere sm,o ’ l. SENA, fiume dell' llnlilt nrll'Um'
Vlnl.u dai Volsci in un combattimento. bris lrs il Metauro, ed il Mrso.-Sil. fial
SEXY. (2907) SEN.
’ 2. - Gallico (Sinigalia), citti d’ Ita mm aennlum , in quo ante fiera! conven
‘il nell' Umbiil, Hall’ Adriatico, venne tu: mutrouurum , .rolemnióua dumtuarul
chiamata Senngallm. perché fu edificato diebur. Quell'edillcio chiamavaai Morra,
dai Galli dopo l’ irrur.inne che cui fecero dal nome dell’ava di quel rincipe, che
in ltalin, l’ DIIIIO di Roma 396. Questa cit insieme -lln propria madre goemide, alle
fa era aituau aulle aponde del piccolo liu auemhlec preriedeia. Sifl'atte radnmum: ii
rne. chiamato Sena; ne’ suoi dintorni, venno luogo nella tircoat.«nu della (‘cumu
Aadru6ale fu diafatto di Clando IVCI'O oia del Fallo (P/mllur) che recavanai a
Allorcbè i Romani ne ebbero ducarciauo ptrut‘lfl'l: per pontanlu in gran pompa nel
i Galli. vi Itabiliroun una colonia. Ivi Pom tempio di Venere Ericinu, e dcpuilo in
peo vinse Marcio e polcia la rilahusn. grembo della Dea.
Tolomeo la di mi Senoni dai quali Iraeva Suini". Divinità dei Galli, il cui Imma
usa il mo nome.-Cvrn. .l\'rp. in Col. vede!» sulla piena, trovata nel Coro di
- Sii. 8, v. Tir. Liv. 27, c. 46. Noatra Signora , al pnincipin del XVII le
-Cic. in Brut. 18. colo, e rirl muueo dei monumenti l'rauceai
' 3. - Julia ( Siena ), cittì d‘ Italia nel presantemrnte deposto.
l'Et uria ali‘ E" di Volterra, dalla quale ' I. SlllA't'o (di Lacedenwne ). Il go
era diviaa er meno di montagne. Alcuni verno di Llcedemune fu diviso in cinque
autori ne Inno attribuito la fondazione tliverae potenze; cioè , di due re perpetui
ad un certo Senasio, supposto ligliunlo di che aveann una eguale autorità,- di un se
Remo. Alll‘l lvuuno detto ch' essa fu fu" nu!o composto di 28 senatori eletlivi; di
data dai Galli, poco tempo dopo la prua cinque muglnll‘lli annui , sotto il nome di
di Roma. Da quefli diversi I'a:c0nli film’ El'oi'i , e dell' auernblea dei cittadini. Un
in almeno ch'eua non deve eluere stata governo di\‘il0 in tal suina, defletv‘hlìvl in
riguardata come una delle IlillCll! città una vera anuchia. A tempo di Licurgo ,
dell' Etruxia. l Romani vi alal’tilirono una il numero degli abitanti di Sparta ascen
colonia l' anno di Roma 4565e120nd0 Out» devn a nove mila , e il trentamila quello
rio, l'anno 47x. dei cittadini che vivevano alla clrnpugul.
Una nuova colonia mandata in queata Plutarco dice che il senato di Llcedemo
città a tempo di Giulio cuore, lo diede ne era come un contrappeao che ,manteneva
il soprannome di Julin. l'rquilibro dello Stato, e che lo pnnea in
Nel 1370 prestò su: giuramento d‘ ubbi quiete . ed in aicureua : i ventotto senato
dienza .1 Carlo IV, poscia a Giovanni Ga ri, di cui era composto, poneanai nel
lcazzo. Sollr'i molto perle guerre dei Guel partito dei re , allorquando il popolo dive
li , e dei Ghibnllini. Carlo V. in inventi niva di aovercbio potente; e viceversa ren
Filippo Il , ano tiglio , che pbattil la ven delno più forte il partito del popolo, quan
dette a Cosimo, duca di Firenze nel 1558. doi _re apingeauo troppo lungi la loro
' Serucuwu , Coli chiamavasi in Roma antortti.
un luogo ove rndunavaai il Senato: ve o’ 9. - (dei cinquecento in Atene ). AI’
erano tre; uno fra il Campidoglio , ed il lorcl’iè questa città fu divi» in dieci Tri
Foro , nel sito oV'ern il tempio della Con bù , ogni anno da ciascuna di case elegge
cardi: , il secondo alla porta Cupeua; e il vanai cinquanta uomini , che tutti insieme
terzo nel tempio di Bellona, rituale fuori uniti emiipnneano Il aenatn dei cinque
della città. li Senato univusi in questo lungo cento. Questo atnatn fu islilnito da Solo
u!lorcliè non vole: pennellate che gli Am ne, il quale atabil'l che ogni liil)ù doverne
buciaiori stranieri fosaero introdotti in lio di mano in mano nere l'anzianità nell'
ma. Del reato, questo tribunale non potei assemblea, e rucceasivamenle cedcrla in
radunarai se non se nei templi, vale a dire, quella che veniva dopo. Questo Senato era
in luoghi consacrati dagli Auguri, e giam (‘Ompflalo di Pritaui , di Proedni e di un
mai nel tempio di Vesta , che , per que Epiatale.- V. Fm'ruu , e nel VOI. di
alo motivo appunto, non era mai stato Snpphm. Ensn-rr , e Proenu.
conaltcrat0 dagli Auguri , imperocch‘e non ’ 3. -- ( dei quallrneenîo ). Antico ae
sarebbe stato conveniente di vedere una nato d'Alene. Allorché quella citta non
grande aasemblen di uomini raccolti in un era divina che in quattro tribù, elegge
lu'go da vergini I0ltlnl.0 abitato. Per lo Vanni da ciascuna di esse cento uomini , i
Iteaao motivo erun0 pure state consacrato quali componevano il urtato dei quattro
degli auguri le Curie Hoslilia, Julin e cento, aenolo che duri’) sino a Solone , il
Pompefa , nllìnche il Senato vi ii poterne quale istitul porci» quello dei cinquecento,
radunato. l.‘ imperatore Elagubalo , da di cui abbiamo tratè parlato.
quanto riferisce Lampridio, fece innalzare ' - (dei Romani Lit compagnia
un‘ edificio aul monte Quirinale, onde ser dei armatori, il conuglio di stato dei lio
visse di Inil’llllilt‘fl alle donne:ficit et in mlol fu iatitnit0 di: Romolo er govttrmru
colla Quirinuli Semumlum id m , mulie la citth , e regolare gli affari dello alato,
SEN. (2908) SEN.
allorché la guerra lo obbligava ad uac'ire l'oeae citato. Fu quello il momento della
dal territorio di Roma. Romulu: Iii: coli diminuzione del potere del senato, e del
alilulis , dice Dionigi d' Aliclruauo , Sl’d l'aumento di quello del popolo,- unperoc.
luil continua sibi senatore: cooptare, UÌ« cbè lino e quell’ishirtei Patriaii, altri
rosque eenlitm e: patrioti: legit, qui'bu giudici, fuorché. il Senato , non avevano
cuni rempubltcam adnii'ltt'slrdret. L’ autori ancora ricononciuto.
tii di questo corpo nella romana repubblica Ciò nonostante , a malgrado di un tale
era ragguarilevolissima , poicbè nel senato attentato alle prerogative di quel corpo,
precisamente trattavasi di tutto ciò che ri restò egli incaricato ancora di custodire il
guardava l’ amministrazioue della repubbli pubblico tesoro, (Aemrii dupcnsatronem ,
Cl, tranne la creazione dei magistrati , le dice Cicerone, in Valin o. 15 , pene: ac'
leggi nuove, la dicbìma1.ione della guerra natum semper ila _fi4iue , il! riunquam a
e della pace , il cui dritto al solo pnpul0 populo ai: appetila), di giudicare tutti i
raccolto apparteneva : ma il suo potere pubblici delitti cunamefisi in Italia, del
variò , arcondo le diverse forme che rene diritto di spedire degli ambasciatori pruao
lo stato dei Romani. Romolo lo istituti per le Potente llratìlere, di dare udienza ai
comandare in tuo luogo , e i re successori loro inviati, di disporre delle provincie,
di lui, il mantennero in quelle prerogative di ordinare i uioulì, di ricevere le lette
sino a Tarquinio il Superbo, il quale da re dei generali del‘ esercito, di ordinare
uanto ril’eriace Tito-Livio ( I; Il!) )1 ‘bo’ ai consoli delle leve di soldati per vegliare
li l'antico uno , ai formò un consiglio a in iempi dolorosi e turbolenii alla conser
El_fltt, e nell'amministrazione della repub vaziooe della repubblica. Era egli di più
llt-‘l più non volle nè il senato , iiè. il p0 incaricato degli allari della ueligioue, e
polo consultare: Hre regum prima: lrndt" finalmente si pote: riguardarlo come il con
III"! a patribu.r monm ne omni/m: sena siglio , l’ appoggio , il difensore, ed il con
lu'n consulmrli, saluti; domestici: con.yi nervature della repubblica. Perciò, Cicerone
lit’: rempublicnm adminislruuit , bellunr , in mille luoghi, chiama l'ordine dei ae
pacem , _flzedera , societatel , per I‘! I C"'" natori , un ordine rispettabilinnmo, inte
quióu: volta: , i'iijunu popoli ac acnatua serrimo , Dllllllslmfl , ;ancussimus ordo ;
fie’ci'l. un tempio di santità , di maestà, di n
L’ enpulaione_ dei re fu l’ epoca della più pienza, il capo della repubblica, 1' altare
grande autorità del senato; questo corpo delle nazioni alleate dei llomuni , e di tut
allora gmlernò da assoluto patlmne,- e pre ti: quante le nazioni del mondo , e lperanza
carie divenne il pntere del popolo, impe e rifugio : Templum sancitlulis‘ , amplitu
roccbè ci non giudicava degli affari se non dinir, nientia, consilii publici, caput ur
le per mezzo di nn Senaiusconsulto, pre bis , anzm socr'nrum , portoni omnium gen
rogativa che i re eglino stessi avevano al Imm.
senato accordata per un tratto di conside il cambiamento che avvenne nel governo
razione verso di quel corpo, e per mio dopo la repubblica, fu canna di quulixlig
concedere troppa autorità ad una mvllilu alterazione eziandio nella constituzione del
dine capace di ahusarue. Quindi, dand0 armato, e questo corpo ben preato acuti gli
al popolo il diritto di creare i magistrati, elletti della rivoluzione. Augusto, sceglien
di dl‘ nuove leggi , di decidere della guer dosi un privato consiglio col quale trattava
rn e della pace , vollero , come ne lo dice i più importanti all'ari dello stato, gli por
Dionigi d'Alicai'oasao, che di tal dritto ti) il primo Colpo. Tiberio volle togliergli
ci non godeue, ae non se iu un modo un a poco a poco l'amministrazione dci [grandi
borrlinato al ICIZEIO: Plebr' tria huec com allîrri. Nerone, ii dir vero, pretese di n'
misit Romulus ,- magislrolur creare, lager stubilirlo negli antichi suoi dritti; ma,
, sancire , de bello dgcel'nfl‘e, non lumen come osserva Tacito, ciò non fu che una
8550{umm in Iii’: popolo esse pntcrtatern finta per parte di queato principe il quale,
"Ulm! i "i-u' et Settala: in i'i'sllem accessi: sotto un il bello esteriora , le ingiuste sue
l€t auctoritaa. Le cose restarono in tale usurpntinni voleva ricoprire; ed i successo
"ÎΑ° “'10 nel 259, epoca in cui il popolo, ri di lui, aspirando al medesimo despoti
PI“ ."°" pulendo l‘ imperio“) giogo della amo, e poco a poco, perveiiuero ad ilp\'"
"‘Jh'h‘fl “‘PPOI”MI'O, ai ritiròanl monte nero, gliare il scna!o di tutti i suoi dritti, C Il!
e fra le altre coae, .teae [M’l SUO ritorno, arbitrariamente governare. Questo corpo
che gli l’nuero creati dei magistrati partico medesimo di’ era stato si maertoso , sì lie
lari, chiamati Trr'hutt'. Dopo qualche tempo ro, durante la repubblica , contribuì esso
‘°P"“Blllufllfl l'affare di Coriolano , circo: stesso alla propria rovina, cadendo sotto
sl‘"‘" in cui fu creata la legge, che Ogni gl’ imperadori nella più vergognosa servitù.
cittadino romano, Patrizio od altro, fono Spinte egli l’ adulazinne aino a far plaum
n|)lìllgnt0 di rilpondere dinanzi al popolo a tutte le stravagante dell'imperatore Col
raccolto in Comizii per tribù , allorché vi ligola, di tutti gli uomini il più intenso
\
SEN. (2909) SEN.
IO. Fu quello tra i corpi dello stato, che due diverse cose simultaneamente pz0pmte.
diede l’ esempio della più vile atlulazione, Dopo la decima ora , era vietato di fare
plaudend0 agli eccessi ‘.degl' imperadot'i , verun rapporto novello , nè- veruu senstus
mentre tutto il resto del popolo, mormo conaulto dopo il tramonta del sole. Ognu
rando, annunciava che lo spirito della li no esprimeva la propria opinione , ritto in
piedi a viva voce, o soltanto coll' alzar del
bertà, di cui era altre volte animato, non era
spento ancora. Facilmente conrpteorlesi‘ che le mani, oppure collocandosi da una par
un tal cambiamento ebbe origine da quel te della sslu;come ce ne avverte Vopi’soo
gran numero di stranieri, o di figli di li nella vita di Aureliano : Posi Iruec, in
berti che dagl' imperadori nel tenuto l‘uro' terrogati plerinue sentores‘, “nicotina di
no introdotti. ' :rerunl, deinde alti: manu: porrigentibus,
A tempo della topubblica , l’ assemblea alti: pedióu.r in .rcultnlium euntrbus , ple
del nuoto sedea tre volte ogni mese , cioè, ris‘que verbo cnnsenltentt'bns , condanna est
alle Calende , agli idi, alle none. Sotto di .revatuawonaultum. Se taluno oppouettsi , il
Augusto , ci?) ebbe luogo soltanto due vol decreto non I!I't\ chiamato scontro-consulto,
te; alle calende, e agli idi di ogni mese. tua semplicemente una dicbiaraliune del
I Senatori erano invitati da un usciere, senato, senato: auctoritus; Illmquflndo
mentre le assemblee del popolo erano cou l‘allare proposto passava alla pluralità dei
Vocale al suono del corno; l'assenrbles, voti, il console onunciava il seuatus-con
come abbiamo osservato all'articolo Serra sullo , e dopo cio , quello che aveva con
CULI!!! , raccoglrevasi in tre luoghi della vocato il serra/o, panca fine alla seduta ,
città a tale uopo espressamente destinati, pronunciando la seguente formula: iii/n‘!
vale a dire nel tempio della Concordia , in va: morer, P. C. l'ndri coscritti, noi non
il Foro, ed il Campido lio, alla porta Ca vogliamo ‘ù oltre ttatlenet'vi.
peua, e nel tempio di Éellona. lo seguito, ' 5 - ì‘dictu: , o Indtctua, cosi chia
furonvi parecchi altri luoghi a tal uso cour mavasi un .lt"tulo raccolto per un Improv
sacrnti dagli Auguri , specialmente le cure Viso impianto ollare.
Ho.rliliu , Jnlla e Pompejn. La consacra ' (i. - Legt‘lt’rnus, cosi obiamarnu il
ciano degli Auguri era essenziale al luogo cenato che ave-vin luogo nel giorno dall'uso,
ove. rsdunavasi il senato, come dietro Var o dalla legge indicato: Snnxt't, dice Sve
rone , mi vien riferito da Aula-Collie: Ionio , parlando di Augusto , ne plusqnurrs
1Wsi in loco per augures collslittt!0 quod bis in mense legilirrms .tontllu.t agcretur,
templum apprlluretur , se‘ltuluJ-t‘oh'stt/lufll Ìmlendt‘s e! idibue. In un vecchio calenda
_fiutum esso! , fuslum id non fuisse; pro rio romano, l'atto sotto di Coetanzo , ligliuo
p[erea et in curia Haiti/io , et in Pompe lo del gran Costantino, l'anno 354 del
ja , e! post in Julia , con: pro/‘una ca [0 l' Era volgare, trovasi il dettaglio dei gior
ca jitissent , templn esse per unguffl con Dl in cui il Senato Legittinto doveast ra
att'luta; o! in eia aenaluacoltsulla , more dunare.
majomm,justa [ieri passim. Il senato, ’ Serra'rone. Cittadino di Roma scelto
oltre 51' indicati giorni, potea pur ogni fra i patrizii por comporre il sentito. il
giorno unirsi, ove da qualche pressante primo a scegliere dei senatori fu Romolo;
affare fosse stato chiamato, tranne però i ci ne portò il numero a cento , per gover
giorni dei cumuii, in cui la legge proi mare la città, e regolare gli affari dello
biva di cnnvocarlo, come lo troviamo in Stato , allorché la guerra In obhli ava ad
Cicerone ( Famil. a, a) Consecuti sunt uscire dal territorio di Roma. I}iro.rque
dm: comitialeu , per quo: senato: habert' centum e: pntriu'is legit, dice Dionigi
non poterci , lo che si deve però intendere d‘ Alicarnaaao, quibuscum rempublisarn
dei giorni in cui elletlivamente raduunuanai administraret. Un tal diritto di elezione ,
i comirii , e non si‘: di quelli in cui pote: da Romolo passò nei successori di lui, e
no aver luogo. dopo l’ espulsione dei re , i consoli ne go
Il magistrato pel quale raccoglievasi il dettero sino a tanto che vi furono dei cen
senato ,avea l’ uso d’ immolare una vittima sori, i quali , avendo il potere di degra
dinanzi al luogo dell' assemblea, e di dare , o porre in un online inferiore tutti
prendere gli trusptcii; poscia egli entrava , coloro che creano commesso qualche cosa
e fece. il suo rapporto , prima riguardo indegno del loro rango , ed egualmente di
alle cose concorncotida reli ione , indi collocare i cittadini in una classe più no
gli altri all‘nri. Me non solo ai magistrato, bile e più distinta , aecondo il loro stato,
che ave: raccolto il senato , apparteneva il ebbero eziandio l'autorit‘a di nominare altri
diritto di fare il suo rapporto, mentre tut soggetti ai posti vacanti nel senato. Se in
ti coloro cui era dato di poterlo convoca alcuni luogbidella storia romann trovasi che
re , non meno di lui, poteano essi pure il popolo abbia nominato dei senatori, ciò
riferire; ed è perciò che noi leggiamo es. avvenne soltanto in alcuni casi straordina
sere stata da diverai magistrati al senato rj , nella ateaaa guisa che accadde una vol
SEN. (2910) SFN~
la di veder creato un Ditl.atore per fiacc r"eualori, a ruouvu d«lla loro vecchiutlut;
gliere dei senatori , qual Dittatore fu Fabio conciltlum relpublicaa pene: senn- esset,
Buleo, dopo la bauaglù di Canne. Sem qui ez- uucloritatc patrts, ab aelatem. se.
pte lo atuso non fu il numero di quei ualus vocabantttr. Le --oae, a dir vero,
magiatratt; Romolo da rincrpio ne creò cen in aegmto cambiarono. e queato è tutto ciò
lo cui dii: Il nome di «tra ,e dopo I’ al che ne sappiamo , aeu1.a poter formare ve
leanza dei Sabini . altri cento ve ne aggiun runa decisione ae non se per mezzo di
oc .- punto qualche tempo , Tarquinio Prt'. congltiettura. Siccome è fum- di dubbio
sco lo portò IlllO a trecento , numero che du che nino individuo poteva entrare nel se
r‘o lungo tempo ,ma finalmente ceaaò pur en nato funl'ch'e dopo dl avere esercitata qual
ao , imperucrhè , ora fu di aettecento , ora che carica , e che per la prima, cioè la
di novecento , IOI.I.O la dittatura di Cesare Questura , era cl’ napo di avere venticinque
che , da quanto rileritre Diane. (4, 3 ) , anni dl età , cui ai può facilmente conchiu
fece entrai nel senato ogni apccio di per dere, che quell' elà. era almeno ncceaaaria
sone : Ad.tcripail eliam cumplurwa in sena per entrare nel aenato.
luln, nulla in di.tcrimine poneva‘, rive quinta condizione cnnaiatevn, come
nulrs, uve libertinus, adeo u! summa nbhiatn detto or ora, nell'aver copctll
amalorum 900 fuerit. qualche carica della repubblica; fra le
Dopo la morte ‘di Cesare i triumviri molte testimonianze, quella citeremo di
portarono lino e mille il numero dei Se Diane :Sermm.r-consullum fut'rae quon'dam
natori; lo che non durò gran fatto , poiché fin-luni , ut viginti ut'rt' e: equiu’óu; crea
Svetonio ( o. 25 , n. :t ) dice che Augruto, renlul'; quorum deinde nullua in scnalum
aflìn di pnrgare quel corpo con mal corn est alleata; , nisi qui etiant alt'lun magi
binato, ridusse il numero dei membri a -ftrulum guaine! cx qua in aeuatum lega‘
aeicento: Senalnrum a[fluentem numerum lux cssct.
de/òrmt' , cl inoomlila turba; erant em'm 5. Aveaai riguardo ai beni di fortuna
aupcr mille , et quidnm mdignt‘uimi , et almeno nei bei giorni della repubblica , e
pus! ng<;elll Cneanrt.r per gldlflll'l , et proc per estere annnesao al rango di senatore ,
nu'um alleati , qual neinal vulgus vocabaf , bisognava esser poasnslore di ottanta mila
ad modulo pristuuun , et splcndnrem re aesterz] , vale a dire, di Circa quaranta
Jggig. Nelll acelta dei ‘titolari, areui mila franchi di rendita , onde p’ me quella
riguardo dignità con onore, e con decoro contenere.
1.0 Ai costumi , ed era d'uopo di dar Ma un tal regolamento non fu fatto che
prova di una irreprenaihile condotta : U! molto tempo dopo la creazione del aetuto,
Iwntinibua lurpi ju licia rfamnrtlis in per eqnando la repubblica era giii aalita in
pelnum , neque ullrun ad honorem, neque istato di opulenza; impcl'Dtîtllè da principio
in curt'am adilus erxet. la povertà di un cittadino non impediva
'J. Alla nascita : era il‘ uop0 appartenere ch'ei tltsitnpegnasae onorevolmenlo le. tuni
a patrizia atirpe, motivo per cui i plebei che dello Stato, perché , durante il tempo
che da Tarquinio Prisco furono Immelli della sua amminiatrazione , la repubblica
al acmlt0, ai videro obbligati di farsi rima aoznminiattavagli tutto il necessario, allor
ricevere nell'ordine dei patrizii; cio non ehè era egli obbligato di comparire in pub
«stante , col lauti del tempo, allorchè ne lilica. Ju_tpl~r(o portò pnacia quella rendita‘
fu al popolo accordato l'acceu0, si pretese I‘. una 50mm. corriapoudente a ottanta
noli-auto che i plebei fossero nati da geni mila franchi.
tori liberiI e solo in tempi di turbolenze E" finalmente d'uopo che la persona
o di detpotitmo , vivlerti i figli dei liberli elnarnata al cenato non avesse eeereitam
a tal dignità pervenire. vemna infame professione , specialmente
3. Consuluvaai il rango , e per entrare quella di C0mmetlizn\e , e non era ai se.
nell'ordine dei senatori era d'uopo di ap nalort' permesso di ap licarai a veruna mm.
partenere l quello dei cavalieri; ed è per di commercio. Ma egi è veriaimile che in
ciò che l'ordine equestre chiamavasi il legnito, alcuni siano entrati nei contratti
vivaio del aennto, aeminarium senM~as , di appalti pubblici, imperocchà l’ impera
come il nomina Persia , in Tito-Livio . dore Adriano ordinò che oiun senatore nè
Inrle lento; in palrum numerum consola, antto Il proprio. nè molto il nome d‘ altri,
iride imperalore: crea"! potesse eaaere delle pubbliche impoate ap
4. Aveasi riguardo all' età, ma ignorati paltatore. '
ala doveste cavare, perché gli autori an Queste condizioni erano sufficienti per
ttchi non sono concordi nel fialarlr Sem avere il dritto d'essere ammesao al senato,
bea che ne‘ primi tempi della creazione del ma non davano però la qualità di senatore,
‘collo. Romolo non abbia scelto tua non ed ora d’ uopo riceverla dai cenaori , o da
se delle ergono di matura età, poicl’th , q-wlli , che aveano il dritto di conferirla.
aemndo F‘eato , furono chiamati Padri , e Quindi icavalieri che avremo avuto la aedie
.,«
,
\
SER. (2927‘, SEB.
antiche arti il dimostrano, ne‘ quali questo tu fra I‘ Egitto , e la Palestina resse il
Dio Alessandrino. monte Cassio: da ciò viene che s eiini an
tori ali‘ Egitto , filtri alla Siria , alla PD‘
. . . . . mdiis fionlem vallatus acutt's, lealiua , alla Giudea lo attribuiscono.
Plutarco ( in Antonio ), dice clic
Il esponeva alle adorazioni del mondo Ro questo lago è uno scorrimento del mar
mano : anzi persino da‘ tempi di Adriano Rosso al golfo Arabica , il quale avendo
la misteriosa Divinità del Giove Sole Se sotterrs traversata il piccolo istmo cl-e
rapr'de aveva in llorna un ragguardevole lo divide dal Mediterraneo, sorte in .qiirl
sodalizio , che s'intitolsva de‘ suoi Pen luogo.
nini , probabilmente da‘ Penna‘, esotici Plinio assicura che ai suoi tempi questo
che in sua lode e nelle sue cerimonie in logo era di molto diminuito.
tuonava, La favola asserisce che Tifone giateasl
u Ciò può bastare circa il soggetto. Il nel fondo di quisto lago , qlllntll gli
fregia-e di raggi la corona e la testa era Egizii a quel lago 0 almrnn si". a
uno degli antichi emblemi dell’ efligie del pertura per cui entrare nel Met'lìlcrrsnfl)
sole , o di che , secondo la mitologia, ap davano il nome di spiraglio di Tifone.
psrtenevagli assai da vicino ;uiucli la co Attualmente gli Ara i lo chiamano Seba
rOna radiale del re Eetu , figlio del Sole, kzl Bardolr.
presso Orfì‘o , o, per meglio dire , Orto. Sassrut'roas , che rende l’ aria serena .
macrilo , d‘ onde ha forse desunta Virgi soprannome di Giove , in Apuleio.
ll0 quella del re latino. Gli esempli poeti Ssssnoia , isola in cui gli Orientali pon
ci danno a 5tfl'atte corone dodici raggi.- al gono il paradiso terrestre. Ciò non usiamo
tre n'ebbero gli artefici che piel'erirnn0 i musulmani pretendono , che quel para
ordinariamente il numero settcnsrio , ba diao non sia punto terrestre, ma elevato
stante all’ ornato del capo, e forse più 91.. in uno dei sette cieli, e che da quel
cuvole sll' occhio , perché i raggi sono me cielo, Adamo sia stato precipitato in quel
no spessi, e quindi è più semplice la deco l'isols , ove cessò di vivere , dopo di
razione. Sette erano in fatlii raggi del aver l'atto un pellegrinaggio in Arabia,
colosso del Sole in Roma , e i vestigi di ov'egli visitò il luogo destinato per la co
sette veclnusi ancora si nella imml; Bo‘. stru1.ion8 del Tempio della Mecca. -
gltcbilìtîlfl , si nella bella [calli Capitolina Bibl. Orient.
conosciuta per Alessandro , monumenti r. Saasmn' nar. crono ( Icorml. ).
ambedue che rappresentiino il Sole stesso. La Serenità del giorno vien persomlicatrs
n -. Il’lus. Pio-Clement. pv-l mezzo di una donzella sssisa su di un
SBIÌAFIOLB. -- V. SBIMPBOKB. globo d’ argento, mentre un Sole raggian
" Sena.nom, di Curzio. Cosi chiama te al disopra del suo capo sta essa cou
vasi una specie di 1-30 (laeus Cartina ) templando. I suoi capelli sono biondi, a
che era in mezzo alla praua di Roma , e tieccie , i’. sdorni di fiori. Di una leggera
rese il suo nome , o da Sabina Mgzio stoffa d’ oro e di azzurro e il suo vesti
urz.io, il quale si gittò i in quel luogo mento.
inondato dalle acque, volendo cosi evitare 2.--DBLI.A Ilu'l'1‘l.Questtt si dipinge ss-i.
lo sdegno di Romolo , o pure più verisi sa su di un globo terrestre alquanto oscn
milmente , da Ùlareo urzio , cavaliere re. Sta essa tran uillsmente contemplando
Romano, che per far cessare la pestilenr.a una luna che brilla. Il suo pannaggismen
da cui la città era desolata , si precipitò lo è di color turchino carico, di stelle d'oro
in una voragine cli' ernsi Iperta nella pub seminato. Bruna è la sua carnagione , ed
blica piazza, e che poscia dal nome di i neri suoi capelli sono di perle sdnrni.
quel generoso Romano, Lacus Cartina‘ *" ‘. Senso , so rsnnome di Giove ,
venne appellatn Quella voragine dopo si considerato come l’ tere. Gli antichi in
chiuse, e sopra quel terreno fu innalzata vocararm Giove-sereno per aver il bel tem
lI equestre statua di Domiziano. Uvidio , po , come , viceversa , v0lgeansi a Giove
parlando di quel luogo , dice.‘ _ Nulla Pluvt'o per aver la pioggia. - V. PLU
colida est tellus , sed_fùil ante lama‘. VIO.
Sino a tanto che quella voragine restò ' ‘l. - (Samnniro ) , medico che vi
aperta, i Romani vi gittarono della mone ve: sntlo il regno di Severo , e di Cura
te, secondo l'antica sttpeflti1.irmfi , da cui calla. Rest2ci di lui un poema sulla me
erano tratti ad onorare in tal guisl i luo dicina la cui migliore edizione ‘e quella
ghi Cnus‘m‘2li nell' opinione degli uomini: di Amsterdam , stampata nel 1706.
Omnes online’: , dice Svetonio. in Iucum ' 3. - ( Vibio) , governatore di Spa
Curtii quntannrs, e: volo pro snlulc ejus, gnu, che per la sua crudeltà fu da Tibuio
atipem jaeirhant. punito rolla morte.
SBIBIIIIT! ( Serbanis lacu.r ), lago silur Sancrs’ro, troiano che segui Enea in fila
Urz. Mii. 367
SER. {2923) SER.
li: , e che Virgilio fa autore della fami in Oriente- Nell‘ antico , ll' ordinario , le
glia dei Sergj -- Eneid. 5, v. 12r_. serie ai lorniano colla parte della medaglia
" Settala , dama Romana , complice del the si chiama la testa. Nel primo ordine
progetto formato da parecchie donne di non porta la serie dei re. Nel accendo la
far morire col veleno i loro mariti. [assen serie della città Greche o Latine. Nel ter
do stata acupcrla la trama, óergio ed 10 , quella delle famiglie Romane , che a’
alcune delle aue compagne si avvelena chiamano consolari Nel quarto, le impei
rono. mali. Nel quinto, le Deità. Vi si potrebbe
' 1. Senato , uno degli antiuomi diCa aggiungere una setta serie la quale sarebbe
filino. composta delle portone illutttri delle quali
’ 2. - Tribuno militare che ai trovò ai hanno delle medaglie.
nll' aaaedio di Vejenti. La famiglia dei Ser Si fanno eziaudin delle serie di medaglie
gii ch'era Patrizia , si diviae in sei ratm:_ moderne, ma queste anno straniere al no
cioè : i Fidenati , i Silii , i Catilina , I atro lavoro che mira aoltauto alle antichità.
Natta , gli Ocelli ed i Planchì. Le meda lie delle colonie, pieno gli
' 3- - o Sxaorot.o , giovine il quale , amatori delîa geografia antica, potrcbber
benché assai brutto, seppe nulladimeno formare una serie assai numerosa , molto
piacere a tutte le donne. -- Gina. 0, piacevole ed altrettanto facile , mediante
v. r05. l'ajuto che presentemente abbiamo per
SBIIGUIBIt, scoglio al diaopra di Jakoutsk formarla , e ci‘ bene iuteuderla. Parlaai
in Siberia. Gli abitanli di Jaltoutak lo ve di quelle citta ovei Romani apedrvano dei
nernno cotne una divinità, gli attribuiscono cittadini, sia per diminuire I’ immenso
il potere di mandare dei venti impetuoai , numero d'ahitanti di cui Roma era , per
e gli fanno delle offerte, per renderlo cosi dire , aoverchiameute carica , sia per
propizio. ricompenaare i vecchi soldati, distribuendo
" Siltt , cosi chiamavansi alcuni popoli lut0 delle terre e degli stabilimenti. Il
llttlflli all' Est dell'India. Gli antichi non nume di colonie davaai cziaudio ad alcune
conoscano questi popoli se non ae imper città che i Romani edificavano di nuovo ,
t‘ettarnente. Veniva lor dato un carattere e lo stesso diritto accnrdavaai ad altre , i
dolce e moderato, e , secondo Slrribone , cui abitanti ottenevano il dritto di Romani
viveano dugent' anni. Aveano un insetto cittadini , 0 quello del acre Latino. Quel
che produeea la seta. Tranne la lunga vi le città conservavano ii nome di colonie e
ta , di cui parla Strabune , i caratteri di di municipi; , sia che foaser cileno ait.nata
giustizia e la seta ben convengono ai Chi nella Grecia, sia che lo fossero altrove;
nesi; ma oltre ch' eaii non li poascdeano impef°Ccltè i Greci riguardavano questa
etcluaivamente , ti può asaicunre che la parola “un”, come un vocabolo con
Serica (lelcritta da Tolomeo , trovavaai al lacrat0, che per rispetto aveau eglino adot
Nord Ovest del paese , attualmente chia lato.
mato la China, e tutt' al più non ne com Il numero delle medaglie di colonie di
prendea da quel lato che una piccolissima verrebbe aaaai maggiore per formarne delle
parte. Convien Osservare che la seta , dagli serie, ove ai volesse aggiungervi tutte le
antichi creduta come una produzione ve citl‘a, che hanno battuto delle medaglie "I
getale , in portata da quel paese a Roma , loro nome , senza considerare s' elleno sia
e perciò chiamata sericum. no imperiali , o no, Greche , o Latine :
Da principio. essendo rarissima , fu ma volendo in questo genere perfezionare
venduta a peso d'oro.- col limo del tempo un gabinetto , sarebbe d’ tropo di porvi co
divenne essa più comune , t.‘ oonaegmntn me (CMI, ciò che è rrvescro nelle imperia
mente di minor prezzo. Eiiogabaln fu il li ,- di modo che la figura dell‘imperadore
primo imperadore che portò degli abiti di non vi aarebbe che secondariamente consi
lei... Alcuni antori credono che i Seri sia (lenta.
no precisamente gli ateaai che i cbineai. Alcuni antiquari hanno formato una se
F201. 6. - Hor. t , od. te). il. 9. - rie particolare di piccole medaglie impe
Phau. i. 1;. 19.1. 10.9. ah e ago. - iiali di bronzo , battute in Egitto , o, per
Ov. am. I, cl. 14 v.()'. - Georg,2,v.mr. abbreviare , in Ale‘sandria.
Slitta nrr.r.e MEDAGLIE. l dlvt-I’BÌ metal Altri hanno altreal raccolto le Quinarie
li delle medaglie formano naturalmente tre per fnrmarne un serie p3lliCOlfll'0.
d.iferenti aerie , ma se ne Pontino fortune ' SEIHCL - V. Sear.
delle altre più "cercate , er l'ordine , e ‘ Scmuna , città dell'India al di quà
la diapnaizione delle medaglie. La serie del del Grange. Ammiauo [Harcellino parla
le mezzane di bronzo è la più rfetta e di questa citt‘a, in proposito della gran
la più facile a formarsi, impcrocc è si può considerazione che alcune atvaniere nazioni
apingerla [inno alla decadenza del Runano mostrarono all'imperadore Giuliano. Pro’
impeto in Occidente, e sino ai Palerlnghi copio riferisce che volendo Giustiniano
SER. (1929) SER.
privare una potenza nemica del vantaggio nozioni del Nord: minor caso non ne fa
che il commercio della seta procurava alla ceano gli antichi Francesi.
Persia , in forza del consumo che con la SRIMAI|I , testa di pesce ( Mir. Pera.)
cea nell'impero Greco, si fece portare popoli favolosi dei quali patlasi nei roman‘
dei bachi da seta da una città dell'India, zi orientali , e che sono [orse gli stessi dai
chiamata Serinda Latini chiamati IcIu/zyophugi.
" Stratro, isola del mare Egeo, 0 dell' Seno. - V Celio.
Arcipelago , ed una delle Sp0l'adi , situata SIIROSCH ( 1V1il. Pera. ), presso i l’er
fra quelle di Sifna , e di Citoa. Questa si era questo il grmo delle terre. Lo defi
isola e piena di montagne , di alpeatri sco niscono puro, forte, olrbediente, o si
gli e di profondi precipizj. l muologi di splendente della gloria d'0rssnusd. A lui
cono che a Seri/‘o venne dai flutti porla è sllidlta la custodia del mondo, e preser
to il forziere in cui Acrisio, re d'Argo , va egli l'uomo dalle insidie del demonio.
avea rinchiusi , e fatti gittare in mare Da Stiarervfltuo, costellazione settentrionale.
nce sua figlia e Perseo cui avea essa poco _I poeti hanno finto che il serpenlario fosse
rima dato alla luce. Polidetn che era al Il. drago del giardino delle hsperidi ucciso
lisra il sovrano dell' isola, ne prese cura , da Ercole , e che Giunone collocò fra gli
ma avendo in seguito voluto far violenza a astri. ( V. OHIO Altri auppongono
Danze , Perseo gli presentò il teschio di esser egli il serpente che portò ad Esculspio
Medusa , ed ci fu trasformato in sasso. l'erba in virtù della quale risuscitò egli
Sorte non diventa provsrono molti de’ suoi Androgeo , o il serpente l"it.dne.
sudditi per aver preso le difese di lui , e " Sanratr‘ra ( Rlit. Egiz. ). Gli Egizi
preteudesi che dall'epoca di quell' avveni impiegavano il serpente in tutti i loro arm
mento, quest'isola si trovi semiusta di ho i. Et f.1cea parte dell' acconciatura del
se--gli. Ovidio, Eliano, Plinio , ed ril capo d'Iside. Il cerchio di cui servitmsi
cuni altri autori assicurano che le rane vi quei popoli per indicare l’ Ente Supremo ,
erano mute; ma allorché venivano traspor era sempre d'uno o di due serpenti ac
tate altrove gracidavano più delle altre. compagnato. Lo scettro d’ Osiride era in
Da ciò venne il proverbio rana Seriphia , treccialn d‘ un serpente. Davao eglin° dello
cioè rana di Senfo che applicavasi alle ali ed una testa di sparviero al serpente ,
persone naturalmente tsciturue, agli igno allorché ne faceau uso per rappresentare lo
ranti, ed a coloro che punto non can Ente supremo. lo alcune delle loro feste
lavano. ne pm’lavano uno rinchiuso in un forziere.
l Romani vi esiliavano i colpevoli ; di Non si couteutavan essi di darlo per altri
fatti in quest'isola fu per ordine di Tibe bnto alle loro divinità; mentre presso di
rio relegato l'oratore Cassio-Severo, a 1‘mi, gli Dei medesimi erano di sovente
motivo de’ suoi lil)€lli. Era egli stato pri rappresentati con testa umana, e corpo
ma esili-tu nell'isola di Creta per ordine e coda di serpente. Tale d’ ordinario è
del senato ,- ma avendo nel suo esilio con Sempi, che nei monumenti si riconosce
tinuato a scrivere in tal guisa , gli venne pel capo coronato di modio, ed il cui cor
ro confiscati i beni, e in trasferito a Scri po altro non è che un serpente a più giri.
ff>, che altro non è che uno scoglio , dico Anche Api si vede con una testa di tom ,
Tacito, ove terminò egli l’ infelice sua sul corpo di serpente , e la coda ripiegata
vecchiaia. - Strab. I. 10 - Pomp. Ill' estremità. Il srrpentc‘ in generale indi
Mel. I , 2 , c. . - Apollod. I. I , e. cava la terra el’arqun; e talvolta la bocca,
24. - Aelian. Z!ìst. Anim. l- 3 , c. 37 perché tutta la sua forza sta nel largo del
- Plìn. l.ay,c. 7,- l. 2, o. la bocca. Presso di loro, un serpente, la
Taet't. Ann. l 4, e. ai. - Diogenian coda del quale è nascosta , era il simbolo
L'enlnr. r , c. 49. - Quid. Met. t. 5 , della eternità. Un serpr’utc che si rodi.‘ la
1'- 142,- l. 7, v. 465. - Juuen. Set. 6 , coda , ed il cui corpo è seminato di squa
s’. 50",v Sal. 10, v. 170. - Star. Achill. me , denotnva il mondo , che ogni anno
I. 1 ; v. 205 alla primavera ringiovaursce , e gli astri ,
Sannitica ( Mit. Sound. ), cinghiale ornamento dell'universo. Un altro che lui
mirhculoso, la cui carne viene dal cucinin la figura del mondo e la code in bocca ,è
I0 Awlhrimer posta a cuocere nella pen l’ immagine di un buon re. Uno che ve
tola Ebdhrimer. quella carne è sufficiente glia , ci offre quella di un re vigilante ed
l“’“ m"I'ire tutti si eroi uccisi alla guerra amante del bene. Un gerprn!!! con una ra
Che dal rincipio del mondo si recano al lI" Grande , è la pittura d'un re, supposto
P'lazzd i0disio. Ogni mattina vien_egli padrone del mondo. Un messo serpente ,
cotto, e alla sera ritorna intiero. E di il limltolt) di un re padrone di una parte
‘lupo di osservare che la carne di questo del mondo. Il scrpenle intiern offre I‘ im
animale , come pur quella del porco , era mngine dell' Clnnipotente.
'llfe volte la vivanda favorita di tutte le Il serpente non era meno onorato presso
SER( (293°) SEB.
i Greci , di quello che preno i Romani. forma; di fatti si anno principalmente aer
in Epidauro tnhutavasi a questo rettile un viti di questa specie per trarne de’ prono
culto particolare. Gli Atenieai sempre ne atici; davano buoi: augurio i serpenti inin
conservavano qualcuno vivo , come il pro ci allorché guatavano l'offerta, e lenta.
teitore della loro città. Venne ai serpenti mente intorno all' ara ai trascini-vano. Ma
attribuita una Vlt‘lù profetica. Religiosamente conviene può osservare che alcuni di que
oaaervavaai e 1' metro e l’ entrare, la pie sii annuali, come Il cane , ai ailcziommo
galurc , lo andare ed il venire di‘ questi alle persone da cui l0no nutriti, ed inse
animali , siccome segui della volonta degli gnansi ad essi diversi giri che mai non
Dei ( V. Dnoo ii’ /\_IICL\ISI!|). ’ dimenticano; di modo che si può dire
Due serpenti dinanzi a Tro|a annunciano con qualche cettezza , che i serpenti iSia
l'ira di Minerva , e dopo la _m0rtc di ci erano stati amumeairati , ed ubhidivani)
Moct)dltle, sotto il di lei casco si ritira _
alla voce o ai gesti dei ministri. Pei mez
Era tanta la l'vde che si aveva ai se m di un serprnte non velmmn rappreaen.
ti’
ed alle loro profezie , che alcu _ _ ve invasi il L'uef, ossia la bontà divina , nel.
niano a tal nopo espressamente n'uiriti , e la stessa guisa che la luna ed il potere
rendendoli domestici , erano ‘alla portata veniano rappresentati da una vipera ,
dei profeti , e delle prediziom. .Preaso la la cui figura dai lì6crdoti d‘ Etio
città di Lavinia eravi un bosco , in cui ve pia, come pure da quelli dell'Egit
nivant) nutriti dei serpenti. Alcune donzelle tu era portata attortigliata intorno ai loro
erano incaricate di far loro delle focaccie berretti di cerimonia. Di fatti il diadema
di farina e di miele, e ad cui portarle dei Faraoni era pure adorno di questo
Se taluno di quei serpenti i_ion mangiava emblema. Secerdotea Ellrtopum et 1Egy‘.
la pi0pt'ih focaccia con appetito. oppure se ptinrum gerani pileos oblungos in wrti
parea languido ed infermo , dopo il averla ce umbilt'culn linbentea et serpentibus, l'ung
mangiata , era una prova che la donzella Îspt;llea apprllnnt , circumvoluloa.- Diod.
da cui era stata fatta la focaccia, nvea per.
dota la sua verginità. i Romani fecero venire Non solo in alcune città particolari del
d'Eoidanro un serpente cli’rtisi pt’rlet‘o per la Tebaide , e della Delta era ai Serpen
Erculapio , Dio della medicina , al q:nrle li tributato un culto, imperocchè Elinno
diedero posto nel loro panieone. I t1en] ci aasicura , che ne Veniano nutriti in tut
erano talvolta rappresentati sotto la figura ti i templi dell’ l"gitio in generale ( De
di un serpente. -- V.‘ Geni. ' nat. nmmal. l. 16, c. 3x ) : la qual cosa
Due serpenti accoppiati tiravano il carro aiamo diap0‘ti a credere, poiché è. questa
di Tritlolemo , allorché Cerere lo spedi a una delle più antiche , e forse la prima
percorrere la terra onde insegnare agli un auperatiaione degli abitanti dell'Afr-ical,
mini a seminare il grano. - P. Titi‘t'i'o preaao i quali si andavanoa cercare i più
i.suo. Y _ _ _ giossi serpenti che trovar si poleuero,ou
Oro di serpente nelle superstizioni dei de porli nei templi di Serupi' , e si è ve
Driiidi ( V. Ovo Cadmo ed Ermtonf, dut0 che alcuni Bli0pi ne aveano portati
furono traal'ormati in serpente (V. CADIIO). in Alessandria diversi della lunghezza di
Ercole nella aun culla soffoca due enormi venticinque a ventisei piedi : quantunque
serpenti’. - V. Elicona. _ ‘ nel Senegal se un conoscano alcuni che
I poeti hanno immaginato che i serpenti hanno il doppio dell’ anzidetta dimensione.
foaaei'o nati dal san ue dei Titani , sparso Veniano senza dubbio posti nel nume.
nella guerra eh’ e ber cglino contro di ro dei Fetisci Egiziani i serpenti , cui tri
Giove. e che essendo caduto sulla terra , butaVasi un culto a Mefellino, nel Basso
produceaie tutti gli animali velenosi , i_ser Egitto, e verisimilmente anche a Termali,
p riti , le vipera, ecc. Altrigli attribuisco quantunque d'altronde tutti itempli di
no al sangue di Pilone o di Tifone. ‘ quel paese abbiano ottenuto diverse ape.
Riguardo, al gran serpente che ligura citi di rettili fra i uali il più degno d'ea
nella mitologia degli antichi P0pOll. del sere osservato si è il serpente cornuto che
Nord , e che era figlio di Loira, e di St veueravai-i in alcuni luoghi della Tebai
niu. - V. Omar). de, e . Secondo tutte le apparenze , nella
In generale il culto renduto ai serpenti, isola Eleliintina , ed in una piccola cit
dice Paw, è fondato sul timore che gli i.‘a conosciuta sotto il nome di Cnuli che
uomini hanno naturalmente‘di aill"atti ret Ìl'0Vflal al di là del vigesimn quinto grado.
tili : hanno essi tentato di placare i vele Tutto ciò che i sacerdoti hanno raccon
nomi offrendo loro dei sacrifici ; e quelli che iato intorno al haailiacn , all' aspide , e al
l0n0 aenza veleno , parvero meritare una termuti , sono altrettante allegorie dalle
tillllnlì0ll! particolare , come se uu Genio quali la maggior parte degli autori , espe
amico dell'l umanita aveasc avuto cura cialmante Eliano, furono inganna“.
di diaarmarli , lasciando ad essi la loro Il aerpenten'l‘ebhaiii-Naaiiiir , che facil
SER. (293‘) SER.
mente si riconosca nei gerogliliei amotiao Mitra , egli è talvolta rappresentato come
del velo che egli ha sotto Il collo, e che ciruuutlantlolu a più giri , onde figurare l’
egli gonfia quando gli piace , ì: rupria annuo corso del Sole aull'clittica, che si
mente il rettile dell' Egitto , che n preso opera in linea spirale.
per I’ aspide , come rrlevasi da Ciò che ne Il serpente ara e‘r.randio il aimbolo del
dicono lrnio e Lucano. Sappiamo però la medicina o degli Dei clic vi presiedono,
che quealo serpente Tebhaml‘aastr or n è come Apollo ed E.wulnpro. Plinio mi
velenosa , Come non la è la rerasts sulla rende più ragioni. Egli è , dic' egli , per
mole aun pur; state spacciare tante tavole. ché il serpente serve in parecchi [tuteli] ,
lira vipera Egiziana è propriamente l'aspi o perché indica la vigilanza tanto necessa
d- di cui l'ecr: uso Cleopatra, ed è lsa es ria ad un medico;o forse lirralmeute,corno
sa rzramlio che uccise il dotto Demetrio abbìam detto poc' anziI perclrè nella stessa
di Frulr'l'l , la cui m-rte , vien da Cicero guisa che il serpente ai tinrrt.t0vn, cangian
ne (pro C Ilab. POJIUIÌIO) a quell'rnl'a do di pelle , così l’ uomo ai rinnuova per
im- dinastia de‘ Tolomei rrmprovnata. mezzo della medicina, la quale colla forza
Il ser gente era il simbolo del buon ge dei rimedii gli dà come un nuovo corpo.
mio , e o era eziandio particolarmente di Pausania dice , che sebbene i serpenti
Esculapio, come abbiarn veduto poc'lanzi, siano in generale consacrati ad Esculnpio,
perché il serpente cambiando di pelle , o pure un tale prerogativa appartiene ape
ni anno sembra rinsiovenlre, e la me rialmenre ad una specie particolare il cui
Sicina sembra ringiovanire gli unm-ni , ri' colore si avvicina al giallo.- qucatiserpm
aanandoli dalla loro malattie. lNr vien da ti nino male recano agli uomini. Fosso
tu un’ altra ragione , Cioè che Escttlapio, di quella medesima specie erano i serpen
restilrr'r la vita a Glauco Cori una erba la li che le Baceanti attorcigliavano intorno
cui proprietà gli venne indicata dai Serpe" ai loro tiisi o ai mistici panieri delle
ti. Avendo questo Dio ucciso un serpente Orgie , lo che però non lasciava d'iapit‘a
con un colpo di bastone , un altro serpen re orrore o terna negli spettatori. Il ser
re per mezzo di quell' erba lo ritornò in pente piegato in rorondo , è il simbolo
Vita. delle riflessione. Vico egli dato per altri
Filostrato ( Hcroirr. c. 8), narra che buto alla Sanità , all'lnvidia , ai Rimani,
Ajace il giovane, ossia di Locri, avea agli ilirnni , ecc.; sulle medaglie il ser
ad.limesticato un serpente della lungluzza pente solo è talvolta posto per Esculupr'o e
di cinque cubiti , il quale drwuuqm lo ac per Glwone,il secondo Esmlapio. Quando
compagni-VI come un cane , e con esso lui egli è sopra d'un'sra , o nella mano d‘ una
mangiava. Dea, è sempre il simbolo d’ lgien. Se ve
Secondo il posto che il serpente occupa desial disopra di un tripode, allora indica
aur monumenti antichi , <‘i diviene egli un egli l’ oracolo di Della , clrcnei primi tem
simbolo che ha il suo significato partico» pi era dato da un serpente. Il duplice serpen
lare. Non eravi quasi divinirir veruna cui te ora l'indizio dell' Asia. Appie della Pace
egli non accomprrgnasse , ed ora serviva ad ci significa la Guerra e la Disct‘rrtlita ; a
esprimere la vrgitrm_za e la concordia, ora quelli di Illintrvn cui Plutarco dice che
la prudenza , la felicità ed il potere , ma era consacrato , indica egli la cura clic si
era egli sempre riguardato come un ani deve avere delle domalle per la cu'
male di felice augurio , ul in quaggo 3gn studia delle quali sarebbe necessario il
so, era preso per 000 dei tipi dellaVitlmia. drago delle Esperidi. Quando aortegda una
Se ne traevano dci presagi; e Suidi: , caneslrs , e che accompagna Bacco, eidi.
parlando di Telegolto il quale , secondo nota le Orgie di quel Dio.
lui, aveit inventato l'arte degli augurir, ag ‘a. - ( Mit. 1nd.) l serpenti e le bi
giunge per modo di spiegazione , che era scie sono in gran venerazione presso gli
il segreto di comprendere ciò che indicava Indiani, i quali riguardano quei rettili co.
un serpente. Allurtlìè quel!’ animale lec me altrettanti tieni. « Il viaggiatore DeL
cava le orecchie di ‘In uomo credeasi. che [on , dice che quando trovan essi dei ser
gli cornunicasse il dono della divinazione. prnti nelle loro case , prima di tutto ,
Un Personaggio d’ non commedia di riapettosnrrrente li pregano di uscire; se le
Terenzio, dice che la vista di un serpente preghiere non aortono clli:lto veruno , terra
il quale cadesse da una grondaja , era di tono allora di trarnsli, prelrnlflldo loro
Innesto prua Ì0. del latte o qualunque altra cosa , senza
Macrobio ice che qneato ‘animale è un però far uso mai della violenza. Se il acr
|imbolo ordinaria del Sole; in fatti egli B:nte si ostina a rimanere, clriamant't i
è comunissirr‘o sui monumenti , ed in al amini i quali con tutta l'eloquenza di
cuni si morde egli la coda , formando del cui sono capaci, gli l'anno conoscerci
suo corpo un cerchio, la che dinota l'or motivi . t‘lra'. debbono indurlo ad avere dei
di orario coi'l0 dal Sole. Nella ligure di riguardi per la casa in cui è egli venuw.ra
SElL (2932) 5138.
Parecchi Indiani spingono la superstizio specie dei serpenti regna un odio na
ne sino a portare espressamente nei bo tnralt'; appena si vedono, l'un contro l'al.
schi epelJ ressa
cosa le siepi del
mantenimento latterettili.
di que' od altra tre si slancia. La carne dei aerei è la l'a
vorita vivanda dei serpenti benefici. Non
Nell' isola di Ceilan evvi una specie di sono meno ardenti dei gatti per correre
serpente che gli abitanti chiamano Cobra appresso a quegli animali,- ma non 50n0
di capello , e pei quale hanno una gran egualmente agili. Allorché giungono a
venerazione. L0 chiamano essi il re dei pigliarne uno, durano molta fatica a di
serpenti, ed evitano con ogni cura di far ltruggere la loro preda ,avendo la gola
gli del male. Son essi persuasi che se ta molto stretta, e di sovente per venirne a
luno avesse l’ audacia di uccidere uno di capo, vi spendono più di una ora. Dopo II
quei serpenti, gli altri della specie mede arrivo del Primo serpente nel paese, quel
sima sterminereb ero l'nccisore con tutta la razza si è prodigiosamente moltiplicata;
la di lui famiglia. Se però uno di quei ma fra il gran numero di serpenti, che so
serpenti ha morsicato qualche persona , o no tutti ria ettati, avvene uno che riguar
portato del danno , l’ individuo leso può dasi comei capo, ed al quale rendonsi
portare le sua la natale agli stregoni del dei particolari onori. Il popolo crede es
paese, i quali cola forza dei loro incinte sere lo stesso che fu trovato e diviniuato
anni, costringono il serpente colpevole a dagli antenati. Vien riguardato come il
comparire dinanzi al loro tribunale , lo padre di tutta quella specie di serpenti,
rampogosno fortemente , e gli fanno del tanto sparsa nel paese; ma già da lungo
le grandi minacce, ove per l’ avvenire tempo quel primo serpente ‘e morto. Gli
ci ricade in sitnil colpa. scaitri sacerdoti per non diminuire la ve
3. - ( Mii. Iuel. ) La maggior parte neraziune del popolo, gliene hanno destra
dei Negri , anche presentemente , credono mente sostituito un altro di egual dimen
che le anime degli uomini , i quali hanno sione.
ben vissuto,entrino nel ri,r dei serpenti. Quel capo di serpenti, qualunque ci sia,
Il culto del serpente è i più celebre , gode nel paese di una felicissima sorte.
ed il più acrredttato in tutto il paese. Igno Egli è magnificamente alloggiato e delle
raai però qual ne sia 1' origine. 1 negri più squisite vivande nutt‘it0. Il re di so
narrano che non pntendo'qnel serpente più vente gl'invia dei magnifici doni, dell'oro,
a lungo sopportare la perversità degli a idell'nrgenlù, delle stoffe che pei suoi sa
tutti del paese ov'eglr dimorava , lo ah‘ cerdoti sono una ragguardevole rendita. il
bandonò per recarsi ad abitare fra loro‘; re di Fidia, paese vicino, altrevolte reca
che lo accolscro coi più grandi onori, Il vasi in persona a tributare i sum omaggi
ravvolsero in un tappeto di seta , ed in un a quell' avventnrato serpente, cui egli of
tempio lo trasportarono, Gli venne espres (riva i più rari ed i più preziosi doni ; ma,
ssmente edificata una bellissima casa. Fu da quanto riferisce il Viaggiatore Rosnnzn,
rono istituiti dei sacerdoti per aver cura di il re che al principio di questo secolo im
lui, e le più avvenenti donzelle del paese rerava, stanco della immense spese di un
vennero al suo servrgio COtìiacl'flle. Cro tal pellegrinaggio, ha creduto a proposito
che puossi dire di più certo intorno alla di disprnsarsene.
origine‘ di questo preteso Dio si è , ch'egli l sacerdoti del serpente ‘sono giunti a
è venutn dal regno d'Andra. persuadere il popolo che il gran serpente
La testa di questo serpente, è grossa, ed i suoi confratelli, hanno l’ uso di adoc
‘(quasi rotonda, ha gli occhi piacevoli, e chiare nella primavera le donzelle verso
ben aperti, la lingua corta e'puptuta, et sera, e col loro tocco, togliere ad esse l'
non la vibra con molta raprdita, tranne uso della ragione.livvi una casa espressa
quando combatte con un serpente d'altra mente stabilita. in cui vengono mandate
specie.
la sua coda,
Sottileil ed
tondo
acuta
della
come
suaunpelle
dardo
è di le donzelle divenute pazze, per soggiornar
vi alcuni mesi sino a tanto che ohl\ian el
un bianco sudicio, con macchie gialle tur lcno ricuperato il senno. I parenti sono
chine e hrune. I più grandi hanno]: lun obbligati di pagar loro una pensione pro
ghezza di circa un braccio e come un porzionata alle loro facoltà. L'immensa
braccio son grossi. [serpenti di questa quantità delle dominanti produce ai sacer
specie non hanno verun veleno; VOleutib doti del Serpente un ragguardevole guarda.
ri si lasciano accarezzare, e senza tema si gno, del quale pretendesi che al re siano
può con essi anche scherzare. l Negri riservata una parte. Allorché in un villag
giungono persino a riguardarne le mor gin evvi qualche donna, o donzella che
sicatnre come un preservativo contro quel non sia stata ancora assalita dal serpente,
le degli altri serpenti. Facilmente son e non isfngge essa all' interessata vigilanza
glino distinti dei serpenti velenosi, il co dei sacerdoti ; procuran eglino d‘ avere con
iure dei quali è assai diverso. Fra le due quella un segreto abboccamento, e con
SER. (2933) SER.
loro per parte di S. Niccolò.l contadini dei
tant'orte sedqcono il credulo spirito di lei,
che la persuadono, allorchè. sarà sola, di dintorni di ‘film, in Lituania , nel secolo
gridare per la strada, come se fosse stata decimosesto, tributavnno ancora ai serpenti
toccata dal serpente, e di contrnfl'are la una specie di religioso culto. Naflrrmeh I
pazza per essere come le altre spedita sl autore alemanno, dice che i contadini Li
l' ospedale. Quelle povere infelici mostrano tuani creano l‘ uso di nutrire nelle loro ci’
su questo articolo una tale discrezione che, se dei serpenti dai quali la prosperità del
a dir vero, è ben poco naturale al loro la loro famiglia l'aceau essi dipendere. l
sess0; imperocthè non si dà mai il caso contadini di Livonìa riguardano quei rettili
eh" esse rivelino le vili furfn0terie dei siccome Dei tutelari delle loro msndre, e
sacerdoti, perché hanno la debolezza di loro presentano del latte in modo di of
temere la loro possanza,the in quel paese lcrta.- V.Acuer.oo. Artis'rrzn. Csnuo,Cs
è grande. Vi sono però sempre tra i ne nonno, DISCORDIA, IIWIDIA, Esaco , liutsn
gri degl'iridividui meno semplici del vnlgo, lflm, Eutunrcs, Lsocoos'rc, Ls'roru , Mir.
i_quali non divengono giuoco degli artifi DUSA, PItUDBNZA, Prroste, SALUTE,SATIJRIIO,
11 dei sscerdoti, ma si Lonttfnlano di far TIRESIA.
acne belle in segreto; pnivhè non sarebbe Un serpente attortiglilttt intorno al tron
er essi cosa sicura, ove intraprendrr vo co di un albero, s’ avvia per divorare no
essero di trarre il popolo di sìllrflto in ve piccoli uccelli che sono nel loro nido,
g-nno. e la madre di essi che giunge per soccor
Allorché i Negri odono qualrhe europeo rrrli sarà presto a parte del loro deslino:
ridere dei loro serpenti, prontamente si secondo Calcante, era un preingio che l'as
ritirano, manifestando l‘ indignazione che sedio di Troia duvea durare dieci anni, e
da simili discorsi viene in essi destato. che l'ultima ad esser presa sarebbe stata
Allorché una casa 5' incendia, se vi si la città. - Pietra incisa. Cori Max.
trova qualche serpente il quale abbia la di Fior. -
sgrazia di esser abbrucialo, tosto la città Srrsrtnr‘rr, - V. GORGOI", EUMBNIDI, lir
è in piena costernazione. Ognuno si chiu vrnu, DISCUItDIA.
de le orecchie per non ndir un si funesta Sssrttrs'rrcou, nome eh‘ è stato dato agli
annunzio, e dà una certa somma di dana idolatri adoratori dei serpenti.
ro, che è una specie di ammenda volente ‘ Sesna.l pontefici Romani , nel miste
namonte impostasi,in espiazione della pa riuso loro gergo, con questo nome indica
ca cura che si è dato_ per conservare il Dio. vano il Tevere. Servio (Eneid. 9 , 62)
Anzi s’ immagina che il serpente abbrucia dice: Hoc est Tiberini fluminis propruun
su non tarderà a ritornare per trar vendet ndeo ut ab antiquis Ramon diclu: si: ,
ta ili coloro che alla sua morte hanno con quasi ripa: ruminans et ezedens in sacri:
tribuito. etiem serra diuvbaluf.
Mit. Slot). )l rettili erano da al ' t-Sttrutsso, uno dei Capitani di Tur
cune popolazioni venerslt come gli Dei Pe no, ucciso da Niro.- Enrr'd. 9, v. 335.
mm. Si offriva loro in sacrificio del latte ’ '2.- Soprannome che {Il dato a Cin
e df‘lle uova. Era proibito sotto peri» di einnnto, erchè quelli che gli portarono la
morte di csgionar loro il più iccolo (lan nuova de la sua nomina alla Dittaturs, lo
no. Il trullo dei serpenti era a trevolte sur trovarono occupato e seminare il proprio
bilito presso i popoli di Lituania, di Esto campo. Vi sono però alcuni autori i quali
nia, di Livonis, di Prussia, di Curl-‘tndt'n, credono che Serrann sia un personaggi - di
ed alcuni così detti incantatori,gl’invitavn verso da Cineinnalo._ Plin. 18, c. 8. -
no a presentarsi onde far onore al ban Tito-Liv. 3, c.2(ì'. - Eneid. 6, v. 845];
chetto. Se i serpenti uscivano dai loro l. 9, v.335, e 455.- SiLitul. I. (i, v.
asili, e recavansi a mangiare le vivande che (in.-- Manil. l. ’, V. 148.
erano loro offerte, universale era la gioia, ' 3 - Poeta Latino che vive: sotto di
ed ognuno non prometteasi che felicità, Domiziano. - Gi0uen. 7, v. 80.
ma se i serpenti, resistevan0 a tutti gli in‘ SlltlA'l'l Nusnsu, medaglie inlttgliult! e
centesimi e a tutte le preghiere, e a non dentellate. Gli autiquat'] col nome serrati,
comparire si ostinavano, allora l'unfllifiinlt) indicano delle medaglie di diverse forme
era il presagio, l contadini della Lituania, che terminano in denti, o in punte. Le di
della Samogizia e della Ltvonia conserva verse specie di quelle punte, l‘ epoca in cui
no anche presentetnente alrunc tracce di le medaglie ne sono state caricate , l'uso
quella superstizione. Anche i russi non ne cui erano destinate, e l’ origine della pa
sol‘m andati esenti. ()Irarius riferisce Che, rola serrati, formeranno il soggetto dique
viaggiando con alcuni russi, suoi compagni, sto articolo, che noi credismu agli studiosi
all'aspetto di due biscie rosse, manifesta delle cose antiche non poco neceflat‘i0.
ron essi una grande allegrezza,dicendo es l nummi rurali dei Romani , erano da
se! quello un felice pnsagio che venia quelli di Siria assai d.verso, né. si debbono
SER. (2934‘ SER.
comprendere sotto la medesima denomina ma sulle medaglie di Siria, non hanno v»
zione. Le tuedagic consolari, che sono le luna corrispondenza, e vi sono il più di
sole romane int. sgliate 0 malate, furono sovente eccentrici. lgnurasi l'uso al quale
battute piene come le altre medaglie; por que’ due fori hanno potuto servire.
scia vennero praticati degl' intagli sul loro Non accade lo nesso di un piccolo sporto
filo, bsttendole con un cesello, od un pic che ‘e fisso sul [ilo delle medaglie sirie di
colo scalpello. Gl' intagli hanno tra d'essi bronzo, talvolta anche fra i loro denti. E
riserbatu delle porzioni del filo, alle quali gli è evidente essere il getto dello stampo,
hanno dato dello sporto.Sooo stati indicati tanto nel caso cbe le medaglie siano auto
sotto il nome di denti, e le medaglie sot gettate in modelli che si Comunicnvaut) ,
to quello di .nerlale o denlellalc, quantun qunnto in quello che sian esse state sepa
que le avesse latta meglio conoscere l'e ratamente modellate.
sprcssi0ne feste di nuova. Le medaglie sirie presentano altresl una
Le medaglie merlale sono tutte d'Il" singolarità che ngn hanno comune se non
genio, tranne alcune d'oro, in piccolo mi se colle egizie. E una specie di orlo pra.
niero, e non se ne conosce veruns di bron _ ticsto sopra una delle loro facce verso il
zo La collezione nazionale delle medaglie contorno. Non si può render ragione di
in Francia di dentcllate d’ oro non ne siffatta pratica. Faremo soltanto osservare
osaiede che una della famiglia [ila/in, che l'orlo iuc-.ntnai di sovente coi due
una della famiglia Giulia, ed una della fori o talvolta col getto. Terminercmo l’
famiglia Giwu'a. enunierlli0ne delle stt‘anganu che osser
Nellti stessa collezione, si vede una me vautu sul filo delle medaglie antiche, colla
daglis csrtaginese o siciliane di bronzo, descrizione di alcune medaglie atrscusann.
eli’è merlata alla foggia delle consolati. Queste medaglie , quantunque di forma
d’ usa la sola di tal sorti che sia di bron straordinaria , non portano veruu nome part
1.0. Se ne fa menzione per non ometter ticolare. Son elleno molto grosse,- il lor0
nulla dell‘nggettu .he si va ora trattando. filo è rotondo e carico di due sporti , ora
La labbncs delle medaglie denlcllule p-rpendicolaii alla medaglia , ed ora ob
dei re di Siria, non somiglia punto a quella blrqot. L‘ esame di queste medaglie sira
delle merlate consolari. Scurgonsi ancora cusaue, ha fatto conoscere esser elleno
al maggior numero di esse le tracce del state modellate in una viera spezzata, o -
getto e le piccole barbe dello sumpo. i pure in uno stampo e due parti. Quella
denti somigliano alle punte di una spro viera, o nello stampo, ha dato al filo
nella , e sono rotondi e «tonici. Non si può una sensibilissims rotondità , la quale non
contrastare che quelle medaglie non siano è interrotta se non se dai due getti che si
state modellate colle punte, prima d'esser sono formati nei due punti d'unione delle
battute, veggendo i loro tipi, il più di due parti dello stampo. Che quei due getti
sovente, eccentrici ni fianchi, mancare sui silicio perpendicolari, op ore obbliqui al
denti, perché questi ultimi sono meno campo della medaglia, cio e straniero alla
grossi del corpo della ni.ulsgliL Per que nostra spiegazione.
sta ragione , un elefante che serve di ti Questa manifattura singolare osserrasi alle
al rovescio, di una medagliaydi Antsbcoj\l?, sole medaglie di SiracusaI e alle sole mc
non ha testa. daglre d’ argento , e di bronzo fabbricate in
La gr0sse'za delle dentellste in Siria , quella città. La troviamo , a dir vero, so
è quasi il,doppi« di quella delle merlste pra due niedsglie fenicia o cartegmesi,
romane. E questo un carattere che costan lo che però non dee formare eccezione ,
temente le distingue. Merita pure d‘ essere perché i Fenicii, e, dopo di loro, i Carta
osservata una seconda differenza, cioè, che ginesi , hanno avuto degli stabilimenti in
le medaglie deutellate di Siria sono tutte .'icilis. Le più antiche medaglie srracussue
di bronzo, né Ieri conosce ancora Verona d’ argento sono fabbricate in questa ma
d‘ oro 0 d'argento. niera , e si potrebbero chiamare medaglie
Anche le dentellnle sirie porgono argo a due punte , Oppure I due denti, la qual
mento di particolrri osservazioni. Vuulsi cosa le farebbe collocare fra le medaglie
parlare dei due piccoli fori, ciascun dei dentellate , nummi serrati.
nali è collocato rersu il centro del campo Le medaglie (l ntellate ed intagliate non
elle due facce delle medaglie di bronzo sono state labbricale che per uno spazio di
di Siria e di quelle d’ Egitto. Il loro uso tempo assai breve. Le romane e le sirie
non è stato ancora determinato. Si potreb sono dell' epoca medesima , quantunque di
be credere che servissero ii fissare le punte una fabbrica mdto diversa. Le merl:tte
fra le quali sarebberai lavorate al tornio non si trovano che fra le consolari , vale
quelle medn__;lie per pulirle In questo ca a dire, durante , i tre ultimi secoli della
so, i due fori sarebbero posti nel Centro, repubblica , tempo in cui furono battute le
e necessariamente si corrisp0nderebbsro; consolari. Nello stesso modo, non trovsn
SER. (2935) SER.
medaglie dentellate airie se non se dopo i nobbero la frode, scoprendo le medaglie
primi Antiochi sino ad Alessandro Il e a miste, e paragonando le prime medaglie
Demetrio lll , Evergete-Callr'uico. Ve n’ consolari colle imperiali, di quelle più leg
ha una nella collezione delle medaglie na giere. Queste osservazioni li rendelteru dii
'l.iumali di Francia , la quale appartiene ad lidenti , e infatti più non si videro nei cam.
un Seleueo di cui non puoasi né il sopran. bii accettare che le medaglia merlate o
nome, nè il rango indicare. Se questo prin dentellate , e le più antiche medaglie con
eipe è Seleuoo-Nicanore , ossia il primo solari. Pecuniam probnnt velerem , et dir!
dei Selerreidi , le sirie porterebbero la data nnlam , Srrralns , Bigalo.rque. Un tale in
del tempo stesso delle romane, vale a dire, debolimento delle romane monete ,che fu
di circa 300 anni prima dell'lira volgare; dai Germani riconosciuto , dopo d’ esserne
e linirebbero col regno di Siria. Quindi le eglino stati lungo tempo le vittime , tro
merlate di Roma ,e le dentcllate di Siria vasi ricordato nel rologo t.'lllhtl Commedia
sono state fabbricate durante lo stesso di Plauto, 0v' es i dice .
spazio di tempo.
Ma qual motivo ha potuto far fabbricare Nani nano nonne qmze prodeunt culncdr'ae ,
i nummi serrati? Riguardo ade merlate Malto armi nequr'ores quam numi navi.
romane , che sono tutte d’ argento , tranne
un picciol numero d"oro, credesi che non L‘ anzidetto comico mori 184 anni prima
aiavi stato altro motivo, fuorché di porre, dell'Era volgare, l’ anno di Roma 970,
per cosi dire , a nudo l’ interno di quel vale a dire, 85 anni dopo l'epoca in cui
le , di mostrare con ciò eh’ esse non i Romani ballettero le loro prime monele
erano miste , vale a dire , composte di un d'argento; imperocchè Plinio ha listato
metallo comune , coperto di una foglia di quell'epoca all'anno 485. In quel breve
ricco metallo, e che non erano state [usate spazio di tempo, minore di un secolo , le
sul filo. Basta lI osservare attentamente quel romane monete tirreno diminuite di peso;
le medaglie,
zione, la quelleJ et‘acquists
appoggiare
una questa asser
gran proba e sotto gl'imperadori, i «lena-i pesarouo
circa un’ ottava parte meno dei denari con
bilita in forza della preferenza che i Gli" solari, 0 nummi bigati. Il cambiamento di
mani, secondo Tacito (de mar. Germ. valore che per gradi pregiudicò le consolari
cap. 5) accordavano alle medaglie romane monete,non essendo punto annunciato da
merlate , a fronte di tutte le altre di po impronte diverse, i Germani ne furono per
steriori tèmpi. Il citato scrittore , parlando qualche tempo ingannati. Ma aprirai: essi
dei Germani vicini alle lrontiere del Bo gli occhi , ed in pagamento , più non vol
mano Impero , cosi si esprime: Pra.rinii loro ricevere se non se le più antiche con
ab usum commerciorufn aurum, et urgen solari medaglie e le merlate, intagliato o
tum in pruetio habent fbrmasqne quaszlant dentellste.
nostra: peumr'ae agnoseunt , utque eli Tale è la spiegazione naturale di quel
6'unt : interiore: simplict'us , et auliquius curioso passo di Tacito, nel quale acopresi
permulnlione marcia!" utunlur. Pecuniam la mire dei mnnetieri, i quali non hanno
probunt velerem , e! dia notam , Serrata: intagliate o merlate le medaglie consolari ,
Bigatosque. Argentum quoque magia se non se per mostrare che esse non erano
qunm nurum sequuntm, nulla a_ffectione mute. Tale pratica non era necessaria per
Ultimi , sed quia numeru.‘ argenleorum le medaglie di bronzo , nè per quelle d'oro.
jiscilr'or u.rui est promiscua , ne uilin mer Il piccolo valore delle rime non istoni
canlr'bua. cava la cupidigia del fa si monetieri. Ri.
l Germani, che da alcuni avidi e colpe guardo alle seconde, la dia r0p0rzione gran
voli romani, venivano riguardati siccome de che trovasi fra il peso ell' oro, e quello
barbari, facili d’ ingannare , erano stati degli altri metalli, non permelte di mesco
gabbati dai mereatanti che recavansin corn lar quelle che debbono esser d'oro , senza
prare pressodi loro l'ambra,l'avorin fossile, che facilmente non ne appaia I’ inganno.
ed alcuni altri oggetti simili, prodotti della Per questo motivo i Romani non fshbri
natura , e non del lavoro. Da principio a cavano medaglie mcrlate d’ oro , tranne un
venno dato loro in cambio le prime meda piccolissirrm numero. il motivo che ha
glie consolari, o le monete della Repub fatto intagliati-e le romane monete , non
blica, notabili pel tipo del carro a due pnossi alle dentellale sirie op licare. L‘i
cavalli nummr' 6ìgati,e delle medaglie mer fatti, essendo queste soltanto i lrrnnsfl ,
late , nummi serrati. Col lasso del tempo non hanno potuto esser confuse con me
la cupidrgia '- la frode abnsarono della cre daglie miste. Quindi la fabbrica della loro
tlnlit‘a ,e dell'ignoranza dei Germani , Clan merlalura è all'atto diversa da quella del e
do loro delle medaglie consolari miste, e intagliato. Essa non pone allo scoperto il
delle medaglie imperiali. L’ interesse nor loro interno, pnichè consiste in tante punte
timone lunga pezza cieco. l B.rrhari rico sporgenti in fuori.’
Diz. Mii. %8
SER. (2936) SER.
Più non ci I'Illtl le non la di acoprira ricercate. Questa lezione non potrebbe però
l'origine della parola urratt' con cui a‘ in riguardare che le monete o le medaglie di
dicano le medaglie dentellate ed intagliate. bronzo, poiché Servia non ne fece battere
Fulvio Orsini ne ha dato una aaaai straor le non le di queato metallo, ed anche perclnì
dinaria nel mio trattato delle romane fa il passo di Tacito rende aimilii nunum'
miglie. Una medngha della famiglia Man renali ai bigatt', vale a dire , ai pezzi di
Ila porta per tipi, da una parte Apollo argento. D’ altronde poi quel parso mede
in una uadriga , il Sole , la Luna e due airuo non fa menzione che di due metalli,
nella , oaforo ed lîapero, colla leggenda: oro ed argento , senza parlare del bronzo.
A. MANL. E. - Aula: Illanliua Quindi Giusto-Lipsia, dopo di aver espo
sta la ma congettura , l‘ ha tolto rigettata
Quinli Filltu;dall’ altra parte la teata di
Roma colla leggenda abbreviata: SER. aiccome troppo dillicile ad eeaere aoatenuta.
RUMA; Orsini legge 1' abbreviatura Stili. L'origine che Carla: (Rac. d’ Antio.
per .rerralur. Ei ne fece o un auprannome mm. 2 , p. 22) ha dato alle. medaglie in
dei Manlii‘dato in origine ad uno di loro,tagliate o merlate , è ancor più atraordina
perché era egli stato il primo a far fah« ria. Dopo d'aver deacritto una foglia d'oro
ricare le medaglie merlate , o piuttosto trovata nelle bende di una mummia, e la
una denominazione particolare di quelle vorata a guiaa di foglia d'albero , con delle
medaglie , presa dal soprannome Serrata: coste terminate in punto lpot’gentl in fuori
di quel Illmilin nuuleum0. per rappreaentate le libre,dic'egli : u Que
Morcl (Fanu't. Ramon. tom. 2 , pag. sta moneta egizia non avrebb'ella forae dato
259) ha descritto la stessa medaglia ed ai Romani l‘ idea delle loro monete Iden
ha riportata la apiegazione d’ Onini; ma tellate o merlate a guisa di lega , donde
la ha altreei con ragione rigettata. Ha egli venia loro il nome di ‘errati? u 1,.
Ipiegato l'abbrevialura SER. col aopranm» L‘ aver riportata un‘ opinione cotanto
me Sermmir~ Prima di tutto, egli ritiene Itrana sull'origine dei xerrati. egli è lo
certamente che niun monumento romano, ateaso che averla cnnfutata. Nulladimeno,
marmo , o medaglia, offra il soprannome in mezzo all’ errore, vi ai trova una giunta
Sermlur; e poscia, che Serrata: , essendo e precisa OiIDCI‘VIZtOIIB , cioè la causa dello
per mezzo delle medaglie e dei marmi, denominazione arrmtt', data alle intagliati‘,
rrconoaciuto come un soprannome della merlate o dentate medaglie. Carla: la
famiglia Alt'lt'a, puii esserlo alato eziamlio trova nell' analogia fra la rolla serra, aega,
della famiglia Manlio. Difatti sappiamo e identi dei serrati. nesta etimologia
che certi soprannomi erano comuni a pa sembra la più vera, ed è eziandio il vero
recchie famiglie. Tale era quello di Balbo scopo che ai anno proposti i Romani mo
che trovavasi nelle sei famiglie: Atilin, netieri intagliando le medaglie, cioè quello
Azia, Antonia , Cornelia , Nevio, Tu di far conoscere, anche dietro il più rem
ria, e quello di Rirfi) , che a quindici fa piice esame , di’ esse non erano mille , e
miglie apparteneva. D'altronde l'origine non erano mai state Innate. Questo calme,
del lopt'unnùl’llc Somma: , Serrnnns e a dir vero , diflicnle ma nececsatio rer le
Snrraluu che scriveaai in queste tre ma monete d'argento, le quali non futuro
mere , ha potuto renderlo comune a molti atate metlate , fu deacritto da Tertulliano
romani ,- poiché, accond0 Plinio ( 18, 3 ), ( in Lipsit' notu ad Tuciuun de mar.
derivava egli dall'easere stato trovato un Germ. cap. 5 ). Qui vtlulitant prua niun.
Att'liu occupato a eenaioare i auui campi mum quo pacis cantar e.r'nminant, ne scal
allorché gli vennero annunciate le dignità, ptur , neve ram: , ne adulter si!. i_,
cui il popolo Romano lo avea innalzato : ' Ssaait't'tilta. La parola Sera, preaao
.rrrentrm invenerunt rlnli Imnore.r , Se gli antichi non indicava una arrmfurn co
runum nude cognomen. Si conoscono pa me le uoalre , perché non ne Cunùlceant)
recchi altri romani che dai deputati del l'tno , ma si prendea per una nllit'l'l 0 ca.
popolo e del senato furono egualmente tenaccio con cui ai chiudeva una porta:
trovati intenti ai lavori de'campi. Egli è seme , dice Ferla , qua: npponuntur _fbri
dunque naturale di dover ammettere la bus. I Greci chiudevano le loro porte al di
ipir‘gu-Liune di More]. dentro con una sbarra di legno o di me
Giusto-Lipsia, interpretando il passo di tallo , attaccata alla porta per meno di le
Tacito, nel quale ci parla dei ntunmt se’ gami di cuoio , o di catene di ferro con
mli , propone di leggere serrdanos invece dei chiavislelli. Quella sbarra nvea due le
di serrntor. San-libero allora medaglie o garni , l‘ uno alla destra , l‘altro alla sini
monete battute dal re Servio , del quale stra, i quali peudevano d-lle due parti per
Plinio dice: Servius rea: nvium boumque mezzo di fori , onde aprire e clnudere le
q/7igie prima: ne: signavil; e verlesi in sbarre ed i legacct con una apecie di clria.
Svetonio (in Augusto) che, anche a ve, di cui Omero ci ha fatto la descrizio
umpo di Augusto, erau eue in Roma ne , pa-lauu‘o di Penelope che apre la porto
SER. (‘1937) SER.
della sua casa. Le chiavi erano di ferro, di capitani, e dei più saggi clttadini di
curve a guisa di falciuula con un‘ impu Roma negli ultimi tempi della repubblica.
gnatura di legno o d’ avorio; colla punta A quell' epoca non essa-i che la scelta delle
adunca della chiave scioglieansi i legacci , fazioni, ed era necessario di pronunciarsi
Il faceva entrare la chiave nel buco, e si fra Mario, e Silla. Sertnrio era plebei);
spingeva il catenaccio eh’ era di dietro; rx;indi ai appigliò al partito del pleheo
dopo di che , sollevando la sbarra con urto sotto il quale area fatto i primi
quella stessa chiave , si apriva la porta. Per passi nella carriera delle srmi.Fu egli in
chiuderla era d'uopo di tirarla semplice seguito sotto di lui, ciò che fu Pompeo
mente per mezzo di un anello , e attaccare sotto di Silla. Tanto affabile ed umano,
la sbarra coi legacci , oltre ciò eravi un’ quanto era ll‘lnrio violento e feroce , ove
altra sorta di chiave er fermare la sbarra, gli si fosse creduto , non avrebbero avuto
e tenerla attaccata alla porta. Vi si vedea luogo tante prescrizioni. Teutò egli più
una cavicchìa forata a chiocciola che inse volte d’ ispirare a quali’ uomo barbaro una
rivssi nella sbarra , e allorché si voleva a parte almeno della sua umanità; e giunse
prire , in quella cavicchis , chiamata balu di quando in quando a strappargli di ma
nos ,si metteva una chiave a foggia di vite, no alcune vittime. Da principio avea seguito
cui dsvasi il nome di balangam; si tirava, Ìllurio nelle Gallio, ove alla prima balla
e la sbarra cadeva , o si allontanava , per yzlia in cui si trovò egli perdute un oc
chi: più non era dalla cavicchia trattenuta. chio. Ei si applaudiva di siffatta gloriosa
Prima che que' popoli conoscessero l'uso deformità, la quale era de'suei servigi e
delle chiavi , avevano casi un’ altra maniera del suo valore non dubbia testimonianza.
di chiudere le loro porte , ed i loro gabi Molto cnntnhu't egli a ridurre la città di
netti, vale a dire, con dei nodi che cia Roma sotto il potere di Mario e di Cinna,
scun facea al proprio piacere , e che riu l'anno 667 della sua fondazione. Dopo la
scivfl sempre dlllltîllisslmù lo scioglierli, morte di essi, Sertort'o fu uno dei princi
poiché il secreto uon era noto se non se a pali capi di quel partito. Specialmente in
quelli che gli avean0 letti. spagna ne sostenne egli glorlosamente gli
Le descrizione delle serrature di cui ser avanzi, e fece la guerra con molto lustro,
vonsi ancora i moderni Greci, agevoler‘a o piuttosto con tutto le risorse del genio ,
l‘ intelligenza dei passi dagli antichi scrit per lo spazio di molti anni. Ninno , meglio
tori 5 ove si fa menzione delle serrature. di lui, couoacea quella guerra di rigiro che
In quasi tutta la Grecia non vi sono che si fa nelle montagne, che rende inutili i
delle serrature di legno; ed eccone la l'ab più brillanti successi dell‘inimic0 , che ri
bricazione. I Greci fanno un buco alla produce le ostilità sotto le più inaspettate
porta a un di presso simile a quello delle forme, che dal terreno, dalla situazione,
nostre serrature , e di dietro , dirimpetlo e da tutte le circostanze sa trarre partito.
al buco e presso la slanshelta, attaccano Dicesifihe il gran ('ondé anuuirava le mi
due piccoli pezzi di legno forati i quali ne litari cognizioni che suppone la bella
sostengono un altro che ha dei denti, e scena di Serlorio e di Pompea , nella
che scorre liberamente pel buco dei aud tragedia di Cornelio , ed esclamare : dove
detti pezzi forati per entrare nella slan mai Cornelio ha egli dunque imparato la
ghetta , o da quella uscire. Ogni abitante guerra 2
porta un uncino ora di ferro, ora di legno, Cornelio l'area im arata nella Storia
e lo passa pel foro della serratura, onde romana; meditando sul suo soggetto, stu
fargli afferrare uno dei denti dei due an diando le sublimi Campagne di Sertorio ,
zidetti piccoli legni forati, che con tal facendolo parlare come lo vedeva agire ,
mezzo liberamente giuocano nella stanghet sviluppando l'anima d'un eroe con quel
la , secondo la maniera con cui l’ santino la di un sublime poeta. Serlorio difatti,
ll conduce per aprire, e chiudere la porta. tanto nella sua tragedia. quanto nei più
Se non fossero oneste persone, sarebbe lor bei momenti della sua storia, mostrssi no
facile di rubare: a vicenda, e tali serrature bile, generoso, grande, amabile ed interes
non sarebbero put' troppo ai nostri giorni sante.
adottabili. Serton'o eretti a fatica sottratto da Silla,
Osserviamo di volo che le serrature di ed in lspagna rifuggito. Limiti) egli la pro
cui ordinariamente aerviansi gli antichi Ro pria ambizione a menare una vita senno.
mani non erano applicate alle arte come Itiul.a ed oscura , e ad allontanarsi dagli
le nostre , ma alle serrature dis'moderui uomini : alla vista dei disordini che il se.
Greci molto aomigliavano; e per aprire la no della sua patria lsceravano, il suo spir
porta agitavaai una toppa che entrava nella tu cadde nella più cupa melanconia .° atan.
stangbetta; d‘ onde viene che Ovidio dice co di veder prosperare degli uomini crudeli.
.. . esente flirle acram. volea trasferirsi alle isole'Canarie, allor.
‘ Slaa’otuo( Quinto ), uno dei più gran dette Le isoleforturtute , ed ivi per ‘cm
SER . (2938) SER.
pro in un asilo seppellirsi, ma l'amore del le forze, di staccare pelo a pelo la coda
la gloria, il desiderio di servire la sua pa del cavallo gimine.Alla qual cosa sembra
tria, e di salvare una parte de’suoi concit fare allusione Orazio nei srguentiversi...
tadtnt, lo lissarono in Ispagna, ore si po Cauda-que pilo: ut eqtmoe - Paulalim
se egli alla testa di coloro che dal partito vello, e! demo unum, demo elt'am unum.
di Silla erano siccome ribelli tiputati. Non Il vecchio soldato facilmente esegui l'or
andò guari che i più illustri prescritti in tline ricevuto, mentre l’ altro diè inutilmen
torno a lui si raceolsero, e ne formarono te le più violenti scosse al cavallo debole,
la corte ; ben tosto el)b' egli un esercito senza potergli un sol pelo strappare. Era
eh‘ ei seppe render formidabile; formò la favola del padre, e dei figli , dei dardi
in quella straniera terra una nuova Roma , uniti, e presi a parte, I‘ allegoria era toc
e crescendo di giorno in giorno il numero cante.l Romani allarmati pei Continui mc.
dei senatori attratti dal suo partito, ehb'e cessi di Sertorio in lspagna, m0aser0 con
l| un vero senato da consultare, e dal qua tre di lui Pompeo , ma il gran nome di
e era ispirato ; e potè dire a Pompeo, il questo eroe non bastò ad assicurare la sua
quale rimproveravagli d'esser tanto asso conquista. si trovò egli obbligato di levar
luto, tanto dittatore, tanto monarca, quan l'assedio d'una piazza importante, dopo di
to Stile, e di regnare in lspagna , come aver perduto dieci mila uomini. Avendo
Silla in Roma : Tu potresti ancora da Serlurio di già battuto illelello, diede la
bitarne; e fiumi un po’ meno somigliante battaglia di Sucrona, il cui successo fu in
a Silla. S’ io qui comando, me lo impone. deciao.Vi perdette egli la sua retva, o le.
il Senato; e niuna unuorafu dagli ordi mette di perdere con essa l'impero , che
nt' miei assassinata. l’ illusione aveagli procurato sugli s iriti.
Era egli egualmente affabile colla nobil Dopo alcuni giorni, traendo partito a ai.
t‘a e col popolo, qumcli nnlla umcltevl fatto incidente, annuncia a tutto l'esercito
per all'ezionsrsi tutti i cuori,- non solo Sul che la sua cervo sta per ritornare, e eh’ e
l'arte della guerra, ma sopra tutti gli altri gli in sogno ne ha avuto una certa rivela
oggetti portava egli i benefici Iristoralori zione :
suoi sguardi. Avea in [spegne stabilito del
le pubbliche scuole , ove nelle arti dei Post medium noclem visus cumu a0mm'
Greci e dei Romani veniano istruiti i figli vera.
- ____’An__À->
SES. (ag45l SES.
luoghi eminenti su cui vennero per di lui ( Ricerche intorno agli’ Egizi ed di Uli
ordine edificate delle nuova città, le quali neai, t. I, p. 26'), non esservi un'epoca
servivano d'asilo agli uomini ed ai bestiami, più favorevole nella storia d‘ Egitto , per
durante il lraripsmento del Nilo. DI ambo mandare una colonia alla China , quanto
i lati del fiume, fece egli scavare, da quella della spedizione di Sesostrr, che io
Menfi sino al mare, un gran numero di ho attentamente esaminata , e posso dire
canali per comodo del commercio , e per essere una flsvola sacerdotale, in cui nulla
altre necessarie comunicazioni; e que' canali ovvi di reale. Quella pretesa spedizione ha
aveano altresì il vantaggio di rendere l’ E lnclubitatamente rapporto al c0tso del sole,
gitto inaccessibile alla cavalleria de'ne come quella d'()siride: quindi si vede
mici, i quali, prima di quell'epoca, aves óuaostrt' passare incessantemente dell'0
no l'uso d’infestarlo con frequenti irru riente all' Occidente .
zioni. Fortilìcò egli da Pelusio sino ed E
liopoli, in uno spazio della lunghezza di Veni! ad oearurn, mundique e:rlrrma Se
iii di sette leghe, la costa Orientale del sostris
'Egitto , onde poterla dalle incursioni dei (Lucen. Phurs‘. I. 10, v. 276 ).
Sirii e degli Arabi guarentii'e. Così fece egli il giro del globo , e conse
Abbiamo già veduto nelle sue iscrizioni guentemente conquistò la terra abitabile,
molto fasto. Spingeva egli l’ orgoglio sino la qual cosa non è petò una bagattella.
alla durezza, sino al disprezzo dell' umanità o Non convien dire che tutto questo sia
e della regale dignità, allorché recandosi scritto sopra uno degli obeliscbi di Roma,
solennemente al tempio, o facendo qual imperoccbè la traduzione di Ermepione,
che trionfante ingresso in Menfi o in qual quale noi la troviamo in Ammirmo Il'lar
rbe altra città, era il suo carro trascinato cellina, è manifestamente contraddetta da
dai re , o dei principi da lui vinti, ch'ei un passo di Plinio il quale assicura che
facea accoppiare quattro a quattro , invece l’ o elisco di cui trattasi, contiene delle fi
di cavalli, quantunque in tutt' altra occa losoficbe osservazioni, e non già dei rac
li0ne, e nell'ordinario corso della vita, gli conti di Fate. Il Megaslene, citato da
avesse con dolcezza e con bontà sempre Slrubone, ha senza dubbio avuto gran ra
trattati. gione di sostenere che Se.roslri non area
Le lunghe e costanti sue prosperità fu mai posto il piede alle Indie, ove non sa
rotto frammiscbiate di alcune avversità , e rebbe potuto arrivare se non se in un tem
la tua carriera finl con ben grandi sventu po in cui sopra tutto l’ lndostan regnava
se per Jeterminarlo ad abbandonare la vi ancora la celebre famiglia Soccandil.Qum
ta. Eraai egli pro sto delle non meno va di gli annali dell'lnrlostau non fanno giam
ate conquiste in llîfro a , che nelle ,altre mai menziooe di Srsoslri, mentre i l)l'l°
parti del mondo; ma la difficoltà di procu mini hanno nei loro libri conservata persi
rarsi dei viveri il rattenne nella Tracia; e no la memoria della visita che venne lor
al ritorno delle sue spedizioni, il di lui fatta da Pittagorn.
fratello tesegli delle insidie nella città di «Quando penso alle conquiste dei Carta
Pelusio, e tentò di farlo perire insieme col ginesi, degli Arabi e dei Mori, allora non
la sua sposa e coi figli, ap iccando il fuo posso negare che da paesi caldi non siano
co all' appartamento ov' eg ino dormivano. usciti dei popoli bellicosi e conquistatori ;
Nella sua vecchiaia ebbe egli la disgrazia ma egli è altre-sì vero che le spedizioni di
di dtvenit‘ cieco, ed essendogli la vita di quei popoli sono terminate sotto climi
venuta insopportabile, questo gran conqui temperati, e che allorquando essi le intra
autore volle porsi nel numero di quelli I presero, nulla aveano, oppure nulla fledr‘a
uo di dover temere nel loro paese. Ma
...4......Qui sibi' letum non è cosi di Seaoatri, che sembra non es
Instante; pz‘percre manu , lunemque pero." sere stato troppo sicuro ne'suui statt, poi
Projecere unt'mas. chè per tenere in freno alcune truppe di
Sceuiti o di Arabi pastori,i uali colle lo
Se.voslrì regnò trcntatrè anni, quindi la ro invasioni devastavann il De te, fece chiu
sua morte avvenne, a un di presso, l'anno dere tutto il Basso Egitto et‘ mezzo di
1458 lsrirna di G.C.ll fratello che aves una gran muraglil, come anno fatto i
gli tese dell'insidie, non essendovi riuscito, Cliìnesi per arrestare i Tartari, i quali pe
fuggi nel Peloponneso, s‘ impsdron‘i del ti) in siffatto modo non si arrestano. Vi so
regno d'Argo, e credesi esser egli il Da no ancora molti popoli che hanno la Iol
non dei Greci. - Etod. a, e. ma. - Diod. li: di costruire dei formidabili bahurdi
Sic.l. t- - Ph'n.l. 33. c. 3. -- Lucan. in parecchi luoghi dell'antico continente,
Para. w, v.276.-Strab. 16. Viti. Fida. per essersi immaginati che si potesse , a
1.5, 9- 419. _ nisa della città , anche un paese intero
« Si è sostenuto, dice il arg. Pnw unificare. - V. Muaaozu.
SES. (2946) SES.
a l Fenicii, o piuttosto i mercetanti di eenea paragone è molto più ragionevole. n
Tiro e di Salone, avendo compreeo quan 0 Ciò che evvi ancor di più strano, ai e
to fono per eui importante cose d'avere quella flotta di sei canto vascelli lunghi ,
dei magazzini di depootln pei commercio che Scxoslri fece fabbricare enl mar russo.
nella Colcbida, ove rifluivano in gran quan Sifl'atti prodigi vengon posti in un tempo
lilà le derrate dell’lndia, formarono degli in cui l’ ignoranza degli Egiaf, riguardo al
etabilimenti sulle aponrle del Fai. 1 ma la marina, era estrema; pere e le loro av
gazzini di deposito dei Fenicii eul Fasi versione al mare era a qucll' epofa ancore
anno somministrato argomento alle tradi invincibile, ed è noto che una tale avver
l.ioni riguardanti le colonie degli Ebrei , eiono era naturaliasima con nei puincipj
dei Filistei nella Cnlcliide, perché tutte della loro religione, e in quelli eziandiu
quelle nazioni vicine si univano per certi della loro pohtica.l sacerdoti non potemo
uei.lnlorno a ciò ai possono consultare le approvare il commercio esterno, e, ciò che
o.raerunzioni critiche del eig. Fnurmont, è pur aingolare, nel loro senso aveano ra
tam. 2, pag. 255, intorno agli anlichipo gioue; poiché, allorquando tutte le istitu
poli , ove reeavanai eglino senza difficoltà
zioni di un popolo nono relative al ano
per la vie del Mediterraneo, mentre sareb clima, come tali erano quelle degli Egizi ,
e riunito quali imponibile ad un popolo egli è conveniente di attraversare il com
venuto dall'Afi‘rica di penetrarvi per la vie mercio ealeruo, e d‘incoraggiare l‘ agricol
del eootineote.Quegli stabilimenti dei Fe tura, massima dalla quale i sacerdoti mai
Ilicli sono precisamente gli atesai che Ero non ai allontanarono se non lo quando vi
dolo ha preao per una colonia Egizie fon furono costretti da principi che lo Stato fin
data da Sesoalri nella Colcbide; e un tale dalle fondamenta crollaronn.
ebaglio è tanto più grossolano, lita quanto a D'altronde poi, il legname di costruzio
che ciao ateneo confessa che in Egitto non ne mancava talmente in Egtto , che da
ei aveva la minima cognizione riguardanto principio ai trovarono molto itnbarazzalt
quelle colonia. Egli a lo atesao come chi di per eompira il numero delle barche impie
ceaee, che in lapegna ignorasi esservi nel sete eul Nilo e mi canali; e nolo, dopo
Perù_ degli stabilimenti spagnuoli. molti tentativi, pervet-nero a farne di terra
u E tanto vero che il primo ad immagine cotta, eaempi0 che nino popolo del mon
re tutte queate favole in Erodoto, che do, da quanto io sappia, ha giammai ae
Onomacrilo, il quale vivea molto tempo suite. Quindi il metodo di cuocer quelle
prima di Erodoto, e che entra in grandi navi al fuoco, di llar loro una certa aolidi
dettagli riguardo alla Colchide , non dice lì con esatte proporzioni, di bene inverni
una parola di qualche Egizna popolazione cìaile, e di rivestirle di giunchi, presente
trapiantata in quella contrada , ’_menlre fa mente ate nel numero delle cose non eo
egli menzione dei Fenicii sotto il nome di nuaciute e forse, riguardo e noi, nel numero
Solmai e di Assirii, nella sua Argonauti delle inutili.Quendo i Tolomei bramarono
elre,cbe d’ordinario ad Or/En vengono attri‘ di fare il commercio delle Indie per la via
buite (Il aig,Gcslter, nelle erudito sue no del mar rosso, la mancanza del legname,
le eugli Orlici , ha dottamente osservato obbligò pur essi a aervirsi di cattive barche,
chei Solimi e gli Aaeirii della Colclnde unite, per cosi dire, di giurtco e di papiro,
sono altrettanti Fenicii ). le quali non potendo portare che delle pic
n I poeti che in seguito hanno scritto sul cole vele, e dei leggerisaimi carichi, cam
la epedizioue degli Argonauti, come Apol minavano male, e malamente contro i Pi
Ionio di Rodi e Valerio Placca, hanno reti ai difendevano; pare ellreai che fosse
preferito di seguire I’ Opinione di Erodoto ro sempre condotte da Greci Piloti, poiché
perchè il marayiglioao, che in eeaa contien gli Egizi non ne conoscevano la manovra,
ai, e‘ accorda colla leggi di un epico per quanto ne dice il aig. Ameilhon , il
poema. _ quale e'immegina che fosaer eglino abili
a Non bisogna ostinatamente aoatenere,co nella marina, percl1è diacendeano, dic'egli,
me è stato fatto, che il nome di Seso.rlri la cateratta del Nilo in piccoli belelli sca
ai trovi nel canone dei re dcll' Assiria, nè vali in un sol tronco d'albero. (Istoria
eoncluderno soprattutto, che l‘ Assiria fosso della navigazione, e del commercio degli
nel numero dei paesi da lui conquistati; Egizii sotto i Tolomei ). Ma quella disce
impcrocchi: è fuor di dubbio che Cantore se, come oaaerva il aig. Poco/m, non ha la
in ciò ha copiato (,‘tesia, quello fra tutti i minima relazione colle cognizioni neceasa
Greci che ha osato di mentire nella Storia rie per ben navigar sul mare. Ciò che ovvi
colle maggiore impudeuze .- così Eusebio , di certo ai è, che Se.roaîri fece molto bene
Mosè di Carena, Cauiodoro hanno riget al suo popolo, cui rrstituila proprietà del
telo del canone dfi re dell'Aaairia, I’ A le terre ch’eragli stata tolta, durante l'u
thos di Clesia, onde porvi un principe chia Gurpa'Lione dei le pastori, tiranni i più
malo Alladaa, o A:.ntug; la qual cose epìelati di cui si pa:li nella storia. Perciò
\
SES. (2947î SES.
gli Egizi hanno avuto ragione di far pom cosi chiamato , dice Giurto« Lipsia, quod
pa della loro gratitudine verso di Sesnstri remi tertio ab urbe milliarr distabat.
per sostenere la riputazrone, cl1' ebbero Era il luogo ove gittavnnsi i cadaveri di
nell' antichità, cioè d'essere i più ricono coloro eh‘ erano alati tratti a morte per
scflnli fra gli uomini : hanno avul0,- dis ordine degli imperadori ; e Plutarco dice
ai, ragione di incessantemente celebrare la che in quel medesimo luogo in gittata la
memoria di questo principe , di chiamarlo testa di Gallm, d«po d'essrre stato truci
il secondo Usiride, e le atto beneficenza dato , e d'aver sostenuto ogni sorta di ol
a quelle del sole paragonare. Ma non era traggi.
però conveniente di fargli tutto la terra ' 2.- o Sesrnttcms. - V. Sue-rerum.
conquistare. » ' Sas't‘ltttzto. Il gran Sesterzio non era
’ oassacetutu0 ( priuar del voto un ) punto una moneta reale, come lo hanno
Sexagenariurn de poule rlejicere, diceaSi creduto alcuni moderni, ma una moneta
in Roma allorché si volea togliere ad un di calcolo , che ‘rileva dieci monete d'oro
vecchio sessagenarro il diritto di dare il ( aurea: ) Ossia mille piccoli aesterzj.
ano voto nelle elezioni. Quando trattavasi Quindi, sebbene gli antichi non facessero
di eleggere i magistrati, il popolo passava mai uso della parola restertiam al singola
su di un piccolo ponte, per andare a git re del genere neutro , di sovente diceano
tare la pallottola nell’urna , ma i veccln di dccem o dena sestrrtia, per deeem millia
aesaant.’ anni Veniano respinti. nurnmurn vel seslertium , perché , al plu
. Szssasrao , il sesto groruu di una festa , rale , la parola Sesteltia esprimeva il va
di una solennità, Festus. lore di mille piccoli sesterzf. Un passo di
" Sassi DELLE mvuuz‘a'. Gli antichi cre Cicerone ( in Verrem ) offre in tal pro
dearw di onorare i loro Dei, coll' àtll'i‘ posito un esempio decisivo: vi si vede una
buir loro i due recai , e col farli ertnalro somma valutata a aestertium ducenla quin
diti, onde esprimere la generativa e le quaginta millia , eh‘ ei tosto esprime in
ronda virtù degli Dei. Perciò Arnobio na grandi .resterz' , dicendo : Numtrantru' il
serva che nelle loto invocazioni, aveano la sestertia zdrgenta quinquaginta Syra
l’ uso di dire : O che tu sii Dio , o che curante.
tu sii Dea : .l\’nm consueti: in prccibu.r , Secondo il sig. Pauctnon , il sesterzin,
at'ne tu Detta, sivc la Dea , quae dubita ac.vtereius , o sestercium, o numua, o num
tioni.r e:zttrplio dare un: Diis aea:um di rnus moneta reale dei Romani portò il se
.y'unctione t’x [pur dz-clarut ( Arnob.can guentr- valore :
tra Geni. t. 3 A tal proposito veggasi 1. Dalla fondazione di Roma ain0 allo
il Iii). ll di Aula Gellio. Negli inni altri‘ anno 485 , ebbe il valore corrispondente a
hniti ad Orfeo, il poeta parlando a Mi‘ due lire e dieci soldi di Francia.
nervo , dice : 2. Dall'anno di Roma 466 , sino all'an
no 557 , conservi: l'anzidetto valore.
Tu sei marchio e femmina 3. Dall'anno di Roma 50'), sino al 5/|.’|
valse sette soldi e lei danari di Francia.
Plutarco , nel suo trattato d'Isidc e 4. Dall'anno di Roma 54.", sino al
di Osiride , dice : 547 , il valore del resterzio corrispose a
sette soldi e cinque danari di Francia.
Perciò Dio ch'è una intelligenza ma 5. Dall'anno di Roma 547 , sino al
achio e femmina, essendo la vita e la lu 536, ripiglii) il valore corrispondente a
ce, ha partorito un‘ altra intelligenza sette soldi e sei danari di Francia.
creatrice del mondo. (i. Dall'anno di Roma 586 , sino al re
[2,00 di Claudio e di Nerone, portò Il va
Venere istesaa e stata dipinta marchio , loro di quattro soldi e sei dauari di Francia.
e femmina. Il’1acrobio ( Saturno. 3. ) di 7. Dal regno di Claudio, 0 di Nerone
ce che un poeta di nome Celio , l’avea sino a Costantino, il se.rterzio ebbe il va
chiamata polletnemqne Deum Vcnrrem , lore corrispondente a poco più di tre soldi
non Deam e che nell' isola di Cipro ve. di Francia.
xvia dipinta colla barba. - I’. Dlt DI! Il teslè lodato eruditiasimn metrologo ci
GAI-LI. - Voi. di Sappi. porge eziandio la seguente esposizione del
Sessta , colonna situata in mezzo al cir calcolo dei .vesterzj, che er l‘ intelligenza
co , sormontata dalla statua di Seia , del delle cose antiche, crediamo di non do
delle seminagioni. - Tertul. vera in questo luogo ommettere.
Sessa, Dee che vanivano invocate quan' Gronovio , clic‘ egli , con molta eagacitì
do seminavansi le terre. Se ne contavano sviluppò l'arte da cui i Romani nei loro
tante, quante erano le diverse aeminagioni. calcoli erano diretti. Quantunque questo
' l. Sesrna'nuat , lungo situato a due dato supponga che vi siano sempre stati
miglia e mezzo dalla porta eaquilina; era cento danni di taglio per ogni lira , pesta
SES. (2948) SES.
d’ argento , ciò non toglie eh’ ei non fac Se vi fossero persone le quali aveaaero
ma una giuslh ed esatta espoliziune del dei dubbi intorno al valore di quegli av
metodo che seguivano i Romani nel calco verbii, potranno acioqlierli coll' analiai
lo delle loro monete. del aegueute paaao di Cicerone, tratto dal.
Quello del seaterzio, aeslcrtiu: nu la aua arringa per Ilabirio Pnstumn: Quid
mm, o aoltanto sesterliug, numus, 0 vociferabrre deccrn millia talenlufll Gabi
mummia, era semplice , e poteasr eateu nio e.r.re promiaaa? Huic uidrlicct perblan
tlere ai più grandi numeri lenza dar luogo due rept'riendus liu't, qui hominem, ul In
al minimo equivoco. via, avan.uimum exnrnret, aerlerlium In’:
Uicean ess| dunque, deeem, centuln , mille}: , et 7qadrigcnties ne mngnopere
docenti s‘extertil numi: dieci, cento du conlemueret. E noto chai Romani lveano
geuto ststerqi. Mille seslertium, mille l'uso di eguagliare il danaro alla dramma
nwnnm, mille sestertia ; mille xesterzj. attica, e di supporre la dramma del valore
Iii: mille, ler mille, 0 Iria millia rester di quattro sestcrcj. Quindi sei mila dramma
tia o nurnmua ; due mula, tre mila soster formarono il valore di uu talento; dm‘.
zi. Centena milita munnnun , o sestertia; qua diecimila talenti valevaoo (So,ooo,ooo
cento mila se.uerzj. Deciea certtena millia dramme, che moltiplicate per quattro per
.u~vtertia , o numnrum oppure aeplicemen avere dei sesterz ', produceano 249,100,000
te deeies nummwn aottinleudentl0 centena aeslerzj; ciò c e prova che bis milite:
millia; un millioue di resterai. Vicit‘s significa due mille volte cento mille. Ecco
nummwn , sottintendendo renterur millr’a , ancora quaiche cosa di p‘ù preciso. Plutar
due millioni di .reuerzj; ecc. Egli è di ca , nella vita di Antonio , coli ai capri
llt)po di osservare altresì che decics , de me: Fece egli dare a una dei suoi ami
un cenle‘ua, e deu'e: cantano millia se ci venticinque miriadi ( numero di dieci
“fllium, sono espreasioni dalle quali rimi mila) di drnmme ciò che i Romani chia
îi_! assolutamente la medesima somma. Tro mano decics. Ora calcolando la miriade
Vilma un esempio della seconda in Una del valore di dieci mila , venticinque mi
zio ( Sul. 3,l.1, v. 15.): riadi di drammi: hanno dunque il valore
di dugeuto cinquanta mila dramma 0 da
- - . . . . Decie.r centena derlz'ues nari, che moltiplicati per quattro, l'orma
Ilutc parco , pancia‘ contento ; qulnque no un millioue, oaaia dieci volte cento
llîil era! in loculi: . . . . . . dieóu: mila sesterz'. Cicerone ne‘ suoi discorai
contro di erre indica la steaaa somma
ora con decit‘: B S , ed ora con decies ,
ll_rnotivo che fece immaginare ai Ro eeulena Inilliai‘l S. La dimostrazione me
mani la soppresaione di cenlena millia , deaima ai può trarre dal seguente grazioln
da quanto riferisce Plinio ( l. 33 , tap. epigramrna di [Marziale ( l. l , epig. 4).
lo ), si è, che anticamente la loro arit
metica non andava al di là di centomila ; di dederinl Supera’ deex'ea mi/u' millia
ed in forza della moltiplicazione di quel cenlurn ,
numero, formarnn eglino in aeguito un Dicebas, nomlum , Scevola , ficlug e.
più esteso calcolo: Non era: npud anti que: :
quos numero: ultra centnm millia: itnque Qualiter o vimini .' quam largo.‘ qruu"
e! hndie molliplicnntu" linea, al decie.r u! qua beate !
rlcnies eutcna millia aaepiu: dicantur. Rireruntfaciles , et tribuere dei.
Non si è brillantemente osservato queste Sordidt'or multo poat Imec toga , penula
parole che rendono ragione di un uso il pcl'lltr ;
quale a gran fatica fu inteso. Ci fanno eage Calceua est sarla lerque quaferque cute.
ennoccere che gli lvvrrb1 numerici decine, Deque decem plures aemper aervunlur
vini“, (,CII[ÌPI, ecc. furono destinati a oliuae;
moltiplicare il numero di cento mila. Ezplicat et mena: unica mensa duna ,
Non manca che di aggiungere cinque El Vejenlani bibitur /òrx cra.r.ra ru
zeri all'lfiprfiaiona propria ed assoluta di belli :
ciascuno di quegli avverbi, per avere la Ane cicer tepidum consumi‘ , et une
aumma dei .resterzj da loro indicati ; per _fbcus
esempio . l'espressione avverbiale In iris, o falla: alque in/icialor , eo
qun[er
dect'er ori/tic: indica naturalmente. (mallro mm‘ ;
volte dieci volte mille volte, (mia quattro Aut vive , aut decica, Scaevnla , raid:
volte dieci mille , vale a dire , quaranta u.
mula , 40,001) ; se a questa eapreflione
numerica si aggiungano cinque z»ri , allora Scevola, tu dicevi un giorno , non ce
avremo 4,ooo,ooo,ooo; lo stesso dicasi da. scudo ancora cavaliere , se gli Dz'i mi a
gli altri. vu.rero dato un millione di resterai , ola
SE“. (2949) SES.
come vivret'! con quanta magnificenza.’ in quo vîgt'nti (mimmi. millin) sealerlta
quanto sarei felice E Gli Dei compiacenti anni, Athenienst'um more: Vale a dire ;
hanno sorriso alla tua prece , e i tuoi vo Cesare dando un talento che contiene ven
ti furono compiuti, ma la tua toga nonè tiquattromill serterzj ad Asitu'o , il il“...
meno lucida; la tua casacca non è mi le litigava con tutti gli Ateniesi, gli dia.
gliore; e le calzatura è composta di pezzi se in greco: aggiungivi , o lcvtme , allin.
tre o quattro volte ricucrti; di dieci olive chè la somma non sia attica. Tali sono ,
tu un levi sempre parecchie; d'un so a mio credere , i principti sui quali lo sta
piatto, fai due pasti.‘ in casa tua mai non bilitu un sesterlr‘um di 250 denari romani.
si beve che insipido, e ordinario Vino; si alleghcrebbe invano che vigt'nti qua
un solo anse ti provvede di una minestra tuo!‘ millia rettertù~ non Ml una buona
di ceci, ed alimenta il tuo luoco.0 uomo espressione latina; mentre è lo Stesso che
Ills0 ed ingannatore ! Su via , o Savoia! viginli qmatnor se.rlertia , e arrone( de
o meglio vivi, o il loro rmllione agli Dei ling. lat. l. 8) dice : cum perventum es!
resutuisci. ad mille , uartum ubsnmrt singolare neu
Parecchi dotti, specialmente Etnico , trum, quo dicilur hoc mille denarium ,
Alviano , Ciaconio , c Gronovio hanno a quo moltitudini: fil "lilli" de’llflfld.
creduto che i Rornsni avessero due m0 Se questa spiegazione sembra ituttavia
nete di valore assai diverse , una chiamata duhbia, oppure se par certo esservi stato
seslcrlt'us , eguale al quarto del durato; un sulertt'um di 250 denari , si spieghi
l'altra sesterlium , eguale s dngento cin Quinto-Curzio ( l. 8 , num. 6 ) in
quanta denari. Quegli scrittori appoggiano un’: luogo in cui‘ trattasi della cou
la loro opinione a pt'll'tClpll rtranrdinsrj, In giurn dl Etmolno , e di Soslmlo.Volem
diverse 0 etc di snuchi autori hanno egli do Alessandro ricornpeusme alcune delle
no letto clic la mina , o la lira contenett sue guardie (erano i congturati) petch‘e
cento denari; trattsvssi d’ un peso della essendo state rilevate dai loro compagni ,
Asia sppellato mina talmudica; hanno nulladimcno erro esse restate in sentinella,
preso ciò per la lira romana, e ne hanno a ciascuna lcce date una gratificazione di
conchiuso che il denaro romano era di cinquanta .resterzii : Data sunt singoli:
cento di taglio per ogni lire , lo che non qninquaginta scsterlia Penso dunque che
ha mai avuto luogo. Hanno in seguito tro Alessandro non avesse monete {romane da
veto che il bulantt'on, o talrmtion , di dare ai suoi soldati,- nm qualunque siasi
cui è latta menzione nella favolosa Storia la somma che lece ad essi distribuire ,
di Apollonia di Time sotto i nomi Quinto-Curzio non l'avrebbe espressa per
di Se.rlertium curi , stslertittln urgenti , mezzo di quinquaginta sesterlia, ore a
era del valore di due lire e mezzo; don vene egli conosciuto il restcrzio del valo- I
de bano‘ eglino inferi") che il .rcslertium re di 250 denari, di modo che la parte
presso i Romani valesse due lire romane e di ciasc'3nn sarebbe stata di dodici, 500
mezzo , ma sembra che il bnlnntion altro denari. E ben più ragionevole di credere
non sia che la mina diMois'e , la quale era che il re facesse dono a ciascuno di 20
composta non già di due mine talrnudiche e dramme asiatiche. le quali corrispondono
mezm, ma di due rotoli e mezzo , di modo _a dieci lire otto soldi,e quattro denari di
che il balnnlinn non era che di 240 denari o Francia, 0 forse di dieci dramme attiche
dramme asiatiche e non mai di 250. L’ denari di Nerone 51 , t_/5 che fatr
imbarazzo in cui si sono trovati i dotti ri no 12 5 scslerz‘ , dieci lire di mo
guardo a questo soggetto, provieu dunque beta di rancia. Îina tale ricompensa
dallo sbaglio ch'esposi or‘ ora, ed ancora sembrami molto onesta per alcune ore di
dalla negligenza degli scrittori dell' anti tempo speae più dell'ordinario da alcuni
chili! , oppure da quella dei copiati : Ecco giovani , cui i re di Macedonia paterno
in qual modo Cicerone c Tito Livio in far frustate allorquando mancavano alloro
molti luoghi dicono , che il talento attico dovere. Sarebbe egualmente inutile di vo
contenea 24 sestrrzj i quali iu valore cor lersi appoggiare al ect;uente epigramtttl di
rispondono a 6000 denari , riputati e Marziale (l. 19 , epig. 75 ) .
guali a 6000 dramma attiche. Un al
tre scrittore ha ammesso la linea - roll’ Millr'a vigt'ntt‘ quondam me Gallo pn
espressione numerica XXV. Un terzo l‘ ha osclt ,
scritta correttamente , viginti t]trnluor se Elfatccr magni non era! illa mmtr.
slerlr'n . invece di viginli qttoluor millin Ann'ta abiz; di: quina dnói.r sr‘.tlerlin ,
snlnlin , ed è precisamente ciò che leg dtzit :
geni in AulrrGellio, in Priscinno, e nel Poscue plus vira est , qunm pn'us , illrt
seguente passo di Seneca (I. in ); Art’ "lilli.
nius . qui bellum cnm omnibus Attici: Jam duo pn.rscnli post sezlum "ti/lift
5vrrlmt , cum domani ci (‘aî'sar tnlcutunt, menu-m,
SES. (‘2950) SES.
Mille dabam numntm; noluit’accipere. rio.rì qtmm severi botti vin‘ lnuclubunl.
Tnum'rranl binne /òrsun , lrinueue Itll. Qucm cito secoli multi ertulcrunt corno:
lendae , prett'a ila Iii owz eorum denari: veneant
Aureolo.r ultra quatuor ipso pett't. quinti, ip.ri_fàetle quinquagent': , grex
Non dedimus , ct‘niul7l _]u.rrt't me mittere umtenarius finale quudragenn milliu se
nummos ,' .rteritt‘a u! tetldul , ut quidem Albutius
Sed viso est nobi: Ìtrtec quoque summa oiebat si in singuios, terno: ezigcret
gravis. nullo: , pu/ìci .re.rigeret pollo: , per/[ci
Spnrtula no: jun1't'l quadranlibus arida uragano porse. Questo pae50 prove l‘i.
cmtum: dentit'a del .rrstcrtium , e del sutertiu: ,
Hanc voluit, porro dirimu.r erre dalam. mentre è noto essere neresnrj qu-ttto se
ln/irius numquid potuti discendere ? .rfertiau per aggulgliare un denaro, e in
èet'l. qneeto luogo vi abbuognano quattro tester
Dal gratii : ultra dal milu' Gilla : tium per ragguagltare |l danaro medesimo,
nego : poiché dusenl’ì giovani pav0nt, cia=cuno
e cinquanta denari, formano 10000 denari,
Tutte le somme contenute in queato e cioè 40000 resterzj. Varrone nello stesso
pigramtna si vanno progressivamente di luogo llì ragione di dire , che un agnello
minuendo. La prima è di 2oooo sesfer‘z'; non ebbe giammai si gran valore.
le seconda di 10000; la irl'll è di 2060; t. 8351“. lino, nata in Sesto. _ Slot.
la quarta di 1000; la quinta è. di quattro Tcb. (i, v. 5.4’).
monete d'oro (aureus), che valgono ‘ 2. - Dama romana, celebre per la sua
l.oo .se.rlerzj ; la sesta di 100 se viitù, e pel ano coraggio-Fu elsa condan
iilerzj; e la settima finalmente di 100 qua Idtl.8 a motto da Nerone. - Tac. Ano.
dranti che valevauo 6 z/H scsterz'. Avrm~ 16, o. lo.
do Marziale fatto uso ‘ella parolla millia
' 3.- (Licinia ), legge dectetata l‘ an.
nell'espreelione della prima e della terza no di Roma 386, sotto gli auspic.i di C.
somma , ha creduto di potersi dupenure Liciuio, o di L. Sc.stio, tribuui del pop‘).
dallo Icrivel'll nell' espressione della secon lo. Km ordimva che per l‘ avvenire uno
da, ove questa pnt'alll lo avrebbe imbaraz dei consoli dovesse esule scelto il: i plebei.
nato per fare il vereo. ‘ - Legge decretata sotto gli auspi
Ecco a che si riducono le autorità che cii medesimi, pel regolamento di alcune
ci vengono prodotte PN‘ istahilire un se religiose cerimonie.
.rlerlmm , diverso dal sestcrltus. Che sia Sesru: (acque ). Presentemente Ai: cit
vi un aeslrrtimn di 250 denari o che sia t.à delle Galhe, ove Mario vinse i Cim
d‘ DOPO aggiungere col pensiero la parola bl‘i. Fu essa edificata da C. Sestio, e di
millia| tutta volte che e’ incontretà la pa venne celebre per le sue acque termali.
rola rrsierlt'um , i risultati saranno gli stes Tilo Livio Go. -Veli. Palerc. 1,0. 15.
fiî , e conseguentemente la questione non ' SESTILB, nome che gli antichi Rom;
si aggitetebbe che intorno alla dtll‘fteozr del ni davano al sesto mese del loro anno, il
modo per giungere al medesimo fine; ma quale incominciava nel mese di marzo. In
si è sempre ben contenti di conoscere la seguito gli diedero quello dell’ imperpdore
verità allorché desse chiaramente si pre. Augusto, in latino Augustu.r, da noi po
sente. Si può fare intervenire un’ autorità scia detto agosto
anolutamente decisiva sulla u0n esistenza ' l Ses1'run, moglie di Vilellio chela
d‘ un se.rtfrlium diverso del aeslcrtius, rendettu madre di due ligliuoli.- Svet. in
cioè quella di Varronc (De re rurtic. l. l"it.
3 , cap. 6 ) , il quale trattando della ma. ' 2._ Dama romana della stessa fa
niere di allevare i Pavoni, e del loro pro miglia della precedente. - Tac. Hm. a,
dotto, dice che Orlcnsio fu il primo c. 64. .
a far servire rifiniti uccelli in un pesto di ' I. Sesrtr.tn, governatore d’ Africa per
cerimonia , la qual con ben prato ii ie Romani, il quale ordinò a ("mio ti’ usci
ee talmente ricercare da tutti i grandi di re da quella provincia. Queli’ illustre pro
Roma, che 1' uovo di pavone. in Venduto lcritto rispose all' inviato del governatore .
cinque denari, e il pavone cinquanta , Dì al tuo padrone, che I.“ hai veduto
di modo che , da quinto rilerisce Albuzio, [Mario assiso sulle rovine di Cartagine.
uno stormo, composto di cento Pavoni -Plut. in [Han V
femmine, rendevo almeno quarentamila se ‘ 2.- lstilutore romano che fu preso
.rlerzj rupponendo a ciaacuua due pulcini, dei Pirati.
c aeuentn mila . nllord~iè eue Ile eveane ‘ 3.- Uno dei luogotenenti di Lucullo.
tre .- Prtrnur ho: (panama) Q. Hortem ' - (Ila-no ), poeta.
.riur augurali adjict'alt' mena p0ruisse di ' .-Ufliciale Romeno spedito nella
ctlur , quod protinur fuctum tam luru Germania. - Tue. Ht'st. 3, c. 7.
SES (2951) SES.
' i. Santo , luogotenente di Cesare, Riguardo ad una statua rappresentante
stelle Gallie. Sesto da Cheronea , riporteremo ciò che
‘ 2. ‘- Tribuno sedizioso, nei primi tem ne dice l'eludrtn Visconti (Vol.3, Mm‘.
pi della re ubblica. Pio Clemem. tao. 18.).
’ 3.- Lucio ), partigiani) di Bruto, (t La lisonoruia dolce e meditabonrla,
combatté alla battaglia di Filippi. Si con dic'egli, la coltura della barba e della
ciliò la stima e la confidenza di Augusto, chioma conrenerole ai tempi degli Anto
il quale lo iunalzò alla dignità di console, nini, molla somiglianza uelle parti antiche
a malgrado eh’ ei sei-basse tutto il rispetto del profilo con quello consegnetoci in una
per la memoria di Bruto. Orazio clr' era singolarissima greca medaglia edita dello
nel numero de’ suor amici, gli ha intitola Sport col nome di Stato, ci ltllln atto che
lo l‘ ode quarta del suo primi) libro. il ritratto presentatoci da questo bel mar.
‘ Governatore di Siria. mo possa spettare a Scalo di Clreronea,
' 5.- Primo console plebei’. celebre filosofo stoico, di cui Plutarco l'n
" 6.- Dittalore Romano. zio, e discepolo [Marco Aurelio. Più bel
‘ 7.- Uno dei figliuoli di Tarquinio. carattere di quello tramandatoci da questo
- V. Tasoousro Cesare del suo maestro, non può deside
" 1. Sesto, città del Cberaonneso di rarsi rrell' amico e nell'istitutore d'un
Tracia, alla metà della costa deli'lill_ spon grande. Quindi la cordialità di Illorco
10, dirimpetto alla città di Àbitlo. E del Aurelio verso Sesto non ebbe limiti, sino
ur celebre per gli lIIIJOI'I di Ero, e di Lean a chiamarlo e rende! giustizia lui medesi
dro. La principessa era rinchiusa in una mo suo tribnnalc.Qttindi gli onori profu
torre a Sesto; Leandro recavasi a visitarla si da‘ popoli che adornarono della tua im
da libido, e passava lo stretto a nuoto, ma magine la lor moneta,e n'eressero al pub
una notte fu sorpreso da orribile tempesta, blico i simulacri. Oltre il presente, un al
e vi perdette la vita. tro minore a Venezia, creduto el’figre di
Procopio riferisce che l‘ imperadore Marco Aurelio, ma che più probabilmen
Giustiniano fece edificare presso di questa le è quella di Sesto, son forse avanzi de
città una fortezza. Sesto non è meno ce gli onori che gli concibavenole una virtù,
lebre pel punte di battelli che si free co non meno che il l'aver del sovrano.
struire Serre, onde passare lo stretto che rr Questo celebre stoico, pago dI aver
in quel luogo non ‘e più largo di circa una l'armata la felicità deil' uman genere con
mezza lega. - V. Ambo. Val. di Sappi. un simile allieva, non si curò di giovat'l0
‘ 2.-Uno dei ligliuoli del Gran Pom con gli scritli suoi, 0 uesti almeno sono
peo. H I’. Pompeo, periti. Il I"ubrrzin ci Bruchero uomini
Una delle magnifiche medaglie d'oro, dottiesimi oltre ogni lode,assai leggermen
probabilmente fabbricate in Sicilia. ci pre te si son lasciati persuadere che siano la
senta da un lato la testa in profilo di Se ‘mm di costui alcune. brevi dissertazioni
sto tiglio di Pompeo, circondata di una spettanti a morale filosofia, che ai vedou
corona civica. ó'e.rtn meritava questa coro sopgiunte alle opere di Sesto Empirico;
na siccome lalvalOtr: ditanti proscritti che ma che son parto di un filosofo più antico
sveva accolti sulle sue flotte in Sicilia, e certamente di molti secoli.
che conservi: alla patria : il fluo nome ed si li panneggiarnento di quettl bella
i suoi titoli formano la leggenda dei due statua vedesi eseguito con diligenza, e con
lati MAGNIIJ PIVS lMl’eralor ITERuIn eleganza. Le parti della drapperia sono le
PliAliPeclus CLA.m: ET ()RAE MARI medesime che quelle osservate nelle statue
Trmae EX Senatus Consulto. u Magno il di Menaltdro e di ()sidipo, la tunica ,
pio, ( proclamato ) imperatore per la eecon_ cioe, e il pallio che formavano l’ abil0 Ol
da volta, comandante della flotta e delle dinario dei Greci; il raggruppamento dell’
coste del mare per decreto del senato, o uno e dell'altra e nuovo e grazioso: il
Una delle teste che sono sul rovescio e simulacro, sia per la rappresentanza, sia
quella di Pompro il Grande suo padre, per l’ artifizio, è degno d'esser osservato
e l’ altra, secondo tutte le probabilità, è anche in questa gran collezione,»
nella di Gneo suo fratello primogenito. ' 4.-(Empirrco), filosofo che viv€i
giccnme il [fluo augurale è inciso nel cam sotto il regno d’ Antonino, ed appartene
po presso alle testa del padre, il tripode va alla setta di Pirrone. Abbiamo un trat
de’quindecemur'ri altro azcerdozio, di cui lato scritto da lui, intitolato ' De iter/m
non veniano insigniti che illustri perso rum .rigni icalt'one, la cui migliore edizirr
naggi, 1': sul di dietro della testa di Gnu). ne è quel a di Amsterdam, stampata nel
' 3.-Filoaofo stoico, nato a Cheronea, 1 .
città di Beozie, fu il precettore di Marco l ritratto di queato fil ef-l'o si rode su
Aurelio e di Vera. Credesi ch’ei fosse di una antica medaglia. La sua [carina e
nipote di Plutarco.‘ la sua cnpgllufurn' sono di greca costume:
DÙ.MM ho
SET. (2952) SETÎ
intorno vi si legge: CEEC'I‘O NEPQ,A penuria della zelo, ne furono lungo tempo
(l Mitilenii onorano l' eroe Sesto Sul prive, e Vopiaco narra che Aureliano ne
rovescio evvi la testa di una donna colla ricusò una alla sua sposa, a malgrado del
leggenda : ®AA NEIKOMAXIE: MTTIA le preghiere di lei: non piaccia a Dio,le
(Flavia Nicomaclris: moneta dei Mitile disse, di’ io compri del filo a peso d'Oro.
nii Sembra che quella donna, d'altron 1 romani Storici non l'anno menzione che
de assolutamente sconosciuta, siosi distinta di Elo5abalo, prodigo abbastanza, per aver
pel suo rango e perla sua bellezza, od on portato un abito di seta senza mescolanza
elie pei servigi feudali alla sua patria. di sorti‘.
