Sei sulla pagina 1di 5

17 settembre

FONTI DI PRODUZIONE DEL IUS (età postclassica)

Abbiamo la crisi dell’impero, invasione dei barbari. Avvocati e giuristi facevano


fatica ad orientarsi nella giurisprudenza. Allora c’era bisogno di una
semplificazione, fanno antologie a usi pratici:

(sempre punto 1) 426 imperatore d’occidente Valentiniano III pubblica una


costituzione imperiale (legge delle citazioni) che serviva come strumento guida ai
pratici che volevano orientarsi nella giurisprudenza classica. Gli avvocati, giudici
sono tenuti a citare e considerare soltanto le opere dei 5 giuristi, che sono
Papiniano, Paolo, Gaio, Ulpiano, Modestino. Legge delle citazione contiene una
regola meccanica che i giudici devono seguire quando gli avvocati sottopongono la
loro opinione discordi da giuristi classici. Giudice deve scegliere l’opinione della
maggioranza. I giuristi sono 5 se due si esprimono in un senso e 3 in un altro, il
giudice deve seguire la maggioranza di loro. Se vi è parità, il voto di Papiniano vale
doppio. Collezioni di iura sono le antologie. Si diffondono queste antologie. La
prima collezione di leges è fatta da un imperatore, Teodosio II che nel 438 fa
realizzare una collezione di leges e dice che tutte le costituzioni non incluse nel
codice teodosiano, cosi chiama la collezione, sono da considerarsi abrogate.
Opera di semplificazione.
1) collezioni di leges (raccolte di costituzioni imperiali che vengono fatte o da
privati o da imperatori) e iura (vuol dire raccolte di brani tratti dalle opere dei
giuristi classici).
2) Leggi romano-barbariche (leggi approvate dai sovrani barbari per i loro sudditi
romani). Barbari invadono e prendono il potere. Barbari continuano ad usare il
loro diritto e i romani usano il diritto romano che il sovrano barbaro non
comprende allora incarica un romano di sottoscrivere le norme principali che
utilizzeranno i romani nel regno. Principio della personalità del diritto: popolo
romano e quello barbarico avevano ciascuno il proprio diritto. Quindi i barbari
vogliono vedere cosa c’è dentro il diritto romano dato che lo lasciano e quindi
vogliono vederlo per iscritto, sopratutto le principali
3) Corpus iuris civilis Giustiniano prende il potere, vuole conquistare occidente
che era caduto nel 476 e scrive il corpus iuris civilis (compilazione giustinianea).
Trivoniano è il vero autore dello ius civilis. Digesta sono un antologia di opere
dei giuristi classici. Riguarda tutta la materia del diritto. 553 Giustiniano manda
in vigore i digesta e dice che le opere della giurisprudenza classica non
possono più essere consultate e ripubblicate. Giustiniano condanna all’oblio
migliaia di opere. Di Papiniano, Ulpiano,… non abbiamo opere per questo
motivo, ma abbiamo solo dei pezzi di testi che vennero riportate nel digesto.
Nell’anno seguente Giustiniano pubblica il Codex (12 libri) che è un insieme di
leggi. Era già stato fatto da Teodosio (16 libri). Giustiniano realizza un nuovo
manuale, le Institutiones (4 libri), che deve essere adottato in tutte queste
scuole. Infine pubblica le Novellae, le nuove costituzioni.
FONTI DI COGNIZIONE DEL IUS sono quelle fonti che permettono al giurista di
conoscere il diritto. Capire da dove conosciamo le fonti del diritto romano:
1) Epigrafi, supporti per scrivere di materiale durevoli (pietra e bronzo). Epigrafe
come fonte è preziosa perché siamo sicuri che quel testo è sicuramente esistito
e scritto esattamente come lo leggiamo. È un documento originale e
affidabile.
2) Papiri, sono affidabili perché arrivano dall’antichità. Sono dei supporti realizzati
col papiro, tronco di una pianta, che era molto diffusa in nord Africa e penisola
Arabia (regioni dei romani). Gli abitanti di queste regioni usavano papiri per
compiere atti giuridici. I romani di Roma usavano tavolette di legno che
venivano riempite con la cera e quando seccava la usavano per scrivere. Molti
fogli di papiro sono stati conservati sotto la sabbia, sotterrati magari da
tempeste di sabbia.
3) Tradizione manoscritta, opere scritte da uno scrittore sono state tramandate
attraverso la ricopiatura. La tradizione manoscritta si dividono in fonti non
giuridiche o letterarie (opere di scrittori che non si occupavano
espressamente di diritto ma in qualche luogo della loro opera citano una legge,
es. Cicerone. Ma non siamo sicuri che la citazione sia autentica) e fonti
giuridiche (sono fonti dei giuristi, le troviamo nel corpus iuris civilis).

