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DIRITTO ROMANO MODULO I 6 settembre

Manuale: Eva cantarella, diritto romano. Istituzione e storia, Mondadori, ultima


edizione.
PI scritto con domande aperte.
Diritto romano è quello che si applicava nell antichità. Si studia perché le norme di
oggi derivano dal diritto romano. I romani hanno fondato la scienza giuridica, non il
diritto che è sempre esistito. Diritto è insieme di norme che possono essere
interpretate in diversi modi e riusciamo a interpretarle grazie alla scienza giuridica.
Giustiniano ultimo imperatore d oriente (527-565dc).dal 565 inizia il medioevo
fino alla scoperta dell'America. La sua città era Bisanzio (Impero bizantino). Impero
era stato diviso da Teodosio I nel 395 ai suoi due figli. 476 dc fine impero occidente.
Giustiniano quando sale al trono ha due obiettivi: riconquistare l occidente (ci
riesce ma non tutto) e riportare in occidente il diritto romano che era ancora
applicato in oriente. Era un diritto complicato però le norme erano molto antiche
allora giustiniano vuole creare un opera: corpus iuris civilis composto da 66 libri.
Giustiniano dice che tutto quello che c'è nel corpus iuris civilis è il diritto romano,
tutto quello che Lui ometterà non saranno norme applicate. Nel 552 giustiniano fa
un atto “la pragmatica sanzione” e fa finta che sia stato il papa a chiederglielo Il
corpus iuris civilis. Quindi Arriva in Italia e si inizia ad applicarlo in occidente. Prima
in oriente si applicava il diritto romano, quello confuso. mentre in occidente c era
una situazione frammentaria, alcuni seguivano il diritto privato altri no.
Nel 565. Giustiniano muore e i suoi successori non riescono a mantenere il
controllo sul occidente e finisce l unità. Anno 1000 in ogni comune italiano si
applicano diritti diversi. Questo diritto era una mescolanza di diritti,
romano,barbarico....
Nel 1100 circa a Bologna, Irnerio si imbatte in un testo che nessuno sapeva.
Scopre che è un testo giuridico che contiene un diritto di livello molto elevato. Tra le
mani aveva una copia della littera bononiensis o vulgata che è una copia della
littera pisana che risale all'epoca di giustiniano. Oggi là littera pisana è chiamata
littera florentina perché era stata rubata dai fiorentini nel 1406. Irnerio aveva
recuperato il corpus iuris quindi questa è la rinascita del diritto romano Grazie all
aiuto di 4 suoi allievi(primi 4 universitari) che asuon volta ne avranno di nuovi. In
questo modo nasce a Bologna la prima università del occidente (1200) per lo studio
del corpus civilis (diritto Romano). Dal 1200 inizia una applicazione pratica del
diritto romano. Pandettistica è una corrente di studio del diritto romano. Ci si
allontana dal diritto romano nel 1804 con il codice civile francese di
Napoleone.Questa è una opera nuova che riprende il diritto romano ma disposto in
un altro modo. 1865 primo codice civile italiano basato su quello francese e sul
diritto romano.( 1942 codice italiano vigente)

Lunedì 10 settembre

Diritto: idea di direzione giusta non deriva da ius che è il diritto in latino. Diritto
deriva da dirigere. Giustizia deriva da ius come molte altre parole. Ius può avere
due significati: diritto in senso soggettivo o oggettivo. Oggettivo significa un
insieme di norme giuridiche. Soggettivo significa la posizione giuridica di un
soggetto, posizione di vantaggio di un soggetto rispetto ad altri soggetti. Un
soggetto con questo diritto soggettivo ha diritto di pretesa rispetto ad altri soggetti
che hanno un dovere o un obbligo rispetto al soggetto di pretesa. Diritto romano
usiamo l espressione oggettivo. (Es diritto di proprietà è un diritto soggettivo).
Nella lingua inglese non c'è questa differenza di diritto soggettivo e oggettivo
perché hanno due parole differenti per farlo: LAW (oggettivo) e RIGHT
(soggettivo).
Diritto in senso oggettivo: che cos è? È un insieme di norme giuridiche, la norma
giuridica è un enunciato che si distingue per la sua funzione: disciplinare e
risolvere conflitti di interesse inter soggettivi (Tra soggetti). Quando gli interessi
tra due persone configgono si risolvono trovando una norma che dica chi ha
ragione. Esistenza delle norme presuppone una organizzazione socievole.
Tipi di norme: di qualificazione e di relazione.
Qualificazione: sono meno numerose e sono norme che esauriscono la loro
funzione nel dare delle definizioni. Fissano delle convenzioni tra le quali le parti si
devono orientare. Es. articolo 1321 del codice civile: articolo che definisce il
contratto. È una norma che da una definizione.
Norme di Relazione: si caratterizzano per avere due elementi
fondamentali:contengono un comando generale e astratto. Comando può
essere esplicito. Queste norme prevedono anche la possibilità che quel comando
possa essere disatteso, ovvero che il destinatario non obbedisca al comando.
Allora la norma giuridica di relazione contempla questa possibilità di non obbedire.
Coergibilitá: la norma prevede una sanzione, conseguenza del mancato rispetto
dell ordine. Struttura norme di relazione si divide in due parti: FATTISPECIE ed
EFFETTO. fattispecie vuol dire una certa situazione, verificarsi di un certo fatto.
Norme partono da fatti da situazioni concrete.Fattispecie è il punto di partenza delle
norme. Es articolo 575 codice penale (Omicidio). Fattispecie: uomo che uccide un
altro uomo. Effetto: punito con la reclusione non inferiore a 21 anni. C'è un
comando generale astratto che è implicito: non uccidere le persone.
Coercizione: nello stato ci sono organi che si occupano della coercizione della
sanzione. coercizione della sanzione = infliggere la sanzione. Altro articolo es
2043codice civile. Noi stiamo parlando di norme giuridiche. Norme principali:
morali, religiose e sociali.
Norme morali: dettano dei comportamenti ma che non hanno una sanzione es
lasciare posto alla vecchietta sul bus.
Norme religiose: prevedono una sanzione nel mondo ultraterreno: manca la
coercizione delle norme da parte della società in modo concreto.
(Società pregiudiche = società di vergogna perché...)
Nelle società giuridiche invece abbiamo norme giuridiche generali e astratte e
coergibili.
Codice di Hammurabi (re Babilonia) 1750 ac.
(LE SLIDE DEL PROF SI TROVANO SU BBOARD)
C'è bisogno di organi che infliggano sanzioni.
Leggi delle 12 tavole (450 ac) “si membrum rupsit, ni cum eo pacit,talio esto” se
uno ha rotto un arto all altro e se non trovano un accordo su quanto pagare l effetto
sarà che avrà luogo la legge del taglione: occhio per occhio dente per dente.
Capiamo che manca l organo statalo. Chi infligge la sanzione è il soggetto
leso.questa è una norma giuridica del tipo arcaico in cui non esistono organi. Si
parla di agente socialmente autorizzato.definizione data nel (”Diritto nelle società
primitive” scritto da Hoebel nel 1954): abbiamo norme giuridiche ma non un organo
che infligge sanzioni.
Romano significa che è il diritto di Roma. Alla fine della guerra di Troia quando i
greci (Agamennone ulisse ecc) si salvò Enea che arrivò fino in sud Italia e salendo
si sarebbe fermato nel Lazio dove sposò la figlia di Latino, Lavigna. figlio di Enea e
Lavigna fonda una città ad Albalonga e due figli litigano (recupero questa parte).
Rea Silvia generò due figli Romolo e Remo. Fonderanno Roma e Romolo giura che
chiunque varcherà il perimetro lo ucciderá. Siamo nel 753 ac. Remo tira un calcio al
muro che cade e Romolo lo ammazza. Romolo è il primo re di Roma. Questo mito
ci dice che Roma è stata fondata da una migrazione d oriente. Fondata dai
discendenti di Enea che vengono dalla Asia minore. Dal 3000 fino al 1000
arrivano queste migrazioni di popoli dal oriente. Popoli diversi ma con lingue con la
stessa radice. Questo è quello che è accomuna la lingua italiana con quella
indiana. Tra questi popoli c'è il popolo dei latini che si instaurerà nel Lazio.
Albalonga era la città più Famosa del Lazio dalla quale nascerà Roma. Persone
che si staccano da Albalonga. Roma nasce dove c'è l isola tiberina nel Tevere. Tutti
maschi questi che hanno fondato Roma allora questi soldati invitano i sabini per
una festa. Allora rapiscono donne e cacciano gli uomini(ratto delle sabine). Una
donna fa entrare di notte i sabini per riprendersi le loro donne. La guerra non si fa
tra romani e sabini perché queste donne avevano sposatelo i romani e si fa una
alleanza tra romani e sabini e Romolo governerà con tito tazio, re dei sabini. I
romani si chiamavano POPOLUS ROMANUS QUIRITES dove Quirites riprendeva
le lance dei sabini. I re di Roma sono alternati romano Sabino per i primi 4 fino a
Tarquinio il 5 perché c'è stata una invasione etrusca. È il re sarà etrusco perché gli
etruschi sottomettono i romani. nel 509 c'è la cacciata degli etruschi.
3 fasi costituzionali della storia romana: prima è la fase del regno/monarchia
(753 a 509). Nel 509 c'è la cacciata degli etruschi e fino al 27 c'è la seconda fase.
Questa seconda fase è caratterizzata dalla repubblica. A capo dello stato ci sono
due supremi magistrati (consoli) eletti dal popolo e rimangono in carica un anno.
Dal 27 al 565 dc c'è la terza fase grazie a Ottaviano Augusto che prese il potere e
iniziò così l impero. Dal 27 al 235 è il sottoperiodo in cui gli imperatori non hanno
poteri assoluti e si parla di principato. Dal 235 abbiamo il dominato, dove imperatori
hanno poteri assoluti.
Distinguiamo nel trattare gli istituti 3 età: arcaica, classica e post classica.
Età arcaica è l età in cui il diritto romano è arcaico, si sta formando.
Età classica:eta in cui diritto romano riceve il suo massimo sviluppo.
Età post classica: diritto inizia ad impoveristi e semplificarsi.
Età arcaica dal 753 al 242 ac: troviamo la Roma regia più un pezzo di repubblica.
Finisce nel 242 perché cambia la costituzione ma dal punto di vista di diritto privato
perché nel 509 la società non cambia il diritto rimane uguale anche se si passa da
re a repubblica. Cambierà nel 242 perché Roma ha completato espansione in Italia
ed è l anno della prima guerra punica anche. Alla fine della guerra Roma inizia una
grande espansione nel mediterraneo che la porta a conquistare la Sicilia Sardegna
Ecc...
Dal 242 Roma da città stato diventa un grande stato con territori in Europa. Da città
agreste diventa uno stato devito al commercio. Diritto cambia. Da qui nasce il diritto
classico. Si arriva al 235 dc queso della età classica , quindi sia fase repubblicana
che principato. Con la fine della dinastia dei severi nel 235.
SIAMO ARRIVATI A PAGINA 76 DEL MANUALE MA COSE DA SAPERE SOLO
QUELLE CHE HA DETTO LUI. Cerco sul libro queste cose.

