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L’espressione ‘successio’, successio in loco, successio in ius esprime nel linguaggio giuridico
- l’idea del passaggio di posizioni giuridiche soggettive da un soggetto ad un altro, ferma
restando la loro identità. “““persona che prende il posto in un’altra”””
soggetti:
- chi trasmette è il dante causa,
- persona cui si trasmette → successore o avente causa, che acquista a titolo derivativo.
la qualità di erede, una volta acquistata, non si perdeva più, e non poteva essere ceduta.
- semel heres, semper heres
La delazione ereditaria, intrasmissibile mortis causa era a fortiori intrasmissibile con atti inter vivos.
in iure cessio hereditatis: applicazione particolare di iure cessio, per cui l’erede volontario ab
intestato prima di accettare cedeva l’eredità si che il cessionario divenisse egli stesso direttamente
ed immediatamente.
- non si trattava proprio di trasmissione perchè il cessionario non subentrava nella chiamata
all’eredità con conseguente facoltà di accettare ma diveniva heres in forza della iure cessio
Sebbene mancasse both, la capacità giuridica al tempo della perfezione del testamento,
- sarebbero potuto essere validamente istituiti eredi perché sarebbero divenuti giuridicamente
capaci al momento della morte dell’ereditando.
Si potevano istituire eredi anche filii familias e schiavi altrui, solo che questi
- con l’accettazione avrebbero acquistato all’avente potestà,
- avrebbero compiuto valido atto di accettazione solo di seguito ad espresso invito
cd iussus dell’avente potestà,
Agli inizi del III secolo l’imperatore Caracalla abolì i privilegi di coeredi e legatari con figli e stabilì che,
in assenza di coeredi parenti in linea retta del testatore, la quota vacante fosse devoluta al fisco; e
volse le leggi augustee a fini di incremento del patrimonio pubblico.
Durante il basso impero, le disposizioni della lex Iulia e Papia Poppea furono abrogate e tornò in
vigore il ius antiquum.
Indegnità a succedere
Senatoconsulti e costituzioni imperiali sanzionarono con l’indegnità a succedere il comportamento di
quanti si ritennero ‘indigni’ a subentrare al defunto iure hereditario.
- Gli indegni non furono ritenuti incapaci ad acquistare, ma quel che a questo titolo
acquistavano, veniva rivendicato extra ordinem dall’erario o dal fisco.
Gli indegni divenuti heredes restavano tali anche dopo l’azione dell’erario o del fisco, solo che il
pretore avrebbe denegato le azioni ereditarie (DENEGATIO ACTIONIS) in favore e contro di essi.
Acquisto dell’eredità
Eredi necessari: si dissero necessari perché diventavano automaticamente eredi con la morte del
ereditando, senza bisogno di accettazione ma pure senza possibilità di rinunziare.
CHI ERANO?
- schiavi manomessi nel testamento dal dominus e nello stesso testamento istituiti eredi;
- i ‘sui’ → i familiari immediatamente soggetti alla potestà dell’ereditando al tempo della sua
morte che, con la morte dell’ereditando avrebbero acquistato lo status di sui iuris.
Gli eredi, divenuti tali, subentravano al de cuius sia nell’attivo sia nel passivo,
- se il passivo superava l’attivo → cioè hereditas damnosa, gli eredi avrebbero dovuto
onorare il passivo con il proprio patrimonio personale;
Tante volte, per timore di ciò lo stesso ereditando manometteva nel testamento un proprio schiavo
istituendolo contemporaneamente erede; il servo sarebbe stato allora ‘heres necessarius’ ma non
essendo ‘heres suus’ non avrebbe goduto del beneficium abstinendi e pertanto la bonorum venditio
con le sue conseguenze, sarebbe stata a suo nome.
Eredi volontari: aka heredes extranei
erano tutti gli altri chiamati all’eredità, istituiti eredi, sia che succedessero ex lege/ ex testamento,
- essi divenivano eredi in seguito ad accettazione o adizione;
- prima dell’accettazione l’eredità era considerata giacente ed esposta dunque all’eventualità
di usucapio pro herede.