Visconti, Iconogrq/I Groec. Allorché il Romano impero, incurvato
1. San. una delle favorite di Marte, e sotto il roprio peso, in preda dei barba
sorella di Reso, ri, i quaisi divisero gli avanzi di quel va
' 2.-ln quasi tutta l'Asia, in Italia e sin colosso fra di loro, i Persi ritornarono
in parecchi luoghi dell' Europa si è l'atto padroni dell' Assirin. Soli l'ecet‘ eglrnn il
uso della sela pel tratto di molti secoli, commercio delle Indie; e Giustiniano,
senza conoscere la natura, e l’ origine di costretto di dichiarar loro la guerra, vedea
un si prezioso filo. Sia che i p0p0ll pres con pena non potere i Romani dispensarai
su cui raccoglievasi, dessero ai forestieri di suruministrar loro delle anni contro di
poco accesso nei loro stati, sia che, gelosi se stessi, per mezzo delle immense som
d‘ un vantaggio eh’ era loro particolare, le me elr’eglino cambiavano con le selerie.
rnesSero di vedersela rapire, una tale ri Qnell' imperatore ai persuaso di poter ri
net'Vl ha senza dubbio l'atto nascere quelle mediare a si innesto dissiparnento, stringen
tante singolari opinioni, che per lo spazio do alleanza cogli Etiopi.Spedi egli al loro
di 900 anni ci offrono tutti gli antichi au re un ambasciatore incaricato d‘ impegnar
tori. Gli noi hanno creduto che la seta lo, in riflesso della stesa: religione clr'rssi
forse il lavoro di una specie di ragno; al profeua'rano, ad unirsi con esso lui contro
tri hanno immaginato che fosse il prodot i Persi, e a servirsi della facilità che aves
to di un arbusto, e di una pianta, rome no i suoi sudditi di penetrare nelle Indie ,
il cotone ed il lino. Virgilio e Plinio per riportarne la seta, come faceauo i loro
erano di quest' ultimo parere. MI Adul vicini ; preferendo di arricchire il lusso
le Tazio ha superato tutti I suoi predeces dei Romani, piuttosto che i nemici del co
sorr,-scrìvendo che la seta era una finissi mune loro Dio. In tal frattempo, due mo
ma lanugine lasciata dagli augelli sugli al
naci recentemente arrivati dall' India .|
Costantinopoli, si presentarono all'impera
bari, edagl' indiani accuratamente raccolta
Quantunque le conquiste di Alessandro, mie, e gli proposeru un mezzo più sempli
e le sue vittoria contro i Persi, avessero ce onde far di meno dei Per-si , e degli
fatto conoscere le arterie nella Grecia, la Etiopi, il qual mezzo consisteva nell’istrui
loro origine non rimase però meno sepolto re eglrno stessi i Romani nell'arte di prepa
nella più profonda oscurità. lui/ano i Ro rare la seta. Giustiniano li rimandi: a Se
mani recaronsi eglino stessi a lavorm-ue rinda a prendere le flora di qnegl' insetti,
nell’ isola di Con; la loro ignoranza pun i quali divenuti bachi, non erano più su
Io non si diminui: si contenlarorr essi di scettibili di esser trasportati. I monaci fe
trarne una considerahile quantità dall'As delmente esep,nirono gli ordini dell' impe
airia, che pagavano a peso d‘ oro ,- e gli iadore, lecero schiudere le uova nel fieno;
Assirii non triilasciarono di naaeuuderloro, ne uscirono dei bachi, che ehi nutrirono
e le uova, ed i bar‘ltl. con figlie di gels0, e che piudussero della
L’ abitatore del Lazio, nato per le armi, seta in abbondanza.
e poco geloso di perfezionare le arti, ‘si Tm-jime di Bizanzio, il quale narra que
Otìcupò ciò nonostante dei mezzi d‘ impre sto fatto nella stessa maniera di Procopio,
g;tre colla minore spesa quelli IIICCI dei‘ aggiunge che essendosi i Turchi impadrcv
rata, piuttosto che recarsi net climi che la niti dei porti pei quali gli Assirii traevano
Vedeano nascere, e rapire il segreto agli dall'lndie quella seta ch'essi lavoravano
avari abitanti. Fabbrico egli per le [la con tanta arte e maestria e poscia vendes
vi1iose persone degli abiti di drappo me. n0 ed un prezzo si straordinario, credette
scolato con una metà dl seta (srrbsericunr), ro di aver privato i Greci di quel filo, di
e pi‘oib'i di portarne di quelli che fossero venuto alla sfrenato lor lusso cotanto ne
di seta intierarnente tessuti (holoserwum). cessario. Ma quale e quanta fu la loro sor
D. quella legge furono eccettuato soltanto presa allorché lo videro conosciuto e filato
le dame Che in tutti i climi sembrano a Cosbntinopolil Ne luronn ben resto
miei- i'.[m il cambio dalla loro lib:rtà col stabilite delle manihtture nella Grecia, in
lusso degli abiti, e culla acconciatura del Atene, in Tebe ed in Corinto. l".ue sum
upn Ciò nonostante per la sorprendente fl‘lilllslla|0n0 PLI’ lungo tempo tutte le .rc
SflîTfl (2953) SET.
ferie Ill'0ct‘idlnte sino a tanto che nel Presso di Selaln', lc0rrr‘l un fiume del
1130 Ruggero, re di Sicilia, ne istitu‘ruua medesimo nome.- Slralr.l.m - Pomp.
a Palermo, e un‘ altra nella Calabria. Quel Mel. I. a, c. (i. - Plin.l. 3, c.3; l. 19,
le manifatture furono dirette da opera] che o. r. - Catul. Ep. 12, v. 14; ep. 25, v.
egli stesso condono dalla Grecia di cui fe 7. - Sil. 11111. I. 3, v. 374.
ce quel principe la conquista nella sua spe Ss'rorrs, sacerdote di Vulcano, si fece re
dizione di Terra-Santa. d’ Egitto dopo la morte di Anisi.Fn Issa
n Si crede, dice IVinckelmann. (Star. lito dagli Assirii, e liberato da un‘ im
dell'Jn~ 4. r:- 5), di riconoscere l’ abbi mensa moltitudine di sorci che in una sn
glismento di seta sopra alcune pitture an la notte ruecc'lriarono le corde di tutti gli
tiche per la direraita del colore che appa archi ner'nici.Setone, in memoria di siffat
re sullo stesso panneggiamento , e che si lo prodigio, si fece innalzare una statua
chiama colore cangiante, come chiaramen che lo rappresentava portante un sorcio in
te si vede nel quadro, volgarmente chiama rnsno,pcolla seguente iscrizione: Il mio
to il matrimonio Alrlvbrandirto, e sulle esempio insegni a venerare gli Dei. -
copie delle altre pitture scoperte in Roma, Erodot. 2, e. 141.
e poscia distrutte, pezzi che trovlnsi alla 1 Sm'rrz. Questo numero era riguardato
Biblioteca del Vaticano , e nel gabinetto come sacro a motivo dei sette pianeti. Si
del cardinale Alessandro Alónnr'.Gliabiti innalzavano sette altari e s'immolavano
omllreggiati si veggono ancor più di fre lellfi vittime perché, dicessi, che il nume
quente in parecchie pitture d'Ercolsno,cu ro 7 area la virtù di far discendere i genj
me si è osservato nel catalogo e nell'ulti sulla terra.
ma descrizione di alcuni pezzi. Quel colore _2_- - Csm nnurrzr A TRE. La loro spe
cangiante delle stoffe, viene dalla superfi dizione è stata, presso gli antichi , il sfig
crc‘ liscia, e dal delicato riflesso della seta, getto di parecchi poemi. Antinmcn special
effetto che non può esser prodotto né dal mente ha scritto una Tebaide che presen
drappo, né del cotone, a motivo del vellu temente è smarrita. Non ci restano più che
tn lor filo, e della accol0mtta loro superfi le Fenicr'e d‘ Euripide, i sette capi dinan
cie; ciò vuole indicare Filosfrato, allorché, zi s Tebe di Eschilo e la Tebaide di
parlando del manto d'An/ìone, dice che Stazio.
non era di un sol colore, ma cangiante se Ecco in succinto la storia di quella
condo i diversi punti di vista. Gli Bulnri guerra ;
antichi ci lasciano ignorare se nei migliori Eteoclee Poliuice, figliuoli di Edipo
tempi della Grecia, le greche donne abbia avendo balzato dal trono il psdre|°t°. 0""
no portato degli abiti di seta; ma noi ve tardarono a disunirsi.Eteocle ricusò di ce
diamo quelle sorta di stoffa essere state dare il trono al proprio fratello, e Polini
conosciute degli artisti e che essi ne lian ce fu obbligato di fuggire.l’ortò ICCO lll
no rivestiti i loro modelli. Sopra parecchi collana ed il manto d'Armonia, cloni di
panneggiameoti delle pitture antiche , si Vulcano , ma a chi con tregiara somma
vede un colore cangiante particolare, un mcnte funesti.Si rifuggi egli presso di A’
rosso ed un violette , con un lurchino ce drnsto, ov'era in quell' istante pur giunto
leale, o un rosso nel fondo ed un giallo Tideo. Adrasto, riguardando quo‘ due prin«
nelle parti saglienti, oppure un giallo co cipi siccome quelli indicati dall'orncolo ad
me sopra nelle ssglienti. Quelle mezze tin essere suoi generi, diede la sua figlia Argin
te indicano delle stoffe sciare, ma tessuto in isposa a Polinice, e l‘ altra chiamata
in modo che il filo della navicella e quel Deilìle, la diè a Tideo , promettendo loro
lo della trama, erano stati tinti a parte, nel tempo sl€ttso direintegrarli nel posses
ciascuno di uno di quei due colori. Per so dei loro stati. Prima di tutto, rìsolvette
mezzo di siffatto artificio i colon s'illumi d'iutriiprendere la spedizione contro di Te
nano a vicende nel getto dei panneggiameu be, cui dnveano assistere tutti i principali
ti, secondo la direzione delle pieghe. La Argivi eroi, fra i quali furono specialmen
lana era la materia che più comunemente te nominati Adrano, Polinice, Tidco, An«
vicevea il colore di porp0rl,nu sembra es fiarao, sposo dclln sorella d'Adrasto, Capa
sere stato dato anche alla seta. ” ueo, figltuolo d'Astiuome, sorella di A
" Sento, città della Spugna Tarrngone draslo, e i due fratelli dello stesso Adra
se, situata fra la novella Cartagine e Sa ato, chiamati lppomedonte e l’nrtenopeo.
gunto. Silio Italico dice che nesta città Eschilo, Sofocle ed Euripide, in vece di
vantavnsi di fabbricare delle te e più belle Adrasto, nominano Eleocle, figliuolo d‘ lli;
di quelle degli Arabi , e di filare il lino in vece di Pnrtenopeo, ti liuulo (l'Atalan
tanto bene, quanto filavasi a Pelusio, città la, alcuni altri nominano eci5teoI fratello
d’ Egitto : d’Adrssto. Anfiarao predisse chela spedizio
Smtabis et tela: Arabum sprevissc superbo, ne non avrebbe sortito vermi felice succes
El Pelu.riacn filum componere lino. so.( V. Autismo ). La prima disgrazia av
SET. (295 6) SET.
venne nella foresta di Nemea (V. lrsrrnu, mena, e pone presso di lui dei lini, ed
Ancuersoso ). Giunti a Tebe , s ediron e altri vasi preparati per la vendemmia. l
glino Tideo nella città come am scisdore moderni lo dipingono di ridente viso, 00
( V. Trono ). Avendo Eteocle consultato II ronato di pampini , vestito di porpora, a
divino Tiresia, riguardo a ciò ch'ei dovea motivo dei magnifici suoi doni; parlando
fare per la difesa della città, ebbe per ri: ‘da una mano il segno della bilancia , per
sposta esser d'uopo che uno dei Tebanr ché I‘ equinozio di autunno in questo mese
si sacrificasse pel bene della patria. Mene riconduce I‘ eguale divisione delle ore fra
ceo, figlio di Creonte, venne dalla _sorte il giorno e la notte,- dall’allra mano ha
rescelto
Ilni padre al
di sacrificio. Invnnn
opporsi all’ tentò di
esecuzione li un
dl egli un cornucopia pieno di grappoli d'uva,
di pesche, di pere , ecc. Un lanciullo che
tal destino. Il giovane Menesco volontaria sta pigiando I’ uva , ed una pergola, indi
mente
poeti sono
dall' discordi
alto dellenell'
muraeunmerazioue
si precipuo.dei cano la ricchezza principale di questo mese.
Uh. Amiurrr per csrattrrizzarlo, ha tap.
militari avvenimenti di quella guerra. presentato Vulcano assiso su di una incudi
Secondo Eschilo ed Euripide la città fu ne , sotto di un padiglione sostenuto da
assali“ immediatamente dopo la battaglia due colonne cariche il‘ istrumenti di fuci
ch'ebhe luogo sul fiume Ismeno. Allora un; più al basso evvi la salamandra, ed
idue fratelli combattono insieme e gli alcuni ciclopi stanno l'abbricand0 le l'olgort
Argivi alla fuga si abbandonano. secondo di Giove. (ali elmi, le curano, le bombe,
Stazio, gli avvenimenti succedonsi nel se i mortai , ecc. , ne sono gli attributi.
guente ordine: Il 1. giorno, Anfiaraoèon ' Il mese di seltembre , nel calendario
ghinttito dalla terra, e gli Argivi si ritira di Romolo era il aettrmodrll'anno,clie in
no. Il 2., Tideo, da principio vittorioso, e cominciava all' equinozio della primavera ,
ceci: vinto ed ucciso da Mesualippo. II ed era il nono, cominciando sia gennaio. Il
E. , le due armate si battono eull' Ismeno. Senato romano volle che questo mese si
Ippomedonte e Parteuopeo, col loro valore chiamasse Tiberina , in onore di Tiberio;
giorno, Meneccoedsiambidue
si distinguono, 1mrn0la periscnno.
per la salvezza
Il ma quel principe, si 0 pose: intercenr't
ne merm': september rberirrs vocaretur.
di Tebe. si di l’ assalto alla citt‘a; Capa Domiziano il fece chiamare Grrmunicus ,
neo, scalando il muro, rimane ucciso dalla per onorare la vittoria da lui riportata con
folgore. Gli Argivi si ritirano; i due fra tra i Germani; il Senato lo chiamò Anto
telli vengono a singolar certame , e ambi nino , in memoria di Antonino il Pio :
due periscono. Nella notte seguente gliAr Comodo lo (Illst! Hrrculeus‘, in onore di
givi levano I’ ssiedio.l)e' sette eroi dell'ar Ercole , e I'imperadore Tacifo volle che
grvo esercito, Adrano solo, grazie alla ra portasse il proprio suo nome , perché era
pidil'a del proprio cavallo Arione , giunge egli nato e stato eletto imperatore in que
a salvarsi.l Tebeni nvean pur essi sette e sto mese. Da principio, secondo l'istituzione
roi da o porre agli Argivi, cioè Melanippo, di Romolo, avea trenta giorni ,- Nume lo
Attore, Izolil'onle, Megareo, Ipperbio , La ridusse si ventinove, e Cesare al primo
stene ed Eteocle.Nel combattimento dato suo numero lo richiami). Le sue lune ca.
sull'lameno, i figli di Astaco,chiamirtiMe deano nel giorno 5, e gl’ idi nel 13.
nalippo, Ismaro, Leacle ed Anlidico, per Presso gli Ateniesi questo mese chiama
valore più di tutti si distinlero; quella vaai boédromione, a motivo delle feste
funesta s edisione lini col seppellimento dette boerlromia , vale a dire, le feste del
degli eroi. Creonte che del trono di Tebe pronto soccorso , istituite onde perpetuare
erasi ìmpsdronito, proibl di rendere glie la memoria del pronto soccorso che un Ii.
strerni onori del sepolcro agli argivi mor glio di Sento avea portato agli Ateniesi
ti in battaglia , e condannò Antigone al eh‘ erano vivamente investiti da Eumolpo,
supplizio per aver dato lepollurl al proprio figliuolo di Nettuno. lMaeedoni lo nomi
fratello Polinice. Adrano ai rivolse allora navaoo Hyperboretanus.
agli Ateniesi per implorare il loro soccor Le feste romane di questo mese erano le
lo. Questi costrinsero i Telrani a permet seguenti : nel giorno 3, aveano Ill0 o le
tere che tutti i morti fossero seppelliti. dionisiaclre, o le vendemmie; nel , i
Questo tratto d’ umanità dlTeseo, a quel giuochi romani per lo spazio di otto gior
l'epoca re d’ Atene, forma il soggetto del ni; nel 5 ,i grandi giuochi del circo per
la tragedia d’ Euripide, intitolata : Le sup cinque giorni; nel 20 , la nascita di Ro
plicnnti. molo ; nel 30 finalmente , le nrrditrr‘nalr'.
Se‘r'ressbltll (Icnnol. Vulcano era il ‘ Ss'r’rsiflrltt EPIJLOI! , ministri sacri,
Dio tutelare di questo mese. Le sue statue istituiti presso i Romani, per preparare i
lo rappresentano quasi ignudo , avente sol sacri banchetti nei giorni solenni. Il loro
tanto sulla spalla una specie di manto. Au numero variò. Da principio furono tra
sonia gli fa tenera una lucertola che si di poscia setta , indi dieci. - V. Erosoas. ,
SET. (2955) SET.
1. Se’rrss‘nuosts ( Iconol. ) , il vento prendesse il nome dal pianeta che coman
dii Nord. Gli vengono dati i medesimi li dava alla prima ora. Quindi è stato chia
neamrnti che veggonsi a (lauro,- il vento mate giorno di Saturno, che è il nostro
del Nord Ovest, vale a dire, un abito sabato , quello la cui prima ora era sotto
impelltcciatn, una lunga barba e l’ esteriore il comando di Saturno. La seconda ora,
della vecchiaia; iris non ha com' esso , era per Gi0v’ , che segue immediatamente
niun vaso nella mani. Il Settentrione si Saturno; la terza, per Marte; la quarta,
potrebbe esprimere per mezzo di un Lapo pel Sole ,- la quinta , per Venere; la se
ne , bene rmpellicciato , e di brina e di sta per Mercurio , e la settima , per
nevi ricoperto. Altri lo rappresentano sotto la tana. Dopo di che l'ottava ritorna
la figura di un uomo di matura età, ben va sotto l‘ autorità di Saturno, e seguen
fatto della persona, vestito da guerriero, do l'ordine medesimo, aveva egli ezian
coperto d'armi ed in atto di por mano alla dio la quindicesima, e vigesima secon
spada. Porta egli una ciarpa turchina , con da,- la vigesima terza era conseguente
li tre segni celesti che sono sotto il zo mente sotto di Giove, e la vigesirna quar
diaco. la, vale a dire, l’ ultima di quel giorno,
‘ 2. - ( Septentrt'o ). Era il nome che sotto la denominazione di Marte. In tal
davasi per tscherzo ad una certa specie di modo la prìm' ora del giorno seguente
mimi o danzatori. Caylua ha fatto incide cadea sotto quella del Sole, che dava per
re, dietro un bronzo antico, la rappresen conseguenza il suo nome a quel secondo
tazione di tal sorta di mimi, la cui attitu giorno. Seguendo l’ ordine stesso, I’ ottava,
dine ed i gesti sembrano sommamente co la quindicesima e la vigcsima seconda, tutto
al Sole appartenevano ; la vigesîma terza a
mici. Le specie di castagnette che essi ten
gono fra le mani , punto non somigliano Venere , e l'ultima a Mercurio. Quindi_
alle nostre; probabilmente eran latte per in seguito di ciò, la prima del terzo giorno,
marcare la misura, e aerviano di norma ai apparteneva alla Lunn, motivo per cui
movimenti d'una danza che di sua natura quel giorno chiamavasì giorno della Luna.
d0vcva esser ridicola. Questo mimo è la forza di una tale disposizione trovasi il
nudo , non ha che una ciarpa intorno alle nascere, ed il necessario seguito dei nomi
anche , la quale è annodata sul fianco. La dei iorni della settimana , vale a dire,
calzatura non è che un semplice supino peri: lè il giorno del Sole ch'è la domenica,
che sembra non aver cucitura di sorta; la viene dopo quello di Saturno che è il sa
punta al di sopra del tallone risale bastan bato; il giorno della Luna , dopo quello
temente , e il davanti si abbassa sui cor del Sole, ossia il lunedì dopo la demoni.
doni che lo tengono fermo La denomina ca; quello di Marte , dopo qtiello della
sione di settentrione data dai Romani ai Luna, ossia il martedì dopo il lunedì , e
mimi o danzatori , vestiti in tal guisa, è. così proseguendo sino al sabato.
usata in parecchie iscrizioni , specialmente SI'I'1'IMIAIO , soprannome di Giano ,
a Antibo , ove Cay‘lus (Antic. tom. 2) preso da un tempio che gli venne innal
ha €0piato la seguente : D. M. pueri se zato da Settimio-Severo.
plemtrionis nnnor. Xll qui antipcllim. ' I. Se'r'ristto ( Tit. ), cavaliere romano
tlzealro Biduo sultauit et placut't. celebre pel suo genio poetico. Comrose e
' Sit'r'mttsua. Egli è un tempo con osta gli delle odi e delle tragedie , go etto il
di sette giorni. Diane Cassio ( Star. cm. favore d'Augusto, e fu amico il‘ Orazio
c._3 ), pretende che gli Egtzi siano stati i che gli intitolò la sesta ode del secondo
pt‘lmi a dividere, il tempo in settimane; suo libro.
che una tale idea fosse stata ad essi sommi " a. - Centurione condannato a morte.
nistrata dai sette pianeti, e Cl.'essi ne a - Tac. Ann. I , c. 32.
veasero trattoi sette nomi della settimana. ' 3. - Poeta latino nato in Africa. Fra
In ciò, almeno, gli antichi non hanno le le molte sue opere, compose egli un inno
guiio nel loro ordina la disposizione dei in onore di Giano. Di questo scrittore non
cerchi dei pianeti; imperocchè un tal or ci restano che undici versi.
dine comincia da Saturno, Giove , Mur ' - (Cetra) (V. Gz't'A Avvi un
te, il Sole, Venere, [Mercurio e la Luna. busto stimabile, perché. rari e pochi se ne
Avrebbero dunque dovuto disporrsi giorni trovano nei più celebri Musei, benché cin:
della settimana, incominciando da sabato, que no porti l’/Ildrowtndi , uno de'quali
giovedì, martedì, domenica , venerdì, mer nrrà forse questo medesimo. Tuttavia si pub
coledì , lunedì. Non è facile di scoprire la dire che Il numero sia scarso, trattandosi
ragione che ha dato luogo a siffatto disordi di tutta una Roma , e non solo dc'lnogbi
ne: ecco quello che d'ordinarin si add ce. pubblici , ma di tutte le case private. "
Dicesi che avendo gli antichi sotto essi cercate minutamente , come fece l' Al
i giorni, ed anche le ore ad alcuni domi drovartdt's e per di più in un tempo che
nanti pianeti, si può credere che il giorno Roma era più ricca d‘ anticaglie, senza Colat
SET. «2956) SEV.
plh’llllil'te, che non è la presente, quando una le elude di Roma portando la testa di
quantità immema n'è andata dispensa per Grucco sulla punta d'una picca.
tutta l‘ Europa. lnoltre, essendo la testa di ' Saura , quarto di tal nonne , re degli
Gela facile a scambiarsi, non avendo Legni e Odrisii , popoli di Tracia che abitavano il
caricature tali che facilmenle la rendono paese aitualo fra Abtlera e l'lstro. Secon
distinta da tutte le altre , e al tempo do l‘ opinione di alcuni dotti scrittori, que
dell' Alrirovandi non’ ci easendo , come sto re fu contemporaneo di Filippo V ,
una, tanta perizia di sil‘iatte cole , può liglinolo di Demetrio. Non si hanno noti
essere che alcune di queete cinque teste , zie precise intorno alla vita di quealo prin
che egli credi: rappresentare Settimio Gela, cipe, se non le che regnava egli sugli (J
fossero ritratti di qualche altro pel‘aonaggin drisii,a parteggiava con Roma. - Tito
antico. Cena fu molto amato non solo dai Livio l. 42.
loldali che gli diedero il lIl."l0 di Cesare _ Una medaglia antichissima offre il ritrat
Gelam qunque minorent [ilium (cioè di to di questo re. Un cordone cingegli il
Severo ) , (JAES/llllihl dizerunt, come si capo a guisa di diadenni. La lis0n0min, se
legge in Sparzr’ano, ma anche da tutto condo gli anliquar] , è veramente del ca
il popolo per molte buone parti che pone rattere di quelle indicanti un principe bar
deva , la quali rammemora lo stesura scru baro. Il rovescio dell'anzidetta medaglia ci
tore , dicendo: Fuit in littelis assegnan dà il nome di Sente {ET ®OT, ed il ca
dia cl lena: veterum seriptorum , et pa valiere che ne forme Il tipo, è una imita’
Iernarum etiam sententinmm memorzjìa zione dei ti ii macedonici, e particolarmente
tri semper invisux; metri amaòilior quam di quelli c e si hanno sulle monete di
_/i‘alcr; subalbe lumen cannrus. E per que bronzo del re Filippo V, suo contempo
alo lorse furono coniate molte medaglie , raneo. - Iconogr. Grec.
che si trovano comunemente , in articola S.ucva DIA , la Dea crudele , Diana ,
le d'argento , come dice il [Xii/luni : onorata in Tauride per l' elfusione del
Ifjus nummi primne magniludinis rari sangue.
sunl, secnn:lae , triti, et vulgarcx. li in ' 1 SB\'P.RA ( Giulia Aqnilia ), dama
un altro luogo : Getae nummi exiargenlo romana , cui l’ ini erainre Eliogabalo fe
nbvii, e: auro inler rariores collocandi. ce alla sposa , e c e ben presto ripndiò ,
Si trovano pure de'medagli0oi , su cui sebbene l'osso ella di bellezza, di grazie
meglio si può (ore il confronto di questo e di spirito assai dotata.
busto, che infatti ad cui corrisponde per ‘ El. - ( Valeria }, moglie di Valen.
fettament0. Uno di metallo giallo, con te‘ Iiniano , e madre di Graziano, celebre
ala di Gela Cesare senza corona , si con per la sua avarizia, e per la sua ambizio
serva nel Museo Carpvgna , apiegato erm ne. L’ imperatore dopo di averla ripudiata,
ditamente al suo solito dal ICIIIIIOI' Buono la ripigliò. Contribn‘i essa co’aaggi suoi
rotti: uno nel Museo della Cei‘toaa,pauato consigli ad assicurare il trono al proprio
adesao in quello dell'imperadore: e uno figlio.
in quello ile’ signori Pisani, ma tutti greci. ' 3. - Moglie dell'imperadore Filippo.
Uno latino ‘e nel Museo Fiorentino che SEVERI, ossia le Dee Severe. Cfedeei
meritarncute il celebre aignor Proposto che l'onere le atesse che le Furio , perché
Curi , da nnmerarai tra‘ primi antiqnarj rappresentavanai coi medesimi attributi.
del nostro secolo , dice essere crimine ra Sevetu't'a' ( [colto]. ) lo RI/Ill è deasa
rilutis , et elegantiue. Ne è maraviglia una donna vecchia , veutita cl’ abiti reali ,
che fossero coniata tante medaglie in suo e coronata d’ alloro , tenendo da una me
onore , benché fosse odiato a morte dallo ‘no una scettro in atto di comandare, e dal
tmperat0r Antonino Caracalla ano fratello, l'altra uno zoccolo nel quale è lìlto un pu
cb- l’ nmrmzzò, perebè dopo averlo ucciso gnale, simboli di fermezza,e d'inl'lcssibilità.
permise lino che col solito empio rito, fos Gnu/rin , invece dello scettro , le dia il
se deilicato, come acrive Sparziano: De. fascio dei Iittori romani, le cui verghe
que cum inlcr divo: Iclulit, atquc idea ut sono slrp,ate , la scure innalzato eta in atto
cumqru’ refliil cum fumo in gratiarn par di percnotere, la sua veste è di color
ricida , volendo in qualche‘ maniera ed“. Violetto , che tende al nero. - V.lllcorrx.
‘lui il biaaimo e la mala voce in che e“ " I. Stavano ( Lucio Settimio ). Allor
lncorao, a cagione di questo crudele e in cbè dopo la morte del virtuoso Perlinacc,
fame fatto. Il ano padre Severo gli avca trucidato dai pretnriani, cui volea egli di
sCiplinare, DidimG'iuliano ebbe compra
ezialadio fatto erigere una statua di bronzo
come ai In nel compendiatore di Dionc. - [U l’ impero vergognosamente posto all'in
film. Capitol. canto, da tutte le parti insoraero degli
’ SETTHIULBJO ( L. ), partigiano dl altri pretendenti , dei quali il meno degno
Caio Gracco , ai lasciò corrompere dii crane però sempre meno indegno di lui.
()ju'mio , ebbe la vilt'l di passeggiare per Pucennio - Ntgro nella Siria ; Albino
SEV. (2957) snv.
nella Bretagna ( 1' Inghilterra ), Severo vi punto di meno ; tutto pretedea, tutto
nell'lliria lilli-"10 proclamati dai rispettivi pcnetrave, e pensava il tutto. Annt:o gene
loro soldati. Severo, siccome il più vicino roso, pericoloso nemico, d’ altronde cattivo
a Roma, in il primo ad artiv'arvt; Didia politico, poiché era egli turbo e_crudele.
Giuliano avendo tentato invano, prima di Tale e un diptesso è il giudizio che ne
frastornsre , e corrompere la sua armata , porte Diane-Cassio il quale aggiunge , eb_e
poscia di farlo assassinare , lini cnll'olliir Severo una più inclinazione , che disposi
gli di associarlo ell' impero; ma incontrò zione per le scienze. l:li passava per molto
un rifiuto. Ben presto da tutti abbandonato dotto nell' astronomia giudilttttta, che l
fu egli ucciso l'anno '93 di G. C. Seve Romani, secondo Tacito, hanno sempre
re entrò come in trinnlo e Roma. ed inco condannata , e sempre stndmta.Queslo im
rnint:tò a vendicaxe la morte di Pertinuce. peradore era eziandio commendevole per
Sped't ordine ai pt'etot'isni di portarsi ed vsntaggi esteriori della persona; la natura
incontrarlo seu1.’ attui e cogli abiti che essi lo avea favorevolmente trattato; gli evea
portavano nelle solennità in cui accompa dato un robusto corpo, un’ arte angusta e
gnavsuo gl' imperadori. Si presentano egli’ venerabile, ed una aonorne piacevole voce:
no con rami d‘ alloro in manot; il nuovo Restavaugli a combattere dei concorrenti
più formidabili del vile Didw~Gtulmnri~.
imperadore li fece dalle sue truppe Cll'ltnl‘l'
dare ; e salendo sul ano Il’llntlualfl, con Negro , tre volte vinto , Su preso ed ucci
severo tuono , e con irritnto setnbiante , ciso nell'ultima battaglia che in data ‘alle
rimprovero loro il parricidiu commesso nel urlo di Cilicis, nei dintorni della citta di
la persona di un gran principe , dl un ve. "0, Ove Dario era stato altre volte vinto
narrando vegliattlo, ed Il delitto d’ essere da Alessandro. l\’egro, fuggendo ‘verso lo
stati i pllllll a porre a un vile incanto lo Eultate , fu raggiunto dal vincitori che gli
inestimsbil prezzo delle virtù dei loro troncarono il capo , e I Severo lo postero:
padri, in una parola , l'impero. Accordi: no. Questi fece morire anche la ‘rnoglte , I
loro le grazie della vita, tranne quelli che figli, tutti i congiunti e gli annct di .i\e
personalmente sveano avuto parte alla mor gru; ma siccome anche nelle pnt odrose
te di Pult'nace; tutti li degrado , ordinò sue crudeltà, mescolare egli talvolta\qunl-_
a tutti di abbandonare i loro cavalli, e che tratto di grandezza, cosi lucro egli
tutti i contrassegni della romana milizia. sussistere in Roma un’ iscrizione latta Il‘
Secret eglinn di cavallo e [mono spogliati onore di 1\'e m. Voglio, diss'egli, che n
persin della tunica. Quel sedninso e indi conosca qualenemico ho io vinto. _
sciplinato corpo dovette in quella circo Albino , altro pretendente,pernglt l'or
stanza sottomettersi ed una contusione che midsbile e segno, per discendere a con
ave-a egli di sovente meritata. Seueto li te riguardo sino alla |Jlù pulida disstmultmn
legò tutti alla distanza di cento miglia da ne. Lo adattò , lo nominò Cesare, ‘e Allu
Roma, colla proibizione , sotto pena della Ito, pago di quel titolo, e del secondo po
vita, di avvicinarvisi Uno di quet preto Iln , nulla più contr.cslavà a Severo;Que
riaui In seguito dal proprio cavallo, a mal sti fece quel titolo di Ceslre dal btnato
grado di calcio che tentarono d’ impedirlo: confermare, e a quanto aver: egli fatto ‘per
quel soldato, o per evitare qualunque ao Alórnn, vi aggiunte il tratto di far cotture
lpel.to di eoonivenzn, o per non avere suc delle medeghe in onere di lui; gl'mnnl
cessare al possesso ili quel fido animale , ti) delle statue , e lo nominò console. Fu
ebbe il coraggio di ucciderlo, ma nello con esso prodigo di onori e di buoni trat
istante medesimo se stesso) pure privò di lamenti sin a tanto che dovette cnmloaltete
vtta : con lVc‘gro. Ma nel tempo stesso in cut
egli trattava in tal guisa Albino, e mentre
. . Neque ent‘m, fortissime, credo scrivergli delle lettere piene di prolestedt
Ju.ua altura pali, aut domino; dignabrre amicizia , i suoi etnisnrj per di lui ordine
Ì'eucros‘. tentavano di usassinerlo o di avvelenrnlo.
Alcuni di essi essendo stati arrestati 0 po‘
Severo era nato in Africa, nella città di eti ella tortura per legittimi sospetti , tutto
l'.epti , l'anno di G. C. 11.5, 0 t/|(i. Suo il complotto rivelarono. Albino IPÎ_' Il‘
padre chiamavasi Il]. Settimio Gela. e la "echi , e si vide obbligato d’ armarsi per
madre, Fulvia Pia, era sorella di due la propria dil'estt , imperocclnè i successi
consoli. Fu eesn stesso questore , tribuno , dell’artifieiosa politica sempre finiscono col
proconsole, Col-sole , era egualmente abile la diflidense e colla guerra. Severo alle.
alla guerra e agli allitri, ed eccoppiò la ca ll"|d0 Illora l’ingt'ntitntline di (Itlell'4lbl
pacit‘a al valore , e la prontezza dell'esecu "0 ; colmato di tanti anni benelizj , rtvmò
1.inne a quella delle viale: un colpo d'oc l’ adozione , e le’ proclamare Cesare Bos
Chio meegnavagli ciò che si dovea fate , e " fan": Suo primogenito , vale il dire , Cu
per esso , fra il vedere e l'agire, non era Iucallu, sotto l'amato nome di [Ìlarcvdu
SEV. (2958} SEV.
relio-Antonino; Albino lecesi di nuovo volca persttfldetsi che le prescrizioni di
proclamare imperatore , e la guerra tosto Il‘lario avessero trascinato quelle di Silla ;
si accese. Diane ne riferisce un singolare che la rimembrttnza di quelle di Augusto
incidente. avessero anche molto tempo dopo , dato
Un uomo poco conosciuto , chiamato luogo a dirci congiure contro la sua per
Numerr'auo, passò nelle Gallie , divenute sous; che la sola IUI clemenza riguardo
allora il teatro delle ostilità; si annuncia e Cinna, averne posto fine a quelle cospira
va come un senatore del partito di Severo, 1.i0ni ' che Cesare fosse stato assassinato,.
e da lui incaricato di far delle leve di non gut a motivo della sua clemenza , che
soldati ; ebb' egli quindi un campo volan solo lo avea per qualche tempo difeso, m.
te, col quale vautaggiosamente servi Seve erchè avea egli distrutta la repubblica .
m, hattctte un corpo di cavalleria del a libertà, cara cotanto ancora ai cuori
partito di Albina. Severo tstrutt0 di sil romani.
latto vantaggio , gli scrisse una lettera di Caracalla, primogenito di Severo fe’plauso
ringraziamento e di lode, e di fatti gli a tutte le crudeltà di lui verso di Gela, fra
diede la commissione di cui erasi egli già tello di Caracalla, ma assai di lui rltverso so
detto incaricato. l\'umeriano riportò anco ttpirando dicea : Tutti que'avenlurati non
re dei più brillanti vantaggi. Termiueta la hanno dunque parenti ?-1Ve hanno molli,
guerra , si recò egli presso l'imperatore , gli venia risposto ;-Quanle persone.sog
e si diede a conoscere; non era egli al giungeva egli, stanno dunque per a_fllig
trimenti un senatore , ma un semplice gersi della nostra vin ria l diss'egli e
maestro di scuola , che altra smania non 1.iandio a Caracalla: Se tu in tal guisa
avea avuto fuorché quella d‘ essere impie uccidi tutti , un giorno uccidcrai il pro
gato alla guerra , e d‘ acquisterai della prio tuofrutello. Di fatti lo uccise,e tentò
gloria; ricusò egli le ricchezze e gli ono di far lo stesso col padre. Trovandoiti un
ri che per ricompensa gli offri Severo ; e giorno in Bretagna alla Presenza delle ar
nella sua oscurità rientrando, andò a pas mate , Romana e llretons , come s‘ egli
stato il resto dei suoi giorni alla campa avesse voluto portare in trionfo il parrici
gna , ove ci Visse con una mediocrissirua dio, sguainò la spada , e parve in atto
pensione. di ferire il proprio padre nelle spalle;
Lo sventurato Albino fu vinto alla bat un grido d‘ orrore s‘ innalzò ueglt natanti,
taglia di Lione, l‘ anno 197. Gli uni di e lo rattenne; Severo si voltò indietro ,
cono che per disperazione e‘ uccise da se vide l'tgnudo brsudo nelle mani del fi
stesso; gli altri eh’ ei fn preso e che gli glia , dissimulò e si tacque. La set'1 es
venne troncato il capo : quello che è l'ttor sendosi posto a letto , fece domandare il
didubbio , si è , che quella testa fu da figlio , e alla presenza del celebre giuro
Severo spedita a Roma con una lettera consulto Papiniano e di Carlo, uno dei
fulminante per coloro che avessero o fa suoi più lidi servi , gli presentò una spada
vorito o abbracciato il partito di Albino , dicendo.- Pere/tè disonornrti con un nar
ed i cui numi erano stati da lui trovati fra rt'cidio in faccia di due armate.’ se m
le carte stesse del suo rivale. Vi mando mi d‘ uccidere tuo padre, qui non avrai
questa testa , llils' egli , nf/ichì: veggiate che due soli tcatimonj.
ciò che costa 1' ofl'endermt‘. Esercito egli Le legioni, sollevate da quello stesso
più crudeltà ancora sui parenti e sugli a Caracalla , lo proclamarono imperatore ,
mici di Albino, che sopra quelli di Ne e voleano deporre Severo, siccome dalla
gru. Una delle deplorabili vittime di tua gotta indebolito ,- aveva egli di fatti la get
vendetta , gli disse: Severo; fu pnlevies tu ai piedi, ma il suo spirito tutto con
ser vinto , tu potevi trovarti nel mio po servava il primo vigore; fa tosto chiama
sto ; e allora avresti desiderato d'incon re i tribuni ed i'Centut’ioui che non et‘an‘
{rare un più umano vincitore: « S’ io mi si opposti alla ribellione , fa loro troncare
fossi trovato al tuo posto , rispose Severo, il capo , e facendo grazia soltanto al pro
avrei tollerato ciò che tu stai per soffri prio figlio, gli dice: Impara , o giovine
re. n Cosi saziava egli le proprie vendette ambizioso , che la testa è quella che go
senza veruu rimorso; le giustificnva di verno , e non i piedi.
uanzi a se stesso collo necessità d‘ impedi Severo negli ultimi tempi del viver suo,
re che la Speranza del perdono non ren-' fece con vantaggio la guerra contro i Bre<
desse più facili e più frequenti le rihel. toni; ristaurò egli il muro che avee fatto
lioni; facea plauso Il /Vlario, e Silla, costrr re Adriano onde reprimere le incur
Id Augusto per aver eglino provveduto al sioni dei Bretoni settentrionali. Dicesi che
la loro sicurezza, dicea , con utili atti di ad ogni miglioîdi [distanza , eremi delle
rigore; di fatti, aggiunga , Cesare in for torri , e fra ciascuna di esse , trnvavavsi
1.: dell’ imprudente sua clemenza , è stato dei tubi di bronzo che dali’ una all'altra
il movente della propria sua perdita. Non portando il più piccolo st epit0 , avverti
SEV. (2959) SEV.
vano le guarnigioni ivi rinchiuso , le qua gnosi tra busti di marmo di questo impe
li con tal mezzo poteano tosto unirsi, e rotore. La sua statua con corazza , palllada
al biwgno vicendevolmente succorrerli. mento, e psrazonio, era alla Villa Albani,
Severa ebbe tnrto di perseguitare i Cri e presentcmeute trovasi nel Museo francese.
stiani , molti dei quali sotto il regno di Vaillanl.‘ non riporta alcuna medaglia
lui soll'rifono il martirio. della colonia di Lsodices sotto di nesta
Severo cessò di vivere a Yorck nel cor impersdore. Ve ne sono parecchie i un
so della sua spedizione in Bretapna l'un volume che si avvicina a quello dei meda
no ma di G. C. Credesi che egli abbia glioni sui quali veggonsi le teste di Severo
volontariamente ablire\iati i suoi giornt , e di Giulia, sua moglie, attaccate insieme.
ma già da lungo tempo ci sentiasi morire. I medaglioni latini di bronzo di questo
Biconobbe allora tutta la vanità di quelle principe sono molto più rari dei (netti;
umane grandezze che egli aveva ricercate imperoccltò di questi ultimi se ne conoscono
ed ottenute. Dicesi che negli estremi mo sessanta , o ottanta differenti.
menu , esclamò egli: sono stato tutto ciò Nel palazzo Bsrbsrini di Roma , si vede
che può essere un homo, ed ma m’ aw! - una statua di bronzo di Settimio Severo,
go che gli onori sono un nulla. VOI e le cui braccia ed i piedi sono moderni.
vedere 1' urna che doveri contenere le sue re Fabreltr' , dice Winckelmann ( Star.
ceneri : Piccola urna, diss’ egli , tu stai dell' Art. 1. 6, cap. 4 ), sembra portato
dunque per rinchiudere cn[ui che il mon a credere ( Ima l. 3, p. 400, num. 293 ,
do irtlern non poli‘ contenere. Conf'. fluonarotti , osa‘. sopra alcune me
Pretendesi che questo principe sia stato daglre, p. 264 ) che due statue che trnvansi
il più bellicoso di tutti 1R0mani imperado nella casa di Carpega a Roma, delle quali
ri. Era egli sobrio e nemico del fasto ; si è voluto fare un Marco Aurelio ed un
senz' essere dotato di talenti distinti per le Settimio Severo, sostituendo loro delle
lettere, nulladimeno protesse i dotti , e teste straniere, siano stato nel numero di
scrisse egli stesso la storia della sua vita , quelle che Mummia portò dalla Grecia ,
che si è perduta. Aurelio Vittore , dice perché. sulla base delle due figure eravi la
r:l\' era bene scritta. Sparziano aggiunge seguente iscrizione: MUMMlUS COS. ,
che vi si scnrgea molta sincerità. Alcuni quantunque il distruttore (ll Corinto si
autori, per giustilicare in parte la poca chiamasse Lucio. Ma gl' intelligenti dell'
umanità di Sflurro, e per provare che nel arte vi trovano un lavoro «li un tempo, a
secolo corrotto, in cui vivea , era necessa quello ben posteriore. l)‘ altronde l'arruatn«
sia la severità , sdducono che durante il ra di cui sono nvestite le figure e mani
suo regno, non vi furono meno di tre festamente del secolo degli imperadori. R:
mila persone convinte d'adulterio. Il se guardando alle antiche basi, egli è proba
condo degli accennati Scrittori dice, che bile che sismi perdute poiché veggonsidei
essendo stato consultuo l'oracolo di Delio nuovi piedi con delle nuove basi.
per sapere quale dei tre concorrenti all'im lbsssi-rilievi che adornano l’arco di
pero dovesse desiderare la repubblica , l’ Severo, e quelli che servono di fregio ad
oracolo rispose con un verso: Il Nero è il un altro munumentndvlla specie medesima,
migliore , l’Afriz-ano 1" buona , il Bianco chiamato l'arco degli oreiici , perché fu
il peggiore. Pel Nero, inteudensi Pcscen eretto da quella compagnia in onore di
rrr'n Negro; per l'A_/Picann, Severo, nato questo imperatore e di suo figlio Cara‘
in Africa; e pel Bianco, Claudio Albino. culla, sono di una al mediocre esecuzione,
Si domandi) poscia quale dei tre sarebbe che sembra sorprendente, come l'arto nel‘
restato padrone dell'impero, e fu risposto. lo spazio di dorlmi anni, dopo la morte
ai verserà il sangue del Bianco e del 1Ve_ di Marco Aurelio, abbia potuto n tal le
m, 1’ À/Ì‘ivann gouerrten‘z il mondo. Si gno decadere. La pretesa statua di Pescate
chiese ezisndio per quanto tempo avrel'ib’ m'o Negro, che si vede al palazzo Alfieri,
egli governato. e si rlilie per risposta: Ei sarebbe molto più rara di quella di Scve«
monterà sul mare il’ Italia con venti va m, e di tutte quelle medaglie, s'ella p« -
scelli , se però un vascr‘lln [vu‘r il mare tesse CffCttiYlnu-nlt: rappresentare quell'im
traversare. Per la quale risposta inhnderu.i pentole. il quale avendo disputato l'im
che Severo avrebbe regnava vent'anni. Gli pero a Severo, fu dal proprio concorrente
Ibitsnti di Lepti lo posero nel rango degli e disfatta ed nccis0.D'altronde la testa di
Dei. _ Spartinn. - IIer rh'uu. - Aur. questa statua molto somiglia a quella di
Vict. Severo. n
l ritralli di Severo (Settimio ), del ’ 2- - (Alessandro ), nacque nella le»
quale si è detto , come di Augusto , che nicia,\e fu adottato da Eliogabalo o Ela
per la felicità del mondo non avrebbe do gnbulo. suo cugino, e n0minntn Cesare al
vuto mai nascere, o .’svrehlre dovnlo viver l'età di dodici o tredici anni da quel\' in
lttmpre , sono cmnnui. Al Campuiosli0 vog
I)i:. M'rt~ 371
’ SEV. (295°) SEV.
aenuto imperatore.l'cr la qual con essen lo cento acndi da un uomo, che volea ,
doai egli cnl.e sue virtù e collo dolci ed colla sua protezione, conaenare un furto da
amabili qualità coociliati i cuori del pupo lui lllltt, Alessandro fece impiccare ildo
lo e dei soldati, si vide tosto l'atto bersa mesticu che crani lasciato corrompere. S‘ei
glio delle iuaidie di lui. Eiugalutlo tentò puuiva talvolta con tigore, ricompensava
quindi più volte di auassinarlo, e di avve eziandio con piacere per meno di cuori e
lenarlo; ma Illammea, ma madre, veglia di grazie che lusingavano la virtù , e la
va sui suoi giorni, e da quegli attentati lo iapiravano, senza aggunrat‘m: il popolo. Le
guarentl.Ales.randro Severo era figlio di economia, senza la quale non nvvi un buon
Genesio filare-inno. Mammea, la quale, co principe, era una delle favorite sue virtù ,
me abbinm veduto, nutriva per lui un te rilbrrnò egli tutti gli abusi del regno del
nero affetto, acevro però di debolezza, gli !‘ insensato Eliogabalo; moderò le impo
diede i migliori preeettori, e gl' inspirò il ate, e fece le leggi, e la giustizia fiorire.
gusto per la virtù. Severo ebbe il sopran. Diceai cb'ei si mostrò favorevole ai Cri
nome di Ale.nandro, perché era egli nato Stiani.Mammen SUI madre , ebbe di fatti
in un tam io consacrato ad Alessandro il con Urigene delle conferenze di cui igno
Grande. Elibe egli un’ eccellente educazio rasi il riaultato.Si pretende che Alessan
zione, e alla morte di Elaguba/n, fu pro dm Severo volesse inti.'tll:tt‘t un tempio .\
clamato imperatore, quantunque uno avesse G.C., prese egli almeuu dalla Crittiaua
ancora quattordici anni di età. La sua ele Religione quell' antica massima che ne for
aione fu approvata dal Senato e dall' eser ma la baie , ed è_pur il fondamento di
cito: governò egli aaviameute, o piuttuat0 tutta la morale; l\'ort jìire ad altri ciò
/llamrnea goveruò sotto il auo‘ nome; lo che non desideri fimo a te siano; e la
eireondò casa di buoni libri, di dotti in’ fece scrivere a grandi caratteri nel suo p8
stitutori, di saggi miuiltri,e di buoni con la1.1.o; e eiccome delib' essere la legge ,
siglieri, oosicchè le inclinazioni del princi dirti!) la quale 0 ai assolve , 0 si condan
po felicemente alle di lei cure corrispon un, c0el, allorquando puuivanai dei colpe
ro.ll giureconsulto Ulpinrm fu aempre uno voli, ei la facce ad alta voce da un M‘llll0
di quelli con cui egli cercava più di tutto pubblicare. Con questa medesima massima,
d'iutertenuei; ave: egli sul trono tutta la purnva egli i soldati Clic, per rubare, dalle
semplicità d'un filosofo a tale, che la di file si allontauanno: Jmert't‘te voi, dicea,
lui madre oaservttvagli che, a l'ora di es che si pralicasse sulle vostre terre lullO
aere affabile e popolare avrebb'egli com ciò che’ fate voi su quelle degli altri?
promesso la propria autorità: in Tutto al Lumpridio riferisce un fatto di Aleman
contrario, le diss' egli, io l'assicuio, o la dro Severa, che da alcuni Storici vien ii
feudo durflvolfi. » guardato come favoloso, e che, tranne
Aveva Severo, quasi per istinto, una na qualche cambiamento, sembra una rei-eti
turale avversione per le Cattive e per le zione della Storia di Dionigi àil tinnno e
sospette persone. Non era rigoroao se non di Dnmocle, oppure della tavola di Filip
se riguardo ai cortigiuui ed a coloro che po e di Vultqo Manna, descritta da Om
della loro influenza abusa-ano. Sotto di lui zio. Un senatore, chiamato Ouinio Ca
difatti, ebbe luogo l‘ avventura di quel millo , coepirava per innalzarsi all' impe
Velronio Turino, il quale essendosi Mît2nl' Io; Alessandro il ieppe, lo fece chiama
lo che un poco di spirito gli procurava l'o re, e lo ringraziò della Imono sua volontà
nere di talvolta conversare col principe, a di addoasaru l’ IDCiI‘lCO dei pubblici af
tutti vendeva un credito eh‘ ei nou avea , fari. Lo fece degl' imperiali ornamenti ri
o del quale almeno non faceva uv'~ Ales‘ vestire , e qual suo cullega , il pregò di
sandro seppe quanto erasi egli renduto col’ seguirlo in una spedizione contro i Bar.
pevole in tal genere, si assicurò, e la con bari. Aleasandro nella sua marcia, an
vinse delle millantetie , e con giusta scu dava a piedi, era peroni) d'uopo che altret
lenza, quantunque un po’ troppo rigorosa, tanto facesse Camilla, ma non era egli a
il fece legare ed un palo, ed accendere in sill‘atte fatiche esercitato, e Alessandro al‘
torno ad esso del fieno e «lvlla lt’gt'tfl Hir lot‘a vendicavasi di lui nella stessa guisa che
de, dal cui fumo rimasi! soffocato , in ca pratici) poscia il re Enrico lV col Duca di
ni 0 d'aver egli venduto del fumo. Mlgonu.Quando Camillo ai cunfessò viu
vendo un magistrato prevaricatore osa to, Alessandro il fe' montare a cavallo ,
lo di prctentarai dinanzi a lui; quell'uo poscia su di un carro. u Vedo gli disse,
mo, dica’ egli, micredeforse cieco ? e igno clic il viaggiare a piedi, e le nnlitari ape
lttiniusarntot0 lo dise;tccrb. dizioni punto non vi convrugouo; voi sa
Avendo uno de'auoi segretari commesso rete certamente più alto agli all'ari » e lo
un errore. gli fece tagliare le giunture del inumicit di quellrclt' ci giudicava i piitdif
le dita, aftioc'è non p0tel50 più scrivere. licili, sino a l.anlu che Curmllo, finalmen
Un altro de'uuoi dcmeatici avea rieevu te, auctttntlnudt) sotto il pra0 dalle cun
Sl‘JV. (2961) SEV.
missioni, dintsmlò di esserne sollevato , ed go di non perdona: mai anello agli stessi
ottenne come una grazia di ritornare nello suoi etnici e corttgiaut allorclrò mancavano
impero. Ale.rmndro gli permise di ritirar ai doveri delle loro caticlie.N0n innalzare
si alla campagna , e come Enrico [V n egli ai pubblici impieghi se non se degli
Magonza, gli disse ci pure: « Ecco la so uomini di sperimentata virtù, e di cono.
ll vendetta che faccio di voi. » sciato merito. Amava le lettere , e tutti i
Sotto il regno di Alessandro Severo, momenti di ricreazione, alla coltura di es
verso l'anno 2216 di G. L‘. , cadde l‘unpe se consacrare~ Fondir egli parecchie scuole,
ro dei Parti sulle cui rovine venne dal e soventi volte si procurò il pi=cere d’ as
Persiano Artaserse ristabilito quello dei sistere agli «sercizj che vi si feceanu,Mnn
Persi. Questo illustre avventuriero spinse le tenne l’abboodanza nelle provincie ed al
sue conquiste fino sopra alcuni paesi sog' cuni magnilici]j>alsi fece egli in Roma
getti al Romano impero. Alessandro, CSSBII' costruire.- ero irm.- Zozim. -- Vi
dono stato avvertito dai Governatori di clor.
Mesopotamia e di Siria, mosse egli stesso Vi sono dei medaglioni latini di bron
alla volta d'Oriente onde reprimere lein zo rarissimi, specialmente quelli ove si
cursioni di Artnserse. Con dolore il vide veggono le teste d‘ Alessandro e di
Roma partire; il popolo, piangendo, lo Mnrnmaa. Meno rari sono i medaglioni
condusse luori della città,- Alessandro stes greci.
so versi: deile lagrirne, ed allontanandosi , « Non si conosce , dice Winckelmann
più volte a Roma rivolse gli sguardi. Un (Star. dcll' Art. 1. 4, c. 8) , nessuna
rante la marcia dell' esercito , ei non fece status d’ Alessandro Severo : almeno sino
uso d‘ altre vivande fuorclrè di quelle dei a questo giorno in Roma non se ne ‘e tw
semplici soldati, e tutti potesn esserne te vato nemmeno una sola.
stimnni, perché, durante il suo pasto, la « Riguardo alla grand’ urna sepolcrale
sua tenda era sempre aperta. Non senza del Museo del Campidoglio , sul cui eo
grave periglio, licenziò egli diversi sedrzio perchio trovansi rappresentate le figure di
si soldati che mormoravano , e le loro ar due sposi di grandezza naturale, essa è
mi agitavano minacciando; luron essi licen stata lungo tempo presa per quella che
ziati nella stessa guisa che Alessandro il rincltìude le ceneri di questo imperah».
Grande avea licenziata la guardia macedo re. Si ‘e creduto di riconoscere il ritratto
ne; con altreltsnto sangue freddo , e con di lui nella figura d'uomo che vi si trova,
non minore fermezza, fece egli osservare ma per più d'una ragione, bisogna ch'el
una si esalta disciplina, che dicesi da l.lll.: s:t rinchiuda le ceneri di tutt' altra perso
ti essersi creduto di vedere un’ armata di ne. Quella figura , portante una corta bar
senatori, anziché di soldati. Riporti) egli ha , rappresenta un individuo tic-Il’ età di
una compiuta vittoria contro di Artaserse, più di cinquant'anni; e non v'ba chi i
e ritornò trionfsntein Roma. Non conoscia gnori che Alessandro Severo fu lrncidato
mo con qual fondamento Erodiano dica presso di Msgonza dalle ribellate schiere ,
Clic Alessandro Severo, in quella guerra , mentre non era giunto ancora ai trent'an
mostrò molta dolcezza e qualche timore. La ni , dopo di averne reguato quasi quindi
sua vittoria contro i Persi ebbe luogo l'an ci. Riguardo poi alla figura di donna , la
no 233. Voli: ,sOecll in Germania, ove ot cui somiglianza con Illummea , madre
tenne alcuni successi, ma il soverclrio suo dell' imperadore, ha dato luogo alla falsa
zelo per la disciplina, gli divenne fumato. denominazione di questo monumento , è
Le legioni delle Gallie, stanche di soffrire desse senza dubbio il ritratto di una spo
la severità di lui, e mosse dal fuoco della sa a fianco di suo marito. Supponendo una
ribellione che sparge" il got0 Massimi. tale denominazione , ci resta a parlare del
no, non conoscendo più freno, si ribellaro le figure di rilievo , del bel vaso di vetro
no. e portandosi in tumulto alla tenda del trovato in qurll' urna; invece di riguardo
l'imperatore lo trucidarono, l’ anno 235 di re quelle figure siccome facenti allusione
-G.C. nel quattordicesimo anno del suo re’ al nome di Alessundro Severo, basta ap
|rno. Mnmmea e tutti gli amici suoi incon plicarle alla generazione d'Aleasandro il
trarono la stessa sorte.Appena fu noto un Grande.Non è questo il luogo di spiegare a
lungo le figure di questo vaso: invito il letto
tale delitto, tutta la parte sana dell'eserci
se ne puoi gli autori, tranne Massimino. re a rivolgersi alla rappresentazione di que -
Alessandro Severo avea tutte le qualità che sto antico, dateci da SnnttrBnrtoli_nella sua
formar possono i grandi re. La maggior opera dei sepolcri antichi alla tavola 85.
parte degli storici dicono che s’ egli tosse Mi Contentetia d’ indicare soltanto in due
vissuto più a lungo, avrebbe sin dalle ra parole , che , secondo tutte le apparmm- ,
dici troncato i semi delle turbolenze che il soggetto di quel vaso rappresenta la fa,
si di sovente poneano in periglio la vita vola di Peleo e di Teli che si era trasfor
degli imperatori. Erasi egli fatto una leg risata in serpe, onda sottrarsi alle lmpoh
SEVZ (2962) SFA.
lune inchieste del proprio amante. Questo anni acritti consegnare alla liamme.-Suet,
soggetto medesimo era rappresentato sulla in (la. - uint.
cassa di Ct'spelo: la giovane Teti con un ' 9. - ( ulpicio ) , Storico , che mo
serpe in mano , tenta di spaventar Peleo rl II anno [po di G. G. Di questo autore
che sta per abbracciarla. - Porta‘. 1. 3, abbiamo una storia sacra la quale inco
. 22. ti mincia dalla creazione del mondo, e fini
’ 3. - (Fulvio Valerio) , è uno dei at:e al consolato di Stt'lliconc': è scritta con
Cesari nominali nel 305 da Massimiano eleganza ed è superiore di assai a tolte. le
Galerio col forzato consenso di Dioclezia Opere composte nel medesimo secolo. La
no. Era egli nativo d'llliria , il‘ una umile migliore edizione di 5ulpicio Severoè
estrazione e di costumi ancor più bassi; ei quella di Lipsia del 1709.
non vivea che per la dissolutezza; {u spe ‘ m. - Luogotenente dell' imperadore
dito contro di Maesenzio, cui era stato Giuliano.
preferito , quantunque Illanenzio fosse fi ' n. ( Aquilt'o) , spagnnolo che sotto
gliuolo di Illnssìmiano eh’ era stato im il regno dell' imperedore Valente , stria’
peratore con Diocleziano , e a malgrado le le memorie della propria vita.
altrui che quel [Massenzio istesso fosse ' 12. -- Ufficiale al servizio di Valen
genero di Galerio; ma quest’ ultimo a lininno.
vea contato più sui vizi di Severo, che ' 13. -- Prefetto di Roma.
sopra quelli di Illasscnzio. Il‘larsimiano ’ 14. -- Celebre architetto, che dopo
dal proprio figlio richiamato ali‘ impero , l’ ineeudio di Roma, edifici: il palazzo di
ripigliò la porpora; Severo ai avanza con Nerone.
tro di loro, ma con un’ armata composta ' 15. - (Monte) , del quale parla
di soldati , che due anni prima creano Virnt'lio , aiccome appartenente ai Sabini.
servito sotto di Massimiano. Massenzio -- Emiri. 7 , v. 715.
facilmente li aedusse; ahhandoneron egli Sevenonna , ossia cornicione di una ca
n0 Severo il quale si chiuse in Ravenna su. lu questo luogo gli antichi fisnvauo il
ove fu assediato da [Nauru-‘inno. il timo soggiorno delle anime dei bambini, morti
re d’ essere tradito da quei pochi soldati prima di quaranta giorni , e divenuti Lari
che gli rimaneano , lo costrinse ad arren della casa paterna.
dersi , e a rimettere a Massimiano i di Sevrr , o SHIVB'I', nndecimo mese del.
atintivi contrassegni dell'imperiale dignità. l'anno sacro degli Ebrei' ed il quinto
Mnasimt'ano , ponendo in non cale la da del loro anno civile. Era la luna di gen.
te parola , ritenne Severo come suo pri nero.
|tioniero ; e poco tempo dopo lo obbligò n'evto. - V. Secrvo.
d’ aprirsi le vene , credendo di everglifat Sevnu Attcus'nm, erano così chiamati
to grazia col permettergli un genere di i sei più antichi ucrilicatori d’ Augusto ,
morte fra i meno dolorosi riputato. creati da Tiberio in numero di 21.
' 4. - ( Giulio ), governatore della "’ SBVIIO, presto i Romani era cosi ap
Gran-Bretagna , sotto il regno di A pellato il comandante di uno squadrone
dliano. di cavalleria. Sevirum tumua t’quilum ro
' 5. - Generale di Valenle. rnnnorum jam consulem devignutul'n crea
" G. - (Libia), d’ una famiglia di ui[ , dice Capitolina (in l'llarm cap. 6).
Lucania, proclamato imperatore di Occi Nelle città municipali, nelle colonie, nel
dente in Ravenna, dopo la morte di M|Ig. le prefetture , i magistrati che governare
giurano. Non ebbe il tempo di darsi a ne in numero di sei, erano chiamati Se
qualche intrapresa , lmperciocchè dicesi wrt.
che il generale Ridimero, che lo avea " Ssvo, ponte formato da diverse mon
fatto decorare della porpora, aiiin di re tagne fra la Norvegia, e la Svezia. Pre
gnat‘e sotto il nome di lui, allorchl: inco aentemente chiamaai Fiell, o Dofre. -
minciò a trovarne-ne imbarazzato , lo fece Plin. 4, e. 15.
avvelenare. SFACCIATAGGINB (Iconol.). Serondo Ari
" 7. -- (Lucio-Cornelio ) , poeta La stntilc, la fronte spaziosa, lo sguardo lino,
tino sotto il regno d‘ Augusto, fu distin le palpebre rene ed il colore infiammato,
m dalla folla dei mediocti poeti; vivea e nono i caratteristici segni della sfacciatag
gli circa 24 anni rima di G. C. Ci resta gine.Vien essa dipinta in una lasciva atti
ancora una parte elle sue Opere , di cui tudinc,e indeeentemente vestita; ha il pet
nel 1715 comparve in Amsterdam una bel lo scoperto, e la sua veste si rialza , e la
la edizione. scia le sue coscia vedere. Le viene cla
‘ 8. -- ( Canio) , oratore eaìgliato in to per attributo una bertuccin od un
Creta per ordine di Augusto , a motivo CÉIHC,
dei troppo liberi suoi discorsi. Mori egli ‘SFAC’I'ERIAS, luogo sulle fruntiet'e dell'
nell' isola di Seril‘o, ed il senato fece i l‘.lidu , così chiamata delle vittime che vi
SFE. (2963’ SI“ E .
immolavano gli liraclidi.-llad. Spftazeirr, nome di dnrnqrws, dato alle maschere che
immolare. hanno la barba puntata come quella di
' SFAC'IEIUI , nome di tre piccole isole, Pantalone. Rad. splreno , cono , barba.
chiamate anche Sfagie Sphagiue, situate ' Sr‘enl. u Allorché l'arte fu perfezion
alìrimpetto a Filo , città della costa di Mes ts,dice Rabaud di Saint-Etlrt'errrre,la scrit
senia. Tucidide ne parla nella circostanza tura geroglilica fu in usa , e dopo che fu
della lunga drfesa che vi fecero quattrocen inventata la scrittura allabetica, le sfere
to Lacedemorri, contro le Ateniesi folatrgl furono ridotte a un piccolo volume. Negli
Ma avvenne tutto il contrario; imperocchè ultimi tempi, in Egitto, si teneano in
questi ultimi gli assetliaruro, e seppero certe arche o forzieri,secondo S. Clemen
così ben toglier' loro ogni speranza di noc le d’Alcssandris chiamati Cosmateria. Quel
corso , che dopo alcuni vigorosi attacchi , le piccole macchie erano quelle degli enti
furono costretti di arrendersi, colla per ehi tempi, ridotte ad un piccolo spazio.
dita dl cento vent'otto uomini. Pausania Non credo perciò inutile di descriverne la
riferisce che nella cittadella di una di que« forma ed il meccanismo , perché vi si può
ste isole , si vede la statua della vittoria, prendere un'idea del modo di osservare
dono dei Lacedemnni. degli sntichi,e perché. vi si trova un'occa
SI’ALTB, soprannome che venne dato a sione di confermare quanto dissi del loro
Bacco allorquando Telefo , cadendo sopra stile figurato. Mi è d’ sltronde necessario
nn ce po di vite, ne rimase ferito. - di Provare che quello stile fu da loro ap
Rari. balrallein, cadere. plicsto anche alla astronomia.
Sereno , ligliuolo di Bucolo , ateniese, il (r Incomincia da un passo di l\'orrnio ,
cui liglrn Jaao fu capo dei guerrieri cl‘ A il quale , trasmettendo le vecchie tradizio
tene ali’ assedio di Troia. ni , le espresse fedelmente nell' antico stile
' SFEKDUIH! , cosi clriamavasi , secondo figurato, poichè era egli poeta, Ei narra
Eustu:io (ad Dion_yr. Perieget. v. 7 ) , che tutti gli Dei lrrceau brogli per ottenere
un ornamento femminile, per la sua simi la mano di Proserpina , lìgliuola di Cere
litudine colla fronda o fionda da lanciare, re; questa inquieta madre recossi a consul
poiché anch'esso è largo nel tuezzoo nel tare I’ indovino Asereo ( Firmsmento ) .
a parte che resta sopra la fronte , più era un genio profetico , Darmon Omp/ré
stretto e sottile verso le estremità per le m‘ir. Ella preseutssi dunque alla casa del
quali si lega dietro la testa. Firmamenla Lucifivo , stella del mattino,
Visconti , editore del Museo Pio’Cle si annuncia al vecchio indovino , che era
mentino , crede di riconoscere la sfenrione allora occupato; ei non si fa aspettare, to
sulla testa di una Giunone di quella col sto si alza e va ad inconlrar (‘nere Espcro,
lezione (Vol. 1 , paga 20 , tzw. 2), ove stella della sera , introduce la Dea nel ps-»
il dotto antiquari!) cosi si esprime : Nota lazzo d’ Astreo, che la invita a sedere
bile è l'ornarnento del capo gentilmente sul suo trono , e le offre il nettare .‘ quel
ripiegato al dinanzi. Queste specie di co lo che lo verrò fu Cratere, o secondo Ma
rane , dette volgarmente diademi , erano nilio , l’ Acquario :
appunto di quello usato dalle donne Gre
che . e chiamate IÀIIII‘TI'ITI’ come osservò Ultima par: magnicum tollitur orde Leoni:
il Grevio ( Luci. He.riad. cup. 25 ), e Auralii Crater surgit cuelalu: n11 astri: ,
dai Latini anche coronare. ll nome però
più particolare di queste siffatto corone che o i quattro venti eglioo stessi alla Dea lo
sorgono verso il mezzo , e vanno decre presentarono. Questa non voler hevere ,
scenrlo ne'lati , ci è stato conservato da perchè il suo cuore era oppresso dall' al‘.
POUuee , e più precisamente da EUSIGZÌO , fanno; ma Aslrr‘o giunse a persoarlerla ,
che le descrive. Il Visconti su questo pro ed i quattro venti , suoi figli . all’rettaronsi
p"_‘sito è di un'opinione diversa da quella a farle tutte le gentilezze. Euro le diede
di IVr'nclelrrlanu. Monum._ént. ined_p. 71. da bevere; Borea le presentò l‘ ambrosia ,
" Srrarrorooorrrz, soprannome che i Greci lV0lo la servi dell' acqua; e per rallegrare
davano a Ìllercurio, e che significa colui il banchetto, Xe/iro suonò Il flauto: a
che ha la barba puntull , ossia fatte a no stella della sera drrnzava a quella celeste
no. - Poll. Duomo". 1. l , scgm. 137 armonia , e quella del mattino raecogliea
e 134. dei fiori, e dei mazzetti andava formando.
Sopra un’ ara rotonda etrusca del Cam rr Dopo quelle prime nrbauità , Cerere
pidoglro , e sopra un'altra triangolare pure consulta Firmomenta; questi ordina al suo
etrusca della Villa Borghese( Menu/n. domestico Asterione , di portargli una î/ie
illcclil. num. 15 e 38 ) si vede Illercurio ma ben rotonda , che rappresenta Il cri‘. o.
con questa barba. Era egli senza dubbio Aslerione trae da una scatola uella figura
così rappresentato ne’ suoi più antichi si del mondo. ‘Aslren fa girare a sommità
tratti e negli ermi: donde viene il soprsrv tlell' asse , fissa gli occhi sul ZOdlitfl0 , r:
SFE. (2964) SFE.
guarda poscia le stelle ed i pianeti. Men‘ Xys’fa, oppure i grandi viali scoperti,pnre
tre facce egli girare il polo , il cielo, rep. iGreci non tralasciarono di costruire nei
presentato da stelle finte, e traversata da gînnati qualche luogo coperto conveniente
trn'asae, cedea all'im ulsione, e girava e certe specie di .t/irrislica.
anche senza fermarsi. L indovino guardan l Romani, che nella costruzione della
do cosi la rf'era che andava in giro, vrde maggior parte dei loro edilizi, aveann imi
che la luna piena passava nel punto della lato iGreci , e s ecialmente in quella dei
congiunzione, e che il sole in opposizione loro ginnasio al’ealre; e delle loro terme,
con essa , era collocato nel mezzo del cen pur essi vi col ocavano dei afert'steri. Ma
tro sotterraneo della terra. Un cono retro non erano poi tanto parziali a quei pubbli
e che finiva in punta , partiva dalla letra, ci edilici, c re di sovente non se ne trovasse
ed oscursndo la luna , ecc. » cziandio nelle case dei particolari, tanto in
Questa descrizione asaai bene rappresenta città,quanto nelle loro campagne. L‘ impera
la sfi’ra che Nonno sveli in vista. Vedia. tore Vespasiano, per esempio, ne avea uno
mo clr’eravi un meccanismo particolare per nrl suo palazzo, ed ivi precisamente, da quan
far correre dei finti pianeti sul zodiaco , e to riferisce Svetonio, facenti egli per un certo
far loro seguire, intorno alla terra ben ri numero di volte la gola e le altre parti
tondnta che rappresentava il cielo,la mar del corpo strofinare. Secondo la testimo
eia che percorrono i pianeti stessi ; In che nianza di Lamprt'dio, anche Alessandro
pfirrreva il mezzo di osservare I diversi loro Severo ben di sovente nel suo afert'rkrt'o
passaggi , le congiunzioni , le opposizioni esercitnvasi.
e i loro eclissi. Saremmo tentati a credere Plinio il giovane . nelle descrizioni che
che si facesse uso di qualche mezzo per egli ci ha lasciato delle sue due case di
illuminare i pianeti, e far loro descrivere campagna del Lntrrentin0 e di quella di
delle ombre: in quello lungo almeno, Toscana , tanto nell' una , come nell'altra
sembra che il sole fosse risplendeute, poi-1 pone egli uno sfert'aterio. Parlando di quel
che fa egli cadere lulla luna l'nmbrl del la del Lnnrentino, dice: (‘o/mere! calida
la terra che finisce in punta. Se cui) era, pitnina mirr'fice e: qua natanle.r mare ad
la sfera rappresentava in un modo piccan .mt‘et'unt; neo procnl Spltllt’riflfl‘illll quod
te gli astronomici fenomeni; imperoctbè calt'dt'ssimo soli inclinato jam dir, UCC'U"
all'occhio
' SPINA,essaisola
li dipin rva.
del ll’eloponnesn , sulla rit. Parlando della sua casa di Toscana ,
cosi si enprime: Apodyterio c‘s‘l , aphaeri
cura dell' Argolide sotto il dominio di sten'um quod plum genera erercr'tntionis,
Trecento. Quest' isola , dice Pausania ( I. plureaque circolo: cupt'l. Siccome Vitruvt'o
al, cap. 32 ), è tanto vicina al cnntìnente nella descrizione che ci da dei ginnasj o
che vi ai può passare a piedi. Originaria delle palestre quali a‘ suoi tempi vedeanai
mente chiamavaaî l’ isola Sf'ert'a , ma col in Grecia ( poichè. non erano molto comu
lasso del tempo , le venne dato il nome ni in Italia ) , non dice una parola della
d’ isola sacra. S_fert'o , il quale , secondo .tferi.rterio, facendo l'enumeraziotre dei
i Trerenit‘, fu lo acudiet‘e di Pelope, diversi luoghi della palestra, cosi è proba
venne repolto in quell' iaflltt. Etra, liglino bile che il coricmm, di cui tien egli ra
la di Pitleo , moglie di Egeo e madre di gionamento, sia il vero sfèrt'atert'o delle
Teseo , fu da Minerva avvertita in sogno palestre , vale a dire , un luogo destinato
di portarsi a rendere a Sfera gli ultimi do alla maggior parte degli esercizi in cui fa
veri che si tributario agli estinti. Essendo cessi tuo della palla , e che {formavano
giunta nell'isola con siffatto dìvirsrnento , parte della s/‘ert'sfica.
avvenne eh’ essa ebbe commercio con Net ' SFBRIS'I'ICA. Presso gli antichi, la r/iz
lunn. Etra, dopo una tale avventura, cou rt'stt'cn abbracciava tutti gli esercizi in ‘cui
sacri) un tempio a Minerva, Gnprannnmi l'accasi uso d’une palla , e formava una
nata Apatun'a, ossia l'ingannntriev. e volle parte considernbile dell' Orchestrice. L’ 0
che quell’ is0lt\ , che si chiamava .S_‘feria , trore dell' invenzione di questo esercizio vie
fosse in seguito appellata l’ isnla sacra. ne a Pelo, a Ill'eurt'nca , ai Sicionii ai
Istitn‘t eziandio l'uso che tutte le donzelle Laeedemoni ed ai Lidii attribuito. Sembra
del paese . all' istante di maritarsi , il loro che a’ tempi d’ Omero, la sf'ert'slt't'îu fosse
cinto a Il‘lt'nerun Apnturt'a dovessero con molto in uso., poiché, quel poeta ne fa un
aacrare. divertimento de’ suoi eroi. A uell' epocl
‘ Settitrv'r'etrro , luogo consacrato e tutti quest' esercizio era molto semrilice, ma nei
gli esercizi ne'quali si faceva uso della palla. secoli posteriori , presso i Greci, fece dei
Sebbene fra i diversi esercizi in cui fa grandi progressi. Que’ popoli applicandosi
cessi uso delle palle , parecchi ve ne los a perl'ezinnarlo. v’inlrodnssero mille varie
scro clic non si p0trano praticare se non tir che a renderlo più sollazzevole cdi
se all‘ aria aperta ed in luoghi più spaziosi maggior commercio contribttivano. Non si
dei ginnasi come erano i portici chiamati contentarnno di ammettere la sfi‘rt'flicst nei
SFE. (2965) SFE.
loro ginnssii , ov'«bbero cura di far co curiale, ove si veggono tre atleti ignudi,
struire i luoghi particolari destinati a ri Clltll di una specie di ciarpa,i quali d;ll;.
cevere tutti coloro che bramavano d’istruir sinistra mano sostengono una palla ed rin
si, o dare delle prove dei progressi che vi pallone, che sembra il doppio della loro
avevano fatto , proposero altresi dei premi testa, e che egllno pajono porsi in alto di
er coloro che in questo genere nei pub percuoter col pugno della destra ma
Elici giuochi si fossero distinti; come si no armata d‘ una specie di manopola. Tal
può coughietturare da alcune greche meda Sorta di manopole o di bracciali stavano
glie riportate da Mercuriule ,e sulle quali agli antichi in luogo di racchette o di me
veggonsi tre atleti ignudi che si vanno llole che, da quanto sembra, furono ad essi
esercitando alla palla dinanzi ad una specie assolutamente ignote.
di tavola che sostiene due vasi , dnll' uno ' SFBRIS'I‘ICI, nome che davasi ai mae
de'quali soriono tr’e palme colla Seguente ristica.
stri che insegnavano gli esercizi della
iscrizione al disotto:
’ SF‘BRI'I‘A ( Sp/mrita) ( Catone de re
nm;m arma rustica ). La sfi‘ritfl si fa come la spira
(V. questa parola ), ove però la differenza
Gli Ateniesi specialmente diedero una non consista nel lar entrare nella sua com
segnalata prova della stima in cui teneano posizione dei pezzi di pasticceria sferici,
la .r_/èri.rtica , accordaudo il dritto di citta senza porvi tiè formaggio, nè miele. Le
dinanza , ed innalzando delle statue ad un s_‘ferilt si accomodano poscia sopra quella
certo Aristonio (,‘arisliuno, giuocstorc di massa di pasta spiarate che serve a lornia
palla d‘ Alessandro il Grande, e che in re la crosta di sotto, e si fanno cuocere
tale esercizio era sovra ogni altro eccellente.
come la spira.
Le palle da giuocare, in greco chiama t. SIERO, scudiero di Pelope, ligliuolo
vansi HAWW, (sfere, globi) ed in latino di Tantalo." V Sr‘csut.
ap llavansi pilae. La materia di quelle ’ 2 - Nome di un filosofo Greco, di.
per le era di più pezzi di pelle morbida e scepolo di Zenone il Crzico, ossia di Ci
pulita, oppure di altre stoffe cucrte insie zio, città di Cipr0,diverso dal Zenone che
me a guru di sacco, che ora empivasi di fu fondatore della stoica setta. Questo file.
pnuna o di lana, ora di farina, di grani !'0, dalle sponde del Boristene, sua patria,
di fico o di sabbia. Queste diverse mate e tempo dei re Agide e Cleomene, passò
rie più o meno compresse e condensate , a Sparta e v‘ insegnò la filosofia. Aveva e.
formavano delle palle più o meno dure. gli composto un gran numero di opere
Le molli erano tanto più in uso, in quan delle quali pr‘esentemflstt: più non si co
to che meno capaci di offendere, c di al" nascono che i titoli conservatici da Dio
lalicare i ginncsfbri, i quali d'orrlinario le gene Laerzio. - plut. in A .et Cleo
cacciavano col pugno o col palmo della men.- Diog.Laert. I. 7 m Cleanfk.
mano. Davasi a quelle palle una diversa SFBROIIALJBIA, specie particolare d'eserci
grossezza; ve n’ erano delle piccole, delle zio che prlticavasi con pollo di piombo.
mezzane e delle assai grosse,- le une erit " Sparrzs.l Romani appendevano una
un più pesanti, le altre più leggiere; e le sferzn ai carri di trionfo, come per avver
differenze nel peso e nel volume di quel tue quegli che trionl'ava, delle vicissitudini
le palle, come pure nel modo di spingerle, della l'ortuon,e della vendetta delle leggi,ove
costituivano le diverse sorta di s/i‘ricu. l’a la rosperità lo avesse inehbrialo a sale di
re che gli antichi non abbiano fatto uso [si o uscire dai limiti del dovere. La s/èr.
delle palle di legno, e che non sia stato mi era altresi un simbolo d‘ Osiride. Vos
lor noto nemmeno l‘ uso che ne facciamo .sin pretende che le .f/èrze abbiano altre
presentemente per giuot:îfle alle bocce e al volte servrrn per fare una specie il’ armo
meglio; ma hanno però Conosciuto le pal‘ nia nelle feste di Cerere, e di Bacco. Osi
le di vetro. ride porta una pretesa sferza la cui spie
Riguardo agli str0menti che servivano gazione si trova alla parola AttA't‘tto.-Vo
per cacciare le palle, oltre il pugno ed il luni. 11i Supplim.
palmo della mano, in certi giuochi s’ im Omero in due luoghi dell’ Iliade, dà una
piegavano anche i piedi. Talvolta guarni sfirrza a Giove. Secondo Eschilo (Aga
vad il pugno di coreggie, che lacsnno più menn. u. 55r) ("arte porta due ._rfrru.
giri, e che formavano una specie di "M110 Ì"i:gilm e Lucano dipingono Bellona di
pola o di bracciale, soprattutto allorché una s/‘erza armate.
trattavasi di spingere delle palle. di una Le Furio, ed il Sole portano di sovente
mole o di una durezza straordinaria. Tro una s]u:n. Quesl.‘ ultimo spesse liate an
\iamo una convincente prova di qtteal’ it pare sulle medaglie colla s/Z‘rza che il suo
so sul rovescio d'una medaglia dell'impe carro ed i suoi corsieri ci la rammentare.
radnre Gordirmu lll, riportata da 1Vlcr Sopra una palla antica del imrom di
SFl. ( 2966) ‘ SFl.
Slosch ( a classe, num. 310 ), l fl2h00 di ve Edipo per ispiegarc l'eniuima, e fu
Cerere assise, si vede Diana rìtta in piedi tanto l‘eltce d’ In lovinarln, dicniilir Cl'ltt l’
fra due buoi, che tiene dalla sinistra mano animale di cui tiatiavasi era l‘ uomo, il
due epiche di frumento, e della destra una quale nella sua infanzia, che cloreasi riguar
.g/èr:a. Vi si riconosce Diana Taurino,- la dare liccome il mattino di sua riti, trasci
:/Èrza è relativa ai colpi che veninno dati nevui di sovente sulle. mani, e sui piedi:
ai giorni Lacedemoni dinanzi alle ere di verso il mezzo giorno, vale a dire nella
Diana; ‘imperocchè il suo culto domanda forze dell’ età, non avere il’ Dopo che del
\'a del eengue. le proprie gambe; ma nella sua, vale I
l aacordoti di Cibele, invocando la loro dire nella sua Wc:biuiz, f.mea egli "So di
divinità, ai percuotevnno con deller/‘erzc un bastone conio di una terza gauilirr per
nelle quali erano infilati degli artrognli, loltenersi. La sfinge, furente di dispetto,
vale ii dire, degliosseiti di capretto. Api: cnuuo uno lCnglln il capo si l'rncas»ò.
ll:j0 fa menzione di quento crudele stroStai. Tcb. i.- (giri. I’Îw. i5i. - Estod.
mento (Illet. l. 8,p. 261) e lo vediamo Tmg.- /Mllnd. 3, c. 5.- Slruó. 9. -
scolpito ii fianco dell' Ami-(‘vallo sopra un Sofod~ rie/l‘ Edip.
basso-rilievo pubblicato da Winclrclmann Pausania dice esservi iilciinii quali pre«
I'HUIUUII. incdit. num. 7 tendono che la sfinge fosse una tiglio no.
H conte di Carla: (Roca. 2, lflv. 9’|, turale di Lajo e che siccome era molto
man. 4) ha pubblicato il disegno di un da lui amate, cosi le nvra egli dato cogni
pezzo di bronzo che formava una terribile zione dell' oracolo che Caa'mo area povlfl
.s/erza, allorché eia posto all' estremità di 10 il! Delfn. Dopo la morte di Lq/n, i
una corda : una tele rfirza serviva a pu suoi figliuoli tra d'essi (lisputflonsi il tro
nire gli sclii|\ii. no; imperocchè, oltre i legittimi, ne ava-a
“ SFB'H'O, borgo dell' Attico ove si tro lascllil0 parecchi di divrrse concubiue. Ma
vavl un piccentissimo aceto. Gli abitanti, il regno, lettoud0 il citato oracolo, non
da quanto ne dicono Ari.ilqflurie ed Ale dovfl appartenere se non se ad uno dei
neo, erano molto utiriCi. figli di Gincnsla. Tutti si riportarono a
_" SPIN!!! ( Iconol. Mostro favoloso Sfinge che altìn di provare e qunle tre i
cui d‘ ordinario gliuniichi davano il sem suoi fratelli fosse noto il segreto ili Lajo,
lminte di donne ed il corpo di uno sdraia l'acea loro delle fraudolenti interrogazioni,
in Icone. Negli egizi monumenti, nulla av. e quelli che punto non conosceano l'ora
iii di più comune della sfinge. Alcune so colo, erano dalla stessa danmti a morte,
u0 rappresentate con ali, altre senza, ma siccome inabili a succedere. Essendo E
con lunghe trecce di capelli. Plutarco di dipo in un sogno stato islrulto dell'ore
ce che dinanzi ai templi degli E izi, po colo, e presentalosi 1| Sfinge, fu dichiaroto
n_er_rnsi delle sfingi per indicare c e la re successore di La'o. Altri dicono che S/ìn
ligione di quei popoli era tutte enigmatica. ge, figlie di La]ri, poco contenta di non
Le più furiosa sfinge. ricordata dalle fa aver parte alcune al governo, emi posta
vola, è quella di Tebe che Esiodo fa ne elle teste di una truppa ili masnatlieri che
ucere de Ec/iidua. e da Tifone [Hidre t‘ nei dintorni di Tebe, mille e nulle disor
madre di tutto ciò che eruvi di più mo dini ivouo commettendo, lo che ll fece
Itt’tlulù. Giunone sdegnato contro i Tebe come un mostro da tutti riguardll'0.
"Il *pmli questo mostro nel ierrirorio di Gli artigli del liane indicavano le sue
Tube per trerlo alla desolazione. La sfin crudeltà; il corpo di cane mostrarvi i di
ge di Tebe vien rappreeeuteta diversa sordini di cui era suscettibile una figlia di
mente di quelle di Egitto. Ave: la testa quel carattere: le ali euprimeveno l’ Igili'
ed il petto di una donzella, gli nrtigli di iii con cui ella qua e là ll'ls ortnvasi onde
un liane, il corpo di un Cane, la coda d'un sottrarsi alle ricerche dei 'Illbani ; gli e
drago, e le ali degli ougelli Eseicitnvn nimmi erano l'immagine delle insidie che
e:-Nh le une stragi sul mmte Ficeo, daddo ess:rtend«-va ai prifsse;geri, tiranrlnli negli
ve piombaudo sui passeggeri, propone: lo. scogli e nei mmchioni del monte Fitr-o,
ro dei dillìt:ili euiuimi, e pone: e brani darldove riusciva loro impossibile di libe
tutti quelli che non sapeano spingerli. Ec rarri per non siperne le diverse uscite che
ce l’ enimiril che d'ordinano flulea propnn PMii perlr'llt'ttlelìle conosce‘ Edipo la for
re: Qual e l’ animale che al mattino ha zò fin ne’ pr0prj suoi triucflnruenti, e le
quattro piedi, due a mezzo giorno e {re fece morire.
alla sera. Ere scritto nel libro del destino Assin di fatti sopra di un'alta rupe up
ch’essa doveue perdere la vite, tosto che pare la sfinge, in un bel qundro; esu Ire
il suo enimml fosse stato indovinato.Mol le ali il‘ squilii, le coxcie e le znmpe di
te persone erano già divenute vittime del leone, il volto ed il petto «li vergine.S'eit
mostro, e Tebe trovavasi tuttavia nella de essa il lirwmcirie la mano vern di Edi
più gran COllt‘l’rtllinite; allofl‘lvè comper po, il quale già sceso di cavalli», sta sul!"
SFI. i2967) SFI
dando il mostro, e al propostogli enigma trovarsi in qualche parte del mrmrln di
Il arreats. Colla sinistra mano tien egli sill'stti animali ; non erano che emblemi e
l'asta clan dee fra poco assicurargli la vit caratteri sensibili esprimeuti i loro pemie
toria, e portando l’ indice della destra al Il, ed altro non significavan0 le sfingi ,
la bocca, sta la risposta attentamente mc luorcbè lo stato in cui trovasi il Nilo al.
ditandu. Eroico‘e il suo portamento, aven lorchè l'Egitto irmondu. Siccome quello i
do il corpo ignudo e del solo manto pa‘ nondazioni avean luogo nei mesi di In.
vonazzo in parte ricoperto. Presso di lui glia e di agosto, allorché il Sole percorro
lcorgeci il cavallo ed un uomo armato che i segni del lione e della vergine,e che gli
ne tiene il freno e che noi sup oniamo Egizi sono naturalmente portati a fare tal
easere il di lui scudiere. Questa ipittltlt'a sorta di IDOIU'IIOM’ unioni, cosl immagina
è tratta dalle antiche del sepolcro de'Na rnno questa figura strisciante sul suolo,
sani, da G. P. Bellori dottamcutc illu composta della testa d'una donzella e del
"nate.
corpo d’ un lione, per indicare che il Ni o
Erodoto parla altresl d’ un ,4rtrlror/z'nge, allorquando il Sole percorrea quei due se
cui dà egli una testa di uomo. Una di que fini, traripavn. Alcuni credono che da ciò
ate sfingi si vede presso le grandi pirami sia venuto l'uso presso gli Egizi, e poscia
di d'Egitto. a quattro miglia dal Cairfl, presso tutti i popoli dell' Europa di fare i
verso l'occidente_ in poca distanza dellî tubi, le cannella e le chiavi delle l'ontsne
sponda del NilmE desse d.’ uus straordi sotto la lorma d‘ una testa di linne.
naria grossezza : e duhitasi se quella mo. Gli antichi,cotne abbiamo accennato più
etruosa figura sia stata sculpllil in uno sco copro, poneano le sfingt' dinanzi ai templi
glru formato in quel luogo dalla natura, o per far conoscere che la scienza delle cose
se vi sia stata trasportata da altre parti, lo divine fu sempre in mimmi ed in misteri
(ho è molto probabile, poiché le terre di ravvolta. Le davano eziandio per attributo
que'dintnrni altro non sono che sabbie. alla Prudenza e al Sole cui nulla è nasco
Per rischiarare il dubbio, ai è tentato di ato. Augusto ave; una sfinge sul proprio
scavare sotto la sfinge, ma non si è potu sigillo; geroglilico col quale ci facea cono
lo venirne a capo, perclti: è dessa sepolta acero che i segreti dei governanti debbono
nell‘ arena sino alle spalle. Quella figura essere inviolabili.
Diodoro ( L 4) assicura che nell' Elio
è tutto d'un pezzo, e durissima n’è la
materia. Gli storici narrano a tal propo pin, nel paese dei Trogloliti iii lrovano
lito, parecchi! favnle.l?ta le umile cose, delle vere sfingt’, le quali hanno figura si
dicon eglin0 che quella figura pronunciavat mile a quella che viou lor data dai pitto
degli orncoli; ma era una lurlal1l.eria dei ri, tranne 1' essere più vellute. Quegli eni
cacerduti, i quali -aveann scavato un sotter mali sono et‘ loro natura docili e affabi
rauco canale che andava a terminare nel lmimi, e icilmente apprendono tutto ciò
ventre e nella testa di quel lhnslt0, ed [Vi che vien loro insegnato. La parola afinge
passavano per dare le equivoche loro rispo viene dal greco VOI‘ÌÌII' , imbarauarr.
ate a coloro che recavansi l‘ oracolo a con « Non si può negare dice Cnrlus, (Bue.
saltare. Siccome il suono della \'Oce nel d’ antic.lom.3, Mv. Go, num.3) che ['0
concavo di quella figura, aumenlllvasi infi rigiuale di questa sfinge di bronzo , non
nitamente, ed usciva soltanto dalla bocca , sia di origine greca. Fu trovata in Rame,
cosi lacca un grande strepito; e i troppo ed in tal disordine, che fatica molto costa
crednli Pagani s'immagiuavano di udire la il ristaurarln. L'unione dei pezzi, ci pone
terribil voce di nella pretesa divinità. in istato di giudicare quanto avessero iGre
Plinio riferisce c 'eravi un gran numero ci alterata la prima forma di aill'atti ani.
di quelle sfingi in tutti i luoghi inonda mali. Egli è prrb vero eh‘ essi non li Il‘
ti dal NiloI per conoscere l'accrescimento guardavano sotto quel medesimo aspetto la
delle sue acque. Anche Abrn Van/ria, ce che erano ben lungi dall' allegoria dei ae
lebre autore, è della medesima opinione. gni celesti che aveano dato vita a quel futil
La sfinge. a motivo dell' allegorico senso tastico oggetto. La afinge, in Grecin, non
che le davano gli Egizi, era dipìntaiu due era in certo modo conosciuta che per la
maniere r o sotto la forma di un mostro sturia il‘ Edipo; la si vede anche sopra al
avente il corpo di un lione e il eemb ante cune pietre incise, rappresentata nella ales
d'una donzella: oppure sullo la figura -lì su mautera come appare lotto questo nu
un lione steso su di un lf'm0. La prima fi mero, allorquando propose a quel principe
gura serviva per indicare i’ accrescimento un enigma che non merita, a dir vero, di
del Nllu; la seconda rappresentava fli'nm essere tanto celebrato Nella stessa maniera
la quale comandava è pur trattata la sfinge sul rovescio delle
Pilla, divinità egizia
aulle acqua, ed era come la difellrice dei medaglie degli Jnlt'othi, e v- re un petto
traripamenti del Nilo. Queste figure non di piombo Invalo noli’ ilnl. li Chio. Que
pf0varm che quei popoli abbiano creduto ati diversi midi impi‘slti in un medesimo
DlZ. IMI-t. 172
SII. (2968) SF l.
aoggette, siccome atti a destare la curiosi Fra le tante a/ìugi, le più belle che aiatv
ti, meritano d'essere presentati , e fanno ai conservate in Roma sono, quella di ba
nascere la brama di Cercfltl il motivo per salto della Villa Borghese, quella di gra
cui i Greci hanno adottata la afinqe, per nito rosso che trovasi al Vaticano dell' al
qual ragione non l'hanno punto rappresenta tazza di circa sei piedi,e quella della villa
ta ucrosciata, e finalmente perchè le hanno Giulia, della stessa materia e della mede
dato delle ali sulla cui rotondità io ho di sime altezza; dirimpetto alla seconda pira
già espressa la mia aorpreu. mide di Ciao, e un poco più innanzi dello
Le s/ìn idegli Egizi, dice Winlrelmann, scoglio, si vede ancora quella famosa sfin
( Stor.de l'Art. ‘a, I ), hanno ambo i ses _qc, tanto più celebrata di quello che non
merita d‘ esserle. Di fatti non è che una
ai, vale a dire, sono femmine per davanti,
avendo una testa di donna , e maschi per massa di rupe prolungata a forma di schie
di dietro, ove appariscono i testicoli. ne d'asino, fino al gran banco nella dire
questa un’ osservazione che Itiun0 aveva an zione del centro di quella piramide. Le ‘0
eor fatto ; io la ho azzardata , dietro una stato data la forma di una sfinge e sul suo
pietra incisa del gabinetto di Stosclt. Con dmso sono stati aperti due pozzi, per ser
ciò ho spiegato un passo del poeta l‘ile vire d’ ingresso alla catacombe , lo che a
mone, fino ad ora inintelligtbite, nel qua quel mostro fa la custodia delle tombe at
le il poeta parla di .r/iugi maschi. Doll' i‘ tribttire.
apeeione di alcuni monumenti risulta che Conviene osservare che la ligure della
alcuni greci artefici davano pur essi delle sfinge è stata di sovente impiegata per 0r
nature composte a quegli esseri misti, che nare i piedi delle sedie. Presso gli antichi
lucano eeiandio d»gli ;fiugi batbuti, come tuest0 modo di ornato era molto in voga.
la prova un basso-rilievo tuttoin terra 00' àul cammino della Santa cappella, ai ve’
la, conservato nella Farnrarana. Allotch'e de una sedia fatta aul medesimo gusto.
Erodoto, come abbiamo veduto , nomina Nella magnifica festa data in Alessandria
le a{ingi Androefiugi, con tale espressio dal re Tolomeo Filadelfir, eranvi cento let
I‘! a ‘gli voluto indicare la duplicità del ti d'oro con piedi di sfinge.
loro aesso.Le .rflngi che veggonsi alle Nella collezione delle pietre inciae di
quattro facce della porta dell'obelisco del Stano/r Sopra un aardonieo , si vede una
Iole, nel campo di Marte, sono notabili sfinge sdraiata, avente sulla testa il frutto
per le loro mani di uomini armate di un di loto, secondo la descrizione che di que
glne cucinate, anche come gli artigli della ala pianta ci dia Teofia.rtn ( flirt. Plnrtt,
belve. 0 r, 4, c. in, p. 89), il cui frutto alla testa
Il aig. Paw dice che le sfinge compo di papavero anmigliava.
ate del corpo d’ una vergine innestata an Una corninla ci mostra una sfinge di
pra quello di un liom, sono immagini del acero maschile, velata, di rg zia incisione.
La divinità, che rapprelentaflat ettmlro Sopra un sardouico , a guisa di scarabeo
tta. una sfinge sdraiata con un aiatro fra le
_S°pra parecchi monumenti, sopra una due zampe, la testa velata e sormontata di
ptetra tneiaa di Sten/r, sopra un bassn.ri un fiore di loto.
IIVO disegnato nella collezione del Cardina Una corniola ci rappreaenta una sfinge
lo Albani’. si reggono delle .rfirtgi colla velata e mitrala , ritta in piedi dinanzi ad
barba. L’ ultimo dei nominati monumenti un' ara accesa.
a del tempo degl' lmperadori- Del reato poi Sopra una pa.alît di vetro, vediamo una
non si deve confondere una barba bene e sfinge velata , sdraiata, che tiene in bocca
apreaaa, colla pianta peraea che talvolta ve un surcio per la coda ; al di wpza "vi un
nuva attaccata al mento delle .r/in{.;i, come delfino. Quindi, riccome il fiume Nilo
pure a quello delle divinità , ed ai ferett'i era rappresentato sotto la figura della sfin
di mummie. ge, così potrebbe darsi che il aorcio in
_Eaiste una .rfînge che ha le gambe di questo luogo significasse la gran uantilìt
dietro e la coda di cavallo: le gambe ah di qne li animali che, secondo giorlflm
no stese come quelle di un corsiero che di Sici il, generavanai nel limo di quel
galflppa.Qnesta .rfinge singolare serve d'or fiume , e dei quali, secondo i l'avoloai rac
namento all' elmo d'una Minerva, la cui conti degli antichi , ne furono trovati al
testa i: collocata sopra una medaglia d'ar cuni che non erano formati che per meta.
gento di Ve‘ia in Lucania, riportata da Sopra una paata di vetro una .rfinge che
Golllio. Questa sfinge è forse un pensie si gratta la testa col piede di dietro; al
ro degli Etrnschi,i mali davano ai loro suo fianco leg esi il nome dell' ineiaora
Fauni dei piedi e delle lunghe code di ÙAMTPO'I'. sL’ originale trovasi nel ga
cavallo. Parecchio di questa specie, in bron binetto dell' irnperadore, a Vienna. -
!0
ÌÌ; seta
a ve "no nella a alleria di S. I8 Ilde Stflach , pietre incise; trw.
Un‘ altra pltlta di vetro ci oll'ra una
SFI. («969) SHU.
‘finge con un aerpentl che le ate dinanzi. " Sl‘llt‘flbl , o Snacrnor, nonu- di
Sopra una cornici: , una ‘finge col Ino certo Ninfe del monte Citerone, che venne
dio sulla testa, ed un eadoee0 dinanzi a lor dato dall'antro cniamato Spragl'ìtt'dinna
lei. Sulle medaglie dell' isola di Chio vi ch'era anni solitario: rec0ndito. Gli Ate
nono delle .tfingi colla pro" d'un nul nieai offrivano onni anno per ordine dello
glio , con una lira , ecc. - Beger. Thes. oracolo di Delio , dei aacrifici alle ninfe
Branzi, !. I ,p. 419 s/ìagitidi in riconoscenza di non aver egli
Sopra una pasta di vetro, una sfinge no perduto che un iccolo numero di guer
con un piede davanti sopra una testa di rieri alla battaglia i Plnten. - Plut. in
morto. L’ originale di questa pasta era a Arislid. - Plin. t ,33, o. 6. - Cd:
Firenze nel gabinetto del Marchese Ric 1 , 5 , c. 20.
cardi. Una grande .g/inge di marmo nella 'SPIIAGHJU (IQPAI‘IAÎA-ìpmn'e‘zga
Villa Negroni a Roma, tiene il piede de nome che gli antichi davano a oerti sigilli
ltro sopra una test! di bue. fatti di un pezzo di legno roaecchiato dii
Una pasta antica ci mostra la .r_flnge tarli, percb) on dillicile di contraflirln |
che atterra un uomo il quale non ha sapu motivo dei loro giri irregolari. Secondo la
to lpiegare l'enigma. tradizione , Ercole fu il primo a aervirti
Una pasta di vetro porta la sfinge, che di aill‘atti sigilli.
tiene un uomo in le zampe in atto di di Nella collezione delle pietre inciso di
vorrrlo. Questa incisione è simile ad una Stare/z , sopra un prisma di smeraldo , ai
pietra incisa pubblicata da Gorleo. Secon vede un’ incisione che nulla umbra signi
do Eschilo , lo stesso soggetto era rappre ficare, imperocchè non rappresenta le non
tentato sullo scudo di PGÎÌCYIOP’O, uno la delle irregolari figure I guisa di canali
dei sette eroi della spedizione contro di lormanti degli andirivieni. In questo pri
Tebe. ama , scorgonai dei tratti lomiglilnti alle
La gfi'nge nelle medaglie,era il simbo rinuosità del legno roaecchiatn, la qual co
lo di Chio. eta ha fatto pemare esser probabile che
Una pietra incisa ci rappresenta Edipo questa incisione abbia nei primi tempi ICI"
coperto d'une corazza , il quale colla si Vito di sigillo. - Hesycb. Con. ò'eldeo.
niittra mano in afl‘errato la destra della ad Marm. Arund. Arud- u,p. 17.
lfinge ; nell'altra armata di spada, un El m. mag.
per l'erirla; il suo ginocchio ‘e appoggiato GUARDO. - V. Occnu‘u.
ml dorso del mostro che ha delle ali, del Sttever. - V. Stava-r.
la mlrnelle ed una coda : il suo corpo è SHUO. - V. Sue.
quello di un [ione , ma il collo e la testa Sntvlt. -- V. SIVA.
aomigliano una donna. Millin. Sntvn-Rnu. - V. SIVI‘RA'I'IH‘
Un‘ altra pietra incisa mostra Edipo Sttonnltnnn ( Mie. Ind- ), ldivinitì
ignnt‘lo col capo co orto di un casco, por adorata nel regno di Madnra culla costa di
tante lul destro liraccio il uno scudo ed Coromandel, e che ha un aontnoaiuimo
"'Ì'îfla. Col etto egli indica il momento tempio a Madura, capitale del paese. Nei
in cui spiega ' enigma che gli propone la giorni di solennità, questo Dio vien por
gflnge: il mostro alato gli sta di_vunzi 90 toto su di un carro di una al prodigiou
pra di uno acnglio ( Millin. ) E da no grandezza, che dicesi, essere necer_urj
t-rsi che la sfinge, di cui parlaai in quello quattro mila uomini per trascinarla. L’ i
1003.10, ha le ali. dolo, durante la processione , è servito
Un'altra pietra incina rappresenta la sfin da più di quattro cento sacerdoti, tutti
68 sormontate d’ una cresta , la quale ha portati sulla medesima macchina , sotto la
rovesciato al suolo un Tebano per non ave’ quale si fanno alcuni indiani per divoaiq
re indovinato l'enigma, e a malgrado della ne schiacciare.
I/mdn , di cui è egli armato , sta essa per Suoucmn. - V. SUCIUN.
ncnideilo. Questa g/inge ha delle piacevoli Snotmen. - V. Snntett.
forme , delle grandi ali e parecchio mam Snnnnnttent( Mil. 1nd. Cori nella
anello, parte Orientale del Malabar vengono chia
Una pietra incisa (Millin ) ci presenta mali i sacerdoti del Iracondo ordine : vale
li {finge furibonda perché Edipo ha in a dire , inferiori ai Bramini che hanno lo
clovinnto il con enigma; è. dessa piombata incarico di ufl'ieiare i templi o pagarli del
I0pra di lui, ma l‘ eroe , opponendole il la tribù degl' Indiani idolatrì, chiamati
tuo rendo che gli eta appeso alla apllla , Sudderi,ch'è quella dei Inucldatfli 0
la respinge, eeolla spada sta per trafiggerla. baniani. Non è loro permeato di leggero
Smruo , fi liuolo di Atarnante e di Te il Vedom, (mia libro della legge; ma
nino; altri o chiamarono Schene0. imegmno alla loro Tribù il Slmater , cla'o
SlB. (297°) 518.
61 commentario del Vedam. Hanno eglino fosse la dea dei vegetabili in generale. Ve
il privilegio di portare appeso al collo la nia era rappresentata come una donna igno
oacelsl figura chiamata Lingum. da; isuoi capelli cadeanle sino al di sotto
Sunntnar ( Mii. 1nd. ) , il terzo dei delle ginocchia,- dalla destra mano tenea
quattro figliuoii del primo uomo e della una mela, dalla sinistra un grappolo d'uva.
prima donna , che, secondo l'lndiani , è Erano a lei sacrificati degli animali e dei
di un carattere dolce, aocievo e e pacifico. prigionieri. Dicesi che Siba fosse ligliuola
Fu egli il capo della Tribù che porta il suo di Sitalce , re dei Goti, e moglie di An
nome , e che è più conosciuta sotto quello tirio , che guerreggiò rotto di Alesrnlndro
di Banìuni. Quelli che appartengono a il Grande e ritornando in Ì\leruagns, edi
questa ultima , a plicausi unicamente al fit:ò la città di Mecltlernburso.
commercio , e ai istingunno per la super Star: 0 Sr\'att , 9° mese dell'anno civi
stiziusa loro cura nell'osservare tutte le le degli Ebrei, ed il 3.” del loro anno sa
cerimonie della religione. - V. Baarssro ero; questo mese alla luna di maggio cor
stl , Cv‘r‘rear , Vrstr. rispondeva.
Suono , antico poeta greco che, secon r. Strani, uno dei compagni di Enea
(lo Eliano ( 41 , 2| ), viveva dopo di ucciso da Turno. - Eneid. in, v. 363.
Urfl‘o e di Museo, e fu il primo che in ’ 2- (Cr'ut'las Mendonr'a ) , citt‘a d'Ita
traprese di cantare la guerra di Troia. lia, posta alla foce d'un piccolo fiume
Diogene Laerzr'o ( a, 46 ) che lo chiama dello stesso nome. , sul golfo di Taran
Sagari o Ssgaride , lo fa contemporaneo e to e precisamente al punto di divisione
rivale d‘ Omero. fra la Calabria e la Lucania. Tanto iGre
Sraxo o X’aco ( Mit. Giap.. ) , nome ci, quanto i Latini storici non hanno
che al Giappone si dà al supremo Pon punto esitato a darne Sibari come una ci‘.
tefice del Burlsdoismo, Ossia religione del ti di greca fondazione: si può nulladime -
Sìaltfl- E eglr riguardato da tutti quelli che un con fondamento dimostrare esser ella
appartengono alla sette siccome il vicario certamente dehitrice dei suoi principi agli
del gran Budsdo , o Sialm. il Sislro ha un 0I'ltnllll- P0t’tò essa successivamente i no
assoluto potere sopra tutti i ministri della mi di Sibari: , di Thrrrr'um e Copia. Gli
sua reli ione: a lui appartiene esclusiva antichi, cangiando il nome attuale di un
mente i diritto di consacrare i Tundi , la N05". ne davano uno che nel loro lin
cui dignità a quella dei Vescovi corrispon gusggio aveva il senso medesimo, oppure
de, ma son essi nominati dal Cubo ossia riabilitrtvano l’ antico nome del luogo , ag
lm ratoro secolare. giuugendo una desinenll di uso. Dopo ciò,
Egli è il lupremo capo di tutti gli ordi Ove si esamiui il significato che nella sua
ni monaatici del But‘lstloismo,‘ decide egli Origine può aver avuto Sibari, troviamo
tutte le dispute che insorgono rigusrdoi che Sheber , in orientale lavella , significa
sacri libri , ed i suoi siudizj sono comi abbondanza di fi‘umento, e l'ertrlrssimo
dersti come int'sllibili. il Siako ha il di di fatti n'era il paese. La parola caldea
ritto di csnonizzsre iSanti e decreta loro Tlror o bue, animale considerato come l'
un religioso culto. Gli viene attribuito il f_‘îè vita aldella
emblema vocabolo T/rurium
fecondità, dei alcuni
secondo Latini.
potere di abbreviare le pene del purgatorio,
e quelle ezisndio di trarre le anime dallo E questo pure ttn nonre che motivo della
inferno per collocsrle in paradiso. sua origine, porta seco l'idea dell'abbon
Sumo ( Mit. 1nd. ), nome che gli danza. 1 Romani finalmente, per non al
abitanti delle isole Maldive danno ad un lontanarsi da quel significato, dandole un
luogo consacrato al re dei venti; non v'lra nome latino , la ehirmsrono Copia. Ecco
quasi nessuna delle loro isole in cui non dunque l’ idea medesima sotto tre diversi
siavi un siare , nel quale rscansi tutti co colori 5 ma il primo nome prevalse, quan
loro che si sono sottratti a qualche marit tunque non se ne sia scoperta l'origine ,
timo periglio. Le oll‘erte consistono in pie perché si era conservato fra il popolo.
coli battelli carichi di fiori e di erbe _odo Slrabone e Sie/ima di Biznnzr'o l'anno
rose. Ivi ahbrueiano quell‘erhe e quei fio derivare il nome di Tlrurr'unt da una fon
ri in onore del re dei venti, e _dopo di lana.
aver appiccato il fuoco anche hl piccoli Secondo il primo dei citati scrittori ,
battelli , li gittano in mare. Tutte le loro Sibari fu fondata, o almeno ristabilita da
navi sono al re deiventi e del mare dedicate. una truppa di Aclrei, condotta su quella
Srsa o Srva , o meglio ancora su" costa da Iselr'ceo. Secondo Giu.rtino, Si
( Mit. Slau. ) , dea degli Slsvi varegni bari in edificata da Fr'lnllete; Salina pro
che abitano la Vagril, e l’ isola di l'lugen. tende che fossero Trezanii. Nulla può me
Il suo nome deriva da un verbo che corri. glia provare l‘ incertezza degli antichi su
sponde a seminare , ed i caratteristici suoi questo proposito. Comunque ciò sia la
attributi ci autorizzano a credere che Silra cosa , questa città divenne ai ragguar
SIB. (297‘) SIB.
devola , che giunse a aotlomettere quattro la natura , ma dall' arte, per ordine del
vicine nazioni e venticinque città , e che l'imperadore Adriano.
in una circostanza , pose in campo per si " 3. - Fiume d'Italia nella Lucania ,
no trentamila uomini. Ma la prosperità dei provincia della Magna Grecia , il quale
Sibariti lu movente del loro decadimento. diede il suo nome ad una città attuata sul
Essendo giunti a procurarsi tutti i co la sue sponde (V. L’ antecedente tuti
modi della vita, ai lasciarono corrompere colo).
dal più elleniiuato lusso. La storia ne ci Questo fiume era vicino a quello di Cra
ta parecchi esempli. Il lusso Ii pose final li, 8€C0ndu Slrabone, le sue acque cagio
mente in uno stato di tanta debolezza the navaiio ai cavalli dei violenti starnuti, la
facilmente li fe’ soccombere. sotto gli slor qual cosa indusse i Sibariti a non nbbeve
ai dei loro nemici. Cinquecento di essi , iarvi il loro bestiame; ed aggiunge che
essendo alati esiliati dal pretore Trlide , quelle del Crati, ove f0a5et’0 state bevute,
a Crotona ai rifuggirono. Fut’onvi portate vendeano gli uomini più bianchi , più de
delle Iagnanze perchè era ad essi stato da boli, e facesn0 Cadet‘ loro i capelli. Plinio
to asilo , a furono richiamati. Piltagora dopo di aver confermato la stessa cosa,
insegnava allora a Crotona, e. consigliò dice di più: che le acque del Sibari ren
quegli abitanti di non violare i dritti del. deano gli uomini più robusti, ne imbiuni
le ospitalità. I Sibarili , punti per tal ri« vano la carnagione , e facciamo loro anic
fiuto, pretesero di acqnistar colla forza del cisre i capelli. Prelende egli altresì che
I’ armi ciò che non era stata alla loro do quelle acque operasaero lo stesso cambia
manda concesso. Una saggia politica avreb mento anche sulle mandre. Da lungo tern
Le però suggerito un’ altra risoluzione, 0 go sill‘atte meraviglie iù non eaistono. -_
la circostanza , un più fermo coraggio.Nu trab. l. 6. - Plin. . 3 , c. il; l. 31 ,
meroaa era l‘ armata dei Sibariti; uulladi c a. - Euslul/z. ad Dionys. Pcrie . v.
meno gli abitanti di Crotona, capitanati 3*2. - Sc/inl. Theocrt'li mi Ei'dfl , e.
dall'atlrta Illìlone , piombarono sovr' essi, là. - T:.eîzea ad Lycophr. v. i021.
Ii posero in rotta , e finirono quella guer ’ -- Orrendo , apa'ventevole mostro
va nel breve spazio di sessanta giorni col che abitava in una caverna del Parnaso ,
la preàa della ciltia che , I’ anno di Roma o tutti gli animali divorsva. L’ oracolo a
180. fu totalmente rovinata. I vincitori vi vea ordinato che gli fosse esposto il giovi
fecero passare il fiume, e tutto il terreno no Alcioneo, figlruolo di Diana ; ma Eu
no inondarono. Il piccolo numero di Si rióule entrò in sua vece nella caverna ed
bariti che avesno potuto salvarsi , ritorna uccise il mostro. In memoria di siffatto av
rono col divisamemo di riedilicare le anti. venimento, i Locresi diedero il nome di
che loro mura, ma Iirrnno distrutti dagli Sibari ad una delle loro città. - Quid.
Ateniesi che del Pi‘ngl’ltt) medesimo ai anda Met. I. 15.
vano occupando. (in almeno è Quanto si “ SIBAIH'I'I, popoli dell' Italia che abita.
può conchiudcre dal racconto di diversi vano la città di Sibari situata all'imboc
storici. A quell’ epoca incominciò la nuo catura del fiume dello stesso nome sulgol
va città di T/rurium che in poscia sotto lo di Taranto; popoli che non sono gran
messa ai Lucanii. Diodoro è in ciò discor fatto conosciuti se non se pel loro girato
de da Strabone; iiiiperoccliè dic'egli che ai piaceri e per gli eccessi della loro mol
Sibari, cinquant’ anni dopo la sua dislru lena.
‘rione , fu di nuovo popolata dai Tessali,i Dopo di aver dilusamente parlato del
quali furono in seguito espulsi dal Croto la città eh’ essi abitavano ( V. SIBARI '
niali; e che allora precisamente vi appro a) , poco potremo aggiugnere riguardo a
darnno gli Ateniesi con dieci vascelli , la questa popolazione.
qual cosa sembra più probabile. Ateo, ( l. 12 518, ) riferisce che trovan
Essendoaena impadwnili i Romani, vi dosi un St'6art'ln a Sparta, fu invitato a
atabiliiono una colonia aotto il consolato uno di quei pasti ove la lrugalit'a che vi
di T. Sempront'o Longo , e di Scipione regnava , i seiii discorsi che vi si teneano
I'Afl‘ìi'eano , l'anno di Roma 55g). Thu e la durezza delle sedie , gli fecero dire
rium prese allora il nonne di Copia, che non esser egli meravigliato del valore de’
trovasi sopra‘ alcune medaglie, ma che non Lacedemoni , poiché non dovean eglino
fu però generalmente usato. trovar dispiacere veruno di lasciare una
Pausania scrive che tutti coloro iquali vita che ai duramente menavano. Quindii
nelle antichità d'Italia sono versati , pre Sibarili , fra i popoli dell'Italia , non e
tendono che la città di Lupin, situata fra stimavano che i Tirrenti, e fra quelli
Brindiu' e Idrmilo , sia stata altre volte della Grecia , soltanto gli Jonii, perché.
chiamata Sibari’. Questo autore aggiunge quei due popoli aveauo ad un dipreaaoi
che quella ciltla ha un porto non batto dal medesimi coaturni.
SIB. (297°) 515 .
Fra i Sibari“, italenti erano cos rari, la distrussero,e per sempre gli abitanti ne
che la storia non ci ha tramess0 il nome discacciarono.
di un sol uomo di merito. Erausi eglino Diodoro di Sicilia (I. 12 ), dice che i
per la loro mollezza renduti i più spregg. Sibariti scacciati dalla città ch’essi voles
voli di tutti i popoli conosciuti. Ateneo ag no riedilicare, spedirono degli smbasciadn
giunge eh’ essi vaotavausi di non aver giam ti a Sparta, ed Atene, per domaudsr ace.
mai veduto nè il levarsi, ne il trstnnntar corso; gli Ateniesi lecero armare dieci va
del sole; ed affinché i loro sonni non fos scelli, ed in tutto il Peloponneso, l'ollerta
aero interrotti , avesn essi bandite tutte le di quelle terre fecero pubblicare , per la
arti che si esercitano con qualche strepito, qual cosa presto si videro molte genti rac
e pmscritti persino igslli. Proponesuo dei colte, e particolarmente degli Achei, edei
premi ai cncinieri, i quali I“csscroinvctr Trezenii. La flotta approdò in ltalia,si fer
lato le migliori, e più squisite vivande , mò presso l’ antica Sibari, nel luogo ov'era
ed accordsvano all'inventore un privilegio la fontana Thuria, ed ivi formò il recinto
esclusivo di‘ nuotano, onde arriCchirlo e nel ili una citt’a che Thurt'uln venne appel
tempo stesso animare l'industria degli al sta.
tri con la speranza di non minor fortuna. l Sibon'ti, siccome antichi proprietarj di
Plutarco dice che le donne invitate ai pub quel luogo, si sttrihuirono le prime cari
blici banchetti , ne erano avvertite un un che nel governo; diedero i primi posti
no prima, affincbè avessero il tempo di nelle puhbliche cerimonie della religione
preparare la magnificenza dei loro vestimen alle donne degli antichi abitanti del paese;
ti. pescatori, i tappezziet'i , i coltivatori si approprisrono le terre più vicine alla
di fiori, i profumieri erano esenti da qua città, siccome quelle ch' erano più facili ad
lunque pubblica imposta. l Sibari“ aves esser coltivate. Siil‘stte misure sollevsmno
no delle sale sotterranee pei loro pasti , gli altri cittadini i quali essendo in nume.
onde guarentirsi (lall' estivo calore , e dal ro maggiore, da quanto riferisce Art‘slotile
lreddo dell'inverno. Decretavaoo delle co nel suo libro delle repubbliche, tutti tru
rone cl’ oro a quo‘ cittadini che aveano da cidarono gli antichi Stboriti.
to i più sontnoai e più delicati banchetti. Dopo una tale spedizione , fece: eglino
Di rado viaggiavano essi, ma non mai a venire degli abitanti dalla Grecia, cui a
piedi. Eliano racconta che un siborita , sorte assegnarono delle case in citta e del
chiamato Snzt'ndiride, il quale vives a le terre in campagna. Quella città divenne
tempo di Ciro, spinse l’ eccelso della ricca e potente, si eresse in governo demo
mollezza a tale , che un giorno, dopo di cratico, e coi Crotoniati strinse poscia al
aver dormito sopra un ammasso di foglie leanza.
di rose , si‘ alzi: lagnandosi che la durez l Siboriti scelsero Comando per loro le‘
sa del letto aveagli cagionato delle vessi gislatore il quale fece delle savie leggi cui,
chette. secondo Diodoro di Sicilia, ben di rado
Eroelide di Ponto dice che i Siborili essi derogarono. Carondo peri vittima di
scossero il giogo della tirannia di Trlide, una legge da lui fatta , la quale proibiva
e che sino a piè delle are uucidarnno tut sotto pena della vita, di portar armi nella
ti quelli che aveano avuto parte nel gover assem [ca del popolo. Ritornava egli dalla
no di lui. campagna armato, allorchè a prese che il
Ateneo , testi: citato, riferisce che aven popolo era raccolto in assembla, ma pie
do i Crntonisti spedito trenta dei loro con na di turbolenze. Caronda si presentò: al.
cittadini ai Sibart'li colla qualità di amba cuni maligni vedendo la sua spada,glirirn
sciatori, tutti li trneidarooo e gittnrono i lo proverarcmu d'esser egli il primo che vio'
ro corpi nelle fosse della città , lasciandoli lava una legge da lui fatta.- trasie egli al
delle bestie divorare. Lo stesso autore ag loro il brando , e si traliase il seno. -
giunge che i Sibort'lt' abbigliav.tno i loro Diod.Sie.infrogmentis. - Pintore. in
figli di porpora , ed acconciavano loro i Pelopid.ct in cmwiu. ~reptern Sopt'ent. -
capelli con nastri tessuti in oro. lstittnrono Athen.l. 12, e. 3.- /Elinn Vor. Hùt. I.
casi dei giuoclti pei quali proposero rag 9, e. 24. - Mortiol. I. 12, ep.g'7._sui
gnardevuli [It'8ltîtll onde far cadere quelli das.- Perizon.apud /Elian. l.’
della città d'0limpia di cui erano somma " SIBILLE. I Greci ed i Romani diede
vncnte gelosi. Cinquant'anni dopo la distru ro questo nome a certe donne eh‘ essi di
zione di Sibari, per apra dei Crotuninti, e cevano invase di spirito profetico, ed alle
lotto l’Arcontatu di Collimaco ad Atene, quali attribuivano la cognizione del futuro.
gli abitanti qua e la dispersi si unirono ad Diodoro crede che fossero così chiamato ,
alcuni Tessili, ed intrapresero di ristabili o dal nome di quella di Delio oppure da
re la loro città sugli antichi avanzi, ma una'parola greca ,,-,5,,,'7\,, da W,‘ Dio, da
dopo cinque anni, i Croloniati nuovamente Bimbi consiglio, vale a dire, consiglio di
SlB. (2973) 518.
Dio, che aignilìca ispirato, e consigliato da avrebbe un giorno apacciate a tale propo
gli Dei.Generalmente gli antichi conven sito molte favole. La aeata era di Sarno , e
sono che vi siano state delle Silu'lle , ma quindi Samia appellata. La aua istoria, ae
tutti non sono concordi riguardo al nume condo Eratostene, trovaai negli antichi an
ro. Sembra che Platone, il primo che fra nali dei Samii.Ll settima era la (‘umana
gli antichi ne abbia parlato, non ne rico cosi chiamata da Coma città dell'Eleulide
nosca ché una sola, allorquando dopo di ov' era nata. Quarta Sibilla porta ezuandto
aver fatto menzione della Pizia, e della ii nome di Amaltea; altri la chiamano
aacerdotessa di Uodona, dice che non par‘ Demo ila, o Ero/ila, che portò a Tarqui
Ierà della Sibilla.Alcuni moderni autori, niot' Prisco una raccolta de‘ suoi verai
dietro il citato filosofo , hanno aoatenuto in nove libri e che oflii di cederglieli pel
rhe realmente non eravi ae non se una prezzo di trecento monete d’ oro. L’ Elle
Sibilla, cioè quella di Eritrea nell' Jinia; : antica era l'ottava, nata nel borgo di
ch'e5aa è stata moltiplicata negli scritti de larpeaaa presso la città di Gflgito nella
gli antichi, perchè molto viaggio , o viase Troade, e che Eraclide (li Ponto preten
lunghissimo tem o.Solino ed Ausonio ne de che vivesse a tempo di Salone e di Gi
contano tre: l’ ritrea, la Sardica e la ro. La nona , nata nella Frigia , e quindi
Contea. Pare che Ausonio abbia adottato chiamata Frigia, avea il ano soggiorno in
questa opinione, allorclrè disse che eranvi Ancit'tl, ore reudea i suoi oracolr. La deci
tre Gorgoni, tre Arpit, tic Furia, e tra ma finalmente, chiamata Allmnen, era di
Pro/«€582 conoacinte sotto il nome di Tivoli, e perciò detta anche Tzburtuta.Gli
Sibille. abitanti dei dintorni del fiume Anien0 la
onomvano come una Dea.La atta statua
E! tra Fatidicte nomen commnne Si che la trovata in una voragine, la rappre
byllce aentava con un libro in mano. -' Pluto in
Plwfd- - Illartian. Capell. Philol. l. 2 ,
Eliano ne ammette quattro, cioè l'Eri Eztrem. - Solin.o. 8.- Auson. in Grifli
Eia'yll. io, Ezlr. - Plin.l.34, c. 5. -
trea, quella di Sardi, l’ Egizio, e la Sa
mia, come ai rilevati: dal passo di questo /Eliafl. Var. Hist. i. 12, c. 35. -- Puusan.
autore che noi ripoiteremo più abbasso. l. 10, c. 12. Vano, de Reb. Diuin.
Varrone finalmente, seguito, secondo Lal apud.Lactanl. defl.ra Rei. e.6.
tanzio, dal maggior numero dei dotti , di L'opinione di arrone riguardo al nu
Slingue dieci Siàille, ch'ei nomina coll' mero delle Silille è la più adottata. Lat
ordine seguente: la Persico ed è quella tanzio conaiden questo autore come il pli
che nei supposti vermi aibillini ai dice uno mo fra i dotti dell'antichità , nenza eccet
II di Noi‘, e ai chiamava Snmbctla; tale tuare i Greci : Quo Ylfllld dotlt'or ne apud
"e pur l’ flprnione di _’\‘icanore , storico di Graerèo.r quidem, nedum apud Lalinaa; l.
Alessandro il Grande, il quale dice,- pri i, c. .
mam flu‘ase de Per.rts. La seconda era la Pausania facendo la descrizione del tem
Libia, Libfcam, o Liby‘ssam, della quale pio di Delio, dice che al di terra del porti
parla Euripide nel prologo della sua tra co, vedeaai una rocca sulla quale la Sibilla
edia intitolata Lamia; diceaaì che questa Ero/ila aveva l'uso d‘ aaaiderli per rende
gibilla era ligliuola di Giove e di Lamia, re isuoi Oracoli. Questo mitologo aveva
eche vinggiò in parecchi lunghi,a Simo, a cognizione di una Sib'lla del medesi
Dello,a Clara, ere. La terza chianiavast Dri tuo nome, ma assai più antica , oche
fica,della quale fa menzione Crisippo nel suo i Greci fanno ligliuolf di Giove e di
trattato della Divinazione. Era uaaligliuo Lamia : aggiungendo che queal' ultima
la di Tiresia tehano, e dopo la presa di era figlia di Nettuno. u Credesi, dic‘e
Tebe fu consacrata al tempio di Delfo da gli, che l'antica sia stata la prima donna,
gli Epigoni, e da quanto riferisce Diodoro la quale abbia avuto il dono di prnl'riarv.
fu la prima ad ottenere il nome di Sibilla, e auicurasi ch'uaaa fu chiamata Sibilla da
perché era sovente invua di furor divino. gli Africani L'Era/‘ila Delfina è meno
a quarta chiamavaai Cumea che aveva la antica, quantunque vivesse ella prima della
ordinaria una residenza in Ctll1ll , cillà di guerra di Troja. Gli abitanti di Delo han
Italia, Curnoeam in Italia. Nevio ne parla no degli inni in onore d‘ Apollo , che a
nel ano libro della guerra punica, e Pisa lei attribuiscono. Nei suoi versi ella ai an
ne ne'anoi annali. La quinta chiamavaai nuncia non solo per Ero/ila, ma e1.randio
Eritrea. Apnllorloro dice ch’ern essa del per Diana.0ra dicesi mrglie, ora l0l'6ll4,
ano paeae.Queata Sibilla predisae ai Gre ed ora ligliuoli d'Apolln.Ma in quello
ci. all'istante in cui a’ imbarcavano per la iltnnte ella parla qual'i-rpirata, e come fufi
apeclizione di Troia, che sarebbe alata da di se steaaa.lmperocchè in altri luoghi, ‘i
loro diatrutta quella cittì , e che Omero dice essa nata da una immortale, una d.l
518. (2974) SIB.
le Ninfe d’ Ida, e da un padre mortale. lo ove dicesi essere rinchiuse la .:eneri di‘
sono, dio‘ ella ,_figliuola d’ una m'nfir ini questa Sibill:z~
mortale, ma di un padre {Oggetto alla n Dopo Demo, gli Ebrei che abitano al
morte, ori inaria «1' MG, di quel paese , di sopra della Palestina, hanno punto nel
il cui auofo i! si arido C ‘i lk'ggiero ; poi Ilnl‘llfl‘t) delle profetesse una certa Sabba,
chi' la città di Morire-‘Sa, ed il fiume che essi dicono ligfiuula di Berosio e di
Aidoneo dier vita alla mia genitnce. l)i Erirnanla; ed è quella medrsima che gli
lotti verso il monte [da in Frigia, veggen uni chiamano Sibilla di Babilonia, e gli
si anche preaentameoto le rovine _di Mar altri Sibilla d'Egitto.
pessa, ore sono appena rimasti circa ses « Fenirie, lighuola di un re di Canina,
santa abitanti. La terra di quei dintorni e e la Peleatle presso i Dod0lltl, furono
sempre secca e roaaasirs. Il fiume Auloneo pur esse dotate del dono di prr’frtizzare,
del quale è bagnata,imprufllllamepte dispa‘ ma non portarono mai il non.m di Sibil
re, poscia di nuovo presflillflu sino a che k~ » - Pali: l. 10, c 10.
inueramenle si perde. Marpcsaa e situata Da questo passo di Pausania, rianlta es
a (l'igento quaranta atadu {in Alessandria, seivi state due Sibille che hanno portato
città della 'l'l'oade. Gli abitanti di que il nome di Erofila, una delle quali era
si' ultima citia dicono che Ero/‘ila era sa Del/ima e l'altra ligliunla di Giove e di
gresiana del tempio d’ApOllfl Sminlev , Lamia. Senza dubbio, nel prologo della
e che essa spiegò il sogno di Ecubu, pre tragedia di Euripide, citata da Varrone,
cisamente come l'evento 10 ‘hl poscia di trattavnsi di quest' ultima. Solinoe Suida
mom|tO~Qoeeta Sibilla pi?‘°_ grnn parte danno il nome di Ero/ila a quella di Eri
della sua vita a Sarno, indi ‘I recò a Cla lrea.Euaebio lo assegna a quella di Sarno,
ro, città dipendente da COÌ°ÎOUG, poscia a e dice eh‘ essa viveva a tempo di Nwma
Delo , e finalmente a Delf0 °\’e rendea i Pflfìlfìllto. Qurlla di Bahilonm, cui Pau
suoi Oracoli sulla da me p°°_"flli mento sania dà il nome di Sabbia, da altri vien
vata rocca. Fini essa i suol giorni nella chiamata Sambel‘ta. Diodoro di Sicilia,
Troade : nel sacroyhosco (l'Apull0 Sminteo, sotto il nome di Dafne, indica la Sibilla
sussiste tuttavia la tomba di lei, con un di Delio, cui Pausania nomina Ero/ila,
epitnliu in versi elegiaci scolpiti Ml dl ‘mi e Tibullo, Eri/ila. Celia Rodigl'"h di“
colonna ed il senso dei quali è il seguen che quella di Frigia era figlia di Damiano
te : lo sono quella rinomata Sibilla che e di Naso liglìuola di Tenero, e che era
Apollo scelse per interprete de‘ suoi ora essa particolarmente onorata nell' Asia Il“
coli, altre volte vergine eloquente, ora lt0re. Ove rendeva i suoi oiacoli nella cit.
muta sotto questo marmo e ad un eterno ti\ di Ancira fra la Gallazia e la l'allagania.
silenzio condannata. Nullarlifneno, per - Solin, c. 8. -Suidas.-Euseb. Climrt.:
favore del Dio, bene/tè morta , godo ari --Diod. Sic. i, 4, r. (i.-- Tibul. i, a,
cura la dolce società di Mercurio e delle eleg. 5, v. 68.-Coel. Rhodig. I 14, e. I.
Nin e mie compagne. Di fatti presso il se La più celebre di tutta le Sibille era
polcro di lei, acorgeai un ,llercnrio di lor quella di Como ciiiii d‘ Italia. Gli uni la
ma quadrangolare, e sulla siniatra, una sor chiamano Dafise. gli altri 1Wanlo, taluni
gente d'acqua cade in un hanno ove si va Femmine o Dei/56a, e parecchi Amallr‘a.
dono alcune slstue di Ninfe. La maggior parte la fanno figliuola dell'
t’! Gli Eritrei, più di tutti gli altri Gre indovino Tiresia; e Servio è il solo che
ci, con tutto il possibile calore questa Si dica esser ella debitrice dei suoi giornind
billa si attribuiscono. Vantsu essi il loro Ercole. Ovidio chela fa figliuola di Glau
monte Corico, e l’ antro ove pretendono ca, narra che Apollo ne divenne amante,
esser nata Ero/‘ila. Secondo loro, un pa e che per renderla sensibile, le offri di
store di quella contrada, chiamato Teodoro , accordarlc tutto ciò ch'essa potea deside
ed una Ninfa furono i suoi genitori. Dal’ rare. Gli dimandò essa di vivere tanti an
le poesie di Ero/ila troncan eglino i ver ni, quanti erano i grani di sabbia cix’ essa
si in cui ella parla della città di Marpes tcuca nella sua mano, poc' anzi raccolti ,
n e del fiume Aidoooo, aiccome dal natia lo che fu a lei concesso; ma sgrazistamen
le dimenticò di chiedere nel tempo stesso
suo suolo.
« lpperoco di Cuma ha scritto che dopo il dono di conservare quella freschezza ti!!!
di questa Sibilla, ve n'è stata un'altra a tanto rendeala interessante. Apollo istesso
Coma, città degli Occhi, pnpolidella Cam le offri quel favore novello, col patto che
pania in Italia. Le di: esso Il nome diDe dovesse ella pure accordagli i suoi; ma al
mo,- ma non si può aver cognizione vern piacere di un’ eterna gioventù, quello pre
na anche a Clima (li alcuno dei suoi ora ferì essa d'un'iovinlahile castità ; di mo
coli; si mostra solamente nel tempio di da che una triata decrepitezza non tarllò
Apollo Del/ice una piccol'urna di marmo, a distruggere le avvenemi attrattiva della
SIB. (2975 513.
sua giovinezza. Era essa giunta all’ età di Quid. Mal. , I. 14, 9. r e sfio.-Virg.
settecento anni, allorché Enea approdò in Aen. loc. cit. e l. 6, ‘o. 6.- Lrwan. , l.
