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CAP IX:

DALLA REPUBBLICA AL PRINCIPATO (TERMINE ETA’ REPUBBLICANA):

Gli studi bettiani dal passaggio della rep. Al principato presi in esame storico giuridico vanno analizzati dalla crisi acuta
per la sommossa della plebs urbana e della violenta azione di repressione attuata dall’aristocrazia nei confronti delle
politiche rivoluzionarie dei tribuni (cercando di applicare principio di sovranità delle assemblee popolari > scapito della
competenza del senato).
Conflitto avviene dal 133 aC dall’interno all’esterno (forum-provinciae). La magistratura da organo del popolo si
trasformerà pertanto in sovranità sovra il popolo attuandosi la rivoluzione dei proconsoli fino al 49 a. C. > a ciò seguirà
la genesi e la fondazione del principato.

La base sociale della respublica era mutata (Pomponio vi intravede la NECESSITA’ del principato), vi sono nuove
caratteristiche ad esempio l’emersione potente dell’ordo equestre classe sociale che punta al mantenimento di un
ordine generale per permettere condizioni favorevoli per il prossimo sviluppo di una condizione borghese alla quale
ben si adatterà la struttura del principato.
Oltre all’instabilità economica generale vi è una forte tensione tra nobilitas e plebe urbana (rustica non ha più voce in
capitolo) e la lotta politica va ricondotta a fazioni (partes) > Cicerone per la sua teoria del consensus omnium bonorum
vorrebbe superare queste forze politicamente divise al fine di restaurare la legalità repubblicana (faceva coincidere i
due interessi di optimates e populares con l’interesse fondamentale della res publica) > programma interclassista
ciceroniano impossibile evidente nelle ideologie politiche del I sec a.C.
La rivoluzione investe anche il campo del diritto:
-riforma Ebuzia che legalizzava il processo formulare
-ripensamento sistematico del diritto privato vengono contestati i vincoli formalistici del diritto arcaico grazie al
riconoscimento della voluntas, della nova interpretatio (vale più la libertà sui verba, e l’equità più sul diritto stretto).
-forte conflitto tra il vecchio e il nuovo (a livello politico ma anche istituzionale)> guerre civili stravolgono il senso
morale
-proprio durante la crisi della repubblica vi sarà una profonda teorizzazione di tipici diritti di libertà (legame tra la
congruenza del passato e l’esperienza del presente).
-Cicerone nel De re publica > la virtù esiste in quanto attiva e si esplica nel governo della cosa pubblica
- vis-forza non è un valore antigiuridico ma è ciò che può esssere conforme al diritto o che anzi lo fa nascere.
vedi lex Antonia del 44 per spiegare dialettica dei tempi giuridici tra senatoconsulto ultimo e provocatio

Societas equa è quella rappresentata da Livio ma anche in Cicerone emerge in maniera chiara la rilevanza della par
condicio civium come carattere essenziale della civitas intesa come societas iuris.
Chiara è la critica a Claudio (es. vedi Apokolokyntosis) in cui si evidenzia come sia fondamentale che prima che un
cittadino venga ucciso deve essere sottoposto a regolare processo.
Inizia a farsi strada l’idea di una scientificità del diritto , tra il 95 e il 39 a C vi è un momento di splendido sviluppo
giuridico che raggiunge ampio prestigio.

RIFLESSIONE SU MOMENTI STORIOGRAFICI DI FORMAZIONE DEL PRINCIPATO:

Si è sempre molto discusso sull’essenza del principato spesso tendendo ad assimilarlo (de Francisci) tra restaurazione
repubblicana, o chi accentuava il lato monarchico o chi continuava sulle orme del Mommsen a considerare come una
diarchia. Secondo queste deboli dottrine però si perde di vista il carattere originale di questo nuovo organo ovvero
dalla separabilità dell’imperium dalla magistratura e della potestas tribunicia dal tribunato. Questo meccanismo si
instaura tramite una conservazione innovativa tipica della tendenza romana. La struttura unitaria dei poteri del
principe è il riflesso giuridico del nuovo regime politico e come chiave interpretativa di tale regime.
Fin dal 1900 Bonfante aveva osservato la necessità di un’unità organica a un vasto dominio imperiale come doveva
essere una costituzione di una oligarchia legale. Inoltre si comincia a prospettare l’idea di Roma come primo
municipio d’italia (capitale), il potere esecutivo diviene indipendente dal senato e le antiche magistrature permangono
subordinate ad un nuovo organo non più collegiale e non più annuale, ma unitario e vitalizio.
Vi sono due tipi di potestà che emergono il primo è quello evidente in Cesare (imperator) che sembrava volesse
rinnovare espressamente il titolo del re >sebbene egli stesso si dichiarò sempre Cesare e mai Re, sebbene la sua
autorità monarchica intrinseca fosse più vigorosa che non divenne poi nella costituzione diversa di Augusto. E’
oscuro se nel caso di Cesare la base legale della nuova monarchia fosse o la potestà tribunicia (come per Augusto) o
l’imperio consolare (unico modello di imperio pieno e munito di poteri militari.
Per quanto riguarda Augusto la base legale come abbiamo detto sembra essere la potestà tribunizia staccata dalla
magistratura (e non propriamente il tribunato), egli viene designato successore da Cesare e acquista le facoltà positive
integranti la tribunicia potestas concesse via via come in parte era avvenuto per Cesare con la particolarità che nel
loro essere concesse si consolidano progressivamente nella lex de imperio.
Il senato rappresenta il vero ponte di passaggio della sovranità legale dal popolo all’imperatore.

G.Pacchioni sul “tramonto delle istituzioni repubblicane” rileva come vi fosse un conflitto tra senato-magistratura dal
punto di vista costituzionale e un conflitto di interessi tra classi dominanti di Roma e gli interessi dei popoli dell’impero
dal punto di vista sociale. > da una parte infatti si voleva continuare a perseguire in una politica di favoreggiamento di
Roma rispetto alle altre provincie (posizione conservatrice costituzione repubblicana) dall’altra si cercava di trovare
un nuovo reggimento che potesse unificare e uguagliare l’impero.
Tentativo della repubblica oligarchica muore con Silla e pertanto la via era aperta per un tentativo opposto in senso
monarchico > questo progetto verrà portato avanti da Cesare cercando di conferire all’impero una nuova
magistratura vitalizia se non addirittura ereditaria, avente il compito di governare direttamente per mezzo di legati
imperiali di tutte le province, il senato sarebbe ridotto a mero organo consultivo (> diverso avverrà per programma di
Pompeo / Augusto che tenteranno spartire la suprema auctoritas con il senato.)
Augusto invece unifica l’impero della sua persona, fa di se stesso primo tra i cittadini (princeps> come è evidente nelle
Res Gestae ha comando esclusivo esercito, governo di province presediate da truppe, diritto di sorveglianza
generale sui pubblici affari tutto ciò sotto il titolo formale di “console”) salvando nella conservata costituzione
repubblicana della città, l’autorità sempre grande del senato e di tutti i valori superstiti dell’antico ordinamento. Per
quanto riguarda le province si pose invece come imperator , duce supremo di tutti gli eserciti rappresentando
davanti alla presenza straniera l’unità dell’impero romano.
(= bifrontismo repubblicano e monarchico a seconda del punto di vista.

 Res gestae: vi è una distinzione tra auctoritas e potestas la prima rappresentante il potere proprio delle
magistrature, la seconda l’attività protettiva spiegata nei confronti di enti incapaci di adempiere le proprie
funzioni costituzionali senza di essa. => idea della dualità di ordinamenti: da una parte lo stato protetto (res
publica Romanorum formalmente intatta) dall’altra lo stato protettore (idea di protezione di derivazione
poleis greche)> concezione del protettorato Arangio ruiz)
Il problema non è pertanto la forma di governo ma la forma di stato (forma di stato nuova che deriva
dall’avere trasportato nel diritto interno di un paese l’idea estremamente familiare agli antichi di una
egemonia esercitata da un re straniero su una città che conservasse la loro sovranità formale). > betti

Dal punto di vista giuridico invece le posizioni prese da Ottaviano sono rilevanti a partire dal primo triumvirato ex
Lege Titia del 43 fino al 27 (anno nel quale depose i pieni poteri ottenendo in cambio il consolato( imperium
congiunto con titolo formale di console), una parte delle province e il titolo di Augusto (derivazione da auctoritas =
portata politica e portata giuridica, costituisce un massimo potenziamento pratico ed effettivo della sua posizione
esprimendo sovranità e al contempo esprime il carattere carismatico) , e più oltre fino al 23 nel quale egli depose il
consolato ed ottenne tribunicia potestas a vita ovvero imperium proconsulare maius rispetto a quello di tutti gli altri
governatori provinciali SENZA LIMITE TERRITORIALE > non vi è distinzione tra imperium domi-imperium militiae.
Problema rilevante dal punto di vista giuridico è comprendere la natura e l’estensione dei poteri conferiti ad Augusto
nel 27. L’imperium appare pertanto disgiunto dalla magistratura(prepara ciò che verrà designato con il titolo di
IMPERATOR; questa disgiunzione è per il Betti una tendenza interiore nascosta infiltratasi nel tardo principato
culminante poi nella monarchia militare costantiniana laddove il modello teorico del precedente storico segnerà una
continuità tra imperium princpes- imperium dello stato di necessità

Secondo Pacchioni i prodromi di questo trapasso risalgono alle agitazioni graccane, dai primi tentativi riformatori si
intravede il bisogno di dare tra loro l’impressione di un governo più accentrato ed efficacie. Inoltre c’è da dire che per
comprendere appieno il fenomeno non bisogna esclusivamente trattare della componente giuridica del trapasso ma
anche la sostanza del principato augusteo. In alcuni punti di rilievo in più c’è da sottolineare il graduale assorbimento
di una repubblica sotto tutela al carattere principalmente magistratuale del principe come magistratura temporanea.
Il de Francisci nella sua Storia del diritto romano discute la crisi della costituzione e le sue cause, il periodo graccano e
sillano, rapporti pompeo-cesare e specialmente la costituzione del secondo e le vicende successive alla sua morte (alla
presa di Alessandria nel 30), la fondazione del principato e i poteri del princeps, la trasmissione del potere e
l’involuzione degli organi della costituzione repubblicana.
Vi sono secondo il d.F. delle concezioni confliggenti di stato:
- antica, repubblicana e sillana dello stato fondato su oligarchia senatoria
- monarchia assoluta di Cesare (risolve il rapporto princeps-senato porgendosi al di sopra di tutti) = potere definito da
Cic. Come dominatus . Una monarchia militare su base plebiscitaria, Cesare avvierà il “processo di sovranità e dello
stato DA CIVILE A MILITARE -Betti”
-concezione a cui si ispirava Pompeo => stato doveva essere affidato ad un uomo di fiducia dell’aristocrazia e senato,
preminente sugli altri non per ragione di carica ma per autorità, prestigio, dignità = il princeps. > Augusto svilupperà
la sua concezione sapendo creare una perfetta illusione per il senato di fondarsi sopra un’equilibrata restaurazione dei
poteri repubblicani. > Arangio-Ruiz dubita di questa concezione rispetto ad un Cesare fautore di una monarchia
assoluta (sostenendo la sua tesi evidenziando le cerimonie, l’accentramento delle cariche nella sua persona, speciali
prerogative, gesta inaudite e fa del suo agire un opera di un monarca geniale inserita tra i residui della costituzione
rep. > già preludio Roma imperiale)

Per lui vi sono pertanto teorie di : a) chi considera o repubblica o monarchia e vi vedono una restaurazione della
repubblica o al contrario sottolineano la tendenza monarchica b) mommsenniana teoria della diarchia principe-
senato (=né repubblica, né monarchia) c) principato né soltanto repubblica, né soltanto monarchia (Betti) d)
l’opinione di chi crede che sia una trasformazione per via consuetudinaria.
Inoltre si dilunga sul concetto di prostasia (alta sorveglianza) ed egemonia (amministrazione propria).
L’auctoritas viene definita dal de Francisci come posizione giuridicamente preminente dell’uomo nella cui persona si
incarna l’essenza del potere pubblico ; questa preminenza si esprime nel rafforzamento del concetto della maiestas
nel suo carattere religioso (dal carisma PERSONALE al carisma ISTITUZIONALE) e della tendenza in cui l’auctoritas
arriva a sovrastare tutte le altre istanze della costituzione, consacrata attraverso un cumulo di poteri e di facoltà
nell’Augustus. Questo termine autenticamente romano viene pertanto preso per la sua pregnanza anche carismatica
e dal suo legame con il successo militare.

LA COSTITUZIONE: dalle riforme del 23 di Augusto verrà intaccata nella sua struttura e nel suo spirito > innestato un
regime monarchico sulle istituzioni repubblicane formalmente conservate. Il principato è imperante nella maniera in
cui vengono elusi tutti i principi della costituzione repubblicana in termini di condizioni di eleggibilità, limiti, durata,
cumulo di magistrature, responsabilità dei magistrati = la costituzione è finita e il potere senatorio tempera solo in
parte questo nuovo regime monarchico che volgerà prossimamente verso l’assolutismo.
Nonostante ciò Augusto asserisce costantemente di voler restaurare gli ordini repubblicani e l’antica libertas, di fatto
fa di sé la condizione necessaria per l’esistenza della libertas.

CAP. X:

Morte di Cesare > apparente ritorno della costituzione in vigore poi il conflitto divampa :
- armistizio tra cesaricidi e cesariani (Lepido-Antonio che sarà vero protagonista dell’amnistia per gli uccisori e funerali
solenni, Calpurnia gli da appunti Cesare di cui si servirà spregiudicatamente)
Testamento > eredi in prima linea (nipoti Caio Ottavio, adottato, Lucio Pinario e Quinto Pedio), seconda linea (Decimo
Bruto, M.Antonio)
43 si ripartiscono poteri e compiti tra di loro: Antonio e Ottaviano per contrastare Bruto e Cassio, Lepido compito di
governare l’Italia (primo triumvirato), esercizio vendetta ed eliminare i nemici. Il governo triumvirale è segnato dalle
proscrizioni che cominciano ancor prima della lex Titia con esecuzioni singole (Cicerone nel 43 > nulla più a Roma si
muove solo il silenzio della morte – Betti)
-rogazione della lex Titia da parte di P.Tizio a copertura dell’accordo privato. Tra il 43 e il 31 si legifera (Lex Paedia de
interfectoribus Cesaris, Lex Falcidia de legatis)
-38 nominati l’uno dopo l’altro 67 pretori (Senato è per i triumviri nel bene e nel male il loro interlocutore essenziale
sia perché convalida i loro provvedimenti fungendo da corte di giustizia ed inoltre emana senatoconsulti.