In età postclassica, scomparsa la cretio, la pro herede gestio rimase l’unico modo possibile di aditio.
Rinunzia all’eredità
il chiamato all’eredità, purché erede volontario, avrebbe potuto rinunziare; non era prescritta alcuna
forma, alla rinunzia non si potevano aggiungere né condizioni né termini. pena la nullità.
pactum ‘ut minus solvatur’: prima di accettare i chiamati all’eredità convenivano con creditori
ereditari che, una volta divenuti eredi, avrebbero pagato loro solo una % dei debiti del defunto, talché
se fossero stati convenuti per un importo maggiore avrebbero opposto exceptio pasti conventi.
aditio mandato creditorum: i chiamati avrebbero adito l’eredità, ma dietro mandato dei
creditori ereditari: se fossero stati costretti a pagare oltre l’attivo ereditario avrebbero potuto
rivalersi contro i creditori mandanti con l’actio mandati contraria.
HEREDITAS
i giuristi romani la qualificarono UNIVERSITAS intendendo che si trattava di un complesso unitario di
- corpora: beni in proprietà
- iura: crediti e debiti.
era suscettibile di
- bonorum venditio,
- specifica azione giudiziaria → HEREDITATIS PETITIO
- poteva accadere che le passività superassero l’attivo → hereditas damnosa.
- poteva subire incrementi e perdite
- propria autonoma considerazione = fenomeni dell’eredità giacente, in iure cessio
hereditatis, usucapio pro herede —> prima che gli eredi volontari compissero aditio
comprendeva situazioni giuridiche soggettive trasmissibili facenti capo al defunto al momento della morte;
- Passava agli eredi il mancipium sui filii familias altrui,
- + potestà sui servi si trasmetteva insieme col dominium su di essi.
diritti, doveri, res intrasmissibili agli eredi, si estinguono con la morte = NON NELL’ EREDITA’
- usufrutto, e diritti affini
- potestà familiari, curatela e tutela.
All’ereditando potevano fare capo anche altre situazioni che non si estinguevano con la morte ma
che si trasmettevano ai più stretti familiari (fossero o no eredi) ma esclusi estranei pure se eredi:
ma gli heredes necessarii furono trattati automaticamente quali possessores delle cose già in
possesso dell’ereditando
eredi volontari: divenuti possessori con la ‘presa di possesso’, furono considerati continuatori del
possesso del de cuius e nella sua stessa situazione possessoria. → successio possessionis.
hereditas petitio aka vindicatio hereditatis
Azione reale specifica a tutela dell’eredità spettante agli eredi
Nelle legis actiones il rito era quello della legis actio sacramenti in rem, come per la rivendica;
Nel processo formulare si agiva con formula petitoria, simile a quella della rei vindicatio,
- Convenzione nell'intento dell’ hereditatis al posto della res
dal regime proprio della rei vendicatio si distinse però in alcuni punti:
viene in considerazione la legittimazione passiva, il principio è che l’azione compete contro il
possessore di cose ereditarie, purché possessore pro herede o pro possessore:
- pro herede: possedeva chi assumeva di essere erede;
- pro possessore: possedeva chi non adduceva alcun titolo o causa del proprio possesso;
Se invece il convento invocava a giustificazione del suo possesso uno specifico titolo
particolare contro di lui l’attore avrebbe dovuto procedere con l’azione di rivendica e non
hereditatis petitio.
Nel corso dell’età classica, l’hereditatis petitio fu ammessa contro “qui liti se optulit” → contro colui
che avesse accettato per distogliere l’attore dal vero legittimario.
- fu ammessa anche contro colui che avesse prima della litis contestatio cessato
dolosamente di possedere.
In connessione con l’idea dell’eredità quale universitas, si affermò il principio per cui il convenuto con
la petizione di eredità, oltre a restituire i frutti maturati dopo la litis contestato e a rispondere del suo
comportamento doloso e colposo successivo all’istituzione del giudizio, dovesse anche, per sottrarsi
alla condanna pecuniaria, restituire:
- i frutti precedenti alla lite, sotto il profilo che essi accrescono l’eredità;
- le res acquistate col denaro ereditario
- i pretia delle cose ereditarie vendute;
- ogni cosa di cui si fosse arricchito in relazione al possesso + disposizione di cose ereditarie.
