Il diritto è un sistema di norme giuridiche, la parola diritto non deriva dalla parola ius (con cui i romani si riferivano
al diritto), ma da derectum che é una parola medievale (indica la direzione corretta).
I. Proprietà,
IV. Matrimonio
V. Successioni
c’era qualcosa che mancava da essere regolato, mancavano le obbligazioni, le famiglie erano delle entità che erano
anche economicamente autosufficienti, non avevano bisogno di ricorrere al debito, li scambi erano ridotti al minimo, il
debito non esisteva (si forma in un momento successivo).
Ius Honorarium e editto del pretore urbano (pretore urbano istituito nel 367)
I romani notato che lo ius honorarium è più moderno rispetto allo ius civile che usavano loro, questo perché il
civile era una sistema di norme consuetudinario, il vecchio ius civile era nato dalla consuetudine e la consuetudine
per formarsi ci mette molto tempo, (comportamento che viene ripetuto così tante volte nel tempo che viene
considerato una norma, ci vuole circa un secolo per la formazione di una consuetudine) . Il ius civile mutava molto
lentamente. Lo ius honorarium cambiava più velocemente, era più agile e il pretore inoltre cambiava ogni anno.
Così anche il pretore urbano (il magistrato che si occupava dei rapporti e dei processi tra romani, che esisteva prima
del peregrino) inizia anche lui a scrivere un editto “editto del pretore urbano”, questo accade circa un secolo dopo
del 242. Questo permette di avere un sistema di norme che può essere aggiornato in un tempo relativamente breve.
Da dove il pretore urbano prende la sua ispirazione?
Prende a modello l’editto del pretore peregrino quindi dallo ius honorarium.
Il ius honorarium è sia quello del pretore peregrino che del pretore urbano. Ci è giunto quello del pretore urbano,
mentre del pretore peregrino non sappiamo molto.
C’erano alcuni istituti che facevano parte solo nel ius civile e non nel ius honorarium, alcune cose le ha regolate il
pretore ma non c’è tutto nell’editto.
Per esempio il matrimonio: è sempre rimasto un matrimonio di ius civile , non è mai esistito un matrimonio di ius
honorarium.
Altri istituti invece erano duplicati erano regolati in modi diversi da entrambi gli ius (ex. La compravendita)
esisteva certamente una compravendita di ius civile ma era molto complessa (per vendere cose imp ci volevano 5
testimoni, bisognava avere una persona che reggeva una grossa bilancia a due piatti per prestare il bronzo del pezzo),
mentre la compravendita dello ius honorarium era basata sull’accordo delle parti. Erano le parti a decidere se usare lo
ius civile o lo ius honorarium.
Anche altri istituti erano raddoppiati ex proprietà civile e proprietà di ius honorarium, testamento (uno poteva
scegliere quale voleva fare).
Il ius civile (diritto consuetudinario) alla lunga assorbiva gli istituti del ius honorarium (diritto di creazione
pretoria)—> dopo un po’ di tempo il ius civile recepiva l’innovazione pretoria, erano i giuristi che permettevano
questa inglobazione, stabilivano quando un negozio era passato da ius honorarium a a ius civile. Ex: Nel ius civile
non esisteva il contratto di locazione —> quando a partire dal 242 c’è l’afflusso di peregrino a Roma c’è bisogno di
introdurre la locazione, quindi viene intrisa dal pretore nel suo editto, esisteva quindi nel ius honorarium, dopo
cent’anni, la locazione era civilizzata diventando parte di ius civile.
Il ius honorarium era creato dal pretore urbano, scrive le novità nell’editto= testo scritto che veniva pubblicato nel
foro e quindi accessibile a tutti, (l’editto era scritto su tavole di legno che venivano imbiancate, tavole dealbate); alla
fine dell’anno di carica il pretore scadeva, l’editto restava in vigore, ma il nuovo pretore poteva modificarlo, in
questo modo lo ius honorarium era sempre perfettamente aggiornato e al passo con i tempi.