-36 viene eliminato Lepido

-30 tribunicia potestas a vita con aggiunta dello ius auxilii + voto di Minerva
- Lex Saenia del 30 in cui si collega anche una potestas censoria
-31 definitivo scontro Ottaviano-Antonio (la sua morte e poi battaglia di Azio) che renderà Ottaviano unico detentore
del potere.
-vengono portate avanti formalmente tutte le altre magistrature. Il potere è nelle mani in ogni caso dei triumviri
direttamente sotto il loro controllo immediato (sia nei fatti, sia nella formalizzazione offerta dalla Lex Titia)

-22 rifiuta la dittatura e la censura perpetua assumendo invece la cura annonae

-l’accrescimento del potere avviene non in base alla carica quanto in base al potere (apoteosi pater patriae)
- in questo momento storiografia è molto tendente verso la teoria del Mommsen che individua nel triumvirato le
caratteristiche di uno strumento che è sempre un male: la creazione di magistrati superiori investiti del potere di non
applicare, bensì trasformare la costituzione (arbitrio legalizzato > emergenza politica) questo strumento non da
intendere in termini necessariamente macchiavellistici quanto invece di riconoscere quanto fossero superiori gli
imperia legum rispetto agli imperia hominum (alternativa alla forza> riflessione sociologica sul potere)

Triumvirato= governo provvisorio che assume poteri non spettanti secondo l’ordinamento o addirittura non previsti.
Che per certi versi consiste in un periodo di frattura e di sospensione costituzionale ma allo steso tempo avvia alla
soluzione > principato augusteo. (BETTI: una concorrenza di monarchi > esito un dominatore)

Dopo il triumvirato Augusto opera la restituzione dei poteri alla res publica abolendo nel 28 i provvedimenti illegali ed
ingiusti portati avanti in quel periodo ed è qui che parte la pretesa di legittimità (ogni potere cerca di suscitare e di
coltivare la fede nella propria legittimità – Weber). La forza che vi era stata portata avanti (vis) da Augusto era stata
giustificata dall’ottenimento della pace (Augusto la realizza e ciò appare come elemento di legittimazione e il valore
fondante del nuovo regime insieme al principio di difesa dello stato > manifesto nel permanere della pace e i
fondamenti di uno stato pacifico) e questo nesso trova la sua consacrazione nell’Ara Pacis (religiosità con complesso
simbolismo in cui risaltano i mores) (13 a.C) > segue nel 27 la restituzione e rinuncia spontanea della propria
potestas ad arbitrium del senato e del popolo (autolimitazione dichiarata in un formale rispetto della collegialità
magistraturale + dichiarazione di voler SALVARE lo stato e VENDICARE Cesare) la sua gloria aumenta diventando
volontariamente un privato cittadino.

 Nel linguaggio repubblicano “princeps” = auctor ovvero colui che ha potere di assumere l’iniziativa e questo
ruolo ha il proprio riscontro nell’adesione e il consenso che diviene sempre più ampio (consensus
universorum), l’approvazione plebiscitaria del suo operato e la pienezza di poteri dopo Azio.

La pax augustea però è anche un riflesso di politica estera condotta in funzione difensiva e di consolidamento (in cui
Augusto provvederà anche attentamente a riformare lo strumento militare dell’aerarium militare.)
Però della pace non vengono sottolineati da Augusto il profilo sanguinoso e i suoi enormi costi e la legislazione, si
assicura le pace ma la securitas è tutt’altro che libertà (infatti Augusto sarà anche restauratore dell’ordine
razionalizzando la disciplina dei rapporti intersoggettivi e reprimendo comportamenti criminali , modificando
autoritativamente i costumi )
-18 a.C. caso della Lex Iulia de adulteriis coercendis
-misure augustee permettono al paterfamilias di uccidere la figlia e del complice colti sul fatto in casa, al marito
l’uccisione a certe condizioni del complice ma non della moglie dalla quale peraltro è tenuto a divorziare in caso di
flagranza se non vuole egli stesso essere condannato per lenocinio.
- interventi esplicitamente riferiti a soli romani in tema di regime matrimoniale lex Iulia de maritandis ordinibus 18
a.C. e lex Papia Poppaea nuptialis del 9 d.C.(promuoveva progenie e discriminava il celibato). venivano così favorite le
unioni e la procreazione. Ai coniugi con figli venivano concessi privilegi (assunzione magistrature, esenzione da
munera, affidamento province ecc). Celibato sanzionato e mancanza di figli. Forte viene ribadito il valore della
famiglia, obbedienza alle leggi e forza dei premi e delle pene (egli stesso cerca di fare di se un esempio di buon padre,
legislatore e buon governante. > Germanico ed Agrippina come esempi 9 figli)
-limita lusso e abbigliamento pudicitia 18 aC; de ambitu (18 aC), al broglio e al matrimonio degli ordini (divisione per
classi: ordo senatorius, equester e plebs. I senatori a differenza dai ceteri ingenui non potevano sposare una libertina >
rafforzare la qualità dell’ordo senat. Normazione particolare riservata ai senatori è richiamata nel discorso dioneo e ha
in comunque alcosa con le norme limitative delle manumissioni di schiavi e relativi alla cond del liberto (lex Fufia
Caninia del 2.d.C) e lex Aelia sentia 4 d.C: => limitazione concessioni di cittadinanza e libertà.
Augusto attua queste modalità di controllo riprendendo principi cardine della tradizione:
a) adulterio reato perseguibile con accusa pubblica
b) controllo della sessualità
c) reato relazioni extramatrimoniali
Si introduceva pertanto in maniera traumatica nei fatti privati > “arma et leges” un topos delle ragioni della grandezza
di Roma (Vico)
Rilevanza delle leggi Giulie a cominciare da quelle processuali del 17 a C. Altri provvedimenti vengono portati avanti da
Augusto tramite editti, decreti o mandata (istruzioni date da lui a procuratori per il governo delle province) questi
atti andranno a costituire una nuova fonte del diritto: constitutio principis (una decisione con valore legge,
promulagata dell'imperatore nell'esercizio delle sue funzioni. Essa può prender la forma d'una serie di ordinanze o
pronunciamenti:

 decreto
 editto
 epistola
 mandato
 rescritto.
Di esse Gaio, nelle sue Istituzioni (G.1.5), dà la seguente definizione:
«Constitutio principis est quod imperator vel decreto vel edicto vel epistula constituit; nec umquam
dubitatum est, quin id legis vicem optineat, cum ipse imperator per legem imperium accipiat.»

Nelle Institutiones di Giustiniano la costituzione imperiale non ha più valore pari alla legge, ma è essa
stessa legge, essendo ormai tutto il potere legislativo accentrato nelle mani dell'imperatore. Troviamo
dunque nel brano I. 1.2.6, del giurista Ulpiano:

«Sed et quod principi placuit, legis habet vigorem, cum lege regia, quae de imperio eius lata est,
populus ei et in eum omne suum imperium et potestatem concessit. Quodcumque igitur imperator
per epistulam constituit vel cognoscens decrevit vel edicto praecepit, legem esse constat: hae sunt,
quae constitutiones appellantur.»

Il senso dell'interpretazione di Ulpiano è che l'imperatore è il depositario dell'intero potere di legiferare,


la cui legittimazione viene direttamente dall'esercitare il suo ruolo in nome del populus, che è
considerato, almeno solo nominalmente, il vero detentore del potere dello Stato (ora imperiale, un
tempo la vecchia e defunta res publica). Il principe in altri termini non è che l'esecutore - e il libero
mediatore - della volontà del popolo, anche se questi di fatto non ha alcun potere diretto di influenzare
le decisioni, che rimangono inappellabili, dell'imperatore.

Principato come formula ibrida due lati: uno rivolto verso il passato della repubblica e l’altro volto verso l’avvenire, la
monarchia. La veduta è in entrambi i casi unilaterale = principato pertanto non è né l’uno né l’altro ma l’insieme
delle due cose in quanto vi è una coesistenza.(betti)

CAP XI: IL PESO DEL PASSATO E LA SUCCESSIONE NEL PRINCIPATO:

F. Carl Von Savigny fondatore della scuola storica del diritto insegnava che anche là dove il presente si contrappone
intenzionalmente al passato tuttavia ne è dominato.
Altre definizioni di dominio > Tacito (1.6.3) è condizione di dominio quella in cui il conto non torna se non si rende
conto ad uno solo.
Il passato rivive evidente nelle magistrature ordinarie che permangono, il senato (ridotto a mera parvenza dell’antica
tradizione lasciandogli competenza sulle province), i comitia, i tribunali ordinari, la giurisprudenza. Principato:
continuità o diverso modo di intendere il potere?
Politica Augustea= politica di compromesso e il principato può essere pertanto considerato come una repubblica
riformata.
Tacito nelle Historiae parla del principato (dal 69 Galba- al 96 Domiziano) e negli annales 14 d.C morte di Augusto al 68
d.C morte di Nerone. Le mosse di Ottaviano prendono piede dal suo essere dux reliquus del partito cesariano, non più
triumvir, facendosi sostenere dai soldati grazie alle distribuzioni annonarie e il popolo grazie alla promessa della pace.
Da questi primi passi via via dopo essersi appropriato del potere del senato, delle magistrature e leggi non ha altri
avversari. Tutto rimane apparentemente identico ma muta lo status civitatis
Dopo vari problemi di successione la decisione di Augusto si concentrerà in Tiberio (nascondeva sotto le formule
antiche e sulla linea ipotetica segnata di augusto le sue nuove scelleratezze). La successione è un elemento
fondamentale non solo per una definizione del principato ma soprattutto per un giudizio sull’effettività della
posizione assunta da Augusto rispetto alla res publica che andava via via scemando dimenticata nella sua essenza
(annali : quanti rimanevano che l’avessero conosciuta?)
A parte la designazione era necessaria comunque un a formale investitura da parte degli organi competenti (senato e
popolo) e inoltre quello che contava di più era senza dubbio l’appoggio delle coorti pretorie e delle legioni (esercito
come base reale del potere, avviato a divenire il nuovo populus> Settimio Severo anarchia militare)
Tiberio diviene legittimo successore di Augusto alla sua morte (14 d.C) avendo conseguito importanti successi nella
campagna pannonica del 12 d.C ma anche essendo suo genero ed essendo pertanto associato al princeps nella
tribunicia potestas.
Lo stile di regime augusteo è confermato dalla maniera di agire di Tiberio che si presenta come un repubblicano
(lasciava ai consoli potere di iniziativa come se ci fosse ancora la repubblica , emanando editto di convocazione del
senato e dando peso all’opinione pubblica; in un primo momento vi sarà una formale continuità di magistrature,
un’attività del senato effettiva, conferimento di cariche per merito, distinzione tra ruolo pubblico e privato del
principe> poi ordinamento repubblicano ridotto a pura facciata verbale). Prima del suo ritiro a Capri la situazione si
fa tesa , sorge un clima di paura e aumentano le condanne a morte e i suicidi.
Senato con pressione sempre più decisiva dell’elemento militare arriverà a conferire il titolo di imperator a Caligola,
Claudio e a Nerone.

Una prima vera crisi “esterna” tale da mettere in discussione la continuità del principato si svolge negli anni Neroniani
(54-68).
-Nerone al potere tramite intrighi madre Agrippina (moglie di Claudio del quale provocherà la morte)
-N. affidato al precettore Seneca (Ad Neronem Cesarem, De Clementia > criteri di governo e amministrazione della
giustizia) e al prefetto del pretorio Sesto Afranio Burro.
-dopo un quinquennio di pace> crisi (assassinio Agrippina, morte di Burro, 65 Seneca costretto al suicidio), egli
governa con terrore (64 incendio di Roma con ripercussioni riguardo problema cristiano, 65 congiura pisoniana con
feroce repressione + svalutazione monetaria)
-Nerone viene proclamato hostis rei publicae dal senato > 68 elezione Galba da militari (Galba-Otone-Vitellio eletti dai
soldati > morti suicida/assassinati).

-67 F. Vespasiano si trovava in Oriente per reprimere rivolta giudaica viene proclamato imperatore in Egitto nel 69.

Si instaura la dinastia Flavia con V. primo princeps italico e i figli già designati Cesari e successori (Tito e Domiziano)
-96 vi è una congiura a palazzo per eliminare Domiziano che si era fatto chiamare in vita dominus et deus
-succede l’anziano Cocceio Nerva (96-98) che adotterà come successore M. U. Traiano. Dopo Traiano (primo princeps
provinciale) si avrà con Adriano un nuovo orientamento => libera adozione di quest’ultimo (frutto peraltro di un
complotto, appare teoricamente ispirata alla scelta del migliore secondo Dione Cassio) > questo corrispondeva ad una
scelta contraria all’adozione familiare e successione dinastica
La monarchia degli Antonini rappresenta un esempio di trionfo per la Pax Romana (per idee umanitarie)
rappresentano il momento più alto del principato.
Tito Aurelio Antonino Pio > figli (Marco Aurelio e Lucio Vero = divi fratres coimperatori 161-169)
Commodo > figlio di Marco Aurelio associato al potere dal 176, sale al trono nel 180 e viene ucciso nel 192 (tragico
esempio di tentativo teocratico )
Alla morte di Commodo saranno i pretoriani ad acclamare Pertinace (anarchia militare x2) a ucciderlo dopo qualche
mese mettendo poi in asta il trono.
Vi sarà un’esperienza legg. Positiva con Didio Giuliano, ma in provincia si autoproclameranno imperatori Pescennio
Nigro e C. Albinio e poi Settimio Severo in Pannonia.
Dovevano succedere i figli di Severo (Caracalla e Geta) > un difficile governo a due (assegnate a loro rispettivamente
Eu ed Asia) > Caracalla fa però uccidere il fratello nel 211 e allo stesso modo farà con il grande giurista e prefetto
pretorio E. Papiniano.
-217 Caracalla ucciso da un sicario di Macrino primo cavaliere a salire al trono.
-Succede imperatore Elagabalo che verrà ucciso con la madre nel 222 e ne prenderà posto il tredicenne Alessandro
Severo (il cugino) a sua volta ucciso e deposto dai soldati nel 235 che acclameranno imperatore Massimino il Trace
anch’egli ucciso nel 238 dai soldati ammutinatasi.
Seguirà un periodo di Anarchia militare da Massimino il Trace dal 235 al 284 e una vasta successione di imperatori
illirici (28) periodo che terminerà con Carino e Numeriano per poi dare inizio all’impero di Diocleziano. Questo periodo
di governo illirico segnerà profondamente un segno economico-finanziario, religioso (culto del sol invictus) ed edilizio
(cinta murarie a cominciare dal 271 con le mura Aureliane).

 Secondo Tacito vi sono due forme universali di governo: quello aristocratico primores e quello monocratico
dei singuili. La commistione delle due è augurabile ma instabile e breve. Rispetto alla repubblica ora egli è
disincantato e vede come la Res Romana ai suoi occhi non sia diventata altro che il potere di un solo, non vi è
più equilibrio.
 Spesso viene istituito un paragone tra Napoleone e Augusto (vittoria Marengo/Azio) entrambi si presentano
come magistrati del popolo e capi dell’esercito. Di pari passo con riforme dagli inizi positivi si insinua una
forma di controllo (tramite polizia segreta) > questo spesso viene messo in riferimento al Cesarismo quando
in realtà il riferimento di N. è più il principato.

Augusto agisce in maniera duplice pertanto, rispetto ad elementi preesistenti come (legislazione comiziale ai SC,
all’attività edittale magistratuale e ancor meglio per la giurisprudenza). Però come vi è un controllo che si diffonde
a macchia d’olio nei confronti di questi ambiti così avviene in senso contrario per l’operato di Augusto che viene
ricondotto alla misura del diritto prima di tutto attraverso la formalizzazione e la legalizzazione dei suoi
strumenti.
Per realizzarsi questo potere pertanto non opterà solo per conservare quello che già vi è di utile ma verrà
innovato facendosi ordinamento (con la prospettiva di cogliere le tappe di realizzazione dell’esistente)
Tali strumenti di cui si servirà A. e che saranno alla base dello sviluppo del suo progetto sono le: arma et leges:

o Riforme militari> formazione di 9 corti pretorie (corpi misti fanti e cavalieri a protezione e disposizione
del principe.) Questi acquisteranno sempre più potere nella lotta politica specialmente dopo l’operato di
Seiano nel 23 d.C inserendoli nelle città.
193 Settimio Severo attua invece un’epurazione di questi rimpiazzandoli con legionari pretoriani.
o Introduzione dell’esercito stanziale dislocato per le province imperiali (sempre in armi) anche provinciali
oltre cittadini volontariamente arruolatisi nell’es. > provincializzazione dell’impero
o Ferma legale dei legionari dai 16-20 anni con uno stipendium di 225 denari annui > soldato diviene un
mestiere retto da un giuramento di fedeltà personale > vige una ferrea disciplina fino a quando Adriano
non innoverà creando una carriera civile equestre in cui in seguito si contrapporranno militia civis e
militia armata). Inoltre Adriano riformerà l’esercito tecnicamente trasformando in truppe regolari i vari
corpi (numeri), diversa estrazione etnica e sviluppo di strategia (vallum Hadriani) o la difesa del limes.