Italia presso la città di Coma ove la 5;. 1, v. 564, l. 5, ‘U. 1038.-- Properl. l. 2,
blllzl aveva il suo soggiorno. Quell' eroe ele%. 2, v. 68 ; elc . lg.-Juven. Sat. 3,
fu a visitarla nel suo antro, e la pregò di v. , Sat. 8, u. m '.--Seruiru, ad Virg.,
condurlo all'inferno onde vedervi il pro. Acri. , l. 3, v. 444;L 6, v. 56, 74 e 321.
prìo padre Anchise. Mancavanle ancora Alla parola Ursnovrr.a st troverà l'origi
tre secoli per compiere il numero dei ne dei libri sibillini, dei quali noi daremo
grani di sabbia che dovevano por fine al dei dettagli più circostanziati nel seguente
la misura degli anni di sua vita. La Sibil articolo.
la, dopo di avergli fatta presente la drfli Riguardo agli oracoli delle altre Sibilla
colti: di un tal viaggio, promise di soddi eh‘ erano stati raccolti, e dei quali il pub
afarlo. Gli mostrò essa nella foresta di blico aveva cognizione, i politici llpevan0
Proserpina un ramo d'oro, e gli ordinò farne uso per loro propri interessi, e r.|
di strapparlo. L‘ Eroe tt'ojan0 ubbid‘i, e di sovente ne inventavano, ecome antichi
con essa discesa nel soggiorno delle Ombre, gli spacciavano al popolo, onde larli DVI‘
uve apprese dal padre tutti i periglr' cui vire ai progetti della loro ambizione. Così
sarebbe stato esposto nelle guerre Cl'le,pel' Lenta/o Sara, uno dei capi della congiura
fondare in Italia un nuovo impero, dove di Catilina, lacca valere una pretesa tra
va sostenere. dizione della Sibilla, portante che tre Cor
Virgilio descrive (Eneid.l. 2) la ma nclir avrebbero in Roma avuto il supremo
niera con cui rendeva essa i suoi oracoli. potere. Silla e Cirura, ambidue della fa
miglia Cornelia, avevano di già verificato
. ~ . . . . la vecchia vergine Sibilla una parte della predizione. Lenrulo che
Profetizza il futuro, e 'n su le foglie alla stessa famiglia apparteneva, ai persua
Riparte i fati. in su le foglie dico se che essendo già verificati due terzi del
Scrive ciò che prevede, e ne la grotta la predizione, a lui solo spettava di termi
Distcse, ed ordinate ove sian lette, narla coll'impadronirsi del supremo Potere,
In disparte le lascia. Elle serbando ma la prevideull del console Cicerone iru«
L’ ordine, e i versi, ad uopo dei mortali pedi gli efl'=lti della sua ambizione. Volen
Parlato de l‘ avvenire, e quando aprendo do Pompeo ristabilire Tolomeo Arale"
Talor la porta, il vento le disturba, nel suo regno d’ Egitto, la fazione che
E van per l'antro! volo , ella non prende nel senato era contraria a Pompeo, pub
Più di ricorle, e d'accozzarle affanno, hlicò una predizione sibillins, la quale por
Onde molti delusi, e sconsigliati lava, che se un re d'Egitto fosse ricorso
Torneo sovente, e mal di lei s‘ appagann. ai Romani, non dovean eglino riruaargli
( Annibal Caro) i loro buoni uffici, ma che non si dove.
a0mrninialrargli truppe di sorta. Cicerone,
Maestrevolmente espressa vediamo la ch'era del partito di Pompeo, punto Mll
discesa di Enea nel Tanaro preceduto dal dubitò che supposto non] fosse l’ oracolo,
la Camuno Sibilla nella pittura del signor ma invece di uppot‘visi, tentò di alnderlo:
B. Pinelli dal quale fedelmente troviamo ordinò egli al proconsole d’ Affrica d'en
ripetuto ilpenaiero di Virgilio chea mag trsre coli’ esercito in Egitto, e di farne la
giore intelligenza della detta pittura, ri conquista in nome dei Romani; poscia ne
portiamo qui distesarnente vulgarrzzaw dal venne fatto dono a Tolomeo. Allorché Gin.
;ezti: GCÌUI.O Commendatore Annibal Caro lio Cesare fu padrone della suprema su.
t . . torilà sotto il titolo di Dittatore perpetuo,
i partigiani di lui , cercando un pretesto
Giunti che furo, il gran Cerbero udire per fargli decretare il titolo di re, sparar
Abbajar con tre gole, e 'l buio Regno ro nel pubblico un nuovo oracolo Sibilli
lnlonar tutto; indi in un antro immenso no, dietro il quale i Parti non poleano ra
Se ‘l vider pria giace!‘ disteso avanti, sere soggingati se non se da un re dei Ro
Poi eorger, digrignar, rabirlo farsi, mani.Gtà il popolo era determinato d'ac
Con tre colli arruffarsì, e mille serpi corrlargli un t.rl titolo, ed il senato doves
Sqnasaarli intorno. Allor la saggia Maga, pronunciare il decreto nel giorno iatetso
Tratta di mele e d’incantate biade che Cesare in assassinato.
Una tal soporifera mistura Pausania nelle sue Amiche , riferisce
La gittò dentro a le hramose canne. una predizione delle Sibille, sul regno di
Egli ingordo, famelico e rabbioso Macedonia. L'oracolo era ne‘ seguen
Tre bocche aprendo, per tre gole al ventre ti termini Concepito.u Macedoni , voi che
Trangugiando mandolla, e con sei lumi vi andate v'antanrlo di obbedire a regnanti
Chiusi dal sonno, anzi col corpo tutto disceai dagli antichi re d’Ar50 , "NIÌIM
'Giac-pe nell'llllro abbandonato, e vinto er e. che due Frlippi formeranno tutta la vostra
Dia. Mit. 73
SIB. (2976) SlB-.
leliciti e insieme tutto la vostra sventure: detta a chicchessia. Valerio Massimo dica
il primo dari dei padroni a grandi città che M. Àîlllo , duumviro fu punito col
ed a unioni; il secondo, vinto da popoli supplizio dei parrieidi, per aver PQI’IIIGa-IO a
usciti dall'0ccrdente e dall' Oriente, senza Petronio Sabino di trarne utsrs copia. Quella
veruna speranza vi trascinerà alla perdizio prima raccolta di sibillini Oracoli peri nel
ne, e vi coprirà di eterna vergogna. » Di lutti l' incendio del Campidoglio sotto la ditta
l'impero di Macedonia, dopo di esser salito tura di Silla. Dopo un si innesto acciden
al più alto grado di gloria sotto di Filippo , te , il senato per ripsrat' quella perdita ,
padre di Alessandro, cadde in rovtna sotto lpedl in diversi lurghi , a Sano, a Troia
di un altro Filippo, che dei llomsnr divenne ad Eritrea, ed in parecchie altre città dell'
tributario. Questi erano collocati all'Occi ltalra , della Grecia e de“. Asia , Irer rac
dente della Macedonia, e furono seconda cogliere tutto ciò che trovar sr potesse in
ti da Atala, re di Misin, provincia situata fatto di versi rrbillr'nt'. I deputati ne por
all'Ut‘tente. Convren credere che una Si larnt:t0 un gran numero; ma siccome ve ne
Lilla avesse puro predetto quel gran tre erano senza dubbio molti apocrili, c0al ven
suuuto che scosse l'isola di Rodi sin dal ne dato ad alruni sacerdoti l’ incarico di
le fondamenta, poichè Pausania, in tale farne una gltldi'l.lnlll scelta. Quo’ nuovi li
occasione dlsao , che la predizione della lui sibillini furono deposti al Campidoglio
Sibilla erasi pur troppo veri lenta. come la prima raccoltlr;run non ti si pre
‘ Srsrt.r.rtrt ( libri ). Nnl a nvvi di più atò altrettanta frde ,e ciò ch' essi conte
celebre mila Storia Romana, che i libri nevano non In tanto segretamente custodi
sibillini , vale a dire, una raccolta di Vt't'e ti‘; imperorclrè pll'ti che la maggior parte
il attribuiti alle Sihrlle, la quale contrnea degli Oracoli fossero pubblici , e che cia
i destini di Roma. Dionigi d'Alicarrnrsso, scuno , secondo gli eventi , ne facesse a
Aula Grillo , Laltrmz-ro , Salina , Scwio suo piacere l'applicazione.
e molti altri narrano che una donna si Non vi furono che i versi della sibili.
presentò un giorno a Tarquinio Prisco, o di Crrnra, il segreto de‘ quali sia stato arm
secondo altri, a Tarquinio il superbo. che pre relrgiolamente custodito. Per vegliare
gli nll'rl novo volumi di,versi pei quali do alla corrsetvazinne di quella raccolta, ven
mandò trecento monete d’ oro. Il re ricusò ne instittritn un collegio di qnind.ci orso‘
l’ oll'erta con disprezzo , e t’iguntt‘lò l‘ vile ne , cui nomaronsi qnlndecemviri de le si
rento come una pazza. L‘ incognita allora hille. Si prestavl eziandio tanta lede alle
gitta alla di lui presenza tre di que’ libri predizioni che vi erano contenute, che
nelle fiamme, e lreddamente chiedo Il Tar‘ 'PP‘WI Si Cl0vcl intraprendere un’ impor
quinio, s'ei vuol d4rlc il prezzo medrlim0 tante guerra, lodare una violenta sedicione,
per sll altri sei. Avendo ricevuto in rispo allorché l’ esercito era Ilttlo disl‘ttto , e la
sla i medesimi tratti di disprezzo, abhrucia peste o la carestia , o qualche epidemico
essa ancora tre di quei libri , perseverando morbo desulna la citta e le campagne ,
nella domanda della stessa somma per quel’ finalmente, allorché eran osservatr dei prodigi
li che restavano colla minaccia di pur i quali mtultnilsscr0 qualche grande sventu
quelli abbrucisre. Il re lorpreso della Il ra, mai non si tralasciare di ricrtrrervi.
dncra di quella donna , ordinò che le ve. Quella collezione era una specie d'oracolo
l'tllac' pagata la richiesta somma. Appena permanente , al di- sovente dei Romani I
la ebbe essa ricevuta , avvertì Tarquinio, con tanta lrlurll consultato, quanto lo era
di gelosamente custodire quei tre libri , e quello di lelfo dai Greci.
drc:si che dopo di ciò diaparve. Sebbene Gli ultimi libri sibillini raccolti in Ro
questa storia senta in tutto del favoloso , ma furono ‘per ordine diAogustn in dorate
egli è però certo che i Romani possedean0 conte rinchiusi , e posti sotto la base del
una raccolta di at'brlliut' versi. Furono lo lrmpio d’ Apollo Palatino da lui latta
sto radunati gli auguri , e nel tempio di edificare; e vi rimasero sino al tempo di
Giove in Campidoglio que'libri vennero Onorio , cioè 1' anno 405 di G. C., epoca
rinchiusi; ai crearono (lei pontefici per cu in cui dicesi avere qncll'impet‘flore ordina
Illttlllll, né più si rlnhitò che in essi non lo a SlI'IÌCOIIC di gittrtrli nelle fiamme.
folrcro acrrtti i destini di Roma. Era‘ Rappresent-remn in tlettaglt0 tutta que
vi in lloma un collegio di sacerdoti , da sta storia dietro le osservazioni e gli scrit
principio chiamati drrnmviri , il cui sacer ti del sig.l"rrret.
dotto in limitato alle cure ch'esigeva quel Le diverse sperie di divinazione che il
sacro deposito. Poscin Vi lit aggiunto l'uf caso fece immaginare, dic'csll, e che«adot
ficio di celebrare i ginoehì aer lari. Quei ti) poscia la superstizione, da principio
lil_ll;i veniano consultati nelle g odi cala consiste-vano in trna conghietturale interpre
nrrta, ma per ricorret'vi era neceshriu un tu‘rjone di certt avvenimenti che per le Iter
drll:to del serrato .- ed era sotto pena di si il più di sovente non meritavano vernna
tawrts proibito ai durtrnviri di lasciarli ve attenzione,- rna che si era convenuto di ri
SIB. (2977) SlB.
siurdare eiccome altrettanti legni della aorta di predizifini , concepite in termini
volanti degli Dei. Egli è probabile che vaghi ed ambigui, come quelli dei Pnl’llll
aiui incominciato dall’ oaaervere i celeiti ti oracoli, erano spiegate da certi particola
fenomeni, dai quali gli uomini furono ii indovini cui davaei il nome di Crflmo
lempre vivamente colpiti. Mii la inverno [agi , i'ieaia interpreti degli oracoli.
di que'l'enomeni li tram: e cercare degli al Negli hlìllClll acrittori , traumi tre di
lri aegni che più l'requentettnnte ai presen verae raccolte di queelii aprcie, quelln cio&
lavauo, e che ai p"lt’.al10 all'uopo far com di filuseo , quella di Eneide, e quelli
Parll'r'. Sill‘etti Il'glll l'ottimo il canto ed il della Sibilla Sebbene queat' ultima aio
volo di certi angelli; lo splendore ed il auto molto più celebre pieno i lL.inani ,
II-ini’imrnto drll.i fiamma che le une of di quello che piesao I Greci, nullarlirueno
ferte iiglr Dei andata consumando; lo eta.‘ delle opere di quali ultimi I’ levaar , che
to in cui tronvansi le interiore delle Vitti con un" tmlnarinwmo di farne Il"). Conne
me ; le piirnle pronunciate eenza vcrun li ne anzi credete che tali piedi1.iiiili losaero
ha , e che udivami a tuo , linnlmrnle gli ae»ei comuni agli Ateniesi, poiché il pori-l
oggetti che preeentavauei in sogn°Ìài_ C0l"l‘0 Arielry‘ime , in due cflm.niedie che ancor
i qual per menu di certi aacrihc1 o con ci restano di lui , ne fa il soggetto dei
ellre cerimonie, eremi preparati l IIGGVG cuoi motteggi.
re quei profetici lflgni. Diverai pesi e diversi secoli arcano avu
_
I Greci per lo epazi0 di più aecoli , altri lo le loro aibille: colla maggior cura Il
mezzi non conobbero oltre quelli, onde conservavano in Roma le piedir.ioni delle
iatruirai della vnlont'l degli Dei: e presso Camorra Sibilla, e con grande ippflnll
i Romani, tranne alcuni cali aingolnt’i , la nelle importanti occasioni Veniano cumul
conghinturele divinazione fu lernpre le Il)‘ tete; nulla di meno gli acntmri di quel
la dal governo autorizzate; anzi erane ate’ la città, Plinio ( I. l 3. c. 13 ) e DIO‘
ta l'alta un‘ arte che area le sue regole ed nigi d'Altcarnauo ( l. i , o. 4 ) Mm
i suoi principir. nono Concordi nè sul numero dei libri c in.
Nelle importlnti occasioni , gli nomini ponenti quella raccolta . in’: riguardo al I.
più eeuseti , ed i più coraggiosi tmenno cui venne preaentata. Snl'l egiino Itallillil0
quelle regole per norma delle loro condot d’ accordo nel dire che Tarquinio , ai: il
Il. Ove si bi‘ami averne un eeempio ben p'll'llfl, eia il secondo di quelli che pm'a
aitigollre , eccolo in punto. rono questo nome, l«ce rinchiudere quel
Giulio Cesare non può essere accurato la raccolta in un forziere di pietra . che
nè. di piccolezza di apirito, nè di mencim. fu depoato in un sotterraneo del tempio
l! di coraggio , e non si potrà Snlp"'llàl'fl di Gmnone in Campidoglio , e che al'lidò
ch'ei sia stato euperetizioeo; ciò nonoahnte egli lti melodie di que’veni a due mJgirati‘e
quel Giulio Cesare iekilCl , essendo atatu ti eotto il titolo di decemviri raeri'sjirci'un
rovesciato di vetture , più non vi ulivo rils, li quali, come ahbiam più atipi'a ti
lenza prime recitare certe parole che si cre l’erito, era vietato di comunicerli a chi
dea avessero la virtù di prevenire quella che ai: , ed anche di comuliarli se non il
Specie di accidente. Plinio dal quale ci dietro l' ordine del re , ed in eegnito del
vien riportato questo l'alto ( l. 17, cap. e) aenato. Quelle carica era una apecie di en
insicura che aI suoi tempi, quaai tutti fece cerclozio , o di nero magistrature che go
vano un di quellamedeeime formula, e ne dee di parecchie esenzioni, e darne e vita.
chiama in testimonio la coscienza de’ auoi Quando i plebei furono ammessi agli im
lettori. pieghi coi putrizi , l‘ anno 366 prima di
A tempi) il’ Omero , e d‘ Esiodo non ai G- C. ' il numero di quegl' interpreti dea
dettiiii della nazione, come in Tilt! Livio
Ctitmeceenri ancora gli Oracoli parlanti , o
llrtieno aveiin cui ben poca cel:brilà; di.
li chiama P. Dacia ,jblnrum populi Ro
corni oracoli parlanti quelli in cui preten mani interprete: , venne allora aumentato
deaei che la divinità a viva voce , consul e l"urnn nei portati M00 a dieci , cinque
Ù'll , riupnudeeee nella stessa maniere coli’ dci quali eoltanto erano patrili. I fm0"°
Organo cl‘ un sacerdote , o d'una eai‘erilu diramati riecrmw'ri. Col lnuo del lemp0;
‘fissa di’ elle ispirava. L’ oracolo di Delio quel numero fu di nuovo ancrcaciulo Litio
'»'_lle dei parlanti oracoli fu il primo, non e quindici che vennero quidecemviri appel
rtepondea se non ce un sol giorno nell'an lati. L'epocl precisa (Li si fatto camine
IIO. cioè nel settimo del mene Busiot, nati tneuio è tnltnvia ignote. Ma siccome una
che lungo tempo sussistette; coal , pel co lettere di Celia a Cicerone ( Ept‘s! fumi‘
modo di coloro che voleano conoacere lo I. 6, epist. ), ci dice che il qnmde:
avvenire. a‘ immagino di fare delle raccol cemvirato è più antico della Dittalima «li
le_di oracoli o di predizioni scritte , che Giulio Cesare , si può quindi congettura"
‘lli curiosi , i quali nonaveeno tempo da che un tal cambiamento aiaei opeifl° 00110
"penare , poteano eaaer conaultate. Tal di Silla.
SIB. (2978) SlB.
Qua’~ magistrati che Cicerone chiama. ora conservarono se non se i versi sibillini
aibyllinorum interprete: , ora sibyllirst an_ di cui si fece altresì una nu0Vs\ “vi.
eerdutes , non poteano , come si è sia pur aione.
volte osservato , consultare I libri sibillini Siccome l‘ esemplare scritto a tempo
senta un espresso ordine del senato , e di Silla cominciava ad alterarsi ,cosi Au
da Ciò viene l’ espressione si di sovente in gusto diè pur l'incarico ai quindecemvi
Tito Livio ripetuta: libro: addire_1uaai si di farne una copia di loro propria ma.
anni. Essendo ai quindecemviri soli per no, e senza lasciar {vedere quel libro a
meess la letture di que’ libri , il loro coloro che al lor corpo non appartenevano.
rappm'l0 era ricevuto senza esame ,_ed il Credeai che per dare un aspetto più auti
senato conseguentemente ordinava cio che co e più venerabile alla loro copia, ab.
ci crcdea più opportuno. Un tal consulto bian eglino scritto sopra quelle tele pre.
non lvea luogo se non se quando tratta parate le quali cumpoueauo gli antichi li
vasi di calmare gli spi'iti allarmati per lo bri linlei, prima che in Occidente ai no.
annunzio di qualche sinistio presagio, o n0scesse l'uso della carta il‘ Egitto, e
alla vista di un pericolo di cui la repub prima che fosse scoperta a Pergatno l‘ ar
blica sembrasse minacciata: Ad drponen te di preparare la pergamena.
due poli.\‘ , dice Cicerone, quarn ad sua Dnpo quanto si è detto finora riguardo
cipiendas rrligionea; ed allin dicnnosce. ai diversi consulti di que'libri , riportati
re ciò che far si dovea per placare gli ir nella Romana Storia, sembuevebbe inutile
aiuti Del , e, come osservano Varrone e di farne parola , ma non possiamo dispen
Tito-Invio, per allontanare l’ effetto delle sarci dal riportano quello che per ordine
loro minaccue. La risposta dei libri sibilli di Aureliano ebbe luogo nel mese di de
m‘ una per iscop0 d’ istituire una nuova cemhre'dell' anno 270 di G. C.’ essendo
lesta aflìn di render pro izia la divinità, ne in Vopisco estremamente circostanzia
d’ aggiungere alle antic e delle nuove to il racconto. Avendo i Marcomanui tra
cerimonie , d’ immolare le tali o tali altre gittato il Danubio , e superato il passo
Vittime , ecc- Talvolta i sibillini sacerdn. delle Alpi, erano entrati in lulia , de
ti giudicavmo altrui non potersi allonta vastavauo il paese situato al NON‘! del
mare l’ effetto dell'ira celeste, se non se Pi) ,e minacciavano per sino Roma , per
con barbari sacrifici, e coll'immolare del ché un mal concepito movimento del [lo
le vittime umane. Ne troviamo un esem mano esercito avenue ad essi aperta la
pio nelle due prime guerre puniclte, agli strada. Alle vista del petiglio cui trovava
anni 227 e 217 prima di G. . si esposto l'impero, Aureliano, natural
Avendo i decemviri veduto nei libri si mente superstizioso, scrisse ai pontefici ,
billini che i Galli, ed i Greci sarubhcrsl ordinando. loro di consultare i libri sibil
impadrnuiti della città, nrbem occupaluroa‘, lini. Per la forma , era necessario un de
er deviare l’ effetto di siffatta predizione, creta del Senato, quindi il pretore propo
Immaginarono esser necessario di sep. se nell' assemblea l’ |stnnza dei pontefici ,
pellir vivi nella pubblica piazza un uomo e rendette conto della lettera del principe,
ed una donna di ciascuna delle nominate Vopisco ci porge un ristretto della deli
nazioni, e far loro in tal guisa prender berazione ch'egli incomincia ne’ seguenti
possesso della città. Per quanto fosse pue termini: Praetor urban'rs dizil, re/èrimus
rile quella interpretazione , un infinito nu ad un; , patres conscripli,pnnhficum aug
mero d'esempj ci dimostrano che i princi geslionen , rt principi: litteras quibus
ii dell' arte divinstoria ammettevano quel Jubetur ut inspicianlur filiale: libri, ecc.
la sorta d’ accordi col destino. il decreto del senato poscia riportato, or
Tacito il quale appartenendo al corpo dina ai pontefici sibillini di purificarsi , di
dei quiudecemviri, dovea essere iatrutto indossare gli abiti sacri, di salire al tem
della Storia dei libri sibillini, dice che pio , dl riunovarne i rami d’ alloro, d‘ a
dopo il ritorno dei deputati. spediti per prire i libri con mani santificato, di cer
raccogliere i nuovi libri sibillini , incer carsi il destino dell'impero}, e di eseguire
rlnti furono incaricati di eaaminarli, e tutto ciò che quei libri avessero ordinato.
Varrone , secondo Dionigi d'Alicarnasao, Eccoi termini coi quali Vopisco riferisce
assicurava che la regola da essi adottata l‘ esecuzione del decreto: [mm est mi lem
era quella ili rigettare siccome falsi tutti plum , 1nspecti libri, proditi versus‘ . lu
quelli che non erano stati assoggettati al strato urba| cantata carmine, amburbium
metodo acrostico del quale parleremo più eelebrnlum , nmbarvalia promissn , atque
abbasso. ila aolemnitas , quae jubebnlur, erplelna
I libri pro/‘etici raccolti da Augusto do est.
po la morte di Le ido , e che furono ri La lettera dell‘imperadore si pontefici
messi al prelore,lllirmavano duemila vo cui egli chiama pnfres JIIIICIÌ, termina
lumi i quali furono abbrucisti; e non ai coli‘ offerta di contribuire alle spese dei
SlB. ("979) SlB
illai, a di l0lflllllllisll‘ll‘fi le vittime l.l0 ciò che di sicuro ci è noto , aggiungerò,
mandate dagli Dei, anche se fosse d'uopo dice il citato sig. Freret , alcune osserva
dei prigionieri di tutte le nazioni , cufua zioni riguardo a rrò eh’ essi contenevano.
libet genti: eaplivos , qunelibet aninmliu Tutto quella clic ci narrano Tito-Limo
regia. Una tale offerta bastantemeute di e Dionrgi d'Alicarnnam in proposito dei
||mrrira che , a malgrado degli imperatori. diversi consulti che si l'aceano , porge ar.
credeanai , come si è gia detto , permessi gomento di pensare , che non ai pubblica
i sacrifici umani nelle straordinarie circo va il testo delle ptedizioni , ma aoltanto
atauze, e che Aureliano una pensava che la sostanza di ciò che pretendessi di aver.
gli Dei si dovessero di cautici e di proces vi trovato, vale a dire, il dettaglio delle
lioni cnotentare. nume religiose pratiche della ailrrlla, alì‘rn
La anta lettera ai pontefici incnmin di placare gli Dei , in que' libri Ordrnate.
cia in un modo singolare; egli mostra Siccome non ci resta nessuno degli stori
di essere sorpreso pess:lrè ansi cotan ci anteriori alla perdita della prima rac
to irremluti nel consultare i librisibil colta de’ versi .rrbrllini, cosi n'è forza di
lini. Sembra soggiurrge egli, che voi ab cnntentarci di quanto nedicono Dionigi, a
biate creduto dr deliberare in una chiesa Tito-Ltvio, e dubl)llflì0 anzi riguardare
di cristiani, e non grir nel tempio di tut come supporto il lungo frammento dei
ti gli Dei: perirrde quasi in c/rrislr'ano versi ailnllini da Znzinro all'occaaione dei
rum ccclc.riu, non in tempio Dewumom_ secolari giuoclli riportato.
nium tracluretia. Ciò che aumenta la am Quei versi i quali doveano essere tratti
golaril'a dell'espressione dell’ imperadore, dall'antica raccolta , non sono punto dell’
li è l'eaaer provato per mezzo delle ope arrostita forma , essi contengono il nome
N! di S. Giustino, di Teo/ilo d’ Antro di Roma , del Tebrn , dell'Italia , ecc. e
chia , dr Clemente d‘ Anttutlrrfl , di (‘le presctiv0no le cerimonie che debbono ac
mente il’ Alessandria e di Origine, che compagnsre i giuoclri secolari, con nude:
da cento vent'anni, a tempo di Aurelia taglio che ne dimostra la supposizi0n0.
no , i cristiani citlvann le opere della st La seconda raccolta compilata sotto di
billa, cclre alcuni di casi come ptoletessa Silla, ci è più nota , e quindi accingonti
la riguardavano. a riportare tutto ciò che ne dicono gli an
I libri sibillini non furono tolti dal ticlri.
tempio di Apollo Palatino dai primi cri l- Varrone , citato da Latta nzia, assi
stiaui imperatori, imperocclrè vi si tro cura che quella raccolta da principio con.
vavan0 ancora a tempo di Giuliano tenea , tutt'al più, mille versi , e siccome
che nel 366 li fece consultare sulla sua Augusto ordinò una seconda revisione ,
spedizione contro i Persi, ma nel mese per la quale ne furono scarlati ancora mol
di marzo di quell' anno medesimo , essen. ti altri, cosi quel numero fu probabilmen
do il tempio di Apollo stato consumato te diminuito.
dalle fiamme , con molta fatica furono sal 2. Ciò che dicea Varrnne, citato da Dio
vati quei lrbri,clre poscia vennero per cer ntgi d'Alicarnasso , cioè clr' erano stati
Io in qualche altro religioso luogo collo considerati come supposti tutti quei versi
Cali; poiché Claudrano dice che quaranta i qualr intetrotnperann l’ ordine degli acro
anni dopo, lotto di Onorio , furono con etici, dimostra che quella forma regnava da
anllali , nella circostanza della prima in un ca 0 all' altro dell’ opera.
vasrone di Alarieo in lt.1lìa nel 1.03. Que 3. ‘icerone ci spiega in che consisteva
sto poeta parla eziandìu di quei verai nel quella lnrma.Ln raccolta era divisa in di
suo poema sul secondo consolato di Stili. Verse sezioni, ed in ciascuna di esse, le
cane nel 405. lettere l'ormnnti il primo verso trormvansi
Convreno da ciò conclriudere che se , ripetute nello stesso Ordine al rincipio dei
come lo dice Rutilio Nunranziann , sli versi seguenti; dimodoclrè ' unione di
licon: fece gittare que'lrbri nelle fiam quelle lettere iniziali diveniva altresì la ri
me , ciò avvenne al più, negli anni 406 petizione del primo verso della sezione .'
o /|07. Del resto siccome questo poeta , acrosticlrus dicilur, mm deineep.r e; pri
zelantissimo ed ardente campione dell'an mis versus liflrris aliquid conne«tilur. . .
tica religione, accusa nel tempo stesso Sti in sibyllinia ex primo versa (,Iljugqug un.
licorte d’ aver clrramnti i barbari , e d'aver‘ tentrae primi: litteri.r illt'tis sententrne car
distrutti i versi sibillini, culla vista di men omne prmtezlifur.
rovrnare l‘ impero, togliendogli il pegno 4.Siccottre le predizioni contenute in
dell’ eterna sua durata , è forse probabile quella raccolta , erano tutte concepite in
che questa seconda accusa non sia meglio termini vaghi e generali, senza veruna in
fondata della prima. dicazione di tempo 0 di luo 0, così per
Dopo di aver dato questa specie di sto mezzo dell'oscurità in cui ‘autore si è
ria dei libri sibillini, che rioclriude tutto accertarne-me ravvclto, si può secondo (‘i
SIB. (agSo\ 518.
aerone, la lteaaa predizione a diverai avve di acnaa. La massima eh’ cui dikudeanu ,
aumenti applicare. Callule , qui illa com formava allora una parte euenzhle della
pn.ruit, perfeeit al, quodaumquc accidiaset comune religione; ed una volta ammeasu
protdl€lum vidert’lnr, lwmiuum et tempo un tal principio, l'assurdità delle conse
runi de/t'liitione aublata.Adthtbuit diana gueuze non dovea punto arrestare degli uo
lati-brani olcluitalt': ut [idem vt.’r.îus alla.’ mini religiosi. Ma che si dovrà due di
in aliena rom pone accomodari vide quelle Pulllllîll° astuzie che per coprire i
rentur. diaegni della loro ambizione, a lor gr‘do ,
Nel dialogo in cui Plutarco domanda degli oracoli sibillini andavano fabbri’
il motivo per cui la Pizia più non rispon cando.
deva in veni, Beozio, uno degli interlocu Finalmente l'abueo di f<r correre in
tori che VIV‘ILNH'ILE assale il aopranuamra R ma , e nell' Italia tutta delle sibilline
le degli oraculi, nelle predizioui di [Plu prrd zioniI andò a‘i lungi che Tiberio tre
aro, di Eneide, e drlll Si‘u'llu , osserva i mando che alcuna non ne venirne sparata
dlfrlll medraiuii che Cicerone ai sibillini contro di luiI prnib'i a chi che sia di ave
versi area Ilfllpl'0'tl'flll. Sil'lhtti animi di re veruna carta di predizioui sibilline, or
predrzinni, .lice Boezio, avendo all'azzavdo dinando a tutti quelli che ne poseedeano ,
mescolate delle parole e delle frasi che di portarle nel giorno medraimo al pitto
convengono ad avvenimenti di ogni ipecie, re: Simul cnrnmonrjifct'i Tiberina , uio
le hanno, per così dire, versate nel pellgO multa vana sub nomine celebri vulg art
di un lempo indeterminato: quindi anche tur, sanzrsse Auguslum, quem inlra iliun
quando l‘ evento umbra veiilìciire le loro ad procloreni Illbnnufil deflrrrentur, neque
profezie, non nono peib esse meno false , habere privatim liceret.
pertlii: al cavo soltanto non cileno del lo ll meutovato scrittore da fine alle dotte
ro adempimento debitfiri. una osservazioni Colle seguenti parole .'«ciò
Plutarco nella vita di Demostene, ci ha che detta in me sorpreaa , mm è già lo
t0nlt!rvato uno di quegli oracoli, che in ar.orgere che i Romani preataavero l'ede‘a
Grecia aotto il nome della sihilla erano in gli Oracoli delle aibille, imperocchè era un
voga; quello cioè, all'occasione della dis principio della loro religione , per quanto
fatta degli Ateniesi presso di Charonea. ridicolo l'oste egli in le medesimo; ma
Regna", dice Plutarco, una grande inquie non posso a meno d'eiaer meravigliato
tudine prima della battaglia a motivo di come in tempi illuminati , qual era il lino
un oracolo di cui tutti ai occup-vano : dell'ultimo eccola, la questione del sopran
rr l’naaa io,dicea, allontanarmi dalla bat naturale degli Oracoli avenae ancor biaflgno
teglia del Termotlonte, e divenire un'aqui d’ esser seriamente trattata, e che una al
la per contemplare dalle nubi un combat folle opinione, contrarldetta eziandio da’
[intento in cui piangerà il vinto, e la sua fllll eteui su cui era fondata nel l’agarib
perdita v'incontrerà il vincitore." Era ben simo, abbia a'giorni nntttri, per cosi dire ,
diflicile. d'applicare quevto oracolo alla dia ed in seno del crittianeainio , trovato dei
l'atta di Chernnea. t.l’erchè era d'uopo aelantisaimi difenaori, n
trovare nn Terni-atlante presso il campo di I.SICA, ninfa di cui Bacco divenne a
battaglia ; c Plulurco ch' era pur di Che mante, e che {i} da lui trasformata in una
rouea, confessa di non aver potuto "è ru pianta di fico. E questo il motivo per cui
lcclli, nè torrenti di tal nome nel dintor di sovente quel Dio è coronato di foglie di
iii di (nella città diacoprire.2. Il vincitore, fico. Rad. Sylre, fico.
in qua la battaglia non trovò punto la pro 2-- Altra Ninfa una delle otto figlino
pria perdita, ed anzi non vi fu nemmeno le d’ Oxilo o Ùnilo, e di Amadriarle. Die
ferito. de essa il ano nome ad una città della
Allorché si eaamineranno le predizinnî Cilicil.
dei più accreditati oracnli, quelle della Pi. ' 3. - Pernoutiggi0 che mostrò i più
Ila, di Museo, di Bucirle‘ , della Sibilla, grandi riguardi a Cicerone, durante il ano
ecc. , riportati negliantiehi, si troverà seme csiglio.Credesi easere quel medeaimn , cui
pie che Cicerone (rie Divina‘. l. 2. Il. 56) Plutarco nella vita di Cicerone dà il no
ha ragione di dire, che quelle le quali non me di Vibìo Siculo. -- (io. ad Altic. 8,
anno state create dopo il fatto, erano nscu. ep. 12, ad Div. 14, o. 4, 15.
re ed equivnche, e che ne talune non ora ’ 4. - Cupi cltiamavaai una apada ricur
no stato dill' evento smentite, al Caso aol' va, o sciabola usata dai Traci.
tanto ne andavano debitrtci. ’ SICCA, o Siccii VBtIERIA, città dell'Af
Per quanto assurde {Mesero le conaeguen frica che era trittiattv a circa cinque leghe
le che i partigiani del soprannaturale della al Sud-Ovest di Laribus Colonia, e a ven
Divinazione credeansi obbligati di soste ticinqne all'Ovest-SmlOvest da Tuniai.
nere nelle filosofiche loro controversie, pu Questa città era edificata sul pendl° di un
re creo cui sino a un certo punto degni colle. Valerio Massimo dice che el'lvi III‘
SIC. (298*) SIC.
tempio dedicato a Venere ove la donzella stabiliti in Sicilia immediatsmenta dopo i
aveano l’ uso di recarsi, e poscia andavano Ciclopi.
a prostituirsi per ammasssrs una dote, up. Quando i poeti fann'uso delle parole Si
da potersi più comodamente maritare. cani'a o Siaanus, IddlctliV0, intendono
’ Stcau, secondo Plinio, popoli d'Italia sempre di parlare della Sicilia, 0 dei Sici
nella prima regione. Servio rilerisce che liani.- Diari. Halic.t. - Virg. rcl.so
abitavan essi il paese ove in seguito in .. /Envid. 7, v. 795.- Diod. 5.- Orat.
edificata Roma, daddove erano alati scaccia ep.17, u. 32.-- bervi'us ad E". l. I, 11.
ti dagli Ahorigini.Ne parleremo all'arti 537; l_ 8, v.328;l.10, v.4;l. ti, n.317.
colo SICILIA. - Thucy-i. G. ' - Ttmoeus apud Diod.
‘ SICAIIIIII , o Sroaararu , popoli della Sic. l. 5, et apurl. Dian. Halrc. - Uvirl.
Germania I quali originariamente occupa lìlet. l. 5, 11.495,- l. 13, v,7al|; in He
vano le sponde della Giga, e a oco apo roid.15, u.5.- Froprrt. 1. t, eleg. 6, v.
cc si estese:0 verso il Reno, la ippa ed 29. - Sil.rtal. I. 14, v. tra, 290, 4;)’.
il Weser. In forza del primo di quei fiumi, Lncnn. L 2,v.548;1.3, i59 e 177; I.
i Greci li chiamavano Sigumbri, ed i La 6, v. 66.- V. SICILIA.
tini Sicantlrri. Essendo Il.nl.l vinti dai Ro Stcsiio, principe spagnuoli), sotto la con‘
mani, da alcuni anni vivean eglino sotto dotta del quale I Sicanii rasa-«rutto in Ita
il dominio di Roma, ma si ribellarono lia, scacciarono gli Ahorigmi da una parte
contro di Augusto. Questo principe mossa del'a medesima, e vi si Ilabllll0hfl.Dlà€llî
loro la guerra, e li vinse, ma senza sotto r.iati poscia anch' essi dagli Erl'htri, Il rili
mettcrli. Druso, più frllC0 di lui . li ‘Bug’ raruno in Sicilia, che da loro prese il no
giugò l'anno di Roma 743; Tiberio li ma di Stcama. - I’. l‘ antecedente ar
trasporti) poscia mlle occidr.ntsli provincia ticolo
delle Gallie tra il Reno e la MUM- - Dio. Susana, o SIL'IIBO, sposo di Didone.
l.54.-- blrab. - Orat- 4, od. '1,v. V. SICIIBn, Dio la
36,- od ili, 9. Si. - Tac. all'Ll. a, c. 26. SicaU1a.- I". SICI'I'I.
- Svet. in Tibrr. c.18. - Uvid ad Li SICELIDI, epiteto che Virgilio dii alle
viarn.v. 17. - Propert l. 4, eleg. 6, ‘u. Muse cui egli suppone avere ispirato Teo
7'('.- ll'larzial, de bpeclas. Gpig. 3. - crilo nativo di Sicilia,le cui but0li:he l'u
Claudia in Enlrop. l. 1, 9.385. rono dal latino poeta imitate. '
‘ SICAMBIIIA, paese dei Smambri,preun Sicao, uno dei Titani, il quale fuggendo
temente la Gheldria.- Claud. in Eulrop. l’ ira di Giove, fu ricevuto nel seno della
l. I, v. 383. terra, ma si trovò traal'orrnatoin una pian
' SICAFIA.- V. SICILIA. la di fico.
‘ SICAIII, popoli (In, secondo Servio , ' Stormo, il più ricco dei Fenitii, s usò
erano osiginarii drl.’lberia in lapngna , e Elisa, ligliuola di Belo, sorella di ig
traevano il loro nome dal fiume Sicnnu, rnalione, re di Tiro, poscia conosciuta sot
reno il quale avevano le loro abitazioni. to il nome di Didone. Pigmalione acce
otto la condotta di Sicario abbandonaro cato dall' ardente passione delle ricchezze,
Is’eglino la natia lor terra , si trasferirono formò il Pfltgcll.0 d’ impadronirsi dei beni
in ltala, e poscia in Sicilia cui dal IUI’O del proprio cognato, e con tale divtsanicn
nome appellavano Sicania. Qurat'opiniont: to il sorprese nell'istante in cui offriva
di Serpio non semina ammiuibiie benché egli in segreto un sacrificio agli Dei, e a
abbia seguito egli Tucidide, ma non si è piè dell'era lo trncidò. il delitto rimase
della sua guida meno ingaunltt').l Sl'canit' per qualche tempo celato a Didone, e
erano veri Aborigini, vale a dire originari mentre stava Pigmalione lusingandnla che
del paese ch'esr-i orcupavano in lhlta.Ciò resto avrebbe iiveiliitn il proptit's marito,
ne vien rrlerilo dallo storico Trmeo, Sici l)’ombra di Sic/tea, priva ancora drll’onnro
liana, il quale ha rilevato l'errore di Tu del sepolcro, apparve in sogno alla sposa.
cidide. Diodoro , altro atnrico nato in St e I’ O’rilhle delitto le le palese. Non pos
cilia, ha adottato il sentimento di Timeo, simto dispenaarri dal ripmtare il passo di
e ci dice che i Sicanit', i quali si\rano Vll'glllfl (Enrid. l. i, v. 557 ), ov'rgli
stabiliti in poca distanza dell' EU", Iffine descrive l'apparizione dell'ombra del tru
di evitarne gl' incomodi, ai avanzarono cidatu Sic/reo, e come fu elrgantrmente
verso la parte occidentale dell’ isola, e che tradotto dal Commendatore Annibal Caro.
quelli che occuparono il luogo da loro ab
bandonato , presero il nome di Siciliani o Ma nel lira di Sicheo la stessa imago
Siculi-Tanto gli uni, come gli altri discen Fu0r dI un sepolcro usando, Ianguiu0il,
devano dai Lestrigoni o Leontìni, e da Si Pallida, macrlenla e spaventevole
Carm, loro capo, ricevettero il nome. Alcu L‘ apparve in sogno, e presentolla avanti
m autori pretendono che i Sicanii sismi Gli empii altari ove cadde, il crudo ferro
SIC. (2982) SIC.
Che lo tralisse: e del suo frate tutte sere coltivati. Lo stesso poeta aggiunge che
L’ occulte scelleraggini l’ uperse. il frumento, l‘ orzo ed il vino VI crescell‘l0
Pescia: fuggi di qua, fuggi (le disse) naturalmente ed in abbondanza. in fatti,
Tostatnente, e lontano. E per sussidi!) dice Diodoro, nel Leonlinu, ed in parec
De la sue fuga, le scoperse un loco chi altri luoghi, vedest tuttavia del frumen
Sottura, 01' era ineslimlbil somma to selvatico che da se medesimo spunta,
D‘ oro, e Il’ argento, di molt' anni “coso. cresce e. matura.
Quinci Dido curnrnorsa, ordine occulto Secondo le mitologiche tradizioni, aven
Di fuggir tenne, e d’ adunar compagni, do Minerva, Diana, e Proserpina, d’ se.
Che molti n'adunò, parte per odio, curdo risoluto di custodire la loro vergini
Parte per tema di si rio Tiranuo. là, furono allevate in Sicilia ed ivi stabi
lirono il loro soggiorno. Narresi che colle
L’ abbreviatore di Trngo pompeo, dice loro proprie mani lavoravano esso un velo
che Sic/reo, cui egli nomina Acrrbaa', era di fiori, di cui fecero dono a Giove. Mi.
sacerdote d’ Ercole, e zio di Didone. nervo scelse per sua dimora la costa irt
.Iusii'n. I. I8, c. 4.- Veli. Putero. L r, tentrionale dell' isola presso il fiume Ime
g. 6.- Serviur, ed Virg. Aen. I. I, o. ro, ove poscia i Siciliani edificarono una
47. città dello stesso nome che a quella Dea
SICIÌIIO, isola del mare Egeo.- V. Si cansacrarouo. Diana si stabilì nell' isola
curo. di Siracusa, che dal nome di questa Dee
SICILIA (IcnnoL) grand‘ isola dei Me fu degli oracoli e degli uomini chiamata
diterraueo, tanto fertile di biade, che sl 0rtigia, ed ove le Ninfe fecero tosto corn.
tre volte chinmavasi il granajo dell'Italia. psrire una fonte chiamata Aretina, in 0
Di fotti I motivo di tante fertilllà, è desse nore della Iigliuola di Lutnna. Proserpina
d'ord.nario rsppresentala coronata di spi finalmente fissò il suo soggiorno nella ia..
che, e con une falce in mano Sulle Ine nurn di Enna, ove divenne preda di lui
dsglie Irnrasi espressi per mezzo di una tone.- Horn. Ody:r~ L 9, v. 119.
testa fra Ire eoscie, che sono i suoi Ire Slrab. l I.- Diod. Sic. l. 5, c. I, et 2.
promontoq. Viene indicate eziandio col Pnmp. Ma. 1. a, c. 7; l. , c.
monte Gibello cb'essa porta in mano, e Ptolem. 3, c. 4-- Ovid. M". I. 5, v.
per mezzo di conigli posu al suo fianco, e 333.- Iii. Fast. L [|, ‘u. 4I7.- Cic. in
che sono il simbolo della fecondil‘a. G. Verrin. - Clnudian. de Rupia Proser.
7 ' Gli antichi riguardano quest'isola CO 12.-Servius ud Vir . Ecl. 10, v. 4,
me la più celebre, e la più grande del Me Aeu. l. 5, v. 384 et 7. - Plin. l. 18 ,
diterraneo, e Il indicano sotto i nomi di c. Io.
Sicilia Sieanin, Trinacria, e Triquetm. Secondo un'antica tradizione adottate
Gll ultimi due le furono dati per la trian da Trago Pompeo, da Seneca, da Virgi
solare sua figura, che termina con Ire Ca lio, da Silio Italico, da Claudinno. da
pi, quello cioè di Peloro, verso l' ltalis, Servio, e da alcuni altri antichi scrittori,
quello di Pachino verso il Peloponneso, ed ll Sicilia facea altre volte parte del con
il Lilibeo che sta di contro sll' Affricu. tinente dell'ltalia, da cui fu separata da
Diodoro di Sicilia dire che gli sto=ici, immemorabile tempo per mezzo dello sii-et.
‘riguardati come i più fedeli, pretendono to di Messina. Pretendesi che ne sia stata
cl.e i Sicaiiii, primi abitanti conosciuti di essa staccata da un memento, che dovette
Sicilia, fossero naturali del paese. Secondo essere senza dubbio assai più terribile di
i mitologi, quest'isola era consîlCîltl l quello che a‘ giorni nostri hanno provato
Cerere, ed a Proserpina una figlia che e Messina, ed i suoi dintorni. Una siffatta
nelle praterie di Enna fu da Plutone ra separazione non toglie però che la Cala
ril=- Quelle praterie erano situato presso brio, e le isole Eolie non abbiano conser
il i‘ilt‘a del medesimo nmue.A tempo di veto delle sotterranee comunicazioni col
Diodoro di Sicilia, il quale vivea nel se monte Etna. Secondo Diodoro,erà questo
colo di Jugusln, i fiori che vi cresceano l’ opinione degli antichi; e le ultime di
‘l’ ogni specie, spandnvano un tal profumo, sgrazie sopraggiunte a Messina, e nel tem
Che [oceano perdere ai cani di caccu_per. po stesso nella Cnlabril, servono d' appog
sin le tracce degli animali di essi I0se gin alla loro opinione.-Jusl. le 4, 0. l |
gnivsno. Ovidio ne dà la stessa idea. Le 2. 3. -- Seme. Consolat. ad I"nrcitl'l. c.
viole, e le altre odoriiere piante di Cui era 17--- Virg. .!en. l. 3. v. 414.-Sil-Itnl.
capirla quella. campagne, davano liori, du. l. 14, v. 12.- Claudian. de Raptu Pro
mute tutto l’ aurm, e all' mlarato non me .rerp. I. I, o. 140 - Serviu! ad Aen. L
no, che alla vista la rendeano piacevole. 3, v. Diod. Sic. i. 5.
Omero il quale pone nella Sicilia il sog La Sicilia in generale è fertilissima, sli
giorno dei Ciclopi. dice che si nulrivln ce l‘ autore del poema della seconda guer
essi dei frutti prodotti dalla terra lenza es m Puniea; il suolo compenso non usare
SIC. (2933) SIC.
le fatiche del coltivatore; i monti sono Alcuni domandano se la Sicilia ala urn
coperti di ulivi e di vigneti; il miele cl’ pre stata o no un’ isols.Le Sicilia è tanto
lhts non è punto inferiore a quello d’ [ vicina all' Italia che non si può gran fatto
metto; velocissimi sono t cavalli delle Si’ dubr‘are che essa non vi sia stata nei pn
cilia, e sembrano nati per le battaglie. Vi mì tempi unita.l\‘on si Comprende come
si trovano delle sorgenti di acque tuinet‘sli Lamarltniere cerchi di spargere qualche
alla salute degli uomini preziosissime. dubbio sflpl‘l un'opinione presso gli anti»
Stl. ltul. l- 14, v. 23. chi stabilita. Secondo lui, non dobbiamo
Anche Cicerone loda molto la fertilità riguardare questo fatto come incontestabile,
di quasi.‘ isola, cui egli nomina il gvansjo e poscia aggiunge, che gli scogli ed i pro
di lloma, a la nutrice del popolo Rouss montorj di cui è circondata la costa, le!!!‘
no. Plinio dice che il siculo terreno ren brano annunciare il contrario. Non r’lua
de il reotuplo di ciò che gli vien dato; dubbio che tanto il citato scrittore, quanto
secondo Diodoro, è il primo luogo del coloro che, dandone delle edizioni, non
mondo in cui sia cresciuto del frumento ; lo hanno corretto, poca cognizione aver
quindi, aggiunse lo stesso lulore, le Dee no della fisica geografia; imperoorhè , h
che anni ne mostrarono l'uso, vi 60n0 non si può dubitare che i bacini in cui
"intimamente vcnerate.-Cic. Ver. 21, 5. stanno rinchiuse le acque presenlrmente
Plin. l. 18. c. to.- Diod. Sic. l. 5. chiamate mari interni, non siano state tcr
Nella Sicilia orauvi un gran numero di re scoperte, e dalle acque poscia elaborate.
città, psrecellte delle quali pur‘: non custo lo forza di averle devsstalc , ne aolcnrono
nu. Le principali erano Agrngas , o A le coste, e vi lasciamo sussistere delle iso
grigento , ov'eravi un magnifico tempio le formate dalle parti che vi si trovavano
consacrato a Giove Olimpico; Selinunle, più elevate‘ Presentemcnlt: più non si du
fondata dal Siracnslni e distrutta dai Car bits che l'Europa non sia stata primitivi
tagine-si ; Pauornm , ora Palermo , Lili mente unita all'Afftica, e che lo stretto
6en , situata sul promontorio di questo no di Gibilterra non sia la conseguenza degli
me . che guarda la Libia; Siracusa , che sforzi dell'Oceano contro una parte mero
fu lungo tempo la capitale dell'isola; El’ forte del resto. Ben si comprende qual
tua, edificata alle falde del monte dello contrasto hanno dovuto incontrare le acque
stesso nome , e nella quale eravi un portandosi in tal gol-n all’ Est lrs le terre,
tempio riuotnatisaimo lll Cererr; Catania, ove ersnvi di già delle grandi masse d'ac
lento conosciuta per le frequenti irruzio que, specie di l"glll fmtunti dal cadere dei
ui dell' Etna; Messnna o Ille.iaina, pres fiumi; 2.gli sforzi che il mare fa continua
so il capo Pelorn, a‘ nostri giorni rovina mente sentire fra la Sicilia , e l‘ Italia ,
ta dal terremoto. Gallipoli o Bidin sul deblion essere alati altre volte più che ha.
fiume Aci , ('untu, situata nella bella stanti per solcare l'estremità della Call
pianura di questo nome ; Adrart , edi brio, e arparsrla dalla Sicilia. Un! prova
licata da Dionigi a piè del monte Ehm; che le natura trai/{aglio con lentezza , ma
Ibla . conosciuta e1.tsodiu sotto il nome incessantemente su quelle terre, si è la li‘
dl Megara, prrchè fu essa fondata da cilit‘a con cui attualmente si passa quello
una colonia di Ateniesi , la maggior parte stretto, in vece dei pericoli che vi si cor
de'quali erano di Megara : Nesso, edili rcano altre volte, indipendentemente da ciò
cats da alcuni isolani d'Eubes ; Ace.tlu 0 che l'arte della navigazione poteva allora
Segala, fondata dii Criniso o Crimise , ignorare; ed altresl l'effetto degli ultimi
Oppure , secondo altri, da Enea; Zancla tremuoti, che hanno diatrulto lo scoglio di
0 Messnna , poco distante dal capo Pelo Scilla sulla costa d‘ Italia. Ed è forse, al
I‘n; Trapani , situata presso il monte liri meno assai robabile , un avvenimento di
t‘e, ov'era un ricchissimo tempio dedicato tal genere clic avrà scavato l‘ abisso di Ca
a Venere, detta perciò Ericinn; ecc. riddi, presso di Messina.Quiudi, siccome
I Fenici , i Greci, ed i Latini che si si può ammettere che gli antichi non
stabilirono mlla Sicilia, v'introrlussero tre siano stati tratti dalle cognizioni della fiale
lingue, cioè la Cartaginese o Punica, la Gi'f‘tn Cl‘ geografia a conchiudett! quella disgiun
e la Latina, per lit qual cosa fa si S'Cllll‘ zinne della Sicilia, dall' Italia, cosi si può
ni dato Il nome di Trilingui. Cicerone presumere che di un tal lutto sveseer q|‘
dice eh’ erano molto astuti e di un piace no una specie di tradizione. Ciò che ilreu
vole carattere , fleulo.r, et lepirlns’. Srcco« dea ancor più positivo , si è quanto dico
me amsvnn essi il lesa-o ed Il lauto vive Pompom'o Mela (I. 2, 7). Sicilia, u! f?
re , cosi le l'iro tavole passarono in pro. runl, aliquando si agro Brutin mine m
verhio. Sicula: menme. - Apulej. >lllet. l‘li non lo cita come uu‘fsttn di cui sia si
I. il. -Cic. Tusc. 1. r. e. 8; dcOrnl. curn, ma come un si dice, u! firnnl. I’Ir
I. il, e. 69,- Verrin. I, e. 8. vezi/t'o, a un dipresso,dice la stessa I:Dn(l.
3, v. (
Diz. lllil. 474
SIC. (2984) SIC.
Hae< loeu vi quomlam, ci vfl.ild eonvulra quentemente succede che per mezzo di una
mina tromba marina, ai parla dall' una nll'allra
Dilu'luiueji’iuni, eum prulinus uhaqut riva. Andrea Gallo uomo grave e degno
' ‘ella.’ di fede, mi disse che dalla punta del Fa
Una Ì/i1rcl: venir medio vi pallina, et ro, quando il tempo era «uno ed il ven
umli| lo dal mare ventagli in faccia, aveva udi
Herperuun Siculo lnlus nbseidii. io il canto dei galli della Calabria.l ma
rinai mi lamuo anicurato che quel canale
A malgrado delle bellezze eh'ei prende non ha più di due miglia di larghezza. n
dalla poesia, ecorsesi che Virgilio in que A motivo di sill‘atia vicinanza, Suliulio dà
alo luogo conaervi il senno di uno elenco. talvolta alla Sicilia il nome di suburbana:
Silio Italico, traaciuato dal aut) genio de provineia.Quel iragitto era stato lunga
acriitivo narra, o piulloslo in qualche mo pezza riguardato siccome pericoloeieaimo,
di) dipinge un ti memorabile avvenimento a motivo della voragine di Cariddi preaao
(l. 14, v. ti.) le coste della Sicilia, e dello scoglio di
Scilla, che lrovavaai aulla costa d'ltalia
Ausonia: para’ magna jarrt Trinacria tel' ali’ uscire dalla alrello. Seneca , scrivendo
lux, ed uno de’ suoi amici, lo pregava di esa
U! aernel wzpuguuuie Nato e! uaslantibu.r minnre quell'abieao e di dal‘gliene qualche
undis dettaglio. Erpeto, epirtolaa tua: quióu.r
Aceepil /illa, ca=ruleo propnlsa tridente. milri indice: circui!li.i Sicilme, toliu: quid
Nalnqne per ocuuitunl Cocca vi IUI'LIIIÌI tibi novi ostenderit , et omnia de rp.rra
. olmi C’iarrbrli cfrliora. Narra Scilla!!! saturi:
Impaclum pclagua lacerulal visura te: esse et quiriem non lerribilenauiganiibur
me oplime scio. ('lzar‘t’briia un rerpondcut fia
Discil, et medio prerrumpena ruva pru buli: pmescribi milii desidero. Et si jbr
fluidi) le obserwweris (dignum esi aulern ul olr
Cima populm p.rrilrr zonvn/UU‘ Irunrlulil serve: ) _/in: no: cerliores ulrurra uno tan
urbe.r. tum vento ngatur in vortice: , art omni:
tempesta: acque mare illud ennlorqueal :
Non solo i poeti hanno dato qnell'avve el un verum sit qniriquiil in freli turbine
mimemn come certo , poiché vediamo che ndreptum ed, [u‘r multo millia trulli «on
nnclie il dolio Plinio ne parla ( I. 3 , c. rlilum, cl circa Tnummenilarum fila: e
8) Sicilia, dic'egli qnomiam l]rulio agro rnrrgere.
nofierens moz- inler/iim mari avulsa. ‘ira Questo passo presenta ie opinioni allora
altrui 1' opinione dei Greci , i quali trae ndouate, e sulle quali Seneca clnedea de
vano l’ etimologia di R/regimn, città della gli achiarimenti.
Calabria, ‘,'i4'7y0;99,, Iaeernre, dietro l'o Appoggiandoci a tutto ciò che liannn
pinione che la Sicilia lusso sia la separata pensato e ‘trillo gli antichi intorno a quel
dalla Calahfia.0ve si voglia credere alle ai famoso etreltn, parleremo in qoeato luo
C0nglii-llure dell'erudilo Leftvrt,qnell'm1 go dei principali oggetti ch'eaao rinchiu
verumentu ebbe luogo notte il regno di de, giovandorri epecialmemc dell'opera , e
Acuto, lìgliuolo di Eolo, e re di Sicilia. dei lumi del aig.Houel ( Viaggio pillo
Egli si appoggia al commentario d‘ Errata I'CJL'O di Si.;ilia , e di Malta Ecco in
zio sul ‘creo 474 di DÌOIIÌI,'L Pericgete; quel modo relativamente alla etrellu o fa
ma il regno di .lcarln sembra ‘ioppo iii ro di Mesfina, si esprime quest'eealto,ed
certo per polerviai ragionevolmente l'on iatnncflbile Oaaervalore.
dare. u ilo veduto, dice egli, da questo lungo
Riguardo alla larghezza ed al pericolo ( il capo Peloro ), le montagne della Ca
dello stretto che separa la Sicilia dall'ita labrin, e le ho assai meglio osservate, e
li:i, basta di maervare che dall' una all'ul più da vicino, travexsamlo il mare 0 navi
lra parte odvsi il canto dei galli, o l'ab Bando sul canale, ho con molta atlenzione
b/Ii4“ dei cani. Silio ( l. 14, v. 10 ) , lo di oaaminalo le colle della Sicilia. Mi è perso
re furunlmcnle : che in‘; dall' una, ni: dall'lltra perle non
vi fosse nessuna vulcanica produzione.
Far! slhliufll quorl dissocia! eonmrlia Ier La porzione di ‘cogli che formano il
_ mc , promontorio di Scilla , e le montagne dei
Lalralus, fama e.rl ( are i‘ll‘lîid intervenil dintorni sono in gran parte di quarzo bian
unrla ), no o colorito. Di rimprito veggumi quelle
El malutmor vo'ucrnm Iranxitlere can del capo Peloro che sono loro simili, op
[[18 pure non ne sono dilli:renli re non le per
quanto gli scogli si moatrano fra loro di
li zip. b'flnrl, nel auo viaggio dice: Fra vani. Tutto ciò che in quelle muntngne
SiC. (2985) SIC.
non è quarzo o calcare , di sovente non è dal mazlodl al Nord,e vi forma un recin
che una mobile sabbia, i cui letti di terra to , o piuttosto un piccolo golfo , di cui e
si riempiono dopo le grandi alluvioni che stato fatto il porto , lo rende essa como
tanto dall'una, come dall'altra parte del dissimo, perché. lo difende , e guarentiaae
canale , lavano l‘ immensa superficie di i vascelli dai danni che un tempestoso ma
quelle grandi montagne. le potrebbe ad essi cagionare.
Nulla il te|n o costa alla natura: desse Gli scogli che formano quel recintoltanno
ne è stata pro iga per separare la óieilio una tale solidità che VI sono stati con successo
dal continente. Quando si osserva il gran innalzate delle fortificazioni ,onde impedi
golfo che si estende al mezzo giorno di re che quel porto, asilo de'vaacellr, e
quel canale, che ne forma l‘ imboccatnra sorgente delle ricchezze di quella citt'a,
non si può far a meno di credere che quel non reati in preda all' audacia del primo
golfo non siasi scavato il pro rio suo letto rapitore che volesse impadroniraene. L’ e
tra I’ Italia, e la Sicilia, e c e non abbia stensioue di quel porto è di 800 tese , ed
formato quel canale. Contemplando quelle è assai ragguardevole pel vant-ggi’s d'avere
montagne, facilmente comprendesi cre le in un luogo molto lontano, un laneretto,
acque dei due mari hanno senza fatica tra ore si fermano le navi provenienti dal
scinato le terre e le mobili sabbie. Levante.
Sifliitt0 lavoro dei flutti era anche secon All' estremità della lingua di terra che
dato dalle piogge, che scavavauo dei pro forma il porto di Messina, si trova una
fondi borri nei fianchi di quelle montagne, produzione della natura , conosciuta sotto
e che ammaasandosi negli angoli di quel il nome di Poulding. Esiste in quel luogo
le rupi, e trasportando le sabbie che tra sotto il mare, una sorgente di bitume , il
vavansi fra loro, e che il peso ne sostenne quale sfuggendo da qualche rupe al fondo
no, finivano per trascinarle pur esse nello dell' acqua, si presenta sulla superficie del
abisso che le onde ai loro piedi scavavano. la medesima , e vien gittato sulla riva ,
Così presentemente i torrenti tendono a ove le correnti lo dividono, e quel bitume
sradicare del continente la montagna che da quella allontanandosi, perde la sua pro’
forma l'estremità della Calabria, e allor prietìt; ma nel luogo della lingua di terra
cbè le onde dei due mari sgitate da’ venti circolare formaute il porto di Messina, Il
alternativamente opposti,coll'ngirc in senso bitume si depone , e si unisce alla sabbia,
contrario attaccarono egualmente l'istmo ed anche alla ghiaia grossa o minuta cltl
che univa la Calabria e la Sicilia, la vio copre il lido; riempio gl'intervalli che tru
lenza dei flutti avrà facilmente trionfato de vansi fra quei ciottoli e li salda al benee
gli ostacoli che presentava un terreno di con tanta forza che ne forma una specie
mobile sabbia per l’ estensione di tre leghe, di pietra chiamata Ponlding, che difficil
e tosto che fra i due mari vi sarà stata la mente si taglia , o quando si vuol pulirla
più piccola comunicazione, le onde nvran quel_glutine resiste più ancora dei ciottoli
no acquistato una duplice forza per trasci stessi,
mar seco il resto di quelle rive che ancora Illf_ttll‘dfl allo stato fisico del corpo di
ad esse resistevauo.» Messina , approfitteremo di questo momen
Gli antichi hanno parlato molto dei pe lo onde parlare del fenomeno, attualmente
ricoli che correano i navigatori nel canale chiamato la Fata Illorgana. E bensì vero
di Messina fra Scilla e Cariddi. Tali peri che gli antichi non ne hanno l'atto men
coli esistono tuttavia , ma , ove il terreno v.ione rerum,- nia non è que-‘la una ragione
ha un pò cambiato di llqtll‘ll , non sono ai sullìcieute per credere che non avesse luogo
terribili, come degli antichi ci vennero o che fosse sfuggito alla loro osservazioni.
rappresentati. Il P. It’rrlrer ha spiegato questo l'atto in
L'intervallo di mare fra la costa, da Mes modo d’ esser tentati a credere che la
sina sino al capo Peloro, e la Calabria, è Fata Morgana non debba essere stata igno'
continuamente turmentato da numerose cor ta agli antichi. Il aig. Swinslmru nel suo
renti in diverse direzioni. Il corso di al eccellente viaggio nel regno delle due Si»
cune è sempre eguale , quello delle altre cilie, espone soltanto ciir che ‘e stato V!"
e Vfll'lfl. duro a Reggio da un religioso, ed attiensi
li porto di Messina 2: tutto ciò che que! alla spiegazione del P. Kirkrr. il .'Iig.
le città può vantare di più interessante. F. Houel finalmente , avendo ncll'amrm'rahi
stato scavato dalla natura , e sembra che le suo viaggio sulla Sicilia, osservarln[attel
‘Sia abbia voutto produrre uno de‘ anni medesimo fenomeno dalla citlà «li 0‘.
“pi-lavori in tal genere. La città i: edrl’ì sina, ne ha dato una ingegnosisaima
rnt.1 in una piccola pianura fra il mare e spiegazione , che può benissimo servire a
le_ montagne; presso l'estremità di quella persusderci che gli antichi non l'hanno cu
P'flttttrn ovvi una lingua di terra che si di nost‘iuto. (lssarserenvs uulln.îimenn che il
Micca dal continente , a‘ avanza in cerchio sig. Stvin.rburn non ne parla , su non se
SIC. (2986) SIC .
come di un fenomeno il qtsald non deve uomini
no e le montagne,
gobbofglsi, alberi,che illlllllll,
sono altret
esser veduto che da Reggio. Ecco la de
sanzione cl!’ di ne da , dietro il P. An lauti aerei e mobili quadri veritierì.
gelucet'. rr Vi sono talvolta due prrsrui egualmen
a Il giorno 15 tl’ agosto 1643 , trovando-~ te perfetti, i quali restano in siffatto stato
mi alla finestra , fui sorpreso da una assai per lo spazio di otto o diccrminuti.Allora
piacevole , ma non meno sorprendente vi sulle facce del prisma scorgonsi delle brrl
aroue. ll mare che bagna le coste della Si lanti ineguaglianzv, le quali all'occhio
eiliit improvvisamente si gonfio , e per la confondono gli Oggetti Clt'erano ai bono
estensione di beta duci miglia , parve so rappresentati, ed il quadro sparisce. Il va
migliante ad una catena di oscure monta pflre istesso altrimenti si combina , e nel‘
gnu, mentre le acque del lido d_ell.r Cala l'aria si va sdrasrpando. »
laria rimasero tutto unite, o un pare-mo Ecco in qual modo quel medesimo auto
come uno specchio perfettamente _lcvlgsstu, re spiega la causa llsll‘fl di srllirtto fenomeno.
appoggiato contro quella cortina di colline. u Uupt) d‘ aver lungo tempo cercato la
Su quel vetro vedessi dipingere in chiaro. origine di tal fenomeno, mi son persuaso
aCUIU , un :ordoue , di parecchie miglia]. dover egli la sua esistenza alle parti più
di ptlastrl tutti eguali in altezza, In distan sottili di quel bitume, che forma quella
ca, in gradi di luce e di ombra; in un specie di pietra , Poulding, di enti abbia
istante perdettero la meta della loro altez mo precedentemente parlato , clse quel bi
za , ed in caricate simili ai romani acque. lume stendendosi sulla superficie delle ac
dotti si trasformarono. Vedeasi alla sorn que si slfievoli»ce , si combina, ai volatia
ruità regnare una lunga cornice , e al di za , e evapora coi globuli aequosi che la
sotto, innumerevoli castelli, tutti perfetta aria innalza nell' atmosfera,- e che dando
te paralelli s’innalzavano.l’rescro cui ben al condensato vapore un po’ più di corpo,
tosto la forma di semplici torri, queste le lttsce sue facce formano una a ecie di
divennero colonne , poscia finestre , e li aereo Cristallo , il quale riceve la uce , la
nalruente pini, Ciptt’clat ed altri alberi tutti riflette ali’ occhio , e a lui porta tutti i
eguali e somiglianti. Tale , aggiunge il P~ punti luminosi che cnloriacono gli oggetti
Angelucci , i: la Fata Morgana , che da e Clic alla vista li rendono aensiblli. u
ventisei anni siccome una favola IO ri Evvi altresl una Fata Morgana al lago
guardava. n _ _ bituminoso di Palicc, in Sicilia tra Leu
ll zig. Swinsbnrn poàCra aggiunge che, tini , e Mento.
fra le altre cose , lo spettatore deve Valgr Fra i tantt monti di cui è seminata la
re il dorso all'Est; ma non dicendo egli Sicilia , ii più celebre ‘e l'Etna, nella mo
che quella condizione non riguarda se non derna geografia conorrciuto sotto il nome
se coloro che sono in Calabria , ciò fareb di Grbello , donde venire formato blongi
lre credere che non si potesse vederlo dal‘ Lello. Non ripetererno ciò che si è. già
la Sicilia; nulladimeno acorgesi eguaL detto , vale a dire, che i mitnlogi ne ave
mente da quella parte. Ecco ciò che ne ano fatto il soggiormo dei Ciclopi , ma
dice Il più volte citato sig. Hourl, e l'in daremo l’ attuale sua altezza , e ripor
gegnrru spiegazione eh’ esso a noi porge. _ teremo lo epoclsu delle sue più terribili
u Quel fenomeno , dio‘ egli, osscrvaar cruzt0ut.
dal porto di Messina , e ne‘ suoi dintorni L’ altezza del monte Etna , misurato
a una certa altezza. Ei si riproduce in in colla più grande attenzione, e dateci dal
tcrvalli di tempo irregolare, e dipende dal sig' Houcl, e di 1672 tese sopra il livello
Concorso di diverse circostanze, special del mare.
mento dal calore e dalla tranqttillitis della Riguardo alle eruzioni, delrbon esser
atmosfera. n clleno molto antiche, irnperocclrè le più
Multi viaggiatori ne ltltnn0 parlato, ed profonde meditazioni su tale oggetto , ed
ecco il fatto: u Nei ber t;itrt'tti d'estate , il più rigoroso esame del locale, ci con
allorché il tempo è tranquillo , al dl sopra duconoa credere che quella terribile I'IIÙU’
della grande corrente si alza un vapore tagua aiasi formata da se stessa, ed uscita
che si combina coll' atmosfera , e che ai: dal proprio seno per gli sforzi del fuoco,
quista una certa densità, dimodo che giun che successivamente lra gittata sulla terra
go essa a fermarvi dei prismi orizzontali , ed intorno alle bocche del cratere tutte le
le cui facce sono in tal guisa disposte, che materie che attualmente ad una si grande
allorquando non alleno arrivate al loro gra altezza si estendono , e che hanno una si
do di perfezione , durante qualche tempo , vasta base.
a guisa di un mobile specchio, riflettono liceo le più conosciute.
o successivamente rappresentano gli oggetti a. La prima eruzione del monte Et.
else sono sulla riva, o nelle campagne. ‘Di su , riportata dalla storia , è quella di cui
mano rn manu si si vede la città, NPPÌJU' parla Diodoro, senza fissartre l’ epoca.
SIC. (29“7) Sl(‘..
Quella arnziom‘ , dice egli , dbbligò i pidn, e vi L. Aur. Orale , l’ anno l'25
Srcaoii, allnttt abitanti della Sicilia, ad prima dell' lira uoalra _ la ó't'ctllq provò
abbandonare la parte orientale dell’ ittolaI una violenta ac0asa di terremoto; l'Etna
e a ritirarai nella occidentale. Dopo lungo vomitò un diluvio di lubco così grande
tempo iSicili , o Siculi, popoli d‘ ltalia , che il vicino mare ne venne riscaldato .
passarono nella Sicania , ed occuparono il Ùroao dice che in quella ciacoatauza eri
territorio dai Sicani abbandonato. lit‘: prodtgiuaa quantità di pesci, e (Fiu
a. La seconda eruzione ronoariuta, è la 1|0 Obnquem Iiferiatît clu» a (lttrll' epnctt
prima delle tre , di cui parla Tucidide , la peste infelli) le isole di Lipari, petchò
senza fialarne le epoche. Ei ai contenta di gli abitanti aveano mangiato una troppa
dire essere avvenuta dopo l’ arrivo delle grande quantità di quei morti puoi gittati
greche colonie in Sicilia , ove ai ltabilir0 dai flutti sulla loro coste.
no nella undecima Olimpiade , ebe all'an 7. Quattro anni dopo , una non meno
no 734 prima dell' Era volgare corrispon violenta eruìinne eaercitò tutto il IUO
de, nino all' ottanten'mo anno , vale a di furore aulla città di Catania. in Orma
re , al 425 dell' Era nostra. Secondo Eu leggiamo che i tetti delln cane di quella
-tebm , queata seconda eruzione ebbe luo città aprofondavanai Sotto il peso delle ar
so a tempo di Fuld!id€ l'anno 565 prima denti ceneri di cui erano coperti. Catania
dell' lira lurldetta , epoca confermata da aoflerae le più grandi rovine; n i Romani
una lettera di quel tiranno agli abitanti di per riaarcirtnla , accòrdlrono n quegli abi
Catania . e dalla risposta di queati ultimi. lauti , allora dipendenti dalla repubblica,
'- Diod. Sic. l'eaenzione delle impolte per dieci anni.
3. La terza eruzione . eh’ e la seconda 8. Poco tempo prima drllri morto di Ce
delle tre riportate da Tucidide , accadde sare. cioè l’ Inno 43 prima di G. C. eb
nella 75 Olimpiade , onia I’ anno 447 pri be lungo un'eruztune dell' Etna di cui
ma rlell' Era nostra , mentre Xantippo era parla Tito-Livio. Nulla vi accadde di par
arconle d’ Atene. In quell' anno stesso gli ticolare , e gl’ ignoranti d’ allora ,aicnome
Ateniesi riportarono una aegnalala vittoria segno della proasima morte di Cesare la
presso di Platea , contro di Marziom'o , riguardarono
generale delle truppe di Seme re di Per 9~ Svetonio, nella vita di Caligola . fa
aia. lo memoria di un fatto , che ci arm menzione di un aill'atlo disastro di’ ebbe
bra però ben naturnle, e che probabil luogo verau l'anno 40 dell'era Cristiana.
mente fu allora un oggetto di ammirazio L'imperatore trovavaai allora a Messioa,e
ne , fu battuta ed incisa una medaglia. fuggi in tempo di notte.
Due giovani trassem dalle fiamme gli Il» io. Carrern , dice che nell'anno 253 vi
tori dei loro gir-rni; ai cltiamatran eglinofu un’ eruzione dell' F.tm~
Jn/I'nomo, ed Anopio , ai quali venne IL Nel n69, il giorno 4 di febbraio,
in Catania innal'lttlo un tempio ove Otten allo apuutar del giorno ai udì nella Sicilia
ufro gli onori divini. Molti antichi hanno un trrremoto rhe lino a Reggio dall'op
parlato di queato fallo, ch'è pur corna. posta parte dello stretto Il fece sentire.
crato dai veni di Cornelio Severo. Catania fu toVesc’ata , ef vi perir-ono più ili
quindicimila persone. Il vearovo rimase
Amplrinomua , j:utflqne , pari sub mime lepnllo imieuie a quttr‘nrtnquatll'o religioai
‘ re forte, ’ dell'ordine di S. Benedetto sotto i rotta
Cum Jam vicini: alreperenl incendio le mt dal tetto di S. Agata. Parecchi cartel
’ cti.r , li nel territorio di Catania e, di Siracusa
Acclpiunt pigrumque potrem, mnuermlne furono atterrati , ai videro comparire del
aenilrm. le nuove amgeuti, mentre le Inliclte dm
parvero. Si \irle innabinarai la cima del
Intorno a quanto esemplare tratto di la montagna dalla parte di Tuuromenium.
ligliale pietà V. Atumrnno. La sorgente della fontana Aretuaa , tanto
4. La quarta , ch'è la terza e l'ultima celebre per la sua limpìdena e per la sua
di quelle , di cui fa menzione Tucidide , dnleeua , tlivenrro allora torbida, e salata.
fece aentire i vuoi guasti nella 88 Olim. La fontana di Aio , la cui lorgent! esce
piarle, ostia l'nnnn 415 dell' Era noatra, dal villaggio di Saraceni, cessò di “torre
e derastò il territnrio di Catania. re per lo spazio di due ore, e ripreae po»
5. La quinta vien posta sotto il enorm scia con più vigore il ano corso. Le sue
lato di Sflrgio Flavio Fianco . e di Q acque divennero aanguigne, e per un’ ora
L'alp. Pisana. l'anno 133 prima della intera conuervarnno quel colore. A Messi
l'In-CriatnnaQueata eruzione fu contirlerv na il mare , aenza esser agitato, alrbando.
bile , e non ebbe nulla di particolare più Dì) le sponde , e ritornando, sali al Ill là
delle altre, degli otdinarii auoi limiti, bagr.ò le mu
6'. Sotto il consolato di L. Emilio Le ra della città , e per le porte entrò nelle
SIC. (2988) SIC.
strade. Una gran moltitudine di penuria aquiloni del Nord coli‘ impetuoso lor sof
di‘ erano fuggire sul lido , furono dai flut fio portavano le ceneri sino a Malta , e
ti in hiottite. Lodovico Aurelio riferisce molte persone dell' uno e dell'altro sesso
che e vigne, i frumenti e gli alberi rl'o. apirarorro di spavento.
gnt specie furono incendiati,e che le cam Gli anni 1333, 138r, 1444, 144fie 14;’r;
pegno , in forza della gran quantità di furono testimoni di diverse eruzioni, le
pietre di cui furono Coperte, divennero quali non ebbero però conseguenze tanto
incolte. terribili, come le antecedenti. L'Etna non
12. Dodici anni dopo nel 1181 , l’ E|. lanciava più fuoco, e da quanto pare , gli
ha fece una terribile eruzione dalla parte abitanti, non solo salivano sino alla som
dell’ Oriente. Le cadute di fuoco scorren rnrtir, ma se vogliam credere a quanto si
do sul pendio del monte, circondavano la dice, scendevano eziandio nella voragine, e
chiesa di S. Stefano senza sbbruciarln. credeano che tutta fosse esaurita e distrub
13. Quarant'anni dopo, vale a dire , ta la materie del vulcano, allorquando nel
nel 1220, il 23 giungno, ebbe luogo giorno 25 d'aprile 1536, quasi un secolo
una considerabile eruzione, di cui Niccolò dopo l'ultima leggiern eruzione del 1417,
Speciale ha dato la seguente descrizione. un orribile vento soffirù dalla parte dello
a In quel giorno , dic'egli , all'ora dei Ovest, e alla sommità del monte apparve
vesperi , l’ Etna fortemente tremò, e_nmr_r una densa nube; rossastro ne era il cen
di) spaventevoli mnggili: non solo gli alu tro: nell'istante medesimo una gran massa
tanti di quei dintorni, ma tutti quellr del di fuoco lanciossi della voragine e tosto con
la Sicilia gelarono di spavento. lm rovvr grande atrepito discese come un torrente
camerale un terribile fuoco si slancrò dalla Iunghesso i monte dalla parte del Levan
parte del mezzo giorno , ed usci dalle ru-' te, struggeodo le rupi che int‘nulrrlvl, e
pi del Ma1.zara , che ogni tempo sono di passando presso di Aci. trasportò seeo le
nevi ricoperte. Quel. fuoco era da molto mandre e gli animali che al suo corso ai
fumo accompagnato. Appena tramontata il presentavano. DI quella bocca medesima ,
Sole , le fiamme e le pietre ‘folarono sr situata alla sommità del monte, sorti nello
no alle nubi. ll fuoco verace e simile ad stesso tempo un gran torrente di fuoco,
impetuoso torrente , s’ apri una strada ,_ e dfl primo assai più spaventevole , il quale
bruci?» o attnrrò tutti gli edifici che la pre piombi) sopra Bronte, Adrano e Castelli.
tìr degli antichi aveva alla divinità consrr: e materia di quella vulcanica eruzione era
Cl'tlll. La terra coli‘ nprirsi . molti nrscelll tutta di zolfo e di bitume. Nel giorno isles
epnrecchie sorgenti sssorbì. Quei terre so, la chiesa di S.Leone, situata in nn ho’
muoti fecero cadere in mare parecchi sco sco, fu rovesciata dalle forti scosse di ter
gli di Maseali, Mentre quelle disgrazie le remoto, e poscia dal fuoco consumata. Sul
une alle altre luccedeansi, il 15 di luglio, fianco della montagna erm~rsi fatte parecchie
l'Etna rinnovi: i suoi ntuggiti; l’ incendio aperture, donde usciva del fuoco, e delle
di Mszzara tuttavia durava. La terra si a infìammate pietre che lanciavsnsi nell'aria
pr‘r nella vicinanza della Chiesa di S.Gio. con uno strepito simile e nello di una
che cbiamavssi il Paparinaccer.l)nlltl par forte artiglieria. Francmen J, ‘agro di Pinz
le del Sud-Est , ne usci del fuoco con vio za, celebre medico, abitante di Leontini,
len1.a; e per colmo d‘ orrore , il Sole in volle quelle eruzioni da vicino vedere, e
quel giorno da mane a sera si eclissò, va’ farvi quelle osservazioni eh‘ ei credea ne
le a dire , che in da nubi di fumo e di cesserie, ma fu miseramente trasportato e
ceneri offuscato. u Niccolò Speciale si re ridotto in cenere da una scarica di arden
cò verso quella nuova bocca , e andò ad ti pietre. Quell'inceodio durò per alcune
osservare il fuoco e le ardenti pietre che settimane. Non era scorso ancora un anno
riservano dal seno del furcnle vulcano; la Intero, allorché il 7‘ a rile i537 , il fiume
terrra rnuggivn eracillava ed in certi interSrrnelo si gonfiò in la guisa, che tutte i
valli vide culi venire per ben quattro vol nondò le vicine pianure, e ne‘ suoi gorghi
sommerse gli animali, i bestismi, e le gru‘
te delle srdenti pietre con s‘r terribile stre
pilo , che diceva di non averne mai udito ti della campagna. Nel tempo stesso i divi
il simile. torni ili Paterno, le castella che lo circon
Dopo alcuni giorni , una pioggia di dano, e più di cinquanta case divennero pre
fuoco e di sulfuree ceneri , tutte le campa (la dei traripamenti del fiume. l turbini
gne abbruciù; gli augelli ed i quadrnpe di un impetuoso vento strnpparono gli al
di più non trovando (ll che nutrirsi, in bari fin dalle radici. Sif'fatti infortuni era
gran quantità perirono. Morirono alti-esi no cagionati dall' Etna che nel giorno ti
molti pesci nei fiumi e nei mari vicini. le del seguente maggio , si aprì in più luo
non credo . aggiunge egli , che nè il fuo gin , formò parecchie voragini, e slle III
m di Babilonia, nè quello di Sodoma zrdette inondazioni fece succedere un
abbiano mai destato tanto spavento. Gli diluvio di fuoco i cui torrenti erano più
SIC. (2989) SIC.
terribili di quelli dell' anno precedente. gon eglino che Sicimtio riportò le. spoglie
presero il lor corso presso il monastero di di trenta nemici, otto dei quali lo aveaoo
S. Niccolò d.‘ Arena, ne abbrnciarono i sfidato, e di’ ci combattute contro quesli
giardini e le vigne, poscia portandosi ver ultimi alla presenza delle due armate; eh’
so Nicolosi, incendiarono Montepilleri e ei salvò la vita a quattordici cittadini, eb
Fallica, 0\'e le vigne e molti abitanti mi be quaranta ferite nel petto, e si trovò a
aerameote perirono. Mentre l'incendio si nove trionfi, ove facea portare le diverse
andava diminuendo la cima del monte militari ricompense da lui ottenute, e che
crollò con si orribile strepito, che lul.l.l sopra di lui chiamavano gli sguardi di tut
gli abitanti dell'isola eredettero d‘ esser la la Repubblica. Per giudicare quant'egli
giunti all' estremo giorno del mnndo.Qnel meritasse il soprannome di Achille [inum
le calamità continuarono pel‘ un anno in no, basta di vedere il conto ch’eeso stesso
teru, e specialmente nei metti di luglio e rende dei propri suoi servigi e de’auoi suc
di agosto, in cui tutta la Sicilia in di ceasi in una stringa l'anno di Roma 298,
lutto ricoperta. Il fumo, i tremuoti o lo in mezzo ai dibattitnenti insorti fra il po
atrepito etano tali, che tutto il monte e polo, riguardo alla legge agraria, della qua
tutta l'isola ne furono scossi, di modo le colla qualità di plebeo e di tribuno del
che, da quanto riferisce Fllnteo intorno a popolo, era egli naturalmente il dilenwre.
tale avvenimento, molti Siciliani ne diven u Già da quarant' anni, dio‘ egli, io impu
nero lordi, molti edifici furono rovesciati,« gnu le armi, e da trenta occupo diverse
fra i quali il castello di Corleone, benché n cariche di comandante nelle truppe ,- ho
del vulcano foss'egli più di venticinque Il passato tutti i gradi della milizia; mi
leghe lontano. Lungo sarebbe se tutte si a sono trovato a centoventi battaglie; ho
volessero in questo luogo riportare le tau (I salvato la vita a parecchi patrizi; più Cl’
te sventure da cui fu desolata la Sicilia ti una volta ho ricuperato delle bandiere
per le eruzioni dell’Etna nei sussegnenti « che senza di me, servirebbero ora di tro
anni, né lo permettono i confini che per « fei all'inimico. Poe-o mostrare quattor
amore della brevità ci siamo imposti. « dici corone civiche, tre murali, otto d'o
Termineremo col far conoscere agli stu 2 ro, ottantatrè collane dello Messo me
diosi delle antichità ; che Gelone, 'l'ernne, tallo, sessanta braccialetti, diciotto lancia,
Jcmne l, Manierco, Filistizle (Rl’giml ). ventitrè cavalli coi rispettivi loro milita
Aflalocle, Finlin Jcroue Il, e Jeronimo ri arnesi, nove dei quali sono il premio
sono i re di Sicilia di cui ti abbiano del di altrettanti singolari ccrtami, in cui,
le medaglie. nanAfikfla.fl»:g : 2fl: : come nelle battaglie, ho trionfato de'ne
"' Sicuri", apecie di danza acc0mpa na mici della repnbblica. La gloria clic mi
ta dal canto, la quale praticavui dai ri sono acquistato, ebbe in prezzo il mio
gii nelle feste di Bacco-Saluzsio; Sirin sangue,- cssa mi costò quarantacinque
nem comicnm esse saltationem, dice Eu lerite tulle ricevute davanti, (imperoc
slazin commentatore d'Omero, a Phr7‘gi ché qualunque altra mi farebbe arrossi
ba: callatam in Sabazii Dyoni_cii hono re), dodict delle quali mi vennero fat
rem. Questa danza fu in uso ezianlfio pres te allorquando abbiamo noi ripreio il
so i Romani, ei ballerini che vi si eserci Campidoglio.l miei compagni ed io ab
tavano, erano chiamati Sicinrtislfl biamo estese le frontiere della repubbli
I. Sltîlflttl() ostt'ra't‘o (L) tribuno_ mi. ca; furono da noi conquistate della va
litare, famoso guerriero, noprannomtnnto ste e fertili campagne che ora vediamo
l’ Achille Romano, Adiillt! Romanua, fu possedute, senza dritto, da persone di
in Roma ciii che noi chiamiamo un 150; « nino merito, mentre noi non ne abbia
cinle di fortuna,- vale a dire un uomo K‘ mo la più piccola porzione. Non vi sa
giunto col tuo merito a un grado superio “ r5t dunque mai premio vertm0 per la
re. Le sue getta, dice Valerio (Massimo, (K virtù? le Pene non uno’ elleuo dunque
e gli onori che ne furono la conseguenza, ({ mai fine? n
sembrerebbero incredibili, se alcuni autori Valerio Masn'mo dice che Sicinnio
degni di fede, e Varrone apecialmente, Dentato aveva ci solo più distintivi d’ o
nei loro scritti non ce ne asvturasseru: n0re che tutta un’ Intera legione, e non
cujus opera Imnore.rque operum ultra fi ne atea ancora quanti ne avrebbe meritati.
demueri excedere judicari post-mir, nisi ea Un‘ improvvisa invasione degli Equi so
certi nuctorea, inter quo: M. Vmro mo spese i dibattimenti di cui abbiamo testé
nimenli: .mt~r testata esse volmsscub Que parlato. Tutti corsero ad iocontrar l‘ ini
sti autori narrano che Dentoto si è tro IIÌÌCO. t‘ Sicirmio fu il primo a darne l'e
rato a cento venti battaglie, cencie.t et vi aempio. l consoli che punto non lo ama
;;'t.ties, con una tal forza di corpo, e con vano, lo apedirono alla difesa d'un pmto
tanta presenza di spirito, che più di tutti ove doveva egli perire, e nel quale aeppe
c0ntri ml egli sempre alla vittoria. Aggtun sostenersi in forze dell‘ alto suo valore che
SIC. (299°) SIC.
I qnelloda lui mostrato sino l qnell' istante, formale congedo; il senat0 facessi plum!
era di gran lunga superiore. Nel recsni I di siffatto espediente che tene. tutti isol
quel posto penetrò egli le perlitle viste, e dsti per cosi dire, avvinti alle loro liandte
la colpevnle spi-rnnu dei consoli; in vece re in forza di un motivo di sel gronr. Si
di resnisei‘." , ci procnrnvssi il nobile piscinnio Velluto, secondo altri Br/loto, le.
cere di conl‘nnderli: le battaglie fu data vi) di meno quello scrupolo con un mise
ed ebb'egli [4 parte maggiore alla vittoria, rabile equivoci- acconipagnato però dii un’
un per vendicarsi dei consoli, l'eco ad essi ardite azione. Andò egli a inpire dal cnm.
ricurare gli onori del trionlu, e colla sua po gli stendardi dell' esercito, e disse po
autorità di tribuno, li luce I forti ammen scia si soldati :« Srgnitrmi, venite. e com
ile enuclsnnpre. piere il v .stfo giuramento, ecco le liindien:
Gnr-ggmsriniente si OPPOMI Denlato Illl che voi avete giurato di non ablnmlunme.
tvlnnia dei deceniViri. Appio non ebbe In fritti fu egli seguito sul Il’lnnle sacro,
mai un nemico più formidabile, ma pos e il pop0l0nnn iscese. da qnelin se non se
sedeva egli dei mezzi di disfsrseue, che dopo di aver ultt‘nttll) dei magmt.nli spe
non erano vani contra Sicinru'o, e deiquali chlmente incaricati di difenderlo, vale I
non pntvvw questi cucine che la vittimi dire, dei lribnni. Sicmnio Velluto fu il
I“n denso d‘ innalzsrlo sllin di perderlo. primo, insieme a Giunio Bruto, ed am
Gli venne dfll,0 un onorevole impiego nel illua furono Cresti l'lilt10 di Roma 660.
I’ nrmnlm raccolta il Cruslulnimn (Conca, SÌL‘ÙI'IÌO ebbe la dlsgrflzil di essere l‘ sc
nell’ Umbria ) contro i Sabini, ma sicco cnsatnre, ed uno dei prmci lll persecutori
me erlsi già sperimentato cli'ei sape. su di Coriulalu'i - Plut. in ([:'or.
perlre tutte le pericolose occasioni, più non ’ 3. -( Snliino ) , console con Acquilio
si osi) di lasciare ai nemici la cura d'op. Turco; l'anno di Roma 266. l Romani
primerr il valore di lui; fu spedito Illl sotto la C0nd--tla di questi due Consoli. rie
sestri di un distaccamento cli'cra corup -sto portarono due celebri vittorieI una contro
di genti le qusli IVCM‘IO ricevute l'ordine gli lîrnici, l'altra contro i Volsci. Questi
di ucciderlo; In sissslir0no inl'litti in un ultimi nella battaglia prrilettero il loro se.
mero di centoI ma e caro prezzo vwdellf! nerule TuUO Azzio, l'odio e il gelosia
loro la Vita. Dionigi d'Aliearnnsso susi del quale aveann cagionato la morte di
cura eh’ ei ne uccise quindici, ne fn-‘ttren Coriolano.
In, e tanto timore ispirò negli litri, che i. SICIIIO o Sicilifln, l'iglinolo della 1Vi2
più non osarono di attaccarlo da vlcino, fede (Jenoe, e di Toanle, re di Lenno
Imi fecero dvi lungi su lui cadere una gran sula maschio dell' i5 rln, ilqnile per la de
dine di strlli e di pietre ii tale, eh’ ei strezu della propuls figlia Ipsipilla, si ul
(lovelle finalmente soccombere. I suoi as vò in quella i‘rudele spedizione ove tutte
Hssini pnbblicsrono esser egli stato ucciso le donne trucidsrouo non solo i loro flll‘
dai nemici; in conseguenza si mostuò di riti, ma ezinndio tutti i figli muschi dell'
onorare la sua memoria con magnifiche e isola. Toanle approdò in un‘ isole del
sequie. Me in mezzo a quelle pompon ap mare Egeo, vi lu ssssi bene &Ct'.ult0 cl:
parenze, la verità si apri una vis ; seppesi una Ninfa, e divenne padre di Si-zlno che
che Appio ed i decemviri ernnoi veri an dii: poscia il proprio nome a quell' isola.
tori della morte di lui, e l'orrore che ' 2. -- Isole del mare Egeo. - V. il
ispirò quel delitti), cont‘t-rse coll' avventu precedente articolo.
l‘! di Virginia a distruggere la decemvi ' 3. - Prcccttore di Temistocle. Questo
Hle tirsnnis. Siet’nnin Dentnlo fu ucciso generale si servi di lui per svvertire secre
l‘ anno di Roma 304, in età di 58 anni. tsmente SEI'IC di attaccare: le lotte combi
/)iwzyxv. Halic. l 8- Val. Max. 1. 3,c. nate dai Greci. L‘ astuti: riuscì, e i Persi
2 24. - Vnrm, apud eurid. , et apud furono compiutamente buttutn- Plut.
Fulgrut. dr Prisco Semi. c. 5.- Fritus, " i.Sicmii:, città della Greci: sulla
dc ucr5. sfgnf/Î in ‘u. orsmro.v,lus cono strada settentrionale del Peloponneso, ci
NA.- Plin. l. 7, a. 2'_7.- Aul. 'ìelL 1. pitale drl regno dello stesso nome, situato
li. e. ti. sul golfo di Corinto. D.i principio portò es
' 2- --( Velluto ). uno dei primi tri. se il nome di l'Ìginleo che ne fu il louda
l’iuni di Roma, il quale sostenne un: gran [ore ed il primo re , verso l’ anno 1030
'tfll‘lF nella ritirata delle legioni e del po prime di G. C. Sir/ima di Bisanzio dice
p'-ln sul Monte sacro, l'anno di Roma che questa città ebbe in seguito Il nome
259. Il senato per ritenere il popolo di di Telchinia; ma probabilmente per pico
Clllll'ò di‘ ei non congedsvii le legioni per tempo, imperocclr‘e Pausania riferisce p0
ché iSal'iini e gli Equi, sllora nemici dei sitivntnentw tlV‘ sotto il regno di Sicione i
Roni'ini, erano =nc«trs in armi. Quindi 0. venuto dall'Africa in soccorso di Ldnme
Qui snldato uell'nrrnnlsrsi, “illl'ìVfl di non dn, cui egli succedette, questa città Chi‘ si
slibiinflonrir mll la ma bandiera srn1.» un no allora era stata chiamata Egislra, prese
SIC. (2991) SIC.
il nome di Siuione. La prima città di que marmo. La statua clt’easi credano essere
sto nome era situata in una pianura,- 1).’. stata consacrata da Androdamante , ti‘
metrio la distrusse dalle fondamenta , e gliuolo di Flianle, occupava il primo po
un‘ altra, verso l’ anno 303 rima dell'Era sto , ed era chiamata il BGCCIN'UJ; do
volgare, ne edifici) sopra un nego eminen questa, veniva il Lyaius, ltatua che i
te e più vicino alla cittadella. Secondo ceasi essere stata per ordine della Pizia ,
Plutarco, la chiamò egli Demelriade, ma da Fanetc tra: ortata da Tebe a Sicionc.
l’ antico nome prevalse. Il tegrtmdi Sicione Andando dal enipi0 di Bacco alla pia:
è il più antico di tutta la Grecia. La cit za, sulla diritta incontravasi il tempio di
t‘a, celebre per l'antica sua fondazione, Diana soprannominata Lunnea; ma era
non la in meno per la gloria dei pittori e bi vecchio, che a tempo di Pausania non
degli scultori che nacquero nel di lei so svea più tetto, m‘: statua la Dea. Il tempio
no. È noto che in Sicione ebbe vita Ara della Plriuasione era sulla piazza. Era egli
lo, quell'eroe che all'età di venti anni , stato altre volte edificato da Prato, ma es
meriti) cl: esser po<to alla testa de li affari sendo at.to shbrm;iato insieme con tutto
della sua patria , ed inoalzò il Éaluardo le offerte che vi si trovavano , ne venne
greco della libertà, conosciuto sotto il no l'atto un altro. lmnaediatameute presso la
me di Lega Achea, l'anno 250 prima di tomba di Arata eravi l’ sia det.lls;lli a
G.C. A tempo di Pausania. questa Città Nettuno Istini0, e vi si vedano due sta
possedeva ancora parecchi monumenti, ora tue rozr.amentr fatte, una delle quali rap
non è. più che un villaggio,conosciuto sotà presentava Giove Melichio, e l’ altra Dia
to il nome di Basilico. na Patron. La prima era fatta a forma di
I Sicionii seppellivan0 i loro morti sem piramide, e l‘ altra a guisa di colonna ;
plicemente; li poneano entro una fossa, e nello stesso luogo eravr un senato ed un
chiamando“ a nome, davano loro l'ultimo portico; ueat' ultimo portava il nome di
addio; poscia innalzavano intorno un pic Clistene e re lo area l'atto edificare, ed ar
colo muro sul quale collocavauo quattro ricchire delle spoglie da lui riportate cor
ealou'ne che sostenratw un tetto, e non vi tro i Cirrci.ll Giove di bronzo ch’ era
spp0nevsno Vetuna iscrizione. Sulla sinistra nel mrzzo della piazza pubblica, era stato
della strada da Corinto a Sicionc, si ve fatto da Lisippo. Presso di questa statua,
deva la tomba di Eupolirie, poeta Atenie una sen vedea di Diana, tutta dorata. in
se che ha composto delle commedie , ed nelle vicinanze eravi il tempio d’ Apollo
avanzando verso la città , quella trovavaai i-:ea, e andava in rovina; resto di que
di Xdrmdice.Questa tomba non era fatta sto tem io vedeansi parecchie statue di
come I‘. altre, perché era adorna di bel donne, istribuite per ordine. lvi erauvi
lissime pitture. Il monumento che a’ Sici0 eziaudio un Ercole in bronzo, fatto da Li
nii aveano innalzato ai l0|o compatriotti , sippo famoso statuario di quella città , ed
rimasti uccisi a Pelle-ne, a Dirno, a Mega un illercnrio Agnreo.
lopolt e presso di Salasia, era un po’ più Presso al mercato etavi un luogo d’ e
"_ÌCino alla città. Presso alla porta scorgea rappresentante
sercizio ove scor essi una
Egrcole, statua
lavoro di di marmo,
Scopauie,
sr un antro ov'eravi una fontana la cui
acqua venia della sommità della caverna. o Scopa; il tempio del Dio trovavasi al
Pausania dice, di aver veduto nella citta trova. Il recinto di quella specie di aceto
della un tempio della Fortuna sopranno demia o di ginnasio, era destinato agli e
minata Aerea, e in poca dlStdl'llà un altro sercisi della gioventù.
dedicato ai Dioscuri. Tanto nell' uno , co La statua di legno, di un gusto antico,
me nell'altro di que'templi, le statue del e fatta ila Lufuete di Flrasia, era nel tem
le divinità erano di legno. Al basso della pio d‘ Ercole, che trovavasi Ut.l mezzo del
cittadella, trovavasi il teatro; sul davanti ginnasio; questo Dio vi era onorato d'un
ai vedea la llalua_ di un uomo ponante uno culto all'atto particolare; vi era egli adora
scudo, e che iissicrirsvasi essere quella di lo e come Dio, e come eroe.
Aratri, liglii.ulo di Clima. Nella pubblici lSicionii aveano instituito due giorni
piazza si vedea un tempio dr'tlllîàl0 alla di festa in onore di lui, il primo chiama
Dea Pila, ossia della Persuasione, e dap vasi l’onorrmte , ed il secondo l‘ eracleo.
presso eravi il palagio destinato ai Roma Da questo tempio si andava in quello di
ai Imperatori, ch'era altre volte la casa Esculapzo nel cui atrio a mano sinistra si
del tiranno Girone, e davanti ai vedea l'e trovavano due cappelle vicine, una delle
roico monumento innalzrto alla gloria di quali era al Sonno, e l‘ altra ad Apollo
Anzio. Queato eroe morì a Egione , ed il dedicata. Sotto il portico, dinanzi al tem
suo corpo in trasportato in Sicionfi.Sul di pio, conservavasi un naso di una grnssiasi.
dietro del teatro eravi un tempio di Bac ma balena.Dr dietro anni la figura delfin
co': la statua del Dio era d‘ oro e il’ a\" gno, e in poca distanza quella srI'rger“;
rio, accompagnata da baccauti di laiat.t:o del Sonno che addormentata un leone. D.
Diz. Mi! . 575
SÌC. (9.992) .‘ l(‘..
una parte dell'entrata del tuuyio , emvi to il quale‘ Epnpen le fllilici) un tempio
una atuua assise, rappresentante il l)i1 Pri a Simone, dopo d'aver vinto i Tebaoi.
ne, e dall’ altra una Diana rittn in piedi. " 2. - C0ull'utlza del Pelnp.nneao , aul
Eseulapio vedeasi nel tempio rappresenta golfo di Corinto, la cui capitale era Sicio
lo imhurbe. La sua Italun d'om e d'avo tue-Questo paean che formata il piitantico
rio, fa opera di Colamirlc; il, Dio tenea regno della Grecil, diede il ano nome al
da una mano una scettro, e dall'lltra‘unl Peloponneso, Era Il’tl)ond.anlo in Vino , in
pian. Eranvi parecchie altre statue di ma. frumento, in ulivi ed in miniere di lt’rru.
diocre grtautlt'7fl ed appeae alla volta. Pres V. Slcnouz "' I.
ao del tempio di Eaculapio eravi quello ' 3.- Scarpe da donna allo Sioionia,
di Venere; la Statua della Dea vi st.n’u erano lCll’pe latte con guato ed eleganza ,
asnsa, e fatta d’ oro e d’ avorio : aveva es che gli uomim avrebbero ertouit0 di por
aa sul clp0 una epecie di corone che lor‘ tare: Si mihi calato! Sycionia: ntlulissea,
minava in punta, e rappresentava il polo. dice Cicerone (de orat. t, 54) non un
In un‘! mano portava essa un paptnero , e rer; quamvrs essent abile: et apti ad pe.
dall' altra un porno 1 Sicionii oll‘rivtmle dea, qut'a non essent virilu. Quelle scar
in aacrilicio le eoacie di ogni aouta di vit pe. furono cubi chiamate dal paean di Sicin
, time, tranne quelle del porco. Di là paesa ne, nel Peloponneso sul gallo di Corinto,
vaai in un luogo d'esercizio; nell' andarvi, donde ne venne la moda.
.-.l trovava aulla ainistra il tempio di Dio SICITB, anprannnme dato a Bacco a mo
nn Ferma, la cui statua era di legno. tiro della l‘lwfu l.ica, o forse perché lo e
Quel luogo d‘ esercizio era stato edificato gli il primo a coltivare il fico.
ria Clint'a; vi si Vetlefl una atalua di bian ' l. SICI.O , moneta , e peso dell' Egitto
Co m-rmo, la cui parte aupwiore era un e dell'Aria. - V. Ta‘nmonamau.
butto di Diana, e la parte del haea0 rap ' 2. - Moneta degli Ebrei che vale:
reaautava un Ercole di quadrata ligure. quattro dratnrue atuche o quattro denari
reuo la porta Cill‘tuall non, vedenti un Romani. La acriturl lo chiama altrimenti
tempio di Minerva, altre volte consacrato solido: e “alti. I Dottori Ebrei dubi
l Epopeo. Vicino ti questo va ti‘ erano due tano di qual peso l'uue il siclo ,- e solo
altri, l'uno edificato da Epopeo, e dedica in foru di conghietture , e dietro il pe
to a Diana, o ad Apollo; l'altro in‘: sia. lo dei moderni n'clt‘. si è giudicato che i
lo innalzato da Adrano, e dedicaloa Giu at'clt' siano di quattro dramme attiche.Sou
none. Al fondo del tempio di Giunone , ciel’, canile, nella sua diasmtazioue aul
aveva Adraalo l'.tlo erigere due altari,uno le merlaglie Ebraiche (p. 29 ), ne dc
dedicato a Pane e l’ altro al Sole. [item scrive parecchi, eri nvveate t p. ‘Il ) che
pio d’ Apollo Corneo non era lontano da il terzo e il quarto del siclo, ducrilti da
quello, ma il letto ed i muri ne erano sta ÌVnaero, nel tuo libro da aut. num. He6r
ti distrutti rlnl tempo, come quello di Giu l. 2 , c. 7 , sono l'alai o d‘ invenzione di
none Prodomia; in quello di Apollo , a quali’ autore.
tempo di Pausania, piu non vi si vedano Secondo Mersenne, il aiclo ebraico pe
che alcune colonne. Uiacendendo dalla parte aava 260 grani , ed era tompost0 di 20
della campagna, incontrnvaai Il tem io di CC’ abolì, e ciascun ubolo aveva il peso di 16
rero. Sulla aiuietra della strada da giuiuflf I grani d‘ orzo. Questo teso è giusto; ne ‘e
Flinnte,alla distanza di dieci etadii , eravi aiuto eSato uno del sì inetlu’nazionalo di
il boaco di l'iter), il quale rincbiudeva un Frane a , avente Il peso di 268 grani, ed
tempio, ed oml;iduc erano consacrati I Ce un altro di 2164. Ove sera trovino dei me.
rere Prostata, e a Proserpina. Allorché no eslutt; o sono stati limati o tomi, o
ai colebrava la leata di quante divinità, gli l‘tna mente "vi qualche scrmarnenlo. Nello
uomini atavnno aeparati dalle donne , le anzidetto gabinetto Illllflllnlt , evvi un
quali i'1ceanoi loro nttcrilir.i in una cap quarto di Slclo d’ argento , il cale non
pelle dedicata alle Ninfe, la quale era a pesa che 52 grani, in vece di 7 circa ,
doro: di parecchie statue di cui non ai ma egli è. forato, lo che porta manil'uta
Yedea che il sembiante, ma aapeaaich'ean mente la differenza di 15 grani. Il datore
|"PPYEUOIII.IYIIIO-BGCGD,CCFCFC e Proserpina. Cmnbcrlond dice di averne penali alcuni ,
--J Ilofl.3. e. 5.-I.ucret. i, v. 1118. e di averli trovati a un uirpreaao del pelo
‘T. 32|, e. tg, 1.33, o. 15. - Slrnb. 8 di una mezz'oncia romana: secondo il mio
- Mela il','o. Il. - Plul. in Dem. - fllC0lo, il aiclo valea più di 30 soldi ,
Porta. il, c. I. - (fio. de orul. I, c. 51}. - moneta di Francia.
'Georg. a, v. 5ig. Alcuni credono che gli Ebrei abbiano
2.- Nipote di Ereteo che diede il ano nvnto due aorta di sie[t , il comune o pro
nome ad una città, o ad uuaiprovincia del faio ,che appellnvasi didllmrrtn : e il so
Pelngonneao. crudo del aantuario, cb' era il doppio del
r. ICLOIIA mprannnme di Pallida, ante l'lltrn.Quindi:alc|mi autori c 11 questa stra
,. .
SIC. (‘9932 SIC.
da pretendono che si possano leiOgliere le gine, e presa letteralmente, significa un
difficoltà else ai prescotaooin alcuni luoghi drlalnrc o denunct'otore di’ coloro che tra
della Sacra Scrittura, ove si parla di certe sportano dei fichi neri del!‘ J.lflflìd. Era
cose il cui peso sembra incredibile; conte formata da q-y'fiy, co, e da oa'1y', in in
quando ai dice clte tutte le volte che Ar dico , io dimostra , io pongo al chiaro.
salonne faceasi tagliare i capelli, che lo (ili Ateniesi mangiavano molti fichi, e
incomntlaVaoo , ne tagliava il peso ‘Il 200 quindi ne erano con ammiro trasporto l
sieltÌ Vtllapando sos'trene il contrario; an mauti : fecer eglino una legge tendente a
cbe il dottor Cumbcrland crede all'atto im PI'UIIÌlI'E che non un fossero esportati fuori
maginaria una tale distinzione. Moria e dell'Atlica. Quella legge diede atgoruento
parecchi dotti opinano la stessa cosa , vale alle persone drl popolo di accussrsi fra lo.
a dire, che il iiclo profano, ossia di quat ro, e di denunciarsi a vicenda; ma sicco
tro dramma, fosse lo stesso che il sacro , me ben di sovente tal 50llfl di denunzie non
il cui modello soleasi nel santuario custo erano che pure calunnie , rosi per indicate
dite. Egli è però vero che il .riclo del un calunuiatore, si faceva uso della parola
santuario era il più giusto , I’Bl'Cllè venia Sica/‘ante.
posto sotto l’ immediata direzione de‘ sa SICOMAIZXA, divinazione (‘Ire ptatiCst'asi
cerdoti. per mezzo delle fughe di fico. Vi si acri.
La moneta principale degli Ebrei era il ‘nano le domande , o proposte sttlle quali
.rt'rlo eh‘ eglino fabbricavano il‘ argento bramavansi degli scbiarimeuti. Ove la lo.
puro. I primi , da quanto dicesi, furono glia dopo la domanda fatta all'indovino
fabbricati nel deserto, del peso di tGo l'asse leccata, il presagio era funesta; e
grani d'orzo; col lasso del tempo , ne fe riceveva felice l'augurio, s’essa tardava
cero un altro che pesava il doppio. l’t‘e a secco”.
lem'leai che gli Ebrei avessero eziandio dei " SicoMotto, pianta che in Egitto pro
cicli d'oro del peso diquattro dramrue st (luce un fico il quale cresce sul tronco del
liche, e del valore di circa dieci lire di l'albero , e non all'estremità dei rami, o
Francia. che viene mangiato , ma è un poco secco.
Uno dei cicli che trovsmsi al mentovalo Quest' albero si fa molto grosso , e aasai
gabinetto Nazionale , vi è stato portato di folto di fruntlll. Di rado ei cresce dritto,
Levante dal cavaliere Maum'ero. Il Gran e otdinariameote s‘ incut‘va e diviene tor
Duca di Toscana ne ha uno al un dipt‘esso turno; i suoi rami stendonsi orizzontal
umile nel suo gabinetto. Il nome di sicln, mente, e a molta distanza producono una
dato a quella moneta, Viene dell’ ebraico bella ombra. La una foglia e frastagliata,
I.cabolo che si nifica pesare , perché que ed il suo legno , secondo il sig. Sauury‘, è»
sta parola e. taî volta impiegata per mo pregno di un succo amaro che lo guareu
meta. Con tutto ciò le opinioni degli autori lisce dalla puntura degl’ insetti. Nulladi
sono tanto disrordi, che nota si può stabi meno i vermirti hanno attaccato in alcuni
lire un certo giudizio. Du-Cange dice che luoghi il feretro della mummia cbe trovaai
i cicli sono stati in uso anche presso gli nel gabinetto di Santa Genovie_ffa; In.
Inglesi e gli Alemanni. quelle punture sono in poco numero. Il
Seno/Zante nella spedizione del giovane Siccmor-r vive parecchi eccoli.
Ciro , contro il pro rio fratello Arianna ' Smo'ra , qyl;fa,dl ,;",, fico; era
Memmone , parla i st'cl'i , come di una
moneta che avea corso in Lidia, città del una s eeie di vivande fatta di cal'foll (fico
I'Arabia Petrea, sui confini dell’ldumea e seccoî, Il cui doleesr.a , secondo Galeno,
dell’ Arabia deserta. Erano Sie-li degli A era omogenea si Viscfl‘i.
rabi che peesvsnfl meno di quelli degli Srcou , popoli d'Italia i- quali dopo d’
Ebrei. Secondo Est'chio, era una moneta essere stati scacciati dal loro paese dagli
di Persia che valea otto oboli attici , men Opieii , plelll°no nell' isola di Sicauia o
tra quelli di Senqfonla non ne valesno che di Sicilia , e ai stabilirono nelle terre dei
sette e mezzo. Sicanii; esterno ehi ben prestoi limiti
I steli che si reggono in alcune colle del loro territorio , aoggiogarono iloro vi
zioni di medaglie, sono di fabbrica mo cini , e diedero il loro nome all' isola. Se
derna. Il sig. Paw (Ricerc.filoa. Jopra condo alcuni autori , quell' uvenimentta
gli Egiz. e i C/tinesi, pug. Bit) fissa ebbe luogo trecent'anni prima che le co
nulladimeno la loro epoca alla costruzione lonie greche si recasaero in Sicilia; vale a
del accendo tempio di Gerusalemme. dire . 1059 prima di G. C. -- Dino‘. 5.
Sperling (da nummis non emi: ), dice -Dirm. Hnlan. - Strnb. - P’. Stctua.
che a suoi tempi, la fabbrica dei .rr'cli falsi r. SICIJLO, figliunlo di Nettuno, regnò
era nell' Holstein. nella Sicilia , cui diede il suo nome.
’ Stcorast'rtt, a.u,lwa'",,e , calunnia. ' 2- - (stretto ), I Romani chiama"
no simlumfielum, lo stretto che eepnrn la
‘ore. Questa parola, nella prima sua ori‘ Sicilia dall'Italia, e che ha quindici m'e
SII). (2994) SI D.
‘fil di lunghezza. -- V. Stomia. 3. -- Figlia di Danao. -- Fans. 1- 3,
t. Stcnltuza ( Iconnl. ). Sopra un'an c. 22.
fic. mgdaglil di Il’laurino, è densa figurata ' - Città dell' Asia nella Panfilia ,
mentre colla destra mano si appoggia id nulla l onda del mare , prt’sso la foce del
una lancia e colla sinistra ad una colonna, fiume urimeclonte. -- Plol. - Tir. Liv.
atmbolo dell' immobilità , come la lancia 37, c. 23 - Cic. ad Funi. 3, «71. 6.
lo è del comando. E desta rappresentata a SIDBI\IA Dea. La luna. - Prnperl.
un dipresso , coi medesimi tratti aopra un' Smrneus coawx, il marito cane iato in
altra medaglia dello stesso imperatore ; astro , Lucifero, marito di Alcione. -
cioè una donna che a'appoggia colla de Ùut'd.‘
stra mano ad una clave, e colla sinistra ad Smetti-r: , pietra che Apollo diede ad
un cippo , colla seguente iscrizione. Elleno il Troiano , ore si voglia credere
al poema delle Pietre, attribuito ad Ur
Secosvras rum-mana feo, Questa pietra. dice il poeta , ha il.
dono della parola: E desse alquanto hi
La vediamo altrui sopra una medaglia tortolnta, dura, pesante, nera ed ha del
di Utlone , rappresentata sotto l’ emblema le crespe circolari. Quando Elleuo volea
di una donna che dalla destra mano tiene servirsene, per lo spazio di 21 giorni ai aste
una corona e dalla sinistra una lancia con neva dal letto c0njugale, dai pubblici bagni,
queste parole: Securitaa PR. Nel quadro e dal mangiar carne degli annuali; polcia
della grande galleria di Versailles , rappre fa<;ea parecchi sacrilìzi ; lavava la pietra in
sentantela‘polizia,e la sicurezza stabilite in una fonte, piamente la ravvolgeva, e por
Parigi, Le Brun l' ha personilicata sotto tavala in petto. Dopo una aill’alta prepara.
la figura di una donna che da una mano none che reudea la pietra animata, per cc.
tiene una burltl aperta , a coll’altra ad emula a parlare , in prendeva in tnano ,
un fascio d'armi si appoggia. Sulle meda e fingeva di volerla gittare. Allora manda
glie moderne , la Sicurezza dell' in» va essa un grido simile al vagito di un
pero, dovuta alle piazze forti , viene bambino che brama il latte della nutrice.
espressa sotto le forme di una donna ae!tisa Elleoo, approfittando di quel momento, in
avente I‘ elmo in capote la lancia in mano terrogava la pietra su di ciò cl.‘ ei vole
e che ai appoggia ad un piedestallo;presao sapete, e ne ricevcn delle risposte certe.
di lei veggunsi diversi piani di lurtezle ; Difatti, dietro gli Oracoli di quella ietra;
dall'altro lato vi sono delle squadre ed predmse egli la uovim di Troia. LI
altri stromenti d’ architettura. Cncht'n ha 'rotu.urzra , As‘nmnn.
rappresentato la sicurezza, in generale, con SIDBRO , suocera di Tiro , tratta a mor
una donna che dorme appoggiata ad una te da Pelia.
colonna, e colla picca in mano. Una por ' Smeaocasra , piccola città della Ma
la . guarniti di lamine e di chiodi di l'er cedonia , anticamente chiamata Crt'rile :
m , il mo sonno protegge. presso di queste città a tempo ili Filippo
a. - (Iconol. ). Sopra una medaglia padre d‘ Alessandro il Grande, fu ico
di Nerone, appoggia essa il capo nulla de parta una miniera che rendeva mille ta
stra mano, con una gamba negligentemen anni d‘ oro. ll gran-Signore ne trae anco
te diatesa. Un'altra la presenta appoggiata ra nove o dieci mila ducati ogni mese , e
lui manco gomito , colla elettra mano sul dicesi elsct'i nella montagna cinquecento,
capo, espressione del riposo. Un‘ altra me o seicento-forni appartenenti e dei par
daglua ci ollre la sicurezza, portante da ticolari che fanno lavorare in quelle mi
una mano un cornucopia e dall' altra una mere.
{ace culla quale appicca il fuoco ad un S|Dltttoblllfllllt, divinazione che pralicavasi
mucchio d'armi che le sta ai piedi. Sopra con_ un certo numero di piccole pagltuole;
una medaglia di Tito, easa appare assiso e dietro le figure, gli sbalzi e le scintille
dinanzi ad un’ ara acceaa , perché, dicono che ne uscivano, bruciandole, I‘ indovino
gli antiquari , dal culto che 6| rende alla annunciava gli avvenimenti. - Rad. 81'
divinit‘a, emerge la sicurezza dell'impero. deran, ferro.
Sopra un' altra di Adriano , è dessa semi ' SIDB'I‘I , popoli dell'Asia minore nel
nuda , assisi, appoggiata ad un cornucopia la Panlilia. Non v'ba che Galizia il qua
portandone un altro nella mani ; perché le ne abbia pubblicato una medaglia colla
a pubblica Sicurezza deriva delle cure che leggenda 2,3,,-,,»,, che meglio si addice
li da il governo per mantenere l'abbondanza. a quelle di Sit‘la.
l. SIDB, moglie di Orione. Giunone ' Sm0ue, citta della Fenicia , della
la precipitò nell’ inferno per pnnirla d‘ es quale fu per lungo tempo la metropoli ,
lersi vantata di superarla in bellezza. - amo a tanto che Tiro , divenuta più pos
alpollod. l , e. acpte , le ne contrasto la dignità. Giustino
2- - Fisliuola_tli Belo. dice che i Fenici, costretti da un forte
SID. (2995) SlD.
tremu0lo ad abbandonare il loro paese , po la morte di Ale;sandro , Sidone passò
vennero a etabilini in vicinanza del la lotto il dominio dei re d’ Egitto, pancia
go d’ Asairia ; che poscia lasciarono quel di Siria, sino a tanto che molto quello
la dimora, e ai fisaarouo sulla riva vicina dei Romani renne essa finalmente a cade
al mare, ove edificarono una città, cui re. Questa città provò un tremuoto di cui
diedero il nome di bidone . illusi: ci dice parla Slmbone , che ne roveaciò una tue
che questa città era Stata fal>l)ricalà da 61 tà. Sulle meringhe davasi essa i titoli di
done , figlio primogenito di Canna" e pri Divina, di Sacra, di Asilo, di Autonoma ,
tuo padre di tutti i Fenici, Giosuè (cap. e di Itavarac/zidc; lo che prova che Sido
2 , u. 8) , riferisce che la città di Sidune ne ave: ticuperata la aua libertà , che era
era già ricca e potente allorclr'e'gli Israeli lo alata tolta da Augusto onde punirla di
ti entrarono nel poeta di Canaan , e la alcune aedtztoni. - Diorl. Sic.
Scrittura le di sovente il nome di Gran Viene attribuita agli abitanti di Sidnni:
de. L’ anno tor5, Sidone era dipendente l‘ invenzione del vetro e della navigazio
da Tiro , imperocclrè Salomone prega I ne. I Greci ateui convengono d‘ avere im
ramo , re di Tiro , di dare degli ordini parato l'arte di navigare dal FemCll, e dai
ai Sidouii per tagliare sul Libano il legno Sidouii le scienze necessarie per bene eser
di cui aver: egli d'uopo pei tempio di citarla , corno pure l’ astronomia e l‘ ant
Geruanlenrme che voleva edificare. lSi utetica. Il loro tuo di condurre i vascelli
donii aceuero il giogo dei Tirj , 720 anni lecondo il corso dell'area maggiore ,sidi
_ prima di G. C., e ai diedero aSalmana versa da quello da’ Fenici cui eerviva di
zara, allorché questo principe entrò in guida il movimento dell'0raa minore ,
Fenicia. Giuseppe (antic.) narra clra cir non indica forse una maggior pratica ed
ca 150 anni dopo, Jprio re d’ Egitto en una più grande eottigliezza nelle oaserva
trò in Fenicia con poderosi eserciti e pre zioni?
ae Sidone colla forza , la qual con fece Gli ordinari tipi delle medaglie di que
_aottomettere al vincitore tutte le altre cit ala città sono un naviglio , e Astarle, di
a‘: della Fenicia. Sidnne l'u conquistata riuit‘a principale dei Sidonii. -- Hom. O
da Ciro; i Siclonii ottenere dei Persiani dy‘sa. l. 15 , v. - Strab. l. I. -
il permesso d‘ avere il loro re particolare; Pomp. MCI. I. l , c. n. Diod. Sic. l.
a secondo Erodoto (I. 3, p. 226), pre 16. - Justin. l. Il , e. lo, - Plin. l.
nero parte in tutte le ept’dil‘uni dei nuovi 36, c. 26. - Virg. En. I. l , v. 6r5.l.
loru padroni; Diodoro di Sicilia dice( l. 4, v. - Quid. in Io. 5 , v. 448. Ma.
I4) che il re di Sidone comandava una 1. 31/. mg; L 4, v. 57:. - Propert. l.
flotta di ottanta vele, che molto contribu‘t 2, Eleg. 13, o. 55, cl. on; 11. 13. -
alla vittoria da quel principe contro i La Lucan. l. 3’, v. mg; I. 10, 141.
cedemoni riportata. I. SIDOIIA, aoprauoorue di Didone ,
La citta di Sidone fa rovinata 1' anno eh’ era nata in Sidone. -- Mal. 14 ,
3ot prima di G. C., tolto il regno di verso. 80.
Occo re di Perair. Quando gli abitanti ' a. - Epiteto dato a Cartagine , Si
videro l’ inimico nella loro città, tutti ai rionia Urbe , perclrè fu una edificata dai
cbiusero in casa colle loro donne e coi li S.donii. - Eneid. t , v. 682
ttli , e vi appiccarooo il fuoco. Diodoro ’ Sinorrtne , provincia di Siria, aulMe
di Sicilia (I. 16), aaaeriace che ueiSi diterraneo , la cui capitale era Sidone.
douii i quali trovaromi assenti dalla città I. Smorfia osrrra , Caduto , perclti: era
e che ai erano aottratti alla strage , vi ri egli di Fenicia , ove trovavam la città di
tornarouo quando Ocr;o andò di nuovo in Sidone.
Perni. , e la riedilicarono. Afrt‘atro (de ex " 2. - (Caio Sollio Jppollirtarc ) ,
pml. Alex. ) dice che i Sidonii apedirono I'IIORS cristiano che nacque l’ anno 430 di
degli amhaaciatnri per presentare. la loro G. C., e morì in età di cinquantadue en
aonunissione ad Alessandro , allorché ni. Ci reatano di questo scrittore alcune
quel principe dopo la battaglia d’ leso , lettere, e parecchi poemi nei quali ha e
avenuta 333 anni prima di G. C., entrò gli celebrato i grandi uomini del suo rie
in Fenicia. lncaricò egli Efe.rtinrte di dare colo , e la cui migliore edizione è quella
a quella città un re; questo ufliciale pose di Parigi del i652.
aul trono di Sidone l‘ ospite preuo il qua ' 3. - Epiteto che gli antichi davano
le era stato alloggiato; ma quell'uomo ri non nolo agli abitanti di Sidone, ma e
cosi) di collocarviai , e fece di tutto affin zîandio alle atoll‘a tinte, ed ai lavori di
ché la corona fosse data ad uno della l'a mamo.
miglia reale, che era allora costretto di ' Srnollonorn YIISIJLAI , isole del golfo
coltivare terra per guadagnarsi il pane,se Persico. - Slrub. t(i.
condo Diodoro di Sicilia il quale dà a Smetta-Litontrr, o rivelazione diretta
quel numi re il nome di Ballonimu.Dm ad Aduno: Libro liturgico dei Ctiatianl
SIE. (2996) SIF.
di S. Giovanni , ape«iti di aettarj nell'lrac trovaai precisamente cotto il tropico del
Arabia , e che prol‘eaaano il puro Sa Cancro a 23 gradi, 30 minuti di latitu
lirismo. dine settentrionale. Dell'lsle isteuo lu
Sica , altrimenti lluunnear (Mit. 1nd.) abbracciato queste opinione nelle Memorie
coadiutore , come Bialnoo, di Birmalt, dell' accademia reale delle scienze, l'n’u
principe dell' lngelica Srlnera , e vicerrg. no 171.8, p. 370.
gente dell'Eteruu. - V. Mmsasocs, li.. Quindi quasi tutti i dotti hmnn sino a’
anu ; BIS'IIOOSC. noatri sl0l'nl fissata la latitudine di Siene
Srecur ( Mal. Giap.), cerimonia reli a circa 23 gradi lf2, perché-ci sono casi
giosa che Il 'Ihill“ al Giappone pel ripo fondati sulla pretesa immobilità dell' elit
so delle anime dei trapasaati. Ecco in che tica. L'anticltit'l, dicon cglino, ha posto
consiste‘ prrndnno dei copponi e delle top la città di Siene al tropico, e il tropico
pc su cui scrivono i nomi dei (infunti ai ‘e a circa 23 gradi e t_f.t. Ma tutto questo
quali voglivn0 procurare qualche sollievo, ragionamento conduce al fallo, ii motivo
r Vanno rulla apmnda d'un fiume a lîiéga della diminuzione che di eccolo in eccolo
re, e lavare quelle ruppe con un ramo di nelle obbliquit‘a dcll'elittica si va insensi
albero ben veidc. Quell’operuione viene biltneute operando, diminuzione che pre
accompagnata da cene parole chele infon aentemeute non è più contrutata, soprat
dono delle virtù.l Giapponesi a'immlrgina tutto dopo che il celebre Caasint' ne ha
no che per mezzo di quella cerimonia , le dato la prova ne'euoi elementi u‘Astrono
anime degli estinti aiano all' iatante puri mia, e che un’ altro accademico(l' Abate
licate di tutto le loro macchie, e liberale Î.n-Caille) ha trovato 1' obbliquit‘a di 23
delle pene che erre soll'rorm. Vi sono fra gradi, 23 minuti, 16 aet0ndi nell' anno
loro dei mendicanti i quali per uadagnar 1752, dietro le sue osservazioni fatte nel
ai la un'utenza, ai 0t‘cnpau0 n are il Sie l' isola di Borbone in vicinanza del tro
gaki. l devoti Il avvicinano, giltando loro tCo.
qualche moneta d’ argento sopra una stuo SI!’ (Mir. Scnm{ ), ailiilla del Nord
j:i che sta loro dinanzi allìocliè faccian cui dalla quale ducendeva Odino alla 21 se
il Siegalti per quella o per quell' altre DCHILIOIIC.
persona, che a quelli viene da loro n0 ' Stra, citl'a della Bro1.ia, che, secondo
minuta. Tolomeo (I. 4, p. 3n3 ), è situata verso
’ 2.- (Giulia ), città d‘ Italia nell' E i confini delln Focirle,c secondo Tucidide
truria.- I’. Setta. (I. /|, p. 303.) sulla spondl del mare,
' SIBIB, città situata rulla riva orienta nel golfo Cirreo. Nel dialetto Dorico, in
le del Nilo, ncll' elio Egitto, poco distante vece di Si a, dicessi Tifa, e cosi scrive
dall' Etiopia, present-fluente chiamata Ae pausania (l. 9. c. 32) : Se. dic'egli ,
souan. In questa città fu t'6ilialt) Giovena dopo di essere partito da Creati per mare,
le col preteato di esercitarvr un comando, e dopo di aver punto Tislie, ai prende
Il marmo chiamato sicnite , cui alcuni la strada luughesso in costa, trovasi sulla
chiamano anche signile,perrlrè è macchia riva del mare un‘ altra piccola città chic.
to di punti di diversi colori, trnevast dalle mate Tt/‘a. ove Ercole ha un tempio in
montagne vicine a questa città. Siccome e‘ cui si celebra ogni anno la sua festa. I
gli è durissimo, cori gli Egizii ne f*ccano Trl'ei, aggiunge egli, vantansi di essere
uso per rendere eterna la memoria dei alati di tutti i popoli della Beozia i me
grandi uomini, le cui geata venivano indi glio istrntti riguardo alla marina. Dicon'ea
tutte per mezzo di caratteri scolpiti aopra ai cito , cui venne aflìdato il governo
piramidi di quel marmo, e le loro tombe della nave d'Argo, era nativo di Ti/il,
ne adornarano. Noi lo chiamiamo granito e mostrau' essi fuori della cilt'a un luogo
d’ Egitto. ove pretendono essere approdata quella
Ma Sterne non interella tanto i geografi neve, ritornando di Calco.
nel suo marmo, quanto per la determina ' Sxrace re dei Mauìlii o Masailieei,
zwne della Ù\Ill latitudine culle quale La popoli di Libia. fu di mano in mano or
rmuzn ha letto della curiouseirne osserva nemico, ed or alleato dei Romani. Queati
zioni inserito nelle Mem.di letterari. Tam. politici conquistatori lo nrninrono contro
26.- eccone il ristretto. di Maflt'nirrn il quale. unito ai Cartagi
Plinio (l. 2, c. 63 ) "sicura che nel uesi, mostrava di avere in sua mano I de
giorno del lfllfillll0, a mezzo giorno, i cor attni dell' All'rica. Si/‘ace, che tutto (lovea
pi a Siene non fanno ombra veruna, e temere dalla potenza. di lui, e’ impegni: in
che per prova di ciò, si è l'atto espreaaa una disgraziata guerra. Due sanguinose bat
mente acavare un pozzo che in quel tem taglie da lui perdute lo disguatarono del
art: è tutto illuminato. Strabonc dice la I' alleanza dei Romani, che non cercavano
medesima crna; e menu lo tutti i moderni, re non ce d| Ibbagliarlo col festa delle
queata oaservazione dimostra che Siene loro promeaae. imperocclie era per essi
SIF. ‘2997’ SIG.
importautisairno ‘il seminare la divisione SII-‘M. ([HILSz-anrl.) sposa di 'Îlmr;
fra Igli affricani principi.i quali avrebbero viene chiamata la Dea dalle belle chiome.
potuto‘ rendersi lotrnir.lsbllr, ove fossero ' Smtur, abitanti dell'isola di Sifno ,
stati uniti. l Cartaginesi approlitlarono del una delle Cicladi. Avendo qua‘ popoli se».
malcontento di lui per trarlo al loro par pert0 nella loro isola una miniera d’ oro ,
lito. Asrlrulmlc, il cui turbolento, ed in Apollo, per mezzo della Pizia ne feoo lo
quieto spirito snlliava dappertutto la guer: ro domandare la decima, promettendo di
ra 4: la discordia, in incaricato di I”Bt.il‘llfarla fruttare a loro prolittn.l Si/inii l'ere
alla corte di Si/Ìrce. Questo Bt‘tillciosn e ro dunque edificare un tesoro nel lempl0
destro negoziatore gli pose sott'occhio che di Delio, e vi deposero la drcrma doman
l’ amicizia dei Cartagineai somministra data dal Nume; ma in seguito, per sola
vsgli i mezzi di tener basso a in d0vera avarizia, dice lo storico, cessaron essi di
Illussinisa‘a, principe irrequieto, la cui arn pagare quel tributo, e ne furono puniti;
bizione divorava l‘ eredità de’ suoi vicinl: rmperocchè il mare innnndò le loro minie
il suo negozio l‘n pur favorito dalle attrar re, e le fece in un’ istante Ipllire.
tive della sua figlia Sq/ònisba che il Sens Presentemente la capitale dell'isola è
to promise di dare in maritaggio a Si/bce, Sifanto, soggiorno delizioso sotro un bel
bencbè d'anni carco.ll padre con somma cielo, e in aria pura situato.
ripugnsnza acconsenti a quell'unitm0 che ' Strato sumo ( Siplriniu.r lupi: ), no.
l’ et‘a rendea cotanto diaugunle. Quella prinme che gli antichi davano ad una plt’ll'l
cipeesa, nipote del rinomato Annibale, non che trovavaai nell‘ isola di Sino, della qua
porti) in date al debile e cadente suo apo le si formavano dei vasi, perché facilmen
ao se non se la sua bellezza e l’ ereditario te si lavorava, e molt0 reggeva al fuoco.
ano odio contro i Romani. Sifiu:e divenne E desse una pietra argillosa, della specie
l'implacshile nrmit'o di ll’ha~riniua ch'era delle pietre da_/ìrre stoviglie‘, o alealili.
pure indegno della mano di Sofimi.tl*a della SII-‘IO, isola, ed una delle Cicladt.- V.
quale era perdutamente innamorato-l pre Strrm.
ludii di quella guerra lurono favorevoli a Sica, nome fenirio di Minerva Il cui ai
Sifiwe; 1Vlaasiniua sempre vinto e sempre mulacro fu rapito da Cadmo, e poscia nel
fecondo di mezzi, onde riparare le sue perdi la città di Tebe da lui collocato. Questo
le, si vide rid0tto a rifuggirsi, colla sola cotrr vocabolo potrebbe easere greco, imperctoq:.
pasnli di settanta cavslleggieri, ne‘ deserti ché la Dea della sapienza può nel tempo
che separat’ano i Garsmnntr dalle terre dei stesso essere anche la Dea del silenzio. Vie.
Carta;inesi.l Romani. di cui evasi egli fat n'esss pure chiamata Singa.
to amico, gli spedirono una [lotta per la ’ 2. - Città reale situata in Alfrica nella
quale fu posto in islam di nuovamente in Numidia, e nella parte occidentale verso il
cominciare le ostilità. La fortuna che sino fiume Mlllut’ca. Era essa la capitale di quel
l quell' istante eragli stata avversa , passò regno , e la residenza di Siface. -« Plin
l0llO le sue insegne; i suoi combattimenti 5 , c. n.
furono altrettante vittorie: le sue perdite Sroat.iotstt ( Mit. Egr'z. ) , lo ateaso che
erano dai soccorsi dei Romani ben presto Arpocrate , Dio del silenzio , che gli Egi
riparata. Si/Ìace vinto da Scipione, che avea zii rappresentano col dito alla bocca. La
mandato in fiamme il suo campo , laicj‘o sua statua portavano nella feste d'lside, e
Cartagine senza difesa, e quella città sareb di Serapi. Rad. Signa , tacere , e luna‘ ,
be certamente caduta in poter dei vincito popolo; come se quel Dio avesse: imposto
ri, ove Scipione non avesse commesso l'er silenzio al popolo.
rore medesimo in cui cadde Annibale do‘ Fra i Latini non v‘ ha che Ausonio, il
po la giornata di Canne. Sl/Ì1cf , risorto quale lo chiami Sigaleone. - I’urn rle
della sua caduta, ebbe il comando di una ling. lat. l. 3 e 4. -- Auwn. epist. 55 ,
ala dell'esercito Cattapinese alla battaglia v. 27. Aug. «le ez'v. Dei L 18, c. 5. -
di Zanna, ore fu fatto prigioniero da Ma: V. Anvocna’rs. ‘
.sini.ssa, il quale poscia lo abbandonò a Srcar.ozmn , la cui bellezza tiene tnltt'
Scipione onde. It'l'vlaifl di ornamento al trion nel silenzio del!‘ ammirazione , epitetn ili
lo di quel vincitore.l suoi stati furono ce Apollo. Kad. Sigaem , tacere, - Antal.
duti a Mnssiniua di cui era egli stato Status! ( Illil. Ind. ). spirito che presso
sempre il più acerrimo rivale. Si/izce m0rl i Bit‘mnni, opolo del regno d'Ava, pie‘
l'anno di Roma 5.5r, una prima di G. C. siede all'ordine degli elementi, e lancia lît
Secondo alcuni autori, ldist‘endenli di folgore ed i lampi, Viaggio nel regno rl'
Sifaee conservarono una parte della Numir Ava , ecc.
due, e furono sempre nemici dei Roma “' Slcao, promontorio del mare Ege- ,
n‘. - Til. Liv. 24. - Plul. in Scip. uv' ebbero luogo le più sanguinose battaglie
Flcr.'1, c.G.- Polr6.-- hai. 16. v. 17|. dei Greci e dei Troiani , e sul quale eran
- Uv.fast.6, v 769. ' la tomba d'Achille ( "md. Eneirl. l, 2.
