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XI LEZIONE - 29/03/2018:

Cura urbis: queste funzioni in età imperiale verranno assunti da altri magistrati. Questi incarichi
erano assolti da giovani in età troppo giovane per diventare questori, i quali si facevano le ossa per
candidarsi ad una magistratura, per cui era necessario aver militato o nella fanteria o nella
cavalleria per un numero determinato di anni (10 anni in cavalleria, 16 in fanteria). Quando si va
alla fine dell’età repubblicana, a seguito della guerra sociale (tra Roma e le popolaizoni italiche),
alla fine della quale si concede lo statuto di municipio a quasi tutta l’Italia ala sud del Rubicone, le
comunità che possono stare alla prima classe del censo rivendicano possibilità di ricoprire cariche:
dall’89 a.C. l’afflusso di magistrati aumenta al punto che solo un senatore su 10 apparteneva alle
antiche tribù patrizie alla fine della repubblica.
The magistrates of the Roman Republic come testo per approfondire.

Il primo elemento della libertas è la creazione di magistrature elettive che detengono collegialmente
una magistratura, di norma per un solo anno. Magistrature che sminuzzano il potere del re
concentrato in una sola persona: potere militare e parte civile al console, un’altra parte al pretore. Il
potere civile che era concentrato nelle mani del re viene diviso tra un numero non esteso di
magistrati. Altro elemento della costituzione romana di età repubblicana sono quelle assemblee
che eleggono i magistrati: i comizi curiati. Molto più esteso è il ruolo dei comizi centuriati,
l’assemblea del popolo organizzata sulla base del census ha numerosi compiti per tutti comizi
centuriati sono i comizi più importanti, attraverso cui gli eventi fondamentali della vita di Roma
passano: hanno funzione militare, sono la base attraverso cui si recluta l’esercito fino alla riforma
di Mario del 108 a.C.; sono la base attraverso cui si prende il tributo (più è alta la classe più alta la
parte di tributo da pagare). A loro spettava di eleggere i tre gruppi di magistrati più importanti di
Roma: i consoli, i pretori e i censori. C’è un ruolo molto importante di carattere elettivo con cui il
popolo romano veniva chiamato a votare. Votano i magistrati e le leggi proposte dai magistrati: i
comizi centuriati sono il luogo principale in cui a Roma in età repubblicana si votano le leggi. In
età imperiale le leggi vengono fatte dal princeps e dal senato. La procedura tramite cui una legge
veniva votata a Roma è peculiare e significativa per comprendere la vita politica dei romani. Il
popolo non può proporre leggi, ma i magistrati più importanti, compresi i tribuni. Una volta che
un magistrato ha una idea di legge e produce un disegno di legge (rogatio) a quel punto il
magistrato si rivolge al senato per vedere se la legge è conforme alla tradizione e alle leggi del
popolo romano e alle norme che lo caratterizzano. Il senato può approvare o respingere o
emendare. Se la legge accettata anche con emendamenti, la proposta di legge viene esposta
normalmente nel foro romano per la durata di tre nundinae, circostanze che ricorrevano ogni 9
giorni in cui i cittadini romani soprattutto delle campagne andavano a Roma (gran parte dei
cittadini romani abitavano nelle campagne), nel centro di Roma a vendere le loro eccedenze o a
comprare prodotti della terra, ma anche a prendere contezza se si doveva votare una legge,
eleggere magistrato, andare a processo: aggiornarsi sulle attività della sfera pubblica. Per 24 giorni
(3 delle 7 nundinae) questa proposta di legge stava nel foro e discussa nel comitium in assemblee
informali (contiones), in cui chi voleva (senatori o cittadini normali) potevano mostrare dubbi o
approvazione etc. Se la legge doveva essere modificata, la legge veniva cancellata e la procedua
ricominciava dall’inizio. Se accettata, il magistrato convocava i comizi centuriati e si andava alla
votazione della legge, dove vediamo le centurie che funzionano come unità di voto: ogni centuria
esprimeva un voto (se la prima classe aveva 100 centurie, dava 100 voti). Se tutte le centurie della
prima classe erano d’accordo, la legge veniva approvato. Il voto della centuria è determinato dalla
maggioranza dei voti di chi è presente in quell’assemblea che vota per la centuria. vengono
chiamati tutti quelli di una centuria e la maggioranza esprime il voto che vale per tutta quella
centuria. fino agli inizi del II sec. a.C. le votazioni erano palesi, ogni elettore delle centurie
esprimeva palesemente il suo voto, lo dichiarava davanti a dei rogatores (normalmente senatori),
che raccolgono i voti di ciascuna curia. Questi rogatores, quando si trovavano di fronte a votante
incerto, potevano orientare il voto. Potevano influenzare, quindi, il voto di cittadini indecisi. Per
questo dalla II metà II sec. a.C. si sviluppa attività dei tribuni della plebe forte affinché si andasse
verso un voto segreto e che l’elettore non potesse essere influenzato. Questo voto doveva essere
messo per iscritto, per questo dal 139 a.C. in poi si susseguono le cosiddette quattro leges tabellariae,
leggi che introducono l’uso di tabelle su cui veniva messa della cera su cui si scriveva il voto in
maniera del tutto segreta.
