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DIRITTO PENALE
PARTE-GENERALE
G.FIORE

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Introduzione:
Nozione ed ambito del diritto penale vigente.
Il diritto penale costituito dallinsieme delle norme dellordinamento giuridico che prevedono e
disciplinano lapplicazione di una misura sanzionatoria di carattere giuridico-penale (sanzione
criminale), come conseguenza di un determinato comportamento umano.
La legge stabilisce quali misure giuridiche abbiano il carattere della sanzione criminale:
Il nucleo costitutivo fondamentale dl diritto penale dato da quelle norme
dellordinamento giuridico statuale,che minacciano lapplicazione di una pena (pena
criminale), come conseguenza giuridica di determinati comportamenti umani;
Il fatto delluomo per cui la realizzazione la legge prevede come conseguenza giuridica
lapplicazione di una pena criminale, si definisce reato.
Allinterno dellarea di esperienza giuridica ricoperta dal diritto penale devono farsi rientrare anche
quei sottosistemi normativi che collegano a determinate situazioni e comportamenti individuali
conseguenze di carattere giuridico-penale, diverse dalla pena criminale.
Lordinamento italiano vigente prevede e disciplina la possibilit di applicare, come conseguenza
della commissione di un fatto preveduto dalla legge come reato determinate misure di sicurezza,
come mezzo per prevenire lulteriore commissione di reati da parte del soggetto. Negli ultimi
decenni hanno acquistato importanza le misure di prevenzione. Lapplicazione di queste misure
prescinde dallaccertamento delleffettiva commissione di un reato, ma si ricollega ad una peculiare
connotazione di pericolosit criminale, che lordinamento desume da una condotta di vita del
soggetto colpito, tale da fondare un giudizio di rilevante probabilit che egli abbia commesso. Stia
commettendo o possa commettere determinati reati.
Pene,misure di sicurezza e misure di prevenzione costituiscono il sistema delle sanzioni criminali
che esprimono la triplice articolazione di interventi, in cui lordinamento giuridico vigente
organizza la funzione di repressione e prevenzione dei reati.
Il diritto penale come sistema di tutela dei beni giuridici.
Il diritto penale caratterizzato dal fatto che esso prevede luso della forza non in funzione della
coercibilit di uno specifico obbligo giuridico, ma come reazione dellordinamento giuridico
statuale alla realizzazione dei comportamenti; il diritto penale assicura la tutela dei beni giuridici.
Lesigenza del diritto penale circoscrive realmente il suo intervento alla sfera degli interessi che
maggiormente si percepiscono come rilevanti per la vita della collettivit. Inoltre, lintervento del
diritto penale deve essere necessario per la salvaguardia dei beni giuridici tutelati.
Diritto penale e norme morali.
Il diritto penale mira a disciplinare e indirizzare lagire umano nella sfera sociale.
La separazione di principio tra sfera morale e sfera giuridica segnata in primo luogo dal fatto che
anche il diritto penale pu dirigersi soltanto contro tangibili azioni esterne; in secondo luogo, dalla
indifferenza del diritto penale rispetto allintrinseco valore di moralit o immoralit dei
comportamenti comandati o vietati.
Gli ordinamenti contemporanei sono contrassegnati dal principio di colpevolezza che si traduce
nella predeterminazione dei criteri in base ai quali consentito attribuire a taluno personalmente la
responsabilit per un fatto preveduto dalla legge come reato.
La scienza del diritto penale.
La scienza del diritto penale mira a conseguire la corretta applicazione del diritto penale vigente,
ricercando lesatto significato delle sue norme e riconducendole a un sistema di principi, in via di
integrazione con lordinamento giuridico generale e con lordinamento costituzionale.
La scienza del diritto penale attiene anche allambito delle scienze criminali.

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La scienza del diritto penale si configura come approccio empirico-naturalistico fornito dalla
criminologia che costituita dallinsieme organico delle conseguenze sperimentali sul reato,sul
reo,sulla condotta sociale negativamente rilevante e sul suo controllo.
Scienza del diritto penale e teorie della pena.
Le teorie tradizionali della pena vengono distinte in due gruppi fondamentali: teorie assolute e
teorie relative.
Alle teorie assolute corrisponde lenunciato si punisce perch si peccato esse sono connesse
allidea di una giusta retribuzione per il male compiuto, esse sono designate anche come teorie
retributive o teorie della giustizia; alle teorie relative corrisponde lenunciato si punisce affinch
non si pecchi si definiscono teorie della prevenzione.
Partizioni della scienza del diritto penale.
Il diritto penale si distingue fra una parte generale e una parte speciale.
Nello studio della parte generale si ricercano e si elaborano i principi,le categorie concettuali e gli
istituti giuridici ai quali si riconosce una validit generale rispetto a tutti i reati o ad intere categorie
di reati.
La parte speciale si occupa dei singoli fatti previsti come reato e presuppone la conoscenza e
lutilizzazione dei concetti elaborati nella parte generale.
Per quanto riguarda lordinamento italiano vigente,la parte generale del diritto penale riflessa nel
Libro Primo del codice penale.
Le materie che formano oggetto della parte generale vengono ripartite secondo il loro oggetto, e
cio:
La legge penale: quale inventario ragionato delle regole sulla produzione, interpretazione e
applicazione della legge;
Il reato: come analisi del fatto penalmente rilevante, quale insieme dei presupposti richiesti
per lapplicazione delle pene, delle misure di sicurezza e delle misure di prevenzione;
Le sanzioni: in quanto teoria sistematica della pena e delle altre conseguenze giuridiche del
reato.
Le fonti normative del diritto penale italiano.
Fonti normative del diritto penale sono:
Il codice penale approvato con il r.d. 19 ottobre 1930, n. 1398 e entrato in vigore dal 1 luglio
1930. L e norme in esso contenute si applicano anche alle materie regolate da altre leggi
penali, in quanto non sia da queste stabilito altrimenti;
Disposizioni costituzionali che al diritto penale fanno,direttamente o indirettamente, nella
misura in cui enunciano principi regolativi fondamentali del diritto penale vigente;
Codici penali militari di pace e di guerra, approvati con r.d. 20 febbraio 1941, n. 303 e in
vigore dal 1 ottobre 1941. Le norme in essi contenute si applicano ai militari appartenenti ad
armi, corpi, navi,aeromobili o servizi in generale, destinati ad operazioni di guerra;
Diritto penale complementare o speciale costituiti da innumeroveli leggi;
Misure di sicurezza trovano la loro disciplina allinterno dello stesso c.p. mentre le misure di
prevenzione sono disciplinate in testi a se stanti.

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PARTE SECONDA

LA LEGGE PENALE
CAPITOLO PRIMO:LEGGE PENALE E STATO DI DIRITTO

Il principio di legalit.
Negli ordinamenti giuridici moderni, la funzione di garanzia della legge, in materia penale, si
riassume nel principio di legalit dei reati e delle pene.
Nellordinamento italiano, in virt del principio di legalit penale sia il fatto che costituisce reato
sia la sanzione che si ricollega alla sua commissione devono essere espressamente previsti dalla
legge. Il principio di legalit il principio che vieta di punire qualunque fatto che, al momento della
commissione, non sia espressamente previsto come reato e di sanzionarlo con pene che non siano
espressamente previste dalla legge. Il principio di legalit, nell'ambito del diritto penale, posto a
presidio delle libert fondamentali dell'individuo e si estrinseca in quattro sottoprincipi che ne
costituiscono altrettante espressioni: riserva di legge, la regola della passivit e determinatezza della
fattispecie penale, il divieto dellinterpretazione analogica, lirretroattivit della legge penale.
La riserva di legge in materia penale.
La riserva di legge il principio secondo cui i reati, pene e misure di sicurezza non possono avere
altra fonte che non sia la legge. Il principio della riserva di legge nel diritto penale
posto a garanzia delle libert individuali delle persone e si concretizza nella necessit che il
precetto e la sanzione che formano oggetto della fattispecie incriminatrice siano individuati dalla
legge.
La riserva di legge nel diritto penale si riferisce solo alla legge statale con esclusione di quella
regionale che pu, tuttavia, produrre effetti scriminanti, riconoscendo, nelle sue materie di
competenza esclusiva, diritti ai propri cittadini.
La riserva di legge non si riferisce solo ai provvedimenti normativi licenziati dal Parlamento ma
anche agli atti aventi forza di legge, come i decreti legislativi e i decreti legge. Quanto alle leggi
delegate, si rivelato che,rispetto ad esse, il potere legislativo si limita a formulare criteri direttivi
pi o meno dettagliati, ma la concretizzazione del precetto rimessa poi al potere esecutivo; quanto
al decreto legge, le perplessit sembrerebbero maggiori perch le esigenze di ponderazione richieste
dalla normazione penale sembrerebbero in contrasto con le ragioni di necessit e durgenza.
Con riferimento al diritto comunitario, deve escludersi che lo stesso possa stabilire nuove
fattispecie incriminatrici e ci, sia alla luce dell'art. 25 della Cost che riserva la materia al
Legislatore statale, sia alla luce dell'art. 189 del Trattato di Roma che limita l'intervento normativo
comunitario al campo dei rapporti economici e ad alcune libert fondamentali. Posto, per, il
principio generale del primato del diritto comunitario, esso potr integrare alcuni elementi della
fattispecie incriminatrice o determinarne la disapplicazione qualora contrastante con norme poste
da regolamenti comunitari.
Si posta, in dottrina, la questione dei rapporti tra la consuetudine ed il principio della riserva di
legge nel diritto penale. Esclusa la possibile operativit della consuetudine incriminatrice ed
abrogatrice (desuetudine), parte della dottrina ammette la possibilit che la consuetudine crei nuove
esimenti o cause di non punibilit (consuetudine integrativa).
La riserva di legge implica la predeterminazione legislativa anche della sanzione ad esso
applicabile; essa non solo deve essere legislativamente predeterminata e la predeterminazione
riguardi sia le pene principali che quelle accessorie, ma deve essere prestabilita in forma non
generica e articolata entro i limiti minimi e massimi ragionevoli.
Principio di tipicit dellazione punibile.
Il legislatore, nel prevedere un reato, deve descrivere, sulla base dellesperienza comune, un
processo della realt, in modo tale che, quando esso in concreto si verifichi, sia agevolmente

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riconoscibile la sua corrispondenza allazione vietata dalla legge sotto la minaccia della pena; cos
da scongiurare fin dove possibile larbitrio del giudice e dellinterprete.
La norma, insomma, deve fornire una descrizione pi o meno dettagliata, del fatto
punibile,mediante la previsione, astratta e generale, dei suoi caratteri essenziali: cos da delineare
una fattispecie immediatamente riconoscibile quando si verifichi nella realt fenolica.
Principio di tassativit e determinatezza della fattispecie legale.
Il principio di tassativit nell'ambito del diritto penale, uno dei corollari del principio di legalit.
Ed infatti, se sotto il profilo formale il principio di legalit impone che, a mente degli artt. 1 cp e 25
cost, nessuno possa essere punito se non per un fatto che sia preveduto dalla legge, in via non
retroattiva, come reato, il principio di tassativit attiene alla tecnica di formulazione della
fattispecie e richiede che la stessa sia descritta in modo chiaro e non lasci discrezionalit
nell'individuazione della condotta punibile al Giudice.
principio di tassativit non implica che, sotto il profilo della tecnica di redazione della fattispecie
incriminatrice, non si possano creare i c.d. reati a forma aperta che si contrappongono ai reati a
forma vincolata in quanto, contrariamente a questi ultimi che descrivono la condotta punibile,
descrivono solo il risultato vietato essendo punibile qualsivoglia condotta commissiva od omissiva
che produca il risultato stesso.
Il Legislatore utilizza la tecnica di redazione della fattispecie penale a forma aperta quando il reato
posto a tutela di beni giuridici di primaria importanza (si pensi al delitto d'omicidio che punisce
chiunque cagioni la morte di un uomo a prescindere dalle concrete modalit di produzione
dell'evento).
Neppure contrasta con il principio di tassativit il ricorso, da parte del Legislatore, nella
formulazione della fattispecie, ad elementi normativi di carattere giuridico o extragiuridico. Gli
elementi normativi della fattispecie penale si contrappongono agli elementi descrittivi che sono fatti
immediatamente percepibili della realt materiale.
Gli elementi normativi, invece, quanto alla loro accezione semantica, fanno riferimento:
o ad altri campi del diritto (si pensi alla nozione civilistica di altruit nell'ambito del delitto del
furto);o a norme sociali o di costume (si pensi alla nozione del buon costume e del comune
sentimento del pudore).
Con riferimento agli elementi normativi della fattispecie penale, delicate problematiche sorgono in
relazione all'eventuale abrogazione o modificazione della norma integratrice della fattispecie
penale in quanto si discute se, in tal caso, sia immediatamente applicabile l'art. 2 del cp in materia
di successione delle leggi penali ove l'abrogazione o la modificazione della norma extrapenale abbia
fatto venir meno, per il futuro, l'illiceit penale di condotte precedentemente punibili.
La giurisprudenza e la dottrina dominante hanno optato per una soluzione da verificare caso per
caso, occorrendo infatti indagare se l'aborgazione o la modificazione della norma extra penale
abbiano fatto venir meno il disvalore della condotta precedentemente punita.
Il divieto di analogia.
L'analogia il meccanismo con il quale determinate casistiche, non specificatamente disciplinate
normativamente, sono regolate secondo la normativa che disciplina casi simili (analogia legis) o
in base ai principi desumibili dall'ordinamento giuridico (analogia iuris).
Nell'ambito del diritto penale il meccanismo giuridico dell'analogia trova un ostacolo nel
necessario rispetto del principio di legalit e del suo corollario costituito dal principio di
tassativit.
Sul piano della normazione positiva, poi, l'analogia, nell'ambito del diritto penale, espressamente
esclusa dall'art. 14 delle preleggi che stabilisce: "le leggi penali e quelle che fanno eccezione ai
principi generali non si applicano oltre i casi e i tempi in esse considerati".
L'esclusione dell'applicazione dell'analogia (sia legis che iuris) nel diritto penale, si desume, poi,
dagli artt. 1 e 199 del cp, a mente dei quali nessuno pu essere sottoposto a pena o a misura di

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sicurezza se non sulla base di una norma di legge e dall'art. 25 della Cost secondo cui: "nessuno pu
essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fato commesso".
Si discute in dottrina se l'analogia, sulla scorta dell'art. 14 delle preleggi richiamato, debba essere
espunta, sic et simpliciter, dall'ambito del diritto penale o il generale divieto debba essere riferito
esclsivamente all'analogia in malam partem residuando uno spazio d'applicazione per l'analogia in
bonam partem da valutare caso per caso.
Lanalogia applicabile alle scriminanti, in quanto le norme che le prevedono non hanno carattere
eccezionale, ma sono espressione di principi generali. unipotesi di causa di giustificazione non
codificata, ma frutto di applicazione analogica, la pratica sportiva: la conseguenza che non sono
punibili condotte lesive che si realizzano durante lordinario svolgimento della competizione (Cass.
2765/2000). Ci nonostante il ricorso allanalogia esclusa per talune cause di giustificazione in
quanto la legge le prevede nella loro massima portata logica (ad esempio, lesercizio del diritto)
ovvero in termini tali da impedire che altre ipotesi extra-legali siano riconducibili alla ratio della
scriminante (ad esempio, il consenso dellavente diritto). La dottrina prevalente, inoltre, esclude il
procedimento analogico anche per le c.d. immunit: infatti, le norme che le prevedono sono
eccezionali, poich derogano al principio dell obbligatoriet della legge penale per tutti coloro che si
trovano nel territorio.
Attraverso lanalogia si applica ad un caso non coperto da alcuna norma la disposizione che
disciplina una caso simile. Diversa la nozione di interpretazione estensiva, in base alla quale ad
una norma pu essere data uninterpretazione pi ampia, ma pur sempre nel rispetto della lettera
della legge: ad esempio il termine figli viene riferito sia a quelli legittimi, che naturali ed adottivi.
Poich come detto in diritto penale linterpretazione estensiva non vietata, ne consegue, a
titolo esemplificativo, che laggravante del furto, prevista dallart. 625, n. 6, c.p. fatto commesso sul
bagaglio dei viaggiatori applicabile estensivamente se il fatto commesso sul bagaglio del
personale di servizio viaggiante di un treno o di un aereo. Costituirebbe, invece, analogia (vietata) e
non interpretazione estensiva, applicare la disposizione al furto di borse in danno del personale non
viaggiante in servizio presso le stazioni e gli aeroporti.
Lart. 14 disp. prel. non pone alcuna limitazione alla interpretazione estensiva, che, pertanto,
ammissibile per tutte le disposizioni, comprese quelle penali ed eccezionali; questo procedimento,
infatti, non estende la norma a casi non regolati, ma la rende applicabile a tutti quelli cui essa deve
riferirsi.
Norme penali in bianco.
Il problema delle c.d. norme penali in bianco, problema particolarmente rilevante principalmente in
riferimento alla loro costituzionalit, nasce dalla controversa interpretazione delle disposizioni che
prevedono, nel nostro ordinamento, il c.d. principio di legalit e, in particolare, quella sua
specificazione che il principio della riserva di legge.
Costituiscono norme penali in bianco quelle che, contenendo gi un precetto e una sanzione
(determinata almeno nei limiti massimi), rinviano per la specificazione o integrazione del contenuto
del precetto ad un atto normativo di grado inferiore o a un provvedimento della p.a. o ad una legge
extrapenale.
Se la norma di legge rinvia per la determinazione o specificazione della condotta vietata, ad una
fonte secondaria preesistente e ben definita allora il principio di legalit non leso perch la legge
predetermina interamente il precetto di carattere non legislativo; se la legge rimette ad una fonte
secondaria la determinazione della regola di condotta penalmente sanzionata, il contrasto con la
riserva di legge del tutto evidente. Diversamente accade se la legge predetermina in via generale
la condotta vietata demandando per ad altra fonte di specificare i presupposti per il suo verificarsi.
Lintegrazione normativa pu risultare ammissibile solo se la legge predetermina almeno i criteri in
base ai quali la fonte secondaria concorri alla specificazione del precetto.
In altri casi in cui una fonte secondaria sia chiamata ad integrare il contenuto di un precetto penale,
la legittimit costituzionale del relativo atto legislativo statuale dipende dalla misura della

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predeterminazione legislativa della regola di condotta penalmente sanzionata. Sulla questione di


costituzionalit, la corte costituzionale ha precisato che il principio di legalit non pu ritenersi
violato quando sia una legge dello stato a stabilire i caratteri, i presupposti, il contenuto e i limiti
dellatto o del provvedimento non legislativo che concorre alla determinazione della condotta
vietata.
Principio di irretroattivit.
Lart.2 c.p, disciplina lefficacia nel tempo della legge penale e della successione delle leggi, ipotesi
questultima che ricorre quando una legge nuova regola in modo del tutto differente una materia
precedentemente disciplinata da altra norma normativa.
In particolare il primo comma sancisce il principio di irretroattivit della legge penale, in linea con
le disposizioni generali contenute nellart. 11 delle disp. prel. c.c. in campo penale, per, il principio
opera in maniera pi rigida, in quanto trova presidio anche nellart. 25 della Costituzione, in base al
quale nessuno pu essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del
fatto commesso . Come si vede la regola della irretroattivit trova rigida applicazione solo per le
norme penali incriminatrici.
In campo penale, per, il principio opera in maniera pi rigida, in quanto trova presidio anche
nellart. 25 cost. in base al quale nessuno pu essere punito se non in forza di una legge che sia
entrata in vigore prima del fatto commesso. Come si vede la regola della irretroattivit trova rigida
applicazione solo per le norme penali incriminatici.
Successione di leggi penali.
Gli ulteriori commi dellart. 2 c.p. disciplinano la successione di leggi, prevedendo in tale caso
lapplicazione della norma pi favorevole, nel rispetto del generale principio del favor rei.
in sintesi le disposizioni dellart. 2 possono essere ricostruite nel loro contenuto, nel modo che segue:
nuove incriminazioni (art. 2, comma 1, c.p.): quando una nuova norma elevi a reato un fatto
che in precedenza non era previsto come tale,
si applica il principio della irretroattivit della legge, per cui ogni legge che prevede nuove figure
di reato si applica solo ai fatti commessi dopo la sua entrata in vigore (v. anche art. 25, c. 2,
Cost.);
abolizione di incriminazioni precedenti (art. 2, comma 2, c.p.): quando una nuova norma non
prevede pi come reato un fatto che in precedenza era considerato tale, si applica il principio della
retroattivit della legge nuova pi favorevole al reo. Labolitio criminis incide sul giudicato,
facendo cessare lesecuzione della pena e gli altri effetti penali della condanna;
se la nuova legge solo modificatrice della precedente, soccorre,infine,il quarto comma
dellart.2, ai sensi del quale se la legge del tempo in cui fu commesso il reato e le posteriori sono
diverse, si applica quella le cui disposizioni sono pi favorevoli al reo, salvo che sia stata
pronunciata sentenza irrevocabile.Il limite dellintangibilit del giudicato trova, tuttavia,uneccezione
nel disposto del terzo comma dellart.2, neointrodotto dalla c.d. legge sui reati di opinione (L.24-22006, n. 85), a norma del quale se vi stata condanna a pena detentiva e la legge posteriore prevede
esclusivamente la pena pecuniaria, la pena detentiva inflitta si converte immediatamente nella
corrispondente pena pecuniaria, ai sensi dellarticolo 135 del codice penale.
Per determinare quale sia la disposizione pi favorevole, non deve farsi una valutazione astratta, ma
concreta: ad es. se una nuova legge penale prevede per il furto un inasprimento delle pene ma,
contemporaneamente lo rende procedibile a querela e non pi dufficio, pi favorevole per il reo
la nuova legge se nel relativo processo non stata presentata querela.
Le disposizioni dellart. 2 non si applicano nel caso di leggi eccezionali o temporanee (art. 2,
comma 5, c.p.), per le quali si applica sempre la legge del tempo in cui stato commesso il reato. La
ratio di una tale limitazione palese: evitare che gli autori dei reati previsti da tali leggi si
sottraggano allapplicazione della pena, commettendo il fatto in prossimit della scadenza del
termine di efficacia della norma ovvero quando leccezionalit della situazione sta per cessare.

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Inoltre, esse non si applicano alle norme di carattere processuale, sicch queste ultime, anche se
sfavorevoli per limputato (ad es. in tema di custodia cautelare), possono avere efficacia
retroattiva.
Riguardo ai decreti legge non convertiti o convertiti con modifiche, le norme da essi poste, non
si applicano ai fatti commessi anteriormente alla loro entrata in vigore (v. Corte Cost. n. 51/1985),
anche se pi favorevoli. La ragione di ci va ricercata nel fatto che le norme del decreto legge non
convertito, perdono efficacia fin dallorigine (ex tunc); pertanto non si verifica alcun fenomeno di
successione a cui applicare le regole dellart. 2 c.p. Parte della dottrina, per, ne sostiene
lapplicabilit ai fatti commessi durante la vigenza del decreto stesso.
Il divieto di applicazione di tali disposizioni alle norme finanziarie, previsto dallart. 20 L.
4/1929, stato abrogato dal d.Lgs.507/1999.
Le leggi penali dichiarate incostituzionali, poi, secondo un recente indirizzo della Corte
Costituzionale (sent. n. 148/1993), continuano ad applicarsi, se pi favorevoli, ai fatti commessi
sotto il loro vigore, in omaggio al principio di irretroattivit delle norme penali incriminatrici.
CAPITOLO SECONDO:LEFFICACIA DELLA LEGGE PENALE NELLO SPAZIO.

Principio della territorialit penale.


