Sei sulla pagina 1di 20

Corso OPI

Modulo di Legislazione
Il diritto penale del minore è il risultato di una lunga evoluzione
legislativa: come sempre avviene nella storia del diritto la
ricostruzione giurisprudenziale è figlia d’un lungo processo di
maturazione sociale e di coscienza civile che ha riconosciuto,
con l’evoluzione ordinamentale, una specificità di trattamento
alla condizione minorile in un’ottica di creazione di un sistema
differenziato che mira, in primis, alla rieducazione del minore
che commette un reato.

2
È solo alla fine dell’800 che il mondo Anglosassone istituisce i
primi organi giudiziari che si occupano dei reati compiuti dai
minorenni: la figura del bambino dunque conosce un
trattamento differenziato rispetto a quello dell’adulto,
soprattutto in ragione dei continui moti culturali figli dell’epoca
(da Marx, agli studi di Freud, fino al movimento dei Children’s
Sauvers).

3
Nel 1899 nacque a Chicago la prima Juvenile Court del mondo: in
poche parole un organo giudiziario specializzato; un tribunale per i
minorenni che mirò, sostanzialmente, alla rieducazione del soggetto
mediante una differenziazione di trattamento per i ragazzi al di sotto
dei 16 anni. L’Illinois Juvenile Court Act specificò la funzionalità
essenziale della nuova corte: concentrarsi sulla riabilitazione ed il
trattamento dei minorenni, piuttosto che sulla punizione degli stessi.
Nacque, così, il primo moderno sistema di diritto penale minorile:
un sistema basato più sull’assistenza del colpevole che sulla
punizione del reato compiuto.

4
Il procedimento era caratterizzato da informalità e velocità: il giudice
dotato di notevole discrezionalità aveva come obiettivo principale
quello di agire nell’interesse del minore. Si considerarono non
necessarie molte delle procedure essenziali del processo a carico
dell’adulto (p.es. il diritto ad un avvocato) proprio per consentire la
minor influenza possibile sulla psiche e sulla possibilità di rieducazione
del minore [2]. L’Illinois Juvenile Court Act, in conclusione, attribuì alla
Corte un tipo di giurisdizione “over neglected, dependent, and
delinquent children under age 16”; separò le carceri degli adulti da
quelle dei minorenni e, inoltre, bandì il carcere per i ragazzi al di sotto
dei 12 anni.

5
All’art. 53 il Codice Zanardelli disciplinò la situazione del
minore di 9 anni affermando come non si potesse procedere
nei confronti di chi non avesse compiuto l’età indicata nel
momento del compimento del fatto. Il secondo comma
previde, inoltre, la possibilità di ricorrere ad istituti di
correzione e/o di educazione nell’ipotesi in cui il fatto fosse
previsto dalla legge come un delitto punito con l’ergastolo, con
la reclusione oppure con la detenzione maggiore ad un anno.

6
L’art. 54 disciplinò la situazione del minore d’età
compresa tra i nove ed i quattordici anni affermando la
non soggezione alla pena del ragazzo che non-agisce
con discernimento; nell’ ipotesi inversa, tuttavia, la pena
venne diminuita a quindici anni in caso di ergastolo
oppure ad una semplice pena pecuniaria in caso di pena
restrittiva della libertà personale.

7
L’art. 55 dispose come il soggetto d’età compresa tra i
quattordici ed i diciotto anni giovasse d’una reclusione massima
di diciotto anni in caso di compimento d’un reato per cui fosse
prevista la pena dell’ergastolo, prevedendo altresì, nei commi
successivi, delle pene applicabili notevolmente diminuite
rispetto a quelle normalmente comminate per il reato compiuto
dall’adulto.