 Legge Gabinia in cui i magistrati non vengono eletti con voto palese, ma segreto. Al
cittadino veniva data una tabella in cui per esteso o abbreviato si doveva scrivere il nome di
un candidato per una magistratura per i comizi centuriati che preferissero.
 Lex Cassia  Altro tipo di legge che riguarda il passaggio di alcuni processi che fino a quel
momento erano tenuti da tribunali preposti al giudizio di magistrati romani per reati di
una certa gravità (corruzione, concussione etc.), che non prevedevano la morte. Tribunali
composti di senatori che dovevano giudicare dei governatori provinciali che erano
anch’essi senatori: quindi c’era una certa magnanimità nel giudizio di magistrati che
avevano rubato. I tribuni fanno sì che spetti ai comizi centuriati di giudicare in maniera
segreta le cause, per esempio, di corruzione. Di fronte ad un processo popolare sulla tabella
il cittadino poteva apporre o la lettera a (absolvo) o c (condemno).
 La terza riguarda l’approvazione o il rigetto delle leggi: con la lex Papiria si vota in maniera
segreta la legge proposta dal magistrato dopo tutto il processo. A quel punto le lettere che
possono essere apposte sono o una u (uti rogas = sono favorevole alla legge) oppure a
(antiquo, come era precedentemente, sono contrario) oppure “n l” (non liquet = non mi
pronuncio).
 L’ultima riguarda il processo di alto tradimento che viene spostato a giurie popolari
(obbligo di votare in maniera segreta). Questi sono i meccanismi con cui si votava. Veniva
estratta a sorte una centuria della prima classe (“prerogativa”), chiamata per prima a
votare, si aspettava lo spoglio di questa centuria prima dello spoglio degli altri voti. Il voto
di quella centuria viene considerato come indicativo di quella che deve essere la tendenza
generale a seguire la decisione della centuria prerogativa.
Altri comizi sono i comizi tributi: non essendo dei comizi del popolo in armi venivano convocati
nell’area del foro romano e anche in questo caso il popolo è organizzato per tribù: si vota sulla base
dell’area in cui si vive. Ci sono le 4 tribù urbane e altre aree dove insistono altre tribù, il che
significa che siccome ogni tribù esprime un voto, più grande è il numero di abitanti di una certa
tribù minore è il potere politico che quella tribù ha. La tribù Claudia che insisteva su un territorio
poco ampio esprimeva lo stesso potere di coloro che abitavano in tribù più grande. In questo caso
il territorio in cui si vive determina il maggiore o minore potere elettivo. Nella Roma antica il fatto
di abitare nelle tribù urbane era considerato meno socialmente entusiasmante che abitare in una
tribù rurale, perché i proprietari terrieri avevano lì le proprie residenze. Un voto per ogni tribù nei
comizi tributi: edile curule, questori i magistrati votati, in più votano anche alcune leggi, anche se
non è molto semplice capire il tipo di legge. Non è ben chiaro quali sono gli ambiti di competenza
dei diversi comizi dal punto di vista della votazione delle leggi. In parte la storia dei comizi tributi
si confonde (perché le fonti non sono molto chiare) con la storia dei concilia plebe, assemblee della
sola plebe; mentre nei concili tributi partecipano tutti i cittadini romani (anche i patrizi). I concilia
plebis eleggono inizialmente i tribuni della plebe e i tribuni della plebe, ma ci sono momenti che
fanno intendere come queste due assemblee visto che anche nei concili della plebe si votava per
tribù si fondano: primo momento è 449 a.C. Leges Valeriae Horatiae. I cosiddetti plebiscita, che
sono i decreti della plebe, hanno valore di legge per tutti i cittadini romani, salvo che in questa fase
bisogna passare per una ratifica del senato perché una legge sia valida; 286 a.C. lex Hortensia: il
plebiscito diventa legge valida direttamente per il popolo romano, in questo momento i patrizi
pretendono di votare anche loro proposte dei tribuni della plebe, spingendo per fusione di concili e
di comizi (almeno solo per leggi e magistrati). Quando Roma raggiunge alla fine della I guerra
punica (241-240) il numero massimo di tribù (35) quel numero non aumenta anche se il territorio
romano aumenta: espandendosi Roma i territori conquistati vengono ascritti a tribù già esistenti.
