Sei sulla pagina 1di 10

QUERELA E DENUNCIA La querela: nella maggior parte degli ordinamenti si tratta di un atto declaratorio mediante il quale un soggetto, che

si ritenga soggetto passivo di alcuni particolari reati richiede all'Autorit Giudiziaria di procedere nei confronti dell'autore del reato per la sua punizione. La querela perci lo strumento richiesto dall'ordinamento per l'avvio dell'azione penale per i reati non perseguibili d'ufficio.La querela va presentata all'Autorit Giudiziaria (al pubblico ministero, alla polizia giudiziaria o ad in forma scritta od orale. Nel primo caso deve contenere lesplicitazione del fatto che si sottopone a querela e deve essere sottoscritta da chi sporge querela. Nel caso sia sporta oralmente, sar il soggetto legittimato a riceverla a redigere un verbale indicante gli elementi della querela.La querela va sporta entro il termine perentorio di 3 mesi dal momento della venuta a conoscenza del reato.Fra i soggetti legittimati ad agire per querela vi sono anche soggetti diversi dalla vittima : gli eredi della vittima, nonch i tutori nell'interesse delle persone sotto la loro tutela (figli, interdetti). I soggetti che abbiano superato gli anni quattordici e gli inabilitati possono proporre querela anche in prima persona, ma se i loro tutori o genitori agiscono per loro conto l'azione autonoma non ammessa, nemmeno in caso di contestazione da parte del tutelato.La querela pu essere ritirata per rinuncia (La rinuncia deve essere esercitata prima di aver esercitato il diritto) e remissione (La remissione invece deve essere esercitata dopo l'esercizio). La denuncia una dichiarazione di scienza con cui si porta a conoscenza della polizia giudiziaria l'esistenza di un fatto storico. L'obbligo giuridico di denunciare un reato vige per i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio (art 357-358 cp.) nell'esercizio delle loro funzioni o per i reati di cui vengono a conoscenza in ragione dell'esercizio che essi svolgono. In caso di violazione oltre all'applicazione della fattispecie incriminatrice prevista per i cittadini sar applicata anche una pena accessoria. Inoltre, l'obbligo di denuncia vige anche nei confronti del cittadino in tre ipotesi: -chi, ai sensi dell'art. 364 del codice penale "... avendo avuto notizia di un delitto contro la personalit dello Stato, per il quale la legge stabilisce l'ergastolo; -chi venga a conoscenza di fatti e circostanze riguardanti il sequestro di persona, anche solo tentato; -chi venga a conoscenza di detenzione di armi o di esplosivi da parte di persone che non possiedono l'autorizzazione.Una categoria a parte in questa vicenda rappresentata dai medici privati per cui si prevede l'obbligo di collaborare con la giustizia. Essi sono obbligati a presentare referto entro 48 ore o, se vi pericolo nel ritardo, immediatamente al pubblico ministero o a qualsiasi ufficiale di polizia giudiziaria del luogo in cui ha prestato servizio. Il contenuto del referto dovr presentare. L'omissione del referto sar punita con la multa.

FUNZIONE DELLA PENA La pena pu svolgere varie funzioni: una funzione meramente retributiva (o assoluta), una funzione di prevenzione generale e una funzione di prevenzione speciale. Secondo la teoria meramente retributiva, la sanzione penale deve servire a punire il colpevole per il male provocato dalla sua azione illecita: l'idea retributiva implica il concetto di personalit, di determinatezza, di proporzionalit e di inderogabilit della pena. medesima. Secondo la teoria della prevenzione generale, la pena consiste in una minaccia che serve a distogliere la generalit dei consociati dal compiere atti socialmente dannosi. Infine, secondo la teoria della prevenzione speciale, la pena svolge un compito intimidatorio volto alla dissuasione del singolo (condannato) dal commettere nuovi reati e, contemporaneamente, compiti rieducativi e correttivi che le varie modalit di esecuzione (misure alternative, sostitutive, accessorie) dispiegano sui condannati.Le tre teorie convivono in dottrina: la funzione della pena infatti considerata triplice dalla dottrina maggioritaria.

