Sei sulla pagina 1di 13

CAPITOLO PRINCIPI GENERALI

PREMESSE
Termine SUCCESSIONE = fenomeno per cui un soggetto subentra ad un altro nella titolarità di uno
o più diritti o rapporti giuridici (anche passivi, come i debiti).
Qui ci occuperemo della SUCCESSIONE A CAUSA DI MORTE
Dopo la morte del defunto si presenta l’esigenza negativa che un patrimonio non resti privo di
titolare.
Il regime giuridico delle successioni mortis causa è profondamente condizionato da elementi di
carattere culturale e socio-economico.
Gli interessi che sono considerati nella vicenda successoria sono numerosi:
1) L’interesse dello stesso ereditando, preoccupato della sorte post-mortem dei suoi beni
2) L’interesse dei familiari del de cuius (del defunto), ossia le persone a lui affettivamente più
vicine e che talora da lui dipendevano economicamente
3) L’interesse per la sorte del patrimonio ereditario dei creditori del de cuius.

L’eredità si devolve allo stato solo in assenza di successibili e solo per gestire le sorti dei rapporti
giuridici che altrimenti resterebbero senza titolare.

Caratteri del sistema successorio


Anzitutto il diritto delle successioni mortis causa è saldamente collocato nell’orizzonte del diritto
privato, essendo preminente la tutela di interessi e aspettative degli individui coinvolti nella
vicenda successoria.

La libertà testamentaria
La sorte del patrimonio ereditario è lasciata anzitutto alle decisioni discrezionali dello stesso
ereditando (ereditando=soggetto defunto i cui beni vengono trasmessi in eredità) che può
disporre i propri beni mediante testamento.

…e i suoi limiti: la riserva


Però qualora al de cuius sopravvivano streetti congiunti (-figli –coniuge e, quando non vi siano figli,
-ascendenti) il legislatore limita la libertà del testatore, in quanto “riserva” a favore di costoro una
quota del patrimonio del defunto (la legittima, o quota indisponibile), variabile a seconda del
numero e delle qualità degli aventi diritto e determinata tenendo conto pure delle donazioni
effettuate in vita dal de cuius.

Tuttavia la natura obbligatoria della “riserva” non opera rendendo invalide le eventuali
disposizioni testamentarie lesive delle quote di legittima ma soltanto mediante l’attribuzione a
ciascun legittimario del diritto di impugnarle, chiedendone la “riduzione” (artt 553 ss).

Per la parte “disponibile” del suo patrimonio l’ereditando può provvedere come preferisce.
La successione ex lege
Qualora l’ereditando non abbia provveduto, in tutto o in parte a disporre mediante testamento dei
propri beni, è la legge stessa a dettare i criteri per la devoluzione del patrimonio relitto.  si parla
perciò di SUCCESSIONE LEGITTIMA, in quanto regolata da legge.
Il legislatore colloca tra i successibili ex lege:
- Il coniuge
- I discendenti
- Gli ascendenti
- I collaterali (es fratelli, cugini)
- Gli altri parenti
- Lo Stato

Alla successione legittima si ricorre quando


- manca qualsiasi testamento
- pur essendovi un testamento questo dispone soltanto legati
- quando il testamento contenga una istituzione di erede che non esaurisca l’asse ereditario
(l'insieme dei beni, dei diritti, delle obbligazioni che costituiscono l'oggetto della successione
stessa): in tal caso per la parte restante si provvede con la successione legittima.

(L'interesse dei creditori del de cuius è tutelato in primis dalla trasmissione in capo all'erede delle
obbligazioni contratte dal defunto, in secondo luogo i creditori possono chiedere ex art. 512 ss. La
separazione dei beni del creditori da quelli del defunto, in modo da potersi rivalere su di essi.)

EREDITA’ E LEGATO
Il complesso dei rapporti patrimoniali trasmissibili, attivi e passivi, facenti capo al de cuius al
momento della sua morte costituiscono la sua EREDITA, intesa in senso oggettivo.

È il caso di precisare che per patrimonio intendiamo l’insieme dei rapporti giuridici, attivi e
passivi, dei quali il defunto era titolare, indipendentemente dal valore economico.
Quindi un patrimonio sussiste anche quando l’eredità sia economicamente modesta o addirittura negativa,
perché o debiti siano di valore superiore alle componenti attive.

