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ta fosse il vero e proprio atto con cui gli auspici venivano concessi
al futuro magistrato. Secondo questo punto di vista, i comizi curiati
sarebbero stati unassemblea esclusivamente patrizia e per questo
fonte degli auspicia publica populi Romani. A conferma di questo stava linterregnum, momento in cui, per la venuta meno dei
sommi magistrati, gli auspici tornavano ai loro legittimi proprietari:
i patres7. Da loro sarebbe potuta nascere la catena di interr che
avrebbe portato allelezione di nuovi consoli.
In una serie di importanti articoli sulla legge augurale apparsi
nei decenni successivi, Linderski fece notare che un possesso esclusivo degli auspici da parte dei patrizi non era proponibile. Se cos
fosse stato, il normale funzionamento della res publica si sarebbe
configurato, con la sua annuale successione di magistrati, come una
grande anomalia dal punto di vista augurale8. Al contrario, i legittimi proprietari degli auspici erano i magistrati, come i re lo erano
stati in precedenza. Lauspicium non era conferito dallassemblea
curiata, bens dal magistrato che presiedeva lelezione del suo successore e che mediante la formale renuntiatio delleletto conferiva
anche lauspicium9. I comizi (anche quelli curiati) non facevano
altro che conferire unapprovazione laica, mentre lattribuzione
7 Magdelain, Auspicia. La teoria si basa sulla frase auspicia ad patres
redeunt, dove il verbo redire significherebbe un ritorno ai legittimi proprietari, che
procederebbero quindi alla renovatio auspiciorum (Liv. 5, 31, 7; 52, 9; 6, 5, 6);
essa era gi sostenuta da Mommsen, Staatsrecht, 647661. Della stessa opinione
Heuss, Regierungsgewalt, 4447; Mazzarino, Monarchia, 218; Coli, Scritti, I,
414416; Giovannini, Imperium, 53 e Giovannini, Magistratur, 406436. Il sostegno a questo punto di vista deriverebbe proprio dalle fonti antiche, che rispecchiavano un autentico tentativo patrizio di rivendicazione esclusiva degli auspici (Cic.
leg. 3, 9: auspicia patrum sunto); per una confutazione cfr. Linderski, Auspices,
3840.
8 Linderski in Eder, Staatlichkeit, 476477.
9 Linderski, Law, 2169 in cui lo studioso rimanda a una trattazione pi distesa
che per non mai apparsa. La soluzione sembra la pi probabile in quanto pi
in linea con la nomina del secondo interr da parte del primo, con la dictio del
dittatore e, come vedremo in seguito, anche con la capacit per un console di delegare un imperium a livello pretorio. Tutte queste azioni avvenivano senza bisogno
dellintervento del popolo, se non con un atto meramente confermativo nel caso del
dittatore (la cosiddetta lex curiata de imperio) e quindi probabile che la repubblica arcaica non desse che un ruolo di spettatore ai comizi curiati. Essendo questi
ultimi la pi antica, e allinizio unica, assemblea della res publica, si dovette inevitabilmente legare con la concessione della pi arcaica denominazione del potere
(auspicium) e quindi rimase in seguito tradizionalmente associata ad esso (cfr. Cic.
leg. agr. 2, 27), anche quando si svilupparono nuove denominazioni, come potestas
e imperium.