IMPUTABILITA In diritto penale si definisce imputabilit, o idoneit al reato, la condizione sufficiente ad attribuire a un soggetto l'azione penale e a mettere in conto le conseguenze giuridiche. Nessuno pu essere imputabile se al momento del reato non era in grado di intendere o di volere. La nozione di imputabilit, accolta nel nostro ordinamento all'art. 85, racchiude dunque i concetti di:

capacit di intendere, vale a dire attitudine dell'individuo a comprendere il significato delle proprie azioni nel contesto in cui agisce. I periti e gli psichiatri forensi tendono quasi sempre a riconoscere la capacit di intendere tranne che nei casi di delirio, allucinazioni e, in genere, fenomeni di assoluto scompenso rispetto alla realt. capacit di volere, intesa come potere di controllo dei propri stimoli e impulsi ad agire. Dal punto di vista della prova dell'imputabilit un fattore molto difficile da dimostrare nel processo.

Va precisato che il concetto di capacit di intendere e di volere va inteso come necessariamente comprensivo di entrambe le capacit: l'imputabilit viene dunque meno allorch difetti anche una sola delle suddette attitudini. Il codice penale stabilisce agli art. 88 a 98 alcuni casi in cui l'imputabilit esclusa ovvero diminuita. Si tratta della:

Minore et Infermit di mente Il sordomutismo L'ubriachezza L'azione di stupefacenti

CAUSE DI ESCLUSIONE DELLA PUNIBILITA Le cause di giustificazione sono previste dal codice penale italiano agli artt. 50 e seguenti. Va tuttavia precisato che il codice Rocco non utilizza mai l'espressione tecnica cause di giustificazione, di matrice dottrinale, e preferisce parlare pi genericamente di circostanze che escludono la pena, ampia categoria che ha finito per ricomprendere tutte le situazioni in presenza delle quali il codice qualifica un determinato soggetto non punibile: cause di giustificazione, cause di esclusione della colpevolezza, cause di non punibilit in senso stretto. Sono cause di giustificazione espressamente previste dal codice penale:

Il consenso dell'avente diritto. L'art. 50 c.p. stabilisce che non punibile chi lede o pone in pericolo un diritto, col consenso della persona che pu validamente disporne. L'esercizio di un diritto. L'art. 51 c.p. considera non punibile colui che abbia realizzato una condotta astrattamente sussumibile in una fattispecie di reato esercitando una facolt riconosciutagli dall'ordinamento giuridico nel suo complesso. L'adempimento di un dovere: a norma dell'art.51 c.p. esclusa la punibilit qualora una condotta astrattamente prevista come reato sia realizzata in adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica Autorit. La legittima difesa. Anticamente espressa dal brocardo latino vim vi repellere licet questa causa di giustificazione prevista dall'art. 52 c.p. a tenore del quale "non punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessit di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa". L'uso legittimo delle armi. ex art. 53 c.p. questa causa di giustificazione si riferisce al pubblico ufficiale che al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio fa uso ovvero ordina di far uso delle armi o di altro mezzo di coazione fisica, quando vi costretto dalla necessit di respingere una violenza o di vincere una resistenza all'Autorit.

Lo stato di necessit. Anticamente espressa dal brocardo latino necessitas non habet legem, questa causa di giustificazione trova accoglimento nel codice penale all'art. 54 secondo cui "non punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessit di salvare s o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, n altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo".

In dottrina si discute se lo stato di necessit integri una causa di giustificazione o una scusante. L'art 59 del codice penale prevede che le cause di giustificazione si applichino al reo "anche se da lui non conosciute o per errore ritenute inesistenti". Hanno perci valenza oggettiva, a prescindere dalle conoscenze e dal fine perseguito dall'agente: in presenza di una causa di giustificazione, un fatto diviene lecito anche se si perseguono fini illeciti. Le cause di giustificazione escludono la sanzionabilit anche del fatto dei concorrenti, poich il fatto commesso ritenuto lecito dall'ordinamento. Prevede infatti l'art 119 comma 2 del codice penale "le circostanze che escludono la pena hanno effetto per tutti coloro che sono concorsi nel reato". A tela regola fanno eccezione le cd. cause di giustificazione personali, cio quelle riferite solamente ad alcune categorie di soggetti (p.e. l'uso legittimo delle armi ex art 53 c.p. si applica solo ai pubblici ufficiali).

