Sei sulla pagina 1di 3

Cap 7.

IL SOGGETTO DEL RAPPORTO GIURIDICO:

LA PERSONA FISICA: L’uomo, per il solo fatto della nascita (art. 1 c.c.) acquista la Capacità giuridica e,
conseguentemente, diviene Soggetto di diritto; si perde la capacità giuridica soltanto con la morte. La
Capacità giuridica è l’idoneità ad essere titolari di situazioni giuridiche soggettive (titolarità di diritti, doveri,
ecc.), e compete indifferentemente a tutti gli esseri umani: è un principio che può sembrare ovvio, ma
costituisce in realtà una conquista relativamente recente della civiltà giuridica occidentale. L’art. 3 della
Costituzione italiana afferma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione ecc. La capacità giuridica compete anche allo
straniero, il quale secondo il Principio di reciprocità, è ammesso a godere in Italia dei diritti civili nella misura
in cui il cittadino italiano è ammesso al godimento di detti diritti nel Paese di cui lo straniero ha la
cittadinanza.

CAPACITA’ E INCAPACITA’: Per l’accesso ad alcuni rapporti/atti non è sufficiente la nascita, ma è richiesto
il concorso di altri presupposti (es. la capacità matrimoniale si acquista al momento del compimento del
sedicesimo anno di età, o ancora, la capacità di compere il testamento si acquista con il compimento del
diciottesimo anno di età). Tali impedimenti si chiamano “Incapacità speciali”, le quali possono essere
Assolute (se al soggetto è precluso quel tipo di rapporto/atto in ogni caso) o Relative (se al soggetto è
precluso quel tipo di rapporto/atto ma solo con determinate persone).

- Capacità di agire: inoltre, la legge richiede, affinché possa compiere personalmente ed autonomamente
atti di amministrazione dei propri interessi, che il soggetto abbia, oltre alla capacità giuridica, anche la
“Capacità d’agire”, ossia l’idoneità a curare autonomamente i propri interessi (non rientra nella sfera della
“Capacità d’agire” il bambino, l’individuo affetto da una grave sindrome di Down, l’anziano non più in grado di
intendere e di volere ecc.). La capacità di agire si acquista in ogni caso al raggiungimento della maggiore
età, cioè al compimento dei 18 anni: prima di quel momento, il soggetto è legalmente incapace, ed ogni suo
atto compete ai genitori – o a un tutore (così come il suo patrimonio).

- Capacità negoziale e extranegoziale: la prima riguarda l’idoneità del soggetto a compiere personalmente
ed autonomamente atti di autonomia negoziale (vendere, comprare ecc.), la seconda riguarda l’idoneità del
soggetto a rispondere delle conseguenze dannose degli atti compiuti da egli stesso (danni commessi a terzi
ecc.).

INCAPACITA’ LEGALE E NATURALE: All’interno delle ipotesi di incapacità d’agire, occorre distinguere tra
Incapacità legale (Minore età, Interdizione giudiziale e legale, Inabilitazione, Emancipazione,
Amministrazione di sostegno), la quale implica soltanto che il soggetto si trovi in una determinata situazione
(minore età ecc.); e Incapacità naturale (incapacità di intendere o di volere).

INTERDIZIONE GIUDIZIALE E LEGALE:


- Giudiziale: l'interdizione giudiziale è un istituto che esclude dalla capacità di amministrare i beni da parte di
un soggetto che abbia almeno uno dei seguenti presupposti: Infermità di mente (malattia che impedisce al
soggetto di intendere e di volere), Abitualità della infermità (non transitoria), Incapacità del soggetto di
provvedere ai propri interessi. L'interdizione è disciplinata dagli artt. 414 ss c.c. che recita: «Il maggiore di
età e il minore emancipato, i quali si trovano in condizioni di abituale infermità di mente che li rende incapaci
di provvedere ai propri interessi, sono interdetti quando ciò è necessario per assicurare la loro adeguata
protezione». Bisogna prima di tutto porre in esame l’interdicendo da parte di un giudice, il quale può
nominare un tutore provvisorio. In questo modo, l’interdetto si trova in una condizione in cui non può, tra le
altre cose, compiere direttamente alcun atto negoziale e non può gestire il suo patrimonio: tutto ciò sarà
compiuto dal tutore nell’interesse ed in vece dello stesso interdetto.

- Legale: diversa è l’interdizione legale, che avviene a prescindere dallo “stato di infermità”, ed è una “Pena
accessoria” (pena che accompagna una pena già esistente) per chi sia stato condannato all’ergastolo o alla
reclusione, per un tempo non inferiore a cinque anni. Si tratta, in questo caso, di legale incapacità di agire
che la legge ricollega direttamente alla condanna penale; uno stato di incapacità stabilito non a protezione
dell'interdetto, ma a scopo punitivo. L’Interdetto legale si trova, durante la pena, nella stessa condizione in
cui si trova l’interdetto giudiziale (quindi non potrà gestire il proprio patrimonio, i propri beni ecc.).

INABILITAZIONE: L'inabilitazione è un istituto che esclude parzialmente il soggetto dalla capacità di agire, e
si esplica quando vi è; Infermità di mente non talmente grave da far luogo all’interdizione, Prodigalità
(impulso patologico che incide negativamente sulla capacità del soggetto di valutare la rilevanza
economica), Abuso abituale di bevande alcooliche o di stupefacenti, Sordomutismo o cecità. L’Inabilitato può
autonomamente compiere gli atti di ordinaria amministrazione, mentre per gli atti di Straordinaria
amministrazione necessita dell’assistenza del curatore nominato dal giudice tutelare: in tal caso, il curatore
non si sostituisce all’incapace, ma integra e assiste la volontà di quest’ultimo.

