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PERSONE
Persone sono i soggetti del diritto. Persona fisica sono i destinatari del diritto. I
romani non consideravano persone quelli che nascevano con deformazioni, o con
aspetti mostruosi, gli ermafroditi che venivano buttati in mare perché ritenuti
contagiosi. Concetto di persona giuridica: una persona artificiale. Collettività di
persone che l’ordinamento equipara ad una sola persona. Persone giuridiche in età
romana non esistevano. Al mondo d’oggi persone fisiche si dice che hanno delle
capacità:
1) Capacità giuridica, capacità di essere soggetti di diritti e obblighi. Persona
fisica può avere o no questa capacità, può essere titolare di diritti e obblighi.
Tutte le persone fisiche hanno la capacità giuridica, possono avere diritti e
obblighi.
2) Capacità di agire, capacità di porre atti validi per ordinamento giuridici.
Capacità di amministrare il proprio patrimonio. (es. bambino piccolo se muoiono
i suoi genere ha la capacità giuridica ma non di agire). Oggi per avere capacità
di agire bisogna avere più 18 anni e deve avere la capacità di intendere e di
volere.
20 settembre
STATUS LIBERTATIS
Schiavitù in età arcaica: Roma era un piccolo borgo e gli schiavi erano pochi e
schiavi avevano un grande valore economico (erano pochi e si trovavano con
difficoltà). Cause di schiavitù:
1) cattura in guerra: romani combattevano e quando catturavano un avversario lo
facevano diventare schiavo.
2) Nascita: ci sono regole generali: “gli schiavi non si sposavano” e “una persona
che nasce se nasce da due persone sposate segue lo status del padre al
momento del concepimento. Se nasce da una donna non sposata seguirà lo
status della madre al momento della nascita”. Chi è il padre del bambino? Se
nasce da due persone sposate: il padre è colui che le nozze indicano, il padre è
il marito della donna. Se nasce da una donna non sposata non si può sapere
chi è il padre. Quindi un figlio nasce schiavo quando nasce da una donna
schiava.
3) Vendita trans Tiberim: cittadini romani che perdono la libertà e diventano
schiavi e e dovevano essere venduti “trans Tiberim”, non potevano restare a
Roma dovevano andare al di la del Tevere dove c’erano gli etruschi. Questo
accadeva se un cittadino rifiutava l’arruolamento nell’esercito (infrequens); se
uno rifiutava l’incensamento e di pagare le tasse (incensus) e infine il debitore
insolvente, se uno aveva debiti e non poteva pagarli, diventava schiavo del
suo creditore ma un romano non poteva essere schiavo in patria, quindi veniva
venduto fuori da Roma. Un romano non poteva essere schivo in patria perché
un romano non poteva esercitare potere su un altro romano.
Per i romani catturati in guerra c’era la regola del “postliminium”: se questi romani
catturati riacquistavano la libertà tornavano a Roma e riacquistavano tutti i diritti
che avevano ma non riacquistavano il matrimonio e il possesso che era un potere
sulle cose senza averne la proprietà. Un soggetto poteva vivere da libero essendo
schiavo, per esempio se era scappato da un padrone. Poteva anche accadere che
uno fosse nato libero ma, essendo catturato da piccolo, veniva utilizzato da grande
come schiavo. Se uno dice di essere libero anche se è schiavo e il padrone lo vede
in giro, il padrone deve portare delle prove per dimostrare che quello è uno schiavo.
Allora c’ era il Processo di libertà: dove c’era il “adsertor libertatis”, che è colui che
difende lo schiavo dicendo che quella persona è libera.
Il processo iniziava davanti al pretore e poi il pretore chiamava dei giudici che
avrebbero deciso se sarebbe stato schiavo o no utilizzando le prove che venivano
portate. Se il processi era da libero a schiavo (uomo libero reclamato a schiavo): i
giudici erano “Decemviri stlitibus iudicandis”, dieci magistrati (primo passo del
cursus honorum) cittadini per giudicare questa grave causa. Se la causa era da
schiavo a libero (schiavo reclamava di essere libero): i giudici erano
“Recuperatores”, 5 giudici che valutavano se una persona sempre vissuta da
schiavo fosse un uomo libero. Permettevano di recuperare la libertà.
Cosa può fare il padrone sul proprio schiavo? Può venderlo, usarlo, menarlo,
ucciderlo. È una cosa sua. Può anche liberarlo: manomissioni civili (libertà +
cittadinanza). Le manomissioni hanno una caratteristica: attribuiscono allo schiavo
liberato inscindibilmente la libertà e la cittadinanza. Per liberare uno schiavo si
usavano tre modi:
1) Manumissio testamento; il padrone lo usava come schiavo per tutta la sua
vita e poi il padrone metteva nel testamento che questo schiavo sarebbe stato
liberato.
2) Manumissio censu; il padrone scriveva il nome del suo schiavo nel
censimento. Quindi quello schiavo diventava libero e cittadino. Censimento
avveniva ogni 5 anni.
3) Manumissio vindicta (finto processo di libertà): era utile se si voleva liberare
subito lo schiavo senza aspettare 5 anni per il censimento. Padrone vuole
manomettere il proprio schiavo, quindi si utilizzava un finto processo di libertà.
Quello che voleva liberare lo schiavo doveva trovare un amico che fungesse da
“adsertor libertatis”, che dicesse in giudizio che quell’uomo era libero e quindi lo
“citava in giudizio”. L’ Adsertor libertatis tocca lo schiavo con una bacchetta che
si chiama “vindicta”, a questo punto il convenuto chiamato in giudizio (padrone)
o si oppone oppure può decidere di non opporsi (quindi riconosce che chi l'ha
chiamato in giudizio ha ragione). Quindi il vecchio padrone non si oppone e il
pretore tocca con la “vindicta” il vecchio schiavo che diventa libero.
Moanomissione è un atto pubblico perché comporta la immissione nel corpo dei
cittadini di un nuovo cittadino e questo comporta una necessità di pubblicità.
Lo schiavo liberato era un liberto. Aveva delle limitazioni tra cui: non poteva
candidarsi alle magistrature (punto di vista pubblico) e il liberto era obbligato a dare
delle prestazioni all’ex padrone, che si chiamava patrono (dal punto di vista
privato).