In epoca successiva gli elementi indispensabili di potere (senatusconsulto con successiva conversione in lex) si
trasformeranno in plateali acclamazioni, discorsi > lasciando un ruolo essenziale alla designazione militare
con giuramento nel nome dell’imperatore.

o Altro strumento fondamentale è il culto imperiale da collegarsi sia con la divinizzazione in vita di
Cesare sia all’immagine del principe alla sua morte con l’apoteosi (assunzione tra gli dei) = credenza
materiale ed altamente politica dell’imperatore come dio vivente o figlio di un dio. La
divinizzazione pertanto è annoverabile tra gli instrumenta regni. Questo culto inciderà non poco
sulle persecuzioni dei cristiani

o Principe è maggior proprietario dell’impero salvo alcune eccezioni (Tiberio > non accettava eredità
che non dipendessero da amicizia ec.). Il patrimonium istituito da A. si trasmette per successione
ereditaria ed ha una gestione del tutto privata affidata accanto ai vari procuratores di beni (o in date
province). Nel corso del tempo aumentano i “Beni della corona”esso verrà surclassato dalla res
privata. Apposito procurator è istituito in Età dei severi (cavaliere di alto rango) trecenarius.
o Campo finanziario del princeps è esteso > aerarium militare (sovraintendenza di 3 praefecti di rango
pretorio e nomina imperiale e fiscus (importante perché da esso di prendono risorse occorrenti per
esercito, flotta, manutenzione, annona lavori pubblici, cursus publicus)
Claudio organizzerà affidato ad un ufficio a rationibus la formazione del bilancio statale > in cui fa
affluire mezzi finanziari in competenza dell’aerarium populi roman e i dazi doganali , sia le entrate
dalle province.
Con Adriano si precisa la disciplina giuridica sotto la guida di un funzionario a rationibus anch’egli un
liberto come in generali quelli a capo di uffici imperiali. E si istituisce l’advocatus fisci patrocinatore
del princeps nelle cause fiscali. Ben poco resterà all’Aerarium populi romani quando verrà meno la
distinzione tra province senatorie- province imperiali (vi sarà una cassa unica di Roma).
Ai giuristi dell’età dei severi parrà evidente che la res fiscales sia quasi propriamente del principe
(Ulp. D.43) > questa qualificazione sarà di grande importanza per la formalizzazione in rapporto al
concetto di persona giuridica.
o Altro elemento importante è dato dai rapporti familiari (consanguineità e della adozione in vista
all’avvio della successione, uso politico del matrimonio, esenzioni dalle norme es. lex Iulia et Papia
Poppaea) e da quelli personali (amicizie e gradazione di queste vulgares/iustiores, minores,
superiores > amicus principis qualifica che investe i giuristi e funzionari)
Il principe ha un potere assorbente sui propri schiavi e rispettivamente sui liberti in merito alla
dominicia potestas e grazie all’obsequium (diritto successorio sui loro beni). Il rapporto è di
soggezione e subordinazione ma anche fiducia.
o L’apparato amministrativo che si va formando con il principato (dall’età repubblicana) si fa ora
burocrazia precisa (concentrazione di controlli come funzionari alter ego del princeps dipendenti
nelle sue scelte anche delegate)> provvedimenti sempre revocabili.
Uffici centrali che costituiscono la cancelleria imperiale : ufficio ab epistulis (competente per tutta la
corrispondenza ufficiale in latino e in greco, qui si redigono diplomi di cittadinanza, lettere di
concessione, privilegi..); ufficio a libellis competente per le petizioni di privati (a cui il principe
appone la subscriptio> tale risposte acquistano valore di legge;
ufficio a cognitionibus riguarda la risoluzione di controversie e processi; ufficio a memoria diverrà il
più importante dal punto di vista burocratico (affidato a tricenarius) competenza di archivio e tutto
ciò che attiene alle pratiche di cancelleria; ufficio a rationibus acquisterà funzioni pubblicistiche dal
momento in cui Claudio assegnerà ai propri procuratores la giurisdizione fiscale > giudizi pronunciati
dai procuratori avevano la stessa efficacia (come se fossero emanati dal princeps stesso). I
funzionari imperiali si trovano inseriti gradualmente in una vera e propria carriera burocratica al cui
vertice vi sono i praefecti.

 Praefectus= da praeficio (preporre qualcuno a capo di qualcosa o di persone, abbiamo esempi sia in età rep.
Che mon.). Ve ne sarà uno nuovo praefectus praetorio = nuova istituzione appartenente all’ordo equestre
(ha ruolo di vice-imperatore) => istituito da Augusto nel 2 d.C. Questo ufficio assumerà seppur avendo
compiti militari limitati gradualmente competenze civili in specie amministrazione della giustizia.=> poi
funzioni giurisprudenziali sullitalia (praefectus urbi con Tiberio diviene ufficio permanente da un lato e a
tempo indeterminato dall’altro con poteri di polizia(=praefectus vigilum istituito nel 6 d.C da A.) e pubblica
sicurezza tramite le cohortes urbanae, e consiste spesso anche nel proteggere schiavi che si rifugino ad
statuas del principe in caso di comportamenti infedeli di tutori o curatori/domini su schiavi). Il diritto nasce
dalla realtà della vita quotidiana (giuristi eminenti es. Modestino ricoprì anche ufficio di praefectus vigilum)
Norma del 235 di Alessandro Severo riconosce la validità di norme generali emanate dal prefetto del pretorio
purché non contrarie a leges et istitutiones né modificate in seguito ex autorictate del principe
Al vertice della carriera equestre vi è il praefectus Alexandriae et Aegypti rappresentante diretto e personale
del principe. A lui sono sottoposti i iuridicus e l’idiologo dal quale dipendo procuratores specificamente
addetti ai domini imperiali (Editto Tiberio Giulio alessandro del 68 d.C. a riguardo + gnomon idiologi). Al terzo
grado della carriera equestre vi è la prefettura dell’annona.

All'ultimo gradino delle cariche equestri vi erano le prefetture, che costituivano il cosiddetto Fastigium
equestre, cioè l'apice della carriera di un cavaliere. Poi vi erano anche altri servizi di sorveglianza fatti da vari
curatores (=> dal II sec d.C il potere centrale li istituisce per controllare l’amministrazione finanziaria e
soprattutto il coordinamento dell’attività giurisdizionale).
Adriano istituisce dei distretti accorpanti varie regiones in cui a ciascuna sovrintende un iuridicus (di rango
consolare poi con M. Aurelio pretorio) con ampia competenza ordinaria e poi extra ordinem in campo civile.
Con Diocleziano (con già qualche precedente in Età severiana) al posto dei iuridici si avranno dei corectore
(momento in cui l’Ita non sarà più privilegiata rispetto al resto dell’impero e sarà essa stessa divisa in
province)

 le flotte (praefectus classis)


 i vigili delle caserme di Roma (praefectus Vigilum)
 l'Annona (Praefectus annonae);
 la provincia d'Egitto (praefectus Alexandreae et Aegypti)e più tardi quella di Mesopotamia (praefectus
Mesopotamiae);
 la guardia pretoriana (praefectus praetorio).[53][54]

Importante era il conferimento della cognitio per tutti i crimini commessi in città con un’attività processuale
intensa che coesiste con il processo criminale ordinario delle quaestiones perpetuae (retto dal principio della
damnatio iudicum poena legis) che presto prevarrà sulla cognitio per incisività e speditezza.
o Altro strumento di cui A. faceva uso era la generosità (si raccoglie non solo nella formula panem
et circenses) ma nello spettro più ampio di provvidenze riassunto nell’evergetismo
(mecenatismo e pubblica beneficenza). Con Nerva e Traiano procederà questo carattere (con il
primo tramite la relativa disciplina amministrativa, nel caso del secondo per la disciplina degli
alimenta.) > praefectus alimentorum con Adriano

La funzione dell’assetto amministrativo del territorio varia nel corso del tempo estendendosi l’imputazione del potere
in maniera più o meno diretta dal centro fino alle zone più periferiche:
L’Urbs Roma da sempre è centro del potere con il Forum, Comitium, la Curia senatus ed è ora anche la residenza del
principe, con il Palatium riceve particolare attenzione l’edificazione di opere pubbliche( templi, biblioteche, teatri). Il
preaefectus urbi per quanto di competenza la governa insieme ad altri prefetti con i contingenti delle varie coorti (la
città viene suddivisa da Augusto il 14 regiones presiedute da magistrati annui localmente scelti dagli abitanti del
vicinato (> riferimento interessante per la sovrapposizione alle 4 tribù urbane da qui la loro esautorazione)
Italia divisa in 11 regioni (elencate e descritte da Plinio il Vecchio), dopo opera 28 colonie A. provvede che le città
abbiano opere pubbliche per parificare l’importanza dell’Italia a Roma. In Italia vige l’imperium domi. Sui fondi italici
invece si ha il dominium ex iure quiritum, fino a Diocleziano l’Italia è esonerata dal pagamento del tributum (che ai
cives non veniva più richiesto a partire dalla conquista della Macedonia nel 167 a.C). I portoria (imposte doganali)
verranno aboliti dalla lex Caecilia de vectigalibus del 60 a.C. Nel 212 verrà concessa cittadinanza a tutti gli abitanti
liberi dell’impero.
Pertanto le comunità o fanno parte di Roma o in quanto città stato insediate aventi già proprie istituzioni e
magistrature dopo la guerra sociale e la concessione della cittadinanza sono organizzate secondo lo schema del
municipio e rette da quattroviri di cui due con poteri giurisdizionali (iure dicundo) civili e penali ma limitati per
materia e per valore e due con poteri edili relativamente all’annona, polizia, giochi. (magistrati eletti prima dal popolo
e poi dal senato locale > ordo decurionum)

In merito ai territori Augusto riserva una parte per sé (quella a cui era destinato maggiore controllo a contatto con
popoli barbari non ancora domati) l’altra pacificata al popolo, facilmente governabile senza armi. In seguito queste
due vennero divise nuovamente in parecchie province alcune delle di Cesare altre del popolo. Alle province Cesariane
invia duci ed amministratori, mentre in quelle del popolo manda pretori o consoli. (Strabone ne delinea il quadro di
espansione nelle Geographica 63-64 d.C)
A partire da Augusto sono province senatorie quelle di Asia, Africa (proconsolari), Baetica, Sardegna Corsica, Illiria,
Acaia, Macedonia. Tutte le altre sono province dipendenti direttamente dal principe distinte in consolari, pretorie o
procuratorie a seconda del governo se esercitato da legati Augusti di rango consolare e pretorio (=> procuratores).

Processo di depoliticizzazione del populus: era in corso da tempo, e a questo si sostituisce alla lunga il nuovo populus
del principato = l’esercito (Betti). Sul piano istituzionale già le assemblee comiziali (comizi curiati persistono ai fini
formali dell’adrogatio) avevano vissuto uno svuotamento a favore del senato (Pomponio D.1.2.2.9) . Tuttavia la
competenza legislativa non è venuta meno ma viene portata avanti tramite i plebisciti seppur talvolta irrisa ad
esempio da Caligola (testo in alto scritto piccolissimo)
Sistema delle quaestiones continua ad essere in vigore con il principato (+ sviluppo riforme a.) con attenzione
particolare al crimen maiestatis > prima in rilievo erano casi di tradimento, attentato alla costituzione, offesa maestà
del popolo romano + perlopiù fatti e non parole venivano incriminate (Tac.)
Resta in vigore il comizio elettorale in ordine alle magistrature in cui il princeps si intrometterà gradualmente sempre
più (a cominciare dalla suffragatio per il consolato e la pretura e dalla commendatio vincolante per altre
magistrature finché non vi sarà una mera acclamazione dei prescelti dal principe)

 Caso della destinatio magistratuum è un altro elemento di involuzione > disciplinata nel 5 d.C dalla lex Valeria
Cornelia in cui si tenta di bilanciare il potere del principe affidando ad un’assemblea di 10 centurie il voto
(membri cavalieri e senatori) > preselezione vincolante

 Inoltre vi è la Tabula Hebana importante ritrovamento epigrafico (1947 in Toscana)


 Autentico momento di svolta è però la riforma tiberiana che assegna al senato la competenza elettorale
(elezioni dal Campomarzio ai senatori)
Gradualmente anche le magistrature stesse vengono esautorate delle loro specificità

Altri caratteri involuzione:


 Gradualmente anche le magistrature stesse vengono esautorate delle loro specificità
 Il consolato non è più annuale (distinzione in consules ordinarii che hanno funzioni all’inizio dell’anno gli
eponimi e altri che susseguono per tempo di max un mese suffecti). Funzioni specifiche svolte da loro (tutela,
fidecommessi e in campo criminale). Diventano governatori delle province di Asia e Africa comandante
militare è affidato ad un legatus più che ad un proconsul.
 Si intensifica funzione giurisdizionale (con relativo ius edicendi) del pretore in rapporto all’ordo iudiciorium
privatorum con fitte specializzazioni > fino raggiungere 18 pretori giurisdizionali)
 Agli edili compete la polizia dei mercati e la relativa giurisdizione (gli viene tolto – compiti relativi ai giochi che
vengono dati ai pretori, e la cura dell’annona fatta dal praefectus urbi e annonae)
 Il tribunato della plebe no rilevanza politica anche se i titolari dispongono ancora dell’inviolabilità, dello ius
auxilii, della coercitio e dell’intercessio
 Questura riceve un ampliamento con istituzione di due quaesture Augusti (leggono in senato le orazioni di
A.) e archiviano i senaticonsulti.

 Cursus honorum ( questura > edilità/tribunato> pretura > consolato). Predisposto pertanto
all’accesso al senato. Questo percorso di cariche può essere però alterato dal princeps
tramite adlectio (gestisce la magistratura a suo piacimento, oltre che già ad A. spetta la
lectio senatus e stabilire l’album come già detto con 600 membri, ormai anche di
estrazione provinciale)

Fatto questo discorso sembrerebbe che tutto sia sottoposto ad Augusto (ben distante dalla teoria della diarchia
mommsenniana). Il senato nonostante tutto è certamente messo al corrente di problemi importanti e ha competenza
in ordine alla religione e al culto, crea diritto, ha funzioni giurisdizionali e soprattutto pone in essere una serie di fatti
incidenti sulla posizione e sulla figura del princeps.

E’ il senato ad assegnare il titolo di imperator a cui segue la lex de imperio, decreta il trionfo e l’apoteosi alla sua
morte, ne organizza il culto. La cosa più importante è che può porre a processo il principe e dichiararlo hostis rei
publicae condannandone la memoria (damnatio > eliminato il nome dai documenti, statue, vietata la sepoltura,
dichiarata la nullità degli atti rescissio actorum > Nerone, Caligola, GalbOtvit, Caracalla, Domiziano)
Altro discorso è in merito alla creazione del diritto (tramite disciplina diritto privato introdotta da senatusconsulta> si
parla di innovazione) e di giurisdizione.
Senatoconsulto sotto Augusto non fa altro che spesso presentarsi come contenuto di proposta del principe se non
addirittura è l’oratio trascritta. Essa verrà considerato fonte del diritto a maggior ragione dai giuristi tardoclassici
quando l’attività senatoria = mera acclamazione princeps e verrà fatto rientrare nelle leges generales e presa per se
stessa > assume carattere normativo solo in quel momento l’oratio, ben diverso dal senatoconsulto che ha forza
normativa dall’età repubblicana e collocato tra fondi del d.
L’ordinamento repubblicano permane non solo di facciata ed è significativo nella disciplina giuridica in cui determina
una vasta attività applicativa e interpretativa > i senatoconsulti prendono nome dal proponente e non dal principe
(rilevante valore applicativo di chi fa giurisdizione). Poca voce in capitolo il senato invece in ambito civile (giurisdizione
d’appello è creazione certa del principato), ma la giurisdizione criminale seppur già se ne disponesse in età
repubblicana è ampia .
Dalla ricostruzione delle modalità di processo senatorio si ricava una continuità della terminologia tecnica delle
quaestiones per indicare atti introduttivi dei processi criminali. Elemento di continuità chiaro va visto a maggior
ragione però nell’impiego dell’intercessio tribunizia.
Pertanto sono varie le interpretazioni che rifletterebbero che il senato acquisirebbe nel principato una sua propria
giurisdizione: a) come continuazione della competenza che già disponeva in età rep. b) come sostituzione della
competenza del popolo c) come riconoscimento da parte del principe.
Difficile pertanto è stabilire il valore da assegnare alla posizione di governo dei due soggetti (nel caso del senato dal
punto di vista costituzionale è una posizione fissa e perpetua, diversa dalla discontinuità del principe che si rinnova ma
non automaticamente) + questi due soggetti agiscono o per concorrenza o per cooperazione.
C’è anche chi vede l’origine della giurisdizione criminale senatoria nel senatusconsultus ultimum e nella dichiarazione
dell’hostis rei publicae.

