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ESTINZIONE DELLA PATRIA POTESTAS

1) morte del padre. Finisce la famiglia proprie iure. E tutti i figli diventano sui iuris,
era una famiglia detta degli adgnati (familia commun iure).
2) Caduta in prigionia del pater o figlio. Se una persona diventava prigioniera
dei nemici perdeva lo stato libertatis che faceva venire meno tutto il resto. Il
pater che è in prigione perde la patria potestas. Stesso accade se il figlio
cedeva in prigionia.
3) Mutamento di cittadinanza del padre o del figlio. Padre che diventa cittadino
di un altra città diventa straniero e perde lo status civitas e la patria potestas
non potevano avercela gli stranieri (neanche i latini).
4) Emancipazione del figlio. Il figlio veniva liberato volontariamente dal padre.
Per liberarlo (vuole renderlo soggetto sui iuris) il padre deve rompere il legame
adgnatizio, il padre per farlo ha bisogno di un amico perché c’è bisogno delle tre
vendite per estinguere la patria potestas. Ma l’amico non faceva la
manomissione perché senno manteneva con questo figlio dei legami ma lo
rimancipa indietro, fa una quarta mancipatio al pater originario e allora il pater
originario fa la manomissione finale e quindi il figlio ha “piccolo" legame col
padre (capire questo piccolo legame). Per riassumere lo svolgimento era: Tre
mancipatione, due manomissione e una remancipazione fatta al contrazoine e
infine c’è la manomissione del padre originario. Questo figlio non ha eredità

CAPITIS DEMINUTIO è la diminuzione di uno status. E ce ne sono 3:


1) Maxima: perdita dello status libertatis. Libero diventa schiavo.
2) Media: perdita della cittadinanza. Cittadino diventa straniero.
3) Minima: perdita dello status familiae. a) Da sui iuris a alieni iuris. Quando
avviene l’adrogatio e matrimonio di donna sui iuris. b) Un altro caso quello
della emancipatio perché l’emanciatio non è una promozione del figlio, ma
comporta una esclusione. Figlio è escluso dalla eredità. c) l’ultimo caso di
capitis deminutio minima è il caso della figlia che si sposa.

1 ottobre

Poena cullei: figlio che aveva ucciso il pater veniva chiuso in questo sacco di cuoio
con 4 animali: cane, gallo, vipera e scimmia. Sacco era attaccato a un bue che
attraversava tutta Roma e poi il sacco veniva gettato nel Tevere.
[Romani tendevano a sposarsi a 30 anni i maschi e 20 le donne, scoperto da Saller
dallo studio sulle lapidi. Dato che l’età media di vita era 50 anni e Saller dice che se
un uomo si posava a 30 e moriva a 50 anni i figli già a 20 anni arrivava a una
condizione di sui iuris. Quindi ci sta dicendo che la patria potestas non durava
tanto].