Talché l’hereditas petitio, pur essendo un actio in rem, comportava anche praestationes personales.
COEREDITA’
La comunione di eredità si stabiliva tra più eredi una volta scomparso il consortium e, già prima, tra
più eredi estranei;
Il regime giuridico era simile a quello della comunione di proprietà, il consortium ercto non cito:
ogni erede era titolare di una quota ideale, con diritti e doveri analoghi a quelli del comproprietario sul
bene comune; talune peculiarità emergono a proposito di ius adcrescendi e divisione:
ius adcrescendi: in virtù di esso uno o più contitolari in determinate circostanze acquistavano
automaticamente la quota di altro contitolare,
- nella coeredità l’accrescimento presupponeva che uno dei chiamati (x incapacità o rinunzia)
non divenisse coerede; e l’accrescimento aveva luogo automaticamente in favore degli altri
chiamati alla stessa eredità, sempre che questi, divenuti eredi, avessero acquistato quanto
loro deferito.
actio familiae erciscundae: era l’azione propria per la divisione dell’eredità, si procedeva con la
legis actio per iudicis arbitrive postulationem. la procedura e il regime giuridico erano come quelli
dell’actio communì dividundo,
- adiudicatio: il giudice procedeva alla distribuzione di cespiti patrimoniali in più lotti, tanti
quanti le quote ereditarie,
- adiudicatio, li ‘aggiudicava’ ai partecipanti alla divisione, con effetti costitutivi di proprietà e
altri diritti reali;
- ad eventuali conguagli e al regolamento dei conti tra coeredi il giudice provvedeva mediante
condemnationes.
il compito dell’arbiter cd officium, dell’astio familiae erciscundae era complesso, doveva tenere conto
di circostanze molteplici, giuridicamente rilevanti e peculiari alla coeredi:
- del modus del testatore messo a carico di taluno degli eredi;
- dei prelievi spettanti a singoli coeredi sull’asse ereditario indiviso;
- della ‘certa res’ da assegnare, xrispetto alla volontà del testatore, all’erede istituito ‘ex certa re’.
collatio bonorum: fu introdotta dal pretore con riguardo alla sola bonorum possessio ab intestato;
premesso che alla successione intestata pretoria erano chiamati in primo luogo i liberi, sia i sui sia i
figli emancipati, il pretore si preoccupò della disparità di trattamento che si sarebbe determinata.
- perché gli acquisti dei sui in vita del pater familias andavano all’avente potestà,
- quelli degli emancipati erano fatti propri dagli stessi;
Soluzione → il pretore addossò ai figli emancipati l’onere di procedere a collatio bonorum in modo
che del patrimonio loro personale si avvantaggiassero in eguale misura anche i sui che avevano
conseguito la bonorum possessio,
- pena la negazione dei mezzi giudiziari loro spettanti quali bonorum possessores.
L’emancipato era tenuto a prestare tante cautiones quanti erano i sui che avevano titolo alla
collazione, a ciascuno promettendo la quota dovuta dei propri beni personali detratto il passivo. -
collatio dotis: riguardava la figlia cui il padre avesse costituito una dote e alla quale pertanto,
sciolto il matrimonio, sarebbero stati di norma restituiti i beni dotali; col risultato che di essi,
provenienti dal patrimonio ereditario, si sarebbe avvantaggiata solo lei;
il pretore stabilì l’onere della collatio dotis a carico della figlia ancora in potestate al tempo della morte
del suo pater familias e che, come tale, concorreva alla bonorum possessio ab intestato nella
successione paterna;
- con questa collazione si garantiva parità di trattamento tra fratelli e sorelle;
- anch’essa si attuava mediante cautiones promettendo la figlia agli altri discendenti
dell’ereditando di trasferire loro una quota dei beni dotali una volta che le fossero stati
restituiti.
successione dei sui: persone libere che al tempo della morte del de cuius erano soggette alla sua
potestà, o manus che, in conseguenza della sua morte, avrebbero cessato di essere alieni iuris per
divenire sui iuris; TRA CUI
- figli in potestate, (maschi, fem, adottivi, nati da iustae nuptia)
- moglie purché in manu del marito
- nipoti figli del figlio premorto
- postumi sui: non ancora nati ma già concepiti al tempo della morte del pater familias, che
con la nascita sarebbero caduti sotto la sua potestas se egli fosse stato in vita;.