 Vedi rapporto tra diritto di giudicare e sovranità : Filangieri (La scienza della legislazione)
che intende il potere in ambito di processo criminale senatorio come strumento della
tirannia imperiale a cui però non si conclude con una sovranità del senato.
Mommsen inoltre nel suo quadro di diarchia non scopriva niente di nuovo a riguardo
dell’ipotesi del processo penale consolare-senatorio nei confronti dei cittadini romani come
effetto necessariamente dipendente dal passaggio dalla potestà sovrana dal popolo al
senato.
 Augusto avrebbe pertanto creato una competenza criminale senatoria trasformando in
autentica sentenza il senatoconsulto (prima erano in età repubblicana provvedimenti
equiparabili a semplici pareri e non risultato di processo> es. congiura di Catilina non vero e
proprio processo)

PROGRESSIVO RIDUCIMENTO DEL S.C. E DELLA CONSTITUTIO PRINCIPIS ALLA LEX PUBLICA
Vi sono varie maniere di percepire il cambiamento > rottura traumatica (Tac, Dione Cassio) o una trasformazione
richiesta dal tempo (Pomp) > corrispondente alla visione pragmatica romana.

CAP XII: Diritto dà forma alle cose conferisce loro uno status (Gaio 1.158). Acquista senso nella maniera in cui viene
utilizzato (uso) attraverso la disciplina come mediazione. Questo potere politico del diritto si misura in base
all’obbedienza prestata e si supera il dover ricorrere alla forza tramite la legittimità (dove vi è legittimità vi è
durevolezza)> la forma più corrente di legittimità è la credenza nella legalità Weber) >arma et leges

Da Augusto in poi si fa costante un bisogno di legittimazione, questa linea di legittimazione prosegue con Vespasiano
che prende il testimone dopo la morte di Nerone che aveva lasciato Roma in una situazione di terrore e squilibrio
sociale (lex de imperio Vespasiani del 69 senatocons tradotto in legge comiziale) la concessione dei poteri in un unico
atto (lex satura).
Secondo il de Francisci anche l’appoggio delle truppe è uno strumento per estorcere il riconoscimento legale del
Senato > scelti altri princìpi come appoggio nel periodo dell’età dei severi dove si comprende come questa strategia si
riveli in potenziale danno per la continuità.

Ruolo eminente hanno le costituzioni imperiali che sono proiezione diretta della politica imperiale (strumento
esplicito del potere) e fonti stesse di diritto.
Parte cospicua delle testimonianze è indubbiamente conservata nel Codex Iustinianeo (4652 costituzioni,
compilazione vera e propria parte solo da Adriano raccolto nel codex gregoriano e molte qui sono escluse).
Molte testimonianze sono anche di giuristi (spesso in via diretta es: Giuliano) e sono proprio loro a farci venire a
conoscenza di molti provvedimenti di Augusto, Tiberio, Claudio, Nerone, Traiano ec. Vedi definizione nelle
institutiones della constitutio principis e i giuristi come fondamento (1.5 Gai)

Il loro apporto è importante perché spesso il giurista va oltre l’editto imperiale collocandolo in un quadro più ampio
indicandone l’eventuale inadeguatezza e il suo necessario superamento. In età severiana la giurisprudenza però
formula che ciò che è gradito al principe ha valore di legge (=espressione del potere normativo imperiale). In virtù
della lex regia pertanto la volontà del principe è legge (che siano decreti interlocutori o ordinati con editto hanno
comunque forza di legge).
CONSTITUTIO: una constitutio può essere un edictum, un mandatum, un rescriptum, un’epistula, una subscriptio, un
decretum.
Edicta= ordinanze che prese agli inizi in forza di poteri magistratuali, conformemente agli editti repubblicani, si
differenziano da questi ultimi nel principato divenendo espressione autonoma del potere imperiale. Sono atti pubblici
di imperio che disciplinano questioni generali con validità ed efficacia estesa o estendibile a tutto l’impero. Gli editti
giurisdizionali esistevano già in età rep. E continua in età imperiale costituendo quello che in età severiana Papiniano
definirà ius honorarium contrapposto allo i. civile.
Mandata= istruzioni che il principe dà ai funzionari imperiali e ai governatori di province senatorie (anch’essi con
carattere generale, competenza finanziaria, processuale e genericamente amministrativa)
es: quelli contenuti nel Gnomon Idiologi
Rescripta= sono pareri scritti dall’imperatore in calce ai libelli o alle preces sottopostigli da privati per decidere su
questioni giuridiche concrete (giudizio in conformità ai fatti) analoghi ai responsa giurisprudenziali.
Decreta= decisioni imperiali dei singoli casi giudiziari sottoposti alla sua cognizione civile o criminale, in genere in via
d’appello contro una precedente sentenza di primo grado. Distinzione vi era per l’attività giurisdizionale pretoria
secondo che sia svolta dal tribunal (il locus superior in cui il magistrato si asside nell’esericizio della sua attività in
forma solenne per la causa cognitio) su terreno eguale in modo non solenne e sommario.
Epistulae= lettere di risposta a quanto chiesto per iscritto all’imperatore da magistrati, funzionari, comunità per
risolvere questioni.

Pertanto si nota come l’intervento normativo imperiale (come anche l’operato dei giuristi in generale) riguarda
essenzialmente la disciplina privatistica dei rapporti (una sua valutazione adeguata presuppone la conoscenza).
Quanto ai problemi posti dal coordinamento con le altri fonti del diritto in rapporto a ciò va effettuato un riferimento
allo ius honorarium e successivamente allo ius civile riconosciuto alla disciplina realizzata dalle costituzioni imperiali,
sulla sua configurazione come ius novum e la sua efficienza interpretativa. Il principe controlla sempre più il
persistente pluralismo giuridico e le sue costituzione funzionano anche da interpretazione più autentica del diritto. E’
la giurisprudenza che compie e giustifica (fondando teoricamente) l’opera di integrazione sostanziale che si arriverà a
compimento con il Corpus Iuris Civilis g. E’ pertanto la giurisprudenza a creare le condizioni da cui dipende il
processo di legalizzazione sia dei S.C sia della costituzioni imperiali.
IL RISULTATO SCIENTIFICO NON COME OPERA DEL LEGISLATORE BENSì DEI GIURISTI:

Senatoconsulti> occorre distinguere il profilo del loro carattere normativo/ loro equiparazione a legge (prima non vi
era attività del senato, la vera legalizzazione che riconduce la legge alle funzioni normative nasce nel principato).
Infatti spesso a quest’ultimo segue una lex publica di conferma (viene meno attività comiziale e quindi si rinforza il
processo di legalizzazione).
Equiparazione senaticonsulti a leges : presente in Giuliano o in Pomponio, e anche Gaio ci permette di comprendere
come il profilo della legalizzazione sia emerso tardi (normatività diverso da legalizz.): (Gai D.1.3.9) Il senatoconsulto è
ciò che il senato libera e statuisce, ciò fa le veci della legge quantunque se ne sia discusso.
Successivamente Ulp. Dirà che non c’è da discutere sul fatto che il senato possa creare diritto.
Mentre le Istituzioni Giustinianee rielaborando il testo Gaiano + testo pomponiano concluderanno il processo storico
con l’affermazione che parve conveniente che il senato provvedesse in luogo del popolo.

Constitutio principis> discorso più articolato ma definito ugualmente dai giuristi di II e III sec. Già visto sopra con Ulp.
Abbiamo una chiara evidenza che qualunque sia il modo della statuizione imperiale questa legem esse constat (come
anche nel passo giustinianeo) > entrambi basati sul principio quod principi placuit legis habet vigorem.
Pomponio diversamente da Gaio non si riappella alla lex de imperio come fondamento per caratterizzare l’efficacia
della costituzione imperiale usa la formula pro lege servatur
Processo di parificazione delle fonti del diritto (si integrano tra loro i pareri fino a: ciò sta per legge/ha valore di legge:
legis vicem opinet) è presente anche nell’Enchridion di Pomponio.

Continua durante il principato un attività magistratuale pertanto costitutiva inanzitutto di quello che in età severiana
verrà definito da Papiniano ius honorarium in contrapposizione al civile. Questa caratterizzazione riguarda
unicamente l’attività pretoria mentre in realtà va estesa a statuizioni di tutti i magistrati dotati di ius edicendi (Gai 1.6).
Questi due ius si coordinano e gradualmente nel periodo del principato i pretori vedono un progressivo specializzarsi
in dati settori e vi rientrano anche gli editti degli edili curuli e l’esercizio della giurisdizione nei municipi e nelle colonie.

Giurisdizione pretoria:
Due momenti fondamentali di quest’ultima sono costituiti dalla lex Cornelia de iurisdictione del 67 a.C nel clima di
deteriore uso politico della funzione giurisdizionale. Essa impegnava il magistrato a stare a quanto aveva
programmaticamente enunciato nell’editto annuale e dalla lex iulia de iudiciorum privatorum del 17 a.C (che abolisce
con l’eccezione dell’actio damni infecti e del processo centumvirale Gai 4.31, le legis actiones (caratterizzate da un
rigoroso formalismo) rendendo modo ordinario per far valere le proprie ragioni il processo formulare > nella
pronuncia dei certa verba o nel compimento dei gesti previsti dal rituale avrebbe comportato la perdita della lite > si
litigò per concepta verba, id est per formulas (Gai 4.30).
Sarà successivamente con Adriano che editto da senso di annualità > perpetuum (duraturo, in linea con la politica del
diritto di Adriano e la relativa “codificazione” dell’editto)
Da parte del pretore esisteva anche la consuetudine di riprodurre parte dell'editto del suo predecessore; così in ogni
nuovo editto perpetuo c'era sempre qualcosa dei precedenti. Nel tempo si formò un nucleo che venne chiamato
editto tralatizio, che venne poi raccolto da Salvio Giuliano su ordine dell'imperatore Adriano. Alla fine venne emanato
nel 133 dall'imperatore Adriano, consolidando definitivamente la forma dell'editto tralatizio, avvalendosi dell'opera
del giurista Salvio Giuliano, membro del suo Consilium principis e facendo diventare così l'editto perpetuo e quello
tralatizio una cosa unica. Allo stesso tempo eliminò la possibilità da parte dei successivi pretori di creare nuovo diritto
attraverso i propri editti. L'editto tralatizio cristallizzava in pratica la forma dell'editto, che nei tempi più antichi i
pretori emanavano per definire solennemente la propria politica giudiziaria e che progressivamente si era venuto a
stabilizzare in via consuetudinaria.

La COGNITIO EXTRA ORDINEM: (vedi ulteriori sviluppi in pp.87)


cognitio extra ordinem si indica quel modello di processo che si sostituì gradatamente al processo formulare ordinario,
diventando in età tardo-antica (dal 342 d.C.), tramite una Costituzione degli imperatori Costanzo e Costante, anche
formalmente, la sola procedura osservabile.
Il nuovo tipo di processo prese le mosse dal processo fiscale di periodo augusteo con giudice unico (senza più le due
fasi in iure e apud iudicem) e con sentenza suscettibile di essere appellata di fronte al tribunale imperiale. Man mano
che il tempo passava il processo fiscale si allargò ad altre controversie (per le liti di libertà, per la querela inofficiosi
testamenti e in concorso con azioni dell’ordo iudiciorum privatorum) con il pretore civile come giudice unico fino a
sostituirsi al processo formulare nel 342 d.C.

Nel periodo augusteo pertanto era già definito l’ordo per il processo civile e quello criminale in cui risultava chiara la
determinazione in ambito giuridico extra ordinem individuato da istituti nuovi (per es. il fidecommesso).
L’attività giudiziaria volge sempre più a tutelare fattispecie concrete non protette dal pretore per mezzo dell’editto.
Ciò avviene anche a seguito della specializzazione varia a cui vanno incontro i pretori in quel periodo.
La formazione del nuovo campo giuridico è espresso dagli interventi imperiali e ciò accade sia per mezzo delle
constitutiones sia attraverso l’attività degli uffici imperiali ai quali siano state affidate le funzioni giudiziarie (a Roma,
Italia o province).
Accanto al processo formulare e a quello delle quaestiones (che continuano ad essere il processo civile e processo
criminale ordinari) si aggiunge nei rispettivi ambiti e retta da criteri diversi la cognitio extra ordinem
La cognitio e. o. è un processo fatto da iudices (che non sono più privati cittadini del processo formulare scelti al
momento della litis contestatio né i giurati delle quaestiones perpetue sorteggiati dall’album e via via scelti per
ricusazioni successive dell’accusato e accusatore) bensì sono in sostanza delegati del princeps.

Nel campo della giurisdizione civile funziona così come accade per il processo formulare, per impulso di parte. E’
prevista anche la contumacia di convenuto o attore> non determina automatica vittoria dell’altra parte.
Ulteriori novità sono: l’appello (istituto importante correttivo di errori o abusi del giudice, sia in sede civile che
penale); la ridotta funzione della litis contestatio> mera individuazione della materia del contendere; i suoi effetti sono
preclusivi> non si può discutere due volte per lo stesso oggetto.

Nel campo criminale sono discusse natura e caratteristiche del procedimento, secondo una dottrina consolidata:
quaestiones contrapposte alla cognitiones> perché esse erano informate al principio inquisitorio. Non c’era bisogno di
accusatore né di un’accusatio > i delegati del principe assumevano essi stessi iniziativa della persecuzione
(solitamente a seguito di indagine svolta da loro o rapporto con polizia di cui disponevano > raccoglievano prove e poi
sentenza).
Altri sostengono che le prove non erano assunte in mano al giudice quanto dalla parte accusatrice (privato/organo di
polizia)e che senza l’accusa del privato o il rapporto-denuncia degli organi della polizia non si sarebbe potuto avere
nessun procedimento cognitorio criminale > altrimenti in caso di VIZIO della forma dell’accusatio o carenza di
rapporto di polizia, il giudice non poteva continuare il processo e doveva chiudere la cognitio (ad esclusione della
possibilità di procedere d’ufficio sulla base di quelle notizie di reato > dunque procedura più di tipo accusatorio che
inquisitorio)
Quanti mancati col rapporto devono essere di nuovo interrogati dall’inizio anche se sono stati mancati per mezzo di
rapporti o condotti per mezzo di irenarchi (funzionario di polizia urbana, la cui giurisdizione si estendeva anche al
contado. Attestati dal 2° sec. d.C., gli i. arrestavano pure ladri e perturbatori e procedevano a un primo interrogatorio.
L’ufficio sopravvisse nelle città dell’impero bizantino)
La pena stessa può variare e la sua misura è a discrezione del giudice (diverso per le quaestiones per processo
ordinario) a cui viene chiesto di prestare attenzione al caso concreto (Paul 54) > non si irroghi una sanzione né più
grave o più lieve di quanto il caso richiede.

Reati: si ampliano le fattispecie (nuovi crimina).

