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Schiavitù in età classica

Aumentano di numero gli schiavi. I ricchi avevano centinaia o migliaia di schiavi,


mentre in età arcaica un ricco ne aveva uno o due. Nella prassi si diffonde una
pratica, liberato uno schiavo in maniera informale: padrone prende lo schiavo e gli
dice che era libero. Manomissioni informali:
1) inter amicos, padrone invitava degli amici e liberava lo schiavo
2) Per epistulam, con una lettera
3) Per mensam, lo invitava a mangiare e lo liberava.
Queste per lo ius civile non erano manomissioni valide. Quindi se il padrone
cambia idea, lo schiavo doveva tornare dal padrone. Questo problema era
chiamato “morantes in libertate”, le persone si trovavano in libertà ma dal punto di
vista del diritto non erano in libertà. Interviene quindi il pretore perché la gente
continua a fare queste manomissioni informali. Allora il pretore dice che queste
manomissioni sono valide e le chiama "manomissioni pretorie” che hanno effetto
irrevocabile. Che status hanno questi manomessi pretorie? Acquistano libertà ma
non sono cittadini romani; sono stranieri stabilito della legge "Lex Iunia
Norbana” (19 d.c.) che dice lo status di questi manomessi, dice che sono liberi ma
non cittadini romani e hanno lo status di latini. Alla morte di questi ex schiavi il loro
patrimonio non si trasmette agli eredi ma va a colui che lo ha liberato.
Schiavi dell’eta arcaica venivano dall’Italia, parlavano latino, diritto simile a quello
romano, venivano da città latine. Quindi liberare questi schiavi non era traumatico,
si immettevano nella società persone che si integravano facilmente. Gli schiavi
dell’eta imperiale vengono da paesi extraitalici, paesi con tradizioni diverse dalla
città di Roma. Tutti questi schiavi non parlano il latino e sono quelli che lavorano a
Roma e che la affollano nell’eta classica. Quesi schiavi vengono immessi nella
popolazione di Roma e che faranno fatica ad integrarsi. Allora a metà dell’età
classica l’imperatore Augusto decide di porre fine alle manomissioni civile.
Leggi limitatrici delle manomissioni civili: [(siamo età augustea). Augusto fu
fautore di una politica orientata all aspetto democratico: sviluppo una politica per
indurre cittadini romani a genere più figli. E voleva limitare l’entrata a Roma degli
schiavi]
1) Lex Fufia Caninia (2 a.c.), proposta da Fufio e Canino. Parla delle
manomissioni testamentarie e le limita perché dice che gli schiavi che un
soggetto ha e ci dice quanti ne può liberare. Se uno ha tra 2 e 10 schiavi il
padrone può liberarne la metà mentre se sono tra 100 e 500 può liberarne
soltanto 1\5. Se il padrone liberava più schiavi la sanzione era nullità dell’atto,
gli schivi non venivano liberati (si parla di lex perfecta perche avveniva la
nullità dell atto.).
2) Lex Aelia Sentia (4 d.c.), proposta da Elio e…. . riguarda tutte le manomissioni
civili e dice che per essere valida una manomissione il dominus (padrone)
doveva avere almeno 20 Anni e lo schiavo almeno 30 anni. Se un padrone di 19
anni libera lo schiavo, lo schiavo era liberato ma lo schiavo liberato non
otteneva la cittadinanza romana ma otteneva lo stato di latino, latini chiamate
latini aeliani (chiamati cosi per la violazione della legge lex imperfecta).

24 settembre
Schiavi in età arcaica poteva essere uccisi senza sanzioni. In età classica con
l’impero tra primo e secondo secolo dopo cristo compare il divieto di uccidere gli
schiavi.