1. Adiuvandi Aiutare
2. Supplendi Supplire
3. Corrigendi non corregge propriamente, fornisce un’alternativa, un istituto diverso, più nuovo, più aggiornato
Editto = atto del pretore scritto nel foro, luogo nel quale veniva pubblicato sulle tavole dealbate (tinte di bianco) con
rubriche (ruber, rosso)
Editto perpetuo
L’editto era tralatizio (edictum tralaticium), qualcosa che si tramanda di anno in anno, di pretore in pretore, finchè
però un giorno, nel 130 d.c, l’imperatore dell’epoca Adriano (117-138) con il giurista Salvio Giuliano, che venne
incaricato dall’imperatore, di redigere l’editto in forma definitiva, si parla allora di editto perpetuo (edictum
perpetuum). L’editto non è più modificato, non è più aggiornato, questo segna quindi la sua cristallizzazione, segna la
morte dello ius Honorarium, perché poi tutto confluisce nello ius civile.
Età classica fusione tra i due ius, età post-classica lo ius honorarium non esiste più. Le innovazioni sono presenti
negli atti normativi emanati dagli imperatori.
Questa discrezionalità del pretore dava al pretore un notevole potere: nell’età repubblica a questo potere era
accettabile perché il pretore si inseriva in un contesto costituzionale nel quale lui era perfettamente calato,
controllato dal senato, insieme ai consoli. Questo inizia a non andare più bene con il passaggio dalla repubblica
all’impero, al principato perché è lì che piano piano vengono smantellate le strutture repubblicane, le magistrature
vanno perdendo potere (per via degli imperatori che portano su di se i poteri), in questo contesto si inserisce anche la
cristallizzazione dell’editto. L’imperatore vuole il potere del pretore e quindi viene bloccato nel 130 d.c. il potere
del pretore.
I. In età arcaica (753 a.c -242 a.c.): diritto essenzialmente non scritto
(1) Mores maiorum (costumi degli antenati), erano le consuetudini antiche delle quali si era persa l’origine, può
darsi che in parte alcuni risalissero all’epoca pre civica, allo stato tribale. Le consuetudini sono dei comportanti
che vengono ripetuti per molto tempo, e che dopo un po’ si ritengono diventati norma giuridica o fonte di
norma giuridica. I mores erano il ius quiritium e successivamente il ius civile.
Questo crea un’ulteriore problema: i pontefici erano solo e sempre patrizi mentre i cittadini erano divisi in due
classi sociali distinti, patrizi e plebei; quando c’era un conflitto tra un Patrizio e un plebeo, il giudice o le parti
stesse andavano dai pontefici a chiedere dei Mores, che spesso davano ragione alla componente Patrizia perché
erano della loro stessa casta. Problema di certezza del diritto: principio cardine dei sistemi giuridici moderni, i
cittadini devono sempre essere posti in condizione di sapere cosa dice il diritto — > in età romana la certezza del
diritto non c’era, questo creò delle controversie tra le due classi tanto che nel 451-450 a.C i plebei chiesero e
ottennero la scrittura dei principali Mores. (età della repubblica).
(4) Nel 451-450 a.C vennero scritte in tavole di legno e si parla delle leggi delle XII tavole: fu incaricata una
commissione di 10 magistrati (decemviri), 451 scrissero 10 tavole, nel 450 i secondi decemveri scrissero 2
tavole ma poi vennero rovesciati perché si comportavano in modo dispotico e ci fu una rivoluzione che fece
cadere il governo dei decemveri. Fu un momento in cui i Mores trovarono una redazione in forma scritta. Le
leggi delle XII tavole non ci sono giunte in forma originale (erano scritte su legno forse) perché andarono bruciate
nell’incendio dei Galli del 387 a.C.
