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PREMESSE
Termine SUCCESSIONE = fenomeno per cui un soggetto subentra ad un altro nella titolarità di uno
o più diritti o rapporti giuridici (anche passivi, come i debiti).
Qui ci occuperemo della SUCCESSIONE A CAUSA DI MORTE
Dopo la morte del defunto si presenta l’esigenza negativa che un patrimonio non resti privo di
titolare.
Il regime giuridico delle successioni mortis causa è profondamente condizionato da elementi di
carattere culturale e socio-economico.
Gli interessi che sono considerati nella vicenda successoria sono numerosi:
1) L’interesse dello stesso ereditando, preoccupato della sorte post-mortem dei suoi beni
2) L’interesse dei familiari del de cuius (del defunto), ossia le persone a lui affettivamente più
vicine e che talora da lui dipendevano economicamente
3) L’interesse per la sorte del patrimonio ereditario dei creditori del de cuius.
L’eredità si devolve allo stato solo in assenza di successibili e solo per gestire le sorti dei rapporti
giuridici che altrimenti resterebbero senza titolare.
La libertà testamentaria
La sorte del patrimonio ereditario è lasciata anzitutto alle decisioni discrezionali dello stesso
ereditando (ereditando=soggetto defunto i cui beni vengono trasmessi in eredità) che può
disporre i propri beni mediante testamento.
Tuttavia la natura obbligatoria della “riserva” non opera rendendo invalide le eventuali
disposizioni testamentarie lesive delle quote di legittima ma soltanto mediante l’attribuzione a
ciascun legittimario del diritto di impugnarle, chiedendone la “riduzione” (artt 553 ss).
Per la parte “disponibile” del suo patrimonio l’ereditando può provvedere come preferisce.
La successione ex lege
Qualora l’ereditando non abbia provveduto, in tutto o in parte a disporre mediante testamento dei
propri beni, è la legge stessa a dettare i criteri per la devoluzione del patrimonio relitto. si parla
perciò di SUCCESSIONE LEGITTIMA, in quanto regolata da legge.
Il legislatore colloca tra i successibili ex lege:
- Il coniuge
- I discendenti
- Gli ascendenti
- I collaterali (es fratelli, cugini)
- Gli altri parenti
- Lo Stato
(L'interesse dei creditori del de cuius è tutelato in primis dalla trasmissione in capo all'erede delle
obbligazioni contratte dal defunto, in secondo luogo i creditori possono chiedere ex art. 512 ss. La
separazione dei beni del creditori da quelli del defunto, in modo da potersi rivalere su di essi.)
EREDITA’ E LEGATO
Il complesso dei rapporti patrimoniali trasmissibili, attivi e passivi, facenti capo al de cuius al
momento della sua morte costituiscono la sua EREDITA, intesa in senso oggettivo.
È il caso di precisare che per patrimonio intendiamo l’insieme dei rapporti giuridici, attivi e
passivi, dei quali il defunto era titolare, indipendentemente dal valore economico.
Quindi un patrimonio sussiste anche quando l’eredità sia economicamente modesta o addirittura negativa,
perché o debiti siano di valore superiore alle componenti attive.
La disciplina delle due forme di successione (a titolo universale, o particolare) si differenzia per
numerosi altri profili:
L'erede succede nel possesso del defunto, mentre per il legatario si ha solo il fenomeno
dell’accessio possessionis (può godere solo dell'accessione del possesso, cioè del diritto di unire al
proprio possesso quello del suo dante causa per goderne dei frutti).
L'erede inoltre è tenuto ipso iure (di diritto) al pagamento dei debiti ereditati, il legatario no.
Al solo erede e non al legatario è inoltre concessa la hereditas petitio, il diritto cioè ad ottenere la
restituzione dei beni ereditari che sono nel possesso di altri a titolo di erede o senza titolo .
Solo l’erede subentra in OGNI rapporto del de cuius, come se ne fosse stato parte ab initio, perfino
nei rapporti in via di formazione al momento della morte del de cuius; soltanto l’erede subentra
nel processo in cui era parte il defunto.
Bisogna capire quando in concreto la successione si qualifica a “titolo universale” e quando invece
vada definita a “titolo particolare”.
A tal fine quando la successione è regolata per testamento, è necessaria l’interpretazione della
dichiarazione del testatore, la quale non di rado si presenta ambigua e quindi bisogna capire se si
tratta di una vera e propria istituzione di erede o un lascito di uno o più beni determinati, a titolo
quindi di legato.
Il compito dell’interprete è facile quando al chiamato sono attribuiti tutti i beni del testatore o una
quota dei beni del testatore (una quota del complessivo patrimonio ereditario) intesa come frazione
dell’intero; [in tal caso si tratta di eredità (art 588 cc)].
Istituzione ex lege
Quando la successione, in assenza di testamento, si devolve interamente per legge, il problema
non si pone perché la vocazione è configurata dal legislatore come chiamata a titolo universale.
