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IMPUTABILITA’

L’articolo 85 del c.p. “Capacità di intendere e volere” recita: «Nessuno può essere punito per un fatto
preveduto dalla legge come reato, se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile.

E’ imputabile chi ha la capacità di intendere e di volere.

intendere e di volere». L’imputabilità rappresenta un modo di essere, uno status del soggetto che gli
permette di rendersi conto dei propri atti e quindi rispondere dell’eventuale illecito-reato commesso.

L’imputabilità è il presupposto necessario per la punibilità.

E’ necessario precisare le differenze sostanziali che vi sono tra i concetti di imputabilità, punibilità,
consapevolezza e responsabilità.

La consapevolezza è considerabile come un atteggiamento psichico nei confronti del fatto commesso.

La responsabilità penale è personale, affinché un individuo possa essere punito per quel reato, ne deve
essere responsabile materialmente e moralmente.

Come indicato nell’art. 85 del c.p., il presupposto dell’imputabilità è la capacità di intendere e volere e
devono sussistere ambedue contemporaneamente.

Cosa si intende per capacità di intendere e volere? La capacità di intendere è rappresentata dall’idoneità
del soggetto a comprendere il significato e gli effetti della propria condotta cioè capire il valore della propria
azione ivi compreso il suo disvalore sociale.

La capacità di volere invece sta ad indicare l’attitudine di un soggetto ad auto determinarsi cioè a saper
scegliere liberamente le proprie azioni, e mantenere intatta la capacità di resistere agli impulsi e di inibirsi
dall’agire.

Si presuppone che le due capacità siano connaturate in ogni individuo al raggiungimento della maggiore età
e per tale motivo si dichiara “presunta”, a differenza del minore di anni diciotto e maggiore di quattordici,
ove, invece, l’impu- tabilità ovvero la capacità di intendere e di volere, va accertata caso per caso attraverso
una perizia psichiatrica; nel minore di anni quattordici l’imputabilità è presuntivamente esclusa in modo
assoluto.

Oltre che in rapporto all’età, l’imputabilità viene esclusa o attenuata anche per cause patologiche cioè
dovute a infermità ed a stati tossici, argomenti che verranno trattati separatamente più avanti, dopo aver
esaminato le due fattispecie relative all’incapacità procurata e preordinata.

L’incapacità procurata, regolata dall’art. 863 del c.p. prevede l’assoluta responsabilità di colui che ha
indotto un soggetto in stato di incapacità d’intendere e volere al fine di fargli commettere un reato.

Vizio di mente

Il vizio di mente è regolato dagli articoli 88 e 89 del codice penale: Vizio totale di mente (88): «Non è
imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, era, per infermità, in tale stato di mente da
escludere la capacità di intendere o di volere»; Vizio parziale di mente (89): «Chi, nel momento in cui ha
commesso il fatto, era, per infermità, in tale stato di mente da scemare grandemente, senza escluderla, la
capacità d’intendere o di volere, risponde del reato commesso; ma la pena è diminuita>>.
Ubriachezza

La definizione più comune di ubriachezza è una “temporanea alterazione psichica dovuta all’abuso di
bevande alcoliche”, secondo il diritto penale si riconoscono diverse specie di abuso alcolico: l’ubriachezza
volontaria, colposa, preordinata e abituale. Nell’articolo 91 del c.p. il legislatore considera quella dovuta a
caso fortuito o forza maggiore: «Non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva
la capacità d’intendere o di volere, a cagione di piena ubriachezza derivata da caso fortuito o da forza
maggiore. Se l’ubriachezza non era piena, ma era tuttavia tale da scemare grandemente, senza escluderla,
la capacità di intendere o di volere, la pena è diminuita»

Nel caso invece dell’ubriachezza volontaria o colposa stabilita dall’art. 92 del c.p.: «L’ubriachezza non
derivata da caso fortuito o da forza maggiore non esclude né diminuisce l’imputabilità. Se l’ubriachezza era
preordinata al fine di commettere il reato, o di prepararsi una scusa, la pena è aumentata»

Sostanze stupefacenti

Sostanza stupefacente è un termine di derivazione francese che a volte sostituisce quello di droga cioè di
sostanza psicotropa o psicoattiva, di origine naturale o sintetica che può essere usata in terapia medica ma
può divenire a seconda della natura dei suoi effetti, della via di somministrazione et cetera, un fattore
tossico e nocivo per l’individuo che l’assume.

Secondo L’OMS (organizz mondiale sanità) la tossicodip è caratt da :

1) il desiderio invincibile di continuare ad assumere la sostanza e di procurarsela con ogni mezzo.


2) La tendenza ad aumentare la dose per ottenere gli stessi effetti, detta anche tolleranza.
3) La dipendenza fisica e psichica dalla sostanza.
4) La grave compromissione della salute, della vita di relazione e della validità individuale.

In presenza di queste caratteristiche giuridicamente si può riscontrare l’esclusione totale o parziale


dell’imputabilità.

Sordomutismo

All’articolo 96 il codice penale sancisce: «Non è imputabile il sordomuto che, nel momento in cui ha
commesso il fatto, non aveva, per causa della sua infermità la capacità d’intendere o di volere.

Se la capacità d’intendere o di volere era grandemente scemata, ma non esclusa, la pena è diminuita».

Per sordomutismo si intende l’assenza o una gravissima limitazione dello sviluppo del linguaggio verbale,
secondaria ad ipoacusia bilaterale grave. La sordità può essere congenita o acquisita. rappresenta una delle
cause che escludono o diminuiscono l’imputabilità poiché, come è noto, sia l’udito che il linguaggio sono
essenziali per lo sviluppo del patrimonio psichico dell’individuo.

Stati emotivi e passionali

All’articolo 90 il codice penale stabilisce «Stati emotivi o passionali. Gli stati emotivi o passionali non
escludono né diminuiscono l’imputabilità», quindi non incidono sull’imputabilità, poiché come specificato
dal legislatore, non hanno carattere patologico.

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