1. Comizi curiati: si occupavano di diritto privato ex testamento orale, adozioni (solo alcuni rappresentanti del popolo)
2. Comizi centuriati: il voto non era per teste ma per centurie, vi erano 98 centurie patrizie e 96 centurie plebee.
Le leggi comiziali non hanno molto impatto sul diritto provato romano perché le leggi comiziali erano usate
principalmente per regolare questioni di diritto pubblico, di diritto costituzionale, per organizzare la magistratura
etc (questioni private regolate dai Mores, alcune leggi comiziali regolavamo anche il privato in alcuni casi, ma sono
poco numerose)
(6) Dal 287 a.C ci sono i plebisciti: leggi approvate soltanto dalla componente plebea
(componente più numerosa della popolazione), dopo anni di lotta riesce a ottenere che essa (plebe) abbia il diritto di
fare delle leggi vincolanti per tutta la popolazione, tecnicamente non sono leggi ma plebisciti ma hanno lo stesso
valore delle leggi (stabiliti da un particolare plebiscito: lex hortensia: La legge imponeva che le deliberazioni prese
durante il Concilium plebis dovessero vincolare tutto il popolo romano). I plebisciti erano votati dalla plebe e si
riunivano nei concili della plebe (nei comizi i voti dei Patrizi contavano di più, avevano la maggioranza di voti)
• Rimangono: I Mores maiorum, la leges regiae, le 12 tavole, le leggi comiziali e i plebisciti rimangono almeno
fino all’impero. Quello che non resta è l’interpretazione dei pontefici, intorno al 300 a.c. succede che dei cittadini
violano il tempio pontificale impadronendosi di quei libri su cui i pontefici annotavano i loro responsi e decidono di
renderli pubblici.
(1) interpretatio prudentium (giurisprudenza laica o interpretazione dei giuristi): (dal 300 a.c)
I cittadini rielaborano l’opera dei pontefici e dei privati cittadini iniziano a dare loro stessi dei responsi, i pontefici
sono esautorati e nasce la giurisprudenza laica arbitrata dia giuristi laici (interpretatio prudentium): privati
cittadini che non hanno un ruolo pubblico all’interno dello stato, non hanno un ruolo formale erano dei privati
cittadini che davano gratuitamente dei pareri ai cittadini che ne facessero loro richiesta, i cittadini aveva bisogno di
qualcuno a cui chiedere i Mores (quelli delle 12 tavole erano solo quelli principali). I giuristi laici, intanto non sono
pontefici, lo facevamo per hobby, per passione nel tempo libero, davano un responso sui Mores e poi lo
pubblicavano, lo motivavano, riportavano il procedimento logico-argomentativo e di applicazione analogica
qui nasce la scienza giuridica —> pubblicazione scientifica in maniera giuridica. I Prudentes hanno sviluppato un
metodo di interpretazione del diritto, talvolta era un’interpretazione creativa, quindi, va collocata tra le fonti di
produzione del diritto. Quindi opinioni di privati erano fonte del diritto, che potevano essere controversi.
I primi giuristi li troviamo nel I secolo a.c e poi sempre di più all’interno dell’impero, durante l’età Augustea due
giuristi hanno fondato due scuole importanti:
1. LA SCUOLA DELL’ABEONE: ebbe un allievo che si chiamò Pròculo (prese il nome la scuola:
scuola dei proculiani)
2. LA SCUOLA DI CAPITONE: ebbe un allievo Sabino (scuola dei sabiniani) anche Cassio
Logino fu un allievo
Le due scuole talvolta non erano d’accordo sull’interpretazione dei Mores, alcuni davano un’interpretazione e altri
un’altra. Alla fine una delle due tesi finiva per prevalere.