L.__ .
blG. (2998) SIG.
Dîct. Crel. 5, c. n ). Questo nome, dice vicinanze di una città appellata Efastia.r
Slefisno di Bisanzio , trae la sua origine dal Con apparato di grande cerimonia , i sa
partito che prese Ercole di fingere la sua crificatori di Diana recavanai -'. prenderla
partenza, inabarcandosi di dietro a questo in una caverna srtuala presso certe paludi
promontorio , e di ritornar poscia di sop la preparavano, ne faceano dei trnct'schi;
piatto , e sorprendere Troia che il credea (medicamenti asciutti e solidi, composti di
sia ben lontano; e tutto ciò per esser egli POl\CI'Ì incorporate in qualche conveniente
stato deluso da Laomednnte della dovuta liquore , e fatti seccare all'ombra , dei
sli ricompensa. Erndo!o dice, che su quar quali ve o‘ erano parecchie speme ), e vi
sto promontorio eraviuna città dello stesso apponevano il sigillo di Diuna, ossia l'im
nome , la quale fu conservata nell'oceano magine d’ una capra, d'onde viene che i
ne del saccheggio di Troia. Vcdeasi in quel Latini la chiamavano .rig:llum caprac.
luogo un gran lupo, che si credeva avesse Nell'usola di Stali_mene, redesi quella
comunicazione Co mare. Le pianure vicine montagna. celebre per la caduta di Viale
erano irrigate dallo Scamsndro. - Erod. cono, alle cui falde era edificata Efratie ,
. - Pomp. Ma. I I , c. 18. - che gli abitanti del paese chiamano Coclti
Ovid. Heroid. ep. I , v. 33 , op. x6, v. no, e daddove altre volte, come. anche si
or e 273; l. m, v. 71; l. 13, v. 7, pratica presenlcment! , traevasi con molta
Ìaal. la; v. T;g. - Lucrm. l. 9 , v. 961. cerimonia la sigillata terra. Gnlleno file.
SIGILLA , piccole statue che gli antichi riace che una sacerdotessa prima di resa
poneano nelle nicchie per ornare le loro dere la terra , spandea dell' 0110 ode fru
Case, a cui trihutarano omaggio siccome mento, indi la mescolava col sangue dei
‘ ad altrettante divinità dopo di averle fatte nmntoni ch' erano stati sacrificati a Vene
consactat‘fl. re per farne delle piccole torte ch'ella po
Slon.r.aate , nome di una festa che cele scia coli‘ immagine d'una ca ra sigillava.
bravano gli antichi Romani, cosi chiamata SIGILLATORI , sacerdoti gizii incaricati
dai piccoli doni che f4ceansi a Vicenda, come di esaminare , e marcare le vittime desti
sigilli , anelli, incisioni e scultore. Quella nate ai aacr»lici; imperncclrè un animale
festa durava quattro giorni, e ricorreva im per essere sacrificato , era d‘ napo che los«
mediatamente dopo le saturnali che ne du se intiero , puro e ben formato, perché
ravano tre. Lo che tutto insieme formava ne esaminavano essi tutte lo parti sino il
sette giorni; e siccome le saturnali inco pelo, per vedere se ne aveva uno solo che
mmciavano il giorno 15 , avanti le calendt: fosse nero. Quando II animale era giudica
di gennaro, vale a dire, il 19 div-mine, to atto al sncrilicio , lo marcavano , attac
cosi le sigillarin aveano principio nel 22, e candugli alle corna della scorza di papiro ,
daranno sino a tutto il 25. ed imprimendo il loro sigillo sopra la ter
Dicesi che furono instvluite da Ercole al ra sigillata che vi applic-‘wano. Erodoto
lorchè ritornando di Spagna, dopo di aver 2 . o. 28 ) , narra che chiunque si
ucciso Gcrione, condusse le mandre di osse permesso di oilrire una vittima la
lui in Italia, e edificò un ponte snlTere quale non fosse stata marcata in tal guisa,
re nel luogo ove poscia fu costrutto il era punito colla morte.
ponte Sublicio. Altri autori ne attribuisco ' Srcce. Questa parola non è conosciuta
no l'istituzione ai Pelasgi; i quali a’ im nella nostra lingua se non se per conven
maginarono che l'oracolo non chiedesse eione. Riguardo a ciò ch' essa può significa
loro dei sacrifici d‘ uomini viventi, ma re, ripeteremo l'articolo estratto dalla nuo
delle statue e dei lumi; di fatti presenta va diplomatica dei Benedettini.
rnn egluno a Saturno delle candele , ed a Le sigle indicano le lettere uniche, iso
Plutone delle figure umane; da ciò deri lato 0 lmgolari , destinate ad esprimere
varonn le sigillarie, ed eziandio idoniche una parola o almeno una sillaba senza il
la celebrazione di una tal festa accompa soccorso di altri elementi. Propriant"flfi
smtvfln0. parlando le sigle ( ar‘gha ) , sono le lette
Stcrt.r.a'ra ( terra ). La terra sigillata di re iniziali delle parole intrere. per esem
Lenno era riguardcta come sacra , i soli pio . N. P. IVobil/srimur Puer A. M. N.
sacerdoti avcano il dritto di toccarla , me lì. M. Anima: nn.rlcr banae memort'ue S
scolavasi col sangue di capra , e dopo vi P. D. Salute!» plurimum dict'l. S. V. B. E.
a‘ imprimeva un sigillo. Questa venerazio l‘). V. st'ual1‘s. bene est, ego qunque ualm.
ne sussiste ancorn Queste sigle sono da Cicerone nominate rin
' LI lfl'ra sigillata , era una IPCCÎO di gulne liuerale, e da alcunilntit hi autori,slll
"E" che altrevolte traevasi , 00m0 di“ gulariae. S. Girolamo le chiama argue
N03’, dlll'ignlg di Lenno. e serviva ed verbnrum. Valerio Probe e Pietfo Dia
in pittura ed in medicina. Quella terra era cono le appellano col nome generale di
il‘'’"" . argillosa , bianca, rflssastra e fria .NMaw , perché quelle lettere iniziali indi‘
bllo.Tl'0vavui essa in una muutfignfl nelle carta delle parole o soltanto delle sillaba
SIC. «1999) SIG.
Di fatti dietro a questa it‘leal più i‘lottl eri. aero farlo prontamente. Quella maniera di
molngrsti e lessicogrslì , credono che sigla abbreviare, la più'rapicla di tutte, diven
ai dica per sigillo , diminutivo di aigna; ne ben presto di moda , e a malgrado de
la qual cosa corrisponde al termine di no l’ inconvenienti che ne l'iltllllvan0 , ne
te dato alle sigle dell'antichità. Questa ge %ecero uso anche gli stessi imperador i.
nerica denominazione le hg latte confonde Le sigle sono di diverse specie : ve ne
re colle note tironiane. E l)rntll vero che ha di semplici , vale a dire, che ogni let
queste ultime, allorché non sono cnmp0ste, tera significa una parola. Per esempio, vi
non riescono gran felt0 divm~n' delle sigle ai trovano tante parole , quante lnts0 le
se non se per l'csteriure loro forme. Ma lettere: A. A. A. F. F. Acre euro, argen
d'ordinsrio, per esprimere una parola am to,flnndoferiundo Q. 5. S. S. Qune supra
metton esse una moltiptrcit‘s di segni con scripta anni. B. 0. Bene nptmie. B. L.
sistenti in lettere greche e latine, ora ma Bonn lex. B. M. P. Bene merentt' poauit
juscole , ed ora corsivo , unite , tronche , H. R. I. P. Hic requieaeit in pnce.Que
in diversa maniera collocate, e miele di sta scrittura in si le non ha luogo il’ or
se ni di antiche ahbrevinture. dinario che nel e parole di l'o»mol_e, 0
a scrittura praticata per mezzo di'sigle, cl e sono assai famigliari , ma nelle iscri
è più umplice, ma altrui più enigmatica; ziuni , ove le sigle vi sono usate con niss
d‘ ordinario le sue lettere sono capitali; ed gior profusione, le parole si Cfl|wim0nti in!
una sola è sul'liciente per esprimere una mezzo di sigle composte , vale a due,
parola od una sillaba. Ove si faccia uso colle due o tre o nattro prime lettere,ur
talvolta di due o tre lettere per un solo me NOB.C.NOMIL: Cae.rar.l\‘()N. Al”..Nnni.t
termine, come Si’. per spurius, COL. per aprilia‘. Allin di evitare l‘ equivoco e la con
colonia, la differenza di queste sigle com fusione,talvolta vengono nelle sigle inseri
poste colle note, non è meno sensibile ove te delle tntiere parole, come nella seguente
attentamente ai OaGI'TVÌ la figura e la di leggenda: ‘n. messa mvr mc. v. ano. Tibe
spoarzione dei segni o dei caratteri. A «lir rina‘ Caesnr divi Augusti filius Augu.
vero, ira le sigle raccolte da Valerio Pro stus. Vi sono delle sigle Iitwttate il cui
60, da Magnon, arcivescovo di Sena e da uao mira ad indicare il plurale ed il nu
Pietro Diacono di Monte Cassino, trovasi mero delle persone: AlSl\'. annia. care.
un numero di lettere unite e monogram sua. Cnel‘nr Auguslua. caess. AUCG. Cac
mntiche: ma non sarebbero elleno lime .mres Augusti duo. cnsss. succo. (‘ueanrna
altrettante note tiromane , fatte da uesti Augu.iti un. Cosi a misura che il nume
autori entrare nulle loro collezioni Del ro si aumentava , altro non facessi fuorché
resto poi, le parole espresse in una atessa aggiungervi l’ ultima sigla. Quc>to metodo
maniera nelle note , e nelle sigle , non ‘e stato posto in uso nel più antico codice
sono in gran numero. Quindi la dintinzio Teodoaiauo della biblioteca haliumtle di
ne di questi due generi di scrivere per ab Francil , e in un [rammento degli at
breviare , è tanto reale , quanto facile l ti pubblici di Ravenna. Il citato ma
discoprirsi. La scrittura abbreviata per mez noacritto indica tre Augusti cfm a u
so di sigle , è stata in uso sin dai più re n , e tre imperatori con Imp p. Nel fram
moti tempi. Abbiamo delle prove certe che mento di Ravenna , scrivesi . 58. per
fli Ebrei se ne sono pur essi serviti; ed i indicare Vin‘ sucerdnter , due sacerdoti, e
0m libri antichi ne hanno conservato mol ‘uuu. drld , per significare virt' devoti, cirri
ti eaempi. Ma le sigle in lettere iniziali tre uomini consacrati a Dio. Ma nel seco
Vi sono talvolta le une colle altre insieme loXllluna stessa lettera ripetuta non significa
unite, e formano delle parole che spesse una persona. Per significareC/Iriaitu si acri’
fiale non hanno verun significato. Di tal verano due XX. Nel medio evo, il dop
genere d‘ ebraiche abbreviature, sono quel io ce. vuol dire due chicae. Nel gran ti.
le parole di Davide: la mia lingua sarà Ero delle leggi municipali di Francia, que.
Come la penna di mio che scrive con ra ste due sigle - sono espresse collo scrit
Ptdità. Avendui Greca ricevuto la loro to, e aoacrr'lln. Probabilmente quei due
Icrittnra dai Fenici , non si può dubitare cc di diverse forme sono in Origine 58.
Che non ne abbiano lrwtt0 ezinmlio le In che significano acriptum et subaen'ptnrn.
ro abbreviature rer sigle,- di latli nelle Ma le sigle più singolari sono le rovescia
lnticbe cifre se ne scorge l'origine. Le te e contornato. Eccone alcuni “empi :
lettere numerali hanno forse potuto far na 31 Cnnlibrrlus ;)1 (‘nja liberto. DLX.
scere ai Romani l‘ i'lea di abbreviare la Conlibertne enn'ssirnae. Queste lettere
loro scrittura nella stessa maniera. Essi non rovesciato o a ritroso, indicano il più di
arcano l' uso delle note , allorcltè fra di sovente dei nomi di donne, eomeW. Mq‘
loro stabilirono di scrivere certe parole e ria , ecc. Sarebbe inutile ed anzi impossi
certi nomi soltanto colle lettere iniziali . bile di uivi spiegare in dettaglio tal sor
Pude coloro che scriveva IO nel senato, ‘g:trl» te di alihreviaturs . il cui numero i pro
Dix. Mii. 576
SIG. nel i672 puhbli.
Idigioao. Sertorlo Orratr' (3000) SKÌ.
che quelle due sigle indiclrrnu i due im
ci: in Padova un volume in luglio intit0ln peratori Federichi che hanno rimesso in
tu: De Noli: Rom:rrmrum commcntarius‘, voga ed autorizzato il nuovo diritto drGiu
ove le sigle sono raccolte per nrrlrne al stiniano. Chi mai potrebbe indovinare il
fabetico, ed accompsgnnle dei loro signi significato delle seguenti lettere iniziali
ficati. l critici danno delle regole per ispie
qql.,pp. , se Mafie: non avesse scoperto
5arle; ma la più sicura si è quella di non in un atto dell' anno 292, scritto sopra una
assesrras‘ loro niun altro sigmticatu, fuor pietra, ch'esse vogliono dire: Qua nem
clrè quello che dar/asi loro lntienmcutc,e que lungi! , et populrurt ? Prima di una
di lissarne il senso per meno di esempl tale scoperta, ciascuno si sarebbe l'atto
certi.-V. Ammevmftnrs. Val di Supplr‘m. plauso leggendo quoque tcmpore , et per
Questa abbreviata scrittura in praticata peluo, perché quelle sigle possono in al
tanto nei pubblici, quanto nei particolari tri antichi monumenti avere il significato
affari, nella iscrizioni e nei manoscritti, di queste Pl\role. Lo stesso autore Osserva
t1c|lelrgg,ì e nei decreti, nei discorsi e che un abile antiquaria ha letto sopra due
nelle lettere. Se ne faceva riso per indica iscrizioni dei: con_rervnlnribus pro salute
I’! i tr-rur iii ed i confini delle terre, ode]. animue suue , mentre era il’ nnpn leggere
lo eredità 1l'||alirt I magistrati ed i giri. dei: conseruatoribus pro salute Arrine
reconsultr si appropriarouo un gran nume firme. Vigcnorio interpreta le seguenti si
ro di sigle, cui diedero il nome di guari gle. R. C. F. Quando rez‘ comr'lr'ojù.
diche. Il test.) citato Magnon ne fece una gli , Oppure , ove et voglia , Quando re:
raccolta che presentò egli a Carlo Magno. comitr'avil fin‘. A qua-e :liqueete due spie
Questo autore la chiama juria J,yrx- PCI‘ gazioni dovremo dunque attenerci ? inutil
meno di quelle sigle o lettere iniziali, mente accumuleremo noi in questo luogo o
acriveanai le parole colla più gran cele senrpj sopra esempi per dimostrare l'incertez
riti. Un antico poeta cosi ne rileva i un za e l'equivoco della scrittura in sigle. Ben
leggi : presto se ne avvidero gli antichi, e l'impera
dore Giustiniano fece una legge la quale
Hie, e! eri! felix .rcriptor, cui lillera ve!’ lJandiva dailrbri del diritto tutte le si
[mm eal, gle, siccome oscure , enigmaticlre , eda
Quiqrse noli: linsuam superet, cursumque non lidarsene troppo. Colla legge Tanto
lo 7uerrlu nor, quel lcgislalot't! decreta la pena di de
Exetps'al longo: nova per eompendr’u litto di feltro contro tutti coloro i qua.
voces. li , copiando le leggi dell’ impero, ose
ranno di servirsene. Anche l'imperato
Ma l'ineonvenienti che nascono dall' rn Basilio pt'0ilri di farne uso in simile
uso de le sigle, superano di molto la loro caso.
utilità. In rifletta scrittura, tutto è en igna Ciò non ostante , a malgrado dell'oscu
a motivo della densità dei signrlìcnti che riti e del pericolo di eillatls scrittura, pu
ddr si possono ad una medesima lettera. re se ne è fatto più o meno uso dei pri
Nello epiatole degli antichi, questi due mi tempi , sino ai nostri giorni. il Virgi
caratteri A. D. significsndo aule rilcm, ne lio d’ Asper, del quale furono scoperti
Venne latta semplicemente la preposizione parecchi frammenti nel logli raschiati del
ml, e si è letto Al), IV Kalelul. Al), Vl manoscritto 1278 , dell’ abbazia di S.Ger
idu.r. Due eruditi spiegano le due sigle il mano dc: Prcs‘, dire un numero di versi
in diverse maniera ,- l'uno colla parola le scritti in sigle. Aep’r , o il suo copiata ,
stis‘, l' altro con litulus. Ora TI“. sono suppone-a che coloro pei qusli egli scrive
espressi con lumen, e con terlnmerttum; ", fossero nella lettura di Virgilio som
ma con terlt'rmmium; sebbene le sigle marnente versati. Di letti anche presente
di lestarnenlum, in alcune interpretazioni rueute chi mar si troverebbe imhara-rzatoa
manoscritte, siano TTM. Non sono meno leggere quei versi: Tilfre I. p. r. .r. |.'.
disrordi le 1 inioni riguardo al significato f, e molti altri egualmente famigliari ?
delle er'glej}. unite, delle quali fanno uso In quell'antichissimn manoscritto, le sigle
i giureconaulti, allorché citano il digesto Isono accompagnate di piloti , come nelle
e le pamlette, che compongono la prima iscrizioni e negli sltri monumenti dell'an
]Jflte del diritto romano, e del corpo del trchità. Nei diplomi talvolta serivevasi mili
diritto civile. Gli uni hanno prese quelle lare cing/rlum colle iniziali M. C. Nel se
due lettere per due II n, anni insieme che °0|0 Xl questa maniera di abbreviare la
indicano pandette al plurale, e che i copi scrittura nfln era stata dimenticata. Il fa
sii mal pratici hanno preso per due ff. Gli moro registro dei cersi d'Inghilterra ,
altri vi scorgono lo grefils lel.tet'l ,,, sicco l'atto p.r ordine di Guglielmo , il
aur i..»1iale lll panrlette_ oppure il ,; che rnnquistrrtere, ne ofl'-n una prova. Quel
argmllc.r digertu. Gli Alemanni credono uranoscwtlo in due‘ volumi , cui gli lra-‘
SIG. (3001) SIG.’
[lesi appellano Dome.rday boolr, lo scritto ‘n ' -3) si servivano di una tavola avert
in antiche lettere ed in sigle. Quelle sigle ta la ligure di u'gma , vslc ii due , di ca
nullsdimeno non vi sono tanto l'requentr vallo , inlol’tt0 al quale era pollo un letto
come nel Virgilio d’ A.rper. Fsceasi ma più o meno grande , pur fatto a an
micircolo, secondo il diametro della ta
delle n'gle anche per distinguere i libri ,
per indicare il numero dei cfpltuli e deivola.
fascicoli dei manoscritti. Anche il valore I posti più,onnrilici erano quelli delle
due ealreunla drl letto. Le vivande erano
dei pesi veniva espresso con diverse lette
re di due alfabeti greco e latino. L'antiportale sulla mensa per mezzo del semicir
ca coainmanzs delle sole lettere iniziali60l0. Quel Letto era d'ordinario l'atto per
per indicare i nomi proprii, si è sempre sei o nelle convrtati : .rtplcm sigma capii,
mantenuta. Anche lo sleslo Longueval dice Marziale.
Secondo Vania , avea la figura d’ un
conviene che nel IX e X secolo , si seri
veano ancora in tal guisa nei manoscritti. arco comune , e non gli quella dell' arco
Noi potremmo citare una serie di altri degli SCII.i che Ateneo dice di aver somi
nunoattritti dai primi tempi sino al secolo gliato alla lettera capitale I, Fulvio Or
XV, ove i nomi di b«ttesirno e di firmi’ .rirto nella sua appendice al trattatodi Cia
glia sono espressi per mezzo di rigle.Tnt conio , de tricliru'n, ci insegna che gli
li I più rinomati diplomatici unanirnameu antichi aerleano sopra cuscini intorno a
le inaegnano non essere rsra cosa di incom quella lav0la , e che aveano I’ atteggiamem
trave i nomi propri nei diplomi e nelie Lo dei nostri sarti.
11‘ Ile , scritti in semplici lettere iniziali. Elagalmlo , principe sommamenle roz
Nullarlimeno un tal uso, divenutojcornune 10 nella scelta del piaceri con cui allegra
dal IX sino al XVI eccolo , a certi criti va i suoi pasti , l'scee collocare un letto
ci parve bizzarro e afl'sltt) dlra0rdiuario. intorno alla tavola chiamata sigma, ed an
Il punto, posto dopo le sbbrevisture che quel letto portava il medesimo nome.
delle parole ebraiche , ecc. offre un segno Faceva egli porre su quel Icuo , ora otto
dei eccoli auleriuri al IX, ad anche all' nomini calvi , oro Olio gottnsi , un altro
VIII ; purché un primo punto ‘appaia svan giorno otl0 vegliardi csnuxi, altre volle
li alla parola d’ ebraica origine. Un altro otto uomini sounnamente grassi, che per
indizio di assai rimots antichità siè il segno l'adipe erano lanl0 serrati, da potersi
d’ alabreviaturs - , oppure q, , solo o se appena portar la mano alla bocca. Un al
compagmrto da due punti , uno superiore tro dei suoi f..vmiti Irat.lenirnellli Consulevl
0 l’ altro inferiore. nel fare il letto di tavola di cuoio, ed
L’ abhreviaiura due per domina: , è l'or invece di lana, riempirlo d'aria e men
ae per antichità, eguale s dmr, Sempre co tra quelli che lo occupavano, più non
stante in un manoscritto, I’ ultima facil pensavano se non se a bevere allegramen
mente si adatta col III e IV secolo, e te, ci lacca secrelamente aprire una chia
lenza cessare d’ essere invariabile non può ve che era nascoìlfl lotto Il tappeto; il
convenire al VI; sarebbe pur d'uopo di letto si appilnsila , e i convinti cadevano
lupporre i manoscritti in cui le abbrevia sulla tavola.
ture dmr' e dm’ fnsser0 di mano in mano ' SIGNA, nome generico della diversa
impiegate allora tanto rari, quanto si se insegne dei Ilomani. Nelle une, portavasi
guenti secoli ignoti. l’ immagine del principe, e quelli cui ne
Un msnosi:ritto pieno di sigle annuncia era dato l'incarico chianinvnnsi imaginr‘fle
un'età che potrebbe egualmente com'e ri; le altre bandiere avesno una mano
nire all' alto , come. al medio imperi). In una per simbolo della Cùncnl’tlil; quel
forza di questa conformità colle iscrizioni li che le portava-‘o nomavunsi signift‘l'i :
metalliche e lapidarie degli Inlichi Rnma. lflpra alcune eravi una aquila (I' argento
"i , ricorderà egli il tempo in cui aveva la quale ai portatori di case facce di"
c“'IÙ una tal maniera di scrivere. Di qual il nome di aquili/èrì, in altre vedeasi un
Pr'7-l0 non sarà dunque il mentovato Vir drago colla testa di argento , e il resto
gilia d'Aaper, nel quale acorgesi concor del corpo di una leggera stella che agi
rere questo carattere singolare cogli altri tata del Vento , parea un vero drago ;
"Ehi della più remota auti‘tliilà. quelli che le portavano erano dram
Alcuni critici fanno vieni-svela parola narii appellali. Finalmente lo stendardo
liglrr dalle flblflevmlure SIG. L. singulae dell' impetatore, chiamato Iabarum, porta
lllltlafi, e questa origine r‘: molto verisi Vssi quando si trovava egli stese" all'ar
mile. - V. ABBIIBVIATURB , Cousouat. mala; quelli cui era dato di portar qurlll
Val. di Supplirn~ , ( lllnnscue ). bandiera, si Clitfllìla'lli0 labnri/èn' Il [alm
‘ SIGMA , tavola fatta a ferro di caval rurn era una stoffa di porpora; all'estretm
Ì'I- Avendo i Romani trascurato nelle lo tìi era di frangia d'oro e di pietre prrrin
ro tavole l’ uso del tricliniu’ll ( V. LIT se guarnita. Tutte quelle insegne erano ii
SlG. (3oou) SlG.
toata sopra una mezza picca , puotuta alla Le bandiere venivano fitte nel suolo per
inferiore estremità, aflinchè si potesse nel‘ mezzo dell' estremità dell' asta che era
la terra più facilmente piantare. Nei primi ferrata ,- quando levavaai il campo , si
tempi di Roma le insegne dr’ suoi eserci schiantavano; se facilmente uscivano di
ti non erano che un fascio d‘ erbe attac terra, era allora un favorevole augurio;
cato all'estremità d'una pertica, cui no Io per lo contrario, lacca d'uopo di stan
mavaai illanipulusfoeni, lo che avea fat earle con violenza, ‘inialr0 era il presagio
to dare il nome di Illunt'polo alle compa Come lo osserva (russo nella spedizione
nie che militavano sotto quelle insegna. contro i Parti: quindi Appiano dice Si
la quegli stendardi che avea fatto immagi gna quoque allquot fi1'll vi:c evul.vu ma
nere la povertà, non lardarono a prendere gno opere aignif'ermlmr~ l‘lra grave delitto
una nuova forma; si l'eco uso d‘ una tea per un soldato l’ abbandnnat' le insegne, e
aera posta di traverso all' estremità d'una nell'antica Romana disciplina, colui che
picca, sulla qual tessera scrtrgeasi una ma‘ se ne rendes colpevole , era punito colle
uh, e al disotto parecchie piccole rotonde verghe, castigo cui nomav:rsi fizslunrium ,
iavtre
ll)ei. Colche portavano
lasso le vi
del tempo immagini degli come ne lo dice Tiln'llivio: Fustuurirtfll
furono aggiun
mereri dierbant ce; qui signa re/rquissenl.
te quello dell' imperatore, come lo prova Perciò tutte le premura, e l‘ attenzione del
no la medaglia ed altri monumenti, e le soldato erano l0lllnln rivolte a custodirle,
insegne furono d'argento." bastone dell'a 0 a riconquistarle, quando aveauo avuto la
sta era dI ordinario al carico di fregi dello disgrazia di perderle, e ciò facea egli lorse
ltnbtt0 metallo, che un uomo dei più ro. meno ancora pei timore del supplizio, che
busii a gran l'etica potea ortsrla, come ne per un sentimento di religione che le in
lo dice Erodiano (4, 7 dell'imperatore segue come altrettante divinità lo p01tava
Antonino; qui mililaria cigno, qnae ob a riguardare.
lunga anni, a flltllll3‘ nnrei.r ornamenti; Stclatta vota; ciò l'aceasi coli‘ attacca
gravia, quae via: et robustissimia militum re per mezzo della cera, ai piedi o alle
ferrentur , Immrris subr'ens pnrlabat. lu ginocchia dbqnalclie Dio, la pergamena su
t--mpo di pace, le legioni che non erano cui era scritto un voto.
accsvnpate sulle frontiere, deponevsno le I. SIGMA (Mil.Celt.), 'apoaa di LoÌt.
insegne nel pubblico tesoro, situato nel - V. L 011.
tempio di Saturno, ed erano sotto la ’ 2.-Antics cittii del Lazio, i cui abi
custodia dei Questori, che da quel luogo tanti si chiamavano Signini. Il vino di quel
le tflglienuo per ortarle al campo di la città serviva di medicina ; [Marziale a
Marte, allorché le legioni stavano per met Plinio dicono che il vino di Signin avea
tersi in cammino: signaquejguestorer eo la virtù di fermare le disrree. Tito-Livio
dem ez- aerario ferro, dice ilo Livio (I. riferisce che Tarquinio il Superbo vi ape
7, '12). Allorquando gli eserciti "ratto ac rli una colonia. - Strab. l. .- Tito.
crtnpati, le bandiere venivano collocate di Liv. l. r, n.56. - Plin. 1.3 c. 5; l. 14,
nauzi al pretorio che era sempre alla ten a. (i. - Marzial. I. 13, ep. 113.
da del generale, ed avesti per esse tanto “ 3.- Montagna dell' Asia minore nel
rispetto, che i aoldati mai non vi passava la Frigra grande, alle cui l'ald» , aecondo
no davanti senza aalutarle; e quando vo Plinio, era edificata la citt‘a di Apamea.
lean egliuo affermare una cosa, sempre giu -Plin. 5, c. 2{).
savano per le bandiere.Vicino all'insegna ' SIGNIFER ( V. Storta.) porta stendar
veui.mo posti e il bottino , e i prigionieri d02 cosi clnauravasi quel soldato che por
di guerra, siccome in un aicuro asilo. Gli un lo a!€ndardo della legione e l'immr
ulliziali ed i soldati delle legioni mette: gine del principe; egli era diverso dal por
no il loro denaro in deposito nel luogo !’ aquila. Le sue funzioni lo esentavano da
0v' erano quelle insegne, ed erane custode qualsiasi militare ul'litzio , ed avea per or
quello steaa0 che le portava. Quando l'ar namento una collana. Il suo casco era l'or
mala svaa riportato qualche vittoria, oppu ruato di una testa di bestia feroce che
re nella circostanza di alcuna pubblica ao davagli "n'll'lsr più terribile. Siccome era
lennitlt, i aoldati amavano le bandiere di a lui affidato il deposito del denaro dei
fiori e d'alloro, o dinanzi a quelle i più snldati,cosl per una tal carica non iaceglie
squisiti profumi [arcano ahhrnciare: la vansl che dei prodi e fedeli soldati i qua
qual cosa ha tatto dire a (,ltluditlfl0 (NUM li avessero eziandio qualche istruzione , e!
fionor idro signi ‘eri non solunt [Me/es, dice Ve‘
gaia, ( 2. 20. ) , .red etians lilternlr' Immi
. . . . . . . Mavortin rigata rubescunt ne: deligebaniur, qui ed aervare deposita,
flort'6ua e! subiti: animantur frondtbul et soirent singoli: rezlrlere ratinnem.
hanae. ' Srcnriruss orna, pavunenlt) fitto di u.
gole pestato, e di calce, cna't chiamatn dal
SlL. (3003) SII“
la citta di Signia, ove si fabbricavano le preparata, e che non convlene però con
tegole I’lllfill0l‘l,‘ un tal pavimento era ipe fondere coll'ocru ottico di cui abbiamo
cialmenle commcudevole per la ima dura favellato.
ta :fractis enim Italia mendo, dice Pli ' Stra, nome di un’ immenn foresta
nio (25, 13 ) sia tu firmius durenii,fin dall'Italia, Iituala nell'Abruuo , elle t..lde
sia, calce addita, qua: vocali! .rigninn, dell'AppeuninmVi ai raccoglieva molta
quo genere etium pavimentn ezcngitavr't. resina, e molto stimati erano i vini dei
Stctflm (Statua) ; questa parola però suoi dim.mni.- Slmb. l. 16, - Eneid.l.
i: diversa da Slnlua, in quanto che la pri m, a. 715.- Cae‘aiod. I. m, c.4.
ma. cioè Signum, dicesi delle ligure cul ‘ Sit.iitili (Giulio ), dama romana della
locato ne' templi e nelle case. corte di Nerone, celebre ‘per la liceu1.l
‘ Smoreso principe dei Celti , contem de’ suoi comuni. Sposi: elsa G Giulio che
pnraneo di Tarquinio. Parlando di Sigo bentoato la ripudiò.
ve.w, d'ordirmio si fa menzione eziandiù ‘ SILAIHOIB, rinomato ataluario della
di Belloveso , perché erano due capi del chi‘. di Atene. del quale fanno onorevole
le colonie celtiche, dei quali parla Tito menzione Plinio. Diogene Lucrezio, Ci
Livio ( L 5, c. 31|. ). Sigouun ai stabili oerone, Faumnia e Plutarco.
nella Boemia, e nella Baviera ; Bellowso, Quest'ultimo parla eznndio diuna Gio
conquistò una parte dell’ lberia e della ea.rlo di questo statuario, che Gvraldi e
Italia. Vo.r.rio hanno senza dubbio preso per un
Sus, Su-n. o Scmu, o Cnut, nome di poema, imperoccbè. di Silaniune hanno es
una delle, grandi aette che dividono i Mu hl fatto un poeta, mentre non era egli che
anluiani.F. desse opposta alla aetla di Su uno scultore, e la sua Giocu.tla una sta
Ill seguita dai Turchi Quella, di cui fan IuI.-- Ctc. in Ver. 9~ -- Plin. 1.34, o.
no professione i Peruiani , non riconosce 8.- Diogen. l. 3, in Pluto. - Paur.l.
niun' itllm vera interpretazione del Corano (i, o. 4- - Plutnr.Quo modo oporlenl a
r-ltre quella di Ali, genero e cugino di dolescente: poeta: audire- Talian.0rat.
Maometto e rigetta assolutamente ltttte le contra genica. - L. Gyrald.de poet. Hi
altre. Il rispetto elavenera1.ioue dei Salti .rt.Diul. 7.- Van. in Poe‘. Grrrc. p. 95.
per Alì, vanno sino ali'eotusiasmo.l.o ri ' x.Su.aito (D. ). figlruolo di T. Man
auardatr cui come legittimo ed immediato lio Torquato, avendo governato la provin
ancceasort di M.rometto , o trattano Abu cia di Macedonia, lo dai deputati di quel
bekre, Omar, e Ollimtm (secondo i Tur la contrada accusato di concussione. Suo
cln, predecesrmrl di lui), di e.rerrabili iln padre pregò i‘ censori di aoapendere il loro
po.vtori. dijbIaifi-alori della legge, di ve giudizio a siflatto riguardo fino a tanto
n briganti. lissi»vnnno anca piu lungi , che avesse egli preso cognizione ili tale af
poiché. eostengmm B-lìe Ali fa e più parti fare, la qual cosa veunegli concessa non
colarmente, e più frequentemente ispirato solo dal Senato, ma eziandio dagli accu
dal Cielo, di quello die loeteaso Maomet aatori. Per lo spazio di due giorni urli e
io, e che tutte le interpretazioni da lui da gli le parti, e dopo d'avere esaminati ite
te alla legge cono divino e perlette; che stimonj per tutto il terzo giorno , giudici)
Dio apparve lotto la figura di questo pro il proprio figlio siccome indegno della re
fetn (imperocclxè gli attribuiscono il dono pubblica e della ma casa, e da sè lo di
della profezia), e che di propria bocca un scecciò. Silano sommamento colpito dalla
nunziò egli agli uomini i misteri più re severità d'una tale sentenza, nella seguen
C()Ulllll della religione. te notte per disperazione si appìrcò. Que
I Turchi dal canto loro, uccusanoi Per eto avvenimento ebbe luogo l'anno 6m
aiani d'aver falsificato il Corano; e tanto della fondazione di Roma. Tit. Liv. I, 54.
gli uni, quanto gli altri a vicenda ai trat _ Civ. definib.l. t. - Val. Max. 1- 5,
tano con modi i più apregevoli ed ingiu c. 8 .
non. Il figlio di Illanlio Torqunlo era stato
' Slb, nome dll0 dagli antichi ad una lt'l0ltatn da Decimo Silano della illustre
apecie di terra minerale chiamata ocria , famiglia Ginnia , d’ Onde era uscito il con’
ocra, o giallo di terra; ne distinguevano sole D. Silano il quale area avuto scanda
tre specie, cioè il sil olltcum era di un los0 commercio colla nipote di Augusto,
rosso porporinn; il sil siricum, veniva del e fu quindi da quel principe cacciato in
la Siria, ed era di un rosso vivo; il sil eaiglio. - Tac. Ano. l. 3 . e. 2.2.
murmorosum. 0 marmorizzato, che era dal ' 2 -- ( Giunin) conaole Romano che
la durata di una pielra.Avetmo elsi altre aotto il regno di Tiberio lu eaigliato a Ci
ai il sil aclraicum, del quale non abbiamo tera per essersi renduto colpevole di con
dcifl'izi0ne! veruna. Hill crede che il eil cussione. -- Tue.
atticum Romanorum. di cui parlasi in Vi ‘ 3. - ( Marco), Luogoteneuts di Ce
tn.wio ,aia una sabbia rosse e brillante sere nelle Gallie.
SII“ (3004! Sllh
' 1|. - Suocero dell'Imperatore Caligo i più attempali in Italia alfinch‘e vi colti
la. - Svet. in Col. n. vaavro la vigna,- ed è questo il mezzo per
’ 5. - Propretcre romano il quale poae cui spiegati il gran numero di ltatue che
in rotta i Cartagineai in lapagna , mentre in loro onore vi ai trovavano inualzttte. Cre
Annilale era in Italia. devaai che i aìleni l'onere mortali, perché
' 6. - ( Turpilio ) , Luogotenente di eranvi molte tombe di cui nelle vicinanze
Metello nella guerra contro di Giugurta. di Pergamo; ma egli è più naturale di col
Fu accusato da Mario. e benché innocuo locarli nella claaae dei Fauni, dei Satiri,
te . venne condannato. dei Pani, dei Tiuri , ecc.
‘ 7. - ( Torquato) , romano condan Sotto il nome di Sileni intendeanai al
nato a morte da Nerone. trui dei geni famigliari , come quello che
‘ B. - ( Lucio), illuatre romano, il Socrnle vantavaai d’ aver per compagno.
quale dopo d'.vere a onta Ottavia, figliuo " r. SILIIO. Secondo gli antichi storici,
la dell‘lmpentore ‘(audio , ebbe il do i antiri più attemplli , come ai è detto nel
lare di veder-lui Il ire da Nerone che la I’ antecedente articolo , erano chiumati Si
fece un moglie. Nel) giorno di quelle, per leni, ma ve n'era uno principale e assai
lui fumate nozze , colla propria a da li celebre nella favola. del quale c’ arcingiumo
tralìue , o colla vieta di renderle piu odio ora a parlare, e cui I mitologi attrihuiacono
le , o perchè aiuo a quell' iatante la ape parecchie funzioni. Il nostro Sileno era lì.
rarna di non perderla lo avea sostenuto. gliuolo di Mercurio, o di Pane e di una
- Tac. Ann. l. m, e. 3, 8 iufa. Nonno, nelle aue Diouiaiache, lo '
' . - Auguro che legni i diecimila fa nato dalla Terra , vale a dire , che non
greci dopo la battaglia di Cunaasa. ai conosce: la di lui origine. Diodoro, Se
" Smalto, e Su.aat o SILBI\O , fiume di cmi~ln un'antica tradizione, (lire che il pri
Italia che aeparava la Lucania dal Piceno mo Sileno regnava in un’ isola formata dal
(Marca d'Ancona ), ed avea la ma aor fiume Tritone nella Libia; che questo Si
gente a piè. dell' Appennino, portando le lz‘nn avea di retro una coda che poi si ride
aue acque nel mar Tirreno, o di Toscana. eguale a tutta la poaterit‘a di lui. Infatti
Plinio , Silin Italico, e Stmbonc preten alcuni antichi monumenti ci rappresentano
dono che le acque del St'Iurn aveaaetO Il i Silenr' colle code. Viene a Sllt'll0 data
proprietà di petrificare le piante che vi ai allreal la testa calva, colle corra, con naso
gitlavano senza ch'eaae perdeaaer0 nè il co [trono voltat0 in III, una piccola statura,
l0re, nè la forma. Plinio aggiunge che ma una carnoaa corpulenra. Ora un rap
vi ai peirificavano anche le foglie , e Art" presentato assiso copra di un nino , aul
!tou'le riferisce che tutto ciò che viene in» quale a fatica ai contiene; ora camminando
meno in quelle acque, da principio prenda appoggiato ad un bastone o ad un lino.
come uu0 strato di ptetra,e poscia acquista Sileno facilmente Il riconosce per la ma
la durezza della aelce. Siccome presente corona di eden , per la tana ch'ci tiene
mente ei non ha più una tale virtù, così in mano , e per l'aria aua gioconda, anche
ci ub con fondamento dubitare che non un po’ beffarda. Suida dice che Sileno era
l'abbia giammai avuta. - Slrab. L 5. - un piacevole cianeiatore; quindi Eliano fa
Pomp Mal. L a, e. 4. - Dionyr. l'e derivare il suo nome da Sillainein, lanciare
rifg. v. 36:. _ Virq. Genrg. I. 3; v. mordaci dicerie.
146. - Si! ltal. l. 8, v. 582. - Plin. Orfeo dice, che Sileno era assai caro
l. 2 . c. H3. agli Dei nel cui cumulo ei trovavasi di so
‘ Su.nvar , si prende per jentaculum, la vente. Fu a lui aflìrlala la cura dell' infam
colazione, e vi si auttointcnde vinum; cioè zia di Bacco , e poacia accompagnò quel
vinwn .rllulum , lo che indica un vino pre Dio ne’ cuoi viaggi. Reduce dalle Indie,
parato col!‘ nera (pianta ), bevanda di cui liaab egli il ano anggiorno nelle campagne
hcean ma i Romani nel mattino: Silatuna d’ Arcadia; dai pastori e dalle pastorelle
nnliqnr' pro eo , dice Pesto , quml nano face-ai amnmamente amare. - Ovidio
jflllaculum dwimur appellabant quia je ( Moli‘, [| ) narra che un giorno Sileno non
funi uinum aili conrlzturn ante meridr'em avendo potuto ceguire Bacco, alcuni villici
abrorbrbrml~ lgnoraai se i Romani o per lo iucoutrarono uliliriaeo e vaeillante, tanto
lenaualità . o per aoavtl.à , faceaaero mo di per I’ avanzata aua età; quanto pei vino ,
liftatta bevanda. o che dopo di averlo fregiato di ghirlande
Su.n , tlgliuola di Corinto , che Polipe e di fiori, il conduaaero al coapetto di Mi
mnm- remlelte m-flre di Sioi o Sinide, ri da. Appena quel principe riconobbe d'a
minato marnadiero. vere nelle proprie mani un fedele ministro
SILIII. Uavui quello come ai Satiri, al dal culto di Bacco, magnificamente lo ac
lorclnè erano invecchiall , e 'cnilnt) dipintl colse, e il tenue preuo di né per lo epnr.io
quasi sempre ubhriachi. Bacco , prima di di dieci storni , che tutti furono apaai in
p.rtira per la cunquial.a dalla Indie, laaciò
SIL. (3005) SIL.
allegrezza ed in banchettl; poscia lo ri Senso. Oedt' v. 426. _ Servius ad Virg.
mandi) a quel Dio. ecl. 6. v. Put. Cnrtsnlat. ad Apollon.
In Virglr'o ( Egl. 6. ) princi talmente , (r i vecchi Satiri , dice Wincltelrnama
si può vedere il ritratto di Si elio. Due îSlort'u rlrll' Ariel; :t. ), chiamati Matite Si
pastori, dio’ egli , lo trovarono un giorno cm’; e particolarmente il Sileno, ballo di
addormentato in una grotta. Secondo il suo Bacco, nelle serie composizioni, non hanno
costume , aveva egli le vene gr-nfie del vino la lisonomia sempre disposta al riso; hanno
bevuto il giorno antecedente; la sua corona da’ bei corpi nella più matura età, come ce li
di fiori, cadutagli di capo, era a lui vici presenta la statua d’ un Sileno della Villa
sia , come pure un pesante vaso il cui ma Borghese, portante un giovane Bacco fra le
aaico era usato , c pendesgli dalla cintura. sue braccia , statua perfettamente simile a
q‘ue' pastori sovr‘csso si lanciano, e t:ntldue altro del palllw R‘lspoli , delle
g irlanrle lo legano.Egle. la più avvenente qttali però non avverte che una sola con
di tntte le Note, unendoai ad essi, infund0 testa antica. In alcune figure, la lis0nomia
coraggio nei due timidi pastori ; e al mo di Sileno annuncia un'aria di ioja, e
mento in cui egli comincia ad aprire gli porta una barba inanellata, come le statue
occhi , gli inibratta essa il viso del succo di cui abbiani fatto poc' anzi menzione;
di more. il buon Sileno ridendo di sif in altre , questo Dio istitut0re di Bacco ,
fatto scherzo, disse loro; Figli perché mi appare sotto la forma di un filosofo con
legale.’ Lasciatemi in libertà, ed io son veneranda barba, che fin sul petto serpeg
pronto a aoddis urvt'. Si di‘e tosto a can giando gli scende. Cosi Vediamo rapprcsem
tare , e allora si vtdero correre tosto i fan telo Sileno sopra due bassi-rilievi di soven
ni, e le belve feroci, e intorno a lui da". le ripetuti , e conosciuti sotto la falsa de
zare, non che le quercie agilare le loro ci nominazione di convito di Trimalct’onh
me in cadenza. La lira d‘ Apollo non destb (Bartol. ndmt'r. uni. ). u Ho ristretto
mai tanto piacere sulla sommità del Par questa idea di Sileno alle serie composi
nesso ; giammai Orfeo sui monti Bndope rioni, per difendermi dall'ohbiezione che
ed lsmaro si fa‘ cotanto ammirare. si potrebbe farmi riguardo al Sileno , rap
In quel luogo medesimo ed in mezzo alla preaentato sopra parecchi bassi-rilievi con
sua ubbriachezza , gli fa il poeta spacciare un corpo di smisttn'sla grosseua , e sopr.
i principi della filosofia di Epicuro sulla di un asino con vacillantc contegno. n
formazione del mondo sconosciuto , di cui I poeti davano imhl'lerentemente ai sati
hanno tanto parlato e Plutone ed alcuni ri , ai fauni ed a Sileno delle corna e dei
altri filosofi. Ciò che prova non doversi ri piedi di capra , ed in ciò gli artisti eransi
guardar sempre Sileno siccome un vecchio dal cammino de'poeti alquanto allontanati.
dissoluto , o quasi sempre ublttiaco , si è lo fatti i pittori e gli scultori hanno co.
che di sovente il veggiamo dipinto come stantemente rappresentato Sileno sa nza cor’
un filosofo , ed eziandio come un gran ca ne e senza piedi di capra, come può ognu
pitano. Tale difatti ne è il rmatto lattoda no convincrnaene, fissando lo sguardo s«prtt
Luciano , allorché dice che uno dei due tre pitture d'l‘lrcolano, e sopra parrcchie
luogntenenti di Bacco , era un piccolo ve medaglie della Troade. (Valllfl'll. Colon.)
gliardo di schiacciato naso, tremante da Anche presenternente vedrai in lloma una
capo a piedi, vestito di giallo, con grandi bellissima statua di Sileno , rappresentato
Orecchie diritte ed un grosso ventre. . . . ritto in piedi, con orecchie puntnte , una
ma del resto poi eta un gran capitano. L‘ corona di eden ed una barba, appoggian
altro , vale a dire , Pane, satil0 cornuto [g‘i col]. destra mano ad un barile, e senza
ecc. corna e senza piedi di capra.
Euripide, nel suo Ciclope, fa che Si’. Nel palazzo Gentili, in Roma , si vede
leno racconti le sue gesta. (a l\'tlla guerra un Sileno coperto d’ un panneggio di lama
dei giganti Sileno era al tuo fianco, o lavorato a maglie , “Omo una rete , e da
Bacco,- io segnalai il mio valore , e alla Pollnce chiamato à’pupop-FG‘UI'I'IIIO ag
mia lancia trafissi Ellttlad0, a malgrado giunge che l'anno, era un tessuto di lana
dell'enorme suo scudo. o Il poeta suppone di diversi colnri,fstto a guisa di maglia, e
che Sileno co'suoi figli essendo sul mare Chi- d'ordìrtario portavfilt0 le Baccsnti.Un stf‘
iii traccia di Bacco, che avea perduto,
fatto abbigliamento era pur usato dai tia
fosse gittata sullo scoglio d'Etna ove il
gici attori . come ore da Tiresia e dagli
ciclope Pollfifllll lo fece suo schiavo sino indovini. E probabile che gli attori che
a tanto che vi giunse Ulia.te a liberarlo.
Sileno avea in Grecia dei tunplt ove eran rappresentavano Sileno , se ne copris5ero
per esprimere la rozzt11l c grossolana fre
;;li Il‘tb'tllll idtvini onori. - Civ. Tuscul. scherza delle membra del balio di Bucc‘0
I , c. 48v - Pana. 3, o. 25; l. (i, c. Nella collezione dei disegni antichi rh-l
34. - Pliilost. 23.- ÌL'Ìfl._/iw. tgr. - cnmuvndatore del Pozzo, che trovasi pres
Ovid. Met. l. 4-- brani. Sie. l. - so il cardinale Albani, si vede Sileno ap
SIL. (3006) SlL.
poggiato ad un alato genio , cioè quello di rappresenta sopra un cammello. Prasìtele,
Bacco. Nella collezione delle piatre incisa fece una statua cli'eia altre volte in Roma
di Stomia, sopra un‘ amati>ta ai vede Si e della quale ai fa menzione in nn‘epìgranu
Inno ratto in piedi, appoggiato al suo uno, ma dell' Antologia.
con un sl'ìppol0 d'uva in mano, presso di Le immagini di Sileno ai trovano sulle
un vaso collocato sul suo piedistallo don medaglie di Macedonia , e au quelle di
de aortono dei aumenti carichi di uve. Ancrra e di Galla1fia; è deiio un tipo aul
Il vaso e adorno di una pantera in rilievo le medaglie coloniali asaai frequente; e la
che porta un tirao. L'mciaiune di questa lora vi si veggouo due teste di Sileno iu
pietra è delle migliori del gabinetto. aierne unite come quelle di Giano.
Sopra una pasta antica , Sileno è caro Una moneta degli abitanti di Nnao
nato di eden , vestito alla loggia dei filo ( Illionnet. descriz 69, 2 ) ci oll'ra Sile
lolì , camminando appoggiato ad un blll[0e no acduto in teira a fianco di un ceppo di
ne , e portante un vaso in mano. Egli e vite , che da una mimo tiene un vano , e
umile a quello che acorgesi ancor più ub dall' altra un ramo (1' albero: da un lato
briaco aopra una lampada antica di Bella leggeai NA'ELQN.
rl( Lucem. aut. p. 2.f 2|. ). A tal l‘lsiite una p.ttura che rappreacnta un
propo.ito conviene osservare che il Pane in gruppo di Sileno , appoggiato ad un tram
marmo, del Campidoglio , e due altri ai on, intorno al quale lll attorligluhf un
mil1drrlla medesima forma e grand aza , serpente. Egli è coperto di una p-lle di
alla Villa Albani , sono ravvolti in un dama, e porta nelle aue braccia il piccolo
manto , o pannetsiltncott) , che sino alle Bacco.
coccio li cuopro. Una statua di Sileno ce lo rappreaenta
Un‘ altra pasta antica ci offre Sileno ton in una mano la Inzza in cui va apre
ritto in piedi premi di un una , avente ai mendo il aucco d’ un gruppo il‘ uva , che
piedi una pantera. tiene metto coll'altra. La ma lenta ‘e cin
Un’ amaflsta ne mostra Sileno , uhbria la di edera ,- una parte del ano vratimenlo
co , copra di un asino cb‘ ci tiene per la ‘e Impara alla apalla ainiatra, il reato rica
coda. da lungo il dono; il davanti del corpo è
Una corniola porta pur un un Sileno all'atto iguttdo : è egli appoggiato ad un
ubbriaco , sovra uu asino, col tino culla tronco d’ albero , cui , per mezzo d‘ una
apalla. coreggia, atanoo appesi i suoi oemboli.
Sopra una pasta di vetro vediarn Sileno Pio. Clem.
ubbriaco, a cavallo di un aaino come lo Nel Muaeo Pio-Clementino evvinn gmp«
pua , seguito da un fnun0 che lo apinge po rappresentante Sileno ubbriaco, Soste
per farlo camminare , cull' iscrizione. nuto da un giovane fauno: il ma tlrso gli
è aiuggito di mano , e in gran tlieortline
Lacuna Pini. ecnrgesi il ano veatimento: un altro fauno
colla deatra mano tenta di rimetterglielo e
Una eorniula ci presenta Sileno upolto colla sinistra tiene sulla spalla uu'otre.
nel vino , sopra di un Mino che un [anno Riguardo al Sileno di cui parla l’ ern
conduce per la briglia. ditiaaimo Ennio Quirino Visconli.(lllui.
Sileno ubbriaco, e montato an di un Pio Cina. I’. 6. 76.) troviamo la seguen
becco , dinanzi al quale sta un cane che te daacrizione. u Lo atile grande, largo ed
abbaia, è pur rappresentato in un‘ altra capreasivo col quale e scolpita , il capric
corniola. cio col quale è inventata la presente im
Una pasta antita , ci mostra Sileno ub magine di Sileno, fanno che un aoggetto
briaco, aovra un carro tirato da due cen lubrico ed ordinario , come queatfl è. , ac
tanri di diverso anno, che aembrano cui q.iiati una certa importanza e meriti I‘ at
pure ubbriaclii. tenzione del curioan. Quantunqua altri par
Un‘ altra paala antica , imitanta l'agata licolari ancora mennnrvii file-vino il meri
onice , ci iudil:l Sileno ubbriaw . m"‘ lo di questa integeninu scultura. come la
aciato al suolo , ed avuiatit0 da due fauci pelle di leone invece della Nebrìde, e la
che tentano di rialzarlo. fronte chiamata , non calva, qual mostran
Sopra un’ agata-anice, Sileno e acco la eomunernenle i Sileni; la lituazioue
acinto , con un'otre fra le gambe , di‘ ci della testa coa‘i gittata in dietro , e quasi
tiene altrui colle mani. appoggiata augli omeri, contribuisce a me
Una corniola montata alla leggi! di anel glio contrassegnat‘ne il carattere e l’ nbbria.
in antico , presenta Sileno accoscialo , ve chela, e a porci qnlai cl‘ innanzi agli oc.
atitn di una pelle d‘ animale , con un'ntre chi lo stato della ma mente rilauata e su.
d’ innanzi, ed una tazza nella dcaua mano pim, epiteto che dall'abbandono del eor_
colla quale ci beve. po è pavaato I aignificare con tanta cvi'len
l..1 coppa ‘l'oro del Museo di Parigi lo ll quella remiaaiou d'animo che l'accmu
SIL. (3ooyl SIL.
pagna, anzi la precede. La corona d'edera ' 9,.- Autore cartagineee che urine in
circonda , com'è consueto le tempie del Greco la atoria della sua patria.
l’ innehriato nudrilore di anca. I: ' 3.- Altro Icrittore il quale compete
La alcun antiquario ci dà il Itglleule la storia di Sicilia.
descrizione di un altro Sileno con otre. ' Sthllltl, che abitavano nulle rive del
u Abbiamo spesso veduti i Sileni, dice 1' Indo. - Plin. 6. c. 20.
egli, i Satiri, ed i Fauni , or carichi di ' SILENZIARIU ( Silerttiarius ), ufficio ap.
questo peso medeaim0, ora appoggiati sugli parteuente agli schiavi dei Romani. Pigno
otri come au morbidi origlieri; uè abhiam rio ha provato che queuto nome o questo
trascurato di notare , secondo le occaaiont, ullicio non IOD0 etat: istituiti se non se
il partito ingegnoso ed elegante che trasse verso il tempo di Salvumo. Ma i silenzia
lo da illDlll gruppi gli antichi artelicn per rii, nella corte degli imperadori, erano
l'amato dei fonti. il nostro Sileno, calvo, persone addetti- al aervigio della loro casa,
peloso e coronato d‘ eden, umbra con e che aveano alla loro testa un Decutiune.
grande alacrit‘a sostenere con arabe le mani il nome di Silcnziario venne finalmente
e togli omeri , un carico per lui prezioso. dato nel bano impero, al segretario di ga
illa per onorare l’ «punizione d’ un eoggeb binetto dell'imperatore. Anche Carlo [Ha
lo ovvio di qualche oaaervazioue che tenda grio aveva un silenzinrio
a acl'tiarire altreimmagini analoghe alla pre " SILBIIHO (Iconol. ), Divinità allego
aente, le quali oll'rano alcuna particolarità fica, conosciuta sotto la figura di un gio
meno facile a dichiarare, parlerò di quei vinetto che tiene il dito alla bocca, oppu
Silem' di bronzo destinati ancor cui ad re che l‘ ha chiusa con una benda, e col
neo di fontana , ma Cavalcanti un otre cui l'altra mano fa cenno di tacere: il mo
aembrano governare per le due zampe. Si attributo è un ramo di pesca. Gli antichi
mili ligure, edite ira‘ bronzi d‘ Ercolano , consacravann quett'albero ad Arpocmlr,
non han cortile einora alcuna spiegazione perché la sua teglia ha la fmma di una
soddisfacente. Ecco la mia congettura. n lingua umana. Ammiano Marcellino (I. ‘n,
re lo penso che queste immagini abbia e. 13.), dice che preuo gli antichi l’crsl,
no relazione ali’ uso militare degli otri im i grandi cui il re accordava l'onore dI es
piegati altre volte per far tiagtttarc più la. sere ammeaei nel tuo contiglio, adornano
cilmente i liuuu alle annate. Quei-t’ uso il silenzio come un Dio: Sdenltum nu
era divenuto coni generale, che i Romani men coli/or.
ebbero dei corpi d’ Utricularj addetti al Gli Egilii lo chiamano Arpncratd; i
nervigio da’ loro eserciti, quasi come ora Greci, Sigalionc, ed i Romani Angernna.
nono i cosi detti Poulmtieri. Ma ciò che Tutte queste divimt‘a erano petò sempre
applica meglio la proposta spiegazione al rappresentate col dito alla hoeca.- V.
Sileno di bronzo, di cui il tratta, è l’ an Taci'ra, Anrocna'ra, Ancannaa, Smammre.
tica Opinione eonservatnci da Nonno, per L’ Ariosto, nel suo Urlando furioso
.la quale una sill'atta invenzione militari! li (Canto 14) così dipinge il Silenzio :
attnhuiva a Bacco ed a'auoi condottieri. .
. - . . . eCC. Sotto la negra selva una rapace,
re La nostra statuetta lacca probabilmen E Ipalî0ll grotta entra nel nano;
te anch' casa 1' ornamento di qualche for Di cui la fronte l‘ edera seguace
te : il suo movimento è naturale e grazio Tutta aggirando va con torto passo.
so: il lavoro non oltrepassa la mediocrità: In questo albergo il grave Sonno giace;
è terminato per altro con diligenza, e gran L‘ Ozio da un canto corpulento, e grassi‘,
de una si è fatto del trapano ne‘ capelli, Da l’ altro la Pigrizia in terra siede,
nella barba e ne’ peli di queat0 Sileno. Che non può andare, e mal si regge in piede.
Avvi un’ ara triangolare sui tre lati del
la quale con diseguale tre ligure. Le due Lo smemorato Olililio sta su la porta;
prime ligure danzantisono una Menade ed Non lascia entrar, ne riconosce alcuno;
un Fauno, preceduti da un Sileno aucciu Non ascolta imbasciata, nè riporta,
to, in abito di ministro, con un vaso da E parimenti tien cacciato ognuno.
vino lospeao dalla destra mano, un pmllo Il Silenzio va intorno, e fa la scorta, I
di perni sollevato nella ainistt'a. Le ohbla Ila le scarpe di feltro, e il mantel bruno,
zioni di frutta ai coatumavano, com'è già Ed a quanti ne incontra, di lontano,
noto, nelle cerimonie di Bacco. Che non debban venir cenua con mano.
Alla scena cosi leggiadraini’nte più io
prl dflflilla da Virgilio, è preaeo che ai Se gli accolta a l’ orecchìo,epianameme
mile quell- cnu altrettanta leggiadria ili L'Angel gli dice : DIO vuol che tu guidi
pinta dal Balena in un quadro che trova A Parigi Rinaldo con la gente, ‘
ti in Roma, nella Galleria del Principe Che per dar mena al suo Signor suaaidn
Luciano Bonaparte. Ma che lo faccia tanto chetameotc,
Diz. Mii. 577
SIL. (3003) SIIn
Gli’ alcun de'Saracin non oda i gridi; per le medicine, quanto per l‘ tuo che un
Si due più tosto, che vi trovi il calle facea nelle vivande. I naturali del paese
La lama d‘ avvisar, gli abbia alle apolle. da principio la chiamarono rirp/ri, pm-Cia
selphi, donde viene il greco vot=fll:olo.,-,'A_
Altramente il Silenzio non rispoie , Wav. I Latini al succo della radice del sil
Che col capo accennando che furia; fi'o, diedero il nome di serpitium.
E dietro Illitlìltllfllll! se gli pace, Il cocco o la gamma del sii/io di Cile.
E loro al primo volo in Pmcardia. ne era talmente atimato,ebe i Romani de
Michel moeae le squadre coraggiose, poaitavano' nel pubblico tesoro tutta quella
lì le’ lor breve un gran tratto di via; qutttìlllà che non poteano acquistare; e
Si che in un di i\ Parigi le condusse, Giulio Cesare, in tempo della sua dittatu
Ne alcun I‘ avvide che miracol lune. ra , se ne impadronl. I Greci, a gntaa di
proverbio, davano a tutto ciò eh’ era raro
Dimorreva il Silenzio; e tutta volli il nome di sii/io di Ballo, vale a dire si!
E dinanzi a le squadre, e (I. ogn' intorno fio di Cirene, città di cui Ballo era il full
Facea girare un’ alla nebbia in volta, datore. Ma sappiamo da Plinio che molto
Ed avea clmtro ogn' altra parte il giorno; tempo pi ima cli' egli scrivesse, la notizia
E non lasciava questa nebbia folta, del Sii/io di Cirene era affatto perduta,
Che a’ udine di funi‘ tromba, nè c0rnt). e che i Romani traevanu allora il loro sil
Poi ti‘ andò tra‘ Pagani, e menù ecco fio, o succo di questa pianta, dall' Arme
' Un non so che, ch'ognun fe'aordo, e cieco. nia, dalla Media e dalla Persia; quello di
Cinema era ai Romani affatto ignoto.
Il Silenzio era comandato nella celebra Vi sono alcuni dotti bottanici moderni
alone dei miateri, ed un araldo lo impo i quali nel sii/[n di Cirene credono di ri
neva colle aeguenti formale : Hoc age ; conoacere la nostra arrajivti'ria; ma diffi
limato linguis pasct'lo [inguam.Qnesta pa cilmente potranno eglino dimostrare la loro
rola, nella lingua degli auguri, aignificava opinione, imperocchè senza parlare delle
ciò di’ e senza difetto. medaglie che sono ad essi contrarie, basta
Gli oratori, e tutti quelli che voleano di osservare che Teqfrasto, DIÙSL‘OI‘IdC e
arlare al popolo Romano, imponeano .ri l’ antico Seoliaate di Arialq/iun danno al
enzio, come dice Luciano (I. 298,) avan sii/io di Cirene un dolce e piacevole odore,
landa la mano : deztrnque silenlia ‘usril. che certamente al forte e disgttsit080 della
Il silenzio indicava IpeClllmcute i tem norma asta felida non conviene.
po che icone dopo la mezza notte siccome Sumo nume che i Cabaliati danno ai
Il più tranquillo. prelati geuj elementari ili-Il’ aria. Siflal.ti
SILIO, re del!‘ Aulide, figliuolo di Net geni mantengono una parte 'millmte nel gro
tuno. Secondo Apollodoro, Cliillîlllgt’t'i a 1.ioao poema di Pope, intitolato il Rtvctn
gli con violenza tutti gli atranicri a lavora rapito.
re nella ana vigna. Volle foraarvi anche " SILIA famiglia Romana della quale ai
Ercole, tua quell'eme lo uceiae insieme hanno delle medaglie.
alla propria figlia Xenodice. Canone po ‘ SILIANO soprannome della famiglia Li
ue questa favola nella 'l‘essaglia. secondo CIBI.
lui, Silep aveva un'altra figlia, cli’ei l'eco ‘ SILICARIEIS, opera'o occupato a mante
allevare presso il proprio fratello Diceo. nere gli acquidotti. l’roritt'fl0 ( De uquae
Ercole ne divenne perdutamente amante, duci. 2.) dice . . . . . . Villicos,casteliarioa,
e fu da quelle corriapoato, ma avendola curatore: rilicarior.
poscia abbandonata, ne mori casa di affan " Sumcearro, funebre banchetto col qua
no. Ercole innae nell' istante, in cui Ila le ai terminava la cerimonia dei funerali,
Yano per flabruciarne il corpo, e fu per e che d'oidinario conaiateva in una cena
gittarai sul rogo. Qneato soggetto era atl che davali ai parenti ed agli amici: Dici‘
Il?‘ trattato da Euripide in una tragedia che tur coma fiutebria qnam olio nomine ere
pur non si conosce. quinm acri'ptorer vocaut, dice Ferla. Ser
SILF'IDI, intelligenze della stessa natura vi‘o per lo contrario pretende che quel ban
dei ailli, ma di un altro aesao, e che, ae chetto forse dato sulla tomba medeeima ai
condo i eogni dei Cabaliati, perdono tutti vegliardi per rammentar loro che doveano
i loro diritti all'immnrtaliià, allorché ono presto morire : Silicernium dicnntur epa
i‘aoo dei l0l'u favori un saggio. lae quali aili‘eelii'um, supra ailicem poaìtae,
Summa, paese dei Siti. Questa parola quae prmeli'l mcrifieiia, unibua dabanlur,
e alata creata da Greaset.- V. Uaraal. iii re cito morituroa, cognnaecrent. Altri
' SII-Fio, in latino Sìlphr'um, in greco autori credono che vi foaaero due banclafl’
0/10," , radice di Libia che cresce nei ti di questo nome, uno per gli Dei Mani,
dmiomi di Girone, id era particolarmente il quale non era torcato da n’filtltll), ma
stimata, tanto a motivo delle anc proprietà aultant" guardato in silenzio. Quod tam
SlL. (3009) SlL.
sileu!tr cv'rnnrlt neque degustanl : l’ altro non debbono lasciarsi a suo riguardo in
pei vivi sulla tomba, al quale erano am gauuare , ne desirtetaila come preferibile
messi gli amici ed i congiunti che si cre al frumento , puichè se il suo grano viu
deano in dovere di non lasciar nulla nei cc in bianelrezza quello del frumento,
piatti. ne è però inferiore di peso, ma con succes
' Sxr.ronuau, pittori che {recano il pane su al può seminare nei luoghi umidi , ore il
colla at'ligin2 . frumento non riuscirrlvbe. Del resto senza
’ SILIGH|B. n Dopo il frumento ( [rili molta difficoltà si può averne la semenza,
cnm ), dice il P. Pauclon nella sua Me poiché il frumento seminato in umido
tl'0l0gm, la si1i,ginc q‘/Àryy,g, secondo gli terreno, dopo la terza messe, in sihginl
antichi economisti, è senza dubbio tra l Il COIÎIVII’ÌÙ.
fmrnenti quella che merita maggiormente « La .riligine è un frumento d‘ inverno
la nostra attenzione; imperocche è dessa la cui epica non ha barba. Ve n’lra di
la perla dei grani, ed il capo-lavoro dei quella col grano giallo dorato , come nel
formi, tanto è leggero tenero e bianco il la Campania; e col grano bianco come
pane che si fa colla siÎr'giue. Questo gra nella Toscana ; non può dunque essere che
no, a guisa del frumento, (ln'ticum) ama i il nostro grano comune, e nel medesimo
terreni elevati, scoperti e bene esponi al tempo frumento bianco d’ Italia , non già
sole : siliginem et trilicum in loco aperto la legale , come alcuni autori eredettero,
ezliloque, qui sole quam diutis'sime torren ingannati probabilmente dalla rassomiglian
lui‘. (Plin. l. 18 cap. 17 ). Ciò nonostan za del nome : imperocrhè ciaaeuu sa quanto
te la aili'gine si adatta anche alle terre il pane di frumento sia superiore a quello
basse od umide, forti e cretose, come ve di segale, e nulla di meno il pane di
la‘ ha in Italia, e nella Gallia Chiomata.» siligine era preferito ad ogni altro per la
a In alcuni luoghi , dopo due anni essa sua delicatezza e biancbezza , come scorgo‘
degenera in frumento , e per evitare una ai nella quinta satira di Giovenale:
siflatta metamorfosi non evvi altro mezzo
che quello di sceruere ogni anno , per la Seri tener e: m'veua, m0Hiquc siligr'ne
aemente, i grani più nutriti e più pesanti. finta: ,
Ha essa le foglie unite , e sensibili al Servatur domino . . . . . .
tatto come il frumento. Il suo grano e e.
gualmente ravvolto in parecchie s trame , La midolla , o la polpa dei grani ridot
ma la sua epica , come nella de faro , ta in polvere , generalmente cbiamavasi fa
non ha barba. Plinio ( . 18, io) dice : riua , dalla specifica parola fir , o forse
far sine ariata est, item aili'g0. Il suo anche dal greco verbo @,,,1;, dal quale
gambo diviene più alto di quello del sembra derivar quest'ultimo. Ma distingue
!‘ orzo. La siligine si batte aull' aja come vausi delle farine di diverse qull'll‘l 2 di
il frumento e l’ orzo; e dessa eccellente differenti gradi di finezza. Nel {rumenlo,
in Italia , specialmente quando si fa una la farina di prima qualità ehiamlvael fior
mistura di quella che cresce nella Campa difivrinn (aimilago) , quella di aeconda
nia con uella di Pisa in Etruria. La pri qualità nomavasi fri.tcello ( pollen), la
ma è pur dorata; quella di Pisa è più terza qualità, formata del cluscllell0 era
branca , e la siligine raccolta in terra appellata staccialura (cibnrium e accura
cretoaa ba maggior peso. Questo grano non darium Il resto era la pelle del grano,
matura tutto in un tempo , e nulladinv e clriamavasi semola , o crusca (far/in ).
no non ve n’ ha un eguale , la cui messe u lo quanto alla Siligt'ne la più bella fa.
possa sofl'rife minor ritardo, a motivo del rioa passata allo etaccio clrismavasi alhgo
’ estrema sua fralezza; in fatti, quando i mattata; quella di seconda ualitì dicevasr
grani sono ben maturi, cadono dalla apice: fior, quella della terza qua it‘a, che altro
ciò non ostante siccome la epica sta sem non era fuorch‘e il cruscltelln , cbiamarasi
pre ritta , cosi è meno esposta al pericolo egualmente cibariufli, o secundurzhm. '
e degli altri grani meno soggetta alla rug Procedendo nella lettura di Puuclon Il
gim‘. Dicesi che quando la sili t'ne dege trovano esattamente calcolati i prodotti si
nera , si cambia in frumento , la qual on del grano, che della Siligt'ne , a vedeu
sa però non avviene se non se nel terzo che la misura della farina lauto nell’ uno
anno. quanto nell'altra è presso che eguale. Ma
u Questa specie di biada non teme gli non è cosi del loro valore; impercìoccht‘.
eccessivi calori, per la qual cosa non si un moggio di fior di farina di frumento
può seminarla se non se alla primavera , costava quarant' otto ansi, ed uno di fior
come I’ orzo halicastro.Si fa uso della sua di sili'gine pagavasi cinquautaaei. La qual
aemenza in quantità eguale a quella del cosa svvalot'a il parere di questo autore
frumento. A malgrado di quanto si è det che la siligine sia diversa dalla segale ,
to fin ora della Siligirie , gli agricoltori contro 1‘ opinione di alcuni hottanici, a
SIL. (3010) SlL.
quali hanno creduto che la segale e la sili acimia di Virgilio, ma non è che la sei
gine sian la stessa hiada: e molto essi tu mia, poiché non sa imitsrne che le forme;
dotti in errore dall' aver letto in Plinio ad ogni istante lo ricorda colle es ressioni,
( l. 18 , c. 10) ed in altri antichi scritto di rado col genio e col talento. un solo
ri che la stligirte si cambiava in frumen in Silio Italico nulla trovasi che possa su.
te, ed il frumento in siligine , come for che da lungi entrare a paragone col secou.
se pensarono che succedesse della segale ; do, col quarto, col sesto, col nono libro
ma questa metamorfosi non essendo vera, dell' Eneide,- non solo ei non offre verun
la loro opinione è priva di qualunque fon. pezzo da porsi: canto degli episodj di Pi
damento. mnlione e di Siclteo, di Polidoro, d'El
' SIMO [rauco (Cajo) , uomo con eno e di Andromaca, di Polifemo e di
solare cl.e vivea sotto il regno di nero. Cucco, ecc. ,- ma non vi si trova nemmeno
ne , e mori da uanto credest , sotto uno di quei versi i quali per cosi dire,
quello di Traiano. Sian egli _accuspto _di trascinano come il seguente ‘
avere per qualche tempyt|t esercr_tatol odio.
so mestiere di delatore. a una virtuosa vita Una salti: victi.r nullam sperare salutari,
bastò ad capiare quel momento di un cie.
co zelo, che potrebbe anche trovare la [un o che scuotano la naturale sensibilità come
scusa nella purità dei motivi. questi :
Silt'o Italico possedeva una casa di cam
pagna che era appartenuta a Cicerone , ed Non i‘ naro mali, miseri: succnrrere disco.
un’ altra ov'è la tomba di Virgilio ciò Sunt acrymac rerum, et mentem mortalia
che rilevasi dall’epigramma seguente dello tangun t.
undecimo lll)[0 di Montale :
o che penetrino l'anima di tenerezza e di
Silliiu haec magni celebra monumento dolore, come :
Moretti: ,
Jugcrafacunrli: qui Ciceront's holael. 0 mila" sola mi super Asly‘anaclis imago,
Ilaercdcm dorninumque aut‘ lutltulivc la Sic oculos, sic ille manus, sic orafèrelmt,
rswe , Et mmc aequnli tenumpubesceret acvu. . .
Non alium molle! neo Maro neo Ciccio. Nate dea, vivisne? aut si‘ lux alma re
Hcclor ubi' est ? . . . . cessit,
Anche il seguente epigramma a‘ aggira Hen‘. qui: te come dejeetam conjuge tanto
intorno al medesimo soggetto. Exct'pit, fllll quae drgna sali: fortuna
revisit ?
Iarn prope deserta: cineres et sanata Ma
rom; Ecco i versi che Silio non sa punto imi
Nomina qui celere! pauper et nnu.r crat: tare, perché è d'uopo che li fsc'cia il cuo
Silius Oplalr‘l’ .rnccunere censnil umbra : se, altrimenti non si fanno.
Silla: ci valem non minor ipse colil‘. D’ altronde si prenderebbe Silio per un
poeta latino dei secoli moderni, er essere
L‘ espressione non minor ipse è. una e egli zeppo di centoni di Virgilio, e per
sagerazione deli'urhsnitì e dell' amicizia ; la generale sua maniera formata su quella
e Pl"nio ha meglio giudicato Silio Itali del citato poeta. Ovidio nelle metamorfosi
c0, dicendo Scribebat carmina majore cu imita in più luoghi Virgilio come quest'ul
m uam ingenio: infatti i suoi versi so timo segui le traccie di Omero,- ma Vir
no avorati con regolarità, con armonia ed gilio ed Ovidio, in mezzo alle loro imi
energia, ma il più di sovente senza genio, tazioni,serhsno la loro maniera. Silio non
senza colorito, e specialmente senza quel ne ha punto: Silio non è niente.
l' attrattiva, in forza della quale quasi un’ Quel i che a Silia Italico hanno applica
ti sanno a memoria la maggior parte dei to il nome di ó'cimia di Virgilio, lo han
versi di Virgilio: in una parola, sono ben no altreal chiamato il copiata di Politlio
fatti, ma non belli, o almeno non sono e di Tito Livio; infatti ci segue esattamen,
piacevoli. Quindi ciò che ha detto Orazio te la storia, e a guisa di Lucano non hl!
dei oenn in gmrrnle si può in particola altra tessitura.
te Il versi applicare: Noi dunque non rimproverismo ttè Lu.
cono, nè Silin Italico di essersi quasi li
1\Îec sali: est.‘ ptdcra esse poemala, dulct'a mttati al racconto , e ciò che ne verrebbe
sunto , da noi tolto più volentieri sie il poco ma
El qtiocurique volerti animum audilori: rariglioso e favoloso che hanno essi credu
agunlo. to di dovervi ammettere. il soggetto di
Silla Ifalico( la seconda guerra pnnica )
Silio Italico, come è stato detto, è la è il più bel pezzo della Romana storia; al
Sllu (3011) SIL.
lora i Romani trovano un nemico degno di clus petendu.r ille libr', tran.rflgemìurque
loro‘, allora soltanto interessata egliuo per est.
le loro disgrazie, quanto fanno per la loro Queato rapido e eretico movimento di
collana: maraVigliare allora rendono gra Tito>Livio rierce di auto e freddo nei se
zie a Varrnne, dopo la battaglia di Con guenti versi di Siliu :
ne , di noti aver disperato della Repubbli
ca ; allora Roma pone in vendita uu crim . . . . . Non fnm tibipcetora pubr’:
p0 occupato dalle Cartaginesi falangi , e Sidrmiae fodienda manu lulunlia regem;
trova dei compratori: ed è allora finalmen Hoc jugulo deztrnm explom ; ndrnqne
te che il poeta ha da dipingerei iù gron huec Iibi ferrum
di uomini , e fra i Romani, e ra i loro si Poenum inuasis.re paura per viscere
nemici. ferrum
Ben lungi dal rimproverare e Silio Ila Nostra est ducendum : Tardamno speme
Ir'eo d’ aver regulto troppo da preuo Ti Jenectam :
twLivio, gli faremo al contrari‘) il rimpro Opponam membra atque ensem eJ:tnrl]ur
varo di ruoli‘ meno eloquente, meno ani Morte men enpiam. re negatum
muto , meno poeta in versi, di quello che
TUO-Livio in prosa. MI 8L'CO il luogo ove silio è superiore
Ecco nullarlirueno un pezzo , in cui Si a qualunque , e questo pezzo è veramente
lio Italico è superiore a se ateneo, lupe tutto suo.
riore a Tito-Livio , ed eguale a Virgilio
ne, suoi più ucelli luoghi. Falli! te , mem'ar inter quod credi: iner
E nota in Tito-Livio l’ eloquente ar mem!
ringa di Pocuvio a Perolla suo figlio, per Tot belli: qtrnesr'ta 'Uih), tot caedibue
diatornat’lo dal progetto che area formato armo!
Illuje.tlas aetenra ducem. Si admoveria
quel giovine di liberare la patria trucidan
do Annibale in un banchetto. i’er ego le ora ,
fili, uuecumque funi libero: 'ungunt pn Canna: et Trebiam ante nculos , Thrasy
renti ne, etc. Fra molte a tre ragioni menaque busta,
Pacuvio dice al pro un figlio : Una: a . Et Pauli stare ingente!!! miraberis um
grcssuru.r e: Jlmiballm ? Quid illa un a bram.
lot liberorum scruorumque? Quid in umrm
intenti omnium ovuli? Quid tot dezlrae? Ecco certamente cinque de'più ltei versi
Torpescent ne in amentia illa ? Vultum che vantar possa la lingua latina : si vede
ipsiu: Annibalis quem armati erercitus su quel generale armato di uu'eterna maestà,
.rtinere m‘quetrnl, horrel popola: romanus, si vede la grrrnd'ombrn di Paolo Emilio,
tu sustinefis. .' stargli ritta dinanzi per atterrire coloro
Silio ha espresso questi diverti tratti nel che 0sa!sem di aualirlo. Se in Silio IM
seguente modo: lico vi fossero in maggior numero, dei
pezzi eguali ti questo , lo stesso Virgilio
Qnin , casa in tanto comilum juxtaque non potrebbe vantwggittrlo. Sono strali al
lacenlum trea‘t più volte citati i seguenti versi Supra
Tnrpeluml dearlrne ? una nazione che più non considerava la
Tune illum , quem non acies , non moc vit't se non ne come un peso , allorché la
m‘a et urbe: etir non lasciava più forza di combattere.
Ferre vnlcnt,cum fron.r proprior lumenque
corusco Prodigo mena nnimae , e: prnprmrr‘fa
Igm: micat , lune illo ‘Uiri quue vertice ci/lima Irmr!em
_fundil 1Vamque ubi lran.rcendit fiorente: virrbu:
Fulmina, pertuleris, si viso intorserit enre anno:
Diram , qua vtrtit per campo: agmina , Impatr'ens nevi spernit nour‘ssc serutctam ,
uocern ? Etfati modus in Jextru est.
Viene I lui nlribuito il lanlo conolciu Ira furor brevius esi , animuni rege, qui
lo motto, riguardo Illll ompa che in cer nisr parer,
le cerimonie upiegiivn il nano, e alla qnnu lrnperat lume /ioenis, lume In eompe.ree
l,ili\ dell’ oro e dell’ argenm che vi li por catena.
uva : Oh quante cose , diceu , di cui in
non ha bimgno! MI l'amore della pover Valle aslolulameuie che i suoi 1mici lo
[il non era per esw uu' afl'ellazione, come lvvertinero,allmclxè ‘il veduno vicino ad
per Anlislino, e per Diogene. Avrebbe ndirani: Il primo legno , Iblnsnvu la vo
egli creduto Cul sucidume , e col cinismo ce , oppur uceu. Essendo irritato contro
di degradnrri ; rispeltlu nella sl€esa guisa di uno schiavo, gli disse: Oh‘ come ti per
che sapea se medesimo rispettare. cuolerei e’ io non ioni in collera! mede
Avea Serrata ereditato dal proprio pa rer le niu' iruseerer. Aver-do un giorno
dre quallromill lire; uno de‘ anni amici ricevuto uno ubial‘l'o, ci conlenlò di dire:
ne ebbe d‘ napo; ci gliele diede a preali Ella è spiucevol cosa di non sapere quan
Lo , e le padelle. Tulle le me w>lauze si do .ria d'uopn armarsi di un cane.
ridilflfl'n a dugenlo Cinquanta lire; con La vir\ù dl Socrate fu pi.m alle più
tolluciò non ermile egli uni ai più dw dure prove dal lnslo umore di Xnntippe
vizioei amici i dividere con esso lui le lo 3l|4 moglie. Seno/buie dice che l'area egli
ro ricchezze. Un giorno lolllnlo l;li al'ugg'l nella espreuemeule con al mira,- dicen
di bocca, dinnm.i ai .mni dieeepoli: Se llu : se porlo vivere mm e.ua non vi sarà
avessi del denaro comprerei un mantello. più persona con cui in non po.lm vivere.
Titti afiielllromi luilo onde aver la glo Se Socrate brbuiua di nolfnro per parte
ri» di fargli un si wcnlo dono , ma era di sua moglie, fu piemmeme l0d(liàllll0 ,
troppo tardi , dice Seneca , e urcbbe n. imperocchì: non erui oltrlggi0 eh’ un non
io il‘ uopn d’ ever prevenulo non colo il gli l'nceue. La lul modernione.m.ziclnè dis
bigoguo , ma ezimdio le non dcmndàl. So arrnlllll, ne irrilevn maggiormente il l'u
cralda unlici: audirrrlibru : EMISSEM , rore. Blu lo colmuu d'ingiurie in pub
in nit , PALLIUM , SI NUMMOS HA blico , e un gmrno , [rovlhdOei in mezzo
B REM- Nuninrm popcucil, omuu ud alla meda, gli nuppò il manto di duna»,
500. (3070) SOC.
I
un‘ altra volta, dnpo di aver vomitato con Sud rati: al mare Joveni quae danni, e
tro di lui le solite ingiurie , gli gettò aul aufert 1
capo un vaso di acqua aucida: ma ben Del vitnm , Jet apra, um'mum mi ne;
4' napo , dine egli ridendo , che dopo un qwrn ipse parabo
la! uragano , picue_rse. ‘
Sembra che quanto si è detto di buerate, L'irnnia di Socrate, e forati più ancora
riguardo all' aver egli, vivente Xautzppe, la aua raggu.za , aveangli deatati molti ir
ipoiiita un'altra donna chiamata Mirto, reconcihaluli nemici. Que' solisti da lui
nipote d’Ariflide , in forza di un decreto amaacherati avcano delle potenti ragioni di
d’ Atene che permetteva la bigamia , non non perdonargli più mai: gli avea nel tem
abbia verun fondamento, come lo ha pro po sterco attaccati dal lato della vanità e
vaio il signor Hltldillll , in una memoria da quello dcll'interesae. Confondendogli ed
dell'accademia delle belle lettere. umigliaudoli agli occhi dei loro diacepoli ,
In quanto poi al demone, 0 apirito fa avea di queati ultimi conaiderabilrnente ri‘i
miliare di Socrate , convitto porlo nello minuito il numero. Tutti abbandunavano
stesso rauao degli Oracoli di cui prevaleami le vane e fastoae lezioni di que'suiisti, per‘
Licurgo e Snlone; convien porlo colla astiileie alle istruttivo e semplici conversa
Minerva di Znleueo, cn'la Dea Egeria di 7-I0lll di Socrate. Egli è perciò ben chiaro
1Ynma Pompilio , cogli avvii-i ae:reu degli che bisognava perderlo. Si cominciò dal
Dei dati al primo Scipione Aiiricano, con auscitiirgli un formidabile nemico in ri
la cerva di Serlorio , ecc. , e bisogna con sto/Èzne. Sia cli(questo celebre poeta co
venire che il più saggio degli uomini non mica ai foaae venduto alle passioni degli
ha meno di tutti gli anzidetti illu|tn per Anita, Melito, e dei loro simili, sia che
eonaggi saputo resistere alla tentazione di egli riti" seguirne se non se il proprio ii
trarre i auoi aimili in inganno per assicu aeniimento deatato dalla preferenza che
hll‘li il loro voto. Socrate non area scuola Socrate, amico di Eur'Wide , dava alte
pubblica come gli altri filoaoli:ei non dava menie alla tragedia , sulla commedia , ti
lezioni in certe ore fine; ci lilosofwa , dalle liigunm.e cl1'ei pubblicamente l'acen
conversando un’ suoi amici alla mensa , al in proposito della afretìata licenza che ie
passeggio, nel ailenzio del ritiro , nel tu gnava nell'antica commedia , vale a dire ,
multo dei campi, dovunque e in ogni ora. in quella del au0 tempo , imprese di rap
I suoi discorsi ed i auoi etemp; erano le relenlat‘e Socrate nella commedia intito
Iltu lezioni. [principali suoi discepoli erano l)ata Le Nuvole.
i seguenti : Platone , che rendea grazie a Socrate mai non recanti alla commedia,
gli [lei per tre cose: i. di avergli dol.0 se non se quando Alcibiade , e Critica ,
un’ anima ragionevole: n.di averlo latta suo malgrado , lo vi trasciuavano. Contro
uascer Greco, e non fra i barbari 3. di al suo lolit0, ai trovò egli alla rapproaen
averlo fatto contemporaneo di Socrate; Al tazione delle Nuvole; non ignoravo che
cibiade, il quale a malgrado da'suoi ta contro di lui era fatto quel componimento,
lenti e del suo orgoglio, era da lui talvolta e vi fu tratto o da quel moto di ordinaria
C0al.lt'll0 a piangere sui propri errori e euriniiiià che ci fa desiderare di conoscere
sullo liteàsu suo orgoglio , e che conl'easava ciò che ai dico di noi, oppure da quello
di non poter vivere nè con un tal censureI di una curioaiti più filosofica che al primo
m‘: senza un sill'atto amico,- Euclide di desiderio , quello accoppia eaiantlio di co
Megnra che vesiivaai da donna per entrare noscerci meglio , e di corregeerci. Erasli
in Atene, onde asustere alle lezioni di più di una volta avvenuto di far conoscere
Socrate, essendo agli abitanti di Megara la sua disapprovazione per certe commedie,
butto |,ictll della vita proibito di por piede uve l’nhuiio della satira personale avealo
ncll'Atlica. Senofonte che non meno di disgnaum , e a malgrado della sua predi
Plutone, ha rendutn immortale il suo pre lezione per la tragedia , e della sua amici
celtnre ; Ari.rtippo , ecc. zia per Euripide . era egli uscito una volta
Serio/buie, dietro Socrate, cita una bella pieno di sdegno da una tragedia di quell‘
preghiera, tratta da un poeta, il cui nume anime, ove era stati’), per cosi dire, femo
è ignoto: u 0 commi Dei dateci tutti i da una pericolosa massima di lui intesa fra
beni che ci anno neceaaarj , sia che noi le tante utili e s-gge (li cui ridondano i
domandiamo o no, e allontanrtc da noi componimenti «li quel tragico sublime. So
tutte le cose che ci posaono nuocere quan crate tutta inteee la commedia dellel\fnvole,
il’ anche da noi vi [macro domandate. u senza dimostrare la minima emozione; ed
Questa preghiera ‘e più filosofica di quella avendo alcuni stranieri domandato chi fosse
di Orazio, in cui si diipensa egli di chie quel Socrate del quale parlanti tanto nella
dere agli Dei ciò ch'ei erede pGtt'fil da se commedia , vide egli tutti gli occhi a lui
stesso p|'ociinre_ rivolti, quindi credette doverli prestare il
silillti curiosità: si alzi) ritto in piedi, o
S()C. t3°7 I) SOC
ci lasciò dl tutti comodamente vedere. dell'antichità,- ma i giudici erano prcverm.
Quelli che lo circondzveno, lfllmll’lruh0 il ti e pervemti , pretelero di scorgere dello
tuo langue freddo e lo IUI pazienza; ma orgoglio . ove non ernvi che dcll' iutrepi
le la condotta non era forse interamente dezza. Socrate: nrc putronum Imeîitnt
scevra di oitentuione, i suoi discorsi però ad judtcium capitis, neo judici tu sup
furono saggi e moderati. 1'l1i èparso, dins'e ple.t _fizit , ddilibtlllflllfi libera"! comuni".
gli , d‘ rnsislr‘re ad un poeta , ove i miei cinm Il magnitudine animi ductam , non
amici mi avessero preso per soggetto del a superbia, dice Cicerone ( Ttuo. qum~r.
le iacevoli loro fncezie. I. 1 ), e altrove de Omt. I. I ),il
6tlelle piacevoli fncezie consistevano nel romano oratore con Il cuprime : Socrate:
porre in bocce di Socrate le più forti em im in judicio capiti: pro se i se du:tt ,
pietà , onde autorizzare l'accusa di ateismo ai non supplex aut reus, se mugister ,
e di miscredenze che da quell' istante eregli aut domina: uiderelur esse judimm.
prepll'rcta da'suoi nemici; trettfl'ali ditlnr Ma quello sicurezza che emt‘ig" «lall' in
gli dovuo<pue l'etpreuìone della vanità, nncenu, e quella superiorità che dà il go.
dell’ orgog IO, del diltpreflo per gli altri; nio, altro non l'oceano che irritare I giu
tuttavaui di imputargli una colpevole dot dici. Quintiliano con molta verità Oseut’l
trina ; di rnpprueutarlo mentre istruisce un che i giudici, riguardandosi, come gli u
giovinetto a percuotere Il proprio pl soluti padroni della vita e della m .rte (le
dre , oppure un padre ad ingannare gli uomini ( ciò che non delxl.ou esser
i proprj creditori, e mentre da\contiuut giammai ) pretendono in forza di una ec
esempi di corruzione ella groventu. Quel gretl disposizione del cuore umano che
componimento , per la cattiva scelta del niuno si presenti al loro cospetto, se non
loggetto , che voleasi censura.e, e _cl1e era se con umile somminìone ecou rispettoso
soltanto degno di elogi,- per la licenza , tremito. Egli è un omaggio che brnmnno
per l’indeeenza, er l'ingiustizia e la ca di veder rendutu alla suprema loro pol
lunnil, divenne 'olalzrobrio dell' antica 52nza. Odit judcz:ferc litiganti: resurr
commedie. . tatcrn: curnque jus suum intcllignt tncitus
Le calunnioea licenza di‘ emi permesso rcuerentiam postulat.
Arista/bue riguardo ad un saggio e ad Allorcltè igiudici, Secondo l'uno, do
un giusto quale era Socrate , divenne in mantlaron0 I Socrate, PIÌIIHI di giudicatlo,
seguito Incor più odiosa p‘:l partito che qual'era le pene Cli'ei creden di meritare
ne trassero i colpevoli nemici di questo li ed alla quale egli stesso si cnndnnneva:lo
losol'o. Alla commedia delle Nuvole It mi condanna, disse, ad esser nutritoper
linser eglinoi principali cupi di accuse tutto Il resto de'miei giorni nel Prilaneo
contro di Socrate, e li ridussero e due . a spese della Repnbblica.llua tale rin osta
1' uno , ch’ ci non pensavo rettamente de lpiuse al COlt'llu l'ira dei giudici ; e queil' ira
gli Dei; l'altro, ch’ei corrompe: la gio appunto doveva avvertirli di non giudicare.
ventù. Gli eecusaturi furono .’llelito, Ani Qualunque giudice che pronuncia in un
to e Lidnne. Socrate non si degnb di sol momento di pensione e di trasporto, gli è.
lrcitlre i propri giudici , e nemmeno di prevaricatore. f‘ujus responso lit‘ jurIiu:
difendersi col ministero di un oratore. Il exarserunt, ut capiti: hominem innocenti:
celebre Lirio tentò di procurarsi l’ onore simum cnnrlrmnalenl. Di tutti in forza del
di difendere la sua causa, e gli comunicò un la pluralità didugento ottent'un voti, con
discorso compoatn un tal soggetto. Sacra. tlo dtlgrulfl venti, Socrate in condannato
le, giudicandolo più eloquente di quello a hevere la Cicuta, supplizio presso gli A
che ad un lilmofo cunvenisse,fece i più gran teniesi molto usato. Osserviamo in oltre
di elogi I Lisia, e del suo zelo e di tan che allorquando evvi una gran divinione di
le amicizia lo ringraziò , ma non fece uso opinioni, come nel caso di Socrate, giam
veruno , ni! dell'arringfl,nè del NO mini mai non si dovrebbe eseguire una capitali
Mflo. Citato dinanzi ai giudici , vi com sentenza. Aggiungasi poi, che se i giudni
Dtlrve, e ai difese colle sole armi della hanno si di sovente avuto la disgrazie di
verità contro tutti gli arlifili di Illelitn,il t:0ndannlre degli innocenti, credendolicol
qlnle parlò in persona, e tanta veriuimi prvr‘li, oppure cedendo per debolezza alla
glilnza diede alle calunnie, che Socrate tirannia che esigeva da loro un atto d’ìn.
istesso ne fu non poco imbarazzato. L‘ I giustizia, nel caso di Socrate, non emvi,
!tendente della saggezza e della virtù si nè. fra gli accuutori, nè fra gli Altri ritu
fece sentire nella sua apologia. Mollo dini un solo individuo il quale non foste
tempo tl‘ìtltì, Libanio ne fece una che al conrtnto, non solo dell'innocenzu di qui
tro non è che una rettoricz declamnzione. gran filosofo, ma altresi della Suprema
Platone che ove: inteso quella di Socrate virtù che fra tutti gli altri uomini lo ren
(1:! l’ ha conservato per quanto In voluto del ])"Gttllr0. Non iscorgesi d'altronde ez.
rtcordarsene , ed è uno dei capo-lavori servi stato niuna potenza formidabile in
Diz. Mii. 385
S( ;C. l307al SOC.
gi-nlici per I.raacinarli a tradire la loro co piuttoat0 che violare le leggi. Il glorno in
acrenza. Quel giudizio fu dunque unicamen cui le fatal aentenza fu compiuta, gli uni
le l‘upra della gelmia e dell'odio. Ella a ci euoi, rientrando nel carcere, uni-mono
una delle più spnvcnll?v0ll iniquità di cui Xantippe di lui moglie, aeduta al suo liam
un tribunale masi giammai contaminato. co e tenendo in braccio un loro liglmolo.
Snz‘ralt' n‘ el')l)c piet'a: allorché gli fu di
Allo scorgere coloro che entravano, ella
rlrariato di‘ egli era condannato a morte; protuppc in grida ed in aingliioun, e 50
la natura, dias'egli, mi ‘vi avea condan orale obbligulla a ritirarsi perché non ri
nato dall' istante del mio nascere. Apol manease a turbargli quegli eatremi momen
lodorn, uno de'suot discepoli ed amici, ti. Quand'egli fu solo coi suoi amici, trat
palesandogli il proprio cordoglio di veder lo un argomento adattato a qucll' infauata
Perire in tal guua un innocente.‘ pre/irri circoalanza , quello cioè dell' immortalità
reate dunque, rispose egli, di vedermi Ino dell'anima, il quale forma il aoggetto del
rir colpevole ." ‘Nulla perdelle egli né del bel dialogo di Platone, intitolato il Fedo
la tranquillità del suo apn‘it0, nè della ae ne. Ali’ udirlo a parlare col mortal nap
renil'a del uno volto. Se gli si Parlava con po in mano, pareti, dice Cicerone, di ve
indegno e con orrore de’ anni accuaatori : derlo innalzarai al Cieli), e riunirsi agli dei
Avvio e Illelilfl, difvva egli, possono uc cle'qnali era egli stato la più perfetta im
cidermi, ma_ non po.r_rvrlafàrmi verun magine in tene. Cosi trecaunò le Cicuta ;
male. gli amici ci amarrirnno tutti, e alcuni di
Vedendo, dice Quintiliano, che gli uo cui piangevano, ed ululaVano. Dov'è il
mini del Il") tempo erano così ingiusti se coraggio , gridava Socrate, 09' è la filoso
co lui, Soerale appcllaai al giudvcio dei /ia? Non abbiamo noi licenziare le donne
Pueltgn. Avrebbe potuto ancore, umilian per non rsser presenti a queste debolezze?
dosi dinanzi ai giudici, IOllmrsi alla una L’ ultima aua parola, epirandu. fu rivolta
mah lnrtuna, mi volle piuttosto sacrificare a Critone. Noi dobbiamo,o Grifone, clie
gli avanzi di una cadente vita per asaicu a'egli, un p‘ llu ad Ecculapio: parola che
rnrai la stima e l'ammirazione di tutti i fu interpretata diversamente. lmperoCtîhè
secoli. Egli aveva veduto Atene aaaednate gli uni credettero che Socrate incaricaaae
e prua (la Lisandro, cambiata la forma effettivamente Crltnne di sciogliere un vo«
del governo, stabilita l’ autorità dei trenta to da lui fatto ad Esculapio. Gli altri
tiranni; avevano eaai rispettata la virtù pensarono cater questo un proverbio di cui
di Socrate, aebhene ei non aveaae piegato non abbiamo l'c. Ilivalelll8 nel nostro idio
dinanzi a loro, e non erano stati acacciati ma, il quale liglillltîlVn, sian rendul.e infi
il» Atene che poco prima della condanna nite grazie agli Dci, d’ averci liberali dal
di Snerafe. Quanto filosofo, dice un altro le miaeritl e dei pericoli della vita. Erac
lilowlk; qual è Seneca, entri) nel carcere ma diceva, che leggendo Il racconto della
con la co>tanza medeuma che ne aveva ini morte di Socrate, egli era aempre tentato
pf»5to ai trenta Urannt, e da quel pun|o il di esclamare: Santo Socrate, prega per
carcere perde"! l’ infame suo nome, e di noi.Atene apri finalmente gli occhi, e ho
venne il «aggiorno dell'onore e delle vir le il Giusto dopo averlo immolato. hin
tù. l.“n quivi infatti che la grandezza u'a ac furono le scuole, e gli esercizi inierrot
nimo di Socrate cnnparve in tutto il ma ti; ai chine conto agli accuallori dell' ino
aplemlore. Egli ebbe tnttoil lCfllp0 di pre nocente sangue che avevano fatto versare.
parfllsì I morire; e passarono trrnll gior [Welito fu condannato a morte, e gli altri
ni Il'iutervallo fra la condanna ed il lup cacciati in Miglio. Plutarco racconta che
pl1zio, imperoccbè era proibito di eseguire tutll i complici della trama, di cui Socra
alcuna sentenza di morte, dal giorno del le fu vittima, divennero coal odiosi a tutti
la partenza d'una nave che li Atenieai che non si volle più aver verun commer
apedivano ogni anno a Delo, no al ritor eio con casi; che riCuaoaai di anmminiatrar
no della nave medesima. Sucr'alt! vide tutti loro il fuoco, di riapoudere alle dimande
I giorni gli amici anni, e non ristelte dal di’ cui facessero, e che ai gitlavano via,
liloaol’are con casi, aempre libero coi ferri come contaminate, tutte le cole che avere
ai piedi. La vigilia della ma morte,compoae sero solamente toccate, ciò che riduaae la
un inno in Onore di cipolla e di Diana, maggior parte di loro ad ucciderai per di
mise in veni una tavola d‘ Empa; e do: a erezione. Gli Alenic_ai fecero iunalzere a
mi la notte Bflllleule un tranquillilaimo . ocrale una statua, lavoro del rinomato
sonno. Da lui rlip:ndea il fuggire dal car Liu'ppn, ed in uno dei più frequentati luo
cere; con-mm di il custode, le porte vi giri della città la collocarono. Alla di lui
cine ud aprirai. e uffi"'l" venivagli un ri Illemuria tribntarou egliuo degli onori, che
ln-o di aicurezu in 'l‘cflaglia: Conoscete erano una specie ili culto.
1mi, diwe Socrate. un rilirnrn cui non si
mao/‘u.’ emi rimuao di Illlóóll. la umile Libro: Fanali, SUCHIHG‘MÌI e! dornuuz,
SCKL (3073) S()D.
Dino Orazio, parlnndo in generale dei li Sopra un: poeta antica latitante il nr.
bri di liloeulin. dooico, It.orgest b‘ocrule llltrliu, mentre l
ltl‘uisce un giovinettu che, llll0 in piedi,
...........-.......Qualia uincont gli sta diulull.
P) tlurgoran, Anftirfue remo, docluntquc " (d’ Acauja.) Nella spedizione
Pluto/la . . . . drl giovane Ciro coutw ili Arianna [Une
Scribendi reste sapere est et prÙwiptum mone, lll0 fratello, gli Acltri che Er'l\l
'k/Wu; vano uel MIO esercito, nvr3u0 per killlU
Ilem filari Socrutiene poferunl cumulare particolare un certo Socrate d’ Acejit. Uo
elutrtae. po la bottiglia di Canna», Ore rimne uc
ciao il giovane ('tro, Tira/Ente, gover
È noto la finale delle ore: di Socrate, fon n.»tore di Lidia, generale delle Illlìl di
data lopra un motto di quel filott0l'o: pia Arlaune,col prelato di lrlll.are col prin
cene agIi Dei, ch'io potessi tutta di ve ctpali capi del partito di Ciro, seppe trar
ri omini riempirlo! li ad un abbonamento , ore lurono tutti
Nella ricc0lh dell' accademie delle bel ti trldimento orrest-tt , : tutitl0tti dinanzi
le lettere potrà il lettore dill’reameute ve al re che le l0lu “minare il Capo. Nel
dere tutto eiò che l'ahbnte Franguicr l-n numero di que’ capi, ('flrtlflli multe Soma
lrritto sopra uento rinomeliuimo filoeofo_ le d'Acnja. Questo avventtttentu ebbe illuso
Cay‘lus ,( ace. anlie. 4, p, 143) th quattro secoli circa prima di G. C.
ce : n Cicerone Aler.randro -J rodiseo, ' 3.- Nome di uno dei figli di Nico
[Massimo di Tiro, Platone, ne dialogo mede re di Bitinia , il quale enendoni po
intitolato Thmelus, Seno/baie nel SUO sto nel plrtito di Illtfrtdnte re di Ponto,
banchetto, tutti questi autori hanno dipin di quel rinomato ot-rmco dei Romani, ai
to Socrate di rilluttanto fifll)lîl0lllll , calvo , ribellò contro il ‘proprio fratello che pur
con occhi sporgenti in fttori,e naso Camuno,» chiaruzugi 1Yicomedt, conte il loro padre
Alcuni hanno anche paragonato le ligure comune,nal quale era poco prima euccedulo,
di questo filosofo a quella di Sileno o di e lo ecncciò dal trono. 1\iir;omede implo
un utiro: non li’ecorge veruno di quesll ro contro di Socrate e di [l‘lllridalfil'
tutti in una sua figura stesa su di un letto; |]uto de'Ronuni, i quali verso l'anno 89
nulladimeno Pact'audi è persuaso che quel prima di G. C. nel proprio lui) regn0 lo
le composizione rappresenti Socrate, e per ristalilirono.
eoetenere In tua opinione, adduce egli le “ Son.tu , ( Sodales), (‘ori chinmati
seguenti due rngioni. quod una ndrrem , ercnv ministri tlcl
t.Gli Autori antichi non sono punto medesimo corpo, del mederituu colhgm.
concordi riguardo alla deformità di Saura Allorché il furore di diviniz~znte L|,:trt con
te: in fatti lEpillelo, recondo Jrriano, e’ impadron't dello spirito dei llvmlmi , le‘
( dis.wfl~ Epict. Arri. I. 4, e. flàt) gli ha cer egliuo di tutti i loro imperatori che
dm) «mi vor‘pa ‘l‘flzdel un r'JrLfiofPH-r morivano , nltrettnoli Dei , e apineero e
,eratiorunt, aspectuque ruaue. Fabriuin ed ziandio l’ ndttlnliotn ed ammettere perni
Hmmannolmnno osservato non enter pol no , mentre vivetmo , nel numero delle
libile che E/Iitteto abbia perlato senza fou divinità non solo i prinripi virtuosi; ma
dameoto, vale e dire, ch'ei non lbbia co quelli altrui , che non erano celebri se
piuto gli autori che lo aveor10 preceduto. non se pei loro vizi. Tutte quelle divinità
:|. Tutti i ritratti antichi di quarto filo ehberoi loro particolari elttertloli i quali
eofo non Inno punto r:tpprcseul.lli di una dipendevlno del collegio dei pontefici e
bruttezza eguele all' idea che ne è stata che sono conosciuti sotto il nome di Su
presn ; ve ne tono pure alcuni ore ei non dalt.r; perciò trovasi , Sodale AI(IIIIP
lppare nè calvo, nè camuno. drt'ani, i srcerdoti tl' Alessandro Severo:
Nella colleìioue delle pietre incise di Dati anni ci Sndalt.r , qui Jleranrlrt‘oni
Slorch, . lopra un agatn-onice, ti rode la appr'llatt' sunt , dice Lampridio. Cori ‘Elvia
testa di Socrate. Socrate lomiglilvl e Si rmvami Sodale.r Antoniani i tacer-doti di
lena particolarmente pel càlvo mo capo. Antonino il Pio. Anche Au_gnuo, Aure
Xenop. conviv. pag. 883. D. Pluto con liana , Vespasiano , Pfrtt‘nace e parec
ut'v. pag. 216. chi altri , ebbero il loro collegio di neor
Sùprtt una pasta di vetro dell' Iflr.iflelll doti.
collezione, il cui Originale trovasi nel 82| Furono rla Tito Tazio istituiti i 50
hinetto del Duca di Ueronshire, ti vede Il dale.r Tilt'i o Tttienter , per ronservaro i
tetto di Socrate col nome dell’incisore ucrifici dei Sabini: rell’nendi: , dice Ta
AFAQHMEPOC. cito , Sabinorum sacri; qm'mdam ÌHJ‘IÌIM‘
Une corniole ci rappresenta la testa di Il ma! a T. Talr'n. Lo neuro istorico ag
Socrate che più d'ogni :tltr\ stomiglia a Si giunse che Romolo , dopo la morte di
lena: intorno vi si legge il motto llu..tn. Tazio , per in: pi.u'~otc ai Snhini confor
SOF. (3074) SOF.
mi) quel collegio.Abitavan eglino fuori del e che aono composte in tal modo da non
la citta,e le loro lunaroni non erano gran eaaer aoggette a veruna corruzione, né a
latt0 divatae di quelle dei Settentvhi , Verona alterazione.
chiaulfli Epulani. ’ Sorrrrra. La So_0‘iltc dei templi qua
Sonoua ( Mii. Bob. Un Ralrbino pro drati era d'ordinarro di legno, net più an
va essere indispensabile di lavarai le ma tichi tempi, come quella di legno di ci
Di.d0po il pasto : tutti anno perauaai, d_r preuo del tempio d'Apollo a Delio, ed
ce egli, che nel cale che ai mangia, vi sia in tempi meno lontani, la chiesa di soli.
qualche particella del aale e del la Sofia e dell' Apostolo a (loatantinopoli
aolfo di
Sodoma, e si deve temere che qualche co aveano delle ara/fitte eguali. (Corlm. de
M non ne resti attaccata alle mani, poiché Urr'g. Costantmop. p. 26, 27.)
l'retgandoti poscia gli occhi, se ne perde Il traduttore francese di Romania ni 'e
rebhe la vista. ingannato allorché fra le altre con: ci da
' Sauna , o Sutra (Giulia ), madre al tempra d’ Apollo a Figalta, una sqffit
dell'Imperatore Elingubalo , fu nominata la a volta, fatta di pietre di llsll0,‘ egli
presidente di un senato di donne da lei ha preso la parola a‘pqvg‘, che in queato
formato per prender cognizione delle que luo/go aignilìca il tetto (Pouaan. I. 2, p.
ationi insorte fra le dame Romane.“ pu 68+) come ti’ ordinario egli fa riguardo
pol-r sdegnato della sua atravaganza, del alla aof/ìlm.
a ma crudeltà e della sua diuolutezza , Il tetto di quel tempio era ammattona
li fece erire insieme al proprio figlio e m; talvolta, I dir vero, quello vocabolo ,
a tutta a sua famiglia.soemia era nata. presto Pausania, lignilica anche la SQf/I‘l’
in Apautea; il padre di lei chiamavart la, ma soltanto quando egli se ne serre
Giulio Avitv, e .‘llo.m la madre. Sua ao per esprimere n_rl tempo etca50 e la sof'fit
nlla, Giulia Malnmea, divenne apnea del la ed Il tetto. E altre.al l'uor didnhlriorbe
l'Imperatore Settimio scvi’ro i Greci acrittori degli ultimi tempi hanno
" SOFACI, fondato"! i‘ re di Tingi, cit l'atto uso di questa parola in doppio signi
I‘: della Mauritania in Al'hica, era ligltuo liuto ; come pure gli ultimi Romani acrtt
|° d’ Ercole e di Tinga, vedova del gi tori hanno cambiate ed inateme Confusa: le
gente Antea re di Libia. Gli abitanti di
parole che eignrlicano una an fitta di le
'I‘ingi narrano che dopo la morte d'Alnlf°r gno ed una vòlta. Quelle ro_/rtte de’ tem
la ma vedova ebbe da Ercole un figlio li erano talvolta fatte di legno di cedro.
uomato SQ/iice, che pur regnò ml libico I ‘(Z/fil!!! della chiesa di S. Giovanni
molo, ove fondò la citth di Tingì che di Laterano, e di Santa .’l‘laria .Muggiure,
venne la ca italo dei anni steli. AggiungoflO possono offrirci un‘ idea delle so/Jille de’
poscia che Il questo Snfucr, nacque Dio gli antichi templi. Non vogliamo però ne
doro il quale aoggiogò parecchie nazionidi gare che non vi siano alati dei trmpliqua
All'rica; e che Ju6a, re di l\l-nritcnia, per drati e colle vòltc, come per <aempro nel.
m‘21-0 di ór>focc e di Diodoro , vantnvaai la del tempio di Pallade in Atene (gpon
di diicenderi: da ErcOIe.- Plut.in Srrt. relaz.d' Atlren. p. 27 ). l templi di queata
- Strab. 3. lpecie aVeano tre navate, come acorgeai al
‘ Sotwrr, o Sol'A't’l‘t't (Mii. Mus.), setta tempio di cui arliamo in quuto lun 0, al
r] rnaumettani il cui principale errore con tempio della ace in Roma, e e ne lo di
aiite nel dare a Dio de li attrihutìcarnali, Balóec. All'interno di qua’ temp i davaci
0 che sostengono dovent intendere nel acu il nome di macello a motivo delle v6lte
ao lellet‘alt: e nattll'ele tutto ciò che si dice che gli antichi (Salmariua in Solt'rt. p.
dell'Ente-Supremmcoal, quando si dice: l'lt5.) paragonarano alla carena di un na
Dio è a.t’.ll.l‘0 ml suo trono; la creazione figlio,- ed è perciò che dicesi aneorai fi
è l’ opera delle sue: mani; egli ai adira acelli, o le navate, di mezzo e dei lati. Il
Contro tutti i cattivi; Icmpio di Giove Capitolina, in Rotta ,
l Sol'uti vogliono ch‘ ci sia veramente aveva pur euo tre navate, o crlle, e ciò
auiw; che le une mani abbiano operato nonoatante aveva una aqf/r‘ltu di legno che
la creazione a un dipnmo come un’ opera fu dorata dopo la diatruzione di Cartagine.
jo da la forma al non lavoro; e che il suo Gli Appartamenti arcano delle .rqfli:te
Ide|.guo contro i malvagi sia della natura orizzontali di legno , come anche recen
meduima del noatro. Dicono altresì che temente lo sono generalmente in tnlia ,
il Dio da loro adorato ha una vera figura, quando non hanno vòlta; e quando quelle
cl’re quella ligure è compoal. di parti spi aoffitle non erano formate per mezzo di
rituali e corporee; che il movimento loca tavole di legno , con cui ai coprivano le
le non gli è contrario, un che la sua CIP travi, preaao i Greci ai chiamavano ca‘n'
ne, Il ano langue, i luni occhi le uno o upfl’t'il, (Sulrnaa. in Sulin. p. 1215.)»
recchie, la tua lingua e le ano mani pun ma quando aveanu degli ornamenti che
l0 non l'aasntuigliauv alle a<ratauae create , comi.tevuuu in compartimenti quadrati ai
bOF. «3075) :()F.
utili a quelli che sono ancora in uso fra amico. lncoraggim dal primo successo ,
noi, daiasi ll'lO il Il(lflîi. di Irtlfttt‘alltl, scrisse egli pvl teatro, e fu venti volte
imperocclrè quella specie di compartimen incoronato. Questo celebre poeta ebbe in
lo chiamavasi lacus'. Le camere , cui non Euripide un rivale degno di lui; e tra
davasi le sol/irta , arcano delle volte fat dessi furono divisi i pubblici applausi. Il
te di canne Clara pur cluamansivolle “(alt - primo era più sublime : più p1-elittìi e più
na , la costruzione delle quali viene inse tenero il secondo. Gli Ateniesi vedeano
gnata da Vill‘uuio (L. (i, c. 5.) e da con soddisfazione gli sforzi che per piacer
Palladio(de rust. l. 2 , c. n. ). loro, faceauo quei due C€ltliîl I’iVtlll ; e
Le sqf/ilte che non arcano comparti siccome il teatro era per quel popolo un
menti , erano in generale ornate di lavoro inni-intanto Oggetto essenzialmente legato
di stucco, come se ne vede ipe‘ialmeule al culto degli llei , cosi ciascuno de’ due
una ancora di un bagno a Bujfl , vicino a posti aveva i Pl’fll‘lj psitigisni ed ammi
Napoli, ove scorgesi in mirabil maniera ratori. Di ceutmenti tragedie composte da
rappresentata Venere Anndiomena con dei Sofocle non te ne restano che sei, cioè
Tritoni , delle Nereidi , ecc. , opera che il Filollete, l'Edipfl n Colono, l'Elellra,
li è ben conaervata sino ai nostri giorni. l'aljace , le Truchinic2 e l'Edipo il Ti
I. SOI'I , uomo vcstilo di lana ( [Hit ranno. Sofocle ebbe parecchi ligliuoli,uuo
MMI.) ordine particolare di monaci Mu de'qusli eredità Sperilltneutc una arte
sulmani che fanno professione di una vita de'suoi talenti per la poesia. Sul. mire
più regnlare e più cuutemplativa di quel de’suoi giorni divenne egli bersaglio della
lo che comunemente praticano gli altri loro ingratitudine. Mal sopportando eglino
D*rviclii. una lunga dipendenza , peusarr-nn di accu
o. - ( Mir. Pera. ), autisti letta dei anrlo dinanzi all' Areopagn , d‘ esser ca
Persiani . la eiii origine \ieu lìssista verso duto in demenza, e di esser quindi irrea
l'anno 200 drll'r-gira. ll fondatore di pace di dirigere i proprj affari. So/bcle si
questa setta fu un certo Scbeic-Abousaid, presentò ai giudici, e confuse gli accusa
filosofo d'- aomma ansterit‘a. La setta dei tori con un tratto al quale non erano_pre
Soli è tutta mistica , non parla che di ri parati. Per tutta sua difesa aluo non fece
vl‘luioni , (li spirituali unioni con Dio, e le non se pregarei giudici di permettergli
di totale abbandono della terrene cose. la lettura della tragedia iiitituliitii l’ Edipo
Quflli settarj intendono spititualmente tut a Colono, pochi giorni piima da lui com
io il Corano, e raflinano tutti i precetti orla. Il tribunale ne rimase. incantato, e
che riguardano l’ esteriore della religione, o licenziò rolmiind0lo di elogi, cosicchè
tranne i digiuni ch'eaai osservano colla i suoi figli rimasero pieni di confusione o
maggiore austerità. La loro fede , e la lo di vergogna. A quello fatto riportato da
ro dottrina sono state raccolte in un libro Cicerone e da Plutarco, l'autore della
da loro sommamenle venerato e cui nu vita dl Sir/‘061;, aggiunge, che questo
mano Glnclieridua ‘, vale a dire , giardino poeta fece una specie di commedia , in
dei misteri. Sembra probabile che la loro cui al naturale dipiogeva egli un tale av
Teologia sia rliill' Orienh- passata in Oc venimento. Nnrrasi ch'esserulo SQ/bcle an
cidente per meno dell'Afl'rica , e che sia. cura in culla,alcune api fermaronsi sulle
ai in tal guisa comunicata prima io [ sue labbra, la qual cosa unita alla d0ltt!Z
apagua , poscia dalla Spagna in ltslia , in 1.:: de’ suoi versi gli fece dare il nome di
Francia ed altrove. Ape, e fu quindi posta sulla sua tomba
" Sovocne, illustre poeta tragico di Ate la figura d'uno sciame di Api. Si è dispu
ne , formato alla scuola di Eschilo , era tnto presso i Greci sulla auperiorità di Sa
flgliuolo di Sofi[o , fabbro ferraio , si focle , e di Euripide, come in Fiaucia ,
distinse egualmente come poeta , e come su quella di C1 mafia, e di Racine: illu
uomo di Stato. Comandi: egli le armate strrwerunt hoc opus, dice Quintiliano, So
Ateniesi , ed in parecchie circostanze oc plioolea. atque Euripidei', quorum in di
cuni: il posto di generale insieme a Peri spari dicendi via uter sia poeta melr’or
"le, e con onore disimpegno la carica di inter plur ima: qunerilur.
Arconte. So oclc si copri di gloria nel Il solo nome di Sofocle presenta al pen
primo esperimento da lui fatto nella car siero la greca tragedia in tutto il suo splen
riera della tragedia. Avendo gli Ateniesi dure , onde Virgilio disse :
conquistata l’ isola di Sciro, illituit’ono
un’ annuo premio per la tragedia onde per Sola Sophoeleo tua carmiml di!“ m‘
petuare la memoria di un tale avvenimen tirar/10..
rio. Sojòele vi concorae , e vi riportò il
premio a fronte de’ suoi rivali concorrenti, ed Orazio :
ed anche di Eschilo , suo precettore ed
g‘t‘ \
SOF. (3076) 50F.
Quid Sophodes et Terme, et /Es‘cltylua 283 prima di G. G. - Tit. Liv. 30 e.
utile ferrent. n. - Sallust. in Jug. - Just. t. u ,
Plutarco, nella vita di Nurrra Pompi c. a.
lio , e nel trattato in cui pretende egli di L'antico frammento trovato nelle rovine
provare che : secondola dottrina di Epi di Pompeja ci offre le nozze di Sr_ifimislra
euro, non si può viver piacevolmente , con Mas‘rinissa. Fra le figure rappresentate
dice che Sqfircle ebbe l’ onore di avere in questo quadro, la prima che trasse a si:
Esculapio per Olpile. Sofocle cessò di vi l'attenzione dell'vruditissimo Cavaliere Vi
vere all'età di novant' anni , essendo so sconti, fu quella che osservarsi in piedi alla
pravvissm.o a Euripide clt' era nato alcuni sinistra dello spettatore in abito militare ,
anni dopndi lui.l)icesi che ci mori digioja, la cui fisonornia rassomiglia a quella di
allorché intese d’ aver riportato il premio Scipione A I'ÌCGIIO. Il colore quasi nero
della poesia ai giuochi olimpici , l’ anno di alcune ore , e il ben marcato contra
406 prima di G‘ C. Ateneo pretende che sto della carnagione bruna dell’ uomo e
Sgjbcle nella sua gioventù abbia avuto dei della tinta della donna , nmbidue COllocali
costumi depl'l'lli. - Cie. in Cat. Mai. sopra uno di quei letti di cui servi-mi
o. 7. -- Id. de Diuirt. l. 1 , c. 25. gli antichi per assistere ai conviti, sembra
Plut. in Cirnorre. et in 1Vnma Pomp. -no indicare che la scena fosse in Africa ,
Id. Art Seni gerenda si: Respublr'ea .’ -
e che il personaggio principale fosse un
Id. de Avaritia. et Cupid. - ur'rrtii.Africano ; quindi il citato eruditissimo an<
l. I, c. 12;l. Io. 2. 1. --Va. Max tiquario; non esitò allo'a a conoscere in
I. 8, c 7; l. _. c. su. -Alhcn. Di - questa pittura la lesto nuziale di Sqfonisba
nor. l. 10 e 12. - Plin. l. 7, c. 5 . e di Massirtr'ssa , celebrata a Crrta nel
- Maga. Etyrnol. s. palazzo di Siface.
Fulvio ()rrirm ( tav. 186 ) ci ha dato Il luogo della scena è una sala a pian
il ritratto di questo celebre tragico , cava terreno che conduce ad un giardino, e la
lo da un basso-rilievo fatto a forma di cui volta è sostenuta da colonne, e si può
scudo rotondo, e trovato nella tomba di riguardare come un trrclinio 0 sala di convi
un poeta presso di Roma , sul quale leg to. Le feste nuziali erano celebrate. con ma
gevasi il nome di Sofocle. Una tale somi gnifici banchetti anche dai Cartaginesi,che
glianza è provata ezisndio per mezzo di dalle Asiatiche nazioni arcano preso l‘ uso
un busto di questo tragico che porta il suo di caricarsi sui letti per mettersi a tavola.
nome , e che si vede nel Museo Pio-Cle Adorno di statue poste fra le colonne I‘: la
mentino. sala; di bronzo dorato sembra il simulacro
' Sm-‘onrssi , figliuola di Ardrubale ge d’llPOllt); l’ altra statua che si suppone
nerale dei Carlaginesi,difltnne moglie di della materia medesima, e di una tinta
Si/‘ace re dei Numicli; indusse il suo spo verdastrs. Gli sposi sono caricati solo per
so a rinunciare all'alleanza dei Romani metà sul letto; l’ uomo di bruno volto ha
r abbracciare il partito dei Cnrtaginesi. la testa cinta di reale bianco diadema, qua
Essendo Siface stato vinto e fatto prigio le il portavano ad esetupio dei Greci suc
niero da Massinis‘ra, alleato dei Romani, cessori di Aleu‘andro , i re che ai tempi
Srjimis‘ba si prnstrò dinanzi al vincitore , delle puniche guerre regnttvano in quelle
supplicandnlo di non darla in potere dei contrade. La regina la cui bellezza colpisce
Romani. Mas‘sinìss‘a , lo promise , e colto gli occhi colla vivezza della tinta, colla
dalla bella". di lei , si determinò dr SPO regolarità delle forme , e colla grazia dell’
carla. Sifnee fu tratto dinanzi al procoo atteggiamento, porta intorno al capo una
cole Scipione , poscia soprannominato lo benda simile, e nella destra mano tiene
A[l'ricarto. Avendo questi inteso da quell’ una coppa d’ argento , in atto di aspettare
illustre prigioniero, qusnt‘ era So/òrrislza che sia empita; un braccialetto d'oro le
seducente e pericolosa ai Romani, obbligò circonda la giunture della mano; e il dito
Massimino a rtpudiarla. Non volendo anulare della sinistra è adorno di un anello.
questi dispiacere ai Romani che lo ave-ano Il re d'una presenza piuttosto alla , ha
poco prima riposto sul trono di Numidia , l'aria torbidi; colla destra stringe al seno
nè violsre la promessa fatta a Sofnnisfia la diletta sua sposa; il gesto della sua
di non darla in preda ai Romani, le fece mano è quello d'uomo che si scusa, i suoi
parte della sua disgrazia , e la scongiurò occhi con fissi sul Romano , che con aria
di sottrarsi colla morte alla cattività di cui
imponente e severa a lui si avvicina.
era minacciata. So/imisba obbed‘r , e con PI’CMO la regina stanno due giovanelte ,
animo intrepido inglrr'ottì il veleno che le
una delle quali sembra una mora; uno
avea spedito Massim'ua. Questi! principes schiavo quasi mulo e di assai bruna tinta ,
sa , tanto celebre per la stra bellezza e per
sta dietro al Romano in atto di portar
la sue sventure, cessò di vivere l‘ anno delle frolla sopra un piatto rettangolare.
1.3
S()F. (3077) SOG.
Secondo le costumanza di quei tempi, veg consiste nel recarsi alla fine diogni Immal,
gonsi distesi intorno al letto alcuni arazzi. ossia preghiera del gicrno, per recitate una
Vicino al le si vede lo scettro bianco, sia specie d'uflicio dei morti, presso la tomba
d‘flfgento, sia d'avorio, che termina in un
dei sultani che hanno lasciati dei fondi
rosone ed è simile allo scettro dl Giove,pel loro mantenimento.
come si vede in molti monumenti. Da una ' Socrnsxu , Contrada dell'Asia confi
parte di questo frammento il sullodato Cu mote al Nord colla Scizia, al Mezzogiorno
valiere Visconti ha fatto disegnare il ri colla Battriana, al Levante cui Saci e al
tratto di S-ipione per dimostrare la per. Ponente colla Mar lana. La Capitale di que
fetta somiglianza che passa fra questo e la sta provincia era îtlarcanda, e Sogdinni
lisonomia del suddetto spettatore ID abito chiatuavmsi i suoi xbitautl. Prcscnternente
militare. la Sogdirma è conosciuta sotto il nome
Le venti e la suppellettili sono di diverso di Zagatsi, o di Usbcc. - Erodoto 3, c.
colore; il manto di Maast'nis'i‘a è di una 93. - Quint. Curt. 7, c. 10.
violaceo porpora colle riversa azzurre; la ‘ Scansano, figlio d'Artaaerse Lunga
prima tunica di Sofnisba è. di porpora , Mano, trncidò Serre suo fratello primoge
quella di sopra è. verde , il gran manto è nito per impadronirsi del trono di Persia.
giallo; d'un rowcrio colore è la clamide Suo fratello Ocho, più conosciuto sotto Il
di Scipione; le vesti delle due donne sono nome di Dario Net/io, cospirò contro di
bianche, e il piceol manto dello sebiavoè lui,_ e in una torre piena di cenere il fece
grigio. Il guanciale su cui {appoggia So penre.
_/ònisba è. violaceo con un bordo giallo; t.Soortr.- V.Orcuwcrnzsa.
lo Cultrice e le tappezzerie sono di verde
"
colore,- finalmente la parte inferiore del Ovidio 2- - (Iconol ), ligliuoli del Sonno.
li dipinge in si gran numero quan
letto è grigia, e il basso è azzurro. to i grani di arena sulle sponde del mare,
' Sonora, poeta comico , greco , nato le spiche nelle pianure, e le foglie nelle
in Siracusa , ligliuolo di Agulvcle e di foreste.Giaccionsi eglino negligentemente
Dnmmasilide , vivea prima di Euripide. stesi intorno al letto del loro sovrano, ed
Compose dei mimi tanto piacevoli che impediscono a chicchessia distvvicinarvisi.
Platone ne facea la prediletta sua lettera. Fra quella infinita moltitudine di sogni,
Valerio Massimo, e Quintiliano riferisco avvene tre principali i quali non abitano
no, che quando questo filosofo cessò di vi se non se i palagj dei grandi : gli altri so
vere, sotto il suo capezzale, itrovaronsi le "0 p'l popolo cui frequentano sotto for
Opere di Sqfrone. Piesentementa non esi me ora piacevoli, ed ora apaventole. Gli
stona di lui che pochi versi Citati da Ale Uni Sono falsi, gli altri veri: i primi esco
neo. - Val. Max. 1. 8. c. 7. - Quin IIO dall' inferno per una porta d'avorio: i
!il. l. l , e‘. so. - Plular. da El, inscri secondi per una porta di Como,‘ questi
plo fim'bus templi Delphici. - Gyuln‘. annunciano dei beni e dei mali reali, quel
de'4l’oet. flirt. Dial. 7. -- At/tf'n. l. 13 , li non sono che pure illusioni e vani fan
e l . ’ tfllml dclls immaginazione. I sogni ve
’ Sua-nona, matrona romana, che Illes niano rappresentati con grandi ali nere di
.tenzio fece sua sposa dopo d’ averla a fori pipistrello. Ecco la spiegazione che di quelle
1a strappata dalla essa del proprio marito. allegoriche pone ci vien data da Madama
"' Soraunrsco, padre di Socrate. - V. Dacter. l”cl corno ch'è trasparente, Orne
Sociu'ra. ro ha inteso di parlare dell' aria o del
Sorsoxlsus, che fa ritornare alla ra cielo ch'è trasparente; e per l’ avorio che
giurie. Nome della ‘pietra che gittò Miner è. solido, opaco, ha indicato la terra.lso
va contro il capo i Ercole il quale in gru‘ che vengono dalla terra, vale a dire ,
un accesso di demenza, stava per uccidere dai terrestri vapori, sono i falsi; e quelli
Anfitrione suo padre pntntivo, e colla qua che vengono dal cielo , sono i veri, eco.
le la Dea iuuse a calmare la frenesia di Luciano ci ha dato la descrizione di una
lui. Erco e rinvenuto dal suo furore,
isola dei sogni in cui cntrasi pel porto del
consacrò quella pietra alla sua liberatricc. Sonno: e desta circondata d'una foresta
' Sotttotufi‘rr, così cbiamavansi- in Atene di papaveri e di mandragore , piena di
dieci magistrati che M'canu 1' incarico di
vegliare sui costumi della gioventù. ll luo
gufi, e di nottole , soli augelll abitatori
go in cui veniano rinchiusi i giovani indo
dl quell’ isola. Nel mezzo evvi un fili!!!’
che non incorre se non se in tempo di not'
cili, per correggerli, chinmatasi fnwpri
te,- le mura della città sono molto altee
Vlglip°tr.
molto elevata, e di colori cangianti, come
“ Sorsosnu, [iglinnla di Dionigi il ti l’ arco baleno. Ha un quattro porte; una
ranno, e di una sorella di Diane. delle due primo, è. di ferro, l'lllrl di Ier
Sorta ( Mir. Mus. ), dervichi turchi ra, per le quali escono i sogni spavente
filati di ricche rendite , la cui funzione voli, a malinconici: una delle altre diw,
S()(}. (3078) S()(}.
è di corno, e l'altra il‘ avorio ; e per que Tutti i commentatori si sono per cosi dire
sta entraai nella città. Re dell'isola ‘e il tormentati per iapiegare quelle due porte
Sonno; la Notte ne i: la Divinità. Il Gal in un senso fisico , n morale. A tal pro
la vi ha il suo tempio. Gli abitanti sono i Hsito abbiamo già riportato 1' opinione di
sogni, tutti di statura, e di forma differen adama Dacier.
te; gli uni belli e di una vantaggiosa ta Luciano nel secondo libro dalla veritie
glia, gli altri orridi e contraffatti; questi ra sua storia, ce ne ha data la descrizione
ricchi e vestiti d’ oro e di porpora . CUmG da noi aopraccennala. La terra era I‘Igtlit
altrettanti re di teatro; (uclli pezzenti e data siccome la madre dei ragni. - Eu
tutti coperti di cenci €Ù‘~. lEranvi degli Dei ripide fleculz. u. 70.
che rendevano I loro Oracoli in sogno co Sopra un bassorilievo del palazzo Mat
me Ercole, Altfiarao , Serapi , Fauno. I tei, che rappresenta le nozze di Teli e di
magistrati di Sparta dormivano nel tempio Folco , si vede Mar/5:0 il quale con un
di Fasi/‘ne, 0nd’ essere in sogno iatruiti corno spande i propri a»goì sopra di Teli.
di tutto ciò che il bene pubblico riguar Nella colleziona delle pietre incise di
dava. Eunapio ha scritto che il filosofo SEOJC/l, anpra una pasta antica scorgcsi un
Edeaio ebbe in Sogno un oracolo usai tripode, adorno nella parte superiore, posto
singolare, che al tuo destarsi trovò ecritto sopra un‘ ara rotonda ; all' intorno veggen
nella sinistra mano in versi esamelri. L'o si tre piccole figure in basso rilievo , e di
racolo promettevagli una grande rinoman rimpetto un’ altra figura che sembra ad
2:, sia eh’ ei soggiornasse nelle città , sia dormentata ,- questa è una donzella panneg
di’ ci si ritirasre alla campagna. Final giata, assiss su di una rupe, o sovra un
mente cercavasi d'indovinare il futuro per mucchio di pietre, che appoggia il capo
mezzo dei sogni , e tal arte chiamavasi lulla destra msno, aosteouta dal ginocchio
oneirocritica. Molto in voga era quell'arte ainistro ch'rssa tiene innalzato, ed avente
presso gli E2i‘zii ad i Caldei. I re fra i l'altro braccio in attitudine assai trascu
principali nl‘lìziali della loro corte, aveano rata, simile a nella, della pretesa Pre/ica
degli interpreti di sogni, sempre pronti a di Bcgero.- ber. Brad.t. I , p‘
realizzare i fantasmi che lI immaginazione,
Si potrebbe spiegare questo anggetto
prendendo questa figura per la Pizia che
durante la notte area loru presentato. Pe
nelupe (Odia. l. 19) avendo narrato un rende gli Oracoli a Delio.
rogna da lei fatto , nel quale le era pro
messo il ritorno d’ Ulisse, e la morte dei ify‘tlu'a quae tripode ez- Phoebi lauroque
Proci, aggiunge queste parole : u Ho sem pro/Pilar. Dice Lucrezio l. t, v. 744.
pre inteso dire che difficilmente s'intendo
no i sogni, che a gran fatica si giunge a Da principio la Pizia era una giovinetta,e
penetrare nelle loro oscurità, c che l'even doveva esser Semplicemente ahhigliata, la
lo sempre non corris onde a ciò che sem qual cosa incontrasi nella nostra figura. Non
bra prmuetlcre; percliè dicesi che i sogni si cominciò ad ammettere a quel sacerdo
abbiano due porte, una di corno, e l'altra zio delle donne vecchie se non se dopo
d’ avorio. Quelli che vengono per la porta che un giovane (usalo, chiamato Ecltecra
il’ avorio, sono i sogni Ingannatori, che ci le ( Diari. Sic. 1.16, p. 428. ), divenuto’
pongono in alp€ll.altone di cose, che non amante di una delle Pizie, dulall di com
ai verificano; veritieri al contrario sono i ma avvenenza, la rupi. A dir vero, la Pi
aoqui che vengono per la porta di corni). zia dovrebb'cssere aaSisl su di un tripode.