LIMITATA CAPACITA’ DI AGIRE DEI FIGLI E DEGLI SCHIAVI


1) responsabilità di natura penale: se un figlio compiva un illecito penale\delitto,
per pagare la pena ne rispondeva il pater che era obbligato a pagare la pena
per i delitti commessi dagli schiavi e dai figli. La pena poteva essere a volte
molto elevata rispetto al valore del figlio o dello schiavo, e il pater se voleva
invece di pagare la pena poteva consegnare lo schiavo o il figlio al soggetto
leso (consegna a noxa=danno),si parla di principio della nossalità.
2) responsabilità di natura non penale: regola generale: i debiti non vincono i
padri finché è vivo. Il padre non risponde. un figlio\schiavo andava in banca e
chiedeva un prestito in denaro. Figlio sperperava tutti i soldi in vizi e non è in
grado di restituirli. Allora il banchiere va a chiedere i soldi a quel figlio ma il figlio
non ha capacità giuridica e non può essere chiamato in giudizio allora il
banchiere si rivolge al padre e: in eta arcaica il padre non era obbligato a
pagare e restituire i soldi, però se pagava il pagamento era valido, non avrebbe
poi potuto riavere indietro quello che aveva pagato (obbligazioni naturali, per
cui il debitore non può essere citato in giudizio perché non aveva un
obbligazione civile, ma è debitore naturalmente: se vuol pagare paga, se non
vuole non viene citato in giudizio, se però paga quel pagamento non può essere
annullato). Quindi poca gente prestava i soldi ai figli. In eta repubblicana
abbiamo una nuova norma: obbligazioni sono civili ma il vincolo non è
esecutivo finché sussiste la patria potestas. Solo alla morte del padre, il figlio
sarà sui iuris e potrà essere chiamato in giudizio, per rispondere a quel prestito.
C’erano dei figli molto indebitati e uccidevano i padri per entrare in possesso del
patrimonio per liberarsi dai debiti. In eta imperiale: nel circa 70 d.c. c’è un
senato consulto Macedoniano e le obbligazioni tornano ad essere naturali.
3) Responsabilità di natura non penale. Regole particolare: pater se voleva in
alcuni casi poteva impegnarsi a pagare i debiti contratti da figli e schiavi. Poteva
farlo in due modi: responsabilità adiettizia\illimitata : pater risponde di debiti
contratti da figli e schiavi in due casi: 1. se c’era stata un praepositio, ovvero il
pater aveva messo a capo\preposto il figlio o lo schiavo a una sua impresa, a
questo punto il pater rispondeva illimitatamente dei debiti contratti dal figlio o
dallo schiavo nell’esercizio dell’impresa. Se l’impresa era marittima si chiamava
actio exercitoria il processo con cui si citava in giudizio il pater. Se era un
impresa terrestre si chiamava actio institoria. 2. in presenza di peculio,
insieme di beni o danaro che il padre se voleva assegnava al proprio
figlio\schiavo. Peculium profeticium, si chiamava cosi quando questi
beni\danaro veniva dal padre. Peculium castrense, compenso dei figli soldati.
Peculium quasi castrense, compenso perché era difendente
dell’amministrazione imperiale. Proprietà del peculium era del padre. Era un
guadagno dei figli ma era gestito dal padre. Figlio o schiavo contraeva debiti il
padre poteva essere chiamato a giudizio con actio de peculio, responsabilità
limitata, figlio aveva un peculio di 100 e contraeva un debito di 200 allora se il
padre veniva citato in giudizio poteva restituire 100 al creditore. Poteva
succedere che c’erano 6 pater che volevano fare un impresa in comune, allora
acquistano uno schiavo in comune e gli danno un peculio a questo schiavo:
capitali, terra, altri schiavi che fanno parte del peculio. In questo modo si
realizza una società di capitali; lo schiavo viene chiamato schiavo manager e ha
sotto il suo peculio degli schiavi vicari. Lo schiavo manager può conferire dei
peculi a questi schivi vicari. Il peculio dello schiavo manager è chiamato peculio
madre.

MATRIMONIO ROMANO (IUSTAE NUPTIAE)


Matrimonio romano diverso dal nostro. Matrimonio nostro nasce da un atto
costitutivo. Nel matrimonio romano no atto costitutivo. Matrimonio romano si
basava sulla coabitazione (dato di fatto) e affectio maritalis (intenzione dei due di
considerarsi marito e moglie). Effetto principale del matrimonio romano: i figli che
nascevano erano figli legittimi, entravano nella famiglia del pater. Era un
matrimonio cum manu: la figlia che si sposa esce dalla famiglia del suo pater ed
entra nella famiglia del pater del suo marito. I due si sposavano e abitavano ma
occorreva che la donna entrasse nella famiglia del marito quindi si compiva un atto
che serviva all’acquisto della manus. Questo atto si chiamava conventio in
manum, che non era l’atto costitutivo del matrimonio ma era l’atto che in
coincidenza dell’inizio del matrimonio si faceva per permettere l’acquisto della
manus. Conventio in manum si faceva:
1) Confarreatio: si andava davanti al pontefice massimo e compivano una serie di
riti, seduti su una sedia di pecora, 3 giri intorno all’altare, si scambiavano un
segno di mano, spezzavano una focaccia di farro, sposa vestita di rosso. A
questo punto la donna passava nella famiglia del marito. Questo era usato dai
patrizi.
2) Coemptio: marito della donna acquistava la manus di questa donna, era una
mancipatio. Era usata dai plebei.
3) Usus: il marito acquistava la manus attraverso la coabitazione contratta per più
di un anno (usocapione applicata alla manus)
Condizione moglie in manu: condizione di figlia del marito. Moglie e il loro figlio
sono sullo stesso piano. Se invece è ancora vivo il pater del marito allora il figlio
(marito) e moglie sono sullo stesso piano.
Figlia che si sposava portava una dote perché uscendo dalla sua famiglia perde
l’eredità del padre che allora gli viene data una dote, somma di danaro che la
donna porta con se dalla famiglia di origine alla famiglia del marito.
Titolare della manus poteva uccidere la donna se lei aveva compiuto un
adulterio scoperto dal titolare in flagrante o se avesse bevuto vino. Si
potevano sposare i puberi, sani di mente e liberi e cittadini. Stranieri non si
sposavano con i romani. Non devono avere cognatio e adgnatio in linea retta e
collaterale entro il quarto grado.
Esisteva il divorzio (si parla di ripudio perché era un divorzio imposto dal marito
mentre il divorzio vuol dire che può essere richiesto anche dalla moglie). Ripudio
doveva essere per giusta causa sennò doveva dare alla moglie metà del suo
patrimonio e l’altra metà doveva darla allo stato. Le valide ragioni per fare il ripudio
era stabilito dall’ordinamento: se questa avesse avvelenato la prole., commesso
adulterio non flagrante (quello flagrante punito con la morte), se la donna avesse
sottratto le chiavi della cantina (perché magari voleva bere vino). Marito poteva
avere rapporto sessuali fuori dal matrimonio. Quindi adulterio solo per le donne.
Con il passaggio all’età classica si crea un matrimonio sine manu: le donne
aspirano una maggiore libertà, non vogliono la manus. Le donne se sono sui iuris
vogliono rimanere sui iuris mentre se sono soggette al padre vogliono rimanere
sotto il loro pater. Viene inventato il trinoctium: donna andava ad abitare evitando
la manus del pater. Quindi per evitare l’usus, (un anno di abitazione portava alla
manus del pater del marito) prima che si compisse un anno la donna allora si
allontanava dall’abitazione per tre notti per far cadere l’usus quindi nasce un nuovo
matrimonio che chiamiamo sine manus. Nel matrimonio sine manus le donne sono
sui iuris appena muore il padre. A questo punto le donne poteva essere ricche
allora viene emanata la Lex Oppia (215 a.c.): legge suntuaria sul lusso dove le
donne non potevano portare addosso più di un grammo d’oro circa. Nel 169 a.c.
viene emanata la legge lex Voconia dove le donne non possono essere eredi per
testamento da chi sia in prima classe di censo.