In via generale vige il principio della territorialit della legge penale (artt. 3 e 6 c.p.) per il
quale essa obbliga tutti coloro che (cittadini o stranieri) si trovano nel territorio dello Stato e per i
reati ivi commessi.Il capoverso dellart. 3 prevede la possibilit di
deroghe al principio della territorialit: ci si verifica allorquando sono puniti dallo stato italiano e
secondo le leggi italiane i reati commessi allestero.
Limiti della perseguibilit dei reati commessi allestero.
Ai sensi dellart. 7 c.p., come modificato dal d.L. 374/2001, (conv. in L.438/2001) punito
incondizionatamente secondo la legge penale italiana il cittadino o lo straniero che commette in
territorio estero i seguenti reati:
1) delitti contro la personalit dello stato italiano;
2) delitti di contraffazione del sigillo dello stato e di uso di tale sigillo contraffatto;
3) delitti di falsit in monete aventi corso legale nel territorio dello stato e in valori di bollo, o
in carte di pubblico credito italiano;
4) delitti commessi da pubblici ufficiali a servizio dello stato abusando dei poteri o violando i
doveri inerenti alle loro funzioni;
5) ogni reato per cui speciali disposizioni di legge o di convenzioni internazionali stabiliscano
lapplicabilit della legge italiana.
Tale articolo accoglie, in sostanza, il principio della universalit e lo fa in considerazione della
particolare natura dei delitti elencati dallarticolo.
Delitti non politici commessi allestero.
Ai sensi dell art. 9 c.p. (modificato dalla L. 29-9-2000, n. 300), il delitto comune commesso
allestero dal cittadino italiano punibile in Italia e secondo la legge italiana a condizione che:
si tratti di delitto;
sia punito con la reclusione e non con la sola multa;
il reo sia presente nel territorio dello Stato.
Occorre, altres, distinguere tra:
delitto commesso a danno dello Stato o di un cittadino italiano, che punibile solo se la
pena stabilita dalla legge non inferiore nel minimo a tre anni di reclusione; se invece la
pena inferiore a tre anni occorre anche la richiesta del Ministro della Giustizia, o listanza o
la querela della persona offesa;

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delitto commesso a danno delle comunit europee, di uno Stato estero o di un cittadino
straniero, per il quale occorre che lestradizione non sia stata concessa o non sia stata
accettata dallo stato estero, e che vi sia la richiesta del Ministro della Giustizia.
Ai sensi dellart. 10 c.p. (modificato dalla L. 29-9-2000, n. 300) anche in questo caso deve
trattarsi di:
a)delitto;
b) punito con la reclusione;
c) il cui autore sia presente nel territorio dello Stato.
Occorre, inoltre, distinguere tra:
delitto commesso a danno dello Stato o di un cittadino italiano, per il quale occorre una pena
minima non inferiore ad un anno di reclusione, la richiesta del Ministro, o la querela o
listanza delloffeso;
delitto commesso a danno delle comunit europee, di uno Stato estero o di un cittadino
straniero, per il quale occorre una pena minima non inferiore a tre anni di reclusione, la
richiesta del Ministro e la mancata concessione o accettazione dellestradizione, sia da parte
del governo dello stato in cui il reato fu commesso sia da parte del Governo dello stato cui
appartiene il reo.
Il principio della territorialit del diritto penale importerebbe la inapplicabilit e ineseguibilit in
Italia delle sentenze pronunziate da tribunali stranieri; tuttavia ammesso eccezionalmente il
riconoscimento delle sentenze straniere ai seguenti
fini:
per stabilire la recidiva o altro effetto penale della condanna ovvero per dichiarare l
abitualit o la professionalit nel reato o la tendenza a de-linquere;
quando la condanna penale importerebbe secondo la legge italiana una pena accessoria;
quando, secondo la legge italiana, si dovrebbe sottoporre la persona condannata o prosciolta a
misure di sicurezza;
quando la sentenza straniera importa condanna alla restituzione o al risarcimento del
danno o ad altri effetti civili (esempio: separazione personale), che devono essere fatti
valere nel territorio dello stato.
Delitti politici.
Ai sensi dellart. 8 c.p. punito secondo la legge italiana, su richiesta del Ministro della Giustizia
(cui si deve aggiungere la querela della persona offesa se si tratta di delitto punibile a querela),
il cittadino o lo straniero che commette in territorio estero un delitto politico non compreso tra
quelli indicati nel n. 1 dellarticolo precedente.
Ai sensi dellultimo comma dello stesso art. 8, agli effetti della legge penale, delitto politico ogni
delitto che offende un interesse politico dello Stato ovvero un diritto politico del cittadino; altres
considerato delitto politico il delitto comune determinato, in tutto o in parte, da motivi politici.
Due sono, dunque, le forme di delitto politico previste dal legislatore:
a) il delitto oggettivamente politico, che quello che offende un interesse politico dello Stato
(integrit territoriale, indipendenza, sovranit, forma di governo etc.) ovvero un diritto
politico del cittadino(diritti elettorali attivi e passivi);
b) il delitto soggettivamente politico, che il delitto comune determinato, in tutto o in parte,
da motivi politici. Secondo la giurisprudenza prevalente perch un reato comune possa essere
ritenuto soggettivamente politico necessario che sia qualificato da un movente strettamente
ed esclusivamente politico; necessario, cio, che il reo sia stato spinto a delinquere al fine di
potere, a mezzo della sua azione, incidere sulla esistenza, costituzione o funzionamento dello
stato, oppure favorire o contrastare idee, tendenze politiche, sociali o religiose, al precipuo
scopo di realizzare una precisa idea politica. Rientrano in questa categoria il cd. delitto
anarchico e quello commesso per finalit di terrorismo.

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Estradizione.
Lestradizione, secondo la pi consolidata dottrina, consiste nella consegna che uno stato fa di un
individuo, che si sia rifugiato nel suo territorio,ad un altro Stato, perch ivi venga sottoposto al
giudizio penale (se imputato) o alle sanzioni penali (se gi condannato). Nei paesi aderenti allunione
europea la procedura di estradizione sostituita dal mandato di arresto europeo.
Lestradizione pu essere:
attiva, quando lo Stato italiano che richiede ad uno stato estero la consegna di un
individuo imputato o condannato in italia;
passiva, quando lo Stato italiano che riceve da uno stato estero, la richiesta di consegna.
Per lestradizione passiva, cio la consegna di un imputato alle autorit Giudiziarie
estere, la legge italiana (art. 13 c.p.) pone le seguenti condizioni:
Il fatto che forma oggetto della domanda di estradizione deve essere preveduto
come reato sia dalla legge italiana che da quella straniera (cd. requisito della doppia
incriminabilit);
Non si deve trattare di reato per il quale le convenzioni internazionali facciano
espresso divieto di estradizione;
Lestradando deve essere straniero: in caso contrario, se trattasi di cittadino italiano,
lestradizione deve essere espressamente prevista da convenzioni internazionali (art.
26 Cost.).
In ogni caso, comunque, lestradizione non pu essere concessa:
per reati politici (artt. 10 e 26 Costituzione), esclusi i delitti di genocidio (L. Cost. 21 giugno
1967, n. 1);
per motivi di razza, religione o nazionalit (L. 30 gennaio 1963 n. 300);
per reati puniti allestero con la pena di morte (v. sent. Corte Cost. 27 giugno 1996, n. 223),
in quanto in contrasto con principi costituzionali.
La procedura per la concessione dellestradizione disciplinata dal codice processuale penale (artt.
697-722 c.p.p.).
Per un principio generale dellordinamento internazionale (principio che la dottrina chiama di
specialit) la richiesta di estradizione per determinati reati importa la preventiva accettazione da
parte dello stato richiedente:
dellobbligo di non processare lestradato per un fatto anteriore e diverso da quello per il
quale stata concessa lestradizione;
del dovere di non assoggettare lo stesso ad una pena diversa da quella relativa al fatto per
cui stata concessa lestradizione.
il principio di specialit opera tanto nella estradizione attiva (art. 721 c.p.p.) quanto in quella passiva
(art. 699 c.p.p.).
Riconoscimento di sentenze penali straniere (art.12).
il principio della territorialit del diritto penale importerebbe la inapplicabilit e ineseguibilit in
italia delle sentenze pronunziate da tribunali stranieri; tuttavia ammesso eccezionalmente il
riconoscimento delle sentenze
straniere ai seguenti fini:
per stabilire la recidiva o altro effetto penale della condanna ovvero per dichiarare l
abitualit o la professionalit nel reato o la tendenza a de-linquere;
Quando la condanna penale importerebbe secondo la legge italiana una pena accessoria;

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quando, secondo la legge italiana, si dovrebbe sottoporre la persona condannata o prosciolta a


misure di sicurezza;
quando la sentenza straniera importa condanna alla restituzione o al risarcimento del
danno o ad altri effetti civili (esempio: separazione personale), che devono essere fatti
valere nel territorio dello stato.
CAPITOLO TERZO: I LIMITI PERSONALI ALLOBBLIGATORIET DELLA LEGGE PENALE.

Le immunit.
Lart. 3 c.p. stabilisce che la legge penale obbliga tutti coloro che, cittadini o stranieri, si trovano nel
territorio dello Stato.
Costituiscono eccezione a tale principio le c.d. immunit:
a) derivanti dal diritto pubblico interno
il Capo dello Stato non responsabile degli atti compiuti nellesercizio delle sue
funzioni, tranne che per alto tradimento e attentato alla Costituzione (art. 90 Cost.);
i Membri del Parlamento e dei Consigli Regionali non sono perseguibili per le opinioni
e i voti espressi nellesercizio delle loro funzioni (art. 68 Cost.);
b) derivanti dal diritto internazionale riguarda i Capi di Stati esteri, i Ministri degli Esteri, gli
agenti diplomatici e consolari, etc., e sono dettate da necessit di ordine politico. Le
immunit sono considerate cause personali di esclusione della punibilit.

PARTE TERZA
IL REATO
SEZIONE PRIMA:INTRODUZIONE ALLA DOTTRINA DEL REATO

Il reato in generale.
Il reato, da un punto di vista formale o giuridico, quel fatto giuridico volontaria illecita, alla quale
lordinamento ricollega, come conseguenza,una sanzione penale (ergastolo, reclusione, arresto,
multa, ammenda).
Se al fatto illecito non si ricollegano sanzioni penali bens mere sanzioni amministrative o civili
(risarcimento), si in presenza rispettivamente di un illecito amministrativo o di un illecito civile.
Secondo una visione sostanziale, la scelta del legislatore di individuare come illeciti
penali alcuni comportamenti ancorata alla valutazione per cui taluni fatti umani aggrediscono beni
giuridici ritenuti meritevoli di particolare protezione, secondo la gerarchia dei valori contenuti nella
Costituzione, sicch per la loro tutela appare
necessario il ricorso alla minaccia dellirrogazione di una pena criminale.
La dottrina penalistica, come detto a proposito del principio di legalit distingue due diverse
nozioni di reato:
formale, secondo cui reato ogni fatto umano al quale lordinamento giuridico ricollega una
sanzione penale, vale a dire una pena inflitta dalla autorit giudiziaria a seguito di un
procedimento giurisdizionale (c.d. pena criminale);
sostanziale, secondo cui reato ogni fatto considerato socialmente pericoloso.
La dottrina pi attenta, servendosi dei principi dettati dalla Costituzione in materia penale, ha
elaborato una nozione formale-sostanziale, secondo cui configurabile come reato un fatto umano,
previsto dalla legge (principio di legalit)in modo preciso (principio di tassativit), ed attribuibile
ad un soggetto (principio della personalit della responsabilit penale)sia casualmente
(principio di materialit) che psicologicamente (principio di soggettivit), offensivo di un bene
giuridico costituzionalmente rilevante (principio di offensivit) e sanzionato da una norma
preesistente al momento della commissione del fatto (principio di irretroattivit), che preveda

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una pena proporzionata alla gravit del fatto e tesa alla rieducazione del condannato
(principio del finalismo rieducativo della pena).
La struttura del reato.
La dottrina, analizzando le singole figure criminose, ha elaborato una teoria generale del reato che
individua nella struttura dellillecito penale una serie di elementi costitutivi comuni a tutte le
fattispecie criminose. Lanalisi della struttura del reato ha condotto alla formazione di
due diverse concezioni: la teoria della tripartizione e la teoria della bipartizione.
Teoria della bipartizione e teoria della tripartizione.
1)Fatto tipico antigiuridico (antigiuridicit tipizzata): aderenza della condotta alla norma
incriminatrice e (contestualmente) dalla sua antigiuridicit . Il fatto tipico ratio essendi
dellantigiuridicit e lantigiuridicit presupposto della tipicit. (elemento oggettivo)
Quindi la tipicit data dallantigiuridicit; il fatto tipico si caratterizza per la mancanza di cause
di giustificazione.
La presenza di cause di giustificazione esclude il fatto tipico.
2)Colpevolezza: intesa non solo come presenza di un coefficiente psichico di condotta, ma anche
come giudizio di rimproverabilit dellautore. (elemento soggettivo)
Lantigiuridicit non ha quindi una propria autonomia sicch la presenza di una causa di
giustificazione si configura come un elemento negativo del fatto (in quanto esclude la tipicit del
reato) il reato non esiste.
Lerrore di tale concezione ( teoria bipartita o teoria degli elementi negativi del fatto) quella di
livellare sullo stesso piano fatti atipici per mancanza di un elemento positivo ( quindi non lesivo di
alcun interesse) e fatto realizzato in presenza di una causa di giustificazione (lesivo di un interesse,
ma lecito in forza di una scriminante) . Sarebbe come equiparare luccisione di una mosca (atipica
per difetto di requisiti positivi) alluccisione di un uomo in stato di difesa legittima (risulterebbe
parimenti atipica per la presenza di un requisito positivo).
Inoltre fiore critica tale teoria poich sostiene che la funzione delle norme permissive ( cause di
giustificazione) quella di rendere lecito il compimento di azioni che costituiscono reato; Dunque
presuppongono un fatto che possieda gi tutti gli elementi costitutivi del reato.
Nel nostro codice penale emerge un modello di struttura del reato fondato sul sistema della
tripartizione nei suoi elementi costitutivi :
1) fatto tipico:il fatto costituente reato cristallizzato in una norma che ne descrive in maniera
precisa i contorni e lambito applicativo;
2) colpevolezza: intesa non solo come presenza di un coefficiente psichico nella condotta
(secondo la concezione psicologica), ma anche come giudizio di rimproverabilit dellautore
(secondo la concezione normativa). Ad esempio, se una persona incapace di intendere e
volere uccide unaltra persona, bench la condotta tenuta aderisca alla fattispecie astratta
dellomicidio, in realt non si potr configurare il delitto per difetto di rimproverabilit e
quindi di colpevolezza, ci in quanto limputabilit un presupposto della
rimproverabilit.
3) Antigiuridicit: , costituita dalla contrariet del comportamento, non solo alla norma penale
incriminatrice (c.d. norma di divieto), ma a tutto lordinamento, non essendovi altre norme
che giustificano detta condotta (c.d. norme permissiva) depotenziandone lantigiuridicit. Ad
esempio, se una persona rompe una serratura e si introduce in un appartamento, non detto
che abbia commesso i reati di danneggiamento e violazione di domicilio pur essendo tale
condotta prevista e sanzionata dagli artt. 635 e 614 c.p. (norme di divieto); invero se detta
persona un ufficiale giudiziario che sta eseguendo uno sfratto, la sua condotta violenta
giustificata (art. 51c.p.) dalle norme del codice di procedura civile che in tal caso operano
come norme permissive.

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Pertanto la tipicit solo un indizio dellesistenza di un reato, essendo necessario che non
sussista alcuna causa di giustificazione che consenta la condotta eliminando lantigiuridicit (artt.
50-54 c.p.) e che detta condotta sia rimproverabile (colpevolezza).
La nuova tripartizione.
Lo schema classico della tripartizione esprime le esigenze dello stato di diritto di derivazione
liberale e latteggiamento mentale caratteristico del positivismo giuridico.
Nellevoluzione della dottrina del reato entr in crisi la distinzione degli elementi descrittivi da
quelli normativo-valutativo, sia la separazione tra oggettivo e soggettivo dellillecito penale.
Lesistenza di una fattispecie in cui lilliceit non pu essere definita equivaleva a sottolineare che
non tutto ci che soggettivo appartiene alla colpevolezza, cos come allantigiuridicit non si pu
assegnare solo ci che rigorosamente oggettivo.
Ad esempio, alcuni reati si possono distinguere da altri solo per un diverso atteggiamento interiore
del soggetto che sorpassa il fatto mirando ad un risultato ulteriore ( si pensi alla differenza tra
delitto di sequestro di persona a scopo di estorsione e quello di sequestro di persona a scopo di
terrorismo; per distinguere questi due articoli si deve osservare lelemento soggettivo e non la
descrizione oggettiva).
Bene giuridico, causalit, azione nella dottrina del fatto tipico. La crisi del concetto causale
dellazione.
Il bene giuridico il valore tutelato da una fattispecie incriminatrice.
La dottrina tradizionale concepiva il bene giuridico come oggetto specifico della tutela normativa,
lo collocava fuori della sua sfera di vitalit. Ogni azione che presenti un efficienza causale per la
modificazione di una situazione preesistente, protetta dallordinamento penale, costituisce
aggressione del bene ed assume il carattere della tipicit. Di qui labituale connotazione del
concetto di azione come concetto causale dellazione.
La natura delloggetto protetto comporta il superamento della sua intagibilit ed implica un nuovo
criterio per valutare lidoneit dellazione a costituire il nucleo del fatto tipico: questa non pu piu
essere determinata esclusivamente in base alla sua efficienza causale per la lesione del bene, ma
deve essere stabilita a partire dal suo significato come processo della vita sociale.
Tale orientamento aveva comportato lo smembramento dellazione che veniva astraendo dal suo
contenuto significativo e dal suo contenuto di volont.
Il concetto di azione aveva quindi potuto svolgere una funzione negativa, di separazione da tutto ci
che, non essendo sorretto dalla volont, non azione; ma non appariva idoneo a configurare la
condotta umana nello specifico significato di valore della tipicit, che doveva essere desunta dalla
sua efficienza causale per la lesione del bene. La dimensione della causalit materiale, infatti non
di per s idonea a segnalare le differenze tra uccidere e cagionare la morte: vale a dire fra lazione
come struttura significativa e azione come processo causale.

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SEZIONE SECONDA:IL FATTO


La Struttura Del Fatto Tipico
Come gi sottolineato, per affermare lesistenza di un fatto rilevante per lapplicazione di una pena o di una
misura di sicurezza, si richiede, prima di ogni altro requisito oggettivo o soggettivo, che si tratti di un fatto
corrispondente a quello descritto da una norma incriminatrice di parte speciale. Il fatto storico in cui siano
presenti tutti gli elementi che compongono la fattispecie legale di un determinato reato un FATTO TIPICO,
poich riflette, in concreto, il tipo di fatto incriminato dallordinamento. E nellanalisi delle norme
incriminatrici, funzione rilevante assume la teoria generale del reato, idonea ad operare un collegamento
tra parte speciale e parte generale del diritto penale ed a fornire gli strumenti per la ricognizione della
tipicit, in relazione alle diverse tipologie della fattispecie. E mediante la teoria generale del reato,
attraverso lintegrazione del contenuto delle singole norme incriminatici con la normativa di parte generale
che stabilisce i requisiti oggettivi e soggettivi del fatto penalmente rilevante (art.. 40 - 49 c.p.), si perviene
ad una preliminare distinzione, allinterno del fatto tipico, tra fattispecie oggettiva e fattispecie soggettiva .
Alla prima si assegnano elementi si carattere oggettivo, in base a i quali si stabilisce il carattere tipico di un
fatto; alla seconda tutti gli elementi di ordine psichico, che ugualmente concorrono a definirne la tipicit.
Gli elementi appartenenti alla fattispecie oggettiva che concorrono a determinare il carattere tipico del
fatto sono:
1) Lautore (o soggetto attivo): autore colui che realizza nel mondo esterno il fatto tipico di un
determinato reato. Pu essere autore soltanto un essere umano ossia una persona fisica, anche se
va tenuto conto dellingresso nel nostro ordinamento di una particolare disciplina in tema di
responsabilit (amministrativa) delle persone giuridiche derivante da reato. Va precisato che la
qualit di autore del tutto indipendente dal giudizio sulla colpevolezza del soggetto che agisce; in
altre parole il minore non imputabile che sottrae un oggetto dal banco del supermercato o il figlio
che ruba al padre, non punibili a norma dellart.649 c.p., non cessano per questo di essere autori
del fatto tipico del furto. I reati il cui fatto tipico pu essere realizzato da qualsiasi persona si dicono
reati comuni (ad es. art.575 c.p., che fa riferimento a chiunque cagioni la morte di un uomo). I
reati, invece, i cui autori possono essere soltanto determinati soggetti si definiscono reati propri (ad
es. lomissione di referto, di cui allart.365 c.p., un fatto tipico che pu essere commesso
esclusivamente da chi esercita una professione sanitaria). A loro volta i reati propri possono essere
distinti in reati propri esclusivi e non esclusivi: nei primi, lassenza della qualifica soggettiva richiesta
fa venir meno la stessa rilevanza penale del fatto (ad es. lomissione di referto, che non pu essere
commesso se non da chi esercita una determinata professione, rimanendo assolutamente
irrilevante lo stesso fatto commesso da un soggetto non qualificato);nei secondo vale a qualificare
diversamente il fatto che comunque rimane penalmente rilevante (ad es. mentre il delitto di
peculato art. 314 c.p., richiede la presenza di un pubblico ufficiale o di un incaricato di pubblico
servizio in veste attiva, quella stessa condotta materiale appropriarsi della cosa mobile di cui si ha
la disponibilit, se posta in essere da un soggetto non qualificato, dar vita alla realizzazione di un
fatto di appropriazione indebita, ai sensi dellart. 646 c.p.)
2) Il soggetto passivo: si definisce soggetto passivo del reato il portatore dellinteresse penalmente
protetto su cui incide la condotta tipica (soggetto passivo del reato di omicidio ad esempio la
persona uccisa). Lespressione soggetto passivo dunque un sinonimo di persona offesa dal reato
(art.120 c.p.), ma non coincide necessariamente con quella di danneggiato dal reato che designa il
soggetto che subisce il danno patrimoniale e non, derivante dal reato e suscettibile di risarcimento.
Soggetto passivo del furto , ad esempio, colui che viene privato della detenzione della cosa, ma
quando il detentore non si identifica con il proprietario o il possessore della cosa, saranno questi
ultimi i danneggiati dal reato. Nellomicidio, soggetto passivo sar la vittima dellazione omicida,
mentre soggetti danneggiati saranno gli stretti congiunti. Soggetti passivi del reato possono essere
sia le persone fisiche, la P.A, le persone giuridiche di diritto privato, ma anche collettivit non
personificate. Quando linteresse aggredito dal reato appartiene ad una cerchia indeterminata di
soggetti (come avviene, ad es., nei reati contro la pubblica incolumit - artt. 422 ss. c.p.), si parler
di soggetto passivo indeterminato. Anche il soggetto passivo, che normalmente pu essere
chiunque, pu contribuire alla descrizione di un fatto tipico, quando le qualit personali del