Alti laaaa ! non oso lusingarmi che il mio Winckelmann è. dnn ne di Opinione che
aia venuto da quest'ultima. u la spiegazione una piu certa , ove si dica
Virgilio ha copiato questa idea da O. che quella figura può essere la Dea fumi
mero. u Vi sono all' inferno , dio‘ egli de ( Eurìpid. Iphig. v. 1255).) che era in
( Eneid. l. 6.) due porte , chiamate le possesso di quell'orarolo, prima di Mlernfl
porta del Sonno: una di corno e l'al stata acacciata da Apollo, e che allora sco
tra d‘ avorio : per Il prima passano le pnva in sogno i segreti degli Dei (Ibirl.
ombre veritiere che elcnno dall'inferno, e u. 1271 E desta aasisl su di una rupe ,
sulla terra appaiono,- dalla seconda sorto fHTSC per indicare che Temide e la Terra
no la vane illusioni e iaogni ingmnatori. erano la Sle5‘la l)ea.Secondo gli antichi
It'nea usci dall'inferno per la porta d'It (Euîipt'zl. Hecub. u. 70), come abhism
vano. n detto poc' anzi, la Terra era la madre dei
Anche Orazio (l. 3. Od. 27.) ha can sogni, ed anche Apollo (Snphocl. Elect.
lato le accennate due porte. Allut'tllè la u. 42'; ) ai sogni pretiedea. Sopra una pa
bella Europa si vede dal toro trasporlnta st.1 antica si vede la Pizia, o emide de
nell' isola di Creta, nella una sorpresa escla su, assiso un di una rupe dinanzi al tripo
ma: Non aarehb'egli forse un sogno in de rl' Apollo.
gannatore, sfuggito dalla porta d'avorio .’ Shakespeare assoggettai sogni alle leggi
SOG. (3079) SOL.
di nna Fata, della quale fa egli il aesuente anche fosse il giorno del sabato o di qual
ritratto, che Il buon gusto trmerì forse più che altra l'asta. Del resto poi questa super
bizzarro, che piacevole.“ La Fata dei so alizrone non è particolare a tutto le giu
gni fa , per cosi dire , partorir l’ imma daicbe popolazioni.
ginazione , sono una forma tanto pic SOKANADEI (fllit. lnd.), divinità ado.
cola, quanto l’agala che brilla nel di rata nel regno di Madura, sulla costa di
lo di un senatore, tratta «la due atomi , Coromaudel, e che ba un sontuosisàimo
solletica la guancia dei mortali nelle tinipio a Madura , capitale del paese. Nei
ore del profondo loro sonno. suo giorni di solennità questo Dio vien porta
carro consiste in un guscio di noce inca to sovra un carro di si prodigioso gran
vato dall' ingegnoso scoiattolo che da im dezza, che dicesi esser necessari mille no
memorabil tempo fabbrica i carri delle mini per trascinarla. Durante la proces
Fate; i raggi delle lunghe sue ruote sioue, l’ Idolo e servito da più di quattro
son fatti coi cibi del falciatore dei cento sacerdoti , portati sul carro medesi
giardini. Un’ sia di grillo forma il cielo mo , sotto il quale alcuni lndiam si fanno
della sul vettura. Le redini sono I.flsmle per divozione schiacciare.
della più lina tela di ragno; le hardature, Sol. ( Mil. Scand. ) , una delle Dee
cogli umidi raggi del cluaror della luna. scandinave.
Sopra un sedile, un notturno moscennn , Sonno, genio del vento d'Est. Vico
vestito di bigio conduce il carro. All’ ca egli rappresentato sotto la forma di un
so di un grillo sta appesa la sua slerza , giovine avente in seno diverse sorta di
la cui corda è compoata da non impercet frutti, cioè pi mi , pesche, melagrani , a
tibile pellicola. Con siffatto favorito equi ranci , ecc., ed altre produzioni della Gre
paggio , la Fata dei sogni galopp: in tem cia , o delle provincie più orientali.
po di notte attraverso il cervello degli a Sonar, popoli della Mesopotamia e di
mluti , i quali allora sognano l’ amore, quelle vicinanze, iquali non hanno nè
easa passeggia sulle ginocchia degli uomini chiese , nè templi, e che si crede adorino
di corte , i quali allora sognano delle l'IVG‘ il Sole. Son eglino in numero di nove o
renze: sulle dita degli avvocati che sognano dieci mila , e non si radunano che in luo
degli onorarj,o delle sportule; sulle lab ghi sotterranu dalle città molto lontani.
lira delle donne che allora sognano dei ba Non si è giammai potuto scoprire ciò che
ci. Ora sale sul naso d'un Procuratore il cui facciano in quelle assemblee , tant' è.
quale prevede tosto una lite; ora colla la segretezza con cui vi trattano tutto ciò
coda di un porno di decimi , va un che riguarda la loro religione, avendo tutti
solleticandu il naso di un grosso addor l'atto giuramento di trucidare coloro che no
mentato prebendario, il quale vede di rivelssaero i mitteri. Siccome non praticano
poter aspirare ad un secondo beneficio; alcun atto pubblico di religione , cosi da
ora si arrampica sulla mano di ‘un soldato alcuni anni venne loro ordinato dai co
e in quell' istante sogna egli di atterrare i
mandanti del Gran Signore , di dichiararsi,
nemici , delle breccia , delle imbuscate , onde sapere se la loro religione si potesse
delle sumitarns di Spagna, delle profonde ml Turco impero tollerare. Riuscirono e
tasse eh’ ci sta vantando; il tamburo ri glino ad eludere quell' ordine uuendosi ai
suona al suo orecchio, ei si desta spaven Giacobiti , senza però voler osservare nes
lato, e nel suo terrore borbntta , besteun suol pratica del cristianesimo, ed hanno
miando, una o due preghiere , poscia di continuato a rnduult'li in segreto. - Dix.
nuovo si addormenta .. . la Fata medesima di Treuoruc, 1771.
visita le donzelle nelle caste loro piume , ' I. SOLARIUM , quadrante a Sole che i
e nella trascuranza e Itrfll' abbandono del Greci esprimevano con una parola , e cl e
mono. teneri sogni va loro ispirnndo. u noi chiamiamo orologio. I primi quadranti
(Mii. Rnb. ). I sogni di Giuaeppe, solari vennero dai Babilflneai, come pure
di Nabucodonosor , di Daniele , ecc., l’ uso dello stilo. Anassimandro nativo ci
hanno renduto i moderni Ebrei estrema Mileto , fu il primo che distinse le ore, e
mente superstiziosi sopra tutto ciò che con che dalla Caldea, ove area viaggiato, portò
cerna quella notturne illusioni. Gli stessi i uadranti solari in Grecia, di modo che
loro Rabbini hanno osservato quali sono i puo egli essere riguardano come l’ inventore
Sogni di cattivo augurio, come , per esem della gnomonica, ossia dell'arte di far
pio, quelli in cui si vede abbrnciartt il li. nriuoli a sole: primus gnomones con/‘ecll,
bro della legge, cadere i propri denti, o dica Eusebio , ad dignmasndna convenr': -
le travi della casa , la pro ria moglie fra ne: salir, et tempora, e: anni lemprsfalm,
le braccia d'altri , ecc. . e ad un Ebreo e! equinoalin. l‘li vivea verso l'anno 54/,
accada un simile sogno , per dintnrnsroe la prima dell' Era volgare. Gli antichi ebbero
disgrazia , ei non manca ili consacrare con anche parecchie aorta d‘ orologi da acqua.
‘In rigoroso digiuno l'indomntti, quando Ateneo avea inventato una macchina che
Diz. Mii. ' 86
SUI" (3080) S()Iz
aerrnva a utilut‘are il corso ,del Sole, Io t:0mpt)lte che di cittadini Romani, e le
che uperavaei mediante un aibilat‘tt di vento truppe ausiliarie li prentîlcaltt) presso]i po
clro marcare le ore , e che era eccitato poli alleati dell'Italia. Le truppe anulrarie
t‘lall'tlîllpl‘dfll0lle dell' acqua che spingeva lorpaaaaVaoo in numero , o almeno erano
l'aria per una angttstiuinta apertura. Cle eguali alle legmnane. Ma dopo che l'lt;
.rt/ti0 ne area inventato un’ altro per l'uso lia ebbe ottenuto il diritto di cittadinanza,
medesimo: quella in forza dei diverai mo i euoi abitanti , ebbero quello eziaudio di
vimenti che le dava l’ acqua, divideva il cuore ammetti nelle legioni, e le ausiliarie
giorno in P‘I'IBCChÎG parti Conviene altres‘tvennero preae preaso altri popoli alleati, e
Oflet'\Il’e che presso i Greci erauvi degli furono arrolate col danaro. l’uecia Anloui
achiavi il cui ul‘licio conmteva nel recarsi no il Pio, avendo fatti Clllldtttl lull.t i
a vedere quante lnuer0 le ore, e poule aud«lrti dell'impero , si presero in tutte le
nl‘erirle al loro padrone. Il primo quadrante patti dei auldali per mettere a numero le
ntlitt'c appena in Roma, fu quello che legtoni, e le truppe ausili-rie l'utou0 levate
l’apirt'o Cantore fece collocare aul muro allora PI'GIIO i barbari . che non erano au
" del tempio di Quluun. cor loggetti al giogo dei Romani.
.
2. - Cori pur chiamavui una piatta " (i. - (Slationalj Erano corpi di
forma alla Itrtl'tltllllld delle case degli ttttttclti truppe collocati in certi luoghi per impe
ove recavanei per riscaldarsi, per pane; dire i ladrouecci , le turbolenze e lo ladi
giare, c della quale faccino an:lte delle rioni.‘ e per trarne gli autori dinanzi ai
aule pel pranzo. Quest'uao era da loro magirtrati del tuo 0. Da quanto riltflir-ce
praticato specialmente nelle case di cam Sarlont'o ( 32 , c. ) queati soldati lumno
|flgutt Ov'eravi una torre più alta di tutta ialttuit. da Augtuto: lgitur grassatorea
l'abitazione , che ti’ ordinario non eccule dlspoxllis per opportuna loco alatiolubu:
va un pieno, e alla sommità di quella torre pro/ubiul.
eravi una sala ben pertugtata da tutti t lati, ’ ‘j. - ( Subilarj Cosi chiamavauei
unicattteote destinata per ptanzat<. Così al i soldati levati in fretta e senza Scelta,
piacere della mensa, quello potevano ac apecialrnente quando trattavaei di sostenere
coppia" di scoprite la bellezza delle vici una PttlttlJlt»ea guerre: Senatum comule.v
ne campagne. ‘vocant: dice Tito Livio ,julwrtlur scri
' 3. - (Ad ), era un luogo di Roma bare e.rerciturn , atque in Algidum. ln
freqttentatiaàitn0 ove ai vedeva aempre una questo calo arrolavami indlll‘zreutetttente i
grande affluenza di persone oziare. Era Giovani ed i vecchi.
certamente coel chiamato a motivo di qual. ’ 8. -- ( Urbani). Soldati della città ,
che uadrante aolare ivi collocato. i quali non erano però gli strati eoll0 gli
’ - Dovrai questo nome ad un tributo imperatori, come quelli ti tempo della re
importo sul terreno pubbltco , dove taluno pubblica. Quelli ultimi etano soldati Ol'°
voleva edificare. Un tal tributo eta [innato dinarj che in un’ improvviea guerra lascia
dai curatori dei pubblici luoghi. vansi per la custodia della città, meutte gli
' t. SOLDATI ( Adscriplt'lt'i ). Cosi chie altri moveano all'iuirnico, e non nveaoo
mavttnai quei soldati aeuza impiego, che nessuna distinzione particolare. Ma a0tto
aeguivano l‘ eaercito per celere sostituiti ai gl'intperndori, i soldati urbani formavano
aoldati morti ed acciai. Ogni legione ne un corpo diatinto che non la ceclca se non
avea un certo numero di reguito , e allin se ai Pretoritmi , e che era incaricato di
chè non folat‘r0 afl‘rtto inutili, gli amnvmo cuatodir la città ove lvea il tuo Campo por.
di Grande per inquietttr l‘ inttnit:o alla van tante il nome di castra urbana. Godevano
gutrrdia. ‘ di tutto il lavoro de-gl' impcradori, e un
' 9- - ( Cdùurrii ), erano quelli cui no la parte migliore nei legati che questi
davaai il congedo per motivo di malattia : facearto nei loro h'lllllltt‘ll. Ricevevano la
questa parola trovati in Tito-Livio ( l. 6, metà del aoldo dei Pretoriani; più pronta
c. 6): Tertt'ut exercitu.v ex causarii: se mente degli altri ottenevano il loro con
ninriburque T. Quintt‘o scribalur , qui gedo, e godevano di parecchi altri privi
urbi moenibmque prucsidt'o .rit. legi. Qneato corpo era comandato dal pre
' 3. - ( Comumult' ). Cori cbiamavauei letto della città.
i euldati cl-e avennn terminato il loro tem ' Sonno, paga dei soldati dai Latini
po, e meritato il ripom e gli stipendi. chiamata .tliprndiwu~ Da principio i Ro
' -( Mcrccnarii ). Danti questo mani non davano soldo alle loro truppe ,
nome alle truppe auailinrie che la repub e cialt‘nn fece: la guerra in pr--prie aprir‘.
bliea poneva in campo a sue spore. Privato sumpla .re ulclmnt miltle.v Rama
' 5. - ( Provinciali). Erano i soldati ni, dice Ferla, nntequum gliprqrliu mere
delle legioni. Nei primi tempi di Roma , rentur; e colo verbo l’ anno 347 di limiti
quando 1’ ll.alia non era auror- eoggetta al la Repubblica im‘."lllirttiit ad accordare una
potm; di lei, le romane l245i0trl non etano paga all' iulatttetia , a motivo del lungo
S()Ih (308t) S()Ih
aaudio di Veicoli. Da principio il rolla lei soldi di Francia, e presto gli Ateniesi
lit di tre assi ogni giorno per ciascun lan il primo a atllbilir l'uso di Slipt‘lldlll‘6 i
te, e di aci per ogni centurione. Dopo soldati fu Pericle. Tanto preaao questi ul
Cinque o aei anni ai incominciò ad occor timi , come presso gli Spartani, la paga
darue anche alla cavalleria, quindi ad ogni militare non incominciò le non le uandn
cavaliere fu dato Il triplo del soldi) del la repubblica fu costretta di apediie(le Iol
fantaccmo; poscia la paga fu aumentata a dnteaclte fuori del tuo territorio a far la
due oboli , o del terzo del denaro puri la guerra in lontani paesi ; lt|ìptlmcCllè viven
iul'anteria , e del denaro intero per la ca do all'artunta con molta sobriet'a, e con.
valleria ; ma sotto gl’inipetatnri la paga tentandosi del puro neceaant‘io , di molto
in di un dettero per ogni soldato d‘ inlan non ai allontanavauo dal loro paese, in cui
teria , a del do ptn per la cavalleria. Vi rit»ruavano a avernare; ae recavami più
furono dei tempi in cui la repubblica som lungi, erano accompagnati da una quantità
ntinistrò loro del frumento gratis, circa di V|lltC8lll carichi di frumento e di altra
quattro moggi ogni mese per ciascun fante, pwvvinoni da bocca , i quali costeggian
e dodici per ogni cavaliere a motivo dei no, e abbondantemente aomministravano
suoi domestici, con quasi quarantadue mug ad essi tutto ciò che alla loro Ittlltflteull
gi d’orzo pe'auoi (Zavhlli. lo altri tempi era necessario. La paga dei aoldati , da
Il difalcava tutto ciò dalla litro pagli; ma quanto ne dice Demo.vtene sulla spedizio
lt1ll0 la maggior parte degli imperatori, tre che formava il soggetto della prima
venne lor dato eziandio il soldo franco. Filippica, era di ordinario regolata nel
Veniva ad essi somministrato anche il ve modo seguente. Uavanai ad ogni lame die
atimento, come punti duvanai loro le ‘armi ci dramme, vale a dire , circa dieci lire
e le tende , ma tutto era ritenuto aulla pa al mese, lo che facea qualche cosa di più
ga. La paga dei soldati fu raddoppiata da di sei soldi al giorno , e ogni loldato a
Giulio Ceaare, e Augusto Collfel‘lltò quello cavallo riceveva trenta drsmtne, vale a di
uso che si mantenne poscia aino a l)omt“ re , trenta lire circa al mese che faunodi
liana. Sotto questo principe ogni soldato ciotto soldi al giorno. Riguardo alle armi:
area quattro monete cl‘ oro ( mula: ) al te navali, Ogni galea aveva venti mine _,
mese, secondo la tellimouinula di G’uxfv vale a direI mille lire al mese. Presso
Lipsia, in ciò con ragione Cunll'ntldell0 da gli Ateniesi, la paga dei marinai era di
Gronovio , il quale riduce la pagr a dodi tre oboli , vale a dire , di circa sette sol
Ci monete d'oro per ogni anno. I soldati di al giorno.
ricevevann la loro paga dalle mani del " t. Sete. Quel!‘ astro è stato il pri
Questore cui era consegnato il denaro dal t'n0 oggetto dell'idnlatrilt. La sua lv‘ll‘lzl,
tribuno del teloro: De aerario a tribtun'a Il vivo suo apleudore , la va idit'a drl suo
aerarit' annum v-I'nl‘f quae.ttori sole: (Arcon. corso, la sua regolarità ne I‘ illuminare
Vari‘. 4, p. 39 Da principio quel da lucceaaivamente la terra, e nel portare do
naro era preso sul popolo, il quale fu li vunque la luce e la fecondità, tutti quelli
lierato da fitll‘atts imposta dopo il trionfo caratteri essenziali alla divinità, facilmente
di Paolo Emilio il Macedone. Questo ge tngannarnnn degli uomini grngsolani e car
nerale depose nel tesoro tanto denaro , ri nali. Il Sole era il Bel , o Rfml dei Cal
cavato dal bottino da lui fatto , che er t‘lci, il Molné'ft dei Canenei. il Bnrlfigor
luogo tempo fu battente a pagare il aollio dei Moaltiti , l‘ Adone dei Frnicii , o
alle truppe, come ne lo dice Cicerone (de degli Arabi, il Saturno dei Cartagineai, lo
(filo. 2 , 23 Tantum in aerarium pe Usirr'de degli Egizri , il Mitra dei Persi .
Clltt'ae invezil al tutina imperatori: proc il Diont'aìo degl' Indiani , e l'Apollo o il
llfl fittem attulcrt't tributorutn. Cò nono Febo dei Greci e dei Romani.
stante quelle somme ai eraurirono, duranti Vi sono dei dotti i quali hanno anche
le guerre civili , e fu d’ tropo di ritornare preti-so che tutti gli Dei del paganesimo si
alla ceaaata imposta sino a tempo di A": riducea‘set'0 al Sole, e tutte le Dee alla Lu
firma, il quale fu il primo a stabilire una no. Mocrobio (Solar. e. 17) dice espres
cassa militare cui assegnò delle rendite cer samrnte che tutti g'i Dei si riferivano al
le: nerart'une militare ctun vectt' au'bua Sole : Deor omne.r ad SnIem re/‘errr'.
rinvia iatituit. (Suez. c. 49, n. .) _ Ma il Sole è stato anche adorato sotto
Nei primi tempi, tanto prello i Greci, il t’oprio suo nome. Gli antichi poeti di
Come presso i Romani non vi lo paga di or inario hanno distinto Apollo dal Soli’,
sorta. Facean eglttttr la guerra a loro ape ric0nnacendnli come due diverte Divinità.
‘°_r gratuitamente servivano , e non furono Omero, nell'adultcrio di Morte e di Ve
‘l'lpcntliali se non Se ben tardi. Il giovane nere , dice che Apollo luistette allo Spi"
Ciro accordo ai marinai che servivano aula thcolo, come ignaro del fatto, e cl": il
l‘: galce di lmred»mnne , quattro ulwli al Sole ialrulto ili tutto l’ intrigo . ne area
B'Orno, lo che ammonta a poco più di dato avviso al marito. Il Sole area pur
SOL. (308.4) SOL.
esso i suoi templi e i suoi sactitlq. Gli ai tuoto tempio in Roma. Sopra una meda
dava altresiuu'origine dillèrente.5econdoi glia di quell’ imperatore , si vede il Sole
Greci, era egli figliuolod’lppert‘urte, e Appl. coronato di raggi colla seguente iuacriziona
lo di Giove. Luciano dice che il Sole era
uno dei Titani. I marmi , le medaglie e Sano Dzo Son:
tulli gli antichi monumenti, d'ordinario li
dialinguono: lo che non toglie che i filo Al Sole Dio Santo. Sopra un‘ altra me
noli ed i fisici i quali ricercano la natura doglia ai legge:
‘delle coae , non abbiano prelo Jpollo pel
Sole , come Giove per l’ aria , Nettuno leuc-ro Son
pel mare , Diana per la Luna, e Celere
poi frutti della terra. Cicerone _ne conta Al Sole invincibile. l Messageti, secon
cinque .‘ uno, figliuolo di Giove,- |l secon do Erodoto , e gli antichi Germani, se
do ; come ahhiam detto di sopra , liglmo condo Giulio Cesare, atlflt'avant) il Sole
lo di Ipperione; il terzo di Vulcano, so numinalameute , e gli sacrificarano dei ca
prannominato Opaa; il quarto avea per valli per indicare colla leggerezza di que
madre Aeanto; e il quinto era padre di ali animali, la velocità del corso del So
Beta e di Circe. le. Sopra di un monte vicino a Corinto ,
D‘ ordinario il Sole. era rappresentato dice Pausania , eranvi parecchie are dedi
sotto le forme di un giovane col capo rag' cale al Sole. Gli abitanti di Trezene con
giante; talvolta ai tiene in mano il_cornn sacrarouo un‘ ara al Sole liberatore dopo
copia , aitnbolo dell' abbondanza di cui Il che lur0n0 liberati dal timore di cadere
Sole è autore: ben di aovenle egli è sul rotto la schiavilù dei Persi. - V. ELA
suo carro tirato da quattro cavalli i quali saturno , lllt'raa , Osmoa , Salari, Ano
camminano ora di fronte, ed ora co cttau, Srauvmae.
me aeparati in due coppie. I nomi di « In tutti i tempi ai è osservato nelle
quei cavalli , secondo Fulgenzio( I. I. atorie primitive, dice Rubnud di SI. Etico
della sua Mitolo in) aono i seguenti ; ne , un certo linguaggio metaforico e ani
En‘llzreus , ossia Il rosso; Acteon , il lu muto , che è loro comune ; ma eraai trop
minori); Lampna, il risplendente; e phi po aino ai nostri giornitrascurato di ricer
lngrua, che ama la terra.‘ Il primo nome carne la causa. Quel linguaggio brilla
di Eryt/trlua si prende dal levare del 80 specialmente nelle Greche origini. Tutto
le , tempo in cui i suoi raggi cono r0asa vi è , per cosi dire , eraonil‘icato, tutto
stri; da ciò viene che Omero dice che la vi trova vita e azione. I Sole che illumi
aurora ha le dita color di rosa , prenden un il mondo è Dio pieno di gioventù e di
do le dita pei raggi. Il secondo Acleon , vigore , portato sul ano carro e trascinato
prende il suo nome dalla chiarezza del So da cavalli che mandano fiamme dalle nari
le, allorché ha egli fatto una parte del suo ci , spande egli dei fiumi di luce sull' u
cnrao verso le nove o le dieci ore , che niverso. I suoi raggi anno frecce con cui
più non avendo a rompo-re un’ atpmsl'era egli trafigge i anni nemici. Porta un arco
ai densa , spande egli una luce piu pura. in mano. e sulle sue apalle rimane la aurt
Il terzo, Lnmpaa, n il riaplendente , trae faretra. Quando questo Dio appare sul mat
il ano nome dal meriggio, momento in cui tino , per illuminare la terra, eace dal suo
l’astro della luce brilla di tutto il suo pnlagin , le porte si aprono , una giovane
splendore. Il quarto, Pht'logcus, riceve il Dea lo precede , le cui dita di rose semi
un nome dal Sole al tramonto , pQrclti! anno dei fiori ed irui begli occhi versano
sembra tendere vano la terra. Ovidio da delle lagl’ime : dodici donzelle , che facil
ai cavalli del Sala dei nomi diveni chia mente si riconoaca t‘aaer sorelle, accom
mandoli , Pim'de. o Piroo, Eta, Eco e paguano il suo cammino : son use le Ore
I“legonte. che ceco lui correndo, i au'oi passi misure.
Quando il Sole ha terminato il suo cor rnnno, e divideranno la giornata. Giunto
lo . ai tuil‘a in mare , ove Teli lo accoglie al fine del suo corso, dinanzi a lui s'apre
nel proprio palazzo. Le Neretdi tosto ai il palazzo di un’ altra Dea, e Teti nel suo
afl'rettano a aervirlo, ed a somministrargli seno lo accoglie. Allora due altro Divinità
tutto ciò che a rimetterlo dalle sue fatiche prendono il suo posto in ciel0; la Notte
può contribuire. I suoi cavalli vengono rin delle nere ali , dal lugubre carro seminato
freacati coll' ambrosia. di zeliri ; e Febe, amabile suora del bion
Il Sole era la gran Divinità degli abi do Febo, com' esso d’arco e di frecce ar
tanti di Rodi, i qualiaveano a quesl'astro mala , e che inseguita dagli astri amanti
conaacrato il lento rinomato magnifico co di lei , sempre coll' incerto suo corso da
loaso. L'imperadore Eliogobglo si recò loro si somae. H
lempre e gloria d'essere stato sacerdote Il Quaalo metafmico linguaggio di cui
del Sole in Siria , e gli Consumi) un son auvironai gli antichi popoli per parlare
SOL. (3083) SOL.
dei grandi fenomeni della natura , venne Un vaso etrusco del Vaticano ci offre
altrui impiegato per esprimere i fenomeni il Sole e la Luna sovra una quadriga che
più piccoli. Ogni popolo fece pur uso di porta un naviglio. il Sole ha un diademl
una diversa metafora per esprimere gliog intorno al capo, e quel diadema è il più
getti medollmi. Qui il Sole fu fratello antico che troviai sui monumenti.
della Luna; là fu egli il luo sposo che Preaso gli Egizii il Sole era l’ immagi
co' suoi raggi la fecondava. Il giorna ne della Diviuità.Vi lggiungeauo parecchi
liero suo corso presso i Persi era descritto attributi per indicare le diverse perfezioni
in un modo un po‘ diverso .- vedensi ilSo della Provvidenza. Così per far comprende
le tirato sul suo carro , preceduto da un re che la Provvidenza somministra agli
giovioett0 portante un‘ accesa fate , segui uomini ed agli animali il loro nutrimento
lo da un altro con luce spenta; chiamava in abbondanza , sconrnpagnnvano il simbo
tsl Mitra: , come Venere era chiamata lico cerchio del Sole di piante le più fe
Mitra. condo : due tinte di fiamme esprimevano
“ S'iocomincia a sospettare che quel che 1' Ente upremo è 1' autore della
metaforico linguaggio dovesse essere quel vita ; due serpenti, il conservatore della
lo di un'epoca in cui era parlato, ma ne sanrt‘a.
riursrt'etno interamente convinti allorché il Sole aveva altresì le sue immagini e
vedremo che quello stile era stato a tutti le sue rappresentazioni. Veniva indicato
li oggetti applicato-Di letti non si erano sotto le forme di un uomo che porta
limitati a dipinzere in tal guisa il gior non acetlr0 od una sferra; talvolta era
naliero corso (lrl Sole: tutti i suoi passi, espresso anche per mezzo di un 0t‘clti0.
tutte le sue apparizioni , tutti i suoi onn Il Sole! è rappresentato in alcuni quadri
giamenti, sono seguiti al Nord , i suoi sotto la figura di un giovinettn di bionde
passi retrogradi verso il Mezzr-giorno;tnt tapellalura coronato di raggi , che percor
tu lo notato sotto differenti ligure. Anche re il zodiaco sopra un carro tirato daqurtt.
i cambiamenti cui andava egli soggetto di tro bianchi destrieri. Di sovente ha egli una
ora in ora, dipingennsi l0ll° altri tratti. sferzs in mano , per dinotsre la velocità
Narravansi , dipingeanai , o cantavsnsi i del suo corso.
viaggi del re celeste dall' Oriente all' 0: Allorquando si è voluto poeticamente
cidente, quelli del Nord al Mezzogiorno, esprimere il levar del Sole, verme rap
la sua discesa iill' inferno , il suo ritorno presentato il biondo Febo, che brillante
sulla terra. Aereo navigatore , s‘ imbarca di raggi, esce dalla piume di Teli. E sta
va egli in Oriente, e tutti i popoli nel to eguslmente indicato il tramontare del
suo corso aoltomettendo, giungeva in Oc. Sole con Apollo il quale, come Iltbìdl'll
cidente che ne era il termine; ivi pianta detto pnc'rtnzi , va a riposarsi in grembo di
vtt delle colonne , limiti eh‘ era impossi quella Dìviutt‘a.Questi due pensieri sono
bile di oltrepassare , invitto eroe , percor stati rappresentati in due gran quadri ese
revtt il zodiaco (penoso cammino) ove do guiti dalla rinomata manilnlturrt di GOL;
dici l'aticlre successivamente lo trattenen Iin.r , con una ricchezza di composizione
no; e oli‘ egli da vittorioso conquista di cui i soggetti non ne sembrano forse
toro superava. Ùra fanciullo, ora uomo suscettibili.
maturo, ed ora vcgliardo , vedransi le Nel primo quadro che dee rappresenta
pitture che lo indicavano portare la forma re il levare del Sole, Apollo tutto risplen
e gli attributi di quelle diverse età. Ogni dente di luce, esce dal seno di Teti: egli è
stagione cangiava egli di nome e di attri preceduto dall’ Aurora : mille amorini
buti » Annuncio , diceva un antico oraco che l'accompagnano,a piene mani. span
lo , che il più grande degli Dei e JAO dono i fiori sotto di lei , e annunciano al
che si chiama ADES, nell'inverno JUPI l'universo il Dio che gli è propizio ; ma
'I‘lÈR , HELIOS in tempo d'estate ,eJAO una vaga luce , che brilla intorno .a lui ,
nell' autunno , dsl che noi vediamo che ancor meglio lo annuncia, e fa succedere
in tempi posleriori,diun solo e medesimo il perfetto al debole giorno della tenere
personaggio vennero fatti quattro Dfi e che amante di Cefalo. il cielo si tinge di un vi.
Plutone , Giove, Elio e Bacco sonni vo azzuro; le acque cernlce solcanai , e
quattro Soli delle quattro stagioni. u invitano uno sciame d’ amori a scherzare
Il Sole 0 Febo , sui monumenti porta intorno ai Tritoni , e alle Nereidi.Veggon
una corona di dodici raggi per alludere ai ai quelle marine Divinità affrettarsi per
dodici mesi dell‘ anno.- Marcia", (‘up.l. servire l'amante. della loro regina. Una gli
2 , p. 43. calza i coturoi, l'altra gli presenta la rett‘tl.
Una testa del Sole conservata nel Mu Un amore Iibrato aull'aria, gli Yel’ll dell'am
ero di Roudinini a Roma, è circondata hrosiss sulle mani , mentre la prim'0m
di sette raggi, a motivo dei sette suoi del giorno viene ad uvt‘ertirlo che il suo
figli. carro è pronto. I suoi cavalli , come ladi
SÙL. (3084) SOL.
pinge Ovidio, impazienti, mandano fuoco Campidoglio. Queste tre Divinità sono in
dalle narici. Apollo lacilmentr: ai fa cono attitudine benigna e pacifica. Vicina ad ca.
acet'e per l’ elegante tua statura , per l'a se sta la Fortuna, che tiene il cornuco
ria del suo capo , ove brillano le più leg. pia, ed appoggia il suo remo sul globo
giadre e più nobili grazie , pci cuoi beglidel mondo.
occhi pieni del più dolce fuoco, per quel (Mit. Pertw. Gli abitanti del Perù
lo splendore di gioventù epario in tuttala non riconoscevano altra Divinità fuorché il
sua persona. I poeti non hanno l'uso di Sole, e tutta la loro religione consisteva
dare ad Apollo la cetra , se non se quan nel culto che a lui tributavano. Riguarda
d0 lo rappresentano come Dio dalla poe Van eglino i loro imperatori siccome li
sia; ma in questo luogo si può riguardare glluoli di quest' astro, e nella città di Cu
la lira , come un simbolo dell' armonia che eco avevano edificato un magnifico tempio
regna in cielo; ed un tal simbolo può es in onori! di lui, ove colla più gran potm
aer egli collocato meslto che nelle mani pa era egli adorato.
del Dio della luce? ( Mit. Amerie. ). Il Sole e pur l’ ogget
Nel secondo quadro, i cavalli del Sole !0 del culto degli abitanti della Virginia.
già cominciano a lulfarai in mare. Il Dio In onore di lui ogni mattina. allo spunta
accade dal suo carro , Illidatndone la cura I’‘ del giorno, vanno que' popoli a punti
all' nltim' Ora del giorno , e corre a pre carai in qualche fiume; uomini , donne o
eipitarsi fra le braccia di Teti che volut fanciulli, tutti praticano una tale ablulione,
tuosatnente sdraiata sui flutti , Sembra a e non cessano di lavarsi sino al naacet'
speltarlo col più ardente desiderio. Ma del Sole. Appena scorgono iprimi suoi
egli non è più quell' amante circondato flggi, allora, immaginandosi di esser pu
di luce divina : il suo splendore ai oscura rificati, gli offrono degli omaggi degni di
e scorgeai ch’ ci eta per iapegnersi. La lui, e gli presentano ogni sorta di la
Notte t\piega le nere sue bende , appare bacca.
l’ astro di Venere , e già discopresi tra Nel numero degli adoratori del Sole si '
verso di alcune nubi il pallido disco del possono contare gli abitanti della Florida,
la Luna. La luce sparse e che si va in particolarmente quelli che soggiornano nel
sensibilmente perdendo nelle ombre che la le vicinanze delle montagne Apalaclte.At.
circondano, serve a vieppìù caratterizzare lt‘ibttiscon eglino a quest' astro la creazio
il soggetto. Ciò nonostante le Nereidi ed i ne dell' universo, e pensano di essergli
Tritoui colle diverl€ loro attitudini , indi. debitori della vita. Narrano che il Sole a
cm la gio'a che insptra loro il ritorno del Vendo cessato dt comparire per lo sputo
Sole. Anche i delfini sentono il potere di di ventiquattro ore, la surt assenza fu ca
sua presenza , e mille amoriniche sortono gione di un terribil diluvio, e che le ac
di sotto il velo della notte , ai precipitano que del grata lago Teomi, traripando, tutta
nelle onde, e sembrano invitare il Dio del coptirono la terra ed anche le più alte
giorno a gustare le dolcezze del riposo. montagne. Quella d‘ Olaimy sulla quale tl
Una ttlatua della Villa Picint'ano, eiof. Sole et‘asi da se stesso costrutto un tempio,
(re il Sole col capo raggiante, che por fu la sola che ai sottraaae a quella generale
la in mano un glo , simbolo del mon. inondazione, e salvi) dalla morte coloro
do ch' egli illumina , ed un cornucopia , che vi si poterono rifuggire. Spirale lo
emblema della fertilità che ivi spande; ventiqnattr' ore, il Sole ricomparve in tut
stanno a‘ suoi piedi Eta e Piroo, due de’ to il suo splendore ; il benefico tuo Calr\f0
suoi cavalli. , dissipò le acque , e ritornò la lena nello
Nel Museo Pio-Clementina (Vol.lV.) stato suo naturale. Da qttell' epoca, gli abi
troviamo un basso-rilievo rappresentante il tanti della Florida apalachiti hanno con
Sole in una quadrt'gd; ci tiene in mano tenuto una singolare venerazione el tem
una sfera: , ed è preceduto da Lucifero pio del monte d‘ Ùlairny, e pel 01: che
colla'aua foce; come pure da Castore eh’ da si gran flagello gli avea liberati.
e a cavallo. Talaua , o Anfilrile (il Ma Ogni qualvolta qneat' astro si presenta,
re ) , appoggiata ad un' urna ed il Cielo, gli trihutan eglino i loro omaggi. ‘Nylcor
figurato come un vegliardo col tuo velo IO dell' anno, contano quattro giorni so
spiegato , osservano il maestoso sito corso. leoni, durauti i quali, in particolar modo
Altro quattro Cosmiche Divinità, vale a lo onoraoo aul monte d'0laimy. Nella
dire, relative al sistema dell' universo , notte che precede eifl‘atte feste, gli Jan
ne son pur teatimonj. Giove, eccompagna. uas, o sacerdoti del paese, hanno cura di
lo dall' aquila e portante lo arettra e la accendere sul monte una quantità di fui»
_/blgore, sta fra Giunone velata col pavo chi. L'indomani allo spuntate dell' aurora,
ne a‘ suoi piedi, e Minerva che ècoperta il popolo vi si reca in folla. l! trmpio
della ma armqfuru ; questa tiene la dritta consacrato al Sole su quel monte, propria
come l'aver nella cella (santuario) del mente parlando, non è che ttna vasta 5r0|.a
S()In (3085) S()L.
la, scavata nella rupe. La sua forma è 0» tare, i guerrieri sortonu dal villaggio, ed
vale, ba dup,ento piedi di lunghezza,e cen incominciano una danza cui essi chiamano,
toventi di altezza: riceve efisa la luce per la danza del grande spirito
un foro praticato nel mezzo della vòlta. ' a.- (bastone del) - i’. Osnnne.
Quella grotta è tanto sacra, che non è per ' Socra1'aaa. C0al chiamavsai in ltalia
messo al popolo di entrarvi. I devoti con un luogo del regno di Napoli nella vici
segnano le loro olî‘erte ai Sacerdoti che le nanze di Pozzuolo che sembra ardere per
appendono a diverse per'iclre all’ ingresso petnamente, ed ove trovasi un gran nume
della grotta. Ivi non si fanno al Sole sa ro di aperture che lasciano uno sfogo ai
critici di sangue, Uscendo persuasi che non sulfurei vapori, ed al fumo che il sotter
possano esser graditi a quell’ Ente vivili rauco fuoco la sortire dal seno della terra.
canta e conservatore. Il culto religioso che Tutto il terreno della Sol/attira è vuo
viene a lui tributato, C0ltei5tn apecialmente lo, e sotto i piè risuona ,- essendo stato
nel cantare le sue lodi, nel gittarc dei pro minato dai fuochi sotterranei, Salt.’l.tl)0 pe
fumi in un gran fuoco acceao dinanzi alla ricoloso di passarvi a cavallo pel rischio
grotta in onore di lui. Ecco ciò che in di sprofonda-visi. Taluni credono che i
quella festa avvi di più notabile.ll saterdo. luochi della Solfiatara abbiano comunica
le versa del miele in una pietra concava , alone sotto terra col Vesuvio che ne èdt
posta dinanzi ad una tavola di pietra, span stante quattro leghe; e Plclel‘nlell che al
de egli intorno una certa quantità di Bra lorquando il vulcano è tranquillo, sia più
un d’ India per servire di nutrimento a forte il fumo dalla Sol/Mara, e viceversa,
certi angelli conaacrati al Sole , e che se quando il vulcano vomita delle fiamme ,
condo gli abitanti della Florida , cantano e va soggetto a forti eruzioni , il terreno
le lodi di quest'altro. Quegli uccelli, ebra della Sol/‘Mara eia meno agitato.
mati Tonatzulis. sono espressamente por Questo luogo era già noto agli antichi
tali in gabbie, onde servire alla solennità che lo chiamavano Forum Vulcani; Pli
della festa. Verso l’ ora del mezzo giorno nio da a questa collina d'Italia il nome
allorché i raggi del Sole cominciano a ca di Leucogafi colles, a motivo della bian
dere sulla tavola di pietra, i sacerdoti ter clrezza del terreno. Nello stesso luogo eran
minano di abbrnciare i loro profumi; po t'i delle sorgenti d'acqne, cui ilcitato stu
,acia sei di loro sono occhi a sorte per a’ ricu (1.31, e. t.) nomina Lcucogwi jbn
prire le gabbie, e liberare sei uccelli del le: , e le cui virtù erano molto vantate,
Sole, ai quali vien da|o il volo. specialmente per la guarigione delle pia
Il Paranusti, oaaia capo di quegli abi Blìfi. Questo luogo è stato descritto in ver
tanti, essendo in punto di partire per la si da Petronio. l moderni la chiamano
guerra, raccoglie i suoi soldati in una pia Sol/Mara: credesi esser composta degli
nura, e collocandosi in mezzo di essi , la avanzi di un monte stato distrutto da «it
faccia rivolta al Sole, fa a quali’ astro una tcrranei incendj, e che sia stato cangiato
patetica preghiera, nella quale gli doman in una pianura.
da la vittoria contro isnoi nemici. Ei pren ' SOLFEGGIAII. Aristide e Quintiliano
de poscia una scodella, o una tazza di le‘ ci fanno sapere che i Greci per solfeggio
gno piena d'acqua , e mille imprecazioni re, l'oceano uso di quattro sillaba 0 duro.
vomitando contro i nemici, gitta l'acqua minazioni di nota, ch'essi ripeteano ad u
per aria dimodochè la più gran parte di gni tetracordo, come presentemente se ne
essa ricade sui suoi guerrieri. Possa, dice ripetono sette ad ogni ottava,- quelle sil
egli, così essere da uni versato il sangue labe erano le seguenti le, la, lire, dio; la
dei nemici.’ Riempie un’ altra volta la prima corrispondeva al primo suono, ossia
tazza e la rovescia sul fuoco , dicendo: all'lrypata del primo tctracordo e dei se.
Possa il voler vostro distruggere i nostri gueuti, la seconda alla parhypatu; la ter
nemici, si prontamente, quant’io estingue za al licunos‘; la quarta, alla nele; e così
qurstof'unen I in seguito, iuccminciando di nuovo questa
l Natclii , i Tensas o Taencas, popoli maniera di aoll'eggiare, la quale chiaramen
del Miasitsipi adorano particolarmente il te ci dimostra che la loro modulazione era
Sole, cli’ r-ssi riguardano come uno degli circoscritta all'estensione del tetracordo, e
avi del loro capo. In onore di luimanten che i suoni omologi aerbantlo gli stessi
gnu eglinn un fuoco perpetuo nei templi a rapporti ed i nomi di un tetracordo all'al
lui dedicati. Ogni mese al declinar della tro, erano riguardati siccome riptlttti di
Luna, que'aehagsi portano al tempio un quattro in quattro , come attualmente fra
piatto delle più squisite vivande che i sa noi di] ottava in ottava ; essa ci prova nel
cerdoti offrono poscia al Sole. tempo stesso che la loro tttm0niclt gflrtfll'
Nel Canad'a le donne arringaoo il Sole ziooe non avea colla n0atttt vettura re
allorché spunta in cielo , e gli presentano lazione, ed era sopra printilpii affatto dif
i loro figli. Allorché stit egli per tramon ferenti stabilita.
SOL“ (3086) SOL.
' Sorso. Gli antichi ne faceano uso per co alcuni grani di quelli che veniano loro
purificare le casa, i col voli o gl'infelici, presentati pert:l'tè li prendeano con troppa
con aulfurei profumi. mero ne è il più avidità. - Rari. Solum, suolo , Cicerone.
antico teslitn0ni0.( Odus. un , 481.) Pro ’ Sonno ( Giulio ), grammatico del
pl:rzio (4, 9.) dice : primo secolo, compose un’ opera intitolata
Pulistore: è deasa una raccolta di osserva.
Impero! et tnlus t'terum mutare lacernaa, zioni storiche e geografiche sopra tutte la
Terque mcuns luigi! rulplturis igrte ca città del mondo allora conosciuto. Questo
put. autore fu soprannominato la JCÙIIIB di
Plinio, poiché tentò d'imitar Plinio il
SOLIMANI (Mii. Orient. ), monarchi naturalista. La migliore edizione del suo
preadantili che i romanzi orientali dicono Polisloreè quella che Sulmasio fece stant
aver posseduto l'impero universale della pare a Norimberga nel i777.
terra per un gran numero di secoli prima " SOLITAURILIA, sacnlicj che faceauo i
di Adamo , e aver comandato a creature Censori dopo d'aver chiuso il censo, ossia
della loro specie , diverse da quelle delle l'enumerazione del popolo. (Ascon. in
posterità d'Arlamo , imperocchl: le une Ctrcer. p. 10.) Sacrifict'a quan censure:
arcano parecchia teste, le altre molte brace completo quinquennio uróem lustrantes,
citi , ed alcune più corpi. Tutti qfle’Stìli de sue, ove , tauro flaciebant. Vi si oli'rl
rnant' possedevano di padre in figlio uno vano delle vittime intiete, e da ctò venne
scudo di cui serviansi nelle continua loro il primo nome, ez- .rolo, ide.rt toto et
guerre contra i demonj , loro nemici, la laurt's, id est virilibus, perché nulla tron
spada fulminante e la corazza che in tut travasi di quegli animali , ( Festa ), quorl
ti i combattimenti li rcudeano vittoriosi - come: ma solidi integrt'que nutt corport‘s ,
Bi6. Orient. oppure suovetrturilm , perchè il sacrificio
Sor.usasollsa-Daun. Salomone ligliuol0 facessi , ex sue , ove , et tauro. Quintil.
di Dnvtd ( Mit. Orieltt. ). Salomone sali
al trono in età di dodici anni. Dio sotto lstitutoro di questo sacrificio fu il re
miae all' impero di lui non solo gli uomi Serw'o. Dopo d'aver chiuso il cenno, ossia
mi, ma ezittndio gli spiriti buoni e cattivi, I’ enumerar.ione del popolo Romano, fece
gli angeli ed i venti.Questo rincipe eser egli condurre una troia , un agnello ed un
citando un giorno i suoi cava li alla Clfllc toro intorno al popolo raccolto nel campo
pagns, ed essendo giunta l’ ora della pra di Marte, pretendendo con siffatta ceri
ghrera della sera, scese tosto di cavallo, e monia di purilìcarl0, immolando poscia quei
non volle permettere che si speudesss quel tra animali.
tempo a condurlo nella stalla , come pure Questo sacrificio era il più grande ed il
tutti gli altri, ma gli abbandonò come non più ragguardevole che si facesse a Illurle ,
avcttl.l più padroni e come destinati ai ser aves luogo per la lustrazione, o espiazione
Vigio di Dio. Da quell'epoca, Iddro per ri dei campi, delle armate , delle città e di
compensare quel principe della sua obbe parecchie altre cose, e per acquistarsi con
dienza , gli spedì un vento dolce e piace tal atto di religione la protezione degli
vole, ma forte abbastanza per servirgli di Dei. l Stîllldul'llitl distingueansi in grandi
ruontura, che da quell'istante lo portò ovun e piccoli. 1 primi erano quelli in cui im
que voler egli recarsi. Gli orientali lo ri molavansi degli animali giovani, un gio«
guardano siccome quello ch'è stato il mo vane porco, un agnello, un vitello; i
narca universale di tutta la terra. e gli grandi fsceansi con animali perfetti, che
danno Asaf per Visir. Alcuni Rahbini so nveano tutla la loro statura, come il Verro,
stengono, che nella pietra incassata nel la l‘ ariete , ed il toro. Prima del sacrificio
moso suo anello ci arorgea tutto ciò che facessi fare a quegli animali tre volte il
bramava di sapere. Nulla era di più ma giro intorno alla cosa che si voleva e.ìpiare,
gmlico del suo trono, aldi sopra del quale come lo dice Virgilio: La vittima che
continuamente svoluzzavano gli augelli per dev' essere offerta , sia condotta tre volle
servrrgli di padiglione allol'tltè eravi egli inforna alle messi.
assiso, e intorno al quale alla destra ve ll verro era sempre il prima ad essere
deaosi non sedili d‘ oro per i patrisrcbi immolato, siccome quello che più di tutti
ed i profeti, 1200 cl‘ argento pei saggi e gli altri animali nuoce alle sementi e alle
pei dottori che a anni giudizi ilîllill'vflllO. raccolte , e successivamente l’ariete , ed il
Sommo, ligliuolo di Giovee di Csltleoa, toro. l Solitaun'lt'a presso i Romani, erano
secondo Sie/ima di Bizsnzio, diede il suo un sacrilizio a Marte, ma presso i Greci
nome ai Solitari. un tal sacrificio veniva offerto ad altri Dei.
Sut.tsrruo , buon augurio che traevano i In Omero , a Nettuno; ed in Pau.rarua ,
Romani da alcttni polli che arcano fatto ad Esculapio, come pure ad Ercole e
tltgltltltl‘t i quali la.ciavauo Cadute dal bec‘ forse anche ad altre divinità. .
S()L. (3087) SOL.
Espreuo di fatti in un basso-rilievo Ove Il vocabolo solium significa eziandlo la
li vede l'imperatore sulla soglia dell'ac sedia di una distinta persona, come in
carupamt:oto pretorio , che dà principio al Cicerone: Quominna more patria sedens
sacrilizio versando del vino sul fuoco del in .ralio da. De Leg. 3.
l'ora , egli ha il capo coperto di un velo; ' &~mmssus, montagna dell’ Asia Minore
scoperta al contrario è la testa del camillo oell'lonia. Strabone (l. 11, p. 639. ) la
che gli età dinanzi , il quale tiene in una pone in vicinanza della città di Edessa al
mano il vaso chiamato prefericolo , e nel di sopra del Bosco sacro chiamato Ortygis.
l' altra il tnrrilmls. Tutti gli altri assistenti Egli aggiunge che durante il parto di La
al sucrilìlio , tranne il sacerdote ed il ca tonn, i Cureti stettero su questa montu
millo, hanno la testa coronato d'alloro. gol , e collo att'epito delle loro armi spa
Tre vittmsatj conducono un Verro, un vantarono Giunone che per gelosia tentava
montone ed un toro, animali che del’: di nuocere a Lalnna.
bono esser sacrificati, e che prima, come ' r. Some, o Sou , città dsll' isola di
abbiam detto più sopra , fanno il giro del Cipro, edificata sulle sponde del Clarin0
Campo , e sono seguiti da due romani, uno da una colonia ateniese, e secondo Stra
dei quali porta una coppa piena di frutta bone , precisamente da Anomanle e Fnlsro
e di focaccie , l‘ altro un Vaso che contiene ambedue ateniesi; IOCODdU Plutarco lìnal.
l’ acqua lustrale. mente, da Demofìmte. Era essa situata
SOLITUDINE (Iconol. Vino rappre soprs un‘emineuza il cui territorio era ste
sentate sotto le lorme di una do na assise, rile, e a quell'epoca chiamavasi Eprju ,
semplicemente abbigliata , che appoggia o /Epirn, nome che significando luogo e
ad un libro, percltè l'amore della sem minente, riusciva alla sua posizione rela
plicità, della tranquillitì e della medita tivo. Dopo parecchi secoli, essendosi recato
1jone , conducono acercare la solitudine. Salone in Cipro . strinse amicizia con Fi
E desse in un luogo deserto: un passero locipro , da altri chiamato Filociplo. uno
ed un libro cono i suoi attributi. dei principi dell'isola, e lo consigliò di
Ecco in qual modo l‘ ha personificata trasportare la sua citt‘a in un'amena e ri
Kiopsloclt: re La Solitudine tiene nella dente vicina pianura. Il principe segui il
destra mano un'allegra tana , nella sini consiglio , a la nuova città fu tosto edifi
stra un pugnale aflilato dal furore. Ella cala , e ricevette il nome del celebre legi
stende la tazza sll' uomo fortunato , ed il slatflre di Atene. - Stmb. 14. - Plut.
pugnale agl'infelici. o in Sai.
' SOL|IJM tur.rtsAnn , specie di tino per ’ a. - Citt‘a della Cilicis nell’Asia Mi
bagnarsi , che si chiamava lubrurn et la IIOI! , fu edificata dai Greci e cl-gli abi
uacrum. Diane (55) attribuisce a Mere tanti di Rodi. Si chiamò poscia Pompejo
nate I’ invenzione di sil‘l'atti bagni: prunus poli da Pompeo che si stabili una colonia
solinm sive nmmmium aqnne c.'idae in di pirati. I Greci che la abitavano, col
urbe strurit. A'tempi di Plinio se ne fa lasso del tempo, dimenticarouo la pll/rtlà
cenno anche ci‘ argento. El nisi argrntea della loro lingua naturale , la qual cosa
aolia fastidiant. diè luogo al .fmprannome di .mltcisli , tap
La arola solium significa anche la cassa plicato a coloro che malamente parlano la
in Clll poneansi icorpi mort'; ed è in loro lingua , e a quello di solecislno , dato
ueato senso precisamente che Flora dice: a un vizioso l'avellare. Questa città fu la
in dif/è‘fto odorr'bus solio, juxta sono: se patria di (‘ruotare , d‘ ,1ratn , di Cririppo
collocavil Anloninm. e di File/none poeta comico greco , con
Soliam, nel senso più ordinario, si ternsporanao di Mrrmndro. - Plin. l. 5,
prende pel trono , per la sedia dei re, c. Solr.o,
". promontorio della Libie, sul quale
chiamata soh'um invece di solidu.m , per
chè. era una specie di armadio fallo di un si vedeva un tempio dedicato alla Vendetta
s"l pezzo di legno, ove stavano assisi i re: e a Nettuno.
.rnlium , dice Servt'o ( Eneid. 7. v. 169.), Sonora, celebre legislatore d’ Atene, ed
est velo! armarr'um de una ligno ad re uno dei sette saggi della Grecia , nacque
gnns tulelam fuetlun. Quella sedia era nell'isola di Salamino, e fu allevato in
molto alta , e vi si saliva per mezzo di Atene. Suo padre rinomato Eufort'one, o
gradini. Siccome da principio furono fatte Eucc/restidc discende" dal re‘ Cedro , e
più per la sicurezza , che per la magnili~ sua madre era proaaima parente di Pisi
ces;za , cosi il legno in la materia scelta a strato. Dopo di avere con impegno studiata
tal‘ uopo : in snlio medio: consedit accrno, la filosofia e la politica, percorse la mog
dice Ovidio (Fast. 3. v. 78 ), ma in se gior parte della Grecia. Salone era tanto
guitu il trono divenne un oggetto ili Inti“), prode guerriero, quanto l‘m0nàpolllllîfl. il
e vi furono impiegata le più ricche mate mio Apirilo di moderazione e olrezzn lo
l'IC inflitacl alla Repubblica aiccome il punt
Diz . Mii. 387
SOL (3088) SOL.
di riunione di diversi partiti. che allora la chiara la propria imparzialit‘a colla legge
dwìtleauo. Gli abitanti erano discordt sulla che obbligava ogni individuo ad abbrac
specie del governo , dietro la natura del ciare un partito nelle civili discordie, e
terreno cb’esai abitavano. Gli abitanti delle che infami dichiarava i neutri, gli spoglia
montagne, dovunque e sempre inclinati va di tutti i loro beni, e a perpetuo bau
alla libertà, erano tratti al governo p0po. do li condannava. I partigiani di questa
lare; quelli della pianura all' ofigarclric , legge, pure essa ingiusta, dicono che ci
e quelli della costa marittima tlt?'i derava voles con ciò punire l'indifferenza e l'in
no un governo misto d'aristocrana e di aensibilità si mali della patria. Agginngon
democrazil. l poveri Chil'deWlnu una nuova eglino un'altra ragione molto iugegnosa ,
divisione delle terre , misura che non può ma alquanto stirscrlxiata. Salone avea os
esser -Il.ile , ed aver luogo che negli stati sewalo, dicon essi, che i ricchi , i poten
assai piccoli, più somiglianti ad una forni’ ti, i saggi stessi e le persone dsbbene era
gin , che ad tira‘ imparo; misura che non no i più riservati nell'espt't'ei al'c funesta
debb'esaer tentata se non se in casi e conseguenze delle civili discordie, eia per
stremi e molto rari, o piuttosto non esserlo ché avessero molto più da perdere degli
giammai , siccome contraria alla proprietà altri, sia perché il solo zelo del pubblico
e alla giustizia. Da un'altra parte i ricrlri bene è quasi sempre una molla molto me
dtrenuti creditori dei poveri, li trattavano no attiva, e meno potente della passione
con tanta durezza , che ben di sovente a che anima i ledlll05i. Quindi se le. persone
veau0 spinto questi ultimi alla ribellione. bene intenzionate ed interessate sino a un
Salone non aves preso parte veruna nè alla certo punto per la buona causa,abbraccia
durezza dei ricchi, ne alla rtbellione dei vano il partito della neutralità pel timore
poveri. Fu egli nominato Arconle, ed in dell'evento, quella specie di diserzione p0
caricato di conciliare tutti quei diversi in tea esser troppo utile ai cattivi,efar l'au
-teressi. Caro e gradito a tutti; ai ricchi, dacia e la violenza trionfare. Ma non si
siccome ricco egli stesso ; ai poveri, sic deve forse temere che in tal guisa costrin
come uomo dalibene, tutti lo scelsero per gendo le persme a dichiararsi, non si ven
arbitro e per legislatore‘. Ore di fosse pia sa a render più forte il cattivo partito
cinto, poteva egli farsi re , lauto più che coll‘ammissione, 1 degli irresaluti che ai
i suoi amici lo vi invitavano, ma egli co determinano ali’ azzardo, e per la sola ne
stantemente alle loro istanze ai oppoae. ceaait‘a di dichiararsi ? 2 delle persone ti
inon giunse a proporre la divi» one mide che pure si determinano in onta del
delle terre , per non dispiacere ai ricchi, la loro propria coscienza. a favrrtedel par‘
ma uu'espt'essa legge dichiarò assolti tutti tito che sembrerà lnrn il più fute? Non è.
idehitnrt, eliberi tutti coloro che dai forse questa legge alla d‘altronde a man
loro debiti erano stati costretti a vendersi. tsnrre ed infiammare le f»zioni e lo spiri
L’ ultima parte di siffatta disposizione, to di partito, e non ‘e egli opportuno che
cioè quella che liberavai debitori fatti in mezzo alle civili discordie vi siano de
schiavi. era giusta e conforme all' umanità, gli uomini tranquilli ed imparziali, i quali
ma evidentemente ingiusta , per lo eun. Pnsran essere ptesi per mediatori onde ri
trario . era quelh che annullaVa i debiti. condurre la pace?
Salone ebbe anche la diagrazia d'essere La legge che permetteva ad ogni indi
in tale operazione tradito da quelli fra i viduo di reclamare dinanzi si tribunali il
anni amici. cui ne avett confidato il segre risarcimento di un oltraggio fatto ad un
tu, affinché gli fossero compiacenti drilo particolare, perfettamente conveniva ad uno
ro Consigli.Q“esti sapendo ciò t:be dovea stato il quale non formava per cosi dire.
succedere, furono soileciti di prertdrt‘e se che una sola famiglia, era un possente le
cretamente delle forti somme a prestito game per affezionare ogni particolare alla
colle quali acquistarono molte terre che ad reptlbltllttà. Uno stato in cui l’ ingiuria
tssi restarono, mentre la legge che fu po fatta ad un solo, divi-tue l'affare di tutti,
scia pubblicata annullò tutti i debiti.Uns non può temere che l'affare di tutti possa
tale infedeltà meritava che fossero almeno essere indifferente ai particolari. Prima di
privati del beneficio di quella leggi.‘ tutti Solonc, non eravi la libertà di testare , e
-oloro che ne arcano in tal guisa ahuaato; i beni del defunto all'erede dalla legge
erano fraudolenti falliti. Salone fu cri-flu indicato appartenevano. Snlnne stabili l'uso
lo complice della loro furfanteria, quantun dei bilimenti , 8. li libertà di dar ‘uno
que non vi avesse parte veruna. Doveva e a chi si volea , ove non si avessero figli.
gli stesso far cessare un tale sospetto de Una legge ben utile e ben conveniente
nunciando i traditori che ci ben conn ad un piccolo atato, e che si dovrebbe e
scea. seguire anche nei più vasti imperi , ai è
Dests meraviglia come “Il uomo tanto quella con cui Salone area incaricato l'A
‘fl‘pll'lit‘le, quant' era Solnre, abbia mac reoprgo d‘ informarsi con tutta l'esatt-na
SOL. (3089) SOL.
dei mezzi che ciascuno avea per assicurar esser sedotto o trascinato dall'espressione
II la propria sussistenza, o di puoi: coloro del volto o del gesto, ecc.
che meuavau0 un' oziosa vita. Era quello Solette non pt'fleudoa di aver dato agli
un sicuro mezzo oude prettrnite la'ntnggiur Ateniesi le migliori leggi possibili, ma
parte dei delitti che turbano la pace del soltanto le migliori di‘ cui fosseroin ista
la società. Quelli che nulla posseggono , to di ricevere; trovò egli, e lasciò l'auto
e che non vogliono travagliare , le han riti nelle mani del popolo, ma procutò di
no dichiarato la guerra , e pretendo eoutrabbilanciare una tale autorità; creò
no di vivere alle sue spese. L’ impo quindi un consiglio di quattrocento indivi
tenza e la necessità dl sussistere li dispo dui, ove rilerivansi, e p0nderatamente ass
ne, anzi li costringe al ladrom-ccxo e a tniuavausi tutti gli allori, prima di propor
tutte le frodi o le violenze che ne sono li nell’ assemblea del popolo .- ciò non po
la come ueuza. Di più; egli è fra que’ no tea dirsi decidere , ma iuttouo influire
mici deF travaglio che trovasi il maggior sulla decisione, imperocc e la decisione
numero di quegli spiriti inquieti . avidi di molto dipende dalla mnninra con cui ven
novità, strumenti di sedizìoni e di turbo gono ptesentati gli all'ari; ma finalmente
lenze, interessati alle ribe|lwni dalle quali la decisione propriamente detta non appar
possono soltanto sperato di veder cangrata teneva che al popolo, la qual cosa lttcea
la loro situa: une. dire allo Scita Anacarst' che in Ateo! i
Per una specie di C0t0llat'i0 di quella saggi uou leccano che deliberare , o che i
leggo, Salone dichiarò, che un figlio non pazzi deciduvauo. ll filosofo Scita maravi
fosse obbligato di nutrire il roprio padre, lisvflsi eziundio che si avesse fiducia nrle
ore questi non gli avesse litto imparare e leggi scritte; assuefatto a vedere un
un mestiere; imperocchè era lo stesso che gran popolo governato dai costumi, che
aver rimasto al proprio figlio i mezzi di più limitati, ma più sicnn sembran essere
poterlo un giorno alimentare. riguardo alle leggi ciò che ‘e l'istinto ri
Dello stesso dovere erano pur dispensa guardo alla ragione, ci pret'erira quei cn.
ti i bastardi, perché il padre loro utn~' a numi alle leggi scritta , che secondo lui ,
vendo pensato clu- a soddisfare una mo non uveauo forza se non se contro la de
mentnnea passione, e non avendo sovra est bolezza.Ei parsgonava le leggi scritto alle
si estese le sue viste, ha abbandonato il tele di ragno, in cui restano preso le mo
nascer loro e la loro vita all'obbrobrio. sche, ma che facilmente vengon rotte dl
Salone non aves l'atto legge veruna con gli uccelli; paragone clt’ei luce: in pro
ho il parrieidio, poichè dicea che un tal posito delle leggi di Snlone.
delitto non esisteva , che non bisognava Di tutte le leggi di Droenne , il nostro
crederlo nemmeno p0tlibile. Il pronuncia filosofo non lascio sussistere Clta quelle la
re delle pene per un caso che dovessi ri’ quali riguardavano gli omicidii.Cassb tutto
guardare come immaginario, semhravagli le altre che secondo Damade, erano scrit
un mezzo
dire , chediimpedire
insegnareunpiuttosto
delitto. , d'licemne
er emi te non coll'incltiostro, ma col sangue. Are
van essa un altro inconveniente non meno
(pro Rose.) approva, e quella reticenza, grande dell' eccessivo loro rigore, cioè che
ed anche il motivo : supimtrr feci.r.re di. non aveano {fa loro pro unione Vfl'llna,
et'tur ctun de eo Ilihll sunrerit, qttod an e niun rapporto fra i delitti e le pene, e
teu enmmr'nmm non era! ,- ne che erano state dettate dietro il metafisico
non tam
prohibere quum admonere ‘Ull/Cftflu'. principio, poscia adottato dagli Storici, cioè
Snlone colle sue leggi aumentò molto clte la legge è_un punto unico, e che tu!
il rispetto dei templi, dei tribunali, dei luo lo ciò che da lei si allontana e sempre
ghi delle pubbliche assemblee, e del regola. egualmente degno di punizione , come e
mento dvi teatri duranti i giuoclri. Rir,tabilì gualmente fuori di quell‘ unico punto in
egli ed accrehbe l'autorità dell' Areopago, e cui consiste la giustizia e la legge. la con
volle che quel Senato non l'osso cumpostose seguenza le leggi di Dracam~‘ puuivauo
non se di Arcouti usciti di carica. E nt-to egualmente COllu pena di murlfl tutte le
qual era ilsevero rispetto dell'Areopago per mancanze; quelli che non tveatto rubato
la giustizia e per la verìtìt;quali scrupoloso che delle erbe e dei frutti in un giardino ,
Precauzioni prendeva egli Contro ogni spe soggiacevsno al supplizio medesimo degli
cio di seduzione, qual saggia dil'fidenna op’ assassini, siccome egualmente fuori dell'or
poneva all'arte degli oratori; aveva ad dine. Principio aornmarnente erronea che
essi proibitoI se non l’ eloquenza che non Orazio assale con tanta ragiona in pater.
si può nè. prescrivere,nè impedire,dmeno cbi luoghi della sua opera.
le oratorio forme, l’ esordio, la perorozio
ne, le digressioni, ecc. El non teneva la C"! "I'I'I
sue sedute se non se nelle tenebre per non Ponden'bns mozlulisque mi: ratio uttlnr ,
IN.‘ Ì'f'
SOL. (3090) SOL.
U: quoeque est , ila supplieii: delicta Reduce nella sua pstris ritrovò molti
coercet? cimbilmenti, i partiti dells pianura, della
Si qui: eum servum, patinam qui t_nllere C°ll_l C della montagna si erano tisf:cesi a
luna: IUI_JI_ flvesn0 degli ambiziosi capi. il famoso
Semesos pisces tepidumque ligurierit fil’, FUI-“Mio ( V. il suo articolo) che aspi
In cruee su/Îìgnt, Labeone insuruor iuter rave alla tinunis , e che seppe giungervi,
Sano: dt‘catur: quanto jitrlosius tilt/14€ era alla test.» del partito della montagne,
1Wajus peccatum est, paululn delt'quit « che era principalmente quello della po
mrcu.s vertà, e della libertà. F.i seduceva tolti
( Quod Ili.!i conceda: , habeure intuavis , con le sue beneficenza verso i poveri . ‘0l‘
acerbus,) l'apparente suo zelo pel bene pubblico
Ùdistt' et fisgi.t l. . . . . . Solone in il solo che penetri) i suoi dise
Comminrt't leclum potus , mensave caril G"Ì» e uulladimsno da principio lo rispar
lum mio , colla lusinga di ricondurlo si sentì
Euamlrt‘ manibus triturn deject't, ob bano mentipatriùltici di cui in apparenza faceva
rem , egli pompa. Quando vide che Pistslrato,
Aut past'lum ante men quid pullum _in sotto veni pretesti , domandò che gli ve
parte calmi nissero date delle guardie, Salone con tutto
Su.rlulit esurt'ens , mt'uus hoc jucundus a il suo potere si oppose a tal novità ; ma
mtcu: allorché il vide impadronirsi della cittadel
Si! mi/ti? quid fact'am , si fhrtum _/ece la , allora contro di lui intiersmenle si lan
rit , aut si ciò , e non cessò di rimproversre al popolo
Pmdt'den't cammina [irle sponsumve ne la sua villi! , ed al tiranno la sua perfidia.
garil ? l suoi amici spaventati del pericolo cui e’
Quei: paria esse fe1e plduuit peccato, Ia gli esponessi, gli domandarono con inquie
burant tudine qual cosa poteva ispirargli tanta an
U! venturn ad verum es! , senso: more dacia; cui egli rispose : la mia vecchia/a.
sque repugrumt , 5010": mm sopravvisse due anni intier
fi'lque ipso Ulilildl justt' propt: muter e! alla libertà del suo paese , ma le sue leggi
aeqm . . . . hanno sopravvissuto alla tirannia e conti
Neo vince ratio hoc tanlumdem ut peccet nuarono a regnare in Atene. Questo rele
[dunque lrrel filosofo cessò di vivere l'anno 559
Qui tenero: cuules alieni fregerit horn', prima di G. C.
Et qui nocturnu: diuum Sacra legrrr't, Svlone erasi opposto ad un’ altra novilis
adril che ne'suoi progressi divenne In gloria di
Regala, peccati: quae poema irrogtt ac Atene. vale a dire , all'arte della trage
"05 , dita, che Tf’spt' cominciavo allora ed in
Ne Icu!ica dignum ltorribili sectere fla trodurre. Dicesi che quel genere era stato
gello: inventato prima di lui, ma che era soltanto
Nuns u: firulo crude: meritum majora un coro , e cnnsegm-ntemcnle piuttosto un
subire
ode , e senza dubbio un’ ode (‘attira , op.
Verbem , non veteor, cam dica: es.re pure se si vuole, una elegia cantata a un
pare: re: , dipresso come le attuali cnnznneltc, di
Farlo lalrocinits (‘t magni: porva mine quello che una tragedia. Tespt' fu il primo
rts che rendelle questo spettacolo drsmmalico,
Falce recisurum simili le . . . . introducendovi un attore che recitava qual
che dicorso , c formava come dei monolo
‘Quando Solone ebbe pubblicato le sue gl'l‘ fra due esnti del coro. Siil'atti discorsi
leggi , e che Atene con sacro giuramento erano finzioni, e Salone creden pfli00l0w
promise di religiossmente osservarle, sl< disccoslumare gli uomini alle finzioni. Non
meno poi corso di cent' anni , ei si sll0m si poteva allora prevedere qusl partito po
tsuò per lasciar tempo agli abitanti di sla tesse trarre un giorno l'allrgoria da quello
bilirsi, o di lurlificnrsi con l’ uso delle finzioni , anche a favore della morale;
medesime, senza che la sua presenza [m e non è da stupirsi che uomini snche
tesse contribuire a spander su quelle leggi illuminati si forunssero delle idee falsa
nè favore , ai: discredito , e si può pre di un‘ arte sino a quell' epoca ignota,
snmera che ‘l'assenza di lui sia stata ad semhra dunque che l’ errore di Salone su
essi vantaggiosa. Solont stette lontano da questo proposito, faccia onore s|l'amor
Atene pel corso di dieci anni , ed in que suo per la verità , senza far gran t0fl0 li
sto intervallo di tempo debbonst probabil suoi lumi. Andò egli , come tutti gli altri,
mente collocare i suoi viaggi in Egitto, in s sentir Texpt , il quale , secondo l'uso
Lidia , alla corta di Crfso, n Mileto pres degli lnticl’ti poeti, rappresentava egli stea
I° Tuh1e , ecc. - V. Cubo , Tsu:n~ so i suoi teatrali componimenti; dopo lo
SOL. (309Ù SON.
spettacolo, fece egli Cllilltllt'. Tespr , a nomia che esprnne la calma e il vigore
gli disse : Non [svelo voi vergogna di men dell' animo, fu probabilmente copiata deill
tire in tal guisa dinanzi a tante perso status di bronzo che gli Ateniesi gli aveano
ne 2 Tespi tentò di fargli sentire che quelle innalzats nel Pectle. - l’atuan. I. l , t.‘.
finzioni erano innocenti , e che cui: ch'ei 16. - Elian.
chiamava menzogna, alla fin fine non era Snt.ooaa , giovane Ateniese divenuto a
che un giuoco.Si, replicò Salone con vee mante d‘ Antiope, che Teseo condusse in
menza .- ma se noi sopportiamo , ed ap Atene, avendo veduto delusi i suoi voti ,
proviamo un tal gioco , ci passerà ben si lanciò in un fiume Vicino a l\‘ima in
tosto fin nei nostri contratti e in tutti Bitinia. Teseo sommameote afflitto di sil
gli a_[/iari nostri. L'esperienza ha fatto fatta avventura , diede a quel fiume il no
conoscere eh‘ ci si allarmava senza ra me di Solenne, ed in poca diatlllll di
gioue. quello fece edificare una città, cui dii: per
Natrasi che Salone trovando un giorno governatori i due fratelli di quel giovine
uno de’ suoi amici immerso nella più pro sfortunato. Dicesi che Teseo edilicasse r nel
fonda tristezza , lo fece salire alla sommità la città , ricordandosi d‘ un oracolo della
della cittadella d'Alene, e da quel luogo, sacerdotessa d’ Apollo a Dello , col quale
mostrandogli tutte le case della città. ti Ve ordinavagli, che quando si fosse egli tro
dete gli disse, e numerate , se il potete, vato in terra straniera , dovesse nel luogo
tutte quelle abttazioui di sfortunati morta ove la tristezza lo avesse oppresso, una
li; pensate di quanti affanni son elleno città edificare, e darne il governo ad al
altre volte state il soggiorno, quanti ai’ cuni del suo seguito , lo che di fatti av
flutti le abitano in questo momento, quanti venne.
affanni le sbiterauno cull'andar del tent I. Sot.s'nzto D’ ESTA‘I'I (Icon. ) Vico
po; vedete le vostre perl0mtli afllizioni rappresentato ignudo per indicare il calore
innabissate in quell' oceano di affanni di di quella stagione. Il cerchio di cui è cir
versi, e traetene il vantaggio d’ indebolire condata lit sua testa ‘e adorno di nove stelle
in voi il sentimento particolare di una e del segno del cancro. Egli a in atto di
sventura la quale con tutti gli altri uomini ritornare indietro, perehè durante il solsti
vi è comune. » zio , sembra che il sole t't'ltocedl , o s' ar
Queste filosofiche idee sono certamente resti , Sol slot. La palla cb'ei tiene , un
e vasta e belle , ma di ben poca consola quarto della quale è oscuro e gli altri tre
zione. Il tempo che demolisce in silenzio, luminosi , indica la lunghezza dei giorni e
che indebolisce o scaucella tutte le rintem la brevità delle notti.
bronzo, ecco il più sicuro consolalore, a. - (o'tsvsatro ) ( Icon. ). In questo
se portando seco tutti i nostri affanni , nei solstizio il sole trovasi al tropico del ca’
pure non portasse con esso. - Plut. in ricorn0, lo che produce il giorno più
Sol. - Erodot. t , o, ug. - Diog. i. reve , e la più lunga notte , come vien
- Pana. I , c. 40. - Cic. indicato dalla palla che porta quella figura,
Un antichissimo busto ci ricorda l'im della quale è illuminata una quarta parte,
magine del celebre nostro legislatore. Que e le altre sono oscure. Vico abbigliato di
sto busto conservasi nella galleria di Fi pelliccie per dinotare il rigore della sta
renze. Il savio ha la testa cinta di benda, gione. Il cerchio che egli ha alle gambe
simbolo di apoteosi. il lembo del pallio , con dodici stelle e il segno del capricorno,
o mantello , ‘ove questo busto si vegga t'lt sono i dtstiutivi contrassegni di questo tra
pros etto , gli scende dalla spalll sinistra, P tco.
SOLVIZOIA, e iteto di Diana. Allorché
a al ora vi si legge scolpita sotto il petto
la seguente epigrafe le donne erano incinte per la prima volta,
slegavansi la cintura e a questa Dea la con
COA_QN sacravano. Quest' epiteto si potrebbe inten
dare egualmente di Giunone che al matri
O NOMO®EHC monio , come Venere ai piaceri dell'amore,
presiede.
Salone Sotteuuttt (Mii. Ind.), montagna fa
volosa che gli antichi Indiani pensavano
il legislatore esser situata nel mezzo della terra, e die
tro la quale credeano che si nsscondesse il
Qnest' Ermo come unico non era stato sole allorché tramonta. - Bib~ Oriefll- _
mai pubbliClto: il celebre artista Torricel SOMMOIA C0no|ts , legislatore dei Siatncsr,
lì , avealo ciò nonpertsnto inciso in incavo e la principale loro Divinità. La storia
sopra una gemma nel principio del secolo di questo personaggio è raccolta in tante
testé passato. L'impr0nto si trova in ps favole , ed in tante assurdità , clu- nulla
'reccbie raccolte duttigliogt’stìche. La (iso permettono di dire di ben torto rigumlo
SOM. (309’) SON].
a ciò che concerne la sua vita. Sembra salvezza de‘ suoi sudditi , e sacrifici) loro
probabile eh’ ei lesse Originario delle lu la propria vita. In altre uccnsi0fli diede
die , e che fosse uno dei Snruarreeusi, o eglr degli esempi di disinteresse, di pa
Shsmmani , abitanti della penisola di qui: zienza e di carrtìr.
del Gange, come sembra indicrrrlo il suo Il I’. Tac/hard riferisce che Settimana.
mmc. Nulladirzneuo i Siamesi dicono, che Codom riposandosi un gl'ìl'no sotto di un
Codom era il vero suo nome, che avendo albero,clre poscia dar Siamesi lu riguarda
abbracciato la professione di Talapoiuo, to come sacro, scese dal cieli una molti
ti prese quello di Sommario , che in lin tudine di angeli che dinanzi al santo si
FIN! Bali. , significa Taluporno dei boschi. prnatrlrmno, e gli trihutarono i loro omag
b‘ommona-Codom vien dei Sinmesi chis gi. Lo stesso e’ insegna altres'r che Scur
Imrto anche Prapouti-I'chnon , loelre let mone-Codom vedendo degli animali tor
lealmente signlliC| il grande, potente, l‘ merrtnti da fame divnratrice, l‘lìè loro la
eccellente signore. Pretendesi che abbia propria sua carne da mangiare. Un gior
da un fiore avuto il suo nascere: quel lio no distribu‘r egli tutti i suoi beni , e per
re era uscito dall' ombelico di un lanciul esser meno distratto dagli oggetti esterni,
lo; e nel l’sncrullo alll'0 non era che si crrvò gli occhi. Era si grande la sua pa
‘III-‘l f0g ia d'albero che nel la forma di llcfl". clic essendosi uno irnpadronito di sua
un bambino rrrordeulesi il pollice d'un moglie e dei suoi figli , le’ loro soll'tite
piede. Quella foglia uuoli\'l sull'acqua , dinanzi a lur diversi supplrzi senza Cile in
ti che sola sussirteva con Dio. n Si dura nessun modo il santo si opponesse a t.wl
fatica a concepire come Sommona Codorn, violenza. Spinle una volta la carità a tal
rrto in un modo si particolare, possa ave_ Segno , clre'clopo il’ aver ucciso la propria
re un padre. Nulladinreno gliene vien da. moglie ed i figli, diede la loro carne a
lo uno , ed anche molto illustre , parchi: mangiare ai Talapoiui: egli 'esorprenderv
era egli re di Teve-Lnnc: , paese che gli le che si citi come meritoria un orribile
Indiani riguardano come facente parte del attentato, tanto contrario alla legge dei
l'isola di Ceylan. La Loubere dir a que Sratnesi che ogni aorta di omicidio leve.
sto principe il nome di Paou.tonlOul. Si ramente proibisce, ma i Talapoini hanno
vuole ezrarrdio che sommano-Coda“. abbia giudicato più importante di presentare al
avuto una madre chiamata [Plalra-r'Vluria, popolo degli esempi di straordinaria carità
ossia la grande Maria, nome che ha dato verso i monaci, anziché delle lezioni di
luogo a molti singolari parsllelli.l Sieme fedeltà verso la legge. Sommooa-Codom da
si, da quanto riferisce il l". Tac/rami , ai meritorie azioni santificato , pose il col
danno e Sommono-Codom per madre uua tuo alla sul perfezione , col farsi Talapoi
vergine che divenne incinta per virtù del no , ìrnperocclrè i Siamesi non riguardano
sole. Quella vergine confusa dello stato in siccome perfetti, se non se quelli che ao
cui trovsnai , andò a celare la propria no Talapoini. Salito con questo mezzo al
vergogna in una folta foresra.Esscndo nulle più alto grado di santità , si trovò dotato
sponde d’ un lago, diede alla luce un li di una straordinaria forza , qualità che i
glio di una sorprendente bellezza , senza Siamesi riguardano come un attributo del
aver provate le ordinarie doglie del parto. la perfetta santità. Un altro santo chiama
Non potendo nutrire il proprio bambino 10 Pra.touane volle provare se Sommona
per mancanza di latte, nè volendo avere il Codnm era di fatti giunto al più alto gra
dolore di vederlo spirare lotto isuoiocchi, do di perfezione. Gli presentò hattaglilr,ma
si avanzò nel lago e lo collocò sul bottone di l'assalitnre fu dalla propria disfatta con
un fiore che gli apritoalo il seno, e lo cilin vinto che il suo rivale era più santo di lui.
ae dal momento che ebbe ricevuto un si Snmm0na-Cudom acquistò ezisndio un più
prezioso deposito. DI quell'epoca , som glorioso privilegio , vale a dire, quello di
marnente venerato presso i Talapoini è far dei miracoli. Ei potea facilmente aoh
quel fiore del quale non ci vien detto il trarsi alla vista degli uomini. Qtrrrmlo pia
nome. Quasi nel nascere ebh'egli la scien cevagli, il suo corpo diveniva un mostruoso
la lllfrlîfl,G nel più eminente grado p'sse colosso , o un atomo impercettibile. Basta
dette non solo tutte le umane cognizioni , va ch' ci volessse , e in un istante era tra’
ma molte altre ancora più sublimi e alla so sportrtto da un paese all'altro. Con tutti i
la Divinità riserbale. Fece egli stupire i suoi privilegi , Sommona-Codorn (prello
suoi contemponnei con la fama delle sue non ottenne d'essere impeccabile. ‘ nel
virtù, ed in tutti i corpi‘ dl lui abitati, che si himpo ltesso in cui sembrava tanto scevro
hanno accendere a 550 , fu sempre un ruo di debolezze . ascoltò lo spirito di vendet
dello di santità e di penitenza, sia eh’ ci la , e si lasciò trasportare a tanto di ucci
fosse ‘uomo 0 bestia , nella sua specie si Ilfl‘rr un uomo ci)‘ era suo nemico. Ma il
'"05H'0 lfl'flpl'c il migliore ed il più perfet fluo delitto non rimane impnnito, poiclrò
l°- E‘"ml° le , ai consacrò sovente alla l'anima del morto passò nel corpo di un
Sf)\l. (3093) S(HN
porco , ed avendo Sommom-Codom avuto esaere stato annunciato dallo stesso Sum
la disgrazia di mangiare della carne di moua-Codom. Han rglin0 già nominato
quell' animale, in assalito da violenta co anticipatamente Pra-lVarotle: dicono al
lica , cui dovette soccombere nll' età di tresi ciò ch'ei deve lare , e tra molte ope
80 anni. Singolare non meno del suo na re , pubblicen eglino cli’ei deve uccidere
scere , fu la sua morte poiclnè improvviaa i propri figli , e darli a mangiare ai Ta
mente disparve, simile ad una scintilla lap0lttl, azione eroica di carità che porri
che nell'aria si estingue. il colmo alla su: perfezione. Cosi iSiamesi
Il l‘. Tac-hard racconta in diversa ma a guisa degli Ebrei attendono quel nuovo
uiera la morte di questo l'nmnuo personag Messia , e non sono meno attenti e credu
gin , qulntunqne ne attribuisce esso pure li, I’ISIIII'dO a tutto ciò che concerne l'og
la causa ad un palco. F.i dice che un mo etto della full8 loro speranza. Si è fra i
suo cui Sommona-Codom avea altre vul biamesi quasi sicuro di firmare un par
‘e privato di vita , essendo ritornato sulla lito, allorchè si produca qualche incognito
terra sotto la forma di un porco corse un che ai voglia far passare per un uomo
giorno iut'ibflnti0 contro del Santo , in etrsordimriu: il successo della frode ècer
quell' istante tranquillamente assiso co'au0i tu _, purché il personaggio di cui lt'lHlll
discepoli Il Santo ncnnohbe I.UIIO l'auti eia uno affatto stupido , quale pcnaan egli
eo suo nemico, e da tal presagio giudi no dover estere Summona-Oulnm nello
cò non lontana la sua morte , la qual co stato d’ insensibilit's e di annichillmenlo
sa annunciò egli si anni iliicepuli. La pre uv’ egli è immerso nel Nileupan.
dizione si avver‘o: dopo qualche tempo , La Loubere rifelisce che alcuni anni so
avendo mangiato la Carne di quello stes»o no, si tentò di far passare pel nuovo Som
porco , ne mori. Prima di abbandonare il muna-Codom un giovi-etto muto dal na
mondo, raccomando egli ai suoi discepoli scere, e la cui Stupidaza era una specie
di irmalzargli delle statue, '- di edificare dei di prodigio. Venne seminato fra il popolo
templi in suo onore , e affinché gli uomi che quel giovine era procreato dal pri
ni eonservassero qualche contrassegno at mo abitante del regno , e che un giorno
lo a ricordar loro la sua memoria, lasciò duveu giungere alla più sublime santità ,
le tracce de'auoi piedi impronte a Siam ed anche alla Diunit'a. I siamesi , l'im
nel l’egt‘i e nell’ isola di Ceylan.Quei luo maginazione sempre piena delle idee di
‘ili ove trovansi le vestigia I’i utate sacre, quel Pra Fornita da loro atteso, buona
sono divenuti celebri per la divozione dei qmente credettero che li ate egli stesso.llf
popoli che da tutte le parti vi ai recano comuni in folla prreso di lui per presen
su pellegrinaggio. targli i loro omaggi , e fargli delle offer
l siamesi prrlendono che Sommona-Co te. Un tale avvenimento, dettò nel regno
dom , dopo la sua morte , si trovi nel su tanto rumore , che il re ne fu allerniatfl,
premo grado di felicità , di’ essi appellano ma per calmare il popolo, gli convenu- far
l\'ireupan , e ch’ egli sia , per cosi dire , uso di tutta la sua autorità col rigore dei
nella propria felicità come innabissato.Fra più severi castighi.
i suoi discepoli , due se ne distinguono se " Soilmsu. Dei che presiedevano al
sonno , e che l'enlleant) ilnro oracoli per
[Il celebri per la loro virtù e per la loro
santità : il primo chiamato Pra Magia è mezzo dei sogni. Nel numero di quegli
collocato nei templi alla destra di Som Dei, eravi anche Ercole : mandavansi ima
moua-Codorn , ma più indietro di lui; il lati a dormiw nel suotempîo onde ottenne
"condo ehiamalo Pro-Soribnnt , è posto in a0gun il piacevole plesugio del ristabili
alla sua sinistra. Sommona-C0dom e quasi mento della loro santità. Troviamo pirec
il solo oggetto del culto dei Siamesi ; a chie della aue statue colla seguente iscri
lui di fatti sono rivolte tutte le preghiere , zione :
e que'popoli in tutti i loro bisogni, lui
solo invocano. Son essi perenni che il
suo potere su circoscritto ai soli Siatnesi DBO SOMIHALI
e che niuna autorità abbia egli sulle altre
popolazioni. Le assurde lsvole che si nar Forse questo soprannome fu dato ad
rano sul conto di questo celebre personag Ercole, come pure ad altri Dei, da per
gio , i pochi libri che le contengono, po’ sono le quali credettero di aver ricevuto
lrebbero farlo riguardare come un ente da lui in sogno degli utili avvertimenti.
immaginario, ffll‘tlnirato dai Talapoini per Somma: ( Mir. Sound. ), nome di un
divenire il popolo , e renderlo rilpettus0 superiore d'un convento dei Talaponi.
e mmrnuao; e per tema che la fama di que ‘ Soacms . sacerdote Egiziano contem
sto santo non s’indebolisca, tengono sempre poraneo di Solonc, il quale comunicò a
il popolo s0speao nell‘ aspettativa di un al quel celebre filosofo delle, tradizioni conser
‘r0 uomo tuarfligfi0ao che essi amieursno vate in Egitto sopra l’ Atlantide, isola che
S()N. (3094) SON.
direaai più eltesa dell’ Africa e dell'Aria piangono Il canonico ed il civile diritto dei
insieme unite. Diced eziandin che nello aoniettani. lo questi due libri sono rac
apazm di Ti ore emi diaparve. -- Plul. in colti i precetti, i consigli e le cerimonie
Iairl. della religione. Si chiamano Sumrelr i
Sovrana-n. ( Mii. Giap. ) , la prima precetti dei qua I si può assolutamente di
delle cinque grandi feste annue che i Giap apensarsi , come la circoncisione , i riti ec
ponesi Sintflisli celebrano con molta poni cleaiasttci , perché non sono compresi nel
pa. Ha essa luogo nel primo giorno dell' Corano. Non ai possono , dicon essi , ira
Mino, in cui tutti recanti ai templi in gran acurare senza renderai colpevole verso Dio,
veste di cerimonia ; visitano i parenti, gli ma il peccato non è che veniale , Iltll in
amici ed i proiettori , fanno loro dei doni un caso il‘ urgenza , non avvi colpa di aor
consistenti in una scatola in cui vi sono la alcuna , nè ai dee temere d’ incorrere
due a tre ventagli ai quali attaccano un nell' odio del prol"rta. Ciò nonnllanlei Tur
pezzo di Awabi. specie di conchiglia. La chi sono sommamente scrupolosi riguardo
intenzione dei Giapponesi unendo quel per» alla ratica delle buone opere comandata
1.0 d’ Awa/n' ai loro doni, si è di ricorda dal Ol'lln0 e dalla Sonnu. Tali pratiche
re la frugalit‘a dei l0l0 antenati, che, di sono , la preghiera , l’ ablaluziona , il di.
cesi , non aver avuto altro nutrlmenlo , ginno , il pellegrinaggio alla Mecca, le l'e
tranne la carne di quella conchiglia. Han atc , l‘ elemosina , ecc.
no cura di porre il proprio nome sulla L‘ attaccamento dei Maomettani per que
scatola, al‘linchè la persona cui la trasmet at' opera ha fatto al che le hanno dato il
tono, sappia di chi viene il dono. Dovun nome di Snrmisles , o Traditioniates. lis
que regnano la gioja e. l’ abbondanza , e li riguardano il Corano siccome coeierno
ciascuno si presenta co'auoi più l0ntunai con Dio. Hanno altrer‘t delle opinioni re
abiti. Anche gl. artigiani ed 1 più poveri lutive alle politira , per mezzo delle quali
cittadini intl0ualm il Kamiscino e portano sono diversi da quelli ch'essi chiamano
Ima scinntm-m al fianco. Schilles, e pretendono che nel ginrno del
SonousrrSnuvrz ( Mii. Gìnp. ) no giudizio finale , i loro avversari Saranno
me della seconda delle cinque grandi feste fltnutali culle spalle dei Giudei che a gran
annue celebrate dai Siutoisti. Essa cade nel trotto li condurranno all' inferno. Si divi
terzo giorno del tarlo mese, e sembra parti don cglino in quattro aette principali che
colarmente destinata alla ricreazione delle dai Mnsanlrnani i quali non sono Schiiti ,
donzelle, cui i loro genitori danno ‘III gran vengono tutte riguardute come ortodosae.
banchetto ove invitano i loroparenti più pros " Sono ( Icnnnl. ) Omero ed Esio
aimiegli amici. Si adorna una gran sala di da lo fanno lìgliuolo dell' Erebo e della
parecchi fantocci rappresentanti la corte del I\’nl!e , e fratello della Morte, della qua
li'i'ri; vi ai aggiunge l'immagine di un le egli è l’ immagine la più perfetta. Vo
nlulo chiamato Finakugc. Dinanzi a ciascu lendo Giunone addormenlat’ Giove per
no di quei fanwcci viene imbandita una impedirgli di vedere ciò che area luogo
tavola coperta di carne, di focaccie di riso, nel campo dei Greci e dei Trojani , reca
n di foglie di srtemisia le più tenere o le più si a visitare il Sonno nell'isola di Lenno,
fresche che possono trovare. Le donzelle ordinario suo aogginrno. E promettendngli
presentano quelle vivmde ai comitati dei bei doni , e chiamandolo il re degli
con una tazza di aacki (birra di riso): ore Dei e degli uomini , lo prega di aam_pire
sian elleno troppo giovani i loro genitori gli occhi chiam~veggenti diGinue a Mi ri
compiono per esso un tal alto di civil cordo , le dice egli , ( Ili'nd. l. l/| ) di
ià. Questa festa è COMacrata alla Dea Ben un’ egual preghiera da te l‘altami riguardo
;aitcn. - V. questa parola e Goousur ad Ercole. lo in’ incinuai presso di Grave,
Gotti‘rz, rersai le più otenti mie dnlceuc negli oc
Socrcner , bevìtort' , Deiati afl‘rieaui che chi anni e ne tuo spirito, e tu di quel
negano la missione di Maometto , fanno momento apprrtlittasti per perseguitare quel
mo pubblicamente di liquori proscritti dal l' Eroe. Essendosi Giove destato , sali in
Corano, ed abitano in Media. - V. tanta collera che dovunque mi cercò per
Bosssi. punirmi. lo ero assolutamente perduto ;
Sotnvu , stupiti dai quali gli auguri egli mi avrebbe lanciato nei più profondi
traevano dei preaagi. - Cic. »l\issi del ma:e, re la Notte domatricc ile
Sossa o Stnras (Mii. Mar. ). Cosi gli uomini e degli Dei non mi avesse sal
chiamaai la legge orale dei Maomettani .' vate. lo mi gittai fra le propi1.tc di lei
esca contiene le parole e le azioni di Mac hraccis , e Giove per quanto fosse egli ir
metto, le quali senza essere inaerita nel ritato , ai plach, poiché temeva la Notte,
Corano, da principio sono state conservare e non usava ci violare quell’asìlo; e pre.
per tradizione. e poscia per iscritto. il sentemente tu vieni di nuovo ad eSpnrmi
Corano, e la Sonna presentcmcnte corn allo strano prrigliu ? n Nulladimrno Giu
bON. (3°95) SON.
none il vince pr0mettendc»gli in matrimo La Pigrizia dovea , ch'ivl a'anulda,
uio la più giovine delle Grazie. Ovidio Una ghirlanda far di più colon ,
( Mct. Il. ) alabiliace il aog;giorno del E sia per lo giardin cogliendo i limi
Forum nel pacco dei Cimnrert', vale a di
re, in quel paese che trnvaai nelle vicinan Slracciata, acinta a rabbufl'ata il cl’ir-e ,
ae della palude Meolide , e al Nord del Si move verso Il fiore inl'erma e tarda 2
Bosforo Cimmerio, paeae che gli antichi Con gran dillicnlt‘a par che a‘ incbine,
credeano nelle più dense tenebre. Ecco to E come ala per Carlo , ancor ritarda ,
me ci viene dal citato poell ducritto il Come hramaue non venirne al fine:
aoggioruo di quella Divinità. Si gratta il capo,e poi abacliglia e guarda;
E aebben n oh‘ alline ella Il de’ ton.
Tutto quel che far può fa per nol cune.
Lo amemoralo Oblio riaiede appresso,
. a e . - a e . . n o . . Al nero letto, dove il Sonno giace,
Fra le Cimmerie alliaaime foreste Non ha in memoria altrui, nè men se eterno;
Una grotta a‘ anconde a piè d'un morale , S'alcuu gli parla, ei non l'aacolla e llcr,
Dove uell' umido aeree, e senza luce Fa la acorta il Silenzio, e guarda aprano,
A dar posa a ai: stesso il Sonno induce. Se per turbare alcun vien la lor pace;
E per non far romei’, menlre amla e
0 nuca , o atia por allo il Re di Delo, riede ,
0 eia vano Il linlr del ano viaggio, D’ olcuro fellre ha’ tempra armalo n
Quivi a lui eempre oppomi oscuro un velo, piedi-
Che non lascia che faccia al Sonno ol
traggio : Di nera lana, o di colon a'ammanla;
V’ ingombra tante nubi e nebbie il cielo, Ma di seta non mai venir ai prova:
Ch'ei non vi può mai peuetrar col raggio: suol con rispetto tal lcrmar la planll ,
Qnivi 'l crialato augel non fa dimora , Che par che aulle apine il puro nuova.
Che aunl col canto suo cbiamar l'Autore. C‘ol cenno la {nella ali‘ uomo incanta ,
E fa di‘ accenni; ed ei le ruol , l'ap'
Per far la guardia al lulilario ostello prua,
Mai non vi latra il can mordace e fido : Col cenno pula , o la ritpoall piglia
Non v'è quel tanto in Roma amato au Dal cenno della mano e delle ciglia.
ello .
Che il Campidoglio sii aalvb col griflo : In mezzo all' anlr0 ala fondato il letto.
No ‘I toro altero , e non l‘ umile agnello| D'ebano oacuro il l1‘4.;00 i: che 'l analtene:
Un mugslaudo , un belando alza lo nudo: Ciò eh‘ ivi agli occhi altrui ai porge ob
Non a‘ ode mormora!‘ l’ umano accento, lileltu,
me ‘i bosco l'remer fa la pioggia o ‘l vento. Dal medearno color la apoglia olliene;
I sogni , che all‘ uman l'oaco intelletto
Quivi il ciel da romor mai non a'ofl'ende: Si moatran , mentre il Sonno oppum- il
Tulle le cose clan sopite , e chele ;( liem: ,
Quivi ogni spil‘lO al suo ripoao intende : Intorno al letto clan di varie viste,
Gol vi driua un mo ramo il fiume Late , Quanli da fiori Aprile . e Luglio anale.
Il qual fra aelcì mormoramlo scende,
E invita il dolce Sonno alla quiete: Toatocbè il mulo Dio la Nuncia Mungo,
Fioriacon l’ erbe intorno d‘ ogni a0rle , Col cenno parla a lei aopra la porta:
Che i lenai danno alla non vera morte.‘ Ella all'incontro ancor col cenno porge,
Che brama a Sonno dir con ch'impon...
Lo Slondilio non v'è , n) ’l Peucedano , Com'egli del voler divin a’ accorge ,
Ma il Solalro , e 'l Pepavere v’ abbonda La fa passar nell'aria menta e morta;
Con l’erbe, onde la Nelle empie la mano, Ma con la luce una, cena’ entro arriva ,
Per trarqdal seme il Sonno,o dalla fronda La la tutta venir lucida e viva.
E poiché vede il Sol da noi lontano ,
E eh’ ella il nero ciel volge e circonda, Per lullo i Sogni a lri la atrrda fanno ,
Porge quel auco all’ ozi'0ao Di0 , Clne passi ove lo Dio pula la pole ,
Perché. il notturno in noi casi0ui oblio. Alza ella al padiglione Il nero panno,
E qualtro e cinque volte il chiama , q
L‘ entrata non ha porta, e non ai serra acnole ;
l’grehè girando il cardine non atrida; Toalochè il primo anno le voci danno ,
SI aiede l’ Ozio accidi'oao io lerra , v FUBS‘ quindi il Silenz|o più che vuole
Cll'a vergognoso fin ce «tono guida: v DI acuoter ella , e dl tbiamar non Iealu .
Al Nume, a cui la Notte i temi atterra , Tanto cb'a sllll falica alfin ai dcala.
Di: . Jlit. '585
5‘).\’. (3096) SON.
Con gran dill'xcolt‘u lo Dio a’ arrende at‘a addormentande un liane, è pure una
Al grido , di’ a destnrlt il perauadc: piacevole ìmnflgi_ne della inauperalail forza
Sul letto assiao ai distorce e atende , di quello Dio del ripoao.
E chiede abadigliando, che gli accade: « Se. del Sonno fune provato aoltnnto,
La Dea comincia: e mentre a dire in. dice Lening’, che gli antichi lo abbiano
tende , rappresentato antro la figura di un giovane
Sul petto ci tuttavia col mento cade , alato gemo , ciò basterebbe per autorizzare
lilla lo scuote , e come avneu che il talc la congettura clt'eglin0 ai servissero della
cn stessa rnppicsentaztone, tigua r<lo alla Morte,
Procura con le dita aprir ben gli occhi ano fratello gemello. Hur!io ha lcritto I
calo : Somni idolum aenile /îngitur, per
Questo Dio preaentavui come un l'an giustificare un cangiamento di intetpnnuo
ciullo eepolto in profondo, aonuo , avente ne ch'egli ai è permcaso in un passo di
il capo appoggiato ao ra alcuni papaveri. b'lazio cioè:
Tibullo gli da delle ali , un altro poeta gli
fa abbracciare la testa d'un leone mlra|iito. Crimine quod merui , juveni: plncirlini
l Lacedemoni, da quanto riferisce Pausa me Dimmi ,
m'a , nei loro templi univano inlieme Quove errore Im'ser, doni: Iat sula: ege
Il
rappresentazione del Sonno e quella della rcm ,
Illortc. Allorcltè invocavui il Sonno per Somne, tut's? , . . .
gli estinti, allora inlendeni del nonno e
terno eh’ era la morte. -- V. Morra , Cosi il poeta iuvncavn il Sonno: Bartio
Santo. pu-tentle che la parola fuvent's, al poeta
Il Sonno e talvolta eapreasn per meno e non al Sonno si nferiaca , activaudo :
di una figura atega fra le braccia di (‘l/or
fio; coni aopra due urne ciuerarie nel Crimine quod menu’ juvenia, placidissi
Campidoglio , ai vede Endimione , il f.vo me Diuum , etc.
rito di Dama che dorme sul monte Laba
no. Egli e figurato eziandio con un giovane Sia pure : questa [maniera di punteggiare
genio che al appoggia ad una face rovescia può passare , ma il motivo che ne adduce
ta, e trovavi colla parola Sonno, sopra h’arlio è falso. Presso tutti gli antichi poe
una pietra sepolcrale della Villa Albani , ti, il Sonno e un giovane Dio che ami)
colla Morte che Omero chiama fratello una delle Grazie datagli in ispnsa da Gau
di lui. none in ricompense d'un importante cervi
Un'urna della Villa Panfili ci offre lo gio che aveva a lei rentluto. E gli artisti
atessn genio admjato colle ali ripiegato , e lo avrebbero dovuto rapprflentar vecchio?
parlante in mano alcune teste di papaveri. Ciò anrebbe incredibile quando anche niun
Sopra un’ ara di Trezene, aacrilìcando alle monumento ne provaase il contrario. »
Muse, aacrilìcavati anche al Sonno , ricco n Sopra parecchi antichi monumenti, il
tue amico di quelle Dee. Sonno ha le gambe incrociate. Questa at
Ripa ne dà due emblemi, uno COYIDÌII.O titudine è il regno del ripom , anche nelle
in un uomo veatito di manto bianco supra figure che rappruenteno delle persone de
tunica nera, il quale tiene un corno d'oml’ ate ( così sono rappresentate appoggiate alle
escono dei legni sottoînaillc fantastiche for loro urne molte divinità dei liumt ); ed
me : il aecondo e un umuo che dorme fra anche nelle sutue collocate titte, le gambe
due gliiri, odue marmotte. L'Algnrdi incrociate indicano il riposo o la atancbez
non si è limitato ad eaprimflt’e il Sonno za. Per qncata cagione veggomi di sovente
con un fanciullo addormentato , di nero anche Mercurio ed i Fauni in qneata atti
marmo , coll‘nttnbuto della testa dei pa tudine , apecialme‘nte al'0rcltè sono occupati
pareri; egli ha cercato di renderlo più ri a qunlcbe ialromento , e a suonare il flauto.
conoscibile ancora per mezzo di un ghiro, Mii copra nessun monumento gli si vedono
animale che diceai Pallll' I‘ inverno dor delle gambe. at0rte. Questa bizzarria che
mendo. trovasi in alcuni mitngralì non può averti
Il Sonno vien ra presentato anche cotto avuto altro apparente fondamento, se non
I’ immagme di un [Encinllo anoputo che ha se il paun, in cui Pausania Il>“tîrittel'ldtì
delle ali agli omeri, e ticoe un cornucnpia l'arca di (‘i/urlo dipinge il Sonno e Il
donde aortouo alcuni papaveri, ed una ape Mnrte sotto l'emblema dl due fanciulli ad
cie di vapore. Talvolta lo rnppresentan an dormcntati, uno bianco, e l'altro nero.‘
che assiao su di un trono d’ ebano, il capo non anlamente casa mm sembra fondata
circondato di papaveri , phrlante nella de che copra un passo di Paumm'a, ma altrui
riva mano una acettro di piombo , mi una Input una cola parola di quel paasn. D’ al
\pecie di verza , cimbulq del ano potere tronde questa parola può avere un aaeai
sopra tutto ciò che respira. Il Sonno che diremo aignilicato ; imperoccbè Jiga'p-iy.
SON. (3°97) SON.
l-ts'tm; uonsignifiee tento storto, contrafl'atto msgina di lui più certa, e per le cultura
lortuosus, a'is‘tortus', che in generale ob della chioma Diouisiaca, anzi femminile ,
bliquo. fuori della sua direzione (obliquus, quale ne’ Bacchi bsrbati o rntliau't t‘: solita
transversus). Quindi si può ben più tradurre vedersi, e che al ritratto di tal filosofo sf
ehs;f,tl,ulrtt't va’; fo'd‘atp P" d‘=i Piedi fstto sconviene.0sservai ezisndio che quella
incrociati, o posti obbhquamwte ,di quello Bscchica acconciatura di chiome e barba,
e quel profilo medesimo in alcune sicuro
che per piedi cmtlralldll. Ma non basta
che si possa cosi tradurre d‘rsgp,u,uùag. efligie del Sonno st incontra , al quale si
diedero anche le ali alla fronte:onde cou
Il senso più proprio nOn è. sempre il più chiudeve doversi avere l'immaginediqueL
vero. Una circostanze molto più Importan le gemme incisa con molta ragione per la
te, e che, a parer mio, tronca la diflìcolt‘a,si immagine del Sonno stesso, il quale , sic
è Cl!’ Jl"enllfli"l‘ 70"‘ ';JI;, I.l'id0ll0 come onore e culto e nella poesia e nella
per gambe rncroeiate Ofil’t! un bellissimo ai religione della Grecia avca sortito, cosi
gmficato e pl'0prio alla Morte , come pure conveniva che argomento pur fosse tslvol«
al Sonno , o che nella stessa maniera so la delle arti bellc.
pra multi antichi monumenti si trovano « Basta il premesso per ravvisare anche
ambedue rappresentati. » uell'erma che presentiamo le sembianze
a La gambe incrociate appartengono al del Dio del Sonno , erma destinato forse
l'attitudine d‘ un uomo sano e robusto, sll’ ornato d'un campo sepolcrale , ovvero
lbbanrlont‘l0 al più dolce tranquillo Son collocato ne'secreri recessr di qualche de
no. Gli antichi artefici non si sono mar lizia, ove le sacra mormoranti acque e le
allontanati da siffatta attitudine , allorché ombre salubri invitassero gli ospiti a ripri
doveano rappresentare una persona immersa ssre. ll marmo ci mostra le sembianze eles
in tal sonno,- come lo provano la pretesa se incise nelle gemme surriferite, e la me
Cleopatra di Belvedere, la Ninfe sul tuo‘ decima allegorica decorazione delle tempie,
numento antico riportalo da Boiss‘ard , l’ sennonchè le ali di farfalle qui son coper
orrn-l'rodito di Dune-onde, addormentato, te da un pallmlo che rimsn formato sul
o che tenta di addormentarsi. » la fronte del Nume dal Dîonisisco disde
u Evvi sltres‘l minor dubbio che il come ma, covertura che nellsimmagine del Son
sia stato dato per attributo al Sonno: un’ no può avere i suoi misteri ; ma che può
infinità di passaggi provano che i poeti ne ancora essere stata introdotta per una bit.
hanno parl-to. Da un corno ripieno ci zarria dell’artefice che abbia voluto cnsl
spende la sue l)etrclicenltì sulle palpebre velara Il capo di questo orme esposto agli
degli sflstical.i mortali, ardori campestri, in simil guisa di quella
con che solean difendersi molti uomini
. . Illos post vulnera fesso: contra il soverchio calore.
Erceptamque hyemeu corna Ilrr_‘lutlfrat a Se dunque monumenti certi cr mostrano
60mm". omnt il Sonno e con queste stesse sembianze, o
colla fronte similmente alata, non dubito
col vuoto suo corno segue egli la Notte I'ern0 del soggetto di questa scultura; ci
che nella sua grotta si ritira. riman solo qualche curiosità di congettu
rsre quali motivi abbiano persuaso agli
Et Nor, et corno fitgiebat Somma ino antichi di dar sovente al Sonno e sembian
m. ze, o ornamenti Baccbici, poiché tale ‘e il
largo diedema che gli avvince la fronte. E
E gli artefici lo rappresentavano come lo qut veramente non mi è sovveuuta con
vedeano i poeti. Ne. gli Uni , né: gli altri alcuno di positivo per illustrare questa re
conoscevano il duplice corno di cui lo ha lazione: ma non è difficile immaginare a.
sopraccarieato la srv-golata immaginazione di nalngis fra le due diviailis del Sonno e
Romeymie Ilnoghe. della ubbriaclrezza, oltre di che ad ambo
l‘.cco ciò che dice il Cav. Visconti su ugualmente competono i solenni e benefi
di un enne antico. « Non è insolito oggetto ci titoli di Lisie e Lisimerr'mne, che esat
per chi sulla greche a latine antichità ab tamente si renderebbero discinglt'trici del
ia poste qualche attenzione , un erma che le cure mortali.» - Mns.Pio-Clcmenti
in parecchi antichi intagli è ripetuto, simile no Vol. Vl. »
al nostro e nel-profilo e nella barba , con Seguendo sempre le tracce dei testi: ei
due ali di farfalla spiegate sopra gli orec tsto erudilissimo sntiquario, ore riportere
chi. Siccome altri vi evca riconosciuta una ma ciò cl!’ egli dica sul conto di tre anti
immagine di Platone , io proposi altro cbissimi simulacri.
ve il mio avviso del tutto dtvcr'îo, esclu Rapporto al primo; (e Non fari meravi
dendo il preteso ritratto di quel filosofo e glia, dic'egli, che nel Museo'l‘ihurtinc di
per la varietà de’suoi lineamenti della im Cassio fosse ststa unita le statua del Son
SON. (3098) SON.
ma a quella delle nove Dee , a chiunque
guerla , aomiglia le tante che coglione a
conosce 1' opinione degli ìutichi che nes
coppia vedersi acolpite attorno a’ sepolcri ,
alcune delle quali hanno tintura l'epigral‘l
auua Deit‘a atimarono tanto amica alle Mu
aa, quanto il Sonno , e che ereasero ‘in perché non ai dubiti della loro t'lppreaen
tanza.ll celebre Leaalng è alato di parere
'l‘rezene un'era comune a queste divinu'a.
Né tal maniera di pensare dee sembrare
che alfl'atti Geni, o giotinetti o fanciulli
affatto a\rana a chi rifletta che le neaauna che vengono ellìgiati, quando anno in due,
debbano ouuinamente inlcrpretarai uno per
facoltà dello spirito umano debba eaaere la Morte, l'altro pel Sonno, giacché aiuti
cotanto accetta alle Muae , quanto la fau
taaia, convenia pure che da loro ai ono-_
li di aerubianza erano rappresentati nell'ar
ca di Cipsel0, e aimili come gemelli par
nato il Snmzo, il quale tenendo legati |
lenti, lancia libero il nostro "moria alla
che li supponga anche Omern.Meslio PC.
rò il aig. Herder, è etltn d'avvian , che
immaginazione, ch'è la madre de'aoguil? quantunque i Geni colla faca ruvaaciata
in aogno in fatti ai credevano var] poeta
vegganai certamente scolpiti attorno ai mo
antichi d‘esaere alati sensibilmente ispira’ nnmenti eepolc_rali per denotare la Morte,
ti, come Esiodo che vide nelle valli d’ A non alen perb mai altra cosa ae non che
acra le Mttle, o come Ennio che ai lenti
Geni del Sonno tratti a quel più l.n5tu ai.
qualche volta eccitato alla poeaia dalla im gnilicato per un eufimiamo del linguaggio
margine della ateaeo Omero. O arresta , o o dell'arte, e quali per un farmaco della
altra sia alata però la cagione de l'allean immaginazione, come re il defunto dor.
za delle Mure col Sonno , noi poniamo
considerarne in quflto bel marmo l'unico mine, nè foue altra con la Morte, fuori
simulacro che ce ne reati.Ha già avvertito d'un placido Sonno.
In argomento già abbastanza eauruato mi
Wiukelmann che quello della Villa Bor tratterrò a lare alcune nllesaiuni che puo
ghese scolpito in pietra di paragone èope aan servire a determinare e aclriarira le
ra moderna dell'Algardi, come risulta un.
nostre idee eu questo genere d' immagini,
cor dalla vita che ne ha scritta il Bellnn',
banche pubblicato per antico del lllonl’au 0 un’ luoghi degli scrittori Olle vt bauno_
con. Clic questo nume eia elligiato nel bel relazione.
La prima ear'a l'oseervare , che non 0
monumento che ora “poniamo, non acca stante la ragionevolezza e la Verità della
de porlo in dubbio , giacche l'eapressiva lurlilerita til'leeai0ne del aignor Herder,
attitudine dal dormire è aegnata in tutte pure in qualche momento una figura di
le ano membra , e particolarmente nelle questo genere, simile in gran parte alle ac
palpebre mollernenta chiuae , e nel capo neonata, aicuramente è. l’ el'lìgie della Mor
che pieno di grave sonnolenza pende sul‘ te. Tale al certo è il giovim-rto coronato ,
l'omero manco. Cosi raaao a poco e ligu con una face rovescia nella deatl'a, e i pa
rato il Snnno eterno In una bell' ara del pnveri nella manca, il quale a ecolprto nei
ala'un Albani, dal quale è alata presa la luni-rilievi rappresentanti la tragedia del
del di pnrgli in mano una faee rovescia la Medea, ed accompaguai doni avvelena
te, simbolo de‘ sentimenti che per lui si ti che i fanciulli, figli di Giasone, recano
eatinguono. L‘ ara eh‘ e a'euoi piedi è far alla a osa che dee dnvenir lor madrigna.
le quella di Trezene eh’ ebbe colle Mole Qui il’ significato non può esser equivoco ;
comune, e la lauta è per avventura il la la figura vi sta solo per dimostrare che in
tidico alloro aunbolo dcll' oracolo e de‘va que‘ doni v'è la morte; e la natura della
ticinj che anticamente e sul Parnaso ap rappresentanza non esige, anzi non soffre
punto al prendevan dormendo ; al che può l'addolcitaaento di nessun eufemismo.
ancora alludere l’ aver unita la atatua del La seconda , riguarda l‘ interpretazione
Sonno con nelle delle dee del Parnaso. data dallo atesao Leasing al luogo di Pau
In luogo del a foce avrebbe potuto ancora sania, ove dice che nell' arco di Cipael0
aoatener colla dentro un corno pieno di li la Morte e ‘l Sanno erou due fanciulli cnl
cor Inpnrifero volto all'ira giù come ce lo le gambe torte. Pretendere che la frane
venute. Goal appunto ai vede e in un bel d‘ngperys’vu; fon; ern'ddl; P°"' Dlfl"lficfl“
bano-rilievo del palazzo lllatlei, e in una
era del Museo Pio-Clementina, nella qua altra cosa, anzi volervi trovare indicata la
le ha i papaveri nella ainiatra. n ecc. - poeitura di eovrepp0rre una all‘ altra gam
e, in cui sono eapreaee ordinariamente
Mm. Pio-Clem. Vol. I.
Sul tanto poi dell'altra atatna coal egli eill'atta immagini, mostra un’ aaaai ectarll
ai eaprime : (r Più comune della preceden lettura de‘ greci acrittori: preaao dei quali
le ( V. Val. lll Mm. Pio-('lemeuLp. xgo, qualunque ai: 1' etimologia, e la componi
e I95) è l’ immagine del Sonno incita in 1.ione della parola J,9W,,_Huuy; (qneatio
queato rame, come quella che nel capo de ne che non fa al caso) , costantemente al
clinante e cucante, nelle gambe incrocio« usa per den0litr distorsione, e declinazione
altìate, nella [ace roveaciata quali per Bll.lll' dal retto, e particolarmente quando ai con.
SON. (3099) SUN.
sìunga col nome di qualche membro. in le , niuna coa\ ricca di simboli, com’ ‘e la
‘al caso la buona critica non può ammet preacnte. ’
una altra apiegazione di quel termine per rr Il Sonno rappresentato qui come un
quanto ingeguoaa ella sia. il Sonno e la Genio o fanciullo alato è in atto di [l'an
Mmle avesn dunque nei luni-rilievi di quillo riposo, dialeao tutto sul au0lo, 3
quell'area le gambe torte, ne ha una delle ripiegata sue ali perché gli serra
ciò ma’
rniglia, eaaemlo alati lavori di un eccolo di morbido letto. I lelei papaveri PING au
in cui ai concedeva forse più all'eapreaai0 eora fiorenti , parte giir formati in guscio di
ne e all'allvgoria che alla Venual‘a, e in semi , pendono dalla I-un lenta sinialra: e
cui lo studio dell' eleganza non avea anco tre piccinli animali acherzangli attorno,
ra insegnato ai Greci a nnlulitare ed al) poativi quasi allretlanti emblemi ad capri
bellire qualunque immagine più lrieta e rnerc la sua posaanza e i suoi pregi.
deforme. L’ incmcicchiare le gambe che ai il Il primo e ‘I più raro è il giuro, ani
vede aaaai di sovente nelle figure del Son male sonnaechim-o, e preso anche nella
no e aituar.ione saggiamente adoperata in ordinarie espressioni del linguaggio per sim
queetn anggeltO, essendo appunto la posi bolo del Sonno le cui apparenze mentiace
tura più adatta di chi ai rip0ai restando l‘ jemal torpore di quealo picciol quedru.
in piedi, apecialmente in una figura in perde. Ne semplicemente del Sonno è sim
l'umile come lo è per lo più , e annuo. olo, ma lo è ancora della aalubril‘a di
lenta. quella ristorante interruzione de’ senai ,
poiché reaao gli antichi naluralisli opinio
(r Lu terza osservazione riguarda l’ attitu
dine pingue e cnmplesan d'alcune delle ac ne era Intralea che più vegelo e ingue ap
cennate ligure; che a Leaamg è sembrata pariaae il gentile animale dopo i sonno e
impropria , ed è attribuita da lui, che non Il digiuno d’ una intera stagione.
vedeva gli originali, alla inesattezza de'dìe ci Preaao al Sonno e scolpita ancor la
avgnatori che han ricopiata le cose antiche. farfalla, insetto leggiadro, le cui ale ador
Questa corporaltlt'l pingue e nutrita non è nan qualche volta del Sonno steuo le tern
però tale oltre quello che porti l’ età in pia e gli omni; o che l’ accostarsi del
{antile , in cui le figure ai rappresentano: Sonno quali inaenaihile aia atalo paragonato
ed infatti le lor forme son piu rotonde , ii al leggier volo della farfalla , o che vi alia
miaura che i Geni vengono elligiati più vi qual aimbolo dell' anima umana, che per
eini all' infanzia. Del restante il t‘zpprflpn virtù del Sonno eemlnò libera da'lacci
lîlfe quelle figure allegoriche in età così della materia . e più capace di cnnveraare
tenera li è coatum’lo sovente per un vtu0 colle sostanze _apiriluali e divine. Questa
dell'arte {anche nei Geni d’altîe classi, farlalla che manca nel disegno, non manca
fune ad imitazion di Cupido » certamente nell'originale : è poco discosta
« Le chiome del nostro Genio sono di. dai papaveri. Era necessario avvertirne il
allora in picciole treccie riunite aulla som lettore che deve aupplirvala colla aua fan
miti del capo, l'oggi: conveniente ai fan lasia, giacché invano la cercherà nel rame.
ciulli , ma le gambe non app»riacono in « Ml! qual sarà il significato del ramar
questa ma immagine , come nella maggior r0 che vedesi scolpito a‘ piedi del putto?
parte , una all'altra l0vrapptlatl : nè. tali Forre lo Stesso che del ghiro per l‘ appa
sono in quella statua del Sonno d'età più rente ma sonnolenza durante la fredda
lrlultn , che nel primo volume ahlaiarn pub atngioue? Tal replica di simboli , per così
blicata ed eapoala. dire , sinonimi parrehbeml alquanto ine.
legante. In congetture che l’ immagine di
Addizr'une del!‘ malore qneato rettile vi sia aggiunta con più mi.
etero. In Olimpia la aht.ua dcll' indovino
a Non so per quale inconciderateua sul Trasibulo mm avea altro aimbolo della
rintipin dell' eapoeizinne di questo simu aacra sua professione , che l’ immagine di
crn del Sonno , l’ ho descritto come ne un ramarro, che parea alriaciargli dall'eme
aveaae le gambe incrocicchiate , quando ro verso l'orecchio. Era dunque il rsmarro
realmente non è in tal poaitura, ed in creduto eml.lenn della divinazione: acnl
alcun poco dopo l’ avverto. Mi varrà egli pilo in compagnia del Snnnn pnlr'a signi
il dire che non solo opere in lungo , ma ficare i presagi che gli uomini d'ogni ae
del Sonno alcel0 ragionando,fin es! obre colo e d'ogni nazione ai non luaiugati po
pere aumnum? » lei‘ ritrarre dai aogui.
n Fralle rnnhe immagini di questo pla a La congettura pur or [It'0p0llfl mi è
nido Nume, eogi ai esprime il doltissimo aembrata più verisimile dopo la consi.lera
cavaliere Viacnmi, colle quali epeaao compia Zione di altre antiche immagini accompa«
tavaai l’ lfltichit‘a di rallegrare la triuezza dei gmite dalla rappreaenllnll dello stesso ret
upolcri , poche sono egualmente cauaervm tile. Si trova la lucertola aggiunta ed al‘
S()P. (3 100) SOR.
cune immagini di Mercurio, a quelle dell' significato, vi si possa mettere strt'ufzu‘atn ,
Amore dormiente , a quella finalmente di quantunque io sappia che questo termine,
Ap.llo stesso. Mercurio e il dalot' dc‘ so coma lo intendono gli Autori, non aia ap.
gni. Le storie degli antichi e de'mod».rni plicabile in questo luogo. Ma ove si voglia
amori mancsn di rado cl‘ una qualche av. dargli il significato del verbo stringere da
ventura, che i sogni degli amanti non ab cui deriva slfftlura, allora Petronio avreb
brano p-evenuts: e Apollo è poi sing ,l..r. be voluto dire sino ai confini delle gote ;
mente il Nume del vatuzino e degli in impcioccliè stringere significa lo stesso che
dovini. radere. vale a due , passai‘ leggermente
te Che l’ antivedirnento del futuro sia sta da vicino ( Eneid. 8, v. 63.
to dalle rozze nazioni attribuito ad alcune, n Sono , a dir vero, sorpreso, come
piucch'e ad altre specie di viventi, dori“:Teocrt'to, poeta pieno di tanta delicatezza ,
ascnversi a quei caugtameuti dell' ntmosle abbia potuto trovar belle le sopracciglia
ra , tlie alcuni dilicau animali sentono più
che si uniscono; le sono meno , e Io con
facilmente del.'nomo , e perciò prima , e fesso,ch‘ ci sia stato seguito da altri scrit
quindi all' uomo par che presentano. Così tori, specialmente da Isacco Por/ìroge.
la virtù profetica fu attiihuita a‘ serpi, alle mia, che dii ad Ulisse delle sopracciglio
rane , agli uccelli Culi i segni fisici quan simili, ed egmlmeute dal preteso Durela
do furono preventivi o prognostici, sem il Fiigio, il quale vuol caratterizzare la
bratono alla fantasia sitibonda dell'avveni bellezza di Brireide, dandole delle soprae
re altrettanti presagi.» MM. Pio-Clan. ciglio che si uuiacuno. Buy‘le ( Dia.) senza
Vol. III. vantarsi d’ essere conoscitore in fatto di
Degno di seguire le diverse rappresenta lavorodell' arte , trova ciò molto strano, e
‘zioni del Snmm da noi sin qui riportate , pensa che le sopracciglia unite di Brini
è un bel disegno nel quale vedesi il Dio de, a‘ nostri giorni non sarebbero riguar
del riposo sovra un gruppo di nubi molla date come assortimento di bellezza. Ma si
mente sdtljato , ed esprnnente quello stato può esser Ct’l'll che presso gli antichi i co
di quiete in cui trovaosi i mortali , mentr' noscitori del bello pensavano nella stessa
egli con ali spiegate nelle aeree regioni guisa; Ateneo , lodando una bella perso
libraio, lascia dal suo manto in gran copia ne , rileva specialmente le lf\prncciglia se
cadere sulla terra i papaveri, siccome sim parate. Egli è vero che la testa di Giulia
boli dell'oblio in cui giaccionsi le t-rrene figliuola di Tito, ed un'altra testa del pa‘
cure all'ombra del benefico suo impero. lazzo Giustiuiani ci olli'un0 delle sopracci
Soo'retts , n 50010, salvatore, sopran' glia che si uniscono, ma non convien cre
dere che l’ artefice abbia avuto in vista di
nome d’ Ercole presso i 'I‘asii , i quali lo
rappresentavano portante una eleva da non ricorrere ad un stll'atto artilizio per rilevare
mano, ed un arco dall'altra. la bellezza di quelle persone; mentre ci
Son-raso, filosofo di Aparnea, che vi non proponeasi che di farne dei ritratti
veva sotto il regno di Costantino; fu disce somiglianti. Suelnnin riferisce che Augusto
olo di Jamhhco, e dopo di lui divenne area delle sopracciglia che si univano.
Il capo dei Plalonici. Ciò nonostante di tutto le teste di quell'
Soeoae , profimdo sanno. Alcuni Autori Imperatore , non tre o’ ha una che lo rap
lo distinguono da Somma , il sonno. Vir presenti in tal guisa. Un greco epigrarmna
qilio che lo chiama fialello della D'arte, (Antof. l. 7 , p. dice che le so
lo pone nel vestibulo dell' iflffm° praccigha unite sono iodizj di orgoglio e
‘ Sotutsccmmo. te La bellezza degli oc di ssprezzs. »
ehi , dice Winolrelvtann, ( Star. dell' ‘ SORA, città dei Volsci nella Campania
Art. 1. 4 , map. ) vien rilevata , e per in ltaliit. I suoi abitanti vengono degli an.
emi dire, coronata dalla sopracciglia. La tichi indicati col nome di Soraiii. - Stra6.
bellezza delle a‘rtprncciglitt consiste special I. 5. -Cic. pro ('11. Plana. - Sil. Imi,
mente nella finezza dei peli di cui sono L 3 . 1.’. 596, - Juven. Sul. 3 , u. 223.
formate, ciò che nell'arte indica il taglio -- Serviti: ad Virg. /En. l. 9, v.
diill' osso che copre gli occhi. E questo il Da un passo di TIIO'LI'UÌO ( 1. lo
bel carattere delle sopracciglia di Lucia sembra che siavi stato un tempo in cui
no che trovò queste parti di una si grande questa citt‘a appartenesse ai Sanniti. Soro
bellezza nelle teste di Prn.rsilele (lmag. agri Volsci fune, .red possederat Sam
p. 5 ). Quando Petronio ci disegna i ca rutu.
ratteri delle Jnpracciglia con le seguenti SnIAC't'I. - V. Soas‘r‘rs.
parole .° Supercilia nsqnc ad malurnns ' Soasctur. pnlince ( Onomast. 10 ,
acripturam currenn‘a , et rursui crm/inio 38 ) con questa Parola indica un forziere,
Innu'num pene permt'zlo, io non (l'avviso, in cui i commediauti portavano i loro ve
che invece di aeripluram che non ha ramo alimenti.
Sonaoco, uno degli Dei degli ludiani
SUB. (3101) S()R.
Qnvata parola corrisponde a Enopeoa che gufi , Monte di S. Silvestro. - Slrab.
_]ii il vino. _ :-_Plm. I.7,c.a;l.31,c. ‘a. -
r Sonno, nome di Plutone datoglr bnezd. il, v. 795. - Horat. carm. I. r.
dai Sabini , preano i quali questa parola od. g , v. 2. _ Hardonin ad Pliu. l.
significa feretro. Gl’ ll iini , uaz'one. vici 7 , c. a.
na , furono mprlnn0lninali , Lupi lll So ' Il. - Soprannome d’ Apollo che gli
rano. Ecco qual ne fu il movente. La venne dal monte di questo nome ove era
prima volta che furono oll'rrli dei latrilicl particolarmente onorato, come abbia!!! ve
l Sorano nel tempio di‘ egli avea sul dnro nell’ antecedente articolo.
pendio del monte Suratle , alcuni enormi Sonno SACRO. Romolo volendo un gior
lupi ai avvicinarouo all' ara , e ne invula no far ruva , della sua forza , lanciò dal
rouu le vittime. Quelli che gli inseguirono. monte ventina ur giavellotto di legno di
lurono condotti inno ad una I.Cnelarvu ca ambo. Il ferro entrò tanto nel suolo ‘ho
verna , ove coloro che osarono di periti‘ niunn fu più clpace di atrapparnclu a mal’
lrarvi , furono da mefitici vapori aoflhcal.i , grado di tutti gli aloni,- e la terra , in
e gli altri portarono la peste ai loro cum quel luogo buonisnma, ben preato copri
palriutti. Fu consultato l'oracolo il quale lutto il legno che in poco tempo mire dei
ordinò a que' popoli di placare i lupi pro rami, e fermo un tronco di ambo anni
letti da Plutone, e di vivere alla foggia bello e m0ll0 grande.l discendenti di lio
di quegli animali feroci, vale a dire , di molo che lo riguardavano con una specie
rapina. Que' popoli furono allora chiamati. di religione, come una delle lor più la
lrpiui , nome che nell' antica lingua Sa cre antichità , il fecero circondare di mu
bim, significava Lupi , e furono sopran ma per comervarlo; e quando taluno ac
nominan Sorani dal culto che a Sorano corgeasi che non era molto verde, nè
era da loro lribulato, molto frouzulo , e che per mancanza di
" il. - ( Barra ) - Slnicnr nccirlil nutrimento in seccandogi , con grande
Baream , (lelnlor umicnm - DISL‘l/filllll’ll emozione lo dicea ‘a coloro che egli in
que sem‘x, ripa nnlri!u.r in rlla _ Ad contrava: quali a guisa di peraone‘ che
quam Gnrgonei delupsa est penna cubo/li. corrono al fuoco gridavano dovunque ac
Il lettore potrà l'iv'llLlr‘lll all' allicnl0 qua acqua, e nel medesimo istante da
IGIIAZI’\( Val. di Snpplim. ) ove clria tutto le parti aecorrevauo con vari pieni.
rarnente vedrà in qual [nudo questo Sora d'acqua per irrigarln e rinfrercarlo. Ma
no Borea , uno de’ più virtuosi uomini di allorquando Ceaara fate edificare i gradi
Roma , e del quale Tacito dica che D'ero ni della bella rima, diceai che gli operaiI
ne faCr-nd0 perire Sorano Barca a Pelo lcavaudo irrc0nlnderallmeulc oll‘eaero le ma
Tra.rea , parve volere sterminare la nena radici, dimodnclrè il sorbo moli - Plut.
virlù , fu abbandonato ai lururi di Nerone‘ Sonoro, Il grido di un sorcm era di tri
da quel Publio Ignazio , stoico ipocrita, ato Ingurio , e rompea gli auspici.
perfido amico, nato a Tano in Cilicur, Sono: , ligliuola di Oenco re di Calido.
come lo esprimono i veni di Giovenale. ne , e di Alta figlia di Trstio , divenne
A Sm‘nna non si pOleauo rimproverare se sposa di Audremone che la renderle ma
non se alcuni tratti di adulazioue verso il dre di Duilio. Àpollml. r e a.
liberto Pulunte. Soncflu ( Mll. Imi. ), paradiso di
' 3. - Padre di Àliliu prima moglie Devenrlireu. Egli è aitualo al di sopra della
di Catone. terra ed è il soggiorno lll coloro , che non
" I. Sona‘rre, montagna il’ Italia nella ai Ione renduli degni di andare al Cailau
Etruria, sul Tevere , distante venlilei mi oasi: pnradilo di Siva. Qmlli che vi nono
glia da Roma, la qualeera una ad Apol ammessi, non vi restano ettrnanreule; do
lo , ed era celebre pel culto che a quel po di aver per qua‘clre tempo goduto ogni
l)io_vi si lributava. Vi aveva egli un km sorta di piacrri, ritornano rulla terra per
pio I cui lacerdmi camminavauo lenza te ricominciare una nuova vita.
ma aopra ardenti carboni; ma Vnrrone SOMIDEMOM , gli atesai che i Lemuri.
dica che prima fregavami la pianta dei Soliolua, nome nella il quale Ùrazio vin’
piedi con una droga che impediva l'azione citore dei Curiazi , innalzò un'ara a (liu
del fuoco. Dietro il teitè citato acritiore e uone per espiau‘: I’ ianasini0 della ploplll
Plinio, arrivi, dice Servin, su quel mon sorella.