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Come si sa, la concessione della prorogatio fu sempre determinata da concrete esigenze di natura militare o dalla scarsezza del
numero dei magistrati rispetto a quello delle province21. Il ricorso
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gio a Capua e Cuma nel 334 e ad Acerra nel 332, tra laltro decisa
attraverso una lex Papiria e probabilmente caldeggiata dallo stesso
Filone, censore nello stesso anno. La successiva guerra contro
Napoli del 32726 e il relativo foedus aequum che ne deriv sono
la diretta conseguenza di questa tendenza. Come ha giustamente
notato lo Harris, during the fourth century a traditional aristocracy
strongly oriented towards war was compelled to share power with a
group of well-to-do upstars, and the intensified political competition
which ensued encouraged regular warfare still further29. Per questa
nuova nobilitas la vittoria riportata da Filone apriva la prospettiva per un allargamento ancora maggiore della sfera di influenza
romana alla Campania e alla zona meridionale della penisola a
scapito soprattutto dei Sanniti30. I patrizi tendevano comunque a
conservare per s il monopolio della vittoria e solo dal 306 il senato
cominci a votare regolarmente trionfi anche a generali plebei, ma
la comunanza di intenti tra Filone e i patrizi riguardo alla strategia
da seguire in Campania e la sua rispettabilit come uomo politico
dovettero scansare ogni dubbio31. chiaro quindi che gli evidenti
vantaggi economici derivanti dalla buona riuscita dellassedio, la
sostanziale unanimit in politica estera della classe dirigente romana patrizio-plebea e lappoggio dei tribuni della plebe garantirono
a Publilio Filone le condizioni politiche necessarie per far accettare
il suo trionfo senza discussioni, anche se si trattava di qualcosa di
inaudito e di non conforme alla tradizione32. In definitiva, sia che
lirregolarit non esistesse, sia che, pur esistendo, sia stata ignorata
per convenienza, il caso di Filone costitu un precedente per la legalit delle operazioni militari condotte dai magistrati prorogati che
avessero preso i loro auspici di partenza prima del decorso della loro
carica urbana. Infatti fuori questione che solamente gli auspici
bellici, in quanto non delimitati da termini cronologici precisi, ma
solamente dalla conclusione della campagna militare e dal ritorno
Harris, Warfare, 509.
Per unulteriore discussione sulle possibili motivazioni economiche della
guerra contro Napoli cfr. Cassola, Gruppi, 123124 che pone laccento sulla
successiva monetazione romano-campana e sullattivit mercantile romana che
avrebbe ricevuto i principali benefici dalla guerra; contra Harris, Rome, 103104
e Harris, Imperialism, 5863 preferisce sottolineare i vantaggi dellespansione
territoriale nelle sue varie forme (tassazione, fornitura di contingenti militari da
parte degli alleati, acquisizione di ager publicus).
31 Harris, Warfare, 505.
32 Kloft, Prorogation, 21.
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Uno dei grandi punti di forza del popolo Romano era quello di
saper venire incontro alle situazioni di eccezionale pericolo con elasticit e questo riguardava anche la disponibilit a modificare alcuni
principi costituzionali. La seconda guerra punica fu il momento
di maggiore difficolt che si dovette affrontare. La sopravvivenza
di Roma dipendeva dalla capacit di mobilitazione del maggior
numero degli assidui e dalla capacit di rispondere agli attacchi del
nemico non solo respingendolo in Italia, ma anche aggredendolo
in Spagna. Lentrata in guerra della Macedonia aggiunse un terzo
fronte alla guerra e in una situazione di tale impegno il numero
di magistrati cum imperio si rivel decisamente inferiore a quello
necessario. Non era solo la quantit a mancare; nei primi anni di
campagne in Italia, i Romani avevano subito una serie di sconfitte
senza precedenti e il panico si era pi volte diffuso tra la popolazione. Questo rendeva necessario ricercare e promuovere al pi presto
le persone con le migliori doti militari, anche attraverso canali non
tradizionali. Il punto darrivo di questo processo fu la concessione
di un comando supremo, di rango consolare, a un privato che non
49 Hassal, Crawford, Reynolds, Provinces, 204 col. IV Cnido 3240: eja;n
ou|t[o~] oJ strathgo;~ w|i th`~ Asiva~ Makedoniva~ te ejpar[ceiv]a ejgevneto
th`~ ajrch`~ auJto;n ajpeivphi ajpeivphtai N[c. 4]N (=p[resbeuth;]n?) ejpitagh`i
ejxousiva pavntwn pragmavtwn [ejp]istroghvn te poiei`sqai kolavzein
dikaiodotei`n kreivn[ein k]rita;~ xenokrivta~ didovnai ajnadocw`n kthmavtwn
[c. 6] EARODOSEIS ajpeleuqerwvsei~ wJsauvtw~ kata; th;n [d]ikaiodosivan
e[stw kaqw;~ ejn th`i ajrch`i uJph`rcen o[u|]to~ te oJ ajnquvpato~ e{w~ touvtou
a]n eij~ th;n [R]wvmhn ejpanevlqhi e[stw.
50 Per dare ancora maggiore forza allobbedienza al mandato, una clausola
della legge prevedeva che i governatori giurassero di rispettarne le direttive (Hassal, Crawford, Reynolds, Provinces, 205 col. IV Delfi 208228).
