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Caligola

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Nota disambigua.svg Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Caligola


(disambigua).

Caligola

(Gaio Cesare)

Project Rome logo Clear.png Imperatore romano

Cuirassed bust of Caligula, found in Rome, AD 37-41, Ny Carlsberg Glyptotek, Copenhagen


(13192017765).jpg

Busto di Gaio Cesare Germanico, detto Caligola (Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen)[N 1]

Nome originale Gaius Iulius Caesar Germanicus (alla nascita)

Gaius Iulius Caesar Augustus Germanicus (dopo l'ascesa al potere imperiale)

Regno 18 marzo 37

24 gennaio 41

Tribunicia potestas 4 anni:[1] la prima volta (I) al momento dell'assunzione al trono nel 37 e
poi rinnovatagli ogni anno, fino al 41.[2]

Titoli Pater Patriae nel 37[2]

Salutatio imperatoria 1 sola volta, al momento della assunzione del potere imperiale, nel 37.
[2]

Nascita 31 agosto del 12

Anzio

Morte 24 gennaio 41

Palatino, Roma

Sepoltura Mausoleo di Augusto

Predecessore Tiberio

Successore Claudio
Coniuge Giunia Claudia (33-36)

Livia Orestilla (37-38)

Lollia Paolina (38-39)

Milonia Cesonia (39-41)

Figli Giulia Drusilla (da Milonia Cesonia)

Tiberio Gemello (adottivo)

Gens Iulia

DinastiaGiulio-claudia

Padre Germanico Giulio Cesare

Madre Agrippina maggiore

Consolato 4 volte:[2] nel 37,[3] 39,[4] 40[5] e 41.[2]

Pontificato max nel 37[2]

(LA)

«Oderint dum metuant[6]»

(IT)

«Che mi odino, purché mi temano»

Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico (in latino: Gaius Iulius Caesar Augustus Germanicus;[7]
nelle epigrafi: C•CAESAR•AVG•GERMANICVS•PON•M•TR•POT[8]; Anzio [9], 31 agosto 12[10] –
Roma [11], 24 gennaio 41[11]), regnante con il nome di Gaio Cesare[12] e meglio conosciuto con
il soprannome di Caligola,[N 2] è stato il terzo imperatore romano, appartenente alla dinastia
giulio-claudia. Regnò per meno di quattro anni[13] dal 37 al 41, anno della sua morte.

Le fonti storiche antiche note hanno tramandato di Caligola un'immagine di despota,


sottolineandone stravaganze, eccentricità e depravazione. Lo si accusa di aver dilapidato il
patrimonio accumulato dal predecessore,[14] per quanto ciò avvenne anche per ottemperare ai
lasciti testamentari stabiliti da Tiberio e per offrire al popolo giochi, denaro e cibo.[15] Le sue
stravaganze, ispirate all'autocrazia dei monarchi orientali ellenistici[16] e al disprezzo per la
classe senatoria, non furono molto diverse dalla vendetta che Tiberio stesso mise in atto negli
ultimi anni del suo principato.[17] D'altra parte ci sono aspetti che dimostrano che la sua
amministrazione iniziale ebbe anche dei lati positivi, come la riduzione della tassa sulle vendite
(centesima rerum venalium),[18] la realizzazione e ristrutturazione di alcune opere pubbliche.
[19] Negli ultimi tempi diede segni di squilibrio mentale, tanto da indurre a credere che soffrisse
di una malattia degenerativa.[20] Fu assassinato a soli 28 anni da alcuni soldati della guardia
pretoriana.[21]

Indice

1 Le fonti storiografiche

2 Biografia

2.1 Origini familiari

2.2 L'antica incertezza sul luogo di nascita

2.3 Giovinezza (12-37)

2.4 Ascesa al trono (37)

2.5 Il principato (37-41)

2.5.1 Politica interna

2.5.1.1 Primi atti (37)

2.5.1.2 Amministrazione provinciale

2.5.1.3 Amministrazione economica e finanziaria

2.5.1.4 Amministrazione giudiziaria e degli ordini

2.5.2 Politica estera

2.5.2.1 Occidente

2.5.2.2 Oriente

2.5.2.3 Fronte africano

2.5.3 La malattia (ottobre del 37)

2.5.4 Declino (38-41)


2.5.5 Caligola principe e divinità

2.5.6 Vita privata

2.5.6.1 Onori alla sua famiglia

2.5.6.2 Rapporti con i familiari

2.5.6.3 Matrimoni

2.6 Morte e successione (41)

2.7 Luogo di sepoltura

3 Monetazione imperiale del periodo

4 Ascendenza

5 Note

5.1 Esplicative

5.2 Riferimenti

6 Bibliografia

7 Voci correlate

8 Altri progetti

9 Collegamenti esterni

Le fonti storiografiche

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Fonti e storiografia su Caligola.

Le fonti storiografiche contemporanee a Caligola pervenute in epoca moderna sono scarse e


questo fa sì che sia uno degli imperatori giulio-claudi meno conosciuti. Suoi contemporanei
furono Lucio Anneo Seneca, che ne narra alcuni aneddoti, e Filone di Alessandria, che descrive le
vicissitudini degli ebrei di quel periodo. Furono scritte altre opere a lui contemporanee, andate
perdute.[22] Le fonti storiografiche di maggiore importanza sono le Vite dei Cesari di Svetonio e
la Historia romana di Cassio Dione, che vissero molti anni dopo la morte di Caligola. Entrambi
facevano parte della classe senatoria, avversa a questo princeps, tanto che le loro opere
vengono ancora oggi messe in discussione per la loro faziosità.[N 3]

Biografia
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Cronologia degli eventi
principali riguardanti la vita di Caligola.

Origini familiari

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Dinastia giulio-claudia.

Una caliga, calzatura di cuoio utilizzata dai militari romani.

Caligola ("piccola caliga", la calzatura dei legionari, affettuoso soprannome datogli in giovane età
dai soldati del padre,[23] ma che lui non voleva che si usasse[24]), nato come Gaio Giulio Cesare
Germanico, era il terzo figlio di Agrippina maggiore e di Germanico Giulio Cesare, generale molto
amato dal popolo romano.[25] La madre era figlia di Marco Vipsanio Agrippa (amico fraterno di
Augusto) e di Giulia maggiore (figlia di primo letto di Augusto).[26] Il padre era figlio di Druso
maggiore (fratello di Tiberio e figlio di Livia, moglie di Augusto) e di Antonia Minore (figlia di
Marco Antonio e Ottavia, sorella di Augusto).[27]

Suo padre Germanico era stato, inoltre, adottato da Tiberio su richiesta di Augusto.[28] Questa
particolare situazione familiare (che attraverso Cesare e il nipote Augusto, ne faceva un
discendente di Venere[29] e Enea[30]), rendevano Caligola il più probabile successore del prozio
Tiberio.[31]

I suoi fratelli erano Nerone Cesare, Druso Cesare, Agrippina minore (la madre del futuro
imperatore Nerone), Drusilla e Giulia Livilla. I primi due, più anziani di lui, vennero mandati a
morte da Tiberio,[32] la sorella Drusilla, la più amata, morì durante il suo regno,[33] mentre le
altre due furono da lui esiliate e tornarono a Roma solo dopo la sua morte.[34] Caligola ebbe
anche altri due fratelli maschi, Tiberio Cesare (nato nel 10), Gaio Cesare (nato nell'11), e una
femmina (nata tra il 13 e il 14), che però morirono tutti prematuramente.[35][N 4]

L'antica incertezza sul luogo di nascita

Resti della Domus Neroniana ad Anzio, città natale di Gaio Cesare

Svetonio narra che al suo tempo il luogo di nascita di Gaio Cesare fosse incerto per la
discordanza delle fonti.[10] Infatti secondo Getulico, i cui scritti sono però andati perduti,
Caligola sarebbe nato a Tivoli, mentre secondo Plinio il Vecchio a Augusta Treverorum (Treviri).
[10] Getulico sarebbe stato smentito da Plinio che lo accusò di aver mentito per mera adulazione
(Tivoli è infatti una città consacrata ad Ercole) e di aver perseverato nella menzogna, poiché a
Tivoli era nato il fratello maggiore, morto prematuramente, anche lui di nome Gaio.[10] Plinio
riferisce, invece, a suo favore di aver individuato una lapide che recitava: "In onore del parto di
Agrippina". Svetonio respinge questa tesi, sostenendo che Gaio fosse già nato quando il padre
partì per le Gallie e che molto probabilmente la lapide si riferiva invece ad una delle figlie.[10]
Indica, infine, come luogo di nascita la città di Anzio, come risulterebbe scritto nei documenti
ufficiali.[10]

Giovinezza (12-37)

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Età giulio-claudia.