Ie una fontana la cui arqua bollivm allo I. Soa'ra ( Ìconul. ). I Romani l‘ ban
lpuntar dal Sole , e facea [mio morire gli uo rappresentala collo la figura dl "m~d°"'_
aflgrlli che ne bevcano. Secondo il l’. ha. Ovidio la fa figliuflll pf"“"8°“'" d'
Hanlnuin, il nome moderno del moule Salul'oO; umbra anzi che le l'onere Irlbu
SOrntte , si i! , Monte di S. Oreste ; ae tali degli omaggi come al Destino. S<‘Pfl_
wndo Orlelio . Manie di S. Tufo, e un‘ amica Romana medaglia , ove truvlll
aecondo la mapgior parte 1!- 'mmlerni gcf-l‘ purnla Son nell'ircrizi0ue, ai vede una
SOR. l3roz) SOR.
donzella il cui abbigliamentoè assai studia tilt‘: d’ ltalir. Nella prima eravi la Fortu
tu la quale tiene dinanzi al petto una pic na , nella seconda stavano le Fortune. -
cola scatola quadrata atta ii contenere quan V. Son‘l'l nr razrtcs‘t’s.
lo e necessario per estrarre le Sorti ( V. Le Fortune d‘ Anzio erano assai notabi
Soliti. ). l moderni hanno rappresentato li in quanto che trattavasi di stabilire che
la Serie 0 il Declino sotto i tratti d‘ una da se stesse si movesaero , da quanto ne
donna bizzarra, abbigliaia d'una veste di dice Macrobr'n (l. i , c. 23. ) ed i cui
colore oscuro, portante dalla destra mano diversi lill'-vtrtrrrrtl o servivano di risposta ,
una corona d‘ oro con una borsa il’ argen o indicavano se si potesuo consultare le
to , e dalla sinistra una corda. sorti.
a. - Dicesi ezrandio di certe parole, Un passo di Cicerone ( De Divin. L i)
caratteri, droghe , ecc. con cui gli spiriti ove dice che ai conaultavauo le sorti di
creduli a’ immaginano che si possano pro Preneste coll'lsseuso della Fortuna, è per
durre degli ell'etti straordinari in virtù di far credere che quella Fortuna sapea ao
un patto supposto fatto col diavolo; lo che Ch’essa muovere il capo, ti dare qualche
cliiamsn eglmo gillare una sorte. La po altro indizio della sua volontà.
polare superstizione attribuisce questa no Noi troviamo ancora alcune statue che
cevole lacoll'a specialmente ai pastori; e avvano quella Stessa ruprict'a. Diodoro di
sill'atta opinione , se non fondata , era al Sicilia , e Quinto 'urzio , dicono che
meno sensata , in l'una della solitudine e Giove Ammone era portato da ottanta sa
dell'inszrone in cui vivono quelle sorta cerdoti in una specie di gondnla d'oro ,
di persone. d'onde pendeano delle tazze d'argento;
" r. Soa‘rr. La Sorta è l'efl'elto del che era egli accompagnato da un gran nu
caso , e Come la decisione 0 l‘ oracolo del mero di donne e di fanciulli, che canta
la fortuna,- ma le sorti sono lo strumento vano degli inni nella lingua del pane, e
di cui facessi uso per conoscere una tale che quel Dio portato da' suoi sacenioti , li
decisione. ci nduciiva, indicando loro con qualche mo
Il più di sovente le sorti erano specie vimento da qual parte voleva andare, Il
(‘i dadi sui quali stavano scolpiti alcuni ca lllr) di Eliopoli di Siria , secondo .Macrrr
ratteri , o alcune parole , la cui spiegazio Lia , fscea la stessa cosa , colla sola dille
ne venia cercata in tavole fatte espressa renr.a di’ ci voleva esser portato dalle più
mente. Riguardo alle sorti‘ gli usr erano distinte persone della provincia, le quali
diversi. In alcuni templi la persona le avessero molto tempo prima vissuto in con
gittata da se stessa,- in altri si laceano linenza , e che si fossero fatto radere il
estrarre da un’ urna d’ onde è venuta quel capfl. Luciano ( nel trattato della Dea di
la maniera di parlare tanto ordinaria ai Siri.4 ) , dice di aver veduto un Apollo
Greci.‘ [il sorte è caduta. assai più miracoloso , imperocclrè essendo
Quel giuoco di dadi era sempre prece portato sulle spalle de’ suoi sacerdoti, gli
duro da aacrilicj , e da multi: cerimonie; venne pensiero di lasciarli sul luogo , e
probabilmente i sacerdoti sapevano maneg di passrggiar solo per aria.
giare i dadi; ma se non vulcano darsi un lo Oriente le sorti erano frecce, ed Io
tal pensiero, bastava che li lasciassero sn clre preaentemenle i Turchi e gli Arabi ne
dare, porclr'e erau eglruo sempre padroni fanno uso nella stessa maniera. Ezechielu
della spiegazione. dice che Nabucodonosor misclsib le sue
I Lacedernoni recaronsi un giorno .’i con frecce contro di Ammorre e di Gerusalem‘
aullare le sorti di Dodons riguardo a qual me, e che la lreccia usci contra Gerusa
che guerra clr’ essi stavano per intraprende lernme.lîra quello, a dir vero, un bel mo
re; rmperocche oltre le quercie parlanti, e do di risolvere a quale dei due popoli do
le colombe, ecc. , a Dndona erarrvi ezian veste egli movere la guerra l
dio le sorti. Finite tutte le cerimonie, al Nella Grecia e nell'Italia traevansì di
l'istante in cui stavasi per gittare le s-»rli sovente le sorti da qualche celebre poeta
con molto rispetto e con molta venrrsnu come da Omero o da Euripide; ciò che
ne, ecco una scimia del re dei Molossi , all'aprire del libro si presentava , riguar
clr' entrando nel tempio , le sorti e l'urina davaii come decreto del Cielo. Mille. esem
nel tempo stesso rovescia. La sacerdotessa pi ne sommini5tra la storia. - V.Sorrr
da tale avvenimento spaventata , disse ai n'l)rserro.
Lacedemoni che non doveano nemmen sn Troviamo altresl che circa dugento an
girar di vincere, ma soltanto pensare a ni dopo la morte di Virgilio, erano i
salvarsi. Tutti gli scrittori assicurano che anni versi già tenuti in tanto conto, da cre
Lacedemone non ebbe mai un più funesto drrli pr.feirci, e polli in luogo delle #0!‘
presagio. ti' di Preneste: imperocchè Alessandro
Le. mrti' più celebri erano a l’reneste Severo, essendo ancora particolare, ed in
( l’alleltriul ), e ad Anzio , due piccole tempo che l'imperatore Eliogabnl" MI'I
S()R. (3103) SOIL
gli era afl‘ezionato, ottenne per risposta "" 'llwme "ll O'1'MXUWHIIIÎI'UG érnl,;qd
‘nel tempio di Prcneste quel passo di Vi!"
gilio portante il seguente senso: i: Se oyru1'lm pa\lipJ‘apmrflttm
tu puoi su ersre i contrarj destini, tu u. ‘ Sembra che I’ antichità Pagana abbia
rai Marce! o. r) . . . ~ . . u qua fata n.tpera riguardato come uomini ispirati tutti co
rumpas, Îu filurccllus eri.s.- I’. Sorn'r loro che possedeano l'alto talento della
m VtlclLto. poesia; tanto più che per tali eglino stea
Le sorti passarono sino nel cristianesi " apacciavano che il loro linguaggio "I
mo; furono praae nei libri sacri nella stes simile a quello degli Dei, e quindi i PU
sa guisa che i Pagani le prendeano nei poli hanno prestato fede alle loro parole.
loro poeti. ‘Iliade e l’ Odissea sono pieni zcppi di
Pare che S. Agostino nella sua lettera un gran numero di simili tratti di religio
Hg, a Gennaro non disapprovi quasi‘ ust ne e di morale; contengon egllno una Il
se non se sopra ciò che riguarda gli affari prodigiosa varietà di avvenimenti , di sen
del secolo. Ecco quant'eglr dice in propu tenze e di massime applicabili a tutte le
circostanze della vita, che non desta mera
sito della pratica di trar le sorti dai libri
del vangelo.Hi vero qui depaginis evan viglia se coloro i quali, 0 per caso o per
gelicis sorte: legumi, r:lsi optandum est formato progetto, gittavauo lo sguardo Ml
ut hoc pntius fuciant quam ad doemonia que'poemi, hanno creduto di trovarvi tal
volta delle pt’cdizroni o dei consigli: sarà
tonsulelrda currcurrant, lumen atinm, irta
"Il/li displicet eonsuetudo, ad negotia mv stato bastante che di quando in quando il
cularr'a et ad m'lue hujur vrxuilntcm,pro successo abbia grustilieato la curiosità del
plcr aliam vilops loquentra orucuùa dini le persone, le quali in critiche situazioni
na valle cortvrrlt‘re. S. Gregorio di Tour: hanno ricorso a siffatto espediente, petcltè
c’ insegna egli stesso qual’ era la sua pra la maggior parte siasi insensibilrnente av
vezzna a riguardare gli scritti di quel poce
tica: assava egli parecchi giorni in digiu
un cd) in preghiere , poscia recavaai alla ta siccome un oracolo sempre pronto a
tomba di S. Martino, ove apriva quel lir rispondere a chiunque volesse interrogatl'J.
bro della Scrittura che più gli piltîcfl, ed Non è poaaibila d’ immaginarsi amo a qual
il primo passo che oll'rivasi a’ suoi sguardi punto gli uomini spingono laloro crednlitir,
era da lui riguardato come la risposta di allorchè sono dal timure o dalla speranza
Dio. Se quel passo non ‘serviva al Soggetto, agitati.
apriva egli allora un altro libro della Non è questo uno di quei pregiudizii
Scrittura. che regnano soltanto sul volga; imperce
Altri prendeano per sorte Divina la pri chè molti distinti personaggi dell’ antichi
ma cosa che udivano cantare entrando in ti\, e specialmente quelli che aspiraVlu0 a
una chiesa.- V. SOll’l'l nei Sauri. gevei‘fl“ gli altri, non sono andati esenti
Ma chi crederebbe mai che Eraclr'o,de da s‘ilfattl chimera. Non si deve però a
liberando in qual luogo dovesse svcruare questa auperstizioaa idea attribuire se Sn
l'esercito, si determinò con questa aperte crule nella sua prigione , ridendo recitare
di Snrle? Fece egli per tre giorni purifi que‘ versi che Omero pone _sul labbro di
care I’ armata, poscia aprì il hhro del Viln Achille : arriverà il terzo giorno alla Fer
gelo, e trovò che il suo quartiere d'inver trle Ftia , disse che non rltnaneagli più
no cragli indicato nell' Albania. Era forse che tre giorni da vivere; fil“ scherza“
quello un alfara la cui decisione si potesse sull'eqnivoeo della parola pel/tu’; che Itlgn»’
sperare dalla scrittura? fica il paese di Flltl, e nel tem o tilflttw
La chiesa è finalmente riuscita a ster la corruzione e la morte; nul Idifllflll°
minare una tale superstizione , ma vi ha quello lclier1.n uscitogli alla presenza di
speso molto tempn.Qua do l'errore si è Esc/zino non fu dimenticato , poiché mori
impndrouitoylegli spiriti’, e cosa meraviglio egli tre giorni dopo.
sa se non vi si mantiene sempre in pos Valerio Massimo narra che Bruto cl -
sesso. be un tristo presagio della sorte cllfl fllll
' '1- - (d' Omero) ( aorles Homeri battaglia di Filippi eregli pl‘eparaH- AVE"
cm: ), specie. di divinazione la quale con dogli il caso presentato quel pasto Ilflll'l°
sisteva nell'aprire a caso gli scritti di Iiade, ove Patroclo si legna che il dflfi’w
Omero, e dalla prima iscrizione della pa crudele, ed r'lfiglr'uolo di Lalona [II/10""
gina che presentavasi allo sguardo , trarne un privato di vita, l'aplrlica'zitllll’ Che
un augurio o pronortrcu di ciò che d0vea quell'illustre Romano ne fece a se 'Mfl0,
succedere e se stessi o agli altri , oppure fu rlall' evento giustificata. _ I
delle regole di condotta convenienti alle. ore si voglia presto fede a Lampfrdl°tt
rircostanze in cui trnvavasi una persona. I l’ irn eradora l'llacrino, tratto dalla Curia,
Greci davano a questo genere di drrimzro siti! i conoscere nel ftznedcsimo poeta a
il suo regno fosse stato lungo e felice, I‘
Dr’: . Mii. 89
SUB (Mori) '50R.
suoi 1r,;=2u li cadduro copra quei veru poi carutleri lcolpili sovra ciacuno , esundo
lanu il cento Beguenlv‘. Vegliardo, tu sei poscia riuniti, componeusero la profezia;
_fiirinmfnenre slrello da giuvam' guerrieri . ma ollrcchi Cicerone dice al contrario, da
la tua jbrza è duuulta, e tu sei di in’ un parso di Tito-Livio Chiaramente appa
.un uecchiaja Im'uaccmln. le, che ciascuna di quelle Jorlr' ll|lll con
Siccome quelli) lmperalnre era gi‘a avan Ienene la proli-zia.hcco i propi] termini
1.Ho in eia allorclli: giunse al supremo della clorico al principio del libro 22:
potere, che non regnò più di quattordici Fillfl'ii: coelum findi' visurn Wîlul magno
mm, a che Ellflgflbnlo non avea più di lu'atu, quaqur paluen'l , ingens lumen e]:
quattordici anni, allorché gli ml": la vit _/ùlsiuc, sorte: sua .rpnule atlenuatal, u
e l'impero. mai in quelle plrulc ai trovò namquc cardine ila scriplum, Mara‘ te
un_n predizione della iragice morte di Ma lum .mum conculit. I "crudo" con delll'tl'
Cl'lllf‘l. za seppero far uno di limiti: sorti, unici
Del resto poi Omero non è IIIIO il Io’ procurarli e credito e proliuo. Tuta
In I cui versi aveuero il privilegio di euere Ì'C.\ es! inventa [bllac‘iis , aut ad qua:
riguardeu siccome allrellnuli Oracoli: iGre stum, cui ad superstilr'flnem. - Cr'c.
ci fecero hlvolia lo alcun onore a quelli Ma che aignilican ell no nelle corti me
di Euripide; da un pane di Erodoto decimo di cui parla Tito ìiviu che da ae
ceml1ra che ci credano che le poesie di alea>e iii dimiuuilono, Sane: sua .rponle ol
Museo pur esse cuuteneaeero dei presagi. tcnuat.as? Forse quelle sorti erano doppia,
Queno storico narra che ()IADIIMCTÌIO, il vale a dire,clie va n'erano delle grandi e del
quale l'acea prole,sioue d'inlerpxelare tal le piccole; tutto simili , e che i cerdoii
curia di predizioni, lu bandito da Alea! laceanu estrarre le mie 0 le allre, aecuudo
d‘ ordine il’ lpparco figliuolo di Fisiatra che piàClfh loro di eu_avenlare, o incorag
tn, per nor allenta gli lCllll‘ diqucl poe giare i ronsullanti. Il‘) luor di dubbio che
0, e per avervi iutruw un uno portante, in materia di prodigi, ai prendeano per
cl..v le isole adiacenti a quella di Lenno buon augurio le con che umbrauno più
aarahbero stato aummerae. grandi dell’urdinlrio, a vicevuru , riguar
Virgilio finalmente ebbe la gloria di davami come di triplo presagio le con che
lrlcCedrre ai Greci poeti, e di dividere con pareauo più iccole di quello che non con
essi l'arle di prldll‘0 gli eveuh- -- V Illeuo natura mente , come la ha provalo
Sonrrr o: Vmmuo. Saumaise ne‘ suoi cummenlruj aopra So
' 3. - ( Di Prene.rle ). erano le più ce lilw.Da ciò aegue chele sorte: ultenuclae,
lebri di lulln l’ Ilnlrn. Non colo ccusabile , da le stecca pronnslicavano un sinistro av
ma ragionevole ai è la curiuril'a di cercar venimenlo, ma ne piace di conoscere ciò
di couu‘cme in che C0llaistral‘ quell'ora che pensavano i lilmoli delle .mrli In se
C0l‘fl. e come fune random. nerale , e ci’) che avvenne di quelle di
_ Cicerone ( de Diuin.l.fl, .rect.4l.) ci Preuesle in particolare; unto più che
insegna che gli arclm] di Prenellt porla Cicerone llesau ce ne porge gli achimi
vauu che un uomo dei più ragguardevoli menli.
della città, Clìlllùfll‘.) Numerio 6'u1/hcin, fu Secondo il vostro arare , con sono le
da parecchi reiterati e minaccianu wgni sorti , diceva egli a non unico ?Son el
avvertito, di p01'lllll a fare un'apertura in ae a un dipreuo come il giuoco del nume
un ‘Certo luogo di una rupe : che di falli ro alzando o chiudendo le dita , Oppur
vi 0| recò, apczzò l. rupe, e ne uaciruno quello degli uaserelli e dei dadi , in cui
parecchie .mru‘ , le quali cmninevau0 in l’ azmrd0, e loro‘ anche una cattiva finez
piccoli pezzi di legno di rovereben taglia za , possono aver qualche parte; ma la
II e pulilr, sui quali erano acnue delle sagguna e la ragione non ve n‘ hanno
predrzioui in caruliui carichi. Quo’ piccoli uenur.a. Le sorli sono dunque piene d'in
pezzi di legno furono poni in un forziere gmuo , ed una invenzione 0 dell’ avid.l'a
il’ Olwo.Quamlo ai dove: comultarli , ai del guadagno o della snperllizhme. La di
apriva il lorziere,e lune imìc~me ci l'oceano vinazione per mezzo delle ‘Dlll è ormai
"lcScolnr quelle .rnrti da un fanciullo il qua l\flall0 discre:lilala. La bellezza e l'anti
le ne mlmeva una che era la I'ISP'WUI data chnlii del tempio di Preneslc lia veramen
dall'uru‘olu ai consullanli.Quel forziere, pro le conservato il nome dflle mrfi di Pre
Sl‘gue Clcc‘rulre, è al Prueul0 religiommeuie neslfl , ma ilnicamenle‘ fra il pnpulfl , im
Cl'blOllll0, a motivo ili Giove fanciullo che pel‘mwhè avvi lorne qualche mngi.-.tralo , o
evvi rapprewulalu con Ginnune,amliidue in qualche uomo un pn' raggunulrv:le che \’i
gremlm dclh Forlulll clic porge loro la "corra? In tulle le altre parli più non
ÌÌÌ‘ÌIÌIIDEHH, e rune le buone madri vi pro ce ne lien parola, In qual cosa facua
lQll‘lnu una gnu divor.inue. dire a Cnrlieade di non aver giammai ve
Plutarco pretende che ci euraeasero p‘ dato la Fortuna più fiarlunalrl che a Pre
wcclu pezzi di legno dal lamiere, e che i III‘JM.
bOR. (3105) S()R.
Nulladimeno poco mancò che a tempo lui la lperanr.a gi‘a concepita di giungere
di Tiberio non ritornaseer0 in credito. all' impero.
Suetonio dica che avendo questo impera Lampn'dl'o riferisce che Alessandro Se
tore formato il progetto di rovesciare tut vero, il quale doveva a quell' epoca esser
ti gli oracoli vicini a Roma , quelli d'Au giovine, poiché allorquando fu nominato
zio, di Cervstcre, di Titoli e di Prenesle, imperatore non avea che tredici anni, ap.
ne fu drstorualo dalla maestà di questi ul plicandon c0n ardore allo studio della li
timi , imperncchè essendosi fatto portare losolìa e della musica, fu da filumrnea
il forziere ben chiuso e ben suggellato, più tua madre , consigliato di occuparsi piut.
non vi si trovarono le sorti , ma appena tosto delle arti e delle scienze necessarie
nel forziere fu rimesso nel tempio di a coloro che sono destinati a governarr: gli
reneste , come all' ordinario, vi ai rin uomini: e che Alessandro tanto più v0’
vennero le sorti. lentieri si adattò a quell' Opinione, in
Non è. dillìcile di riconoscere in questo quanto che , avendo consullato Virgilio
luogo la ecaltrezza dei iaccrcloti che tenta riguardo alla sorte che eragli riaerbata ,
rono di rilevare il credito dell' antico lo merletto egli di trovare un sicuro preeagio
ro oracolo, ma il suo tempo era passato , del pl'uPl‘l0 innalzamento all' impero, in
e niuna si llCl) in in quel luogo per ri quei rinomati versi:
corrcrvi, e ciò c e è ancor più singolare,
ai è che le sorti di Virgilio non avendo Ercndeiir alti .rpirdìtlia molliu.r aero
per casi apparato vcruno di religione, die Credo eqru'rlem , eia.
dero il tracollo alla bilancia , e a quella T14 regere imperio populos, Romance ,
di Praneate auccadettero. - Soa'n DI Via memento :
GILIO. Hoc ti'6l erimt urta.
' 4. -- (di Virgilio ). ( Sorta Virgi
lianae), divinazione che consisteva nello Claudio il Colico bramando di sapere
aprire le Opere di Virgilio, e dall’ ispe qnanto daveaae durare Il suo regno, con.
zione della pagina che offriva il caso trarne eultù Virgilio , a all' spine, lesse il se
dei presagi sui futuri avvenimenti. guenttì vciii0 :
Avendo la poesia di Virgilio col tem
po iusenaibilmente acquistato molta auto Torna dumLaiiore grmulrm viderr'l neatas.
rità, anche i latini ai accostnmarono a
c0neultat‘la nelle circostanze in cui era Alloro conchiuse egli di non aver più di
per essi importante cosa il conoscere la tre anni da vivere. L'autore che ci ha
volanti del cielo. La atoua dei Romani conservato questo fatto, assicura che Clau
imperatori, specialmente dopo_Trajano , dio di fatti non sopravvisse se non se due
ne aommiuiatra parecchi esemp]. Il primo anni a quella specie di predizione, e che
che si conosca è quello di Adriana, che quelle ch'ei pur credette di aver trovato
inquieto ed avido di sapere quali fossero in Virgilio , riguardo a ciò che dovea ac
le disposizioni di Trujarma suo riguardo, cadere al proprio fratello e alla sua po
e se lo indicherebbe per suo successore al aterit‘a , anch' esse tutto si verificarono.
l'impero , prese l‘ Eneide di Virgilio, Negli autori narransi parecchi eaempli
l'apri all’uzzard0 e vi lesse i seguenti di tal fatta; Bullcngern ne ha raccolto una
versi del IV libro. parte nel trattato da lui composto su tal
soggetto , ma quelli che abbiamo sino ad
Qui: procul illc autem rami: insigni: o. ora riportati sono più che bastanti per di
livae mostrare sino a qual punto può giungere
Sacra firma ? nasca crine.i incanaque l' umana superstizione.
menta “ 5. - (Convivoli) ( sorti di lotto )
Regis Romani, prima: qui legibu: ur che 51' imperadori faremo estrarre per (ll
ben: vertmtenlo rima del pasto , quando da
Frmdabt'l , Curibu.s porvi: et paupere vano quale e pranzo, ed i cui biglietti,
terra elle distrihuivansi gratis ai convinti, gua
Missa: in imperium magnum . . . . dagnavano qualche galanteiis o qualche al
tro premio. Quei lutti erano nn'i'ngegnosa
Siccome l‘ uomo non è difficile a piegar o galante scaltrezza per far biillare la
si per le cose che lusingano i suoi deside loro liberalità e per render la festa
rj, così per quanto leggeri fossero i rapf pur viva e più interessante , ponendo
parti che trovò Adriano in quei versi col prima di tutto di buon umore le persone
proprio carattere, le sue inclinazioni, il che eranvi invitate. Elagabolo ne faceva
suo gusto per la filosofia e per le religiose alcuni composti per ischerzo, di una me
cerimonie lo t'asai0ureronu; se dobbiamo tii_di biglietti utili , e di una metà di bi.
prestar lada a Spnr:iano , fortificaronoin ghetti portanti delle cose ridicole e di
S()R. (3106) S()R.
niun valore. Eravi per esempio un bigliet tempi, e ch'ei punto non la dinppro
to di lei lchiavi ed un vaso di prezzo , vava.
un altro di un vero di terra , e cosi del Tento i Greci, quanti i Latini nelle
reeto : Sorta: rene convivalea, (dice Lam critiche circnatame conaultavano le sorli'
pri'rlm) ec1iptaa in coc-hlearilzus liabuil te dei santi. Ne abbiamo già riportato un e
le: , ut aliua‘ erilu'beret deeem enmelor , aempio in Eraclih allerchè ateva egli de
alias decem muscas. . . . alcuni eeemplari lihependo in qualluogo doveeae nvernare l'
portano exiret, in vece di exhiberet; la esercito.
qual con rende la narrazione più viva , e Dopo l’ ottavo eccolo, più ’rari diven
iuLltcl con maggior prrciaioue il modo nero gli esempi di ueeta pratica ; nulla
con cui eatraevanei quei lotti. ‘ dimeno è fuor di du hio che un tal neo
l lotti erano scritti IOPI'I biglietti e eueeiatctte aino al secolo XIV , colle sola
coneliiglie nella seguente manirl‘aî prima: differenza che i conaultanti più non si
deeem camelor ( Sub.) lollat; secundus preparavano con digiuni e preghiere , ne‘:
cen!um murena .- Si poneeno i nomi dei vi aggiungano quel religioso apparato che
convinti in un’ urna, e dopo diaverli sino a quell’ietaute aveano creduto neces
ben miachiati , si eatraevano , ed il primo urio per indurre il Cielo e menifentare in
ad uscire. guadagnava il primo lotto; quel tal. guisa la me volontà.
lo che uaciva dopo , otteneva il secondo , Egli ‘e però d'uopo di convenire che nei
e cuci dicesi degli altri. L'atto di estrarre tempi in cui queat’neo di conenltare le
i nomi chiamaveai rn're. wrli per mezzo della Scritture, era più in
' 6. - (dei Santi) (sorte: sanato voga , e di eovente anche accompagnato da
rum) Specie di divinazione che si e in grave apparato di atti di religione , si tro
imdotta preeeo i Ciiatiani verso il terzo vene diversi Concili che condannano in
seculo ad imitazione di quelle che fra i particolnre le urti dei santi , ed in gene.
Pagani Chiamavanai sorte: Homericae,sor rale qualunque divinazione latte per mezzo
le Ì'irgilianae. dei neri libii. Ma i termini con cui «uno
Queata divinazione consisteva ranch‘ crea concepite quelle proibizioni , porgono ar
veli‘ aprire ell' azzardo i =ecri libri colla gomcuto di credere che la auperatir.ione a
lusinga di trovarvi nltuni lumi riguardo al verse mischiato un'infinità di magiche ple
partito che ai dovea eeguire in tali o tali ticli€ nelle sorti dei santi, e che fame non
altre;circoatanze, di conoscervi te il encceesn convien confondere il modo di connultarle,
degli avvenimenti che intereaeavano doves condannato da quei canoni , con quello che
ee eeeer‘s felice o diegraziato , e ciò che ere rovente unto nei primi eccoli della
dovuti temere o sperare del carattere , chieea da pereone per pietà eminenti.
della condotta , e dal governo delle SolTllltl (Sortioriu: Cosi ehiamevaai
perenne cui ci era eottomcui. L'uso area colui cui era affidata la funzione di gittare
stabilito due maniere di consultare la vo le sorti ; funzione ucra ch’ era erercitata
lont‘a di Dio con queeto mezzo : la prima degli uomini e delle donne a nella del
come abbiam detto poc' anzi, era quella Pontefice. Le donna in nel caao chiama
di aprire a celo alcuni libri della sacra vaai Sorliern (softfalia . Quelli che le
Scrittura , dopo di aver prima implorato gittaveno , non avevano il potere di e_atrar
il accenno del Cielo con diginni , con le; a tal uopo liceali uso del miNeter0
preghiere e con altre pratiche felisioee. d’ un fanciullo.
Nella eeconde, che era molto più semplice, " Son‘nnrmo, mezzo eoprannatnrale ed
i eonaultenti Il eootentavano'dilriguardare illecito che ai euppone comunicato dal de
r0llle un coneiglio copre ciò che doveano monio per produrre qualche effetto aor
lare , o come un preaagio di buono o di prendeote , e sempre nocivo. Nel dialogo
triato eut:ceaso dell'intrapreea che medita di Luciano intitoleto Filopseuzfo , oleia l’
vano , le prime parole del libro della Serie amico della menzogna, li può vedere quan
tura , che ci cantavano nell'istante ‘in cui to fuaaero oatinati I più celebri filoeofi, eul
le persone che proponeansi! d’ interrogare conto dei prestisi della magia. I Greci ed
il Cielo in tal guiaa, ‘entravano in una i Romani non sono stati acevri di queeta
chieen. ridicola auperatizione e malgrado dei lumi
Nel corso di queato ariìculo abbiamo già della regione , e le opere dei loro più cen
veduto ciò che In tal repporto ecrive S eall ecrittori sono piene di prodigi operati
Jgttsltno a Gennaro. da queet' arte frivflla quantunque diepreuela
. Gregorio vescovo di Tour! , ha fallo e ‘abbandonata alle vecchie ‘donne , alle
conoscere in modo artiruhm le religiose Medee in Grecia , alle Conidie in Roma
cerimonie colle ne i ai conlnltaflno le ecc. Questa euperatizionfl li è lungo tempo
sorti dei santi. li eeempli ch'ei ne por propaga“ col favore delle tenebre dell'i
S° ’ ed il suo proprio , giustificano, che gnoraoza.
queata pratica era eseai comune a‘euoi La parola sarlilrgio presenta 1' idee di
SO“ . (3107) SUB.
una magica operazione , o di una potermi dei serpenti, e ne componeano dei liquori,
che arresta o cangia l'ordinario cono della dei filtri, i quali da quanto dicono i poeti,
natura. Nulla avvi , che provi tanto la de avevano una virtù d‘ ispirare l'amore e l’
bolezza dell' uomo , quanto l’ amor suo per odio , d'invecclniare o ringiovanire , di re
tutto ciò che ha del maraviglioso. lucapace auscitare, o fai morire, di rendere insen
di bastare a se eterno, naturalmente ci si aibile o lurioao , di trasformare in beatia,
all'eziona a tutto ciò che lusinga, o allarrna e Specialmente in lupo. Queste operatrici
la sua immaginazione. Da ciò deriva l'ec di sortil: 1', nelle loro operazioni lacean
ceaaiva aua credulit‘a, e la sua tendenza alla uso altieai delle ossa di morti , dell'erba
superatizione. che crescono sulle tombe, del Unsue, della
Egli è fuor di dubbio che tutti i popoli midolla e del fegato di fanciulli non an
hanno avuto i loro fattuccliiari. Presao i nor giunti alla pubertà‘ Leggesi in Orazio
l’em aveauO il nome di Magi. Presso gli che la Maga L'nnulia area iept-lt0 vivo
Egizj , quello di Sacerdoti. Glillasirj gli sino al collo un fanciullo di qualità da lei
appeliavano Pro/lit,- i Grsci , Indout'nt'; rapito ai propri genitori, e che gli panca
i “umani , Auguri,- i Galli, Druidt', ecc. dinanzi le iii saporite carni, altinclrè la
L’ uomo nato timido, da principio onori) vista di qua le carni medeaimc sempre pre
gli Enti la cui influenza eragli o vantag noti , e sempre interdetta alla sua avidità
giosa o nociva. Non potendo conoscere l’ il facesse morire di langnore , e eh‘ esaa
lauta Supremo o il Creatore , suppone egli potente quindi comporre un filtro della sua
nepli astri e neglielemeuti degli l‘laseri in midolla, a dell’inaridito suo fegato. lu Lu
tellìgenti che a lor grado li govarnnvano, carro troviamo che Ert'llo vantasi d’ aver
e quegli Esseri nella sua immagina7‘one immolato parecchi fanciulli fin nel aeno i
divennero altrettanti Dei o Genj de’ duali atesso della loro genitrice. -- Euripid. in
volle egli conciliarsi li proiezione .- da ciò Hmpolyt. aet. 2, se‘. - Propert. I. 3.
venne l’ idolatria , o il oliieiamo. Eleg. (i, il. 25,1. 1|. Ele . 5, v. 13. -
Non giudicando degli Enti eh‘ erasi crea Tibull. I. 1. E10 . g, v. , e 17. Uvr'd.
to, Se non se per analogia con te stesso, l. 7. Fab. 2. - d. de Art. Am. I. o, v.
diè loro delle pasaioni e delle qualità an 105. -- HOIdl. Carni. l. 5 , od. 5, u. 30.
pnrilîri , ma simili alle proprie , e tentò - Juven. Sat. 6, v. 610. - Senec. in
di rendersi propizii que’ nuovi padroni co Medea. v. 733.
gli omaggi, cogli atti di sommeseione, colle Tal sorta di donne facaano pur uso del
offerte e coi sacrifici , d'onde nacquero il l'ippomane nella composizione degli amo
culto , i sacerdoti, gli altari ed i templi . rosi aortilegt'; e a dir vero , quaai gene
ed eziandio gli amori, le liti e le vendette rale era presso gli antichi 1' opinione che
degli Dei. l'ippomane avesse la virtù di ispirare il
L’ uomo dopo di essersi create della di furor dell‘ amore. - T/wocr. in Plurima
vinità a suo piacere, spinse la propria pra ceut. - Pana. l. 5, e. 27. -- Tibull. l.
tensione sino a divenire egli stesso un Dio, 2. E145. 4 - Prnpert. l. Eleg. 5,
donde vennero le Apoteosi. Poco soddiafatto v. 18. - Virg. Georg. I. 3 , v. 281. -
della speranza di esser posto dopo In lui Eneid. I. 4.0. 515. - Lncan. l. 6, 455.
morte nel rango degl' immortali, volle ea - Gioven. Sul. (i, v. t32. - Colnmell.
set‘ riguardato anche vivente siccome un col. 6 , v. 27.
Dio , e da ciò ebbe origine il ciarlatani Gli antichi erano persnaai che i Maghi
amo dei Sulmona’, dei Psafoni, degli eaereitassero il loro impero nel cielo, lnllii
Indovini, ecc. , ecc. Col lasso del tempo, terra e nell' inlerno, che per mezzo dei
netto ciarlataniarno divenne un'arte, e Vi loro incantesimi, poteuero comandare agli
rono degli spiriti tanto semplici per eser astri, agli elementi, trarre la luna e le
eilarla con tutta la buona fede. Presso i stelle sulla terra , fermare il corso dei liu
Greci ed i Romani, l'arte della divina Imi, destar tempeste nell'aria, lhisporlar
ziona , ossia della profezia, fu il‘ ordinario frutti e messi dall'uno all'altro luogo , e
praticata da uomini che traevauo le‘ loro votare i morti‘, porre le ombre alle prese
predizioni dall' ispezione delle interiora le une colle altre. la nn’egloga di l'ir
delle vittime, o dal volo e dal canto de gilr'o leggesi :
gli uccelli.
L'arte dei sartilegi e degli incantesimi Ego sape lupum fieri , et se cmm'ere
è alata specialmente praticata dalle donne. nlvu
Nelle loro magiche operazioni impiegano Marrin , .raepe anima: imia e.rrrc sepul
esse le parole , le piante velenose , le ra clu‘ia.
dici di cipresso e di lino selvatica, le pen Atque anta: allo vidi traduca: messer.
ne e le uova de' notturni augelli , come
della civetta, del gufo ecc. hanno USO Le più famose operatrici di .sorlilegi,
eaiandio del sangue di roapo , del veleno cui noi chiamiamo streghe, erano nella
SOR. (3108) 50“.
Tenaglia, provincia di Grecia, abbondante lo Virgilio , una maga che vuol ricco.
di piantevelenose dopo che orari passato Cer quiat.are un amante perduto, attacca alla
baro rapito dall' inferni) da Ercole, e vi inca immagine di cera di quell' amante tre na
aull' erbe vuruitat0 il suo releno. lvi , dice stri di tre diversi colori, e gira tre volte
Lituano, trovò Medea i Veleni che le man quell'immagine intorno ad un'aria, fa pa
cavauo a Colru; ivi nacquero i mostruosi scia tre nodi a ciascuno di quei tre nastri
centauri, e la terra vi diè alla luce il scr perché , dic' ella, il numero diapari piace
pente Pilone. Lo ateneo poeta aggiunge ‘ lì Dei , numero Deus impari: gaudel. -
che alla voce delle fattuccliifle di quella ;irg. Ecl. c.8, u. 73.
contrada, di l0venle gli aposi cui la fede Del resto poi è bene di far conoscere
coniugale e la bellezza non potevano strin alla gioventù che non vi sono state siam
sere con dolci catene, tosto provano un mai, ne vi possono essere stregoni o usa
reciproco amore; i vq;liardi ardou pur essi glie, vale a dire, uominio donne che per
d'illegittimn fiamma,- il giorno e la notte mezzo di magiche operazioni possano inter
interrompono il loto corso regolare, gli rompere o cansiare l'ordinaria corso della
astri i loro giri; Giove non è più obbedi. natura. Ove ai ve lia opporre che gli anti
to; la folgore , aeoza aua saputa , ramo» chi hanno fatto a bruciare degli stregoni,
reggia,- il mare ai calma, e divien tempe in tutta l’ Europa, risponderemo che nel
atuso in onta di Nettuno; i monti s’ap I’ antichità vi sono stati degli spiriti buoni
plausno, i fiumi risalgono alle loro aor e saggi abbastanza per non credere nè alla
geuti , e tutta e capovolta la natura. - divinazione , uli al potere degl' incantesimi
Vir. Ed. 8; ‘u. 69 e 97. - Tiòull. l. i. e se gli uomini condannati a morte per
Eleg. 2, v. 43. Eleg. 9 , u. 17 - Pro sorlilegi , foasero stati veramente stregoni
perl. L 3%. Eleg. 5 , v. 14. - Lncan. l. si aarebbero certamente sottratti al aup li
, v. ' . zio. Quando un uomo è. stato abile abba
Nemesi, la Notte, Diano, Proserpina, stanza per evocare i morti , o per incanta
ed l'ente lpecialmente , erano le Dee che re un campo , ed impedirgli di produrre
preaiedevano ai aorlilegi' ed agli incantesi
mi.ti0h Notte!0h Diana! Iaclama la maga ospirito,
per disporre a suo talento del cuore, dello
della sanità e della vita degli un
Canidia in un'ode di Orazio, voi fedeli
mini, avrebbe con più forte ragione potu
testimoni di tutte le mie operazioni, tenete lo fai‘ morirei suoi giudici ed i suoi car
tutto sepolto nel Silenzio allorché noi ce nelici , o cinsiarli in bestie, la qual cosa
lebriamo i nostri più segreti misteri; in sembra ancor più facile.
questo istante eaanditenii 5 volate in mio
aoccorso , r.- possano i miei nemici provare
Gli storici moderni e specialmente quel
gli effetti dell'ira vostra , del vostro po
li che hanno scritto lotto il regno dei Va'
tare. » loi'r , ci intertangono di sovente sopra sif
ffllli loghi, i quali fanno lo porre un pic
« Oh Notte! dice Medea in Ovidio, colo numero di mariuoli, e una quantità
fedele amica dei misteri : Astri, che lup
di sciocchi che ne sono il giuoco. Fra un
plite alla luce del giorno; a tu Ente tri ti aortilegi', dice NoÉI, sceglierò quello
forme.’ Voi che conoscete tutti i miei pro di cui servianai i sacerdoti faziosi contro
getti , e che mi avete sempre accordata la di Enrico lll e di Enrico IV. Aveln
vostra protezione . . . Dei della notte , ve
nite tutti in mio aoecorao. »
eglino fatto delle piccole immagini di certi
rappresentanti quo’ due principi, le ponea
Le streghe iuvocavano cziandio le Per
no sopra l'altare, per quaranta giorni con
che , le Eumenidi e le altre infernali di’ secutivi , durante la mesta , le pungevano
vinili, come rilevati in Luciano dalla pre e Il quau'tntesimt) specialmente , le trafig
ghiera che Erillo fa all'iofernt'L-Hornt.
t'tflalio nel cuore. Più d‘ ordinario per fa
Carni. l. 5, od. 5, 9. 5x. - M“. l. 9, re delle magiche operazioni, servivanai de
v. igfl. - Locati. L 16, v. 695. gli Ebrei’? colica superstizione venuta dai
Ai aorti'legt' ed alle magiche operazioni segreti della cabala , di cui gli Ebrei si
era sacro il numero tre. Leggiamo in Ovi vantano di essere i soli depoaitarj. Cote
dio che llledea prima il’ incominciare isuoi rina de‘ [Medici avca posto in tanta voga
incantesimi, fa tre giri npra se stessa , tre I“ m'8Î', che un sacerdote chiamato Se
volte irriga i propri capelli coll' acqua del chelle , abbrueiato per ìstregoneria, accusò
fiume, e tre volte fa l’ aria delle sue gri
da riauonare : 1200 persona di quel preteso delitto. Quel
|° "'mci l0llî0. che trascinarono tanti in
felici sui roghi , sotto il regno di Luigi
Ter re convertit, ler sumpiis flumine cri IV, con nuovo furore si rinnovarono.
"8 ma _( Mir. Imi. ). Gli abitanti del regno
Irroravi't aquis, lerru's ululatilm: ore dl LIOI, nella penisola di lia del Gang‘? ,
Solvt't. prestano molta fede agli stregoni, e coin
AhL L 7,u.i79î matnente temono i loro malefici; portati cui
S()R. (3109) S()R.
f».ma opinione che i aortilegi‘ sieiio contra viaggiatore Knoar : u Pronuncian cui al
.i principalmente alle donne in parto, che cune parole In quello noce, poacia la infil
facciano perder loro il latte, e aiano tal zauo in un bastone che pongono alla por
volta cagione della morte del fanciullo. Trat te o al buco donde Ìuscito il ladro. Ta
ti da ailli'itta idea, ai radunan cui nella cara luno tiene il baatone alla cui «tremiti è
di una puerpera , e vi ci trattengono per collocata la noce, e segue le tracce del ra
lo spazio d’ un mese. Ivi impiegano quel pitore. Gli altri accompagnano colui che
tempo nel danzare e nel divertirsi, im. porta il baatone , e hanno cura di ripeter
maginandoei che una tale unione e quelle sempre le parole miuterioae. ll bacione li
allegrezze d'illflO timore agli stregoni , e conduce finalmente nel luogo ove colui
da quelle caso gli alloutnnino. Parecchi abi il ladro, e cade anni sui piedi di lui.
tanti dell’ mole di Crilan si recano a glo Talvwlta la noce che dirige il bastone , ai
I'ia di celere graudi latluccltiel'i. Pretendeai volge dall' una e dall'lllttl pfltte, o ai ar
che mediante il aoccorsn di certe parole , reata; allora ai incominciano di nuovo gli
abbiano eglino l’ arte di chiamare presso incantesimi , e gittauai dei fiori di cocco ,
di aè i aerpenli , e di addirnestxcailt tanto la qual con fa muovere la noce ed il ha
bene , che pnaaono accarezzarli e prenderli atone. Ciò non baiata ancora per convince
in mano, lenza che ne regna loro verun re il ladro : per dichiararlo colpevole, i:
linisllO accidente. Hanno nei altrui dei d'uopo che quegli il quale ha falli) l’ in
legreli er guarire le itioraicature di quei
canto, giuri ch'egli è quello stesso : ed è
rettili. Egli 6 probabile che una lunga esciò di’ ci fa di movente dietro la fiducia
perienza abbia loro scoperto la proprietà ch'egli ha nella sua magia; iii questo caso
di certe erbe , che il popolo non conotice, il ladro ‘e obbligato di giutare il contrario. »
e che anno atte ad operare siil'alte guai-i. Lo stereo viaggiatore osserva che talvol
gioui. Mii un rimedio r-emplice o naturale ta vi anno dei ladri che dotati di coraggio
non otterrebbe lede verumt dal volgo,‘ e e di rigore, ai provvedono di buoni ba
per rilevare il merito del loro rimeclm,vi atoni , e fregano le lpalle del l'attiicchiere
aggiungono Certe misteriose parole che egli e di tutti quelli che lo accompagnano, di
no elesai certamente non intendono. Gli modoch‘e l’ incantesimo perde ogni ano ef
incnntatori buono trovato azinndio il meno letto.
di addormentare i coccodrilli; e quando i Mnlucchetti pensano che vi siano degli
taluno brama di bagnarsi nel fiume , afliu incantatori i quali all'acetninoi fanciulli
di prevenire qualunque accidente , recnsi n loccancl0li , lodandoli , ed anche col guar
consultarli, e compra una ricetta contro i darli aoltanto. Questa idea non è, tanto
coccodrilli. Ma conviene ch'egliaia ben fede pattirolare a quegli isolani , mentre anche
le nell'oaaervare punto per punto tutto ci?» in Alemagna vi tono delle persone tanto
che in essa gli vien prescritto; imperocchè deboli per inquietarsi allorché una vecchia
lenza una tale precauzione, ne rimarrebbe guarda attentamente i loro fanciulli, op
itiliillibilriienle divorato. Quegli impoetori pure ne fa l'elogio. Per prevenire ogni
ai danno altresi il penaiero di guarire cer aorta di accidenti , hanno la precauzione
te violenti coliche cui vanno aoggetti gli di costringere la vecchia ad aggiungere al
abittnli del pane. Fanno atendere il ma le ‘espelle aue lodi benedizioni che il tri
lato aupino,gli cornpriruono la cavità dello ato ell'eito ne diatornano.
al0nwcu colla mano, e in quell' attitudine ( Illi't. Afi‘. ). Gli abitanti del regno
borb--ttaoo una specie di preghieta. l’re’ di Luongo in Africa, non sanno immagi
tender-i che appena la hanno essi terminata nani come ci muoja di morte naturnle.
l'infetmo ai senta sollevato. Egli è eviden Credon eglino che solo lo magia, e gli in
te , che il lolliero da lui provato non può centesimi portino a intuire. Pretendono
derivare se non se. dalla lilwzinue in cui che ttn uomo morto assassinato, venga p0
il suo atomucu ‘ecompieatso.fili Americani acia riauacitato per IllellO del aorttlegin
per aimili coliche , fanno uao di rin rime medesimo, e in deaerti luoghi trasportato,
dio a un dlpreht) eguale. Steodonsi eglino ove egli è obbligato di l-vorare ii profitto
Iupiui sul molo, e ci fanno coi piedi pe del auo nccteore, il quale non gli di da
atare il ventre. Ma i fattucchieri Chmpo maggiare che delle vivande senza aule ,
lui non troverebbero il loro conto in un perché. se egli ne inghiottiaae un anl gra
rimedio cosi aernplice , e che ai potrebbe no , potrebbe Vflldltll‘ei del suo lit-urico.
da chiunque, come da loro, amministrare. Pensano eziandio che gli ac0ngiuti c gl'in
Anche nella CII‘COSHI'ITM In cui taluno aia canteeirni abbiano il potere di trasporta:
alato derubato, si rivolge egli a quegli le annue da un luogo all' altro.
impoetori i quali si vantano di poter cono Il capo dei Jogaa, popolo aelvagf,tio e
lcere per mezzo di una noce di cocco , co bellicoeo della costa occidentale d‘ Africa,
lui che ha commeaao il.l'uil0. Ecco la re ha l’ uso di conaultare il diavolo cui egli
_ lazione di si fatto incantesimo descritto dal chiama Molrt'sso, allorché sia per dare
S()R. (3110) S()R.
una battaglia, o per tentare qualche nuova esempio, quale e il primo che dee morire
intrapresa. Il dettaglio di[quella magie: ce in una famiglia; in quale luogned in qua
rimouin ci è etano traernetso da un inglese le compagnia si trovino le anime all'altro
chiamato Bultel, che per qualche tempo ha mondo. In un libro intitolato, 1Ylrmorie
soggiornato fra que'popoli.Ei dice di averlo e Os‘servnzinni fatte da un viaggiatore
raccolto dietro la testimonianza di alcuni la in. Inghilterra, trovasi la descrizione di
gae, poichi: egli non ne è stato leatimonio. un’ altra magh-~a cerimonia, unta tra quei
Lo faceano sempre prima ritirare,perchè gli popoli.“ Quando taluno è caduto espressa
stregoni diceano che al dieV0l0 non err cara mente, dopo di esaersi rialzato il più pre
la sua presenza. D'ordinario quoll' infernale sto possibile, fa tre giri a destra , ed un
cerimonia cominciava nel mattino prima salto sul luogo medesimo ov‘ egli è cadu
dello spuutar del Sole. Il gran Jnga era tu; indi fa una forma , e col suo coltello
naaiso su di uno acannetto; due stregoni ne alzo una 1,nlll di terra,- e quando gli
stavangli al fianco; era circondato da una aopragginnge una malattia, manda egli una
cinquantina di donne , Clll ISÌUIVIIIO Cltl' lattucchiera che ponendo la bocca sulla
[nodo delle code di zebro, o di cavallo piccola fossa, pronuncia certe parole con
eh'esse tenear,o in mano. In mezzo a un Pater ed un’ Ave: evoca la ninfa che
quel cncolo di donne, era acceso un gran ha mandato la malattia , e la acongiura di
luOCO. Sulla fiamma ponessi un vaso di rimediare al male da lei fatto. »
terra , ripieno di polvere bianca o di La Livonia è un paese di atregoni; i
qualche altro colore. Gli stregoni con quel aortilegi formano la maggior parte della
le polveri tingeano la fronte, la tempte,lo educazione dei fanciulli. Quando uccidono
stomaco ed il ventre del capo dei Jagas; a una bestia, ne gituno sempre qualche co
quella formalità frammisehievano parecchi sa, persuasi che con tal mezzo allontanano
termini, e delle lunghissime cerimonie che gli effetti delle sorti. Gli abitanti di Pio
duravano sino al tramontar del Sole‘ Dopo Iandia non meno superstiziosi, ai fanno un’
di che poneann in mano del gran Jagaa la ampia mistura di religione e di magia , e
sua piccozza di punta e di taglio . chin si servono di una per distruggere I‘ altra.
mata eelengola , esortandolo di non dar Allorchè sospettano che un incantatore vo
quartiere Il suoi nemici, perché era eglisi glia affascinare le loro mandre , credon e
euro della protezione del suo lllakisso. gliuo di poter prevenire un tale infortunio
Quel diabolico consulto terminava con or cnl pronunciare delle parole il cui scuso
rihtli crudeltà. Il gran Jaga di propria è il seguente: n Due occhi che hanno una
mano uccideva tre uomini che erano hgnamente guardato : possano tre altri 01‘
per u‘rò tratti a lui dinanzi , e due altri chj gittare un propizio sguardo sopra di
ne facea uccidere fuori del campo. Im te ! In nome del Padre, e del Figliuoln,
molavansi eziandio cinque capre ed al e dello Spirito-Santo. Quei tre occhj indi
trettanti cani , si Sgozzavancl tanto al cono la Divinità.»
di dentro, quanto al di fuori del campo ’ Son-m dicas, è lo atout) che rartiri
cinque giovenclie.spruzzavasi il fuoco col causais.l giudici estraevano a sorte le Calt
"figlie di quegli animali, e la loro carne le, e quella che per la prima usciva dal
serviva pel lhinclttîihì Questa cerimonia era I’ urna, era pur la prima ad essere giud..
talvolta praticata anche dagli altri capi cala; la qual con: ha fatto dire a Virgi
della nazione, i quali pretendono tutti di Ila: Quuesitnr [Hinos urnam mnuel. AI
avere un Ìllnfrisso, o diavolo che li pro. ti‘i pretendono che ciò debba intendersi
legge, che di sovente si rende loro Villin dei giudici, e che sortir: dicas, ‘significhi
le, e col quale a'intertengono. In Irlanda .rarliri judr'cer, costume praticato dal Pre
vi sono delle persone che molto si dedi tore , quando non nominava i giudici e:
uno ai sortileg’r'. Fra loro trovanai delle arbitrio, ma gli sceglieva a sorte: tale al
streghe di profeaaione che vengono dal po meno è il senso che da Cicerone in una
polo consultaim0uerraei che allorquando delle Vetrine, ove snrtirijudict'um, sorti‘
quelle fattucchiere praticano le loro ceri ri judicer, sortiri dica: significano la me
manie, vi mischiano sempre il Pater-[Vo desima cosa.
.rtrr, e l’ Ave-J’Iaria. Hanno ellenn certe ’ SOR'I'I'I'IO, I’ atto di estrarre a sorte.
erbe colle quali vantansi di guarire ogni Presso i Romani estraevasi a corte il mo
sorta di malattia. Posseggonn dei secoli at mento dell'elezione dei magiutrati onde
ti a rendere fecondo le donne, a farle fa saper l'ordine in cui le tribù dovessero
cilmente partorire, e si untuao altrui di dare i loro voti.Pmeauei in un CI’SU-IIO i
Conoscere il passato e l‘ avvenire. Per ac nomi di ogni tribù, ed esso npinavnno sr>
quistare una tale cognizione, p'endou esse condo il rango in cui estraevansi i nomi.
una spalla di montone cui spogliano della Per I’ elezione dei sacerdoti , siccome non
Carne, e attraverso dell' osso scaruato sco ernnvi che diciasette tribù le quali are-w
primo esse i più importanti flegreti; per ru voto deliberativo, cosi per rec.nn allo
SOS. (3rrr) S()S.
scrutinio, non si estraevano a sorte se non leggi, già pauabilmeute animato nel secor|
se diciassette tribù. Nei comizi per tribù, lo precedente, divenne più fervida, ed .
quella il cui nome usciva per primo dal rirno frutto clr'ei produsse, fu la compì.
i'nrna, era chiamata la tribù prerogativa, ed limone di alcuni locali e provinciali co_
ma anche la prima a dare il proprio voto, stunril’nco dopo apparvero diversi cour_
ma €0ulttrurnasi ad ellrarre a sorte per re nrentarj, che erano stati preceduti da al
golare i ranghi delle altre tribù. Lo stasso tri concernenti il canonico ed il civrle di:
non accadeva nei comizi per centnrie.Qnan ritto. Ma il numero degli studrosi non aI
do la sorte aveva una volta regolata la RCCI’I:blZIG al punto di far seriamente pensa’
primazirr della prerogativa per l'ordine dei re al ristabilimento delle so.tari2ioni; quan
voli, più non segniaai che Il rango, la ric tunque la loro utilità, e quella della scrit
chezza e I’ anzianità delle tribù. tura in generale fossero meglio canuscrn
’ Sosrrrrnaa, che ialva gli uomini ; e te. Nel secolo decimo quarto, la stima per
roina la cui statua, lavoro di Calamr'de , l'arte di scrivere fece dei progressi più
e.a collocata nella cittadella d'Atene. considerabili. Lo stabilimento dei tribunali,
' Snacalzrolr. Per quanto sia stata apar del secolo precedente, la moltitudine de
as I‘ ignoranza donde nasceva I‘ impotenza gli studiosi nelle università , l'uso della
di scrivere, essa non fu giammai unit‘el" carta , divenuto finalmente ‘in comune ,
sale e senza eccezione, anche riguardo ai moltiplicarorro gli scrittori e favorirono un
laici. Sul conto dei sacerdoti, sembra che principio di emulazione per imparare a
essa ara divenuta più rara a proporzione scrivere. Tosto negli atti ricomparvero le
che apparve più generale fra le persone aoscriziont'.filippu il Lungo disse in ter
del mondo. Tosto che i barbari Iurono mini formali clr'ei aoscrivevs parecchie
padroni delle più bella provincie del R0 lettere e patenti. Dunque la ao.rcrizione
rnauo Impero, l'arte di scrivere non cadde aeritta di propria mano dei Re nei loro
improvvisamente nel discredito, come talu diplomi, è cominciata almeno sotto di que
no ai potrebbe falsamente immaginare. In sto principe. Nell'anno 1358 fu da Carlo
Ispagna al principio del settimo secolo, le Duca di Normandia e reggente del regno
donne sapevano comunemente scrivere a proibito ai segretari e notati del re di so
sufiìcienla. Il decinro concilio di Toledo serivere le lettere passate al curarglio, ove
prescrisse alle vedove che volevano entra non fossero state aimrno soscritts da tre
re nel chiostro, di fare la loro cedola di di quelli che vi’ avevano assistito. Ma se
professione per iscritto, e di ratificarla con un tal regolamento ci fa conoscere l'uso
la loro son-Azione. In Italia, secondo la di anscrivere rislabilito in p'rtr: , e parec
legge llormna, le so.rcfiziorri d‘ ordinario clri membri del consiglio del re capaci di
di propria mano dei testicnnnj , erano ra scrivere , ei suppone eziamlia parec'clri di
gionate e quasi sempre distesamente- e essi inabili a farlo; poiché |glI autorizza
spresse. In Francia sino all'ottavo secolo , a supplirvi coll'apporvi un segno. Carlo
le sosui:ioni erano prr‘r brevi, ma roventi V aoscrivevs non solo tutte le carte, gra
volta della scrittura dei leetimonj laici. zie, lettere emanate per sua autorità , ma
Sul declinare del nono secolo, alcuni di eziandio i brevetti e i dispacci. Filippo di
essi suscrivevano ancora,senla servirsi del. Maisr'erer hiasima questo si saggio principe
la mano di colui che BVCII scritto I’ atto. per gli infiniti irrcomodi ch'egli rendcali
In una parola, non avvi tempo rn cui l'ar per Descrivere tanti scritti. Avrcb e voluto
te di scrivere fosse loro affatto straniera ; ch’ ci si fosse limitato ai più importanti,
ma vi furono dei secoli in cui pochissime alla qual cosa esortava egli il suo succes
persone di quello stato l'appresero. sore. Del resto poi a tempo di Carlo V ,
Nell'rrutlecimo e duodecimn secolo, al ninna scriveva meglio di lui, come ne
cuni atti e drplorui eeclrstaslici conti fanno fede tante sue ro.rcriztinni che tre
nuarono a portare delle .rorrcrizioni reali. varrru dappertutto.
Le aosorizwni dei notari ricominciarono Hrr,gotl nella eua enealogirr della casa
nel decimo terzo. Fu quella l'epoca in cui di Hababnrgo , non a cominciate le ma
idolaici destarouai alquanto da nel profon
sonno in cui riguardo Ille qlettere, da nuali roscn'ziont' degl' Im autori d’ Alli
m-‘gna, se non se nel 1 86; nella qual
ai lungo tempo languivano; e forse vi fu cosa egli è erl'ettlrmente d‘ accordo con
rono tratti da una specie di puntiglio con‘ Gurlerro. Nulladirneno Secouue ha pul
tra il Clero. Imperocclrè fu quello il mo bliesto una bolla d'oro dell’ imperatore
mento, specialmente in Fra-rom , della di Carlo IV in favore della citl‘a di Romana
stinzione lira gli ecclesiastici ed i secolari, nel Dellìuato, dell’ anno i366 , soscrillrr
come fra due corpi i cui interessi non fos dalla mano di quel principe e de’auni
aero i medesimi.Gli sforzi che fecero gli grandi uflìciali.
ultimi per uscire dalla barbarie, ebbero al In generale le soscrizr‘onr' dei particola
Ima alcuni deboli successi. Lo studio delle ri non furono ristabilire , se non se nel
Dia. Mii. 390
S()S. (3|12) b()S.
aecolo decimoquinto; eue vanno Plllfl a l’ anno si accordano nel vero Inno solare.
passo col nnaacimento delle lettere. Se la Il calendario di Romolo fu riformato da
acrittura tanto necesmria al loro rinnova Numn, per mezzo di aifl'atto cambiamento
mento, non ione divenuta comune, le che rintciva anni complicato: l'anno ro
acieoze non avrebbero giammai spiegato mano vaotaggiava di un giorno 1' anno a
il volo. etrounmico , cl’ onde risultò un grande
L'invenzione della tipografia , ben lun 6C0ncerto nell’ ordine delle ll.ngioui. Giu
gi dal nuocere all'arte dello scrivere, aer Zio Cesare, colla qualit‘a di lnpremo pon
\ii anzi a renderla più florida . Tolto li tefice e di Ditiatore , volle portarvi rime
penrò di fare alcune correzioni di diverse dio; mandò egli Su.rigene per fare una
acritture; ma quello non era ancora che tal riforma , la quale ebbe luogo 1' anno
il germe degli abbondanti frutti che il ae di Roma 707 , vale a dire , 47 prima di
coln decimo settimo dovea produrre. G. C. li risultato dei calcoli di Sosigene,
Sul declinare del aecolo decitll0 quinto, portò che l'anno astronomico era di 365 gior
le ao.rcriiimii di propria mano I.lcgl'lmp€ lll ‘6 ore.ln conseguenza i tre primi anni
ratori di Allemngna , auccedeltet'o ai mo che li chiamano comuni, hanno 365 giorni,
Dosralllflll. Maurmiliano l diè ai tuoi ano. ed il quarto cui numeri bisestile, perché.
ceuori ll eaempio delle manuali coscriu'n il giorno intcrc:ilore era una ripetizione
m’, allorché nel 1486 rinunciò egli al drit del 24 Febbraio , Sezlo Kalendas filar
to imperiale nulla città di lllagoun con lia.t , e chiarnavaai bis rea-rio , questo anno
un ampio diploma, portante la aeguente avea 366 giorni. Tale è il calendario Gin.
“iscrizione: l\’os Maxi/m'li'nmn Roma liane; tale è. la riforma di Soai'gene.
umum In: supra.rcripla recognnuimua per Ma la vera durata dell’ anno astronomi
mamma propriam. lYum/a Diplomatica. 00 è di 365 giorni, 5 ore , 48 minuti e
' Sosanono, Atleta della mi‘: di Smir> 45 accendi, ed una tal differenza di un
ne che ai siuoClll Olimpici 5| lasciò cor dn:i minuti , di dodici accontli continuata
rompere. - V. Pou‘r'rone. dall'epoca di Giulio Cuore, tino al 1582
So5l, apazio di tempo delle Caldea cro aotto il pontificato di Gregorio XIII, portò
nol«.gia , il quale coi‘riapomh- n 60 anni. pur una un snnaÌhile diunrdine nelle ala
‘ SOSIA Gana, dama della torre di Ti E’ioni, e nel tempo della celebrazione della
berio,' condannata all'esigliu. - Tac. acqua. Queato pontefice fece un utile ri
mm. 4 , c. ig. forma, che fu degli Stessi protestanti adot.
SOSIAI'O, aoprannome d’ Apollo , la cui tata , anche dopo di eeueracne per lungo
atnlua di le no di cedro , secondo Plinio tempo diapr-nsati. Una tal riforma consi
(I. 13 , e. . ), in da Seleucia trasportata atemel sopprimere tre biaeetili sopra quat
in Roma. tro eccoli, oppure ventisette biaeatili aopra
‘ t. Susuno , grammatica nato in Lacc trentasei Uctull. Cosi l'anno Gregoriano al
nia, u concilrò il lavare di Tolomeo Fi tra non è che l'anno Giuliano, corretto
lnpatorr: consigliò quel principe di far per mezzo della soppressione. di tre bisertili
morire il proprio fratello e sua moglie Ar nel giro di quattro secoli. l Russi Iono i
n'noe, e con orrendi delitti ditonnrò Il soli che abbiano conurvato Il calendaii0
proprio ministero. Finalmente disgustato Giuliano, ossia il vecchio atile; e la dif
della corte , paasò il reato di sua vita nel latenza del loro anno dal nostro , emanate
ritiro , e ginnae ad una al gran vecchia in dodici giorni. - Flirt. l. 18, c. 25.
la, che gli venne dato il so rannome di ' 2. - Nome di uno di quegli uomini
pnly'eronns. Suo figlio , pur cliiamato So illustri che furono i primi a portare ai Me
.ri6io, preriedette ali‘ educazione di Tolo galopolitani i misteri di Cerere Elenaina,
meo-Epi/ime. e che insegnarono loro a celebrarlr come
' 2. - Precettore di Britannico ligliun praticanti in Eleusi città dell' Attirl. Ave
lo dell'iinperatur Claudio. - Tac. un. va egli una statua in una cappella di Me
il , e. i. gil0pulu , città d'Arcadia. -- Pana. I. 3 ,
' Sosicut, greco che valoroaatnente com c. 3x.
batti- conirn i Perni. ' 3. - Ammiraglio delle aquadre di
Sosrcnrrrt , senatore Acluco, condannato Enmenc. _ Plyoen. [|,.
a morte er lver consigliato I suoi Compe ' - Favorita di Demetrio Pulior
triOlli e ai‘ la pace coi Romani. cale.
' t. Sos:cerre , abile astronomo di Egit ' Sosn , nome che i Latini davano a
to, che Cesari.‘ fece venire in Roma , e certi librai di Roma, assai celebri per le
dietro le osservazioni del quale, l'll'ormò il bellezza e per la correzione dei manoscritti
calendario. Romolo non avea diviso l'anno ch'eui vendeann. - Hor. ep. I. 1 , ep.
che in dieci meni , i quali erano alterna 20, u. u. et de Art. poet. v. 345.
trvami‘nta di ll’not’ lino , e trenta giorni. ’ Sosu.o, lacedemrma che di stretta a
Vi voleano auumt' un giorno perché quel micil.ia lit leg'ato con Annibale, gl' inae
S()S. (31t3) S()S.
guò il Greco , e scrisse la storia della sua mento. Il citato storico dice che quel Dio,
vita. - Cor. Nep. in Ari. dietro un'apparizione in sogno, ere rep
Sosm't'ss. ( Mii. Giap.) uno dei quat preaeotato sotto la forma di un fanciullo
tro grandi Dei del 33. cielo. con abito di parecchi colori, seminato di
' r. Sostrs‘t'ao , grammatica che vivea stelle , portante in una mano un cornuco
sotto il regno di Onorio, e pubblicò cin pia. Si può credere che i capi degli Elei ,
que. libri di osservazioni grammaticali. aflìn di spargere il terrore fra i loro ne.
' n. - Magistrato di Siracusa. mici. ed infondere coraggio nelle loto trup
" 3. - Generale di Fi~'ippo, re di Ma po, siano ricorsi ad uno stratagemma , e
nerlonia. sponendo un bambino alla testa del loro
t. Sostrou, Salvatore delle città, so campo , e poscia un serpe rapidamente so
prannome di Giove. stituendovi. Per sostenere l'nstuzin, chic‘
" 2. - Di!‘ adorato presso gli Elei ossia Inerono in loro soccorso la I‘GIYSÎOIIP
abitanti d’ Eli , capitale dell'Elide , pro " Sosta o SOSIDA, Sirscusano , che pro
vincia del Peloponneso. Pausania ci narra mosse una sedizione contro di Diano, ed
che avendo gli Arcadi fatta uu'irruzione ebbe campo colla fuga di sottrarsi al me
in Elide , gli Elei mossero contro di loro. rttato castigo.
Mentre ersn eglino all'istante di dare la " r. SostsraA'ro, tiranno di Siracusa ,
battaglia, una donna si presenti.» al capo contemporaneo di Ag1toele; chiamò Pir
dell’ esercito, portante fra le sue braccia ro in Sicilia, e poscia contro di lui si
un bambino alla mammella, e disse di ribellò. Ermncrntr finalmente lo balzi» del
essere state avvertita in sogno, che quel trono. - Polyoen. 8.
fanciullo avrebbe combattuto per essi. I ’ il. - Altro tiranno di Sicilia.
generali degli Elei credettero di non dover “ Sosrl, Sosrrre, ossia la salutare o
trascurare un tale avvertimento; posero la conservatrice, soprannome di Giunone
quel fanciullo alla testa dell' esercito , ed perché. vegliava alle salubrità dell' aria , le
ignudo ai nemici lo presentarono. Al mo cui intemperie è movente di malattie. -
mento che gli Arcadi incominciarono l'at I’. Gtuttotttz.
tacco, quel fanciullo improvvisamente si Allorché questa Dea appare colle corna
trasformò in serpe. Gli Arcadi furono da in capo, ed una pelle dl capra alla mano,
tal prodigio cotanto spaventati . che si le vien dato questo in me particolare.
diedero a precipitosa fuga. Gli Elei riva Decorate in tal guisa, la si vede sopra pa
tnents gl'inseguirono, ne fecero grande stra recchie medaglie consolari, e sopra una
go, ed una segnalata vittoria ne riporta pietra invisa tli SInsc/t.
rono. Siccome con tale avventure la città GIIHIO’IL' Sorpilo era particolarmente a
di [li fu salvata, cosi gli Elei diedero il dorata e Lavinia, ove nvea un tempio ed
nome di Soripolr' ( Suhmlnre della Città) una statua che la rappresentava coperte di
a quel meraviglioso fanciullo , e gli edifi una pclle di capra con un piccolo scudo e
carono un tempio nel lungo medesimo ove delle scarpe ricorre. I Romani entrarono
trasfurmeto in serpente erssi ai loro sguardi a parte del culto di lei con gli abitanti di
involato. Ehi)‘ egli una particolare sacerdo Lavinia, e quando venne lor dato il nome
tessa destinata a presiedere al culto di lui, di cittadini Romani , ciò ebbe luogo colla
e per fare tutte le richieste purificazioni ; condizione che il tempio ed‘ il bosco sacri
secondo l’ uso degli Elei , offriva essa Il e Giunone Sospita fossero fra loro comuni.
Dio una specie di focaccia impastata col Col lasso del tempo C. Cornelio edilirò
miele. Il tempio era composto di due parti; un tempio a Giunone Sospiro in Roma ,
la prima anteriore , era consacrata a Lu sul mercato dell' erbe , ove i magistrali.
ct'na. pflicbè gli Elei erano persussi che prima di entrare in carica, recavensi ad
quella Dea avesse specialmente presieduto offrire un sacrificio. - Cic. da Divin. I.
al nascere di Sosipoli. Tutti avevano libero i, n. 4,- pro Muraeno l. 30. - Til. Liv.
accesso in quella parte del tempio; ma l. 7, e. 9,132, e. 30,1. 37;, c. 32. -
nel santuario del Dio, niuno vi entrava, Out'd.fast. I. o o. 56. -- SII. ho]. 1.
tranne la sacerdotessa , la quale per eser 13, v. 363. - Ì“e.s!us de Vflb. Signi/Î
citare il proprio ministero, ancl1' esse In - Apul. Mal. I. 6. - Rosin. nntiq.
testa ed il viso d'un bianco velo ricoprivasi. Rom. I. 1 , cnp. 6
L_e donzelle e le donne restavano nel tem Sosn-rro (lconoL). vien egli rape
PIO di Lucino ove cantavano degli inni e presentato sotto le forme di un uomo at
brucisvano dei profumi in onore del Dio; tento , che cali‘ estremitì del suo bastone
ma nelle loro lihszioni, non facevano uso scopre una trama nascosta sotto delle fo
vetuno del vino. La sacerdotessa era obbli glie. Altri lo esprimono con una fitl'""
fiala di serbarsi casta. Il giurare per Sosi d’ inquieto sguardo, che ate sulla difensive
I’Oh, era per gli Elei ttn inviolabile giura ed e ttincterate dietro un grande. entrata
\.
S(ì~ì (3iij) S()TÌ
scudo , anl quale e rappresentata ‘una ti pini la regnante iscri'tione , lo che fuor
gre furente. Il <uo caat:o è Sormontat0 di di proposito ha finito credere che quello tor
un gallo , emblemi della vigilanza. re fosse una innalza" a spese di lui : So
Sostanza (IconoL). Tutto ciò che ce. .rlrales Cnidius. Î)exiphanis filma‘, dii: ur
intuisce qualche con. La Sostanza mate valorilms pro navigantióus. Essendo Italo
riale vien personificata con una donna Snslr alo impiegato in tal open da Tolomeo,
di avvenente aapetto , e di robusta sanità, deel.ò molta niaiaviglia di non trovareau
coronata di pompini e di epiche,- mentre ìt:fl monumento il nome di quel principe.
Il comprime le mammelle d’ onde fa uni ciano ne di la ragiene nel suo trattato del
pillare il latte in abbondanza. la maniera di bcrivere la storia. Ei narra
' i. Sos‘riflie , generale Macedone , che che Soslrato avea poato il nome del n:
vive» verso l‘ anno 28! prima di G. C. sopra la calce di cui era intonacato ilnur
Vinse l'armata di Brenno, e eri nel mo , aotlo la quale , e quindi sul marmo
combattimento. -- Cina. 24 , v. ‘tessa, aveva egli acolpito il proprio.
‘ 2. - Nativo di Guido, autore di una Coll'auidar del tempo, la calce cadde, e
atoria d'lberin. vi reali) solllntt) il nome di Soslralo in
" i. Sos‘nu'ro giovane greco di Palea, Ciao aul marmo , come aveva egli preve
dalla morte rapito nel fiore della sua el‘a. duto e desiderato, alliochè la P0al.el'ilà
Fu molto amato da Ercole che gli le tutto a lui solo tributuae l'onore di quel
‘in innalrnt‘o una tomba a Dian, città del l' insigne monumento. Soalralo viveri l'an
l' Acaja , provincia del Pelopontleeo , o no 273 prima di G. C. il geografu di Nu
su quella ai tagliò i capelli. Gli lbitanti bia, autore che viveva aon già aeicento
di quel luogo, tributavauo ogni anno o cinquant'anni circa , parla della torre del
b'oumto gli onori eroici. - Par". Faro, siccome di un monumento a quella
' 2.--Nome di un celebre Pancraziaste "me. ancora esistente--Strnb.l. |'].- Plin.
nativo di Simone rit'ìi dell' Acaja. Quellol. 36 , c. 12. - Lucian in Dial.quomo
atleta fu soprannominato Acrucherst'lt! , da .rit :crib. hisl. - V. Fano.
perché. teneri le mani de‘ aiioi antagonisti ' 5. - Grelnmltict) del aeeolo di An
ai strette nelle aue , che acliiacciava loro strato che ebbe Srrabone per diacepolo.
le dita, e gli obbligava a cedcrgli la vitto ' 6. - Amico di Ermolau , condanna
ria. Riporto egli dodici volto il premio la a morte per aver cr.epiratri contro di
\lnlO nei giuochi Nenni, quanto agli l Alersanzlr0. - Quint. Cm’. 8 , c. (i.
atmici. Fu pur coronato dodici volte nei ’ 7, - Sncerdute di Venere Pafia ed
Pizii , e tre volte agli Olimpici. Viveva e Uno dei favoriti di Vespasiano. - Tac,
gli verso la 100. Olimpiade , e dopo la flirt. 2 e. 7.
sua morte ebbe una llalttl nel li0i-co nero ' 8. - Storico greco che mine anche
a Giove Olimpico. - Pana. l. (i, o. 4. una at0l’ll dell' Enuria.
“ 3. - Nome di uno statuario del ' 9. - Poeta greco il quale compose
quale fanno menzione e Pausania o Pli un poema sulla Ip0dizione di Serse in
nio. - Paia. l. 6 , o. g. -- Flirt. 34 , Grecia. - Gioven. io, v. 178.
e. 8. ’ i. Sonora , celebre alleli dell'iaola
’ 4.-llinomalo architetto nativo di Gui di Creta il quale aveva una bllltll in Olim.
do , lisliu0l0 di Dcs.rifàne , ed amico dei pia. Riporti) egli il premio della corsa ai
re del suo tempo. Tolomeo Filadelfò , gium‘hi olimpici nelle 99.‘ oliiiipiade. Go
re d’ Egitto che aoggiornau in Alessandeva egli di tanta re utazione che nella
dria , gli diè molte prove di stima e d‘ iiaeguente olimpiade gi abitanti di Efeso
micizia. Sortrato iunalzò nell‘ isola di Pagli diedero una somma di denaro _, lffin
IO quella superba torre alla cui estremità che si dicesse egli nativo della loro città.
era collocato un fanale che serv‘m di gui I Crelesi che no furono informati , lo pu
da ai vascelli che navigavauò in quella cm nirouo esigliandolo dalla sua patria. -
eta piena di acogli.Quella torre, conosciu Pana. in Elios. c. 18.
tit sotto il nome di lfi‘am , tutto di bianco ‘ 2. - Poeta greco nativo diMarom-a;
marmo , era fregiuta (Il bassi-rilievi. pli città della Trncio. Di lui non esistono che
m'o dice che vi furono spesi ottocento ta alcuni frammenti , riportati da Slolmo e
lenti che equivaleunn a due milioni e da Ateneo. l uuoi versi erano nel tempo
quattrocento mila lire di Francia. Quella ateneo oscuri e ntirici.-Com one egli una
torre che parecchi autori pongono nel nu aauguinoaa satira contro di donna Fila
mero delle aette menviglie el mondo , del/o nella circostanza delle site uomo
preae il nome dell' isola , vale a dire , di con Arsi'noe; ma ealendo caduto nelle ma
Faro, nume poscia dato a tutte le altre ni di Patroclo, uno degli Ufficiali di Tu
torri costrutto per l‘ un medesimn.l\vflt ln/iieo, fu per di lui ordine chiuso vivo in
dono Sn.rtrato dato il disegno e presieduto una cassa di piombo e Sittato in mare.
al travaglio, ottenne il permesso di teol Alhrn. l. ifi,c. 7. - Marlial. L ‘2.
SCYT. (3115) S()ÎÈ
Epig. 86. - Coel. R/mdig. Lecl. AN]. ti) tribulaui gli onori Drvini. Secondo Ja
1. 7, c. 16. - L. Qy‘mld. Pnel. llul. lilonslti, questa parola significa Il prinwpio
Dialog. . di tutto, il primo giorno; per questo ma
Gli antichi davano il nome di versi so tivo questo nome davast alla Canicola dal»
udei , cnrminn aotadea , a qualunque la quale gli Egiziani iucotninciavlno 1’ un
aorta di versi osceni, come pure a quelli no , e clu: di sovente clnamavasi la slella
che ai poteano leggere in diverse maniere d‘ Iside, perché era ad Iside consacrata
conaervando la miaura medesiùta , come nella sle-sa guisa che ogni pianeta lo era
nel seguente : a qualche Divinità. Essendo Iside la stessa
divimt‘a che 4Î\'€ÌI/t, a quest' ultima riferi
E.rse bonus ai vi: , cole Divos, oplime vasi Sirio ed il principio dell'anno clt'em
Pansa. lllsalo sl levarsi di Siria.
' So’rutc0 t Periodo Il periodo salia
che si può cangiare,leggenclolo al rovescio co, Ossia canicolnre di 1460 anni , è quel
in queatu modo lo che, aacondo gli antichi , riconducea
le stagioni nel medesimo giorno dell'au
Pansa cptime , Divo: cole , ai vis bonus no civile degli Egizii che era di 365 gior
esse. ni; quell'anno vago portava la dilleren1.a
di 5 ore , 48 minuti , 45 secondi dell' an
Oppure come i tre seguenti citati da Si no astronomico e naturale. , e di 6 ore ,
dmu'o Apollinare , e che si p0tiSut)u leg 1) minuti dell'anno siderale o astrale, che
gene a ritroso: dovea ricondurre Il levare di Siria , ossia
della Canicola nel primo giorno dell' an
Rulli!) lilli subito molibu.r ibil amor , no, oppure nel primo giorno del mese
Si bene le lua laus tara! ‘Ud [aule le‘ Thoth; cosi non dmean rglino incomm
nebia. ciare insieme se non se una volta nel cor
Sole merle:e pt‘de , cde , pere‘de melos. so di un periodo. A calcolare più esatta
mente, il eriodo sott'aco doveva onere
Crediamo di poterci dispensare dal tra più lungo i quello che si creda , impe
durre queate strane e dit’licili Ieggerezze. ioccbè per fare 1507 anni tropici o ritorni
- Quintil. I. I, c. 8; l. 9, e. [i - delle stagioni , erano necessar] 1.125 anni
Auson. Epirt. i; , v. 29. - Plin. l. 5. egiziani.
Ept'rl. 3. ' SO'I'IATI , popoli delle Gallio che l'u
"' 1. Sauna , nome greco e latino che rono aoggiogau da Cesare. » Comm. 3 ,
significa salvatore, e che gli antichi dava e. 20 , 21.
no alle Divinità, in forza della cui prote ' SORIGBIÀ, parola che significa soccor -
zione si erano sottratti a qualche immi revole , uno dei soprannomi di Giunone ,
mente pericolo. Questo nome davasi parti che è lo atesso che Opt'gena. - Festa:
colarmente a Giove , a Diana e 3 Pro de Per. signifî - Man. (‘apelL l. a.
serpina. I Greci lo davano anche ai citta Philol. - V. GIUIOIII.
dini che ai erano distinti per mezzo d'iur ’ Sono , filosofo che vivea sotto il re
portanti aervigi renduti alla patria. ano di Tiberio.
' 2. -- Soprannome del primo Trilu' SO'I'IOII! , grammatica nativo di Ales
meo e di parecchi altri principi. sandria.
So'rmit , conservatori, sopranniorne di So't'ltut , protettrice , soprannome dato e
Castore e Pallone. Diana dei Megareat per la seguente ra io
So't'ntitl, feste che si celebravano in ne : dopo che I Persi capitanati da llîar
rendimento di grazie allorcbè si era libe donio, ebbero devaatato i dintorni di Me.
rati da qualche pubblico o particolare pe gara , vollero raggiungere il loro capo che
ticolo. Sotto il regno degli imperadori non trovarmi in Tebe; ma in forza del pote
si tralasci»va di praticare tal sorta di ceri re di Diana , que’ barbsri trovaronsi im
monie quando il principe usciva da qualche provvisamente ravvolti in si dense tenebre
malattia. che nelle montagne tutti Il amarrirono.lvi
‘ So'rflrtco, poeta e storico che vivea credendosi inseguiti, lanciarono un‘ infinità
_sotto il regno di Diocleziano ; compose di clardi; le rupi dintorno colpite da que
il panegirico di quel principe e la vita di gli strali, parea mandaaaero un grmito ;
Apollonia di Tiane. Gli antichi faceano dimodo che i Persi credeano di ferire al
gran caso delle opere di questo autore , trettanti nemici. Ben presto le loro faretre
di cui non ci resta che un piccolo numero furono esaurite : sopraggiunae il giorno ,- i
di frammenti de'quali andiamo debitori Megaresi piombarono ani Persi , ed aven
allo Scoliarte di Licqfmne. dal: tr0vnti senza mezzi di resistenza, una
"' Son (Mir. Egiz.). nome egizio gran porte ne ncttisert‘t.
della costellazione Sirt'o alla quale l'Egit Sorocrsr ( Mii. Gmp,), grande Apo
SOT. (3116) SOT.
atolo del Giappone, che prima di nascen non ae ne ‘e scoperta la ennesima pane,
ai.’aununciò alla propria madre sotto il Non è assolutamente necessario di ammet
nome di Santo. circondato da riaplendeu lere la tradizione, che ha avuto cono prea
ti dragoni. Alla fine dell’ ottavo mene, ao l'antichilà riguardo al terreno ove era
bcuchè rittclnuao nel materno grembo, ot situata la Clllà di Tebe , che aupponeui
tenne l'uau della parola. Giunto alla età eri-ere stato talmente in tutta la sua ellen
di quattro anni, illl0rrllè stava egli in pre sione acavalo, che i rami dei solttrmnei
ghiere, caddero dal Cielo nelle sue mani paaaassero sotto il letto del Nilo ( Plin.
le reliquie del Gran Xaca. Poscia scaten Stor. no! L 36, cap. 34 Ciò che può aver
ne egli una lunghissima conversazione con duo credito a lifl'atta voce ai è che all'et
Darma, antico profeta delle Indie, che gli tiumente aulle due Ip0tlde di quel fiume
apparve aovra una montagna. Tutte queate ai veggono molte grotte, come fra Korna
meraviglie all'rettarono i progressi della e flnbou, ove preteurlrai che i primi re
religione di Bud:.. Moria, implacabile ne d’ Egitto abbiano aoggiornato prima della
mico di quella dottrina, fu tutto a morte l'ndazione di Tebe. n
dei partigiani di questo Dio, il quale con Andando da Karma verso il Nord-01€",
terribili tempeate fece conoscere il ano si trovano gli acavamenti dagli Arabi chio.
adegua contro di quel temerario, allorché mali Bidan-el-Jllolulr, sulla cui deatina
volle ittare in uu lago le ceneri degli i zione non vi è stato mai dubbio veruno,
doli cEe Budr. avea lasciato tranquillamen nè fra gli antichi, nè fra i moderni. Sono
te abbruciare. eglino i sepolcri delle prima dinaatie , o
l. So’r‘reaaarun. demoni di cui parla delle prime famiglie reali; e coloro che
' Paella, ’i uali col loro finto rendono il pongono i corpi degli antichi Faraoni en
volto degli uomini cosi gonfio che diven tro piranrdi , come acorgeai , caddero in
sono atranamente tnviaati. gravissimo errore. lmperocchè a Bibon-el
" 2- - ( Egizii ll S. Pnw ( ricerche Moluk non ai ac0pre nemmeno una sola
auf.'li Egizii, ed i Chinesi '11. ’y;) dice: pietra che si avvicini alla figura piramida
«a E fuor di dubbio che Erndol0 ha la‘ e; la qual cosa vieppvù ci conferma nel
poto che, diacendendo aotterrn . ai potca l' idea, che niuna mummia sia stata mai
poacia riaalire nelle stanze della piramide rinrhiusa in Ve‘l‘una atanza delle piramidi
del labirinto ; quindi siccome lo stesso e di [Menfi , ma piutloato a parecchi piedi
aattaroente succede in quella di Mfnli, la di profondità, aotto le fondamenta “lîqtlfl
cui interna disposizione è pveaentemenle gli edifici. la cui forma, nella Egizia reli
conosciuta, egli è facile di perauadfl'si che ginne non avea rapportu veruno con quella
una tale coatruzione aia stata propria a delle tombe,»
tutti i monumenti di aifl‘attl f'll'mfl » “le Alcune fra quelle grotte di cui ai èpar
a dire, che doveano avere dei aotteîranei lato aio ora, hanno aervito per contenere
ai quali giungeaai per mezzo di strade ro degli imbalaamati cadaveri , che Vi erano
pr-rte cotto il 38° grado di latitudine; che collocati ritti in piedi onde risparmiare il
film‘ di propoaim , dal tempo di Plinio, terreno, e sembra che siffatta regola sia
furono presi per un pozzo, quantunque sia alata quasi generalmente osservata, tran
imponibile che vi possa l‘ acqua entrare , ne a riguardo dei re , i cui corpi erano
imperocchè tutti quegli acavamenti sono stesi nei aarcol'agi ; poiché non biaogna,
praticati in tanti Urali di pifilre calcari che come si è fatto, rignroaamente interpretare
“fin trasmettono la più piccola umidua. un passo di Silio Italico, che d’ altronde
Sembra che un serapeum, ossia una cap punto non concerne l'attitudine che dava
pella di Sernpì, la cui punizione è indica’ ai alle mummie nei sotterranei, ma quel
U da Stradone in mezzo di sabbie mobili la piuttosto, in cui collocavanai nelle case;
ali’ occidente di Monti , eia stato il vero quantunque ai possa dubitare che gli Egi
I""B° Cl": rinchiudeva le bocche dei cana zii non abbiano mai posti i morti intorno
li, 0 delle gallerie, ‘per cui andavati sino alla menta, ove mangiavano i vivi, come
alle fondamenta delle piramidi di Gi‘ lo insinua quel poeta.(l. 3.)
2th.»
“ Riguardo alle grotte o sotterranei (li-l . . . . /Egrptia trllua
l' Eplanomide e della Tabalde, ai conosco (fondi! orloralo post fimo: atnntio fiuslo
no quelli d'Alyi, quelli d'1ppona" che Corpora, et a menu‘: exaanguem Ìxnud
P°‘“IIO contenere mille cavalli. Si CO"°' aepnmt umbram
‘É°"“ quelli di Speor Artemide: , quelli
drJerncon, di Selinon, di Anleopnli,‘ ' Ma in Egitto vi sono alati degli altri
S_Il.rili; ai conoscono i sotterranei viali m sotterranei che non erano sepolcri, e nul
"Iflti da Pannonia (l. r. in Allic.cdlh la nemmeno che vi ai avviciuaaae , come
4’) Finalmente i viaggiatori ne incontra’ l'altro di Diana o lo Spera: Artemide:
un ogni giorno ; poiché aino al premuto che prcaentemente trovasi a Beni-Homo ,
SPA. (3117) SPA.
e le cui ligure e gli ornamenti non sono porno toccava quasi la mammella sinistra.
stati eseguiti per Greci sepolcri. Egli è La spada era quasi orizzontale. Il cinturo
fuor di dubbio che quell’ antro è stato un ne che consisteva in una semplice correg
tempio di Diana , o di Buba.vte; e se ne gia, era lrgll0 intorno al fodero verso la
incontrano dei simili scavati nella rupe al parte superiore, passava sul petto, indi
centro dell’ Etiopia (Alvares rerum IE sulla spalla destra, e scendendo poscia sul
reni, andava ad attaccarsi alla punta del
lt'opt'car. cap. 41|, 55 ), ove, secondo la re
lnzione di Bermudez, deve, come in Egit fodero stesso. Troviamo questo dettaglio
to esistere un prodigioso numero di pro distintamente a una bella statua eroica
tondissimi acavamenti , alcuni dei quali della Villa Albani, ove scutgunsi anche le
servivano ai sacerdoti per fare dei sacrifici frange che terminano le due estremità
e delle iuiziazwni, e nel cui centro ritira del cinturone. Con-vien osservate che que
vansi anche per istudiare ( Prophetac /E sta maniera di portar la Spada, è. r0pria
gyptioram non permittunt al metalli ar non solo alle statue eroiche ed ai guer
ti/Ìrts , aculploresque deo.t l't'prat‘seuteltt rieri ignudi, ma eziandio ai romani ltnpe
ne a Iecepla abeanlforma; aed illaduul ratori, allorchè son eglino ali‘ eroica rap
valgo , doni in templorum alriis occipi presentati. Qusnd' anche non abbiano la
tram ibidumque roslra SClA/[1Ì curanl, mspada, se ne vede il cinturone, come sl
bcuntea interea sacra suóilerranea quae la statua di Domiziano alia Villa Albani.
pio/iuidis illontm myslrrt'is velamenlo La punta del fodero che dalla guardia ai
santi. Synesio, p. 73.) Parlssi di un certo andava allargando, portava il nome di_/im.
PGIICI‘HIB , che pel corso di ventiquattro go ( Mwp,;) di cui aveva la lotnui.
anni non era uacito da qnet cupi soggior Il fodero era adorno di chiodi d’ argen
ni, e si è sempre con molta verisimiglian lo ( Iliad. ), La guardia era d'ordinario
u sospettato che Orfeo, Eumolpo, Pitta ricehissima.Sopra quella del re, Pausania
gom vi fossero stati egualmente ammes ( Val. Max. ) vedessi una quadrige inge
li. n gnuutnente scolpita. Gli eroi dell'assedio di
Scusa’. - V. SCAA. Troia, aveitno di sovente, come Agamen
Sotntn. - V. Sino. none (Iliad) un pugnale o coltello lega
Soosa-Ynisoo-Miiituu. - V. Susa-Yan to al fodero della spada. Riguardo alla
III-MARA. materia della spada degli antichi Greci,
SOIJCIIA. - V. SOGNA. Esiodo parla di spade di bronzo ( Seul.
Sovsm- V.Sot-t. Han‘. v. 221 ).Sembta che in que' primi
SOUIIIPSOUIL- V. SUIIIIB-SUII. tempi la sua forma ma state diritta, allar
SOO-TCHUU. V. Sii-Tutti. gsnlesi dalla guardia sino ali’ nlttmu quer.
’ Son! o 800, re di Sparta, che airon to della lunghezza, ove formava" brusca
dette celebre col suo coraggio. mente la punta.
Son ( i'l1il. Afr.), nome del diavolo l Lacedemoui serviansi d'una spa fa si
presso i Qno’ss, negri della costa di Ma Corte , che un uomo fatelo dicea poterla i
lagnette.- ’.Btt.t. marlatani inghiottire Plnl. in LJ'LUI"
Sons-nuunsm ( Mir. Afi'. ). Questa go, et Age.silao. ). uella spada era
parola significa avvelenatori e succiatori di curva come una falce , vale a dire, come
sangue è presso i Quojas indica una specie le aumitarve o le scinhoie.
di nemici del genere umano. capace di ( Dei Pt’rsi e dei Barbart ). lo gene
aucchiare il aangue di un uomo o di un "le si può assicurare che sugli antichtmo
animale, o almeno di corrompeulo. Son aumenti, i Barbari portano delle .tpud6
eglinn i Vampiri d’ Africa. ricurvo, e delle aciahole di cui lucano
' Salice , nome delle Ilttll'iCt‘ di CÌIO, uso anche i Persi ( Qui/il. Curi. Sul
re dei Persi, poiché Cosi i Persi chiama la colonna trajana , questa osservazione
vano una cagna. - Giusi. l. i , o. 1|. - vien confermata relativamente ai Bsrhari,
Erodot. Dsci , Sarmsti ed altri. Vi sono alcune
" Snna.Gli antichi attribttivsno 1' in eccezioni, ma in Poco numero.
venzinne delie spade ai Cureti ; e Clau ( Di Perseo ). Era una specie di sci
diuno ( Rupt. Proserp. 2 , 269.) di loro miturrn: la vediamo scolpita sulle medaglie
q_uest’arma siccome un carattere distin degli Argivi, ed in meno di Perseo sopra
ttvo. una pittura d'Ercolano. Non era ESsI pun
to una spada ricnn'a , 0 una eciahols, cn
Sta tu satigiiiiui~i ulalantia dinrfy‘ma me è stato detto tante volte,ma una up:
_ Galli: da diritta , larga verao la punta , come le
Incolta, et striato! (‘matura respt'ct'aemea spade ed i uguali antichi, gnsrnils da
una parte flora, e sempre di un uncinet
(Dei Greci) I Greci portavano la spa to presso la punta , la che la rende. simi
da sotto la sinistra ascella di modochò il le s un rampone di barequolo. Perseo si
51’A. (BHH) SPA.
servi di quest‘ arma per troncare il capo ne la spada al lato destro , Giuseppe (3)
a [Hedus-r. dice che i fanhccini di Tito portavano una
( Degli Etruschi ). Erano simili 4 quel spada alla sinistra e un pugnale alla dea
le dei Greci , e dalla guardia ain quasi atra , della lunghezza di circa un piede’
alla punta . acendevano allargandosi. frrinceae. Secondo Giovanni di Antiochia,
( Dei Romani ). l Romani aervirònai citato da Saumaise ( Not. in Sparlian.
probabilmente delle apade medeaime dei p. 135 , 136 ) , i aoldati prelOriani, por
Greci , e degli Etruacln aino alle guerre lavano sempre la spada al destro lato , In
di Annibale , epoca, in cui adottarono la che dagli a'tri soldati, li distingueva. Stil’
spada dei Celtiberj.-V. più abbaaao SPA la colonna Tra]ana le e ade dei soldati ,
ne nel cannmu. degli allicri e dei aemp ici Plcl0riani ao
l Romani non portavano mai la spada no sempre al destro lato collante. Quelle
se non se coll'abito militare, e niuno dell'imperatore e degli ufficiali Pretoria
avrebbe canto di comparire con quelli due Di dei lt'ibuni e dei centurioni , stanno
attributi di milizia ove il mo nome non sempre al ainiatro fianco. Tutte sono larghe
vi fosse stato inscritto. Dal seguente puso e larglriaaime all'estremità con grandi e l'or
di Petronio , sembra che i veri militari li Impugnatura.
avessero , o ai arrogaasero, il diritto di di‘ Vi ai vede un soldato che travaglia ai
animare gli uaurpatori dei loro attributi ,
trinceramenti , e tiene un corto e largo
ed anche di maltrattarli fon atti e coniu pugnale.
giut’oae parole : Han: locutus gladio (‘in ( Dei Germani). Le spade dei Germa
;;or lalus, mo: in publieum , prosilio , ni erano d’ ordinario ricurve come accr
jiaru|1|~rqne more onme: cucumeu portiera geai nei trofei della colonna Trajana.Ease
. . . . Noluvil me miles et, quid tu , vi ai veggono talvolta diritte. l Germani
inquit, cnuumlilo, e: qua legione es, aut le portavano attaccate al cinturone , e ai
eujns cenlwiae? Curva constantrssime et servivano eziandio della clave , dell'arco e
t‘mlurronem il lrgirmem essem cmentilus; della scure: queat' ultima è rappresentata
age ergo, ’IH/ull alle, III exercitu vn:ro aimile all' accetta delle Amazzoni.
Plauecaxmlt mililes antbulant? Cnm dem ( Dei Galli dei Celtiberj o degli Spa
rle tmllu , “Il/(‘C rp.m lrepidatione menda gnuoli. ). Le lpade dei Galli, a team di
L'tltlll plufirdrssent , pnnere jn.rsit arma, et Brenno , erano lunghe ( Tit. Liv. ec.
malo «avere. 1|, 1. 8. - Strab. l. [| ) aenza punta , e
l’resao i Romani laaciavaai la spada al ncadevano ( I’olrb. l. 2, 16 ) sulla de
lorche \lu0 t‘endensi prigioniero, ed anche stra coscia, aoapete a catene di ferro o di
allorquando si dicbiatnva egli vaaaallo di bronzo: alcuni, ma in piceol numero ,
un illustre peraonaggio. Cosi Tigrane, re avenno dei pendngl: cl‘ oro 0 d'arg>nto
il’ Armenia ( Plul. in Pompcjo. ) fu av Ateneo ( Det'pn. L 14) cita Posairlnnio
vertitu dal aoldaîi di Pompm ili rimette il quale dicea che gli anticlu Galli, a gui
re la propria sparl«lpruna di preaentarai aa degli anzidetti eroi dell'assedio di Tro
al loro generale. I Iittori erano incaricati ja , alle apade univano un pugnale.
di ricevere le spade di coloro Cl!" ai pre Gli Spagnuoln aveano delle spade assai
aenlfllflw al Console. Sotto gl' imperatori corte ( Tit. Liv. Dec. 3 , l. a. ), pun.
ai riguardi: c-‘une capitale delitto l'avvici tute e taglienti da ambo le parti, e ai ser
narsi ad cui anche intrailvcrterrteurente con vinno altt'ea'l di un pugnale della lunghezza
una spada iguuda. di un piede.
La spada e l'asta erano gli attributi del La medaglia d’ Augusto, colla leggenda
prctun, e ai piantavano dinanzi alla loro Hispunia recepla, pubblicata da Gnùzio
sedia ( C7'priau. fpiat 2. ): Hasla illt'c rappreteuta una lancia il cuil‘crro è. mol
et gladt'us e! carni/2:1 , prae.rlo est. Ma to prolungato , o secondo Murel, un pen
la spada ora ancor più un particolare di dnglno ripiegato, che Valllan! ha preso
stintivo della dignità dei prefetti del Pre per una spada di forma assai singolare ,
t.irio: eluem gc'slnlml. dice Erozliano (I. che era in un presso qne' popoli. Si aer
3 , 23. ). caeleraque omma supremac di vivan essi anche di strali , tutti di ferro o
guilalt'a insigua. con5 parecchi uncini. - Appian- Alezand.
Ma da quel parte i Romani portavan
eglino la rpadu ? Questa domanln occupò A Velu , terra del Conte di Coronel ,
molto i lilolngi dei due ultimi secoli ; ed preaao di Bapaume , d‘a alruni anni sotto
il risultato delle loro ricerche ci fa cono un piccolo poggio ai tono trovati piu di
acere clt' cui l'hanno portato da ambe le cento scheletri di Galli , aventi alla loro
parti allernativamente,in epoche diverae destra dei ferri di lancia , o delle Spazi‘
e talvolta nell'epoca medesima , secondo alla sinistra.
i gradi militari. Pnlibiri( l. 21 )clte Le spade trovate a Velo anno diritte e
vive; a tempo di Scipione e di Lelio, po di ferro , sono larghe due pollici, o un
<“\Î
STA. (3143) STA.
il mare In quelle rive. - Ovidio ( III". ‘ I Srmaiii.l.a differenza fra la sta
i5, v. 711 ) palla di Stabia : lera trulim: o la li’llll. cui anni gl'ndp,
La libro ma una bilanci. comporto come
Hrlculfimqnc ili/fili, ò‘lcliozqur.| le nostre di due gusci , di un raggio pen
iure. d'_nnn lingua I‘ (‘Il una cura. La
In Galeno (, L5,’ mrth. medio.) v-rl in [ml/mi (‘In propriamente la lingua della
ò’rmmom (1.‘6, cpiu. i';.) in ndr- I‘Iir il bilancia che mare» l'eguaglianza del pelo,
I‘llfl delle giovmclre di Stabia era in uso e In alnte‘ra era ciò che ti’ ordinario chia_
nella medicina. (‘orlo PIIIÙI conferma que mani .rmdrrn , ma invece del!’ uncino clic
rtn lalto con una curinm medaglia dell'im polli il pan, emvi un piatto.
prral0r Gela, ani cui rovescio evvi una ’ 2. <- (Bilancia romano ). Ecco In
giovenca, la quale indica l’ eccellenza del desCrizinnr che m‘. fa Vilruvio (I. 10 ,
lilla che produreano i pancoli di Stabia. c. 8). Il manico che è come il centro del
Colufllellu (1. io v. i3g) (a l’ elogio delle raggio pculore, euendo, come lo è, Itine
acque, e delle fontane di Stabia: Cll0 vicino |Il' utrrmil’a dalla quale un
de il piatto, più il pelo che scorre uu
Fonli6ua il Slubim celebre: , e! Vewia ghcuo l‘ altra estremità del raggioè |pin
aura lo innanzi mi punli che Vi nono marcali ,
più avrà egli la forza di eguagliare un gran
In qural.u lungo sfortunatamente peri peso, a norma dcll' equilibro in cui uri
Plinio il rmluralista snlli>cato dagli arden IlfllO posto il raggio punture in f!ìl'1.ld€lv
Il vapori del Veluvio. la maggiore o minore distanza del pelo
S-rannnrerrro (IconvL). Vini rappre dal centro ,- coli il peso che era troppo de
aunlalo oottu le lòrme di un uomo di se hole, allnrchè hovavaai troppo vicino al
rio ed imponente lapcllo, auian ropra due Centro può in un momento una gran lur
ancore poste in croce e puntale nel tuo Zfl licqliillare, ed innalzare senza molla {n
l0. I‘Ài si rende stabile e fermo , lcncndn uca un penntiuimu carico. In qiieata an
da ciucuua delle mani gli anelli di quel lica bilancio eravi un guscio invece drll“
le ancore. unciuo, che preaenlcmenle si pone all|
Snnu.nro, lo alano che Slalom). Iladera, per portare il peso. - I’. Brun
Sncn.rra' (IcnnoL) La figura di cui cn Rounu. Val. di supplim.
Una a!adrm che applrtenne al Cardinal
li il uno per clralterizzare quello 50ggotto,
è vestita d'una nera Mail‘: che dalla nu ('lir'gi , fu donata al muueo (III P0ntclicr
|ura non può onere più cambiata. Il cubo Benedetto XIV , il quale vi uni vari pmi
di marmo sul quale i’. dura auioa; e i antichi ritrovati nelln terra di S. (;IOIBÌO
due pinoli piantati riui nel ruolo, ai qua nel territorio di Tivoli.
Il tua ai appOggil, aigtiilîc.mli che la Su ‘ Sumo , misura itinerari: degli anfi
bilità è ferma ed imnmlabile. chi. All'articolo Illimre, ai troveranno le
STAIILI'I'UIII, che sostiene, che rcnr1efer ricerche del sig. Dr l'Isle cui divem sla
ma, uno dei soprannomi di Giove. (Ù' degli antichi , |wlnrr che li dee seguir
' i. S'nuuwu, questa parola latino che l'& Il puleren1.a di qualuuquo ollro metro
propriamente iririlCfl il luogo ove riliransi logo.
tulli gli animali , In molti liguilicati. Si Danni presso i Greci il nome di Radio
prende eziamlio prr Il! casa che avea ogni a quel luogo ove ai esercitavano gli atleti
fazione dei COcclrieri del circo nel nono alla CONI , e n quello eziandiu ove urin
unrliere della città , ove era il circo di menlr: combnueano pci prelnj. Siccome la
lamim’o.Sr-bbrno gli autori non formano lm.| destinata agli atletici giuuelni, di! pini.
menzione, se non se dei luoghi di riiho cipio non ave. cbr.uno Iltl’fi0 di lunghez
di questo circo pei cocchieri,e pei cavalli, zn , (mi prese il nome della propria ma
nulladirneno egli è probabile che ve ne misura, e si cl1inmb lo stadio , sia rlin
fouero anche negli altri. aveste precisamente q'Wlll erlrnaiouv , ai»
‘ 2. - Gola dvi Pirenei, ove in aperta eh’ ella fosse molto più lunga; e sono
una atroci» per possano dalle Gallio in I qucrlo nome fu comprelo non mio lo apa
Ipagn». 1.io percorro dagli alleli , ma altre-l quel
’ STADIIIIOIIO, uomo che «lavori il culo lo che occupavano gli Ipeltltm‘l dei gin
Io che nell'esercizio della corso non cor nici giuocbi. Il luogo ove coml'nlhnmogli
reano che lo apazin di uno audio , diver atleti chiamavaai Scammn , perclxè era più
lamnui». da quelli rlic ne CUH'IIIIO due, 0 bano di tutto il reato. Ai lati dello alu
clic appelllvluai dolcodromi , o da quelli dm e rullo utremii‘g regnava una aper:ie
.che hanno un altro giro dopo aver corso di terrazza , piena di urli: e di prndmi
I due audi. a che nomavanaidinulodromi, ore all'uno luiai gl spettatori. Le Ire
finalmente da quelli che correann nrnr.ni , porti più nololiili dello alarlio efl=no l'io
o che il chiamavano oplimdromi. sicuro, il mezzo e Il’ «tremiti. L'in‘rol
Diz. Mii‘. 594
S’l' «\. (3344) STA.
no della li1.1..i dornle}partivan0 gli atleti non dquuui.tli , ne tollas. - Tucid. [_
era indicato da una aernplice linea diaegua 4. - Fans. 1. (i, o. 4. - /Encirl. Vnr.
la aecondo la larghezza dello stadio. In Hist. l. 3, c. 46. --Lnert. in Sol. Li.
Mguito vi fu itlbhlllill una apecie di bar‘ STItYILB , Ninfa della quale divenne Bac
co perdutamente innamorato. Dopo di averla
l‘letl , consistente in una semplice corda
lesa dinanzi ai carri, ai cavalli e agli reudula temibile alle sue braille, la tra
uomini che doveanu correre. Talvolta era sformò in vite, o in grappolo di uva. Rad.
eSSR di legno. Il centro dello studio non Slaphyle , uva.
era nolabile , le non le purcllè vi ai po Sru-mrx,ooprannome di Bacco.
neano i premi destinati ai vincitori. Alla t. STAI?ILO , padre d'Auuio; secondo
fine dello ateccuto eravr la meta intorno la alcuni autori era ligliuolo di Team e di
quale era duopo di girare, e siccome que Arianna, secondo altriI di Bacco e dl
gli che più vi ai ‘avvicinava, llormav_a un Erigone che queato Dio inganni) sotto la
gi10 più corto, con, a con pari , arrivava forma d'un grappolo d’ uva. Altri rac
egli più presto al luogo donde era partito. contano che Stali‘o era un pastore del re
In ciò principalmente brillava la (lealrezll Conca, e che avendo osservato che una
di coloro che cOntlucelu0 i carri, ed ivi delle capre d:lla sua mandi-a ritornava
' nel tempo alcun corretiuo il più gran sempre piu tardi e più allegra delle altre,
pericolo. lmpi-~rocrhè indipendentemente dal un giorno la aegur, e la trovò in un luo
poterviai incontrare con un altro carro,‘ se go appartato , ore stava essa mangiando
per tilt) toccavano quella mela, in mille dell'uva , frutto il cui uso era stato sino
pezzi lompfivaai l'asse o riceveva almeno a quell'iatante acanorciuto.5tafilo ne portò
qualche scacco che tutto l'acevaglr perdere il ()eneo , il quale ne fece del vino; quin
il vantaggio. Ecco ciò che esprime Um2~w di dal nome di quello re i Greci diede- ‘
colle seguenti parole: ro a quel liquore il nome di Giuria.
' Il.-Figltttùl0 di Dionisio o Bacco, te
Ìllrlnqnr j'ervulis evitata rolis. condo Apollonia di Rodi. viveva a tem
po di Lirco ligliuolo di Foroneo, vale a
Al di la di quella meta , eravi ancora dire, a tempo di Inaco, uno dei più an
un altro soggefto di pericolo, cioè la ligu' tichi eroi della Grecia che ai conosca.
m del Genio Turascfppa ,latta in modo Aveva egli due liglre, Emilea . e Rojo ,
(la cpaventare i cavalli. Ignoraai se nella allorché Lircn che venia dali’ aver conaul
figura fosse stato espressamente in que luo lato l’ _oracolo per ottenere dei figli,
go collocata per accrescere il pericolo del. ti fermi) nella casa di btufilo. Avendo
la corsa , oppure ‘e la vi ave«sero lasciala questi inteao dal viaggiatore che l'oracolo
per scuso di Iia]iell0 verso quel G.nio, gli ave: annunciato che avt‘ebbe avuto dei
aupponendo che essa vi l'oste avanti della figli della prima donna che gli ai forse pra
costruzione dello sfadin; ma egli è sem aeatata , lo tll)l)riacò , e mandò pnacia a
pre vero Cllrf quel luogo era sommamenle dormire con lui la propria figlia Emitea ,
pericoloso. Il quale divenne madre di un figlio chia
Ai due lati dell'arringo, in tutta la sua mato Basilio il quale essendosi poscia
lunghezza, come abbiaur detto più sopra, dato a conoscere al proprio padre , diven
manvi i posti degli apetlatori. I principali ne erede de‘ suor stati - Apollo/t. apud
erano destinati ai giudici e alle persone di Parlhenium. c. 1.
diatiozione; il Pflpnln che vi occorreva in Alcuni autori dicono che l’ altra li
folla ,/cnllp;:avasi ove pure»; imperocclrè gliuoln di Sta/ilo apneò Esone , figlio di
nulla’ può eguagliare la cunosilà che aven (releo, e che emi divenne madre di Gian
ai per tal aorta di esercizio. sono. - Tzelzu, Ilind. 7 , c.
' S'l'aonu , città situata ai confini della Quelli i quali prelendnno che quello
Macedonia presso di un golfo in cui get Sta/ilo sia liglinolo di Bacco e. di Arian
tali lo Strimone. Questa città facce parte na non pflmano che Arianna, prima ma
della Tlacia, prima che Filippo re di glie di Teseo e ligliuola di Minusse il ,
l\'lacetlfluin avvase esteta i confini de‘ suoi era assai pollt’ri0rt: ai tempi di For0nen
alati fino al fiume Nano. Stagirn l'u fon e di Iuacu.
data 1' anno 665 prima di (li. C. , ed eb Apvllodoro che pone Stafilo nel nu
ho la gloria di veder nascere nel mio seno mero degli Argonauti non ha osserva
il celebre Arixtolile, cui per questo moti Io che supponendolo ligliuolo di Arianna
v’! gli antichi diedero Il soprannome di e di Bacco, a tempo della apedizione di
Slneiritn. Giasone , non era egli ancor nato, e che
Gli abitanti di Sla,gira avevano una leg seguendo la comune tradizione che lo fa
ge la quale fu da Salone ammessa nel co vivere a tempo di Lirco , era egli di pa
dice Atenieaa fine . [\"nn prmdere in un rerehie generazioni anteriore a Giasone.
lungo ciò .lre non vi hai poeta - Quorl " STAFF'Z. L'Imperatore M'uurrzio ,
bTA. i3'45) S'l A.
morto l'anno 602 , è l‘ autore di un trat attaccata al petto, alla coda ed al ventre
tatn dl tattica , nel quale per la prima del cavallo.
volta si fa menzione delle slnflrc. Prima Le colonne Trajaua e Antouina , l‘ ar
del VI secolo non se ne trova traccia ve co di Costantino e gli altti monumenti
runa , nè presso i Greci, nè presso i Ro anteriori agli Imperatori Onorio ed Ar
mani. Perciò parecchi commentatori hanno cade , ci offrono un gran numero di €.1
creduto (nor di pwposito di riconoscerla valli in tal guisa haidati.
in alcuni supposti, o male interpretati pas Alcuni interpreti colla parola SIN/li‘
si di Senofonte , di Luciano ed anche di hanno tradotto a.slraba. Ma Suidadcscrive
S‘ Girolamo. Qnest' ultimo falsamente ci l’arlraba in modo di farla prendere IV r
iato da Magia, ha tratto in errore Sau un arcione della sella; è, dic’ Ir6ll , un
mdtlte , Vania, Cupem, Il’lenagio e pa pezzo di legno attaccato alla cella , e che
ret‘chj altri , i quali fissano l’ invenzione viene al'lerrato dal cavaliere. Le gioie di
delle s'tqfln al V secolo. Gli antichi ne igno Isidoro, chiamano ustfaba una tavola il.
ravano assolutamente l'uso, imperoccltè cui Il usavano i piedi dei cavalieti; rulla
Ippocrate, nel son trattat0 dell’itiin, del: I)a la ella , in qua rcquie.wau!~
l'acqua e dei lunghi, attribuisce parecch] La sella formata con solidi srt'inni , cn
incomodi dai quali erano molestati gli Sri me noi ne facismo uso , fu SCOIIOSCIIH‘ st
ti, al fre acute riso ch'essi faceuno dll no al regno di Teodosio che è il primo
cavallo. oche Galeno. in parecchj luoghi a Parlarne in una legge; ed il primo mo
delle sue opere fa osservare che i Romani numento in cui essa appaia , ‘e la colonna
cavalieri andavano egualmente soggetti ad d’ Arcadia a Costantinopoli. Divenuta la
alcune malattie di anche e di gambe , sella in tal g'sisl più ferma , potè soppor
perché a cavallo non aveano i piedi in tare le staflè le quali non avrebbero tro
verun modo sostenuti. vaio un punto lisao in un pezzo di drappo
Stipplivan eglino alla mancanza delle o in una pelle di bestia.
slafl'e, saltando sul cavallo, anche colla ' STAI-‘FILE (Sentina ). Goal chiamava
spada nuda, o la picca in mano. Era que no i Latini una piccola corteggia di cuoio
sto un esercizio dei più Ordiuar] della ro di cui serviansi i maestri di scuola per ca
mana gioventù. Un diaspro spiegato dal siigsre i loro discepoli allorché aveaim
dotto IVi'nckclmann , ci mostra nulladi mancato al pwpt'io dovere. Da ciò Vie":
meno un soldato che monta il cavallo, po che la parola sculica d’ ordinario è presi
nendo il destro piede su di un rampone , per una leggera punizione, mentre il _fln.
posto a una certa altezza nella parte infe gellnm era un atroce castigo accompagna
riore della sua lancia. D'altronde i caval io d'ignorninis, erchè ne era fatto uso
li erano talvolta ammacstrati a piegare i per punire gli acliiavi, e quelli che erano
garretti, e ad abbassarsi per lai comodità stati condannati con sentenza dei trinm.
dei cavalieri. Le persone distinte ed i ve viri ; come lo dice Orazio ( Epvd. Ud.
gliardi aveano dei servitori che li ponean0 ).
a cavallo. Si sono vednti dei re vinti co Sectusfiagellia hi’c trt'umviralibus
stretti a presentare il dorso al vincitore Praeconia ad fisti'diufli.
allorchè montavano sui loro cavalli, 0 nel
loro carro; e Ateneo parla di certe donne ” STAGIO‘SI. Gli Antichi le aveano per
che servilmentc corteggiavano le mogli dei sonificate: i Greci le rappresentavano sot
satrapi , rendendo loro volontariamente lo io femminee forme perché la reca parola
stesso servigio. E questo il motivo per cui ora è di genere l'ernminino. é0pra glien
Plutarco, nella vita dei Gracchi, ammet iichi monumenti, le quattro stagioni so
te di dire che C. Gracco , dietro i’ esem no ti’ ordinario simboleggiate per meno
pio dei Greci, fece collocare sulle grandi di alati fanciulli i quali hanno degli attri
strade delle pietre di distanza in distanza al’ buti particolari ad ogni stagione. La Pri
l'tuchèi cavalieri montassero a cavallo senza mavera , per esempio , è coronata di fiori,
aver bisogno dichicchessis. Questo Tribuno e appresso di lei evri un arbusto che met
con una ben pronunciata premura tentava te le prime foglie,- tien essa da una ma
di soccorrere tutti i suoi concittadini per no un capretto ed un agnello. L' Estate
meritare la loro benevolenza , ed acqui coronata di epiche di frumento , tien da
atarsi i loro gfll'l‘fggi_ una mano un fascio pur di spiche , e da!
l moderni sono sorpresi di vedere per l' altra una falce. L‘ Autunno ha nelle
si lungo tempo ignorato l’ uso delle .rtaflè mani dei grappoli d'uva, o un paniere di
ma debb0n eglmo riflettere che una tale frntti sul capo. L’ inverno ben vestito mi
privazione derivava dalla manina con cui il capo coperto , sia presso di un albero
I cavalli erano altre volte liardtlti. Una spoglio di verdura; ci tiene da una mano
gualdwppa di semplice panno li copriva dei frutti secchi , e dall’ altra degli ac
quasi intiernmente , e con tre cinghie era quatici stigellt.
STA. (3|.îl“ ST.\.
Le quattro stagioni aou0 atale eapreaae InvernoI aluqimrr' per la loro temperatura
ptr mell° di quattro dii/cui animali: ai dinmettalntm-te “HM-‘ate , «uno innirate per
dà alla Primavera un paniere di fiori ed mezzo delle ligure porta alle due ealremr
un ariete; «Il'liatate, un covone di Im l‘: del fregio, l'una sdraiata dalla neutra
mento ed un drago,- all'Autunno,un cur' alla Iinltalt‘l e l'altra dalla siuiatra alla
nucopia ripieno di frutti e una lucetta od destra, in mezzo ad use alunno la l’ri
un lfpre, perclre è il tempo della caccia ; mavera e I’Autunno, aiccome quelle r‘l|e
ali’ Inverno , un vaso ripieno di fuoco ed egualmente partecipano della Baule, e
una aalamanclt’i. della Inverno. I quattro Geo]~ anno nella
Gli Antichi hanno caratterizzato la l’rja atesal maniera disposti.
maura anche con Mercurio ; I’ I‘Ìatate , La prima figura porta dalla deatra alla
con Apollo; l‘ Autunno con Bacco e ainiatra , rapresenta I‘ Estate , è deaaa ae
I’ Inverno , con Ercole. minuda coronata di apiche , e va toccan’dn
I Greci più aunrln non contavano che delle altre apiclre anrruaaaate nel ano cor
due stagioni ( Pana. l. 8, pag. 664 ). nucopia; il genio (In: le sta dinanzi ne
Lu scultore Butt'cle , o Bnlt'clrle area asol tocca anch'esso, e di più tiene in mano
pito due alagt'oni e due Grazie aul trono una Ialciuola.
d‘ Apollo in Amicla (Pan: l. 59 ). Pn L’ Invem0 che trovasi all'altra estremi
acia ae ne contaror.o tre chiamate Enna là , dalla sinistra alla ditta , vi appare
mr'n , bene , e Dia , ostia la Primavera , l0ll.0 la figura di una donna bene abbi
I’ Autunno e l'lnverno. gliata , e che ha anche la testa coperta col
Fidia non iaco’pl sul trono di Giove l)’ lembo della ma veste; i frutti aut cui
limpt'co ae non ao tre atagioni. Sul bar atende un la mano , anno i frutti della
ata-tiltr") della caduta di Felonte non ai Inverno ; il genio che le eta di contro non
“(suono che tre ahrgr'onr' ( Momun. irredr Ira ali, ed invece d'easare ignudo come
Il num. 43) rappteaentalfli per mezzo di gli altri, è egli ben vestito. Finalmente
fanciulli. tiene una lepre per aimbolo, perché la
Winclreltnarm crede che la venerazione caccia è allora il suo esercizio alla carn
dei Pitagorici pel numero quattro, ch'rs pagna.
ai credeano euere la causa di In“! gli La Magione rappruentante 1' Autunno,
effetti e di tutte le produzioni della natu è. volta vera0 l'lìarate.‘ è coronata di am
ra , abbia ed eaai l'atto credere le quattro piui e di grappoli d‘ uva; tocca luttll'ea
alagr'oru'. Sui monumenti poster'ioriaquel Il colla deatra mano dei frutti di vite , ed
‘l'epoca aen veggono sempre quattro; e "i il piccolo ma genio ne pone nel tuo cor
anno rappreaentate sotto la figura di fan’ nucopia. Finalmente è deaaa acoperta in
ciulli , di piccoli enj , di adolescenti , quella parte del cor o toccante I‘ Est-ate ,
di giovani d0nzel e , ecc. distinte per e vestita In quelle 0 e all' Inverno corn
mezzo degli attributi dei campestri la sponde. La Primavera è sta col dono
vori. verso l‘ Autunno, sotto a figura di una
Si può dire che gli antichi in generale donna coronata di fiori , de‘ quali è pieno
il più di sotetrte non ne dipingt‘aaero che eziandio il cornucopia dal tuo genio a‘.
tre , come acorgeai su di un candelabro atenuto. Un piede ch'caaa stende verao I’
della Villa Albani, otre appaiono legga. Inverno, porta ancora la aura calzatura;
mente \Eblll€, portando dei liori, dei frut nascosta è una parte del auo petto , e non
ti analoghi alla loro temperatura, e ill discuopre se non le quella che è dalla
dorne di elevate corone , fatte a guisa di parte dell’ Eslale.
treccio , e che sembrano composte di ra Questo soggetto è stato pur tradotto dal
mi di palma. 1ig- l\'alaire, pittor francese.
Il aig. Di Boxe, nelle Memorie di Let Negli appartamenti del castello delle
teratura, ha descritto una tomba di mar Tuileries ove Illignard ha rappresentato
mo antico , scoperta in alcune rovine prea Apollo in mezzo alle quattro alagiont'. ai
.o di Atene. Le qnattro stagioni formava vede la Primavera , sotto la figura di FIO
,no il fregio dtl coperchio di quel prezio ra coronata di fiori , e che ne va apflndru
ao monumento. Vi anno elleno rappreaen do rulla terra; è un accompagnata da un
tate IOI.'O altrettante figure di donne piccolo zellîrn con ali di farfalla sul dorata
c.rrattrtizznte dalla diversità delle loro co ed un canutm pieno di fiori nelle mani.
rnne , dall'accnnciamento dei loro abiti , Flora il cui petto aembra quasi intiera
dai diversi frutti ch'eaae portano e dai mente aeoperto , i: abbigliata d’ una bian
fanciulli o geni dinanzi ad esae collocati. ca verte sormontata di un verde manto ,
Lo acultore non le ha poste nel loro or ma in tal guisa dipinto , che prenota il
dine naturale, ma in mi reciproco ordine col 0 d’ occhio di diverae aorta di verde.
di contralto che aggiunse più forza al a figura che indica I'Eatate è al di
la ma cornp0aiaionn; quindi I‘ Eatate e l’ sotto dal linne clna aeorgeai nel zodiaco ,
STUL "3147) STA.
e,- siccome è essa la “ragione che più Illi del terzo Genio, indicano l‘ Autunno. La
In altre lente il calore del aule , l'atteli. figura dell’ Itnetnu e IACIILIIP.KUBI. da. e..-.
te le ha dato il posto più vtcin0 ad A pricurtto.
pnlln. ‘ essa vestita di un semplice ve Il soggetto della slugioni atto cotanto ad
In che i raggi del solo ingialliscuno alle ilpirere I poeti e gli artefici d'ogni geo:
tatremit‘i. Il suo manto sul quale sta ani. re, e alato recentemente trattato in una
aa è di color d'oro; da una mano tiene nuova maniera del I’. Girodel, il quale
una l'alciuola , e presto di lei ovvi un co più d'una volta ha dimostrato come una
vuIm di frumento, simbolo della mense. IIEI\(CI e ridente immaginazione FUMI tin
l.’ Autunno umile ad una baccante, e co sinveutte i soggetti dell'antica mitologia ,
romtto di foglie dt vite; da una mano tra e tu‘ rare le allegorie degli antichi. Se ne
apremludo dei gra poli d'uva in una tazza vada‘, in questo luogo la descrizione con
d'oro, che tiene da l'altra; il suo abito è di tanto maggior piacere , in quanto che quei
colore pnonauo. ' .quattro quadri non sono stati espoati, e
L’ Inverno , aotto la figura di una per non sono quindi «la1 pubblico conosciuti.
anno avanzata in eri, è Il più lontano da Ogni Slugtone è rappresentata con una
Apollo; aembra quasi intiernmente nell' figuta allegorica, e trattata nel genere del
ombra , e fa contrasto coll' Estate , stagio aemplice ill'ett0 delle auto lit: ptttutt: tl'lit
ne che è sempre illuminata dalla più bril celano. Questa serie , formata di quattro
lente luce del sole. quadri, è stata Compuala e dipinta con al
Il Poussin ha espresso le qttattrnatugin. cuni cambiamenti nell'anno Xl per S. M.
ni con altrettanti soggetti trattidttll’antico il re di Spagna.
testamento. La Primavera e rappreaentata L'anima della natura , I'arnahile Dea
da Adamo ed Eva nel Paradiso terreatm; della Ptmtavua ha spezzate le catene. che
l‘ listato, da Rulli , mentre taglia i fru la teneauu prigioniera: lihrata nulle ali dei
menti; l‘ Autunno , dalla storia di Giosuè zelin, scende casa dall'alto dei cieli puri
e di Colelz, polllnte il grappolo ti‘ uva ficati dal suo alito , e dalla sua presenza
della terra pronte-sa; l’ Inverno, sotto la rallegrati: un leggiero vapore che da lt.l
figura del Diluvio, è dipinto con tutto l’ deriva, e come impregnato di verdura,
orrore che deve ispirare una al terribile manifesta il vivilicante suo passo; la sua
immagine. statura vince quella della messaggiera de
In più leggiadro modo espresse culi al gli Dei , i suoi tratti superano quelli della
trovo le quattro stagioni in un suo quadro più giovane fra le Grazie, la bellezza della
ove lo vediamo letto la ligure di quattro rosa recentemente sbucciate è inferiore a
avvenenti donzelle che stanno intrecciando quella della sua carnagione. Un velo ver
una danza. Il Tempo , alato veglial'do, as deggiante, e la cui trasparenza lascia indo
stieo appiè d'un antico piedetttall0 , colla vinare le attrattive ch'ei copre , va scher
Itra accompagna i movimenti di esse. Al". landa intorno al suo bel colpo, e amoro
fin d‘ indicare l'anno che alle stugioni sntnrnte ne accarezzai rotondi contorni.
presiede , pote l‘ artefice alla ainiettl del Una delle sue mani volteggia sulla lira di
quadro l'erma rappresentante il bifronte Cupido , ove questo Dio , ha scolpito egli
nume che adorno di ghirlande, nel dupli stesso i suoi trionfi, coll'altra armata ili
ce volto addita pttr esso le stagioni , vale uno de'auoi dardl, ne va leggermente toc
a dire , II Estate colla faccia più giovane e cando le corde. Tosto ai dolct accordi della
fresca , l’ Autunno, e l'lnverno, con quel creatrice armonia , due anime a Vilietttla
la di più matura età. Il condottiero delle l’ una dall‘ altra attratto, si avvicinano a
atngioni, il biondo figliuolo di Latnna , si uniscono; rivestite delle anelle forme
sovra di un gruppo di nubi , e sul risplen che l’ antichità ha dato a Psiche e all' A.
dente suo carro , preceduto dalla vaga more, sembrano penetrarsi e confondere
foriera del giorno ed accompagnato dalle nell’ebhrezza di un’ ineffabile felicità le
Ore che lo compongono, rende più bella più vive loro affezioni. L’ Immortale si la
e più interessante la scena. plauso, i suoi sguardi in cui brilla una
La fontana della atrada Grenelle a Pa dolce maestà , piacevolmente si riposano su
tipi il cui disegno e I‘ esecuzione s‘ono do quei felici oggetti delle sue cure; ma tutto
vuti a Bouchurdon , e decorata di quattro ciò che respira ha dei sicuri diritti all'a
nicchie ove sono collocati i genj delle ala mor suo. All’ ombra delle pieghe dell'on
gt'oni. Boucltardon ha rappreaentato la deggiaute suo vestimento, a Conte al fondo
Primavera sotto la figura di un giovinetto di un misterioso boachetto, due hianc_he
adorno d'una ghirlanda di fiori, e che Il! lOrtorelle, commosse dal suono della lira
accarezzando un ariete. Un altro giovine incantatrice , dolci lari ai vanno prodiga
che fiammante sta guardando il solo, e lizzaudo. Le loro ali sono per metà Iplt"
tiene un mazzo di epiche, esprime l‘ Esta “etc; si agitano voluttunaamttnta; l2lul‘fl’l
te: delle bilancio e dell’ ore in le mani che ogni penna ttenii di piacere. Una delle
a
STA. (3148) STA.
pisgature del velo , al coperto dei capricci sua testa verso quella del Dio, sembra ac
di zeliro, serve di asilo ad un nido di Capi cendere ai raggi della sua Clpellrsluta il
neri; la madre vi sta curando i preziosi nero veleno di cui si gonfia , ed i variari
frutti del suor amori , Clrulal ancora nella colori della risplendente sua armatura. In
debole loro prgione. La figlia di Venere tanto il benefico Estate ha prodotto il suo
aentesi preludr-rr con molta compillceuza ; ell'elto: dal seno di quel ricco vestimento
elsa inclnna la bella sua testa , ove mille che lo copre, lascia egli liberalmente sfug
variopinti liorr sbocciano, e incessantemen giare le durate messi , dolce ricompensa
te si rinnovano; essi le tengono luogo di con cui egli paga ad usura i sudori dell'
mrtleggianli traccie, e formano il brillante instancabile agricoltore.
suo diardrma e la sua acconciatura: qui il La rilîca .r[agione dell'Antnnno , pfl'i0
maestoso narciso, il ranuucolo, l’ Inemone, "ilìcala soltor tratti di una Dea, vien
un orgoglioso tulipano, vanno a gara, e si finalmente a compiere le promesse della
disputano il premio della bellezza; la I’ Primavera; la Dea €iblJeSafl il vermiglio aut)
umile viola, il pieghevole giacinto brillano serubiante, e sorridendo alla terra cb' essa
d’ un più dolce splendore , e colla soave guarda con materna cumpiaccuza , divide
mescolanza delle loro azzurriccic tinte , la gi0ja e la felicità di’ esse le procura.
danno maggior risalto alla porpora e all’ Colla destra alla mano scuote essa la durata
oro della rosa nascente. Alcune lr‘pgr‘lifii sua clrr0mn, donde sfugge una pioggia ine
me farfalle , e varii sniarni di ronzanti aausta di mille diversi frutti. Colla ainislra
peecbie a‘ inehhriano dei profumi che dai va essa amomsameme comprimendo la le
loro calici esulano. La giovane Ueir , alla conda sua mammella , e ne fa zamprllare
vista dei prodigi da lei operati , senteai il un dolce vermiglio liquore del quale po
cuore inondato d'una secreta gioia. Sulle trlnu0 ben presto abbeverat‘si i fortunati
vermiglie sue labbra ai<de il sorriso della ligliuoli di Cibele. Il suo vestimento è di
felicità; ma esvia è giunta alla meta; tutto un verde bnH«nte dell' Estate, ove però
gode, tutto 'cfelice in forza de'auoi beuelicii, sono frammisclrlrte alcune di quelle smar
e la faccia della natura è per lei rinnovata. rire tinte con cui l'lnverno che deve ben
Ora auccede il regno dell'ardente figliuo presto a lei succedere , viene ad sttristare
lo del Sole, del raggiante Esiste. l mae la natura. Una leggiela ciarpa, il colore
stosi e dolci suoi sguardi sono rivolti alla della quale ricorda la tenera verdura della
terra, ci scende a perfezionare 1' Opera Primavera, circonda le sue reni, e molle
della Primavera. llauo capo ed il robu mi nte ondeggia , gonlìata dar zeliri , alle
sto suo petto, sede d>gli ignei principii , gorica immagine della seconda forza dell'
da ogni parte ne lancia le emanazioni. AL anno, che sembra sfidare l'avvicinarsi del
coni getti di fiamma formano la brillante !’ Inverno, e fare un ultimo sforzo per sot
sua capellatura. Da una mano tiene egli trarsi al potere di lui. Coi nudi suoi piedi
presso di se il Siria che dalle nari snfli:r cnloriti del vermiglio della rosa , e circen
le maligne sue esalazioni , coll' altra verse dati d’ una nebbia leggigra , pigia essa la
abbondantemente l’ urna delle acque fecon porpora e l'oro delle uve. Questa benefica
danti. Colla meacolanza dei due prmcipii , figlia dell' Estate, Cosi prepara ella stessa
il caldo el'umido , compone egli le nubi il liquore di Bacco , quel balsamo saluta
tempestoso; col possente suo piede le cal re che solleva le cure dei mortali , ed il
pesta , e verso la terra le abbassa. Ne sfugcui penetrante calore sostiene e vivil‘rca le
gono e la folgore e la grandine, e con essa indelmlite lor forze. Oltre a questi doni,
la benefica pioggia la cui dolce frescura l'Autrrnno procura all'uomo avido di go
penetra , ed allegra il seno della sitibt‘nda dere anche le ricchezze ed i piaceri della
te-ra. Ma la tempesta è vicina a dilegunrsi. caccia. lavano la Pernice ed il lepre e".