12 settembre
PRIMO SISTEMA DEL DIRITTO
Il ius quiritium: piccolo nucleo di norme, prime norme del diritto romano e
trattavano di proprietà, matrimoni , famiglia, potestà paterna.
Poi questo ius quiritium si arricchisce col tempo già in età arcaica con delle norme.
E si parla di ius civile che è il vero diritto romano. È il sistema delle norme del
diritto romano come comprende le norme del ius quiritium e se ne aggiungono di
nuove. Viene introdotto l aspetto delle obbligazioni(rapporti di debito e credito). È
un diritto completo. Ius civile ci fa capire che viene da cives (cittadini) quindi era un
diritto riservato ai cittadini. Ius civile applicabile soltanto ai cittadini romani. Civile
perché era riservato esclusivamente ai cives. avevano per questo anche lo ius
gentium che era un sistema di norme, diritto in senso oggettivo, che era esterno al
ius civile. Ogni popolo aveva un suo diritto nazionale (romani, etruschi,...) ma
quando avennivano scambi commerciali tra nazioni, come facevano? I romani ci
dicono che nei rapporti con gli stranieri usavano lo ius gentium (diritto dei popoli)
che era un diritto non scritto, nato dalla prassi commerciale, si era formando
non a Roma ma nei luoghi di scambio commerciali come i porti. esistevano alcuni
negozi dello ius civile che appartenevano anche nello ius gentium (per questo nello
schemino una parte di ius civile è dentro nello ius gentium, perché ius civile era
utilizzato in parte anche dalle altre nazioni).

242 ac Roma inizia la sua espansione e inizia molti rapporti con gli stranieri. Roma
ha conquistato Sicilia e Sardegna (territori extritalici) in eta classica. Territori che
Roma non annette. Fuori l Italia, Roma non vuole allargare i confini ma rende
questi territori extraitalici province, quindi controllate da Roma. Gli abitanti di questi
territori extraitalici rimangono stranieri e diventano sudditi dei romani. Roma si trova
ad amministrare enormi regioni fuori dal Italia con dei sudditi stranieri, che erano
chiamati “peregrini”. Tanti stranieri andavano a Roma ad abitare e a fare affari.
Allora occorre una regolamentazione perché queste persone non usano lo ius civile
ma lo ius gentium. Nasce allora un nuovo sistema giuridico utilizzabili dagli
stranieri che abitano a Roma. Si istituisce un nuovo magistrato, pretore
peregrino, che si occupi dei rapporti giuridici tra romani e stranieri o tra stranieri
che vivono a Roma. Si occupa anche di creare questo diritto utilizzabile da queste
persone. Questo pretore peregrino crea lo ius honorarium, nuovo sistema di
norme che prende il nome da honos, onore, che è la carica del magistrato perché i
magistrati a Roma ricoprivano la carica gratuitamente. Chi sono i magistrati
parlando della città antica di Roma? È una parola che non coincide con il
magistrato di oggi (giudici o pubblici ministeri), mentre a Roma in età arcaica non
esistevano giudici di professione(magistrati come li chiamiamo noi) ma erano
coloro che svolgevano attività di governo, includendo attività militari e attività di
giustizia, avevano potere esecutivo. In età regia solo un magistrato, il re. In età
repubblicanai i sono due consoli che erano magistrati ma ce ne erano anche altri. I
magistrati romani restavano in carica un anno E per diventarlo bisognava fare il
cursus homorum, corso degli onori(magistrati). Pretore peregrino fa una cosa
nuova: lo mette per iscritto lo ius onorarium. Scrive un atto: editto del pretore
peregrino, che prende a modello dal ius gentium. I romani si rendono conto che
ius onorarium era un diritto più comodo e funzionale rispetto allo ius civile. Es. Un
romano per vendere un cavallo ad un altro cavallo aveva bisogno di 5 persone e
una che faceva dei rituali. Mentre per lo ius honorarium uno che doveva vendere un
cavallo bastava mettersi d accordo sul prezzo e poi venderlo. Allora il pretore
urbano (dei romani) vuole usare lo ius honorarium allora inizia a creare lui uno ius
honorarium che possano usare i romani. Il pretore urbano pubblica un editto, editto
del pretore urbano, che prende a modello l editto del pretore Peregrino. Questo è
il diritto romano vero e proprio. Pubblicato circa 100 anni dopo l editto del pretore
peregrino.
All interno del diritto romano ci sono due sistemi di norme giuridiche, ius civile e ius
honorarium. Ius honorarium non copriva tutto, per esempio il matrimonio che è
semore stato nello ius civile. Che contratto usavano? Quello dello ius civile o
honorarium? Si mettevano d accordo e se non si arrivava all accordo non si faceva.
Ius honorarium era un diritto più dinamico perché ius civile aveva le sue fonti nella
consuetudine invece lo ius honorarium aveva la sua fonte nel editto del pretore
urbano che era scritto dal pretore urbano che stava in carico per un anno. Alla
fine dell anno il nuovo pretore urbano staccava l editto dal foro e ne pubblicava uno
nuovo che conteneva innovazioni che il pretore riteneva necessarie. È perciò un
diritto dinamico e moderno. Ius civile invece mutua attraverso consuetudine,
quindi ci vogliono parecchi anni. Istituti nuovi di ius honorarium erano recepiti dal
ius civile, avviene la civilizzazione del ius honorarium. Nascono nel ius honorarium
e poi passano nel ius civile, che ci vuole circa 1 secolo per fare ciò.
Ius honorarium serviva ad aiutare, a supplire (sostituire) e a correggere il ius
civile infatti aveva 3 funzioni: adiuvandi, supplendi, corrigendi.

Col passaggio all impero (27) cambia la costituzione e l imperatore accentra


sempre più su di se i potere e toglie potere ai magistrati. Potere del re di scrivere il
potére ogni anno.
Nel 130 l imperatore Adriano incarica il giurista Salvio Giuriano di redigere l editto in
forma definitiva e immutabile (cristallizzazione del editto). Da lì in po l editto non
sarà più modificato e modificabile (editto perpetuo). Ius civile pian pianino andrà
avanti e assorbirà lo ius honorarium.

13 settembre

FONTI DI PRODUZIONE DEL IUS (età arcaica)

Norme vengono dalle fonti di produzione.


Fonti del ius in età arcaica sono:
1) mores maiorum (consuetudini, comportamenti ripetuti nel tempo cosi tanto che
sono diventate norme giuridiche. Non erano scritti. Sono la fonte principale dello
ius civile).
2) Leges regiae (disposizione che le fonti attribuiscono ai re di Roma.qualche re
ha fatto delle leggi).
3) Interpretatio pontificum (interpretazione dei pontefici) o giurisprudenza
pontificale fa riferimento a una attività che compivano i pontefici, che erano dei
sacerdoti con funzione di occuparsi di custodire i mores. I mores sono la fonte
dello ius e che non erano scritte. Chi doveva conoscere il contenuto dei mores,
dato che non erano scritti come faceva? Doveva andare dai pontefici che erano
coloro che dicevano cosa diceva il diritto su qualunque punto. I pontefici nel
retro del tempio consultavano dei libroni, che pero non erano pubblici. Il
meccanismo di risposta dei pontefici non era verificabile. I pontefici ti dicevano:
lo ius dice cosi. Allora i cittadini non potevano verificare, la risposta dei pontefici
era quella giusta e indeformabile. I pontefici erano 5 e il capo era pontefice
massimo. Era possibile che i pontefici facessero emergere una norma nuova,
magari consultavano il libro ma se erano in contraddizione potevano dire quello
che volevano secondo la loro opinione (anche perché non c era nulla di scritto,
di non pubblicato, quindi nessuno poteva verificarlo). I pontefici quindi non
interpretavano e basta ma avevano anche la possibilità di creare nuovi mores.
Per questo l’ interpretazione dei pontefici è fonte di produzione del ius.
4) Leggi delle XII Tavole (451/450 a.c.). Siamo nel quinto secolo. Popolazione
divisa in patrizi e plebei che non potevano accedere al pontificato. Quindi
pontefici erano tutti patrizi. Questo destava sospetto da parte dei plebei che
sapevano che i pontefici erano di parte essendo dei patrizi. I pontefici
favorivano la parte patrizia nei conflitti di interesse, tanto non era verificabile. I
plebei quindi non si sentivano tutelati, mancava la certezza del diritto,
verificare in modo oggettivo cosa dice il diritto su un certo punto. Un importante
scontro si ebbe quando i plebei chiesero che i mores si scrivessero cosi da
verificarle. Allora nel 451/450 a.c vennero messe per iscritto dove la
commissione la prima era composta solo da patrizi mentre nell’anno successivo
la commissione era composta da 7 patrizi e 3 plebei (450a.c.) per mettere per
iscritto i mores esistenti, non per creare qualcosa di nuovo. I mores furono
scritte su 12 tavole e si parla di leggi delle XII Tavole. 12 tavole vennero
bruciate in un incendio a Roma dopo un invasione di Galli (387).
5) Leggi comiziali che compaiono un secolo dopo le leggi delle 12 tavole. Siamo
nel quarto secolo. Sono delle leggi, atti normativi approvate dal popolo. I
comizi sono la riunione dell’intero popolo, fatto solo dai maschi perché le donne
non votavano. Non si votava per teste (un voto a testa) ma per centurie,
cittadini erano raggruppati in centurie, e ogni raggruppamento dava un voto. Il
problema era che i patrizi erano meno numerosi dei plebei pero i patrizi erano
raggruppati in un numero maggiore di centurie, era un modo per far vincere ai
voti i patrizi. LEGGI COMIZIALI RIGUARDAVANO DIRITTO PUBBLICO.
6) Plebi scita. Va avanti questa lotta finche plebei non raggiungono la
parificazione, quando i plebei impongono ai patrizi che i plebei possano votare
da se delle leggi per la popolazione (i consigli della plebe). Questo risultato è
raggiunto dai plebei nel 287/286 a.c., dove tutti plebei si riuniscono senza patrizi
e prendono una decisione (detta plebi scita) e chiameranno questa legge lex
Hortensia che dice che i plebisciti avranno valore di legge, nella legge sono
equiparati ai patrizi. I patrizi accettano ciò. Norme di cui riguardavano i plebei
erano norme che riguardavano diritto pubblico, norme che riguardavano
l’organizzazione dello stato, esercito, territori conquistati da Roma, ecc.
Quindi queste sono fonti del diritto pubblico non privato, quindi non dello ius. quindi
le uniche che prevalentemente riguardano il diritto privato (ius civile) sono le mores
maiorum e le interpretato ponteficium.