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soggetto passivo diventano determinanti nelle valutazioni del legislatore (ad es.la corruzione di
minorenne art. 530 c.p.)
3) Loggetto materiale dellazione :con questa espressione si designa lentit su cui incide la condotta
tipica, quando si concreti nellestrinsecazione di energia fisica. Oggetto materiale dellazione pu
essere una cosa (es. il documento che viene contraffatto nei casi di falsit documentale: artt.476 e
ss c.p.), un animale o una persona umana. Loggetto materiale dellazione non va confuso con il
bene giuridico considerato come loggetto giuridico del reato: nel furto, ad esempio, mentre
oggetto materiale del reato sar la specifica cosa mobile che viene sottratta, il bene giuridico
invece rappresentato dal patrimonio del proprietario o possessore della suddetta cosa mobile.
4) La condotta: essa rappresenta il nucleo essenziale della fattispecie oggettivo-materiale, e per
essere tipica, deve corrispondere a quella descritta da una norma incriminatrice di parte speciale.
La condotta pu consistere in un comportamento positivo, cio in un fare (azione in senso
stretto) o in un comportamento negativo (cio nel non fare qualcosa). Le modalit oggettive con cui
la condotta dellautore si presenta nel mondo esterno rappresentano, in realt, il dato costitutivo
essenziale per il suo inserimento in una fattispecie oggettiva di un reato, poich qui che si coglie,
anzitutto, il manifestarsi di unazione o di un omissione che corrisponde esattamente al tipo di
fatto descritto dalla legge. bene tener presente che il legislatore non utilizza sempre le stesse
tecniche normative, nella descrizione dei fatti penalmente rilevanti: in alcuni casi, con riferimento
alle modalit della condotta, il legislatore non fa riferimento ad alcun preciso parametro
descrittivo, limitandosi ad affermare la necessaria presenza di un nesso causale tra una condotta (in
qualunque forma essa si esprima, attiva od omissiva e con qualsiasi modalit) ed un evento: tipico
lesempio dellomicidio, nel quale il legislatore si limita a punire chiunque cagiona la morte di un
uomo (e dunque si potr rispondere di omicidio sia con una condotta attiva, sia con una condotta
omissiva, in qualunque maniera esplicata: attraverso lutilizzo di armi, con la somministrazione di
veleni, omettendo di nutrire o di soccorrere la propria vittima, ecc.). In altri casi il legislatore,
invece, descrive compiutamente le modalit realizzative del fatto tipico, e ci comporter, ai fini
dellapplicazione di tali norme penali, che la condotta concretamente posta in essere dal soggetto
agente dovr rispecchiare fedelmente il tipo di condotta pi o meno minuziosamente descritto dal
legislatore: lesempio classico, in questo caso, quello del furto, nel quale il legislatore stabilisce
che verr punito solo chi si impossesser della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al
fine di trarne profitto per se o per altri. Lopzione per il primo modello di tipizzazione delle
condotte (fattispecie a forma libera) verr preferita tutte le volte in cui si tratter di tutelare beni
giuridici di particolare importanza (ad es. il bene vita), e quindi da proteggere contro ogni forma di
aggressione. Al secondo modello (fattispecie a forma vincolata) si ricorrer nel caso di beni di
minor importanza sociale o che ricevono gi altre forme di tutela attraverso altri settori
dellordinamento giuridico (come il patrimonio, meno importante del bene vita, e comunque
tutelato, in prima istanza, attraverso le norme di diritto privato).
5) Il bene giuridico: il bene giuridico (o oggetto giuridico del reato), corrisponde a quellinteresse,
individuale o collettivo, alla cui salvaguardia lordinamento connette un valore giuridico che si
riflette nella singola norma incriminatrice. Oltre che entit a sostrato materiale, percepibile dai
sensi, (es. integrit fisica dellindividuo), questi possono riguardare anche entit immateriali, ed
avere come contenuto, ad esempio, valori di natura spirituale (libert di coscienza, riservatezza,
dignit umana ecc.). nella teoria generale del reato, il bene giuridico assolve a tre distinte funzioni:

Una funzione politico-garantista (o ideologica), in quanto il bene giuridico rappresenta un


punto di orientamento ed un limite nelle scelte del legislatore penale, che, di fronte alla
gravit della sanzione penale, deve accuratamente selezionare i beni giuridici da tutelare
con tale sistema repressivo, evitando di ricorrere alla pena tutte le volte in cui il bene non
sia di particolare importanza, o tutte le volte in cui possibile proteggere efficacemente
quel bene anche con altre forme di tutela (ad es. attraverso sanzioni amministrative o
civili); deve inoltre selezionare accuratamente le forme di aggressione rispetto ai beni
giuridici, ricorrendo, come si visto, alle fattispecie a forma aperta (o libera) solo di fronte

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a beni di particolare importanza, rinunciando a tale forma di tutela a 360 nei confronti di
beni gerarchicamente subordinati;

Una funzione sistematico-classificatoria, per cui possibili individuare ed ordinare classi di


reati in base al comune denominatore, rappresentato proprio dalloggettivit giuridica di
riferimento (ad es. delitti contro la pubblica amministrazione, delitti contro il sentimento
religioso, delitti contro il patrimonio, ecc); metodo di classificazione e sistemazione delle
fattispecie, tra laltro, seguito dal nostro codice penale, nella cui parte speciale le singole
disposizioni incriminatrici sono distribuite in Titoli, ciascuno dei quali dedicato ad uno
specifico bene giuridico;

Una funzione esegetico-interpretativa, poich svolge una funzione essenziale nella


interpretazione delle fattispecie, concorrendo a definirne i confini e a distinguerla sia da
altre fattispecie limitrofe, sia dalla serie innumerevole dei fatti penalmente irrilevanti.

6) Levento: sono relativamente poche le ipotesi in cui la fattispecie oggettiva del reato si esaurisce
nella descrizione delle modalit del comportamento incriminato . Spesso infatti, la legge penale
non si limita a descrivere lazione o lomissione vietata, ma contiene un riferimento espresso ad un
accadimento naturalistico configurato come modificazione della realt preesistente che consegue
alla condotta dellautore. I reati la cui fattispecie legale si esaurisce nella sola descrizione del
comportamento vietato si definiscono reati di pura condotta (ad es. lomissione di denuncia del
reato di cui allart. 361 e 362 del c.p.) distinti a loro volta in reati di pura azione o pura omissione;
quelli in cui la norma descrive quale elemento costitutivo della fattispecie un evento naturalistico
(corrispondente, cio, ad una modificazione della c.d. realt sensibile), ben distinto dalla condotta,
anche se individuabile come sua conseguenza, vengono detti comunemente reati di evento ( tipico
reato con evento naturalistico lomicidio di cui allart 575 del c.p.). Bisogna per fare molta
attenzione a non confondere la nozione di evento con quella di offesa, intesa come lesione o messa
in pericolo del bene giuridico tutelato. Mentre si pu parlare di reati con o senza evento (in senso
naturalistico), non opportuno parlare invece di reati privi di offesa, poich, anche nei reati di pura
condotta, questa sempre presente (se il reato nasce per la tutela di determinati beni giuridici,
non , in effetti, congruo immaginare reati che non contengano un contenuto di offesa rispetto
alloggettivit giuridica di riferimento, anche se tale offesa non si sostanzia in un evento in senso
naturalistico si pensi al delitto di ingiuria, art. 594 c.p., che pur non prevedendo un evento diverso
ed ulteriore rispetto alla condotta, comporta comunque la lesione del bene giuridico onore). A volte
ci si riferisce alloffesa anche con la locuzione evento giuridico del reato. Dal punto di vista
delloffesa, i reati si distinguono in reati di danno, e rati di pericolo: nei primi la fattispecie legale
esige leffettiva lesione del bene tutelato, nei secondi sufficiente la semplice esposizione a
pericolo del bene. A loro volta i reati di pericolo si distinguono in:
reati di pericolo concreto, in cui presente un evento (di pericolo) in senso naturalistico, da
accertare di volta in volta da parte del giudice, in quanto elemento di fattispecie (es. art.
432 c.p.);
reati di pericolo astratto, di pura condotta, in cui il legislatore presume relativamente la
pericolosit di una determinata condotta, dando per la possibilit di dimostrarne nel caso
concreto lassenza (es. artt. 656- 657);
reati di pericolo presunto, sempre di pura condotta, in cui la presunzione di pericolosit
assoluta, e dunque non possibile per limputato fornire, nel caso concreto, prova
contraria (tipico esempio dato dalle norme che vietano la fabbricazione, la detenzione o il
commercio di armi e materiali esplodenti artt. 435, 678 c.p. oppure la detenzione ed il
porto abusivo di armi artt. 697, 699 c.p.)
7) Il nesso di causalit: Affinch levento possa essere attribuito sul piano oggettivo ad un
determinato autore, necessario che tra la condotta e levento sussista un rapporto di causa ad
effetto. In realt il problema del rapporto causale non pu essere confinato su un piano
meramente naturalistico poich vi sono numerose fattispecie in cui esso non si configura affatto

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come un rapporto tra due entit di ordine naturalistico. Come tale il nesso di causalit tra condotta
ed evento va considerato come rapporto di conseguenzialit tra una determinata condotta ed un
determinato evento lesivo, la cui qualificazione come conseguenza pu essere stabilita soltanto
sulla base di principi direttivi essenziali sulla cui base si decide appunto dellattribuzione di un
evento ad una determinata condotta (c.d. limputazione oggettiva). La disciplina del nesso di
causalit: il nostro ordinamento contiene una espressa menzione del rapporto di causalit tra
condotta ed evento, quale elemento costitutivo del fatto tipico, disciplinato agli artt. 40 e 41 del
codice penale. Norma, lart.40 c.p, che si limita ad enunciare lesigenza del nesso causale ma non
chiarisce che cosa si debba intendere per rapporto di causalit, n tanto meno specifica quali
debbano essere i criteri in base ai quali si decide della rilevanza giuridica del rapporto causale. Da
qui lelaborazione delle teorie volte a definire la portata ed il contenuto del nesso di causalit: la
teoria della condicio sine qua non, che considera causa di un evento qualsiasi condizione del suo
verificarsi, che non possa mentalmente essere eliminata, senza che venga meno levento stesso con
la sua concreta fisionomia (tale teoria pecca per eccesso poich, prendendo in considerazione
linsieme delle condizioni necessarie e sufficienti a produrre levento, non riesce poi a stabilire quali
siano realmente rilevanti perch, in definitiva, si equivalgono tutte ai fini della produzione
dellevento: anche la condotta di chi vende larma da fuoco, ad esempio, risulta essere condicio
sine qua non del successivo omicidio che viene commesso proprio con lutilizzo di quellarma; per
assurdo, anche il padre dellomicida, potrebbe essere preso in considerazione, poich con la sua
condotta ha messo al mondo il futuro killer); la teoria della causalit adeguata considera causa
dellevento, solo la condotta umana che risulta adeguata, e cio idonea a produrre levento
secondo un criterio di normalit (lid quod plerumque accidit): in questo modo dovrebbero
escludersi tutti i fattori causali che solo eccezionalmente hanno prodotto quellevento, ma che di
regola, non hanno, come verosimile esito, la produzione di quellevento; la teoria della causalit
umana considera la condotta umana quale causa dellevento quando ne la condicio sine qua non
e quando levento rientra nella sfera di dominabilit delluomo in base ai suoi poteri conoscitivi e
volitivi: sia la teoria della causalit adeguata che quella della causalit umana hanno per un vizio
metodologico di fondo, e cio quello di fare riferimento ad elementi di natura soggettiva per
correggere gli eccessi della teoria condizionalistica, quando laccertamento del nesso di causalit
deve avvenire su basi puramente oggettive (ci che prevedibile per un soggetto pu non esserlo
per altri; a maggior ragione tale difetto viene amplificato quando si passa dalla prevedibilit, tipica
della causalit adeguata, alla dominabilit, propria della causalit umana); ecco perch si preferisce
la riconduzione del rapporto causale sotto leggi scientifiche di copertura (lazione causa
dellevento quando, secondo la migliore scienza ed esperienza del momento storico, levento
conseguenza certa o altamente probabile dellazione). In questo modo si cerca di coprire,
attraverso lapporto delle varie scienze, una valutazione in termini di maggiore o minore probabilit
che una determinata condotta sia causa di uno specifico evento. Una delle teorie oggetto di ampi
consensi, nata negli anni 30 in Germania, e volta alla ricerca di correttivi alla causalit
condizionalistica quella dellimputazione oggettiva: la causalit andrebbe ricercata attraverso un
doppio ordine di valutazioni: un primo di carattere ricognitivo, volta appunto, a stabilire lesistenza
del nesso di causalit, attraverso la teoria condizionalistica ed il supporto delle leggi scientifiche di
copertura; un secondo, di carattere valutativo, destinato a stabilire se il nesso di causalit, oltre che
esistente, sia anche giuridicamente rilevante. Per imputare un evento ad un determinato autore, ad
esempio, si richiede non solo che egli lo abbia causato ma anche che con la sua condotta abbia
creato o accresciuto il rischio giuridicamente riprovato, di una lesione di beni conforme a quella
descritta dalla fattispecie incriminatrice; pericolo che poi si concretizzato nello specifico evento
lesivo in questione.
La fattispecie soggettiva del fatto tipico
Ad essa appartiene lintero contenuto psichico dellazione o omissione che presenti i requisiti oggettivi di
un fatto tipico. Gli art.. 42 e 43 del c.p. stabiliscono i requisiti minimi che un comportamento umano deve
presentare,dal punto di vista psichico per assumere la rilevanza di un fatto costituente reato.

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1) Il primo requisito di ordine psichico richiesto dalla legge la coscienza e volont dellazione o
omissione, cos come previsto dalla dallart.42 c.p. Dunque suscettibile di una valutazione in termini di
tipicit, antigiuridicit e colpevolezza, soltanto la condotta (oggettivamente tipica) che sia sorretta dalla
volont ed assistita dalla consapevolezza del proprio operare nel mondo esterno. Non sono azioni per il
diritto penale, dunque, i movimenti che si compiono durante il sonno, quelli commessi come stimolazione
di un riflesso nervoso, ecc. Il fatto che alla base dellillecito penale, sia esso colposo o doloso, vi debba
essere comunque unazione cosciente e volontaria, permette, sulla base anche dellaccertata capacit di
intendere e di volere del soggetto agente, di unificare dolo e colpa nel concetto di rimproverabilit, proprio
della concezione normativa della colpevolezza: infatti non avrebbe alcun senso muovere un rimprovero nei
confronti di chi ha posto in essere una condotta che non sia accompagnata dalla coscienza e dalla volont. Il
requisito in parola vale, comunque, solo a delimitare larea della condotta penalmente rilevante, ma non
esaurisce i requisiti di ordine psichico, che sono richiesti per integrare la fattispecie soggettiva: il legislatore
richiede infatti che sia presente anche uno degli specifici elementi psicologici del reato (dolo, colpa, o
preterintenzione) che non riguardano pi il solo rapporto soggettivo tra autore e condotta, ma coinvolgono
il legame psichico del soggetto agente rispetto allintera fattispecie di reato.
2) Il 2 comma dellart. 42 c.p. stabilisce la regola per la quale, nei delitti, si risponde solo se il fatto stato
commesso con dolo, risultando possibile un imputazione a titolo di colpa o preterintenzione solo se
espressamente previsto dal legislatore; nelle contravvenzioni, stabilisce invece il 4 co. dello stesso articolo,
ciascuno risponde della sua azione od omissione cosciente e volontaria, sia essa dolosa o colposa. Ci vuol
dire che, in assenza di specifiche indicazioni legislative, il fatto tipico nei delitti, si intende sempre come
doloso. Nelle contravvenzioni, si risponder sia del fatto doloso che di quello colposo (dunque si pu
rispondere di omicidio colposo, perch espressamente previsto art. 589 c.p. ma non, ad esempio, di
furto colposo: il furto infatti un delitto e, mancando ogni altra espressa indicazione, richiede, ai sensi
dellart. 624 c.p., che venga commesso con dolo). Che cosa si debba intendere per dolo, colpa o
preterintenzione lo stabilisce il successivo art. 43 c.p., secondo il quale il delitto :

Doloso, o secondo lintenzione, quando levento dannoso o pericoloso che il risultato dellazione
o dellomissione, e da cui la legge fa dipendere lesistenza del delitto, dallagente preveduto e
voluto come conseguenza della propria azione od omissione

Preterintenzionale, o oltre lintenzione, quando dallazione od omissione deriva un evento


dannoso o pericoloso pi grave di quello voluto dallagente

Colposo, o contro lintenzione, quando levento, anche se preveduto, non dallagente voluto e si
verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi,
regolamenti, ordini o discipline.

CAPITOLO SECONDO: CONDOTTA ED ELEMENTO PSICOLOGICO NEL REATO DOLOSO IN AZIONE

Il dolo, in unaccezione assai generale si pu definire come volont di realizzare la fattispecie oggettiva di
reato. Gli elementi costitutivi del dolo sono: la rappresentazione (o momento intellettivo) e la volont
(momento volitivo). Alla struttura generale del dolo appartengono pi precisamente: 1) la volont di agire
per la realizzazione del fatto tipico; 2) la conoscenza delle circostanze in cui si agisce, come condizione per
leffettivit dellatto volitivo: necessario, affinch si possa parlare di un fatto doloso, che il soggetto
agente si sia prefigurato un determinato evento (in senso giuridico, o, se presente, in senso naturalistico)
quale possibile conseguenza di una determinata condotta, e che abbia, dunque, consapevolmente agito
sulla base delle sue personali conoscenze ed esperienze, in modo tale che dalla condotta posta in azione
scaturisse, appunto come conseguenza, levento previsto dalla norma incriminatrice speciale. Momento
intellettivo e momento volitivo sono egualmente imprescindibili nella nozione di dolo, poich non pu darsi
un atto di volont, se esso non fondato su una preventiva rappresentazione delle conseguenze dei propri
atti nel mondo esterno; n, daltra parte, pu assumere alcuna rilevanza per il diritto una mera
rappresentazione di possibili eventi, se ad essa non segua un atto di volont che metta in moto energie
causali dirette alla modificazione della realt preesistente. I due momenti (quello intellettivo e quello
volitivo) possono presentarsi con diverse gradazioni dintensit (si pu volere sia nel senso di desiderare
intensamente, sia di accettare semplicemente le conseguenze delle proprie azioni; la rappresentazione pu

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raggiungere un grado di estrema certezza, o far prospettare solo come probabile o possibile il verificarsi di
un determinato evento, ecc) e diversamente combinarsi, dando vita ad alcune specifiche forme di dolo
individuate dalla dottrina e dalla giurisprudenza:
1) Dolo intenzionale (o dolo diretto di 1 grado) si parla di dolo intenzionale quando il soggetto ha,
come obiettivo finalistico, proprio la realizzazione del fatto tipico, nel senso che questo rappresenta
lo scopo del suo agire. Si tratta della forma pi intensa e pi grave di dolo, poich in questi casi il
soggetto vuole come proprio obiettivo proprio ci che lordinamento vieta attraverso le norme
incriminatrici. In tutti i casi di dolo intenzionale non fondamentale che il soggetto si rappresenti
come certo levento, potendo lo stesso, purch rappresenti lo scopo dellagente, essere solo
probabile o possibile (dunque risponder a titolo di dolo intenzionale sia il killer, abile nella mira, e
quindi certo di raggiungere il proprio scopo, tanto loccasionale omicida, che spari da grande
distanza e senza essere dotato di buona mira, se levento morte rappresenta comunque lobiettivo
finale della sua azione)
2) Dolo diretto (o dolo diretto di 2 grado) si parla di dolo diretto, invece, nelle ipotesi in cui
levento, non rappresentando lobiettivo finalistico del soggetto agente, tuttavia si pone come
conseguenza certa (o altamente probabile) di una condotta diretta ad altri fini: sar in dolo diretto
di 2 grado, ad esempio, chi, volendo truffare la propria compagnia assicurativa, decide di dar fuoco
al proprio stabile, pur sapendo che allinterno della palazzina si trova una persona (ad es. il
custode) che con tutta probabilit perir proprio a causa dellincendio. In questi casi, pur non
essendo levento morte propriamente voluto dal soggetto agente, nel senso che non rappresenta il
suo scopo, si tratter comunque di conseguenza certa o altamente probabile riconnessa alle
proprie azioni, per cui il soggetto agente non pu non essersi rappresentato anche il verificarsi di
quellulteriore evento.
3) Dolo indiretto (o dolo eventuale) - in questi casi, come nelle ipotesi di dolo diretto, levento non
costituisce lo scopo del soggetto agente, rappresentando ancora una volta una conseguenza
secondaria di azioni poste in essere per altri fini. Tuttavia, a differenza del dolo diretto, nel dolo
eventuale levento una conseguenza solo possibile, di modo che il soggetto non possa essere
sicuro circa il suo verificarsi: in questa situazione di incertezza, tuttavia, egli accetta
consapevolmente il rischio del suo verificarsi, e tanto basta al legislatore per ritenere comunque
quellevento voluto (tipico esempio, il lancio di sassi dal cavalcavia, ove il soggetto prevede le
possibili conseguenze lesive del proprio gesto ad esempio la possibilit che una autovettura
sbandi per evitare il masso, provocando cos un incidente mortale e tuttavia non si astiene dal
compiere la propria azione, accettando il rischi del verificarsi di tutte le possibili conseguenze che
egli ha previsto). Normalmente, il legislatore, quando prevede una fattispecie dolosa, ritiene
sufficiente anche il semplice dolo eventuale ad integrare la fattispecie. Solo se stabilir
diversamente, dovr escludersi tale forma di imputazione soggettiva dellevento, cos come sar
possibile escludere anche la rilevanza del dolo diretto (come ad es. nellabuso dufficio art. 323
c.p. oppure nelle false comunicazioni sociali (artt. 2621-2622 c.c.)
Le tre forme di dolo appena descritte, rappresentano le tre forme in cui possibile ipotizzare il dolo
generico, in cui levento del reato, voluto come obiettivo finalistico o solo come conseguenza secondaria,
deve comunque verificarsi dal punto di vista oggettivo. In alcune ipotesi, invece, il legislatore d rilevanza
ad un determinato evento solo in quanto questo rappresenti lo scopo del soggetto agente, senza necessit
che si realizzi dal punto di vista naturalistico (levento, cio, contribuisce solo alla descrizione della
fattispecie soggettiva, ma non anche di quella oggettiva): si parler in questi casi di dolo specifico (tipico
esempio di dolo generico lomicidio, nel quale basta che il soggetto voglia, nel senso prima chiarito e
quindi anche semplicemente accettandone il rischio levento morte, rimanendo indifferente il legislatore
rispetto alle ulteriori finalit del soggetto agente che potr agire per vendetta, per gelosia, per profitto
ecc.; il furto rappresenta invece lesempio paradigmatico di dolo specifico, poich in questi casi il legislatore
non si accontenta solo della realizzazione della condotta dal punto di vista oggettivo la sottrazione della
cosa mobile altrui a chi la detiene ma richiede che tutto ci sia commesso al fine di trarne profitto).

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Oggetto del dolo.


Oggetto del dolo (cio ci che lagente deve preventivamente conoscere) non solo levento ma il fatto
oggettivo del reato, il complesso cio di tutti gli elementi obiettivi della fattispecie criminosa. In particolare
costituiscono oggetto di mera rappresentazione:
gli elementi positivi naturalistici, precedenti e concomitanti alla condotta: presupposti, strumenti e
mezzi, luogo e tempo della condotta, oggetto materiale, qualifiche del soggetto passivo;
gli elementi normativi della fattispecie, quali ad es. laltruit della cosa nel furto;

gli elementi negativi del fatto, cio lassenza di situazioni previste dalla legge come scriminanti,
generali o speciali;
la illiceit speciale, intesa come richiamo ad una specifica antigiuridicit della condotta (es. senza
autorizzazione, abusivamente), quando questa costituisce un elemento normativo della
fattispecie (Cass. 11848/95).

Costituiscono, invece, oggetto di rappresentazione, ma anche di volizione:


la condotta;
levento naturale quale conseguenza dellazione;
il nesso di causalit , quantomeno nei tratti essenziali del suo decorso;
levento inteso in senso giuridico, quale lesione o messa in pericolo del bene giuridico tutelato dalla
norma.
Ulteriori forme, classificazioni e partizioni del dolo.
Nella commissione dei reati possono ricorrere differenti tipi di dolo:

dolo di danno e di pericolo: si ha dolo di danno quando il soggetto agente vuole ledere il bene
protetto; si ha dolo di pericolo quando vuole solo minacciare il bene-interesse tutelato.

dolo dimpeto, di proposito e premeditazione: il dolo dimpeto quando la decisione di


commettere il reato sorge improvvisa e viene immediatamente eseguita, senza che vi sia alcun
intervallo tra la formulazione del proposito criminoso e la sua attuazione; invece di proposito
quando intercorre un consistente distacco temporale tra il sorgere dellidea criminosa e la sua
esecuzione; una species del dolo di proposito la premeditazione, prevista come circostanza
aggravante nellomicidio e nelle lesioni personali.

dolo iniziale, concomitante, successivo:si dice iniziale il dolo che si riscontra solo nel momento della
condotta; concomitante, quello che accompagna lo svolgimento del processo causale da cui deriva
levento;successivo, quello che si manifesta dopo il compimento della condotta.