Busto di Germanico, padre di Caligola (Museo Nazionale Romano, Roma)

Busto di Agrippina maggiore, madre di Caligola (Museo archeologico nazionale, Madrid)

Nato ad Anzio[36] il 31 agosto del 12, fu allevato nei primi anni di vita a Roma, tra gli affetti dello
stesso Augusto,[10] della bisnonna Livia, della nonna Antonia e della madre Agrippina.[37]
Nell'estate del 14, all'età di quasi due anni, Gaio partì insieme ai genitori per il fronte germanico-
gallico, dove rimase fino a quando il padre non ebbe portato a termine le spedizioni militari in
Germania (14 - 16).[37] Durante questi tre anni, rimase insieme alla madre nei pressi del Reno
(ad Ara Ubiorum, l'attuale Colonia), lontani dal teatro di guerra. Qui nacquero le prime due
sorelle: Drusilla e Agrippina.[38]

Tornati a Roma nel 17, dopo aver assistito al trionfo paterno, partì nuovamente con la famiglia
per l'Oriente.[39] La difficile situazione orientale aveva reso necessario un nuovo intervento
romano, e Tiberio nel 18 aveva deciso di inviare il proprio figlio adottivo, Germanico, a cui fu
concesso l'imperium proconsulare maius su tutte le province orientali.[40] Il princeps, tuttavia,
non aveva fiducia in Germanico e decise di affiancargli un uomo di sua provata fiducia:[41] la
scelta cadde su Gneo Calpurnio Pisone, che fu nominato governatore della provincia di Siria.[42]
Il 10 ottobre del 19 il padre morì dopo lunghe sofferenze. Prima di spirare, lo stesso Germanico
confessò la propria convinzione di essere stato avvelenato da Pisone, e rivolse un'ultima
preghiera ad Agrippina affinché vendicasse la sua morte.[43]

Subito si manifestò il sospetto che fosse stato Pisone a causarne la morte avvelenandolo; si
diffuse anche la diceria di un coinvolgimento dello stesso Tiberio, quasi fosse il mandante del
delitto di Germanico, avendo lo stesso scelto personalmente di inviare Pisone in Siria.[44]
Quest'ultimo fu, pertanto, richiamato a Roma per essere processato e fu accusato anche di aver
commesso numerosi altri reati in precedenza. L'imperatore tenne un discorso particolarmente
moderato, evitando di schierarsi a favore o contro la condanna del governatore.[45] A Pisone
non poté comunque essere imputata l'accusa di veneficio, che appariva, anche agli accusatori,
impossibile da dimostrare; il governatore, tuttavia, certo di dover essere condannato per gli altri
reati, preferì suicidarsi prima che venisse emesso il verdetto.[N 5] Le macchie sul corpo del
padre, la bava nera che colava dalla bocca, il cuore rimasto indenne alla cremazione, perché,
come si credeva, sembra fosse impregnato di veleno, costituirono per il piccolo Caligola i primi
segni, orribili e traumatici, della fine di un'infanzia serena, ora che era stato messo di fronte alla
morte paterna, agli intrighi e alle congiure di palazzo.[46]

Nel registro centrale ci sono i membri della famiglia imperiale ancora vivi nel 23 e Caligola è il
bambino sulla sinistra. Nel registro inferiore ci sono dei barbari prigionieri e in quello superiore
importanti membri della dinastia, come Augusto, Druso minore, Germanico e Iulo, fondatore
della dinastia (Gran Cammeo di Francia, Cabinet des Médailles, Parigi)

Quando Gaio e la madre tornarono a Roma, Tiberio non sembrò felice del loro rientro: il princeps
e la nuora si sospettavano vicendevolmente di aver avvelenato Germanico. Frattanto Seiano, il
prefetto del pretorio, amico e confidente dell'imperatore, iniziò ad architettare la fine di
Agrippina, facendole giungere voci che la si volesse avvelenare.[47] Fu così che, quando durante
un banchetto Tiberio le offrì del cibo, la stessa, respingendolo in modo plateale, provocò l'ira
dell'imperatore[47] che di lì a poco l'accusò di lesa maestà in Senato, assieme al figlio Nerone
Cesare, imputato a sua volta di immoralità. Nel 29 Agrippina fu esiliata a Ventotene, dove nel 33
si lasciò morire di fame, mentre il figlio Nerone, relegato a Ponza, era già morto due anni prima,
nel 31.[48]

In seguito all'esilio della madre, Gaio andò a vivere dalla bisavola paterna, Livia, sul Palatino, fino
alla sua morte, quando ne pronunciò l'elogio funebre.[49] Costretto a trasferirsi nella dimora
della nonna Antonia,[39] qui incontrò numerosi principi orientali vassalli di Roma, che ne
influenzarono il modo di fare politica: i tre giovani principi traci, Polemone (a cui diede in seguito
il regno del Ponto e del Bosforo), Remetalce (a cui più tardi affidò metà dell'antico regno di
Tracia) e Cotys (a cui omaggiò quello dell'Armenia Minore).[50] Conobbe anche Erode Agrippa
(discendente dai Re di Giudea della dinastia erodiana), a cui rimase profondamente legato negli
anni a venire da profonda amicizia,[51] e il cugino Tolomeo di Mauretania (figlio di Cleopatra
Selene, a sua volta figlia di Cleopatra e Marco Antonio, nonché sorellastra di sua nonna Antonia).
[52] Come riferisce Svetonio, si dice che in questo periodo avesse deflorato la sorella Drusilla e
che fosse stato sorpreso nel letto di lei dalla nonna Antonia.[53]
Frattanto la corte imperiale andava riducendosi in numero, poiché Tiberio, temendo di essere al
centro di continue congiure, ordinava spesso esecuzioni sommarie. Quando anche Seiano fu
sospettato di voler aspirare al trono imperiale, Caligola entrò in maniera più attiva nella vita di
corte.[54] Poco dopo la caduta di Seiano (nel 31), si riaprì la questione della successione. Fu in
questa circostanza che Tiberio, ormai ritiratosi a Capri dal 26, volle che a fargli compagnia fosse il
nipote Caligola.[55] Giunto sull'isola, Gaio ricevette la toga virilis, senza che però gli fosse
riservato alcun onore aggiuntivo.[39] Il ragazzo, durante il soggiorno sull'isola, mostrò grande
autocontrollo e sembrò dimenticare tutte le crudeltà che Tiberio aveva compiuto nei confronti
della sua famiglia.[39] In questa occasione l'oratore Passieno pronunciò la celebre frase: «Non
c'è mai stato un servo migliore e un padrone peggiore».[56]

Svetonio racconta che, già in questo periodo, Gaio mostrò i primi segnali della sua natura crudele
e viziosa, assistendo spesso e volentieri alle esecuzioni capitali, oltre a frequentare taverne e
bordelli, mascherandosi per non farsi riconoscere.[57] Tiberio che conosceva i vizi del nipote ne
tollerava la condotta, e in lui cercava la sua vendetta personale nei confronti del popolo romano,
che ormai lo odiava, tanto da fargli pronunciare la frase: «Gaio vive per la rovina sua e di tutti; io
educo una vipera per il popolo romano, un Fetonte per il mondo».[57]

Busto di Tiberio, nonno adottivo di Caligola (Römisch-Germanisches Museum, Colonia)

Nel 33 Caligola sposò Giunia Claudia,[58] figlia di Marco Giunio Silano, un personaggio di spicco
dell'aristocrazia romana.[59] Sempre in quell'anno Druso Cesare, il secondogenito di Germanico,
era morto dopo essere stato condannato al confino nel 30 con l'accusa di aver cospirato contro
Tiberio.[60] Alla morte del fratello, Gaio lo sostituì prima come augure, poi come pontefice.[61]

Quando Tiberio, nel 35, depositò il suo testamento, potendo scegliere fra tre possibili eredi, vi
incluse il nipote Tiberio Gemello, figlio di Druso minore, e il nipote Gaio, figlio di Germanico.[31]
Restò dunque escluso il fratello dello stesso Germanico, Claudio, che era considerato del tutto
inadatto al ruolo di princeps, in quanto debole nel fisico e di dubbia sanità mentale.[60] Il
favorito nella successione apparve da subito il giovane Gaio di venticinque anni, poiché Tiberio
Gemello, peraltro sospettato di essere in realtà figlio di Seiano (per le relazioni adulterine con la
moglie di Druso minore, Claudia Livilla[62]), aveva dieci anni di meno: due ragioni sufficienti per
non lasciargli il Principato.[63] Alla fine del 36 la moglie di Gaio, Giunia, morì di parto,[64] ma
Silano, il suocero di Caligola, mantenne per il genero un affetto profondamente filiale.[65]
Intanto, il prefetto del pretorio Macrone dimostrò da subito la sua simpatia per Gaio, erede
designato, guadagnandosene con ogni mezzo la fiducia,[66] compreso il fatto di permettere che
lo stesso avesse una relazione adulterina con sua moglie, Ennia Trasilla.[67]

Il 16 marzo del 37 le condizioni di salute di Tiberio si aggravarono, tanto che Caligola scese in
piazza già acclamato imperatore dal popolo.[68] Tiberio, però, poco dopo si riprese ancora una
volta, suscitando scompiglio tra coloro che avevano già acclamato il nuovo imperatore; il prefetto
Macrone, tuttavia, mantenendo la necessaria lucidità, ordinò che Tiberio fosse soffocato tra le
coperte.[69] Il vecchio imperatore, debole e incapace di reagire, spirò all'età di settantasette
anni.[63] Secondo Svetonio fu lo stesso Caligola ad uccidere Tiberio somministrandogli un
veleno[70] oppure soffocandolo sul letto di morte.[54] Secondo i contemporanei di Tiberio, però,
il Principe morì per cause naturali.[71]

Ascesa al trono (37)

Gaio Cesare: dupondio[72]

Germanicus Dupondius 19 2010354.jpg

GERMANICVS CAESAR, Caligola celebra il padre Germanico posto su una quadriga verso destra,
con i pannelli decorati con la Vittoria; SIGNIS RECEPT DEVICTIS GERMAN, Germanico in piedi
verso sinistra, solleva le armi e tiene un'Aquila.

