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Università di Pavia, a.a.

2022/23

Corso di Istituzioni di diritto romano - (prof. Luigi Pellecchi)

Parte I
PERSONAE
L’UOMO ROMANO NELLA FAMIGLIA E NELLA COMUNITÀ

1. Padri e Sottoposti
[Cfr. M. Marrone, Istituzioni di diritto romano, §§ 77, 87, 90, 96]
I. Il potere paterno come cardine della familia romana (partendo da un testo)
1. Ulp. 46 ad ed. D. 50.16.195.2 : Familiae appellatio refertur et Il termine ‘famiglia’ riporta anche al significato di ‘gruppo
ad corporis cuiusdam significationem, quod aut iure proprio organizzato’, formato o sul diritto proprio dei componenti o
ipsorum aut communi universae cognationis continetur. iure su una generale parentela comune. [a]Indichiamo come
proprio familiam dicimus plures personas, quae sunt sub ‘famiglia di proprio diritto’ la pluralità di persone che
unius potestate aut natura aut iure subiectae, ut puta sono sottoposte o per natura o per diritto al potere di
patrem familias, matrem familias, filium familias, filiam familias uno solo, [b]per es. il padre di famiglia, la madre di famiglia, il
quique deinceps vicem eorum sequuntur, ut puta nepotes et figlio di famiglia, la figlia di famiglia e poi coloro che prendono
neptes et deinceps. Pater autem familias appellatur, qui in il posto di costoro, per es. i nipoti e le nipoti e via dicendo.
domo dominium habet, recteque hoc nomine appellatur, [c]Peraltro, ‘padre di famiglia’ è il nome dato a colui che
quamvis filium non habeat: non enim solam personam esercita il dominio nella casa, e viene indicato corret-
eius, sed et ius demonstramus: denique et pupillum patrem tamente così, anche qualora non abbia alcun figlio:
familias appellamus. Et cum pater familias moritur, quot- difatti non indichiamo semplicemente la sua persona,
quot capita ei subiecta fuerint, singulas familias incipiunt ma pure la sua condizione giuridica: e pertanto anche il
habere: singuli enim patrum familiarum nomen subeunt. pupillo lo chiamiamo padre di famiglia. [d]E quando il padre
(…) Communi iure familiam dicimus omnium adgnatorum: di famiglia muore, tutti quanti gli individui che gli erano
nam etsi patre familias mortuo singuli singulas familias habent, subordinati, cominciano ad avere ciascuno una famiglia: essi
tamen omnes, qui sub unius potestate fuerunt, recte eiusdem passano infatti singolarmente sotto il nome di padri di
familiae appellabuntur, qui<a> ex eadem domo et gente proditi famiglia. (…) Come ‘famiglia di diritto comune’ indichiamo
sunt. l’insieme di tutti gli agnati: difatti anche se per la morte del
padre di famiglia hanno ciascuno una famiglia, tuttavia tutti
I.1. Autore e contenitore del testo coloro che furono sotto la potestà di uno solo, correttamente
Ulp. = Domizio Ulpiano († nel 228 d.C.; cfr. Marrone § 25) vengono indicati come membri della stessa famiglia, poiché
D. = Digesta Iustiniani Augusti (cfr. Marrone § 26) provengono dalla stessa casa e stirpe.

I.2. Il testo come tessuto : la sua decodifica (partizione / definizione / catalogazione)

familia

come ? come gruppo organizzato

f. proprio iure dicta : f. communi iure dicta


definizione;
a
Gruppo di persone b catalogazione;
riunite sotto il potere Gruppo di persone che precedente-
c dato giuridico vs. dato naturale;
del medesimo titolare mente condividevano il potere del
d dissoluzione della f. p.i.dicta
medesimo titolare
1
I.3. Specificità romana
2. Gai 1.55 : ‘Quod ius proprium civium Romanorum est. fere Questo diritto è proprio dei cittadini Romani: non vi sono
enim nulli alii sunt homines, qui talem in filios suos habent infatti praticamente altri uomini che hanno sui loro figli una
potestatem, qualem nos habemus. potestà analoga a quella che abbiamo noi.
Gai = Istituzioni di Gaio (Marrone §§ 25-26)