Nellambito del dolo indiretto si distinguono:


il dolo eventuale: si ha quando il soggetto si rappresenta e vuole un evento ma, prevedendo la
possibile verificazione di un altro evento diverso, agisce anche a costo di produrlo;

il dolo alternativo: si ha quando il soggetto si rappresenta la possibilit del verificarsi di due eventi e
mostra indifferenza rispetto a quale dei due deriver dalla sua condotta.
Differenze dal dolo occorre tener nettamente distinto il movente del reato: il movente, infatti, altro non
che il motivo per cui il soggetto compie il fatto costituente reato e, generalmente, tale motivo irrilevante
(salvo per la valutazione delle circostanze).
Laccertamento del dolo.
Si effettua considerando tutte le circostanze esteriori che in qualche modo possono essere espressione
dellatteggiamento psichico e deducendo lesistenza della rappresentazione e della volizione in cui si
concreta il dolo dalle comuni regole di esperienza.

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Dolo e coscienza delloffesa.


Nei reati con evento materiale , lagente deve, naturalmente, prevedere e volere, come conseguenza della
sua azione, levento che appartiene alla fattispecie oggettiva del reato e che concreta la lesione del bene
protetto. Ma anche nei reati senza evento materiale, lagente deve rappresentarsi come conseguenza della
sua azione, la lesione di beni che contrassegnala fattispecie tipica. necessario che lautore si configuri il
realizzarsi dei momenti di fatto, su cui si radica loffesa penalmente rilevante e non che egli rappresenti la
lesione del bene giuridico nella interezza delle sue implicazioni. La coscienza delloffesa non deve essere
confusa con la coscienza dellantigiuridicit penale, poich essa non ha niente a che vedere con la
conoscenza o meno del divieto penalmente sanzionato, n include la conoscenza dei termini giuridici della
lesione del bene; ma corrisponde alla consapevolezza della portata offensiva dellevento rispetto
allinteresse tutelato. La tesi che il dolo comprenda la coscienza delloffesa trova supporto nellart. 43 I
comma c.p. che indica come oggetto del dolo levento dannoso e pericoloso da cui la legge fa dipendere
lesistenza del reato (concezione del reato come lesione di un bene giuridico); ancora lart.49 II comma
sembra assumere lattitudine lesiva del fatto come requisito costitutivo della sua tipicit.
Le ipotesi di errore sul divieto non esigono rilevanza attraverso lassunzione della coscienza delloffesa
come momento costitutivo del dolo; sono invece rilevanti i casi di errore ex art. 47 c. p., in cui lerrore
dellagente non cade n sui presupposti del fatto, n sulle modalit della condotta, n sul rapporto di
causalit, ma concerne appunto il contenuto lesivo del fatto.
Si pensi a chi indirizzi a un terso, in pubblico, epiteti di cui conosce benissimo linnocuo significato lessicale,
ignorando per che, secondo luso locale, costituiscono grave ingiuria. In questo caso il fatto risulta
oggettivamente lesivo dellaltrui reputazione; ma nellagente manca il dolo dellingiuria o della
diffamazione perch assente la consapevolezza del significato di offesa che la condotta assume rispetto al
bene tutelato.
CAPITOLO TERZO: LILLECITO OMISSIVO DOLOSO.
Nozione del reato omissivo.
Lomissione penalmente rilevante pu definirsi una forma di condotta criminosa costituita dal
comportamento negativo di un soggetto il quale non compie unazione possibile che aveva lobbligo
giuridico di compiere (art. 40, c. 2, c.p.: Non impedire un evento, che di ha lobbligo giuridico di impedire,
equivale a cagionarlo).
Tradizionalmente i reati omissivi si distinguono in due grandi categorie: reati omissivi propri e reati omissivi
impropri.
La distinzione fra reati omissivi propri e impropri.
I reati omissivi si distinguono in reati omissivi proprio e reati omissivi impropri.
I reati omissivi propri (o altrimenti definiti di pura omissione): si esauriscono in una condotta violativa
dellobbligo giuridico di agire senza produrre alcun evento naturalistico giuridicamente rilevante (reati di
mera condotta); classici delitti di pura omissione, contenuti nel codice penale, sono: lomissione di soccorso (
art. 593 c.p.), lomessa denuncia del reato ( art. 361-364 c.p.), lomissione di referto ( art. 365 c.p.). in tutte
queste ipotesi, per la realizzazione del fatto incriminato sufficiente che il soggetto abbia omesso di
prestare soccorso, di denunciare il reato di cui venuto a conoscenza, di inoltrare il prescritto referto. Dal
punto di vista della struttura del fatto, i reati omissivi propri sono, per definizione, reati di pura condotta; dal
punto di vista delloffesa sono reati di pericolo presunto.
Nei reati omissivi impropri o commissivi mediante omissione: la condotta violativa di un obbligo giuridico
ed idonea a produrre un evento in senso naturalistico (reati di evento); questi ultimi sono frutto della
combinazione tra la clausola estensiva generale dellart. 40 c.p. 8 non impedire un evento che si ha lobbligo
giuridico di impedire, equivale a cagionarlo), pi altra fattispecie incriminatrice di parte speciale. Ad es. una
madre che non allatta un neonato, viene meno ad un suo obbligo giuridico (art. 40, c. 2), causando la morte
e quindi ponendo in essere un omicidio (art. 575). Dunque lessenza del reato commissivo mediante
omissione sta nel fatto che lautore non impedisce il verificarsi di un evento che concreta la fattispecie
obiettiva di un reato, essendo giuridicamente obbligato ad impedire levento stesso.

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La fattispecie oggettiva dei reati omissivi.


I presupposti generali dellomissione penalmente rilevante.
Presupposti essenziali dellomissione penalmente rilevante sono:
Per affermare lesistenza di una omissione penalmente rilevante deve potersi affermare la
possibilit di compiere lazione omessa: sia da chiunque si trovasse nella condizione dellautore, sia
da parte dello specifico autore dellomissione. Omettere di lanciarsi in acqua per trarre in salvo un
bagnate in pericolo non costituisce omissione di soccorso, se per le condizioni del mare o per la
distanza del bagnante dalla riva, manca ogni chance di effettuare il salvataggio.
Lazione positiva non deve essere tale da esporre lautore stesso, o altri, a rischi e pregiudizi non
esigibili. Lesigibilit dellazione dovuta corrisponde a un principio regolativi dellomissione
penalmente rilevante, che condiziona direttamente il piano della fattispecie oggettiva.
I requisiti generali, appena descritti, devono essere inerenti a una condotta di omissione che sia
tipica: o per essere conforme alla previsione espressa di un reato di omissione (proprio o improprio);
o perch tale da rientrare nello schema dellequivalenza causale, di cui allart. 40 c.p.
Ci comporta, in relazione ai reati omissivi impropri la verifica di un ulteriore presupposto. Occorre,
infatti, stabilire, con elevato grado di verosimiglianza, che il compimento dellazione dovuta avrebbe
scongiurato il verificarsi dellevento lesivo.
La regola dellart. 40 c.p.
Lart. 40 c.p. consiste nel non aver impedito il verificarsi dellevento stesso, avendo lobbligo giuridico di
attivarsi per evitarlo. Al di fuori delle ipotesi di fattispecie casualmente orientate, si ritiene che lambito di
applicazione dellart. 40 c.p. sarebbe, in primo luogo, non estensibile a quei tipi di illecito, la cui fattispecie
presuppone una condotta attiva di carattere personale (es. incesto art. 564 c.p.); nonch ai reati abituali la
cui struttura implica la reiterazione di attivit positive(es. maltrattamenti art. 572 c.p.). Per contro,
lintercambiabilit fra condotte positive e negative, nelle ipotesi in cui la fattispecie legale non incentrata
sulla causalit, ma riposa interamente sulla violazione di obblighi comportamentali incombenti al soggetto,
fa apparire incongruente il richiamo allart. 40 c.p. S i pensi a reati come linfedelt del patricinatore o del
consulente (art. 380 c.p.) ove il nocumento agli interessi della parte pu essere indifferentemente arrecato
con unazione positiva (interrogando, ad esempio, un testimone in modo pregiudizievole per il proprio
cliente) o con una condotta omissiva (es. omettendo di produrre una prova documentale risolutiva).Ma
anche nellambito dei reati di evento a struttura causale emergerebbero fattispecie, la cui struttura tipica
sembra non poter prescindere da attivit positive. Si fa lesempio degli artifizi e raggiri, nella truffa (art.
640) ; si qui intravisto un ulteriore limite generale alla operativit dellart. c.p. che sarebbe invocabile in
tutti i casi di fattispecie a forma vincolata, la cui rilevanza penale appare legata non tanto al dato della
produzione dellevento, quanto alla carica di disvalore inerente a specifiche modalit comportamentali.
Una interpretazione troppo restrittiva dellart.40 rischia di impoverirne eccessivamente il significato, che
finirebbe per coincidere con lapprezzamento di una sorta di efficienza causale dellomissione. Lart.40 , in
sostanza, non avrebbe altro effetto, se non quello di semplificare, sia pure in modo decisivo, la soluzione
del problema causale nelle fattispecie imperniate sulla produzione di un evento naturalistico. La scelta del
non intervento, infatti, pur sempre un modo di influire sui decorsi causali. Si pensi alla madre che lascia
morire di fame il proprio bambino. In questo modo, per, potrebbero restare fuori dallambito di
applicazione dellart. 40 c.p. tutte le ipotesi in cui sarebbe alquanto azzardato parlare di una vera e propria
efficienza causale dellomissione. Si pensi al non impedimento di un reato da parte della polizia giudiziaria.
In realt lambito di operativit di questa disposizione pu essere ultimamente circoscritto, venga posto in
una relazione significativa con le sue concrete possibilit di intervenire per impedimento dellevento. Si
deve invece negare che lart. 40 c.p., nellequiparare il non impedire al cagionare, ricomprenda nel termine
evento anche il reato altrui che spesso costruisce esplicitamente la responsabilit dellomittente in forma
concorsuale, come partecipazione omissiva a reato commissivo, a prescindere dalla circostanza che il reato
non impedito sia o meno un reato causale puro. Si tratta di una conclusione arbitraria: la clausola di
equivalenza dellart. 40 c.p. risponde infatti ad una logica di incriminazione autonoma, fondata su di un
elemento eccentrico rispetto alla struttura del concorso. Daltra parte lart. 40 c.p. ha per oggetto il
rapporto di causalit e, dunque, quando si parla di evento allinterno dellart. 40, si fa riferimento a quella
componente del fatto tipico che corrisponde alla conseguenza della condotta.

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Il problema causale nei reati omissivi impropri.


Il giudizio sul valore causale non identico a quello che caratterizza la verifica del nesso causale fra
condotta ed evento, nei reati di azione. Lart. 40 c.p. col dichiarare che non impedire un evento che si ha
lobbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo, postula espressamente un diverso criterio di
imputazione oggettiva dellevento: evento che lomissione non pu aver propriamente cagionato;
trattandosi di un processo causativo , su cui lautore si astenuto dallintervenire.
Particolarmente problematica la ricostruzione del nesso causale tra condotta omissiva ed evento nel
settore della responsabilit medica.
In passato la tesi pi accreditata era quella dellalto grado di probabilit dellevento: in sostanza si parte
dalla premessa che, nella attivit medica, non possibile un giudizio di certezza sullesito che avrebbero
avuto determinati interventi, in ipotesi omessi. il criterio allora non potr che essere di tipo probabilistico.
Occorre pertanto la prova che il comportamento non omissivo del medico (es. erogare un farmaco;
effettuare un intervento chirurgico) avrebbe impedito levento lesivo con un elevato grado di probabilit,
prossimo alla certezza. deve trattarsi, osservano talune rigorose sentenze, di una probabilit che si avvicini al
100%: solo, infatti, la pi alta, rilevante, cospicua probabilit di successo dellintervento terapeutico omesso
consentirebbe limputazione oggettiva dellevento al medico.
La pi recente giurisprudenza (Cass. sez. un. 30328/02, c.d. sentenza Franzese) ha introdotto un diverso
criterio di valutazione della causalit in caso di omissione medica, quello della probabilit logica.
Si osserva che non consentito dedurre dal coefficiente di probabilit espresso dalla legge statistica la
conferma o meno dellesistenza del nesso causale, perch il giudice deve verificarne la validit nel caso
concreto, sulla base delle circostanze del fatto, cosicch si raggiunga la certezza processuale che la condotta
omissiva del medico stata condizione necessaria dellevento lesivo con alto o elevato grado di credibilit
razionale o di probabilit logica.
Ne deriva che,se per gli orientamenti precedenti della giurisprudenza le leggi statistiche erano
decisive,perch fornivano il quantum della percentuale di successo dellattivit omessa, adesso per la
suprema Corte rappresentano soltanto uno degli elementi che il giudice pu e deve considerare,
unitariamente a tutte le altre emergenze del caso concreto.
Accanto alla sussunzione sotto leggi scientifiche occorre, pertanto, un successivo giudizio di conferma,
puramente logico che renda ragionevole, coerente e giusto il ragionamento puramente astratto effettuato in
un primo momento.
Lambito soggettivo di applicazione delle fattispecie omissive: la posizione di garante.
Affinch il comportamento omissivo di un soggetto possa dirsi causa di un evento necessario che questi
abbia una posizione di garanzia e cio un obbligo di agire per evitare levento; detto obbligo pu derivare
dalla legge ( il datore di lavoro deve garantire la sicurezza delle strutture aziendali); da contratto (la baby
sitter deve garantire la sicurezza del bambino affidatole); da una precedente azione pericolosa (colui che
scava una buca in strada, deve recintarla per evitare incidenti).
Il riconoscimento della sussistenza del rapporto di causalit in relazione ad un omissione assumer
connotazioni diverse a seconda che si tratti di reato in senso naturalistico o meno. Solo nel primo caso sar
possibile il suo accertamento sul piano sensoriale-percettivo. Nei reati dove manca levento in senso
naturalistico occorrer, per contro, verificare se tenendo la condotta imposta dallobbligo giuridico, loffesa
al bene ( e cio levento in senso giuridico) sarebbe stata evitata.
Sia la dottrina che la giurisprudenza ritengono che sia possibile trasferire la posizione di garanzia in capo ad
altri. Ad es. il datore di lavoro,imprenditore edile, pu delegare al suo capocantiere il controllo del rispetto
delle norme di sicurezza. Ovviamente necessario, perch la delega abbia efficacia, che la persona delegata
abbia le capacit professionali per assolvere allincarico.
Il dolo nei reati omissivi.
Gli elementi costitutivi del dolo nei reati omissivi sono gli stessi che contrassegnano la struttura del dolo
nei reati di azione: anche nel reato omissivo lautore deve rappresentarsi le circostanze in cui la sua
condotta si inserisce e deve volere la condotta omissiva,nonch levento ad essa ricollegabile secondo la
regola dellart. 40 c.p.

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Nellessenziale il dolo dei reati omissivo costituito dalla volont di non compiere lazione dovuta, unito
alla consapevolezza di poter agire nel senso richiesto dallordinamento. Questo secondo elemento del dolo
include:
La conoscenza delle circostanze da cui deriva lobbligo di agire;
La rappresentazione delle circostanze che abbiano indicato come presupposti generali
dellomissione penalmente rilevante; e cio la possibilit di compiere lazione dovuta e la sua
esigibilit in concreto.
Nei reati omissivi impropri inoltre necessario che lautore percepisca il valore causale della propria
omissione: egli deve cio rappresentarsi il fatto che lintrapresa azione doverosa avrebbe, con alto grado di
probabilit,evitato il verificarsi dellevento. infine richiesta, da parte dellautore,la consapevolezza dei
presupposti, giuridici o di fatto,su cui si radica la posizione di garante nei confronti del bene tutelato.
Anche lelemento volitivo del dolo di omissione, si atteggia in modo particolare e risulta difficile distinguere
il dolo di omissione da altri atteggiamenti psicologici; es. dalla c.d. colpa cosciente.
Sta di fatto che, nei reati di azione, il momento della risoluzione si traduce nel pilotaggio di agire positivo
sorretto dallaccettazione del realizzarsi degli elementi oggettivi della fattispecie. Nei reati omissivi
invece trattandosi di una decisione che si concreta nel non intervento, non sempre possibile
identificare il momento della volizione come dato autonomo dalla rappresentazione
CAPITOLO QUARTO: LA FATTISPECIE DELLILLECITO COLPOSO
Nozione di colpa.
Rispetto al dolo una forma meno grave di volont colpevole in quanto manca completamente nel
soggetto la volont di cagionare levento. Per stabilire in che cosa consiste l essenza della colpa e perch
questa costituisce forma autonoma di responsabilit, distinta da quella dolosa, secondo la moderna
dottrina occorre impostare la teoria della colpa superando sia le teorie soggettive che oggettive ed
accettando la cd. Teoria mista. In particolare:
Secondo le teorie soggettivistiche (della prevedibilit, evitabilit ed errore), la colpa consiste o
nella mancata previsione di un evento prevedibile o nel non aver evitato levitabile o in un errore di
valutazione o esecuzione;
Di contro, per le teorie oggettivistiche lessenza va ravvisata nella violazione di un dovere di
attenzione o nellinosservazione di regole doverose di condotta;

Pi esauriente la teoria mista secondo cui lessenza della colpa deve ravvisarsi nel rimprovero
al soggetto per aver realizzato involontariamente, ma pur sempre attraverso la violazione di regole
doverose di condotta, un fatto di reato che egli poteva evitare mediante losservanza esigibile di tali
regole. Essa ricorre in tutti i casi in cui il soggetto, pur potendo prevedere che la sua azione era tale
da produrre eventuali conseguenze dannose o pericolose, ha agito con imprudenza o scarsa
attenzione o con leggerezza, senza cio adottare quelle misure e quelle precauzioni che avrebbero
impedito il verificarsi dellevento. ( art.43 I comma).

Lautomobilista che investe un pedone, cagionandone la morte, responsabile del delitto di omicidio
colposo se linvestimento stato la conseguenza del suo imprudente comportamento di guida.
La fattispecie oggettiva di un reato colposo, dunque, pu dirsi realizzata quando, nel caso concreto, essa
corrisponda allo schema generale delineato dallart. 43: quando cio si accerti che la lesione o lesposizione
a pericolo del bene protetto non si sarebbe verificata, se il soggetto avesse tenuto una condotta conforme
alle regole di diligenza idonee a scongiurare la situazione di danno o di pericolo. Raramente la regola della
diligenza pu essere compiuta dal legislatore; nella maggioranza dei casi, questo compito spetta
direttamente al giudice del caso concreto. Le singole previsioni dei reati colposi, infatti, sono caratterizzate
dalla mera evocazione del criterio di imputazione definito in via generale dallart. 43 ( es. art. 589 c.p.
chiunque cagiona per colpa la morte di un uomo); talvolta il richiamo allipotesi colposa solo indiretto ,
come, ad es. nellart. 217 che punisce il fatto dellimprenditore, dichiarato fallito, che abbia compiuto
operazioni di grave imprudenza per ritardare il fallimento.

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Come si vede le norme che incriminano una condotta colposa hanno un contenuto che non mai, o quasi
mai, descrittivo; ma esclusivamente normativo e quindi bisognoso di essere volta per volta integrato
mediante la individuazione della regola della diligenza che stata violata. Sta di fatto che le circostanze
della vita reale sono cos multiforme e variegate, da non consentire in alcun modo la descrizione puntuale
di tutte le condotte che possono assumere rilevanza per unipotesi di colpa. Di qui il problema che
contrassegna la determinazione delle fattispecie dei reati colposi rispetto alle corrispondenti ipotesi di
reato doloso. Nei reati dolosi, infatti, lambito di applicazione della norma incriminatrice pu essere
delimitata mediante il ricorso allelemento psicologico; cosa che non pu avvenire nei reati colposi. Per
stabilire che esiste la fattispecie oggettiva di un omicidio doloso, per esempio, pu bene essere sufficiente
che si accerti, in base alla contestazione di un nesso di causalit materiale fra condotta ed evento, che
taluno ha cagionato la morte di un uomo. A decidere dellapplicabilit dellart. 575 c.p. sar, infatti, il
successivo accertamento dellelemento psicologico: lart. 575 non si applicher, quando si dovr escludere
che lautore abbia preveduto e voluto levento morte come conseguenza della sua azione od omissione.
Nei reati colposi, le cose stanno diversamente, poich qui lesistenza della stessa fattispecie oggettiva
dipende dallaccertamento che una regola di diligenza stata violata. Lart. 43 c.p., infatti, definisce il reato
colposo con espresso riferimento al fatto che levento si verifichi a causa di imprudenze, negligenze, ecc. ;
di talch coinvolge la violazione della regola di diligenza nello schema del rapporto di causalit ed obbliga,
pertanto, allaccertamento che una regola di diligenza stata violata. se due autoveicoli che procedono in
opposte direzioni si scontrano in una curva, provocando la morte di una o pi persone trasportate, si pu
ben dire che entrambi i conducenti hanno cagionato tale evento, ma la fattispecie oggettiva dellomicidio
colposo sar stata realizzata solo da quello di essi che lavr cagionato in violazione di una regola di
condotta inerente alla circolazione stradale.
Come si vede, la fattispecie legislativa ( chiunque cagiona per colpa ka morte di un uomo) dovr essere qui
integrata dal riferimento ad un insieme di regole di condotta e richieder lindividuazione della particolare
regola che stata violata nel caso concreto.
La dottrina tradizionale del reato affiancava la colpa al dolo come forma alternativa della colpevolezza
assegnando alluno e allaltra la medesima piattaforma oggettiva. In questo modo per, da un lato finiva
per identificare lelemento oggettivo del fatto colposo con la mera causazione dellevento; dallaltro finiva
per trascorrere dal piano psicologico-descrittivo al piano normativo che in realt appartiene al piano al
piano della fattispecie oggettiva.
La dottrina contemporanea ,invece, orientata a riconoscere che lillecito colposo contrassegnato gi
nella sua tipicit dal dato dellinosservanza della regola precauzionale ( o regola di diligenza obiettiva); al
piano della colpevolezza appartiene solo il giudizio sulla concreta esigibilit della diligenza richiesta.
Il contenuto di illecito del reato colposo dunque costituito:

lassenza della volont dellevento e cio della lesione o messa in pericolo del bene giuridico
protetto dalla norma (cfr. art. 43 c.p.);

lesistenza di una condotta obiettivamente contraria ad una norma precauzionale, sia essa codificata
(es. norme del codice della strada) o meno;

levitabilit dellevento attraverso il rispetto della norma precauzionale (es. accertando che
leccessiva velocit di circolazione, nel rispetto del codice della strada, avrebbe evitato
linvestimento del pedone);

possibilit da parte dellagente di rispettare la norma precauzionale (c.d. esigibilit della


condotta: ad es. non versa in colpa il casellante di un passaggio a livello che si addormenta, in
quanto alcuni amici per scherzo gli hanno messo un sonnifero nellacqua).

