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La persona fisica acquista la capacità giuridica alla nascita e la perde con la morte.

La nascita non è sufficiente per tutti i rapporti giuridici: ad esempio la capacità


matrimoniale si acquista al sedicesimo anno di età.
Si ha la nascita con l’acquisizione della piena indipendenza dal corpo materno, che si
realizza con l’inizio della respirazione polmonare.
La nascita deve essere comunicata entro 10 giorni all’ufficiale dello Stato civile da
uno dei genitori, da un procuratore speciale o da altra persona che abbia assistito al
parto, il quale deve provvedere all’atto di nascita.
Con l'atto di nascita si acquistano i diritti della personalità.
Il luogo in cui la persona fisica ha stabilito la sede principale dei suoi affari ed
interessi è il domicilio.
Il domicilio può essere legale o volontario: un esempio di domicilio legale è quello
del minore, che ha il domicilio nel luogo di residenza della famiglia.
La dimora è il luogo in cui la persona abita abitualmente.
La residenza è il luogo in cui la persona dimora abitualmente.
La cittadinanza è la situazione di appartenenza di una persona fisica ad un
determinato Stato e si acquista attraverso 4 metodi.
Sono cittadini italiani tutti i figli nati da cittadino italiano, indipendente dal luogo
della nascita: è necessario che sia italiano un solo genitore.
Sono cittadini italiani tutti coloro i quali nascono nel territorio della Repubblica,
qualora i genitori siano ignoti o apolidi, ossia individui emigrati all’estero, senza
cittadinanza, in quanto sono privi di quella di origine.
Acquista la cittadinanza italiana il coniuge o il partner che dopo il matrimonio,
risieda legalmente da almeno due anni in Italia.
La cittadinanza può essere acquistata per naturalizzazione: ciò avviene per chi
risiede legalmente in Italia da almeno 4 anni, per uno straniero da almeno 10.
Si ha la morte con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo.
Così come la nascita, anche la morte va dichiarata all’ufficiale dello Stato civile il
quale deve provvedere all’atto di morte.
Con la morte si estinguono rapporti giuridici: ad esempio, il matrimonio.
La scomparsa è decretata dal tribunale quando una persona si allontana dal luogo
del suo ultimo domicilio o residenza e non si hanno sue notizie.
Per quanto riguarda il patrimonio dello scomparso, il tribunale nomina un curatore
che provvede agli atti di ordinaria amministrazione.
L’assenza è decretata anch’essa dal tribunale, se oltre ai presupposti della
scomparsa, non si hanno notizie della persona da due anni.
Per quanto riguarda il patrimonio dell’assente, gli eredi testamentari o legittimi
possono domandare l’immissione temporanea nel possesso dei beni, ma non
possono disporne: possono amministrarli, goderne e farne propri i frutti.
La dichiarazione di assenza non scioglie il matrimonio: se l’assente torna cessano
tutti gli effetti della dichiarazione e ha diritto alla restituzione dei suoi beni.
La morte presunta viene dichiarata dal tribunale quando la persona si allontana dal
suo domicilio o residenza e non si hanno sue notizie da 10 anni.
Gli effetti della morte presunta sono simili a quelli della morte della persona fisica.
Se si accerta il ritorno o l’esistenza della persona, quest’ultima recupera i propri beni
e il nuovo matrimonio contratto dal coniuge è nullo.

Un soggetto di diritto è un individuo che può essere titolare di situazioni giuridiche.


L’idoneità ad essere titolare di situazioni giuridiche è chiamata capacità giuridica.
La capacità giuridica appartiene sia a persone fisiche, che giuridiche e non va
confusa con la capacità di agire.
La capacità di agire si acquista al compimento dei 18 anni: con essa, la persona fisica
è in grado di gestire in prima persona i propri interessi.
Per proteggere chi non è in grado di curare in prima persona i propri interessi, il
codice civile prevede i seguenti istituti: minore età, interdizione giudiziale,
inabilitazione, emancipazione, amministratore di sostegno e incapacità naturale.

Il minore può dare il consenso al trattamento dei dati personali, a 16 anni può
contrarre il matrimonio e con il consenso del giudice riconoscere un figlio naturale.
Gli atti posti in essere dal minore sono annullabili e la gestione del patrimonio
compete ai genitori.
Se entrambi i genitori sono morti o per altra causa non possono esercitare la
responsabilità genitoriale, la gestione del patrimonio del minore compete a un
tutore nominato dal giudice tutelare.
Il minore che ha compiuto 16 anni è autorizzato a contrarre matrimonio, in questo
caso si parla di emancipazione.
Il minore emancipato ha la stessa condizione giuridica dell’inabilitato; può compiere
atti di ordinaria amministrazione, ma per gli atti di straordinaria amministrazione ha
bisogno di un curatore.
Se il matrimonio viene annullato, il minore non perde l’emancipazione.
Lo stato di emancipazione cessa con il raggiungimento della maggior età.