FONTI DI PRODUZIONE DEL IUS (età classica)


Continuano a persistere quelle precedenti e in particolare abbiamo:
1) superamento dell’interpretatio pontificum con l’ interpretatio prudentium
(interpretazione dei giuristi) dal 300 a.c. o Giurisprudenza laica/classica.
Plebei violano il tempio pontificale e si impadroniscono dei libri dei pontefici e
iniziano a studiarli e pubblicarli. Quelli che se ne impadroniscono sono
principalmente laici. Iniziano a scrivere e pubblicare opere sul ius cosi che tutti
possano verificare il contenuto del ius. I nuovi giuristi classici sono dei privati
cittadini che hanno lo scopo di comprendere e studiare il diritto e metterlo a
disposizione dei cittadini. Non sono pagati per farlo. Lo fanno per cultura e
interesse personale. Molti ricchi iniziano ad appassionarsi al diritto dato che
avevano molto tempo libero poiché facevano lavorare gli schiavi. Non sempre i
giuristi erano d accordo con i mores. Siccome non erano scritte, le
interpretazioni potevano essere differenti. Quando c’era una controversia
decideva il giudee quale interpretazione seguire. Ius controversium (diritto
controverso) quando alcuni giuristi davano una soluzioni e altri giuristi davano
una soluzione opposta (anche oggi è cosi, anche se le norme sono scritte). I
giuristi romani per la prima volta commentano le norme, interpretano, mettono
le norme in relazione tra di loro. Fanno un interpretazione analogica delle
norme ma anche creativa (creando norme nuove).
[Le generazioni dei giuristi: (Età Augustea) Laveone e Capitone (giuristi 1
secolo d.c.), Laveone creatore (inventò obbligo degli alimenti) e Capitone
conservatore.2 secolo: Gaio che scrisse un manuale istituzionale di diritto
privato e Salvio Giuliano (che si occupò della forma scritta dell’editto).Età dei
severi: Papiniano, Paolo, Urbiano. Dopo il 235 non abbiamo più grandi giuristi.]
2) Editti dei magistrati (ius honorarium) editti emanati dal pretore peregrino con
valore di legge.
3) Senatoconsulti (leggi approvate dal senato su indicazione dell’imperatore)
4) Costituzioni imperiali (leggi emanate dall’imperatore stesso)

17 settembre

FONTI DI PRODUZIONE DEL IUS (età postclassica)

Abbiamo la crisi dell’impero, invasione dei barbari. Avvocati e giuristi facevano


fatica ad orientarsi nella giurisprudenza. Allora c’era bisogno di una
semplificazione, fanno antologie a usi pratici:

(sempre punto 1) 426 imperatore d’occidente Valentiniano III pubblica una


costituzione imperiale (legge delle citazioni) che serviva come strumento guida ai
pratici che volevano orientarsi nella giurisprudenza classica. Gli avvocati, giudici
sono tenuti a citare e considerare soltanto le opere dei 5 giuristi, che sono
Papiniano, Paolo, Gaio, Ulpiano, Modestino. Legge delle citazione contiene una
regola meccanica che i giudici devono seguire quando gli avvocati sottopongono la
loro opinione discordi da giuristi classici. Giudice deve scegliere l’opinione della
maggioranza. I giuristi sono 5 se due si esprimono in un senso e 3 in un altro, il
giudice deve seguire la maggioranza di loro. Se vi è parità, il voto di Papiniano vale
doppio. Collezioni di iura sono le antologie. Si diffondono queste antologie. La
prima collezione di leges è fatta da un imperatore, Teodosio II che nel 438 fa
realizzare una collezione di leges e dice che tutte le costituzioni non incluse nel
codice teodosiano, cosi chiama la collezione, sono da considerarsi abrogate.
Opera di semplificazione.
1) collezioni di leges (raccolte di costituzioni imperiali che vengono fatte o da
privati o da imperatori) e iura (vuol dire raccolte di brani tratti dalle opere dei
giuristi classici).
2) Leggi romano-barbariche (leggi approvate dai sovrani barbari per i loro sudditi
romani). Barbari invadono e prendono il potere. Barbari continuano ad usare il
loro diritto e i romani usano il diritto romano che il sovrano barbaro non
comprende allora incarica un romano di sottoscrivere le norme principali che
utilizzeranno i romani nel regno. Principio della personalità del diritto: popolo
romano e quello barbarico avevano ciascuno il proprio diritto. Quindi i barbari
vogliono vedere cosa c’è dentro il diritto romano dato che lo lasciano e quindi
vogliono vederlo per iscritto, sopratutto le principali
3) Corpus iuris civilis Giustiniano prende il potere, vuole conquistare occidente
che era caduto nel 476 e scrive il corpus iuris civilis (compilazione giustinianea).
Trivoniano è il vero autore dello ius civilis. Digesta sono un antologia di opere
dei giuristi classici. Riguarda tutta la materia del diritto. 553 Giustiniano manda
in vigore i digesta e dice che le opere della giurisprudenza classica non
possono più essere consultate e ripubblicate. Giustiniano condanna all’oblio
migliaia di opere. Di Papiniano, Ulpiano,… non abbiamo opere per questo
motivo, ma abbiamo solo dei pezzi di testi che vennero riportate nel digesto.
Nell’anno seguente Giustiniano pubblica il Codex (12 libri) che è un insieme di
leggi. Era già stato fatto da Teodosio (16 libri). Giustiniano realizza un nuovo
manuale, le Institutiones (4 libri), che deve essere adottato in tutte queste
scuole. Infine pubblica le Novellae, le nuove costituzioni.

FONTI DI COGNIZIONE DEL IUS sono quelle fonti che permettono al giurista di
conoscere il diritto. Capire da dove conosciamo le fonti del diritto romano:
1) Epigrafi, supporti per scrivere di materiale durevoli (pietra e bronzo). Epigrafe
come fonte è preziosa perché siamo sicuri che quel testo è sicuramente esistito
e scritto esattamente come lo leggiamo. È un documento originale e
affidabile.
2) Papiri, sono affidabili perché arrivano dall’antichità. Sono dei supporti realizzati
col papiro, tronco di una pianta, che era molto diffusa in nord Africa e penisola
Arabia (regioni dei romani). Gli abitanti di queste regioni usavano papiri per
compiere atti giuridici. I romani di Roma usavano tavolette di legno che
venivano riempite con la cera e quando seccava la usavano per scrivere. Molti
fogli di papiro sono stati conservati sotto la sabbia, sotterrati magari da
tempeste di sabbia.
3) Tradizione manoscritta, opere scritte da uno scrittore sono state tramandate
attraverso la ricopiatura. La tradizione manoscritta si dividono in fonti non
giuridiche o letterarie (opere di scrittori che non si occupavano
espressamente di diritto ma in qualche luogo della loro opera citano una legge,
es. Cicerone. Ma non siamo sicuri che la citazione sia autentica) e fonti
giuridiche (sono fonti dei giuristi, le troviamo nel corpus iuris civilis).

Fino 1816 italiani non conoscevano un opera integrale della giurisprudenza


classica. Barthold Niebuhr si trovava a lavorare nella biblioteca Capitolare di
Verona e stava studiando diritto romano e si imbatte in un manoscritto antico sul
quale si trovano scritti i salmi di S.Girolamo. Non avevano più materiale su cui
ricopiare questi salmi, usavano la pergamena. Allora pensarono di usare una
pergamena già scritta, cancellando quella pergamena già scritta. Avevano
cancellato un esemplare delle istituzioni di Gaio risalenti al IV secolo d.c. e Gaio
aveva vissuto nel II secolo d.c. Niebuhr si accorge di avere in mano un palinsesto
che conteneva le istituzioni di Gaio e si è riusciti a far emergere la scrittura
sottostante.

PERSONE
Persone sono i soggetti del diritto. Persona fisica sono i destinatari del diritto. I
romani non consideravano persone quelli che nascevano con deformazioni, o con
aspetti mostruosi, gli ermafroditi che venivano buttati in mare perché ritenuti
contagiosi. Concetto di persona giuridica: una persona artificiale. Collettività di
persone che l’ordinamento equipara ad una sola persona. Persone giuridiche in età
romana non esistevano. Al mondo d’oggi persone fisiche si dice che hanno delle
capacità:
1) Capacità giuridica, capacità di essere soggetti di diritti e obblighi. Persona
fisica può avere o no questa capacità, può essere titolare di diritti e obblighi.
Tutte le persone fisiche hanno la capacità giuridica, possono avere diritti e
obblighi.
2) Capacità di agire, capacità di porre atti validi per ordinamento giuridici.
Capacità di amministrare il proprio patrimonio. (es. bambino piccolo se muoiono
i suoi genere ha la capacità giuridica ma non di agire). Oggi per avere capacità
di agire bisogna avere più 18 anni e deve avere la capacità di intendere e di
volere.

Al tempo dei romani:


1) Capacità giuridica diritto privato, la teoria dei tre STATUS: teoria che
inquadra tutte le persone che vivevano al tempo dei romani. Ciascuna persona
veniva inquadrata secondo una o più questi status. Gli status erano: a) status
libertatis: condizione in base alla libertà, che si dividevano in liberi o schiavi. I
liberi si dividevano in ingenui e liberti. Ingenui erano coloro che erano nati liberi.
I liberti erano schiavi che erano stati liberati. Se uno è libero si può vedere
qual’è il suo b) status civitatis: che si dividevano in cittadini romani o stranieri.
Per i cittadini romani si guardava lo c) status familiae: che si dividono in sui
iuris=“persona indipendente”(che è il pater, colui che è a capo) e alieni
iuris=“persone dipendenti” (mentre gli altri membri della famiglia erano
sottoposti al pater). Soltanto coloro che avevano la pienezza dei tre status
avevano la capacità giuridica. Vuol dire che l’unico che è proprietario del
terreno in cui si vive è del padre, che appunto è pater, libero e cittadino romano.
Se uno regala dei soldi a un figlio, il figlio passa i soldi al padre. Quindi la
capacità giuridica di diritto privato ce l’hanno i liberi, cittadini, sui iuris. Se muore
il padre, e non c’è la moglie, i figli tutti quanti hanno la capacità giuridica, anche
se sono femmine (non solo il maggiore di età l prende, ma tutti).
2) Capacità di agire, persone sui iuris possono amministrare da soli il loro
patrimonio se e solo se sono: maschi (le donne non potevano, e se la moglie
era vedova prendeva la capacità di agire il fratello maggiore), puberi [la
maggiore età era collegata con la pubertà. Due giuristi Labeone (il suo allievo
Proculo) e Capitone (i suoi allievi Sabino e Cassio), che avevano degli allievi
dai quali presero il nome due scuole: Proculiani e Sabini. Diatriba tra
proculiani e sabigliani su questo fatto della pubertà, proculiani volevano sancirla
a 14 anni e poi prevarrà e a 14 anni il maschio diventata maggiorenne e
acquistava la capacità di agire] e sani di mente. Figli e schiavi avevano una
limitata capacità di agire perché il padre poteva dire al figlio o allo schiavo già
in piena pubertà e sano di mente, poteva andare al mercato e comprare la
merce. Per le femmine la pubertà era l’eta minima alla quale ci si può sposare a
Roma.
3) Capacità giuridica di diritto pubblico, es. partecipare ai comizi e votare, (oggi
solo chi ha più di 18 e che è un cittadino capace di intendere e di volere), al
tempo dei romani dovevano essere dei liberi, cittadini, maschi, adulti (17
anni) e sani di mente.