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57 Liv. 22, 25, 10. Successivamente, al ritorno del magister equitum Q. Minucio Rufo sul campo di battaglia, i due si divisero le legioni e allestirono accampamenti separati, allo stesso modo dei consoli, dotati di par potestas (Liv. 22, 27).
58 Basandosi su Polyb. 3, 103, 38 e su CIL I2 607, alcuni studiosi (tra cui
Mommsen, Staatsrecht, II, 148) hanno pensato che Minucio fosse stato nominato
co-dittatore, ma di fatto liscrizione in questione si riferisce alla sua precedente
dittatura tra il 221 e il 219. Gli stessi fasti non riportano alcun cambiamento della
magistratura (cfr. Degrassi, Fasti, 4445; 11819) come pure lo stesso Livio.
Magistrature cum imperio non furono mai create dai comizi plebei, n Metilio
aveva intenzione di farlo. La plebe ag su un imperium gi presente e solo su quello,
lasciando invariata la carica rivestita da Minucio. Ulteriori fonti e bibliografia in
Hartfield, Dictatorship, 498499.
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Quasi quarantanni fa Magdelain port una prova decisiva a questa interpretazione notando che la lex arae Augustae Narbonensis
mostra che il momento del conferimento dellimperium pro praetore a Ottaviano nel 43 a.C. non coincideva con il giorno in cui esso
venne inaugurato (imperium auspicatum est)87. La seduta del
senato in cui venne presa la decisione si tenne il 2 gennaio, mentre
lauspicazione avvenne il 7 gennaio, quando lerede di Cesare si
trovava a Spoleto88. Il momento della cerimonia religiosa costituiva
il vero inizio della validit dellimperium e questo era, ancora una
volta, dettato dalla tradizione augurale. Ottaviano, pur non essendo
magistrato, aveva la capacit e lobbligo di attivare il suo imperium
mediante unauspicazione. In secondo luogo, era naturale che questa avvenisse al di fuori del pomerium, in quanto lauspicium di
Ottaviano non era valido per il territorio cittadino.
Troviamo spesso nelle narrazioni annalistiche concessioni di proroghe e di missioni con una ben precisa limitazione temporale, che
poteva essere annuale o dipendere dal compimento della missione
stessa. Abbiamo visto in precedenza che queste limitazioni riguardavano solamente la durata dellincarico affidato, cio fissavano politicamente dei limiti di utilizzo dellimperium. Solo il superamento
del limite del pomerio faceva cessare definitivamente il potere fino
a quel momento detenuto da magistrati prorogati o da privati in
possesso di imperium. La cosa era valida nel periodo della seconda
guerra punica89, ma rimase in vigore anche nella tarda repubblica90
87 CIL XII, 4333 (p. 845) = ILS 112 = AE 1964, 187 = 1980, 609 ln. 2123: VII
quoq(ue) / Idus Ianuar(ias) qua die primum imperium / orbis terrarum auspicatus
est. Sui poteri conferiti a Ottaviano vedi Res gestae 1, 2; Liv. Per. 118; Cic. Phil. 6,
3; 11, 20; App. Bell. civ. 3, 51; Cass. Dio 46, 29; 46, 41. Per ulteriore discussione
cfr. Magdelain, Recherches, 53. Sulla rassomiglianza di varie formule di questa
lex sacrata con la lex arae Iovis Salonitanae cfr. Laffi, Lex.
88 Plin. Nat. Hist. 11, 190.
89 Cfr. in particolare Liv. 28, 38 in cui si specifica chiaramente come Scipione
venisse ascoltato dal senato riunito nel tempio di Bellona, sito extra urbem, e che,
solamente dopo aver ricevuto il rifiuto al trionfo, entr in citt (senatu misso urbem
est ingressus).