Gru in una regione quasi libera di vapori, cano di nascondersi entro le pieghe del suo
brilla al rallegraro sguardo la risplendente vestimr:nto per aoltrnrsi alle ricerche dell'
ciarpa dell' Iride. ll vestimento dell’ Estate agile loro nemico,- ben presto più non p0
è dipinto della piiiviva vrrdura. L'Europa tenrlo fuggire, diverranno preda del mi:
lucertola per metà nascosta a»tto le oscure ciao-re.
sue pieghe ' vi si accovaccia , ed ivi all' L'loverno appare per l'ultimo e viene
ombra d'una (alla siepc,alida impunemen a chiudere il cerchio dell'anno. lloveseia
le l'ardente calore del giorno. Più lungi , egli a'suoi piedi la face daddove emana il
la cicala che nulla prevede, ai va estenuan calore creatore , e senza estingrrerlo ne va
do in (‘rivoli canti, mentre la laboriosa comprimendo il fuoco, l)all' urna di bronzo
formica va ruvvedendo in silenzio i suoi rh'ei tiene sotto il braccio , lascia egli
magazzini: a l'altra estremità del manto , sfuggire i tesori del gelo, e col piede com
un pericoloso rettile delle contrade soggette prime gli anim0nricclrirrfi lineelri della ri«
all'ardcute equatorc , spiega Cnlt fierezza le splendente nere. Tosln ai dividnn rglino ,
lormidabrlr sue orbite , e alundv l’ audace e spandorrai in giro sull'all'litta terra , e di
STA. (3149) STA.
un immenso vestinaento di lutto la rcvvnl aen beva eoitant0 una goccia, Il'fl li avrà
gouo. Alcuni acquatici augelli, con rapido mai ù ante, anno si desiderrr‘a più utili...
volo leiiduno la glaciale atmosfera. il tiran - (Jmrdin.
no dell'anno è vestito di un manto In cui S'raurs ( Icotiol. Vien rlppt‘escnlato
è impresso il cupo colore con cui egli op colto la figura di una donna vestita di
prime lit vegetazione. Quel manto glt serve bianco, con corona di sempre vivo , erha
il’ ornamento, e gli copre appena le spalle. che è sempre vcrde.Tten casa una tromba
Le rol‘melt2 sue braccia, le tue coscie e colle seguenti parole : Semper ubique. Una
le nerhorute e scoperte sue gambe palesano cassa di lettere till'sbeticatnente distribuite,
l'indomabile sua forza. 1 anni capelli, lit ed un torchio lOIJO attributi che ci spiega
barba e le sopracciglia , simile ai picchi no da se stessi.
degli eterni ghiacci delle Alpi o dei Pire ' I tratti, dice ('aylus (rac. 3 , pug.
nei, rendono il suo aspetto più feroce. Le 3to ), scolpiti sul bronzo, e carichi di co
brinc e le nere tempeste nascono dalla mi lore, avrebbero insegnato agli antichi il
nacciante sua testa; siedono sulla una fronte mezzo ili moltiplicare, o per meglio dire,
tristamcnte inrhinale veuso la terra, ch'e di llP0'lt-JI‘C un nel lavoro aegttitfi sul me
gli agghiaccia coi telri suoi sguardi. il suo tallo, operazione rh'esei hanno ignorato.
capo è cinto di una corona di morti rami, Egli è Vero che il papiro sul quale rsai
monumento del suo tri0nl0 sull'Estate; vi Scrtvevlno, era troppo seccny pet'c0oeegueu
e0u0 ancora attaccate alcune secche foglie; sa punto non conveniva alt’ impressione e
altre se ne staccano e vanno a coprir la alla stampa; che quella materia non uvea
neve a‘ suoi piede; ma la possenti leggi il vantaggio della nostra certa la quale,
della natura non permettono all’lnverno per mezzo dell’ acqua semplice, vien po.
di oltrsggiare tutte le sue produzioni; ci sta in istelo di ottimamente avvicinarsi
le rispetta ancora, e. per provare la pro. alla superficie inciso, e di ricevere il en
pria ubbidienza agli immutabili valori della lore dei tratti i più delicati o i iii sciolti.
Dea, al suo dlìlhl(fllî ha egli aggiunto alcu. ' STAMPALIA, l'antica Astipalîu , Isola
ni fusti di quegli alberi sempre verdeggianti dell'Arcipelago, ll\ qn'.le ricevette il nome
con cui egli accresce, e dà maggior ri da Astipulea che da l\'ellunn fu rent‘luta
aalto ancora, per piacerle , alla cupa e madre di AncemAtlorchè i Cflrii erano in
maestosa sua bellezza. possesso di quest‘ isole chiamavasi Dyrrha;
Un medaglione coniata sotto di Cum poscia ebbe il nome di Plltd , e dopo
modo (1"orel.) ci rappresenta quattro qualche tempo le ne venne dato uno gro
fanciulli, i quali indicano le quattro Sta co che sigmlicava lit Ittt'tlhfl degli Dei, sia
gioni. La Primuvera tiene una canestri: perché era essa tutta Il)l)clllla di fiori, sia
piena di fiori; i’ Estate, una falcinolu; pel nome di una delle sue ninntagne.fili
l'Aulunno, un paniere di frutti ed un antichi suoi abitanti vcnersvano Achille .
lepre; I‘ Inverno, un lepre ed un ramo come un Dio, e aveanw in onore di lui
per iecsldansi : ncll' esrigo si legge: innalzato un pico-lo tempio sulla punta
settentrionale della loro iurlrn.
Teitit>ontnt Fenici-ras. Snnctnazza (Iconol. ). Cesare Ripa la
oll‘i'e ai uostn sguardi rotto le furme di
(Felicità tiri tempi) per indicare le [3. una tlrmna assai magro, leggermente vesti‘
licrtit di cui godettsi sotto il regno di quel ta, e clm ha il petto scoperto. Dalla destra
!‘ imperatore. mano ticn essa un ventaglio e con la si
STAGIO ni MAOIflB’I'TO (Mii. Mus.). Al nistra‘ ad un baatone si appoggia.
l’ uscire del ponte, ove ha luogo la et’ptl ' S‘rtttita, dicessi di due atleti che di
razione degli eletti e dei reprobi, i l'er eputendosi il premio della corsa, arrivava
aiani dottori lnnno discendere le anime no nel medesimo istante alla meta , senza
dei beati in questo stagno, cui essi appel che si potesse disliugnet'tt il primo che fos
lano anche l’ Acqua della Vita, e le cui so arrivato. là ai lctmsvatt0, .rlaltant, per
eguali dimensioni sono tanto estese quan udire la decisione dei giudici, o degli ago
to il cammino che ci può fare nello tipa noteti. Ali» parola miri-us- leggeri l'vpitn-'
zio di un masg.L'acqua di questo Btlgtit) fio dell'atleta Fiamma, che in diversi
più bianca del latte, più dolce del miele, combattimenti in cui si trovò , in nove
vi Itcorre per meno di due canali, del fin volte nel caso dell'indecisiono: slam IX.
me di Cantban che è il fiume della vita. Queato caso presso i Greci era eiprriis'i
Per comodo degli eletti, lunghesso lo sta colla perifrasifisre una corona racra. P0»
gno, vi sono delle brocchi: simili alle stel libia ne la uso per dire che i Romani ed
le, sempre sino agli orli di quell'acque i Cartitgineii, stanchi di combattere in Si
ripiene. l fedeli rima d’entrare in parti cilia gli uni cenno ;_li altii senza ottenere
sliso, beversnno i quell' acqua , perché è un pronunciato successo, di comune acrur«
desse l'acqua della vita eterna, t-. che ove do depovrn le armi.
l
"’
SÌÎA. (3|50) STA.
Srututi'm~ll primo legno ili vita Ciu.‘ tale luperatizinne , come ognun u, ai è
diede l‘ uomo di Prometeo, fu uno starnu ‘prnpagata pruao i moderni; etrovuai per
to. Il creatore rubò una porzione dei rag non al Mnnomotapa . ove lo atarnuto del
gi del SoleI e ne empl un’ ampolle che re, trasmesso per mezzo di segui , Pola.
|mttciì cuggellò ermeticamente. Tuelu vola tutti gli ‘billllll in movimento, e di luo
«gli di nuovo al IIIO lavoro favorito, e gli go a voti solenni per la canna del princi
present: l‘limpolla aperta. 1 raggi aulat‘i p0.Lo storico della conqniata della Flori
nulla aveano perduto della loro attività; dei ci aaaicura che all'arrivo degli Spagnuo
quindi a'iusinuano nei pori delle alatue, li, eraai ira gl' Indiani atahilitn la bt'às.
e la l'anno etarnutaze. Prometeo oltremo formula di rispetto e di pulilellfl, e quan
do loddhl'attt) del aucceaao , ai pote in pre do il lor- Cucino atarnutavn, atendevan e
gare, e l'eco dei voti per la comernzioue glino le braccia , e pregnvanu il Sole di
del suo lavoro." suo allievo lo tute-e, e un difenderlo e di illummmlo.
rammento, ed ebbe tutta la cura , in simile Il Sndder, uno del sacri libri dei Pini,
occatiomr, di fare l'applicazione delle aue rat:comandava ai fedeli di ricorrere alla
liramc ai auoi diacendeuti,che di padre in li preghiera , allorcbè nurnutavan0 , perchè
glio, di generazione in generazione le han In quel critico momento il demonio cou
un perpetuate. Non dai giorni nostri, ma tro di loro i suoi aloni raddoppia. .
aiîiu dai tempi i più remoti ce ne traeva ‘ Gli IllltClli , quando atlruutpano ii
no dei preaagi i quali ernno buoni, se lo volgeano a Giove una preghiera , che tro
vtarnuto ave. luogo dopo il pranzo; catti vari nell’ Antologia (I. 2, cap. ‘2, epig. 2 )
vi al C0nl.rari0 allorché ciò avveniva al la quale. consisteva nel dire, Giove njulo
mattino, e prnicioai uscendo dal letto o mi. Quelli che aentivauo taluno a alunna
dalla mensa; e quando accadeva di star tarc, preuo i Greci gli diceano , viva; e
nuture nel calcarei, di nuovo rimeltcanui in presso i Romani salve.
Ielto.l’enelopc, In Omero trae un favore l Romani a tempo di Plinio il natura
vole augurio dall'aver Telemaco atarnpta lilla, di un tal complimento l'oceano uno
to in modo di far ricuoull‘e tutto il pa dei doveri della vili.Ciascurt0 , dic' egli
luzzo, nell’ annunciare l'arrivo di uno ('18, a) lllota quando taluli0 atarnuta,
straniero. Seno/‘mdc nell'arringare il pro slernutumcntt‘: aalulumur; ed aggiunga
prio elercrlo, pone il profitto lo ataruuto come una con singolare, che Tiberio cai
di uno de'auoi lolrlnti per fare ad esci geva un tal cool.rauegno di attenzione e
prendere una pcriculou risoluzmne. Final di riapel.lO da tutti’ quelli del ano arga\ilo
mente, ove si vr-gli; credere n l’0limnitlel anche in viaggio, o nella aua lclhsa : lo
lo Plutarco, il demone di Socrate altro che .sembra supporre che la vita libera
non era che lo starnuto. Questo sintomo della campagna, o gl'imbarazci del viag
ria decisivo nelle galanti relazioni, ed i poe trio, d‘ ordinario li diepenaaaaero d.i certe
ti greci ed I latini parlano (Il avvenenti formalità aunesre alla vita cittadina.
persone cui aveano al loro tllattet'c utarnth lo Petronio. Gitone che ai era naacmto
lato gli amori. Euslazt'o ha oneryato che lotta di un letto, acopertoli per mezzo dl
lo stai‘uutnro alla anmtra cm un aeguofu uno aturnuto, ricevette torto il complimen
netto, e vic-:versa era favorevole alla di to da Eumnlpo (cop. 58) : .ralvcre Gt'lo
lilla. Culi Plutarco ril'eriace che Temisto ml jubel.Auche in Apulejo (Ma. 9) ,
cle, prima della battaglia contro di Serae, creando avvenuto più volte un aixnile con
sacrificando sul ano vaocello, ed avendo trattempo al galante di una donna che era
uno degli Illflttll atarnutatn a destra, l'au stato obbligato di nucnnderai lotto (Il una
gnrc Eifl'i'lfitidt: tosto pi'ediue al Greci la cesta piena di cull'urei vapori , il marito
vittoria. nella sua semplicità, aupponendo che ‘Dl!!!
Secondo i llnhbmi, Dio fece una legge la propria moglie, solito ser/Imne salute/n
generale portante che ogni uomo vivente et precalus est . lcce secondo l’ uso , dei
non avrebbe llarnutato una sola volta eche voli per la di lei salute.
nell’ istante medesimo avrebbe tESA l’ tilt!‘ La aupnratm'one che mai non lascia di
ma al Signore. Giacobbe cui una si brusca introdurai dovunque , I’ impadrnn'i di que
partenza non era troppo omogenea, ai arnie ato naturale fenomeno, e vi trovò del gran
liò dinanzi al Signore, lntlò un’ altra vol di tritatert. Freno gli Egizir. pt'cu0 i lire
i: con lui, e gli domandò con tutto il ca ci ed i Romani era una apecre di famiglia
lori! In grazia di esser eccettuato da ail' re divinit‘a, un oracolo ambulante che nel
fatta regola.Fu egli enti-lito, starnuto, e la loro prevenzione , in parecchi incontri
punto non ne mori. Tutti i principi della gli avvertiva del plrlilrt.che dovermu al:
terra flt tal fatta Informati,nrdinamuo che hrncciare, del bene e del-male che dovea
per lo innanzi gli starnuti dovranno ene loro auccedere. ’
rp accompagnati da voti e (la ringrnir bo starnuto panna per estere special
III" di per lo prg'nngfllivim della \na.Una mente decisivo nel commercio I-l'6ll aman
‘IJ
, i!
STA. (315:) STA.
ii. In Arislenete (epici. 5, I. o), leggiamo S1‘ATAIO, Slutilino, [lio al qnlle por
che Partem'de , giovane pazza , oslimnn glfluei dei roll, nllmch'e i Inncmlli connu
nell'flggetlo delle ma pulsione , si deter cravauo n moverei primi passi e l sostenersi
minn finalmente di spiegare per rscrillo i da su medenimi.
‘suoi sentimenti ali‘ amato nu0 Surptdonc : " Sîs'usuu (vinum Strnbom: (I.
essa ellrnuln nel luogo più vivo e più le’ i)‘ , p. 2.'|3 ) vanta una corte di vino cosi
nero della leltera : cui: basta per essa : un chrumetn d.il luogo ove si raccoglieva, lun
tale incidente le I.ien luogo di rispucla , e gn che doveva essere silualu nel LIZIO e
lv‘ l'- giudicare che nell'ineleo momento il nella Campluifl. Plinio (I. 14. c. (i), il
caro smania si cuoi voli corrispondeva : quale connscen questo vino , dice che cre
come se una lnlc operazione della natura, scea nelle vicinanze di Falerno. e forse in
in concorso roll’ idea dei desiderii . fosse anche delle pnludi Slaliue, che pmeauo
un certo indizio dell'unione che lmnim argli il loro nome. Anche Atena: (I. I,
paria slslrilncc fra due cuori. c. un) la menzione di questo vino.
I presagi rhe lraevmsi degli stammi, co Sn-re. - V. Es‘ru‘e.
me abbiamo veduto in l\inel. riguardo al
S'rn’vcvu. Plinio (34, 17) dice: Cuc
mulino o al dopo pranzo, per essere 0 pere.‘ et esreda et velricula , et pelnrila
favorevoli n conlrarii, haernnsi ezinodio exorllare; u'mih'qne modo ad aurea quo
dagli slarnuli raddoppia“, da quelli che si ([ue , non moda argentea slaticula inanis
fscenno a deslm o a sinistra , al principio luznria peruerlil, quaeque in rcrp/u': carni
n alla metà del lavoro, e da parecchie sl prodigium eru[ , linea in ve/zic‘ulis alteri ,
Ire crrcnslnnu che esr’rril’wzm0 la popolare cullu.r vocalur. Erano figure ed emblemi
crednlilà, e delle quali le persone di sen che VEIIÌeIID scolpiti sui vari, e che ne for
no lac-nmi hei'le , come si può vedere in maren0 il pregio maggiore . Cicerone li '
Cmrrnne ( De divin. 9. , [lo ) , in Seneca chiama sigill, e i vari che o‘ erano sdorni,
e nei componimenti de'cnmici autori. sigillati: Sono sue parole in una delle
' S1’Arlnlono , luogotenente di Alessan eruzioni contro di Verre: Juóc: me se)’
dra , cui dopo In morte di questo eroe, loc p/ws sigillato: ad praetnrem n_flierre. Tal
cò l'Arrin. - Quint. Curi. 8, o. 3. sorta d'ornameoti divennero in uso meli,
' Snsu , filosofo peripalelico che ince pei carri e per le allre vellure.
gnîr|a lilolofis I M.Pigone.-Cic. in nrnl. " I. S'n'rrnu, dama Romana che per
1 , c. 22. venne ed una gran vecchiaia. - Stllt'cw
" STASICIM'I'B, famoso slntuario e archi eput. 7;.
lello d'Alessandrin. Plulurcn dice ch‘ egli ‘ 2. - Altri dama Romana. _ V,
era grande e ardito in tulle le sue conce Mcssu.nu.
zioni. Queslo arlefice ol‘lri ad Alessandro ' x. Snrrn.m , giovane Romano celebre
il Grande di tagliare il monte Athos in pel suo coraggio e perla ma fermeul. Fu
forma umana. 1.’: Se tu me ne dai l'ordine, un implacabile nemico di Cesare, e quando
gli disse , lo farò la suina più durevole di Catone si diede la morte , ei pure lrntr‘i
tulle, e quella che agli occhi dell'universo’ d'nccidersi , m: glielo impedirono i suoi
un‘: la più esposti. Colla sinistra mano su smici. I capi della congiure contro di Ce
sterrir esso una eiuà popolata di diecimila snre gli ollrirfino di associarlo nella loro
abitami, e dalla destra verserà essa un intrapreea, ma le risp0lll ch'ei diè loro,
fiume che porlerà le sue acque al mare. dispiacqne a Bruto. Slulilin fu in ceguito
Quesll slntna che verrà chiamate col tuo ucciso dell’ armate dei Triumviri.
nome , sarà degna d‘ un re quel sei tu. o ’ 2. - ( Lucio ) , uno degli amici di
- Plul. in Vit. Alex. et in Comm. (le. Catilina, fu condsnnato a morle per aver
_/i\rt. Alex. presa phrle nelle congiure. - Cie. Calil. ‘1.
' STASII.BO , Ateniese ucciso alls balla ’ 3. - Generale soltoi cui ordini i
glia di Maratona. Era egli uno dei dieci Lnlini fecero le guerra ai Romani. Fu egli
prflori. ucciso in un combattimento insieme a ven
Snsnsonz, aria o caotica che era ese licin ue mila de‘ suoi.
guiti da un erro dopo i sncrilizii. Le per “ . - Genersle che combsltette con
sone che In componevsno , stavano immo tro di Antonio.
bili din.mzi sll' ara. llsd. Isterm' , stsre. ’ 5. - ( Tauro). Procmuole d’ Africa
” STATA rn'ru, Dea che invocavasi al’ il quale uscendo stato accusato di magia,
finchè fermasse gl'inm'~mlii, nt incendio di: se medesimo si diede la morle.- Tac.
.rlarenl. Era esse venerata in Roma sul pub Ano. 12 , c. xg.
blico mv‘rcalo, e nei lrivj, accendendo dei S'ni'l'llfl, Dea Romana la quale , come
grandi fuochi in onore di lei. il Dio Stanno era invocate per lo flesso
Le Madre nata ere le divinità prone oggetto.
trire di Rame, e il volpi) non ne Slpll " x. Sn'rnu . moglie di 4rnuerse Muc
di più. mone re di Persia , commiato per le un
Diz. Mii. 395
STA. (3157) STA
dette da lei esercitata , e d.lle qrtuli l'n ‘ 2. - Moglie u aorella di Dorio Co
ella atesaa il bersaglio. lira llgliuula d'l. donmno re de’ Perai, lu presa con Sin‘
dame, governatore di una delle principali gambr', madre della slesao Duno, e fatta
r0vmcie dell'|mpuo di l’erbin , aveva un prigioniera da Aleamndro dopo la batta.
Fratello chiamato Terr'lecmo e! una su glra d‘ laao. Questo eroe, sapendo quanto
rella appellata Rosmvre la quale, non la era bella Sluttra, ricuaò di vederla , per
cedeva in bell-1J.a a b'tutlm~ Îeriln-mo a non esporsi al pericolo di abusare della
rea sposata Ameun‘, ligliuola di Dario , vittoria. ótatrra, all rcll‘e fu latta prigio
e di Purimli , e anrella di Arianna. Te niera era Ilit'ltlll , si scouctb, e vi perdetle
rr!eemo cuncepl per Ro.r.mue una iuceatunsa la vita. Alessandro la compiaoae, o le
passione, e per drvenir libero, e porsi fece fare dii funerali si magnifici, clu
quindi in iata|n di |plrlhl‘lì, lenti) di ucci Dario il quale lcueramenle amava la pro
dare Allrfslri. Dario introito della eongiu.
prra moglie , non pori- celare i suoi timori
ra , lere trucrdnre lo alessn Tr‘n'lecmo da
riguardo alla lcdell'a di lrl , ben lungi dal
Iin perfido amico chiamati) Udine“, il figurarsi clic Alessandro fosse per tributare
quale in ricompensa del Commesso omici ai grandi onori ad una prigioniera per la
dm, ottenne il governo che area avuto quale non au-i~ae avuto che del riipettn. A
Terilecuru. vendo poscia ncnuoacinta l’ ingiuatizia dei
Un figlio di Udìrule, chiamato Illilri anni ampetti, alzando le mani al cielo,
date, era nel numero delle guardie di Te’ esclamò : u Sommi Dei, che al nasrere
rllecnlu, (' quilldl al !ill° cigno": lflmtnn degli uomini prearedete, ed arete sotto la
mente all'i zinnatn. Appena seppe. che il vostra pn.bzroue i re e glr imperi , l‘lt.lìl
' proprio padre era ll assassino rli Tcrrlecmo, fate che dopo di avere Iilllll’lllllfl la lor.
al colpevole padre ai ribelli), e \ulle ru luna dei Persi , io possa ai miei discen
ltaluhre Il figlio del trur:ldato tuo signore, denti traarnetterla collo atesao ‘plemlnt'0
nel governo clre Udr'asle emi Mqutalalf) che la ho ricevuta, e porgere nel tempo
col delitto. Fu egli opprcuao del potere di Messo al mio vincitore non dubbia testimo
Udiaste , e specialmente da quello di D" nianza della riconoscenza ch'io debbo all’
rio Qu’sli abbandonò tutta le famiglia di Onealo ano procedere verso le persone |Ilù
[darne alla venderla di Parr.mli la quale care al mio Cuore; 0 se nel libro dei de
non polea perdonare a Rossana l'amore atini ala senitto che in me finisca 1' impero
da lei inapiralo a Terifermn , e che fu per dei Persi, fate, 0 sommi Dei, che il trono
dnenire sì innesto ad Anm~slu‘, sua figlia. di Ciro sia occupato dal aula Ale.rsnrrdro. n
La barbara Pnri.mtt ( V. Il suo articolo - Flul. in Alex.
e quello di drtaseue /Hnemone. Val. di ' 3. - Figliuola di Dario Codomano
aupplim.) fece in due parti segare l‘ inle e della precedente Stalin: , lo da Dario
lire Rossaue, e poscia distrusse tutta la proposta in moglie ad Alessandro. In quel
famiglia d’ [darne , tranne blu!im che non momento POI\:VI easzr ella un pegno di
poté negare alle lagrime e alle tenere. i pace fra quei due rrvuli, ma Alessandro
a: ule di Ìlnemone, ed il figlio di Teri a ricua‘o. oiclrè ancor non la conosceva.
fumo che per quel rmmenlo le PHL‘que Appena l'e be veduta, ne divenne amante,
di risparmiare. Dario lpproîò tutte quelle e la ormai‘). Slalira gli aopravvisae , come
violenze , e volea che ai lacesae perno an pure Rouane , altra moglie di lui; quest'
che Slatim. ultima alla morte d'Aleunndro era in
Dario muri; allora Stalin: aalita al lr0e cinta, e temendo che la fus‘.e anche Stu
ma con Arlaaenre. a‘ inqmdrnn‘l di Udin fira, e che il lanciullo che da lei fosse
.vte, gli l'è Zatrappare la lingua, il free per nascere , non privasae Il proprio , in
pe_rire ne‘ tormenti, e diede il ano governo parte o in tutto, della aucceaaioue di quel
a Illìtridule perchè era egli , come abbia principe, la luce per tradimento perore.
mo giil detto , divenuto lI implacabile ne ' - Una delle aorelle del gran .Mi
mito del proprio padre. Parimli dal canto [fidate re di Paolo ; essendo alato quello
suo, aeguendo il corso di tuo vendette , principe battuto da Lor-allo, e temendo
avveleoò il figlio di Ten'lecmo; e porcia che le sue donne e le sue sorelle cades
pervennu ella atesaa ad avvelenare anche aero in potere del vincitore , spedì lflro l'
Slulim, che nnlladimeno area la pt‘ccauo Ordine di morire. Romane una delle sorel
rione di non mangiare se non ‘e dopo di le non inglli0tl‘t il veleno se non le V0
lei le ateue vivande. Gigi, una delle don ruitando mille imprecazioni conlro di Illi
ne di Prrrt'sult e pur ama complice, con ll‘tdnte; Slalr‘ra più dolce e più rassegna
lwtfiò il delitto, ed ebbe il Capo schiacciato la lo ringrar.iò perclrè in mezzo ai perico‘
in due pietre. Il re ai contento di coulìoaru Ii cui era egli Mello esposto, non le ave.'a
Varianti sua madre in Babilonia, da lei dimenticate, ed avea nel tempo stesso som
arelta per lue_lfl di suo miro, e le giuri) tuìn}st[raio loro i mezzi di morir libera.
clus non la ayl'elrbe mai più veduta. " al.
SITA. t3153) 517A.
‘ S‘I'A'I‘IVA Canna. accampamento di presentava Giove ritto in piedi, portnu'
pochi. giorni. I Romani avevano dei cam dalla destra mano la lancia , e dalla arni
pi d’ inverno e d‘ estate. Questi ultimi e stra la folgore. Cicerone riferisce claa il
non talvolta per una sola notte, e si chiaconsole Flaminio, movendu contro di alta
mavano alloggiamenti , almeno negli ulti nibale , cadde improvvisamente insieme
mi tempi: allorclrè et‘fll_0 per parecchio col suo cavallo dinanzi alla statua di Gio
notti , appellavausi .stutwu. I campi di ve Stuturc, senza esserne apparsa cmaa
inverno erano molto meglio muniti di quel vernna , la qual Cosa In dalle trnp e ri
li d‘ estate; perciò Tito'Livr'o , parlando guardata come un avviso dntngli dal I. umts
della loro cottruzione , usa la seguente e di arrestarai , e di non andate a combatte
spresaiooa , «edificare Irióernu I Romani re; ma il console disprezzo l'avviso e lo
sotto gl' imperatori, _ebbero aernpre de. augurio, e fu battuto alla giornata del
gli eserciti alle frontiere dell'impero, tan Trasimeno.
to in pace , conte in guerra , colla sola Senecu pretende che sia stato dato a
differenza , che in tempo di pace , erano Giove il soprannome di Slutore, percli'a
meno numerosi , ma Stavano accampati questo Dio tutta sostiene la natura.
tutto l'anno , d'inverno e d'estate. Ave " S’l’a’l'olll (statura: ), Soldati della
asi cura di osservare che durante l'inverno guardia degli imperadori, i quali al campo
i campi fossero ben f0rtilìcati , e provve laceano lo sentrnelle alla porta del pretorio
duti di tutte sorta di munizioni, poiché In che li fece chiamare statorea praetorii.
erasi convinti che le città fortrlicate non Furono con questo nome sppcllati anche
bastavano a guareulire le provincie fron certi ufficiali dei magistrati, a tempo del’
tiere dalle incursioni de" Barbari ; e che i la repubblica, conte veggmmo un esempio
corpi di armata sempre pronti a far loro nelle lettere di Cicerone. L1Ucru.s tua: a te
rt'slttenzn, ed in istato d’ agire , erano più milri .rfutor tua: rcddid.t. - Cic- Fanti
atti a tenerli in soggezione, e ad impedi cp. a, 1
re le loro irruzioui. A poco a poco i cam In un iscrizione raccolta (la Muratori ,
pi fortificati divennero castelli, ed anche leggesi, Stutor ciuilalis Viennne. Queste
città che conaervarono i nomi delle legio parole indicano un pubblico ufliciale della
m che vi erano accampato. città di Vienna.
' Srs1'rus, antimtr~\e presso i Romani , S'l'A'l'oltlt), era uno dei nomi di buon
che da principio fu un nome generale di augurio, non cui avessi cura d’ incomin
schiavi, come lo osserva Aulo-Gellin (4. ciare le rassegne , gli arrolamenti , ecc.
20 ) , e che portò il famoso Cecilia, poe ‘ S't’a'r‘re. Gli antichi davano questo
ta comico , che era achiavo di origine : nome alla più preziosa sorta di mirra li
Stalin: nonren servilflfuil: pleriqut npurl qutda che c0lnva degli alberi senza inci
velcro: aerv,i eo nomine flaerurrt, Cucciliu: none. Non era punto lo storace , come lo
quoquc, ille ccmuezliaru"l por-[n ingly‘ftu, hanno creduto alcuni moderni, imperocché
scruta! fuit, et PIOPlBI'CC nomen hnbuit lo storace è anzi assai diverso dalla mirra.
Stutiua. E una mirra liquida , naturale, molto usa
" S'l'A'l'oll , soprannome dato a Giove la nelle cose di lusso. Si maacolava coi
dai Romani. Avendo Romolo veduto che vini, col liquore, cui appellavaai vina
in un combattimento contro i Sabini , i Inyrrultl, ed era in siugolar modo stimata.
suoi soldati davanti alla fuga, pregò Gin Da ciò viene che in Plauto , una vecchia
ve di rendere il coraggio ai Romani, e di dice: Tu milu' alucte , cimurmonurn , tra
arrestarli dal fuggire. Uno storico parlando rom. tu coreum et cassia e: !
di un tale avvenimento ,pone sulle labbra Gli antichi con questa preziosa mirra ,
di Romolo la seguente preghiera: “ 0 pa chiamata atuctu (stalle ) componevauu an
dre degli Dei e degli uomini, allontana. te che degli odoroai profumi, delle pomate
ne prego, il nemico da questi luoghi : pei capelli e dei halsami di gran prezzo.
non permettere che il terrore s‘ impadro " Srnne. L'origine delle atatue risale
nisca del cuor de'Romani, a clr'esai fuggo ai più remoti tempi , e Cedreno ne attri
no vergognosamente. Se ti degni d'accor buisce I’ invenzione a Suruclr. hisavolo di
darmi la grazia che ti domando, con su Abramo. DI principio non si fecero delle
Ienne voto prometto d'innaIzare un tempio atalue , se non se per onorare la memoria
in onor tuo , che porterà l'iscrizione Jovi, dei lrnpsssati , ma ben presto una tale te
Slalom‘ , e col quale farò con0a‘crre alla stimonianza di rispetto degnerb in super
posterit'a che a te solo va Roma dvhihice stizioso culto , e si finl coll' adorare Gli}
della stra salvezza. ,, La preee fu esaudita che si era amato. Quest' arte fu perb1~o
e Romolo sciolse il voto; edil'tcando un nata dai Greci, dopo di’ averla essi rice
t»mpio alle lalde del monte Palatinol sotto vtrta dagli Egizi . ed ebbero tante statue,
Il ruolo di Statnr , il Dio che arreata. quant’crano gli Dei .- la eollocavsno nel
La statua che gli venne consacrata, rap mezzo de‘ templi a quelle Divioiti dfrlig..
1
STA. (3f54) STA.
ti , sovra un luogo elevata e Chiuso da tut che vi aggiunse l’ sdulazione per maggior
te le parti. L’ ordinaria ICCOIICÌìI.UII di mente piacere si vivi con onori al legger
quelle sfutue consisteva nel rilevare i loro mente dectetati ai defunti. I Romani era
Caprlli sulla fronte, e nel fermarli con una no tanto scmpoiusi nelle dediche dei tellb
benda a punta. Poneasi anche nella mano pli o delle‘ sin/ne, che ove si fossero ae
di esso una specie di lungo bastone ricur cU|li essere stata omniessa una sola parola
vu alla superiore estremità , uno degli at cd aufihe una soli. sillaba, le avrebbero tn
tributi della Divinità. Era proibito :-gli ll0 di nuovo incominciare; e Plinio na
statuarii di apporvi il loro nome. 1 Roma serva che il pontefice Illctello, essendo
ai imitarono I Greci . quantunque lVuma bulbo, si preparò per lo spazio di sei me
avesse esclusa ogni sorta di figure dal cul si a pronunciare il nome della Dea Opa’o
to da lui stabilito in onore delle sue Di pifcra cui dovermi una statua dedicare.
vinita. Dup0 di lui , la proibizione scom in quasi tutti gli stati, i legislatori sono
parve, e ne’ templi più non si videro che stati onorati di SIIIIUL'. Alcuni uomini il
delle statue. Le conquiste lrasaero nelle lustri hanno con essi diviso un tale onora
citt‘a gli Dei de’ vinti p0pnli, e in Roma ma altri, non fidandosi della riconosrenzn,
eranri quattrocento e venti templi adorni non aspcllarono che venisse loro accordato;
di ligure di Divinità. a piopiie spese innalzarono a se stessi del
Dopo gli Dei , l'onore delle statue fu le slalue ; si debbono a una tale libertà
comunicato ai semidei ed agli eroi che pel i regolamenti che in Roma proibirnno di
loro valore erano divenuti superiori agli erigerue senza l’ assenso dei censori. Ma
altri uomini , e che coi loro luminosi scr sillàtte ordinanze non si esteurlevano alle
vigi si erano renduti venerabili al lnr0 statue che le persone di musiche distin
secolo. zioue faceano innalzare siccome. ornamenti)
Alcuni hanno ottenuto sill‘stti onori du della loro casa di campagna , ed ove tal
rante la loro vita , ed altri , avendoli ii volta a fianco delle loro proprie , alcune
cusali , dopo la loro morte li meritatono , ne erigevano per quegli schiavi icui servi
per motivo di riconosccnsa ancor meno gi erano ad essi riusciti di piena s0rldisl:v
equivoco. Tale fu Scipione cui Roma non ZÎOUe; la qual cosa non era permessa in
tributi) questa luminosa testimonianza del citlà,almeno per gli schiavi.
la sua stima , le non se quando ei non Valerio Massimo dice che una stnlutl
fu ti: in istato di opporvisi egli stesso. di Semimmirle, rappresentava questa prin
i‘.ssendo censure aveva (‘gli fatto ellerrl cipessa nello stato medesimo in cui trova
re tutto le alalue che i particolari si flfl‘ vasi nllorchè fu avvertita che gli abitanti
no innalzato nella pubblica piazza , a di Bsbilonia si erano ribellati, cioè men
meno che non vi fosser eglino stati auto tre stava essa nel suo gabinetto acconcian
rizzati con dacrelu del Senato; e Cnlone dosi il capo, e non avea rilevata se non
preferi che si domandano per qual muli se una parte de’ suoi capelli: essendosi in
vo non glien' era stata iunalzata veruna , quello stato presentata al popolo , questi
piuttostncclrè si fisse potuto chiedere con rientrò tosto nel doven- - V. Scansa
qual titolo gli era stato concesso un tale lune.
onore. Cornelio Nrpute nella vita di Cabria ,
Suctrmio dice clic Augusto con un edit‘ riferisce che gli Ateniesi i quali onoran
to dichiarò che le statue fatte da lui in no di una statua gli atleti vincitori , a
nalzare in onore dei grandi uomini di tut qualsiasi giuoco, Il leceru rappresentare ap
te le nozioni , non lo furono che per ser poggiato ad un ginocchio, coperto del pro‘
vira d’ esempio a lui ed anche ai principi prio scudo , colla lancia in resta , perché
suoi successori, ed affinché i cittadini un Cabrt'a area ordinato ai’ suoi soldati di por
desiderassero delle simili. Ma è. noto che si in quella attitudine per sostenere l'as
la maggior parte dei suoi successori _, ne salto di quelli d'Agesilna che furono
furono più debitori al timore dei loro posti in rolta.QuegliAtenicsi medesimi in
sudditi, che al proprio merito; quindi ben nalzar0no a Berosn (che vivea su tempo
conoscendo di non aver nulla a sperure di di Alessandro, e non già di Mosè, come
simile dopo la loro morte , sil'rettavansi di viene stabilito da Eusebio) una statua In
fa1si o dalla forza, o dalla compiacenza cui lingua era dorata , e che fu posta in
tubulare un omaggio dovuto soltanlo alla un luogo dei pubblici esercizii , a prova
urlo. della stima che nveasi de’ suoi scritti , e
Tanto le statue , quanto i templi l'or delle. natronomiebe sue osservazioni.
mavsno una parte essenziale delle apoteosi Plinio dico che Lucio Illi'rmci'u Augu
di cui si di sovente è fatta menzione negli rino, il quale si oppose agli ambiziosi di
aul0ri della storia d’ Augusto; vi si trova segni di IVclio e che dallo stato di sena
un gran dettaglio delle cerimonie che pra toro in cui era nato, passò a quello di
ttcarausi in tali occasioni , e di tutto ciò plebeo onde poter essere tribuno del po
STA. (3155) STA .
polo, avendo ricondotta l'abbondanza in mavano la delizia del popolo; non mino
Roma, fu onorato di una statua t‘lla pur‘ re diritto vi tucano gli autori dei più lrel
ta Trigeruina , e Patiti orta la medaglia componimenti lfatlt’ilt, nor Il più di noven
che lo rappreaente come lo era in qttrllh te le loro atulrre erano collocate nella lil
statua, cioè portante in mano due epiche, bliotecl’te, aprcialmeute dopo che Pollr'nne
siccome aimbnlo dell' abbondanza. ne el»be atal.rilite ed aperte delle pltlr
Anche le dorme che avenno renduto bliclre.
qualche importante servigio alla Repub 1Yealce di Ciaico riferiace che gli abi
Mica, furono ammette alla prerogativa di tanti dl Acratza, eaaendoai dopo la morte
avere delle statue. di Melone rilrellati, Etnpedocld calnrò le.
Una statua equeatre di fatti venne ordi audizione, cnnaigliò i suoi cittadini di al:
rrata a Clelia, fuggita delle mani di Par braceiare il governo repubblicano; e che
aennn clttt le lenti‘. in olla.ggio. La vesta avendo praticato al popolo delle grandi ll
le Snfièzru, con detreto del Senato. elrlu= heralitì, e dotate le donzelle che per mau
Il permuto di aciegliere il loco clre più canza di fortuna, non trovavano da mar-i.
le fosse piaciuto per collocare la statua tarli, era stata coperta di porpora la ala
che le fu decretata in riconoacenza di al tua innalzare in onore di lui, ed eravi sta
cune terre, di cui fece una dono alla cit ta posta una corazza dorata ed altri orna
là di Roma ; e Drnnr'gt' di Alicernueo ne menti che dai Romani lurono poacia uc
adduce alcuni altri esempi. cheggittti.
Quando il Senato ordinava una statua, Ecco la prima Greca statua che durò
incarrcava gli appallatori dei pubblici lavo. la loro cupidigia : ma dal momento in cui
ri. di prendere nel teaoro della nato, ciò furono essi vimitori e padroni della terra,
che eta oeceuario alla ape». Eravi un [IP delle più famose statue I|>RÌSO nel mondoI
mine liuto per l'esecuzione di tal ordine, le loro città abbellrrono. Metrodom di
e degli ufficiali proponi per invigilarvi. Scipide dice che i Voloncinii furono assa
Il Senato, accordando il permeuo o il liti dai Rotuflm,aeuza motivo alcuno, fuor
di itto d’innalzare delle atatue, ne dvter ché quello di impadronirsi di 2000 statue,
rrrruafa il luogo con un terreno dell'esten che aervivano d‘mnament0 alla loro città.
sione di cinque piedi intorno alla baee,af Mummia ne portò un gran numero dalla
linr-lr‘e la lamiglia di quelli cui un con Acaja; Lrrcullo, dal Ponto; Antonio, da
cmm un ‘tal favore, avente più comodo di Efeso; Nerone fece togliete tutte quelle
assistere agli apetlacoli che dù\7|ll\l nelle che erflnn a Olimpia; il solo Catone ai
pubbliche pinne, prima che fossero edifi ronlenli> di trasportare da Cipro in Roma
ceti gli anfitearl'i ed i cirrbi.Le conceaaro la statua di Zenone, in considerazione del
M del luogo era Pl'0porzioneta alla digni merito di quel liloaol‘o. Eravi in Roma l’
là di quello che ai voleva onorare , all'a neo d’ innalzare delle statue fin nulle torn
zione che procnravagli il vantaggio di ave I.e.Fe.tta-Pompeo uttrra, che presso la por
re una .muun dalla pubblica autorità sau la Romana, trocavnai un luogo chiamato
Il0lìllfl. .ttatnne Cirrcr'ae, a motivo del gran nume
Alcune erano collocate ne’ templi,o nel ro di statue che decoravano i aepolcti del
le curia ore rarlnnavaui il Senato; altre la famiglia Cincia; ma le ateniur loggi
nella piazza della tribune delle arringlre , proibirono di porre anche delle statue di
nei luoghi più elevati della città, nei Iri Illen:nrin aopra colonne sepolcrali ,- o De
vj. nei pubblici bagni, anno i portici deni melrio Falel‘t’c cui erano alate erette più
nati al paueggio, all'ingreaao degli acqui di trecento statue, ritlutae le colonne o le
dotti, ani ponti; e coll'andar del tempo, piramidi aepolcrali elt‘altezza di tre cu
le ne trovò un tal numero che potelai di bili.
re un popolo di pietra o di marmo; do l Romani aveano tanto rilprtto, e tanta
vunque, dice Cicerone , erano onorate con venerazione prr le statue dei loro P‘ilìt‘l
incensi abbrucieti dinanzi a quelle rappre pi, che la legge proibrva ad un padrone
aentàlzioni. Vi ai portavano delle oll'crte; di maltrattare il proprio schiavo , dve ai
e aiccome ne venivano innalzato , secondo fosse egli rifuggitn preaao la- statua d'un
le Occorrenze. nella circostanza di qualche imperatore ,- e e tempo di Tiberio, il carn
singolare azione in luoghi meno frequenta ltiitl‘ll soltanto di vealilo dinanzi ad una
ti, cosi eranvi degli ufficiali incaricati di statua, era atto riguardato come una spe
larle custodire, e clte nel diritto Romano cie di delitto. L’ imperator Clatu/Ìtr l'rce
anno appellati comite.r curatore: sttttuarum, togliere la .rtt.tfua di Augusto da"! [Nib
e! tutrlnrr'i. blica piazza r.ve ai giuatiziavann i colpe
I luoghr destinati alla rappresentazione voli condannati a morte, allìclrè non fosse
delle commedie e delle tragedie , erano da tale apettrrcolo profanata.
pur accordati per innalzare delle statue a Puustmta osserva altrui che i Greci ri
quo‘ famosi, a que' I’Ìtrul'ttlll attori che for guardavano aiccume mprtal delitto il re‘
STA. (3156‘; STA.
pire una ataturr, o leverla dal tuo posto. far Giove ancor più maestoao; ma che
Le statue erano profanate, o col roveaciar avendo oaaurilo il suo genio nella prima
le al suolo, col cuprirle di fango , collo ligure, fece egli degli inutili aforzi per por
atrnppare, o acaucellare le iscrizioni, come tare la seconda a quel grado di perfezione
ne lo fa conoscere Plinio nel ano pane che crani proposto.
girico a Trujano-Suetonio con molta lor C0uvieo plewmcro euervi nate anche
1.n esprime quel uentimenlo della stella delle regole delle quali non poteansi di
senato, alla morte di Domiziano : contra partire gli artefici nelle attitudini, e nelle‘
.relmlua' adeo laelntua est, ut rcpleta cere conti-rotazioni delle altre parti del corpo.
lati/n curia non temperaret , quin morto Apollo, Mercurio e Bacco doveau esse
um cnntumelin.riutmo,atque acerbirst'mo re giovani e di avvenente aapetto: vi Io
acclamaliunmn genere lucernret , scala: no ciò nonostante delle perlezioni o del
etiafn q/flrri clrpeosque et imagiucs e le finezze che all'una di quegli Dei piut
ju.r coram delrahi , et iln'dem solo uf/ìgi tosto che all’ altro appartengono.
jnberet , novi.rsime eraa'cndos ubique ti Non Senza ragione adunque Winckel
tolo: , rt ubolendaln omnem memoria/n mano ha detto che sarebbe pur facile di
decerncret. ricon09cere una statua di Diana fra un
Alla maggior parte dei lettori basteran mucchio di mutilate statue , quanto è l'a
no queste generali osservazioni nulle sla cile dlatinguerla in Omero dalle belle O
tue; ma i curiosi desidererauno ancora readi lue compagne.
dei particolari dettagli che possano age u Gli antichi, dice Carine, ( raz‘. di
volar loro l'intelligenza di Plinio, diPau antic. t , 42) aveano nelle loro statue
sonia e di altri scrittori della Grecia e delle atrane macchie , ed alle quali agrari
di Roma. fatica potremmo noi aCC05tumarci. Ciceru
Oltre i particolari attributi , destinati a ne, in una lettera al suo amico Attico
far conoscere la diverae Divinità, ciascuna (l. 16), lo prega di spedirgli dei 1'ller
di quelle Divinità ha di più un carattere curj di marmo pentelico, la cui testa fosse
proprio che le è essenziale e che è. im di bronzo. Quel marmo tratto dal monto
por tautiasima con di afferrare. Quel carat Pentelico in Africa, era di cinque colori.
lare preaao tutti i buoni Greci artefici , è Dubito molto che un eimile assortimento
talmente uniforme. che li è tentati di cre potesse agli occhi nostri produrre un buo
due che relativamente alla rutuiera di un ellctto ,- ma non con punto maravigliato
rappreaentare gli Dei, vi fosse qualche Che i Romani ne siano alati contenti, poi
legge dalla quale non era permesso di al. chi! arcano essi ancor poca cognizione del
lnntanarsr. Per autorizzare questa cougbiet le arti. Lo stesso autore (1. r , 8) pr9g.
ture, nulla ovvi di più alto che il parago Attico di spedirgli dalla Grecia delle fi
ne delle teste di Giove, il’ Apollo, d'Er gure modellate da poter applicare alla 501'.
cole. di Venere, di Giunone, di Minerva, fitta del auo vealiholo , e in un’ altra let.
ili Diana e di parecchi altri Dci che ai I_Pra , gli domanda delle statue di Megara.
veggoun aulle belle medaglie di diverti E probabile che in quella città di (‘aretil
])È\E‘l della Grecia. Fra gli elogi che tribu vi fosse una sputi‘! di manifattura, com
ta Ovidio alla destrezza ed ai talenti di posta di operai comuni , paragonabili in
Minerva nella Circostanza della dialida qualche modo a quelli stabiliti in Geno
che Aronne ebbe ha temerità di proporre va , le cui opere non hanno quasi altro
.1 quella Dea, ci la lode specialmente, per merito fuorché quello della materia. Quin
cnè nella parte della tua composizione, di tutti cono concordi nel dire che le arti
ove si vede-no i dodici grandi Dei , avea non cominciarono a comparire con una
csan dato a ciascuno il carattere che gli epecie di grido io Roma,ae non le parco
er- pwprio, e perché in mezzo di casi ap cri anni dopo il tempo di cui parlo,
parive Giove con tutti i tratti della ao vale a rin-e , sotto il regno di Augu
vrana maestà. Quantun ne la testa di Net sto , in cui si trovi: eaaer con più como
tuno abbia un'aria di famiglia, che tal (la di Chiamate gli artefici, che di far ve
volta porrebbe farlo confondere con quel nire le opere. ma per conr rendere cui:
la di Giove; un occhio esercitato, non si che vuol dire Cicerone quaml)o chiede all'
potrà gran l'atto ingannare." pittore Eu amico suo un solo dei Mereurj-Ercoli ,
fianore ave: aenlit0 quel carattere distin gli è d'uopo di aapcre che gli Ateniesi
tivo, ma ci poae nell'unposeihiltit di capri. furono i primi che diedero alle guaine
merlo. Valerio ("animo (I. 8, cap. Il , delle statue una quadrata forma , e sicco
lect. .‘l ) , riferisce che dovendo quell'ah me incominciarono da quelle di r‘llereurio,
telìce dipingere i dodici grandi Dei, prima così ai continuò I dare il nome di erme al
di tutto diede a Nettuno il più sublime le etalne che termioavann in goaìrre.Qriu
ed il più augurato carattere ili cnipotè for di il filercurio-Ercole , di cui parla Cice
mani l’nlaa , con intendimento però di rone , altro non era lu0rchè un Ercole in
STA. (3157) STA.
guaina ( Parra.) llo riportato questo pas nome dell' i’rtefice, scritto sul plinto nel
lo di Pausania al solo fine ai spiegare il seguente modo :
aerato di quello di Cicerone , mentre son
ben lungi dal credere che gli Ateniesi sia c . I’t'l’lv5 . Frrrxr'r .
no stati gl' inventori di quelle guaine,
che senza dubbio arcano prese dagli Egi Dunque le due statue di l"ompeiano non
zii. Si ouerver‘a allresi che Pausania ri sono pii_l le sole di terra c«ltn che siarrai
ferisce aver avuto i Greci di sovente l’ trovate mt ere.
uso di fare dellt! figure di hanno o di Sui m0numenti le hai delle statue te
marmo, la cui tetta si staccare dal corpo, nn coronato di ghirlande.
quantunque I.‘ una o l‘ altra fossero Allorché presso i Greci a'ignorava il no
della sten: maieril , e uni vediamo che a me dello scultore , tenermi per fermo cln
Roma ( Plin. I. 30 , e. u. - Suet. L4 , l'oaser rlleno cadute dal cielo, e che Pur‘
c. 22. - Lamprid in (‘ommod. p. 2) taraeru ecco una virtù divina.
in vece di apezzut'e le statue degli impe <r l"retendeti , dice L'uylua, che ti’ ordi
ratori che meritavano quella specie di pu natia le .rtatue tutte ignude siano opere
unione , Il contentavano di levarne le te di greci artefici. L'ahitndine di vederle
ne , e ili porre sugli antichi corpi quelle l'llpprelentnle in tal guiu, unita, ad un
dei nuovi regnanti. Una tal Condotta Ci passo di Plinio (I. 31; . c. , nel quale
offre la ragione della quantità di busti che vren detto , che le stato» greche manu
ci ltm0 pervenuti. tutte nude : graeca rea e.rt milrt' velure ;
u Quelle statue che non avevano se non al contra Romana et militari: , thoraca8
00 li lflli , le mani e l'estremità dei pie» addere , autorizzerebhem in qualclrr mo
di di marmo, essendo il reato di legno, di do questa opinione ; ma ogni t-Pltllfl’
bronzo, o di marmo di divani coluri , li ne esclusiva è comun«rnenre un errore.
chiamavano acro'iti. Pausania ne riporta LI leatimoninnza di Plinio debh' esser
pitt>cr:lli eaempir. El dice anche nel viaggio dunque modificate, e il pregiudizio cui ha
4' Elide, che le Grazie sono rappresenta dato luogo , dietro le prove che m'rrccin.
le in legno con dorati veallnienti, il vol go di riportare, non potrà più tutsìetete I
tu , i pledi e le mani di bianco marmo greci artefici amavano di trattare il nudo.
Es'i aggiunge lticnra in quello di C0l’lfll0 ln‘qualunqne maniera Il voglia tigual't‘larc,
che la Jttllua di Minerva è di l‘fi"° I egli è difatti più lusinghiero. Cvò non 0
tranne il viso , le mani e le estremità dei stante. si allontana'nno talvolta (la tal mm
piedi , che sono di mnrrno bianco. er diverse ragioni , e parecchie delle
a Sopra un marmo di Cunra in Eolie , ero statue erano punnegghle; tale , ae
l’llgeni KM X'AAKIAN KATTA ATTA condo lo aleeso Plinio (I. 34 ; e. 5 ), tra
Vl& KAl MAPMAPIAN l(Al K'ΑXlAN, una delle due .rlntue di Ì’e’mre , latte da
e una statua di bronzo, ed egualmente di Pruuitclc. Tali r-ziandio, da quanto iii"
murrnn e d'ora. Sembra che questa Ild riace Pnumnia, erano nella di Lucilla
lua duvesie essere di tre materie di\er presso gli Ateniesi , quel a delle Grazie
II‘.
n e di l’raser ina ( Pana. viag. dell' Atti
Gli operai impiegati agli scavnrnenti di ca e. 18; i Beozia , c. 35 , d’ Arcadia
l’ompejano , scoprirono una piccola porta e. 31 l’fltr‘ei riportare molti similieacm
di giardino , all'ingresso del quale marmi pii tratti degli storici , ed anche un nume
due statue di donne in terra colta. Hanno IO maggiore che aornrninirtrrn mi potreb
esse l‘ altezza di cinque palmi, tre pollici beroi monumenti, Ipfllìlfllllnnlt alcune
1’ mezzo romani, il volto ‘e coperto d'una medaglie tulle quali Ar.rinoe e lìrrenice .
maschera; la mano di una di quelle .rta regine d'Egitto, e Fdiuide che regnava
Iltc è mancante, e dmtel esservi mancata in .-Sicilia , apparivano con velo sul Capo. n
anche anticamente , imperucclrò , aiccorue E provatn t0u nulle esempri che a ti
tutto il resto è stato scoperto intiero, co serva degli atleti e degli schiavi che ser
’ar vr Il rlovea trovare umili: qttelln mano. vivano Ili htgni, tutti i Romani , Ilnlnrtti
S_Uno_ else le prime alaluc d’ argilla che e ‘donne, erano sempre rappreaentati vesti.
arauer conservate ; e lotto d’ allrflnrle ‘il per la ragione, che li erano effetti
preziose pel soggetto oli’ esse rappresen vamente. Distinguevgno eglino le loio.rla
lino.
tue per mezzo dei vestimenti. Cllllmrtttrrro
Nel i773 in un campo vicino a Perugia statuae pnludatae quvlle degl' imp»rllo
in trovata una slaltta di terra cotta , III-I ri, le quali erano rivestite del peluria
due piedi, di ammrral'aile lavoro, rappre mentuln , manto di guerra. Le rlalue'tho
acnrante un Dio Ferrata coperto di una raaatae , erano quelle dei capiranl e dei
pelle di cane. Pn.uer, ne pubblicò a Pe cavalieri colle loro «mir/le. Lorica/ve up.
rngia.una corta spiegazione. La cosa più pellavmai quelle dei soldati. Ma dm» I’tr
notahlle Che offre quetta statua , si è il nio (I. 34 , 5 ) (,‘uesnr quidem dIL'I‘ÌIUI'
SÎÎA. (3158) ST‘A.
larlcatam u'ln' dlCflt'i in [hm IMO passa: Cneaarei stnt sede fiwri, quern trudere e:
est. nualu‘
Davn‘i il nome di trabratne alle Itatue Pellaeo , Ly.rippe, duci, mo: Cacrarir
dei senatori e degli auguri. Le logatne e’ flirt
non quelle dei magistrati in lunghe toghe : Aurala cervice tulit. . . . .
lunt'cntae rlrcetmai le statue del popolo
con semplici tuniche; alo/aloe linalmenle E questo il lungo di o‘servare che gli an
erano quelle delle donne abbiglide di aio‘ Iichi ben dl sovente facevano delle Italia
la o di lunghe vesti, la cui le‘tn ataccnvnsi dal resto del corpo ,
Ma le statue antiche ai poaaono como quantunque e I’ una e l' altra fossero della
dnmenle. dividere in pe-lestri , eqneshi e medeairua materia , e che per far pronta
ruruli, vale I dire, a piedi , a cavallo e mente "un nuova .îlolttd . fil clllllcfllflh'lll'l
aul carro. di cambiarne la testa.
« Fra le piccole statue di El’00lllnt) ei Per la qual cosa leggilm0 in Suetonin
terb , dice fVinc-krlmnnn , una alatna " che invece di apezzare le statue drgll im
qnealre ed un’ altra a cavallo, ma senza peral0ri dei quali era odiosa la memori: .
la figura del eavalrero. La prima di quelle se ne Ievavano le test’, e quelle degli
piccole figure merita una particolare Il" amati e considerati imperatori vemanvi .0«
u‘Iw~ione. Il cavallo ed il cavaliere hann" stituite. Da un tal uso col lannrlt'l tempr,
insieme l’ altezza di circa un palmo l'oma derivò senza dubbio in gran parte la neo
no e undici pollici e mezzo. Il cavallo ha perla di una quantità di teste antiche acne I
nove pollici di lunghezza. ll ainistro brac enrpt.
cio che manca alla figura , tener , come ai Le statue e‘rrnli di marmo, o di hl'Onzn
può vedere , la lin5lla del cavallo per mo aveano per lungo proprio nnd’ essere e..l.
derarne Il corso. Il dealrn braccio è innal locate, gli archi di trionfo. Siccome arl
zato ed in atto di lanciare un giavellotto. latti archi venivano innalzati in onore di
Le gambe di dietro del cavallo sono per coloro cui era decretato Il trionfo dopo le
date. Tanto la Irriglla, come gli ornamen loro vittorie , e che i trionl'atori '"llrttml0
ti della ganaacia del cavallo, cioè il mar in Roma, passavano sotto a qne_;li archi ,
ao ed il pettorale , tutto evvr Inirahil volo sopra carri tirati da parecchi cavalli di iron
lavorato in argento; e gli occhi con indica; t- , cosi per conservarne la memoria 4 al
zione della palpebra, son puge incrmiati dl sopra di quegli archi etano poste le ita
in argento. Nel mezzo del pettorale , ove tue corali.
sui cavalli dei bassi-rilievi edelle Pietre in‘ Le statue che -ltrepasaavano la natural:
ciso, ai vede pendere una mezza luna , grandezza della eraoue per le quali trono
qui ai vede una bella testa di Bncennte co atate fatte , ai cliianmmnn grandi .\'trrtutl;
ronata d’ edemi , ed un lavoro in rilievo medie o ntltftlohc nomavanai quelle che
d‘ argento , e ai due lati Il] qrl“l medesi aveano la naturale grandezza; e piccole li
un pettorale vi sono indicate due cernierc nalmente diorami quelle che erano al di
n articolazioni le t.|lloll ci provano che quel lotto Ciò non i: tutto: le grandi ai41ivide
pettorale è alalu di bronzo. Alenandro ha vano in tre ordini; quando non ecceden
il corto ma manto (clamide) attaccato no se non ne della metà la naturale gravi
alla siniatra |pallii con un piatto bottone dezza, si chiamavano Auguste, e servivano
tl’areento , e anlte di quel manto acorge a rappresentare li imperadori ,i re ed i
ai la ma corano: colto al p’llt'l cirri una glandi capitani i Roma. Quelle che avec
coreggia che scende It0lt0 alla ainistra un duplicata‘ la loro grandezza , appella
mammella, e che, da qlllnl0 pare, nervi vanci eroiche, e veniamo cnmacrate ai se
va a portar la spada. »'- V. MARCO AU mitici ed agli eroi. Fin donante, quando si
IIBLIO. innalzavano a tre o più altezze, P9llfl‘ann
I mercati di Roma , re le pubbliche il nome di colossali, ed erano destinate
piazze erano decorate delle più bclle 011'": per gli Dei.
a‘tri statue. Giulio Ctlare ordinò di por I Greci acolpivano sulla base delle loro
quelle che il rapprem-ntara nella piazza .ffaiur il nome di quello eh’ Case rlppre
portante il suo nome. Il cavallo e la statua sentuvano, o che ne nvca fatto la apeaa;
erano stati lcolpili da I.i.rippfl , per Alea puteanri annullare quel nome. merterimo ,
aemiro il Grande; Cemre fece levare dal e analllttirvtano un altro, lo che l'ecer egli
la .IIIIUUI la tvtla di Alessandro , e vi so no di aovente per adulazione quando furono
atitui la propria. Un hl cambio vi vien soggetti ai Romani; talvolta vi Cmgiava no
ripnrl‘ito da .Slar.in (l. l , Srlv.) nei ae anche la teatri. Plutarco dice che fecero
suenu verqi , uno di un tale Itr‘atagfl'nma, a p°aero il no
me di Antonio alle due statue minerali di
Cfllf'l "luna, Latine qui contra tempio AMI/I. e di Eumene.
Utone.r Le statue più piccole del naturale erano
STA. (3l59) STA.
suddivise in quattro specie, cui vennero vente distingue col nome dei loro autori,
dati dei nomi tratti dalla diversa loro al nel loro numero abbracciano parecchie sta
tezza; quelle della grandezza di tre piedi, mc , anche di quelle che anno alquanto al
si chiamavano lripedancac. Tali erano le disotto delle proporzioni della natura; ma
statue che il senato ed il popolo ordinavano vi si contano trentatr‘c colossi, tre dei quali
per gli ambasciatori che di violenta morte sono di legno e gli altri di bronzo, co
erano periti nella loro legazione , la qual me pure le trentadue statue equestri ,
cosa ci vien riferita da Plinio (l. , poiché Paura/uh ha sempre avuto cura di
1'. 5) al Romano populo tribui solere ili specificarne la materia. Questo stesso scrit
juria cae.ria tripedanea: statua: inforn. tore ci dice che Nerone avea trsnportato
Citasi per esempio la statua di Tullio Cc cinquecento statue dalla sola‘citl'a di Dello.
lt'n che fu ucciso dai Fidenati , e quella u Sembrami che i Greci abbiano assai
eziandio di P. Giunio, e quella di T. di frequente impiegato il legno per fare le
Caruncarto che fa posto a morte per ordi loro atalue, anche in tempi in cui le arti,
ne della regina degli llliri. Quando le sta condotte alla loro perfezione, fra loro mag
tue non oltrepassavano la grandezza di un giormeute liorivann. liofatli io ho contato
cuhit0, chiamavensi cubitales. Allorché eran settantaquattro ligure di questa materia. Le
esse alte un sol palmo, vale a dire , mie ricerche non me ne hanno presentato
quattro dita, erano eh amate, palmare: , le non se una di gesso, due o tre di pie
finalmente quand' erano anche più piccole, tra, e due di ferro, una delle quali era
portavano il nome di sigillo. Di sill‘atti si formata di lamine legate con chiodi,- tutte
gilli se no facce una gran quantità in oro, le altre sono di marmo, tranne alcune di
in argento, in avorio, Io molto erano situati, argento , una d’ oro, ed alcune altre in
sia pel lavoro, sia perché poteanei ramo parte di questo metallo collegato coli’ avo
clameute trasportare , ed anche portarli rioI e indifferentemente mescolato col bron
con se in segno di venerazione per gli Dei, ma, col marmo, o col legno. Ma ciò che.
di riconoscenza pei principi, di ammira a parer mio , merita più considerazione, e
zione pei grandi uomini , o di attaccamento che annuncia la più gran fecondità di
per Èll amici ch'essi rappresentavano. genio, si è che in tante opere, non se ne
u alla ovvi di più atto-a fissare le uo incontra che una sola. copia. Il Cupido ,
atre idee riguardo alla magnificenza dei dic'egli , che si vede presentemente a T»
Greci, dice Cay'las ( Baco. di Autic. spia , è lavoro di Menodoro Ateniese, il
tam. ‘2, pag. 105) e riguardo alla maniera quale ha imitato quello di Prasst'lelc. Pau
con cui ben eglinn coltivate le arti, quanto sania parla eziaudtu d’ uno scudo , il cui
il racconto di Pausania. Questo celebre disegno avea l’ impronta d‘ un' altra figura.
viaggiatore, nelle diverse parti della Gre Questi due esemp', accuratamente osservati,
citi da lui percorse , ha veduto circa due provano 1' origina itii di tutti gli altri pezzi. »
mila ottocento ventisette statue. Egli è im La moltitudine delle slutue che perpetua
possibile di c-mtarle con maggiore esattez mente fatr€snsi in Roma, ore si grande ,
u : imperoccbè in più di un luogo ci si che l’ anno 596 della fondazione di quella
contenta il‘ indicarle, senza determinarne città , i censori l’. Cornelio Scipione, e
il numero, e dice soltanto parecchie stallo’. M. Popilio si credettero obbligati di far
Questa vaga e geni-ml maniera di parlare levare dai pubblici mercati le slstlue dei
potrebbe supporre cento cinquanta, tlugento articolari e dei magistrati orchnsrii che
pezzi al di sopra di due mila ottocento li riempivano, poiché ve ne restava un nu
ventisette. Un dettaglio più circostanziata mero bastante per abbelli‘li, lasciandovi
ti‘ avrebbe provato meno l’ esattezza di soltanto quelle che per decreto del popolo
questo autore. Poichè parlando egli dei e del senato ne aveano ottenuto il privi
templi, dei quadri, dei ritratti e di altri leggio.
monumenti, si è. sempre servito dell' espres Ciò nonostante la severità dei testé citati
siano medesima, allorchè non ha, senza censori , non pote spegnere una psseione s's
dubbio, potuto coutarle , o quando non dominante, e che si andò aumentando au
meritavano una particolare attenzione. Ed cbe sul finire della repubblica, come pure
ove si possa con qualche ragione supporre sotto il regno di Augusto e de’ suoi aut‘.
che non molto estese fossero le sue cogni cessori. L’ tnipt:ttstor Claudio fece delle
zioni , ad ogni passo ei ci offre almeno le inutili leggi per moderarla; e. Cassiodoro,
prove dell' amor non per la verità. La so il quale in console ['60 anni dupo la mor.
vercltia sua crednlit'a rhe spesse liste lo te. di quel principe , ci dice che il numero
trascina in errori , e gli fa scrupolosamente delle statue pedestrt', a tempo di lui esi
riferire. tutto ciò che gli venne detto, è stenti in Roma , eguaglia“ l un dipreuo
pur essa una testimonianza della sua lin0na il numero degli abitanti di quella g"‘fl
fede. Le duemila ottocento ventisette sta città, e che le figure equestri quello sor
[al , di cui fa egli menzione, e che di so passavsoo dei cavalli. In_ una parola , l.
Ihz. llltt. M“
STA , (3260) STA.
.itdtue di alto pregio , erano al numerose , Dausi il nome di stazionari anche nel
che fu d'uopo creare degli ullìciali per cu« le case di posta a coloro che arcano cu
stadirc e notte e giorno quel popolo di sla ra dei cavalli destinati per un del pub
lue, e quelle nundre di cavalli, se si può bln:o.
‘cosi parlare , disperse in tutte le strade , ' S'nzroae , posto , corpo di guardiî.
presso i palagl , e nelle pubbliche piazze Presso i Romani l'abblndonare il posto
della città. Quel prodigmao ammasso di era un delitto capitale; e il soldato che
statue esigeva tanta abilità per impedirne poneast in quel caso,nvea ll pena di mo!’
il saccheggio, quant' era l'arte impiegata a te, come celoinsegnaf’olibio (I, 17): poc
farle, e la cura di pollo e luogo: Non! no morti: apuel Romano: illi qui locufn.
quizlem popola: copiosÙ~rimus slatnamm , dc.mrui.tset aut mnnino_/bglxsel ezslalio
greges (‘lillll' obundanlissillti equorum , ne.(,iò che gli autori latini chiamano sta
tali su!!! Canie’la seruoli , quali et curo lio agraria, era un corpo di soldati che
videnlur o/lixi. veniva collocato nei posti avanzati diqual
Ma fra tante Sl(lfllc pubbliche di Roma, che lortezza, n in qualche trim:nerameuto,
.\e ne trovi) una sola alla cui (melodia fu tanto per assicurare i confini“ qvumto iter
immaginato di prrnve-lere in un modo tis prevenire qualunque lilli improvviso attac
lai singolare. Era essa la figura di un cane CO pur parte de’nemlci.
che leCcavnsi la propria piaga ; ligma,tauto ' STAZIONI, erano lunghi ove ii diatri
vere, si naturale. e di una si perfetta e’ lmivau0 i viveri, sulle grandi strade , per
aecuzione , che li decine rm-vitar essa l'o l'u' le spe1e agli inviati degli imperatori.
nere di t'ner poAta sotto un: nuova gua Que'lim;lu ch-amavansi Intlte manrionea,
renzia nella t'appe‘llh di Minerva al tempio et mululionex.
di Giove Capitolina. Ciò nonostante, sicco La parola sloiione‘a indicava e1. amlin
ma non si trovò
bulanza'lper personailVerona
guarentire valorericca ab alcuni luoghi ove g’i oîinsi delle città
di quel
recm‘ttmi per conversare. Giovenale (Sat.
Cane, coai i cuatotli del tempio furono oh. ‘2, 4 ) ne la menzione nel eegueute modo:
hli-gati di Il5tliltl'fitfll€ millevatlori col peri
colo della i0l0 vita. Non è questo un tutto Conviclur, llwrrmr, “aliena, omné thea
contrastato; ne abbiamo per prova 1' auto [rum
rità e la testimonianv.a di Plinio (I. 34, De linlilo. . . . . .
c. 7) nelle seguenti proprie sue parole:
Cani: ezimium miraculum et indiscreto Chìumavlnui stazioni delle navi (statio
veri simililurlo, non tra solum intelligilur ne: navium ) le rude o le luije.
qrmri ibi dicutofimral, vr‘rum e! novo sa " 1.511210 ( P. Pupinin ), poeta latino
!udatione (nani summa nulla pur virle che vivea sotto il regno di Domiziano,
balur ) Capite lulelorios cavere pro 611 , nacque a Napoli; fluo padre t‘ltiamaai Stu
illstiluli publiai Àfllll. :.io d'Epiro, e sua madre Agelina. Si è
’ S-rrrurs. Domru Anguslae. In una i osaervato che Marziale nnn parla mai di
lctizione raccolta da i'l'lurolori, queste pa' questo scrittore . sebbene viveuero ambi
rolo indicano un iupettore delle statue‘ del due in Roma. Un tal ulenzio non può lor
I’ im eratnre. ae lignilicar nulla, benché aiaai preteso
' g'rtt'runit, la grandezza del corpo, la essere stato un effetto della gelosia che i
tllglil.Quelh che e‘igevnnu i Romani pei successi di Sluzio, presso di Domiziano ,
|0r0 soldati era dell'altare ai cinque Ple impiravano a Illarziole; gelosia che a dir
di e due pollici romani almeno , a riser velo, è una con asnrveriaimile. Di Sla:io
n del caso di una uram-dmaria penuria abbiamo due poemi epici ; In Ielmizlc in
E' soldati, la quale non permetteue I" l'ar dodici libri, poema di alimixn. l'ipulaziu
ne la acclta.0sservarui che quelli delle ne; i’ Achilleizle, che è meno conosciuta
pfime coorti di ogni legione, non avevano perchè non ha che due libri, ed è recluta
statura minore di sei piedi. Praceritatem imperfetta per l’ immature morte del auo
lyymnum scio IeIIIPN' eraclarn , dice Ve autore. Questi due poemi sono intitolati a
gezio ( 1, 5 ), ila u! una: effe: nel cer Domiziano, dopo la guerra contro i Dari,
le quino: et denas uncia.r net/zenit: intcr e contro di Decelmlo loro re, l'anno 86
alare: eqnitm‘. vel in primi: legionum co di G. (1., guerra di cui non conveuia p".
hortibus pcobarentur. lare per l'onore di Domiziano, che fu ri'
" STA‘I-IOI/LIILNIl basso-impero fu dato dotto a mercanteggiare la pace, e che nul
questo nome a certi soldati o ufficiali che |ldi:uen0 ritornò trionfante in Roma di
Veniano collocati in luoghi daddove avver qua’ Duci medesimi. Stazio non lascia di
livano i governatori ed i magistrati ditut lrlulare Domiziano anche in parecchi luo
Io ciò che accadeva.Glì stazionari erano ghi delle sue Selva, specie di Bucoliche.
Domiziano era l'Augurto di questo Vir
in qualche modo gli atcs‘i che quelli chia
tinti curiosi. f;tlio , e lra questi due princip. avvr a un
SÌÌA. (3161) SÌÎA.
di prestò, la distanza medesima che esiste Eurialo , ci ha già tratti ad amare il il‘
ira quei due poeti. Slaz.io ave: fatto anche gliuolo di lei, e Cl ha .falto comprendere
delle tragedie, come ce lo dice Giovenale, nuoto una madre lo doveva aver caro.
il quale nel tempo stesso ci ricorda _rhe Buel generoso giovane erasi sacrificato pei
Slnzio a malgrado del favore di DfllntZld suoi concittadini, ci moriva per la più in.
no, vtvea nell' indigenza, ed una bisogno terefisante causa ; ali’ istante di una par.
di venderei suoi teatrali componimenti lenza, aveva egli già spremuto degli occhi
ai commedianti per sussistere. nostri le lagrime per la tenera pietà con
cui nvee raccomandato le proprie madre
Sul cum fiegt't subrellia UL'TSU, al giovane Ascanio.
Esurt'l.’ , intuctam Patt'dt' îtl.tl venrlct A
gaven. liane ego mmc ignaram lmju.t quodcum
quo periclt' est
Stazio cessò di vivere in Napoli verso Inque salutatam lirtquo; no: e! tua te
l’nnno ton di G. (2., sotto l'impero di un
Tra ‘ano. In generale questo poeta è più Dextern, quorl nequenm larrymas per/eh
cole re che t:Ouoaciuto; più stimato , che re partntts.
letto. A! tu, nfn, tolnre inopem, et .mccurre
Slazia in più talento, che Itttratti‘m; relictae ,
i suoi versi sono ben fatti ed anche bellt. Hnnr: sille me spe‘m ferro lui , audentior
Il lt.t0 poema delll Tebuide è pieno d'in ibo
tenue, ma il suo stile non ne ha punto, In nome bmnes.
e non ha che della poesia; e fa sentire
tutta l‘ utilità di quel precetto di0razt'o: Abbiamo dunque compianto Eurt'alo,
prima che la di lui madre foste istruita
1Yec tali: est pulclrm essr pormnta, dal della tua diegrszia.Abbinmo con all'anno e
cta sunto, con orrore presentito il momento in cui
E! quocumque vole!!! onimum auditofi~s sarebbe pervenuto alt‘ orecchio di una tal
ngunlo. madre l’ infansto annuario della morte di
un tanto figlio,
Ecco ciò che sa ben eseguire Virgilio; Ma i due figli che eta piangendo Idea
cosi con una sempre ricca e felice vlrietà, non sono che vili euauini , appotttti (lì
con la giustezza, con la precisa proprietà, un tiranno per trncidere un amineciatme;
con le sempre perfette convenienti sue e odiosa ed infame è la loro osuu.Succmn
epressioni, con uno squisito sentimento di bon eglino in un combattimento ineguale
armonia in tutti i generi, egli attrae sem ove cinquanta mnvono contro di un solo ,
pre e I ciò che talvolta manca all'interes rutto l'interesse sta pel vlloroso nemico
se del soggetto, la bellezza dei dettaglive Tideo che ne uccide quarantttnove . e ed
egli sostituendo. l“.vvi certamente minor uno nolo lascia la vita, affinché poeta por
interesse negli ultimi sei libri dell'Enci tare in Tebe la nuova di quel combatti
de che in qualche libro della Tebaide; mentn.ldea e madre, il suo dolore ci mu
ma in que’hhri anche difettosi dell'Enci ve, ma non possiamo con eta. dividerle ,
dn il lettore trova più pascolo pel merito perché gli oggetti ch'essa compiange non
interessante dei dettagli , di quello che sono interessanti. Di questa osservazione si
nell' inticra Tebt‘ide; una tale difliuenza potrebbe fare anche una specie di regola,
mnnifestesi nei luoghi medesimi che Stu e porre per principio che per rendere in si
zio imita da Virgilio, e quei luoghi sono mil caso interessante il dolore, è d'uopo che
in gran numero. l‘aragoniamo per esempi". l'oggetto compianto e l’oggetto che lo com
nel terzo libro della Tehaide, il duole di piange, siano ambi due intereas Illllî ove al
Idra, madre di due guerrieri uccisi da 'uno dei due manchi questa qualità. nulla, o
Tideo, e gli allarmi della madre di Eu almeno debole è la pietà.Lartwnell'Em-»irle i
rialo, nel nono libro dell'Eneidc. Dai veri Virtuoso; Mcunzin è senza dubbio infelice
moti tanto appassionati di quest'ultima , perdendo un tal figlio, ma Mesenzio è uno
da quell' abbandono , da quell'espansinne scellerata ed un empio; Virgilio non htt
del cuore di una madre, riconosciamo la nemmen pensato n render commovente il
natura, nè possiamo frenar le lngrifne; il suo dolore al quale ha dato il CINN"!
dunlo tl'Idea, aebhene espresso con mol del furore , che sorprende , ma non inte
lo spirito ed in bei versi, ci lascia lnuldm oerisce.Vedinmn al contrario qusnto ai:
mento osservare e stimare l’ arte del pne toccante l’arnbascia di Eynmlro , che in
ta imitatore; ed anche trovercmn una tal quella guerra medesima perd‘e il proprio
arte mancante e molto inferiore a quella figlio Pallanlt; o ciò , perché Evandro
di Virgilio; imperocchè Virgilio , rima e Pallartte sono ltnbidue inleresumti e
di esporre ai nostri sgnnrli la tua re di virtuosi“ ‘
STA. (3162) STA.
Noi non possiamo dissimulare cln: quel L’ opinione di N"rolù di Clvmangia. ce
l‘altraeute incanto di Virgilio , che ci lebre dottore del decimoguarto e decimo.
umbra mancare a Stomia, quel dolce che quinto secolo, è più m0derata, ed anche
non possiamo ncgargli, accordaudogli il più giusta di quella di Grazia. Egli accor
bello, è precisamente il merito che sem da a Virgilio una incontrastahilo superm
bra lodare in lui Giovenale, che in gene. rilîa so ra di Stn:in , ma non la accorda
mie non era molto diaposto a prodigaliz. che a ui colo: Umnium inter heror'cos ,
zare, nè ad esagerare la lode. Ecco il giu mio e:rcepto Vir ilio , graviuimua , alu
dizio ch'ei porta di Slazio Ilell' ottava diosissimaque Iî'rgilii imitnlione , alle
aatira : quasi Virgilius.
Ove si ponga , come è di dorare, Ovi
Currt'lur ad uooem jucuudam :xc cnrmen dio fra gli eroici poeti , sarà pur oscena
amicae ria un'eccezione a favore di lui.
Î'hebnirlos, lartam ficifcum Stalin: ur Anche Giulio Cesare Scaligero chiama
beni Slazio : Ilrmieorum pnelarum , si phoe
Promisilque rlieln, tanta dulcedinc ra nicem illum nostrani Maronem etimo: ,
pio: tam lulinomm tam elr'nm gruecorum ja
Af/ìcr't |'Ile om‘mos, lnntaque libidine cile princrps.
vulgi Slazio è stato rimproverato di esser
Audilur! troppo gonfio, ma a tal rimprovero si ap
pone Scaligero. Egli esamina specialmente
lliaponderemo : il principio de'auoi due poemi. La Teóai
1. Che Giovenale parla l'orso in generale de, e I’ Aclrilleide; e facilmente prova
del eucceaso delle letture della Tebnr'de e che quello della Tebaide non è che esat
del piacere che sembrava destare quel poe l.o , e non è gonfio:
ma, anziché caratterizzare con ptecilione
la natura di un tal piacere e del merito Fmlernns acies, ollernaque regna ‘pro
dell'opera. fimr's
2. Che Giovenale era forse l’ amico di Decertata odiia‘ fontesque evolvere Tim
Slazt'o , di cui era certamente contempo ba:
raneo , e che ci acorgea forse nell'opera Pierina menu‘ culo!‘ 2incidi!. /
del suo amico un merito che non vi era
realmente. A prima giunta sembra piuttoato che il
3. Noi non pretendiamo di contrastare principio dell‘ Achilleide abbia qualche
intieramente alla Tebaide il merito di con di più gonfio:
cui ai tratta ; ma sino a tanto che avremo
degli oggetti di Comparazione , come l'E Magnanimum ()Enciden fizrrnidalnmque
ncide e la 1l‘Ielamor/òsi , ripeteremo sem fonanli
pre che Stnzio, a malgrado delle continue Progeru'em {ci patria vetilam ruceerIr-re
aue bellezze, non lia eri) nè lI attrattiva coelo ,
di Virgilio, ne le infinite grazie di Ovidio. Diva rgfer.
Riguardo ali’ elogio che fa Grazia di
Stazio, dicendo ch'ei lascia la vittoria Questo tratto fbrmidatam tornanti pro
ila lui e Virgilio incerta: geniem, aarebbe la più ridicola delle A
I.lntbiguam mago palmam fnetum Ma aiaticbe iperboli , se in questo luogo non
avesse un senso particolare e assai ragio
rnni ncvole. Giove avca temuto di divenir pa
Carmina , quae riccio Stalin: ore dedil, dre del figliuolo di Teti, pert‘bè l'oracolo
avea dichiarato che il figliuolo di quella
diremo essere questa un‘ esagerazione di Dea sarebbe divenuto più grande del pro
un panegiriata il quale , \Ol2l'ltl0 lodare lo prìo padre . la qual cosa si verificò riguar
editore di Storia, comincia da un traacem do a Palco. Sembra dunque che il rim
dente elogio di Muzio. D'altronde l'auto provero d'easer troppo gonfio , sia a que
riti: di Grazia sarà sempre quella di un sto proposito ingiusto. né troviamo nem
moderno, che non ha titolo Veruno per meno ove fondarlo nei dettagli di quflli
giudicare meglio di noi gli antichi. Ripor due poemi. Un siffatto rimprovero aarebbe
tiamoci adunque allo stesso ó'tazio, che a talvolta più giusto riguardo si Lucano; ma
dora e con rispetto legno da lungi la di aernbraci chele bellezze di Lurano abbin
vino Eneide, senza tentare di eguagliarla: no un carattere più grande, un'energia
più originale di quelle di Stazio, che uno
Neo In divirmrn Eneidn tenta , e più eguali e più continue. Noi non pro‘
Sed longe aeqnere, et verlr'gt‘a srmpcr fcrircmo nemmeno Stnzio a Silio Italici";
a ora senza qualche restrizione in pmpolilo d
STA. (Îlt(i3l STE.
Certe bellezze di quest'ultimo porta che Galliq, e di origine schiavo. Secondo. Ci‘
ci sembran superiori a tutto. Tale è , per ceronc ei scriveva male il latino , nulladi
esempio, il pezzo in cui ci mostra egli meno si scquistò una gnu riputazioue
Annibale Circondato dalle gloriose giornate colle sue commedie, delle quali non ci
di Canne, di Trebbia , di Trasimeno, restano se non se sleuni frammenti. Cesaò
nonché. l‘ ombra del gran Paolo Emilio , egli di vivere in Roma, nello stesso anno,
l'll.la dinanzi a lui per rispetto , pronta a o ben poco dopo la morte di Ennio, el'u
difendere ella stessa il proprio vincitore sepolto alle falde del monte Gianicolo. -
contro di quelli che tcntasaero di violate Cic. de ó'encc1. c. 7.
in quel grand’ uomo In maestà della vill0 " 3. - ( Anneo) , medici) amico di
ria : - Falli! te, ecc. - V. Simo l'u Seneca il filosofo. - Tac. uno. 15 ,
uco. c. 64.
Lucano, Stazio e Silio Italico sono " 4. - ( Domizio) , tribuno che alla
rimproverati di non aver l'atto che del pre scoperta della congiura di Pisone. in de
mi puramente istorici. Tanto meglio; cui itllutl0 delle sue funzioni.
ne riescono più interessanti .- molti anticln’ 5. - Generale dei Sannìti.
retori hanno distinto il poema isterico dal ‘ 6. - Ufficiale delle guardie preto
l'epico; han rasi creduto che le finzioni rittne, che cospirò contro di Nerone,
ed il msraviglioso COtvlilttisegru essenzial STEPAII, giovani usciti dalle ceneri delle
mente l'Epopen. Oseremmo noi dire non figlie d’Orione. - V. ORIOII.
esser questo se non se un antico pregiu S't'zt-‘Axurts , i Greci davano questo nome
dizio stmntito dalla riflessione e dall‘ espe a tutti i giuochi ed esercizi , il cui PIEIDIO
rienza; che i poemi storici sono più inte c0n'iisteva in una semplice corona di fiori.
ressunti degli epici poemi , e che nei poe " S‘l'lt‘littot‘ol’l , sacerdoti o pontefici
mi stessi rve regnano quelle finzioni che particolari d'un ordine dialinlo,i quili
si vorrebbero riguardare siccome essenziali nelle pubbliche cerimonie portavano una
alle Epopea, quella che fa più ell'rtto sia corona d’ alloro. Erano sacerd0ti consacrati
sempre la parte-j»turics? Vediamo nell’lîneide s diverse Divinità e agli impersdoti.
il descrizione del ucclu-ggio di Troia , gli Questo sacerdozio ero istituito in parec
amori di Enea e di Didone. Cosa importa chic città 6' Asia, a Smirne , o Sardi, a
che Giunone venga a tendere un piccolo Magnesio , sul lileanrlro, a Tano ed al
agguato a Venere, nel quale rimttn colta trave. Da alcuni monumenti rilevaai che
Clll_ UH"? Da qual cosa siam noi trasci questa dignità era annua ed ep0nima in
mlll, e di nel fuoco ci sentiamo infiam alcune città. Gli Stefisnq/bri, anticamente
mare? La mamo dsll' amore di Didone , consacrati al ministero degli Dei , dedica
dal tenero suo dolore , dall'eloquente suo ronai poscia anche al culto degli impe".
furore, dal suo coraggio e dalll sua dispe tori. lo una iscrizione leggiamo che Tibe
razione. L'azione degli Dei e sempre a rio-Claudio di Sardi era stslo Sic/‘anqfb.
canoa di quella degli uomini , o piuttosto m: C'I‘PATHI'O'Α. AIGKAI. 2'I’EOAN
e dessa sempre fredda edàinntile: ci piace HQOPOY; me ignoriamo s'ei fosse ponte
soltanto di veder gli uomini, e le loro lice degli Dei o degli imperatori.
pîtlllùl‘ll in movimento. Nella Tcbaide ve ' Sranttot‘ono , sacerdote che era alla
tlw_mo in azione Eteocle e Palinicd, il testa delle donne nelle celebrazioni delle
ful'Ilìì-‘ntlo odio di nei due fratelli. il va Tesmoforie; ma rhiamsvasi SkfilnQ/iwv
loroso Tideo, l'sr ilo Capaneo. Ma che per eccellenza il primo pontefice di Pal
GN_WB spedisce Morte per animare i po lade , nella stessa guisa che quello di Er»
poli della Grecia alla guerra; che Venere cole portava il nome di Dnducn.
piangente e addolorata vada a rin due il " S't‘xos . tolda di un naviglio, parola
corso di Marte,- che Marte, dopo di a usata da Plauto. .
velli consolata , prosegua il sito cpmmiu0
per l'impossibilità di disolabedire a Giove, . . .fòrte ut arredi in slcga
tutto è freddo , tutto langue; che Tideo
SCUOI_a il consiglio di Adraslo col raccone " Sraosnoonsru, arte di scrivere in cifvr.
lo di quel delitto al quale ha egli saputo Da quanto riferisce Poltbi0 . Enea , il la
l°lll'"Si , che Capanea trascini i po oli fico, avea trovato ventimila msniere di
'"* guerra in onta dei religiosi terron di verse di scrivere in tal maniera; che non
Art/t'amo e di Melnmpo , tutto si anima, ersvi più nessuno che potesse rilevarne il
tolto s'infiamma. Paragonisrno al settimo senso , senza averne la chiave.
llhf0_ i discorsi di Giove e di Bacco con " S'I'BLB ( anni)", ). Nome che presso i
quelli di Giocasla e di Tideo, nel campo Greci davasi ad una colonna cui veniva
di Poliniee; qual differenza! attaccato un colpevole esposto alla vista
' 2. - (Cecilio ). poeta comico latino, del pubblico, e sotto la quale era p05t'ln
COutemp0t'aneo di Ennio , narquc nella sepolto a motivo del suo delitto : i rei
STE. (31641 STE.
esposti in tal guisa erano chiamati alc tichi Egizii, i Greci ed i Romani ÎllillCl
litae. vano Il destino, essendo persuasi che la
’ Snazs.l Greci davano questo nome Iorte di ognuno dipendesse dail' aspetto e
alle pietre quadrate alla base, che in tut dalla disposizione degli astri all'istante
la la loro lunghezza conservavano la stes del suo nascere, e che in una parola , il
sa groasezza, daddove sono venute le c'a cielo era un libro indicante in caratteri
lonne attiche: e chiamavano stile: le pie visibili il destino di ogni particolare. Gli
tre che essendo l'ut0ntlo alla loro base, ter litei in un certo giorno dell'anno , osser
minnvano in punto nella parte superiore , vavano il levare della Stella Siria; ed ove
donde sono venute le colonne diminuite , essa l'osso apparsa oscura , credeano che
t: gli obcltscln. aonunciasse la peste. Le stelle servivano
' SIELLA forma di croce che davasi al eziandio di geroglifico per marcare il tem
le due strade principali dei campi romani, po che è regolato, e che si va con esat
alficliè mettessero alle quattro principali t:zza succedendo. Le stelle esprimevano
porte. anche lo spirito di ricerche e di scoperte.
" Srzt.nrmu (Tribù). Era’ una delle I [lontani con due stelle poste sulle teste
quattro che litrun0 stabilite insieme, l'an di Rrnrolo e di Remo, fanciulli allattati
no di Roma 337 e delle quali abbiamo i da una lupa, indicavano gli Dei Lari, o i
seguenti nomi : Slellatiua, Snbatina,Tor Geo] tntelari di Roma. Castore e Polluce
mentine, Ain'ense, o Narnicnre: secondo erano espressi cura due stelle. Le Stelle
alcuni il vero nome di questa ultima era scolpite sulle tombe, annunciavano che
Amtrn.rc.Ciò che importa più di conoscere l'Inima, il cui corpo ivi riposava, era
ai è lo apit’ito del governo di Roma nello ammessa nel soggiorno dei ,beati. Di so
stabilimento delle I.libù. l censori , ogni vente con una stella a sei punte , indica
cinque anni, distrilmivan0 il popolo nelle vasi il sole.
sue diverse tribù; di modo che i tribuni c - Le Stelle, sugli antichi monumenti ,ao
gli ambiziosi non potessero impadronirsi no simboli della felicità, e talvolta anche
dei aull‘ragi, e che anche il popolo non po dell'eternità.La stella che si vede sulle
tesse del proprio potere abusare. nv-dsglie di Giulio Cesare, è la stella di
Srar.r.e o b'1‘ennto, giovmetto cambiato Venere dalla quale ci diueisi discendere ;
in lucertola. Cerete andando in traccia oppure è il simbolo ddl’Apoteosi.- V.
della propria figlia per marce per terra , As1'lit, No'rta.
un giorno, oppressa dalla fatica , e spinta Sopra due cisti di bronzo, trovati a Pa
dalla sete, bussò alla porta di una capan lestrina ( Pietre di Stu.rch., 2 classe num
na (laddove usci una vecchia chiamata Bau 1599 ), Bacco porta una tunica seminato
l1o cui ella dimamlò da bevere. Aveudole di stelle, simbolo della Orgie, che sono le
quella buona donna presentato un beve Sue feste notturne, nocturuitrieteriu Bac
raccio, la Dea lo inghiott‘i con tanta avidi chi. Le [uniche delle donne, scolpite su’
là, che un giovinetto trovatosi nella ca gli antichi monumenti, sono talvolta cari
panna proruppe in isgangherate risa. Cere che di stelle a guisa di ornamento.
re ofl'esa parchi: ser.nlrravale che quel fan Giunone porta un ondeggiante psnneg
ciullo si prendesse giacca di lei, gli gittò gîamentn seminato di stelle , sopra una
nel viso ciò che restava ancora entro il medaglia di Sumo (Sparthet'm. Ùbs. in Cal
vaso, e tosto fu egli in lucertola trasforma limac. Hymn. Dian. v. 204 ) Sopra una a
lo. Stellio era il nome di una specie di matista della collezione di Stoc/t , Escu
lucertola. - lllet. 5. - V. ÀBAG. Val. di lapio ha una stella collocata al suo fianco,
Supplim. per indicare ch' egli era ligliuolo d'April
"‘ S't'et.t.n.Gli antichi Egizii indicavano lo 0 del Sole. Questo pianeta il‘ ordinario
il Dio dell' universo con una stella, pot è rappresentato sulle medaglie sotto la
che nulla dimostra più visibilmente l‘ esi forma di una stella raggiante.
atenza ed il potere di Dio, quanto gli a La stella serve di tipo alle medaglia. di
stri. Gli stessi indicavano il Dio Pane, va Corcira, degli Opnnzi, «li Pituuu.l‘lssa vi
le a dire , il tutto con una stella, ed il indica comunemente l‘ oroscopo della città
crepuscolo colla slr‘llal di Venere. Il bril che le In fatte coniare, espresso per mez
lante, ed il corso delle stelle ha servito m del pianeta, del segno del zodiaco, o
per diuutsre metal»ricimente gli uomini della costellazione alla quale è‘ dessa uni’
nobili e per molti titoli rinomati. Gli an la. Sulle medaglie di Elagabnlo, la stella
tichi attribuivano alle stelle le stesse fun rappresenta il sole di cui q-icll'iinperntoro
zioni che agli angeli vengono da noialtri era sacerdote.
buite.Quindi le stelle e specialmente le (Mir. Mus.).ll‘luomettn dice che le
comete servivano agli auguri per presagire stelle sono lo sentiuelle del cielo, ed im
lt' felicità, o le sventure dei pt‘im‘ipi elle. pediscono che i diavoli si avvicininn per
gli stati. Per mezzo Ili una stella, gli an conoscere i segreti di Di'‘. - Corano.
SIE. (3105) s'l'lî.
“ STBMMI (slemmala), ritratti legati in sero delle figure di animali, e principal
sieme da un albero genealogico. mente il loro, il lume o l'orso.
S‘rettnsiinn, lltsegna.l primi ed avere l Romani da principio non ebbero per
delle insegne militari un po’ regolari furo insegna che un pugno di lieno (Plul -
no i Greci. Quelle degli Ateniesi erano Horn. Iliad.- Uwd.fast. L3) posto al
d'ordinario Minerva, le Civetta, l'Ulivo; l' estremità clI una picca : ma una tale sem
quelle dei Cerintii contiitttve in un caval plicit'a non durò molto, e l'aquila divenne
lo alato o Pegesu.Quelle degli Egiriì por ben presto lo stendardo delle legioni: 0
tavano una testa di bue, e quelle degli As gnuna (LI/)SÌUI de mrlilia Romana l. 4,
sirj, una colomba. l Germani prcndeono dial. 7) area la propria, Cllt: era portate
il Lione, il Serpente ed il Rospo. Sicco all'estremità di una picca, e îp0sta sopra
me tutte le ligure di liilllllll erano altret una base scolpita (Galnnet. Rom. part. 5,
tanti simboli del culto di diversi popoli /ig. Il’) Qiiell’iqiiila di sovente era d'oro
che le portavano nelle armate, cosi non è e talvolta ti‘ argenti. Plinio (1. io , anp.
da meravigliarsi che ogni nazione sbLia 4) Osserva che punta del secondo conso
avuto per le insegne un religioso rispetto. lana di i'llari'0. poriaransi per insegna, di
Tutte quelle dei Romani , e specialmente versi animali, come cinghiali, cavalli, ori
l’ Aquila, erano per essi sacre, e le vene nutnuri, lupi, ma che quel generale con
ravsno quasi al pari degli Dei. Nei loro servi; soltanto 1' equila.A tempo degli int
campi eravi una tenda particolare, in cui perliori ere spesse volte una mano (colon.
venianu deposte come in un tempio; e in Tmj.jbl. 5) per alludere al nome dei
forza di quel deposito sacro, quella tenda Itiiinipoli, o siccome emblema della con
diveniva un luogo inviolabile per tutto t:tiiditt.Sttllîl Colonna medesima ( /Îil.36)
ciò che vi era Coll0lîal0. si vede anche il ritratto dell’ inipuaiore
’ L'uso delle insegne o degli stendar al di sotto.
di, presso gli Egizii incominciò di buon Sopra i monumenti, gli stendardi sono
ora. Alcune figure di animali, portata dei comunemente tiegiati di corone , e carichi
capi alle sommità d‘ una lancia, l'aceano di Plt:cull scudi (clupei) sui quali pr0lut
conoscere l ciascuno la stia compagnia , e l)lllltt:lllt! eranvi deiritratti, o altri emble
il disordine ben di sovente impedivano mi relativi ai particolsti avvenimenti di
(Diod. l. (i). Avendo questa invenzione ogni legione. Vi si osservano eziandiu dei
dato luogo 0 parecchie vittorie , il popolo merli siccome trofei delle conquistate città,
credette di esserne debitore a quegli nni« e dei becchi di galera; trofei che era
mlli ; e Diodoro pensi che da ciò deri no incessantemente sotto gli occhi dei
vssse il loro culto. soldati e ed essi l'iCOI'davtint) le antiche lo
Presso i Greci. nei tempi eroici, uno ro gesta, percò erano, senza dubbio, assai
scollo, una corazza, od un elmo all'estre proprii :i ridesiare il loro coraggio nella
mità della lancia, sei-viario di militari in maglie.
.-egne.(hò nonostante Omero ci dice, che Secondo Tacito ( Ann. I. 3) sembra
all‘ assedio di Troia, Agamennone prese che dopo la morte di Germanico , le le‘
un velo di porpora e collo mano lo alzò, glUlìl in segno di lii5lrlll , supprtmtflfl'"
per farlo Osservnre ai soldati , e con tal per un trito tempo tutti gli ornamenti
segno raccaglierli. L‘ uso degli sleul'nnli delle tlt.n’;,'llt; e robabrlnienio lo stesso
colle divise, non ti’ introdusse clic a poco pmticamsi nelle a tre dimostrnziom di lut
a poco.Quellfl degli Ateniesi furono già tu, o nelle Ptt|)ltlltilltf calamità. Supra d'uno
riportate da Nnel: gli altri popoli della Stendardo della colonna trajnua , si vede
Grecia avesno le lì,;ne dei loro Dei tute sotto all’ aquila, una piccola insegna (11!“
lari, o dei simboli particolari posti all'e. rillum ), in meno alla quale era scritto
siremità d'una lancia. l Messenii portava il nome delle (“,norti e delle Centurre,
no la greca lettera M, e i Lscedemoui la flllintliè ogni soldato potesse riconoscere il
lettera A che era 1' iniziale del loro nome. proprio siemlunlo. Questa circostanza t‘i
Il principale stendardo dei Persi era un’ vien riferita da Veeezio (dc re milii.l.
aquile d‘ oro all' estremità d’ una picca, 2, ca’). 13) ma questo autore scriveva a
posta sovra di un carro, la cui custodia era tempo del lussoàmpem, Nei secoli ante
alliclatl I due ufficiali di primo rango, co riori, i soli mlnipuli iiveano i loro segnali,
melo vediamo alla battaglia di Timbrea e componelno le coorti che non ne posse
sotto di Cirn.Seno/bnte nella Cit'0pcdia , demo. - Lipsia: demilitt'a Romana 1.;i,
dice che un tale stendardo lu in uso sot dinl.6.
l° lltlli i r’! ili Persia. Gli antichi Galli Talvolta il vessillo era semplicemente at
arcano lncli' essi i loro stendardi , e per laccato all'estremità superiore ad una lau
essi giuravano nelle alleanze , e nelle mi ciu senza verun altro ornamento: u“ei'i
litari spedizioni: credesi che rappresentas dell’ inleutcril erano rossi (Se/via: /lîwfi
511l (3t66) STÌL
m. 1. a. - muto 1. o. c. 7 )’ tranne STBKELBL vnoz.e,Cicuo, secondo figlio di
quello del cumulo che era bianco : il co Slenelo.
l0re turchina indicava quelli della cavalle Srnuer.eo , Euristeo‘. figlio di Stenelo.
Q.
' ria , i quali erano attaccati all‘ alto di una I . D'K'ENBLU , te ti‘ Argo e di Mice
picca , a quella apecie di sostegno che ve ne , era ligliuolo di Perseo e di Andro
deai talvolta mrmontatu d’ un’ nqmla, ed meda , nipote di Dance per parte del pa‘
avenno delle frange e dei nastri. dre, e di Cefen per parte della madre;
ll Iabarum, quello stendardo in mezzo ‘pOMÌ'I Nt'cippc figlia di Pelope, e nipote
al quale Costantino fece porre il mono di Tantaln. Ei la reudette madre di due
gramma di Gesù Cristo, era diverso dal figlie , e poscia di un muchio chiamato
ucz‘t‘llurn , percliè era teso , e conservava [fari-sten, il cui nascere fu da Giunone
la quadrata sua forma, come si vede sopra anticipato di due mesi , affinché: precede;
una medaglia di Teodou'o ed era altrea‘i ae quello di Ercole , perchè il secondo
dIVBI'SD dal vessillo che di frequente e’ in gemto di quc' due principi dovea esser
contra sulla colonna Trajana, e che non s<.tt0mesao all’ altro, in forza del guarit
era attaccato re non se all'orlo euperiore.For mento fallO da Giove , per le cagiom da
se quegli stendardi non erano allora cinema noi esposte roll’ articolo di ALCMBKA. lia
tt lalmrum, di|l‘atti alcuni pretendono che eendo atato da Anfilrione ucciso Etcllrio
questa arola sia del bano-impero. Vege ne che regnava in Micene, e che turca da
zt'o ( zie re milit. l. 2 , cap. 13 ) attri to la propria figlia ed il suo regno a colui
huisce ai Romani de‘ suoi tempi quegli che il puvò di vita onde ridurlo I vendu
stendardi a forma di drago che eclviluo care la morte de'euoi figli, Stenclo lppro
ti‘ insegna alle btrbare mzioni , le quali litli)l della eircmtam.a per muover guerra
essendo poscia divenute ausiliarie di Roma contro di Anfllrione; lo rime , ed aven
conserva-uno probabilmente i loro aegnali, dolo Icacciato_ dall' Argolide , li vide pr
e collo aquile delle legioni Ii frammischiadrone d'Argo , di Micene e di Tirinlo.
rune. Senza dubbio Vege:in parla in Protetto da Giunone. couservò egli il suo
[questa senno , come alcuni moderni dopo imptfru, e lo trasrmse al proprio figlio
i lui, poiché nulla trovati di limile nei reco Ellft'fleo. -- Horn. [fiori 1. Ig,c. 9|.
li che precedetturo la decadenza dell'impero. -Apallod. l. 2,c. g), 10, e ii. -
Nelle collezioni di antichi, trovanei pa Hy'gt'lt- fab. 30 , e 32. - I". Aumenta
recchie rappresentazioni di animali colloca liuuis‘reo.
ti sopra dei plinti. Sembra che i lui i " a. »- Figliuolo di ('upunen e ni_
quali d'otdioario travereann quei plinti pote d'lpponoo , fu uno degli lipigofli, e
abbiano servito a fissarli all'alto delle pic
dei pretendenti di Elena. Dopo di essersi
che , e Il fanno riconoscere per insegrle. distinto nella guerra degli lipigoni molto
Il conte Carla: ne ha pubblicato parecchi i Telnmi di Beo1fia , piselli qualche lrmpt)
e specialmente due leopardi. maschio e nella Laconia, e ai recò poscia ali’ uuserho
femmina. - Rae. 3 hm. 61;. di Troia con Diomede , figliuolo di Ti
Negli scavarnenti di Pompej.no si è tro dm , ove col suo coraggio ai acquisti) fa
volo un p/uzllus di smilurata grandezza, e m- il’ invitto guerriero. Virgilio lo pone
dipinto ml muro d‘ una casa ove serviva nel numero di quelli che si chimera nel
d‘ In.tflgrta,’Nella raccolta delle antichità cavallo di legno , costrutto dei Greci, «li
d’Ercolano se ne vede il disegno. nanzi alle mura di Troia. Gli fl0l'Clll non
Chìamavansi porta-stendardi quegli uf parlano del tempo della ma morte. Senna
lìciali cui era allidato l’ incarico di porter dice eh‘ egli cbhc un lìgho chiamato Co
li. Parecchi di quegli ullìciali si vedono mete , il quale fu una dei complici delle
nulle medaglie d’arriuga , schierati intorno dissolutezze di Eegt'alea moglie di Diome
all’ imperatore che all parlando alle trup de. Stenelo area In una tomba nella città
pe. In modo più distinto appa‘ono sulla il‘ Argo , che 6aieteva ancora a tempo del
colonna traiana , ove lt:0rgelÌ e e il loro viaggiatore Pausania il qmtle ne tien Ili
carattere distintivo era costantemente una scorso. - Hmn. lliatl. l. 4, u. 367, l, 5 ,
spoglie ti‘ creo e di lioue attaccata al loro v. 838 - Dares in Phryg. de ereìrl.
Casco e sulle lpalle ondeggiante. Tmf. e. 14. - ApoIlod. l. 3 . c?‘ lf’|.
S1'BIBLAO, figliolo di ltemeno che fu - [17'gin.fhb. 175 e 157. - Hur. cm.
ucciso da Patroclo dinanzi a Troia. I. I. Ud. 15 , u. ai. - Virg. ilÌ!i~ Lu
I. S'renm.e , moglie di Mm=zio, ma v. 261;). 10, v. 383;L12, v. 3’|. -
due di Patroclo. - Àpollorl. 3, C. I3. Pausan. l. ‘1 , e. 18, e ‘n. - Serviu.r ad
a. -- Figliuola d‘ Acuto. Virg. I. I, e I. L’}. v. 265).
’ 3. - Figliuola di Dario e di l‘llenfi, ” 3. - Figliuolo di Attore, fu uno dei
meritata a Slenelo uno dei lîp,liuoli di compagni di Era)!!! nella sua spedizione
Egitto eh’ essa trucidò nel giorno delle sue contro le Amazzoni , vi fu ucciso d’: "Il
uw-1-e- _ Apollod, 2, c. 4. colpo di freccia, e venne sepolto sulla C0‘
STdì (3167) STE.
su delle Pallagonia. Allorclrè gli Argo np0flerem0, poiché non conosciamo uull
muli giunsero in quel paese , Slcnelo 0|. di più in tal genere.
tenne da Proserpina il permesso di visi Quest' ultimo storico sllesla che a suo
lare quegli eroi; si mostrò ad essi , e li tempo, sulla strada che conduce da Tu
pregò d’ innslzsrgli una tomba su quel tene a Erminm: , vedeasi ancora una rupe
idi‘). ad una pietra , in origine chiamate l'aura
4. - Frgliuolo di Egitto e di Tiria. di Giove Slenio , cui appellavasi la roccia
5o - Padre di Crcno , che lu cangiato di Tereo, drl momento che quel princip",
in Cigno nella circostanza della morte di essendo ancor giovine , la smosso per riti
Patente. raroe la calzatura e la spada che doveau0
(i. - Figliu0l0 di Mela, ucciso da Ti farlo conoscere a Egeo, suo padre, e che
deo. - Apollod. 1 , c. 18. quelli vi avea con lui divisamerrlo nascosto.
" 7. - Frgliuolo di Androgen che E!" S'rerrro,_fbrte, robuilo, presso gli Argi
vole fece re di Tracia , dopo di averlo vi era un ioprannome di Giove. Teseo gli
fatlo rigioniero nell'isola di Paro. - coosscro un’ ll'h sotto questo soprannome,
Apol od. a , c. 16. perché il Dio gli ave: dato forze sufficien
S’l'lrsuns , Dea della forza, soprannome ti per ismuover la pietra di cui abbiamo
di Minerva adorata a l'rezene. parlato nel precedente articolo.
’ x. Srsruns , ltatullrio d'Olinto, cir Sesso , una delle Gorgoui. Racl. Sibe
là della Macedonia, il quale a tempo di nor, forza.
Plrnio e di Pausania godea di molta ri "' S'rsaoseA, li linola di Jolmte re dei
putuione. Ncll' Allis, o bosco d‘ Olimpia Solimi , popoli de l’ Asia minore, divenne
consacrato s Giove, e nel Campidoglio in sposa di Prete re di Trrinto nell' Argulì
Roma vedeansi arrcrra alcune delle sue de. _Verso l'anno 40 prima dell' asserlrn di
opere. - Fans. 1. 8. e. 16. - Plin. I. Troll , avendo Bellerofònte , figliuolu di
34, e. 8. - Plut. in Lucullo. Glauco re di Corinlo, avuto la diegrr’ ‘a
' 2. - Oratore della città di lmera in di uccidere. uno de'suoi fralelli , rifupgl>li
Sicilia, del quale citasi un onorevol trat presso di Pula il quale con molta ammi
tu. Durante la guerra civile, avendo Pom zia lo accolse. Slenobea colpita dalle bel
peo risoluto di punire gli abituali d'lurera leve di quel giovine principe , ne divenne
perché avesno nbhraccial0 il partito dei amante , nè poli: dispensarsi dal dlClllllflf‘
suoi nemici, Strnide gli domandò il per gli la propria prsvriorre. Avendo Bellerqfìm
messo di parlare : gli disse che avrebbe le ricusato di soddisl'arls , per rispellu del
egli commesso una palese e barbara ingiu l' ospxtalil‘a, se ne rendicò essa col pere":
stizia , se lasciando impunilo il solo col dere il proprio marito che quel prlrrc |ns
pevole, avesae l'atto periro gli innocenti. ave: tentalo ogni mezzo per sedurla. Fa
Aveodogli Pompeo domandato qual fosse morire quel!’ in.mlenle , aggiuns' ella , al‘
un tal colpevole. Son in, rispose Slenide, lrimenti trema In slerso pei giorni luni.
io son quegli che avendo con la persuasio Ciò nonostante Pfelo temelle di bsgnarsi
ne guarldgnati i miei amici, ed impiega le mimi del sangue del suo capire , e ri
la la jòrza uunll'o gli altri, gli ho [rulli miss il pensiero di sue Vendrtu: a Jolmle,
a far ciò (In hanno e.r.rifnllo. Aggiungesr suo suocero. Gli scrisse per istruirlu dello
che Pompeo meravigliato e rapito della nllraggiu che ci credea d'aver ricevuto , e
franchezza , dell' audacia e della migno lo pregò di far perire Bellerofonte il qua
nimilìs di Slenide , a lui come pure agli le fu auche incaricato di portare quel lune
altri tutti uccordò il suo perdono.- Plul. sto dispaccio. lo m‘guiln sono Blalr! Cllln
in Pompeio. mate lettere di Bellerofbnle lune quelle
Sterne , festa che celebravasi in Arg1 , lettere contenenti delle cose contrarie agli
nella quale le donne ateniesi si dicevano interessi di coloro che ne uno i portatori.
mille ingiurie. in Esichio , ed in Suida Igino pretende che Sleuobea, dopo l»
parlasi delle. Slenie d’ Atene. partenza di Bellcrqfimte , si uccise. Allo
' S‘l'lllll ( giuocht' ). Secondo Plutar articolo di queslo ultimo si può vedere
m furono istituiti dagli Argivi in onore quale condotta leone Jobale a di lui rr;!'""'
dell'Eghin Hanno , nono re d‘ Argo , po do. Del resto, Omero ednpo di lui Tul
scia rislabilili in onore di Giove; aopran le: e Fulqenzio danno alla moglie di Pre
nominato il Forte, il Ponente, donde to, il nome di Antea, il cui dl'|llln ,
presero il nome di slmil. Esichin la bre quello ne ricorda di Frrll'd contro d'lppn
r‘e menzione di qui-‘ti gumclìl , Meursio , lito. - Horn. Iliarl. l. 6 ,v. 162. -
rulla sua Graecia firiala non allega su Aflhllorl. - JIII'EÌI< Sol. IO, v. 3" .
.- _ HIn’-
lune-sto punto, le non se il solo passo di Tzelzes , ml Lrcnplu'. u. l‘.
sic/rio. senza dir nulla di quello di Plu Cent. H , o. 87. _ Slalizn. ml Slfllll
turco, e (‘il quello di Pamflfu'n Clic 0" T/seb. l. 4, v‘ 556. - Scli_nl. Hm“.
Di: . Mii. 307
5113. (3168) STE.
Carni, I. 3, od. 7. -- Fnlgent. Mj7‘th. eia madre di quel meda-fimo Oenornao eh’
1. El, e. l. - Sidon. (,‘nrm. 5, r- 178. ella ebbe dal Dio Marte. -- lgin.fiw.
(la-m. u , v. 74. 84, e 159. - Semina ad Virgn En. l.
‘ S‘t'mtocnrra, Atenieae che formò il 8, v. 130. - Germam'e. ad Arnli. Phoe
progetto di trncidare il ,c0maodaute della mmena. - Euslal. et Schol. Hpm. ad
guarnigione posta da Demetrio nella cit l. 18. llliad. - Tnetzea ad L7’euphr.u.
“della d'Aleue. - Polyoen 5. l .
STBIITORB. Giunone , in Omero (Ilind. Sembra che Ovidio abbia adottato que
5) , prende la somiglianza del generoso ata tradizione , allorché, parlando delle
Stenlore, la cui voce rianonava più del Pleiadi (Fast. l. l; , ‘u. 172 ), du:e che
bronzo , e che ci nolo quando poneui a Slerope ebbe con M'arte un amoroso con»
gridare, ai l'acea sentire più lungi di quel memo:
lo avrebbero fatto cinquanta uomini dei
Il! robusti. La sua voce serviva di trom fl'am Slernpem Morti cnncnbuiue fe
Ea all' esercno.- Gioutn. Sul. 13 , 1:. runt.
un.
Sreacr'rrni , l’ Ercole Daneae cui ven " 2. - Nome di una figlia di Cebrio
Eono attribuite le gesta d‘ un‘ infinità di ne figlio nfll.urale di Priamo , la quale: in
l'(lla maritata ad ESGCU, altro figlili0l0 di Prin
Stanca , padre di Pico, inventore del mo- - Apollod. I. 3 , e. 23. - Tutore
metodo di concnnare la terra A ad Ly‘cnphr. o, 2114.
gou. de civ. Dei , I. 18 , c. 8. " a. _ Fvglin0la di Cefeo, figlio di
1 Srencuzm, S‘rencouo, S‘I'IRCU‘I'O , Alea, cui Ercole fece dono d'una parte
S‘ranquruno , Divinità che presifdeann all' della capellnturn della Gargano Mrdn.m
ingresso dei campi. Taluni Clfliluno che - Apollod. L 2 , c. 3'2. ‘ _
fono: un soprannome di òutumo , aicmme 4 - Figliuola di Pleurone, figlio di
|nventnre dell' agricoltura ,- nllrl vi ricono Eolo- - Apollod l. 1 , c. 18.
acono la Terra stessa. 'l‘rovui eziandio ' 5. - Figlia d'lppodamante , la qua
Fauno coi due ultimi anpmnnomi. le essendo divenuta sposa del fiume A
a. - Dio particolare che prcsiedeva al cheloo , fu madre delle Sirene. - Apol
la guardaroba. lod I. I . c. |g.
S‘rnrum't'a' ( lconol. ). Vien figurata ' 6. - Nella favola e pur l'alta men
lflll0 le forme di una donna senza mam Iione di un’ altra Sternpc, mogli!- ili
I'IJellc, che [ieri presso di li: la vanga e Ecco , che morì assai giovine. - I’.
l’ entro, e sia malamente contemplando Erco.
dei solchi ove non sono nate che delle "" 7. - Nflrne di uno dei Ciclopi , o
spine.Vien essa eapresan anche con una Giganti che aveano un occhio in meno al.
donna di languido contegno, l.’ di melnnco la fr0nte.l tre principali che trovavami
nico volto. liua appogginsi ad un: mula , preno di Vulcano , erano , Bronle , cui.
e tiene un ramo di salice, attributi che il Tuono , Stampe , o il Lampo, e Argo
le convengono, perche nè i’ una , nè I’el ossia la folgore. - Esiod. in Theogz v.
tra non danno ma: frutti. Tien essa , ed 142. - Ape/led. I. I , c. i. - -blal.
ouerva un mazzetto ti’ apioa, pianta della 8711), l. 1 , Sylv. I , u. 4. - Bard:
iaola di Candin fatto a un dipresso come ad Claudinn. de Iinpt Pro! I. l.-I’.
la ruta , e che lll la piupriet‘a medesima.Cucmn. ‘
Plinio (I. 19 , v. ii ) dice che nel cuore S‘ranopeoaurro, mprnmomc Greco di
dell'apiot nuotano dei piccoli vermini i Gina, che al fnlguralor corrisponde. Ehm.
qnnli rendono atenli le dnune ed anche Slflrope , Lampo, Agluirein , eccitare ,
gli oornim che ne luaugllnt). raasomigliare.
" S-nmrornrrroe. Era uno dei nomi ' S-ranqmcnro , uno degli Dei che pree
della sacerdotessa dell’oracolo di Uelfn, più ao i Romaui preniedeva all’ agricoltura. -
cunoscmlo ancora finito quello di Ptziu; V. S'rencolno.
ma il nome di a‘flpvo'yanrr. ,"frnomun. ‘ S'ren’rllu0 , filosofo stoico pmlo in ri
luie , ero generalmente due a tutti coloro dicolo da Orazio , compose dugmt0 vin
che agitati da qualche demone , predice! ti libri in versi anlln filosofia dl Zenone.
nn , o rendeano dl'g'l 0'ncoli. - Graz. 2, Set. 3.
" i. S‘l’llml’l , una dello Plejmli 0 Ai. ' S'IBSACORA, fratello di Milziade. -
lnntirli o figliuole d‘ Atlante , l'0 di Man V. MILZIADB.
riunia , ‘posò Uenomnn , re di Pili. che, " S1’BSICORB, uno dei nove poeti lirici
«condo Apollndono ( L 3 , e. 18) , e greci , nacque a lmera , cillii della Sicila
Puu.mnia (I. 5, e. 10), la rendono ma nella 37 Olimpiade, secondo Snidn , che
dre d’ Ippodumia. rlir-lf'ì Filncoro, lo fa figliuolo di Esio
Altri pretendono che quuta Atlantide (lo e di ('limene. Altri pretendono che ab
_ te.«.__‘aanl
5119 (3 169) STE.
blu egli avuto per padre Euforba, ed al re cantate da quello poeta, li può dire di
tutti Euclide. Era egli anteriore a Simo lui ciò che Orazio In. delle di Omero.‘
m'de, che tien diacono di lui nei l’ram
menti che ci realauo di quel poeta. Da Re: gestae regumque ducumque et or
PIIIICIPlO parlò q;li il nome di Tina , ed lia Ila
ebbe poacia quello di Ste.rieore che vuol_rlne Quo .rcribi pone?!‘ numero mo.rlravil.
Pausa , o Stamane, in Ruta d'un Cau
siumenlo da lui l'ano nella danza e nella Pausania narra che gli Dei arcano pri
musica. La favola dice che eaaeudo egli an rato Sl€sicore della vista per punirlo dei
con in culla, un uaignuolo cantò sulla aalirici versi da lui fatti contro di Elena,
‘un bocca. Felice prengao, dice Giraldt , e che gliela aveano restituita allorché eb
della dolcezza de'auoi veni. Le lue poe b'egli eapiato quel delitto con una auleun,
aie lcrilte in Dorico dialetto , formavano ritrattazione out in seguito ai appelli) cau
ventiaei libri , di cui non ci è pervenuto tare la Pulinodia, e che lembi‘! aver vo'
che un piccoliwimo numero di versi , ci lutu imitare Orazio nell' ode 6 del pn '
tali da Straboue, da Ateneo e l'tiCCOlll da mo libro. ‘
Enrico Stefano. Gli antichi aorurnnmente
llimavano questo poeta. Dionigi d'Alic-ar O matre pulcra _filia pulchriorl
nano il pone al di toprl di Pindaro e di Quem crimino.ria cumque voler modum
ót'monide. Quintiliano non gli accorda se Ponce Iambi.r , rive flamma ,
non se Il secondo posta fra i nove lirici ó'ive mori libel Adriano.
poel.ie altribuisce il primo a l’lndaro; ma
a;zgiuqne che n S!esicore lui un’ elevazione Platone , [sacrale e Pausania fanne
di genio che si manifesta {in nella nella menzione di queat' avventura. Viene a 6'tef
del suo aoggetto: egli ha celebrato le l'a .ricore attribuita anche l'invenzione dell'
mose guerre ed i più rinomati capitani di ep1tnlamio , 0 canto nuziale. Stericore vi
mndochè In una lire in nosteuul0 tutta la vea cinque secoli e mezzo prima di G. C.
nobiltà dell' Epopea. D - Plut. in Plmedro. - lsncrat. in He
Falarizle, tiranno d‘ Agrigento, avea per len. - Aristol. Illiel. l. 2, c. un. -
eaao una pnrticolare considerazione , quan Strab. l. 3. - Lucian. in Maerob. -
hmquc gli ara-sue dalo argomento di la Pausan. l. 3', e. rg. - Suidas. - Ar'lmr.
gnauene ; imperoccbè Arislatile narra che Dipnor. l. 4, e. 2|. - Platarc. de Mu
essendo gli Ibtunti d’ lmera in guerra cni sica et de ftì‘d Nt'tmini: vindicta. -
loro vicini, aveano implorato il soccorso Pollu1‘. l. 9, e. 7. - Cic. Verr. UMI.
di quel tiranno, e che Ste.ricore li fece ri 2, c. 35. - Quintil. l. 10 e. r. -- L.
traltare , narrando loro l’ apologo del cu G_yral. de post. Hi.rtor. Dial. 9.
vallo che ai lancia porre il freno per verr " S-rasu.za donna Àreniese, celebre
dicarsi del cervo, apolog0 di tulle atto in per la ma bellezza.
vmzinne, che fu poacia messo in versi da ' S'I'BSILBO , giovane di fari avvenenu.
Fedro, da Orazio e da Lu-Fontaine, con Era egli dell'isola di G00, e in non
qu«lle grazie al particolare lor genio con dell'inirnicizia fra Aristide e Îemt'slocle ,
formi. Queste favola gli portò la disgrazia inimicizia che nacque dalla passione che
di Falaride ; ma in seguito si riconcilia lveluo ambidue concepito per quel giuri’
rono , come appare delle lettere di quel netto. La loro gelosia ed il loro odio,
principe che da alcuni autori tono credu dice Plutarco, posero ai forti radici elio
te» apocrifo, ma che peri; sono i'ncontrmta aopravviasero all’ avverrenzn di Sterileo. -
bilmente l'opera di un antico. Giraldi le Plutarco in Aristide.
attribuisce a Luciano‘ ' r. Susmrro’rn, figlio di Epamt'nonda,
Gli abitanti d'lmera, temibili ali’ ono generale Tebano, area accompagnato il
re che Steu'eore faceva alla loro patria, in proprio padre nella armate, ore acqui
tempo di una vecchiaia gli innalzarono un: stò I‘ esperienza clic forma i grandi capi
atatua. Cicerone ne fa menzione come di uni. Ciò nonoatante Epamincmda , du
tra capo-lavoro dell’arte, e dice che era note la guerra dei Tebani contro i Lacr
in con rappresentato curvo ed avente un demoni, costretto di recarsi in Tebe per‘
libro in mano. Sle.9lcvre, cessò di vivere a l5lil(ere all’ elezione dei Magistrati, gli
Calanil, cmà della Sicilie, nella 56 Olim proibi di dar battaglia , durante l'aarrnza
piade, secondo Suida, ed anche più tardi, di lui, perchè non fidavari della una gio
ore ai. vero euer egli morto in età di 0! vinezza. l Lacedemoni avvertiti della par
Iantaciuque anni, come lo auicu‘ra Lucia. lenza del ‘padre, provocarono il figlio, Ilfl'l'
no. Alla aua tomba tutto eravi in numero proverandogli il poco suo coraggio. Sleu'm
di otto : vi ai venivano otto angoli , otto broln ne fa tanto adeguato , che gli ordini
colonne, otto redini ecc. del padre ponendo in non cale , diè balla‘:
Riguardo agi Eroi ed alle illuatrìguerr glia all'initnico, e ne riportò compiu'r
. ----«_"'-_
STI. (3170) SU.
vittoria. li padre di ritorno al cam 0 pan-e indovinare per mezzo dei veni. Dopo di
estremamente alflitt0 della disobtedienza avere |eritt0 dei versi copra alcuni piccoli
(lvl tiglio ai suoi ordini; ma quantunque biglietti , questi ultimi erano gittati in un’
teneramente lo amano , mfilnd:meno per urna , e il primo che veniva estratto , era
dare un e|empi0 , credette di doverlo pu preso per la risposta che bramavaai di
nire, e dopo di averlo incoronato alla upere. A tale uso servirono lunga pezza i
preaenza di tutta l'arnflh , gli fece tron versi delle libille. Talvolta contenlavanai
un le le"... - Clesiplm apud. Pluz. in d'a rin: un libro di poesia , specialmente
Parul c. la. d’ nero o di Virgilio, e il primo verso
' 2. - Storico Greco il quale scrisse di che si presentava allo sguardo , teuea luogo
verse opere che si cono smarrite. a specialdi oracolo. Lampridio, nella vita di Alea‘
mente la storia delle gesta di Cimone, ma sandro Severo, riferisce che l'innalzamento
con poca esattezza. Egli è citato e combat di quel principe era stato indicato da quel
tuta da Plutarco , in Themiu. et in verso di Virgilio che ai offri all'nportur:
Pcricl. del libro :
' 3. - Musico di Taro.
' Suono, grotta o antro dcll' Asia mi. Tu rrgere imperio pnpulo: , romane , me
non nella Frigia, preuo quei Frigi che mento.
abitavano aulle sponde del fiume Penrella,
e che erano miginarj d'Asia. Pausania V. Soirrr m Omero , I DI Vmomo.
(1. lo, e. 32) dice essere un antro che
per la rotonda sua liguri: 3 er la una al S'rlnLo , o Snfluo , uno dei Centauri
gala , piace molto alla vista. un’ popoli ne uccisi alle nozze di Piritoo. - Ma. in.
hanno fatto un tempio della madre da’ S'non, celebre fontana che la Milologin
Nomi , ove la Dea ha la sua statua. ha collocata nel paese delle ombre, era ,
' Sruurnruu, specie di letto anni basso come la maggior parte deglialtri fiumi, si
ani quale collocav’ansi gli antichi per man tuata in Egitto. Freno alle lue sponde Iside
giare. Quel letto era fatto tutto di erbe: aeppellì l'esaogne ipoglia di Osiride ano
Strnlum e fiondibus viridi ne gramine, aposo che l‘ asausino Tifone avea barbara
etfolis cons:ruclum, dice sichio. In se mente nucnata e da lei con molta pena
guir.o fu fatto di altra materia e di circo. raccolta. Scelse ella lo Slige per dargli se
lane figura. Sillàtti letti veniamo proporzio
poltura , petclli: l'accesso ne era difficile ,
nati alla grandezza della tavola , e al nu e le sue acque, con sordo slrepiio motm0
mero dei comitati che vi erano ammessi. fondo , iepiravnno una cupa tristezza. Que
Quelli che seniano per otto persone chia sia fontana conservi: lungo tempo il un
mavansi nutalilla, per nove , ormclina, per nome in quelle contrade, e ne troviamo
sei lxexaclirm e cosi del resto. fatta locuzione in Tolomeo.
" Srumm , nome che gli antichi davano Orfeo portando ai Greci la favola dell'
ad una droga che le donne galltnti di Gre inferno , non obliò di parlar loro dello
eia e d’ ltalia impiegnvano nel loro belletto. Stige. l poeti ne fecero una ‘Ninfa, tigliuoln
Si fregavano le pupille per ingrandire gli dell'Oceano e di Teti; e di tutti i figli
occhi; imperoechè lo sliàium narrava la cui avea essa dato alla luce, dice Eaiodo
pelle, e Impediva le rughe. Quel balletto ( Tlieog.) fu un la più rispettabile. Pal
di cui fanno menzione Plinio ed alcuni lante liglinolo di Crio o Crqo, e di Enti.
altri autori prova che gli antichi faceano Lia, ne divenne amante e la rendette ma
caso dei grandi occhi. Pel medesimo uso dro di Zelo, e della ninfa Nico, della
le ne serviamo anche’le donne di Giudea, Forza e della Vittoria. Allorcb‘e Giove per
come scuvgesi per mezzo della Scrittura , punire l'orgoglio dei Titani, chiamò in
ove trovasi detto che Gambele seu fregava suo soccorso tutti gli immortali, lo S|ige
gli occhi, quae depiuxit oculos suo: sh in il primo che vi ICCOI'M! con nella fon
bio. - L 4. Reg. - Plin. l. 33, e. 6. midabila famiglia. il sovrano e;lr Dei
- CrLv. l. (i. e. 6. n. n oltremodo contento di tanto ossequio , lo
I Greci nominavano stimmi lo stibium, colmi) di beunlicenze. a Prese egli, dice
o alibi, ed è ciò che noi appelliuno an Esiodo, per commensali tutti i suoi figli,
timonio. f- Diaa‘enr. L3, 0. 35. - Spnnh. e colla più lusinghiero distinzioneI volle
da uso et prassi. Num. Dis.rfrt. 7. che lo Stige fosse il più sacro nodo della
I. STICHIO , greco ucciso da Ettore. - promene degli Dei; e stabili le più gravi
Iliad. pene contro di coloro che avessero violato
2. - Etoli0 , favorito di Ercole che in i giurarnenti fatti in nome dello Stige. 0
(‘I questo eroe ucciao in un iatante di Secondo Omero (Iliad. x4 , r5; Odia.
furore. IO ), giurando per lo Stige, era necessario
' STICOMUIZIA . parola composta da sli che gli Dei giurusero stendendo una mano
co: e "nautica, divinazione, oasia arte di aulla terra, e l'altra sul mare. Gli uni
STI. (3I7l) 511.
per trovare l‘ etimolo ia del nome di Sli qua dello Stige per provare i colpevoli ,
ge , hanno ticorao a la lingua ebrea , ed nella il€ttlì guisa che glt Ebrei impiegavano
hanno fatto derivare questa parola da me. le acque amare, e i Ctlli l'acqua del Reno
slouc/t, l'acqua del silenzio; l-llll dsl Gt’e. per isc0prire gli adulteti. Fora’ anche, si:
co Vocabolo Magma, [goccia che Stille a comt: l'_ acqua della fontana era estrema
poco a poco. Questo nome era ortgtnario mente l'redda , quelli che incomicletata
d’ Egitto; e lungi dall'essere stato formato mente ne benano , si asaoggettaVano ad un
col greco, vi si è potuto introdurre la abbassamento di voce che la superstizione
parola Magma , imperncchè questa lingua credette di dovere a un violato giuramento
adultò molti vocaboli degli hgtm, e ape atttlbttit‘t.
cialmentei nomi dei l0r0 Dei. Gli Arc«di, Secondo Platone , le onde dello Stige
per analogia , diedetn pOscill il nttne ‘di erano azzurrimie. l peeci vi erano tanto
Sugo ad una fonte della loru provtncra , piccOli e acarnati che a mala pena ai po
situata presso la città di Nnnacri. Le sue teitn0 scorgere. Et‘ttn eaat neri come tutti
a-que scorrevano insenaibilmcnte da una gli _0"rendt rettili che su qtlrllr: sponde
rupe molto elevata e formarono un piccolo soggmrnavano.
ruscello che iva a mercolarai colle acque I Greci rollorarnno i traditori ed i ca
del fiume Crati. , _ Iunnial0ti nella infette acque delln.Stige.
Oltre la fontana d‘ Egitto e questa ultn Questa idea d’ immergere in fangoae palu
ml , un’ altra dello stesso orme seìne co tlt le anime dei malvagi, sembra apparte
I‘OSCHI p0atru ptcsan il porto Lucr_tno, e nere a tutti i popoli idolatri; e i selvaggi
presso il lago d'Averno, in Italia , ed d=' nostri giorni credono autore che i lo
un’ altra eziandio in mezzo alt‘ Arabia Fe 70 nemici, ed i perversi dopo la loro mor
Iice: prova certa che il nome di Stige te siano condannati ad abitare entro laghi
non era grrco, ma fumato dell'Egnzra infetti e lontani , in cui debbono mille
lingul . la quale fu usata nell’ Arfl'flfl , e pene sopportare.
che vi esprimeva rema dubbio un’ acqua I popoli d'Italia che riguardavano siccome
che «erre con molta lentezza. altrettanti Dei tutti ilaghi e tutti i fiumi del
(It:annl~ ), Lo Stige era rappresentato loro climh,che adoravano il lago d’Alheri, il
anche sotto la figura di una donna vestita lago Fucino, quelli di Aricia e di Cutilia,
‘il '"f0 ! e che ai Ilpnfll su di un urna la i fiumi Clitunno e Numico ; che prostra
cui “qua sfugge lentamente. Talvolta la vansi dinanzi agli atagui di Marica , alla
li Vede nel suo palazzo che era una sotter fontana Giutnrna e alle acque Forenrine
nuca grotta , « sostenuta , dice Esiodo , e di Fernnia, facilmente appreaero dai
de COIOIH)Q non meno rispletrrlenti dell’ar Greci ti rispetto per lo Stige, e per gli
Ilfllî0. D Il poeta cosi descrive que'cristal altri infernali fiumi. Quindi veggonai di
li 0 stallatiti che d’ordinario si formano sovente i loro nomi ed i loro atttibttti
nelle cavità ove l'acqua che distilla dalla nelle Opere dei più celebri poeti; e se vi
\'UPÌ I prima di cadere si congela. sono pochi monumenti che fra loro li rap
“ Quella dello Stige , dice Esiodo, for presentino . ciò accade perché per lungo
ml un sotterraneo ruscello sempre coperto tempo, e dal regno di Nutna sino al con
d’ Un! cupa notte. Scorre esso nel Tanaro; solato di Cornelio Cetcgo, tanto i Borna
ma la decima parte è riservata pel castigo ni. quanto i popoli vicini, supponendo con
m~'2h Dei fipergiuri. Chiunque di essi aiasi ragione I’ incorporalit‘a degli Dei , riguar
"mimo Cfllpt’vflle , rimane per un anno davano siccome empia Cosa l'uso delle na
senza respirazione , senza parola e senza zioni che usavano dipingerli e scolpirli.
Vi"; è egli steso su di un letto in un lo. Gmrg. 4. Eneid. 6. Met. 3. Phars‘. 6
I‘°"' ‘male. F- privo del nettare o dell'am Herod.6, o. 74. - Apnllnd. r, e. 3. -
blosia. Alla fine di un tal termine, il suo Pana. 8, e. 17, 18. - Qut'nt. Curi. 10 ,
B’HÎSO non è compiuto atrCor:t: egli è se c. IO.