8
Momento fondamentale, dunque, nella determinazione della pena
secondo il Codice Zanardelli risultò l’accertamento del discernimento o
meno del minore nel momento della commissione del reato, da cui
discendeva altresì l’imputabilità o meno dello stesso.
Grande attenzione fu posta, come sottolineato, nei confronti delle case
di correzione e degli istituti di educazione: obiettivo principale era
sostanzialmente quello di separare istituzionalmente i condannati dai
corrigendi prevedendo delle strutture assimilabili a dei moderni
riformatori.

9
Il R.D.L. n 1404 del 1934

Il R.D.L. n 1404 del 1934 istituì il tribunale per i minorenni: in tal modo il
sistema giudiziario cambiò notevolmente sotto le spinte degli impulsi
internazionali nonché dei movimenti umanitari in un’ottica di sempre maggior
specializzazione del giudice minorile, di rieducazione del minorenne e di
reinserimento dello stesso nella vita sociale. Vennero istituzionalizzati, altresì, i
centri di rieducazione, annoverandosi sotto tale definizione sia le case di
rieducazione vere e proprie, che i riformatori, che le prigioni scuola.

L’intervento della costituzione amplificò notevolmente la tutela del minore


mirando ad una sempre maggior funzione rieducativa e risocializzante della
pena: in tal modo si personalizzò la misura e il trattamento al fine di garantire
una correzione adeguata al singolo caso e alla singola personalità, mirando ad
una evoluzione positiva della personalità del soggetto con l’obiettivo di educarlo
al rispetto del patto sociale e così garantendogli il reinserimento nella società .

10
legge 354 del 1975

L’ordinamento penitenziario approvato con la legge 354 del 1975


modificò profondamente il regolamento carcerario del 1931
presentandosi però particolarmente ancorato alla disciplina dettata per i
soggetti adulti, mal adattandosi dunque al processo minorile. In
particolare manifesto della palese inadeguatezza della disciplina può
considerarsi l’art. 79, norma palesemente transitoria e frutto dell’inerzia
legislativa in materia, per cui: “Le norme della presente legge si
applicano anche nei confronti dei minori degli anni diciotto
sottoposti a misure penali, fino a quando non sarà provveduto
con apposita legge”. In tal caso è difficile considerare una disciplina
del genere quale adeguata in ragione della necessaria diversità di
trattamento tra situazione minorile ed adulta.

11
Il D.P.R. 448 del 1988 disciplinò le norme del processo penale a carico di
imputati minorenni: in tal senso si costruì il processo penale minorile intorno a
principi di autonomia, specialità, minima offensività e rieducazione
nell’interesse del minore [3]. Il DPR in questione previde per gli Organi
Giudiziari, ad esempio, la possibilità di avvalersi, in ogni stato e grado del
procedimento, dei servizi minorili di assistenza istituiti presso gli enti locali:
essi, attivandosi al momento dell’arresto del minorenne, assunsero dunque un
ruolo fondamentale nei gradi successivi, mirando a formulare un progetto
educativo nell’interesse del minore. Istituto fondamentale previsto dal decreto
presidenziale è quello della messa alla prova per cui il giudice sospende il
procedimento al fine di valutarne la personalità e l’evoluzione caratteriale: in tal
caso il minore viene affidato ai servizi sociali i quali seguono passo dopo passo
l’evoluzione del soggetto nel rispetto delle prescrizioni impartite dal giudice.
Decorso il periodo di sospensione il giudice dichiara l’estinzione del reato in
caso di esito positivo della prova.

12
Istituti e Benefici applicabili ai minori

La Messa alla Prova viene disciplinato dal DPR 448/98: l’istituto in


questione prevede, in ogni stato e grado del procedimento, la
possibilità per l’autorità giudiziaria di avvalersi dei servizi minorili di
assistenza istituiti presso gli enti locali, i quali assumono ruolo
fondamentale nei gradi successivi del procedimento con l’obiettivo di
formulare un progetto educativo del minore stesso. Il giudice sospende
il procedimento al fine di valutarne la personalità e l’evoluzione
caratteriale: in tal caso il minore viene affidato ai servizi sociali che
seguiranno lo stesso passo dopo passo rispettando le prescrizioni
impartite dal giudice; decorso il periodo di sospensione il giudice
dichiara l’estinzione del reato in caso di esito positivo della prova.