Fino 1816 italiani non conoscevano un opera integrale della giurisprudenza


classica. Barthold Niebuhr si trovava a lavorare nella biblioteca Capitolare di
Verona e stava studiando diritto romano e si imbatte in un manoscritto antico sul
quale si trovano scritti i salmi di S.Girolamo. Non avevano più materiale su cui
ricopiare questi salmi, usavano la pergamena. Allora pensarono di usare una
pergamena già scritta, cancellando quella pergamena già scritta. Avevano
cancellato un esemplare delle istituzioni di Gaio risalenti al IV secolo d.c. e Gaio
aveva vissuto nel II secolo d.c. Niebuhr si accorge di avere in mano un palinsesto
che conteneva le istituzioni di Gaio e si è riusciti a far emergere la scrittura
sottostante.

PERSONE
Persone sono i soggetti del diritto. Persona fisica sono i destinatari del diritto. I
romani non consideravano persone quelli che nascevano con deformazioni, o con
aspetti mostruosi, gli ermafroditi che venivano buttati in mare perché ritenuti
contagiosi. Concetto di persona giuridica: una persona artificiale. Collettività di
persone che l’ordinamento equipara ad una sola persona. Persone giuridiche in età
romana non esistevano. Al mondo d’oggi persone fisiche si dice che hanno delle
capacità:
1) Capacità giuridica, capacità di essere soggetti di diritti e obblighi. Persona
fisica può avere o no questa capacità, può essere titolare di diritti e obblighi.
Tutte le persone fisiche hanno la capacità giuridica, possono avere diritti e
obblighi.
2) Capacità di agire, capacità di porre atti validi per ordinamento giuridici.
Capacità di amministrare il proprio patrimonio. (es. bambino piccolo se muoiono
i suoi genere ha la capacità giuridica ma non di agire). Oggi per avere capacità
di agire bisogna avere più 18 anni e deve avere la capacità di intendere e di
volere.

Al tempo dei romani:


1) Capacità giuridica diritto privato, la teoria dei tre STATUS: teoria che
inquadra tutte le persone che vivevano al tempo dei romani. Ciascuna persona
veniva inquadrata secondo una o più questi status. Gli status erano: a) status
libertatis: condizione in base alla libertà, che si dividevano in liberi o schiavi. I
liberi si dividevano in ingenui e liberti. Ingenui erano coloro che erano nati liberi.
I liberti erano schiavi che erano stati liberati. Se uno è libero si può vedere
qual’è il suo b) status civitatis: che si dividevano in cittadini romani o stranieri.
Per i cittadini romani si guardava lo c) status familiae: che si dividono in sui
iuris=“persona indipendente”(che è il pater, colui che è a capo) e alieni
iuris=“persone dipendenti” (mentre gli altri membri della famiglia erano
sottoposti al pater). Soltanto coloro che avevano la pienezza dei tre status
avevano la capacità giuridica. Vuol dire che l’unico che è proprietario del
terreno in cui si vive è del padre, che appunto è pater, libero e cittadino romano.
Se uno regala dei soldi a un figlio, il figlio passa i soldi al padre. Quindi la
capacità giuridica di diritto privato ce l’hanno i liberi, cittadini, sui iuris. Se muore
il padre, e non c’è la moglie, i figli tutti quanti hanno la capacità giuridica, anche
se sono femmine (non solo il maggiore di età l prende, ma tutti).
2) Capacità di agire, persone sui iuris possono amministrare da soli il loro
patrimonio se e solo se sono: maschi (le donne non potevano, e se la moglie
era vedova prendeva la capacità di agire il fratello maggiore), puberi [la
maggiore età era collegata con la pubertà. Due giuristi Labeone (il suo allievo
Proculo) e Capitone (i suoi allievi Sabino e Cassio), che avevano degli allievi
dai quali presero il nome due scuole: Proculiani e Sabini. Diatriba tra
proculiani e sabigliani su questo fatto della pubertà, proculiani volevano sancirla
a 14 anni e poi prevarrà e a 14 anni il maschio diventata maggiorenne e
acquistava la capacità di agire] e sani di mente. Figli e schiavi avevano una
limitata capacità di agire perché il padre poteva dire al figlio o allo schiavo già
in piena pubertà e sano di mente, poteva andare al mercato e comprare la
merce. Per le femmine la pubertà era l’eta minima alla quale ci si può sposare a
Roma.
3) Capacità giuridica di diritto pubblico, es. partecipare ai comizi e votare, (oggi
solo chi ha più di 18 e che è un cittadino capace di intendere e di volere), al
tempo dei romani dovevano essere dei liberi, cittadini, maschi, adulti (17
anni) e sani di mente.

20 settembre

POTERI del paterfamilias: si chiamano MANCIPIUM che si compone in 4 parti:


1) patria potestas: potere del padre sui suoi discendenti, figli e nipoti.
2) Manus: potere sulla moglie e sulle moglie dei figli.
3) Dominica potestas: potere sugli schiavi della famiglia. Si chiama dominica che
fa riferimento alla proprietà mentre potestas è un potere che si ha sulle persone
(mette insieme potere sulle persone e proprietà sulle cose) perché gli schiavi
ero persone ma per lo ius erano cose “res”.
4) Dominium ex iure quiritium: proprietà secondo i diritti dei quiriti (riferimento al
ius quiritium). Questa è la proprietà del diritto civile.
[Donna che prende il potere può avere solo il punto 3 e 4]