Durante l’impero (in età classica) gli imperatori non ostacolavano giurisprudenza laica, anzi i giuristi erano un ceto gradito
agli imperatori che li rendevano consiglieri. Con l’impero la giurisprudenza diventa sempre più importante fino ad arrivare
all’età dei Severi (193 -235 d.C), durante questa età vissero i giuristi più importanti:
- Papiniano, Paolo, Ulbiano e Modestino (giuristi severiani) che furono autori di centinaia di opere giuridiche, raccolte
di responsi, commenti sistemativi a ius civile e honorarium, opere che rappresentano il livello massimo della
giurisprudenza classica. Era difficile, per i giuridici orientarsi in un sistema così complesso. Perché i Mores comparivano
in centinaia e centinaia di opere scritte, anche per i cittadini era molto complesso. Alcuni imperatori per semplificare
l’attività dei giudici davano una sorta di patente ad alcuni giuristi più importanti, Davano una prerogativa di responsi,
quando d’era una controversia giurisprudenziale, il giudice diceva seguire l’opinione del giurista dotato di questo
patentino imperiale altrimenti restava la contraddizione. Si parla di diritto controverso, cioè su un caso di specie poteva
esserci una scuola di giuristi che diceva una cosa è un’altra scuola che diceva un’altra cosa.
• Leggi comiziali e plebisciti rimangono solo fino all’inizio dell’impero, perché gli imperatori non voglio che il popolo si
riuniscano nei comizi, vengono sostituiti dalle costituzioni imperiali.
(2) Gli editti dei magistrati ( l’unica fonte di ius honorarium dei pretori) che nasce nel 242 e finisce nel 130.
III. Età post-classica (235 d.c. - 565 d.c.) con la morte di Alessandro Severio inizia un periodo di crisi, c’è fatica ad
orientarsi nella grande mole delle fonti dell’epoca, esistono centinaia e centinaia di opere di giurisprudenza,
senato consulti e costituzioni imperiali. Durante l’età post classica di procede ad una semplificazione,
riorganizzazione dei materiali già esistenti. Questo periodo è considerato come periodo dell’anarchia militare che
termina con la salita al trono di Diocleziano.
2) Leggi Romano barbariche (siamo in Occidente, V secolo d.C), si sono formati i regni barbarici, ci sono i re di queste
popolazioni barbare, i re regnano su popolazioni miste. Per i governanti, i re barbari (Alarico, dei visitati) (Teodorico
degli ostogiti) erano molto difficile conoscere il diritto romano e allora fecero realizzare delle sintesi, cioè delle
semplificazioni del diritto romano privato, ius civile. A noi sono giunte 3 leggi Romano-barbariche (dei visgoti, dei
burgundi e degli ostrogoti), il codice teodosiano (non completo) e poi ci sono giunte alcune raccolte di iura.
3) Il punto di arrivo è quello che fece Giustiniano, il Corpus iuris civilis (Compilazione Giustinianea)
Giustiniano nel 527 diventa imperatore e si rende subito conto dello stato difficoltoso in cui si trova chi debba orientarsi
nelle fonti del diritto romano è quindi anche lui vuole semplificare, da inizio alla compilazione giustinianea, raccolta di
iura, quindi è un’antologia tratta da opere di giuristi classici. Questa compilazione non è altro che una raccolta delle fonti
di produzione degli ius precedenti, viene completata tra il 533/534 e si compone di tre parti:
I. Istitutiones 533: Manuale istituzionale per le scuole, di diritto diviso in 4 libri, le scuole di diritto vengono
riformate: la principale era a Bisanzio, a Beirut mentre in Occidente c’è ne sarà una importante a Roma, e una
nella Francia meridionale “Autumn”.