20 settembre

POTERI del paterfamilias: si chiamano MANCIPIUM che si compone in 4 parti:


1) patria potestas: potere del padre sui suoi discendenti, figli e nipoti.
2) Manus: potere sulla moglie e sulle moglie dei figli.
3) Dominica potestas: potere sugli schiavi della famiglia. Si chiama dominica che
fa riferimento alla proprietà mentre potestas è un potere che si ha sulle persone
(mette insieme potere sulle persone e proprietà sulle cose) perché gli schiavi
ero persone ma per lo ius erano cose “res”.
4) Dominium ex iure quiritium: proprietà secondo i diritti dei quiriti (riferimento al
ius quiritium). Questa è la proprietà del diritto civile.
[Donna che prende il potere può avere solo il punto 3 e 4]

STATUS LIBERTATIS
Schiavitù in età arcaica: Roma era un piccolo borgo e gli schiavi erano pochi e
schiavi avevano un grande valore economico (erano pochi e si trovavano con
difficoltà). Cause di schiavitù:
1) cattura in guerra: romani combattevano e quando catturavano un avversario lo
facevano diventare schiavo.
2) Nascita: ci sono regole generali: “gli schiavi non si sposavano” e “una persona
che nasce se nasce da due persone sposate segue lo status del padre al
momento del concepimento. Se nasce da una donna non sposata seguirà lo
status della madre al momento della nascita”. Chi è il padre del bambino? Se
nasce da due persone sposate: il padre è colui che le nozze indicano, il padre è
il marito della donna. Se nasce da una donna non sposata non si può sapere
chi è il padre. Quindi un figlio nasce schiavo quando nasce da una donna
schiava.
3) Vendita trans Tiberim: cittadini romani che perdono la libertà e diventano
schiavi e e dovevano essere venduti “trans Tiberim”, non potevano restare a
Roma dovevano andare al di la del Tevere dove c’erano gli etruschi. Questo
accadeva se un cittadino rifiutava l’arruolamento nell’esercito (infrequens); se
uno rifiutava l’incensamento e di pagare le tasse (incensus) e infine il debitore
insolvente, se uno aveva debiti e non poteva pagarli, diventava schiavo del
suo creditore ma un romano non poteva essere schiavo in patria, quindi veniva
venduto fuori da Roma. Un romano non poteva essere schivo in patria perché
un romano non poteva esercitare potere su un altro romano.

Per i romani catturati in guerra c’era la regola del “postliminium”: se questi romani
catturati riacquistavano la libertà tornavano a Roma e riacquistavano tutti i diritti
che avevano ma non riacquistavano il matrimonio e il possesso che era un potere
sulle cose senza averne la proprietà. Un soggetto poteva vivere da libero essendo
schiavo, per esempio se era scappato da un padrone. Poteva anche accadere che
uno fosse nato libero ma, essendo catturato da piccolo, veniva utilizzato da grande
come schiavo. Se uno dice di essere libero anche se è schiavo e il padrone lo vede
in giro, il padrone deve portare delle prove per dimostrare che quello è uno schiavo.
Allora c’ era il Processo di libertà: dove c’era il “adsertor libertatis”, che è colui che
difende lo schiavo dicendo che quella persona è libera.
Il processo iniziava davanti al pretore e poi il pretore chiamava dei giudici che
avrebbero deciso se sarebbe stato schiavo o no utilizzando le prove che venivano
portate. Se il processi era da libero a schiavo (uomo libero reclamato a schiavo): i
giudici erano “Decemviri stlitibus iudicandis”, dieci magistrati (primo passo del
cursus honorum) cittadini per giudicare questa grave causa. Se la causa era da
schiavo a libero (schiavo reclamava di essere libero): i giudici erano
“Recuperatores”, 5 giudici che valutavano se una persona sempre vissuta da
schiavo fosse un uomo libero. Permettevano di recuperare la libertà.

Cosa può fare il padrone sul proprio schiavo? Può venderlo, usarlo, menarlo,
ucciderlo. È una cosa sua. Può anche liberarlo: manomissioni civili (libertà +
cittadinanza). Le manomissioni hanno una caratteristica: attribuiscono allo schiavo
liberato inscindibilmente la libertà e la cittadinanza. Per liberare uno schiavo si
usavano tre modi:
1) Manumissio testamento; il padrone lo usava come schiavo per tutta la sua
vita e poi il padrone metteva nel testamento che questo schiavo sarebbe stato
liberato.
2) Manumissio censu; il padrone scriveva il nome del suo schiavo nel
censimento. Quindi quello schiavo diventava libero e cittadino. Censimento
avveniva ogni 5 anni.
3) Manumissio vindicta (finto processo di libertà): era utile se si voleva liberare
subito lo schiavo senza aspettare 5 anni per il censimento. Padrone vuole
manomettere il proprio schiavo, quindi si utilizzava un finto processo di libertà.
Quello che voleva liberare lo schiavo doveva trovare un amico che fungesse da
“adsertor libertatis”, che dicesse in giudizio che quell’uomo era libero e quindi lo
“citava in giudizio”. L’ Adsertor libertatis tocca lo schiavo con una bacchetta che
si chiama “vindicta”, a questo punto il convenuto chiamato in giudizio (padrone)
o si oppone oppure può decidere di non opporsi (quindi riconosce che chi l'ha
chiamato in giudizio ha ragione). Quindi il vecchio padrone non si oppone e il
pretore tocca con la “vindicta” il vecchio schiavo che diventa libero.
Moanomissione è un atto pubblico perché comporta la immissione nel corpo dei
cittadini di un nuovo cittadino e questo comporta una necessità di pubblicità.
Lo schiavo liberato era un liberto. Aveva delle limitazioni tra cui: non poteva
candidarsi alle magistrature (punto di vista pubblico) e il liberto era obbligato a dare
delle prestazioni all’ex padrone, che si chiamava patrono (dal punto di vista
privato).

Schiavitù in età classica


Aumentano di numero gli schiavi. I ricchi avevano centinaia o migliaia di schiavi,
mentre in età arcaica un ricco ne aveva uno o due. Nella prassi si diffonde una
pratica, liberato uno schiavo in maniera informale: padrone prende lo schiavo e gli
dice che era libero. Manomissioni informali:
1) inter amicos, padrone invitava degli amici e liberava lo schiavo
2) Per epistulam, con una lettera
3) Per mensam, lo invitava a mangiare e lo liberava.
Queste per lo ius civile non erano manomissioni valide. Quindi se il padrone
cambia idea, lo schiavo doveva tornare dal padrone. Questo problema era
chiamato “morantes in libertate”, le persone si trovavano in libertà ma dal punto di
vista del diritto non erano in libertà. Interviene quindi il pretore perché la gente
continua a fare queste manomissioni informali. Allora il pretore dice che queste
manomissioni sono valide e le chiama "manomissioni pretorie” che hanno effetto
irrevocabile. Che status hanno questi manomessi pretorie? Acquistano libertà ma
non sono cittadini romani; sono stranieri stabilito della legge "Lex Iunia
Norbana” (19 d.c.) che dice lo status di questi manomessi, dice che sono liberi ma
non cittadini romani e hanno lo status di latini. Alla morte di questi ex schiavi il loro
patrimonio non si trasmette agli eredi ma va a colui che lo ha liberato.
Schiavi dell’eta arcaica venivano dall’Italia, parlavano latino, diritto simile a quello
romano, venivano da città latine. Quindi liberare questi schiavi non era traumatico,
si immettevano nella società persone che si integravano facilmente. Gli schiavi
dell’eta imperiale vengono da paesi extraitalici, paesi con tradizioni diverse dalla
città di Roma. Tutti questi schiavi non parlano il latino e sono quelli che lavorano a
Roma e che la affollano nell’eta classica. Quesi schiavi vengono immessi nella
popolazione di Roma e che faranno fatica ad integrarsi. Allora a metà dell’età
classica l’imperatore Augusto decide di porre fine alle manomissioni civile.
Leggi limitatrici delle manomissioni civili: [(siamo età augustea). Augusto fu
fautore di una politica orientata all aspetto democratico: sviluppo una politica per
indurre cittadini romani a genere più figli. E voleva limitare l’entrata a Roma degli
schiavi]
1) Lex Fufia Caninia (2 a.c.), proposta da Fufio e Canino. Parla delle
manomissioni testamentarie e le limita perché dice che gli schiavi che un
soggetto ha e ci dice quanti ne può liberare. Se uno ha tra 2 e 10 schiavi il
padrone può liberarne la metà mentre se sono tra 100 e 500 può liberarne
soltanto 1\5. Se il padrone liberava più schiavi la sanzione era nullità dell’atto,
gli schivi non venivano liberati (si parla di lex perfecta perche avveniva la
nullità dell atto.).
2) Lex Aelia Sentia (4 d.c.), proposta da Elio e…. . riguarda tutte le manomissioni
civili e dice che per essere valida una manomissione il dominus (padrone)
doveva avere almeno 20 Anni e lo schiavo almeno 30 anni. Se un padrone di 19
anni libera lo schiavo, lo schiavo era liberato ma lo schiavo liberato non
otteneva la cittadinanza romana ma otteneva lo stato di latino, latini chiamate
latini aeliani (chiamati cosi per la violazione della legge lex imperfecta).

24 settembre

Schiavi in età arcaica poteva essere uccisi senza sanzioni. In età classica con
l’impero tra primo e secondo secolo dopo cristo compare il divieto di uccidere gli
schiavi.

ETA POSTCLASSICA Roma non si espande più e inizia a perdere territori. Non ci
sono più conquiste e non arrivano più schiavi. Si aboliscono le leggi Fufia Canina e
Aelia Sentia. Aumenta il costo degli schiavi. Problema per i ricchi latifondisti che
devono coltivare le loro terre e fanno fatica a trovare la manodopera che coltivi le
loro terre. Ricchi latifondisti allora iniziano ad usare gli uomini liberi che non
avevano lavoro (lavoratori salariati detti coloni). Occorre dettare una nuova
disciplina per questa situazione. Imperatore Costantino allora nel 330 circa
disciplina la situazione dei coloni e stabilisce che i coloni da quel momento in
poi hanno uno status perenne, saranno coloni per sempre e sono vincolati alla
terra che lavorano e il salario dei coloni è stabilito dallo stato per soffocare le lotte di
classe (scioperi). Non possono essere liberati a meno che il padrone non gli dia un
pezzo di terreno sufficientemente ampio da uscire dallo stato di coloni. La madre
colona genererà figli coloni. Nel medioevo resteranno i grandi latifondisti con i
coloni e i latifondisti acquisteranno un potere politico e saranno dei rappresentati
del regno. I coloni continueranno ad esistere e nel medioevo saranno chiamati servi
della gleba.

