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AUGUSTO
Tacito, Historiae, I 1
Initium mihi operis Servius Galba iterum Titus Vinius consules erunt. post conditam urbem
octingentos et viginti prioris aevi annos multi auctores rettulerunt, dum res populi Romani
memorabantur pari eloquentia ac libertate: postquam bellatum apud Actium atque omnem
potentiam ad unum conferri pacis interfuit, magna illa ingenia cessere.
Inizier la mia opera dallanno in cui erano consoli Servio Galba, per la seconda volta, e Tito Vinio.
Molti autori hanno narrato i precedenti ottocentoventi anni intercorsi dalla fondazione della citt,
quando le vicende del popolo romano venivano ricordate con eloquenza pari alla libert: dopo la
battaglia di Azio, fu invece necessario, per il bene della pace, attribuire tutto il potere a un uomo
solo, allora vennero meno anche i grandi talenti letterari (cfr. Antologia delle fonti, II.2 T4).
Augusto, Res gestae, 34
In consulatu sexto et septimo, postquam bella civilia exstinxeram, per consensum universorum
potens rerum omnium, rem publicam ex mea potestate in senatus populique Romani arbitrium
transtuli. Quo pro merito meo senatus consulto Augustus appellatus sum et laureis postes aedium
mearum vestiti publice coronaque civica super ianuam meam fixa est et clupeus aureus in curia
Iulia positus, quem mihi senatum populumque Romanum dare virtutis clementiaeque et iustitiae et
pietatis caussa testatum est per eius clupei inscriptionem. Post id tempus auctoritate omnibus
praestiti, potestatis autem nihilo amplius habui quam ceteri qui mihi quoque in magistratu conlegae
fuerunt.
Durante il mio sesto e settimo consolato [= 28-27 a.C.], dopo aver posto termine alle guerre civili,
avendo tutto il potere nelle mie mani per consenso universale, rimisi la repubblica dalla mia potest
al controllo del senato e del popolo romano. Per questo mio merito, fui chiamato Augusto dietro
parere del senato e, per pubblica decisione, lo stipite della mia casa fu ornato di alloro e sopra la
mia porta fu appesa una corona civica; nella curia Giulia fu posto uno scudo doro, la cui iscrizione
attestava che il senato e il popolo di Roma me lo concedevano in riconoscimento del mio valore,
della mia clemenza, della mia giustizia e della mia devozione. Da quel momento fui superiore a tutti
per autorevolezza, ma non ebbi maggior potere degli altri che mi furono colleghi in ogni
magistratura (cfr. Antologia delle fonti, II.1 T4).
Strabone, Geographia, XVII 3, 25
Le province [] sono state divise in epoche diverse e in modo diverso, ma ora sono come le
ha organizzate Cesare Augusto. Infatti, quando la patria gli affid il governo dellimpero ed egli
ebbe a vita il potere in guerra e in pace, divise tutto il territorio in due parti e assegn una parte a se
stesso, laltra al popolo: a se stesso quella parte che ha bisogno di un presidio militare, cio la parte
barbara e vicina a popolazioni non ancora domate oppure quella povera e difficile da coltivare, che
oppone resistenza e non obbedisce a causa della penuria di tutto il resto tranne che di luoghi
fortificati; al popolo laltra parte, cio quella pacificata e facile da governare senza armi. Divise poi
luna e laltra in numerose province, delle quali le une sono dette di Cesare, le altre del popolo [
]. Alle province di Cesare, Cesare invia comandanti e
amministratori, dividendo le zone ora in un modo ora in un altro, a quelle del popolo il popolo invia
pretori o consoli [ ,
,
]. (cfr. Antologia delle fonti, II.1 T18).