Marciano > ricorda una serie di mandati e di rescritti che affidano al giudice una funzione di controllo nei confronti
dell’attività svolte dagli organi della polizia e di garanzia nei confronti dell’imputato. (D.48.3.6 Marciano libro
secondo sui publica iudicia)

Processo ordinario (q.perpetuae) continua ad applicarsi a Roma, in Italia e nelle province senatorie ma in modo
progressivamente meno intenso. Nel frattempo in quelle imperiali domina la cognitio extra ordinem che viceversa si
struttura in modo sempre più unitario divenendo prevalente fin quando rimarrà l’unica forma di processo.
Questo sviluppo va di pari passo con il coordinamento delle fonti di diritto e l’armonizzazione della disciplina degli
istituti di là dal loro regime originario, civilistico o onorario.
Lo studio della giurisprudenza e della sua opera è pertanto preliminare alla valutazione dell’ordinamento giuridico del
principato. Tutto ciò pertanto riflette quello che sarà il nuovo stile di governo sia nei contenuti materiali (elaborati in
età classica), sia per gli interessi normativi (seppur ricondotti all’autorità imperiale).

CAP. XIII:
Spesso l’esperienza della vita porta a costruzione di una struttura politico-costituzionale e giuridica ma non altrettanto
necessariamente ad una sua cosciente elaborazione. Necessario un ritorno alle fonti (Nocera) per quel che esse sono
e per lo specifico peso metodico che acquista il profilo dei materiali sui quali fondarsi.

Gradualmente si sviluppa il costituirsi in via sostanzialmente autonoma di una scienza del diritto che è a sua volta
essenzialmente “diritto privato” => diritto che viene creato, applicato e studiato nella sua strutturazione e rivolto alla
utilitates singulorum.
Il diritto classico non si identifica totalmente solo con l’età del principato ma già nella tardo repubblica abbiamo molti
aspetti della rielaborazione giurisprudenziale.
Per organizzare il materiale giurisprudenziale è necessario un confronto progressivo con i problemi di cui le
informazioni costituiscono il materiale.
Profilo essenziale è quello delle fonti di cognizione disponibili che vanno commisurate alla realtà storica dei fatti presi
in considerazione.
Così se per l’età monarchica e repubblicana abbiamo fonti sostanzialmente lontane dei fatti raccontati, perlopiù frutto
di tradizioni reinterpretate di momenti esemplari di Roma nel suo farsi (da età primitiva a potenza mediterranea) ora
le nostre fonti nel principato sono in gran parte contemporanee rispetto ai fatti sottoposti a discussione critica
direttamente.
Sebbene le testimonianze a noi pervenute siano cospicue (disponiamo della compilazione riassuntiva del Digesta seu
pandectae del diritto giurisprudenziale classico, redatta per ordine dell’imperatore Giustiniano nel 530 da una
commissione presieduta da Triboniano (promulgando la costituzione del Deo Auctore, lui era ministro della giustizia) e
Costantino> una vera e propria impresa > da Dante descritto “l’ovra, l’alto lavoro” nel VI Paradiso) spesso risultano
lacunose e difficili da integrare. Opera immensa circa 1544 libri 1625 per calcoli più recenti > G. “non tollerare che si
contrassegnassero al silenzio i nomi dei giuristi” indica il nome di ciascuno. Digesto mette pertanto a nostra
disposizione materiale di varia epoca (da quella tardo repubblicana a partire da Quinto Mucio fino agli inizi del IV sec
d.C con Ermogeninano; e tutto ciò nella misura più varia di disposizione dall’unico frammento di Rutilio Massimo ai
3000 frammenti di Ulpiano.
Il Digesto è composto da 50 libri. Ciascun libro è diviso in titoli, ogni titolo ha una propria rubrica indicante
l'argomento trattato. All'interno dei titoli sono ordinati i frammenti delle opere della giurisprudenza romana. I
frammenti sono preceduti dalla inscriptio con il nome del giurista che ne è l'autore, l'opera e il numero del libro dal
quale è tratto. I frammenti più lunghi sono stati divisi, dagli interpreti medioevali in principium e successivi paragrafi.
Unica eccezione è costituita dai libri 30, 31 e 32 che non sono divisi in titoli ma ricompresi nell'unico titolo De legatis et
fideicommissis. Il giurista maggiormente citato è Ulpiano.

Questa opera veniva utilizzata sia per la pratica forense sia per la scuola, infatti era oggetto degli studi degli studenti di
diritto dal 2º al 4º anno. La suddivisione è tale:

I - IV: Principi generali


V - XI: Tutela della proprietà e dei diritti reali
XII - XIX: Obbligazioni e contratti
XX - XXVII: Diritto di famiglia
XXVIII - XXXVI: Successioni testamentarie
XLIV: Successioni del possesso e pretoria
XLV - L: Diritto criminale

Nella sua presentazione del diritto giurisprudenziale Lenel ha privilegiato il diritto privato (la sua è una Palingenesia
iuris civilis ad esclusione di riferimenti a ius sacrum e publicum)> ricostruzione perlopiù fatta da frammenti tratti da
citazioni anche fatte dei giuristi da altri scrittori/giuristi. Non tutte le indicazioni riguardanti nomi, cronologia ecc sono
sicure. Interpretazione del testo viene fatta con i suoi dovuti riscontri con tradizione testuale e problema delle
interpolazioni giustinianee (alterazioni subite dai testi classici)
In quale misura il Digesto è espressione del pensiero classico?
Esistono testimonianze giurisprudenziali anche fuori dal D. e consentono talvolta in modo essenziale una conoscenza
non filtrata. Attinenti alla Giurisprudenza pregiustinianea vi sono testi di : Valerio Probo, Pomponio, Gaio, Volusio
Meciano, Papiniano, Paolo, Ulpiano, Modestino mai del tutto integralmente pervenuti.

INSTITUTIONES di Gaio: opera più completa che ci sia giunta. > esposizione generale che il maestro insegnava ai suoi
allievi quando doveva dar loro i primi elementi della disciplina per avviarli alla conoscenza del linguaggio del diritto.
E’ composta da quattro libri (commentarii) che ci permettono a grandi linee di delineare lo stato del diritto privato e
del processo civile romano a metà del II sec d.C.
La materia trattata è articolata in tre parti: personae (primo commentario 1.9-200), res (2.1-225 secondo e terzo
commentario) e actiones (4.1-187 quarto commentario). Per res si intendono i rapporti patrimoniali, compresi quelli di
natura relativa, come le obligationes. Sempre nella parte dedicata alle res si parla anche delle successioni. Nella parte
dedicata alle actiones Gaio si occupa del processo formulare, benché per spiegare le formulae quae ad legis actiones
exprimuntur, egli tratti anche delle antiche legis actiones.
Prima parte pertanto verte intorno a 3 fondamentali distinzioni: tutti gli uomini sono o liberi o schiavi (1.9 >
prima categoria (tra gli uomini liberi) la distinzione tra ingenui e libertini (coloro che sono diventati liberi per
affrancazione da una schiavitù conforme a diritto (1.10-11). Segue la tripartizione dei libertini (se hanno
cittadinanza romana, la cittadinanza latina e rientrano nella categoria dei dediticii (1.12) i quali sono o schiavi
di condizione infame che, liberati vengono a trovarsi nella stessa condizione di stranieri che vinti in guerra si
siano consegnati (peregrini dediticii)
La trattazione continua con norme sull’acquisto della cittadinanza sia da parte dello schiavo manomesso
(ma i dediticii non potranno mai diventare cives romani) sia da parte dei Latini (ai sensi delle leggi lex Fufia
Caninia de manumissionibus 2 d.C e Aelia Sentia de manumissionibus 4 d.C. + Iunia Norbana de
manumissionibus 19 d.C. o Visellia de libertinis 24 d.C)
Ulteriore particolarità della prima divisione è la distinzione tra personae sui iuris e personae alieno iuris
subiectae. Classificate a loro volta tra:
a) personae in potestate (a cui appartengono gli schiavi sotto la dominica potestas e sotto la patria potestas i
filiifamilias, inanzitutto i figli nati da matrimonio conforme a diritto iustae nuptiae).
b) personae in manu
c) personae in mancipio
Poi si tratta del trattamento degli schiavi e del matrimonio (divieti, conseguenze matrimoni misti romani e
non romani, la sorte dei figli nati in unioni tra liberi e schiavi). Figlio nato da schiava+libero = schiavo; se
schiavo+libera= libero.
Infine vi è l’esposizione delle norme relative all’acquisto della patria potestas su un paterfamilias (adrogatio)
o su l’altrui filiusfamilias (adoptio) e il relativo regime per chi sia impotente (positivo 1.103) o di sesso
femminile (negativo 1.104).
Le donne non possono aver soggetti alla propria potestà, neppure i figli. Esse stesse sono sottoposte alla
manus o attraverso l’usus o attraverso la confaerratio, o coemptio (istituto che non ha solo funzione
matrimoniale). Poi parla della mancipatio.
II e III libro come si è già detto > res e le distinzioni tra le cose (nel patrimonio ed estranee). Vi sono cose
soggette al diritto divino (sacre, religiose, sante) e cose distinte per diritto umano (pubbliche e private).
Un’ulteriore divisione è tra corporales (un fondo, uno schiavo..) ed incorporales (eredità, usufrutto,
obbligazioni)
Altra distinzione è tra le res mancipi (fondo o edificio in suolo italico o uno schiavo) e le res nec mancipi.
Segue modalità di trattazione dei modi di acquisto dei beni e riguarda i diritti reali e il diritto di successione
(testamento, eredità, bonorum possessio, legati, fedecommessi, successione intestata ecc) per poi passare al
diritto delle obbligazioni.
Si introduce qui per le obbligazioni una summa divisio > ogni obbligazione nasce dal contratto o dal delitto
(Gaio ne parla nel 3.182 esaminando il furtum, i bona vi rapta, il damnum iniuriam datum e l’iniuria). Quattro
sono i genera delle obbligazioni ex contractu (re, verbis, letteris, consensu 3.89) secondo che nascano in
seguito alla trasmissione di una cosa (pronuncia di parole solenni o alla scrittura o accordo tra parti).
Di ciascun tipo di ob. Ex contractu viene esposta la disciplina, anche divergente secondo vari orientamenti
dottrinari. Vengono discussi il regime dell’assunzione di obbligazioni tramite sottoposti a potestà (3.163-167)
e i modi di estinzione delle obbligazioni.
Nel IV libro si parla del processo privato: le azioni nelle loro varie distinzioni forme e modalità (4.1-114) le
eccezioni, gli interdetti e la repressione dell’agire temerario, le conseguenze infamanti di certe condanne, la
chiamata in giudizio e le garanzie di comparizione in processo. Non si tratta della cognitio extra ordinem ma
solo delle antiche legis actiones e il processo formulare ordinario.
Problema nell’opera gaiana sono le omissioni di altri contrtti di cui si tace come deposito, comodato, pegno
ecc.

L’INSEGNAMENTO DEL DIRITTO:


Scuole già esistenti in età repubblicana (di grammatica, medicina, retorica > che avviava all’avvocatura e
continuerà a svilupparsi in tale direzione) ma diverse tra loro. Il diritto non lo si impara in una scuola bensì
tramite un tirocinio forense. Lo studente dopo aver appreso qualche nozione base di diritto entrava nella
casa del maestro e lo osservava all’opera con i suoi clienti e con questioni legali concrete. Accompagnava il
maestro al Foro e ne osservava il comportamento da consulente nel dare responsa (sia come membro del
consiglio del pretore sia come iudex) o assisteva talvolta anche in iure dove venviano stabiliti i termini di una
formula processuale. > impregnava se stesso a contatto con la pratica e la tradizione professionale dello
spirito del diritto, vivendolo > l’arte di decidere il caso concreto veniva acquisita sul campo della vita aspra
e mutevole, non della scuola. (Schulz: egli imparava a combattere sul campo di battaglia)
Immagine del maestro fondamentale > Seneca “occorre qualcuno che tenda la mano e lo tiri fuori dai flutti>
rischiari la strada da percorrere (lucerna iuris> Irnerio giurista medievale)
Prima orientamento dato dal maestro e la sua “scuola” (discepoli al suo seguito) > poi Gellio ci informa che ci
saranno luoghi di diffusione pubblica, auditoria. Ad un certo livello l’istruzione cambia e diviene più diffusa e
“volgarizzata” orientata ai bisogni di una progressiva professionalizzazione o burocratizzazione
dell’educazione giuridica.

LE SCUOLE:
Sabiniani (da Masurio Sabino o dei Cassiani da Cassio> seguono la linea di Servio > conservatori legati a ius
gentium, visione universalistica. Visione formalistica del diritto) rappresentati da Capitone e Proculiani (da
Proculo) rappresentati da Labeone e seguono la linea di Quinto Mucio (ius civile tradizionale> innovatori,
visione tradizionalista. Più progressisti, aperti a valutazioni politico-sociali.) Vari sono gli argomenti di
divergenza si preoccupa di darci molte notizie a riguardo Pomponio:
- determinazione del momento in cui si considera usciti dalla impubertà (Gai 1.196) Sabiniani> chi è capace di
generare e per gli eunuchi nell’età in cui generalmente il maschio genera. Per i Proculiani > pubertà da
valutare in base all’età ovvero chi ha compiuto 14 anni.
-altra per l’inserimento nella categoria delle res mancipi degli animali da tiro e da soma > Sabiniani lo sono da
appena nati, i Proculiani sostengono invece che lo siano dopo che sono stati domati e se non domabili
risultano res mancipi solo quando abbiano raggiunto età in cui sono domabili.
- riguardo alle materie prime con cui si realizzano oggetti > Sabiniani la cosa apparterrà al proprietario di essa,
per gli altri (Proculiani) la cosa appartiene a chi l’ha fatta per essa come essa ora è.
-contratti di compravendita > il prezzo deve essere certum (per i Proculiani) ; i Sabiniani dicono che il negozio
è invalido se prezzo è determinato da un terzo mentre Proculiani ne ammettono la validità.
Per i Sabiniani il prezzo della compravendita può consistere anche in una cosa diversa dal denaro (scambio di
cose tra loro). Per i Proculiani invece se le figure della compravendita e della permuta non fossero delimitate
“non sarebbe possibile distinguere (1.41) una volta scambiati i beni, quale sia quello venduto e quale dato a
titolo di prezzo” e quindi quale la posizione del venditore e quale del compratore e le rispettive e ben
diverse obbligazioni.
Discussioni e divergenze fanno parte del c.d. ius controversum sul quale si discute e non c’è ancora accordo
ma che comunque è vigente. Questo presuppone orizzonti aperti e garantisce che l’attività giurisprudenziale
sia effettivamente indirizzata alla ricerca di soluzioni adeguate.
Il legame allo ius vetus et receptum rimane solo in quanto si sia convinti della sua bontà ed effettiva
persistenza nel concreto > il compito della giurisprudenza è quello di dare risposte efficaci usando la sua forza
che sta essenzialmente nella capacità di ripensare il dato (Pomponio > constare non potest ius , nisi)
- diverso rapporto con il nuovo regime del principato (Sabiniani> favorevoli; Proculiani in posizione critica >
ripensamento del rapporto progressisti e conservatori in maniera inversa per alcuni studiosi)
-ulteriori proposte di studiosi sulle loro divergenze stanno in una diversa opzione filosofica epicureismo e
stoicismo per i Sabiniani; stoicismo ed aristotelismo per i Proculiani).
- altre divergenze nell’atteggiamento sistematico nelle opere dei giuristi Sabiniani e casistico invece in
quella dei Proculiani. Sabiniani seguaci del metodo anomalistico e Proculiani del metodo analogistico.

Natura del contrasto tra i due gruppi > identificati con il termine dissensio (diversità di opinione o ostilità).
Questa differenza tra i due dovrebbe nascere probabilmente da un diverso orientamento scientifico fedeltà
alla tradizione- il suo superamento.