Se più erano i sui a ciascuno spettava una quota, la cui attribuzione aveva luogo
- per stirpi: in virtù del criterio della ‘successio in locum’ (ad esempio: ai nipoti ex filio ai quali
fosse premorto il padre si assegnava quanto sarebbe spettato al padre loro se fosse stato
ancora in vita);
successione degli agnati: persone libere discendenti in linea maschile da un capostipite comune di
sesso maschile, sempre che il vincolo di agnatio non si fosse spezzato per capitis deminutio.
gli agnati di questa 2nd classe erano detti ‘non sui’, quindi solo parenti in linea collaterale maschile.
- consanguinei: fratelli e sorelle
- madre e figli reciprocamente qualora la madre avesse matrimonio cum manu
Gli agnati di sesso maschile erano chiamati alla successione ab intestato senza limiti di grado,
- le donne non oltre il secondo (sorelle)
Le XII Tavole parlavano di agnatus proximus affermando che egli escludeva l’agnato + lontano:
- sia in ipotesi in cui quello fosse divenuto erede,
- sia nel caso in cui per mancata accettazione o altro non fosse venuto alla successione
questo principio: il ius civile non ammetteva ‘successio in graduum’.
Se più erano gli agnati dello stesso grado tutti venivano alla successione per quote uguali,
- la successio in locum non aveva invece luogo,
- succedevano ‘per capita’ non per stirpi;
- erano eredi volontari
successione dei gentiles: erano gli appartenenti alla stessa gens dell’ereditando → eredi volontari,
- il ius civile gli negava la successio graduum e la successio ordinum,
- i gentili erano chiamati all’eredità solo in mancanza degli agnati.
In età classica la successione dei gentiles cadde in disuso, venuta meno l’organizzazione gentilizia.
successione del patrono: era risalente alle XII Tavole la regola per cui il patrono succedeva al
proprio liberto se questo, morto senza testamento, non avesse avuto sui heredes,
- assumendo il ruolo dell’agnato che aveva il grado più vicino nella successione ab intestato
dei nati liberi.
successione del parens manumissor: il padre era chiamato alla successione civile del figlio
emancipato
La successione universale ab intestato - per il diritto pretorio
Con l’indebolirsi della società romana arcaica, il sistema del ius civile apparve iniquo e lacunoso:
- a succedere senza testamento erano solo i parenti in linea maschile;
- non vi erano reciproche aspettative successorie tra madre e figli quando il matrimonio della
madre era stato sine manu; tanto meno nei matrimonio sine manu si dava reciproca
successione ab intestato tra marito e moglie;
- spezzato il vincolo di agnatio in dipendenza di adoptio o emancipatio i figli non erano
chiamati alla successione del proprio padre naturale e neppure di fratelli e sorelle.
intervenne il regime pretorio della bonorum possessio sine tabulis, ad essa erano chiamati:
- liberi: rappresentati dai sui, dai figli emancipati e da quelli dati in adozione ma già sui iuris al
tempo della morte dell’ereditando; tra più liberi l’attribuzione aveva luogo per stirpi.
- legitimi: i successibili ab intestato iure civili (sui, agnati, gentiles, patrono e parens manumissor).
- cognati: parenti di sangue (linea maschile e femminile), non oltre il 6° grado, in grado
all’ereditando, succedevano quelli più lontani se i parenti che li precedevano nel grado non
avessero avanzato nei termini istanza di bonorum possessio; ciò perché era ammessa la
successio graduum; tra cognati di pari grado l’attribuzione aveva luogo per ‘capita’.