ETA POSTCLASSICA Roma non si espande più e inizia a perdere territori. Non ci
sono più conquiste e non arrivano più schiavi. Si aboliscono le leggi Fufia Canina e
Aelia Sentia. Aumenta il costo degli schiavi. Problema per i ricchi latifondisti che
devono coltivare le loro terre e fanno fatica a trovare la manodopera che coltivi le
loro terre. Ricchi latifondisti allora iniziano ad usare gli uomini liberi che non
avevano lavoro (lavoratori salariati detti coloni). Occorre dettare una nuova
disciplina per questa situazione. Imperatore Costantino allora nel 330 circa
disciplina la situazione dei coloni e stabilisce che i coloni da quel momento in
poi hanno uno status perenne, saranno coloni per sempre e sono vincolati alla
terra che lavorano e il salario dei coloni è stabilito dallo stato per soffocare le lotte di
classe (scioperi). Non possono essere liberati a meno che il padrone non gli dia un
pezzo di terreno sufficientemente ampio da uscire dallo stato di coloni. La madre
colona genererà figli coloni. Nel medioevo resteranno i grandi latifondisti con i
coloni e i latifondisti acquisteranno un potere politico e saranno dei rappresentati
del regno. I coloni continueranno ad esistere e nel medioevo saranno chiamati servi
della gleba.

STATUS CIVITATIS
Le persone si dividono in cittadini romani e stranieri. Come si acquista la
cittadinanza?
1) per nascita (coloro che nascono o da due cittadini romani sposati o se una
persona nasce fuori dal matrimonio con la madre romana)
2) Per manomissione civile
3) Concessioni di cittadinanza
4) Concessioni individuali
5) Concessioni collettive
Vantaggio essere cittadini romani: cittadino può votare (diritti politici), non potevano
essere messi a morte dai magistrati consoli perché i cittadini potevano dar parola ai
cittadini e iniziava un processo di appello al popolo e il popolo poi decideva se
dovevano essere messi a morte. In più nell’esercito i romani non potevano essere
fustigati e torturati. I cittadini quando c’era da spartire un bottino e delle terre i
cittadini romani si spartivano le terre tra di loro, andava tutto a loro, gli stranieri non
prendevano niente.

Principali momenti di concessione della cittadinanza:


1) 90 a.c. Lex Iulia de civitate: legge che concesse la cittadinanza a tutta l’Italia.
Situazione nel 91: Roma ha conquistato tutta l’Italia. Roma controlla tutto ma
Roma non ha concesso la cittadinanza alle città conquistate. Esercito fatto da
romani e alleati e gli alleati non prendevano niente mentre il bottino si spartiva
tra i romani. Gli alleati fanno una guerra sociale: i soci italici (gli alleati) si
rivoltano contro Roma. Roma stava perdendo allora cede e concede la
cittadinanza agli alleati nel 90 con la lex iulia.
2) Editto di Caracalla nel 212 d.c. e l’editto è una costituzione imperiale
approvato da Caracalla che concesse la cittadinanza a tutto l’impero. Non si sa
perché Caracalla l’abbia fatto.

I LATINI
Erano latini coloro che abitavano nel Lazio quindi anche i romani erano latini.
Romain erano presuntuosi e dicevano che erano i romani perché erano i più
importanti dei latini. I romani riconoscevano agli altri latini. Latini erano chiamati:
1) latini prisci che erano gli abitanti del Lazio. I romani riconoscevo ai latini prisci
dei privilegi (che vedremo dopo). Lega latina del 493 a.c. che era una lega,
alleanza militare di mutuo soccorso tra latini e romani in caso di aggressione.
338 a.c. ci sarà la guerra latina tra romani e latini dove vinsero i romani e quindi
sciolsero la lega.
2) Latini coloniarii: latini delle prime colonie romane. Roma fonda delle colonie,
conquista terreni e fa colonie per controllarle. Si chiamavano colonie latini,
perché erano fondate dalla lega latina. I romani che andavano a vivere in
queste colonie perdevano la cittadinanza e diventavano latini coloniarii.
Esistevano colore solo romane dove i romani non perdevano la cittadinanza,
ma ci andavano a vivere per lo più militari.
3) Iuniani (schiavi manomessi con manomissione pretoria)
4) Aeliani (spiegati sopra; schiavi manomessi da manomissioni civili)