13
Istituti e Benefici applicabili ai minori

L’art 169 c.p. prevede il Perdono Giudiziale per cui: “Se, per il reato
commesso dal minore degli anni diciotto, la legge stabilisce una pena
restrittiva della libertà personale non superiore nel massimo a due anni,
ovvero una pena pecuniaria non superiore nel massimo a cinque euro,
anche se congiunta a detta pena, il giudice può astenersi dal pronunciare il
rinvio a giudizio, quando, avuto riguardo alle circostanze indicate
nell’articolo 133, presume che il colpevole si asterrà dal commettere
ulteriori reati.
Qualora si proceda al giudizio, il giudice può, nella sentenza, per gli stessi
motivi, astenersi dal pronunciare condanna.
Le disposizioni precedenti non si applicano nei casi preveduti dal numero 1
del primo capoverso dell’articolo 164.
Il perdono giudiziale non può essere conceduto più di una volta”

14
Istituti e Benefici applicabili ai minori

Con il Perdono Giudiziale il giudice minorile decide riguardo


l’estinzione o meno del reato compiuto dal minorenne a
seguito del ricorrere di determinati requisiti riportati nella
disposizione: l’istituto ha una funzione emendativa in ragione
dell’età del soggetto mirando al suo recupero sociale in
un’ottica special-preventiva esprimendo un favor del
minorenne

15
Istituti e Benefici applicabili ai minori

Di notevole rilevanze è il dispositivo previsto dall’art. 98 c.p. per cui: “È


imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto aveva
compiuto i quattordici anni, ma non ancora i diciotto, se aveva capacità
d’intendere e di volere; ma la pena è diminuita.
Quando la pena detentiva inflitta è inferiore a cinque anni, o si tratta di
pena pecuniaria, alla condanna non conseguono pene accessorie. Se
si tratta di pena più grave, la condanna importa soltanto l’interdizione
dai pubblici uffici per una durata non superiore a cinque anni, e, nei
casi stabiliti dalla legge, la sospensione dall’esercizio della
responsabilità genitoriale”.

16
Istituti e Benefici applicabili ai minori

l’art. 97 c.p. per cui: “Non è imputabile chi, nel momento in cui ha
commesso il fatto, non aveva compiuto i quattordici anni”. In tal
caso si parla di presunzione assoluta di non imputabilità del
minore di anni 14 rapportando la capacità di intendere e di
volere ad uno sviluppo fisico psichico che teoricamente si
raggiunge un’età successiva: in tal caso non è possibile fornire
la prova della sufficiente maturità psichica del minore potendosi
applicare tuttavia le necessarie ed eventuali misure di sicurezza
nei suoi confronti.

17
Istituti e Benefici applicabili ai minori

L’art. 176 c.p. disciplina il beneficio della Liberazione


condizionale per cui: “Il condannato a pena detentiva
che, durante il tempo di esecuzione della pena, abbia
tenuto un comportamento tale da far ritenere sicuro il
suo ravvedimento, può essere ammesso alla
liberazione condizionale, se ha scontato almeno trenta
mesi e comunque almeno metà della pena inflittagli,
qualora il rimanente della pena non superi i cinque
anni

18
RIABILITAZIONE SPECIALE
L’istituto della riabilitazione speciale può essere richiesta
dalla parte o concessa d’ufficio ed ha l’obiettivo di
estinguere le pene accessorie e gli altri effetti penali della
condanna al ricorrere di determinate condizioni. Requisiti
necessari per la concessione sono: che i fatti commessi
siano stati compiuti dall’imputato quando ancora era
minorenne; concedibile fino a 25 anni

19
FINE

Potrebbero piacerti anche