LE PENE IN GENERALE la pena la conseguenza giuridica della violazione di un precetto penale. Caratteristica essenziale l'afflittivit; consiste, infatti, nella privazione o diminuzione di un bene individuale (libert, vita, patrimonio). applicata dall'autorit giudiziaria con le forme e le garanzie del processo penale. La pena criminale pu essere definita come la sofferenza comminata dalla legge penale ed irrogata dall'autorit giudiziaria mediante processo a colui che viola un comando o un divieto della legge medesima. Le pene si distinguono in:

pena principale: quelle inflitte dal giudice con la sentenza penale di condanna; sono o per i delitti: la pena di morte (per gli Stati ove ancora in vigore), o le pene detentive come l'ergastolo, la reclusione, la multa; o per le contravvenzioni: l'arresto e l'ammenda;

tra le pene principali rientrano anche la permanenza domiciliare e il lavoro sostitutivo irrogabili dal giudice di pace pena accessoria: le pene dotate di complementariet astratta alle pene principali che possono solo accompagnare ma a cui non si possono sostituire(es:interdizione dai pubblici uffici)
o

Si ha estinzione della pena quando non si verifica l'effettiva realizzazione della medesima. Sono cause di estinzione della pena:

la morte del reo dopo la condanna; l'amnistia impropria; la grazia; la prescrizione; Liberazione condizionale; Riabilitazione

IL REATO: DELITTI E CONTRAVVENZIONI Dal punto di vista formale (o giuridico) il reato quel fatto giuridico espressamente previsto dalla legge (principio di legalit) al quale l'ordinamento giuridico ricollega, come conseguenza, la sanzione. Dal punto di vista strutturale, pertanto, il reato quel fatto umano attribuibile al soggetto (principio di materialit) offensivo di un bene giuridicamente tutelato (da una lesione o, in certi casi, anche solo da una minaccia) sanzionato con una pena proporzionale alla rilevanza del bene tutelato, in cui la sanzione svolge la funzione di rieducazione del condannato. Il reato, previsto, disciplinato e sanzionato dall'ordinamento giuridico si distingue dall'illecito amministrativo e civile per la diversa natura della sanzione prevista. Per quanto riguarda gli elementi essenziali del reato (in assenza dei quali lo stesso non esiste) essi sono:

il fatto la colpevolezza l'antigiuridicit

La divisione principale all'interno della categoria del reato quella che distingue i delitti dalle contravvenzioni. Tale divisione risale al Codice Toscano del 1856 ed stata accettata senza modifiche dal Codice Zanardelli del 1889 e dal Codice Rocco del 1930. Il criterio distintivo delle due categorie

accolto dal codice penale attualmente vigente di natura formale. Stabilisce infatti l'art. 17 del codice che:

Sono delitti i reati al cui verificarsi l'ordinamento penale ricollega (o ricollegava) le pene seguenti: o la pena di morte, la pena capitale era prevista per taluni gravissimi delitti fino al 1994, poi sostituita con l'ergastolo e definitivamente esclusa anche in caso di legge penale di guerra con l'abrogazione del terzo comma dell'articolo 27 della costituzione con L.Cost. n1 , 2 ottobre 2007 o l'ergastolo, o la reclusione, o la multa. Sono contravvenzioni i reati al cui verificarsi l'ordinamento penale ricollega le pene seguenti: o l'arresto, o l'ammenda.

La distinzione ha notevole rilievo pratico sotto diversi aspetti: principalmente, mentre per i delitti si risponde a titolo di dolo, e solo se espressamente previsto dalla legge penale a titolo di colpa, per le contravvenzioni si risponde indifferentemente per dolo o per colpa. Inoltre, il delitto tentato configurabile esclusivamente per i delitti.