90 Il governatore rimaneva cum imperio anche dopo la scadenza del mandato,
fino al rientro in citt: questo permetteva che in casi di necessit gli potesse essere
conferita unulteriore missione, come nei casi di Pompeo nel 71 a.C., cui venne
richiesto di aiutare M. Licinio Crasso nel combattere Spartaco e il suo esercito
(Broughton, Magistrates, II, 124; Girardet, Pompeius, 168), e Cicerone nel 49
a.C., cui fu affidato il reclutamento di truppe da mandare contro Cesare (Broughton, Magistrates, II, 264; Cic. fam. 16, 11, 3; 12, 5; Att. 7, 11, 5; 14, 2; 15, 2; 8,
3, 4; 11b, 1 e 3; 11d, 5; 9, 11a, 2). Entrambi erano sulla via del ritorno, ma ancora
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rimise in vigore le norme, la funzione del popolo era ormai decisamente marginale e quindi incapace di attirare le attenzioni degli
storiografi del periodo. Sappiamo che tutti i governatori provinciali
sarebbero stati scelti tra privati cittadini che avessero rivestito la
pretura o il consolato da almeno cinque anni. Lo scopo di questa
legge fu disputato anche nellantichit: la motivazione ufficiale pare
che fosse quella di impedire ai candidati al consolato di speculare
sulle ricchezze che sarebbero derivate dallimminente governo provinciale per promuovere la propria campagna elettorale98. Cesare lo
considerava un espediente per privarlo del suo comando straordinario nelle Gallie, che era una diretta conseguenza del suo imperium
consulare rivestito nel 5999. Tra le altre motivazioni avanzate si pu
menzionare quella di rendere pi flessibile il sistema di assegnazione, permettendo di fronteggiare meglio le esigenze militari100.
Questa legge per non doveva per nulla limitare il potere dei consoli
in carica al solo pomerium. Essi potevano ancora essere inviati a
discrezione del senato laddove lo si ritenesse pi opportuno per il
bene dello stato. Essendo ora i consoli dispensati dalla routine del
governo provinciale era evidente che lassegnazione di questi compiti non fu pi anteriore ai comizi consolari n immune dal diritto
di veto dei tribuni della plebe101.
Cass. Dio 40, 30, 1; 46, 2; 56, 1.
Caes. Bell. Civ. 1, 85, 9: Omnia haec iam pridem contra se parari; in se
novi generis imperia constitui, ut idem ad portas urbanis praesideat rebus et duas
bellicosissimas provincias absens tot annis obtineat; in se iura magistratuum commutari, ne ex praetura et consulatu, ut semper, sed per paucos probati et electi in
provincias mittantur. Taylor, Politics, 151, spiega come questo avrebbe impedito
a Cesare, se eletto al consolato per il 49, di mantenere un comando provinciale,
rendendolo vulnerabile agli attacchi della parte avversaria. Per il significato di ex
praetura e ex consulatu cfr. Giovannini, Imperium, 7980.
100 Questa motivazione sarebbe stata influenzata dalla disfatta di Carre dello
stesso anno. I problemi con Daci e Parti avrebbero, secondo Adcock, Lucca,
627628, mostrato linadeguatezza del sistema di nomina graccano.
101 Giustamente Ferrary, Pouvoirs, 106107 ha ribadito come le fonti non
escludano le province consolari dalla lex Pompeia, ma, anzi, mostrino il contrario:
la discussione in senato del 29 settembre 51 riportata da Cic. fam. 8, 8, 56 dimostra che la discussione de provinciis consularibus fu posteriore alle elezioni consolari e che la mancata intercessione da parte dei tribuni era dovuta semplicemente
al fatto che in quella sede si decise di rimandare lassegnazione al marzo dellanno
successivo. Lostruzionismo dei tribuni della plebe nel 50 imped al senato di inviare i successori dei due consolari Cicerone e Calpurnio Bibulo, con il risultato che
per quellanno Cilicia e Siria furono rette rispettivamente dal quaestor pro praetore
C. Celio Caldo (Cic. fam. 2, 15, 4; Att. 6, 6, 34; 7, 1, 6; Broughton, Magistrates,
250) e dal legatus pro praetore Fabricio Veientone (Cic. Att. 7, 35, 5; 4, 17, 3;
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La nostra migliore fonte di informazioni sulle modalit di nomina dei nuovi governatori provinciali, ora giustamente definibili
proconsoli, lepistolario di Cicerone riguardo al suo governo in
Cilicia nel 5150 a.C., assegnato in base ai criteri della nuova legge.
Lanno in cui Cicerone ricevette lincarico doveva essere compreso
in un periodo di transizione, per cui, in attesa di avere a disposizione per la prima volta ex consoli che non avessero mai ricoperto
un governo provinciale nei cinque anni successivi alla fine della
magistratura, il senato prefer inviare quei consolari che avevano
rinunciato a partire per una provincia durante il loro mandato102.