STATUS CIVITATIS
Le persone si dividono in cittadini romani e stranieri. Come si acquista la
cittadinanza?
1) per nascita (coloro che nascono o da due cittadini romani sposati o se una
persona nasce fuori dal matrimonio con la madre romana)
2) Per manomissione civile
3) Concessioni di cittadinanza
4) Concessioni individuali
5) Concessioni collettive
Vantaggio essere cittadini romani: cittadino può votare (diritti politici), non potevano
essere messi a morte dai magistrati consoli perché i cittadini potevano dar parola ai
cittadini e iniziava un processo di appello al popolo e il popolo poi decideva se
dovevano essere messi a morte. In più nell’esercito i romani non potevano essere
fustigati e torturati. I cittadini quando c’era da spartire un bottino e delle terre i
cittadini romani si spartivano le terre tra di loro, andava tutto a loro, gli stranieri non
prendevano niente.

Principali momenti di concessione della cittadinanza:


1) 90 a.c. Lex Iulia de civitate: legge che concesse la cittadinanza a tutta l’Italia.
Situazione nel 91: Roma ha conquistato tutta l’Italia. Roma controlla tutto ma
Roma non ha concesso la cittadinanza alle città conquistate. Esercito fatto da
romani e alleati e gli alleati non prendevano niente mentre il bottino si spartiva
tra i romani. Gli alleati fanno una guerra sociale: i soci italici (gli alleati) si
rivoltano contro Roma. Roma stava perdendo allora cede e concede la
cittadinanza agli alleati nel 90 con la lex iulia.
2) Editto di Caracalla nel 212 d.c. e l’editto è una costituzione imperiale
approvato da Caracalla che concesse la cittadinanza a tutto l’impero. Non si sa
perché Caracalla l’abbia fatto.

I LATINI
Erano latini coloro che abitavano nel Lazio quindi anche i romani erano latini.
Romain erano presuntuosi e dicevano che erano i romani perché erano i più
importanti dei latini. I romani riconoscevano agli altri latini. Latini erano chiamati:
1) latini prisci che erano gli abitanti del Lazio. I romani riconoscevo ai latini prisci
dei privilegi (che vedremo dopo). Lega latina del 493 a.c. che era una lega,
alleanza militare di mutuo soccorso tra latini e romani in caso di aggressione.
338 a.c. ci sarà la guerra latina tra romani e latini dove vinsero i romani e quindi
sciolsero la lega.
2) Latini coloniarii: latini delle prime colonie romane. Roma fonda delle colonie,
conquista terreni e fa colonie per controllarle. Si chiamavano colonie latini,
perché erano fondate dalla lega latina. I romani che andavano a vivere in
queste colonie perdevano la cittadinanza e diventavano latini coloniarii.
Esistevano colore solo romane dove i romani non perdevano la cittadinanza,
ma ci andavano a vivere per lo più militari.
3) Iuniani (schiavi manomessi con manomissione pretoria)
4) Aeliani (spiegati sopra; schiavi manomessi da manomissioni civili)

Latini erano stranieri ma con determinati privilegi e diritti:


1) ius migrandi: (prisci e coloniarii) avevano il diritto di trasferirsi a Roma e
diventare cittadini romani. Ius migrandi dei latini prisci non si sa se è esistito. Ius
migrandi dei coloniali è esistito a meno che lasciassero un figlio nella colonia,
se ne potevano andare se lasciavano almeno un figlio nella colonia.
2) Ius suffragii: Diritto di votare a Roma nei comizi (prisci e coloniarii).
3) Ius connubi: diritto di sposarsi con i romani (prisci e coloniarii). Se c’è
matrimonio si segue lo status del padre.
4) Ius commercii: (anche Iuniani e Aeliani) era la capacità di fare la mancipatio;
ovvero la capacità di partecipare al negozio dell’ius civile. Mancipatio è il più
importate atto giuridico del ius civile, serviva ad acquistare le proprietà delle res
mancipi. Capacità di partecipare al ius civile tra cui la mancipatio.
Res mancipi sono:
1) terre in suolo italico. Territori extraitalici furono considerati province e quindi
non erano res mancipi.
2) Schiavi
3) Animali da tiro e da soma: animali da tiro ovvero che tirano l’aratro (buoi).
Animali da soma (animali che portano peso, i somari, cavalli, asini, muli).
4) Servitù prediali rustiche: sono un diritto reale, che un proprietario di un fondo
(terra) può avere su un fondo vicino. Es. servitù di passaggio, uno può passare
per una terra altri per esempio.
Svolgimento della mancipatio: [veniva svolto con parole solenni. Stranieri non
potevano fare la mancipatio]
1) mancipio dans: colui che da (è il venditore). Da qualcosa dal suo mancipio,
dalla sua proprietà.
2) Mancipio accipiens: colui che acquista nel suo mancipio (è l’acquirente).
3) libripens: colui che tiene la bilancia a due piatti, non c’era la moneta, prima si
pesava il rame, poi il bronzo, poi l’oro.
4) 5 testimoni: 5 cittadini romani puberi.

Res mancipi e res nec mancipi (res che non sono mancipi).
Res mancipi si acquistavano con: [sono atti che si caratterizzano per una certa
pubblicità, trasferimento delle res mancipi non si pro fare in modo privato, deve
compiersi o davanti ai 5 testimoni o davanti al pretore. Questo è ciò che accomuna
la mancipatio e in iure cessio]
1) mancipatio (detto prima con i 5 testimoni,…)
2) In iure cessio: finto processo; se uno voleva vendere ad un altro uno schiavo e
non volevano fare la mancipatio allora si poteva andare davanti al pretore e
l’acquirente citava in giudizio il venditore dicendo che quello schiavo dicendo
era suo. Dopo lo toccava con la vindicta. Pretore toccava lo schiavo e lo
schiavo diventava dell’acquirente.

Res nec mancipi si acquistavano con:


1) Traditio: significa consegna e ne sancisce la proprietà che dipende dalla
ragione (che principalmente è il prezzo pagato), non tutte le consegne
sancivano la proprietà. Tradito fa passare la proprietà quanto entrambe le parti
ne sanciscono questo obiettivo.
2) In iure cessio: è un ipotesi perché per una cosa res nec mancipi non c’era
bisogno di andare davanti al pretore.
Se uno vuole donare un cavallo, terreno, ecc. bisognava fare una mancipatio con
un pezzo simbolico (viene pesato sulla bilancia un pezzo di rame che non valeva
niente, ma il rituale andava fatto comunque oppure si andava davanti al pretore)
mentre per la res nec mancipi si faceva una traditio senza prezzo.
Gli stranieri usavano sempre la traditio (apparteneva allo ius civile, ma era presente
anche nell’istituto dello ius gentium)

STATUS FAMILIAE
Persone divide in sui iuris (pater) e alieni iuris.
Familia proprio iure: famiglia costituita dal pater e da tutti i suoi sottoposti.
Due tipi di parentela:
1) Adgnatio: parentela giuridica, che aveva rilevanza per il diritto a vari fini. Gli
adgnatti sono coloro che si trovano sottoposti al potere del pater o che
sarebbero sottoposti al potere del pater, se egli fosse ancora in vita entro il
limite del sesto grado. Agnazione si divide in: in linea retta (quella che va
dall’ascendente al discendente) e agnazione in linea collaterale (tutti i restanti).
(guardo foto sul telefono) Figlio 1 e 2 sono agnati in linea collaterale di secondo
grado. Figlio 1 e n1 sono agnati tra loro di terzo grado. N1 e n2 sono tra loro agnati
di secondo grado. N2 e la figlia sono agnati di terzo grado perché si risale sempre
all’ascendente comune che in questo caso è il pater. Due cugini sono agnati di
quarto grado. La morte del padre non faceva venire meno l’adgnazione. Dopo la
morte del padre si arrivava alla “familia communi iure”, diventavano adgnati di
secondo gradini line collaterale i fratelli. I fratelli diventavano tutti sui iuris anche la
sorella.
2) cognatio: vincolo di sangue. Parentela di sangue. Non aveva rilevanza per il
diritto perché la cognatio non aveva rilevanza per esempio nell’eredità al
contrario dell’ adgnatio che ce l’aveva. Nell’eta classica la cognizione
guadagnerà importanza e l’adgnatio la perderà.
Quando la figlia si sposava lei usciva dal legame agnatizio col padre e andava a
formare il legame agnatizio con il marito. Esce dalla “familia proprie iure” ma
rimane cognata. Lei sarà adgnata della famiglia del marito. Questa è una
disgiunzione tra cognatio e adgnatio e lo stesso vale per esempio per l’adozione.

27 settembre

POTERI DEL PATER FAMILIAS:


1) decideva se accettare o no i figlia della famiglia, poteva “esporrere” i figli,
ovvero abbandonati in strada. Questo potere non aveva limitazioni ma una
legge di Romolo (che è una lex regia) limitò il potere del padre perché chi
abbandonava figli maschi o la prima figlia femmina avrebbe subito la conquista
da parte dello Stato di metà del proprio patrimonio. I maschi non si potevano
abbandonare perché servivano per l’esercito.
2) Diritto di vita o di morte sui figli. Padre poteva condannare a morte i propri
figli. Questo potere si poteva esercitare nei confronti dei figli maschi qualora
avessero commesso dei crimini contro lo stato. Questo lo dovevano fare i padri
perché le strutture dello stato non erano tanto sviluppate da riuscire a difendere
la propria integrità, da qui la delega dei pater familias di difendere lo stato nel
caso i figli compiessero crimini di stato. Il padre poteva esercitare questo diritto
di vita e di morte (ius vitae ac necis) anche sulle figlie femmine che potevano
essere uccise dal padre qualora avessero perduto la pudicizia (rapporti sessuali
senza essere sposate).
3) Scegliere il coniuge dei propri figli. Il matrimonio richiedeva il consenso dei
due nubendi (quelli che si dovevano sposare) e dei due padri. Erano matrimoni
combinati perché occorreva l’accordo tra le famiglie.
4) Diritto di vendere i figli (ius vendendi). Padre poteva vendere il proprio figlio a
un altro pater. Questa vendita veniva fatta quando il pater aveva dei debiti verso
un altro pater e non era in grado di ripagarli. Allora questo pater poteva venderli
e il figlio e la figlia avrebbero lavorato per l’altro pater fino a lavorare per
risanare il debito. Una voglia che il figlio ripagava il debito del pater, il pater che
lo aveva ricevuto aveva un obbligazione morale di manomettere il figlio per farlo
tornare al pater familia originario. Se questo pater non lo faceva, dal punto di
vista giuridico non gli succedeva niente.
Gaio ci riferisce queste notizie anche se ai suoi tempi non esisteva più il diritto di
vendere i figli. Gaio ci dice che questi figli erano acquistati come persone in
mancipio, perché questi figli erano dei libri che erano entrati nel mancipium di un
altra persona che non era il loro pater. Il figlio veniva manomesso con una
manomessio vindicta, e il figlio tornava sotto il suo pater (sotto patria potestas), non
diventava libero. I padre poteva comunque rivenderlo. Poi nelle 12 tavole compare
una nuova legge “se il padre vende il figlio per tre volte, il figlio sia liberato
dalla potestà paterna” (questo è un mos maiorum), il figlio liberato dalla patria
potesta diventa sui iuris. Per quanto riguarda le figlie femmine: dopo le 12 tavole ci
fu un caso pratico in cui una figlia doveva essere liberata ma non si sapeva cosa
sarebbe successo e i giuristi (ovvero i pontefici) diedero una loro interpretazione. I
pontefici dissero che il versetto delle 12 tavole parlava del figlio maschio quindi se
la figlia femmina veniva venduta, bastava una sola vendita e la figlia era
definitivamente liberata dalla potestà paterna.