STATUS LIBERTATIS
Schiavitù in età arcaica: Roma era un piccolo borgo e gli schiavi erano pochi e
schiavi avevano un grande valore economico (erano pochi e si trovavano con
difficoltà). Cause di schiavitù:
1) cattura in guerra: romani combattevano e quando catturavano un avversario lo
facevano diventare schiavo.
2) Nascita: ci sono regole generali: “gli schiavi non si sposavano” e “una persona
che nasce se nasce da due persone sposate segue lo status del padre al
momento del concepimento. Se nasce da una donna non sposata seguirà lo
status della madre al momento della nascita”. Chi è il padre del bambino? Se
nasce da due persone sposate: il padre è colui che le nozze indicano, il padre è
il marito della donna. Se nasce da una donna non sposata non si può sapere
chi è il padre. Quindi un figlio nasce schiavo quando nasce da una donna
schiava.
3) Vendita trans Tiberim: cittadini romani che perdono la libertà e diventano
schiavi e e dovevano essere venduti “trans Tiberim”, non potevano restare a
Roma dovevano andare al di la del Tevere dove c’erano gli etruschi. Questo
accadeva se un cittadino rifiutava l’arruolamento nell’esercito (infrequens); se
uno rifiutava l’incensamento e di pagare le tasse (incensus) e infine il debitore
insolvente, se uno aveva debiti e non poteva pagarli, diventava schiavo del
suo creditore ma un romano non poteva essere schiavo in patria, quindi veniva
venduto fuori da Roma. Un romano non poteva essere schivo in patria perché
un romano non poteva esercitare potere su un altro romano.

Per i romani catturati in guerra c’era la regola del “postliminium”: se questi romani
catturati riacquistavano la libertà tornavano a Roma e riacquistavano tutti i diritti
che avevano ma non riacquistavano il matrimonio e il possesso che era un potere
sulle cose senza averne la proprietà. Un soggetto poteva vivere da libero essendo
schiavo, per esempio se era scappato da un padrone. Poteva anche accadere che
uno fosse nato libero ma, essendo catturato da piccolo, veniva utilizzato da grande
come schiavo. Se uno dice di essere libero anche se è schiavo e il padrone lo vede
in giro, il padrone deve portare delle prove per dimostrare che quello è uno schiavo.
Allora c’ era il Processo di libertà: dove c’era il “adsertor libertatis”, che è colui che
difende lo schiavo dicendo che quella persona è libera.
Il processo iniziava davanti al pretore e poi il pretore chiamava dei giudici che
avrebbero deciso se sarebbe stato schiavo o no utilizzando le prove che venivano
portate. Se il processi era da libero a schiavo (uomo libero reclamato a schiavo): i
giudici erano “Decemviri stlitibus iudicandis”, dieci magistrati (primo passo del
cursus honorum) cittadini per giudicare questa grave causa. Se la causa era da
schiavo a libero (schiavo reclamava di essere libero): i giudici erano
“Recuperatores”, 5 giudici che valutavano se una persona sempre vissuta da
schiavo fosse un uomo libero. Permettevano di recuperare la libertà.

Cosa può fare il padrone sul proprio schiavo? Può venderlo, usarlo, menarlo,
ucciderlo. È una cosa sua. Può anche liberarlo: manomissioni civili (libertà +
cittadinanza). Le manomissioni hanno una caratteristica: attribuiscono allo schiavo
liberato inscindibilmente la libertà e la cittadinanza. Per liberare uno schiavo si
usavano tre modi:
1) Manumissio testamento; il padrone lo usava come schiavo per tutta la sua
vita e poi il padrone metteva nel testamento che questo schiavo sarebbe stato
liberato.
2) Manumissio censu; il padrone scriveva il nome del suo schiavo nel
censimento. Quindi quello schiavo diventava libero e cittadino. Censimento
avveniva ogni 5 anni.
3) Manumissio vindicta (finto processo di libertà): era utile se si voleva liberare
subito lo schiavo senza aspettare 5 anni per il censimento. Padrone vuole
manomettere il proprio schiavo, quindi si utilizzava un finto processo di libertà.
Quello che voleva liberare lo schiavo doveva trovare un amico che fungesse da
“adsertor libertatis”, che dicesse in giudizio che quell’uomo era libero e quindi lo
“citava in giudizio”. L’ Adsertor libertatis tocca lo schiavo con una bacchetta che
si chiama “vindicta”, a questo punto il convenuto chiamato in giudizio (padrone)
o si oppone oppure può decidere di non opporsi (quindi riconosce che chi l'ha
chiamato in giudizio ha ragione). Quindi il vecchio padrone non si oppone e il
pretore tocca con la “vindicta” il vecchio schiavo che diventa libero.
Moanomissione è un atto pubblico perché comporta la immissione nel corpo dei
cittadini di un nuovo cittadino e questo comporta una necessità di pubblicità.
Lo schiavo liberato era un liberto. Aveva delle limitazioni tra cui: non poteva
candidarsi alle magistrature (punto di vista pubblico) e il liberto era obbligato a dare
delle prestazioni all’ex padrone, che si chiamava patrono (dal punto di vista
privato).

Potrebbero piacerti anche