Cicerone dice di essere stato inviato in provincia in base a due provvedimenti, una lex e un senatus consultum, passati probabilmente
allinizio dellanno di consolato di M. Claudio Marcello (51 a.C.)
a cui si riferisce nella lettera che menziona i due atti103. Il senatus
consultum riguardava la nomina da parte del senato che doveva
decidere quali province affidare agli ex magistrati in base alla regolamentazione della lex Pompeia. Soprattutto in questo periodo in
cui la legge non era ancora entrata nella sua completa funzionalit
potevano sorgere delle discussioni riguardo a chi fosse pi adatto ad
essere inviato in provincia e il decreto del senato dovette riflettere
questi dibattiti. Dopo la decisione dellassemblea era necessario che
il nuovo governatore ricevesse dal popolo limperium consulare e
a questo si riferisce il termine lex usato da Cicerone. Anche se non
sappiamo di fronte a quale assemblea si svolse la votazione, possiamo congetturare ragionevolmente che il console Marcello riun i
Broughton, Magistrates, 253). Se la lex Sempronia fosse rimasta in vigore, lassegnazione delle province consolari sarebbe rimasta inappellabile. Per il resto le
altre province furono assegnate a pretorii (provinciae, quas praetorii pro praetore
obtinerent). Allinizio del 49 un s.c. ultimum imped ai tribuni di continuare il loro
ostruzionismo e le province furono assegnate a consolari e pretorii (cfr. Caes. bell.
civ. 1, 6, 5: provinciae privatis decernuntur, duae consulares, reliquae praetoriae).
Q. Cecilio Metello Pio Scipione Nasica (cos. 52) fu mandato in Siria, mentre Cn.
Domizio Enobarbo (cos. 54) fu mandato in Gallia. Anche tra i pretorii di cui riusciamo a ricostruire la carriera si vede che la legge fu rispettata: A. Plauzio (pr.
urb. 51) and in Bitinia e Ponto, mentre la Sicilia tocc a Catone (pr. 54). Per le
fonti cfr. Broughton, Magistrates, 259264. Probabilmente, vista lemergenza, si
fece a meno del sorteggio. Per ulteriore discussione cfr. la bibliografia supra; per
la questione dei consoli e del loro imperium militiae cfr. infra.
102 Cfr. supra n. 96.
103 Cic. ad Fam. 15, 9, 2: Unum vero si addis ad praeclarissimas res consulatus
tui, ut aut mihi succedat quam primum aliquis aut ne quid accedat temporis ad id,
quod tu mihi et senatus consulto et lege finisti, omnia me per te consecutum putabo.
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comizi centuriati per far votare una lex de imperio che dava allArpinate, semplice privato, il potere per governare effettivamente la
provincia104. Nella legge si doveva specificare la natura, la durata e i
limiti territoriali della missione. Il governatore, a seconda del rango,
riceveva un imperium pro consule o pro praetore che significava
che avrebbe governato la provincia con un potere pari a quello di
un console o di un pretore.
La riforma di Pompeo portava una grande modernizzazione a
Roma, ancora abituata a impiegare le magistrature della citt-stato
per governare il suo vasto impero mediterraneo. Dalla riforma sillana la pretura era stata completamente assorbita dalla presidenza
delle quaestiones giudiziarie e laccresciuta competenza in campo
legislativo del consolato aveva costretto questi magistrati a lasciare
la citt per partire per le proprie province sempre pi tardi nel corso
dellanno. Consoli come Cesare poi, per la necessit di controllare
la vita politica della capitale non si mossero mai e non assunsero
comandi provinciali se non dopo la conclusione del periodo di servizio. Scorporare cos la suprema magistratura dello stato dal governo ordinario di una provincia, affidato ora a consolari ritornati alla
vita privata da almeno cinque anni, poteva servire, tra laltro, a dare
maggiore flessibilit e prestigio proprio al consolato. Limpiego dei
supremi magistrati sarebbe stato solamente richiesto nei momenti e
nei luoghi dove il senato avesse visto una grave necessit e quindi
non sarebbe stato pi riservato allamministrazione di province che,
pur esigendo un comandante militare, non avevano bisogno altro
che di un semplice controllo. Non si escludeva quindi la possibilit
che a fianco delle tradizionali province consolari, ora affidate a
ex magistrati, si potessero creare altre provinciae particolarmente
importanti da riservare ai consoli in carica. I compiti affidati ai
consoli sarebbero per questo risultati anche pi prestigiosi, visto
che quelli di routine erano affidati ai consolari e non escluso
che Pompeo volesse restringere ai soli consoli lassegnazione dei
cosiddetti comandi straordinari105. Nellintento di Pompeo proba104 Questa legge non poteva essere una lex curiata, come pensa Adcock, Lucca,