29 mm, 16,10 g, 8 h, (zecca di Roma antica); coniato nel 37/41 da Caligola in ricordo del trionfo
del padre dopo le sue imprese militari degli anni 14-16.

Alla morte di Tiberio,[73] gli eredi designati erano Caligola e Tiberio Gemello.[74] Quest'ultimo
però non aveva ancora raggiunto l'età adulta (15 anni), mentre Gaio era il più amato dal popolo
romano. Soldati e provinciali lo ricordavano quando, ancora bambino, aveva accompagnato il
padre Germanico durante le campagne militari e la plebe romana lo acclamava come unico figlio
dell'amato generale.

«[Si avveravano] i voti del popolo romano ed anzi del genere umano, perché era il principe
sognato dalla maggior parte dei provinciali, dei soldati, molti dei quali lo avevano conosciuto da
bambino, e dalla plebe romana, che era commossa dal ricordo di suo padre Germanico e di tutta
la sua famiglia perseguitata»

(Svetonio, Vite dei Cesari, Gaio Cesare, XIII; Aurelio Vittore, De Caesaribus, III, 2)

Caligola tornò a Roma seguendo il corteo funebre di Tiberio e, entrato in città, ne pronunciò
l'elogio funebre.[75] Subito dopo partì per le isole di Ventotene e Ponza, per riportare a Roma le
ceneri della madre e del fratello Nerone.[76] Le prese con reverenza e le pose lui stesso nelle
urne; poi salpò per Ostia e proseguì fino a Roma dove le posò nel mausoleo di Augusto.[77] La
folla al suo passaggio lo acclamò, definendolo "nostra stella" e "nostro bambino".[78] Il Senato
allora, su pressione del popolo, annullò il testamento di Tiberio, con la scusa che l'imperatore
prima di morire fosse uscito di senno, e proclamò nuovo princeps Caligola. Era il 18 marzo del 37.
[79]

Il re dei Parti, Artabano III, che da sempre aveva dichiarato il suo odio nei confronti di Tiberio,
rese omaggio al nuovo princeps offrendogli un'alleanza tra i due popoli.[80] Nel periodo che
seguì l'inizio del suo principato vennero spesso organizzate feste e banchetti gratuiti per l'intera
cittadinanza di Roma (congiaria):[81] Svetonio aggiunge che, nei tre mesi successivi alla
proclamazione di Caligola, furono sacrificati oltre 160.000 animali,[80] mentre Filone ricorda che
durante i primi sette mesi del suo regno tutti i cittadini furono costantemente in festa.[82]

«Quando Gaio, dopo la morte di Tiberio Cesare, assunse il potere [...] tutto il mondo, dall'alba al
tramonto del sole, tutti i paesi da questa parte ed al di là dell'Oceano, tutte le persone romane e
tutta l'Italia e anche tutte le nazioni asiatiche ed europee se ne rallegrarono.»

(Filone di Alessandria, De Legatione ad Gaium)

Il principato (37-41)

Politica interna

L'obelisco fatto portare da Caligola dall'Egitto per abbellire il circo di Gaio (oggi in piazza San
Pietro, Città del Vaticano)

Primi atti (37)

Per compiacere il popolo, uno dei suoi primi atti ufficiali fu concedere l'amnistia ai condannati,
agli esiliati da Tiberio e a tutti coloro che erano imputati in un processo.[76] Per tranquillizzare i
testimoni nel processo di sua madre e dei suoi fratelli, fece portare nel Foro tutti gli incartamenti
processuali e li bruciò.[76] Dichiarò che i pervertiti sessuali, inventori di accoppiamenti
mostruosi, fossero espulsi dall'Urbe e mandati in esilio; permise di ricercare, diffondere e leggere
gli scritti, una volta banditi, di Tito Labieno, Cassio Severo e Cremuzio Cordo (che denunciavano
in molti casi la classe senatoria).[83] Attuò altre riforme per migliorare le condizioni della
Repubblica, aumentare la libertà dei cittadini e combattere la corruzione.[83]
Organizzò banchetti pubblici e prolungò la festività dei Saturnalia di un giorno.[84] Organizzò
spesso spettacoli e giochi gratuiti per farsi benvolere dalla popolazione.[85] Escogitò inoltre un
nuovo tipo di spettacolo: tra Baia e Pozzuoli fece costruire un ponte, lungo più di due chilometri
e mezzo, composto da due file di navi ancorate e ricoperte di terra, a somiglianza della Via Appia.
[86] A causa dell'enorme quantità di navi utilizzate per alcuni giorni il cibo scarseggiò in tutta
Roma, poiché insufficienti erano i mezzi addetti al rifornimento della città, che lungo il Tevere
conducevano le derrate alimentari dalle province al porto di Ostia e da qui all'Urbe.[87] Non solo
nell'Urbe organizzò questo genere di manifestazioni, anche in Sicilia (in particolare a Siracusa) ed
in Gallia (a Lugdunum).[88]

Portò a termine alcune opere pubbliche, iniziate dal suo predecessore, come il Tempio di
Augusto, oltre a ristrutturarne altre come il Teatro di Pompeo.[19] Iniziò la costruzione
dell'Acquedotto Claudio (finito dal suo successore e dal quale prese il nome), dell'Acquedotto
Anio novus[89] e di un nuovo anfiteatro presso il luogo in cui si tenevano le elezioni (che fu però
abbandonato alla sua morte).[19] Ricostruì molti edifici e templi a Siracusa.[19] Progettò la
ristrutturazione del palazzo di Policrate a Samo, il Tempio di Apollo a Mileto, la fondazione di una
città sulle Alpi e il taglio dell'Istmo di Corinto.[90] Fece portare a Roma l'obelisco che si trovava
nel foro di Eliopoli e lo pose al centro di un circo che iniziò a costruire, ma che fu portato a
termine da Nerone e che prese da quest'ultimo il nome.[91] Rinnovò, infine, i porti di Reggio
Calabria e della Sicilia, al fine di aumentare l'importazione di grano dall'Egitto.[92]

Amministrazione provinciale

Nel 37, il primo anno del suo regno, Caligola dovette affrontare un disastro naturale ad Antiochia
di Siria: il 9 aprile si verificò un terremoto che distrusse la città. L'imperatore, usando il denaro
lasciatogli dal principato di Tiberio, provvide immediatamente a iniziare i lavori di ricostruzione e
inviò a soprintendere e verificare un legato, un certo Salviano, e due senatori, Lurio Vario e
Ponzio. I tre fecero inoltre molte offerte alla città, costruendo delle terme e un Trinymphon per i
matrimoni.[93]

Nel 38 Caligola inviò un suo amico, Erode Agrippa, contro il prefetto d'Egitto, Aulo Avilio Flacco,
[94] un presunto cospiratore alla porpora imperiale che aveva legami con i separatisti egizi.[95]
La popolazione greca di Alessandria non vide di buon occhio Agrippa, poiché era un re giudeo.
[96] Flacco allora provò a placare sia l'imperatore sia i Greci, facendo erigere sue statue nelle
sinagoghe.[97] Fu tutto inutile, poiché la rivolta scoppiò ugualmente in città;[98] Flacco venne
pertanto rimosso dal suo incarico e poco dopo fu giustiziato.[99]
Nel 40 scoppiò una nuova rivolta ad Alessandria d'Egitto, tra Greci ed Ebrei:[100] questi ultimi
erano accusati di empietà contro l'imperatore, poiché avevano distrutto le sue statue nei luoghi
di culto.[101] La reazione di Caligola fu la decisione presa di far erigere una sua statua colossale
all'interno dello stesso tempio di Gerusalemme,[102] cosa che si scontrava contro la credenza
monoteistica ebraica.[103] Al governatore della Siria, Publio Petronio, fu dato l'ordine di
intervenire con l'esercito,[104] ma Agrippa riuscì a convincerlo che non era necessario e
l'imperatore acconsentì a non usare la forza contro il popolo ebraico.[105]

Amministrazione economica e finanziaria

Gaio Cesare: denario[106]

Germanicus restitution Denarius 2120277.jpg

GERMANICVS CAES P C CAES AVG GERM (Germanico Cesare Padre di Gaio Cesare Augusto
Germanico), testa di Germanico padre dell'Imperatore Caligola; C CAESAR GERM P M TR POT
(Gaio Cesare Germanico, Pontefice Massimo, Potestà Tribunizia), testa laureata di Caligola verso
destra.