Esistono anche alcune specifiche ipotesi di legato disposto dalla legge (es. al coniuge superstite
spetta, a titolo di legato, il diritto di abitazione nella casa familiare).
Nel caso di pluralità di successibili ex lege, la chiamata è comunque a titolo universale per ciascun
coerede, poiché gli attribuisce la capacità di succedere indistintamente in tutti i rapporti
trasmissibili del de cuius, sebbene pro quota, cioè in base ad una frazione aritmetica: ne consegue
l’instaurazione di un regime di comunione, che investe, in ragione delle quote spettanti a ciascun
erede, tutti gli elementi che compongono l’asse ereditario (ossia ogni erede è contitolare pro
quota di ciascuno dei singoli beni dell’eredita) e che cessa soltanto con la divisione.
Per quanto riguarda le situazioni giuridiche non patrimoniali, essendo in genere intrasmissibili, non
si verifica successione. Tuttavia in alcune ipotesi la legge riconosce espressamente la trasmissibilità
della legittimazione attiva o passiva, in relazione ad interessi non patrimoniali (es status filaitonis
non dire).
Sono tuttavia intrasmissibili tutti i rapporti strettamente personali (Es. Usufrutto, uso, abitazione
ecc.).
Per quanto riguarda il diritto di accettare una proposta contrattuale, la morte del destinatario
dell'offerta non la rende invalida, ma il nuovo destinatario sarà l'erede, salvo che non siano
contratti caratterizzati dall'institutus personae.
GIACENZA DELL’EREDITA’
Per diventare erede, questo deve fare una dichiarazione di volontà chiamata accettazione
dell’eredità (sia che la successione sia per legge che per testamento). (in quanto l’erede può
scegliere se accettare o meno l’eredità essendo l’eredità il complesso dei rapporti patrimoniali
PASSIVI e ATTIVI!!! Non è erede chi non vuole)
LA RAPPRESENTAZIONE
RAPPRESENTAZIONE: Istituto in forza del quale i discendenti subentrano al loro ascendente nel
diritto di accettare un lascito qualora il chiamato non possa o non voglia accettare l’eredità o il
legato.
La rappresentazione può avvenire solo se il chiamato che non può o non vuole
accettare l’eredità sia:
- o un figlio del de cuis;
- o un fratello o una sorella del de cuis.
DISCENDENTE DEL PRIMO FIGLIO (A) I DUE DISCENDENTI (B e C) DEL SECONDO FIGLIO
Inoltre l’art 469 precisa che si fa luogo a rappresentazione anche in caso di unicità di stirpe.
L’ACCRESCIMENTO
L’istituto dell’accrescimento comporta che la quota destinata al chiamato che non abbia potuto o
voluto accettare il lascito si devolve a favore degli altri beneficiari di una chiamata congiuntiva, con
la conseguenza che la quota spettante a questi ultimi si accresce.
LE SOSTITUZIONI
(controlla libro)
Se il testatore ha preveduto l'ipotesi in cui il chiamato non possa o non voglia accettare, può aver
provveduto a nominare un sostituto, che subentrerà al primo chiamato nella successione. La
sostituzione prevale sia sulla rappresentanza sia sull'accrescimento. Questa è chiamata
sostituzione ordinaria (o volgare). La legge ammette che più persone possono sostituirsi
al primo chiamato e ammette anche che una sola persona possa sostituirsi a più “primi chiamati”
ai sensi dell'art. 689 cod. civ. Altro tipo di sostituzione è la sostituzione fedecommissaria, che
ricorre quando il testatore nomina un soggetto a succedergli, ma nomina anche il soggetto che
dovrà succedere al chiamato nel momento in cui anche questo fosse deceduto. La conseguenza
era che il primo chiamato non poteva disporre pienamente dei beni, non poteva alienarli ad
esempio, poiché doveva lasciarli in eredità al soggetto disposto dal primo testatore. Il codice del
1865 vietava questo istituto poiché lo riteneva d'intralcio alla libera circolazione delle merci. Il
codice del '45 lo ha reintrodotto con particolari limitazioni, mentre oggi la sostituzione
fedecommissaria esiste nella forma che ci ha lasciato la riforma del diritto di famiglia del 1975.
L'art. 692 cod. civ. Infatti prevede che tale tipo di sostituzione possa aver luogo solo quando i
genitori, il coniuge o altri ascendenti in linea retta dell'interdetto possano lasciare beni in
successione a questo, con l'obbligo, alla sua morte, di lasciarli a favore della persona o degli enti
che hanno avuto cura dell'interdetto medesimo. Diverso è il caso della clausola sine liberis
decesserit (per la quale Es. Se Tizio morirà senza figli, l'eredità che io testatore gli ho lasciato andrà
a Sempronio). La giurisprudenza ha rilevato la differenza con il fedecommesso in quanto qui
manca la “doppia istituzione”, se Tizio dovesse aver figli la clausola non si verificherebbe. La
questione sulla legittimità di questa clausola è ancora aperta.