629. Per largomentazione cfr. supra.
105 La lex Pompeia non introduceva la supposta separazione, di mommseniana
memoria (Mommsen, Staatsrecht, II, 9495), tra imperium domi e militiae, n
confinava i consoli al solo ambito urbano (cfr. chiaramente Girardet, Lex Iulia,
293296; Girardet, Entmachung, 91; Ferrary, Pouvoirs, 102). I consoli rimanevano sempre in possesso di tutte le loro prerogative e avrebbero ancora potuto
usarle. Essi avevano sempre assunto un comando provinciale in base a decreti del
senato e leggi: dispensando i magistrati dallordinaria amministrazione provinciale
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era ovvio che il loro impiego diventasse un fatto pi raro ed eccezionale, legato a
situazioni di particolari difficolt. Nel 50 si pens di mandare i consoli in Siria per
supplire al vuoto lasciato dalla partenza di Bibulo e per scongiurare un attacco dei
Parti (Cic. fam. 8, 10, 2) e nel 49 anche i consoli furono impiegati nella difesa della
repubblica contro Cesare (Broughton, Magistrates, 256). Alquanto straordinario,
ma sempre conforme alla legge, il governo delle Spagne rinnovato al console sine
collega Pompeo nel 52 (Cass. Dio 40, 56, 2 cit. supra n. 96). Se questa visione si
dimostrasse corretta si vedrebbe nellintento di Pompeo proprio quello della formazione di una specie di principato imperniato sulla lotta politica tra un ristretto
numero di nobiles che avrebbero fondato il loro prestigio sulle azioni compiute
durante il consolato, lasciando agli altri senatori solo lordinario mantenimento
delle province.
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auspicium, poich senza lapprovazione divina, verificata mediante lauspicazione, non era possibile esercitare nessun imperium.
Molti studiosi considerano corretta lopinione di Cicerone e
desumono che nessuno, a parte i magistrati, possedesse lauspicium.
Magistrati prorogati e privati cum imperio eserciterebbero quindi il
loro potere senza il diritto di prendere gli auspici, ma questa situazione costituirebbe unassurdit per il diritto augurale. Cicerone era
un augure con unottima conoscenza della tradizione e quindi dobbiamo trarre tutte le conseguenze che sono contenute nelle sue parole. Se solo i magistrati avevano lauspicium, questo comportava che
le altre categorie di possessori di imperium non potevano esistere.
Unapplicazione del pensiero ciceroniano avrebbe quindi riportato
la situazione presente prima del 326 a.C., ma questo era impossibile
data la vastit dellimpero e doveva essere chiaro sia a Cicerone sia
ai suoi contemporanei. Nella realt, i magistrati prorogati e i privati
cum imperio avevano lauspicium, altrimenti non avrebbero potuto
esercitare alcuna autorit. Oltre alle fonti riportate nelle pagine precedenti, la loro stessa esistenza a darne una conferma.
La lex Pompeia inseriva nella regolare amministrazione dellimpero ci che fino a quel momento era stato considerato una misura
straordinaria, creando di fatto una nuova categoria di funzionari
pubblici, con poteri del tutto equivalenti a quelli di consoli o pretori
in ambito militare e, dopo il caso dello stesso Pompeo, anche abilitati al trionfo. Questo faceva sicuramente storcere il naso ai tradizionalisti, ma i numerosi precedenti fornivano una giustificazione
accettabile e rendevano la pratica perfettamente costituzionale.
3. Auspiciis imperatoris ductu proconsulis.
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supra n. 122.
Passieno Rufo cfr. Vell. 2, 116, 2; CIL VIII 16456; Burnett, Coinage, I,
n. 808; Thomasson, Fasti, 25. Sullacclamazione imperatoria di Augusto cfr. Cass.
Dio 55, 10a, 7; Kienast, Kaisertabelle, 66.