II. Figli di famiglia si nasce o si diventa (arte della divisione e della definizione normativa)
3. Mod. 2 reg. D. 1.7.1 : Filios familias non solum natura, A rendere tali i figli di famiglia concorrono non solo la natura,
verum et adoptiones faciunt. ma anche le adozioni.
Filius familias
Mod. = Modestino (Marrone, § 25)
per nascita per adozione
II.1. Per nascita, si è figli di famiglia solo a certe condizioni giuridiche
4. Tit. Ulp. 5.1 : In potestate sunt liberi parentum ex iusto Sotto potestà dei padri sono i figli nati da un matrimonio
matrimonio nati. legittimo. Filius familias
Tit. Ulp. = Tituli ex corpore Ulpiani (Marrone § 27)
per nascita per adozione

II.1.1. Condizioni per un matrimonio legittimo da matrimonio legittimo

5. Tit. Ulp. 5.2 : Iustum matrimonium est, si inter eos, qui Si ha matrimonio legittimo a condizione che tra coloro che si
nuptias contrahunt, conubium sit, et tam masculus pubes sposano vi sia il conubium, e che tanto il maschio abbia rag-
quam femina potens sit, et utrique consentiant, si sui iuris giunto la pubertà quanto la femmina la capacità di sopportare
sunt, aut etiam parentes eorum, si in potestate sunt. l’atto riproduttivo, e che acconsentano entrambi alle nozze, se
sono autonomi, oltre ai loro padri, se sono sotto potestà.
Conubium, Età, Consenso (se del caso duplice)

In particolare, il conubium (dal verbo con-nubere, sposarsi vicendevolmente) è una capacità giuridica pubblica, che presuppone l’assenza di
impedimenti reciproci dovuti a motivi di:
• libertà (non ci si sposa tra o con schiavi)
• nazionalità (non ci si sposa, di regola, tra stranieri)
• parentela (non ci si sposa tra affini in linea retta e tra collaterali entro il 6° grado, poi ridotto al 3°, salvo non si tratti di zio e nipote femmina)
• appartenenza a classi sociali diverse (non ci si sposa tra senatori e liberte o donne di condizione disdicevole)
• opportunità (non ci si sposa tra tutore ed [ex]pupilla, tra governatore e provinciale)

II.1.2 Implicazione: giuridicamente non c’è paternità al di fuori del matrimonio legittimo
6. Gai 1.64 : Ergo si quis nefarias atque incestas nuptias Se taluno contrae nozze nefaste o incestuose, si ritiene che non
contraxerit, neque uxorem habere videtur neque liberos; abbia né moglie né figli, e quindi i nati da tale unione si
itaque hi qui ex eo coitu nascuntur, matrem quidem reputano avere la madre, non il padre. Essi dunque non
habere videntur, patrem vero non utique; nec ob id in sono sottoposti alla potestà paterna, allo stesso modo di
potestate eius sunt, quales sunt hi, quos mater vulgo concepit: coloro che la madre ha concepito da un rapporto promiscuo:
nam et hi patrem habere non intelleguntur, cum is et incertus difatti pure costoro sono considerati non avere un padre,
sit. anche perché costui non si sa chi sia.

II.1.3 Ai fini della paternità giuridica, il matrimonio legittimo è condizione necessaria, ma non sufficiente: il problema del
riconoscimento paterno (dalla regola al caso; dal caso a una ulteriore regola; ius controversum)
7. Ulp. 9 ad Sab. D. 1.6.6 : Filium eum definimus, qui ex viro Definiamo ‘figlio’ colui che nasce da un marito e una moglie.
et uxore eius nascitur. Sed si fingamus afuisse maritum verbi Ma se immaginiamo che il marito fosse assente, magari per
gratia per decennium, reversum anniculum invenisse in dieci anni e che al ritorno si sia trovato in casa un bambino di