Eredità e legato: differenze


a titolo universale: in questo caso si parla di eredità
e di erede, ovvero in caso di plu-
La successione mortis causa può essere ralità di successori, di coeredi.

A titolo particolare: ed allora si parla di legato, e del


relativo beneficiario quale legatario
la contrapposizione si fonda sul diverso titolo con cui opera la “chiamata” alla successione.
Mentre nel caso di legato la vocazione concerne esclusivamente uno o più diritti o rapporti
giuridici determinati, nel caso di chiamata a titolo universale la vocazione comprende
complessivamente la situazione patrimoniale del de cuius (rapporti attivi e passivi che dal de cuius
si trasferiscono in capo all'erede), ponendo il beneficiario nella condizione di poter subentrare
(ossia succedere) in tutti i rapporti trasmissibili, attivi e passivi, facenti capo al de cuius al
momento della morte, ad eccezione soltanto di quelli per i quali sia diversamente disposto dalla
legge o dal testamento, ma compresi anche i rapporti di cui neppure il defunto conosceva
l’esistenza o che sono sorti in un momento successivo a quello in cui il de cuius abbia, nel caso di
istituzione ex testamento, redatto il proprio atto di ultima volontà.

La disciplina delle due forme di successione (a titolo universale, o particolare) si differenzia per
numerosi altri profili:
L'erede succede nel possesso del defunto, mentre per il legatario si ha solo il fenomeno
dell’accessio possessionis (può godere solo dell'accessione del possesso, cioè del diritto di unire al
proprio possesso quello del suo dante causa per goderne dei frutti).
L'erede inoltre è tenuto ipso iure (di diritto) al pagamento dei debiti ereditati, il legatario no.
Al solo erede e non al legatario è inoltre concessa la hereditas petitio, il diritto cioè ad ottenere la
restituzione dei beni ereditari che sono nel possesso di altri a titolo di erede o senza titolo .
Solo l’erede subentra in OGNI rapporto del de cuius, come se ne fosse stato parte ab initio, perfino
nei rapporti in via di formazione al momento della morte del de cuius; soltanto l’erede subentra
nel processo in cui era parte il defunto.

Accertamento del titolo della successione


Istituzione ex testamento

Bisogna capire quando in concreto la successione si qualifica a “titolo universale” e quando invece
vada definita a “titolo particolare”.

A tal fine quando la successione è regolata per testamento, è necessaria l’interpretazione della
dichiarazione del testatore, la quale non di rado si presenta ambigua e quindi bisogna capire se si
tratta di una vera e propria istituzione di erede o un lascito di uno o più beni determinati, a titolo
quindi di legato.

Il compito dell’interprete è facile quando al chiamato sono attribuiti tutti i beni del testatore o una
quota dei beni del testatore (una quota del complessivo patrimonio ereditario) intesa come frazione
dell’intero; [in tal caso si tratta di eredità (art 588 cc)].

Le difficoltà sorgono quando la disposizione testamentaria contenga l’indicazione di beni


determinati o di un complesso di beni --> poiché questa situazione non esclude che la
disposizione sia a titolo universale (eredità), qualora risulti che il testatore ha inteso assegnare
quei beni come quota del patrimonio.
Le difficoltà più importanti sorgono invece quando la disposizione testamentaria contenga dei beni
particolari, poiché questa situazione NON esclude che possa trattarsi di successione a titolo
universale (eredità), anche se a prima vista sembrerebbe un legato. In questo caso occorre capire
se la volontà del testatore, nell'assegnare quei determinati beni sia stata quella di assegnarli in
quanto frazione dell'intero patrimonio, i singoli beni quindi rappresenterebbero una quota del
tutto, una divisione del patrimonio del testatore: in tal caso si avrà successione a titolo universale
e istituzione di erede, se invece il testatore abbia voluto attribuire quei determinati beni non come
frazione del patrimonio, ma come cespiti a sé stanti, allora si avrà legato.

Istituzione ex lege
Quando la successione, in assenza di testamento, si devolve interamente per legge, il problema
non si pone perché la vocazione è configurata dal legislatore come chiamata a titolo universale.
Esistono anche alcune specifiche ipotesi di legato disposto dalla legge (es. al coniuge superstite
spetta, a titolo di legato, il diritto di abitazione nella casa familiare).