ACQUISTO DELLA EREDITA E LA RINUNCIA
Abbiamo detto che l’eredità si acquista con l’accettazione del chiamato.
Ci sono 2 tipi di accettazione:
ACCETTAZIONE PURA E SEMPLICE: dove si verifica la confusione tra il patrimonio del defunto e
quello dell’erede, che diventano un patrimonio solo. L’erede succede sia nell’attivo che nel
passivo. L’erede perciò è tenuto al pagamento di tutti i debiti del defunto anche se questi
superano l’attivo che gli perviene dall’eredità;
ACCETTAZIONE COL BENEFICIO DI INVENTARIO: dove NON si produce la confusione dei
patrimoni.
Forma e contenuto variano però a seconda che si tratti di accettazione “pura e semplice” o
“col beneficio di inventario”.
Nel caso “col beneficio di inventario” la accettazione deve essere necessariamente fatta
mediante dichiarazione ricevuta da un notaio o dal cancelliere del tribunale del circondario
in cui si è aperta la successione
L’ “accettazione pura e semplice” può essere fatta in un atto pubblico o in una scrittura
privata, dichiarando di accettare l’eredità o assumendo il titolo di erede.
2) ACCETTAZIONE TACITA: per l’art 476 c.c., l’accettazione è tacita quando il chiamato
all’eredità compie un atto che presuppone necessariamente la sua volontà di accettare e
che non avrebbe il diritto di fare se non nella qualità di erede.
Per esempio l’art 477 dispone che la vendita o la donazione dei diritti di successione ad un
terzo o ad un altro chiamato comporta accettazione dell’eredità
L’art 478 prevede che la rinuncia all’eredità operata verso corrispettivo o a favore di alcuni
soltanto dei chiamati, importa accettazione.
4) ACCETTAZIONE PRESUNTA
Nel caso dell’accettazione tacita l’acquisto della eredità dipende dal compimenti di
atti che il chiamato avrebbe diritto di fare solo in quanto erede.
In altre ipotesi l’acquisto della eredità avviene automaticamente, in forza della legge,
o per il solo fatto che non si è provveduto ad uno specifico atto imposto dalla legge; o
perché al contrario si è tenuto un determinato comportamento che preclude la
rinuncia all’eredità e rende colui che lo compie rede puro e semplice.
Il diritto di accettare l’eredità è sooggetto alla prescrizione ordinaria (10 anni) decorrente dalla
data dell’apertura della successione.
Ma può darsi che qualcuno abbia interesse a che il chiamato si decida entro uno spazio più
limitato di tempo a dichiarare se intende o no accettare l’eredità. Per es. il creditore del defunto, allo
scopo di sapere contro chi può rivolgersi per il pagamento, o colui a cui l’eredità è devoluta nel caso che il
primo chiamato rinunci.
In tal caso si può far ricorso ad una speciale azione (actio interrogatoria) con cui si chiede che
l’autorità giudiziaria fissi un termine , trascorso il quale il chiamato perde il diritto di accettare; si
tratta di una ipotesi di decadenza.
È consentito anche al testatore stabilire un termine per l’accettazione dell’eredità (art. 2965).
CATEGORIE DI LEGITTIMARI
Legittimari sono:
IL CONIUGE
LA PERSONA UNITA CIVILMENTE
I FIGLI
GLI ASCENDENTI
I figli
La quota di legittima a favore dei figli non è fissa, ma varia a seconda del numero dei figli e
secondo l’esistenza o meno del coniuge quota mobile.
Quando manca il coniuge la riserva a favore dei figli è di metà del patrimonio se il figlio è solo 1, se
i figli sono più di uno la riserva è di due terzi.
Ascendenti legittimi
La riserva a favore degli ascendenti opera soltanto se il defunto non lascia figli:
se non ci sono figli sarà in misura di 1/3,
se gli ascendenti concorrono con il coniuge la loro riserva sarà di ¼.
Ricapitoliamo
• In presenza del coniuge e di un figlio, a ciascuno di essi spetta 1/3 dell'eredità, l'altro 1/3 è
liberamente disponibile;
• In presenza del coniuge e di due o più figli, al coniuge spetta ¼, ed ai figli complessivamente il
50% (la metà) da ripartirsi tra loro, il restante ¼ è liberamente disponibile;
• In presenza del coniuge e degli ascendenti, al coniuge spetta il 50%, agli ascendenti ¼, il restante
¼ è liberamente disponibile.
Questi diritti sono garantiti anche al coniuge separato cui non sia stata addebitata la responsabilità
della crisi del rapporto coniugale. Per il coniuge cui sia stata addebitata la separazione è previsto il
diritto ad un assegno vitalizio, se al momento dell’apertura della successione godeva degli alimenti
a carico del coniuge deceduto. L’assegno è commisurato alle sostanze ereditarie e alla qualità e al
numero degli eredi legittimi.