Latini erano stranieri ma con determinati privilegi e diritti:


1) ius migrandi: (prisci e coloniarii) avevano il diritto di trasferirsi a Roma e
diventare cittadini romani. Ius migrandi dei latini prisci non si sa se è esistito. Ius
migrandi dei coloniali è esistito a meno che lasciassero un figlio nella colonia,
se ne potevano andare se lasciavano almeno un figlio nella colonia.
2) Ius suffragii: Diritto di votare a Roma nei comizi (prisci e coloniarii).
3) Ius connubi: diritto di sposarsi con i romani (prisci e coloniarii). Se c’è
matrimonio si segue lo status del padre.
4) Ius commercii: (anche Iuniani e Aeliani) era la capacità di fare la mancipatio;
ovvero la capacità di partecipare al negozio dell’ius civile. Mancipatio è il più
importate atto giuridico del ius civile, serviva ad acquistare le proprietà delle res
mancipi. Capacità di partecipare al ius civile tra cui la mancipatio.
Res mancipi sono:
1) terre in suolo italico. Territori extraitalici furono considerati province e quindi
non erano res mancipi.
2) Schiavi
3) Animali da tiro e da soma: animali da tiro ovvero che tirano l’aratro (buoi).
Animali da soma (animali che portano peso, i somari, cavalli, asini, muli).
4) Servitù prediali rustiche: sono un diritto reale, che un proprietario di un fondo
(terra) può avere su un fondo vicino. Es. servitù di passaggio, uno può passare
per una terra altri per esempio.
Svolgimento della mancipatio: [veniva svolto con parole solenni. Stranieri non
potevano fare la mancipatio]
1) mancipio dans: colui che da (è il venditore). Da qualcosa dal suo mancipio,
dalla sua proprietà.
2) Mancipio accipiens: colui che acquista nel suo mancipio (è l’acquirente).
3) libripens: colui che tiene la bilancia a due piatti, non c’era la moneta, prima si
pesava il rame, poi il bronzo, poi l’oro.
4) 5 testimoni: 5 cittadini romani puberi.

Res mancipi e res nec mancipi (res che non sono mancipi).
Res mancipi si acquistavano con: [sono atti che si caratterizzano per una certa
pubblicità, trasferimento delle res mancipi non si pro fare in modo privato, deve
compiersi o davanti ai 5 testimoni o davanti al pretore. Questo è ciò che accomuna
la mancipatio e in iure cessio]
1) mancipatio (detto prima con i 5 testimoni,…)
2) In iure cessio: finto processo; se uno voleva vendere ad un altro uno schiavo e
non volevano fare la mancipatio allora si poteva andare davanti al pretore e
l’acquirente citava in giudizio il venditore dicendo che quello schiavo dicendo
era suo. Dopo lo toccava con la vindicta. Pretore toccava lo schiavo e lo
schiavo diventava dell’acquirente.

Res nec mancipi si acquistavano con:


1) Traditio: significa consegna e ne sancisce la proprietà che dipende dalla
ragione (che principalmente è il prezzo pagato), non tutte le consegne
sancivano la proprietà. Tradito fa passare la proprietà quanto entrambe le parti
ne sanciscono questo obiettivo.
2) In iure cessio: è un ipotesi perché per una cosa res nec mancipi non c’era
bisogno di andare davanti al pretore.
Se uno vuole donare un cavallo, terreno, ecc. bisognava fare una mancipatio con
un pezzo simbolico (viene pesato sulla bilancia un pezzo di rame che non valeva
niente, ma il rituale andava fatto comunque oppure si andava davanti al pretore)
mentre per la res nec mancipi si faceva una traditio senza prezzo.
Gli stranieri usavano sempre la traditio (apparteneva allo ius civile, ma era presente
anche nell’istituto dello ius gentium)