La tribù Claudia si estende anche nell’area apula. Si moltiplicano le aree in cui insiste una tribù
senza incrementare il numero di tribù romane, man mano che Roma espande il suo territorio nel
IV sec. a.C. con la colonizzazione.
Fonte 6, in cui cicerone sta parlando di comizi tributi indetti da Clodio tribuno della plebe (50 a.C.
ca.): i comizi tributi votano i magistrati e alcune leggi. Punto importante che differenzia noi dai
romani nel votare: per i romani non era obbligatorio essere presenti alle votazioni quando si
trattava di magistrato o leggi, anche perché si votava o per centuria o per tribù, non per testa,
quindi se c’era anche solo un rappresentante per ogni tribù e centuria, la centuria o tribù votava.
Questo fa vedere in prospettiva che più si va avanti più si vede disinteresse verso l’elezione di
magistrati: pochi e molto eterogenei. Il diritto di voto viene esteso notevolmente dopo la guerra
sociale, quindi si diluisce il senso della partecipazione diretta alla vita pubblica. Le istituzioni sono
state concepite per città di 100-200 mila abitanti, alla fine dell’età repubblicana 600 mila abitanti,
quindi quelli che si candidavano potevano venire da zone distanti e questo porta a disaffezione
verso il ruolo della politica e verso i comizi per la vita politica. Siamo ad un disfacimento delle
istituzioni repubblicane i comizi non hanno potere di iniziativa, ma sono i magistrati a stabilire su
che legge o magistrato si vota.
Uno dei tre corpi della vita politica romana è il senato nell’età più remote di 100, alla fine età regia
300 inizio età rep., aumenta a 400, sotto Silla 600 senatori, poi discende a 400 con Cesare. Fonte 8:
prerogative del senato, che nell’età regia è un corpo di anziani cui il re fa riferimento per la presa
di decisioni, ma che di per sé non ha potere decisionale, tranne per il potere di designare il re.
Nell’età repubblicane le funzioni del senato aumentano, distribuzione dei poteri prima del re. Le
finanze romane sono gestite dal senato. È il senato a stabilire quanta moneta può essere prodotta e
anche nel caso di guerre è il console che stabilisce quanto denaro serve per la campagna di guerra,
ma è il senato che autorizza il console a richiedere quella cifra come tributo al popolo romano. Non
si dimentichi che in caso di successo militare il bottino di guerra diventa cosa pubblica. Il bottino è
pubblico, diventa proprietà pubblica e il senato e i questori sotto indicazione del senato si
occupano di vendere il bottino e le sostanze entrano a far parte dell’erario pubblico. Poi parte
poteva anche finire nelle tasche dei generali. Fino quasi alla fine della repubblica il senato si occupa
dell’ager publicus, terre del popolo romano di cui non si può diventare proprietario. Il senato si
occupa di tutto ciò che riguarda le colonizzazioni: quanta di quella parte di territorio può
diventare territorio romano, quale parte è terra pubblica, privatizzabile da assegnare ai coloni,
queste sono tutte mansioni di cui si occupa il senato. I questori, coloro che si occupano di gestire le
finanze pubbliche, senza ordine del senato non possono fare alcuna spesa: devono le richieste
passare per il senato. anche i consoli hanno bisogno di approvazione del senato. Il magistrato
propone e il senato dispone: è negoziata dal sento ogni richiesta di spesa. Il senato si occupa di
tutti i rapporti internazionali: in età regia se ne occupavano i re, nell’età imperiale se ne occupa
l’imperatore, in età repubblicana il senato. Nel caso di vittoria contro Filippo II, re di Bitinia, Attalo
III re di Pergamo lascia in eredità il suo regno al senato nel 133. I rapporti internazionali sono
gestiti da un corpo diplomatico che di fatto è il senato. quando un’ambasceria viene a Roma per
chiedere aiuto ci si rivolge al senato, non si va dal console in carica.