Appiano ci parla di Labeone padre, un giurista di cui era nota la sapienza. Era anticesariano e partecipe
dell’uccisione di Cesare dopo la morte dell’amico Bruto di cui era legatus.
Egli aveva un figlio Labeone nato tra il 60-50 a.C morirà tra il 10 e il 21 d.C. Al tempo della selezione dei 600
senatori a lui spettava fare un accurata selezione dei migliori e aveva iscritto M.Emilio Lepido > verrà
emarginato dal potere rimanendo esclusivamente pontifex maximus. Augusto non gradisce il gesto di
Labeone e lo accusa di aver mancato al giuramento di scegliere i migliori.
Anche Aulo Gellio ricorda Labeone come in primo luogo giurista, ma di cultura non limitata al diritto (esporre
la cultura latina, grammatica, dialettica ecc.)
Era uno strenuo difensore della libertas repubblicana e il suo modo di operare all’insegna dell’innovazione era
anche in conformità rispetto al programma Augusteo che si qualificava nel duplice valore di tradizione ed
innovazione ma terrà a dissociarsene dato che il suo modo di agire poteva sembrare essere assecondare una
propaganda che mascherava in realtà un differente andamento. Opera di Capitone diversamente si porgeva al
servizio dei programmi augustei.
L’interpretazione sul passo pomponiano riguardo all’innovazione in Labeone non è univoca:
- innovare = introdurre qualcosa di nuovo ; oppure dar vita a qualcosa che già esiste e persino tornare all’ant.
E pertanto restaurare vecchi istituti giuridici.
Necessario è il prefisso -in > conferisce valore e non lo nega. Lettura del Marchesi a riguardo, se in è da
interpretare come non nel suo valore avversativo >
Tacito invece che ricorda Capitone (perseverare) e la sua morte nel 22 d.C parla di lui come un uomo
eminente ed autorevole(suo nonno era centurione sullano e padre pretore) > Augusto ne aveva accelerato la
nomina al consolato perché potesse prevalere a Labeone per dignità della carica (L. non ebbe carica superiore
alla pretura, proprio da questa ingiustizia trasse pubblica considerazione). Versione tacitiana (indipendente e
irreprensibile L; servile ad adulatorio C) differisce da quella Pomponiana (per il quale se Labeone non divenne
console fu solo perché rifiutò l’onore propostogli da Augusto di essere suffectus)
Capitone aveva interpretato nel 17 i Ludi Saeculares nel modo desiderato da A. Questa celebrazione aveva un
forte significato religioso e politico prima che ideologico> l’inizio di un nuovo saeculum e la fine di un’epoca
all’avvio di una nuova all’insegna della pax, fides, honor, pudor, virtus > vi si scandirà il Carmen Saeculare di
Orazio.

RAPPORTO CON IL POTERE: i giuristi generalmente risultano allineati al regime del loro tempo
indipendentemente dall’appartenenza alle scuole > ciò non vuol dire che tutti fossero ossequienti verso il
potere.
Esempi di giurista: M. Cocceio Nerva pater, uno dei pochi che Tiberio volle con sé a Capri, giurista eminente=>
suicidio per rimanere integro > protesta di giurista e politico(massimo livello di disagio dato dalla crisi del 33,
indebitamento piccoli proprietari nei confronti dei senatori latifondisti, ritiro dei capitali da parte dei senatori,
svalutazione dei campi per pagare debiti; denunce alla lex Iulia con la quale Cesare aveva stabilito la misura
del credito e del possesso fondiario in Italia.

Cassio (succ di Sabino) ebbe un rapporto difficile con il potere> minacciato di morte da Caligola (voleva
estinguere la scientia iuris).
Il rapporto giuristi – potere è molto articolato: Pomponio ne parla nel liber de singularis enchridii (=Manuale
in un solo libro), che espone la nascita del diritto a Roma, parla delle Leggi delle XII Tavole ed affronta poi la
narrazione della storia dei giuristi.
Mette qui in rilievo coloro che non hanno acquistato prestigio per aver ricoperto delle cariche quanto per
essere stati chiamati alle cariche per il prestigio che avevano come giuristi.
Vi è un preciso rapporto tra competenza giuridica ed assunzione di compiti di amministrazione e di governo.
C’erano sicuramente amicizie o conflitti con il principe ma in ogni caso tutto va ricondotto allo status di
giuristi e alla loro qualità di senatori in genere ed esperti di diritto. La giurisprudenza non è monolitica ed
automatica al suo interno vi sono una varietà di approcci sostanziali. Con il Principato di Augusto i giuristi
ottennero il ius respondendi ex auctoritate principis. Si tratta di un segno di prestigio, ma anche di
inesorabile fine dell'attività dei prudentes. Se prima la loro interpretazione era stata formante primario del
diritto romano, ora la fonte principale diventa l'imperatore (sotto Giustiniano).
Chi riceve lo ius respondendi diviene detto giureconsulto e può interpretare pubblicamente gli iura.
Il discorso Giustinianeo sullo ius respondendi ex autoritate principis è importante per comprenderne la storia.
Ai giuristi è permesso iura condere= fondare/conservare/custodire. Iura condere non è uno actu ma è una
creazione progressiva e comunitaria da parte della giurisprudenza (nella sua componente accondiscendente
ma anche contrastata), non del singolo giurista => espressione delle esigenze sociali che richiedono
normazione. Ciò ci spiega come anche le dissensiones e l’appartenenza non siano incisive sulla qualificazione
dell’attività dei giuristi e sul risultato di tale attività. Inoltre per quanto riguarda la competenza a iura
condere e non solo la componente etimologica ci spiega che in età repubblicana ciò andava da sé ma nel
principato le cose sembrano avviarsi ad un cambiamento ed è qui che si allude al permesso che viene dato ai
giuristi (non a caso ricollegato ad un beneficium).
Vico nel De nostri temporis studiorum ratione e in modo esplicito nel De universi iuris uno principio e fine uno
spiega che alla base di questo permesso vi è un problema politico> “Augusto per accrescere la sua autorità
(per far sì che ogni fonte della giurisprudenza derivasse dalla sua persona) stabilì che per sua sola autorità e
licenza i giureconsulti potessero interpretare le leggi e rispondere a legali interrogazioni prendendo lettere
da lui. => provvedimento che è di tornaconto per il principe (poteva puntare sul fatto che la scientia iuris
valeva ex auctoritate sua)
Consultare diviene “pubblico uffizio”.
Pretore non per forza giurista.
A partire da Augusto è innegabile dire però che i giuristi siano privilegiati dato che i loro responsi
acquistavano il particolare peso che derivava dall’esplicito favore del principe.

UFFICIALIZZAZIONE DELL’ATTO RESPONDENTE:


-o trova espressione secondo Pomponio nello ius publice respondendi
- o trova espressione secondo Giustiniano nello iura interpretari

ANALOGIA ED ANOMALIA:
E stato analizzato nel corso del tempo l’uso del procedimento analogico da parte dei giuristi romani.

- C’è chi dice che è il mezzo con cui essi si servirono per formulare scientificamente il diritto => in
quanto avrebbe consentito alla formazione del sistema giuridico (Dirksen)
- Shanz invece dice in maniera meno generica che il costruirsi del sistema= contrasto di due indirizzi
di pensiero analogico e anomalistico caratteristici delle dispute di grammatici-retori ma rivedibile
anche tra giuristi. Per quanto riguarda le origini la discussione è plurisecolare dai tempi dei
grammatici come abbiamo detto > origini in uno scritto di Crisippo (281 a.C ? secondo fondatore
dello stoicismo) che parla dell’anomalia dei vocaboli ovvero imperfetta congruenza di forma
(significante, vox) e l’oggetto designato (res) > riflessione su significante/sto inquadrabile nella
concezione del linguaggio stoica.
Varrone nel De lingua latina afferma che la discussione verte più sul vocabulum che sulla res
(analogia costituisce la norma di sviluppo mentre l’anomalia l’eccezione che si ha quando il vocabolo
si mescola o trasforma). Entrambi però pur sembrando difformi nascono dall’uso.
Discussione si allarga nel momento in cui si ha nelle scuole di Alessandria e Pergamo circa la
costruzione dell’ellenismo se fosse da operarsi su base logico-grammaticale (ovvero sulla base
dell’uso) problema che dipendeva dalla vigenza di più dialetti.
Questi sono elementi fondamentali nella lingua quanto la natura e l’auctoritas.> Quint. “la lingua si
fonda sulla norma, l’antichità, l’autorità e l’uso; la norma è data innanzitutto dall’analogia, talvolta
anche dall’etimologia.”=> lingua come moneta di pubblica forma.
Similitudine tra grammatica e giurisprudenza> allo stesso modo i giuristi dovevano cogliere
regolarità ed irregolarità fattispecie normali conformi alla ratio / irrazionali o a-normali difformi dalla
norma > figure che non si sa in quale tipo rientrino o se non rientrino in alcuna classe nota. Per
alcuni predominano i tratti regolari (analogico >ratio) per altri i tratti irregolari
(anomalistico>consuetudo)
Altra riflessione importante da fare in merito è la distinzione tra techne (arte/disciplina/ratio) ed
emperia (esperienza/uso)> nell’analogia si afferma la techne cioè la razionalità applicata alle cos
ed insita nelle cose stesse mentre nel caso dell’anomalia si difende l’uso e pertanto la creatività
individuale che si afferma tramite l’esperienza.

- Divergenze Sab-Proc da rilevare in termini di metodo sotto questa teoria (anomalisti i primi,
analogisti i secondi). Analogista a suo avviso = ius strictum applicato; anomalista= ricorre all’aequitas
e consuetudo. Pertanto il contrasto tra i due ha radici nel metodo e nel trattamento del diritto e si
collega più propriamente alla dissensiones tra Labeone analogista (innovatore) e Capitone
anomalista (che persevera)
>Bekker sostiene (insieme a Betti) di non fare di tutta l’erba un fascio e una valutazione che va fatta
in merito alle individualità e non alle scuole sostenendo anche che vi siano prove riguardo Labeone
ma non tanto per la prova che Capitone fosse anomalista (voleva abbandonare la savignana
fungibilità dei giuristi romani per approcciarsi di più alle loro individualità) > divergenza anche
rispetto a trattazione dei nova negotia
- Anomalia si ispira alla giurisprudenza tradizionale
- Betti parla di scuola neosabiniana rappresentata da Salvio Giulia

DAI FLAVI-ANTONINI-SEVERI-AURELIANO:

Vi sono alcuni aspetti latamente politici di questo periodo che si riscontrano già a partire da Traiano (98-117 d.C) =
Optimus princeps nel Panegirico di Plinio il Giovane, l’anima gloriosa liberata dall’inferno e assunta in paradiso in virtù
dei prieghi fatti a Dio da papa Gregorio I memore dell’atto di giustizia (Dante XX Par 44) compiuto da Traiano
imperadore.
Egli è stato un grande conquistatore, se non il più grande di tutti i tempi (Dacia > colonna traiana a documentare le
campagne di trionfo, Arabia, Armenia, Mesopot.). A lui si devono grandi lavori pubblici, istituzioni alimentari,
manomissioni di massa, divieto di emigrare da Italia > frenare lo spopolamento salvando la posizione dominante
dell’Italia restaurandone l’antica supremazia economica.
Adriano insieme a lui cerca di risollevare il contesto attraverso una politica di controllo imperiale per la riscossione
delle imposte, vi sarà con lui uno sviluppo impressionante della vita cittadina migliorando il preesistente regolamento
delle enormi proprietà imperiali di Egitto, Asia, Africa in parte abbandonate ed improduttive favorendone (con la c.d.
Lex Manciana) l’affitto a lungo termine e la stessa trasmissibilità di terreni coltivati > avvia la trasformazione degli
occupanti in una specie anomala di piccoli proprietari.
Cerca una politica stabilizzatrice e meno impegnata in avventure militari oltre confini (Vallum Hadriani per consolidare
legioni).
Importanti sono le riforme adrianee sia per l’acquisto della cittadinanza per figli di soldati (che sarebbero altrimenti
rimasti illegittimi > soldati no matrimonio), ma soprattutto relative all’apparato burocratico civile a riscontro di quello
militare. A membri dell’ordo equestre viene stabilito un assetto di carriera i cui gradi sono definiti dal compenso
percepito dal funzionario e dal rango. La sua attenzione sarà rivolta anche a favore di liberti e schiavi e in generale
degli humiliores. Per questo motivo vi saranno importanti conseguenze in sede criminale dove testimonianze e pene
dipendono dalla qualità della persona. Sotto il suo operato vi sarà la codificazione dell’editto pretorio con Salvio
Giuliano che farà interventi in merito allo ius respondendi ex autoritate principis > giurisprudenza collabora con il
princeps nel consilium.

Antonini da Tito Aur. Antonino per la sua piestas nei riguardi di Adriano che adottandolo e designandolo a roprio
succesore lo aveva impegnato a far si che sul trono si facesse seguire da Marco Aurelio Vero (genero di Adriano).
Caratteristiche: florida economia e paace, momento umanitario ed illuminato > fenomeni di integrazione sociale e
culturale, mobilità, sana amministrazione centrale e locale. Vi saranno sotto M.Aurelio conflitti con irragionevolezza
dei cristiani.
Correggente degli Antonini con M Aur. Dal 117 Commodo diverrà imperatore nel 180 e sarà marchiato come
autentico criminale nella Historia Augusta (ucciso nel 192). Successore Elvio Pertinace a sua volta ucciso. Dopo
convulsa guerra civil e si inaugurerà la dinastia dei Severi (Settimio Severo (terrorismo selvaggio e distruttivo
dell’opposizione senatoria ) con figli Geta e Caracalla(che farà uccidere il fratello e porterà avanti una politica di
predominio degli interessi dello stato, sviluppo burocrazia con il fine accentrativo, lavoro coattivo, vendite forzate) e
dopo il breve intervallo di Opillio Macrino, Elagabalo e Severo Alessandro).
In questo quadro storico emergono prepotentemente il momento economico e quello militare. Tutto ruotava attorno
all’autoconsumo e allo scambio, limitata era la produzione di manufatti, monopolio statale, pesante politica fiscale con
i conductores, sfruttamento proprietà fondiaria imperiale).
In un secondo momento vi sarà una politica di imbarbarimento dell’esercito così come dei privilegi riservati ai soldati
(elevazione dei centurioni al cavaleriato, esenzione dai munera principali, facoltà di contrarre matrimonio) > ciò porta
con i Severi ad una militarizzazione del principato e ad una monarchia militare ereditaria.

Tempi severiani come preludio del dominato emerge l’idea della statalizzazione del potere imperiale sicchè il potere
assoluto del principe è espressione dello stato > per poi assorbirlo ineluttabilmente.
Ciò ci permette di comprendere come la base reale del potere sia la forza miliare di controllare e guidare (ciò spiega
come mai ciò si riveli in maniera chiara nel periodo severiano). Profilo istituzionale fondamentale è quello della
legittimazione nella successione che appare grande apporto dei suoi meccanismi con Vespasiano. Ed è in questo
momento di grande tensione che ad assumere quel controllo e direzione dell’esercito (spettante ai prefetti del
pretorio) > va ai giuristi (Papiniano, Paolo, Ulp) tutto riconducibile sotto il profilo dell’utilitas publica (diviene ars
boni et aequi pienamente)

GIURISTI DI Età SEVERIANA: Papiniano, Trifonino, Callistrato, Tertulliano, Ulpiano, Paolo, Marciano, Modestino.

Assoluta prevalenza è nel materiale Ulpianeo 1/3 del Digesto Giustinaneo del quale costituisce un’impalcatura > parla
di provvedimenti imperiali come anche dei giuristi che lo hanno preceduto (risistemando i loro risultati anche
dogmatici). Il suo allievo Modestino lo chiama o kràtistos (e Diocleziano lo dice prudentissimus, così come G. “summi
ingenii vir). Importante è il suo apporto costruttivo implicato dal suo modo di lavorare > problematicizza per
argomentare soluzioni di grande ragionevolezza.

