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9° Lezione di Istituzioni di Diritto Privato 20/10/2021

Oltre alla capacità giuridica si deve prendere in considerazione la capacità di agire, ed è regolamentata
dall’articolo 2 del codice civile e dice: “La maggiore età è fissata al compimento del diciottesimo anno. Con
la maggiore età si acquista la capacità di compiere tutti gli atti per i quali non sia stabilita un'età diversa.
Sono salve le leggi speciali che stabiliscono un'età inferiore in materia di capacità a prestare il proprio
lavoro. In tal caso il minore è abilitato all'esercizio dei diritti e delle azioni che dipendono dal contratto di
lavoro.”

Il soggetto di diritto è preso quindi come soggetto attivo, quindi è in grado di produrre degli effetti giuridici.
La capacità giuridica ha una valenza passiva, quindi l’idoneità ad essere titolare di diritti. La capacità dia gire
presuppone un’autonomia decisionale da parte di colui che compie l’atto, deve essere quindi capace di
intendere e volere, il soggetto quindi in tenera età non ha queste caratteristiche, e le stesse non sussistono
fino al compimento del 18esimo anno d’età, quindi l’ordinamento presuppone che il soggetto di diritto
possa anche apporre degli atti giuridici che hanno efficacia nella propria sfera personale. La capacità
giuridica è un presupposto della capacità di agire. Leggendo il primo comma dell’articolo due del cc si
evidenzia quindi l’importanza della maggiore età, e che l’ordinamento presume quindi che il soggetto abbia
la capacità di badare a sé stesso. La Presunzione giuridicamente la troviamo come tecnica normativa molto
diffusa, l’ordinamento la utilizza in modo frequente e il metodo consiste in un procedimento partendo da
presupposti noti giunge a stabilire risultati ignoti. Nel nostro caso l’ordinamento si fonda sul
raggiungimento sul diciottesimo anno d’età, quindi da questa circostanza nota l’ordinamento presume
qualcosa di ignoto, quindi la capacità di badare a se stesso e porre in essere degli atti giuridici vincolanti per
la sua vita.

L’ordinamento fa distinzioni fra presunzioni assolute (iuris et de iure) e presunzioni relative (iuris tantum).
La differenza sta nel fatto che nel caso di presunzione assoluta non è consentita la prova contraria, quindi
senza questa l’ordinamento presume che ci siano delle conseguenze, per la iuris tantum l’ordinamento
permette la prova contraria, di questa presunzione n’è dimostrazione proprio l’articolo due comma primo.

Questa tecnica normativa la si trova frequentemente.

Dopo il raggiungimento del 18esimo anno automaticamente viene acquistata la capacità di agire, in
concreto può accadere che il soggetto ultra maggiorenne non abbia i presupposti di poter porre in essere
degli atti giuridicamente rilevanti nella propria sfera giuridica.

L’incapacità del soggetto di diritto può arrivare da varie ragioni, psichiche, fisiche o stati temporanei di
incapacità, come il soggetto che abusa delle sostanze stupefacenti o alcoliche. L’ordinamento gli protegge
evitando che mettano in essere atti negoziali che possono essere dannosi per la loro posizione.
L’ordinamento fa questo mirando all’interesse esclusivo del soggetto protetto.

Tutta la disciplina dedicata al minore d’età qualificato come soggetto incapace è incentrata sulla protezione
di questo soggetto. Ad esempio quando si tratta di casi di affidamento giudiziale in caso di separazione, il
giudice deve tenere conto primariamente dell’interesse del minore, soggetto incapace. Questo è un criterio
univoco.

L’articolo due ci dice che esistono delle deroghe per il minore, avente almeno 16 anni, che gli permettono
ad esempio di concludere un contratto di lavoro. Se il minore d’età pone in essere atti negoziali destinati ad
incidere sulla sua sfera giuridica, succede che questi atti in linea di principio molto generale siano
annullabili. A questo riguardo la norma specifica si trova nel libro quarto delle obbligazioni, l’articolo 1425
del codice civile, rubricato “incapacità delle parti” e dice: “Il contratto è annullabile se una delle parti era
legalmente incapace di contrarre. È parimenti annullabile, quando ricorrono le condizioni stabilite
dall'articolo 428, il contratto stipulato da persona incapace di intendere o di volere.”
La deroga rispetto alla regola si trova nell’articolo 1426, il successivo, rubricato “raggiri usati dal minore” e
dice: “Il contratto non è annullabile, se il minore ha con raggiri occultato la sua minore età; ma la semplice
dichiarazione da lui fatta di essere maggiorenne non è di ostacolo all'impugnazione del contratto.”