MODI DI ACQUISTO DELLA PATRIA POTESTAS


1) nascita del figlio dalla moglie attraverso il matrimonio. Il figlio che nasce da una
donna non sposata non è sotto la patria potestas. Questo figlio che nasce è sui
iuris, non è inserito in nessuna famiglia. Almeno dopo 7 mesi dall’inizio del
matrimonio deve nascere il figlio per essere considerato legittimo. È legittimo
anche quando nasce entro i 10 mesi dopo il divorzio.
2) Adozione era di due tipi:
A) Adrogazio: adozione di un pater familia da parte di un altro pater. Si potevano
adottare solo maschi. Es. pater 1 poteva adottare parter 2, e pater 2 aveva tutti i
suoi figli e andavano tutti sotto la potestà del pater 1. Si svolgeva in forma
pubblica davanti ai comizi curiati, comizi che non si occupava di leggi di diritto
publico ma si occupavano di atti di diritto privato. Nei comizi curiati c’erano
saltato i pater familias in eta arcaica. Col passare del tempo i comizi curiati
perdono importanza e non ci sono più tutti i pater ma soltanto i 30 lettori (cosi
chiamati) rappresentanti delle curie. Il pater che adottava doveva avere almeno
60 anni, non doveva avere figli legittimi e doveva essere più vecchio
dell’adottato. Serviva a dare una discendenza a chi non l’aveva. La
discendenza serviva per il patrimonio ereditario. Adrogazio era un modo per
nominare il proprio erede. I comizi curiati avevano la competenza di occuparsi
dei testamenti e degli atti di adrogazio.
B) Adoptio: era l’adozione non di un pater ma di un figlio altrui. Un pater adottava
un figlio o figlia altrui. L’adottante poteva avere già anche dei figli. Figlio per
poter essere adottato doveva essere liberato dalla patria potestas del suo vero
padre. Normalmente l’adozione avveniva per soldi. Come si svolgeva l’atto di
adozione? La patria potestas si estingueva con 3 vendite del figlio. L’atto che
serviva per vendere il figlio era la mancipatio. Allora il padre originario lo dava al
pater che voleva adottarlo che poi fa una mancipatio, questo avviene per 3 volte
(3 mancipatio e 2 manomissioni) fino a che viene estinto il legame adgnatizio
con il padre originario, allora le due parti vanno davanti al pretore per fare una
in iure cessio (finto processo sulla proprietà) dove l’attore il pater che vuole
adottare dice in giudizio che il figlio è il suo. Pretore glielo assegna e l’atto viene
completato.

ESTINZIONE DELLA PATRIA POTESTAS


1) morte del padre. Finisce la famiglia proprie iure. E tutti i figli diventano sui iuris,
era una famiglia detta degli adgnati (familia commun iure).
2) Caduta in prigionia del pater o figlio. Se una persona diventava prigioniera
dei nemici perdeva lo stato libertatis che faceva venire meno tutto il resto. Il
pater che è in prigione perde la patria potestas. Stesso accade se il figlio
cedeva in prigionia.
3) Mutamento di cittadinanza del padre o del figlio. Padre che diventa cittadino
di un altra città diventa straniero e perde lo status civitas e la patria potestas
non potevano avercela gli stranieri (neanche i latini).
4) Emancipazione del figlio. Il figlio veniva liberato volontariamente dal padre.
Per liberarlo (vuole renderlo soggetto sui iuris) il padre deve rompere il legame
adgnatizio, il padre per farlo ha bisogno di un amico perché c’è bisogno delle tre
vendite per estinguere la patria potestas. Ma l’amico non faceva la
manomissione perché senno manteneva con questo figlio dei legami ma lo
rimancipa indietro, fa una quarta mancipatio al pater originario e allora il pater
originario fa la manomissione finale e quindi il figlio ha “piccolo" legame col
padre (capire questo piccolo legame). Per riassumere lo svolgimento era: Tre
mancipatione, due manomissione e una remancipazione fatta al contrazoine e
infine c’è la manomissione del padre originario. Questo figlio non ha eredità

CAPITIS DEMINUTIO è la diminuzione di uno status. E ce ne sono 3:


1) Maxima: perdita dello status libertatis. Libero diventa schiavo.
2) Media: perdita della cittadinanza. Cittadino diventa straniero.
3) Minima: perdita dello status familiae. a) Da sui iuris a alieni iuris. Quando
avviene l’adrogatio e matrimonio di donna sui iuris. b) Un altro caso quello
della emancipatio perché l’emanciatio non è una promozione del figlio, ma
comporta una esclusione. Figlio è escluso dalla eredità. c) l’ultimo caso di
capitis deminutio minima è il caso della figlia che si sposa.

1 ottobre

Poena cullei: figlio che aveva ucciso il pater veniva chiuso in questo sacco di cuoio
con 4 animali: cane, gallo, vipera e scimmia. Sacco era attaccato a un bue che
attraversava tutta Roma e poi il sacco veniva gettato nel Tevere.
[Romani tendevano a sposarsi a 30 anni i maschi e 20 le donne, scoperto da Saller
dallo studio sulle lapidi. Dato che l’età media di vita era 50 anni e Saller dice che se
un uomo si posava a 30 e moriva a 50 anni i figli già a 20 anni arrivava a una
condizione di sui iuris. Quindi ci sta dicendo che la patria potestas non durava
tanto].

LIMITATA CAPACITA’ DI AGIRE DEI FIGLI E DEGLI SCHIAVI


1) responsabilità di natura penale: se un figlio compiva un illecito penale\delitto,
per pagare la pena ne rispondeva il pater che era obbligato a pagare la pena
per i delitti commessi dagli schiavi e dai figli. La pena poteva essere a volte
molto elevata rispetto al valore del figlio o dello schiavo, e il pater se voleva
invece di pagare la pena poteva consegnare lo schiavo o il figlio al soggetto
leso (consegna a noxa=danno),si parla di principio della nossalità.
2) responsabilità di natura non penale: regola generale: i debiti non vincono i
padri finché è vivo. Il padre non risponde. un figlio\schiavo andava in banca e
chiedeva un prestito in denaro. Figlio sperperava tutti i soldi in vizi e non è in
grado di restituirli. Allora il banchiere va a chiedere i soldi a quel figlio ma il figlio
non ha capacità giuridica e non può essere chiamato in giudizio allora il
banchiere si rivolge al padre e: in eta arcaica il padre non era obbligato a
pagare e restituire i soldi, però se pagava il pagamento era valido, non avrebbe
poi potuto riavere indietro quello che aveva pagato (obbligazioni naturali, per
cui il debitore non può essere citato in giudizio perché non aveva un
obbligazione civile, ma è debitore naturalmente: se vuol pagare paga, se non
vuole non viene citato in giudizio, se però paga quel pagamento non può essere
annullato). Quindi poca gente prestava i soldi ai figli. In eta repubblicana
abbiamo una nuova norma: obbligazioni sono civili ma il vincolo non è
esecutivo finché sussiste la patria potestas. Solo alla morte del padre, il figlio
sarà sui iuris e potrà essere chiamato in giudizio, per rispondere a quel prestito.
C’erano dei figli molto indebitati e uccidevano i padri per entrare in possesso del
patrimonio per liberarsi dai debiti. In eta imperiale: nel circa 70 d.c. c’è un
senato consulto Macedoniano e le obbligazioni tornano ad essere naturali.
3) Responsabilità di natura non penale. Regole particolare: pater se voleva in
alcuni casi poteva impegnarsi a pagare i debiti contratti da figli e schiavi. Poteva
farlo in due modi: responsabilità adiettizia\illimitata : pater risponde di debiti
contratti da figli e schiavi in due casi: 1. se c’era stata un praepositio, ovvero il
pater aveva messo a capo\preposto il figlio o lo schiavo a una sua impresa, a
questo punto il pater rispondeva illimitatamente dei debiti contratti dal figlio o
dallo schiavo nell’esercizio dell’impresa. Se l’impresa era marittima si chiamava
actio exercitoria il processo con cui si citava in giudizio il pater. Se era un
impresa terrestre si chiamava actio institoria. 2. in presenza di peculio,
insieme di beni o danaro che il padre se voleva assegnava al proprio
figlio\schiavo. Peculium profeticium, si chiamava cosi quando questi
beni\danaro veniva dal padre. Peculium castrense, compenso dei figli soldati.
Peculium quasi castrense, compenso perché era difendente
dell’amministrazione imperiale. Proprietà del peculium era del padre. Era un
guadagno dei figli ma era gestito dal padre. Figlio o schiavo contraeva debiti il
padre poteva essere chiamato a giudizio con actio de peculio, responsabilità
limitata, figlio aveva un peculio di 100 e contraeva un debito di 200 allora se il
padre veniva citato in giudizio poteva restituire 100 al creditore. Poteva
succedere che c’erano 6 pater che volevano fare un impresa in comune, allora
acquistano uno schiavo in comune e gli danno un peculio a questo schiavo:
capitali, terra, altri schiavi che fanno parte del peculio. In questo modo si
realizza una società di capitali; lo schiavo viene chiamato schiavo manager e ha
sotto il suo peculio degli schiavi vicari. Lo schiavo manager può conferire dei
peculi a questi schivi vicari. Il peculio dello schiavo manager è chiamato peculio
madre.