II. Digesta 533: sono una selezione, un’antologia, di opere dei giuristi classici, circa da 2000 libri, Giustiniano
incarica 17 compilatori, capeggiati da Triboniano (braccio destro di Giustiniano), che li riduce a 50 libri, un
condensato, un distillato delle opere classiche (dei giuristi classici, va a prendere scritti latini di 300 anni prima,
qualcosa anche degli ultimi secoli della repubblica). È diviso per materie il digesto, si susseguono frammenti di
brani presi dalle opere originarie dei giuristi (un terzo di questi è di Urbiano, giurista dei severi), hanno fatto delle
modifiche (Interpolazioni) e degli adattamenti ai testi originali. Giustiniano ha però condannato all’oblio la
pubblicazione di tutte le opere integrali dei classici contenuto nel Digesta. Doveva esistere ed essere tramandato
solo quello che c’era nel digesto, tranne un’opera classica che ci è giunta ed è stata tramandata Institutiones
di Gaio
III. Codex: pubblicato nel 534 (2 edizioni una nel 528 che però non andava bene con il corpus). Nel codex (12 libri)
c’erano le costituzioni imperiali, solo quelle scelte da Giustiniano, le altre erano da considerarsi abrogate.
4) Novellae (non si trovano nel corpus) erano le costituzioni imperali di Giustiniano emanate dopo il 534 d.C
Fonti di cognizione: tutte le sopravvivenze del passato che ci fanno conoscere le fonti antiche
1. epigrafi: iscrizioni romane antiche su cui si scrivevano le leggi, nella Roma repubblicana in alcuni casi venivano scritte
su materiale durevole e messe nel foro (molte su pergamena, di pelle di pecora) usavano il bronzo (non usavano la
pietra). L’atto della pubblicazione della legge era la lettura del comizio quindi non tutte venivano scritte, la legge era
pubblicata oralmente, era conservata naturalmente una copia scritta nell’erario (leggi repubblicane scritte su
pergamena), solo in alcuni casi i giudici facevano pubblicare leggi su epigrafi bronzee sulle strade e sul Campidoglio.
2. Papiri: ricavate dal fusto di una pianta in alcune province romane, l’Egitto, Palestina, Siria, province nella
Mesopotamia, province di Arabia. Il governatore provinciale aveva il suo archivio in cui teneva i documenti ufficiali
(in oriente, i romani di Roma usavano delle tavolette di legno coperte di cera), i papiri nelle provincie orientale erano
usati da privati o dai magistrati locali per esigenze pubbliche, questi papiri quindi si sono conservati sotto la sabbia
del deserto.
3. Tradizione manoscritta: opera amanuensi, che ricopiava opere tramandandole. Le opere potevano essere:
A. Le fonti giuridiche chi ha trasmesso le opere sia dei giuristi (fonti giuridiche: digesto, corpus iuris, la littera
Florentina) , sia copiato e trasmesso, copiato e trasmesso e così via.
B. Ci sono giunte anche le fonti non giuridiche (letterarie), molto numerose sono le opere degli scrittori romani, non
sono giuristi, ma nelle loro opere che trattavano altre tematiche citavano passi giuridici;
C’è un’unica fonte giuridica che ci è giunta fuori dal corpus: si tratta delle Istituzioni di Gaio. Fu scoperto nel 1816,
Barthold Niebuhr, nella Biblioteca capitolare di Verona —> riuscito a sopravvivere al bando giustinianeo. Niehbur era
un prussiano (1776-1839), uomo politico, ambasciatore della Prussia nello stato della chiesa a Roma; durante un viaggio
verso Roma si ferma alla biblioteca capitolare di Verona dove ha scoperto su un palinsesto le istituzioni di Gaio, un
palinsesto è una pergamena (pelle di pecora), usata due volte quindi in questa pergamena, che risaliva al 4 secolo d.c, a
un certo punto questa pergamena era finita nelle mani dei monaci, ma siccome non gli servivano le istituzioni di Gaio, vi
hanno scritto sopra i salmi di San Girolamo (cancellando le istituzioni di gaio),quando Niebuhr intravedere una
scrittura sottostante, cancella i salmi (con la noce di gallo, agente chimico che ha anche bucato la pergamena) e scopre
che si tratta di un testo giuridico, da inizio ad un lavoro sistematico per far riemergere il testo delle istituzioni di gaio,
per far emergere la scrittura sottostante hanno usato dei reagenti chimici (noce di galla) che però ha fatto dei buchi
corrodendo la pergamena.