Legislazione AUGUSTEA IN MATERIA DI MATRIMONIO:


1) Lex Iulia nel 18 a.c.
2) Lex Papia nel 9 d.c.
Queste due leggi insieme hanno stabilito che gli uomini tra 25 e 60 anni e le donne
tra 20 e 50 dovessero sposarsi. Se non si sposano sono chiamati caelibes, che
sono coloro che perdono la capacità di ereditare. Chi non si sposa perde la
capacità di ereditare. Se si sposano non generano figli sono chiamati orbi, ovvero
che ereditano metà di quanto gli spetta. Alle donne sposate che generano almeno 3
figli se ingenue o 4 se liberte sono esonerate dalla tutela. Non hanno più tutore.
Acquistano la capacità d’agire. Questo dono era chiamato ius liberorum.
3) lex Iulia de adulteriis (18 a.c.) che parla della materia sull’adulterio. Adulterio
era regolato da mores. Augusto stabilisce che l’adulterio sarà un reato che verra
giudicato da giudici, senatori che infliggeranno la sanzione. La sanzione: marito e
padre della donna hanno l’obbligo di denunciare l’adulterio al tribunale. Se non lo
fanno entro 60 giorni potranno essere incriminati loro stessi per lenocinio (coloro
che gestiscono la prostituzione). Una volta denunciati, donna e amante si dovranno
difendere in tribunale perché sennò la relegazione su un isola è la pena che veniva
inflitta sia alla moglie che all’amante. Il marito non può più uccide la moglie ma può
uccidere l’amante solo se è uno schiavo o liberto o infame (colui che era
condannato ad infamia che erano i falliti), solo il padre se coglie la figlia in
fragranza può uccidere.
Antonino Pio nel secondo secolo stabilì che se il marito avesse ucciso la moglie
adultera avesse conseguito ad una pena più lieve della morte (relegazione su un
isola o lavoro forzato). La pena di questo genere era l’esilio nell’età dei severi.
Legge Burbundu (…)
Giustiniano dice che il marito non può uccide la moglie ma il marito può uccidere il
complice della donna a condizione che gli mandi tre diffide scritte (un romano che
sa che la moglie commette adulterio il romano deve mandare la raccomandata
all’amando avvisandolo che l’avrebbe ammazzato, alla terza volta può
ammazzarlo).
Codice penale (1930) chiamato codice Rocco siamo nel periodo di Mussolini. Il
Codice Rocco prevedeva che il marito che avesse ucciso la moglie adultera e
sposata o il padre che avesse ucciso la propria figlia adultera e sposata o il fratello
che avesse ucciso la sorella, e questi avessero ucciso l’amante queste persone
avevano compiuto un omicidio per causa d’onore che era punito per una pena da 3
o a 7 anni.

4 ottobre

MATRIMONIO IN ETA POSTCLASSICA


Con il cristianesimo si iniziò con un rito iniziale per distinguere il matrimonio dal
concubinato. Per quanto riguarda il divorzio; può aversi anche per volontà della
moglie. Si fissano nuove cause per il divorzio: per giusta causa (per quanto
riguarda il marito: moglie commette adulterio o condannata per reati come
l’avvelenamento o che la moglie intrattenesse attività di mezzana, tenesse un
bordello. Le giuste cause per la moglie: marito che la induce a prostituirsi, marito
condannato per suicidio e qualora il marito tenesse una concubina fissa). Dal punto
di vista economico dopo il divorzio di giusta causa da parte della moglie, la moglie
aveva il diritto di portarsi via la dote. Se non c’era giusta causa la moglie perdeva la
dove e viceversa se il marito divorziava per giusta causa si poteva tenera la dote il
marito.

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