Laccertamento del tipo di fatto del delitto colposo implica, quindi:


laccertamento di una fattispecie oggettiva:
laccertamento di una fattispecie soggettiva.
La fattispecie oggettiva dei reati colposi.
Reati colposi di mera condotta e reati colposi di evento.
Le fattispecie colpose si distinguono a seconda che corrispondano a reati di mera condotta (nei quali non

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richiesta la verificazione di un evento naturalistico come effetto della condotta) e reati di evento, nei quali
viceversa richiesto, per la perfezione dellillecito, il verificarsi di un accadimento naturalistico(modificazione
della realt esterna sensibile) come conseguenza della condotta vietata.
Le fattispecie colpose di mera condotta sono per lo pi di carattere contravvenzionale (punibili, perci,
alternativamente a titolo di dolo o di colpa: art. 42, IV comma).
Non mancano anche figure di delitto colposo che si configurano come fattispecie di mera condotta. Tale ,
ad esempio, il reato previsto dallart. 451 c.p., che punisce il fatto di chiunque, per colpa, omette di
collocare, ovvero rimuove o rende inservibili apparecchi o altri mezzi destinati allestinzione di un incendio,
o al salvataggio o al soccorso contro disastri o infortuni sul lavoro.
A costituire la fattispecie oggettiva di un reato colposo di mera condotta, sufficiente che lautore abbia
tenuto un comportamento, attivo o omissivo, obiettivamente contrario alla norma di diligenza avocata
dallincriminazione. Si tratta, dunque, di fattispecie di pericolo astratto in relazione alle quali la
contestazione di un concreto pericolo non rilevante per la punibilit ma per la determinazione della
gravit del fatto.
Nei reato colposi di evento, levento pu configurarsi sia come evento di danno che come evento di
pericolo concreto. Deve essere respinta lidea che levento, nei reati colposi, costituisca una mera
condizione di punibilit del fatto e non entri, quindi, a comporre la fattispecie oggettiva del reato.
Per affermare lesistenza di un reato colposo di evento, necessario che si accerti lesistenza di un nesso
causale fra condotta ed evento; deve altres rappresentare la concertazione del danno o del pericolo che la
prescrizione della regola di diligenza violata mirava ad impedire. Chi guida unauto in direzione vietata, non
per questo risponder delle lesioni o della morte di un trasportato, cagionate dallimprovviso scoppio di un
pneumatico o dal ribaltamento della vettura, che non siano in alcun modo il rapporto con la direzione
vietata che il soggetto stava percorrendo. Del pari, chi procede a velocit eccessiva risponder dei fatti
connessi con la violazione della specifica regola di diligenza che gli imponeva unandatura pi moderata; ma
non per essersi trovato esattamente nel luogo e nel momento in cui un incauto pedone abbia intrapreso
allimprovviso e senza alcuna cautela lattraversamento della carreggiata!
La soluzione di questi casi discende direttamente dallapplicazione allambito dei reati colposi dei criteri
della imputazione oggettiva: in primo luogo quelli dellaumento del rischio e dello scopo di tutela della
norma. In sintesi si pu dire che la rilevanza del rapporto causale dipenda qui da una triplice constatazione:

che levento si prodotto in conseguenza di una condotta obiettivamente contraria a una regola
precauzionale;
che losservanza della regola avrebbe con ogni probabilit evitato il prodursi dellevento; che la
norma precauzionale trasgredita aveva come scopo proprio quello di evitare la produzione
dellevento.

La violazione della diligenza oggettiva.


Rilevanza e limiti dellobbligo di diligenza.
Per affermare che vi stata negligenza, imprudenza ecc., necessario stabilire preventivamente quale
fosse la misura della diligenza richiesta; ma la diligenza pretesa non pu corrispondere ad una misura tale
da imporre ai consociati lobbligo di astenersi da qualsiasi attivit in vista dei rischi anche minimi. La misura
della diligenza richiesta incontra quindi due limiti fondamentali:

in primo luogo sono oggettivamente imputabili allautore tutte e solo le conseguenze


obiettivamente prevedibili; quelle cio prevedibili da un agente ipotetico che si fosse trovato nella
stessa situazione dellautore;
un secondo limite si ricava dal concetto di rischio consentito o rischio socialmente adeguato,
espressione con cui ci si riferisce a quella misura di rischio ineliminabile in molte attivit, non
rinunciabili come elemento di sviluppo della vita collettiva. ( voli spaziali, traffico aereo).

Fonti e contenuto del dovere della diligenza. La distinzione fra colpa generica e colpa specifica.
Nel nostro ordinamento si distingue tra colpa generica e colpa specifica.

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La colpa generica derivante da:

imprudenza, consistente nellaver agito senza adottare le opportune cautele; essa si sostanzia nell
avventatezza e presuppone scarsa considerazione degli altrui interessi (es.: il titolare di unattivit
industriale di preparazione di gas tossici non adotta le misure tecniche per evitare perdite o
fuoriuscite di gas);
negligenza, consistente nellaver agito senza laccortezza e lattenzione che sarebbero state
necessarie; essa si sostanzia nella mancanza di attenzione o sollecitudine (es.:il chirurgo dimentica
un tampone emostatico nel corpo del paziente operato);
imperizia, consistente nella inettitudine o nella scarsa preparazione professionale, di cui il soggetto
perfettamente cosciente; di regola si risolve in una imprudenza o negligenza qualificata (es.: un
soggetto miope si pone alla guida di una autovettura senza occhiali pur sapendo di non essere in
grado di fronteggiare ogni situazione che gli si potrebbe presentare).

La colpa specifica deriva dalla inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline, cio dalla violazione di
norme che, imponendo determinate cautele, mirano a prevenire proprio eventi del tipo cagionato dal
soggetto (es. norme antinfortunistiche).
A prescindere dalla distinzione fra colpa generica e colpa specifica la dottrina ha cercato di operare unanalisi
del contenuto di tale obbligo. Si sono cos individuate: ipostesi in cui alla diligenza oggettiva corrisponde tout
court lobbligo di astenersi dal compiere determinate azioni, in ragione della loro elevata pericolosit; ipotesi
in cui lintrapresa dellazione, nonostante presenti determinati rischi, di per s non viola la diligenza
oggettiva,se e in quanto sia accompagnata dalladozione di particolari misure di cautela; ipotesi in cui il
contenuto dellobbligo di diligenza si traduce in un dovere di informazione.
Abbiamo poi:
la colpa propria che : la forma normale di colpa e ricorre in tutti i casi in cui levento non voluto
dallagente; e colpa impropria che si ha quando levento voluto dallagente (e si dovrebbe quindi
rispondere a titolo di dolo) ma la legge stabilisce, in via eccezionale, che lagente risponde a titolo di colpa. i
casi di colpa impropria sono i seguenti: eccesso colposo nelle cause di giustificazione (art. 55), supposizione
erronea dellesistenza di una causa di giustificazione inesistente (art. 59, comma 3), errore di fatto
determinato da colpa (art. 47, comma 1).
Ulteriori limiti al dovere di diligenza. Il principio della divisione del lavoro e il principio dellaffidamento.
Per la determinazione dei contenuti specifici del dovere di diligenza gioca un ruolo anche il principio della
divisione del lavoro. Nelle condotte,in cui concorrono pi soggetti, questo principio influisce sui limiti e sulla
conformazione dellobbligo e di diligenza oggettiva. Viene qui, pertanto, in considerazione anche quella
particolare forma di responsabilit per colpa che si definisce culpa in eligendo; essa ricorre quando sia
violato, da parte di chi riveste una posizione gerarchicamente sovraordinata, lobbligo prudenziale di
scegliere in modo appropriato i suoi collaboratori e di controllarne loperato. Solo a queste condizioni,
infatti, diviene rilevante il fenomeno della delega e del conseguente trasferimento di funzioni, che implica,
nei congrui casi, anche il trasferimento del dovere di diligenza e della corrispondente responsabilit
colposa.
Per la soluzione dei relativi problemi viene in questione un limite generale al dovere di diligenza,
tradizionalmente contrassegnato come principio dellaffidamento: in base al quale si afferma che colui il
quale agisce nel rispetto dei doveri di diligenza oggettiva, legittimato a fare affidamento su un
comportamento egualmente diligente dei terzi, la cui condotta interferisce con la sua. Questa regola trova
naturalmente il suo limite nelle ipotesi in cui non debba, invece, in virt di particolari circostanze,
attendersi un comportamento poco diligente da parte dei terzi, o ne sia addirittura a conoscenza. Il
principio dellaffidamento fornisce anche un criterio risolutivo quando si tratta di stabilire lesistenza di ma
responsabilit per colpa, in relazione al fatto di un terzo, sia esso doloso o colposo.

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Azione ed omissione nella condotta colposa.


Lobbligo della diligenza oggettiva pu essere violato sia mediante una condotta attiva, sia mediante una
condotta omissiva. Possono aversi, conseguentemente, delitti colposi di azione (commissivi) e delitti di
omissione ( omissivi).
Si ha delitto colposo commissivo quando la diligenza oggettiva si concreta in un dovere di astenersi dal
compiere determinate azioni pericolose ( es. vendere attrezzi taglienti a bambini);si ha delitto colposo
omissivo quando la diligenza oggettiva implica il compimento di determinate azioni.
Ci non significa che in questi casi si sia necessariamente di fronte a un reato omissivo. Veri e propri reati
colposi omissivi sono quelli di pura omissione ( artt. 451,672 c.p.) espressamente previsti dalla legge; ,
quelli impropri in cui venga in considerazione esclusivamente una condotta negativa. questo il caso della
madre che cagioni un pregiudizio nella salute al proprio figlio di poche settimane di et, omettendo, per
dimenticanza, di nutrirlo per unintera giornata.
Molto spesso la condotta rilevante per una fattispecie di reato colposo risulta costituita da una
commistione di comportamenti attivi ed omissivi; si pensi a chi intraprende un lavoro stradale (azione)
senza apporre le prescritte segnalazioni (omissione), in questo caso il reato va considerato come reato di
azione e non come reato di omissione.
Lambito della punibilit non muta: il contenuto degli obblighi derivanti dallassunzione di una posizione di
garante , infatti, del tutto identica quello dellobbligo di diligenza, che incombe sullautore, nellatto in cui
intraprende unazione pericolosa.
La fattispecie soggettiva dei reati colposi.
La struttura psicologica della condotta colposa. Colpa cosciente e colpa incosciente.
Mentre il comportamento doloso, a norma dellart. 43, implica in ogni caso la volizione dellevento dannoso
o pericoloso che costituisce il risultato dellazione od omissione, ai sensi dellart. 43 si ha, invece, un reato
colposo quando levento, anche se preveduto, non voluto dallagente e si verifica a causa di negligenza o
imprudenza o imperizia.
Nei reati dolosi, la pretesa dellordinamento rivolta ad ottenere che la volont dellagente non si indirizzi
finalisticamente alla realizzazione di un fatto dannoso o pericoloso: lelemento psicologico del fatto doloso
corrisponde sempre e soltanto al manifestarsi di questa volont finalistica che non doveva esserci. Nei reati
colposi, invece, la pretesa dellordinamento indirizzata a far s che ciascuno utilizzi al meglio le sue
capacit per prevedere i pericoli per i beni protetti, cos da poterli evitare.
con riguardo a questo aspetto soggettivo del giudizio che si parla di una doppia misura della colpa: una
volta stabilita lesistenza di una condotta oggettivamente contraria alla diligenza richiesta infatti anche
necessario stabilire che si possa imputare allautore, il mancato esercizio del richiesto controllo sui decorsi
causali esterni.
Dal punto di vista dellelemento soggettivo, due sono le ipotesi di colpa penalmente rilevante, riflesse nella
definizione dellart. 43 c.p.. Ad esse corrisponde la distinzione tra colpa cosciente e colpa incosciente.
La colpa cosciente ricorre quando lagente ha previsto levento senza averlo voluto. La sua struttura
psicologica contrassegnata da un elemento negativo, costituito dalla non volizione dellevento, e da un
elemento positivo, costituito dalla rappresentazione dellevento stesso, come possibile conseguenza
dellazione od omissione, accoppiata alla convinzione che esso non si verificher. Laddebito di colpa
cosciente riguarda solo i reati di evento, poich, nei reati di mera condotta, la consapevole violazione della
regola precauzionale presidiata dalla norma incriminatrice realizza unipotesi di comportamento doloso.
La colpa incosciente si ha quando levento non voluto e nemmeno previsto dallagente. Mancando in
questi casi sia la previsione che la volont dellevento e la consapevolezza di violare una regola oggettiva di
diligenza, parte della dottrina inclina ad escludere nella colpa incosciente la presenza di componenti
psicologiche reali. In altre parole, laccertamento della colpa corrisponderebbe a un giudizio puramente
normativo: vi sarebbe un fatto colposo, solo quando sia possibile muovere allautore un rimprovero per
non aver osservato la regola precauzionale, diretta e prevenire la lesione di beni. Lo stesso concetto di
azione dovrebbe essere considerato come puramente ascrittivi, poich servirebbe solo fissare le condizioni
di imputazione di un fatto allautore.
Alla fattispecie soggettiva del reato colposo appartiene la non volizione dellevento, che nella colpa

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cosciente si organizza nella sua previsione; e nella colpa incosciente si radica sulla mancata o erronea
rappresentazione delle circostanze da cui scaturiva lobbligo di osservare una particolare regola di diligenza.
Questa struttura psicologica della condotta colposa concerne la esigibilit dellosservanza della norma di
diligenza violata, da parte del singolo autore.
Nei casi di colpa incosciente non si pu escludere la presenza dei coefficienti minimi per limputazione
soggettiva, identificati dallart. 42 c.p. nella coscienza e volont del fatto.
Il fatto del conducente che prosegua nella condotta del guidare in una determinata direzione, non
essendosi avveduto del cartello che segnala una interruzione stradale, cos provocando un sinistro, non ha
niente a che vedere con il caso di chi subisce una perdita di coscienza; anche se a questevento possono
conseguire movimenti o stati di inerzia corporea suscettibili di produrre la causazione di danni a terzi. In
questo secondo caso, infatti, non si pone un problema di colpa incosciente, ma entra in gioco la regola
dellart. 42, I comma c.p., che pone le condizioni minime perch un fatto umano, astrattamente costitutivo
di reato, divenga penalmente rilevante. Conseguentemente, di fronte al caso dellautomobilista colto da
malore mentre alla guida si dovr semplicemente prendere atto che egli non ha agito nel senso del diritto
penale: cio nel senso del concetto normativo dellazione penalmente rilevante, quale si desume dallart.
42, I comma c.p.
Il criterio discretivo fra colpa cosciente e dolo eventuale.
La colpa cosciente ricorre quando lagente ha previsto levento senza averlo voluto. Si distingue dal dolo
eventuale perch nella colpa cosciente il reo agisce con la certezza che levento previsto come possibile non
si verificher (e non agisce anche a costo della sua verificazione); il concetto di colpa cosciente non un
frutto di una elaborazione teorica, ma codificata nellart. 41, n. 3, c.p. come aggravante dei delitti colposi,
la quale ricorre quando il soggetto ha agito nonostante la previsione dellevento. Come gi accennato
sopra, la differenza tra dolo eventuale e colpa cosciente va rinvenuta nella previsione dellevento. Questa,
nel dolo eventuale, si propone non come incerta, ma come concretamente possibile e lagente nella
volizione dellazione ne accetta il rischio, cos che la volont investe anche levento rappresentato. Nella
colpa cosciente la verificabilit dellevento rimane unipotesi astratta che nella coscienza dellautore non
viene concepita come concretamente realizzabile e, pertanto, non in alcun modo voluta: ad es. se getto
una pietra in una vetrina per danneggiarla, accetto il rischio che una scheggia provochi lesioni ad una
persona; pertanto, se detto evento si verifica, risponder di lesioni volontarie (art. 582 c.p.) con dolo
eventuale.
Si ricordi che la responsabilit per colpa, nei delitti, eccezionale, quindi per la sua punibilit sempre
necessaria la previsione espressa della legge, mentre le contravvenzioni sono punibili sia che siano dolose
che colpose (cfr. art. 42, c. 2 e 4, c.p.).
La misura soggettiva della colpa.
Una volta stabilito quale condotta era oggettivamente dovuta,si deve stabilire anche se quel determinato
autore, alla stregua delle sue personali capacit ed attitudini, era in grado di tenere la condotta richiesta.
Da ciascun autore pu essere preteso, infatti, di esprimere, in una situazione data, il massimo delle sue
capacit, e non oltre. Al medico condotto che si trovi ad operare durgenza, con attrezzature di fortuna, non
potr certo richiedersi lo stesso grado di perfezione tecnica che si pretende da un chirurgo altamente
qualificato, che agisca in condizioni ottimali dal punto di vista delligiene, dellassistenza e della
strumentazione.
Questo esempio segnala tutte difficolt che comporta la determinazione della misura soggettiva della
colpa. La sua valutazione implica, infatti, almeno parzialmente, il riferimento allintero complesso di fattori
individuali che condizionano la capacit dellautore di uniformarsi agli standards di diligenza richiesti. La
definizione della misura soggettiva della colpa pone, perci, i problemi tipici di ogni generalizzazione: es. chi
continua a guidare unauto, pur avendo percepito un allentamento della sua prontezza di riflessi, a causa
della stanchezza, agisce certo in contrasto con la diligenza oggettiva; ma questa condotta non potr
fondare un rimprovero di colpa, se linterruzione del viaggio lo avrebbe esposto a pericoli mortali: in vista
dellapprossimarsi di una bufera di neve,nottetempo, lungo un percorso di montagna isolato e
particolarmente aspro. Tuttaltro problema , naturalmente, stabilire se un segmento di condotta

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precedente presenti gli estremi per un addebito di colpa: non essersi preventivamente informato sulle
condizioni meteorologiche, o, addirittura aver intrapreso il viaggio nonostante che la bufera fosse prevista.
Da questo esempio emerge un importante criterio di valutazione della c.d. misura soggettiva della
colpa,che si connette allanormalit delle circostanze in cui si agisce, quando esse determinano la non
esigibilit dellosservanza dei doveri di diligenza, che pu essere pretesa in condizioni normali.
Il grado della colpa.
Il diritto civile distingue la colpa secondo il grado di essa e fa talora dipendere da questo elemento la sua
stessa rilevanza giuridica.
Il vigente codice penale, menziona nellart. 133 il grado della colpa fra gli indici ai quali il giudice deve
attenersi nello stabilire la pena da infliggere in concreto, nellambito dei limiti, minimo e massimo, previsti
dalla legge; linterprete quindi obbligato a definire in base a quali criteri si debba determinare il grado
della colpa. Tali criteri possono essere soggettivi ed oggettivi.
Criteri soggettivi di graduazione:
consapevolezza o meno di tenere una condotta pericolosa;
quantum di esigibilit dellosservanza delle regole cautelari;
motivi che hanno spinto il soggetto ad agire.
Criteri oggettivi:
quantum di evitabilit;
quantum di divergenza tra la condotta doverosa e quella tenuta.
Nel caso di concorso di pi indici, il giudice deve procedere ad un giudizio di cumulo o di equivalenza o di
prevalenza della stessa.
CAPITOLO QUINTO: LE CAUSE GENERALI DI ESCLUSIONE DEL FATTO TIPICO.
Premessa.
Il codice penale prevede una pluralit di situazioni ricorrendo le quali non pu configurarsi un reato. In
particolare, ricordando ancora una volta che secondo la teoria tripartita la struttura del reato composta dal
fatto tipico (comprensivo di elemento oggettivo e soggettivo), colpevolezza ed antigiuridicit, vi sono
situazioni che escludono in radice la tipicit del fatto (ad es. perch fanno venir meno lelemento soggettivo
o parte di quello oggettivo); ovvero, pur essendo presente un fatto tipico, escludono lantigiuridicit (es. la
legittima difesa).
Esempio: se un soggetto asporta una borsa ritenendo che sia sua, poich lerrore esclude il dolo (art.
47c.p.),non sussiste il fatto tipico del furto (art. 624 c.p.) per mancanza dellelemento soggettivo. Se invece
una persona ne uccide unaltra in situazione di legittima difesa (art.52 c.p.), pur sussistendo il fatto tipico
dellomicidio, difetter laltro elemento costitutivo del reato che l antigiuridicit.
Le cause di esclusione del fatto tipico sono situazioni caratterizzate dalla esclusione di un requisito
essenziale del fatto tipico. Ci pu accadere perch mancano i requisiti minimi della tipicit penale (es. il
reato impossibile, art. 47, c. 2, c.p.); perch difetta il nesso psichico (es. quando ricorre la forza maggiore,
art. 45); perch difetta parte dellelemento oggettivo (es. in ipotesi di caso fortuito, art. 45); perch manca
lelemento soggettivo (es. in caso di errore, art. 47).
In tali ipotesi il fatto commesso strutturalmente non aderisce alla fattispecie astratta prevista dal
legislatore e pertanto manca di tipicit.
Le ipotesi di esclusione del fatto penalmente rilevanti.
Forza maggiore.
Lart. 45 c.p. stabilisce che non punibile chi ha commesso il fatto per forza maggiore.
La forza maggiore consiste in una forza esterna alluomo che per il suo potere superiore determina
inevitabilmente il soggetto allazione, anche contro la sua volont (es.: un operaio, intento a lavorare su
unimpalcatura che, sbalzato al suolo da un violentissimo colpo di vento, cadendo cagiona la morte di un

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passante schiacciato dal peso del suo corpo). In tal caso si dice che il soggetto non agit, sed agitur.
In una situazione del genere mancano i presupposti per limputazione oggettiva dellevento. Il processo
causativo dellevento, infatti, non appartiene al soggetto, non pu essere considerato opera sua, poich non
padroneggiato dalla sua volont e, conseguentemente, non azione, nel senso normativamente descritto
dallart. 42 c.p. che esige la coscienza e la volont dellazione e dellomissione.
Il caso fortuito.
Lart. 45 c.p. prevede e disciplina, unitamente alla forza maggiore, il caso fortuito.
Il caso fortuito che ricorre quando manca il nesso di causalit tra la condotta e levento e questultimo si
verificato per loperare di fattori eccezionali, indipendenti dalla condotta dellagente.
Secondo altra parte della dottrina il caso fortuito non sarebbe determinato dallassenza del nesso causale,
ma dal difetto dellelemento soggettivo della colpa : per i sostenitori di tale orientamento, il caso fortuito
non altro che un evento imprevedibile. Per la pi recente dottrina, invece, il caso fortuito sarebbe una
figura dogmaticamente polivalente e quindi invocabile sia per il difetto del nesso causale, che per la
mancanza di colpa.
Costringimento fisico.
Lart. 46 c.p. stabilisce che non punibili chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto da altri
mediante violenza fisica alla quale non poteva resistere o sottrarsi.
Il costringimento fisico unipotesi di forza maggiore in virt della quale lautore del reato la longa
manus di altro soggetto che lunico responsabile del reato (es.: chi costretto con la forza a premere il
grilletto di una pistola, uccidendo altra persona).
Le ipotesi normative di esClusione dei presupposti dellimputazione soggettiva: lerrore sul fatto.
Lerrore sul fatto costituente reato (art. 47 c.p.): consiste in una inesatta percezione della realt da parte
dellagente che, pertanto, ritiene di porre in essere un fatto concreto diverso da quello vietato dalla
norma penale. L errore pu incidere:

sul processo di formazione della volont, la quale nasce, quindi, viziata da una falsa
rappresentazione della realt: c.d. errore-motivo (art. 47);
sulla fase esecutiva del reato, cio sul momento in cui la volont viene attuata: si parla, in tal caso,
di errore-inabilit, che si ha nel c.d.reato aberrante (artt. 82-83).

Va precisato che tra le cause di esclusione del fatto tipico rientra solo lerrore motivo (errore sul fatto), non
anche lerrore inabilit (c.d. aberratio), che non esclude la tipicit penale del fatto, e la cui trattazione
andrebbe collocata piuttosto nel capitolo dedicato al concorso di reati. La scelta di parlarne in questa sede
determinata dal fatto di segnalarne le differenze con lipotesi di cui allart. 47 c.p.
Lerrore-motivo si distingue in:
errore sul fatto , che cade sul fatto previsto dalla norma (art. 5 c.p.);
errore sul divieto , che cade sulla norma che prevede il fatto (art. 47).
Il problema della qualificazione giuridica della condotta viziata da errore colposo.
Per affermare che lerrore determinato da colpa necessario, da un punto di vista oggettivo, che alla
radice dellerrore si riscontri la violazione di una regola di diligenza, che si ponga in connessione causale con
levento cagionato; dal punto di vista soggettivo, fuori discussione che la lesione del bene protetto sia
stata da lui prodotta involontariamente, dimodoch levento debba ritenersi da lui non voluto.
Errore sul fatto ed errore sul divieto.
Lerrore sul fatto si ha quando il soggetto, anche se conosce con precisione la norma penale, crede di
realizzare un fatto diverso da quello vietato dalla norma penale (art. 47 comma 1). Lerrore determinato
da una falsa rappresentazione della realt. Lerrore sul fatto pu derivare:

da un errore di fatto che consiste in una mancata o imperfetta percezione di un dato della realt
sensibile, per effetto del quale il soggetto agente ritiene di porre in essere un fatto concreto diverso
da quello vietato dalla norma penale. Esso pu cadere sugli elementi positivi e negativi del reato: es.