Nel caso di pluralità di successibili ex lege, la chiamata è comunque a titolo universale per ciascun
coerede, poiché gli attribuisce la capacità di succedere indistintamente in tutti i rapporti
trasmissibili del de cuius, sebbene pro quota, cioè in base ad una frazione aritmetica: ne consegue
l’instaurazione di un regime di comunione, che investe, in ragione delle quote spettanti a ciascun
erede, tutti gli elementi che compongono l’asse ereditario (ossia ogni erede è contitolare pro
quota di ciascuno dei singoli beni dell’eredita) e che cessa soltanto con la divisione.

Per quanto riguarda le situazioni giuridiche non patrimoniali, essendo in genere intrasmissibili, non
si verifica successione. Tuttavia in alcune ipotesi la legge riconosce espressamente la trasmissibilità
della legittimazione attiva o passiva, in relazione ad interessi non patrimoniali (es status filaitonis
non dire).

Sono tuttavia intrasmissibili tutti i rapporti strettamente personali (Es. Usufrutto, uso, abitazione
ecc.).
Per quanto riguarda il diritto di accettare una proposta contrattuale, la morte del destinatario
dell'offerta non la rende invalida, ma il nuovo destinatario sarà l'erede, salvo che non siano
contratti caratterizzati dall'institutus personae.

APERTURA DELLA SUCCESSIONE


La morte di una persona determina l’apertura della successione .
La legge attribuisce importanza alla determinazione del momento e del luogo in cui si verifica l’apertura
della successione.
Secondo l'articolo 456 del codice civile " la successione si apre al momento della morte, nel luogo
dell'ultimo domicilio del defunto”.
La dottrina e la giurisprudenza prevalente ritengono equiparata alla morte naturale la morte presunta, in
considerazione degli effetti che essa determina rispetto ai successori.
In caso di assenza -> invece coloro che, verificandosi la morte dell’assente, sarebbero suoi eredi, possono
soltanto domandare l’immissione nel possesso temporaneo dei beni.

VOCAZIONE DELAZIONE EREDITARIA


Aperta la successione occorre vedere a chi spetta il patrimonio ereditario o singoli beni.
Si parla di VOCAZIONE EREDITARIA= Indicazione di colui che è chiamato all’eredità
Il nostro codice preferisce parlare di DELAZIONE DELL’EREDITA’= offerta dell’eredità ad una persona che, se
vuole, la può acquistare.
Secondo la dottrina classica i due termini sono sostanzialmente equivalenti; secondo un altro indirizzo
invece si dovrebbe distinguere, in quanto potrebbero esserci casi di vocazione senza delazione, ossia di
chiamata senza una offerta attuale della eredità.

La designazione del successibile può avvenire in 2 modi:


 per legge (successione legittima);
 per testamento (successione testamentaria)

Esclusa la successione per contratto.


Il c.civile vieta esplicitamente varie tipologie di patti successori:
.Confermativi o isitutivi
.Dispositivi
.Rinunciativi

GIACENZA DELL’EREDITA’
Per diventare erede, questo deve fare una dichiarazione di volontà chiamata accettazione
dell’eredità (sia che la successione sia per legge che per testamento). (in quanto l’erede può
scegliere se accettare o meno l’eredità essendo l’eredità il complesso dei rapporti patrimoniali
PASSIVI e ATTIVI!!! Non è erede chi non vuole)
LA RAPPRESENTAZIONE 

RAPPRESENTAZIONE: Istituto in forza del quale i discendenti subentrano al loro ascendente nel
diritto di accettare un lascito qualora il chiamato non possa o non voglia accettare l’eredità o il
legato.
La rappresentazione può avvenire solo se il chiamato che non può o non vuole
accettare l’eredità sia:
- o un figlio del de cuis;
- o un fratello o una sorella del de cuis.

