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Quando parliamo di insufficienza respiratoria, bisogna partire dall’analisi dei vari distretti anatomici. Il
trasporto dei gas avviene attraverso questi vari distretti anatomici, che costituiscono il sistema respiratorio
e sono:
Laringe Trachea
Bronchi
Alveoli (unità funzionale polmonare)
Interstizio
Capillari che rivestono gli alveoli, che consentono lo scambio dei gas
Vasi sanguigni della circolazione polmonare (=piccola circolazione)
Avviene attraverso una serie di fasi. Avviene attraverso una serie di fasi.
1) Passaggio dei gas nelle vie aeree quando noi inspiriamo ed espiriamo.
2) Lo scambio che avviene all’interno degli alveoli: la miscelazione intra-alveolare dei vari gas
contenuti all’interno della sacca alveolare
3) Diffusione dei gas dal versante epiteliale alveolare (superficie che riveste l’alveolo verso il capillare
che riveste l’alveolo), quindi la diffusione va verso i capillari mediante la membrana alveolo
capillare e da qui il trasporto dei gas dai capillari verso i distretti vascolari più ampi (piccola
circolazione)
Qualsiasi alterazione di una di queste fasi costituisce una causa di insufficienza respiratoria.
INSUFFICIENZA RESPIRATORIA
È una condizione fisiopatologica caratterizzata dall’incapacità dei polmoni di svolgere il proprio lavoro, cioè
quello di assicurare un adeguato scambio gassoso in condizioni di riposo o sotto sforzo.
È un’alterazione che viene definita dai valori dell’emogasanalisi: PaO2<60 mmHg e PaCo2>45mmHg.
CLASSIFICAZIONE
Sono le cause che possono scatenare l’IR, soprattutto i meccanismi che ci sono dietro un quadro di IR.
Si instaura in tempi molto brevi, per il carattere acuto si instaura con dei quadri di severa entità. Può essere
ipossiemica o ipossiemica ed ipercapnica: in questo caso si associa sempre il quadro di acidosi respiratoria
scompensata, in quanto i meccanismi di compenso renale (che ci consentono di vivere con livelli elevati di
CO2 sciolta nel sangue) richiedono tempi per prolungati per instaurarsi.
È una compromissione della funzione respiratoria in un periodo temporale molto breve e spesso di entità
grave.
Proprio perché insorge in maniera subdola e richiede tempo, spesso non insorge con un quadro grave fin
dall’inizio. Abbiamo un progressivo aggravamento della sintomatologia clinica respiratoria, che può durare
anche anni, fino ad arrivare ad una condizione di insufficienza.
Sono sovrapponibili a quelli dell’ipercapnia acuta ma i pz cronicamente ipercapnici tollerano livelli anche
elevati di PaCO2 e i segni e sintomi dell’ipercapnia cronica sono molto meno drammatici che per l’aumento
acuto della PaCO2. Ciò è dovuto al compenso renale dell’acidosi respiratoria: riassorbimento di HCO3.
La sintomatologia è molto più lenta, il pz a riposo non ha segni, ma basta magari che fa una rampa di scale e
va in fatica respiratoria. Si deve fare una diagnosi differenziale rispetto ad un problema cardiaco. Ci può
essere un’anamnesi che ci dice che è un fumatore.
Il rene sa gestire, mediante i meccanismi di compenso, questa condizione di ipercapnia. Sono dei pz che
hanno una storia drammaticamente segnata, nel momento in cui un’acidosi respiratoria va avanti in
maniera subdola e sottostante, piano piano la sintomatologia clinica si fa più evidente e soprattutto la loro
vita sarà caratterizzata da riacutizzazioni.
L’IR cronica riacutizzata differisce da quella acuta perché il pz purtroppo non guarisce, ha un episodio acuto.
Purtroppo, non è come l’IR acuta in cui il pz ritorna ad una condizione di normalità. In quella riacutizzata il
pz ritorna a quella condizione patologica sottostante di un IR cronica. Sono dei pz che hanno episodi di
riacutizzazione che li costringono all’ospedalizzazione.
Implica una malattia respiratoria di base, non è reversibile. Può evolvere verso un IR severa o presentare
nel corso della sua evoluzione delle fasi di “scompenso” o acutizzazione, anche reversibili. La gravità di
questi scompensi aumenta con l’aumentare della frequenza, in cui ad un certo punto diventano delle
riacutizzazioni difficilmente controllabili sia con la ventilazione meccanica che con la terapia di supporto.
MECCANISMI FISIOPATOLOGICI
Patologie vie aeree/parenchima polmonare=>(tipo 1) - Ostruzione delle vie aeree centrali (ipoventilazione).
Se abbiamo un’ostruzione delle vie aeree centrali, per un corpo estraneo=>ipoventilazione.
MECCANISMI FISIOPATOLOGICI
IPOSSIEMIA
Nella pratica clinica la definiamo “ipossiemia” quando ci troviamo di fronte ad una PaO2 < 60 mmHg in
presenza di aria ambiente, quindi con una concentrazione di ossigeno espirata al 21%. Le ragioni di questa
scelta si basano sulle caratteristiche della curva di dissociazione dell’ossiemoglobina.
Condizioni normali a riposo la PO2 dei capillari polmonari raggiunge quasi quella alveolare dopo
circa 1/3 del tempo totale di contatto (3/4 di secondo).
In alcune patologie la membrana può essere ispessita e la diffusione ne risulta così rallentata,
contribuendo all’instaurarsi dell’ipossiemia.
IPERCAPNIA
La variabilità della PaCO2 nei soggetti normali è limitata. La condizione di ipercapnia è definita da una
PaCO2 >45-50 mmHg.
Un’ipercapnia può essere compensata se il ph viene mantenuto grazie al rene oppure può essere
scompensata se il rene è incapace di mettere in atto un compenso per cercare, nonostante l’eccesso di
CO2, di mantenere un ph in condizioni normali.
La bronchite cronica è definita come la presenza di tosse ed espettorato per almeno tre mesi all’anno per
due anni consecutivi. È altamente invalidante e ha un costo importante nella società.
FATTORI DI RISCHIO
o Fumo di sigaretta
o Fattori professionali
o Infezioni
o Stato socio-economico
PATOGENESI Questa condizione clinica è una patologia delle piccole vie aeree, un’infiammazione dei piccoli
bronchi e un rimodellamento bronchiale. Abbiamo una distruzione del parenchima polmonare, una perdita
degli attacchi alveolari e una riduzione del tono elastico, quindi di tutto il polmone. Questo proprio perché
ci sono delle alterazioni alveolari importante, il tutto esita in RIDUZIONE DEL FLUSSO AEREO.