- unde vir et uxor: erano chiamati nella quarta classe reciprocamente moglie e marito.
In virtù dell’edictum successorium gli appartenenti ad una classe erano chiamati non solo se
mancavano successibili nella classe precedente ma anche se questo esistevano e avevano fatto
decorrere inutilmente i termini per l’agnitio della bonorum possessio; erano anche ammesse
successio graduum, e successio ordinum, e si riconobbe che coloro i quali avevano fatto
trascorrere inutilmente i termini per la bonorum possessio quali appartenenti ad una classe
potessero chiedere ancora la bonorum possessio se rientravano in una classe successiva.
EREDITA’ VACANTE: quando nessun erede o bonorum possessor acquistava l’eredità, i creditori
del defunto potevano procedere ad esecuzione patrimoniale; per l’ipotesi in cui non si fosse fatto
avanti nessun creditore ereditario una lex Iulia de maritandis ordinibus stabilì che l’eredità vacante
andasse all’erario, che fu poi sostituito dal fisco.
La chiamata all’eredità o alla bonorum possessio poteva aver luogo in forza di testamento;
e la delazione testamentaria prevaleva di norma su quella intestata.
il TESTAMENTO
era un atto unilaterale, mortis causa, personalissimo, revocabile fino all’ultimo istante di vita,
un atto con il quale il testatore disponeva delle proprie sostanze per il tempo dopo la sua morte.
L’uso di testare a Roma fu considerato conforto per la morte; ed era ritenuta grave sciagura morire
senza aver fatto testamento.
testamento civile
testamento calatis comitiis: si compiva oralmente dinanzi ai comitia curiata (--> 2 volte anno)
testamento ‘in procinctu’: si diede possibilità ai militari di testare, con dichiarazione solenne e
formale, davanti all’esercito romano in armi e pronto alla battaglia.
mancipatio familiae: negozio fiduciario con cui il testatore trasferiva il proprio patrimonio a persona
di fiducia → familiae emptor, in seno alla stessa mancipatio,
- il mancipio dans, con lex mancipii, affidava al familiae emptor l’incarico di trasferire i singoli
cespiti alle persone indicate, subito dopo la morte dello stesso mancipio dans,
la prima giurisprudenza laica facendo riferimento a certi precetti delle XII tavole a trasformarla in :
testamentum per aes et libram: si trattava di una mancipatio familiae, ma il familiae emptor
recitava una formula da cui traspariva il vero scopo dell’atto
- nuncupatio: testatore manifestava solennemente ultime volontà con pronunzia orale
- per esigenze di segretezza si permise che con la nuncupatio si limitasse ad enunciare con
certa verba, la propria volontà di testare,
- quanto alle disposizioni che adotta e alle persone che ne sarebbero state destinatarie,
facesse rinvio a quel che era scritto nelle tavolette cerate che teneva con se
La figura del familiae emptor mantenne rilievo solo formale, con la morte del testatore il
testamento liberale avrebbe avuto effetti immediati dando luogo direttamente alla delazione
ereditaria; i designati sarebbero diventi ‘eredi’, successori ius civili.
testamento pretorio
l’editto pretorio prevedeva una bonorum possessio secundum tabulas
- tabulae = erano tavolette cerate dove era uso redigere le volontà testamentarie
A tali fini il pretore esigeva un documento scritto, chiuso e sigillato con il contrassegno di 7 testimoni,
- non si esigevano né riti particolari né formalità orali
In relazione al numero di testimoni, il testamento pretorio richiamava quello per aes et libram dove
- 5 testimoni + libripens + familiae emptor;
In ordine al testamento liberale (con nuncupatio di rinvio) era prassi diffusa che il testatore facesse apporre
all’esterno i sigilli dei 5 testimoni, del libripens e del familiae emptor, così da far produrre al testamento per aes
et libram effetti iure civili e iure praetorio.