STATUS FAMILIAE
Persone divide in sui iuris (pater) e alieni iuris.
Familia proprio iure: famiglia costituita dal pater e da tutti i suoi sottoposti.
Due tipi di parentela:
1) Adgnatio: parentela giuridica, che aveva rilevanza per il diritto a vari fini. Gli
adgnatti sono coloro che si trovano sottoposti al potere del pater o che
sarebbero sottoposti al potere del pater, se egli fosse ancora in vita entro il
limite del sesto grado. Agnazione si divide in: in linea retta (quella che va
dall’ascendente al discendente) e agnazione in linea collaterale (tutti i restanti).
(guardo foto sul telefono) Figlio 1 e 2 sono agnati in linea collaterale di secondo
grado. Figlio 1 e n1 sono agnati tra loro di terzo grado. N1 e n2 sono tra loro agnati
di secondo grado. N2 e la figlia sono agnati di terzo grado perché si risale sempre
all’ascendente comune che in questo caso è il pater. Due cugini sono agnati di
quarto grado. La morte del padre non faceva venire meno l’adgnazione. Dopo la
morte del padre si arrivava alla “familia communi iure”, diventavano adgnati di
secondo gradini line collaterale i fratelli. I fratelli diventavano tutti sui iuris anche la
sorella.
2) cognatio: vincolo di sangue. Parentela di sangue. Non aveva rilevanza per il
diritto perché la cognatio non aveva rilevanza per esempio nell’eredità al
contrario dell’ adgnatio che ce l’aveva. Nell’eta classica la cognizione
guadagnerà importanza e l’adgnatio la perderà.
Quando la figlia si sposava lei usciva dal legame agnatizio col padre e andava a
formare il legame agnatizio con il marito. Esce dalla “familia proprie iure” ma
rimane cognata. Lei sarà adgnata della famiglia del marito. Questa è una
disgiunzione tra cognatio e adgnatio e lo stesso vale per esempio per l’adozione.

27 settembre

POTERI DEL PATER FAMILIAS:


1) decideva se accettare o no i figlia della famiglia, poteva “esporrere” i figli,
ovvero abbandonati in strada. Questo potere non aveva limitazioni ma una
legge di Romolo (che è una lex regia) limitò il potere del padre perché chi
abbandonava figli maschi o la prima figlia femmina avrebbe subito la conquista
da parte dello Stato di metà del proprio patrimonio. I maschi non si potevano
abbandonare perché servivano per l’esercito.
2) Diritto di vita o di morte sui figli. Padre poteva condannare a morte i propri
figli. Questo potere si poteva esercitare nei confronti dei figli maschi qualora
avessero commesso dei crimini contro lo stato. Questo lo dovevano fare i padri
perché le strutture dello stato non erano tanto sviluppate da riuscire a difendere
la propria integrità, da qui la delega dei pater familias di difendere lo stato nel
caso i figli compiessero crimini di stato. Il padre poteva esercitare questo diritto
di vita e di morte (ius vitae ac necis) anche sulle figlie femmine che potevano
essere uccise dal padre qualora avessero perduto la pudicizia (rapporti sessuali
senza essere sposate).
3) Scegliere il coniuge dei propri figli. Il matrimonio richiedeva il consenso dei
due nubendi (quelli che si dovevano sposare) e dei due padri. Erano matrimoni
combinati perché occorreva l’accordo tra le famiglie.
4) Diritto di vendere i figli (ius vendendi). Padre poteva vendere il proprio figlio a
un altro pater. Questa vendita veniva fatta quando il pater aveva dei debiti verso
un altro pater e non era in grado di ripagarli. Allora questo pater poteva venderli
e il figlio e la figlia avrebbero lavorato per l’altro pater fino a lavorare per
risanare il debito. Una voglia che il figlio ripagava il debito del pater, il pater che
lo aveva ricevuto aveva un obbligazione morale di manomettere il figlio per farlo
tornare al pater familia originario. Se questo pater non lo faceva, dal punto di
vista giuridico non gli succedeva niente.
Gaio ci riferisce queste notizie anche se ai suoi tempi non esisteva più il diritto di
vendere i figli. Gaio ci dice che questi figli erano acquistati come persone in
mancipio, perché questi figli erano dei libri che erano entrati nel mancipium di un
altra persona che non era il loro pater. Il figlio veniva manomesso con una
manomessio vindicta, e il figlio tornava sotto il suo pater (sotto patria potestas), non
diventava libero. I padre poteva comunque rivenderlo. Poi nelle 12 tavole compare
una nuova legge “se il padre vende il figlio per tre volte, il figlio sia liberato
dalla potestà paterna” (questo è un mos maiorum), il figlio liberato dalla patria
potesta diventa sui iuris. Per quanto riguarda le figlie femmine: dopo le 12 tavole ci
fu un caso pratico in cui una figlia doveva essere liberata ma non si sapeva cosa
sarebbe successo e i giuristi (ovvero i pontefici) diedero una loro interpretazione. I
pontefici dissero che il versetto delle 12 tavole parlava del figlio maschio quindi se
la figlia femmina veniva venduta, bastava una sola vendita e la figlia era
definitivamente liberata dalla potestà paterna.

