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Diritto processuale penale e processo penale

Quando parliamo di diritto processuale penale facciamo riferimento a quella


branca del diritto che, mediante utilizzo di regole giuridiche, disciplina attività e
funzionamento di appositi organi istituiti da legge che provvedono ad attuare la
norma penale in senso sostanziale nei singoli casi concreti. Il diritto processuale
penale ha una funzione principale che si evince nell’esigenza di scoprire il reato
e di applicarvi successiva sanzione, stabilita da sentenza di condanna
irrevocabile che scaturisce da quell’iter che noi chiamiamo comunemente
“processo penale”. Il processo penale ha come fine quello della ricerca della
verità processuale.

Il processo penale è istituto fondamentale del diritto processuale penale, sotto-


fase del procedimento penale, ha inizio con la pronuncia del decreto di rinvio a
giudizio in sede di udienza preliminare, oppure (come nei casi di giudizio
direttissimo o immediato), a seguito di richiesta del Pubblico Ministero. Arrivati
a questo punto si apre il processo penale e il soggetto che finora abbiamo inteso
come fermato o sottoposto ad arresto, va ad acquisire lo status di imputato.

Vaste sono le fonti del diritto che vanno a disciplinare il processo penale. Tali
fonti si possono riscontrare, ad esempio, nella nostra Costituzione,
specificatamente nell’art. 13 ove prevede “l’inviolabilità della libertà personale”,
oppure nel testo del 24 Cost, enunciante il diritto di difesa. Possiamo
sicuramente citare il 111 cost, che enuncia il “principio del contraddittorio”,
garanzia di giustizia che stabilisce che nessuno può essere passivo di effetti di
sentenza senza aver partecipato effettivamente al provvedimento giurisdizionale
esercitando il suo diritto di difesa. Passando dalla Costituzione al testo della
Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo, troviamo fonte di produzione di
diritto processuale anche nell’art. 6 che ha stabilito il principio del “Giusto
Processo”.

Torniamo alle fonti derivanti e desumibili dalla nostra Costituzione: il 24 Cost


disciplina e tutela il Diritto di Difesa. Questo va a configurarsi come principale
diritto che fa capo all’imputato: si intende come il diritto-dovere di avere un
difensore che con la sua professionalità lo rappresenta in giudizio; ma dal
dettato del suddetto articolo ricaviamo anche il diritto dell’imputato di dibattere
la propria posizione, cioè la sua libertà di ammettere colpevolezza o innocenza.
Il reo ne trae il diritto di tacere, di essere informato e di poter contestare il fatto,
di nominare uno o due difensori; qualora esso non avesse le disponibilità ,
ha ,inoltre diritto ad un difensore di ufficio che dovrà affiancarlo con la dovuta
professionalità. Inoltre ha altresì diritto di accedere al “gratuito patrocinio”,
istituto nato per far si di garantire difesa ai meno abbienti. In ultimo,
l’imputato, ha il diritto alla prova.

Per quanto riguarda l’interrogatorio dell’imputato , questo può essere formale


e libero. Nell’ultimo caso, questo genere di interrogatorio può dar vita a una
confessione ma non ha carattere probatorio, si pone solo e unicamente come
aiuto al giudice per conoscere i fatti; Il formale ha invece scopo di provocare
confessione giudiziale. I modi ed i termini che regolano tale tipo di
interrogatorio son stabiliti dall’ordinanza che lo emette.

L’imputato ha inoltre il diritto ad un processo equo. Questo più che un vero e


proprio diritto in capo al soggetto subente il processo penale, è piuttosto
configurabile come un principio, che va a formare l’elenco dei principi sui quali
si basa, appunto, la procedura penale. E’ stabilito dall’articolo 6 della CEDU:
Qualora un processo fosse difforme alle regole dell’equo processo, dovrà esso
essere ripetuto e la sua sentenza cassata. Una difformità rispetto alle regole del
giusto processo può ravvisarsi per esempio, nella comprovata corruzione e nella
non indipendenza e terzietà del giudice; il processo equo, a contrario, prevede
un giudice super partes, una assistenza legale e paritaria per le parti. Il dettato
assicura testi liberi nelle loro dichiarazioni e rispetto ad esse.

Successivamente al principio del giusto processo ed a questo legato, vi è il


principio di “non colpevolezza” (art.27 comma 2) : principio per il quale un
imputato è non colpevole, finchè non si dimostri il contrario aldilà di ogni
ragionevole dubbio, ossia fino a che non avvenga pronuncia di sentenza
definitiva di condanna. L’ultimo, ma non per importanza, principio che
andremo ad analizzare è il NE BIS IN IDEM. Questo principio stabilisce che
non è possibile esser sottoposto a giudizio per la seconda volta per il medesimo
fatto aldilà che si tratti di sentenza di condanna o di assoluzione.

In ultima istanza andiamo ad analizzare i diversi sistemi del processo penale,


dopo averne analizzato le fonti e i principi basilari. Sappiamo che la legge in
materia processuale ha scopo di regolare l’attività del giudice e delle parti, di
tutelare la società dalla delinquenza , di difendere l’accusato dal rischio di
condanna ingiusta.
Storicamente il processo penale si è evoluto nella forma e possiamo riassumere
la sua formale evoluzione nella nascita di tre sistemi :

1. Sistema inquisitorio: basata sul “principio di autorità”: il soggetto


inquirente ha poteri discrezionali molto ampi nell’accertamento della
verità processuale;
2. Sistema accusatorio: basato sul principio dialettico, il giudice imparziale e
terzo deciderà sulla base di prove e testimonianze;
3. Il “misto”: in esso si fondono alcuni elementi del primo ed alcuni del
secondo sistema.

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