Come si diventava senatori? Chi riusciva ad arrivare al consolato diventava senatore direttamente.
Essere eletti alla questura è il grado minimo per diventare senatori. Dalla fine del V sec. a.C. sono i
censori a stilare la lectio senatus: selezione di coloro che possono stare nel senato. mentre
precedentemente la selezione dei senatori sembra legata ai consoli e prima ancora al re. Una volta
che si entra in senato si resta senatori a vita. Per essere espulsi dal senato sono i censori dalla fine V
sec. in poi con la nota censoria a stabilire che quella persona è indegna di far parte del senato fino a
che quel censore resta in carica. Sono provvedimenti non frequentissimi. Il senato è un corpo in cui
la consuetudine con il potere si stratifica, laddove le magistrature durano pochissimo tempo le
cose cambiano quando si è senatori, perché tutti i compiti che riguardano il senato vengono gestiti
da chi ci sta dentro. Il fatto che i senatori sono giudici nei processi.
Altro aspetto non secondario è che tutte le deliberazioni dei comizi centuriati dovevano essere
sottoposti all’auctoritas patrum: c’è un giudizio di merito da parte dei senatori su qualunque
deliberazione del popolo, che di norma approvano. Quello che veniva richiesto ai senatori è
fondamentalmente la capacità di ricoprire quel ruolo in maniera degna. È molto forte nella
riflessione storica e culturale romana il fatto che i senatori sono il modello della comunità: se i
senatori si comportano con avidità non si può non aspettarsi che i cittadini facciano lo stesso. La
cittadinanza attraverso emulazione si adeguerà a quel modello. Idea della tendenza della
popolazione a conformarsi ai modelli dell’élite è molto ben conosciuta, nell’età repubblicana l’élite
romana è l’élite senatoria. Idea per cui la società romana è specchio del comportamento dei
senatori che dice dove va la società romana (fonte 11). Fonte 12 fa riferimento ai meccanismi della
lectio senatus in occasione del censo del 216 a.C. quando a seguito dei primi due anni terribili della
II guerra punica bisognava reintegrare 177 senatori. I primi cittadini ad andare in guerra sono i
cittadini più importanti. L’esercito romano è composto innanzitutto dai cittadini delle classi più
alti. Nel momento in cui in una situazione estrema ci si trova a dover inserire nel senato cittadini
che non hanno mai ricoperto una magistratura si sceglie fra coloro che si sono distinti in guerra. La
carriera militare è in gran parte legato alle magistrature. Contano gli antenati per una
magistratura, ma molto il fatto di essersi distinti negli anni in cui si è militati nella cavalleria.
Fonte 13: fa riferimento al fatto che il senato si riuniva quando voleva sostanzialmente e quasi dove
voleva, purché si trattasse di luoghi “inaugurati” (inauguratio) e pur avendo il senato grandi poteri
decisionali non si poteva autoconvocare come i comizi, ma doveva essere un magistrato a
convocarlo e quando prendeva delle deliberazioni valide per la cittadinanza era necessario che ciò
avvenisse in uno spazio inaugurato. Non esistevano delle leggi sul tema ma costumi stratificatisi
nel tempo. L’intterré nell’età repubblicana è la figura rarissimamente nominata quando muoiono
entrambi i consoli, allora il potere torna al senato e si nomina interré in attesa di elezioni dei nuovi
consoli. Senatoconsulto: deliberazione del senato spesso di carattere finanziario o che riguardano
colonie. Inauguratio: sacerdote romano che delimita, inaugura un certo spazio. Il senato si riunisce
dove vuole, ma per emettere un senatoconsulto ha bisogno di luogo inaugurato: le loro
deliberazioni sono garantite anche dalle divinità. Curia Pompeia: no resti archeologici, ma fuori
dal pomerio nella zona del Campo Marzio; Curia Giulia che è l’estensione della Curia Ostilia
sempre nell’area del foro. Quando si fa la lectio senatus, si stabilisce chi sono i senatori, il censore
deve anche individuare il princeps senatus, la prima persona iscritta dai censori nell’album senatus,
tavola bianca dei senatori, persona che sta in senato da più tempo o la cui opinione è considerata
più autorevole e di norma quando si riunisce il senato per primo parla lui e il dibattito che si
sviluppa nel senato verte sulla discussione del punto di vista del princeps senatus: i singoli
senatori sono alla sua posizione favorevoli o sfavorevoli.