L’invalidità poteva essere mediata in dipendenza di vizi di forma dell’istituzione di erede o per incapacità degli
eredi istituiti; anche in questi casi l’invalidità coinvolgeva l’intero testamento stante l’incompatibilità tra delazione
testamentaria e ab intestato.
da VALIDO ad INVALIDO
perdeva validità dopo la sua perfezione:
1. sopravvenuta incapacità del testatore o degli eredi istituiti
2. sopravvenienza di un figlio: per sopravvenienza
- di un SUUS (discendente naturale, figlio adottivo o donna convenuta in manu);
- di un POSTUMO già concepito al tempo della morte del testatore e che, con la
nascita sarebbe caduto sotto la sua immediata potestas; → agnatione postumi
3. revoca: iure civili era revocato solo per effetto di un altro testamento;
- il testamento per aes et libram sarebbe rimasto valido anche se il testatore avesse
rotto i sigilli del documento cancellandone tutti o in parte i contenuti, e persino se
avesse distrutto il documento;
- sarebbero sorti problemi di prova non di validità, perché il testamento per aes et
libram era considerato un atto orale che si compiva in forza di mancipatio e
connessa nuncupatio.
- nuncupatio di rinvio: pure se faceva solo generico riferimento al doc scritto, per una
sorta di finzione giuridica fu considerata come se ne descrive dettagliatamente il
contenuto, confermando.
l’istituzione di erede poteva essere ‘cum modo’, ‘cum libertate’, ‘cum cretione’.
Potevano essere istituite verde una o più persone: l’unico erede testamentario sarebbe stato per
l’intero, ‘ex asse’, più eredi sarebbero stati eredi di una quota. (espressa in 12esimi) → unciae
heredis institutio ‘ex certa re’: poiché l’erede, o gli eredi, erano per definizione successori
universali, una istituzione di erede ‘ex certa re’, in un singolo bene determinato, sarebbe stata una
contraddizione in termini, onde la nullità; ma sin dalla prima età classica prevalse l’idea di
considerare valida l’istituzione di erede e come non aggiunta l’indicazione della ‘certa res’; più
tardi, si adottò per il caso di più eredi una soluzione che tenesse in maggior conto la volontà del
testatore, si ritenne che l’indicazione del ‘certa res’ dovesse riemergere all’atto della divisione così
che l’arbiter dell’actio familiae erciscundae ne tenesse conto nel procedere alla distribuzione agli
eredi dell’asse ereditario.
Condizioni e termini aggiunti all’istituzione di erede: l’istituzione di erede poteva essere posta
sotto condizione sospensiva, non sotto condizione risolutiva o con termine finale, incompatibili con
il principio della perpetuata della qualifica di erede; non era ammessa nemmeno l’istituzione di
erede con termine iniziale, nei casi considerati, termini e condizioni risolutive si consideravano
come non apposti.
sostituzione volgare: era una istituzione di erede sotto la condizione sospensiva che il primo istituito
fosse premorto al testatore, non avesse accettato l’eredità o comunque la sua istituzione fosse stata
priva di effetti; il chiamato all’eredità in subordine al primo si disse ‘sostituto’ e si parlò in proposito di
eredi di primo e secondo grado per indicare il l’erede istituito per primo e il sostituto; potevano essere
disposte più sostituzioni, con l’eventualità di eredi di 3°, 4° ecc; la sostituzione prevaleva
sull ‘ accrescimento.
sostituzione pupillare: presupponeva che il testatore istituisse erede un discendente soggetto alla
sua immediata potestà e consisteva nell’istituzione di un erede al pupillo qualora questi fosse morto
ancora impubere e quindi nell’impossibilità di fare testamento; il testatore in realtà nominava un erede
al proprio discendente facendo sostanza il testamento al suo posto: ciò in deroga al principio per cui il
testamento è atto personalissimo.