18 mm, 3,58 g, 11 h, (zecca di Lugdunum); coniato nel 37/38 da Caligola in ricordo del padre.

Alla morte di Tiberio nelle casse del fiscus romano c'erano ben 2.700.000.000 di sesterzi, che
Caligola riuscì a dilapidare in meno di un anno.[107] Questo enorme fondo che ereditò dal suo
predecessore venne dilapidato tra la fine del 38 e l'inizio del 39. Numerose furono infatti le
elargizioni distribuite al popolo di Roma (congiaria), agli eserciti provinciali e alla guardia
pretoriana (a cui distribuì un donativo doppio rispetto a quello promesso da Tiberio, pari a 2.000
sesterzi ciascuno[15]), ai regni vassalli di Roma (il solo Antioco IV di Commagene ricevette
100.000.000 di sesterzi[83]), oltre a spese ad uso personale e della corte imperiale.[108]

Svetonio aggiunge che fece costruire bagni costosissimi, formati da vasche enormi con
alternanza di acque calde e fredde. Faceva servire perle disciolte in aceto e cibi cosparsi d'oro in
polvere, sostenendo di dover essere un uomo frugale oppure un Cesare.[108] Stanziò una
somma che giornalmente veniva lanciata dalla Basilica Giulia sulla folla sottostante.[108] Costruì
navi di dimensioni spropositate, con dieci ordini di remi, decorate con gemme preziose e colori
sgargianti, sulle quali erano state poste terme, sale da pranzo, portici e piantagioni di viti.[108] Si
adoperò affinché i suoi architetti innalzassero immense dighe, scavassero monti e producessero
interramenti di vallate in tempi brevissimi.[108]
In questo primo periodo rese, inoltre, pubblici tutti i conti dei fondi pubblici, come aveva fatto in
passato anche Augusto ma non Tiberio, almeno da quando si era allontanato da Roma.[18] Aiutò
i soldati a spegnere un incendio e diede assistenza a chi ebbe danni a causa di eventi naturali,
oltre a sopprimere la tassa dell'1% che gravava sui beni venduti all'incanto (centesima rerum
venalium).[18]

Terminati i fondi statali iniziò ad accumulare denaro con truffe ed imbrogli.[109] Si racconta che
organizzò aste obbligatorie di ogni genere; modificò testamenti per i motivi più disparati,
nominandosi erede di sconosciuti; rifiutò di riconoscere la cittadinanza a moltissime persone,
dichiarando che gli atti prima del principato di Tiberio fossero troppo antichi; incriminò chi aveva
avuto una crescita del patrimonio da un censimento all'altro, processandolo e ottenendo enormi
somme di denaro in pochissimo tempo;[110] aumentò le tasse in modo esagerato e ne creò di
totalmente nuove, come quelle sul cibo, sui processi, sulle cause, sulla prostituzione, sui
matrimoni e sul gioco d'azzardo.[111] Le nuove leggi non furono, infine, rese del tutto pubbliche
in modo tale che, ignorandone l'esistenza, venivano violate, generando così pesanti multe che
alimentavano le casse imperiali.[112]

Amministrazione giudiziaria e degli ordini

Cammeo raffigurante Caligola e una personificazione di Roma (Kunsthistorisches Museum,


Vienna)

In generale la politica giudiziaria di Caligola si può dividere in due periodi: il primo, molto liberale
e filo-popolare, nel quale egli cercò anche il favore dell'ordine senatorio; il secondo, nel quale il
princeps fece di tutto per accrescere il proprio potere, in una sorta di assolutismo monarchico,
che egli sfruttò per accumulare ricchezze e per disporre del destino dei cittadini romani a suo
piacimento.[33]

Dato che l'ordine equestre si stava riducendo di numero, convocò da tutto l'impero, anche al di
fuori d'Italia, gli uomini più importanti per stirpe e ricchezza e li iscrisse all'ordine; ad alcuni di
loro, per assecondare l'aspettativa di diventare senatori, concesse di vestire l'abito senatoriale
ancor prima di aver assunto cariche in quelle magistrature che davano accesso al Senato.[18]
Cercò di ristabilire, almeno formalmente, i poteri delle assemblee popolari, permettendo alla
plebe di convocare nuovamente i comizi.[18]
Politica estera

Mappa dell'Impero romano e degli Stati confinanti sotto Caligola. Legenda:

Italia e provincie romane

Stati indipendenti

Stati clienti di Roma

Regno di Mauretania, annesso all'Impero da Caligola

Tracia e Commagene, territori romani cui Caligola assegnò sovrani clienti

Occidente

Il fatto che Caligola appartenesse ad una famiglia di importanti comandanti militari che si erano
guadagnati gloria e onore con imprese belliche potrebbe aver destato in lui il desiderio di
emularne le gesta. Se Druso maggiore, il nonno paterno, e Germanico, il padre, si erano
concentrati in Germania, egli, per superare le loro gesta, credette di dover non solo conquistare
in modo definitivo i territori compresi tra Danubio e Reno, ma anche varcare l'oceano e sbarcare
in Britannia. A tal scopo, per prima cosa creò due nuove legioni, la XV Primigenia e la XXII
Primigenia.[113]

Lasciata Roma all'inizio di settembre del 39,[114] condusse il suo esercito lungo il Reno,
ammassandovi numerose legioni, insieme ai relativi reparti ausiliari e un ingente quantitativo di
vettovagliamenti.[115] Ad ottobre, dopo aver passato in rassegna le truppe, fece uccidere Gneo
Cornelio Lentulo Getulico, che era stato il governatore della Germania superiore per dieci anni,
poiché ne invidiava l'ottimo rapporto che aveva con le proprie truppe.[116]

La sua impresa risultò quasi del tutto inutile,[117] se non per il fatto che Adminio, figlio di
Cunobelino re dei Britanni, scacciato dal padre, giunse nell'accampamento dell'imperatore e fece
atto di sottomissione.[118] Caligola rimase sul Reno senza però portare a termine alcuna
operazione militare e rimproverò ai senatori di vivere tra i lussi mentre lui rischiava la vita in
battaglia.[119] Decise quindi di muovere le truppe verso l'Oceano, portando con sé numerose
macchine da guerra.[120] Ordinò ai suoi uomini di togliersi l'elmo e raccogliere le conchiglie sulla
spiaggia,[121] quasi fosse il bottino di una battaglia vinta contro il mare.[119] Fece, infine,
costruire in quel luogo una grande torre in memoria delle sue imprese vittoriose ed elargì
ricompense ai suoi soldati.[119]

Gli storici moderni hanno avanzato alcune teorie per spiegare questo genere di azioni: il viaggio
verso la Manica viene interpretato come un'esercitazione, una missione di esplorazione[122]
oppure per accettare la resa del capo britannico Adminio.[123] Le "conchiglie" (in latino
conchae) di cui racconta Svetonio potrebbero rappresentare invece una metafora dei genitali
femminili, in quanto alle truppe fu probabilmente concesso di frequentare i bordelli della zona;
oppure di imbarcazioni britanne, che i soldati potrebbero aver catturato durante la breve
spedizione.[124]

Oriente

Ritratto di Erode Agrippa I, amico ed alleato di Caligola (Promptuarii Iconum Insigniorum,


Guillaume Rouillé)

In oriente, Caligola insediò come re clienti i tre giovani principi traci che aveva avuto modo di
frequentare in gioventù, a casa della nonna Antonia: a Polemone II il regno del Ponto e del
Bosforo (nel 38), a Remetalce III metà dell'antico regno di Tracia e a Cotys IX l'Armenia Minore.
[125] L'imperatore non seguì un'identica linea politica con i regni alleati orientali: si basò molto
sulla simpatia e sulla fiducia personale che ogni singolo sovrano fu in grado di trasmettergli.
Depose ed esiliò Mitridate, re d'Armenia; nominò Antioco re di Commagene, regione ridotta a
provincia nel 17, al quale regalò 100 milioni di sesterzi;[126] elesse governatore dei territori di
Batanea e Traconitide l'amico di infanzia, Erode Agrippa,[127] donandogli in seguito anche il
regno di Giudea dopo aver esiliato lo zio Erode Antipa (nel 39), accusato di volersi impadronire
dei territori di Agrippa e di aver ordito una congiura contro l'imperatore, oltre alla Palestina
nord-occidentale, che dalla morte di Erode Filippo II (34) era sotto il controllo diretto di Roma.
[128]