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il cacciatore spara in un cespuglio pensando vi sia una lepre, invece vi un uomo che, a seguito delle
ferite, muore. in tal caso lerrore esclude il dolo dellomicidio;

da un errore sulla legge extrapenale richiamata dalla legge penale laddove per legge extrapenale
sintende una norma diversa da quella penale e da questultima richiamata ai fini della
determinazione della fattispecie criminosa; sono tali, ad esempio, le norme civilistiche con- cernenti
la propriet, rilevanti per la definizione del concetto di altruit della cosa nei reati contro il
patrimonio. Inoltre, l errore sulla legge extrapenale

Pu tradursi in:

un errore sul precetto, che non esclude la responsabilit penale (salvo che, come si detto, non sia
inevitabile);
un errore sul fatto, che esclude la responsabilit penale quando scusabile;

da un errore su una norma sociale richiamata dalla legge penale.

Concludendo, lerrore sul fatto esclude il dolo e, quando sia scusabile, anche la colpa; quando invece
lerrore sul fatto inescusabile, lagente risponde a titolo di colpa , se il fatto previsto dalla legge come
delitto colposo (art. 47, co. 2, c.p.: nellesempio sopra riportato, il cacciatore potrebbe rispondere di
omicidio colposo).
Lerrore sul divieto (o sul precetto) si ha quando il soggetto si rappresenta, vuole e realizza un fatto materiale
che perfettamente identico a quello vietato dalla norma penale, ma che egli, per errore, crede non
costituisca reato. Ad es., in quanto mussulmano mi sposo in italia pi volte, pensando che ci mi sia
concesso, mentre invece integra il reato di bigamia (art. 556 c.p.).
Lerrore sul divieto pu derivare:
dalla ignoranza o erronea interpretazione della legge penale;
dalla ignoranza o erronea interpretazione della legge extrapenale, richiamata dalla norma penale,
quando non si traduca anche in un errore sul fatto.
Lerrore sul precetto penalmente irrilevante, a meno che non sia inevitabile: infatti, lart. 5 c.p., nel testo
modificato recentemente dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 364/1988, prevede che lignoranza
della legge penale non scusa, tranne che si tratti di ignoranza inevitabile.
Responsabilit per un reato diverso.
A norma dellart. 47, II comma lerrore sul fatto che costituisce un determinato reato non esclude la
punibilit per reato diverso. Ci vuol dire che, quando lagente realizza la fattispecie oggettiva di un
determinato reato, rispetto al quale, per per effetto dellerrore, manca il dolo, egli non cesser per questo
di essere punibile per quel reato diverso, rispetto al quale egli era in dolo. Ad esempio: chi incendia una
cosa altrui, credendola propria, non risponder del delitto di cui allart. 423, I comma , ma sar punibile ai
sensi del II comma dello stesso articolo, che incrimina appunto lincendio di cosa propria.
La regola dellordinamento, insomma, sembra essere quella di ritenere la responsabilit dellagente per il
reato di cui egli si rappresentato la fattispecie oggettiva. Questo principio incontra, tuttavia, un limite
generale nellefficacia concorrente del principio del favor rei: essa non si applica, cio, quando lagente si
rappresenta una figura di reato pi grave di quello che realmente commette. Ad esempio: il corriere che,
incaricato da una organizzazione criminale, introduce nel territorio dello stato tabacchi lavorati esteri,
credendo di trasportare sostanze stupefacenti, risponder del ben pi lieve reato di cui allart. 291 bis delle
disposizioni legislative in materia doganale ( punito con la reclusione da due a cinque anni con pene
pecuniarie proporzionali) e non del reato di cui allart. 73, d.p.r. 9 ottobre 1990, n 309, che prevede per il
fatto la reclusione da sei a ventanni, oltre la multa.
Errore sul fatto determinato dallaltrui inganno.
Lart. 48 c.p. stabilisce: le disposizioni dellarticolo precedente si applicano anche se lerrore sul fatto che
costituisce il reato determinato dallaltrui inganno; ma, in tal caso, del fatto commesso dalla persona
ingannata risponde chi lha determinato a commetterlo.

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La legge prevede il trasferimento della responsabilit penale, dallautore materiale o immediato del fatto,
allautore mediato di esso.
Si pensi al notaio che autentichi una sottoscrizione apocrifa, perch tratto in inganno dai testimoni, circa la
vera identit del firmatario, convalidata da un documento, anchesso falso. In questo caso, solo per lautore
mediato sussistono i presupposti per unimputazione soggettiva del fatto,a titolo di dolo. Solo chi pone
consapevolmente dellazione od omissione dellautore materiale.
Ulteriori cause di esclusione della tipicit: il reato putativo e il reato impossibile. Il concetto di azione
socialmente adeguata.
Lart. 49,II comma dispone: la punibilit altres esclusa quando, per la inidoneit dellazione o per la
inesistenza delloggetto di esso, impossibile levento dannoso o pericoloso.
Lart. 49, II comma serve a rendere chiaro che, nel configurare il modello legale di un reato, la norma
penale si riferisce sempre ad azioni idonee, vale a dire tali da costituire una effettiva minaccia per i beni
protetti dallordinamento.
Lidea che lattitudine aggressiva del fatto costituisca un momento essenziale della conformit al tipo pur
avendo incontrato crescenti e significatici riconoscimenti anche nella giurisprudenza, non riscuote tuttavia
unanime consenso.
Le perplessit avanzate concernono una asserita inconciliabilit fra le tesi prospettate e un sistema
imperniato, come il nostro, sul principio di legalit. Si osserva, da un lato, che un fatto conforme al modello
legale, ma al tempo stesso privo di lesivit, sembra costituire una sorta di contraddizione in termini;
dallaltro, che esigere, oltre alla tipicit anche la sua lesivit, darebbe adito al ricorso a criteri
extranormativi, con il rischio di soggettivismo nelle opzioni giurisprudenziali.
In realt, la derivazione del principio formulato dallart. 49, II comma da quello pi generale del principio di
offensivit dei fatti costituenti reato evidente ed innegabile: parlare di una necessaria attitudine lesiva
del fatto non significa altro se non ribadire la regola dellordinamento vigente, per cui lillecito penale si
configura solo in funzione delleffettiva aggressione a qualcosa che rappresenta un bene della comunit o
del singolo, cos importante da doversi tutelare con la minaccia della pena.
A prescindere da queste impostazioni,non vi dubbio circa il fatto ricevuto nella elaborazione dottrinale;
n in verit, possibile trascurare del tutto lintenzione dei compilatori del codice, che al principio
enunciato dallattuale art. 49, II comma attribuirono espressamente valore generale e fondamentale anche
per il reato consumato, in quanto attinente allesecuzione del reato, ossia alla condotta punibile, elemento
essenziale del reato.
Questo principio concerne lessenza stessa della tipicit e altro non rappresenta se non lesigenza di
uneffettiva rispondenza del fatto alla ipotesi normativa. La portata dellart. 49, II comma in realt, si coglie
pienamente solo quando si consideri che, essendo lidoneit degli atti autonomamente richiesta dalla
legge, quale requisito essenziale dei comportamenti rilevanti come delitto tentato, lanaloga esigenza,
postulata in via generale dal legislatore con la figura del reato impossibile, assume rilievo non tanto in
rapporto a casi di tentativo impossibile, quanto piuttosto in relazione a quelle ipotesi di reato, di cui si
potrebbe dire che solo ad un esame superficiale si presentano come reati consumati.
Linidoneit dellazione deve essere riconosciuta in tutti i casi in cui la condotta non riesce a raggiungere un
livello di aggressivit, a cui si possa connettere il rischio di una lesione del bene.
Lart. 49, II comma si profila, quindi, anche come il veicolo normativo attraverso cui dare ingresso alla
regola della irrilevanza penale delle azioni socialmente adeguate: cio, quelle azioni che non possono farsi
rientrare, al tempo stesso, nella fattispecie di un reato.
Lidea della adeguatezza sociale non altro che un punto di vista nellinterpretazione della fattispecie, che
serve ad escludere dalla previsione normativa le condotte che non vi corrispondono perch in esse manca
una reale dimensione aggressiva del bene. Essa nasce da una concezione del bene giuridico che sostituisce,
alla nozione statica di esso, una visione dinamico funzionale del suo ruolo nella vita sociale, che ne
valorizzi il reale significato. Si pensi alla condotta di atti osceni: fino a che si legati ad un concetto
meramente causale del bene giuridico e si definisce quindi per identificare latto osceno con la esibizione di
certe parti del corpo, non si riuscir a comprendere mai la vera ragione per cui non punibile la modella

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che posa nuda davanti ad una classe di allievi dellaccademia darte. Per stabilire la non punibilit di queste
condotte si finisce per ricorrere ad improbabili ipotesi di giustificazione; che per non potrebbero mai
spiegare perch lo stesso comportamento sia ammissibile su una spiaggia e non in chiesa.
In realt, il disvalore giuridico della condotta qui strettamente connesso alla sua capacit di aggredire, che
poi quanto dire la concezione, storicamente condizionata, del comune sentimento del pudore.
Si pu dire che ladeguatezza sociale inibisca la rilevanza delle condotte che si inquadrano in una attivit di
promozione degli stessi beni che, sul piano causale, possono tuttavia soffrire di un pregiudizio.
Lerrore sul reato impossibile e sulladeguatezza sociale.
Lerrore risulta irrilevante quando risponde ad un errore sul divieto; non invece se consiste in un errore su
presupposti di fatto che, se esistenti,avrebbero escluso la tipicit della condotta. Ci particolarmente
chiaro per quanto attiene al reato impossibile per inesistenza delloggetto. Non punibile, ad esempio, chi
abbia cagionato, seppellendone il corpo, la morte di un uomo, credendo di trovarsi di fronte ad un
cadavere, mentre trattatasi di catalessi.
Lo stesso discorso deve farsi per i casi di errore sulladeguatezza sociale. Non sar punibile per corruzione il
pubblico ufficiale che accetti in dono una preziosa e rara incisione, nella convinzione erronea che si tratti di
una produzione fotografica di infimo valore; ma la punibilit non potr invece essere esclusa, se egli lavr
accettata donativi di elevato valore economico. In questo caso, infatti, lerrore nelladeguatezza sociale non
nasce da un errore sul fatto,ma costituisce un tipico errore sui limiti del divieto e risulta, perci, irrilevante.
SEZIONE TERZA: LANTIGIURIDICITA
Le cause di giustificazione e le altre cause che escludono la punibilit di un fatto tipico.
Tipicit e antigiuridicit ella struttura dellillecito penale: rapporti fra norma di divieto e norme
permissive.
Sullesistenza del fatto tipico si fonda la ragionevole presunzione di essere di fronte anche a un fatto
antigiuridico. Laccertamento dellantigiuridicit, per, se presuppone lesistenza di un fatto tipico, richiede
( in negativo) linesistenza di situazioni o circostanze, a cui lordinamento giuridico attribuisca una efficacia
giustificante. In presenza di situazioni o circostanze del genere, viene meno, infatti, il valore indiziante del
fatto tipico, che, pur restando tale, tuttavia non antigiuridico, per effetto di una norma permissiva che lo
autorizza e lo impone; con la conseguente elisione dellapplicabilit, in concreto, della norma di divieto.
I rapporti fra la norma di divieto e la norma permissiva sono contrassegnati dal fatto che leventuale
operare della norma permissiva non modifica, n limiti, la materia del divieto, ma soltanto ne esclude
lapplicabilit ai casi concreti, in cui ricorra anche lipotesi prevista dalla norma permissiva. Il principio
fondamentale, sottostante a tutte le ipotesi di giustificazione di un fatto tipico dunque il principio di non
contraddizione dellordinamento giuridico. Ogni norma permissiva viene a trovarsi in una situazione di
conflitto con la norma che contiene il divieto penalmente sanzionato.
In questo conflitto, la norma permissiva prevale, in quanto presenta, rispetto alla norma di divieto, un
elemento specializzante: essa, infatti, disciplina i casi in cui, oltre a tutti gli elementi descritti dalla singola
norma incriminatrice, sono altres presenti quelli descritti dalla norma permissiva. Si pensi a chi uccide
taluno, da cui sia stato assalito: il caso appare, in astratto, regolato contemporaneamente sia dallart. 575
c.p. che dallart. 52 c.p., che stabilisce, in via generale, la non punibilit dei fatti, preveduti dalla legge come
reato, che vengono commessi per necessit di difendere un diritto proprio o altrui dal pericolo attuale di
unoffesa ingiusta. Se, nellipotetico conflitto fra le due norme, a soccombere fosse lart. 51. la disposizione
risulterebbe inutiliter data, perch mai applicabile; la sua prevalenza, nei singoli casi, invece, non esclude
affatto la validit generale di divieto di uccidere, che rimane applicabile a tutti i casi di uccisione, in cui non
sia contemporaneamente presente lelemento specializzante legittima difesa.
Lart. 52, dunque, non modifica il contenuto della norma che incrimina lomicidio; allo stesso modo
lesistenza della legittima difesa non toglie il fatto che un uomo stato ucciso; ma questo fatto, pur gravido
di contenuto di offesa cos pregnante, non riveste, tuttavia, i caratteri del torto antigiuridico.
Il procedimento di ricostruzione delle fattispecie permissive differente da quello che caratterizza
lindividuazione degli elementi del fatto tipico. Ci dipende dal fatto che, mentre la risposta alle domande
che concernono lesistenza di un fatto tipico interamente contenuta nel diritto penale, la risposta alla

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domanda se quel fatto tipico sia anche antigiuridico, va invece ricercata guardando allintero ordinamento
giuridico. Nel primo caso, infatti, si tratta di stabilire se si verificato, in concreto, un fatto che corrisponde
a quello descritto in una norma incriminatrice; nel secondo, si tratta, invece, di confrontare il fatto tipico
con linsieme delle regole espresse da un ordinamento giuridico.
La fonte delle singole fattispecie permissive pu essere rinvenuta non solo nellambito del diritto penale ma
anche in altri settori dellordinamento. Basti pensare alle disposizioni costituzionali. La norma che riconosce
il diritto di sciopero ( art. 40 cost.) ha una destinazione di carattere generale, che trascende sicuramente il
ruolo che essa pu essere chiamata occasionalmente a svolgere nel diritto penale; tuttavia proprio
nellart. 40 cost. che deve essere attualmente ricercata la fonte della non antigiuridicit di talune condotte
tipiche: per esempio, di un fatto di interruzione di un pubblico servizio ( art. 340 c.p.), che si realizzi
nellambito di una condotta di sciopero.
Secondo lopinione della dottrina dominante, infatti, in materia di cause di giustificazione non vige il divieto
di applicazione per analogia e ci per due ragioni:

Le disposizioni, su cui si fondano le ipotesi di non punibilit in questione, non sono propriamente
norme penali ma costituiscono norme dellordinamento giuridico generale;

La ratio sottesa al divieto di analogia in materia penale strettamente connessa al principio di


legalit, nella misura in cui quel divieto inteso ad evitare la creazione di reati per via
giurisprudenziale, e cio in violazione di una regola espressa dellordinamento; il divieto di
applicazione analogica , perci, tendenzialmente inoperante.

Profili di una sistematica generale delle circostanze di esclusione della pena ( art. 59 c.p.): individuazione
della categoria delle esimenti.
Prima di procedere allanalisi delle singole cause di giustificazione (scriminanti), necessario fare una
premessa. Pi volte il codice prevede la non punibilit di un fatto, in presenza di determinate circostanze: ad
es. in caso di legittima difesa (art. 52 c.p.); oppure in caso di favoreggiamento per salvare un prossimo
congiunto (art. 384 c.p.); ovvero in caso di furto in danno di un parente convivente (art. 649 c.p.).
La dottrina ha individuato un dato normativo comune a tutte le ipotesi. Questo punto di riferimento
normativo costituito dallart. 59 c.p. . Il I comma di questa disposizione dispone delle circostanze che
escludono la pena; al IV comma lo stesso articolo dispone le circostanze di esclusione della pena. Lart. 59
c.p. obbliga dunque linterprete a stabilire a quali situazioni il legislatore si sia riferito con le locuzioni
circostanze che escludono la pena e circostanze di esclusione della pena.
Con lespressione circostanze di esclusione della penail codice ha inteso disegnare tutte quelle ipotesi
normative di non punibilit che, da un lato, presuppongono la realizzazione di un fatto tipico, e
dallaltro,non si riferiscono allimputabilit o ad altre condizioni o qualit personali del soggetto, rilevanti per
il giudizio di colpevolezza.
E, invero, il fatto stesso che lart. 59 c.p. disciplini lerrore sulle circostanze di esclusione della pena come
ipotesi a s stanti, rispetto allerrore sulle circostanze sul fatto che costituisce il reato ( art. 47 c.p.) rende di
per s evidente che lambito delle circostanze di esclusione non pu essere confuso con quello del fatto
tipico: quando lerrore cade su un elemento essenziale del fatto lart. 47 ad applicarsi e non lart. 59 ultimo
comma. Daltra parte, la logica della rilevanza dellerrore, che comune ad entrambe le ipotesi sembra
essere per definizione estranea alle cause di esclusione della colpevolezza. in effetti del tutto impensabile
che lordinamento giuridico possa attribuire rilevanza allerrore del soggetto sulla propria capacit di
intendere e di volere.
La regola dellefficacia dellerrore traccia anche la linea di demarcazione fra le circostanze di esclusione della
pena, di cui parla lart. 59 IV comma c.p. e altre situazioni che fanno venir meno la rilevanza penale del fatto
in un momento successivo a quello in cui essa si costituita: come avviene nella ritrattazione della falsa
testimonianza. Poich, in queste ipotesi, la non punibilit del fatto dipende da un evento che sopravviene ad
incidere sulla sua rilevanza in un momento successivo a quello in cui il fatto stato realizzato, sembra del
tutto evidente che leventuale errore dellagente circa la loro esistenza, non pu che essere del tutto
irrilevante.
Sembra dunque ragionevole limitare lefficacia dellerrore sulle circostanze di esclusione della pena, a quelle
ipotesi di non punibilit, in cui la situazione scriminante incide sulla rilevanza di un fatto tipico con cui si

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realizza contestualmente, o al quale addirittura preesista. Sul piano terminologico per questa categoria
normativa stata proposta la denominazione di esimenti.
Nella categoria delle esimenti rientrano:
1) le cause di giustificazione (scriminati);
2) le c.d. scusanti, cio le cause di non punibilit determinate da inesigibilit di una condotta diversa
(es. art. 384 c.p.);
3) le cause di non punibilit determinate da scelte politico-criminali (es. art. 649 c.p.).
le ipotesi normative delle cause di giustificazione.
Il problema del fondamento delle cause di giustificazione.
Gli artt. 50 ( consenso dellavente diritto), 51 ( esercizio di un diritto o adempimento di un dovere), 52 (
difesa legittima), 53 (uso legittimo delle armi) del codice penale vigente riflettano in modo puntuale il
modello della causa di giustificazione.
Un eguale statuto dommatico viene oggi riconosciuto dalla dottrina dominante anche allipotesi dello stato
di necessit ( art. 54 c.p.). la cui collocazione ha allungo oscillato tra il piano dellantigiuridicit e quello della
colpevolezza.
Il fondamento unitario delle cause di giustificazione stato racchiuso in formule di vario tenore, ed
espresso volta a volta nellidea del perseguimento di uno scopo giuridicamente approvato attraverso un
mezzo adeguato, nel principio della prevalenza del vantaggio sul danno, nel regola del bilanciamento degli
interessi in conflitto.
Ognuna di queste formule esprime i criteri ai quali il legislatore sembra essersi attenuto nel configurare le
fattispecie normative delle cause di giustificazione; i principi in esse sintetizzati richiedono tuttavia pur
sempre di essere riempiti, mediante il riferimento agli elementi costitutivi di ciascuna ipotesi.
Anche il tentativo di ricostruire in termini pluralistici il fondamento generale delle cause di giustificazione
non si sottrae allo stesso inconveniente. Attraverso la formula dellinteresse mancante e quella
dellinteresse prevalente, la dottrina pluralistica riesce solo a fornire una rappresentazione pi ravvicinata
dellasserito fondamento delle cause di giustificazione, consentendone cos la ripartizione in due gruppi
distinti.
In tutti i casi, la situazione delineata dalla legge sembra presentare, infatti, una caratteristica saliente,
consistente nel fatto che il realizzarsi del diritto obiettivo passa necessariamente attraverso il compimento,
da parte dellagente, di un fatto preveduto dalla legge come reato.
Il tenore delle previsioni contenute negli artt. 52,53 e 54 c.p. conferma nel modo pi esplicito questa
intuizione, giacch in esse la necessit di compiere il fatto tipico espressamente indicata come requisito
della fattispecie giustificante. La legge allude infatti, in modo del tutto esplicito, al fatto che la difesa di un
diritto proprio o altrui, il mantenimento o il ripristino della legalit, la salvaguardia del pi elementare fra i
diritti rendono necessaria la commissione di un fatto tipico.
Aspetti caratteristici della disciplina delle cause di giustificazione.
Le cause di giustificazione sono, al tempo stesso, cause di esclusione dellantigiuridicit.
Il fatto giustificato non soltanto un fatto che non pu avere come conseguenza lapplicazione allautore di
una pena o di una misura di sicurezza; esso altres non impedibile: non pu esservi legittima difesa, per
esempio, contro un fatto commesso nelladempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da
un ordine legittimo. Il fatto giustificato, inoltre, non pu costituire presupposto per un reato accessorio; n
possibile ipotizzare la punibilit di altri soggetti, che abbiano concorso alla sua realizzazione, com,
invece, perfettamente concepibile in presenza di altre cause personali di non punibilit; o quando la non
punibilit dellautore dipenda da una causa di esclusione della colpevolezza: ad esempio dalla sua
condizione di non imputabile.
Il fatto giustificato in quanto fatto non antigiuridico rimane lecito per qualsiasi settore dellordinamento e
pertanto non potr produce alcun effetto sanzionatorio a carico dellautore, anche in ambito non penale:
sar quindi escluso sia lobbligo di risarcimento, sia la possibilit di applicare sanzioni disciplinari o
amministrative di qualsiasi genere.

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Le singole cause di giustificazione: presupposti, principi informatori e limiti di funzionamento.


Lantigiuridicit definita dalla mancanza di cause di giustificazione, nel senso che il suo accertamento
deriva da un procedimento negativo, che consiste nel prendere atto dellassenza di unipotesi di
giustificazione del fatto tipico. Lidea della necessit del fatto giudicato, pur segnalando quello che sembra
un contrassegno comune delle cause di giustificazione non pu dirci molto sui principi informatori e sui
limiti di funzionamento delle singole ipotesi, poich in ciascuna di esse la necessit di compiere il fatto
tipico si combina variamente con altri dati, che solo unanalisi dei contenuti specifici di ciascuna fattispecie
giustificante permette di enucleare.
Il consenso dellavente diritto. (art.50 c.p.)
Il consenso del titolare del bene o del diritto protetto dalla norma esclude la illiceit di un fatto che
normalmente arrecherebbe offesa a quel bene o a quel diritto in quanto viene a priori a cadere la possibilit
di un danno. Ad es. se il proprietario di casa consente lingresso di Tizio nellappartamento, non vi sar
alcuna violazione di domicilio.
Il consenso, a norma dellart. 50, deve:

avere ad oggetto un diritto disponibile. Secondo la dottrina pi recente debbono ritenersi


indisponibili i diritti appartenenti alla collettivit, nonch i beni dellindividuo che sono tutelati
indipendentemente dalla sua volont , perch riconosciuti di interesse pubblico (es. la vita);
essere prestato validamente dal soggetto capace e titolare di tale diritto. Legittimato a prestare il
consenso colui che, altrimenti, sarebbe il soggetto passivo del reato, sempre che abbia capacit di
intendere e di volere al momento della manifestazione del consenso. Quanto alla capacit di agire, si
discute in dottrina sul limite di et richiesto per il suo acquisto;
sussistere al momento del fatto. Il consenso deve essere espresso con volont non viziata da errore,
violenza o dolo, e deve essere lecito (non contrario a norme imperative, allordine pubblico e al buon
costume) e attuale (cio esistente al momento del fatto).

Un consenso successivo ha un senso solo in quanto serva ad esplicitare un consenso non espresso in
precedenza, ma tacitamente prestato. Il consenso, infatti, pu essere tacito, cio desumibile con certezza
da un comportamento univoco del titolare del diritto. Si parla, a questo riguardo, di consenso presunto.
Le ipotesi di consenso presunto si distinguono in due categorie, a seconda che nella condotta dellagente si
ravvisi:
unazione intrapresa nellinteresse del titolare del bene, ad esempio chi si introduce nellabitazione
altrui per spegnere un incendio;

unazione, rispetto alla quale sembri mancare un interesse del soggetto passivo alla tutela del bene,
ad esempio la moglie che regali gli abiti smessi del marito a un mendicante, in forza di una
consuetudine in tal senso, a lei nota.