L'interdizione giudiziale si verifica in un soggetto maggiorenne, che si trova in


condizioni di abituale infermità mentale e non può provvedere ai propri interessi.
Le conseguenze dell'interdizione giudiziale sono la nomina di un tutore e
l'annullabilità degli atti compiuti dall’ interdetto.

L'interdizione legale è una pena accessoria per individui condannati all'ergastolo o


alla reclusione per almeno 5 anni per delitto non colposo.
Quest’istituto colpisce soggetti perfettamente in grado di intendere e di volere.
L'inabilitazione viene destinata ad un soggetto infermo di mente, che non può
provvedere ai suoi affari, ma non ha completamente perso la capacità di intendere e
di volere.
Si ha inabilitazione per prodigalità, ovvero un impulso patologico che non gli
permette di capire il valore dei soldi e spinge l’individuo allo sperpero.
L’inabilitazione può avvenire anche a causa di abuso abituale di bevande alcoliche o
stupefacenti, tali da indurre il soggetto a mettere in gravi condizioni economiche se
stesso e i suoi familiari.
L’inabilitazione può avvenire anche per sordità e cecità, poiché l’inabilitato in queste
condizioni, non può provvedere ai suoi affari.
Il processo di inabilitazione inizia con la nomina di un curatore, nominato dal giudice
tutelare.
L’inabilitato può compiere atti di ordinaria amministrazione; per gli atti di
straordinaria amministrazione necessita dell’assistenza del curatore.

L’amministratore di sostegno viene nominato dal giudice tutelare per infermità o


menomazione fisica o psichica della persona: a causa di ciò il soggetto è
impossibilitato a provvedere ai propri interessi.
A differenza dell’interdizione, nel caso dell’amministratore di sostegno parliamo di
impossibilità sia parziale che temporanea del soggetto, di provvedere ai propri
interessi anche non patrimoniali, tant’è vero che l’amministratore di sostegno viene
nominato anche a tempo determinato.
Inoltre, in questo caso oltre all’infermità mentale viene intesa anche la
menomazione fisica e psichica.
A questo si aggiunge anche un altro presupposto: può capitare che il soggetto sia
capace di provvedere ai suoi affari, ma abbia un irresistibile vizio del gioco
d’azzardo.

Si parla di incapacità naturale, nei casi in cui una persona pur essendo legalmente
capace, è tuttavia incapace di intendere o di volere, per cause del tipo: ubriachezza,
shock e ipnosi.
Le persone giuridiche sono gruppi di persone fisiche e beni, ai quali viene
riconosciuta la capacità di agire e mirano alla conquista di obiettivi leciti e
determinati di interesse collettivo.
Tra le persone giuridiche, hanno un’importanza rilevante gli enti.
Gli enti sono istituzioni dotati di personalità giuridica, ovvero rispondono con il
proprio patrimonio alle obbligazioni.
Nei casi di società di persone e associazioni non riconosciute, abbiamo enti non
dotati di personalità giuridica, bensì di autonomia patrimoniale perfetta, tipica dei
singoli associati, che rispondono con il patrimonio personale alle obbligazioni.
Sono enti pubblici, gli enti rappresentati dallo Stato, ad esempio il Comune, la
Provincia, la Regione, INPS, Agenzia delle Entrate.
Sono entri privati
Gli enti registrati sono iscritti nel registro delle persone giuridiche, ad esempio le
associazioni riconosciute.
Gli enti non registrati invece non sono iscritti, ad esempio le associazioni non
riconosciute.
Gli enti dotati o privi di personalità giuridica.
Gli enti a struttura associativa, ad esempio associazioni e comitati oppure enti a
struttura istituzionale, ad esempio le fondazioni.
Gli enti con finalità economiche, ad esempio società lucrative o cooperative o enti
senza finalità economiche: la legge annovera in questa categoria le associazioni e i
comitati riconosciuti e non e le fondazioni.

