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Celebre giudizio di Tucidide su Pericle

Al termine del famoso (e discusso) "elogio della democrazia ateniese" che Tucidide fa pronunciare a
Pericle, lo storico esprime sul conto dello statista e dei suoi successori un giudizio di straordinario
acume politico.

Τοιαῦτα ὁ Περικλῆς λέγων ἐπειρᾶτο τοὺς Ἀθηναίους τῆς τε ἐς αὑτὸν ὀργῆς παραλύειν
καὶ ἀπὸ τῶν παρόντων δεινῶν ἀπάγειν τὴν γνώμην. Οἱ δὲ δημοσίᾳ μὲν τοῖς λόγοις
ἀνεπείθοντο καὶ οὔτε πρὸς τοὺς Λακεδαιμονίους ἔτι ἔπεμπον ἔς τε τὸν πόλεμον
μᾶλλον ὥρμηντο, ἰδίᾳ δὲ τοῖς παθήμασιν ἐλυποῦντο, ὁ μὲν δῆμος ὅτι ἀπ' ἐλασσόνων
ὁρμώμενος ἐστέρητο καὶ τούτων, οἱ δὲ δυνατοὶ καλὰ κτήματα κατὰ τὴν χώραν
οἰκοδομίαις τε καὶ πολυτελέσι κατασκευαῖς ἀπολωλεκότες, τὸ δὲ μέγιστον, πόλεμον
ἀντ' εἰρήνης ἔχοντες. Οὐ μέντοι πρότερόν γε οἱ ξύμπαντες ἐπαύσαντο ἐν ὀργῇ
ἔχοντες αὐτὸν πρὶν ἐζημίωσαν χρήμασιν. Ὕστερον δ' αὖθις οὐ πολλῷ, ὅπερ φιλεῖ
ὅμιλος ποιεῖν, στρατηγὸν εἵλοντο καὶ πάντα τὰ πράγματα ἐπέτρεψαν, ὧν μὲν περὶ τὰ
οἰκεῖα ἕκαστος ἤλγει ἀμβλύτεροι ἤδη ὄντες, ὧν δὲ ἡ ξύμπασα πόλις προσεδεῖτο
πλείστου ἄξιον νομίζοντες εἶναι. Ὅσον τε γὰρ χρόνον προύστη τῆς πόλεως ἐν τῇ
εἰρήνῃ, μετρίως ἐξηγεῖτο καὶ ἀσφαλῶς διεφύλαξεν αὐτήν, καὶ ἐγένετο ἐπ'ἐκείνου
μεγίστη, ἐπειδή τε ὁ πόλεμος κατέστη, ὁ δὲ φαίνεται καὶ ἐν τούτῳ προγνοὺς τὴν
δύναμιν.
Tucidide, Storie II 65