Lesercizio di un diritto e ladempimento di un dovere come cause di giustificazione. ( art. 51 c.p.)


Il titolare di un diritto, nellesercizio di esso, pu compiere alcuni atti che normalmente costituiscono reato,
rimanendo immune da pena. Il fondamento di tale scriminante va rinvenuto nella logica considerazione che,
se lordinamento ha attribuito ad un soggetto un diritto e, quindi, la facolt di agire nellesercizio di esso in
un certo modo, lazione riconosciuta non potr certamente integrare un fatto illecito (esempio: il giornalista
che riferisce obiettivamente fatti che ledono lonore di una persona non commette il reato di
diffamazione, perch esercita un diritto (di cronaca) riconosciutogli dalla legge).
Nellambito dei diritti lesercizio dei quali scriminato, la dottrina individua, oltre al diritto di cronaca
giornalistica ed alla disciplina familiare, anche il diritto di critica ed i c.d. offendicula. In particolare, questi
ultimi sono mezzi a tutela della propriet atti ad offendere (es. vetri rotti sopra un muro di recinzione). La
giurisprudenza ammette, entro determinati limiti, luso degli offendicela.
Presupposti della scriminante sono:
lesistenza di un diritto;
che il diritto sia esercitato dal suo titolare;
che lesercizio di esso non superi i limiti imposti dalla sua natura e dalla esistenza di diritti altrui.

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Nelladempimento del dovere, il comportamento del soggetto non costituisce reato in quanto lo stesso non
aveva alcuna facolt di scelta, ma era tenuto a porlo in essere dovendo adempiere ad un dovere; del fatto,
eventualmente, risponder il superiore gerarchico che ha impartito lordine (art. 51 comma 2).
Il dovere pu derivare:

da una norma giuridica (ad esempio: il soldato che uccide in guerra non commette il delitto di
omicidio);

da un ordine dellAutorit : ordine qualsiasi manifestazione di volont che un superiore rivolge ad


un inferiore gerarchico affinch tenga un determinato comportamento. Presupposto della
scriminante lesistenza, tra il superiore e linferiore, di un rapporto di subordinazione di diritto
pubblico. Lordine, inoltre, deve essere legittimo, tanto sotto il profilo sostanziale quanto sotto
quello formale.

Per il primo tipo di legittimit devono esistere i presupposti richiesti dalla legge. Lordine pu essere
disatteso solo se manifestamente criminoso.
Per la legittimit formale dellordine invece richiesto che:

il superiore abbia la competenza ad emetterlo;


linferiore abbia la competenza ad eseguirlo;
siano state rispettate le procedure e le formalit di legge previste per la sua emissione.

Linferiore gerarchico pu sindacare lordine ricevuto solo dal punto di vista formale e non nel merito. Ad
esempio un poliziotto che deve eseguire un ordine di arresto contenuto in una misura cautelare, deve solo
controllare che essa provenga e sia firmata da un giudice.
Non deve valutare se detta misura sia sufficientemente motivata. delleventuale arresto illegale risponder il
giudice. Il sindacato pu investire il merito, se lordine ricevuto manifestamente criminoso: in tal caso se il
subordinato esegue lordine, anchegli risponder del reato, non operando la scriminante (ad es. un
funzionario di Polizia che, durante il servizio di ordine pubblico, immotivatamente comanda di sparare
contro un corteo; in tal caso lordine non deve essere eseguito). ( ordine illegittimo vincolante).
La difesa legittima. ( art. 52)
Purch vi sia un pericolo attuale per un proprio od altrui diritto, derivante da una aggressione ingiusta da
parte di un terzo, il soggetto pu reagire compiendo in danno dellaggressore una azione che
normalmente costituisce reato, sempre che tale reazione sia assolutamente necessaria per salvare il diritto
minacciato e sia proporzionata alloffesa (esempio: il soggetto che uccide per difendersi da chi gli si sta
scagliando contro armato di coltello e con evidente intenzione omicida).
talvolta ammessa la legittima difesa anticipata.
Requisiti dell aggressione perch ricorra la scriminante sono:
oggetto delloffesa deve essere un diritto;
loffesa deve essere ingiusta, cio contraria al diritto;
il pericolo minacciato deve essere attuale.
Agli stessi fini la reazione deve essere:
necessaria;
proporzionata alloffesa; proporzione che secondo la dottrina pi recente deve sussistere tra il male
minacciato e quello inflitto.
Diritto allautotutela in un privato domicilio.
Lart. 52 c.p. ha subito una modifica strutturale con la legge n 59 del 2006 la quale ha aggiunto il secondo ed
il terzo comma nei quali si prevede che il rapporto di proporzione, enunciato nel primo comma, sussiste
qualora, nei casi di violazione di domicilio o di luogo ove si svolga attivit commerciale, professionale o
imprenditoriale, il legittimato a presenziare in tali luoghi utilizza unarma, legittimamente detenuta o altro
idoneo mezzo,al fine di difendere la propria o altrui incolumit e/o i propri o altrui beni subordinando ci alla
sussistenza del pericolo di aggressione e alla mancata desistenza.
Linnovazione legislativa ha agito prevalentemente sul rapporto di proporzione tra aggressione e reazione in

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specifiche ipotesi, lasciando, per la verit, immutate le valutazioni relative agli altri elementi dellesimente. si
intervenuto, infatti, su tale rapporto di proporzione, attraverso la presunzione ex lege della sua sussistenza
allorquando laggressione sia realizzata con lintroduzione abusiva nel domicilio privato e vi sia pericolo per
lincolumit o di aggressione senza desistenza. in presenza di tali requisiti la proporzionalit presunta in
modo assoluto e non relativo, non essendo ammessa prova contraria: altrimenti non si spiegherebbe luso
nella norma del predicato verbale sussiste. La modifica de qua incide solo sul parametro della proporzione,
ma non certo su quelli dellattualit e del linevitabilit del pericolo, che devono pur sempre sussistere.
Luso legittimo delle armi. ( art. 53)
Un caso particolare di attivit giustificata da una norma giuridica quello delluso legittimo delle armi.
Possono invocare tale scriminante i pubblici ufficiali e quei soggetti che su legale richiesta del p.u. gli
prestino assistenza.
La legge ha, dunque, previsto una riserva di competenza a favore del pubblico ufficiale relativamente ai
casi in cui legittimo il ricorso alle armi. La richiesta di assistenza legale quando fatta nei limiti e nei casi
previsti dagli artt. 652 c.p. e 380 c.p.p.
Le condizioni perch si possa invocare la scriminante sono le seguenti:
che il soggetto sia determinato dal fine di adempiere un dovere del proprio ufficio;
che il soggetto sia costretto a far uso delle armi dalla necessit (luso delle armi costituisce extrema
ratio ) di respingere una violenza, vincere una resistenza, impedire la consumazione dei delitti di cui
allultimo inciso dellart. 53.
Quanto alla resistenza discusso se in essa rientri, oltre quella attiva, anche la passiva quale linerzia o la
fuga per impedire al pubblico ufficiale di adempiere un dovere di ufficio (ad es. dimostranti che bloccano il
traffico ferroviario sedendosi sulle rotaie).
Lart. 53 comma 3 c.p. richiama altri casi in cui la legge autorizza luso delle armi o di altri mezzi di coazione
fisica.
Lo stato di necessit fra cause di giustificazioni e scusanti.
Il I comma dellart. 54 c.p. disciplina e circoscrive unipotesi particolare di conflitto di interessi, in cui il
pericolo di lesione, che incombe su un interesse meritevole di tutela, non pu essere scongiurato, se non a
patto di sacrificare un altro interesse, parimenti meritevole di tutela giuridica.
Ci che contrassegna lo stato di necessit rispetto ad altre cause di giustificazione non per lesistenza di
un conflitto di interessi ma limpossibilit di inserire il conflitto di interesse in uno schema di
contrapposizione fra diritto e illecito. Nella legittima difesa, ad esempio, allorigine del pericolo per il bene,
c la condotta ingiusta di un aggressore; e la reazione difensiva si giustifica appunto in quanto si dirige
contro un interesse dellaggressore. Vi sono per situazioni in cui la necessit di agire con prontezza non sia
in alcun modo riconducibile a una condotta umana, ma sia leffetto di eventi naturali come lincendio
causato da un fulmine. Ma quale che sia la fonte del pericolo, pu comunque accadere che lazione diretta a
scongiurarlo implichi il pregiudizio dellinteresse di un terzo, perfettamente estraneo al determinarsi della
situazione pericolosa. Si pensi a chi sia costretto a sfondare luscio di una casa altrui per cercare riparo da
una bufera di neve che lha colto durante una escursione in alta montagna; in questo caso linsorgere della
situazione di pericolo, da cui ha origine la necessit, non pu essere ricondotta a un comportamento del
soggetto. Di qui limpossibilit di risolvere il conflitto mediante il riferimento a una qualificazione giuridica
differenziata degli interessi in gioco. Si distingue tuttavia tra stato di necessit difensivo e stato di necessit
aggressivo. Lo stato di necessit difensivo ricorre quando la fonte del pericolo riconducibile alla sfera
giuridica del titolare dellinteresse che viene sacrificato: come nel caso di chi provveda a demolire un
manufatto del vicino, che minaccia di crollare, con pericolo per lincolumit delle persone. Lo stato di
necessit aggressivo ricorre quando il terzo colpito nei suoi interessi completamente estraneo rispetto alla
situazione pericolosa da cui nasce la necessit di agire: come nellesempio di chi trovi rifugio dalla bufera in
abitazione altrui. La differenza tra le due ipotesi concerne leventuale rilevanza della condotta necessitata
per quanto attiene alla responsabilit civile dellagente. Il fatto compiuto in stato di necessit pu dar
luogo,infatti, a obblighi di natura risarcitoria ai sensi dellart. 2045 c.c. Da questo punto di vista lo stato di
necessit non costituirebbe una causa di giustificazione ma causa di esclusione della colpevolezza, poich
lascerebbe intatto il connotato dellantigiuridicit del fatto. In altre parole, nellazione commessa in stato di

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necessit si sarebbe dovuto prendere atto di una sorta di coazione psicologica, tale da escludere le
condizioni per una libera autodeterminazione dellagente e, quindi, i presupposti per limputazione
soggettiva del fatto. Questa tesi oggi completamente superata per il fatto che sarebbe difficilmente
configurabile lidea di una sollecitazione emotiva, tale da rendere psicologicamente inesigibile dallagente
lastensione dal compimento del fatto tipico. Secondo parte della dottrina, nei casi di azione compiuta in
stato di necessit,il fondamento della non punibilit andrebbe sempre cercato nellimpossibilit di esigere
dallautore un comportamento conforme al precetto e si dissolverebbe, pertanto, in un elemento negativo
della colpevolezza. Secondo altri, il fondamento della non punibilit risiederebbe esclusivamente nel
principio del bilanciamento degli interessi in conflitto: quando la comparazione dei beni in conflitto mette a
capo un giudizio di prevalenza del bene,alla cui salvezza lazione era diretta, rispetto a quello
sacrificato,lazione dovrebbe ritenersi non antigiuridica e quindi giustificata. Il bilanciamento degli interessi
in conflitto esclude il disvalore di evento del fatto tipico necessitato, perch il risultato che consegue
allinevitabile sacrificio di uno dei beni in gioco comunque il migliore possibile, nella situazione data. Il
canone del bilanciamento dei beni non per idoneo a fondare la non punibilit delle condotte compiute in
stato di necessit quando il rapporto di propostone fra i beni in conflitto sia a favore del bene che viene
sacrificato. In questi casi la non esigibilit di una condotta rispettosa del divieto si profila perci esclusivo
fondamento della non punibilit. Si consideri, ad esempio, la disposizione contenuta nellart. 384, I comma
c.p. che dichiara non punibili la maggior parte dei delitti contro lamministrazione della giustizia, quando la
falsa testimonianza, il favoreggiamento ecc. sia stato commesso da chi vi costretto dalla necessit di
salvare s medesimo o un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento nella libert o
nellonore. Alle condotte menzionate nellart. 384,I comma non applicabile il disposto dellart. 2045 c.c.
dovendosi ritenere lautore obbligato allintegrale risarcimento di eventuali danni patrimoniali. Tutte le
volte in cui il rapporto di proporzione fra i beni non risulti sbilanciato a favore del bene che lazione
necessitata tende a salvaguardare, la logica delle scusanti ad apparire decisiva per lesclusione della
punibilit. Dunque, il fatto commesso in stato di necessit pu considerarsi giustificato, solo quando esso
comporti il sacrificio di un bene di minor valore, rispetto a quello da salvare; in tutti gli altri casi esso sar
solamente scusabile: il che significa che potr essere legittimamente impedito e che restano impregiudicate
le eventuali conseguenze di carattere civilistico derivanti dallazione necessitata.
Presupposti e limiti dello stato di necessit ex art. 54 c.p.
Differenze tra difesa legittima e stato di necessit.
Difesa legittima:
il male minacciato pu riguardare sia diritti personali che patrimoniali;
si reagisce contro colui che aggredisce;
esclude lantigiuridicit del fatto.
Stato di necessit:
il male minacciato deve riguardare solo diritti personali;
si agisce contro un terzo estraneo ed incolpevole, a tal proposito la dottrina definisce lo stato di
necessit come la scriminante amorale;
esclude lantigiuridicit del fatto, ma residua per lagente lonere di versare un equo indennizzo alla
vittima ( art. 2045 c.c.)
limiti soggettivi allapplicabilit dellart. 54 c.p.
Il II comma dellart. 54 c.p. esclude lapplicabilit della disposizione contenuta nel I comma a chi ha un
particolare dovere giuridico di esporsi al pericolo. La ratio di questa norma intuitiva: ai soggetti su cui
lordinamento giuridico fa assegnamento per la salvaguardia di beni primari della collettivit o del singolo
non pu essere consentito di sottrarsi ai propri doveri dintervento a cagione dei rischi a cui sarebbero
esposti. Il vigile del fuoco, il bagnino di salvataggio, lagente della forza pubblica non possono anteporre la
propria incolumit personale ai doveri del loro stato.
Beninteso, il limite della esigibilit, anche per questi soggetti, non coincide con la pretesa di prestazioni
eroiche e tanto meno dellinutile sacrificio della vita: anche chi ha dovere giuridico di esporsi al pericolo
autorizzato a provvedere alla propria salvezza quando le circostanze non gli consentirebbero un intervento
diretto a salvare beni altrui.

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Lo stato di necessit determinato dallaltrui minaccia.


La disposizione dellultimo co. dellart. 54 c.p. analoga a quella contenuta nellart. 46, II comma c.p. in
materia di costringimento fisico. La differenza tra violenza fisica e minaccia impedisce, nel caso dellart. 54,
di parlare di autore mediato. La persona minacciata n infatti anche lautore sia pure non punibile.
Ulteriori cause di giustificazione e altre esimenti normative previste.
Oltre alle ipotesi descritte negli artt. 50-54 c.p. , il nostro sistema prevede diverse cause di non punibilit,
applicabili per solo a determinate fattispecie di reato, senzaltro riconducibili allo schema delle cause di
giustificazione. Ad esempio, lesclusione della punibilit dei fatti di ingiuria e diffamazione, nelle ipotesi
previste dallart. 596 appare ispirata allidea della giustificazione, radicata sulla evidente prevalenza
dellinteresse pubblico alla conoscenza dei fatti che concernono la gestione della cosa pubblica o
landamento della criminalit, sullinteresse del diffamato alla conservazione della propria onorabilit.
La speciale causa di giustificazione prevista dalla l. 124/2007
Una interessante novit legislativa nel settore delle cause di giustificazione rappresentata dalla speciale
causa di giustificazione introdotta e disciplinata dagli artt. 17 ss. L. 124/2007, avente ad oggetto : sistema di
informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto. Nella disciplina di questa
speciale ipotesi di non punibilit sono espressamente evocati i principi essenziali che contrassegnano il
funzionamento delle cause di giustificazione. Ma quel che pi conta che la legge in questione esclude
lapplicabilit della speciale causa di giustificazione in rapporto a una serie di delitti, selezionati in funzione
dellinteresse volta a volta pregiudicato; con il risultato di escludere ogni ipotesi di bilanciamento fra
interesse della sicurezza nazionale e la lesione di diritti fondamentali. La causa di giustificazione prevista
dallart. 17, se per un verso speciale in quanto riservata ad una determinata categoria di autori, per un
altro verso si configura come causa di giustificazione generale: in quanto riferibile a qualsiasi tipo di reato.
Dal punto di vista dellinterpretazione sistematica la sussidiariet della norma rispetto a quella contenuta
nellart. 51 c.p. vede come conseguenza la carenza dei presupposti per autorizzare le condotte in questione
determinando una scissione tra chi ha dato lordine e di chi lo ha eseguito: il primo risponder del fatto
costituente reato secondo le norme ordinarie; mentre lesecutore potr evocare lapplicazione del III e IV
comma dellart. 51: in questo caso ci troveremo davanti ad un ipotesi di esclusione della colpevolezza e non
di fronte ad una causa di giustificazione.
Principi informatori e limiti di funzionamento delle scusanti.
A fondamento delle cause di giustificazione c la prevalenza oggettiva di un interesse giuridicamente
tutelato; a fondamento delle scusanti, linteresse che la legge prende in considerazione per l'esclusione
della pena solo soggettivamente prevalente. Lordinamento, in sostanza, prende atto dei limiti di
esigibilit della pretesa normativa, ovvero, lordinamento nel punto in cui prende atto della non esigibilit
del comando si limita a giudicare quelle azioni come scusabili. Il termine scusabili adoperato come
sinonimo di cause di esclusioni della colpevolezza; in realt, non pone affatto un problema di esclusione di
colpevolezza poich la rilevanza delle esimenti in questione precede, e non segue, laccertamento
dellimputabilit e non pu costituire la base per laccertamento di una pericolosit sociale dellautore. La
logica delle scusanti non ne permette lestensione in via analogica; ma, a differenza delle cause di
giustificazione, queste ipotesi sono caratterizzate dalla possibilit che lazione ancorch punibile, venga
legittimamente contrastata; in determinati casi e con determinati limiti, si da luogo a responsabilit civile.
I limiti istituzionali della punibilit.
Esimenti riconosciute dalla dottrina nelle ipotesi di cui allart. 627, e nella previsione dellart. 649
costituiscono limiti istituzionali della punibilit poich lordinamento penale guarda al nucleo eticopatrimoniale della famiglia come ad un limite della sua applicabilit. Le esimenti di questo tipo sono
caratterizzate da una efficacia che limitata esclusivamente allapplicabilit delle sanzioni penali e lascia
inalterate le altre conseguenze giuridiche del fatto: sia nellambito del diritto penale, sia in altri settori
dellordinamento. Lazione pu essere legittimamente impedita; le relative previsioni normative non
possono essere interpretate in via analogica; possono costituire idoneo presupposto per un reato
accessorio ( es. recitazione); sono subordinate alle altre esimenti nellordine della rilevanza giuridica e la
loro applicazione non esclude la responsabilit civile dellautore.

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Aspetti problematici di alcune ipotesi della non punibilit.


La dottrina ritiene che possa farsi ricorso al procedimento analogico per individuare altre cause di
giustificazione non contemplate espressamente dalla legge. sono state individuate le seguenti ipotesi:

Informazioni commerciali : allorch tali informazioni vengano fornite dietro richiesta a pi persone e
per il contenuto siano offensive dellaltrui reputazione (esempio: il signor X suole non far fronte ai
suoi impegni), formalmente ricorrerebbero gli estremi del reato di diffamazione (art. 595): il fatto,
tuttavia, non punibile in base allart. 51, trattandosi di facolt riconosciuta da una norma
consuetudinaria o implicita nella tutela dellattivit commerciale ex art. 41 Cost.;

Trattamento medico-chirurgico : per la liceit dellattivit medico-chirurgica diretta a circoscrivere


o guarire gli effetti di una malattia o ad eliminare o ridurre una deformit si ritiene necessario il
consenso del paziente (o consenso presunto nel caso dellinfortunato operato urgentemente in stato
di incoscienza). il fondamento di tale scriminante da ricercare nel fatto che lattivit medicochirurgica risponde ad un interesse sociale;

Attivit sportiva: il danno prodottosi fortuitamente nel corso di unattivit sportiva violenta, pur nel
pieno rispetto delle regole del gioco, non pu dirsi scaturente da atto illecito. Il fondamento di tale
scriminante non risiede nella consuetudine e neppure nel consenso delloffeso (perch vi osta lart. 5
c.c.), ma, secondo Bettiol, allorch si abbia a soddisfare un dato interesse che si ritiene proprio di
tutta la collettivit (come il potenziamento fisico della giovent attraverso lo sport), occorre anche
assumere il rischio della lesione di un interesse individuale relativo alla integrit fisica.