Età DEI SEVERI = impero dei giuristi (risultato di un processo che ha condotto ad un culmine di perfezione) => la realtà
viene teorizzata dai giuristi (esplicano la loro funzione non in chiave tecnica ma anche più consapevolmente
filosofica)=> si attua sviluppo favorito dallo stoicismo => approfondito rapporto tra artes-filosofia senza però perdere
di vista la concretezza.
Momento unico nella storia del diritto > giurisprudenza raggiunge equilibrio tra esigenze e risultati dovuti alla
precisione e all’accuratezza del pensiero giuridico.
Tra tutti esaltata è la figura di Papiniano rappresentativa di una giurisprudenza nella sua manifestazione più autentica
tra interpretazione e creazione e questa attività creatrice sarà somma a tal punto da morire con lui (Kunkel). Dopo di
lui i giuristi non più liberi creatori ma organi del potere imperiale collaborazione con il principe per formazione di un
diritto che la costituzione di Caracalla aveva esteso a tutte le popolazioni dell’impero (diritto la cui competenza
esclusiva è dell’imperatore - De Francisci) >che diverrà nel periodo del dominato legge animata, inviata da Dio agli
uomini.

Gran parte del pensiero politico occidentale si regge sulla scienza giuridica romana ma anche sulle determinazioni
pubblicistiche fatte dai giuristi in età severiana (in specie da Ulp). C’è che al contrario sostiene che momento più
esemplare sia stato dinastia Antonini specie al punto di vista etico e filosofico (quando Antonino Pio e Divi fratres
attuano i principi umanitari del diritto, orientamenti etici stoici) > ma rimane comunque un governo effettivo di cose
gestite dagli imperatori non reale alterazione sostanziale dei rapporti di potere che permeano la struttura sociale.

Dopo Commodo (realtà esemplare di abuso e crudeltà) i giuristi si rivelano nella loro capacità proclamando
l’indissolubilità del potere dal diritto, essendo sacerdoti della giustizia addetti all’attuazione dei 3 precetti: vivere
onestamente, non ledere gli altri, dare a ciascuno il suo.
193-211 d.C Settimio Severo unifica giuridicamente l’impero > concessione cittadinanza a tutti i cittadini liberi (Ulp lo
ricorda in collegamento con l’epistula di Adriano che aveva innovato in tema di garanzie personali)=> estensione della
cittadinanza realizzata da una costituzione imperiale > provvedimento che cambia la storia dell’impero e anche l’avvio
verso un’idea dell’assolutismo imperiale.
Savigny > giuristi romani come personalità fungibili, tutti lavorano ad un’unica grande opera organica.
V-Arangio Ruiz> giurista con la sua opera aderisce ad una tradizione quasi impersonale. Vi è pertanto una profonda
consonanza della norma etica con la norma giuridica e questa sottomissione dell’ultima alla prima sono volto e
spirito del diritto romano giustinianeo e sono volto e spirito nuovi.
PROCESSO DI ETICIZZAZIONE DEL DIRITTO (Kaser) : frutto di cristianizzazione o ellenizzazione (Schulz). > già in Ulp. Il
precetto dell’honeste vivere oppure in Papiniano guidato da sensibilità etica riferimento alla pietas e alla dignità
personale e l’onorabilità sociale (existimatio). La morale nel periodo severiano esercita pertanto una forte influenza
sul diritto (vedi le leges venditionis) > momento in cui nella storia romana si è più legiferato in favore dei diritti umani
(Lewis). L’affidamento ai giuristi del direzionamento dell’esercito è atto di grande lucidità politica e rilievo ideologico
retto dalla convinzione che compito dello stato è realizzare la giustizia (ovvero mantenere un equilibrio tra mezzi-fini.)
La vera philosophia pertanto rimane la giurisprudenza e il diritto i quali consistono nel vero atteggiamento del giurista
che può eliminare la vita del diritto arbitrio e la contraddittorietà > Bonfante: giurista responsabile difronte all’umanità
alla storia del contenuto buono e cattivo delle leggi, del loro non corrispondere ai bisogni della società in cui vive
(interpretazione che tiene conto dei due precedenti teorici di collegare gli intellettuali con il potere politico quello del
De Clementia senecano che esalta il primato del filosofo e l’Institutio Oratoria di Quintiliano che esalta l’oratore).
Ulpiano dicendo di seguire la veram, nisi fallor, philosophiam, non simulatam parrebbe avere presente la tradizione
Quintilianea superandone il tentativo e dando una risposta dopo quella del filosofo e dell’oratore, all’identico
problema della collaborazione e dell’inserimento dell’intellettuale nel governo dello stato > primo posto spetta al
giurista che può professare una filosofia non ristretta alla coscienza del singolo né solo ad esigenze sociali ma che
veramente si traduce nella prassi sociale. Con la filosofia Ulp quindi riassume anche la religione nella giurisprudenza

PAGANESIMO E CRISTIANESIMO:

Il procedimento di recupero dell’opera dei compilatori fino alla compilazione giustinianea è stata sicuramente
attraversata da molti momenti significativi tra cui anche dalla valutazione dipendente dalla novità cristiana che a
partire da un certo momento ha investito l’impero.
Il cristianesimo si inserisce nel composito quadro della religiosità antica distinguendosi dalla religione ufficiale
romana. Inizialmente si hanno varie testimonianze che a Roma vi fosse un contesto di coesistenza pacifica di culti e
religioni con la religione ufficiale a condizione di non ledere e non turbare l’ordine e la morale pubblici.
Ai vari culti si somma il culto imperiale nella sua specifica funzione politica. Quando la religione pubblica si traduce in
occasioni di comportamento in società (conformismo) di buone maniere (in cui vi sono culti in cui perlopiù si accenuta
il sincretismo degli elementi avendo una tendenza sempre più marcatamente spiccata per il monoteismo) , ben
diversa è la spiritualità legata a talismani e al magico/alchemico in sé (religiosità di bassa lega).
Si svilupperanno in linea con la tendenza monoteistica delle forme di ascetismo sempre più legate all’esempio di
“uomini santi”, idea di insufficienza dell’uomo, culto di Mitra, quello solare (Elagabalo) e anche del cristianesimo.
Inizialmente cristianesimo = giudaismo , infine prevale in chiave di ortodossia (retta opinione) ma anche di eresia
(disessenso e più propriamente scelta). Vi sono vari modi di contrapporsi di paganesimo e cristianesimo , es. polemica
contro i giochi condotta in epoca di Cristianesimo trionfante con Salviano. Seguono anche approcci più per superare la
contrapposizione invece che accentuarla Orosio (Romanus et Christianus) > appello alla natura in nome
dell’ugualianza.

TESTIMONIANZE E RAGIONI DEL CONFLITTO:

-come si presentano i cristiani? Seguaci di Chrestos (comune opinione che la denominazione derivi da abitanti del
luogo che nella comunità cristiana vedevano una setta messianica E.Peterson). Altri la interpretano come “gli
appartenenti a Cristo”. E’ certo che non erano ben distinti dagli ebrei
-prima apparizione > probabilmente sotto Claudio intorno al 40-41 contemporaneam. Agli Atti. Ma abbiamo anche
testimonianza da Tacito (Ann.15.44) sulle conseguenze dell’incendio di Roma (64): Nerone inventò i colpevoli e
sottopose a pene severissime coloro che il popolo chiamava cristiani = odiatori del genere umano perché inclini ad
isolarsi (contrario alla filantropia romana)
Da altri come Cicerone viene interpretato come un contagio di superstizione prava sfrenata. Erano spesso incriminati
per reati comuni/politici (maiestas, vis, associazionismo proibito.)
Da Costantino in poi vi sarà una giuridicizzazione del cristianesimo. La persecuzione dioclezianea arriverà
prepotentemente sebbene segnali di corruzione morale vi siano stati fin da prima di Costantino.
C’è da dire però che gli interventi anticristiani non sono isolati ma appaiono sempre collegati a questioni gravi per la
tenuta stessa del potere. La persecuzione diviene sistematica con Massimino il Trace alla morte di A. Severo, ed è da
questo motivo che il bersaglio diviene tutto il clero cristiano. Ma è anche questo (specie dopo morte di Decio) il
momento di sviluppo del manicheismo (nuova religione orientale che nasce dal contatto avuto con il fondatore Mani
(216) con zoroastrismo, buddismo, ebraismo ecc.) > Diocleziano interverrà con editto tratto dal Codex Gregorianus
preoccupato per una religione così collegata al nemico persiano.

Con Valeriano 253 avremo due editti riretti non genericamente ai cristiani ma al clero e ai notabili e nella sostanza ad
un reperimento di mezzi finanziari. (il primo impone di sacrificare pena relegazione a vescovi prelati e diaconi e
proibisce a pena di morte il culto e riunioni nei cimiteri; il secondo ancora più grave giustiziati vescovi preti e diaconi,
confisca proprietà e senatori cavalieri ecc se cristiani paghino con la testa)
Con il figlio Gallieno si attenua data una forte crisi fiscale ecc, e si riaprono nel 260 i luoghi di culto e cessazione
molestie nei confronti cristiani >politica di tolleranza che porteranno poi avanti anche Claudio il Gotico ed Aureliano.
La persecuzione non era stata attuata per un loro mero isolamento e professare la fede cristiana quanto per un
mancato riconoscimento dell’autorità imperiale (Tertulliano dice che risulta improbabile che fossero perseguitati solo
per motivo di fede).
La procedura cognitoria per portare in processo i crimina rimane invariata rispetto alle caratteristiche volute da
Adriano come ci ricorda Marciano (presentazione dell’accusa privata o rapporto di polizia è il mezzo da cui prende
avvio la cognitio). Anche dopo di lui con Costantino e Licinio continueranno a professare la libera espressione religiosa
Nel Codice Teodosiano e nel codice Giustinianeo viene inserita una lex generalis emanata nel 423 a Ravenna da
Onorio, con la quale ribadiscono il sistema processuale cognitorio (ribadito sopra da Marciano) ma anche una
precisazione sul principio della presunta innocenza dell’imputato e l’obbligo del giudice di svolgere un ruolo di
controllo e di garanzia.

Dopo uccisione di Aureliano nel 275 seguono Tacito, Probo, Caro , Numeriano e Carino. 284 prende il potere
Diocleziano che associa a sé come Augusto in Occ. Massimiano.
293 Cesari con Diocleziano > Costanzo Cloro e Massimiano Galerio con Massimiano => sistema tetrarchico (4 militari
religiosamente legittimati al potere > Diocleziano affida sé a Giove, Massimiano a Ercole + vincoli matrimoniali)
Anni convulsi sono quelli intorno al 303 in cui in Nicomedia vi sarà un editto che colpirà i cristiani ferocemente: perdita
della libertà per liberti imperiali, distruzione delle chiese, rogo delle Scritture, decadenza da uffici.
Seguono altri due editti: imprigionamento dei chierici, minaccia di tortura se non sacrificano. Quarto editto nel 304
che ordina a tutti di sacrificare. 305 termina la persecuzione in Occidente in oriente nell’anno in cui viene emanato
l’editto di tolleranza di Galerio 311 (rende il cristianesimo religio licita) > fino a 313 accordo a Milano tra Costantino e
Licinio. Seguirà una letterae Licinii sul “ristabilimento della Chiesa” emanato per l’oriente nel 313 da Licinio entrato a
Nicomedia > quiete pubblica come fine. Da lì in poi 313 la svolta costantiniana

Tutto va inquadrato e fatto risalire però alla politica di Diocleziano e il suo potere assoluto, teocratico e cerimoniale.
Raddoppiamento degli effettivi rispetto ad età severiana > leva è obbligatoria, ereditarietà della condizione di soldato,
aumento legioni, stanziamento di eserciti comandati da duces senza poteri civili ai confini.
- raddoppiato numero province (scompare distinzione senatorie-imperiali), a capo di quest’ultime vi sono i proconsoli
(di Asia, Acaia, Africa) > compiti di amministrazione civile in termine di ordine pubblico, subordinati al potere centrale
e divisi per gradi di titolatura . 100 province raccolte in 12 diocesi => corretta amministrazione sovrintesa dai vicarii.
Dai precedenti assetti del principato si prende ispirazione per un controllo dal periferico al centrale.
294-96 programma di stabilizzazione monetaria (moneta aurea, argentea, rame => perdita corrispondenza tra peso e
valore nominale).
-grande importanza ha la riforma fiscale che razionalizza l’esazione (in precedenza legata a imposte fondiarie riscosse
anche in natura, a un’imposta personale, a percezioni annonarie per provvedere all’esigenze dell’esercito > annona
militaris o di Roma/Costantinopoli > annona civilis o alle prestazioni che i singoli o collettività dovevano
obbligatoriamente allo stato > munera).
Il sistema dioclezianeo che si manterrà durante tutta l’età successiva è l’imposizione fiscale legata a iugum (misura
base della terra lavorata) e al captut (misura base della capacità lavorativa di un maschio adulto) => dal 287 poi
censimento rinnovato ogni 5 anni e poi in 3 cicli di 5 anni (indictiones). Anno per anno un editto (indictio) stabiliva il
tributo dovuto per ogni anno fiscale in ogni provincia.
- in termini di diritto in epoca Dioclezianea si ha la raccolta di due importanti costituzioni imperiali: Codex
Gregorianus, Codex Hermogenianus > testi non affissi ma conservati in archivi (più facilmente intervenirvi più volte).

CODEX GREGORIANUS: autore Gregorius o funzionario imperiale o magister libellorum di Diocleziano. Dubbio se
redatto in oriente o occ. La ricostruzione parziale è stata attuata tramite il codice giustinianeo e dalle costituzioni ivi
contenute anteriori al 292. Diviso in titoli e in libri contiene istituzioni che vanno da Adriano (la più antica delle
costituzioni conservate è di Settimio Severo) fino a Diocleziano.
L’ordine espositivo è quello edittale nei libri 1-13, penale nel 14, un libro del 15 e 16 probabilmente riguardano il
diritto pubblico. Il Gregoriano raccoglie testi senza alterarne il tenore e permette di valutare in che limiti Diocleziano
abbia innovato rispetto al diritto classico.
CODICE HERMOGENIANUS: raccoglie titoli unicamente per provvedimenti dioclezianei e dei correggenti. Si ritiene sia
stata opera di un giurista appunto di Ermogeniano (prefetto del pretorio di Massimiano)

Età COSTANTINIANA E I SUOI PROBLEMI:

Di orientamenti filocristiani di Costantino non si può parlare prima del 312 > da allora interventi a Roma e altre chiese
per costruzione di edifici per la comunità cristiana (su prop. Private imperiali e in periferia) > un cristianesimo lontano
dal pomerium (contesto pagano e costruzioni civili).

312-13 prescive ad Annulino proconsole d’Africa una lettera sui clerici e il loro rispettivo esonero dalle liturgie affinché
non siano distolti dal loro esercizio dovuto alla divinità. I privilegi conferiti al clero vengono esclusi per eretici e
scismatici e riservati a coloro che osservano le leggi della religione cattolica. 330 > costituzione libererà dai munerà e
contro l’iniuria haereticorum lettori sacri ed esponenti del basso clero. Grandi elargizioni vengono fatte al vescovo di
Cartagine Ceciliano. Altre due costituzioni > consentono acquisto cittadinanza agli schiavi liberati in ecclesia.
313 a Roma 314 ad Arles > concilii
Dal 316 gli interventi e la costituzizone verte all’effetto relativo all’acquisto della cittadinanza e potrebbe essere il
primo caso di manumissio in ecclesia. 316 decisione importante contro i donatisti le cui chiese vengono distrutte.
321 intervento di tolleranza nei confronti dei cristiani.
Attività giudiziaria per risolvere controversie tra cristiani > competenza giudiziaria vescovile vincolata dalla sentenza
del giudice civile.
In tutti questi provvedimenti si nota un orientamento smaccatamente cristiano sebbene egli sarà battezzato solo in
punto di morte (ribadendo con esplicite dichiarazioni che non fosse cristiano)
325 concilio di Nicea (primo conc. Ecumenico della chiesa) in cui si deciderà (senza presenza vescovo di Roma)
riguardo a: a) rifiuto della formula di fede sostenuta da Ario => fissato il dogma trinitario del padre, figlio generato e
spirito santo + riflessioni su sedi vescovili, disciplina ecclesiastica, celibato ed usura; b) unificazione del momento di
celebrazione di Pasqua.