P‘Ìmt0 er altri nove anni dalla compagnia S'rtoto, anprannorne di Giove , allorcbè
d"ii" Igei: non è ammesso nè alle loro rappresenta egli Plutone.
asftenthlee , ne ai loro banchetti ; e solo , " STIGMA'I'B. marche n incisioni che a
'P'ff‘lf‘tquel tempo, può egli rientrare in Pagani faceansi sulla carne in onore ili
lllllt I tuoi diritti. I: qualche falsa divinità. Quelle rtigmale ve
Quella che reclusi 'ad attingere un an niano impresse con un ferro caldo, 0 per
‘I‘_'a ti formidabile , era Iside per comando mezzo di un ago con cui faceansi partccltie
6' Gl°"î ma il veleno che in quell' acqua punture , che poscia Si riempivano d'una
comef’e‘flti i era tanto sottile che tutti spez polvere nera. paonazza, o d'un altro colo
latla ‘I vasi in cui venia rinchiuso, tranne re, la quale si incorporava colla carne, e
quelli fatti con nptna di cavallo. Il fonda vi rimanea impt'taitt per tutto il tempo
m‘""“ di questa favola deriva l'nrse dall' della vita. La maggior parte delle aral.e
uso che arcano i Greci di aervirti dell'ac donne hanno le braccia e le gota cariche
STW. (3172) 511.
di tal sorta di .rligmule Luciano nel suo nol.). Vico espresso con un Genio che
llbl'H della Dea di Siria, dice che tutti i sostiene un cornucopia ripieno di fiori, di
Sirii put'llfllttt) dei caratteri impressi, gli mirto c d‘ alloro.
uni sulle m»ni, e gli altri sul collo. 2. - l’uro e antigelo ( Iconol.) Vie
Filone l’ ebreo (De moiwrdi~ L I ) di ne indicato per mezzo di un Genio che
ce esservi degli uomini I quali per attac tiene una penna ed una luna circondate
curi al culto degli idoli in un. modo più di fiori.
pronunciato e solenne, a‘ imprimonu sulla ‘ 3.- (Slylus, graphiuna ). ed il bo
trame, con lerri Clldl , dei Cul'aflrri . cbg lino, caelum , erano gli strumenti della
provano il loto impegno e la loro aer smitlttl'a fatta senza iuchiostro. Questo ul
Vllll. timo serviva pei marmi ed i metalli, dai
"mdrnzio (Hfmu. IO) descrive nei quali era duopo l."gliere parte della so.
seguenti termini la maniera con cui il’a llanll ,- l'alt'o per le tavole intonacate di
geni frceauai delle stigmate in onore de cera e di creta , sulle quali bastava ver
gli Dei: gnr delle lettere , la qual cosa eseguivasi
colla punta dello stile. Ma la cera en- es
Quid cam merandua accipit saphragili sa vergine e senza apparecchio? L’ estre
da: :’ mità opposta lcant!cllavl ciò che non giu
Auua minuta: ingenui! firnaet'bux, dicavsst opportuno di conservare? La cera
Hi.i membra pergunt arare; ulque igni era essa imlurita dal tempo , o da mesco
vrrin! , lanze clt' entrasseru nella sul composizio
Ouanmumque partem corporis fil'vffl.‘ nota ne? La stessa estremità ricorra serviva a
Sli_.gmumt, lume tic consecrutum prnedi raschiare ciò che si voles distruggere. Gli
culti. stili ernn0 diversamente fabbricati, secon
do i diversi usi cui erano destinati.
Procopio (In Imi ) osserva l'antico I moderni hanno fatto molte disserta
uso dei Cristiani che si l'arcano sul pugno aioni sul pah'mpseslur . li6er Iilurrtriur ,
e sulle braccia delle sligmate rappresen altrimenti c’lorla deletilt's. Anticamente l'a
tanti la croce, 0 il monogrtamm di G.C, ceasi uso dello stile per iscancellare o re
uso che sussiste ancora a‘ nostri gtorni fra schisre ciò che Il vulea correggere sulle
i Cristiani d‘ Oriente e fra quelli che lian tavole di cera, o di gesso, oppure allln di
no fatto il viaggio di Gerusalemme. porle di nuovo in lauto ili ricevere altra
Le alig'lmte erano anche segui o carat scrittura, sulla qual cosa non può nascer
teri coi quali d‘ ordinario si maturano gli dubbio vernno.Allazio dopo di avere apar
schiavi che erano strti fuggitivi. La merce so su questo soggetto l'audizione a piene
in comune era la lettera F che veniva mani, concliiude che ciò ch'altre volte
Impresa sulla loro l’l'0lllt: con un ferro appellsvttai churtu delflilis‘, palimpsrslus,
u-‘do Talvolta cuntentavansi di porre una non era diverso dalle tavolette , di cui si
cullana e un braccialetto su cui acolpivari fa uso anche a'uostri giorni.
il nome del parlrflne. Alcuni hanno credu In quasi tutti i metalli trovavasi una
to che presso I Rumlni , s'imprtmessero materia propria per fare degli stili. Quelli
dei caratteri anche sulle braccia , o sulle d’ argento, nell' ottavo secolo erano ancora
spalle dei nuovi 9nlduli; ma un tal uso di moda, come rilevasi della settima let
non ‘e stato generale. né si trovano presso tera di S. Bmufazio , apostolo dell’ Ale
gli scrittori. testimonianze tanto precise , magntt. Gli Orientali, i Greci, i Toscani
per sll'ermlr0 che un tal us0 sia stato co ed i Romani nsaronn gli .ttilelti di ferro.
Ittmlcn'tcnte stabilito nella Romena schiere. La maggior parte degli autori assicurano
Srwue, Danaide. -- Jpollad. che querti ultimi ne pi'oihiron0 l' uso , a
S1‘llill, figliuula del fiume Pene", ebbe motivo delle uccisioni e di altriabnsi del
per madre Creusa, e fa amata da Apollo lo stese" genere cui quegli atvomentinroi
che la rendette madre di Lapito e di cidi davanti la facilità di commettere.
Centauro, dai quali uscirono due popolidi Ciò nonostante noi non vediamo che ab‘
T"“'"'tllil. _ Dir!!! Sic biano ceuat0 di servirsene. (,‘esnre ne a
S'rti.sn. vale a dire, io risplende, nome veva tlnu col mule, secondo Plutarco,tra
dato a M:rcuria , siccome quegli che re linse Canio ne braccio, uno dei congiura
golitvl il corso del pianeta di questo nome. li che in pieno senato lo uccisero, Suelnnin
-Cic, de Nal. Deor. a, c. 20 aggiunge clic avendo Cesare allerratn il
t. Sncsoite e S‘nue, due cani di At braccio di Canio, v'inrmerau il suo stilo;
lc""l'l!. grnpfu'o . . . Irnjecif.
' 2» - Nome elle gli antichi davano al Volendo Caligola far perire un senatore,
I:- stelle o pianeta c'mùet'iult't sotto quello led'usse delle persone per aualirlo, trattane
di Mercurio. - I’. Snt.ao. dolo di pubblico nemico.e per trucidarlo cor
L, S‘m.e, fiorito, tenero ed eroico, (ha. loro stili. A tempo di Seneca, un romano
S'I‘l. \3'73) b'l‘l.
cavaliere cadde sulla pubblica piazza anul un artefice Romano; la qual con lutti!‘
liuato rotto i colpi degli stili del popolo, pomi Battere alata dii me ro'nta nel mio
per aver ucciso il proprio figlio collo al'er raggio sul!’ allegoria, e mila una prrfazm
za.A tempo di Marziale, le mani dei gio ne ai monumenti dell'antirliilit. Tale è ha
vani scolari erano d'ordinario armate di conaeguenza , che uno acrittore superficiale
Jltlt’lll di ferro. S. Ca.rriana fu martiriz ha tratto dalla fnlbce apiegazinne di una
lato con gli stili de‘ suoi discepoli, un se pietra incisa in incsvo, del “ibtl'tCll0 di
colo circa avanti la decadenza del Roma. Slosch. Quelln pietra rappresenti Polisa‘e
un Impero. l’erctò Gerardo-Giovanni Vor ma che l'rrro sta a.mrilicamlo sulla tomba
.rio, dice che la proibizione non (lui; lun d’ Achille, ma i‘ geiull.u Scaffo ba pur
go tempo. Allora aerv:anai di stili il‘ on trovato in questo ooggello la vuolnztone di
an e d‘ avorio che furono ueati anche. in Lucrezia. l:li trae la prova dalla aua spie
arguito. gazione dalla maniera romana del lavoro
l aesretmj ‘degl'lmperaduri greci porta della pietra , che, eccoudo lui , evidente
vano uno stile di eugerata gtaudeun,per mente vi ci distingue. Tutta l'evidenza
contrauegnu della loro digmlà.- Znllur, che vi Il scopre, si è che in forza di un
nnual. t. 2, p. 564. cattivo razincinio , ci può trarre non falaa
(r Ecco, dice Carlo: (Rnc.d'antic. i, tesi da una falsa conclusione. Avrcbb'egli
tav. 15. num. 8) il pezzo più singolare senza dubbio ragionato con egual giudizio
fra tutti i bronzi che riempiono questa se avesse dovuto parlare del bel Gruppo
tavola. Egli è uno stile elle serviva ascri cl)’ io chiamo Oresle ed Eletlra, cono
Vere, e la cui’eatremit‘a era piatta e ri reinlo sotto il nome di Papìrio e di ma
tondala per ivcancellare cri) che non ai madre . se non fosse sul lwflro aeolpito il
approvava. Questo piccolo pezzo èbenissi nome del Greco artefice. ,,
mo conservuto, e di un lavoro tanto bel " La aeconda causa che aembra avere.
lo, quanto ne è. suscetulrile l'oggetto.Que accreditata l'idea di una uile proprio li
sto stile è diverso di quelli riportati da Romani, si ‘e il male intero rispetto che si
Il’lonljirucon alla tav. 193. t. 3, p. S. 1) ha per le opere dei Greci. Sccome ce ne
Uno ce ne vede nella collezione di E!" trovano molte assai mediocri, coal non ai
colmo,- e parecchi furono trovati entro manca di attribnhle ai Romani; e si crede
tombe scoperte presso di Velo in Francia. celere infinitamente più g.udi1iogo di pol'fl
Ciascuno di que' aepolcri rincltiude uno i difetlti a carico dei Romani , pinttoato
acbeletro, con dei carboni in un vaso di che dei Greci. Quindi sotto il nome di
terra , e delle nparle di lerro, Alcuni di opere romane, prendeei tutto ciò che aem
quegli rchrletn avemo presso di al: degli bra mediocre , ma aerea particolarizzarne i
ctilr di bronzo della lunghezza di dieci caratteri. E gin-reo forza di convenire che
pollici. Da principio furono preai per ten paragonando le medaglie coniato in Rom"
te di clrirurgì, e quegli ache elri furono ri a tempo della repubblica , a quelle drll€
conosciuti celere di clnrurgi e di guerrie più piccole citt'a della Mutua-Grecia , o
ri in quel luogo aepolli. Uno di queslisti della parte aupcnore dell' Italia , si direb
Ii portato li Parigi, fu riconosciuto per be che le prime sono uaeite dalla mano
tale, e con più ragione indicò lo SCIit/an0, di principianti. lo ho fatto osservazione
acrilm, della truppa. copra qualche centinaio di meringhe roma
' - ( drll' arte presso gli Egizii ) ne d'argento di una perfetta conservazione.
- V. Ecmr, Val di Supplim le quali furono ‘coperta in un vaso di ter
‘ 5. - ( del!‘ ar!e pre.rso gli Etruschi ra presso di Loreto, al PI’ÎI‘CÌPIO del 1758.
- l-Zraoscm , Voi. di supphm lliguardo a quelle medaglie che ai PONOIIO
' (i. - ( dell'arte pres.ro t’ Greci ). considerare come pubbliche monete , cou
V. Gaecr , Vol. di supplim. vien credere esser elleno stato coninte da
‘7. - (dell’ arte presto I’ Romani). romani artefici , in tempi in cui le arti
Non ne hanno avuto nessuno, ed è questo della Grecia non eremi ancora stabilite in
1' o inione di Wlllilt't'lfltflltlt. Ecco le sue Roma. Le 0 ere che non richiedono una
par le : grande aliilit ,come le urne sepolcrali, non
" Il pregiudizio ( stor. dell' art. 1. 5, sono lufficienli nè per determinare la bel
cap. 1. ) in favore dello stile particolare lena del disegno . nè per irtabilirc il cn
attribuito ai Romani artefici, diverso dallo nttere dello m'h~, perclaè quelle opere
stile Greco . trae la su origine da due erano già fatte ed eapoatein vendita 2 f"
cause. La prima ai è la falsa spiegazione delle vore delle persone di diverse condizioni ,
figure rappresentate. Si è. preteao di tron come l'ho di gi‘a osservlto.
re un tratto della Romena storia in alcuni u Quindi dietro tal aorta di opere, al\
aoggntti tratti dalla Greca mitologia, e per è presa la falce idea di uno stile romano.
una necessaria conseguenza di tale sbaglio F.glt è però Colt.tnto clic fra le più ilrlrflli
non ai è mancato di attribuire l‘ «pera ad produzioni di tal genere, acorsonai real
STl. (3174) STI.
mente delle opere Greche che aemhrereh: tibb'egli per discepoli Zenone e Crute'
ber0 essere state fatte negli ultimi tmrpr lnsegttò egli la morale , ma non sempre
dei Romani. In forza di queste gratuite col son esempio, poiché Vlnbe lunga pezza
supposizioni, mi credo in diritto di riguar nelle diar-0lutezle. Quanluuquc meritato ,
dare come una chimera, l'idea di uno sti frequentava egli le cortiginne. Sua figlia
le romano nell'arte. Ciò che avvi di certo camrnrnò sulle sue tracce; ciò nonostante
però si è, che anche nel tempo in cui i trovò essa uun sposò in Simmia, uno de
Romani artefici poteauo vedere ed imitare gli arnrci di suo padre. Stilpnne non più
le opere dei Greci , erano ciò nonostante ava con molto rispetto degli Dei.
ben lungi dal poterli eguagliare. Plinio Dicesi che questo lilowli. rimprnverb un
st»sso attesta questo l'atto, ed aggiung- che giorno la cortigiana Glicem, perché tra
due teste colossali poste in Campidoglio , visva e corrompere la gioventù. Che im
chiamavano a né gli sguardi degli spettato porta, rispose e la , che la gioventù nel!‘
ri; che una era opera del rinomato L'are ga traviata dai piaceri o dai m/ismi ‘
te , allievo di Lisippo, e l'altra di Decio CouVieu render giustizia a Stilponc il qua
statuario Romano; ma che quella dello le approfitti) di una tal risposta per pnr
ultimo era tanto al paragone inferiore che gars quanto eragli possibile la filosofia , da
pareva appena l' oprtt di un mediocre ar tutto ciò che es-ra potevi avere‘di solistico;
tefice. n si occupò eziaudio dei mezzi atti a render»
' Snr.rcorrs , di unione Vttndttlu , fu la meno ciarliera , e più utile al genere
per lungo tempo il più fermo appoggio umano. Seneca riferisce che quando Deme
dell' impero contro le barbare nazioni che trio l"ollnrcele ebbe presa la città di Me
da ogni parte lo assnlivnno. Generale delle gara , domandò al filosofo Slt'lpune , se in
armate dell'imperatore Teodosio il Gran quell'assedio avea perduto qualche cosa ;
rle sposò egli Serene, nipote di quel prin in quello il momento in cui Stilpone il
cipe , ligliuola (Il suo fratello. Scelto dallo quale , a malgrado degli ordini di Deme
stesso Teodosio , divenne tutore di Uno trio , nm era stato punto risparmiato prù
rio , nell'impero d‘ Oriente. Verso l‘ anno degli altri ,gli diede quella tanto cono
[ma battute i Goti nella Liguria , arresti: sciuta, e al i sovente citata risposta : «
le conquiste di Alarico, e tutto rotto di Nulla, o Sire, porc‘nè io p0'l0 l‘rllll i miei
lui e per lui prosperava. Ma in seguito , beni con me.» Nthil, inquit, omnia nani
sia che alla corte di Onorio vi fosse del q'te men mectm; rnnt. lutendeva cali di
malcontento , sia che la spregevole debo parlare della filosofia a: della virtù. C»_:,’rla
lr1.1.a di quella corte , destatrse naturalmen mmc, esclama benna, art ha ic qui.tqmvrt
te la sua ambizione , addetaudogli sin dn facere injuriuIn Inuit, cui bellnm et Im
ve poteva egli inuttlzarsi , dicesi che portò stia‘ iI'e cgregitrm arte/n quassanllaruna
i suoi sguardi sino al trono, tentò di deptvrurbium pro/Essa: eripere mi/ril pnluit.
ne Onorio, e sostituire a quel debole prin» Dicesi ch“ Slilpnne giunse a far com ren
cipe il proprio figlio Bue/tera. Alfio di dere ti Demetrio esservi una gloria piu de
rendersi più neeess»rio, cominciò egli dal gnu da desiderarsi di quella che si acqui
I’ intralciare le faccende dell'impero; l'aro sta conquistando le citta , e che il sopran
r'r l'evasione ili Alarico che non poteri nome di benefico, era assai più lusinghie
fuggirgli di mano, solleciti) segretamente ro di quello di Polt'orcete. Demetrio mos
i Vandali, gli Svevi e gli Alatri , tutte so da sr'flîrtta lezione, si recò a gloria di
barbare nazioni , a riprendere le armi , e essere il benefattore di Megara. Ma secon
promise loro i suoi buoni uftici; pose in do alcuni, ne aveva egli tolti tutti gli
discordia i due fratelli , portò la guerra o schiavi di cui probabilmente abbisognava ,
l‘ intrigo nell’ impero d‘ Oriente , e giunse e , secondo altri , tutti gli area fatti im
a far trucidsre Rufina. I suoi artifici furo piccare. Nel giorno di sua partenza, dopo
no ben presto sco orti; tutti contro di lui di avere esternata tutta la sua stima a Stil
si unirono , cosi clic si trovò costretto di pnne, nel lasciarlo gli disse: u Tu devi
nascondersi , poscia di fuggire a Ravenna. esser ben contento clr'i0 lasci interamen
Onorio lo vi iusegui, il prese, gli fece te libera la tua crttìi. - Si, signore, tuo
troncare la testa. I‘ anno 408. Serene mo to libera , rispose il filosofo , 'che non vi
glie di lui ed Euoltero fluo liglro furono hai lascilt0 nemmeno un solo schiavo. »
atrnngolati. Slilicnne formò Il soggetto di Essendo ò'tilpoue giunto a una estrema de
una tragedia di Cornelio. Claudiano col crcpflezza , e sentendosi vicino al suo fine
tua Slilicone di elogi , e lo storico Zuri si ubhriacb, onde liberarsi dal terrore che
ma ne fa l‘ apologia. desta l'aspetto della morte. - l"ltat. in.
‘ S'nr.rostt, celebre filosofo greco , na Dana. - Seneca de Cmstant. Sapienl. e.r
tiro di il'leganr , città dell' Attici , vin-a 5 . epist. g. - Diari. Lnert. l. a.
tre l‘"tOli circa primi di G. C_ , ed è ri Srntrnorta, pastore in Virgilio , L‘
guardato leccoms capo della stoica setta. glog. 5.
5Tl. (3175) 5'“.
S'nllor.o (elifnnlns) , pungolo col quale stante , ed in meno di un giorno tutta la
‘i affrettano ilruoi al lavoro. Se ne faceva terra apparve asciutta. Dopo quell' avverti
uso eziandio per gli schiavi. Plauto (Masi. mento, con più magnificenu venne “le
,,c. 32 ) dica: brata a Stinfalo la festa di Diana. -
Pana. e. l'1‘.
O carni/ìeinum cribrnm ! Quod credo “ S‘rnuuunr, angelli mostruosi che pa
fare, sceansi di carne ‘tam-ani . e che soggiorna
ho te fòrabunt palilmlatunt per via: vano presso il lago Stinfalo, dal quale eb
Shrnults, si norler /ruc rcucnerit Sellfl'. lucro il nome di Stinfìzlt'dt'. Divoravan essi
gli uomini , e, come dice .Nnel nell'au
" STIMULA , Del romana che eccilava i lecedcrrto articolo, oscurano col loro volo
poltrooi , e dava loro la necessaria vivaci il cielo Alcuni autori gli hanno confusi
ti per agire con forza. colle arpic; altri li pongono nell'isola di
è. Agostino t‘lrce clic era essa la Dea Marte, o nelle isole Stinfalidì, che sono
degli eccessi, e Giovenale pretende che favolose. Secondo la tradizione più adot
fosse principalmente invocata dai libertini. lata, questi uccelli erano in Arcadia, o l’
-- flag. de Civit. Dei , l. 4, e. '21. avrebbero devastata, se Ercole, col soc
SC/wl Juven. nel Sal. 51. corso di Jllinerrm , non avesse liberata
STIIIFALE o STIIFALO, lago d‘ Arcadia quella contrada. Plinio pretende che siffatli
sul quale eranvi dei mostruosi augelli,che augclli siano il parto dell’ immaginazione
averrno le ali, la testa e il becco di ferro,de‘ poeti. Pausania nullatlimen0 assicura
e le ugne estremamente uncinate: lancia che ne’ deserti dell' Arabia eranvi tali sorta
van cssr dei dardi di ferro contro coloro di uccelli. a Non son essi meno formida
che gli assalivano : erano stati ammaestrati bili agli uomini dei lioni e dei leopardi,
ella battaglia dallo stesso Marte; erano in aggiunge quel viaggiatore; pnicllè essendo
ai gran numero , e di una si straordinaria inseguiti dai cacciatori, piornbano sovr' essi,
gmlsczza , che quando spiegavano il volo , e coi loro becchi gli uccidono. Il ferro ed
le loro ali intercettavano la luce del sole. il bronzo sono mezzi di debole resistenza;
Avendo Ercole ricevuto da l“inervn una ma nel paese evvi una certa scorza di al
specie di timballì di bronzo, atti a spaven beri molto grossa , e della quale si fanno
tare quegli uccelli , se ne servi per lrarli degli abiti,- il becco di quegli animali vi
fuori del bosco ove solcano ritirarsi, e o si intrica nella stessa guisa dei piccnlr au
cui i di frecce li alerrninò. gfilli alla pania. Gli augelli stin/alidr sono
redesi che in questo luogo si tratti di della grossczza delle giù, e somigliano alla
qualche torma di masnadieri , che devasta cicogna, colla sola differenza che lmun0 il
vano la campagna, e spogliavano i passag becco assai più forte, e non ricurvo. Non
gieri nelle Vicinanze del lago Stinfalo. posso dire se altre volte sinnvi stati in Ar
Ercole trovò forse il mezzo di farli uscire cadi: degli sngelli del nome stesso di al
dei loro cnvili , o col soccorso de'suoi cuni che si vedono preseutemente in Ara.
compagni li fè tutti perire. - Lucr. 5. bia, benclrè di forma diversa : ma suppo
" STIIIFALIA, soprannome di Diana che nendo che la specie degli augclli slinfali
aveva un celebre tempio nella città di Stin di sia unica , e che sia sempre esistita ,
{alti in Arcadia. La sua statua era di legno conte quella degli sparrieri , delle aquile o
dorato; la volta di quel tempio era adorna di altri augelli , mi persnado che si stin
di figure di stinfalidi augelli. Sul di dietro jfilidi siano uccelli d‘ Arabia, alcuni dei
del tempio vedeansi delle statue di bianco uali saranno velati verso le rive del lago
marmo , rappresentanti delle donzelle con tinfnle , e che in seguito, la gloria di
ambe le eoscie d'uccello. Dicesi che gli Ercole, il nome dei Greci molto più Cre
abitanti di Stinfalo provarono in lerribil lebre di quello dei barbari, avrà fatto dare
modo l'ira della Dea , perché la festa di a quelli augelli il nome di stinfirll'di anche
Diana vi era trascurata , n'c vi si osserva. nella stessa Arabia, ore prima un porta.
vano più le cerimonie prescritte dall'uso. vano un altro. o - Apollod. .’|2 , c. 20.
Un giorno le acque del lago Stinfalo pro -Apollon. Rhod. I. 2 , v. 384.-51mb. l.
digiosamente s’ ingrossarono a tale d’ inon 8. - Hrgr'n. _/216. 30. - Plin. I. Il , c.
dare tutta la campagna per lo spazio di 3;. -- Ltwrrt. 1.5, U. 31. - Ovid. fasi.
più di quattrocento stadi, di modo che non 1. a , v. 273. - Auwn. Edrll. g . v 5.
sembrava essa che un grandissimo lago. Un - Pnn.ran. l. 8, c. un. Tlarl. P. L. Ge
cacciatore, il quale cflrrra sulle orme di doyn. - Scrvt'u: , in in. I. 8, v. 300.
‘una ce'va . lasciandosi trasportare dal desi - Catull. epigr. 66 , v. 112. - Plaut.in
derio di afferrare la preda, gittoasi a nuoto l’err. net. r , se. i . v. .
in quel lago , e non cessò d’ insegnir- l’aSopra le medaglie di Stin/izlo si vedono
nimale sino a tanto che , caduti ambidue alcuni di questi augelli.
nel medesimo ahbisso, disparvero. All'i Una pasta antica , della collezione dello
Diz. Mii. 598
STI. (3176) STI.
pietre incita di Slow/t, ci offre Ercole rano considerati Sotto diversi rapporti. Una
con un ginocchio t\ terra , in alto d| lan a Giunone fanciulla , l' altro a Giunone,
dare un dardo a due Stinfalidi augelli , divenuta apoaa di Giove (adulta ) , e il
de'quali un terzo giace steso ai tuoi piedi; terzo e Giunone vedova, allorché fece esaa
pure ml molo , di dietro a lui , veggonri divorzio col suo sposo. Presso quella città
e la pelle del liane, e la sua clave. eravi il famoso lago Stinlale , tulle cui
Sopro "Il burro-rilievo della Villa Casa rpnnde Ercole, da quanto dicesi , aveva
li, veggiarno Ercole che tiene delle Clilll ucciso e acacciat0 gli uccelli che vi cagio
gnette, colle quali la strepito per iscacciare navttno infiniti guasti. Presso di Stin/itlo
quegli augelli. In un'impronta delle colle eravi una fonte che nell'inverno formava
IÎOt‘tt' medesima, tratta da un frammento una specie di lago, daddove il fiume Stin
di una eccellente ed antichissima Etrusca /izlo iugrossavnsi durante l'estate. Pausa
incisione , i‘ rnppreaenttttn Ercole nella nia pretende che Adriano ave-use fatto con.
medesima attitudine; ma colla particolarità durre le acque di queattt fontana sino ti
d’ eaaergli l'lle date delle grandi ali. Corinto. Quell' opere dovea dunque essere
Sopra una corniola ccorgeai uno degli ben ragguardevole, in ruta dei grandi la
alt'rx/‘dlt'dt' augelli, armato di cacc't, di scudo voti che vi si debbono supporre; imperve
e di due giavellotti , e precisamente come cltè eranvi almeno rette leghe di cammino;
quel mostro appare copra una medaglia e di più biangnava forare dei monti e tra
della famiglia Valeria, e di più Colla par versare dei fiumi. Non ti può nullndime
ticolarità di aver sul petto un telelrio di un gran fatto dubitare di questo racconto ,
Medusa, ml una palma con un! corona poich‘e umbra che l‘ autore greco urli di
nelle tute branche. (r Se queat.a terra non ciò che egli ha veduto. - dpoll . l. a,
ha relazione. al aoccorao pl'llhl0 da Illi c. 20. - :Slmò~ l. 8. - Pana‘. l. 8, c.
rterua ad Ercole in quel combattimento, ‘n . - Stut. Theb. l. 4, 11. 298.
col dargli le caatagnette di lnonzo (crepi ‘ 3. - Fiume dell' Arcadia; comincia"
laeula ) fabbricate da Vulcano, io non egli un poco al Sud-Bel del monte C1llene,
"pi-e; , dice IVinclrelmnnn trovarvi verun' e mellen foce al Sud nel lago dello stesso
altra spiegazione. Egli è però vero che po nome. Questo lago era famoso per le ro
trebba etttere una di quelle bizzarre ligure gierri da noi riportate all' articolo STHIFALZ.
da noi preu altrove per un’ inferriate. » ' STIPBNUIAIIO. A lempo di (‘osare ,
Una pittura di vaso , ci mostra Ercole presso i popoli dell'A uttanil, così chia.
di una grottesca natura, coperto della apo mavaai una apecie di Clienti , che dedica
|;lin del Nemto leone , e armato di una vansi in qualche uomo potente, e che per
Cl(ll)tl, proporzionata alla tua natura, che tutto il tram IO ch’ ci vivea, godevano di
sta combattendo due grandi uccelli ninfa tutti i comodi di quello, al scnigio e all’
lidi; tien uno il collo dell'uno , e a'ap amicizia del quale ai erano consacrati; ma
preata ad ucciderlo colla eleva , mentre l‘ se gli avveniva qualche disaltro , o incorr
altro tenta di fargli ahlaandorrtn- la preda , truvano la stessa torte, o da se stessi si
mnrdendolo in un braccio. E questa una uccidevano; e (‘crarc assicura che non si
di quelle caricature delle quali i vari ed ave: memoria esservcue stato un colo che
alcune pitture di Ercolano CI porgono molti sino a quell' epoca avesse rictntato quell'al
esernm. lrernaliva , ove la persona, al cui aervigio
t. S'I'HIFALO , ligliuolo di Elflltì e di Leo orari dedicato, l'oste stata uccisa. - Cac.rar
tlicea. Essendo Pelope in guerra con lui, I. 3, de Bella Gallico c. 22,- I. 7, c. 23.
lo invitò di recarsi nella tua altitaziflne, Vt'genem crede che gli stipendiarf toa
ove per tradimento lo fece taf'liare a pezzi. I‘I'O qualche con di più di semplici m-ldati,
La ‘tua morte la seguita I una gran ma come gentiluomini stipendiati. Ateneo,
liceità , che finalmente cessò alle preghie dietro Nicolò di Damasco , li nomina
re di Buon ( Anollorl. 3 , c. 9). Secondo Iuyavl-osw'wuu-r“, che muoiono col pa
Pausania ( l. 3 , c. 4) Sli'lful0 era padre drone , al quale si sono dati.
di Agamr-rle , di GOlli e di Partenope. Questa parole deriva dal Celtico vocabolo
' a. - Città aituatr in Arcadia e un solrlner, atipendiare , derivato da aold, e
dipreuo , al Sud-Est di Feneo, e al Nord da rould, che significano la paga che si dà
Ett di Orcomene. Si può supporre che ad un ufficiale , e che era preso da sul! ,
nella di cui parli Omero sia l'antica eittîa cale; nella guisa che solarium viene da
i Stiul'alo, che Itecomlo Paurant'a, esiste ml, ttnle.
va un giorno poco lungi del luogo ore in S't'trettnto. - V. Sonno.
Covtrutta la nuova. Aveva con nrulo per ' S'rtrrnotoSr, cosi chiamavami i sol
londatnre Stia/filo nipote di Arcade, In dati veterani, che arcano servito un parec
questa città , Temem'one , liglioolo di Pe chie campagne.
l.u-qo fece edificare tre lwmpll in onore di ‘ STIPBIIDIUM. ( V.Snr.nn ). Nei Latini
Ciminna ‘In lui quivi allevata, i quali e acrittou si prende anche per gli anni di
STO. (3177) STO.
militar nervlgio; quindi quadragflimum data da Zenone di Cizio. Preuer eglinu il
sIipendiam habere, significa qunrlut' anni loro nome dal portico, in greco .rlou, ove
di servigro. il loro maeruo dava la sue lezioni. Gli
" Srtrs; questa parola avea due terrai ; Stoici riguardavano la virtù come il bene
il primo indicava il prodotto di una cerca |upremo; e viceversa, come il più grande
alla quale ave: ciaacuno contribuito con dei mali, tutto ciò che non era virtù. A
dare la più piccola moneta, cioè una alzp.r. guisa dei tllsttìpoll di Epicuro , ultimo
Il secondo senso di questa parola (Imola che l'uomo regnare: sulle |ue passioni, e
va la più piccola moneta di bronzo , la ‘Olleuevano che. anche in tempo di sua vi
slip: uniale, o l’ oucia tlell’ asse. Porta en ta, poteva giungere alla perfezione, e go’
lit per tipo una prora di vascello con un dare della felicità. Approvavau eglino il
‘punto sporgente da una parte, e dall'altra suicidio, e ctedeuu0 che il timore deica
la testa di Roma adorna di casco. etigbi, e la speranza della l'it‘0lllPfllll nel
STIRACITB, aoprannome d'Apolln, reso la vita avvenire, non (lo'eeeet'o per nino
dal culto che gli era ttibutato aullo tira‘ conto influire sulla condotta dell' uomo
cione, monte di Creta. (labbene. - V Zenone.
" S'rutr'nnn, soprannome di Cerere, la " S‘ror.a. La tunica lunga e e lunghe
quale aveva un lempto a Stiride, città del maniche era da’ Romani chiamata sto/n ,
la Focide, ove era clmmata (‘erere-Stir'ilirle, e dai Greci cala.riris. Tutti i popoli di U
e nel qual tempio, secondo Pausania , e rienle la portavano, come ci vien provalo
rano a lei renduti tutti gli onori immagi dalla maggior parte t.lll monumenti.
nabili. Quel tem io era edificato di crudi Le rovine di Perarpoli, le medaglie de
mattoni , ma la el vi aveva una rum. gli Abgari di Edema, quantunque di un
del più bel marmo, la quale in ogni ma lavoro assai grossolano , evìdentm.eute lo
no portava una fase. - l’ausan. l. 10 , dimostrano. Sulla bella figuta di Paride
c. 35. del palazzo Altempr', che in tutto somi
S’ntto, re «l'Albania, al quale Eete pro glia al (ligio ventimento, la tunica ha del
mise la mano di Medea llll figlia, per ot le lunghe maniche. In un l.m550'l'llltfi0 del
tenere i suoi soccorsi contro gli Argonau la Villa Borghese, ove Penlasileu, regina.
li.- Val. Flac. 3. v, 497; l. 8. 9.358. delle Amazzoni, viene ad oil'erire i suoi
‘ S-rurrz, naviglio a larghi remi e Po‘ soccorsi a Priamo, questo re, ed i penu
co alto, del quale Festa dice; Cena: ‘in mggi del ano seguito portano tutti delle
ur'gir' latum magia, quarn allum. D’ ordi tuniclte le cui maniche IOUO chiuse al
Illl'l0 ne ne univano i pirati. p01i0 della mano.
r.S’rouo, loprannome s'tto il quale In un basso rilievo della Villa Borghe
Apollo aveva ttn oracolo in Alba nella Fo :e (admìmndu Romea antiq._fbl.6r ) ai
eide. onerxa una tunica simile a una figura (li
' 2.- Autore greco il quale vivea ver Creonle, re dei Coriutii : quel I)BIIO'YIlII:’
la I‘ anno 405 di G. C., del uale non vo i: stato rinnovato. Wr'mlrelmann (l'Ho
ci mutano che pochi frammenti. ozio nel munenti antichi iuedtli. Tomi r, fig.gt.
la ma biblioteca, parla di diverse opere Torre. 2,fal. non) dietro un antico ira-ao
di Stobeo , e cltce che le più {importanti riltevo che offre le medesime ligure , ne
sono i suoi compendii, in cui trovansi dei ha dato ei ulu la spiegazione veramente
preziosi frammenti di antica letteratura. degna di un uomo tanto dotto. Quella tu
' S‘t'ont , città di Peouin , nella Ma uicl, o stola, che aceude sino alle calca
cedunia. - Til- Liv. 33, o. rg; t. 40, gna, è ptopriimente la tunica reale. Le
1.‘. or. lunghe velli Jonic non avevano altra for
Troviamo un’ iscrizione portante Mmnc. ma, come possiamo convincercene portan
S'ronarra. municipt'uln stobensiuln. Questo do lo Iguardo sulla pagina 676 delle im
municipio ha fatto coniare delle medaglie magini , o dei quadri di Ftlostrulo. lire
latine in onore di Vespasiano , di Tito, quello l'ordinaria abito dei re e dei ma
di Domiziano, di Traiano, di filare-Au ginrati. Portavan essi quella lunga tunica,
relio, di Settimio-Severo, di Domna, di come si vede a Edipo re di Tebe aul
Caracalla, di Gela. di Elagabalo. frammento di un’ ut‘r‘a del palazzo Rondi
Eckhel ne ha pubblicato una medaglia nini, colla differenza che le maniche non
autonoma colta sola leggenda : Srotstrtr arrivano se non le alla metà della parte
SIUM. mprriot'e del‘ braccio, mentre alla figura
STOPIÀ, soprannome di Diana. di Creflntc di: noi teatè citata, ecendou
S'rufll, feste che ai celebravano a Ere eue sino ai polri delle mani. La figura
tiitl in onore di Diana. Esiokm, che ne par 103 del primo turno dei monumenti Illill“
la, nulla ci dice della loro origine, chi, farà conoscere agli amatori questa lì
STOICHIIONAIZIA. - V. Sncoxuazrt. gun di_Edipn che a quella di (‘renale
' S't'oicr, cel-:bte setta di lilorolì , inn nor avviciniamo.
STO. (3178) STO.
La tunica 0 fiala incontrerai dovun alit. Cyri, l. 8 Si qui: defeclum aliquam
que; e principalmente Iltllfl persone, che haberel in corpore, decorem e! ampliludi
dal loro stato erano soggette e una ub nem amturue fingere.
blica comparaa; è aempre cinta cl‘ una en-_ Claiemavanai slnlide (ZTO/HAEZ) le
da più o meno larga, la cui stella e la Clll pieghe che leccano certi vealinienti degli
ricchezza non a0no conosciute che imper’ antichi, e che ai evca tutta la cura di
fettamente.Alcuni passi degli antichi fl‘ll mantenere, collocando con arte la cintura,
nu credere che i Greci ed i Romani, por dopo di averle formate allorché si levava
t«ssero in quella cintura la loro boraa : e II'I. Senofonte parla di una stola di luna
gli è probabile che gli altri popoli , di coal increepata .
cui erano alati gli imitatori, avesaero un Saontnezza (Iconol.Qucsla specie di
tal m0, anche prelentenientt: dagli Orien balordaggine viene espreesa colla seguente
tali praticato. . caricatura: un uomo che ha la testa co
La slnlu, presso i Romani, era il reati. pena di un berretto guarnitn di sonagli ,
mento (.l|hll"ll\’0 delle donne di alta con cl‘ un' aria leggera, di grandi occhi aperti,
dizione. Lunghe ne crono le maniche, ed con bocca spalancata, ne formeranno idi
essa rcendea aino ai piedi; di ordinario aUntivi caratteri.
era di porpora, adorna di galloni o di STOLISOMAIIIIA, divinazione per mezzo
bende di stoffa d’ oro, di cui pure era or della maniera di abbigliarsi. Augluto si
lata tutto all'interno nella parteiul'eriore; persuaae esserle stata predetta una mili
ed E: questo il motivo per cui le parole tare aedi1,ione nella mattina , dall' errore
stola, c insu'la, ai prendono talvolta ne di colui che gli avea calzata la scarpa ei
g‘i autori, per la canili, e la modestia niatra, drveraarncnte da quello che dovea
che convengono alle donne di condizione,fare.
che wle ottennero il perm"i!0 di portare ' Sror.o , ertprannnme d‘ una famiglia
la stola, dopo che la palla fu Coucm.ea alle Romana chiamata Lrcinnia, che fu per la
donne del popolo merlrsimn,ed alle cortigia prima volta portato da C. Licinnio Calvo
ne: Matronaa appellata: eas fare, dice Fe a motivo dell' estrema ma attenzione nel
.rlo, quibu: .rtolas Izarfcmli jus “sul. Le far iavellerei germi degli alberi che po
donne pnneano sulla stola una specie di leano imlrarazzare nel ano campnl'agricnlw
mento che si chiamava palla, il quale , a 10re.ln ienso metaforico la parola nolo ,
gniaa della stola. era un veatimento parti ai prende per slupidus.
colare alle donne, di m-ulo che gli uomini ' S'ronB-HlnGn. Goal gli lngleaielriama
non poteano decentemente aerviraene. Tale vano un aingolare monumento che si vede
era I‘ opinione di parecchi autori, in ciò nelle pianure di Salisbury, alla distanza
aegtlili da Ulpiano : Ve.rlimenla mafie/aria di circa due leghe da quella città. Quel
san! qua: metri: fiuniliae causa‘: sul‘! come monumento era composto di quattro ordi
parata, quibus ‘uir non facile un‘ pote.” ni di pietre rozze diun'cnormc grandezza,
.rine vilnperatìone, veluti stolae . . . Opi circolarmcnle collocate. Alcune di quelle
nione appoggiata ad un pafl0 delle Filip pietre hanno venti piedi di allena e se(
piche di Cicerone (2 , 18) sumpsisti vi te di larghezza, e ne aoatengnnu delle al
rilem toganl. quum alatim muliebrern slo tre punte orizzontalmente, lo che forma
lam reddirliui. una specie di architrave di porta; si pre
Le .rtula presao i Greci era comune a sumo che tutte le altre pietre loaaet‘0 an
gli uomini e alle donne, e in generale in ticamente le una con le altre collegale iu
dicava qualunque tunica lunga,- ciò nono. eieme, e non l'ormassero che un eolo edi
‘tante, in un aenw più particolare, questa licia.
parola e'lgnilicava una apecie di abito pro La grandezza di quelle pietre ,ela dif
prio alle donne Asairie , lungo e con ma ficoltà che vi sarebbe atata per trasportar
niche, che Semimmide rendettn comune le a mntivo dell' enorme loro peso. ha
anche agli uomini , allinclrè il mo trave fatto credere che foaeer elleno composte ,
alimento da uomo fune mano oncrvato , e che gli antichi posaedeseero il segreto di
come lo dice Giustino: (I, 2, 3) Et ne un cnlcistrnzzo, mediante Il quale , con
novo Imbilu aliquid occultare videretur , Sabbia e piccole pietre riuscivano a fare'
eodem urnatu e! pnpulum vestiri' jubet ; dei considerabili musi. Ma questa ragione
quem morem vesti: erindc gene universo non sembra punto decisiva’, atteso che gli
lenel. ueato veatimento dagli Au'uii pu Egizii aveano trovato il mezzo di far venire
ah ai edi i quali, a tempo di Ciro, ai da lontano dei mani di pietre assai più
Perni lo comunicaronn.Queato principe lo conaiderabili di quelli di cui era Composto
inlroduaee preuo qnelti ullimi perclrè quell' ingleae monumento. D'altrode esa
il credette etto , per la Sua lung ezza , a minando il grano di quelle pietre, tutti ri
nascondere i difetti del corpo , e a far mangono convinti esser elleno naturali.
comparire la bcl1eua delle alatur.r (In Diicordi sono le opinioni degli Inglt'ei
STO. (3179) STO.
lntiqatarj , riguardo all'uso cui ha potuto vcrnantt. Un sole cix’ ossa porta in petto ,
_lcrvire un tale edificio.Alcuni Ct’ctlunu che esprime il carattere della verità , e della
fosse un tempio dei Romani dedicato a imparzialità da cui non deve essa giammai
Corlur, perc ‘e era scoperto. Altri pen dipartirsi. Alcune medaglie , delle piratni.
sano essere quel monumento stato innalza di, ecc. annunciano che le sue prove con
tu in onore di Eugr'sto, rinomato eroe sistono negli antichi monumenti. Il fondo
Danese, il quale conquistò l’ loglitlterra ; del quadro è lormato da una incendista cit
finalmente altri opinano che quel mono. tà che indica la distruzione degl’ imperi ;
mento sia stato innalzato da Aurelio Am nolabile ed istruttivo articolo de‘ suoi au
brusio, opinione l'ondata sul nome latino nttli. - V. CLIO.
di quel luogo clic anche preseutemente S‘t'nmca ( Età ). Gli cui la l'anno inco
chiaruasi mana Ambrusii. minciare al ristabilimento delle Olimpiadi,
.Mullet , nella sua imlrodusione alla gli altri al ritorno degli Eraclidi nel Pe
storia dl Danimarca , t‘ltce che gli antichi loponneso , cinquant' anni prima della di
popoli del Nord aveano l’ uso di innalzare struzione di Tt‘oli.
sopra colline o naturali o artificiali, del Sros.tuttastts (Mit._Lnp.). Divinità a
le are le quali non erano composte se non durata dai Laponi. E dessa inferiore ;\
se di rupi che servono di basi a grandi Thor , altra divinità degli stessi popoli ;
pietre piatte tormenti le tavole. Alcuni ed è ciò che indica lo stesso suo nome.
di quegli altari erano Circondati di un du Junknre significa gow‘rnnlore; vale a dire
plice ordino di enormi pietre, che nel che 'l‘hnr lo elegge suo luogotenente per
tempo stesso t‘scean cerchio anche alla governare gli uomini,e più particolarmen
Collina su cui erano quello are collocate. te ancora le bestie; imperocchè a lui si
Nell'isola di Zelanda vedesi ancora un rivolgono i Laponi , allorche si recano alla
simile recinto, ove quelle pietre deblron caccia per ottenere un felice successo. Le
essere state trasportate da lontani luoghi, lupi , le paludi, le taverne sono luoghi
e con enorme fatica. Matllet osserva che specialmente consacrati a Storjunltare, ed
nei luoghi in cui i popoli del Nord. l'acca il..ap0ui assicurano che in quei luoghi
ma l‘ elezione dei loro re , formavano un medesimi il Dio si degna di onorarli so
recinto composto di dodici scogli collocati vente di sua visita. Storjunltare è l'atto di
sulla punta e pet’pendicullrmcnte , in mez pietra , e la sua statua è lavorata grosso
1.0 ai quali un piu grande ne aorgea , su lanamente. Spesso volte i Laponi non si
cui poneasi una sedia pel re; le altre pie danno nemmeno le pene di abbellire la
tre servivano _di barriera fra lui ed il po pietra di cui vogliono fate un DIO. La
polo. lasciano essi ronza tal quale trovasi nelle
Evvi lungo di credere che lo Storie-Hert montagne,- e siccome siffatti Dei non CO.
se degli inglesi servisse ad alcuni usi ni stano gran latica a tarli . cosi talvolta in
mili , che erano comuni ai l'iretoni e agli torno alla pietra principale che rappresenta
antichi Danesi, o che questi ultimi avesseroloro Storjunkare, ne collocano parecchie
portati in Inghilterra allorché ne fecero laaltre sotto il titolo di donne, di figli , o
conquisl-‘l. di liglie di quel Dio. Gli danno ancora
S‘rotttA (Iconol. Figliuola di Saturno con poca spesa una lamiglia tanto numero
e di Anna. Vivo dipinta con maestoso sa , quanto può egli desiderare: sono essi
contegno e con grandi ali , emblema del persuasi di essere dallo stesso Storyunltarc
la sua prontezza nel raccontare gli avveui t'ltl'elll nella scelta delle pietre Cleslinatea
menti, o nel divulgarsi, donde risulta il t’nppresentarlo insieme coi suoi figli. Ili
generale suo vantaggio; è desta abbighata guardann questo Dio anche come protetto
di bianca verte , simbolo della sua veraei. re delle loro case, ed in ogni famtglttt gli
t‘a , portando da una mano un ltlJt'D, dal vengono tributati degli onori particolari
l'altra una penna ed uno stilo , e volgen dinanzi alla pietra che lo rappresenta.
dosi indietro , siccome quella che scrive i snct‘ific]~ che i Laponi oll'rono a Storj
per coloro che verrano dopo di lei. Tal unltare hanno questa particolarità: si pas
volta sembra che ella scriva su di un gran sa un filo rosso attraverso della destra o
libro sostenuto dalle ali del Tempo, rap raccln'a della vittima; quegli rlte sacrifica
presentato sotto la forme di Saturno Negli prende il legno e le ossa della testa e
appartamenti di Versaflles , Lc-Brun ha del collo della vittima, colle unghie e coi
disegnata la Storia con una donna assise, piedi.
coronata d’ alloro , la cui aria del capo è Tutto questo vien portato sulla monta’
grande e seria. Tiene essa un libro ed una gnu consacrata a Storjunltttre in onor del
tromba , e si appoggia ad altri libri che quale è stata imntolata la vittima. Coli
ha sparsi d‘ intorno. Gravellot a questi giunto, il devoto Lspone strolìna l'et'lìgie
tratti ha aggiunto un diaclema, percltè la del Dio col sangue e col grasso della vit
Storia ‘e Specialmente la lezione dei go timo , pone dietro la pietra il (urn0 dello
5 H1. (3i80) STR.
immolsto cervo : attacca le patti naturali delle iaolu Britanniche , il quinto ed il ae
dell'animale al corno del lato destro della ato, quella dell'Italia e. delle isole vicine,
testa; attortiglia al corno della parte iii il settimo mutilato sul fine, tratta della
nistra un filo rosso dal quale pendono un Germania, dell' llliria, della Tauride ,
pezzo di atagno ed una piccola moneta di dell'Epiro, o del paese dei Goti; l’ otta
argento. va, il nono e il decimo parlano della
Fanno essi talvolta dei banchetti in 0 Grecia e delle sue Isole , i sei che seguo
re di quel medeaimo Storjttnltaie; allora no, {aggirano sull'Asia, sull' ln<ha sulla,
uccidono la vittima presso l'idolo , ne Persia , sulla Siria e sull' Arabia; li lll‘
fanno cuocere la carne , e poscia coi loro tirni due finalmente, trattano dell' gitt0 ,
amici a vicenda si regalano;ma non man dell' Etiopia, di Cartagine e del resto del
giano se non se la carne della testa e del l' Africa. b'tmbrme avca composto ezilndio
collo della vittima. Talvolta accade che la dei mmmentiir) Storici che non ci sono
montagna ove risiede Storiunltare , di_uti pervenuti. Questo celebre Geogral‘o mori
si dlfllCll9 accesso , che per fllpìl'mlalìldfl l‘ anno 25 di G. C. Le migliori edizioni
fatica di salii'vi , i Laponi immolttno la vit di Strabone sono quella di Parigi del 1920
tima appiè del monte; ma allora bagnano e quella di Amsterdam del 1707.
una pietra del sangue di essa , e verso la ' S'rttanit ( dei Romani ). n Noi an
sommità del monta la lanciano , allinclte dammo, dice Winckelmann, nella princi
aerva a Storjunkate di prova del st_tcnli pale strada di Pompejano, la quale era
zio che hanno essi fatto in onore di lui. selciiita di lava , la cui natura non era
1 La noi tributario gli onori medesimi tan punto nota agli antichi, i quali nulladinie
to al e immagini di St0rjunltare quanto ti no da alcuni pezzi di tull'o, trovati intorno
quelle di Tltor, vale adire che le rinunci al Vesuvio, giudicavano che quel monte
vano due volte all’ anno. Qll“llì cerimonia avesse dovuto anticamente gittar del limou
consiste nel lregiare , in tempo di citate s Un tuffo eguale trovasi impiegato negli e-‘
di rami di betulla la pietra consacrata , edilicj di quella città. Gli antichi non pos
nell'inverno di rami di pino, e se in quel sedevttno l' arte di osservare, la qual cosa
momento trovln essi la pietra leggera e ha fatto loro trascurare le più belle sco«
facile ad essere alzata, sperano di vedersi perle. Le strade dell'antico Ercolano sono
dll Dio favoriti; ma quando sentono la nella stessa guisa selciato di lava. ii
pietra pesante, temono che il Dio sia ade La strada selciata di cui si ‘e giii scoper
gnat0, e faccia loro del male. Allnra pen la una gran parte, conduce alla porta di
sano ai mezzi di prevenirne l'ira; e nel Pompejano verso l’ Albo. Ha esca venti
medesimo istante nuove vittime gli pro cinque palmi di largo, con marciapiedi di
mettono. pietra di taglio. sui due fianchi per i pe'
i. Stanotte , siciliano , la cui vista pe doni, avente ciascuno sei almì e mezzo
noti-ante , non concordo col suo nome di larghezza, i quali condireon0 ai due
( Strabu.r losco ), dal capo Lilibeo( Ma archi , situati ai lati della porta. Il pavi
rulla ) in Sicilia, scopriva i vascelli che mento di quella strada ha molto sofferto
uscivano dal porto di Cartagine in Africa, per le vetture , vale a dire , che li vede
e a quarantacinque leghe di distanza tutto una profonda rotnja nelle grosse pietre
“0 contava le vele. esattamente insieme unite. Quelle pietre
' 2- - Autore greco nativo d‘ Amasia, sono una vera lava del Vesuvio, di cui
città di Ponto , vivea s'llto irt’gni di AU serviansi gli antichi , senza conoscerne la
guslo e di Tiberio. Da principio frequen natura.
‘ò "Pili la scuola di Senarco , filosofo pe ’ S'I'RAGULA rizs't‘is , manto che serviva
ripatetico , e poscia ahl'nacci‘0 In dottrina agli antichi di coperta durante la notte, e
deàli Etnici. Di Strabnne non ci resta che tappeto col quale coprivano i cuscini del
la stia Geografia, opera in cui alla più va le loro lettiglw~ Quelli che leccano tal sor
Ila erudizione trovasi accoppiata l'eleganza la di tappeti, chiamavanai atrngularit', mo
e 1‘ Pufllà dello stile. Vi si trova un qua ttvo per cui in certe iucrizioni troviamo
dro assai ben fatto dell’ origine, dei costu COLL. STRAGUL. ('allegt'um Stragula
mi, della religione, delle leggi, della sio norurn.
i'i‘I e delle rivoluzioni di tutti gli antichi. S-rnassna , pietra favolosa cui attribui
dlrabone prima di porsi a scrivere , per vMl la virtù di eccitar l'amore , e di age
corso la maggior parte del mondo allora volare la digestione.
conosciuto, onde iati'ttirsi , e raccogliere STKIi'I'AGBMMA (IconnL) Si dipinge lot
degli autentici materiali. La sua opera è lo la forma di un soldato con armatura ,
divisa in dicitmette libri. I due primi sono che sta in agguato dietro una trincera pa
consacrati e provare l’ utilità della Geo lilicata : va egli coprendo una trama, sten
înfiai il terzo contiene la descrizione del dendovi di sopra un drappo di stoffa d'oro.
‘ SP’B'", il quarto quella della Gallia o
STTL (3181) STÎL
Presso di lui evvi una volpe, siccome at del Giuliano e Gregoriano calendario, cor
tributo dell' nunzia. rispondeva.
' Snuvraoo (91ea’w’j'g). ln Demone. ' STRATBLA'I'B , nome di un nllicialc di
ne è. questo il nome di un generale di guerra a tempo del Greco impero. Zozi
esercito presso gli Ateniesi. Sul finire di ma e Jorande.r ne parlano, e da quanto
ogni anno gli Ateniesi numimwano dieci pare, era questO il titolo di un comandan
persone per comandare le loro armate , e le. delle truppe di un diatrello in una pro
quella elezione area luogo nel tempo stes vmcra.
-‘o di quella dei magistrati. _ _ _ STRA'I'IA , guerriera, soprannome di Mi
La parolina-7917,75‘ venne Insensrbrlmen nerva conliderata come Dea delle hattaglre.
le ad indicare qualunque cspo, qualunque S'l'llA'l'lc0 , uno dei figliuoli di NIMOI'e ,
turpe-fiore; accade ezitmrlio che questo no secondo Apollodoro: Omero lo chiama
me fu dato ad alcuni uomini che delle Strano.
cariche puramente civili e aacre eserci Srnnro, bellico-l'0 , aopranuorne di Gio‘
lavano. ve presso i Cerj.
(Înnvien anche osservare che la parola ' S’rna'ronrre, uno dei ligliuoli di Elet
0'7(’fl70'40 donde è derivato quella di repa tnoue.
917'’; non significa sempre un esercito I ’ S'l'ttA'rocuz'rx , mflgislrato d‘ Atene che
ma incline talvolta parecchie persone insie Plutarco rappreaeuta come il più vile adu
me raccolte, o degli spettatori , come nel
latore, ed il più spregevolo soggetto del
suo tempo. Viveva egli a tempo di De
I‘ Eleftra di Sofocle. -- v. 750.
Finalmente nei aecoli posteriori allorché mrlrio oliorcetc. - Plut. de virilì in
ai volle indicare un generale di armalfl ,
rtilut et in Demetrio.
non si facea più “lo della sola parola 01' ' l. STIA'I'OII , liloaofo greco nato a
Lampflt30 nell'Aaia minore , era ligliuolo
Pafn’igg, il cui significato era divenuto di Arcesilao, che nulla ommise per farlo
"0 po vago; ma per determinarla e realrin istruire. Lo a edi di buon’ ora in Atene ,
ger a , convenne aamlulamente aggiungervi ove Slralone geo prelto colla sua eloquen
.'...,,‘ fu.’ ;'Àm,.Questa pratica parve tan vi si diatinae. Fu egli discepolo di Teo
tn più necessaria , in quanto che al gene. frasto , e gli nnccedelte nella sua scuola,
rale comando di un esercito venirne ag ch'ei tenne aperta per lo spazio di diciotto
giunte parecchie altre cariche che punto anni. Fu per qualche tempo precettore di
non erano militari, come l’ Edilità , e la ToIorneo Filadelfo , il quale, dicesi, gli
intendenza dei grani. Da questo dettaglio fece dono di ottanta lnlt‘nll , vale a dire,
rilevesi che la par0ll stratego: ha avuto di circa ottanta mila arudi. La grande ap
due significati, uno militare e l’ altro ciri plir:tzione allo studio delle aclenze natura
le; in nello ultimo aeneo e densa impre il , gli valae il soprannome di P/zjat'czt~r.
g.ta su le medaglie delle città greche, per Cicerone lo rimprovera di non aver ben
radicare un magietrato il cui impirgn a conoaciuto l’ autore di quella natura iate».
quello di pretol’e corrispondeva. Il nome aa ch'egli studiava, sostenendo non esservi
di qneata magistratura dalla Grecia passò altro Dio fuorché la Natura,- eseer ella il
nell’ Jonia, da dove ai comunicò a par-ec principio di tutte le produzioni, e che
chic città d'Asia, le une, dice I/nilliml, quella Natura o quel Dio è. senza spirito ,
per magistrali hanno avuto degli ArCunll , aenza intelligenza. b'trulouc riconosceva la
e le altre degli Slrategi. Secondo l'us sede dr.-ll' anima nella testa dell‘ uomo.
servaziome dell' abate Belley, umbra che Pubblici) egli un gran numero di opere ,
l'eapressiont! di quel dotto antiquaria non delle quali più non ci restano che i titoli
sia esatta‘ nella generalità, poiché alcune citati da Laerzio. Queato autore ci ha
città hanno avuto e l'una , e l’ altra del conservato il testamento di Slratone, dal
le ‘anzidetle magistrature , cioè l’arconta quale rilevaai ch'era egli anni ricco e che
lo, e lo itralcgalo. Spnnher'm ci offre per i letterati dell'antichità aveano l’ tuo di
eaempii le (‘lllll di Apollonia in Lidia, e far dei legati ai loro confratelli. Queato fi
quella di Miletn, cui è d'uopo di aggiun losofo Vl\'('ìì 950 anni prima di G. C. -
sere anche la città di Sardi, come appare ('ic. (le Nal. Deor. I. x, c. 13 , ile F
da un medaglione di Caracalla, e da una nib. I. 5 , c. 5 in Quaest. Accid- l. I ,
medaglia di Oltlîlilld o. 9; I. 4, c. 38. - Plutaro. de exilio
Lo slrategaln era una carica annuale , Terrestrt'a ne un quailt'a, am'm. rin! calli
0 t'l€llil Il€tll guisa tiro in una città eran diora ? E! de opinione Philoa. l. 4, o.‘
vi parecchi arconti , vi si trovavano ezinn 5. - Diog. Laer. I. 5 in Slralone. -
dio parecchi .rtmtegi , o tutori. Senec. apud Aug de Civ. Dei l. 6 a. tu
’ STRA'I'BGIAIO ( mere . Il mele strate " 2. - intimo amico di Bruto , esten
giauo era il nono dei Bitinii ; e secondo dosi con calo rinchiuso dopo la perdita del
alcuni cronologisti a quello di maggio ,
STTL (3182) STR.
la battaglia di Filippo l'anno 7m di:Ruma ' 5. - Figlinola di Demelu'o Polione‘
e non Vulcnd0 Bruto sopravvivere lilla re la, moglie di Seleuco, re di Siria. Aulla
pubblica e alla libertà, pregò Stratone di ci) , lì5liuolo di quel Seleueo medesimo ,
rendergli ciò che ai chiamava ealremo dovere avuto dalla prima moglie , divenne perdu»
dgll' amici‘tia, vale a dire, di ucciderlo. Detta lamento amante della propria nutri.gne ,
aorpl'eli che un Romano, un Bruto, volendo e col conaenao del padre la ottenne in
morire, domandalae una mano atraniera,ma iapoea , dopo che i medici ebbero dllîllle
ciò derivava senza dublno dal tinture di rato eaaere quello il mio turno di I'e’lll'
non etegnirlo pienamente da ae btesa0. tulrli la unità. - Plul. in Pomp- -
Slmlrme non potendo , in forze dell' ami Val. b’laz. I. 5, e. 7.
cir.ia risolversi a compiere ai crudele ul'lì Una graziani dipinta" . ei ricorda l‘ i
eio, Blu“) chiamò uno de'auoi achiavi per atante in cui Seleuco , celelne prr la pa
dargli lo ateu0 ordine. Il punto d'onore terna sua tenerezza , veggendn CUI] sommo
varia let:0lld0 la dllltl‘llllì delle nazioni : affanno che la sanità del pi’0pri0 figlio An
nelle ider mnmne , l‘ amicizia urebbesi lgono andava di giorno in giorno lenta
coperta di un'eterna macchia , ove aveue mente cuusuuumdoai, e , cln«uuato Ernu>
lasciato morire un amico per la mano di stmlo, suo .medicn e l'nVni‘itu, inteae Il.‘
uno echiavo , quando pntea egli stesso li questo che la malallh del Iiglio traeva le
berarlo. a No , eaclainò Slratone, non u. sua sorgente da un violenti» amore , di cui
r‘: mai detto che il gran Bruto, non "0. il giovane principe ardeva per Stratomcu ,
vendo un amico urll'avversita, sia nato amata sposa del vecchio Ilìfliiafttì, il qun.e
costretto di ricorrere ad uno schiavo per aveala giii renduta madre d‘ un figlio.
liberarsi dalle pene della vita. » Ciò del Vediamo quindi leggindrarnente rappre
lo, volgi-mlo altrove il capo, preaentò la aenlato questo fatto uell'iunammato plin
punta della sua spada a _Blulo che ci si cipe steso aopra di un letto di prit’pnlfl, e
lanciò contro , e tono umana eetiut0. - nel già nirntoviilo Ernst'slrato , il quale e
Plul in Bruto. dal polso e dai palpiti del cuore ch'ei ate
’ 3. \- llici'0 e nobile personaggio di tnceandogli , rileva il flegrel0 della malattia
Orcomene, che di diaperazione ai uccise di lui. Gli Dppaaal0ulli aigii=rd‘~ che il gio«
per non aver potuto ottenere in iapofl una vane principe tico lilli sul un ' oggetto di
donzella d‘ Aliarto, città della Beozia , ogni mio penaieio, supra Strato/Hm che
della quale era perdutamente innamorato. In comp.ignia di Selnuco ala sulla poi“ mi
Plut. m narral. anirilor. c. I. acri1ando ed attendendo il risultato dklll
‘ 1|. - Stormo greco il quale non acrit visita di Ela.iistrul0, d’ indicano battente
to la vita di alcun: re di Macedonia , e mente la situazione dell’ oppresso tu‘) "il
epecieltnenle quella di Perseo. - Diod rito. infalll , come di volo abbiatn dei")
Laert. I. 5. y poc' anzi , la paterna tenerezza Iiiblll)Cil ogni
' J, - Re dell’ isola di :\riidii, cui allt'O sentimento, e quel p-dre enmpiaeente
quale Alessandro lfce un trattato di alle fece al figlio il ucnlicio di ciò che avrva
armi. Quinl. Curi. l. l. , c. I. egli di più care , cedeudogli la mano del.
' 6. -- Re di Sulone , tributario ed al I’ amata Principe”!
lento di Dario , re de‘ Peni. Fu belznto ' (i. - Cuncubina , 0 moglie di Mini
dal trono da Alessandra per aver ricusatn dale , te di Ponto, dalla quale in quel
di arrenderai. - Qiti'lil Curi. l. , c. I. principe lradilo. - PINI. in l’omp.
’ 7. -- Fll°l0fu pertpatelico. ' 7. -- Nume di una Città di Curia,
‘ 8. - Celebre Icnllnrg: .[ quale avea che i re di Siria lìvrllh: lregiatai di parec
fat!o la più bella atatul che si trovasse in chi bei iiwnnmenti. - Slmb. L 13. -
Argo; eioe’ un Eat:ulnpl0 di bumco mar Pana. I. 5, 0. ‘AI.
mo. - Pana. l. a, c. 23. ' i. STiurroiiico . tca»riere di Filippo ,
' - - llinnmato atleta della Cll-l‘ì (li re di Macedonia , e poscia di Ale.rrundro
Egio iiell'Acaiii , provincia di Grflciî 9 (‘I il Grande , era il più ricco particnlarn de’
in uno ilell0 giorno, coronato due volte anni tempi. La sua Opiilenza passò pn-uo i
agli olimpici Giunchi, - P.m;. l. 7, c. 24. Greci in proverbio , come quella di (‘rum
i. S1'anoiiica , figlia di Tespiu. prefll) i Latini. - Dir-d. Sie. I. 13. -0
Apollod. Plut. in Lycurg.
u. - Figliuola di Pleurnna. - Apollnd. ' 2- - Celebre suonatore di lira, nativo
‘ 3.- Figfiuula di Arianna, re di Cip di Atene, e, lecundw Perizanm , con
padocia, spmò Eumt'm: , re di Pergamo , temporaneo di Alrrmndrn e di Tolomeo.
ì di;eune madre di Aldo. - Stra6. Eliano racconta che , Irmramloei questo suo
. t . nature in un paeae,ove non Ivea nessuna
' -- Figliunln di Correo , moglie «li conoscenza, nati: molto aorpreso d‘ eaai'r
Antigono, o. madre di Demetrio Poliur ai bene accolto in una casa ove era stato
eele. - Plut. in Dr/nflu'n. invitato di entrare. Appena ebb'rgli pale
SΑR. (3t83) STTL
sale la ma giusta riconoscenza alla persona mento di ferro, di rame, il‘ argento , di
che con tanta buona grazia il riceVea, veg avorio , di corno, ecc. col quale gli anti
gentlo giugnere un nuovo ospite, po!cia un chi si ripulivnno il corpo.
nitro, ed avvedutosi che quella casa era Nella slrcghia distingueansi due parti,
aperto lì tutti quelli che volano alloggiar il manico e la linguetta. Il manico ( copu
vi: « Usciamo di costi, dine egli al mo lm) d'owlinario |l'ormnva un paralellepi
schiavo; noi abbiamo preso un pnlumbn , pedo rettangolo , concavo, e oblongo , nel
per una colomba; palumbem pro columba: cui vuoto poteasi impegnare la mano con
ciò che noi abbiamo creduto una casa di cui impugnavasi lo strumento. La linguetta
ospitalità , è un'osteria. u ( lingua ). era ricurva a aernicircolo , i"
Trovaudosi egli alla corte di Tolomeo, cavata a guisa di grondaja, e rotonda alle
che non giudicava molto bene del ano ta estremità più lontana del manico; la qual
lento , gli disse che uno lcettr0 non uomi cosa formava una specie di canale per lo
glieva ad un arco. Alia res acrptrum, alia aco'o delle acque, del sudore, dell'olio, o
plectram. Davn egli delle lezioni di musica di qualunque altro suciclume che Sepnl‘avansi
ove erano le statue delle nove Muse e dalla pelle, mediante il movimento di
quelle di Apollo: gli venne domandato quella sorti di slreght'n.
quanti allievi avea: u Dodici, rispose egli,
Presso i Romani la slreght'n era in gran
comprendendovi gli Dei. u Cum Dir’: dundissimo uso, non solo nei bagni per f".
decim. Ateneo ‘dice che Ntcocle, re di gare quelli che si hagnavano; ma cziandio
Cipro , fece trucidare questo suonatore, nei gioualj per ripulire la pelle degli atleti
perché area lanciato alcuni mordaci detti da quella specie d’ intonacatnra formata
contro i principi suoi figli. - /Elinn. Var. dalla meac0lfinza di olio, di sudore, di sali.
Hiat. l. 14 , o. 14. - Albera. Dipnns. l. bia, di malta e di polvere di cui erano
(i , c. (i; l. 8, c. 12- - Pcrizon. ad Ae coperti.
liuu. I. c. Quasi tutti aveano nella loro casa delle
' S-ranorensaca , capo della guardia streghie, e le persone cui esse appll'tene
Lacedernooe che iauccessori di Costantino vano l'sceano scolpire i luro nomi sul ma
montone-vano presso le loro persone. Questa nico, mme appare da alcuni di quegli slvu‘
guardia era armata di lancia , e coperta di menti che furono trovati nelle rovine delle
corone sulle quali erano dipinti dei liort’. terme di Traiano.
Portava essa un cappotto di panno guernito La alreghin serviva agli atleti per levare
di cappuccio. Da quanto credesi . la loro le immondizia che il sudore e l'olio attac
pt‘laticia , erano masse d'armi o’ di ban cavluo alla loro pelle; si vedono parecclr-e
deruole attaccate all’ estremità di un gin. pietre incise sulle quali appnjon rglino |itti
vellotto. in piedi portando le streg/zia, e «venti
dinanzi ad essi un vaso con una palmi
’ S'r'ltit't'on,questa parola indica talvolta un
ufficiale dell'esercito , incaricato di sorve che serviva loro di ricompense.
gliare alle pubbliche atrade,allìnchè nulli Anche nelle espiazioni eravi l'uso di ra
arreetasse la marcia delle truppe. Aveva schiare la pelle colla streg/ria. Secondo
egli in conseguenza l'incarico di far n Visconti,Poltcleln avea rappresentato Ti
staurare i ponti , appianare le alture, la dr‘o in quella attitudine. - V. TIDBO.
gliare i boschi incomodi , e disporre ogni STIIGOIE. -- V. Mano , Son'nceow.
cosa ci passaggio dei fiumi. S'l'llltltA, Dea Romano che presiede“ ai
Talî'0llfl la parola strato!‘ indica soltanto cloni che si l'oceano il primo giorno dell’
l‘ nf‘tìciale incaricato di aver cura dei ca anno, e che si chiamavano strenne. La sua
valli che le provincie aommioistravaoo per festa celehravasi nello stesso giorno e le
l’ uso pubblico. venia fatto un sacrificio in un piccolo tem
Finalmente questa parola negli ultimi pio vicino alla via sacra. Ne vien latta an
tempi significava lo scndiere che tenea la che una Dea che presunleva ai doni ed ai
briglia del cavallo dell' imperatore, e che profitti inaspettati.
lo aiutava a porsi in sella.l Greci davaogli ' Sfltetttte , cosi chismavaosi i doni che
il nome di Anaboleur. si facevano il primo giorno dell'anno. L‘
Lo strator generalmente fu lo scudiere origine delle riforme si fa risalire ai tempi
d’ onore o di mano delle persone in dignità di Romolo, e di Tazio. re de'Sahim,
costituite. Nelle raccolta il’ iscrizioni di che regnarono insieme nella città di Roma.
Muratori ( 4°. 5 ) leggiamo strato!‘ aedìll., Dicesi che Tazio avendo ricevuto con un
ed anche nella raccolta di Grntero ( 210, buon augurio alcuni rami tagliati in un
4 ) troviamo : strafor marimae vrstalium. bosco sacro alla Dea Sfrenna, Dea della
S1'aenuna. Festa dice che nel gergo pon forza, e che gli vennero presentati il pri
tifitale così chiamaunsi le concia delle vi’ ma giorno dell' anno , nutori‘nh in segmtn
|ime , o dei tori offerti in sacrificio. un tal uso, e diede il nome di ."frfnne‘ a
‘ S1'neoura (sfrigil, o slrigilis) Slll'f: quei doni, in considerazione di quella Dei
Ùiz. Mil. \ 399
STR. (M4) STR.
che poscia presiedute alla cerimonia della cotta, dice Carina ( 4, 1149. Sii, "IN". 3)
strenua. l Romani, di un tal iorno fecero prova I’ uso di un tal complimento, ecer
un giorno di anlennilll che «fledicaronn al tifi-1a che il modo di compierlo era accom
Dio Giano, rap resentato con due volti, pagnato d’ un dono senza che niuna ne
siccome quegli che guarda l’ anno passato, andasse esente; mentre anche i poveri
e quello ezianrlio che sta per incominciare; compivano un tal dovere in una maniera
in quel giorno tutti a vicenda auguravauai proporzionata alla loro lnrluna. in quello
un anno felice. Gli ordinari doni consiste monumento di terra colta, la cui l'arma e
vano in fichi , datteri e miele,- e ciascuno grandezza sono sulla tavola «altamente ri
mandava qua'dolci frutti a‘ suoi amici per portate, leggeri.
atles’tar loro il deaiderio che poteeaero go
dere di una dolce e piacevol vita. I fichi Anna uonvxu uvs't'vst
e i datteri erano d'ordinario cope:ti di
fagli" d’ Oro, lo che non indicava ciò no Feucmtt 'tlm.,
nostante che Il dono delle persone meno
doviziose. I clienti , vale a dire , quelli Credo di poter avanzare che non fu an
che erano lotto la protezione dei grandi, cora riportato un monumento di tale spe
portavano tal sono di strenua ai loro pa. cie; questo però debb'essere stato aaaai
trocinatori , e vi aggiuugeano qualche tuo moltiplicato dali’ uso del popolo , o dalla
nota d'ul'gfil'll0. Sotto di Augusto il popo facile operazione della tene cotta.
lo, i cavalieri ed i senatori prelentavauo Dacchè questa tavola è. incisa , ho rice
delle .tlrvnne all' imperatore: e quand' egli voto da Roma un monumento del mede
era assente, le portavano al Campidoglio; simo genere e della stessa materia: egli
il denaro delle slrenne era impiegato a’ è un po’ più grande ed è diveteo non so
comperare delle statue di qualche divinità. lo nella distribuzione delle linee , ma e
Tiberio con un editto proihi le “renne, ziandio nel lavoro delle lettere, poiché
dopo il primo giorno dell' anno , perché il non elleno di rilievo; in quello di queato
popolo per lo spazio di otto giorni ai Occit numero leggeri in lettere maiuscole
pava di tale cerimonia. Calhgnla dichiarò
al popolo di accettare le slrerme che gli Attuvxu u-mvat ravsrvat
veniuero presentate. Claudio succeaaore di
lui , proib‘i che lo impmmnassero Con sif remcesr mm e’: FILIO.
letti doni. Ma un tal uso si conservi) sem
pre fra il popolo; uso che i Greci prege Quest’ uso era dunque tanto esteso, che
ro dei Romani. alcuni davano le strenua a se atesei, e fa
cenno degli augnrii comuni a sè , ed al
FABIILEI MARCELLA! AETEIlI(AM proprio figlio.»
L’ uso di fare dei doni nel primo gior
FELICITATB. no dell’ anno, era presao i Romani, come
abbian: detto più sopra, della più rirnnta
Quella iscrizione, dipinta in rosso aopra antichità, poiché Si/nmuco (t’pt'st. tu, '28)
un’ anlara destinata a riporvi dei liquori, dice : ab exortu pnene orbi: Martina
vi rinchiude una aeclamazmne ed un an slrenarurn usus adoleur't , auclorr'late TAI‘
gurio che lanno gli operai di vasellame di Iii regis, qui verbenu.r fèlicis arborl's‘ ex:
terra a Marcello loro protettrice, olli‘em luco slreume anni navi auspica: prima:
dole quel vaso di terra cotta. Nell'ultima accepit. Sillhlli doni da pnacipio non ai
parola evvi aoppreslte la lettera M. Abbiamo offrivano che alle persone riveatite di di
un'infinità di eumpi del taglio di questa gnità, o per grandi virtù rommendevolr;
lettera alla fine delle parole. ma l'uso divenne ben tosto generale per
Tal sorta di doni, o di s!renne cui ai‘. tutti; e presso i Romani il visitare: nel
giungeaust dei voti, avean luogo anche primo giorno dell'anno, e il mandami dei
alle leate aatnrnali, o nelle Pubbliche eo doni che furono chiamati “renne, era eo
lennirîn. La parola /hbrilfs in questo luogo sa riguardata come un punto di religione _
aignitiea unscnlurj, ficliliurii, armamenta strana vocalur , dice Festa, quue datur
rj. Nei buoni autori non e‘ incontra la pa die religioso omni»- botti gratta.
rola _fàbriles perché sente di uno atile po ’ STRBIUA, Dea che agiva, o faceva agi
no elegante e del basso tempo. L‘ augurio re con vigore (Auguri. de CwiL Dci L’| ,
di un'eterna felicità ci porlerebhea crede 16) Era essa opposta alla Dea del riposo.
re che i voli di quegli operai di vasi in l Romani le aveauo innalzato un tempio,
terra cotta fossero rivolti a una donna cri - V. Acertonu.
litiflt'ta,‘ quindi gli è d'uopo di rilerlrli al Saluta o STIBUHG (Illi'l. Slow.) , Divi
N. o al V secolo. uilit del Kiev» ove la una statua fu eretta
in Questo piccolo monumento di terra p 1 (udine di Vladimiro. Non aappiamo
bTR. (3185) STR.
nulla di più intorno a questo soggetto. glia e d’ lberia, par-si fecondi di veleni ,
' STMBLIGU, o STMBILIGO, nome che gli e delle Ossa strappate dalla bocca di un
autori latini della prima antichità davano cane a digiuno.
al linguaggio vizioso, cui poscia, dietro i Da quanto pare, questi magici dettagli
Greci , appellarnno solecismn. Sn-ibligo piacevano agli antichi ; impernrchè vedia
vien dal greco vm:aholn slreblos, clic ai mo che i loro poeti di una tale materia
gtticl depravato, vizioso. - Aul. GelLl. volentieri s'inlerlrn ouo. Egli è d'uopo
5, e. 20. - Arnad. adver. Gente: I. i. però di confessare c e Orazio lo fa con
S'i'liicrii', picchiettala, cagna diAue0ne. moderazione: ma lo stesso non si può di
STIUDORB, delle porte. Prendeasi per un re di Lucano: l’ Erilto del sesto libro è
buon augurio lo atrepito che faceano le realmente assai disgustosa.5iffatle immagi
porte dei templi nell' aprirsi e nel chiu ni dehlmn essere rappresentata rapidamen
dersi. Claudiano (dc rapl. Proserp. 2 , te, ed in poche parole. Ma le uova e le
6 ) dice : interiora dell'augello strige entravano si
necessariamente nelle magnrlne composizio
- . . . . . . Tano cardine verso ni che gli antichi (lavano il nome di siri
Praesagae cecinerefure: . . . . ge: a tutte le fattucclniere.
" l. STRIMONB, fiume che serviva altre
‘ S‘t'tiica. Presso i Romani questa pa volte di confine alla Macedonia e alla 'l'rii
vola significava uno spazio di terreno vuo eia, secondo il periplo \ll Scillace (I. 4 ,
lo nei campi, destinalo alla passeggiata dei e. io). Plinio osserva la stessa cosa , e
cavalli. Quello spazio avea centoventi pie aggiunge che questo fiume ha la sua sor
di di lunghezza e sessanta di l:iighefla. Ma gente nel monte Emo.Sulle sponde di que
la parola slriga significa propriamente una sto fiume eranvi molte giù le quali vi si
linea fra due solchi, e uell'agrimenaura recavano sul finire della primavera , e ne
significava una gran misura di lun partivano al lìuir dell' autunno, per portar
ghezza. si sulle rive del Nilo.Dicesi che III riva
dello SU'ÌIIIQI8, stava Offro piangendo la
“ STRIGB specie d’ augello notturno di
estinta Euridice. Apollodorn dice che es
cui parlano gli antichi; noi nel conoscir
sendosi Ercole adeguato con questo liu
mo, ed eglino stessi a tempo di, Plinio ,
non ne sapeano più di noi. E fuor di me, lo riempì di pietre in certi luoghi ,
dubbio che questo non appariva se non se onde impedire eh’ ci fosse navigabile. Da
in tempo di notte, e veniva chiamato Stri'z: quanto assicura Ateneo, gli antichi facen
a motivo dell’ acuto suo grido. Ovidio lo no gran caso delle anguille che vi pesca
dice nel sesto libro dei Fanti : vano. Lo Slrimonc è celebre nella storia
perché sulle sue aponde , un piccolo nu
Est illi's strigi'bu: nomen , aed nomini: mero di Ateniesi, trionlò dei Medi a mal
hujus grado delle più lunghe fatiche e de’ più
Causa, quml horrenrla slridere noci: so grandi pericoli.- Apollod.l. 2, e. 26. -
lent. Pomp. 1'l1ela, l. 2, c. 2.-Alhen.Dipnos.
l. 7, e.i3 - Virg. Georg. I. i. 0. no;
I moderni traducono stri: per civetta. I. /i, v. 508. Eri. 1. io 1.‘. 265. ci 1. i i,
I poeti fannft entrare le uova e le inte' 580.- Quid. Mesi. 1. 2, a. 257.- Trist.
rioni di questo augello in tutte le compo 1.5, Eleg.3, v. 2I. in Ibin. v. 602. -
li1.ioniche faceauo le maglie. Seneca nella Propert.l. 4, e 5, ‘u. 70.- LUCE". I. 3, v.
Medea cosi si esprime : 7ii.- Senna. in Agamenon. v. 843 , et
in 0Edip.v.
1"ùeetque cl obrcaenas nuca 2.- Figliuolo di Marte.
Mnealique cor Imbonis et raucac stri'gr's Sanremo, guerriero cui Aleso troncii la
Exsecla viuzze visura . . . . . . . destra mano.- Eui'd.
S'rriiiflio, figlinola tlrl Dio Scamandro
“ Essa vi framrnischia le carni dei più divenne moglie di Laomodonte. chela ren
fnnesti augelli, il cuore d’ un rospo e le dette madre di Titonc. -- .!pollod. 3,
interiora che ha essa strappato ad una vi c. ‘2.
va civetta. n \ Srni-RnsA-Naosit ( Mii’. Ind. ), festa
Orazio ( Od. 5, l. 5 ) dice che Caru'dia che ha luogo nel It0u0 giorno dopo il
acarmigliata, e la testa altottiglista di vi plenilunio del mese d‘ aprile , e che e ri
pere, fece preparare sul magico fuoco una nomauasìmo nei templi di Viant'i ; è quel
composizione, in cui meacnlò delle radici lo il giorno della nascita di Maura , e la
di cipresso e di fico Selvatico diurmerate solennità dura nove giorni. Il Dio viene
in un cimitero; delle penne e delle navi ogni sera procesaionalmente portato per le
di civetta, nocturnae alrigis. in1.ttppatlr nel strade,sopra diverse montnre , e al mor
sangue di un rospo, delle erbe di Test: no, è egli esposto in un Madan, 0 "bar
STR. (‘3186) S'l‘ll.
nacolo del tempio, per ivi ricevere le ado Spoai: una sorella di Agamennone , che
razioni del popolo. alcuni chiamano Anas.ribia, altri A.\lig.
Srurv.ucnrzvaxau (Mit. 1nd.) , terza chea, ed alcuni altri Cindragorn. Se gli
auddwisione nella tribù dei Bratutni. Son autori sono diacortli intorno al vero ma
cui propriamente i Bratuim di Visnù, in nome, a’ accordano però trilli nel dire che
caricati delle cerimonie ne’ luni templi; e era sorella di Agamennone, e che Stra/in
nella loro aetla sono lo ateuo che i Srve la rondella madre di Piloric, tanto cele
bt'amtuiali in quella di Siva. Dalla loro bre nella .aua amicizia verao di Ore.rte ano
tribù vengon tratti i Gouroi di Vi5nit, cugino. - Asia: . apnd Panico. l. 2 , e.
chiamati Adjarieri.Quasta tribù ai auddi 2_(). -- I re Pauran. I. 10, c. 30. -
vide in due altre, le cui opinioni intorno Hygin.jab. 117. - Scholiast. Eru7'pid.
alla natura di Dio sono dtveree; una ai in Orest. v. 764 e 1235. -- Eusl‘ulh. in I.
chiama Vadaculeri e l'altra Ingulerl. Si 3 , Odysr. - Tzelzu, ad Lycoplrr. (‘a s
distinguono dal segno della fronte che ao .ianzlr. v. 13'4.
miglia ‘ad un Y. Quello dei primi aceude Allorché Eigislu e Clitenneslra ebbero
aul DUO, e termina in punta; gli orli ao trucidato Agamennone, Stra/io ricevette
n0 bianchi, e la marca di mezzo è gialla; presto di là il piccolo Oreste, che gli era
Il legno degli ultimi termina ritondrmdoai alato apedito da Eleltra segretamente per
fra le due aopracciglia; bianchi ne aono gli aottrarlo all' odio di Egisto , che eraai
orli, e rossa la marca del mezzo. Il bian uaurpato il trono d'Argo. Siro/io ebbe
co rappresenta Vranù; il giallo ed il ros cura dell’edncazione di suo nipote, e dopo
ao indicano la sua sposa Lackabmi.Sifl'-tli alcuni anni gli aotnminiatrò i mezzi di verr
aagni ai debbono porre all'alzarai del let dicat’e i_ mani di Agamennone. - V. (l
lo e a digiuno. RESTI.
" STROKULIJS, nome che davano i Roma 2. - Figliuoln di Pilade e di Elettra.
ni ad una apecie di berretto portato dai -- Pana. in Corint. e. 16.
Bat'hari, e che a’ innalzava come il frutto ’ 3. - (slraphium), cintura che le don
del pino con parecchie cireonvoluzioni api ne poneano immediatamente anno il petto,
rali; l'.4pex dei Romani al contrario a'iu e che dratingueaai dalla zona, cintura col
na'llvlt in punta diritta. locnta nulle anche, e comune agli uomini
" St'aoranr, iaole del mare Jonio sulla e alle donne. Winckellnann riferisce che
costa occidentale del Peloponneso , altre le donne, per conservare il petto sempre
volte abitate dalle Arpie , preaentflnente fermo e contenuto aotto la tunica , portar
rl:ii monaci.Furouo coal chiamate perché vano anche sulla carne una specie di cin.
Zete e Color’ avendovi luaeguite le Arpie, tura che coutribuiva a conaervarlo, cintura,
ai: no ritornarono per ordine di Giove. 0 benda cui appellavaai slmp/u'um. Cosi
;ì [Eneid. 3.-- Me!. t3.- Strab. S.’ T almeno i commentatori di Plauto hanno
eaZl,c.".--IÙL
Flae. 1. 4. ».‘m3. 5 fuv.r 9 .-Iu. chiamato una benda con cui le donzelle so
eteuevnnai il petto , e atringeanai il corpo.
La flotta di Enea, ritornando di Cre Si conosce una tragica figura che lrovaltl
n. dopo di aver aoatenuta una violenta sopra un'urua sepolcrale delle gallerie del
tempeata, prete terra alle isole Slrofùdi. Campidoglio , e che si può prendere per
«r Ivi , dice Virgilio, la barbara Celeno e la musa della tragedia. Quella figura accou
le altre Arpia hanno atabilito il loro sog eiata il capo di una tragica maschera, e
giorno dacebò furor: esse acacciate dalla negligentemente appoggiata sopra un ginoc
mensa e dal palazzo di Fmeo. Gli Dei chio , porta una benda rotto il petto: ma
nella loro ira non hanno fallo uscire giam quella benda e assai larga , ed è collocata
mai dall’inlerno più m-nhili n stri, nè un sopra la tunica, solo vealimento della ligu
più formidabile flagello. u - Eucirl. l. 3, re: è densa stretta due v«lte intorno al
v. '110. - V. Arma. ’ corpo, e davanti sul basao ventre ne culo
Le la0ld slrofiuli presentemenln portano un gran pezzo assai largo, alla cui estre
il nome di Strivali. e non anno per lo più mitit è attaccata una piccola palla a forma
frequentate che dai corsari di Barbarie. di ghianda. Consultando Carla: (I. 6,
S‘l'ltol-‘ID , soprannome di Mercurio , che lai). 71 , c. ';'2, fig. 4 ) , si troveranno
indica un uomo avveduto e destro negli due piccole ligure che pongono quella benda
all'ari; o secondo Esiti/rio , perché era col‘ immediatamente sotto il loro corpo. Una
locato prelso le porte che incessantemente atntua simile ai vede nella galleria di Fi
ai aprono e si chiudono, o perché procura renze.
egli dei vantaggi nel commercio. La parola strop’u'um indicava anche una
" r. Srnorro, re di Focide, provincia piccola benda della quale le donne fascia
dell’ Acaj:r in Grecia, uno dei diacendcnti vansi il ca 0. Esichr'o dà il nome di stro
di Eaco re d’ Egirta, era figlioolo di Cri.w pln'um ane re alle bende di cui i sacerd°‘i
e nipote di Foca, e ultimo nipote di Euca cingeansi la fronte.
b'I‘U. (3.37) 5’1 U.
Srsorro , corona o berretto che i ram-r. ne di mattoni per renderli al marmo so.
doti pone-ansi sul capo nei sacrifici, e nelle miglianti.
l'iligiose cerimonie. S‘rttnerrs‘r: (Mil. SInv.), lago sacro
" S'rtruc'roncs, muratori , operai impie che trovasi in una folta foresta dell'isola
gati a innalzare gli edrlizj. di Riigen , e che eia ahbondantissimn di
Erano chiamati structores anche gli schia pesci, ma il rispetto che arresi per la san
vi che presso i Romani , erano incaricati tità delle sue acque non permetteva di pren
di portare i piatti sulla mensa, e drsporli dervi nemmeno un pesce. Gli Slsri adora
in ordine. Questo nome dnvasi eziandio a vano anche le sorgenti, i fiumi ed i la‘
coloro, il cui ufficio consisteva nel trin ghi, specialmente il Danubio, ed il Bug.
ciarc e che si cliiat'tta'flu0 carptcres. Que Chiunque avesse infranto gli usi di una tale
sii erano ammaestraii da alcuni esperti che superstizione , era punito con la morte. Ce
gli rsercitavauu a tiinciiite sopta diversi lehravanai delle feste in loro onore; espe'
animali. cialinente nella primavera all'iaiantr: in cui
" S'rnus, focaccia che si'ofl‘riva agli sciolgonsi le nevi e i ghiacci , mostravau
Dei donde venne che libare ebbe per ai rgliuo maggior fervore. Imnisrgevann de
nnnimi stnrem movcre , commovere , ub gli uomini nelle loro acque , e talvolta in
rnowrc. aeguo di pietà re gli snnegavat't0.
STIlUI’BII'I‘AIU, uomini proposti per puri S'i’cDt0 (Icollnl. ). Vien rappresentato
ficare gli alberi colpiti dalla lolgnre; ceri sotto le forme di un giovine pallido e di
monie che consisteva nell'ollrire delle fo modesto vestimento, che sta leggendo al
cacce sotto quegli alberi medesimi. chiarore d'una lampada; porta (gli una
' S'rnurmotti o Snmrntos ( V. Sapone). benda sulla bocca et‘ far comprendere
I Greci così chiamavano la pianta dai Ro che il silenzio è l’ amico dello studio. Gli
mani ap ellatn Lunario herba, a motivo del sia a fianco un gallo siccome simbolo del
l'uso c e se ne facea nella manifattura di la vigilanza.
lana. Dinscmide, parlando della strnthr'um, Un giovane assiso , sul cui semhianie
contentasi di dite che era una specie di scorgesi espie'flo il raccoglimento, non di:
curdo, o di pianta spinosa la cui radice giunto da quella seria applicazione di noi
era larga , lunga , della grossezza di due ma , la quale conduce l‘ uomo alla cogni
o tre dita, e che mettcn delle foglie ar zione delle cose, ci offre 1' immagine dello
male di piccole ponte. Quantnnque questo Studio pregevolissimo lavmo cui diè vita l‘
dettaglio non ci faccia punto conoscere la immortal pennello di Rq[filtft d' Urbino -
pianta di cui parliamo , nulladimeno i‘: ha; Quesla figura tiene tra le mani un libro che
sianle per provarci non easere quella pianta forma il soggetto di tutta la sua attenzione.
che i Romani chiamavano unthù'rt'num. L’ autore di qll€sl0 icnnologico pensiero,
' S1'att‘t'o, generale di Arta.rerse che vi ha giudizrosamente collocata di contro
comhattette contro iLacedemoni. Viveva la Dea delle scienze, pure assisa per dinn
egli verso l'anno 395 prima ili G. C. tam che degli studiosi essa mai non si al
' STRIJ'I'OPAGI, popoli dell’ Etiopia, sotto lontana. ‘
1‘ Egitto. Stmbone( I. i6 , p. 72) che STUFA. - V. Danno.
pone questi popoli nelle vicinanze degli E ' l Romani conoscesno due sorta ali slit
lvfaninfagi , dice che non erano molto nu _/Îf PCI’ riscaldare le loro camere e gli isl
merosi. il nome di strato/2:51’ era stato tri appartamenti della Casa. l’.e prime erano
lor dati’), peichè non si occupavano che specie di forni sotto terra fabltrit‘att in lungo
della caccia degli struzzi , che servian loro nel grosso del muro, ed aVt‘ano dei piccoli
di ordinario alimento. Serviansi delle loro tubi ad ogni piano,- iqusli corrispondevano
pelli per vestirsi , e farne delle coperte. colle camere, e si chiamavano _/hrnaces_
’ Snvzzo. Lampri'di'o dice che Elagg vapOrarr'ne’. Ma i Romani aretino e1.iarnlio
bolo in tlu solo pasto fece porre sulla delle stufi: portatili; come ai lisa anche ai
mensa le teste di sei cento slruzzi, per nostri tempi , chiamate flr‘pocausla, cui
mangiarne la crrvella. Ne veniano esposti camhiavano di luogo quando coleano. Ci
alcuni nel circo percl'tè cornhaltessero con. cerone; scrive cb' egli area cambiato il po
ho i gladiatori. Plauto d'a allo struzzo il sto delle stufe, perché il tubo d'onde usci
nome di passer mnrinus, perché dall'Afri va il fuoco, era sotto la stanza : H)‘pomu
ca erano portati in Italia. sta in alterurn apodytert't' angulnm pro
’ STRUZZOFAGI. - V. Suororscr. movi , pmplerca quod ila r-rant perito,
' S't'ttcco. Questo articolo appartiene al u! eorum uaporarinm, ex quo igni.i enun
dizionario d'Architettura, nulladirueno di pil , esse! sttfrieclum cuóieulo.
remo soltanto che iRomani ne facnano uso S't'nro (lllil. écurirl. ), il Barco degli
non solo psi templi, pei pavimenti ed i abitanti dell’ Alta-Sassonia e della Turin
muri , ma ne intonscavano altresì le colon gia. Reodrva egli degli oracoli, ed era a
SUA. (3188) SUB.
dorato sul monte Stuve, sino a tanto che le hanno l'atto perdere il padre e la ma
S. Bonifazio ne spezzò la statua, e si londò dre. ecc.
una chiesa. Le sventure vengono sempre da qualche
Swmnczza ( Icnnal.). Cnchin, dietro spirito che si avrà avuto la disgrazia di
Ripa, ne fa l'allegoria con una donna ne ollendere; consigliano di non perder tem
gligtruletttente vestite , coronata di narcisi , po per placarlo, e di fargroutamente clua
e che ne tiene anche in mano. E essa ap mare un certo Brsmino. ‘e le predizioni
poggiata ad una capra che sta pascendosi riescono falbt!, il popolo conlentasi di di
delle foglie della pianta chiamata eringe.re.- quel!’ uomo conosce male il proprio
Gli antichi ne aveano fatto una Dea. L’ mestiere.
acero era alla Sltlpidezza consacrato. ' Suau'r0wi'rtt, principale divinità degli
' STUPII‘IJS in Indi: scenicis. Queste pa antichi abitanti della Lusazia; avea quat
mi» che leggonsi in un‘ iscrizione raccolta tro teste ed era coperta di corazza. Cre
da Muratori (877, t ), indicano l'attore,desi che presso que' popoli fosse il Sole 0
che eseguiva le parti di bahhaeio. Nella il Dio della guerra.
stesu raccolta leggesi pure stupida: t,'fae ' Soasns color, o meglio insuasua co
ca: (876, 3 ): era lo stesso carattere nelle lor. Festa dice che queste parole indica
commedie greche, come quelle di Plauto, vano la tinta che dava ad una stoffa bian
ecc. ca l’ acqua carica di fumo : sunsua color
" STURA, fiume nella Gallia Cisalpina , appellatur qui il ex stillicidio famoso
che mette foce nel Pi). in ves‘tirnenlo al 0. Plauto: qut'a tibi sua
‘ S'rnnrut, città della Calabria. so infect'stipropudiosum pallrum. Quidam
Snua'( Mit.Mus. ), Idolo che i Mu legunt insuaso. Era un colore di fuliggine
sulmani dicono essere stato adorato sino temperati.
a’ tempi di Noè prima del diluvio . e col ' Snavmrs, OSCULAAI. Queste due pa
lasso del tempo dagli Arabi della tribù role sono a un dipreaao sinonimi, e signi
degli Odeiliti. - Hib. Oricnt. ficatutn bacia!‘ teneramente. Attico por
SAVI» (Md. Mar )I grano nero, germe tando a Cicerone i saluti di Attico , gli
di concnpiseenla e di peccato inerente al disse : osculrrtur le Attico mm; e in un
cuore dell'uomo; e del quale Maometto altro luogo : tibi auuviwn dal Attico. Ci
vantati di essere stato liberato dell'angelo cerone gli diede per risposta : Atticans
Gahricle.- B16. Orienl. nn.rtmm cupt'o absentem suavt'rrri. Usa egli
SCADA, una delle Dee che presiedono il termine suaviari, perché trattasi di una
al matrimonio. E la stessa che la se bambiua.Ùn tale vocabolo sarebbe stato
guente. un po' troppo forte, ove la figlia di Atti
"' SUADILA, l)eu della persuasione e ca avesse avuto qualche anno di più. In
della eloquenza presso i Romani , e che i un’ altra lettera, parlando di lei , dice:
Greci adornano sotto il nome di Pita Ad osculum Atticae; mentre parlando di
Chiamavasi sumiela 0 strada, da suade Tullia, sua figliuols, che era donna già
re, persuadere. Dea insinuanle e commenti fatta, ci dice : ad enmplexum (Epist. i,
di Venere. Teseo fu il primo a stabilire 1. ti! ) atque utinam continuo ad comple
uell'Altica il culto di lei. Aveva casa una rum mene Tulliae , ad osculum Attico:
statua nel tempio di Venere Prasside a passim currere.
Megara.- Cic.de Orat. c. 15. - Paus. " Sua Asma. - V.Ascut. - Val. di
l i. c. su e 43,- l. 9, c. 35. Supplim.
Son-Muro ( Mit. Chili.) , mestiere di ‘ Sue, aggiunto al nome di una carica,
astrologo. La China è piena di persone indica il supplente di quella carica mede
che tengono calcolo delle nascite , e che lllllia
suonando una Specie di Tiorhs , vanno di Suaa-lastnu-Manu ( Mit. Ind.), il pri
casa in casa offrendo a ciascuno di dirgli mo uomo creato dal DIO Brama per pro
la sua boom o cattiva futuna.Ln maggior pagare il genere umano. Brama lo henedi
piante ‘sono ciechi, e il premio dei loro ser e gli disse di moltiplicarsi. Questi gli fe
vrgt si riduce a circa due quattrini. NON cc presente che non poter: porre i piedi
VI sono stravagante che essi non ispaccino in nemro luogo, essendo la terra tutta di
sulle otto lettere di cui è composto l'an acqua ricoperta, Brema rivolse le sue pre.
no, Il giorno, Il mese e. l‘ ora della nasci ci n Visuù, che prese la forma d'un cin.
tfl.l’retlicon egliuo le disgrazie di cui si è glfiale, e co'snoi denti trasse la terra di
minacciati, promettono delle ricchezze I sotto delle acque. Subn-Jsmbu-ll‘lanu ebbe
degli onori, e felici successi nelle intra dalla prima donna Sncluronbey due maschi
prese di commercio, e nello studio delle e due femmine che l'universo popola
scienze,- scoprono la causa delle malattie rono.
tanto ‘della persona che li fa parlare, quan Srmsmuva, cosi chiamavasi t'ajutante
to de suoi figli , ed anche le ragioni che d’ un luogotenente, o generalmente di un
,__ __
SUIK (3103) bUi’.
in suo nome per tanti giorni, quanti non sto allo agn:irdo mantiene col procedente,
ne‘ sarebbero giammai alati accordati ai è cagione d’ avervelo soggiunlo, ancorché
piu rinomati capitani, e ciò per averi sol non appartenga in verun modo a soggetto
lu6ata la congiura di Catilina, e ricondot romano.Esaoè pur trasportato dalla Grecia
U la calma in tutta l‘ estensione del Bo ed ol'lre come quello delle Diriniw che si
meno impero. Il console oratore non trala distinguono dai mortali supplict, non tanto
actò di far valere quella distinzione, esor pe' loro attributi, quanto per la loro Iunle.
|_ando tutto il popolo a celebrare quelle Tal foggia di rappresentaw la diversità de
leale colla gioia che si è capaci di gusta gli uomini dagli Dei e dagli eroi è assai
re allorché si conosce la grandezza delpe frequente nei bassi - rilie\i greci, co
rigiro che si è corso , ed il prodigio pel me assai rara ne'rnonumenti romani, sem
quale se ne e stati preservati. bra ancora essere stata cnlir antichissima ,
L'altra occasione di lare delle supplica p0|Cltè la ddl’crenza stessa fra le divine e
Zi'o/ii non era tanto frequente ; ma sicco le umane imuiii ini osacrvasi già Ilellnsut.
me si è più sensibili al male che al bene, do di Achille. ode si argomenta clan-H:
cosi quando rrattavasi ili al! mtanare i cui’ stata dagli artefici adottata questa dispa
pi dell' ira celeste raddnppiavasi lo zelo , rii'a sin dai tempi d‘ Omero, ch'è il vero
non si risparmiava nè pena , nè spesa; le fabbro di quell'arnese meraviglioso.
preghiere , i voti, i sacrifici, a p:rain0 « Un’ altra circostanza, che pure nei
gli spettacoli ai quali crettevasi e e gli bassi-rilievi di’ Giccia è comune ancor |nt‘t
Dei unta dovessero essere meno sensibili della prima, acorgesi in quali’ ornato che
degli uomini , tutto era posto in uso. rinchiude la composizione. In vece d’ altra
Surrzrcnsvot.a o Surrr.icsri'ri. l suppli cornice che ne fregi la circonferenza , il
cheroli ortavano dei rami d'ulivo, e toc basso-rilievo è terminato lateralmente da due
cavano e ginocchia ed il mento di coloro pilastri Attici aostenenii un architrave, sul
dei quali implorarano la protrzionu. Quan quale com ariacono l’ estremità dei l.eg0li
do vulcano fare una maggiore impressione del tetto cîre v’ e. sovrapposto,- un orlo si
si avvicinavano al focolare consacrato agli gnilicante il pavimenlfl, segna il piauoin
Dl‘l Lari , sotto la fui protezione era la l‘eriore , talchè il campo delle figure ras
casa, e nellr che I‘ abitavano. sembra appunto ad un vestibolo aasaiaem
' Cos di fatti Omero ci rappresenta plice. La buona scelta e la sagace inven
Ulisse nella casa di Aici'noo , presso il zione de'Greci spiccano in questa medesima
quale recavasi ad implurar soccorso : andò semplicità. _
egli a sedere sul focolare presso la cenere rs il lusso-rilievo sembra QSIÌ'I'E voto di
ma Alciuoo malamente da quel luogo qualche famiglia a Divinità iralutari.Questa
la ritiro per farlo sedere su di un ma vien composta da un uomo barbato 22mm
gnifico trono. pagnato da due femmine , ciascuna col suo
Tucidide dice la medesima cosa di Te ambino fralle braccia , e da quattro l'an
miriade, allorchi: ai recò egli presso di ciulir di poco diversa età. L’ uomo e tu
Admeio , e che non avendolo trovato , si nicato e palliato , le donne velate , tutto
gillò ai piedi della moglie di quel princi secondo i greci costumi. La circostanza dei
p-: , la quale il consigliò di prendere il bambini mi perauade che la preghiera di
suo figlio fra le di lui braccia, e di al questi supplicanti riguardi piucch'e altro
tsndere Arlmeto appiè del locollre. Lo oggetto la sanità.
stesso storico aggiunge che nella era la u Essendo la principale figura sedente
maniera la più ellicace di snpp icare. assai guasta nella una metà superiore , che
Nello stato medesimo ci vien da Plu è risarcita di stucco , mancano certi segna.
t.rrco descritto Coriolano , allorché giunse li per conoacere gli invocati Iddii. Noi-«bi
egli presso il principe dei Volsci. u Egli le per altro panni il braccinolo del sedile,
entra, dice lo storico, nella casa di Tullo; e l'andamento del pallin che semhiam
e t0!tto al focolare si avvicina ove rimane scendere dalla testa come si ‘e risarcito. li
in gran silenzio; imperocchè il silenzio ed grifo , che spesso e. simbolo d’ Apollo, e
un all'litto contegno erano pur c°ltlt'lfisrgni il capo coperto, mi fan pensare ad liscia’
usati dai supplizhevoli per destare la com lapio ch'erti figlio a quel Nume , e talvol
paSaiona. sa ta si mostra colla testa avvolta in un drap
Riguardo a un animo Basso-rilievo lavo po secondo le circnspette mode ile‘ medici
ro greco che giunse fino a noi e ci offre , antichi : forse la mano che si è perduta ne
e le Deit'a, e gli uomini Supplicanti , ecco conteneva Ipiù chiari emblemi, come per‘
ciò che ne dico 1' ernditissimo, e di so avventura a tazza col serpe. La giorine
ventre da noi consultato Ennio Quirino Dea che le sta presso sarà lgiès o la Saln.
I,:isconti, (Mar. Pio-Clemenl. Val. re: e tale appunto assiste al genitore se
dente in un gruppo del n0llt'0 Museo. I
n L‘ analogia che il basso-rilievo sottopo due gi0vani lddii , che varj nell'atto non
SUP. (3204) SUB.
variano punto nella sembianze e nell’abito coatretto di punirlo. Spedì contro di lui
il quale conaiate colo in un pulliolo pen Supremanya che pel tratto di dieci giorni
dente dagli omeri , aouo probabilmente i inutilmente lo combattute; ma poacia si
Ùioacuri , Caatore e l’olluce , annoverati servi egli dalla velle , armi che una rice
dal paganelimo fralle aalutari Divinità. vutn da Siva , e che tagliò il gigante in
" Surrruzu. ( Si olrauno conoscere ai due parti, una delle quali si cambiò in
loro diverti artico t’. l Romani non fa pavone , e l‘ altra in gallo. Supramanyl
ceano giustiziere i colpevoli se non se di diè loro un miglior cuore, e da quello
giorno per aervire d’ esempio , e tenere in intanto riconobbero Siva. Comandi: al pa
freno gli uomini coli’ errore del castigo , vone di aervirgli di moutura, e al gallo di
ed è quello il motivo per cui Seneca ( De stare nel padiglione del suo carro.Quin
ira 3 , tg ) rimprovera Caligola d’ aver di nei templi particolari che gli sono con
fatto troncare il un o ad alcuni amatori , aacrati e in tutti quelli di Siva, ove ha
al cbiaror delle fael. I Romani astenevanai egli sempre una piccola cappelle, è rap
di far eseguire le sentenze criminali nei prelentato au di un pavone con lei teste e
giorni di aolennit‘a: ór'c diebu.r festis inter dodici braccia , avente a fianco le due sue
cedenlr'bu: poema ex lege dicata est : dico mogli.
lo eteuo autore. (Declam. 5 , di 'Cntiliuu.
l. Sena ( Ca I'o Lenlulo ) , com p lice
Anche i Greci erano su tale articolo e
eattisairui , come ne lo attesta l'eaempi0 ' 2. - ( Lucio Licr'uio ), amico per’
di Socrate , il quale dopo la ma sentenza titolare e , ove si voglia, lavorito di Trae
restò trenta giorni in carcere , perché in jano. Alcuni cortigiani, cui faceva ombra
quell' intervallo, 3veano luogo le feste De il favore di cui esso godea , lo aualirooo
lie: Necesae illt' /i4it trigintn dies post in un modo il più proprio a privarlo della
seutentinm ‘vivere , un: Deliofrsta illo benevolenza dell’ imperadnre , accusandolo
mense eranl. Xenup o. Memrab. di cospirazione contro la vite di Troiano.
Le principali pene usate fra i Romani Da principio parve che il caso favorisce i
erano l'ammenda , l' eaiglio , la acbiavitù, eoapetti che aveau eglino lentalo di far na
la flngallazione, il carcere , la ne del ta acere nello lpirit0 di quel riucipe, poiché
glione , la decollazione ed a tri castighi in quel giorno medesimo, 544m invito l’im'
qurasi tutti arbitrerii , o praticati secondo il peratore a cenare nella Illl casa. Traiano
ca riccio, o la erudelti dei principi. vi ai recò, e. per non oltraggiare l'amicizia
’re&ttO i Greci eranvi parecchie sorta di colle precauzioni, ordinò alle sue guardie
supplizri, specialmente quello di una mac di ritirarsi; domandò torto il chirurgo ed
ehrna di legno a cinque fori in cui venia il barbiere di Sara, si fece tediare le
no introdotte le gambe, le braccia e la eopracciglia dall' uno , e radere a barba
testa dei colpevoli , di modo che non pntean dall' altro; scese poscia da sè solo al ba’
cui più muversi. Davnno la tortura con gno, indi si pose tranquillamente alla mvn
una ruota sulla qu.rle attaccavasi il reo , e se. Narrò egli tutte quelle circostanze agli
fnceasi poscia girare con un‘ estrema rapi eecuutori di Soro. tr Voi vedete , disse
dilà. lìranvi pure degli altri snpplizii; ma loro , che e’ egli non ha attentato ai miei
in qualunque modo foseer eglino raticatî, giorni , non fu già per mancanza di occ:h
appena una condanna dei colpevoli era ere annue. Sono grato al vostro zelo , ma
guita , torto gli alegavano , onde lasciarli desidero che i vostri Oospelti rispettino gli
morir liberi. amici miei. n Trajnnn sopravvisse a Sara,
Dopo l‘ esecuzione , colloeavauo delle lo piauae, ne onorò la memorin, e gli fe
guardie preuao i loro corpi er impetltr ce delle statue innalzare,
che non fossero tolti de que luogo per ' 3. _ ( Emilio), autore latino. -
leppellirli. A Sparta i rei erano gittatt tuPaure. 1 , e. (i.
un luogo chiamato Cafada. - V. Cort ' - Autore latino che vive-‘t sotto il
mruurrr. Val. di sufzplinr. regno di Gallicno, e scrisse la storia di
“ Summsron nonna: Curs. N. Queste quell' imperadore.
parole che ai leggono in un‘ iscrizione mc‘ ‘ 5. - Città situata sulle sponde dell’
colta da Gmtero ( 106, (i , 5 ) indicava Eufrate.
no l'opernjo che ponea le monete sotto il ' (i. - Città (1' Iberin.
martello. ' 7. - Fiume della Germania che mette
SuruMifl/t ( Mir. Imi. ) secondo fi foce nella Morello.
gliuolo di Siro. Suo padre lo fece sortire Sola-Devo }( Mr't. Ind.), Dee del vino,
dal suo occhio nel mezzo della fronte per aeeondo gli lndous , figlia dell’ Oceano e
difllrrtggett: il gigante Suru-l’arpma. Que della montagna di ll‘londar; favola che sem
et' ultimo e fumi di pmitenza aveva otte bre indicare che quei popoli vengano ori
nuto il governo del mondo e l’ immm‘ta. ginariamente da un poeta ove il vino era
lità , ma divenne il malvagio , che Dio fu riguardato come un lavoro degli Dei, quan
SUB. ‘(3:05) SUB.
tunque i pericoli dell' intemperanze abbin lrnti, pure ei visse schiavo dei prnprii aensi.
no in seguito indotti i saggi loro legisla l'assava egli la vita in mezzo ad una trup
tori a roibire l'uso degli spiritoai liquori.po di concubine consacrato ai suoi piaceri,
Susa s (Mir. Mai. ), capitolo del Co si abbigliava com' esse, e a guisa di Sor
rano. Questo libro è diviso in Il!‘ 5lll‘illl, drmzzpalo , consacravn allo mollezza ed ai
perché ogni capitolo era una lezione che piaceri i momenti che avrebbe dovuto im
l'auto e dava ai suoi settarj. piegare negli all'ari. Surena ebbe tutti i
Suncnsc. (Il/il. Oricut. ), Divo o gi vizii che vengono rimproveriti ai barbari;
gtmte che non era nè della stir e degli uo senza fede nei trattati , diede egli un esem
mini, iii: della posterità di A amo, e che pio della sua perfidia nella condotta da lui
comandava gli eserciti di Solimano 'l‘cha tenuta con Grasso. lnduase quel generale
glii , allorché tutta la terra era fra le mani a portarsi ad un abboccamento per trat
dei Divi o Ginni , popolo corporale e sog tarvi delle importanti cose; il Romano ca
getto alla morte. Dio irritato contro C|tte' itano senza diffidenza vi ai recò, e appena
lJiii , a motivo delle loro frequenti ribel 0 ebbe egli in suo potere, col più orrendo
llulll, avendo risoluto di dare il mondo tradimento gli fece troncare il capo, e
da creare a nuove creature , ed avendo a giunse persino ad insultarlo dopo la sua
tal fine creato Adamo , Surcrag obbrdi a morte. Nel giorno del suo ingresso in Cle
Dio , e tributò i suoi omaggi ii quel primo iifotte , costrinse un romano prigioniero a
padre degli uunini , come a Seth Suo fl rappresentare la persona di Grasso, per
glio, divenuto monarca della terra. Do godere‘: la vista degli oltraggi che il popolo
mandò egli a quel patriarca ll0cael , figli fece a questo supposto generale. -- Pol
l|0l0 d’ Adamo , di divenire una Visir. - yoen 7. - Plut.
Bib. Oriertl ' Stilislrs'rtina (presentemente Sorento ).
Surtcaausr (Mii. Miss. ). nome di quel città della Campania. Il vino delle colline
lo che comanda in capo i pellegrini che situate ne’ suoi dintorni era in Roma soni
vanno alla Mecca. Il gran Signore si ‘e ri mamente Stimato. Ovidio. (Illel. 15, v.
Iervuto il dritto di nominare il Suremini, 7x0) ne fa l‘ elogio:
per mezzo del quali: spedisce egli ogni anno
alla Mecca 500 zeccbrni , un corano c0' Et Sorrentino gencrosoa palmite colle:
petto d’ oro sopra di un cammello ,e tanto
drappo nero, quanto può abbrsognare per SUI“ ( Mii. Afr. ). Questa parola che
servire di tappezzeria alle moschee della nella lingua degli Ottentoti, significa mae
Mecca. atro, è il nome dei loro sacerdoti, o tulli
' Strana generale degli eserciti di Om stri delle cerimonie.
da re dei Parti, si rendette celebre Per la SIIHA (Mit. 11111.), il disco del solo
vittoria da lui riportata contro di Grasso. personificato ; questo Dio è portato su di
I dettagli della sua vita anno caduti nell' un carro tirato da sette cavalli verdi, pre
obblio, parchi: i barbari non aveann storici ceduto da Aruna,ossia lo spuntare del gior.
per trasmettere alla potterilà il nome dei no , che fa l'ufficio di condottiero , e se
oro eroi. Sappiamo cb’era egli di un’ il guito da migliaia di Gcnii che gli tributauo
lustre nascita , e che la sua famiglia oc omaggio, e cantonale sue lodi. Isuoi set
cupava il Secondo rango nella nazione; tarj si chiamato Satana, o Snros. Ha egli
collo splendore delle immense sue ricchez una moltitudine di nomi e specialmente
ze, sosteneva egli I’ orgoglio della propria dodici epiteti 0 titoli che indicano i dnver.
origine, ora riguardato siccome il plfl abi ai suoi poteri in ciascuno dei dodici mesi.
le generale dei Parti , e di tutti il più ca Quo’ poteri sono chiamati Adity'us, 0 figli
pace di governare. Orode gli fu debitore volo di Adily. Questo Dio è di sovente
del suo ristabilimento sul trono, seivig'io sceso dal suo carro sotto umana forma.
che doveva ispirargli un’eterna riconoscen SUI“!!! (Mit. Ind.), pianeta del Sole
la , ma che ottenne il compenso della più che preaiede alla domenica. Gl'lndiani ne
vile ingratitudine. ll monarca geloso dell' fanno un semidio , che d'a'la sanità ai suoi
autorità di lui, temette di essere un giorno adoratori. Ecco una lisvola che di questo
atterrato da quella mano medesima che lo semidio trovasi nel Camion, poema andia
aves portato al soglio; sospetta gli diven no. La moglie di Surien non potendo sop
ne la fedeltà di Sorella , e il fece quindi portare il calore di suo marito, lasciò prel
tiucidare. Prctendesi ch'ei non avesse i-l so di lui un fantoccio che la aomigliava e
tro delitto, tranne quello di essersi con traveatitaai come una giutnenta , si ritirò
cilratn l‘ amore dei popoli che il riguarda in una provincia lontana per far penitenza.
vano siccome loro scudo contro gli atten Esaendoaene Surien accorto , si tiiisfnrmò
lati della tirannia, e contro le invasioni in cavallo, andò a trovare la sua aposa ,
degli stranieri. Quantunqne non gli fosse e le lanciò nel naso il liquore pt'0liflcn.
di nessuno contrastata la superio ità dei ta Questa nel reapirarlo, concepì , e diede
SUS. (3206) SVE.
alla luce i Ma utolteli , gcnii. lo tal guisa va nel tempo stesso e di ornamento distin
sono moltiplic-ti gli enti. tivo , e di rosario.
Soaonott , uno degli Dei aubaltcrni dei ' Scrnruts, città d’Etruria , 0 Toscana
'l'scltovaacltt. in ltalta. Era antichisairna e divenne colo
Soit'rult ( Illit. Celt.), genio che alla nia Romana sette anni do 0 che i Galli
fine del mondo deve ritornare alla testa ebbero presa Roma. - trub. I. 5. -
dei genii del fuoco, preceduto , e seguito Tit. Liv. I. 6, o. 3; I. 7, c. 9. - Vell.
da turhini di fiamme. Pcnetrerà egli per Potere. l. l , c. 14. - Sii. Ilal. l. 8 ,
una apertura del cielo , spezzerà il ponte v. 499.
Biliost, e armato di una spada più scin Svesr‘runa (Iconol.). Cochin la perso
tillante del sole , cornbatterà gli Dei, lau nifica con una donna che ha il petto ignu
cieris il fuoco sopra tutto la terra , e con do,'e le mammelle appassite; è dessa in
aumer'a tutto il mondo. Avrà egli per an atto d’ implorar soccorso , e mostra un
bug-mista il Dio Frey il quale dovrà soc fanciullo pel quale si affligge, non poten
combete. dolo nutrire.
503, uno dei torrenti che cadono " i. Svtz'roxro (C, Paolino), genera
dal
monte Olimpo. l‘li|uivoco singolare di un le Romano sotto di Caligola , di Nero
oracolo sulla parola Sua. - I’. Lise'taa, ne, di Ottone e di Vitellio , governa
Osno. tore della Numidia. Fu il primo si traver
' Susana, ‘città della Spagna Tarrago ure il monte Atlante con un esercito. Sotto
nese. - óiL Ila]. 3 , v. 384. il primo dei testé Citati imperatori, Vinse
' Susanotts , poeta comico Greco, na i Mauri, conquistò il loro paeae sino al di
tivo di Megara , città dell' Attico, era lì là dell' Atlante, e penetri) nell'interno
gltu0lo di filino , viveva a tempo di Te dell' Africa più di quello che ntun Roma-_
.rpi ed avea una donna di un fastidioso ca un generale avesse ancor fatto. Sotto i‘ im
rattere. Delle sue opere non esistono le fiero di Nerone fece la guerra nei regn
non se alcuni versi , un quadernario ape ritannici , aottomise l'isola di Mons , o
cialmentc contro le donne , che fu da lui d'Anglesev. Lo spettacolo singolare delle
stesso cantato sul teatro il’ Atene alle feste donne dell' isola , scarmigliate , vestite da
Dionisio. Dicesi che Suaerione divise con furie, scuotendo delle iufiammate torcia ,
Dolone la gloria di avere inventato la com ripetendo con furore i superstiziosi canti ’
media. - Johan. Pcaraon, in vindiciir che intuonavano i loro Druidi , e i gridi,
Epistol. S. Ignatit'. Part. 2. - L. Gy di guerra che mandavano i loro soldati ,
raid. de poet. lfi~u. Dial. (i. un tale spettacolo lo sorprese senza arre
SUSA , città capitale della Susiana e del starlo.’ abbruciò i Druidi in quel fuoco
regno dei Persi. Stradone dice che Tito medesimo che avean essi per altre vittime
ne , padre di Mennone, passava per es umane preparato.
terne il fondatore; aggiunge che questa Alcuni centurioni romani aveano l'atto
città avea centoventi stadii (li circuito. Le un ssguiooso oltraggio a Bandiera, o Bon
mura, i templi, e quasi tutti gli altri edi dicea , regina degli lceni, popolo della
tiei erano assodati col bitume, come quelli Bretagnn,mnglic di un gran coraggio; la
di Babilonia. Nelle vicinanze scorreano pa aveano essi trattata come schiavs,latta fra.
recchi fiumi 0 canali navigabili, che si uni alare dei loro scbiavi,aveano diaono'rato le
vano in un lago, dsddove portavansi in sue figlie e con orrende coucussioni tratto
msre.l re di Persia dividevano il loro sog alla disperazione i sudditi di lei. Gli lceni
giorno fra Susa . Erlutaoa e Peraepoli. ribellnti si unirono in nutnero di centoven
Il palazzo reale di Susa era di marmo timila uomini , scacciarono il governatore
bianco , e adorno di colonne coperte d’ oro Romano che era stato lor dsto,trucidaro
e di pietre preziose. - Xeno/ili. ('7'rnpml. no o alrbnod0ttat‘0tlO a diversi supplizri set
l. 8. - Stru'i. l. v5. -- Pltn. l. 6', c. tantamila Romani.
26 e o';. - Propert. l. o. Eleg. t3 , u. Svetonio Paolino cui in tale circostanza
r. Lueun. l. 2, v. 49; I. 8 . v. 425. _ non mancò che di combattere per una cau
('ÙIttlfidn. dc bello Gildom'cn. v. 33. al più giusta nella sua origine, accorse con
' Sustatu , provincia d’ Asia situata al soli dieci mila uomini a Londra, città che
l'oriente della Siria, la cui Capitale era allora distingueasi pel suo commercio; col
Susa. Il giglio, in ebreo chiamato Su'èalt, la debole stra truppa assali il numcroso e
vi cresceva in abbondanza, ed è perciò che ttcrcito degli lcetii.Bnnr/ictEe elle stessa era
questa provincia fu chiamata Susinnm alla testa delle sue truppe,corrca di fila
' Sussmtr , corpi di riserva per sostene in fila isuoi soldati animando, e non ispi
re uelliche erano respinti - V. Snrmroti. rendo che vendetta : combattute essa da
bn-Tcttu ( Mir. Chio. ), cordone di per eroe cdi suoi sudditi ne imttarontt il velo
lo , di corallo, o il’ altra materia che ser re. Ma che valgono il valore ed il numero
l
SVEL (3207) / SVE.
senza la disciplina“ Romani a tal proposito ne, e\tutto allo studio si consacrò. Com
aveann troppo vnutsggioper non rimanere pare la storia dei re di Roma, un canto.
vincrtoriln quella circostanza perirono qual. go degli uomini illustri della Romana Re.
tromila Breloni.l carri, di cui aveano circo". pubblica , un libro sui giuocbi e sugli spet
dato il loro campo, chiusero ad essi il cam. tacoli dei Greci. Le sole opere che ci sia
suino della ritirata , e Bondicca , la quale no pervenute di questo scrittore sono le
non avea voluto vivere se non se per ven. sue vite dei dodici primi Cesari, e alcuni
dicarsi , vedendosi sfuggita ogni speranza lrammenti del suo trattato dei celebri gram
lBYSO‘ di vendetta , per disperazione si uccise. matici. Svetonio è degno di elogi per la
igna Svetonio in console sotto l'impero del sua implt’tttlili, pel corretto suo stile, ma
sa II lo stesso lVwnne , l’ anno 66 di G. C. vien rimproverato di avete scritto con [top
I un C0nll’lbul egli molto a porre Ottone sul pa licenza le vite degli imperatori.- Plin.
uten trono , e lini col tradirlo , almeno ebbe la t, ep. 18; I. 4, ex. ti.
viltà di vantarseue con Vitellro , e di ' .Svsvr , nome enerico che Tacito
dire che egli avea espressamente perduta Germ. c. 28 , e 54 dà ai popoli che a
uttll'i decisiva battaglia di Bebrt'ucum l'ra itsvano al di là dell'Elba , anche nella
Erem0na e Verona , dopo la quale Ottone Sarmazia, oltre i limiti della Gcrrnania,e
coraggiosamente si uccise. Quale differenza agli abitanti della Scandinavia ; e al
t'm il eneroso ncrilicio di Ottone, e tra di là , tutti i valli passi che erano occu
la con tensione tll Svetonio! Lit gloria di pali da quelle numerose nazioni , furono
quest' ultimo ne è rimasta per sempre con ap ellati col generico nome di Suevu.
tsminats. o stesso autore ( c. 2) ci dice che al.
' 2, -- ( C. Tranquillo) , eta ligliuolo cuni approfittando della licenza che di: l’
di Svetonio Letti tribuno legionario che antichità , sostenevano che il Dio Tuìsto
pure si trovò alla battaglia di Bebriacuru ne aveva avuto un numero di figli maggio.
(Cerreto, cestello nel Mantovano , vicino re di quello che d’ordinario cragli attri
al fiume Oglio) , della quale Svetonio ha buito , e che 1’ un d‘ essi avea dato il no
scritto le principali circostanze dietro il me agli Svevi. Altri hanno voluto far ve
racconto che ne avcya egli inteso dal pro Dire questo nome dal fiume Suona, o dal
prio padre. In pl0pflsit0 di elle , ci Iiportl monte Seno , o dalla nazione degli Sven
il seguente aneddoto, che sotlltttinistra una m. Alcuni autori hanno tratto l'origine dl
bastante idea dell’ ossequio del soldnliver questo stesso nome dal vagabondo umore
'50 di Ottone. Era stato nnanimatuente deci di que' popoli, Quelli i quali pretendono
so che Ottone non si dovesse trovare alla che un re , od un eroe dei Germani abbia
battaglia , allìucliè nel caso in cui l’ even dato il suo nome agli buevi, si avvicinano
Io non l'asse ststo felice , il suo partito di più all’ idea di Tacito. Nullsdimeun
non rimanesse senza appoggio. Oltone allea. non convien credere che questo nome di
deva in un luogo sicuro con impazienza le Svevi sia stato sempre cotanto generale ,
~lls nuove del combattimento: restò egli lunga imperocchè a tempo dell’ antica divisione
pezza senza averne , perché gli uni non vo dei popoli della Germania in classi, ove
l.-ndo quartiere , e gli altri non dandole , ci piaccia di riportsrci a Plinio( l. 4, e.
mono potea giungere sino a lui. Un colda ti ), gli Svevi erano compresi sotto gli
lo sfuggito alla carnificiun , venne finalmen liunuduri.
tr‘ ad islrnirlo sllìm'liè non l'osso sorpreso, I popoli cui classi il nome di Svevi, non
e avesse tempo sul'licente di provocare il si trovano nemmeno situati sempre nella
resto de'snni mezzi. Gli amici o i corti stessa regione. A tempo di Cesare ( Hall.
giani che circondavano Ouone, volendo o GuU.l. r,c.3e5;l.6,c 1 e.2,-l,
mostrando di voler dubitare del disastro (i, c. 9 , lo e 29 ), i Culi nano ripnta.
che annunciava quel soldato, ed insinxt1‘n ti Svevi. l Msrcomam', gli Arudi ed i
do di‘ ei non allegsva una rotta se non Scduciani furono poscia compresi sotto il
se per iscusare la propria fuga , il soldato medesimo nome. Almeno quo‘ popoli, al
senza degnarsi di rispondere ad un siffatto lorrhè [llarabodoo gli ebbe falli passare
rimprovero , sguainh la spada , si trafissts nella Boemia, sono contati fra gli Svevi.
Il cuore . e cadde morto ai piedi di Otto’ ò'tmlzbne l. 7.
ne. Qnell'energica prova di fedeltà centri. La nazione degli Svevi è assai grande ,
bui non poco alla risoluzione presa da Ot poiché si estende dal Reno sino alt’ Elba ,
fila lune di perire per rispnrminrt! il prezioso ed anzi una parte degli Svevi abitano al di
ipi sangue che spandessi poi suoi interessi. la dell'Elba. Ma del lt’l1.u secolo , vedia
Svetonio ottenne il favore di Adriano mo il nome degli Svevi rcstringersi estre
Il0' che lo nominò suo segretario, p0scia l'esi’ memento a misura che i popoi particolari,
ti‘ ,gliò, perché sven mancato di risputn alla dapprima conosciuti sotto qua-lo generico
imperatrice Sabino. Svetonio nel "lo riti nome , si fecero conoscere colle loro vil
ro, conservls I‘ amicizia di Plinio il giovi toric , come I Goti , i Vandali, iLombsn
Dia. lllit._ 402
SUW. (3208) SVVE.
di e i Borghignoni. Trovasi che nel quin ti i loro omaggi . un negro o bonus sem
to secolo, allorchù gli Svevi’ passarono in lare oll're loro un iccolo vaso di terra
Ispagna , il nome di que' popoli era anco comune , ripieno i una certa birra fatta
ra quello di diverse nazioni ; da quell' epo col riso, cb' essi nominano ancasaki.Quel
ca , gli Svevi mostrano di non essere sta rozzo dono e l'immagine della semplicità e
ti che un popolo particolare stabilito nel della povertà dei primi abitanti delGiappone.
paese degli antichi Ermnduri. Jorandes Swa' lia ( Mii. Ind.), moglie d’ Agni,
(de reb. Gol/i. ), dandoci i conlini I del Dio del fuoco , e che sembra corrisponde
paese degli Svevi, dice che ha ilhyoart' re alla più giovane Vesta.
all'Oriente,-i Tranei all‘ Occidente,- I Sweaca ( Mir Imi.) , primo uccello
Bar ondii al meno giorno ; e i Turings' degli Indiani.
al 0rd; egli aggiunge che gli Alemannt' Swerowm, Svvn‘rowrn, e Swurrowrncu
erano uniti ai Clumi, e che erano padroni (Il‘li't. Slav. ), Dio del Sol’ e della
delle Alpi Rezie. Finalmente avendo gli A. guerra. Era egli adorato nell’ isola di Ru
lemanui inliersmente abbandonata la Ger. gen, nelle città slave di Altmn, i cui abi
mania , gli Svevi a poco a poco si posero tanti e uomini e donne, ogni anno porta
in possesso delle loro terre , ai estesem si vano nel suo tempio una certa moneta per
no alle sorgenti del Danubio,e sino al la offerta. La sua statua era di un legno du
go di Costanza , dando il loro nome a tut ro, d'una mostruosa grandezza e quattro
to quel paese. visi, di modo che le sua immagine vedeasi
Suwa ( Mii. Giap. ), Dio dei cacciato da tutte le parti; ed era prubabilmenlc
ri in onore del quale i Bonzi fanno ogni l'emblema delle quattro stagioni dell'anno.
anno una solenne processione, la quale Qoell' idolo era senza barba ; i suoi capel
viene annunciata da uno strepitoso concerto gli erano ricciuti alla loggia degli slavi
di tutti gli strumenti di musica ma" in di llugen, e corto era il suo abito; dalla
quel paese. Alla testa della processione veg sinistra mano portava un arco, e nella destra
gonsl comparire due cavalli da mano , no un corno di metallo,- al suo lianco pendea
tabili per la loro bianchezza e per la ma una lunga spada col fodero d'argent° ; POCO
grezza.Que'ttavalli sono seguiti da bandiere,da da lui distante vedeasi una sella ed unta
stendardi , da insegne,che sono altrettanti briglia di straordinaria grandezza. Il Dio
simboli della festa e del Dio che ne è 1' stava nel mezzo di un santuario collo
oggetto. Fra quelle simboliche figure , di catn nel centro del tempio , e chiuso da
stinguesi una lancia corta , larga , tutta tutte le patti per mezzo di cortine di una
dorata , di assai grossolano 'mvoro, ed un rossa ricchissima stoffa. Nel giorno della
corto bastone alla cui estremità è attaccata sua festa, la quale aves luogo una sola vol
della carta bianca. Vico poscia portato ta all' anno, il sacerdote con lunga balhfl
so fa concavo sedie ciò ch'essi chiamano entrava solo nel tabernacolo , trattenendo
i ikosi , specie di casse di ottagona ligu il fiato; ed ogni volta che ci vole: reil’l'
re , molto ben fattee coperte di una bella rare, correa alla porta del santo luogo, "e
vernice; d‘ ordimnio in quelle casse ai poli metteva fuori la testa , e respirava l'aria
g-no le eleniusiue dei devoti , che persone da cui sembrava soffocato, quasi che aver
espressamente a ciò destinate vanno racco se egli temuto che il sollio di un morlhlfl
gliendo da tutte le parti con altra piccole potesse contaminare la Divinità. Dopolun:
cassetta. Veggonai venire dipni due seg ghe Ct'l'll7t0lll2, il sacerdote riempiva dl
giole portatili occupate dai Superiori del vino il corno che teneva I'itl0l0 9 0 ‘Nel
tempio della Divinità di cui celebrasi la vino vi restava sino all' anno segncflle- un
festa. Dopo questi veggonsi due cavalli che cavallo bianco era consacrato al Dm; Cm‘
non sono piu grassi di que' primi i quali Io al sacerdote era permesso di mohlflfl":
hanno aperta la processione. S’ avanlano e di tagliargli il crine della chioma B del’
in seguito i sacerdoti con grave passo ed in la coda. Gli abitanti d'Akroo °""° Per’
buon ordine ,- la marcia è chiusa dalla fol suasi che Swetowid di sovflll° m"““'""i
la del po olo. Allorché la processi-me e egli stesso il suo cavallo per combattere I
arrivata aî pagoda di Suwa , e che i su nemici. La prova che essi ne dflflm‘f C‘"“
cerfloti hanno preso il loro posto, reggon listeva nell'averlo lasciato il giorno uman
visi entrare i deputati del governo della zi ben pulito e attaccato ad ‘IMI '_"‘ufcll'c’.
città che in nome di lui recsnsi atributa re, e nell’ averlo di sovente illl'll'd°m'm
r. omaggio ai Superiori del tempio. Son trovato pien di sudore e di fango’ °°_"'°
essi accompagnati da venti picche alla cui se avesse l'atto un lungo e rapid° ‘"'l'ifi'iu.i
nmmit'a sono attaccate delle toppe di legno e da quella supposta corsa trscvflfl° '"' ‘
dipinto ed inverniciato. I deputati prima ronostico del felice o tristo WCC“'° del‘
d'enuare nel tempio non mancano di e loro guerre. La festa solenne ave» lfl°3.°
lavarsi le mani in un gran catino che ogni anno al finire delle mffll- T'Î'w Il
sta dinanzi alla porta.l)opo di mar tributa l’°Polo raccoflicvau intorno il '''''"’l’"’ ; s
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