Con un tale discorso Pericle tentava di far sfumare negli Ateniesi l'avversione che avevano
concepito per lui e di distrarre il loro spirito dalle presenti difficoltà. Nella vita pubblica
essi si adattavano alle sue direttive e non inviavano più ambascerie a Sparta e piuttosto si
preparavano a combattere, ma in privato si affliggevano per le loro sofferenze, il popolo
minuto perché, partito da possessi modesti, era stato privato perfino di quelli, le classi
ricche perché rovinate nei loro bei possedimenti di campagna, sia per quanto riguarda le
ville, sia i lussuosi arredi, e, cosa più grave di tutte, avendo la guerra in cambio della pace.
E comunque la collettività non cessò di nutrire ostilità contro Pericle prima di avergli
inflitto un'ammenda in denaro [prima che lo punirono nel denaro]. Ma non molto dopo,
come è tipico della folla [ciò che suole fare la folla], lo rielessero stratego e gli affidarono la
piena gestione della cosa pubblica, da una parte perché erano ormai più insensibili alle
disgrazie private per cui ciascuno si affliggeva, dall'altra perché pensavano che (Pericle)
fosse il più adatto ad elaborare le strategie di cui la città nel suo complesso necessitava [il
più degno delle cose di cui la città intera necessitava]. Ed infatti per tutto il periodo in cui
governò la città in tempo di pace, la guidò con equilibrio e la difese con sicurezza ed essa
divenne sotto di lui potentissima, e quando la guerra esplose, anche in questa circostanza è
chiaro che egli ne previde la portata.
Ἐπεβίω δὲ δύο ἔτη καὶ ἓξ μῆνας· καὶ ἐπειδὴ ἀπέθανεν, ἐπὶ πλέον ἔτι ἐγνώσθη ἡ
πρόνοια αὐτοῦ ἡ ἐς τὸν πόλεμον. ὁ μὲν γὰρ ἡσυχάζοντάς τε καὶ τὸ ναυτικὸν
θεραπεύοντας καὶ ἀρχὴν μὴ ἐπικτωμένους ἐν τῷ πολέμῳ μηδὲ τῇ πόλει
κινδυνεύοντας ἔφη περιέσεσθαι· οἱ δὲ ταῦτά τε πάντα ἐς τοὐναντίον ἔπραξαν καὶ
ἄλλα ἔξω τοῦ πολέμου δοκοῦντα εἶναι κατὰ τὰς ἰδίας φιλοτιμίας καὶ ἴδια κέρδη κακῶς
ἔς τε σφᾶς αὐτοὺς καὶ τοὺς ξυμμάχους ἐπολίτευσαν, ἃ κατορθούμενα μὲν τοῖς
ἰδιώταις τιμὴ καὶ ὠφελία μᾶλλον ἦν, φαλέντα δὲ τῇ πόλει ἐς τὸν πόλεμον βλάβη
καθίστατο. αἴτιον δ' ἦν ὅτι ἐκεῖνος μὲν δυνατὸς ὢν τῷ τε ἀξιώματι καὶ τῇ γνώμῃ
χρημάτων τε διαφανῶς ἀδωρότατος γενόμενος κατεῖχε τὸ πλῆθος ἐλευθέρως, καὶ οὐκ
ἤγετο μᾶλλον ὑπ' αὐτοῦ ἢ αὐτὸς ἦγε, διὰ τὸ μὴ κτώμενος ἐξ οὐ προσηκόντων τὴν
δύναμιν πρὸς ἡδονήν τι λέγειν, ἀλλ' ἔχων ἐπ' ἀξιώσει καὶ πρὸς ὀργήν τι ἀντειπεῖν.
Ὁπότε γοῦν αἴσθοιτό τι αὐτοὺς παρὰ καιρὸν ὕβρει θαρσοῦντας, λέγων κατέπλησσεν
ἐπὶ τὸ φοβεῖσθαι, καὶ δεδιότας αὖ ἀλόγως ἀντικαθίστη πάλιν ἐπὶ τὸ θαρσεῖν.

Traduzione libera:

Sopravvisse per due anni e sei mesi. Dopo la sua scomparsa si comprese di che acuta
sagacia egli fosse munito nei riguardi della guerra. Aveva predetti i principi che avrebbero
assicurato il successo finale ad Atene: non lasciarsi trascinare dalla fretta, dedicare ogni
cura alla flotta, non tentare di ampliare i confini nel periodo di guerra esponendo la città a
pericoli superflui. Gli Ateniesi non solo stabilirono una condotta del tutto opposta, ma
sotto lo stimolo di private ambizioni e abbagliati da personali guadagni si slanciarono in
avventure politiche, ritenute estranee allo svolgimento del conflitto, ma in realtà rovinose
per la stessa sopravvivenza dello Stato e per i rapporti con i paesi alleati. Si trattò in
generale, di iniziative che, fin quando furono coronate da successo, procurarono, ma solo
ai singoli, prestigio e sostanze: ma fallirono anche, e fu ogni volta per lo stato un tracollo
incalcolabile nei confronti dello sforzo bellico. Il motivo consiste nel fatto che Pericle,
molto autorevole per la considerazione che lo circondava e per l'acume politico e per la
condotta limpidamente pura dal minimo dubbio di corrutela venale, dirigeva il popolo nel
rispetto della sua libera volontà. Dominava senza lasciarsi dominare. Poiché le trasparenti
e oneste basi su cui poggiava il suo prestigio gli consentivano di astenersi dagli artifici
tribuni di una eloquenza volta a carpire, con le lusinghe il favore della moltitudine. La
contrastava anzi, talvolta con durezza: tanta era la sua autorità morale. Se ad esempio
avvertiva in loro un agitarsi, un impulso inopportuno all'osare, con il rigore dei suoi
discorsi li riconduceva nei confini di una giudiziosa prudenza, ovvero restituiva loro la
fiducia in se stessi, avvilita da un moto di irrazionale scoramento.
Ἐγίγνετό τε λόγῳ μὲν δημοκρατία, ἔργῳ δὲ ὑπὸ τοῦ πρώτου ἀνδρὸς ἀρχή. Οἱ δὲ
ὕστερον ἴσοι μᾶλλον αὐτοὶ πρὸς ἀλλήλους ὄντες καὶ ὀρεγόμενοι τοῦ πρῶτος ἕκαστος
γίγνεσθαι, ἐτράποντο καθ'ἡδονὰς τῷ δήμῳ καὶ τὰ πράγματα ἐνδιδόναι. Ἐξ ὧν ἄλλα
τε πολλά, ὡς ἐν μεγάλῃ πόλει καὶ ἀρχὴν ἐχούσῃ, ἡμαρτήθη καὶ ὁ ἐς Σικελίαν πλοῦς,
ὃς οὐ τοσοῦτον γνώμης ἁμάρτημα ἦν πρὸς οὓς ἐπῇσαν, ὅσον οἱ ἐκπέμψαντες οὐ τὰ
πρόσφορα τοῖς οἰχομένοις ἐπιγιγνώσκοντες, ἀλλὰ κατὰ τὰς ἰδίας διαβολὰς περὶ τῆς
τοῦ δήμου προστασίας τά τε ἐν τῷ στρατοπέδῳ ἀμβλύτερα ἐποίουν καὶ τὰ περὶ τὴν
πόλιν πρῶτον ἐν ἀλλήλοις ἐταράχθησαν. Σφαλέντες δὲ ἐν Σικελίᾳ ἄλλῃ τε
παρασκευῇ καὶ τοῦ ναυτικοῦ τῷ πλέονι μορίῳ καὶ κατὰ τὴν πόλιν ἤδη ἐν στάσει ὄντες
ὅμως † τρία † μὲν ἔτη ἀντεῖχον τοῖς τε πρότερον ὑπάρχουσι πολεμίοις καὶ τοῖς ἀπὸ
Σικελίας μετ' αὐτῶν, καὶ τῶν ξυμμάχων ἔτι τοῖς πλέοσιν ἀφεστηκόσι, Κύρῳ τε
ὕστερον βασιλέως παιδὶ προσγενομένῳ, ὃς παρεῖχε χρήματα Πελοποννησίοις ἐς τὸ
ναυτικόν, καὶ οὐ πρότερον ἐνέδοσαν ἢ αὐτοὶ ἐν σφίσι κατὰ τὰς ἰδίας διαφορὰς
περιπεσόντες ἐσφάλησαν. Τοσοῦτον τῷ Περικλεῖ ἐπερίσσευσε τότε ἀφ' ὧν αὐτὸς
προέγνω καὶ πάνυ ἂν ῥᾳδίως περιγενέσθαι τὴν πόλιν Πελοποννησίων αὐτῶν τῷ
πολέμῳ.

Di nome era una democrazia, ma nella realtà era il governo del primo cittadino. Quanti
vennero dopo di lui, sostanzialmente equivalenti gli uni agli altri e ciascuno divorato
dall'ambizione di primeggiare, si ridussero a gestire la cosa pubblica secondo gli umori
della folla. In seguito a ciò, oltre a numerosi altri errori, come (è naturale) in una città
grande ed egemone, fu commesso anche l'errore della spedizione in Sicilia, il quale non fu
tanto un errore di valutazione delle forze nemiche [un errore di stima (di coloro) verso cui
andavano (a combattere)], quanto (dovuto al fatto che) gli ideatori della spedizione, non
prevedendo il necessario per coloro che partivano, ma alimentando [secondo] le
polemiche private per (assicurarsi) il favore del popolo, facevano passare in secondo piano
[rendevano più confuse] le operazioni in campo, e per la prima volta il clima politico
interno della città fu sconvolto. Ma, pur sconfitti in Sicilia nel grosso dell'esercito e nella
maggior parte della flotta, e benché fossero ormai in una situazione di guerra civile in
città, tuttavia resistettero (ancora) tre [???] anni agli antichi nemici e con loro a quelli che
(si erano aggiunti) dalla Sicilia, ed inoltre a quei numerosi alleati (della Lega Delio-Attica)
che si erano ribellati, e più tardi a Ciro, il figlio del Gran Re, aggiuntosi (ai nemici), il quale
sovvenzionava la flotta dei Peloponnesiaci, e non si arresero fino a quando essi stessi, al
loro interno, crollatono abbattuti dalle loro discordie private. A tal punto le risorse erano
allora sovrabbondanti per Pericle, (risorse) in base alle quali egli aveva previsto che
avrebbe sconfitto in guerra la città dei Peloponnesii stessi (= Sparta), e anche con
un'assoluta facilità.

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