La rappresentazione invece è esclusa se il chiamato sia, rispetto al de cuius, un estraneo ovvero


anche un parente diverso da un figlio, un fratello o una sorella.
Inoltre la rappresentazione è esclusa, nel caso di successione testamentaria, qualora il testatore
abbia già predisposto nel testamento una sostituzione al chiamato che non vuole o non può
accettare il lascito.
Ed è esclusa quando si tratti di legato di usufrutto o di altro diritto di natura personale, in quanto
costituiscono attribuzioni strettamente legate alla persona indicata dal testatore.
Quindi al posto di colui che non può o non vuole accettare succedono i discendenti, i c.d. 
“rappresentanti”, i quali succedono direttamente al de cuius; è stato precisato che i discendenti
che succedono per rappresentazione devono essere almeno concepiti al momento dell’apertura
della successione.
La rappresentazione opera sia quando la chiamata a favore del “rappresentato”, al momento della
apertura della successione, non possa più verificarsi, sia quando vi sia stata una prima vocazione,
ma questa sia caduta, ad es. per indegnità o per rinuncia.
Quando si applica la rappresentazione la divisione si fa per stirpi (art 469): ossia i discendenti
subentrano tutti in luogo del capostipite, indipendentemente dal loro numero.
Esempio: EREDITA DEL DE CUIUS
2 FIGLI DEL DEL DE CUIUS PREMORTI A QUEST’ULTIMO (di cui uno ha un figlio A, l’altro dfigli ue B e C)
(ove manchi testamento e quindi l’eredità deve devolversi applicando i principi della rappresentazione: non dovrà
dividersi in tre parti uguali quanti sono i nipoti, ma in due parti destinate alle due stirpi)

DISCENDENTE DEL PRIMO FIGLIO (A) I DUE DISCENDENTI (B e C) DEL SECONDO FIGLIO
Inoltre l’art 469 precisa che si fa luogo a rappresentazione anche in caso di unicità di stirpe.

L’ACCRESCIMENTO
L’istituto dell’accrescimento comporta che la quota destinata al chiamato che non abbia potuto o
voluto accettare il lascito si devolve a favore degli altri beneficiari di una chiamata congiuntiva, con
la conseguenza che la quota spettante a questi ultimi si accresce.

Non si può applicare l’accrescimento quando ricorrano le condizioni per applicare la


rappresentazione (a meno che anche il rappresentante non possa o non voglia accettare il lascito),
o
quando nella successione testamentaria il testatore abbia disposto una sostituzione.
……………finire

LE SOSTITUZIONI
(controlla libro)

Se il testatore ha preveduto l'ipotesi in cui il chiamato non possa o non voglia accettare, può aver
provveduto a nominare un sostituto, che subentrerà al primo chiamato nella successione. La
sostituzione prevale sia sulla rappresentanza sia sull'accrescimento. Questa è chiamata
sostituzione ordinaria (o volgare). La legge ammette che più persone possono sostituirsi
al primo chiamato e ammette anche che una sola persona possa sostituirsi a più “primi chiamati”
ai sensi dell'art. 689 cod. civ. Altro tipo di sostituzione è la sostituzione fedecommissaria, che
ricorre quando il testatore nomina un soggetto a succedergli, ma nomina anche il soggetto che
dovrà succedere al chiamato nel momento in cui anche questo fosse deceduto. La conseguenza
era che il primo chiamato non poteva disporre pienamente dei beni, non poteva alienarli ad
esempio, poiché doveva lasciarli in eredità al soggetto disposto dal primo testatore. Il codice del
1865 vietava questo istituto poiché lo riteneva d'intralcio alla libera circolazione delle merci. Il
codice del '45 lo ha reintrodotto con particolari limitazioni, mentre oggi la sostituzione
fedecommissaria esiste nella forma che ci ha lasciato la riforma del diritto di famiglia del 1975.
L'art. 692 cod. civ. Infatti prevede che tale tipo di sostituzione possa aver luogo solo quando i
genitori, il coniuge o altri ascendenti in linea retta dell'interdetto possano lasciare beni in
successione a questo, con l'obbligo, alla sua morte, di lasciarli a favore della persona o degli enti
che hanno avuto cura dell'interdetto medesimo. Diverso è il caso della clausola sine liberis
decesserit (per la quale Es. Se Tizio morirà senza figli, l'eredità che io testatore gli ho lasciato andrà
a Sempronio). La giurisprudenza ha rilevato la differenza con il fedecommesso in quanto qui
manca la “doppia istituzione”, se Tizio dovesse aver figli la clausola non si verificherebbe. La
questione sulla legittimità di questa clausola è ancora aperta.
ACQUISTO DELLA EREDITA E LA RINUNCIA 
Abbiamo detto che l’eredità si acquista con l’accettazione del chiamato.
Ci sono 2 tipi di accettazione:
 ACCETTAZIONE PURA E SEMPLICE: dove si verifica la confusione tra il patrimonio del defunto e
quello dell’erede, che diventano un patrimonio solo. L’erede succede sia nell’attivo che nel
passivo. L’erede perciò è tenuto al pagamento di tutti i debiti del defunto anche se questi
superano l’attivo che gli perviene dall’eredità;
 ACCETTAZIONE COL BENEFICIO DI INVENTARIO: dove NON si produce la confusione dei
patrimoni.