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domo sua, placet nobis Iuliani sententia hunc non esse mariti un anno, concordiamo con l’opinione di Giuliano che costui
filium. Non tamen ferendum Iulianus ait eum, qui cum uxore non è figlio del marito. Giuliano dice tuttavia che non va
sua adsidue moratus nolit filium adgnoscere quasi non suum. assecondato colui che rifiuta di riconoscere il figlio come suo,
Sed mihi videtur, quod et Scaevola probat, si constet maritum pur avendo dimorato assiduamente con la moglie. A me però
aliquamdiu cum uxore non concubuisse infirmitate sembra – ed anche Scevola è d’accordo – che qualora risulti
interveniente vel alia causa, vel si ea valetudine pater familias che il marito per parecchio tempo non si accoppiò con la mo-
fuit, ut generare non possit, huic, qui in domo natus est, licet glie, per una malattia sopravenuta o per altra ragione, oppure
vicinis scientibus, filium non esse. anche se il padre di famiglia aveva una malattia tale da non
poter generare, la persona che sia nata in casa, nonostante la
consapevolezza dei vicini, non gli sia figlio.
Ulp. = Domizio Ulpiano († nel 228 d.C.; cfr. Marrone § 25)
Scevola = Cervidio Scevola ((† intorno al 200 d.C.; cfr. Marrone § 25) Filius familias
Giuliano = Salvio Giuliano (attivo nel 130 d.C.; cfr. Marrone §§ 17 e 25)
per nascita per adozione
da matrimonio legittimo
II.2. Figli di famiglia si diventa : i due tipi di adozione romana purché il marito non disconosca ragionevolmente la prole
8. Mod. 2 reg. D. 1.7.1.1 : Quod adoptionis nomen est Quanto alla parola ‘adozione’, essa è certamente un termine
quidem generale, in duas autem species dividitur, quarum generale, ma da distinguere in due specie, delle quali una si
altera adoptio similiter dicitur, altera adrogatio. adoptantur chiama parimenti adozione (adoptio), l’altra arrogazione (adro-
filii familias, adrogantur qui sui iuris sunt. gatio): si adottano i figli di famiglia, vengono arrogati coloro
che sono autonomi.

II.2.1 L’adozione è un meccanismo che serve a costituire Filius familias


(esclusivamente) un potere paterno; implicazioni:
per nascita per adozione

a) le donne non possono adottare Adoptio Adrogatio


9. Gai 1.104 : Feminae vero nullo modo adoptare possunt, adottandi alieni iuris adottandi sui iuris
quia ne quidem naturales liberos in potestate habent. negozio + finto processo procedura comiziale
Le donne non possono invece adottare in nessuno dei due
modi, non avendo sotto potestà nemmeno i figli naturali. identità di effetti

b) i celibi possono adottare


10. Paul. 1 reg. D. 1.7.30 : Et qui uxores non habent filios Anche coloro che non hanno mogli possono adottare dei figli.
adoptare possunt.

c) tra l’adottato e chi non sia sotto il potere paterno dell’adottante o non sia stato (in passato) sotto lo stesso potere paterno
condiviso con l’adottante non si instaura alcuna parentela (artificiale)
11. Paul. 35 ad ed. D. 1.7.23 : Qui in adoptionem Colui che viene dato in adozione diviene anche parente (cognatus) di
datur, his quibus adgnascitur et cognatus fit, quibus coloro con i quali stringe un legame agnatizio, viceversa con coloro con
vero non adgnascitur nec cognatus fit: adoptio cui non stringe un legame agnatizio, egli non diviene nemmeno parente
enim non ius sanguinis, sed ius adgnationis adfert. (cognatus). Difatti l’adozione non attribuisce un diritto di sangue, ma un
et ideo si filium adoptavero, uxor mea illi matris diritto di agnazione. Dunque, se avrò adottato un figlio, mia moglie non
loco non est, neque enim adgnascitur ei, propter assume nei suoi confronti il titolo di madre, perché non stringe con lui
quod nec cognata eius fit: item nec mater mea aviae un rapporto agnatizio e di conseguenza non ne diviene nemmeno pa-
loco illi est, quoniam his, qui extra familiam meam rente: allo stesso modo, nemmeno mia madre assume nei suoi confronti
sunt. il titolo di nonna, poiché (la persona che io adotto) non stringe un legame
agnatizio con coloro che sono al di fuori della mia famiglia.

d) differenze rispetto all’attuale adozione


forme attuali

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Adozione di minori abbandonati Adozione di maggiorenni
• solo da parte di coniugi idonei • solo da parte di chi (celibe o coniuge) non abbia figli
• per assegnare una famiglia (esclusiva) all’adottato • per assegnare un discendente all’adottante

III. Le forme romane della parentela: Agnatio, Cognatio, Cognatio artificialis

TITIUS  Livia

Claudia  (Gaius ) Sempronius Mevia Titia  Lucius Settimio

Marcus Marcia Sempronia Aurelia Aurelia Gneus


maior minor

Legenda
 = matrimonio legittimo ( ) = persona defunta
Linea verde = perimetro della familia proprio iure dicta di Tizio
Linea gialla = perimetro della familia proprio iure dicta di Lucio
Linea nera = parentela agnatizia (agnatio)
Linea rossa = parentela “di sangue” (cognatio)
Linea viola = parentela artificiale tra adottato e familiari dell’adottante
Linea nera tratteggiata = precedente (e perduta) parentela agnatizia dell’adottato