4 genera legatorum
per vindicationem: doveva essere disposto con le parole ‘do lego’
- + indicazione sia dell’oggetto sia del destinatario,
- aveva effetti reali, essendo traslativo di proprietà o costitutivo di servitù o usufrutto, doveva
pertanto avere ad oggetto beni propri del testatore.
per praeceptionem: poteva dapprima essere disposto solo in favore di uno dei coeredi istituiti
nel testamento, si esigeva l’imperativo “praecipio”
- era un legato di proprietà e poteva avere ad oggetto solo cose proprie del testatore,
- aveva attuazione in virtù di adiudicatio ad opera dell’arbiter nell’actio familiae erciscundae; mai
giuristi di scuola proculiana affermarono che fosse da considerare alla stregua di uno per
vindicationem, e potesse esser disposto anche in favore di persona diversa dal coerede; la tesi
proculiana fu confermata da una costituzione dell’imperatore Adriano.
senatoconsulto Neroniano: il fatto che per ogni tipo di legato fossero diversi forma e regime
giuridico doveva essere fonte di errore per testori e causa frequente di invalidità;
- Neroniano stabilì una ‘conversione’ negoziale per cui il legato, invalido solo perché disposto
con una formula propria di un tipo non adatto al caso, si considerava come se disposto con
la formula adatta: in pratica, come se disposto nella forma del legato per damnationem, che era
quello con più larga possibilità di applicazioni.
le riforme postclassiche:
Il problema fu superato con la riforma di Costanzo, che abolì la necessità dell’uso delle antiche
formule anche i legati, sarebbe dipeso dalle circostanze della fattispecie stabilire se il legato dovesse
avere effetti reali o obbligatori.
l’unificazione dei tipi di legato → Giustiniano
riconobbe effetti obbligatori ai legati, disponendo che con essi quando il caso di specie lo consentiva,
concorressero effetti reali; il legatario avrebbe goduto di doppia tutela:
- reale con un actio in rem, → rei vindicatio
- obbligatoria con → l’actio ex testamento,
il legatario avrebbe preferito l’actio ex testamento perché era più leggero l’onere della prova:
- bastava provare l’esistenza del legato,
- in sede di rivendica, occorreva prova di avere acquisito la proprietà;
l’actio in personam era esperibile contro l’erede, dovunque stesse la cosa legata, pure se fosse
perita o deteriorata, prima della lite per cause imputabile all’erede o agli eredi; la rivendica
presupponeva l’esistenza della cosa al tempo della litis contestatio, perseguiva la cosa così
com’era in quel momento e doveva rivolgersi contro chi in quel momento la possedesse.
Il ricorso all’azione di rivendica sarebbe stato per il legatario più conveniente solo nel caso in cui,
essendo la cosa legata reperibile e non deteriorata, il debitore non fosse in grado di far fronte cel suo
patrimonio ai denti contratti con altri: allora il legatario che avesse esercitato l’actio ex testamento
avrebbe agito da creditore e, insieme con gli altri creditori, avrebbe concorso alla spartizione del
saldo attivo del patrimonio del debitore, con la conseguenza di ottenere solo una percentuale del
credito; esercitando la rivendica il legatario avrebbe agito da proprietario e avrebbe potuto pretendere
la restituzione integrale della cosa.
Legatari e onerati
La testamenti factio passiva si esigeva anche per i legatari; pure ai legatari si riferirono le disposizioni
delle leggi caducare e degli altri provvedimenti relativi all’indegnità a succedere;
l’onere dei legati gravava sugli eredi, non oltre però l’attivo ereditario
- se più erano gli eredi istituiti, il testatore avrebbe potuto porre il legato a carico di uno solo
o di alcuni degli eredi, fermo restando che in nessun caso il coerede onerato ne avrebbe
subito il peso oltre il valore della propria quota; per la parte eccedente, i legati sarebbero
stati ridotti proporzionalmente; nel caso di ‘hereditas damnosa’ i legatari sarebbero stati
interamente nulli.
poteva accadere che il legatario morisse dopo il testatore ma prima dell’adizione da parte dell’erede
volontario:
- legato in tal caso non avrebbe avuto effetti perché il legatario non aveva trasmesso ai suoi
eredi quella che era una semplice aspettativa;
- a ciò pose rimedio la giuri affermando che, sempre che l’onerato avesse adito, al legato era
riconosciuto l’effetto limitato di fare acquistare al legatario il diritto al lascito sin dal dies
cedens, ossia di norma il momento stesso della morte del testatore;
- restava fermo che il legato disposto sotto condizione sospensiva mai avrebbe potuto avere
effetti prima dell’avveramento della condizione.