I genitori hanno la potestà genitoriale di compiere gli atti di gestione del patrimonio dei propri figli minori.
In concreto c’è una assoluta parità fra madre e madre nel confronto dei figli dal punto di vista dei poteri, e
possono agire in modo disgiuntivo o congiuntivo fra loro. Quando si tratta di atti di ordinaria
amministrazione che incidono sul patrimonio del minore possono essere svolti in modo disgiuntivo. Negli
atti di straordinaria amministrazione questi incidono sul patrimonio del minore come ad esempio la vendita
di un immobile. Non basta l’atto posto in essere congiuntamente dai genitori posto in essere per un atto di
straordinaria amministrazione. Un esempio è l’articolo 320 del codice civile, rubricato “rappresentanza e
amministrazione” e dice: “I genitori congiuntamente, o quello di essi che esercita in via esclusiva la
responsabilità genitoriale, rappresentano i figli nati e nascituri, fino alla maggiore età o all'emancipazione,
in tutti gli atti civili e ne amministrano i beni. Gli atti di ordinaria amministrazione, esclusi i contratti con i
quali si concedono o si acquistano diritti personali di godimento, possono essere compiuti disgiuntamente
da ciascun genitore. Si applicano, in caso di disaccordo o di esercizio difforme dalle decisioni concordate, le
disposizioni dell'articolo 316. I genitori non possono alienare, ipotecare o dare in pegno i beni pervenuti al
figlio a qualsiasi titolo, anche a causa di morte, accettare o rinunziare ad eredità o legati, accettare
donazioni, procedere allo scioglimento di comunioni, contrarre mutui o locazioni ultranovennali o compiere
altri atti eccedenti l'ordinaria amministrazione né promuovere, transigere o compromettere in arbitri giudizi
relativi a tali atti, se non per necessità o utilità evidente del figlio dopo autorizzazione del giudice tutelare. I
capitali non possono essere riscossi senza autorizzazione del giudice tutelare, il quale ne determina
l'impiego. L'esercizio di una impresa commerciale non può essere continuato se non con l'autorizzazione
del tribunale su parere del giudice tutelare. Questi può consentire l'esercizio provvisorio dell'impresa, fino a
quando il tribunale abbia deliberato sulla istanza. Se sorge conflitto di interessi patrimoniali tra i figli
soggetti alla stessa responsabilità genitoriale, o tra essi e i genitori o quello di essi che esercita in via
esclusiva la responsabilità genitoriale, il giudice tutelare nomina ai figli un curatore speciale. Se il conflitto
sorge tra i figli e uno solo dei genitori esercenti la responsabilità genitoriale, la rappresentanza dei figli
spetta esclusivamente all'altro genitore.”

Il giudice tutelare è quello che si occupa dei soggetti incapaci e che controlla gli atti di straordinaria
amministrazione.

Il bene appartenente al minore di fatto per legge è in usufrutto ai genitori.

Se non interviene l’autorizzazione da parte del giudice tutelare gli atti sono annullabili, e può chiederne
l’annullamento uno dei genitori o il minore una volta diventato maggiorenne. I genitori che devono
svolgere la responsabilità genitoriale, vediamo come la responsabilità genitoriale può essere in capo anche
ad un solo genitore perché l’altro può essere stato ritenuto indegno di avere tale responsabilità o può
essere deceduto. Il tutore interviene quando vengano a mancare uno o entrambi i soggetti titolari della
responsabilità genitoriale. Anche gli atti che riguardano il tutore subiscono un controllo giudiziale, come
negli articoli 374 e 375. I provvedimenti sono autorizzati da un giudice tutelare monocratico o dal tribunale
inteso come giudice collegiale. Perché gli atti che necessitano l’autorizzazione del giudice tutelare sono
meno importanti di quelli che richiedono l’autorizzazione del giudice collegiale.

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