MODI DI ACQUISTO DELLA PATRIA POTESTAS


1) nascita del figlio dalla moglie attraverso il matrimonio. Il figlio che nasce da una
donna non sposata non è sotto la patria potestas. Questo figlio che nasce è sui
iuris, non è inserito in nessuna famiglia. Almeno dopo 7 mesi dall’inizio del
matrimonio deve nascere il figlio per essere considerato legittimo. È legittimo
anche quando nasce entro i 10 mesi dopo il divorzio.
2) Adozione era di due tipi:
A) Adrogazio: adozione di un pater familia da parte di un altro pater. Si potevano
adottare solo maschi. Es. pater 1 poteva adottare parter 2, e pater 2 aveva tutti i
suoi figli e andavano tutti sotto la potestà del pater 1. Si svolgeva in forma
pubblica davanti ai comizi curiati, comizi che non si occupava di leggi di diritto
publico ma si occupavano di atti di diritto privato. Nei comizi curiati c’erano
saltato i pater familias in eta arcaica. Col passare del tempo i comizi curiati
perdono importanza e non ci sono più tutti i pater ma soltanto i 30 lettori (cosi
chiamati) rappresentanti delle curie. Il pater che adottava doveva avere almeno
60 anni, non doveva avere figli legittimi e doveva essere più vecchio
dell’adottato. Serviva a dare una discendenza a chi non l’aveva. La
discendenza serviva per il patrimonio ereditario. Adrogazio era un modo per
nominare il proprio erede. I comizi curiati avevano la competenza di occuparsi
dei testamenti e degli atti di adrogazio.
B) Adoptio: era l’adozione non di un pater ma di un figlio altrui. Un pater adottava
un figlio o figlia altrui. L’adottante poteva avere già anche dei figli. Figlio per
poter essere adottato doveva essere liberato dalla patria potestas del suo vero
padre. Normalmente l’adozione avveniva per soldi. Come si svolgeva l’atto di
adozione? La patria potestas si estingueva con 3 vendite del figlio. L’atto che
serviva per vendere il figlio era la mancipatio. Allora il padre originario lo dava al
pater che voleva adottarlo che poi fa una mancipatio, questo avviene per 3 volte
(3 mancipatio e 2 manomissioni) fino a che viene estinto il legame adgnatizio
con il padre originario, allora le due parti vanno davanti al pretore per fare una
in iure cessio (finto processo sulla proprietà) dove l’attore il pater che vuole
adottare dice in giudizio che il figlio è il suo. Pretore glielo assegna e l’atto viene
completato.

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