Dies cedens vs dies veniens = momento a partire dal quale il legato avrebbe potuto essere fatto valere;
col ‘dies veniens’ il legatario:
- legati obbligatori acquistava il relativo credito;
- legati con effetti reali i classici non furono concorsi: i proculiani richiesero che il legatario
manifestasse la volontà di accettare, ma prevalse la teoria sabiniana secondo cui l’acquisto
era immediato ma il legatario avrebbe potuto rinunziare.
Tra più collegatari della stessa cosa, verificandosi i presupposti e sempre che si trattasse di legati con
effetti obbligatori, aveva luogo accrescimento.
REVOCA: una volta disposto un legato poteva essere revocato dal testatore, revoca aveva luogo:
- con la revoca stessa del testamento;
- con l’uso nel testamento e prima che fosse completato di espressioni contrarie a quelle
adoperate per il legato (es: non do non lego) ; da età postclassica, anche con l’uso di altre
espressioni purché tali da denunziare la volontà di revoca.
Sin dalla prima metà classica si riconobbe efficacia iure praetorio pure alla revoca del legato
liberamente manifestata dal testatore dopo la perfezione del testamento, persino se tacitamente: il
legato sarebbe rimasto valido iure civile, ma contro il legatario che avesse agito in giudizio contro
la volontà del testatore, si dava all’erede l’exceptio doli.
Queste leggi non risolsero il problema, potendo i legati essere tanti da assorbire tutto o quasi l’asse
ereditatio. l’intervento decisivo fu:
- lex Falcidia: tolse valore alle leggi precedenti e stabilì che il testatore potesse disporre in
legati per non più di 3 quarti dell’eredità, in modo che agli eredi restasse almeno un quarto
dell’attivo → quarta falcidia.
l’attivo doveva essere calcolato con riferimento al tempo della morte dell’ereditando; se il testatore
avesse ecceduto, i legati sarebbero stati ridotti proporzionalmente e ipso iure sino al limite stabilito
dalla legge.
MODALITA’ DI ISTITUZIONE:
- fedecommesso doveva essere disposto in forma predicativa (fidei committo, peto, rogo, volo),
- forma libera* → ammesso anche l'uso lingua greca o altra DOVE DISPOSTO:
- testamento
- codicillo, confermato e non,
- oralmente, e persino con un cenno di assenso;
Fedecommessi particolari: i fedecommessi di cui s’è detto. avevano come possibili oggetti, oltre
che la libertà, prestazioni analoghe a quelle dei legati; è a questi fedecommessi che bisogna riferire
l’equiparazione giustinianea di legati e fedecommessi.
Fedecommessi universali: con esso si faceva carico all’erede di trasmettere ad altri; l’erede
avrebbe dovuto fare conseguire al fedecommissario la qualità di erede, ma non era trasmissibile;
senatoconsulto Trebelliano: una volta che l’erede avesse fatto al fedecommissario atto di
restituzione dell’eredità, sarebbe stato ammesso per la quota spettantegli all’esercizio, in via utile, con
actiones utiles, ma in nome proprio, delle azioni spettanti all’erede; e i creditori ereditari avrebbero
agito, in via utile, direttamente contro il fedecommissario che fu considerato dai classici un ‘heredis
loco’.
i CODICILLI
si indicò un documento scritto (spesso epistola) idoneo a contenere più disposizioni mortis causa
- si affiancarono al testamento MA DIFFERENZA non richiedeva formalità per la perfezione;
ad essi si faceva riferimento nel testamento per non era fatto riferimento in alcun testamento
ratificarli o preannunciarli
considerati parte integrante del testamento e prescindevano dall’esistenza di un testamento, erano validi
ne seguivano le sorti. pure se disposti a carico dell’erede ab intestato.