Vi è pertanto una fase di equilibrio a tre dei culti cristiano, pagano ed ebraico (più diffuso dopo la diaspora seguita
alla distruzione del Tempio a. 70; riconosciuta la circoncisione; ammessi agli honores; > gli interventi costantiniani
invece pur non alterando sostanzialmente la condizione giuridica degli ebrei confermano un orientamento che può
dirsi di ghettizzazione > nefaria secta degli ebrei)
+ riforme postcostantiniane contro matrimoni misti con ebrei e contro poligamia.
Tale pontifex maximus Costantino esercita la funzione imperiale in materia religiosa in virtù di questo suo potere e
così sarà dopo di lui a seguire, anche a partire da quelli che come Graziano rinunceranno al titolo (titolo e insegne).
Costantino la esercitava questa funzione anche per determinare i giorni fasti e nefasti > 321 stabilì attività da svolgere
nel dies solis e il giorno seguito dies dominicus (piena cristianizzazione) => potere imperiale permane quello di
prescrivere i tempi. => tema antico di assidere al potere su base religiosa e servirsene per garantire l’unità dell’imp.

CAP XVI:
Rilevante è tenere in considerazione l’estensione della cittadinanza come fenomeno. Il cambiamento epocale riguardo
alla medesima non riguarda solamente l’operato di Costantino, perché se coincide con l’indiscutibile ed attivissimo
intervento del cristianesimo può consistere però anche in un mutamento delle basi sociali. Infatti già la Constitutio
Antoniniana era religiosamente segnata dal senso appena detto. E allo stesso modo il provvedimento di Caracalla
(estende la cittadinanza a tutti gli abitanti dell’impero) definisce la civitas Romana come segno effettivo di
appartenenza all’impero ed identifica con questo il territorio abitato dai cittadini romani. Vi è quindi una progressiva
uniformazione degli istituti locali con abolizione statuti superati, equiparazione all’interno dell’esercito tra legionari e
soldati privi di cittadinanza romana; inserimento dei benestanti nella classe dei cavalieri; modificazione
dell’onomastica dall’assunzione del prenome e del gentilizio imperiale che precedono il nome individuale.

 Chi era civis? Prima del 212 (Cost. Antoniniana) solo chi abita nel territorio Romano (peregrini risiedono a
Roma ma no cittadini). Cittadino è tale chi lo è fin dalla nascita o lo diventa >chi è nato da padre cittadino
romano se nato in iuste nuptiae (se da un’unione di fatto segue la condizione della madre).
E’ cittadino anche lo schiavo liberato sotto manumissione di ius civile in cui schiavo ottiene la libertà e
cittadinanza.
Singoli che acquistano la cittadinanza come premio:

L’atto di Caracalla era un atto di controllo politico perché ormai civis= suddito (non più come in et- repubblicana che
era partecipante alla democrazia > svuotamento di sto) => scopo è essenzialmente fiscale (chi era romano pagava un
tributo), sebbene l’allargamento della cittadinanza sia anche integrazione.
Ulpiano ci permette di confermare pertanto (oltre che al documento pervenuto dal Meyer nel 1910 che vi fosse la
sostituzione nella cost. Anton > dalla personalità del diritto (coesistenza leggi regolatrici rapporti privati in base origine
soggetti) alla territorialità del diritto (applicazione indifferenziata dello stesso diritto per tutti coloro che abitano un
certo territorio).
Ma ci sono anche altri che sostengono che ci sia stato un graduale adattamento dei nuovi cittadini al diritto ufficiale a
cui prima fecero resistenza.
Testo di Caracalla > pervenuto nel 1910 => la cittadinanza è concessa a tutti gli stranieri ma non ai dediticii (=>
questione controversa (Gaio 1.14 = sono chiamati così quelli che un tempo combatterono contro popolo romano e
quando sconfitti fecero la REDITIO consegna delle armi al nemico).
Cassio Dione > accerta attribuzione a Caracalla (estensione cit > allarga base fiscale) ma l’altro scopo è anche l’idea di
unità dell’impero fondata sulla religione e tradotta nella cittadinanza universale.

 Torna idea di sacralizzazione del potere pur variando in concreto nelle sue espressioni successive (Sol invictus
Elagabalo, Roma Aeterna di A. Severo, Aureliano e la teologia solare, Diocleziano restaurazione politeistica
basata sul culto di Giove ed Ercole)
Editto 295 Diocleziano e Massimiano > parlano di universalità dei sudditi.
Costantino fa di sé Fundator Quietis > non discostandosi dalla linea tradizionale + politica di privilegi nei
confronti dei cattolici

IV SECOLO > crescita vistosa dei cristiani anche in ambito istituzionale.


Il valore dell’universalità dei sudditi si estende anche in termini religiosi si punta all’uniformazione dello stato anche
sul versante religioso e all’origine c’è quel valore dell’ordine propriamente romano. Tanti valori non sono una novità
cristiana (rapporto caritas-diritto > humanitas, indulgentia, mansuetudo, pietas) > si può quindi parlare non tanto di
una cristianizzazione dell’impero quanto di una statalizzazione e di una sicura giuridicizzazione del cristianesimo.

Sotto costantino parziale abrogazione leggi matrimoniali augustee e disciplina rapporti personali e patrimoniali.
Il giudizio d’influenza cristiana è pertanto limitato e ne abbiamo esempio nei vari momenti concreti di vita privata
(manumissioni-matrimoni- tema rapporti genitori e figli

CODEX THEODOSIANUS 439 in oriente => intese fare un codice di pure leggi cristiane emanate da imperatori cristiani.
> non solo fede come pratica di vita ma anche di cultura. La filosofia non è che teologia. Sostanza del precetto è
fornita dalla chiesa, sanzione è fatta dallo stato.

Terminerà la presunta contraddizione tra diritto imperiale e religione cristiana nel momento in cui Giustiniano
proclama di governare Deo Auctore l’imperium e pubblica le Institutiones confermando il Digesto . Il potere è pur
sempre dell’imperatore e la chiesa le orbita intorno.
Giustiniano vorrà fare trionfare l’ortodossia e il primato della sede romana. La sostanza della normazione è il risultato
pur sempre dell’autodeterminazione del potere statale.
Come parametro per osservare il processo storico negli aspetti propriamente ecclesiastici si ha l’opera Giustinianea
delle Istitutiones:
Novellae > dispone intorno agli arcivescovati e vescovi regole di ordinazione sui loro doveri.
Rilevante e paradigmatica in dottrina è la Costituzione di Teodosio I conservata nel Codice Teodosiano emanata a
Tessalonica nel 380.

E’ qui che avviene la proclamazione del cattolicesimo ortodosso come religione unica del mondo romano => stato
confessionale. Teodosio si esprime motu proprio (motus direttamente riferito al celeste arbitrium) > no mediazione
chiesa. La dichiarazione dell’unità religiosa del cristianesimo può rappresentare un orientamento ma senza che manchi
mai la sua sottoposizione alle esigenze della publica utilitas.

CAP XVII: TARDA ANTICHITA’


Epoca connotata dalla trasformazione del potere da principato in dominato. Prende le mosse dal governo tetrarchico
(Diocleziano-Massimiano 284) > segue Galerio ecc > dinastia Costantinidi che al suo termine ha Giuliano. Dopo
Giuliano vi sarà la dinastia dei Valentiniani dal 364 al 395 che termina con Teodosio dal 392-395. Alla morte di
Teodosio si istituzionalizza quella già sperimentata divisione tra partes Orientis e partes Occidentis con Onorio ed
Arcadio (vedi pg 489 per schema)
Tra fine V e inizio VI sec si ha un progressivo consolidamento dei regni germanici con la caduta dell’Impero romano
d’occidente. Il crollo determina il venir meno di una legislazione centralistica e corrispondentemente ad una
affermazione di un diritto “volgare” delle cui testimonianze più significative vi sono nella Lex Romana Burgundiorum
(detta anche Papianum del re Gundobago raccoglie anch’essa testi del C. Gregoriano
/Ermogeniano/Teodosiano/Novelle e materiali delle Pauli Sententiae e forse Istitutiones Gaiane), nell’Edictum
Theodorici e nelle Interpretationes della lex romana Wisigothorum (nota come Breviarium Alaricianum pubblicata da
Alarico II comprende testi di legislazione imperiale tratti da C. Gregoriano / Ermogeniano / Teodosiano / Novelle
posteodosiane nonché di carattere giurisprudenziale come L’Epitome Gai)
Si nota come di forte ispirazione è la compilazione teoridericiana dipendente dalla sua posizione in Oriente. =>
codificazioni di diritto romano nei regni germanici nei territori occidentali.

Discorso sul potere fatto da Jean Bodin (1530-1596) >le leggi , la natura e la religione limitano il potere sovrano.
Senza la religione il potere sovrano si trasforma in tirannide. Stato di diritto= attuazione del potere autolimitandosi
attraverso il diritto. Può parlarsene per il dominato? Droysen ed Orestano come teorici per rispondere a questo
quesito riguardo al fatto, Betti per categorie.
Premessa: Jhering diritto è sottratto all’esercizio della mera forza perché è limitato dalla religione che gli impedisce di
risolversi nell’esercizio della mera forza. Fin dall’inizio ciò che è fas è accompagnato dallo ius come disposizione
puramente umana.
Mentre per la Grecia si scopre con un lungo procedimento la distinzione tra thesmos (legge divina) – nomos (costume
con forza di legge) Roma in questo è precocissima proprio per la sua storia del diritto in cui convivono le anime di fas e
ius.

E come anche diceva Feuerbach la religione ancorata al mistero avrà bisogno di legittimarsi per mezzo del miracolo
(Essenza del Cristianesimo). Il bene, il vero, il giusto hanno invece consacrazione in sé stessi nella loro qualità > è qui
che la morale viene percepita come una per sé stessa potenza divina ma quando non ha in sé stessa fondamento
alcuno cade in balìa della religione.

Rapporto tra fede-legittimazione, prende le mosse da un momento originario in cui le due sono indistinte e nel corso
dello svolgimento della storia si coglie il dualismo di charisma personale ed ordinamento superiore.
Accenno alla manifestazione della legittimità in Weber > la carismatica, tradizionale e razionale.
Problema della legalizzazione ha il suo punto di partenza nella Poetica di Aristotele in cui dice quando ad un soggetto
non è possibile applicare ordinamenti cittadini con temporaneità delle cariche e soggezione alla legge non rimane che
obbedire a lui e riconoscerlo come signore indipendente da qualsiasi ordinamento costituzionale > costui è un dio tra
gli uomini, la legge è egli stesso.
Caso di autorità carismatica > A.Magno individuo geniale che attinge dal profondo la sua forza per dominare il mondo
nella propria coscienza trova un limite alla propria azione => carisma istituzionale

Valore fondamentale che ha la Lettera ai Romani di S. Paolo > “ che ciascuno si sottometta alle legittime autorità” Non
c’è autorità (potestas) se non da Dio e quelle che esistono sono costituite da Dio.
Autorità > instrumentum dei per condurre al bene e per quindi punire il male (sottomessi per un motivo di paura ma
anche di coscienza) A questa teoria qui espressa si collegano la politica costantiniana e la missione provvidenziale
dell’impero romano (Eusebio). La volontà divina risiede nella scelta dell’imperatore

MATERIALI DEL CORPUS IURIS CIVILIS : CONTENUTI E PROBLEMI DI COMPOSIZIONE


Caratterizzazione essenziale del potere è quella legata alla normazione. L’accentramento fa credere che l’imperatore
sia l’unica fonte di diritto perché pone norme ed afferma la sua volontà attraverso l’emanazione di provvedimenti >
constitutiones.
In relazione al periodo tardoantico si tende in dottrina a vedere gli iura come l’elemento statico (scritti età perlopiù
giuristi dei Severi) e le leges come l’elemento dinamico della produzione giuridica tardoantica. Non è una dicotomia
fissa per tutto il periodo tardoantico in termini assoluti.
Corpus Iuris Civilis è il segno palpabile del potere imperiale dell’epoca dato che Giustiniano stesso era legge.
Attività codificatoria dell’Haec quae necessario fu emanata dall'imperatore Giustiniano il 13 febbraio 528 con l'intento
di avviare i lavori del Codex Iustinianus (conosciuto tramite Papiro d’Ossirinco). Con essa l'imperatore indicò i criteri da
seguire per la redazione dell'opera stabilendo il materiale da utilizzare e la struttura del testo; inoltre nominò una
commissione di 10 membri, presieduta da Giovanni e formata da Triboniano, Teofilo, 2 avvocati (Diosfuro e
Presentino) e 5 funzionari imperiali.

Codex Repetitae praelectionis > manoscritto più antico di cui siamo parzialmente in possesso, contenuto in un
palinsesto conservato presso la Biblioteca capitolare di Verone risalente al VI o VII sec > 12 libri
Un’altra legge imperiale inanzitutto sono le Institutiones manuale pubblicato nel 533 destinato ad un’elementare
didattica per la cupida legum iuventus ma il cui contenuto è comunque normativo.
Triboninano le redasse e i maestri Teofilo e Doroteo si richiamano al manuale di Gaio (anche per le res cottidianae)
dal quale mutuano l’ordine della trattazione (personae, res, actiones tripartizione) seppure rivisto alla luce di altri
giuristi e legislazione Le Institutiones sono pertanto volte a sostituire il manuale Gaiano e degli altri giuristi.
Materiale : distribuito in 4 libri di 98 titoli, veste imperatore rivolto ai lettori. Nonostante vi sia questo collegamento
con l’opera gaiana c’è da sottolineare che l’opera in sé è però fusione di passaggi desunti da più opere
giurisprudenziali e costituzioni imperiali.

Dopo pertanto raccolta di 50 libri del Digesto dell’omne ius antiquum l’imperatore ha ordinato che le Institutiones si
dividessero in 4 libri per farne i primi elementi dell’intera scienza legale. > ed esporre ciò che in precedenza era in
vigore e che oscurato dalla desuetudine l’intervento imperiale aveva illuminato.
L’imperatoriam = proemio delle Istituzioni alle quali manca invece formalmente un proemium de omni iure gaiano.
struttura: - persone
-diritti reali e succ. per testamento
-successione intestata e obbligazioni
-obbligazioni da atto illecito, azioni e iudicia criminali
Rispetto alle Istituzioni di Gaio viene dato più corpo al diritto delle obbligazioni, subisce una riduzione la materia
processuale civile (eliminazione della puntuale trattazione delle formulae), trovano un proprio spazio inoltre il diritto
e il processo penale.
Forte è l’ingerenza imperiale nell’ambito della didattica pertanto infatti specialmente nella costituzione dell’Omnem
imperatore si scaglia contro i maestri che in ambito scolastico trasmettono ai discepoli insegnamenti fallaci e appare
indicare come città in cui si studieranno opere giustinianee > Costantinopoli / Berito. Sempre qui parla dell’ordine
degli studi > valuta l’organicità.
Discendi > Iustininani Novi
Progetto giustinianeo fin dalal didattica e riforma agli studi vuole rinsaldare le fondamenta stesse dell’impero.

Novelle > giunte per esteso, in cui si illustrano i motivi dell’intervento imperiale
Per quanto riguarda l’ordine della trattazione Bluhme allievo di Savigny nota una regolare sequenza delle iscrizioni > 3
raggruppamenti divisi in masse (e poi in 3 sottocommissioni > maximum opus giustinianeo) confrontandolo con i titoli
del Digesto. Ciò non dà ragione dell’esiguità di tempo in cui è stata redatto il Digesto > sorprendente
Hoffmann lo giustifica sostenendo la teoria dei predigesti (no opera assegnabile a Triboninano e collaboratori).
Prima nella trattazione dei testi vi era principalmente intento filologico, interpolazionistica fine a sé stessa fino a poi
approdare alla funzione sussidiaria dell’interpolazione per la ricostruzione delle dottrine classiche .

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