Vi sono diverse modalità di accettazione:

1) ACCETTAZIONE ESPRESSA: l’accettazione espressa consiste nella esplicita manifestazione


della volontà di acquistare l’eredità.

Forma e contenuto variano però a seconda che si tratti di accettazione “pura e semplice” o
“col beneficio di inventario”.
Nel caso “col beneficio di inventario”  la accettazione deve essere necessariamente fatta
mediante dichiarazione ricevuta da un notaio o dal cancelliere del tribunale del circondario
in cui si è aperta la successione
L’ “accettazione pura e semplice” può essere fatta in un atto pubblico o in una scrittura
privata, dichiarando di accettare l’eredità o assumendo il titolo di erede.

Quanto al contenuto dell’accettazione, l’atto deve esprimere la manifestazione di una


scelta consapevole da parte del chiamato, diretta all’acquisto dell’eredità.
In questo senso va condivisa l’opinione dominante secondo cui l’accettazione (espressa)
della eredità costituisce un negozio giuridico.
L’accettazione espressa è un actus legitimus: ad essa non possono infatti apporsi condizioni
o termini che rendono nulla l’intera dichiarazione. Nello stesso modo è nulla ogni
accettazione parziale.

2) ACCETTAZIONE TACITA: per l’art 476 c.c., l’accettazione è tacita quando il chiamato
all’eredità compie un atto che presuppone necessariamente la sua volontà di accettare e
che non avrebbe il diritto di fare se non nella qualità di erede.
Per esempio l’art 477 dispone che la vendita o la donazione dei diritti di successione ad un
terzo o ad un altro chiamato comporta accettazione dell’eredità
L’art 478 prevede che la rinuncia all’eredità operata verso corrispettivo o a favore di alcuni
soltanto dei chiamati, importa accettazione.

Costituiscono ipotesi di accettazione tacita dell’eredità:


- Proposizione della domanda di petizione ereditaria
- L’esperimento della azione di divisione e dell’azione di riduzione
- La riscossione dei canoni di locazione di un bene ereditario
- Il pagamento di un debito del de cuius con denaro dell’eredità
- La proposizione di azioni giudiziarie volte a far valere diritti ereditari

Invece NON costituiscono accettazione tacita dell’eredità:


- La presentazione della denuncia di successione
- Il pagamento della relativa imposta

Per avere accettazione tacita occorre:


1) Che il chiamato compia un atto
2) Che questo atto presupponga necessariamente, per la sua natura, la volontà di
accettare
3) Che egli possa compiere quell’atto soltanto in qualità di erede.

4) ACCETTAZIONE PRESUNTA
Nel caso dell’accettazione tacita l’acquisto della eredità dipende dal compimenti di
atti che il chiamato avrebbe diritto di fare solo in quanto erede.
In altre ipotesi l’acquisto della eredità avviene automaticamente, in forza della legge,
o per il solo fatto che non si è provveduto ad uno specifico atto imposto dalla legge; o
perché al contrario si è tenuto un determinato comportamento che preclude la
rinuncia all’eredità e rende colui che lo compie rede puro e semplice.

Rimane indispensabile la consapevolezza, da parte del chiamato, della delazione e


dell’appartenenza dei beni posseduti al compendio ereditario.

L’accettazione di eredità quando determina l’acquisto di determinati diritti (come ad es. di


immobili, di usufrutto ecc elencati da art 2643 n°1,2,4) è soggetta a trascrizione.
In caso di accettazione tacita la trascrizione avviene sulla base dell’atto che implica appunto
l’accettazione tacita, qualora esso risulti da una sentenza o da un atto pubblico o da una scritturaa
privata autenticata.