Fronte africano
Busto di Tolomeo di Mauretania, cugino di Caligola e da lui fatto uccidere (Museo del Louvre,
Parigi)

La Mauretania era ormai da lungo tempo un regno cliente fedele a Roma, governato da Tolomeo
di Mauretania, discendente di Antonio e Cleopatra e cugino di secondo grado del principe.[129]
Nel 40 Caligola invitò Tolomeo a Roma, e «quando venne a sapere che era ricco», lo mandò a
morte.[130] Dopo l'uccisione del re di Mauritania scoppiò una rivolta guidata da un suo liberto,
Edemone, che amministrava gli affari reali già dal 37, e che ebbe termine grazie all'intervento
militare romano di Marco Licinio Crasso Frugi (41).[131] La Mauretania fu quindi annessa e
successivamente divisa in due province, Mauretania Tingitana e Mauretania Cesariensis,
separate dal fiume Mulucha (oggi Muluia).[132] Se Plinio sostiene che la divisione fu operata da
Caligola, Cassio Dione al contrario afferma che solo in seguito alla rivolta del 42, soffocata nel
sangue dalle truppe romane poste sotto il comando di Gaio Svetonio Paolino e Gneo Osidio
Geta, fu operata la scissione in due province indipendenti;[133] questa confusione potrebbe
essere stata generata dal fatto che fu Caligola a prendere la decisione di dividere la provincia, ma
che la sua realizzazione venne rinviata a causa della successiva ribellione.[134] Il primo
governatore equestre delle due province fu un certo Marco Fadio Celere Flaviano Massimo (44).
[134]

I dettagli della conquista della Mauritania non sono chiari sebbene Cassio Dione vi avesse
dedicato un intero capitolo, purtroppo andato perduto.[135] L'annessione operata da Caligola
sembra avesse un movente strettamente personale, vale a dire il timore e la gelosia del cugino
del princeps, Tolomeo. L'espansione non sarebbe stata quindi determinata, almeno inizialmente,
da esigenze economiche o strategico-militari.[136] Tuttavia la ribellione di Tacfarinas aveva
mostrato quanto l'Africa proconsolare fosse debole lungo i suoi confini occidentali e di come i re
clienti di Mauretania fossero importanti nel fornire la loro protezione alla provincia, ed è quindi
possibile che l'annessione operata da Caligola rappresentasse una risposta strategica alle
potenziali minacce future.[134]

La malattia (ottobre del 37)

Busto di Caligola (Getty Villa, Pacific Palisades, California)

Nell'ottobre del 37 l'imperatore fu colpito da una grave malattia,[137] notizia che turbò
profondamente il popolo romano che fece voti per la salvezza del proprio princeps;[80] Svetonio
e Cassio Dione riportano il caso di un cavaliere, Atanio Secondo, che promise di combattere
nell'arena come gladiatore in caso di sua guarigione: egli mantenne la promessa, combattendo,
vincendo lo scontro e salvandosi la vita.[138] Al contrario, un plebeo che fece un'identica
promessa, in seguito alla guarigione di Gaio, pretese di sciogliere il voto, ma venne arrestato e
morì dopo essere stato gettato dalle mura serviane.[139]

Caligola si riprese dalla malattia, anche se da questo momento in poi vi fu un netto


peggioramento della sua condotta morale.[17] Sulla malattia e sulle cause gli storici non
concordano, ma tutti considerano questo evento come lo spartiacque tra il suo primo periodo di
governo e il successivo, caratterizzato da una condotta folle.[140] Osserva Filone di Alessandria:

«[...] non passò molto tempo e l'uomo che era stato considerato benefattore e salvatore [...] si
trasformò in essere selvaggio o piuttosto mise a nudo il carattere bestiale che aveva nascosto
sotto una finta maschera»

(Filone di Alessandria, De Legatione ad Gaium, 22)

Per Filone, Dio si servì di Caligola, trasformandolo dopo la malattia da ottimo principe e
fortunato erede di Tiberio in un pazzo carnefice destinato a compiere la vendetta divina contro i
giudei e i romani, quella stessa che avrebbe poi punito il suo persecutore, liberando alla fine gli
stessi israeliti.[141]

La malattia fu attribuita agli eccessi compiuti all'inizio del principato;[142] in particolare


Giovenale e Svetonio indicano come causa della pazzia di Caligola l'aver usato un afrodisiaco
(poculum amatorium) a lui offerto dalla moglie Milonia Cesonia.[143] Sono state ipotizzate dagli
studiosi moderni, come cause degli sbalzi d'umore, delle allucinazioni, dell'insonnia e delle
paranoie di cui soffriva l'imperatore, oltre a disturbi mentali veri e propri,[N 6] patologie come
l'epilessia,[N 7] l'ipertiroidismo e il saturnismo.[N 8]

Declino (38-41)

Busto di Caligola (Metropolitan Museum of Art, New York City)

Fu in questo periodo che Gaio comprese quali fossero i rischi a cui andava incontro, poiché la
carica di imperatore era ambita da molti.[52] Anche se si ristabilì completamente dalla malattia,
il suo modo di governare mutò profondamente.[144] Le fonti antiche lo definirono «pazzo»
dotato di una «follia sanguinaria».[145]
Il suo breve principato fu, infatti, caratterizzato da ripetuti massacri degli oppositori, e da atti di
governo che miravano ad umiliare la classe senatoria e l'intera nobiltà romana.[146] Celeberrimo
è l'episodio del suo amato cavallo, Incitatus, che, secondo una tradizione riportata da Svetonio e
Cassio Dione, Caligola si riprometteva di nominare console, un proposito estremo al quale, però,
non fu in grado di adempiere nella sua breve esistenza.[147] Il suo comportamento dispotico
determinò numerose congiure, tutte sventate tranne l'ultima.[148]

Caligola assunse, subito dopo la malattia, atteggiamenti autocratici e provocatori.[149] Fu


accusato, infatti, di giacere con le mogli di importanti esponenti dell'aristocrazia romana e di
vantarsene;[150] di uccidere per puro divertimento;[151] di dilapidare deliberatamente il
patrimonio statale[87] e di aver ordinato l'erezione di una statua colossale nel Tempio di
Gerusalemme, sfidando le usanze religiose dei Giudei.[102] Egli, al contrario, si rese
popolarissimo con laute elargizioni alla plebe e costosi giochi circensi,[152] ma anche il popolo
gli si rivoltò contro quando alzò nuovamente le tasse.[153]

Se gli imperatori prima di lui avevano scelto, almeno nella parte occidentale dell'impero, di
mantenere i legami con le tradizioni repubblicane, egli virò sensibilmente verso Oriente: non
solo aveva in mente di trasferire la capitale imperiale ad Alessandria d'Egitto[154] (come voleva il
suo bisnonno Marco Antonio),[155] ma anche di instaurare una forma di monarchia assoluta, a
quel tempo ancora sconosciuta in Italia[156] ma che di fatto fu posta in atto da Domiziano,
Commodo e da tutti gli imperatori romani dal III secolo in poi. Adottò, pertanto, una politica
volta a diventare un sovrano a cui si rendevano onori divini sul modello delle monarchie
orientali, esasperando il noto processo di divinizzazione degli imperatori defunti.[157]

La sua inclinazione filo-ellenista gli fece, infine, programmare un lungo viaggio ad Alessandria, in
Asia minore e Siria.[158]

Caligola principe e divinità

Quando alcuni sovrani stranieri andarono a Roma per rendere omaggio all'imperatore e per
discutere delle loro nobili origini familiari, Caligola gridò: «Ci sia un solo capo, un solo re» e fu sul
punto di restaurare seduta stante la monarchia.[140] Nel 40 Caligola iniziò una politica molto
controversa di affiancamento del titolo di principe al ruolo di divinità: iniziò infatti ad apparire in
pubblico vestito come dei e semidei del pantheon romano, quali Ercole, Venere e Apollo.[159]
Iniziò a riferirsi a sé stesso come dio, facendosi chiamare Giove nelle cerimonie pubbliche.[160]
Rovine del tempio di Castore e Polluce, nel Foro Romano.