Sullo scorcio dell’età repubblicana, ma le conseguenze si vedranno meglio nell’età imperiale, un
altro gruppo sociopolitico molto importante si distingue all’interno della società romana: l’ordine
dei cavalieri (ordo equester). Il cavaliere è un cittadino della prima classe che normalmente giovane
o sotto i 45 anni viene collocato in una delle centurie della prima classe di cavalleria e in caso di
guerra fa parte dei reclutabili nel corpo di cavalleria di élite dell’esercito. Nella seconda parte
dell’età repubblicana, questo ordine equestre si trasforma. Il primo momento di trasformazione è
plebiscitum del 218 a.C. Plebiscitum Claudianum, che stabilisce che i senatori non possano
possedere più di una nave di piccole dimensioni per trasportare le loro anfore per i commerci.
Questa legge riduce notevolmente la possibilità che un senatore si possa occupare di attività
commerciali, a partire dall’idea che i senatori devono stare a Roma, riunioni del senato, devono
occuparsi di proprietà terriere vicino a Roma e se hanno eccedenze da vendere se ne occupi
qualcun altro. Questa legge fa sì che una parte di cittadini romani molto ricchi e che vogliono
occuparsi di attività commerciali della prima classe si rifiuti a entrare in senato, non più interessati
alle magistrature. No prima classe tutta interessata a vita politica che lotta tra di sé, ma una parte
di cittadini della prima classe pratica attività commerciali, attività di prestito di denaro e attività di
pubblicano (pubblicani sono degli appaltatori di imposte pubbliche nelle province), che vogliono
arricchirsi in quel modo, ma no vita pubblica: stanno nella prima classe, ma cercano di non andare
in guerra e non si candidano alle magistrature. Un secondo momento di trasformazione
importante è il 129 a.C. nuovamente con un plebiscito voluto da Gaio Gracco, il quale impedisce
che chi è già senatore possa far parte delle centurie della cavalleria. Se prima i senatori un po’ più
giovani potevano, ora non può più avvenire. Chi stava nella cavalleria riceveva cavallo a spese
pubbliche. Chi fosse senatore e aveva cavallo pubblico doveva restituirlo e questo sarebbe andato
ad altri cavalieri che non erano senatori. In questo momento si accresce la separazione tra senatori
e cavalieri: i figli dei cavalieri possono stare in cavalleria, ma nel momento in cui venissero inseriti
nel senato ci si aspettava da loro che rendessero indietro il cavallo. Una persona non può più essere
contemporaneamente senatore e cavaliere. Altro momento è la riforma mariana dell’esercito (108
a.C.): Mario apre possibilità a tutto il popolo romano di entrare nell’esercito non più organizzato
sulla base del censo, ma sulla base delle qualità anche militari del cittadino. Può succedere che
cittadino nullatenente o poco tenente fosse inserito nella cavalleria. Alla fine età repubblicana la
cavalleria non è più corpo di élite dell’esercito perché una parte di truppe alleate di Roma
fornivano anche contingenti corposi di cavalleria. Non è più corpo di élite, ma parte dell’esercito di
cui fanno parte stranieri, cittadini di rango basso, rampolli di qualche famiglia che stavano solo per
i 10 anni di milizia e poi per ricoprire magistratura. Da questo caos si forma l’ordine equestre dei
cavalieri, composto da cittadini della prima classe che sono in grado di mantenere un cavallo, ma
non lo vogliono perché non interessati ad andare in guerra e disinteressati all’attività politica.
Dalla fine del II sec. a.C. questo tipo di cittadini, questi cavalieri possono diventare giudici in
alcuni processi, non più appannaggio dei senatori, ma anche di cittadini benestanti che non hanno
ricoperto magistrature e disinteressati dalla vita politica. Si va verso l’affermazione di un corpo che
in età imperiale verrà delimitato sulla base delle ricchezze e sulla base del fatto che chi è cavaliere
può fare un percorso di carriera sia a livello privato sia pubblico autonomo dal cursus honorum
dei senatori e che da questo si distingue perché l’uno è onorario, quello dei cavalieri fa parte di
carriera che viene pagata. È parte di cittadinanza molto attenta al denaro, mentre l’aristocrazia
senatoria tradizionale mostra un forte sdegno, sono persone ricche per proprietà terriera e
mostrano sdegno verso attività che portano ricchezze pecuniarie. Tacito, Sallustio. Appartengono
al gruppo di senatori che nello sdegno verso la ricchezza vogliono marcare distinzione sociale,
politica ed economica da questo gruppo di cittadini, i pubblicani, i prestatori di denaro, i mercanti.

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