IV. Da figli a padri: dalla familia proprio iure alla familia communi iure dicta
13. Gai 1.127 : Hi vero, qui in potestate parentis sunt, Coloro che sono in potestà dell’ascendente divengono autonomi alla
mortuo eo sui iuris fiunt. sed hoc distinctionem recipit: morte di lui. E’ però necessario fare una distinzione. Infatti, morto il
nam mortuo patre sane omni modo filii filiaeve sui iuris padre, i figli e le figlie divengono automaticamente autonomi; al
efficiuntur; mortuo vero avo non omni modo ne-potes contrario, morto l’avo, i nipoti e le nipoti non divengono autonomi
neptesve sui iuris fiunt, sed ita, si post mortem avi in in ogni caso, ma soltanto se dopo la morte dell’avo non ricadono
patris sui potestatem recasuri non sint. itaque si sotto la potestà del loro padre. Perciò, se alla morte dell’avo il loro
moriente avo pater eorum et vivat et in potestate patris padre era vivo e si trovava sotto la potestà del padre suo, allora, dopo
fuerit, tunc post obitum avi in patris sui pote-state fiunt; la morte dell’avo, essi vengono a trovarsi sotto la potestà del loro
si vero is, quo tempore avus moritur, aut iam mortuus padre; se invece il padre, al momento della morte dell’avo, era già
est aut exiit de potestate patris, tunc hi, quia in morto o era uscito dalla potestà del padre suo, allora essi, non poten-
potestatem eius cadere non possunt, sui iuris fiunt. do cadere sotto la potestà di lui, divengono autonomi.

( TITIUS )  Livia

Claudia  (Gaius) Sempronius  Mevia Titia  Lucius

Marcus Marcia Sempronia Aurelius Aurelia

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Legenda
 = matrimonio legittimo
( ) = persona defunta
Linea nera = parentela agnatizia (agnatio)
Rossa = persone che diventano autonome (sui iuris) alla morte di Tizio

V. Esercitazione facoltativa

N.b. Le esercitazioni vertono su casi ragionati che lo studente è libero di risolvere al di fuori dell’orario di
lezione, da solo o in gruppo, avendo poi la possibilità di presentare la propria soluzione al docente, in appositi
appuntamenti collettivi, tenuti via Zoom o Gmeet, nelle date che saranno indicate a lezione.
I casi proposti richiedono di cercare la soluzione incrociando, di volta in volta, nozioni che il manuale di
preparazione all’esame presenta in capitoli differenti. In questo modo lo studente acquista immediata
consapevolezza del fatto che le nozioni giuridiche si possono certamente aggregare e ripartire in capitoli
diversi, ma la loro gestione richiede comunque una preparazione integrata. Il fatto poi che quelli proposti
spesso si presentino come casi limite aiuta a comprendere che per bene applicare le norme giuridiche (e
dunque, in definitiva, il diritto) non è richiesta soltanto la loro conoscenza in astratto, bensì anche la capacità
di valutarne congruenza e opportunità rispetto al caso concreto.

Sotto il consolato di Tiberio Claudio Augusto Germanico e Sergio Cornelio Orfito [51 d.C.] Caio Sempronio
Centumalo dà in adozione a Sesto Claudio Agrippa il proprio terzogenito Publio. L’adozione non include il piccolo
Nevio, figlio legittimo di Publio, il quale resta perciò in potestà del nonno. Passati cinque anni, la moglie di Sesto
Claudio Agrippa partorisce al marito il figlio maschio tanto agognato. Di comune accordo i due padri di famiglia
decidono allora di recedere dall’adozione. Per effetto di una (seconda) adozione, Publio torna nella familia proprio
iure dicta di Caio Sempronio Centumalo. Cinque anni più tardi Centumalo muore, senza aver fatto testamento,
mentre Nevio si trova all’estero per motivi di studio. Dopo qualche mese, Quinto Flavio Latercolo cita in giudizio
Publio con un’actio furti nec manifesti noxalis (= it. azione di furto non flagrante esperita in forma nossale), sostenendo
che Nevio, prima di lasciare Roma, avrebbe rubato alcuni gioielli alla propria figlia, Flavia minore. Publio ribatte
che l’azione è intentata contro la persona sbagliata, non avendo egli Nevio in potestà.

E’ fondata l’obiezione?

§§ utili del manuale (M. Marrone, Istituzioni di diritto romano): 43, 96, 97, 98, 99, 169, 170

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