L’ associazione riconosciuta prende vita con un atto pubblico costitutivo tra i


fondatori: questo statuto deve contenere la denominazione, lo scopo, il patrimonio
e la sede dell’ente.
L’interesse deve essere legittimo e vien inteso come qualsiasi vantaggio o utilità per
chi intende conseguirlo: lo strumento di tutela dell’interesse è l’impugnazione degli
atti amministrativi.
In termini di lesioni di un interesse legittimo, la Corte di Cassazione è intervenuta
affermando che si può ottenere il risarcimento del danno.
La realizzazione dell’interesse può essere spontanea o coattiva: in quest’ultimo caso,
si fa ricorso ai mezzi che l’ordinamento predispone per la tutela del diritto
soggettivo.
Altre disposizioni come le norme amministrative e le condizioni di ammissione,
insieme ai diritti e agli obblighi degli associati possono essere anche racchiuse in un
documento separato, definito statuto.
Per essere riconosciuta, la prefettura deve verificare che siano state soddisfatte le
condizioni previste per la costituzione dell’ente, che lo scopo sia possibile e lecito e
che il patrimonio sia adeguato alla realizzazione dello scopo.
Se l’esito del controllo da parte della prefettura è positivo, il prefetto provvede
all’iscrizione dell’associazione nel registro delle persone giuridiche.
L’associazione è formata da due organi: l’assemblea e gli amministratori.
L’assemblea può modificare l’atto costitutivo e lo statuto, approvare il bilancio e
prendere decisioni sugli amministratori, escludere un associato, devolvere il
patrimonio e sciogliere l’associazione.
Gli amministratori gestiscono l’associazione e la rappresentano a terzi.
L’associazione ha un suo patrimonio, costituito da cespiti conferiti dai fondatori, da
quote, sponsor o finanziamenti.
L’associazione può far accedere nuovi associati anche dopo l’iscrizione al registro
delle persone giuridiche, basta che presenti una struttura aperta; al contrario, ci può
essere un esclusione di un associato solo per gravi motivi, ad esempio per
comportamento scorretto.
L’associazione riconosciuta si può estinguere per scadenza del termine, per
raggiungimento dello scopo, impossibilità di realizzazione o se vengono meno tutti
gli associati.
Una volta estinta, vengono pagati i debiti, liquidato il patrimonio e talvolta viene
attribuito ad enti con fini analoghi.

L’associazione non riconosciuta nasce con un contratto tra i fondatori, ma a


differenza dell’associazione riconosciuta, non necessita di requisiti di forma e di
contenuto: l’accordo associativo può essere stipulato sia tramite scrittura privata,
che oralmente.
L’associazione non riconosciuta ha un fondo comune, che non può essere ripartito
tra gli associati per tutta la durata dell’associazione, né pretenderne una parte della
quota.
L’associazione non riconosciuta non ha personalità giuridica, quindi non c'è alcuna
separazione tra il patrimonio dei membri e quello dell'ente.
Pur non avendo personalità giuridica, è in ogni caso un soggetto di diritto.
Infatti, può essere titolare di un immobile, può concludere un contratto di locazione
o comodato, può essere titolare di un conto corrente.
L’organizzazione e l’amministrazione interna sono stipulati tramite accordo dagli
associati.
Così come nelle associazioni riconosciute, l’esclusione di un associato è possibile
solo in presenza di gravi motivi.

La fondazione è un’organizzazione che si avvale di un patrimonio per il


perseguimento di uno scopo non economico.
Come l’associazione, la fondazione nasce con un atto di autonomia, che però non è
un contratto, bensì un atto unilaterale.
Questo atto unilaterale prende il nome di atto di fondazione e può avvenire inter
vivos, rivestendo la forma di un atto pubblico, di regola notarile, oppure mortis
causa, contenuto in un testamento.
L’atto di fondazione deve contenere una dichiarazione di finalità non economica,
oltre a: denominazione dell’ente, scopo, patrimonio, sede, norme
sull’amministrazione, criteri e modalità di erogazione delle rendite.
Analogamente all’associazione riconosciuta, queste previsioni sono contenute in
uno statuto.
Per acquisire la personalità giuridica, la fondazione necessita della presentazione
dell’atto di fondazione, del controllo da parte della prefettura in termini di
costituzione dell’ente, liceità dello scopo e adeguatezza del patrimonio e
dell’iscrizione al registro delle persone giuridiche.
In mancanza di riconoscimento, si hanno le fondazioni non riconosciute, le quali
operano come le associazioni non riconosciute.
Come le associazioni riconosciute, ha autonomia patrimoniale perfetta.
In caso di scioglimento, ad esempio impossibilità o scarsa utilità dello scopo, la
fondazione modifica il suo fine attraverso un provvedimento dell’autorità
governativa, che individua le nuove finalità dell’ente.

Il comitato è un organizzazione di più persone che, attraverso una raccolta pubblica


di fondi, costituisce un patrimonio, con il quale realizzare fini di natura altruistica.
Nasce da un accordo tra soggetti, promotori, che attuano un programma: ad
esempio la raccolta fondi per le vittime di un’inondazione.
Il comitato può essere riconosciuto e non, seguendo la falsa riga di associazioni e
fondazioni.
Per le obbligazioni del comitato, risponde il comitato stesso con il suo patrimonio:
ha dunque autonomia patrimoniale perfetta.
Le associazioni di volontariato assumono la forma delle associazioni e riguardano
attività a titolo gratuito.
Un chiaro esempio sono le onlus, ossia Organizzazione Non Lucrativa di Utilità
Sociale, basti pensare a Emergency, o Save the Children.

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