Ossessionato dall'idea di regalità, la vedeva impersonata in Giove, il re di tutti gli dei, del quale
Caligola riprese gli epiteti nei cognomina: Optimus Maximus Caesar.[140] Con Giove Capitolino
l'imperatore manteneva un rapporto confidenziale, quasi di fratellanza e complicità.[161]
Riferisce Svetonio:

«Di giorno... parlava in segreto con Giove Capitolino, ora sussurrando e porgendo a sua volta
l'orecchio. Ora a alta voce e senza risparmiargli rimproveri. Infatti si sentirono le sue parole di
minaccia. o tu elimini me o io te, finché non si lasciò persuadere - a sentir lui - dall'invito a
condividere la sede e collegò i palazzi imperiali del Palatino al Campidoglio con un ponte che
passava sopra il tempio del Divino Augusto»

(Svetonio, Vite dei Cesari, Gaio Cesare, XXII)

Questo, che può apparire un comportamento bizzarro, in realtà faceva parte delle consuetudini
religiose romane, come riferiscono altre fonti antiche a proposito di Scipione l'Africano che
abitualmente aveva dialoghi mistici con Giove Capitolino.[162] La frase blasfema di Caligola
rivolta a Giove («o tu elimini me o io te»), racconta Cassio Dione, va riferita alla stizza
dell'imperatore nei confronti di Giove Tonante, che con i tuoni e i fulmini, dei quali aveva
peraltro paura, gli aveva impedito di assistere tranquillamente agli spettacoli dei pantomimi, e
per rispondere e contrapporsi al dio

«[Caligola] Aveva anche escogitato un'invenzione con cui rispondeva con tuoni ai tuoni e
mandava lampi in risposta ai lampi: e quando cadeva un fulmine lanciava a sua volta un sasso
come se fosse un dardo ripetendo ogni volta il verso d'Omero, o tu elimini me o io te»

(Cassio Dione, LIX, 28,6)

Fu inaugurato un luogo sacro predisposto all'adorazione dell'imperatore a Mileto, nella provincia


d'Asia, ed altri due templi furono eretti a Roma.[163] Il tempio di Castore e Polluce fu annesso da
Caligola nel palazzo imperiale del Palatino e fu dedicato al princeps.[164] Svetonio racconta
come il principe arrivò a prolungare una parte del palazzo fino al Foro e trasformò il tempio di
Castore e Polluce nel suo vestibolo, sedendosi spesso tra le statue dei due fratelli divini, in modo
da offrirsi all’adorazione dei passanti. Inoltre fece rimuovere le teste di svariate statue di divinità
e le fece rimpiazzare con la sua.[165] Si diceva che volesse essere adorato come Neos Helios, il
"Nuovo Sole"; infatti fu rappresentato come questa divinità sulle monete egiziane.[166]

La politica religiosa di Caligola fu molto diversa da quella degli altri imperatori romani: infatti gli
imperatori in vita erano adorati come dèi solo in Oriente, mentre a Roma si adoravano dopo la
morte.[167] Caligola cominciò a farsi adorare dai cittadini di Roma, compresi i senatori, come un
dio vivente.[168]

Vita privata

Onori alla sua famiglia

Caligola che deposita le ceneri della madre e del fratello nella tomba degli antenati, Eustache Le
Sueur, 1647 (Royal Collection, Castello di Windsor)

In onore della madre Agrippina fece istituire dei nuovi giochi circensi, durante i quali una statua
della donna veniva portata in processione al pari degli dèi.[169] In memoria del padre cambiò il
nome del mese di settembre in Germanico,[76] proclamò un giorno di sacrifici annuale in onore
dei fratelli.[76] e per senatoconsulto fece attribuire a sua nonna Antonia tutti gli onori di cui
aveva goduto in passato Livia Augusta.[169] Prese suo zio Claudio come collega durante il suo
primo consolato,[170] adottò Tiberio Gemello il giorno che raggiunse l'età adulta e lo nominò
Princeps Iuventis.[171] Fece includere in ogni giuramento una formula che ricordasse le sue
sorelle:[172] «Non avrò più cari me stesso ed i miei figli di quanto non siano Gaio Cesare e le sue
sorelle», e così pure nelle relazioni tra consoli: «Per la prosperità e la fortuna di Gaio e delle sue
sorelle».[76] Fu inoltre stabilito che il giorno in cui aveva assunto il potere fosse chiamato Parilia
(21 aprile, data della fondazione di Roma), come se lo Stato fosse nato una seconda volta.[83]

Rapporti con i familiari

Gaio Cesare: sesterzio[173]

Caligula sestertius RIC 33 680999.jpg

C CAESAR AVG GERMANICVS PON M TR POT (Gaio Cesare Augusto Germanico, Pontefice
Massimo, Potestà Tribunizia), testa laureata verso sinistra; AGRIPPINA, DRVSILLA, IVLIA S C,
le tre sorelle di Caligola, Agrippina, Drusilla e Giulia Livilla, rappresentate come le tre dee della
Securitas, della Concordia e della Fortuna.[174]
27,92 g, 7 h, (zecca di Roma antica); coniato nel 37/38 da Caligola in onore delle tre sorelle.

Se Caligola all'iniziò del regno onorò i suoi familiari, con il tempo il rapporto che ebbe con loro
andò peggiorando. Svetonio racconta che preferì nascondere di essere nipote di Agrippa, poiché
gli erano attribuite umili origini, affermando invece che sua madre fosse nata da un incesto tra
Giulia maggiore e Augusto stesso, gettando pertanto discredito sull'immagine del primo
imperatore romano.[175] Si fece spesso beffe della sua bisavola Livia Drusilla, definendola un
«Ulisse in gonnella» e rimproverandole che suo nonno, Alfidio Lurcone, fosse un semplice
decurione di Fundi.[175] L'unico suo antenato di cui avesse rispetto fu Marco Antonio:[176]
Cassio Dione ci tramanda che, quando i due consoli in carica festeggiarono la vittoria di Augusto
su Antonio, Caligola li rimosse dal loro incarico.[177] Questo apprezzamento nei confronti di
Antonio fu dovuto probabilmente ai racconti della nonna Antonia, figlia del triumviro, da cui
prese anche la comune passione per l'ellenismo.[176]

Busto di Caligola (con tracce di policromia), Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen, Danimarca

Preferì ricevere la nonna Antonia non in privato ma alla presenza del prefetto del pretorio
Macrone; successivamente secondo alcune fonti, la fece uccidere avvelenandola.[178] Svetonio
riporta che Antonia morì per una malattia causata dal trattamento ostile da parte di Caligola,
anche se aggiunge che ci sono voci che sostengono che venne fatta avvelenare dal nipote,
mentre secondo Dione Cassio Caligola la fece suicidare perché lo rimproverava. Fece uccidere
anche il cugino Tiberio Gemello accusandolo falsamente di aver attentato alla sua vita e
liberandosi così di questo scomodo rivale.[178] Obbligò anche il suocero Marco Giunio Silano a
suicidarsi, accusandolo anch'egli di aver attentato alla sua vita.[179] In quest'ultimo caso sembra
che furono "comprate" alcune testimonianze, tra cui quella del senatore Giulio Grecino, il quale
però alla fine si rifiutò di confessare il falso e per questo fu messo a morte.[180] Quanto allo zio
Claudio, lo tenne in vita solo per farne un suo zimbello e oggetto di spasso.[175]

Con le tre sorelle ebbe un rapporto molto intimo, seppure complicato, in particolar modo con
Drusilla.[181] Egli fu infatti geloso di suo marito, Lucio Cassio Longino, costringendoli a
divorziare; la trattò come se fosse sua moglie e quando si ammalò la nominò erede al trono
imperiale.[182] Intratteneva rapporti incestuosi con tutte e tre e non lo nascondeva
pubblicamente.[183]

Quando Drusilla morì, sospese ogni genere di attività e le organizzò dei funerali pubblici,
divinizzandola il giorno 23 settembre del 38 con un senatoconsulto.[184] In seguito a questo
lutto, il princeps rimase particolarmente addolorato tanto che le sue condizioni di salute
peggiorarono.[185] Riguardo invece alle altre due sorelle, non ebbe la stessa complicità che
invece tenne con Drusilla.[53] In occasione del processo di Marco Emilio Lepido, al quale aveva
precedentemente promesso la successione,[186] le condannò per adulterio e le mandò in esilio
sulle Isole Ponziane.[187]

Matrimoni

Ritratto di Milonia Cesonia, quarta ed ultima moglie di Caligola (Promptuarii Iconum Insigniorum,
Guillaume Rouillé)

«Quanto ai matrimoni non è facile stabilire se sia stato più turpe nel contrarli oppure nello
scioglierli o nel farli durare.»

(Svetonio, Gaio Cesare, 25.)