146 Eck, Imperatorenakklamation, 223225.
147 Tac. ann. 4, 46, 1.
145 Su
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prendere alcun onore per s, come nulla fece nei confronti di tre
proconsoli dAfrica: M. Furio Camillo (procos. 1718), L. Apronio
(procos. 1821) e Q. Giunio Bleso (procos. 2123)148. Tutti e tre
i casi sono da riferire alla guerra contro Tacfarinas e nel caso di
Bleso sappiamo che egli fu scelto extra sortem e ag sotto gli auspici di Tiberio. Non abbiamo alcuna informazione per credere che
Furio Camillo e L. Apronio siano stati mandati extra sortem nella
provincia: la proroga di Apronio e il fatto che abbiano ottenuto gli
ornamenti trionfali non ci dicono nulla su una loro subordinazione
agli auspici imperatorii, visto che la cosa corrisponde a due caratteristiche del principato di Tiberio, quella di lasciare a lungo in
provincia i governatori (fossero essi legati o proconsoli) e quella di
concedere gli ornamenti trionfali senza accettare onorificenze per se
stesso149. Se si comport cos verso i suoi legati Poppeo Sabino e
Giunio Bleso, perch fare diversamente con dei proconsoli che, per
giunta, combattevano sotto i propri auspici?
Tra i proconsoli, il ricorso alla subordinazione degli auspici mi
sembra sia giustificabile solo per il caso di Bleso. La prima ragione sta nelle circostanze della sua nomina: il senato (e sicuramente
anche Tiberio) era evidentemente scontento del fatto che Tacfarinas
fosse ancora in grado di turbare la provincia con le sue scorrerie e
decise che era ora di chiudere i conti con il ribelle numida. Bleso fu
scelto extra sortem in quanto valido generale, ebbe a disposizione
la provincia per due anni rinforzata da una legione supplementare150 e, sicuramente, la protezione degli auspici di Tiberio. Con dei
presupposti del genere la guerra doveva essere vinta, e in effetti lo
fu, o almeno cos si decise di far credere. Bleso riport significative
vittorie, ma non mise definitivamente fuori causa Tacfarinas; ci
nonostante fu decorato con gli ornamenta triumphalia e ottenne,
ultimo al di fuori della famiglia imperiale, di portare il titolo di
imperator151. La seconda ragione sta nel comportamento del senato
148 Per una trattazione completa delle fonti relative cfr. Vogel-Weidemann,
Statthalter, 6985; Thomasson, Fasti, 2930.
149 Su questo aspetto della politica provinciale di Tiberio cfr. Alfldy, Tibre,
831833; Orth, Provinzialpolitik, 7181; Levick, Tiberius, 127128; per i governi proconsolari in particolare cfr. Vogel-Weidemann, Statthalter, 535550 con
indicazioni prosopografiche; per le motivazioni del rifiuto delle acclamazioni
imperatorie cfr. Eck, Imperatorenakklamation, 225.
150 La legione IX Hispana fu mobilitata dalla Pannonia sotto il comando di P.
Cornelio Lentulo Scipione nel 20 (Tac. ann. 3, 9; CIL V 4329) e fu ritirata poco
dopo larrivo in Africa del successore di Bleso, P. Cornelio Dolabella (Tac. ann. 4,
5; 23).
151 Tac. ann. 3, 74: Tiberius Blaeso tribuit ut imperator a legionibus saluta-
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Mi sembra ragionevole concludere che gli auspici di un proconsole furono subordinati a quelli dellimperatore solamente in
seguito a decisioni ad hoc prese in senato e unitamente allinvio in
provincia di governatori extra sortem. Il caso delle onorificenze a L.
Passieno Rufo, senza che questo portasse allassunzione di unulteriore acclamazione imperatoria da parte di Augusto, mi sembra una
conferma della sua autonomia auspicale, poich la politica augustea
non prevedeva la possibilit di una decorazione dei subordinati
senza unacclamazione per il principe.