Trasmissione del diritto di accettare


Se il chiamato all’eredità muore dopo l’apertura della successione ma prima di averla accettata, il
diritto di accettarla si trasmette ai suoi eredi.
(differenza con la rappresentazione è che essa si ha quando il chiamato non possa (xchè è morto
prima dell’apertura della successione, o assente, o indegno) o non voglia cioè (xkè non voglia
accettarvi).
Invece la trasmissione presuppone che il chiamato, pur potendo, non abbia ancora dichiarato se
intende accettare l’eredità, quando è sopravvenuta la morte.
Nel caso della rappresentazione: il rappresentante succede direttamente al de cuius del quale può
accettare l’eredità anche nel caso che abbia rinunciato all’eredità del rappresentato o sia indegno
di succedergli.
Invece nel caso della trasmissione il chiamato che muore senza avere accettato l’eredità
trasferisce ai suoi eredi, insieme al suo patrimonio, il diritto di accettarla; perciò costoro possono
acquistare tale diritto in quanto abbiano accettato l’eredità del trasmittente. Perciò se essi sono
indegni verso il trasmittente o rinunciano alla sua eredità non possono vantare nessuna pretesa
sull’eredità devoluta al trasmittente.

Il diritto di accettare l’eredità è sooggetto alla prescrizione ordinaria (10 anni) decorrente dalla
data dell’apertura della successione.
Ma può darsi che qualcuno abbia interesse a che il chiamato si decida entro uno spazio più
limitato di tempo a dichiarare se intende o no accettare l’eredità. Per es. il creditore del defunto, allo
scopo di sapere contro chi può rivolgersi per il pagamento, o colui a cui l’eredità è devoluta nel caso che il
primo chiamato rinunci.
In tal caso si può far ricorso ad una speciale azione (actio interrogatoria) con cui si chiede che
l’autorità giudiziaria fissi un termine , trascorso il quale il chiamato perde il diritto di accettare; si
tratta di una ipotesi di decadenza.
È consentito anche al testatore stabilire un termine per l’accettazione dell’eredità (art. 2965).

L’accettazione si può impugnare  per violenza o dolo, NON x errore.


LA SUCCESSIONE NECESSARIA
La legge stabilisce che, quando vi siano determinate categorie di successibili :
coniuge figli e in mancanza di figli, gli ascendenti
una parte dei beni del de cuius deve essere a loro attribuita.
La quota che la legge riserva a costoro si chiama QUOTA DI LEGITTIMA o RISERVA;
i successibili che vi hanno diritto vengono chiamati legittimari o riservatari o successori necessari.

SUCCESSIONE NECESSARIA= Il complesso degli istituti che riguarda la determinazione delle


categorie dei legittimari, le quote ad essi spettanti, i mezzi dalla legge concessi perché i limiti da
essa stabiliti siano osservati

CATEGORIE DI LEGITTIMARI

Legittimari sono:
 IL CONIUGE
 LA PERSONA UNITA CIVILMENTE
 I FIGLI
 GLI ASCENDENTI

I figli
La quota di legittima a favore dei figli non è fissa, ma varia a seconda del numero dei figli e
secondo l’esistenza o meno del coniuge quota mobile.
Quando manca il coniuge la riserva a favore dei figli è di metà del patrimonio se il figlio è solo 1, se
i figli sono più di uno la riserva è di due terzi.

Ascendenti legittimi
La riserva a favore degli ascendenti opera soltanto se il defunto non lascia figli:
se non ci sono figli  sarà in misura di 1/3,
se gli ascendenti concorrono con il coniuge  la loro riserva sarà di ¼.

Ricapitoliamo
• In presenza del coniuge e di un figlio, a ciascuno di essi spetta 1/3 dell'eredità, l'altro 1/3 è
liberamente disponibile;
• In presenza del coniuge e di due o più figli, al coniuge spetta ¼, ed ai figli complessivamente il
50% (la metà) da ripartirsi tra loro, il restante ¼ è liberamente disponibile;
• In presenza del coniuge e degli ascendenti, al coniuge spetta il 50%, agli ascendenti ¼, il restante
¼ è liberamente disponibile.
Questi diritti sono garantiti anche al coniuge separato cui non sia stata addebitata la responsabilità
della crisi del rapporto coniugale. Per il coniuge cui sia stata addebitata la separazione è previsto il
diritto ad un assegno vitalizio, se al momento dell’apertura della successione godeva degli alimenti
a carico del coniuge deceduto. L’assegno è commisurato alle sostanze ereditarie e alla qualità e al
numero degli eredi legittimi.

Potrebbero piacerti anche