MATRIMONIO ROMANO (IUSTAE NUPTIAE)


Matrimonio romano diverso dal nostro. Matrimonio nostro nasce da un atto
costitutivo. Nel matrimonio romano no atto costitutivo. Matrimonio romano si
basava sulla coabitazione (dato di fatto) e affectio maritalis (intenzione dei due di
considerarsi marito e moglie). Effetto principale del matrimonio romano: i figli che
nascevano erano figli legittimi, entravano nella famiglia del pater. Era un
matrimonio cum manu: la figlia che si sposa esce dalla famiglia del suo pater ed
entra nella famiglia del pater del suo marito. I due si sposavano e abitavano ma
occorreva che la donna entrasse nella famiglia del marito quindi si compiva un atto
che serviva all’acquisto della manus. Questo atto si chiamava conventio in
manum, che non era l’atto costitutivo del matrimonio ma era l’atto che in
coincidenza dell’inizio del matrimonio si faceva per permettere l’acquisto della
manus. Conventio in manum si faceva:
1) Confarreatio: si andava davanti al pontefice massimo e compivano una serie di
riti, seduti su una sedia di pecora, 3 giri intorno all’altare, si scambiavano un
segno di mano, spezzavano una focaccia di farro, sposa vestita di rosso. A
questo punto la donna passava nella famiglia del marito. Questo era usato dai
patrizi.
2) Coemptio: marito della donna acquistava la manus di questa donna, era una
mancipatio. Era usata dai plebei.
3) Usus: il marito acquistava la manus attraverso la coabitazione contratta per più
di un anno (usocapione applicata alla manus)
Condizione moglie in manu: condizione di figlia del marito. Moglie e il loro figlio
sono sullo stesso piano. Se invece è ancora vivo il pater del marito allora il figlio
(marito) e moglie sono sullo stesso piano.
Figlia che si sposava portava una dote perché uscendo dalla sua famiglia perde
l’eredità del padre che allora gli viene data una dote, somma di danaro che la
donna porta con se dalla famiglia di origine alla famiglia del marito.
Titolare della manus poteva uccidere la donna se lei aveva compiuto un
adulterio scoperto dal titolare in flagrante o se avesse bevuto vino. Si
potevano sposare i puberi, sani di mente e liberi e cittadini. Stranieri non si
sposavano con i romani. Non devono avere cognatio e adgnatio in linea retta e
collaterale entro il quarto grado.
Esisteva il divorzio (si parla di ripudio perché era un divorzio imposto dal marito
mentre il divorzio vuol dire che può essere richiesto anche dalla moglie). Ripudio
doveva essere per giusta causa sennò doveva dare alla moglie metà del suo
patrimonio e l’altra metà doveva darla allo stato. Le valide ragioni per fare il ripudio
era stabilito dall’ordinamento: se questa avesse avvelenato la prole., commesso
adulterio non flagrante (quello flagrante punito con la morte), se la donna avesse
sottratto le chiavi della cantina (perché magari voleva bere vino). Marito poteva
avere rapporto sessuali fuori dal matrimonio. Quindi adulterio solo per le donne.
Con il passaggio all’età classica si crea un matrimonio sine manu: le donne
aspirano una maggiore libertà, non vogliono la manus. Le donne se sono sui iuris
vogliono rimanere sui iuris mentre se sono soggette al padre vogliono rimanere
sotto il loro pater. Viene inventato il trinoctium: donna andava ad abitare evitando
la manus del pater. Quindi per evitare l’usus, (un anno di abitazione portava alla
manus del pater del marito) prima che si compisse un anno la donna allora si
allontanava dall’abitazione per tre notti per far cadere l’usus quindi nasce un nuovo
matrimonio che chiamiamo sine manus. Nel matrimonio sine manus le donne sono
sui iuris appena muore il padre. A questo punto le donne poteva essere ricche
allora viene emanata la Lex Oppia (215 a.c.): legge suntuaria sul lusso dove le
donne non potevano portare addosso più di un grammo d’oro circa. Nel 169 a.c.
viene emanata la legge lex Voconia dove le donne non possono essere eredi per
testamento da chi sia in prima classe di censo.

Legislazione AUGUSTEA IN MATERIA DI MATRIMONIO:


1) Lex Iulia nel 18 a.c.
2) Lex Papia nel 9 d.c.
Queste due leggi insieme hanno stabilito che gli uomini tra 25 e 60 anni e le donne
tra 20 e 50 dovessero sposarsi. Se non si sposano sono chiamati caelibes, che
sono coloro che perdono la capacità di ereditare. Chi non si sposa perde la
capacità di ereditare. Se si sposano non generano figli sono chiamati orbi, ovvero
che ereditano metà di quanto gli spetta. Alle donne sposate che generano almeno 3
figli se ingenue o 4 se liberte sono esonerate dalla tutela. Non hanno più tutore.
Acquistano la capacità d’agire. Questo dono era chiamato ius liberorum.
3) lex Iulia de adulteriis (18 a.c.) che parla della materia sull’adulterio. Adulterio
era regolato da mores. Augusto stabilisce che l’adulterio sarà un reato che verra
giudicato da giudici, senatori che infliggeranno la sanzione. La sanzione: marito e
padre della donna hanno l’obbligo di denunciare l’adulterio al tribunale. Se non lo
fanno entro 60 giorni potranno essere incriminati loro stessi per lenocinio (coloro
che gestiscono la prostituzione). Una volta denunciati, donna e amante si dovranno
difendere in tribunale perché sennò la relegazione su un isola è la pena che veniva
inflitta sia alla moglie che all’amante. Il marito non può più uccide la moglie ma può
uccidere l’amante solo se è uno schiavo o liberto o infame (colui che era
condannato ad infamia che erano i falliti), solo il padre se coglie la figlia in
fragranza può uccidere.
Antonino Pio nel secondo secolo stabilì che se il marito avesse ucciso la moglie
adultera avesse conseguito ad una pena più lieve della morte (relegazione su un
isola o lavoro forzato). La pena di questo genere era l’esilio nell’età dei severi.
Legge Burbundu (…)
Giustiniano dice che il marito non può uccide la moglie ma il marito può uccidere il
complice della donna a condizione che gli mandi tre diffide scritte (un romano che
sa che la moglie commette adulterio il romano deve mandare la raccomandata
all’amando avvisandolo che l’avrebbe ammazzato, alla terza volta può
ammazzarlo).
Codice penale (1930) chiamato codice Rocco siamo nel periodo di Mussolini. Il
Codice Rocco prevedeva che il marito che avesse ucciso la moglie adultera e
sposata o il padre che avesse ucciso la propria figlia adultera e sposata o il fratello
che avesse ucciso la sorella, e questi avessero ucciso l’amante queste persone
avevano compiuto un omicidio per causa d’onore che era punito per una pena da 3
o a 7 anni.

4 ottobre
MATRIMONIO IN ETA POSTCLASSICA
Con il cristianesimo si iniziò con un rito iniziale per distinguere il matrimonio dal
concubinato. Per quanto riguarda il divorzio; può aversi anche per volontà della
moglie. Si fissano nuove cause per il divorzio: per giusta causa (per quanto
riguarda il marito: moglie commette adulterio o condannata per reati come
l’avvelenamento o che la moglie intrattenesse attività di mezzana, tenesse un
bordello. Le giuste cause per la moglie: marito che la induce a prostituirsi, marito
condannato per suicidio e qualora il marito tenesse una concubina fissa). Dal punto
di vista economico dopo il divorzio di giusta causa da parte della moglie, la moglie
aveva il diritto di portarsi via la dote. Se non c’era giusta causa la moglie perdeva la
dove e viceversa se il marito divorziava per giusta causa si poteva tenera la dote il
marito.

TUTELA
Persone assoggettate a tutela:
1) donne puberi sui iuris
2) Puberi sui iuris (minori a sui iuris, fino a 12 per femmine, fino 14 per maschi).
A 14 anni il maschio acquistava la capacità d’agire ed usciva dalla tutela mentre
le femmine con il compimento del 12 anni uscivano dalla tutela dei minori e
ricadevano nella tutela sulle donne. Quindi la femmina sui iuris era sempre
assoggettata a tutela.

Il tutore degli impuberi:


1) tutore legittimo (agnato di grado prossimo, più vicino: adgnatus Proximus).
Morto il padre il tutore può farlo il fratello che è l’agnato più vicino. Dopo il 6
grado non ci sono più agnati.
2) Tutore testamentario; il pater morendo poteva nominare un tutore per i suoi
figli impuberi, al posto di farlo succedere al tutore legittimo.
3) Dal terzo secolo a.c. nuova forma di tutore per chi non aveva quello legittimo:
per la lex atilia si istituì il tutore atiliano nominato dal pretore, poi nel principato
nominato dai consoli. Tutore legittimo svolgeva una funzione potestativa
(perchè il tutore legittimo amministrava il patrimonio del pupillo per in parte
proteggerlo ma in parte anche per un interesse proprio. Se il pupillo fosse morto
l’erede sarebbe stato l’agnato prossimo che è il tutore) mentre il tutore atiliano
svolgeva una funzione protettiva (proteggere il pupillo, evitare che amministri
male il suo patrimonio).
Il libero impubere sui iuris prima della lex atilia aveva come tutore il patrono perché
non aveva agnati, la famiglia del libero non esiste.

Poteri del tutore in eta arcaica:


1) proprietà funzionale
Poteri del tutore in eta classica:
1) gestio per infantes: tutore ha la gestione del patrimonio del pupillo. Gli infantes
sono coloro che non sanno parlare (fino a 7 anni).
2) auctoritas per infantia maiores: per i bambini con più di 7 anni il tutore poteva
anche ratificare eventuali atti compiuti dal pupillo da solo. Il pupillo poteva
compiere atti, comperare o vendere qualcosa. Questo atto compiuto da un
infantia maior era considerato un atto incompleto che poteva essere completata
da una ratifica (chiamata auctoritas), approvazione successiva compiuta dal
suo tutore. Quindi era un atto compiuto dal ragazzo ma rettificato dal tutore. Se
la ratifica non giungeva l’atto restava incompleto ed inefficace.

Tutela sulle donne: donne incapaci di agire e avevano sempre la tutela. Anche in
eta arcaica le donne sui iuris compivano i loro atti ma avevano bisogno della
auctoritas (ratifica) del tutore per lo ius civile. Donna amministra il suo patrimonio
ma ha sempre bisogno dell’aiuto del tutore. In eta classica c’è la progressiva
emancipazione femminile, le donne conquistano un crescente potere. Nasce e si
sviluppa lo ius honorarium in eta classica e le donne furono ritenute capaci di agire
per lo ius honorarium. Con lo ius honorarium si abolisce il tutore legittimo e
rimane il tutore atiliano e si introduce la possibilità per le donne di scegliersi da
sole il tutore, il tutore optivo. In eta post classica il tutore sulle donne è ormai
scomparso, le donne hanno piena capacità d’agire. In eta post classica la madre
può essere nominata tutrice dei propri figli impuberi (a cui è morto il padre). Morto il
padre il tutore può essere la madre che deve chiederlo all’imperatore.
Le persone incapaci di intendere e di volere avevano un curatore, avevano un
bisogno di un aiuto. Non avevano capacita di agire. Quelli che non avevano
capacità di intendere e di volere erano i:
1) furiosi sui iuris: i pazzi
2) Prodigi sui iuris: coloro che sperperano il patrimonio. Hanno le mani bucate.
Curatore, in origine era l’agnato prossimo, mentre ora è nominato dal pretore.

