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CAPACITA’ GIURIDICA E PERSONA FISICA NESSO DI CAUSALITA’

Al momento della nascita, infatti, si acquista ai sensi dell’art.1 del Codice Civile2 la capacità giuridica quale,
secondo la definizione di Rescigno, attitudine alla titolarità di diritti e di doveri, ovvero l’idoneità ad essere
titolari di posizioni giuridiche.

Si riconosce quindi l’idoneità ad entrare nel mondo giuridico per il solo fatto di essere venuti ad esistere,
indipendentemente dalla durata della vita stessa e senza alcuna limitazione.

La capacità giuridica si perde con la morte che coincide con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni
dell’encefalo.

Al momento della nascita, inoltre, viene riconosciuto all’individuo un determinato status che, come risulta
dalle parole di Rescigno, è quella condizione della persona collegata all’appartenenza ad una comunità.

Ne sono un esempio:

- lo status personae quale presupposto di ogni diritto soggettivo riconosciuto ed accordato


all’individuo, nonché indispensabile premessa della sua capacità giuridica
- lo status civitatis quale specifica capacità del cittadino nei confronti dello Stato
- lo status familiae quale, anche qui, speciale capacità dell’individuo rispetto alla famiglia di
appartenenza

Si è parlato quindi di diritti e di doveri, di status, di situazioni che investono e concernono l’intera esistenza
dell’uomo, tanto da porlo al centro di un’intricata trama, quasi fosse una fitta ragnatela, di rapporti giuridici
che incessantemente nascono, si modificano, si estinguono e che lo accompagneranno per la sua intera
esistenza.

Per rapporto giuridico s’intende quindi quella relazione interpersonale regolata dal diritto intercorrente tra
il titolare di un interesse giuridicamente protetto, chiamato soggetto attivo, e chi è tenuto a realizzare o
rispettare quell’interesse, detto soggetto passivo.

L’individuo, infatti, al raggiungimento della maggiore età, ovvero al compimento del diciottesimo anno -
data fissata della legge poiché si ritiene che il soggetto abbia raggiunto un grado di maturità psico-fisica tale
da permettergli di poter provvedere, da solo, ai propri interessi acquistando la capacità di agire, porrà in
essere degli atti giuridicamente validi vale a dire potrà esercitare dei diritti ed adempiere degli obblighi.

Da sottolineare quindi che prima del raggiungimento del diciottesimo anno di età l’individuo è incapace di
agire, tanto che a protezione dello stesso interviene l’istituto della potestà genitoriale che si sostanzia nella
cura del minore e nell’amministrazione dei suoi interessi: il genitore agisce in nome e per conto del proprio
figlio essendone il rappresentante legale.

Lo stesso stato di incapacità legale assoluta, che si è analizzata precedentemente per il minore nella sua
incapacità di agire, la si riscontra anche nei maggiorenni nei casi di interdizione legale e di interdizione
giudiziale.

Nella prima ipotesi il soggetto viene privato della capacità di agire nel caso di sentenza penale di condanna
alla pena dell’ergastolo o quella della reclusione non inferiore ad anni cinque comminata per delitti non
colposi.

Nel secondo caso invece il soggetto che versi in un abituale stato di infermità mentale tale da impedirgli di
provvedere ai propri interessi, a seguito di un giudizio.

Si parla invece di capacità di agire ridotta, o di incapacità relativa nel caso dell’inabilitazione, istituto che
assieme ai precedentemente menzionati dell’interdizione e dell’amministrazione di sostegno.
Puntualizzazioni diverse invece devono essere mosse in merito alla cosiddetta incapacità naturale, istituto
previsto e disciplinato dall’articolo 428 c.c. per cui: «Gli atti compiuti da persona che, sebbene non
interdetta, si provi essere stata per qualsiasi causa, anche transitoria, incapace d’intendere o di volere al
momento in cui gli atti sono stati compiuti, possono essere annullati su istanza della persona medesima o
dei suoi eredi o aventi causa, se ne risulta un grave pregiudizio all’autore.

Diritti della personalità

L’imprescindibilità dell’importanza del valore uomo e della dignità della persona sgorga dalla nostra Carta
Costituzionale ove oltre ad enunciare determinati diritti dell’individuo come inviolabili e fondamentali (Art
2).

Art 2 enuncia due tipi di doveri:

- inviolabili => princ personalistico (come persone) e pluralistico (nelle formazioni sociali)
- inderogabili=>princ solidaristico (soliedarità,politica ecc).

Si tratta quindi di diritti soggettivi, tutelati anche nelle formazioni sociali ove si svolge la personalità
dell’individuo, che hanno specifiche caratteristiche e che ineriscono appunto peculiarità essenziali della
persona.

I diritti soggettivi della personalità sono quindi assoluti poiché posso essere fatti valere erga omnes,
ovverosia su tutti, e protetti nei confronti di chiunque, anche nei confronti dei pubblici poteri.

Sono indisponibili poiché il titolare del diritto non ha alcun potere di disposizione sullo stesso.

Sono irrinunziabili e intrasmissibili ed infine non soggetti a prescrizione, ovverosia si perdono se non
vengono esercitati nel tempo.

Tali diritti sono difesi in ambito civilistico attraverso due azioni:

- l’azione inibitoria
- l’azione di risarcimento

Con la prima si formula al giudice domanda che cessi il fatto lesivo del diritto, con la seconda invece si
chiede al giudice di ristorare il danno subito a seguito dell’evento lesivo e di eliminare così le conseguenze
pregiudizievoli dell’illecito.

È d’obbligo ora, dopo averne specificato le caratteristiche generali, enunciare quali siano i diritti della
personalità.

 Diritto alla vita e all’integrità fisica=>tale diritto è infatti la precondizione necessaria per ogni altro
diritto riconosciuto dall’ordinamento all’individuo e riceve tutela sia in ambito penale attraverso,
come si vedrà in seguito, la previsione dei reati di omicidio, infanticidio, aiuto e istigazione al
suicidio, lesioni personali ecc…
 Diritto al nome=>il nome composto dal cognome e dal prenome permette infatti l’identificazione
dell’individuo ed è per ciò stesso tutelato
 Diritto all’immagine=> quale diritto a che la riproduzione delle proprie fattezze non sia diffusa,
commercializzata, esposta pubblicamente senza che vi sia il consenso dell’avente diritto.
 Diritto alla riservatezza, il diritto all’onore e alla reputazione
Nesso di causalità

Il nesso di causalità è la relazione che lega in senso naturalistico un atto (o un fatto) e l'evento che vi
discende. La radice latina "evenio" (eventum) indica, messa in relazione con "ago" (actum), la diversa
prospettiva dinamica dalla quale si osserva un dato fenomeno.

Da un lato la prospettiva di chi agisce, dall'altro la prospettiva dell'osservatore cui perviene il risultato
dell'azione. Nella dinamica descritta, la sintesi delle due prospettive si chiama nesso (da nectere, legare), e
altro non è che la forza naturalistica che causa l'evento.

Il nesso di causalità è il rapporto fra le due prospettive, studiato al fine di ricavare la riconducibilità di un
dato evento all'atto o al fatto presupposto. Ciò che presuppone l'evento, dunque, è un fatto ovvero un atto.

Nel caso si tratti di un atto, questo può prendere le forme di una data condotta umana e il prodotto di
quella condotta, viene giuridicamente individuato come evento.

Nel caso si tratti di un fatto, questo viene considerato perlopiù irrilevante per il diritto penale.

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