Anche la rinuncia al trionfo da parte di Agrippa proprio nel 19
a.C. non riveste alcun significato giuridico. Secondo Cassio Dione
egli non mand al senato alcun rapporto sul suo operato e non
accett il trionfo gi votatogli su proposta dello stesso Augusto,
mostrando grande moderazione come suo solito157. Da questo
racconto non si deduce minimamente che vi fu un impedimento
costituzionale al trionfo di Agrippa, ma si tratt esclusivamente
di una scelta politica, dettata dalle esigenze del nuovo regime che
imponeva che nessuno si mettesse in concorrenza con Augusto per
le onorificenze pubbliche158. La stessa cosa era avvenuta nel 38 e
avvenne poi nel 14 a.C.159 e un comportamento simile fu tenuto da
157 Cass. Dio 54, 11, 6: ouj mh; ou[te ejpevsteilev ti th`/ boulh`/ peri; aujtw`n,
ou[te ta; ejpinivkia kaivtoi ejk th`~ tou` Aujgouvstou prostavxew~ yhfisqevnta proshvkato, ajll e[n te touvtoi~ ejmetrivazen w{sper eijwvqei.
158 Agrippa era in possesso di un imperium pro consule indipendente da quello
di Augusto dal 23 e quindi si trovava nella stessa condizione dei proconsoli, anche
se, in base a PKln VI 249, 1, 711, possedeva un imperium superiore a questi ultimi nel caso si fosse recato personalmente in una provincia pubblica. Per maggiori
specificazioni sul suo imperium cf Koenen, Agrippa, 268283; Ameling, Agrippa,
522; Hurlet, Collgues, 3861; Girardet, Traditionalismus, 214217 che per
pensa a un rifiuto di Agrippa stesso in quanto privato cum imperio. Unosservazione del genere pu essere pertinente nel trattare della modestia di Agrippa, ma
non costituisce un fatto giuridicamente rilevante, visto che dal trionfo di Pompeo
nell8179 era lecito trionfare anche a questa categoria di generali; cfr. supra. Per
un paragone con la simile definizione dellimperium di Germanico nel senatusconsultum de Cn. Pisone patre cfr. Eck, Caballos, Fernndez, Senatusconsultum,
157162; Girardet, Imperium, 219227; Ferrary, Pouvoirs, 135136.
159 Cass. Dio 48, 49, 4; App. Bell. Civ. 5, 92 per il caso del 38; Cass. Dio 54, 24,
7 per il 14. Nel 38 il rifiuto aveva avuto motivazioni ben pi forti, visto che Ottaviano aveva appena riportato una sconfitta navale contro Sesto Pompeo che aveva
fatto fallire i sogni di una rapida invasione della Sicilia. La plebe di Roma accolse
male la notizia e cominci a protestare contro lerede di Cesare. In questa situazione la rinuncia al trionfo da parte di Agrippa, tornato vittorioso dalla Gallia, fu
finalizzata a non acuire per contrasto la difficile situazione dellamico Ottaviano.
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Augusto stesso in tre occasioni, di cui una proprio nel 19160. Latto
di Agrippa fu quindi frutto di una coerente politica del trionfo che
era stata delineata dallo stesso Augusto. Nulla imped che in seguito trionfi venissero concessi senza problemi a Tiberio (7 a.C. e 12
d.C.) e Germanico (17 d.C.), tutti investiti di un imperium votato
dal popolo, come lo era anche quello dei proconsoli, anche se il
potere di questi ultimi era molto pi ristretto. Il trionfo fu celebrato
per ragioni di politica dinastica, non a causa di una differenza tra il
loro imperium e quello degli altri proconsoli: i due trionfi di Tiberio
furono celebrati quando questi era considerato lerede designato di
Augusto e lo stesso ragionamento vale, in seguito, per Germanico,
figlio adottivo di Tiberio161.
La monopolizzazione della vittoria e la concentrazione dei pi
alti onori militari nelle mani dellimperatore e dei suoi successori
fu un aspetto fondamentale per la stabilizzazione del principato
e coinvolse numerosi aspetti. Le possibilit di ottenere un trionfo
per un governatore di una provincia senatoria furono praticamente
neutralizzate da una serie di circostanze pratiche, politiche e costituzionali. Il numero di province senatorie dotate di una legione scese
presto da tre a una solamente, e in tre casi, forse gli unici, si ricorse
alla prerogativa, fino ad allora solo consolare, di poter far combattere dei promagistrati sotto gli auspici dellimperatore, frustrando
cos ogni speranza di ottenere un trionfo. Ma il principale motivo fu
sicuramente politico: di fronte al ripetuto rifiuto del trionfo da parte
di Agrippa e dello stesso Augusto, per un proconsole non cera la
minima speranza di ottenere questo prestigioso riconoscimento.
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