DELITTO DOLOSO, COLPOSO E PRETERINTENZIONALE L'art. 42 c.p. individua tre criteri di imputazione soggettiva: il dolo, la preterintenzione e la colpa; il comma 2 di tale articolo recita "nessuno pu essere punito per un fatto preveduto dalla legge come delitto, se non l'ha commesso con dolo, salvi i casi di delitto preterintenzionale o delitto colposo espressamente preveduti dalla legge". Sembra cos delinearsi un criterio tripartito di imputazione, al vertice del quale sta il dolo, criterio soggettivo per eccellenza, la cui sussistenza importa la punibilit per ogni reato, cui seguono ulteriori e distinti criteri di preterintenzione e colpa, la cui punibilit possibile per reati che siano tipizzati come punibili in presenza di tali coefficienti soggettivi. Tale supposta tripartizione, tuttavia, negata da parte della dottrina, che ritiene che solo due siano i coefficienti soggettivi fondamentali, il dolo e la colpa, tertium non datur, e che quindi la responsabilit preterintenzionale non goda di autonomia, a queste, tale da potersi atteggiare a terzo e autonomo criterio soggettivo di imputazione.

DOLO: Il dolo definito nel nostro ordinamento penale dall'art. 43 del codice penale: "Il delitto doloso o secondo l'intenzione, quando l'evento dannoso o pericoloso, che il risultato dell'azione od omissione e da cui la legge fa dipendere l'esistenza del delitto, dall'agente preveduto e voluto come conseguenza della propria azione od omissione". Tale definizione postula dunque due elementi strutturali fondamentali ai fini della presenza o meno del dolo: la rappresentazione e la volont e rappresenta un compromesso tra le due teorie principali che si contendevano il campo al tempo dell'emanazione del codice penale: la teoria della rappresentazione e la teoria della volont. Il dolo escluso:

nel caso di errore sul fatto che costituisce reato e questo pu trattarsi di: o errore di fatto: erronea percezione della realt; o errore di diritto: erronea interpretazione di norme giuridiche se inevitabile nel caso si ritenga erroneamente di trovarsi in presenza di una causa di giustificazione.

COLPA: Il Codice Rocco all'articolo 42 comma secondo recita: "Nessuno pu essere punito per un fatto preveduto dalla legge come delitto, se non l'ha commesso con dolo, salvi i casi di delitto preterintenzionale o colposo espressamente preveduti dalla legge". Successivamente, il secondo capoverso dell'articolo 43 definisce che il reato " colposo, o contro l'intenzione, quando l'evento, anche se preveduto, non voluto dall'agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per l'inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline." Taluni sostengono che la definizione indicata adesso non coglie totalmente l'essenza della colpa, avendo essa un significato oggettivo (violazione di regole di condotta), ma anche un significato soggettivo (esigibile evitabilit dell'inosservanza delle regole di condotta). Sulla base di quanto indicato fino a questo punto possiamo individuare tre requisiti necessari per la colpa: 1. la mancanza della volont del fatto materiale tipico; 2. la violazione della regola di condotta; 3. l'esigibilit della condotta; Il secondo dei requisiti individuati viene di volta in volta sussunto nell'ambito della c.d.colpevolezza colposa ovvero del fatto tipico colposo, da taluni ritenuto strutturalmente diverso rispetto a quello doloso. In tal senso quindi opportuno distinguere fra attivit il cui pericolo giuridicamente autorizzato (es. attivit medico chirugica) e attivit il cui pericolo non autorizzato. In relazione alle prime pu parlarsi di una sussunzione dell'elemento della colpa

sotto il fatto oggettivo tipico (ove si ritrovano le regole di condotta), mentre in relazione alle seconde non pu che parlarsi di volont colpevole. La colpa propria racchiude la maggior parte dei casi, nei quali riscontrabile la maggiore caratteristica della colpa in s, la non volont dell'evento. Ci sono, tuttavia, casi eccezionali in cui la colpa, in tali frangenti detta impropria, non caratterizzata da questo elemento, e l'evento voluto dall'agente. Sono

Eccesso colposo nelle cause giustificatrici: lo stesso articolo 55 del Codice Penale sancisce che l'esercizio sproporzionato di un diritto o di un adempimento, cos come in una situazione di legittima difesa o di stato di necessit, comporta non il dolo ma la colpa dell'agente. Erronea supposizione della presenza di una causa giustificatrice: si verifica quando l'agente ritiene erroneamente che al verificarsi di un fatto, ricorrano i presupposti di una causa giustificatrice. Errore di fatto determinato da colpa.