Altro tipo di curatela:


3 secolo a.c. e parliamo di adolescenti: maschi sui iuris di età compresa tra 14 e
25 anni. Questi adolescenti avevano la capacità giuridica e la capacità d’agire, se
sani di mente. Questo principio viene messo in discussione nel 3 secolo perché si
inizia a dubitare che degli adolescenti sui iuris siano effettivamente capaci di agire.
Per ius civile gli adolescenti erano capaci di gestire il patrimonio (capacità d’agire).
Viene approvata una legge nel terzo secolo “lex leatoria de circumscriptione
adulescentium”, questa legge dice che l’adolescente se compie un atto da solo e se
ritiene di essere stato imbrogliato, si sente imbrogliato, allora può tirarsi indietro. La
legge prevede una apposita “restituito in integrum” , ovvero il giovane che ha fatto
un negozio giuridico e lo ha integralmente eseguito, se si pente può chiedere la
recessione dell’atto, può chiedere di restituire quello che ha ricevuto e farsi ridare
quello che ha dato. Il giovane deve andare dal pretore e dirgli che si è pentito. La
seconda opzione è quella del giovane che ha venduto la casa ma non l’ ha ancora
consegnata. Il giovane si è pentito e ha ancora la casa. Fino a che l’altro non gli
crede l’esecuzione, il giovane non esegue ed è felice. L’acquirente chiede
l’esecuzione e se non accetta il giovane allora l’acquirente lo citerà in giudizio e il
giovane in quel caso dovrà essere tutelato “exceptio legis laetoriae”, questo
consente al giovani di opporsi all’esecuzione del contratto che resterà ineseguito,
tutto questo se il giovane si pente. Lex letoriae dice che se il giovane vuole fare
negozio può farsi affiancare da un curatore e se il negozio viene fatto con questo
curatore non ci si può più tirare indietro. Curatore dei minori di 25 anni che è un
ausilio e se il negozio viene fatto con l’ausilio del curatore non ci si può più tirare
indietro.

NEGOZIO GIURIDICO
Diritto distingue i fatti (accadimenti naturali) e gli atti (sono umani). Ci possono
essere atti con rilevanza giuridica e non. I negozi giuridici sono degli atti, sono dei
sottotipi di atti. I negozi giuridici sono dei particolari atti giuridici in cui la volontà del
soggetto e non solo sul compimento dell’atto in sé ma è anche sulle sue
conseguenze, ovvero la persona fa degli atti per determinare degli effetti.
Quindi negozio giuridico è un atto di autonomia privata. Es. di negozio giuridico è
il contratto. Esistono negozi unilaterali (fatti da uno come per esempio il
testamento), bilaterali (come contratto fatto da due parti), plurilaterali (fatti da più
parti).
Negozio deve avere presupposto fondamentale: capacità d’agire del soggetto
che lo compie. Colui che agisce può farsi rappresentare: esiste rappresentanza
diretta (il rappresentante agisce in nome e per conto del rappresentato, il
rappresentato dice al rappresentante di andare e compiere un certo negozio. Il
rappresentato conferisce al rappresentante la cosi detta procura) e indiretta (il
rappresentante agisce in nome proprio ma per conto del rappresentato. Non nasce
dalla procura, perché la rappresentanza indiretta nasce da un contratto che si
chiama mandato e il rappresentato si chiama mandato e mandatario è il
rappresentante). I romani non conoscevano la rappresentanza diretta, esisteva solo
la rappresentanza indiretta. Esistevano due tipi di rappresentanza indiretta:
volontaria e legale (dei tutori e dei curatori).

Per esistere il negozio necessita di alcuni elementi essenziali:


1) volontà: volontà del soggetto che realizza degli effetti. In alcuni casi la volontà
è recettizia, ovvero la volontà deve arrivare a una controparte. Se la volontà
non giunge il negozio non è concluso. Es. accettazione della proposta
contrattuale (ti chiedo se vuoi comprare la casa a 100, tu devi rispondere,
accettarla o no, ed è recettizia, ovvero la risposta deve rispondere l’altra parte).
Ci sono manifestazioni di volontà che non sono recittizie per esempio l’eredità.
Problema della manifestazione della volontà può essere che non sia tanto
chiara: può essere un problema quando un testo negoziale ha oggettivamente
più di un significato. Bisogna interpretarlo. Es. io ho due terreni e ne vendo uno.
Ma qual’è dei due quello che ho venduto? Per interpretarlo o le due parti sono
d’accordo che anche se dal testo non si capisce è stato venduto il terreno A (le
parte concordemente hanno dato un significato soggettivo ad un testo) oppure
se le parti non stabiliscono un senso comune, in questo caso si può andare dal
giudice che cerca di stabilisce un significato della volontà.
2) Causa: negozio deve avere una causa, che è la ragione giustificatrice oggettiva
del negozio, è la funzione sociale oggettiva del negozio, è lo scopo pratico
tipico. La causa è qualcosa di oggettivo che si distingue dai “motivi” che sono
soggettivi. La causa è l’ultimo dei motivi, per il quale il negozio viene fatto. (es la
causa per cui vengo la Ford Ka è vedere sul tavolo i 500euro, mentre tipo
vedere per comprare la jeep è un motivo). La causa inerisce alla struttura del
negozio, la causa è del negozio. Causa è elemento essenziale, se non c’è il
negozio è nullo. Ai fini della validità del negozio occorre la causa non i motivi.
Causa fa parte della struttura del negozio. Stesso vale per la controparte che
da 500 euro per una causa, fa una pagamento per causa perchè vuole la
macchina. Quindi se paga e non gli viene data la macchina che è la causa
allora diventa un pagamento senza causa e quindi il pagamento può essere
ripetuto, ovvero richiesto indietro, deve ridargli i 500 euro. Ci sono negozio
casuali (dove la causa traspare dalla struttura del negozio, la causa si vede.
Es. compravendi: dove la causa è il prezzo. A Roma il negozio causale per
eccellenza è la mancipatio o la stipulazio) e negozio astratti (la causa non
traspare dalla struttura del negozio. Es. la cambiale, o l’assegno).
3) Contenuto: che l’oggetto del negozio ed deve essere lecito, possibile,
determinato o determinabile. Contenuto deve essere possibile (es. non posso
vendere una parte di cielo), lecito (es. non posso vendere un bordello). Deve
essere determinato (quando es. ho due pezzi di terreni e ne vendo uno) e
determinabile (il terreno verrà determinato).
4) Forma: è un elemento speciale perché non serve a tutti i negozi. È
l’ordinamento che stabilisce quali negozio sono formali. Se non è rispettata la
forma prevista dall’ordinamento il negozio è nullo.

Lunedì 8 ottobre

ELEMENTI ACCIDENTALI: ovvero la mancanza non porta alla nullità, possono


non essere previsti.
1) condizione: è un fatto futuro e oggettivamente incerto dal quale dipendono gli
effetti del negozio giuridico. È un fatto futuro, che deve ancora accadere ed è
oggettivamente incerto, ovvero che è impossibile sapere se si verificherà o no.
La condizione può essere sospensiva (è quella che sospende gli effetti del
negozio finché non si verificherà il fatto. Se si verificherà il negozio produrrà i
suoi effetti altrimenti no. Es. prometto di darti 100 se la nave verrà dall’Asia.
Vende la seta al prezzo di 100 prima che arrivi. Se arriva la consegno ma se
non arriva devo ridargli 100 più tutti i danni eventuali che fa quello che non
riceve la seta. L’ordinamento mi da la tutela di inserire una condizione
sospensiva: che dice io prometto di venderti la seta se la nave arriverà
dall’Asia. Venderò la seta solo se la nave arriverà dall’Asia. Questo non
produce effetti immediati, si dice che il negozio è sottoposto a condizione
sospensiva, quindi il negozio è sospeso. La condizione sospensiva si dice
che “pende” finché non si sa se si verificherà o no. L’ordine è: condizione
pende, il negozio è sospeso e infine gli effetti non si producono finche la
condizione pende. Se la condizione si verifica, il mio negozio, che è già
valido, va a produrre efficacia. Se la nave non arriva il negozio si dice che
è inefficace. Esistono condizione sospensive negative, es. compro la tua seta
se la nave non arriva. La condizione sospensiva può essere casuale, se
dipende dal caso, o potestativa, es. prometto di darti 100 se ti laureerai in
giurisprudenza, in questo caso è una condizione sospensiva potestativa
positiva. Esiste anche la condizione mista; un po casuale e un po potestativa.
Es. ti darò 100 se non manometterai mai lo schiavo Stico: questa è una
condizione sospensiva negativa potestativa. Finché non c’è certezza che ciò
si verificherà il negozio rimane in sospeso. Quindi qui c’è un Problema perché
resterà sempre sospesa questa condizione finché a chi è indirizzata la
condizione è in vita. Quindi i giuristi per risolvere questo problema della
condizione sospensiva potestativa negativa si sono inventati un negozio “Cautio
Muciana”, che prevede; il soggetto destinatario della prestazione riceve subito
la prestazione. L’obbligato da esecuzione subito anche se il negozio è sospeso
ma il beneficiario promette di restituire i beni ottenuti se egli farà venire meno la
condizione) o risolutiva (è un fatto futuro e oggettivamente incerto che fa venir
meno gli effetti del negozio. Il negozio non è sospeso ma è immediatamente
efficace e se si verifica la condizione il negozio diventerà inefficace. Es. mi
serve della seta, nave carica di seta. La nave non sta arrivando e tra due giorni
ho la consegna. Allora può comprare della seta da uno ma se arriva la sua nave
ridà la seta a quello e si riprende i soldi: questa è una condizione risolutiva
positiva casuale, il negozio qua è immediatamente efficace e se si verifica la
condizione il negozio è inefficace. I romani non conoscevano la condizione
risolutiva; quando dovevano realizzarla facevano un negozio puro, non
condizionato, ma se ne avevano bisogno aggiungevano al negozio puro un
patto risolutivo sottoposto a condizione sospensiva, realizzavano la condizione
risolutiva aggiungendo al negozio puro un patto. Patto risolutivo è la risoluzione
di un negozio. Es. contratto di locazione. La risoluzione avviene se arriverà la
nave che è la condizione sospensiva del patto risolutivo).
2) Termine: fatto futuro e certo, anche se non si sa quando si verificherà (es.
quando morirà mia nonna).
3) Modo: il donante può imporre ad un donatario un piccolo onere.

VIZI DELLA VOLONTA’:


1) Errore: vado in gioielleria per comprare un anello d’oro. Entro e lo compro a
100 euro pensando che fosse d’oro anche se non era scritto però dico: “bello
quell’anello d’oro!”. Vado a casa e mi accorgo che non era d’oro l’anello.
L’errore deve essere essenziale e riconoscibile dall’altra parte, l’altro si deve
accorgere che stavo sbagliando, per esempio da quello che ha detto appena
entrato. Quindi in questo caso può restituire l’anello riprendersi i soldi. Per i
romani l’errore deve essere grave sulle qualità dell’oggetto o sulla qualità
dell’altra persona. L’errore sono io che lo compio, errore mio
2) Violenza: qualcuno induce a chiudere il negozio con la violenza intesa come
minaccia.
3) Dolo: è un errore indotto dalla controparte. (es. entro e il commesso dice: “che
bello quell’anello d’oro” anche se non è d’oro).

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