Dopo la morte della prima moglie, avvenuta intorno al 36, Caligola iniziò una relazione intima
con Ennia Trasilla, moglie del fedele prefetto del Pretorio Quinto Nevio Sutorio Macrone.[188]
Verso la fine del 37, durante la festa di matrimonio di Gaio Calpurnio Pisone e Livia Orestilla,
[189] ordinò al marito di ripudiare la sposa per poterla risposare il giorno stesso.[190] Accadde
però che dopo pochi giorni la ripudiò, mandandola in esilio due mesi più tardi per non
permetterle di risposarsi con Pisone.[191]

L'anno seguente (nel 38), si maritò con Lollia Paolina,[192] moglie del consolare e governatore
provinciale Publio Memmio Regolo. Caligola, che aveva sentito dire che sua nonna Aurelia era
stata in gioventù una donna bellissima, fece chiamare Paolina dalla provincia, la fece divorziare
dal marito e la risposò.[193] Divorziò presto anche da lei dichiarando che fosse sterile[194] e la
rimandò indietro, ordinandole però di non avere rapporti carnali con nessun altro.[195]

Sempre nel 38, quando Macrone fu nominato Prefetto d'Egitto,[196] anche Ennia fu costretta a
partire insieme al marito e ai figli. Poco prima di salpare per la nuova destinazione, Caligola,
evidentemente addolorato per essersi sentito abbandonato dall'amante,[197] ordinò a lei, al
marito e ai loro figli di suicidarsi.[198]

Nel 39, infine, iniziò una relazione con Milonia Cesonia, che divenne sua concubina;[194] dopo
aver divorziato da Paolina, la sposò poiché era incinta.[199] Milonia Cesonia non era né giovane
né bella, ma Caligola provò per lei una vera passione.[200] Dopo un mese di matrimonio nacque
una bambina, alla quale venne dato il nome di Giulia Drusilla, in ricordo della sorella scomparsa
e divinizzata alla sua morte.[201]

Morte e successione (41)

Gaio Cesare: aureo[202]

Caligula&Germanicus Aureus.jpg

C CAESAR AUG PONT M TR P III COS (Gaio Cesare Augusto, Pontefice Massimo, Potestà
Tribunizia, Console), testa laureata di Caligola verso destra; GERMANICVS CAESAR P CAES
AUG GERM (Germanico Cesare Padre di Cesare Augusto Germanico), testa di Germanico padre
dell'Imperatore Caligola.

7,72 g, (zecca di Roma antica); coniato nel 40 da Caligola in onore del padre.

(LA)

«Cum adversum cunctos ingenti avaritia, libidine, crudelitate saeviret, interfectus in Palatio est
anno aetatis vicesimo nono, imperii tertio, mense decimo dieque octavo»

(IT)

«Mentre tiranneggiava su tutto con la più grande avidità, licenziosità e crudeltà, fu assassinato
nel Palazzo, nel ventinovesimo anno di età, nel terzo anno, decimo mese e ottavo giorno del suo
regno.»

(Eutropio, Breviarium ab Urbe condita, VII, 12)

Svetonio riporta nella Vita di Gaio che molti eventi avevano preannunciato la morte di Caligola:
alcuni fulmini si abbatterono sul Campidoglio di Capua e sul Tempio di Apollo Palatino a Roma il
giorno delle idi di marzo, lo stesso dell'assassinio di Cesare e anche l'astrologo Silla gli aveva
predetto di essere prossimo alla morte. Le divinità Fortune di Anzio lo avvertirono circa
l'esistenza di un certo Cassio pronto ad assassinarlo; egli allora, credendo che si trattasse del
proconsole d'Asia Cassio Longino,[203] lo fece richiamare e assassinare (secondo il racconto di
Svetonio) o forse solo imprigionare (secondo quanto tramanda Cassio Dione[N 9]). Caligola
dimenticò tuttavia che vi era un altro Cassio, il tribuno della guardia pretoriana Cassio Cherea,
[204] che ebbe in effetti parte attiva nel suo omicidio.
Busto di Claudio, zio e successore di Caligola (Museo archeologico nazionale, Napoli)

L'assassinio dell'imperatore fu organizzato principalmente da tre persone, tra cui il tribuno


Cassio Cherea, anche se molti cavalieri, senatori e militari ne fossero a conoscenza,[205] come
pure il potente consigliere imperiale Callisto ed il prefetto del pretorio.[206] Cherea, in
particolare, aveva ragioni politiche[207] e motivazioni personali per uccidere il suo princeps:
Caligola infatti si racconta che spesso, a causa dei toni acuti della sua voce, lo sbeffeggiasse
sostenendo che fosse effeminato e chiamandolo "checca" (gunnis),[208] facendo gesti osceni
alle sue spalle o costringendolo ad utilizzare per il suo servizio parole d'ordine come "Priapo",
"Amore" o "Venere".[209] Altri importanti cospiratori furono Lucio Annio Viniciano, che si unì
alla congiura per vendicare l'amico Lepido,[210] e il senatore Marco Cluvio Rufo.[211]

Il 24 gennaio del 41, durante l'annuale celebrazione dei ludi palatini,[N 10] un gruppo di
pretoriani, guidati dai due tribuni Cherea e Cornelio Sabino, misero in atto il loro piano per
assassinare il princeps.[212] L'occasione era favorevole, in quanto i congiurati avrebbero potuto
mescolarsi agli spettatori accorsi al teatro mobile tradizionalmente allestito di fronte al palazzo
imperiale. Caligola giunse in teatro, si sedette e iniziò ad assistere allo spettacolo. Quando verso
l'ora settima o forse la nona a seconda delle fonti pervenuteci, egli decise di andarsene e mentre
percorreva un criptoportico che congiungeva il teatro al palazzo, si fermò a conversare con un
gruppo di attori asiatici che avrebbero dovuto esibirsi a breve.[213] Fu a questo punto che il
principe incontrò infine la sorte temuta. Al primo tumulto, accorsero in suo aiuto i portatori della
lettiga, armati di bastoni, poi i germani della sua guardia che uccisero alcuni dei suoi assassini e
anche qualche senatore estraneo al delitto. Durante lo scontro Caligola fu pugnalato a morte.
[214] Qualche ora dopo persero la vita anche sua moglie Milonia Cesonia, pugnalata da un
centurione appositamente inviato da Cherea, e la figlia piccola, Giulia Drusilla, che fu
scaraventata contro un muro.[215] Secondo Svetonio il principe fu colpito da oltre trenta
pugnalate. Il suo cadavere fu portato negli Horti Lamiani, semi-bruciato e frettolosamente
ricoperto di terra.[216] Quando le sorelle tornarono dall'esilio, disseppellirono il corpo del
fratello e posero le sue ceneri nel Mausoleo di Augusto.[216]

Al momento della diffusione della notizia che Caligola era morto nessuno osò festeggiare, poiché
i più credevano che l'imperatore avesse messo in giro la voce per capire di chi potesse fidarsi.
[217] Quando questa comunicazione fu però confermata, non avendo i congiurati nominato
alcun altro imperatore, il Senato si riunì e dichiarò di voler ripristinare la Repubblica, cancellando
di fatto il governo dei precedenti principes a partire da Augusto.[218] Cherea provò a convincere
l'esercito ad appoggiare i padri coscritti, ma senza successo.[219] Alla fine i senatori si resero
conto di dover nominare un nuovo successore, che Lucio Annio Viniciano, importante senatore e
cospiratore, indicò in Marco Vinicio, suo parente e marito di Giulia Livilla.[210]
Simulazione grafica dell'architettura originaria dell'Augusteo, luogo in cui riposano la maggior
parte dei membri della Dinastia giulio-claudia, tra cui Caligola, la madre e i fratelli (Luigi Canina,
Gli edifici di Roma antica e sua campagna)

Alla morte di Caligola, i membri della famiglia imperiale rimasti ancora in vita erano pochi. Tra
questi vi era il cinquantenne Claudio[220] che, appena saputo della morte del nipote Gaio, corse
a nascondersi nelle sue stanze; rintracciato da un pretoriano mentre era nascosto dietro una
tenda,[221] fu condotto nel loro accampamento per essere acclamato imperatore[222] mentre il
Senato era occupato tra Foro e Campidoglio.[221] Claudio venne invitato a presentarsi davanti al
popolo, ma prima decise di comprarsi la fedeltà della guardia pretoriana promettendo la somma
di quindicimila sesterzi per ciascun pretoriano.[221]

Fu così che Claudio venne elevato alla porpora imperiale e divenne il quarto imperatore di Roma.
Il nuovo princeps pose, quindi, il proprio veto a quanto il Senato aveva appena deliberato:
condannare Caligola alla damnatio memoriae. Poi, su invito del popolo romano, fece
imprigionare e condannare a morte tutti i congiurati, compreso Cassio Cherea.[223]

Luogo di sepoltura

Quasi sicuramente Caligola fu sepolto nel mausoleo di Augusto, dove furono inumati la maggiore
parte dei membri della dinastia giulio-claudia. Secondo questa ipotesi, nel 410, durante il Sacco
di Roma da parte dei Visigoti, le ceneri nella tomba furono disperse.