LA SEDE DELLA PERSONA:

Al riguardo, la legge (art. 43 c.c.) distingue tra:


- Domicilio: luogo in cui la persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari ed interessi. Può essere
Legale (se fissato dalla legge) e Volontario (se eletto dall’interessato a centro della propria vita di relazione);
- Residenza: luogo in cui la persona ha la dimora abituale;
- Dimora: luogo in cui la persona attualmente abita.
Talvolta i tre termini possono coincidere, o per lo più il domicilio tende a coincidere con la residenza, poiché
è proprio in tale luogo che il soggetto intrattiene principalmente i propri rapporti economici e personali. Ma
non si tratta di una regola sempre valida, poiché ad es. l’avvocato ha domicilio presso il proprio studio
professionale, che non coincide con la residenza, e così via.

LA CITTADINANZA: La cittadinanza è la situazione di appartenenza di una persona fisica ad un


determinato Stato. La cittadinanza italiana si acquista “Iure sanguinis” (figli di cittadini italiani, nati
indipendentemente dal luogo di nascita), “Iure soli” (nati in territorio italiano), “Iuris communicatio” (coniuge
straniero di cittadino italiano), “Naturalizzazione” (si può diventare cittadino italiano nelle condizioni previste
dall’art 9 Legge n. 91 del 1992). La cittadinanza può essere persa nei casi previsti dall’art. 12 Legge n. 91
del 1992.

DIRITTI DELLA PERSONALITA’:

L’art. 2 Cost. italiana proclama che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia
come singolo sia nelle formazioni sociali”. La persona umana sarebbe quindi portatrice di diritti innati
(giusnaturalismo) che l’ordinamento giuridico non attribuisce, bensì riconosce, e che in quanto tali sono
inviolabili da parte dello Stato, nell’esercizio dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. I Diritti inviolabili
dell’uomo sono il Diritto alla vita, alla salute, al nome, all’integrità morale, all’immagine, alla riservatezza,
all’identità personale. Tradizionalmente si afferma che i diritti della personalità siano qualificati dai caratteri
della:
- Necessarietà (competono a tutte le persone fisiche);
- Imprescrittibilità (non si estinguono);
- Assolutezza (erga omnes);
- Non patrimonialità (non suscettibili di valutazione economica);
- Indisponibilità (non sono rinunciabili).

GLI ENTI:
Come si è già detto, nel nostro ordinamento i Soggetti di diritto sono sia le persone fisiche che gli Enti. È
dunque dotata di Soggettività giuridica quell’organizzazione alla quale l’ordinamento attribuisce la capacità
giuridica di essere titolare di situazioni giuridiche soggettive (proprietà, credito, altre responsabilità). Gli enti,
ovviamente, possono agire soltanto attraverso persone fisiche, che fanno parte della loro struttura
organizzativa: tali persone sono dette appunti “Organi” dell’ente. Ma non bisogna pensare che per questo gli
Enti siano privi della capacità d’agire.
All’interno della categoria degli Enti, occorre distinguere tra Enti pubblici ed Enti privati: tra i primi rientrano lo
Stato, gli altri enti territoriali (regioni, comuni ecc.) ed altri enti con varie finalità (Banca d’Italia, INPS,
Università ecc.). Per quanto riguarda invece gli Enti privati, il discorso è più complicato, in quanto bisogna
distinguere tra Enti registrati e dotati di personalità giuridica (fondazioni e associazioni riconosciute ecc.),
Enti a struttura associativa (comitati, consorzi, associazioni con uno scopo comune come un partito politico),
Enti a struttura istituzionale (organizzazione stabile per la gestione di un patrimonio, finalizzata a scopi
altruistici). Gli Enti privati possono poi essere o non essere a finalità economica (con o senza lucro): la
Fondazione, ad esempio, si avvale di un patrimonio per il perseguimento di uno scopo non economico,
oppure il Comitato attraverso la raccolta pubblica di fondi costituisce un patrimonio con cui realizza finalità di
natura altruistica

Vi è differenza tra Associazione Riconosciuta e Non riconosciuta: quella Riconosciuta, infatti, prende vita in
forza di un atto di autonomia, un vero e proprio contratto tra i fondatori (atto costitutivo) che avviene in effetti
anche per l’associazione non riconosciuta, solo che quella Riconosciuta deve essere verificata dalla
Prefettura. Al fine del riconoscimento, la prefettura deve verificare che siano state soddisfatte le condizioni
previste da norme di legge o di regolamento per la costituzione dell’ente, che lo scopo sia possibile e lecito,
che il patrimonio risulti adeguato alla realizzazione dello scopo.
Infine, non bisogna confondere l’Associazione con la Società: la prima è un’organizzazione collettiva che ha
come scopo il perseguimento di finalità non economiche, mentre la seconda pur avendo uno scopo comune
tra i membri, è caratterizzata da uno scopo lucrativo, cioè dallo scopo di dividere tra i partecipanti gli utili
conseguiti attraverso l’esercizio in comune di un’attività economica.

Potrebbero piacerti anche