PRETERINTENZIONE: Il Codice Penale all'art. 43, comma 2 definisce la preterintenzione cos: "il delitto: [] preterintenzionale, o oltre l'intenzione, quando dall'azione od omissione deriva un evento dannoso o pericoloso pi grave di quello voluto dall'agente". Le fattispecie preterintenzionali conosciute dal nostro ordinamento e nominativamente indicate come tali sono solamente due: il delitto di omicidio preterintenzionale di cui all'art. 584 c.p. e il delitto di aborto preterintenzionale di cui all'art. 18, comma 2 della Legge 22 maggio 1978 n. 194. La dottrina, tuttavia, ritiene che ulteriori fattispecie delittuose, pur non rubricate come preterintenzionali, possano ricondursi nel novero della preterintenzionalit. Si tratta, in particolare, di taluni delitti rientranti nella categoria di derivazione dogmatica dei "reati aggravati dall'evento".

EFFICACIA NEL TEMPO DELLA LEGGE PENALE La successione nel tempo della legge penale regolata dallart. 2 del c.p., che cos recita: Nessuno pu essere punito per un fatto che, secondo la legge del tempo in cui fu commesso, non costituiva reato. Nessuno pu essere punito per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce reato; e, se vi stata condanna, ne cessano l'esecuzione e gli effetti penali. Se vi stata condanna a pena detentiva e la legge posteriore prevede esclusivamente la pena pecuniaria, la pena detentiva inflitta si converte immediatamente nella corrispondente pena pecuniaria, ai sensi dell'articolo

135. Se la legge del tempo in cui fu commesso il reato e le posteriori sono diverse, si applica quella le cui disposizioni sono pi favorevoli al reo, salvo che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile. Se si tratta di leggi eccezionali o temporanee, non si applicano le disposizioni dei capoversi precedenti. Le disposizioni di questo articolo si applicano altres nei casi di decadenza e di mancata ratifica di un decreto-legge e nel caso di un decreto-legge convertito in legge con emendamenti. Da qui Il Principio di irretroattivit, che vieta l'applicazione di una norma penale, a quelle condotte messe in atto prima della sua entrata in vigore secondo l'articolo 14 delle preleggi e secondo l'articolo 25 della costituzione. Tuttavia questo principio trova applicazione solo per quanto riguarda le norme penali in malam partem, cio sfavorevoli al reo: se le la legge penale varia in modo favorevole al reo, essa applicabile anche in via retroattiva (in ossequio al pi ampio principio del favor rei).[1] Pi specificatamente secondo l'articolo 2 comma 2,3 del codice penale nessuno pu essere punito per un fatto che secondo una legge posteriore non reato e se vi stata sentenza di condanna ne cessano gli effetti e l'esecuzione;inoltre se vi stata condanna a pena detentiva e la legge successiva prevede solo la pena pecuniaria la pena detentiva si converte in pena pecuniaria. Negli altri casi di successione della legge penale nel tempo si applica al reo la legge ad egli pi favorevole (in concreto) tra quelle succedutesi nel corso del tempo, tranne che vi sia stata sentenza irrevocabile (art 2 comma 4 c.p.). Il principio di irretroattivit prevede l'impossibilit di punire un comportamento umano per un fatto che, al momento della sua commissione, non era sancito come reato da alcuna legge preesistente. Il principio di irretroattivit trova i suoi natali dai pensatori illuministi dell'800, i quali ritenevano fosse altamente lesivo delle libert personali punire un comportamento che, per quanto immorale e contro la morale comune, non era vietato da alcuna norma precedentemente sancita. L'art. 25 co. 2 e art. 2 co. 1 c.p. impone il divieto per il legislatore di applicare retroattivamente una legge penale successiva sfavorevole all'agente: ovvero una legge di diritto penale sostanziale che:

1) individua una figura di reato integralmente nuova 2) amplia una figura di reato preesistente 3) comporta una disciplina meno favorevole per l' agente e una pena principale o accessoria e effetti penali pi severi.

L'art. 2 co. 2-4 c.p. impone l'obbligo di applicare retroattivamente una legge penale successiva favorevole all'agente, in due casi:

1) abolizione del reato: si applica retroattivamente anche gi pronunciata sentenza definitiva di condanna (retroattivit illimitata); 2) successione di leggi modificative della disciplina con effetti favorevoli all'agente: modifica la disciplina del reato, e si applica retroattivamente se la sentenza definitiva non stata ancora pronunciata.

Potrebbero piacerti anche