Tuttavia, il 17 gennaio 2011 la polizia di Nemi, un paese dove Caligola risiedette, annunciò di aver
scoperto un possibile luogo di sepoltura dell'imperatore Caligola, dopo aver arrestato un ladro
che cercava di portare via una statua attribuita proprio a questo imperatore.[224]

La notizia, riportata principalmente dalla stampa britannica, fu però accolta con grande
scetticismo dalla storica dell'Università di Cambridge Mary Beard che ritenne tale ipotesi
infondata.[225]

Secondo il National Geographic il fatto non proverebbe che Nemi fosse il luogo di sepoltura di
Caligola poiché l'oggetto del furto, la grande statua a pezzi, raffigurante Caligola seduto sul
trono, potrebbe essere stata situata un tempo nella stiva delle navi di Nemi affondate
nell'omonimo lago.[226]

Monetazione imperiale del periodo

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Monetazione dei Giulio-
Claudii.

Ascendenza

Imperatore Caligola

Gaius Caesar Caligula.jpg Padre:

Console Germanico Giulio Cesare

Germanicus Louvre Ma 3135 n01.jpg Nonno paterno:

Console Druso maggiore

Drusus the elder bust.jpg Bisnonno paterno:

Pretore Tiberio Claudio Nerone Trisnonno paterno:

Druso Claudio Nerone

Trisnonna paterna:

Claudia

Bisnonna paterna:

Livia Drusilla

Livia Drusilla Louvre Ma1233.jpg Trisnonno paterno:

Pretore Marco Livio Druso Claudiano

Trisnonna paterna:

Alfidia

Nonna paterna:

Antonia minore

Hera Ludovisi Altemps Inv8631.jpg Bisnonno materno:


Console Marco Antonio Trisnonno materno:

Pretore Marco Antonio Cretico

Trisnonna paterna:

Giulia Antonia

Bisnonna paterna:

Ottavia minore Trisnonno paterno:

Pretore Gaio Ottavio

Trisnonna paterna:

Azia maggiore

Madre:

Agrippina maggiore

DSC04499 Istanbul - Museo archeol. - Agrippina maggiore sec. I d.C. - Foto G. Dall'Orto 28-5-
2006.jpg Nonno materno:

Console Marco Vipsanio Agrippa

Agrippa Gabii Louvre Ma1208.jpg Bisnonno materno:

Lucio Vipsanio Agrippa Trisnonno materno:

Trisnonna materna:

Bisnonna materna:

? Trisnonno materno:

Trisnonna materna:

Nonna materna:

Giulia maggiore
-0020 Altes Museum Mädchenkopf anagoria.JPG Bisnonno materno:

Imperatore Augusto

Augustus Statue.JPG Trisnonno materno:

Pretore Gaio Ottavio

Trisnonna materna:

Azia maggiore

Bisnonna materna:

Scribonia Trisnonno materno:

Pretore Lucio Scribonio Libone

Trisnonna materna:

Sentia

Note

Esplicative

^ Busto corazzato di Caligola, marmo, 51 cm, ritrovato a Roma. L'imperatore è rappresentato con
la corona civica, tipica corona di fronde di quercia, mancante di alcune porzioni a causa di un
danneggiamento dell'opera avvenuto dopo il 1938, quando la scultura era ancora intatta.

^ Caligula, cioè "piccola caliga" (Quidde 1894, pag. 13) per il tipo di calzari preferiti da
adolescente (Aurelio Vittore, De Caesaribus, III, 5).

^ Nella biografia di Svetonio, solo quattordici capitoli sono dedicati a Caligola "principe",
trentanove a Caligola "mostro"; Smith 2003, pag. 319.

^ Secondo alcuni storici Caligola non avrebbe avuto una sorella ma un fratello maggiore nato nel
9, ma morto anche lui in tenera età (Nony 1988, I, 20; Powell 2015, XXXIV; Sampoli 2003, XI,
171).

^ Tacito, Annales, III, 15; Svetonio, (Gaio Cesare, II) racconta che, a causa della sospetta
implicazione nella morte di Germanico, Pisone fu quasi linciato dalla folla e condannato a morte
dal senato; Barrett 2002, pag. 33.

^ V. Massaro, I. Montgomery, "Gaius - Mad, Bad, Ill or All Three?" ipotizzano il disturbo bipolare,
altri si riferiscono a disturbi della personalità (borderline, antisociale, ecc.)

^ Malattia già attribuita a Giulio Cesare e da alcuni a tre fratelli di Caligola morti molto piccoli,
oltre che a Claudio e Britannico, zio e cugino di Gaio (in particolare si veda Svetonio, Gaio Cesare,
V per l'attribuzione di crisi epilettiche al giovanissimo Caligola)

^ Intossicazione provocata dal diacetato di piombo componente dello "zucchero di Saturno"


usato come dolcificante del vino, prodotto facendo bollire e concentrare il mosto in pentoloni di
piombo. Vittima dello stesso avvelenamento fu probabilmente Tiberio durante la vecchiaia. (In
Castellino, Sannolo 1994, pag. 5; Robert S. Katz, "The Illness of Caligula" CW 65(1972),223-25,
ma smentito da M. Gwyn Morgan, "Caligula's Illness Again", CW 66(1973), 327–29.) In "Gaius
Caligula's mental illness", B. Sidwell afferma l'impossibilità di stabilire una reale malattia di
Caligola.

^ Lenel 1889, (vol. I, coll. 109-126) che racconta che Cassio Longino, secondo, alcune fonti morì
al tempo dell'imperatore Vespasiano.

^ Le tre principali fonti (Giuseppe, Svetonio, Dione) riferiscono concordamente che l'evento ebbe
luogo durante i ludi palatini. Dal calendario del quarto secolo di Filocalo risulta che i ludi palatini
avevano inizio il 17 gennaio e duravano 6 giorni, quindi Caligola doveva aver prolungato le
festività se questi erano ancora in corso il 24 gennaio, giorno del suo assassinio come riportato
da Svetonio.

Riferimenti

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Cesare, XXX, 1: «Egli spesso ripeteva il verso del poeta tragico: "Che odino, purché temano"».

^ /ˈɡaj.jʊs ˈjuː.lɪ.ʊs ˈkɐɛɛ.sar ɐʊɛ ˈɡuːs.tʊs ɡεrˈma.nɪ.kʊs/ (pronuncia restituta), /ˈɡa.jus ˈju.ljus
ˈtʃɛ.zar awˈɡus.tus dʒerˈma.ni.kus/ (pronuncia ecclesiastica).

^ Testo per esteso dell'epigrafe: Gaius Caesar Augustus Germanicus, Pontifex Maximus,
Tribunicia Potestas (AE 1952, 112).

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Svetonio, Gaio Cesare, VIII.

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Bibliografia

Fonti primarie

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Fonti storiografiche moderne

Usate nella pagina

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Suggerite

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ISBN 88-04-53706-X.

Voci correlate

Caligola nell'eredità storica culturale

Altri progetti

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De vita Caesarum: Vita Gai

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Collegamenti esterni

Caligola, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010. Modifica su Wikidata

(EN) Caligola, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata

La villa di Caligola. Un nuovo settore degli Horti Lamiani scoperto sotto la sede dell'ENPAM a
Roma - Pubblicazione dello scavo archeologico effettuato dalla Soprintendenza speciale per i
beni archeologici di Roma presso la residenza imperiale dell'Esquilino (2006-2009)

Predecessore Imperatore romano Successore Project Rome logo Clear.png

Tiberio 37 - 41 Claudio

Predecessore Console romano Successore Consul et lictores.png

37

Gneo Acerronio Proculo,

Gaio Petronio Ponzio Nigrino 37

(suffecti da luglio ad agosto)

con Tiberio Claudio Nerone Germanico I [1] 37

(suffecti da settembre a dicembre)

Aulo Cecina Peto,

Gaio Caninio Rebilo I

38

(suffecti da luglio a dicembre)

Servio Asinio Celere,

Sesto Nonio Quintiliano 39

con Lucio Apronio Cesiano[2] 39

Quinto Sanquinio Massimo (suffectus da febbraio a settembre),

Gneo Domizio Corbulone (suffectus fino a settembre) II

39
(suffecti da settembre a dicembre)

Aulo Didio Gallo,

Gneo Domizio Afro 40

senza collega[3] 40

(suffecti)

Gaio Lecanio Basso,

Quinto Terenzio Culleone III

40

(suffecti)

Gaio Lecanio Basso,

Quinto Terenzio Culleone 41

con Gneo Senzio Saturnino 41

(suffecti)

Publio Pomponio Secondo,

Gaio Calpurnio Pisone IV

^ Svetonio, Gaio Cesare, XV.

^ CIL VI, 2033; AE 1952, 112.

^ CIL X, 6638.

Caligola

V·D·M

Dinastia giulio-claudia

V·D·M

Imperatori romani e relative linee di successione

Controllo di autorità VIAF (EN) 59052351 · ISNI (EN) 0000 0000 9310 8408 · LCCN (EN)
n50032169 · GND (DE) 118518410 · BNF (FR) cb11956741v (data) · ULAN (EN) 500354951 · CERL
cnp00984012 · WorldCat Identities (EN) n50-032169
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