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Commercium, conubium, migratio.

Immmigrazione e diritti nell’antica Roma

1. La mobilità sociale alle origini di Roma


Roma ha sempre accolto stranieri, che hanno avuto peculiari condizioni legali. Spesso
entravano in gruppi, mandando anziani in senato a rappresentarli, persino i re erano
stranieri. A Numa Pompilio, fondatore delle istituzioni religiose, viene attribuita
l’introduzione dei sacra peregrina, per aprire alla coesistenza di culti romani e stranieri. I
vicini latini sono sempre stati conquistati con assalti e poi inclusi, come nell’inclusione degli
abitanti di Politorio nel colle Aventino da parte di Anco Marcio, includendo gli hostes come
nuovi cives. L’identità romana non è in base alla nazionalità, ma in base all’essere una
comunità di cittadini retta dallo stesso diritto. Ci saranno poi altre microidentità, come
l’appartenenza familiare, a fare delle distinzioni. Nella fase della monarchia etrusca Roma
è una città aperta, l’importante era saper combattere all’interno di organizzazioni come tribù
o centurie.

2. Dal foedus Cassianum all’istituzione del pretore peregrino


All’inizio della fase repubblicana arrivò a Roma Appio Claudio, sabino, con i suoi clienti
riuniti in una tribù. Queste sembrano determinanti per ottenere la cittadinanza perché
rispondente alla logica dell’identificazione amministrativa nell’ambito dei comitia con una
procedura (non per logiche di potere o prestigio). Le tribù sono elemento territoriale di base
con cui si identifica ogni cittadino e il suo status. Si delinea così un corpus di diritti degli
immigrati, almeno per i più ricorrenti come i vicini del Lazio. Il loro statuto prevede diritti
che sussistono fin dal foedus Cassianum del 493 a.C. fino alla rottura della lega latina. Questi
diritti dono il commercium e il conubium. Alla dissoluzione della lega latina nel 338 a.C. venne
invece introdotta la civitas sine suffragio. Dalla prima guerra punica arriveranno moltissimi
stranieri che giustificheranno l’introduzione nel 242 a.C. del pretore peregrino, come mezzo
di tutela giuridica.

3. La svolta postannibalica e la disputa sullo ius migrandi


Dopo la seconda fase della guerra annibalica la condizione degli immigrati subisce una
svolta. I latini affluiscono a Roma in massa per la tassazione fortissima nei vari territori, le
colonie si spopolano, si cercano di limitare i flussi garantiti dal foedus Cassianum anche su
pressione dei poteri locali che volevano evitare lo spopolamento. Vengono espulsi 12k di
latini immigrati proprio su richiesta dei legati venuti in audizione al senato. L’incarico di
provvedere ricade su Q. Terenzio Culleone che deve fare una ricognizione per capire quanti
tra gli immigrati risultassero censiti nel censimento del 204. Questi sarebbero stati censiti
nelle liste locali per sanare la situazione di quelli scappati a Roma durante la guerra. Gli
strumenti per l’espulsione variano nel tempo: nel 187 un senatoconsulto, nel 177 una lex
Claudia ex senatus consulto, nel 126 un plebiscitum, nel 122 un editto del console, nel 95 la lex
Licinia Mucia, nel 65 la lex Papia. Già nel 206 piacentini e cremonesi furono obbligati a fare
ritorno entro un termine nelle loro colonie. Nel 177 furono obbligati a lsciare a casa un figlio,
una stirps ex sese, per conseguire la cittadinanza romana per migrationem et census. Nel 187
sembra si esercitato lo ius migrandi, sembra sia stato riconosciuto con il foedus Cassianum. Il
fenomeno delle espulsioni va ricondotto all’arrivo in massa in città di popolazioni non più
dislocabili in mancanza della politica di espansione di Roma. Lo ius migrandi non è
testimoniato come il commercium e il conubium, quella definizione viene riservata al diritto
dei soli latini di ottenere la cittadinanza per migrationem et censum. La migratio romam è
riservata agli abitanti delle città federate latine o dai cives romani andati nelle colonie.

4. Ultimo secolo della repubblica e questione della cittadinanza


È stato più studiato il diritto alla cittadinanza che la migrazione per questo periodo, sin dalle
leges de civitate che danno la cittadinanza romana ad alleati italici e latini nel 90 a.C., le
varie città sarebbero diventate municipi romani. Le leggi sono la lex Iulia del 90 e la lex
Plautia Papiria dell’89 e la lex Calpurnia. Avrebbero dato la cittadinanza alle città federate, le
quali sarebbero diventate municipi romani, valido solo per le città alleate o immediatamente
ritirate nelle guerre sociali. Intervenne poi la lex Minicia de liberis in materia di conubium per
proibire l’acquisto della cittadinanza per nascita, chi nasce da genitori uniti senza
riconoscimento del conubium non avrebbe preso la cittadinanza romana, questo quindi
comprendeva chi fosse nato da madre straniera che chi fosse nato da madre romana. Il
commercium invece persiste come diritto anche nelle difficoltà, mentre gli altri diritti possono
essere ristretti per non turbare l’ordine sociale.

5. Le innovazioni imperiali. Verso il tardoantico


Le innovazioni imperiali come la constitutio Antoniana determineranno l’unificazione
giuridica dello status degli abitanti nel territorio dell’impero romano senza distinzione tra
cives e peregrini. Peregrini significherà solo chi non abbia l’origine nella città dove si è
trasferito, ma senza differenza di status giuridico. Ci saranno altre distinzioni spesso basate
sull’aspetto religioso.

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