Errore ed eccesso nella disciplina normativa delle circostanze di esclusione della pena.
La regola della rilevanza oggettiva delle circostanze di esclusione della pena ( art. 59, I comma c.p.) e il
problema delle elemento soggettivo delle esimenti.
Lerrore sulle scriminanti disciplinato specificamente dallart. 59 c.p., il quale, conformemente alla
disciplina dettata per lerrore sul fatto, stabilisce che: se lagente ritiene per errore che esistano circostanze
di esclusione della pena, queste sono sempre valutate a favore di lui. Questa disposizione, dunque,
assoggetta le circostanze di esclusione della pena alla regola della rilevanza oggettiva. Ci significa che la
punibilit del fatto rimane esclusa, in presenza di elementi oggettivi della situazione esimente, anche se
lagente non se li rappresenti affatto o sia convinto della loro inesistenza.
A seguito della l. 7 febbraio 1990, n. 19 che ha soppresso la clausola salvo che la legge disponga altrimenti
divenuto pi difficile la soluzione dei casi in cui, nella struttura delle esimenti, figuri un elemento di
carattere soggettivo. Si pensi al fine di adempiere ad un dovere del proprio ufficio , caso in cui la legge
sembra voler attribuire rilevanza, nel delineare la fattispecie, non solo ai dati oggettivi, ma altres ai dati di
carattere soggettivo. Lopinione dominante propende per lirrilevanza dellatteggiamento psicologico
dellagente facendo leva sul tenore letterale dellart. 59 I comma. Il pubblico ufficiale che fa uso legittimo
delle armi, non dovrebbe ritenersi giustificato per aver agito al fine di adempiere un dovere, ma perch, in
presenza della situazione obiettiva descritta dalla norma luso delle armi conforme agli scopi
dellordinamento e quindi obiettivamente lecito. La dottrina tedesca, invece, afferma che una condotta pu
risultare giustificata quando il disvalore dellevento e quello di azione del fatto tipico risultino neutralizzati
dagli elementi della fattispecie giustificante. La rilevanza degli elementi soggettivi delle cause di
giustificazione del tutto evidente nei casi in cui lessenza stessa della causa di non punibilit risiede nello
scopo dellazione ma altrettanto innegabile, quando la struttura dellipotesi normativa di non punibilit
include il riferimento a un dato psicologico-motivazionale che si rivela essenziale per il configurarsi della
esimente. Tuttavia, se si tratta di errore determinato da colpa, la punibilit non esclusa, quando il fatto
preveduto dalla legge come delitto colposo.
La disciplina delle esimenti putative. Rinvio.
Per loperativit della scriminante putativa necessario che lagente supponga di trovarsi in una situazione
di fatto tale che, ove sussistesse realmente, egli eserciterebbe un diritto, adempirebbe un dovere giuridico,
si troverebbe in uno stato di necessit o di legittima difesa.
Qualora, invece, il soggetto agente ritenga erroneamente esistente una scriminante, in realt non prevista

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dalla legge, il suo un errore sul precetto, e come tale penalmente irrilevante.
Esempio: andr assolto, perch il fatto non costituisce reato, colui che uccida una persona credendo di
essere assalito da un malvivente, qualora il suo errore non sia colposo e qualora nella sua condotta non si
ravvisi un eccesso di legittima difesa (nel qual caso risponder per omicidio colposo ex artt. 59, comma 3, e
55 c.p.). Ad es. un gioielliere spara verso un rapinatore che impugna una pistola e che minaccia di ucciderlo:
in realt trattatasi di un amico che, a volto coperto e con una pistola finta, stava per scherzo simulando una
rapina. Se per, pur sussistendo tutti i presupposti per il ricorrere di una causa di giustificazione, lagente
colposamente ne travalichi i limiti (eccesso colposo) si applicano le disposizioni concernenti i delitti colposi,
se il fatto preveduto dalla legge come delitto colposo (art. 55 c.p.).
Leccesso colposo.
Si parla di eccesso colposo quando le regole e condizioni previste dalla legge perch sussista la scriminante
non vengono rispettate dal soggetto agente. In altri termini, in tale ipotesi esistono i presupposti di fatto
della causa di giustificazione
ma il soggetto ne travalica i limiti (es. nella legittima difesa si supera il limite della proporzione nella
reazione: ad un rapinatore che minaccia a mani nude, si spara con una pistola). In tal caso si risponder del
fatto commesso a titolo di colpa se esso previsto come reato colposo (es. omicidio colposo). Leccesso
colposo, in quanto si risolve in una abuso del diritto determinato da errore, pu essere solo colposo, non
essendo concepibile un errore doloso. Per una parte della dottrina e della giurisprudenza il reato commesso
per eccesso colposo nelle cause di giustificazione un reato doloso perch levento pi grave pu
essere dallagente previsto e voluto, tuttavia esso trattato come colposo soltanto quoad poenam. Sarebbe
in altri termini una ipotesi di colpa impropria.
Secondo altra autorevole dottrina (Mantovani), invece, il reato colposo a tutti gli effetti. Ed infatti la colpa,
essendo non volont del fatto tipico, pu sussistere sia quando levento non voluto sia quando voluto,
ma lagente non si rappresentato una altro elemento positivo o negativo del fatto.
Ne consegue che la distinzione tra colpa propria e colpa impropria meramente descrittiva.
Cause di giustificazione e reati colposi.
Le cause di giustificazione sono applicabili anche ai reati colposi. Non solo gli att. 50-54 c.p., infatti, non
distinguono tra fatto doloso e fatto colposo; ma non vi alcun dubbio che, anche in relazione a questi
ultimi, lantigiuridicit possa risultare esclusa per il ricorrere dei presupposti di una causa di giustificazione.
Se, infatti, la presenza dei presupposti di una causa di giustificazione ha leffetto di rendere non punibile la
condotta dolosa, gli stessi effetti giuridici dovranno conseguire, nellipotesi in cui, quella lesione di beni si
verifichi come conseguenza di una condotta colposa. Esempio: si supponga che Tizio estragga un revolver
che ha in tasca, e che dallarma, maldestramente impugnata, parta un colpo che ferisce o uccide Caio. La
legittima difesa, che, nelle circostanze ipotizzate, avrebbe sicuramente giustificato anche lesplosione
volontaria e mirata di un colpo darma da fuoco da parte dellaggredito, ne giustifica a pari titolo la
condotta colposa. Non solo i casi di colpa incosciente possono venire in considerazione sotto il profilo della
giustificazione dellazione, ma anche quelli di colpa cosciente, o con previsione. In pratica, un problema di
giustificazione sorge ogni volta un comportamento si colloca oggettivamente e soggettivamente, a un
livello inferiore a quello della diligenza doverosa, a cagione di una situazione di necessit che condiziona la
condotta. Si pensi, a chi si pone alla guida di unauto che sia dotata di freni difettosi o la conduca ad
eccessiva velocit, per trasportare durgenza in ospedale un ferito grave, nonostante ci comporti un
rischio per lincolumit di altri utenti della strada. Lapplicabilit dellesimente richiede in ogni caso
lesistenza di una proporzione fra i rischi indotti dalla condotta necessitata e il pericolo che incombe sul
bene che la condotta colposa mira a salvaguardare. Nelle ipotesi appena esemplificate, dunque, una
condotta di guida del tutto sconsiderata darebbero luogo senzaltro a una responsabilit colposa, in caso di
incidenti. Le ipotesi di fatto colposo giustificato non vanno confuse con i casi di eccesso colposo nelle cause
di giustificazione. Leccesso colposo presuppone unazione intenzionalmente diretta a una lesione di beni,
che nei risultati appare sproporzionata rispetto alle necessit di tutela. Controversa in giurisprudenza la
configurabilit del consenso ex art. 50, quale causa di giustificazione di una condotta colposa. Si obiettato,
che la struttura del consenso richiederebbe una convergenza della volont dellagente con quella del
soggetto passivo, in rapporto alla lesione di un bene del secondo: di qui la impossibilit di attribuire una

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efficacia esimente al consenso, relativamente a condotte da cui esula una volont di lesione. Si dimentica,
per, che lart. 50 configura il consenso dellavente diritto, non solo in rapporto alla lesione di un bene ma
anche con riguardo alla messa in pericolo dello stesso. Ora, chi liberamente acconsente ad una esposizione
a rischio, che violi la diligenza oggettiva, daccordo, necessariamente, anche con il verificarsi della
lesione, che eventualmente consegua alla condotta imprudente posta in essere con il suo consenso. Anche
il consenso presunto pu assumere un ruolo per la giustificazione di una condotta che violi la diligenza
oggettiva. Presunto , ad esempio, il consenso del paziente in tutti i casi di intervento con mezzi di fortuna,
giudicato dal medico come unica chance di salvezza dellaccidentato.
Cause di non punibilit in senso stretto e cause generali di estinzione del reato.
Le cause di estinzione del reato sono definite cause di non punibilit in senso stretto per distinguerle dalle
cause di giustificazione e dalle altre esimenti.
Le cause di non punibilit previste dal codice penale sono:

artt. 308 e 309 (non punibilit di chi partecipi ai delitti di associazione e cospirazione politica e di
banda armata)
art. 376 (ritrattazione della falsa testimonianza)
art. 387 (non punibilit del custode che procuri la cattura dellevaso, a lui imputabile per colpa)
art. 463 (non punibilit del concorso in falsificazione di carte di pubblico credito e valori di bollo,
per chi riesce a impedire la contraffazione, lalterazione, la fabbricazione o la circolazione dei valori
stessi)
art. 641 ( non punibilit dellinsolvenza fraudolenta a seguito delladempimento dellobbligazione).

Queste previsioni normative sono tutte contrassegnate dal fatto che la circostanza rilevante per la non
punibilit costituita da un comportamento del reo, successivo alla consumazione del reato; e
laccostamento alle cause di estinzione del reato si giustifica proprio in quanto presuppongono lavvenuto
realizzarsi di un reato perfetto, sotto il profilo della tipicit, dellantigiuridicit e della colpevolezza. La
rilevanza delle cause di estinzione del reato subordinata rispetto alla eventuale rilevanza di una esimente.
Inoltre le cause di non punibilit in senso stretto sono contrassegnate dalla inestensibilit ai concorrenti,
dal divieto di applicazione analogica, dal permanere delle conseguenze civili, disciplinari e amministrative
del fatto illecito, dalla idoneit a fungere dal presupposto per un reato accessorio; infine esclusa ogni
rilevanza allerronea supposizione della loro esistenza da parte dellagente.
SEZIONE QUARTA: LA COLPEVOLEZZA
CAPITOLO I : FUNZIONI E LIMITI DEL CONCETTO DI COLPEVOLEZZA
Nozione di colpevolezza.
La colpevolezza un concetto giuridico del diritto penale che racchiude il complesso degli elementi
soggettivi sui quali si fonda la responsabilit penale. Secondo l'impostazione tradizionale la responsabilit
del singolo autore dipende dalla possibilit di muovergli a livello personale un rimprovero per la
commissione di un fatto illecito,per questo si dice che la colpevolezza RIMPROVERABILITA'. Ad evitare
confusioni tra rimprovero giuridico e morale dal punto di vista del diritto penale ci che interessa ai fini del
giudizio di colpevolezza il fatto che l'autore si deciso per l'illecito pur essendo in condizioni di agire in
modo conforme alle pretese dell'ordinamento. Ci ci lascia intuire che i problemi della colpevolezza non
riguardano il dover essere dell'autore ma la possibilit di orientamento di un autore nella scelta tra diritto e
illecito. Da un punto di vista Formale la definizione di colpevolezza incontroversa nella misura in cui la si
intenda come l'insieme dei requisiti di ordine soggettivo in base ai quali dato affermare la responsabilit
di un autore in relazione alla commissione di un fatto tipico e antigiuridico. Meno agevole risulta la
definizione di colpevolezza A Priori quando si passa dal piano formale a quello dei contenuti del giudizio di
colpevolezza perch dipendono dai referenti in base ai quali si stabiliscono le premesse per un rimprovero
personale in termini di colpevolezza. Oggetto, contenuto e limiti del giudizio di colpevolezza risultano
condizionati dagli scopi che si assegnano al diritto penale in un ordinamento giuridico dato e risultato
quindi influenzati dai connotati ideologici e culturali che lo contrassegnano. Ma la colpevolezza individuale
dell'autore un presupposto indispensabile per l'applicazione della pena.

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IRRINUNCIABILITA DEL PRINCIPIO DI COLPEVOLEZZA


Alla base della colpevolezza c' la convinzione che l'uomo sia in grado di regola di signoreggiare i propri
istinti cosi da reagire agli stimoli esterni non in modo meccanico ma utilizzando l'intelletto per scegliere le
diverse possibilit di condotta. La sua irrinunciabilit emerge dalla constatazione dei progressi di cui il
diritto contemporaneo gli debitore. Solo con l'ausilio dell'idea di colpevolezza possibile impostare
correttamente il problema dei rapporti fra dolo e imputabilit, e quello concerne la responsabilit per i fatti
commessi in stato di ebbrezza alcolica o sostanza stupefacenti, ed appare insostituibile quale criterio di
graduazione della misura della pena, quindi tutt'altro che una vuota formula anzi ricco di implicazioni
pratiche di grande importanza. La capacit di colpevolezza va stabilita in base a un criterio che stato
definito empirico-normativo, sulla capacit individuale da un punto di vista psichico di autodeterminarsi
che empiricamente verificabile si fonda il postulato normativo della sua possibilit di comportarsi
secondo le pretese dell'ordinamento. Ci non ha nulla a che vedere con l'antica disputa sulla libert del
volere perch non equivale all'affermazione che l'uomo libero ma vuol dire che quando le sue capacit di
autodeterminazione dal punto di vista psichico sono intatte egli dev'essere trattato come se fosse libero la
capacit di colpevolezza non altro che la capacit dell'individuo di dominare e indirizzare i propri impulsi
psichici e la conseguente capacit di essere motivato dalle pretese normative di una situazione. Cosi un
concetto di colpevolezza conformato in tal modo esclude confusioni fra giudizio morale e giuridico. (Il
valore morale gioca un ruolo quando per l'interpretazione della norma sia necessario farvi riferimento).
Il rimprovero di colpevolezza non implica anche un rimprovero morale per il diritto penale sufficiente
dedurre dalla colpevolezza dell'autore che egli dovr rispondere per il fatto commesso secondo la misura
della colpevolezza. In termini di prevenzione generale si pu concepire come una sorta di appello rivolto
alla volont del singolo perch non si orienti verso la realizzazione di fatti vietati dall'ordinamento ma un
tale appello concepibile sulle capacit di autodeterminazione del potenziale autore e non potrebbe
neppure configurarsi qualora la legge punisce qualsiasi causazione di evento anche indipendentemente
dalla colpevolezza dell'agente cio dalla sua capacit di indirizzare e controllare i propri impulsi psichici.
D'altra parte non provato che la minaccia di una pena anche in assenza di colpevolezza abbia una
maggiore efficacia deterrente ma se ci pu apparire plausibile sembra ragionevole ritenere che solo una
pena dipende dalla colpevolezza dell'autore per il fatto di essere considerata giusta dalla generalit dei
destinatari meglio si presenti a svolgere una funzione di orientamento dei consociati (prevenzione
generale) e di risocializzazione (prevenzione speciale). Nel quadro di un sistema penale orientato dagli scopi
della prevenzione la penalizzazione di una responsabilit senza colpevolezza o dell'errore inevitabile sul
divieto non verrebbero accettate nella situazione culturale oggi acquisita. La dottrina contemporanea
riconosce alla colpevolezza di costituire un limite alla ammissibilit di sanzioni orientate secondo criteri di
prevenzione. Invece inerente al ruolo di limite garantistico rispetto alla prevenzione, meglio assolto
dall'idea di colpevolezza quanto sia concepita come colpevolezza per il fatto la cui misura sia strettamente
collegata al singolo fatto di reato in relazione al quale l'entit della colpevolezza dev'essere stabilita. Il
rimprovero di colpevolezza si rivolge contro l'agente in quanto autore di un determinato fatto tipico e
antigiuridico non vi spazio per una colpevolezza d'autore che tenga cio conto della personalit criminale
del reo desunta dal suo carattere o dalla sua condotta di vita globalmente considerata.
CAPITOLO II: IL PRINCIPIO DI COLPEVOLEZZA NELLA PROSPETTIVA COSTITUZIONALE
L'art.27,1co.Cost. IL VALORE DEL PRINCIPIO DI PERSONALITA' DELLA RESPONSABILITA' PENALE.
Il concetto di colpevolezza, pur non essendo esplicitato nel ordinamento giuridico italiano (il codice penale,
infatti, non utilizza questo termine), ne rappresenta un imprescindibile fondamento giacch ha per
funzione la delimitazione dell'area del penalmente illecito e costituisce il presupposto per l'applicabilit
della pena. Il ruolo centrale della colpevolezza nel sistema penale italiano peraltro confermato dall'art. 27
della Costituzione, che sancisce il principio della personalit della responsabilit penale.
Art.27.1: "La responsabilit penale personale."
Tale principio va infatti inteso, come ha stabilito la Corte Costituzionale, oltre che come divieto di
responsabilit per fatto altrui, anche come responsabilit per fatto proprio colpevole. La stessa funzione
rieducativa della pena, sancita dall'art. 27 3 comma della Costituzione, presuppone l'operativit del
principio della colpevolezza, giacch la pretesa rieducativa della pena non avrebbe pi alcun senso laddove
si assoggettasse a pena un individuo al quale nessun rimprovero, neanche a titolo di colpa, possa essere

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mosso. Si pu dunque sostenere che colpevolezza implica rimproverabilit dell'agente per contrariet o
riprovevole indifferenza mostrata verso l'ordinamento giuridico.
Art.27.3: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanit e devono tendere alla
rieducazione del condannato."
La Costituzione repubblicana, inoltre, fissa un preciso limite alla nozione di colpevolezza con il principio di
presunzione d'innocenza:
Art.27.2: "L'imputato non considerato colpevole sino alla condanna definitiva."
La Repubblica, infine, non ammette la pena capitale, ritenendola in contrasto sia con il principio
rieducativo alla base della pena sia con i diritti umani, essi stessi oggetto di tutela costituzionale. Recita,
infatti, l'articolo 27 comma 4: Art.27.4: "Non ammessa la pena di morte."
SENTENZA 364/88
Con la sentenza 364/88 la Corte Costituzionale ha identificato il precetto dell'art.27,1co ,Cost. con il
principio di colpevolezza ed ha affermato al riguardo: "la colpevolezza costituzionalmente richiesta non
costituisce elemento da poter essere per discrezione del legislatore,condizionato,scambiato,sostituito con
altri o paradossalmente eliminato. Ma nella stessa sentenza e per la prima volta la Corte Cost. ha collegato
in modo significativo il 1 co dell'art.27 con il 3 co,della stessa disposizione ove si stabilisce che le pene devo
tendere alla rieducazione del condannato.
Il primo necessario presupposto per la formulazione del rimprovero dev'essere dato dalla tipicit del fatto
non solo sotto il profilo oggettivo ma anche sotto il profilo degli elementi subiettivi di esso identifichi con il
dolo o colpa.
Debbono considerarsi come requisiti costituzionali della responsabilit penale:

L'attribuibilit psichica del fatto al suo autore,nella forma del dolo e della colpa per quanto
concerne gli elementi pi significati della fattispecie

l'esistenza degli ulteriori presupposti in base ai quali il fatto doloso o colposo rimproverabile
all'autore medesimo.

La costituzionalizzazione del principio di colpevolezza implica il ripudio di tutte le ipotesi della c.d.
responsabilit oggettiva,dall'altro l'esigenza del riconoscimento nel singolo autore della possibilit di
orientare le proprie scelte secondo le pretese dell'ordinamento come ulteriore inderogabile presupposto
del rimprovero di colpevolezza, a questo secondo elemento del giudizio di colpevolezza si lega il dispositivo
della sentenza 364/88 recate la dichiarazione di incostituzionalit dellart.5 c.p. nella parte in cui non
esclude dallinescusabilit dellignoranza della legge penale lignoranza evitabile. La Corte Cost. precisa che
proprio la possibilit di conoscenza della legge penale a fondare la sicurezza giuridica delle consentite
libere scelte dazione.
PRINCIPIO DI COLPEVOLEZZA E RESPONSABILITA OGGETTIVA
La conseguenza minima del carattere personale della responsabilit penale cosi come definita dalla Corte
Cost. sembra essere lillegittimit cost. delle disposizioni che si configurano come ipotesi di responsabilit
oggettiva, basate sul mero rapporto di causalit materiale fra condotta ed evento anche in assenza di un
elemento psichico,rilevante per la colpevolezza (dolo colpa preterintenzionale), a livello della legge
ordinaria la categoria della responsabilit oggettiva risulta legittimata dallart.42 c.p. questa norma oltre a
menzionare la responsabilit oggettiva nella rubrica ne enuncia lessenza la dove dopo aver definito la
struttura del fatto doloso colposo,preterintenzionale stabilisce: la legge determina i casi nei quali levento
posto altrimenti a carico dellagente come conseguenza delle sue azioni od omissione.
I punti da esaminare sono tanti ma ci che interessa stabilire lillegittimit della responsabilit oggettiva:
la Corte Cost. distingue fra i casi in cui il <il risultato ultimo vietato dal legislatore non sorretto da alcun
coefficiente psichico> , e quello in cui <un solo magari accidentale elemento del fatto a differenza di altri
elementi non coperto dal dolo o colpa dellagente>. La corte esclude esplicitamente che il 1comma
dellart.27 Cost. contenga un tassativo divieto di responsabilit oggettiva e la Corte Cost. non ha neanche
dichiarato lillegittimit cost. dellart.42 c.p. nella parte in cui annovera la responsabilit oggettiva fra i
criteri dimputazione del fatto.

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Successivamente la Corte chiamata a decidere della costituzionalit dellart.626 c.p. ha dichiarato


costituzionalmente illegittima la norma in esame nella parte in cui estende la disciplina del furto duso alle
ipotesi di mancata restituzione dopo luso momentaneo della cosa sottratta quando la mancata
restituzione sia dovuta a caso fortuito o a forza maggiore. La restituzione della cosa costituisce elemento
essenziale e significativo della fattispecie di furto duso ma altrettanto significativo la mancata
restituzione. Il dato obiettivo della mancata restituzione necessita per essere addebitato allagente
investita dal dolo o dalla colpa, lelemento psicologico del furto duso devessere ravvisabile in relazione a
ciascuno dei 2 momenti della condotta idoneo per generare il rimprovero. Quindi la mancata restituzione
se dovuta a caso fortuito o forza maggiore non addebitabile al soggetto agente.
IL PROBLEMA DEL DELITTO PRETERINTENZIONALE
Lart.42, 2comma c.p. elenca fra i criteri dellimputazione soggettiva anche la preterintenzione mentre il
successivo art.43 stabilisce che il delitto preterintenzionale quando allazione od omissione deriva un
evento pi grave di quello voluto dallagente. Ci interferisce con la problematica della responsabilit
oggettiva in quanto una parte della dottrina ravvisa nella preterintenzione un ipotesi di dolo misto e
responsabilit oggettiva nel senso che su una condotta dolosa per definizione (quella diretta a cagionare
levento meno grave) si innesterebbe una responsabilit per levento pi grave fondata sul mero rapporto
di causalit fra condotta ed evento. Il contrasto della figura del delitto preterintenzionale con il principio di
colpevolezza sotto il profilo della riferibilit psicologica del fatto allautore almeno a titolo di colpa viene
escluso da parte della dottrina che sia pure con impostazione parzialmente diverse ravvisa nel criterio di
imputazione del fatto preterintenzionale limplicito riferimento a un elemento di colpa nella condotta
dellagente tale da sottrarre il dispositivo dellart.42 c.p. ad ogni censura di incostituzionalit in rapporto
con lart.27, 1co. Cost. E stato notato che il delitto preterintenzionale rivela analogie strutturali con la
condotta colposa e ci che viene incriminato unazione realizzata volontariamente da cui deriva un
risultato diverso da quello propostosi dallagente e cmq da lui non voluto. Quando si consideri che
assegnare il delitto preterintenzionale allambito della responsabilit oggettiva che a quello del fatto
colposo significa escludere ogni rilevanza al dato della prevedibilit dellevento pi grave, il ricorso
allinterpretazione sistematica permette subito di accorgersi che pi severo trattamento dellomicidio
preterintenzionale rispetto allipotesi generale dellart.83. In realt il fatto di cagionare un evento
antigiuridico non voluto pi grave di quello (egualmente antigiuridico) voluto dallagente non altro che lo
schema atto a delimitare la tipicit del delitto preterintenzionale ma non per questo deve ritenersi eversivo
dei criteri generali dellimputazione soggettiva.Quando si considera il delitto preterintenzionale sotto il
profilo dellimputazione oggettiva non pu non trovare un limite nel caso fortuito in quanto ipotesi
caratteristica di irrilevanza del rapporto causale, dal punto di vista dellimputazione soggettiva in tutti i casi
di preterintenzione in cui non dovr escludersi lo stesso rapporto di causalit risulta riconoscibile un
elemento di prevedibilit dellevento pi grave di per s sufficiente a fondare un rimprovero in termini di
colpa. Ma riconducendo il delitto preterintenzionale nellalveo della responsabilit per colpa la figura del
delitto preterintenzionale si rivela estranea alla tematica della responsabilit oggettiva.
LA RESPONSABILITA PER I REATI COMMESSI A MEZZO DELLA STAMPA.
Lart. 57 c.p nel testo originario stabiliva che nellipotesi di reati commessi a mezzo della stampa periodica il
direttore o redattore responsabile della pubblicazione periodica rispondesse per ci solo del fatto, per la
stampa non periodica lo stesso art. stabiliva una sorta di responsabilit sussidiaria delleditore per il caso in
cui fosse ignoto o non imputabile lautore della pubblicazione e dello stampatore nel caso in cui fosse
ignoto o non imputabile anche leditore. Con una della prime sentenza della Corte Cost. rigetto le censure
di incostituzionalit avanzata contro lart.57c.p. in base al rilievo che il direttore del periodico risponde per
fatto proprio per lo meno perch tra la sua omissione e levento c un nesso di causalit materiale,al quale
si accompagna un nesso psichico sufficiente a conferire alla responsabilit il connotato della personalit. In
base alla nuova disciplina dellart 57 c.p e successivo art.57 bis ferma restando la responsabilit dellautore
della pubblicazione e fuori dei casi di concorso nel reato, il direttore o vice-direttore responsabile nel caso
di stampa periodica il quale omette di esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo
necessario ad impedire che col mezzo della pubblicazione siano commessi reati, punito a titolo di colpa,se

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un reato commesso,con la pena stabilita per tale reato,diminuita in misura non eccedente un terzo. Nel
caso di stampa non periodica le stesse regole si applicano alleditore, se lautore della pubblicazione
ignoto o non imputabile, ovvero allo stampatore se leditore non indicato o non imputabile. La
normativa vigente ha ricevuto 3 diverse interpretazioni:

Secondo un primo punto di vista anche lattuale art 57 c.p. configurerebbe un ipotesi di
responsabilit obiettiva cio una sorta di presunzione di colpa ,ma la tesi non appare sostenibile
per lillegittimit del nuovo art.57 per violazione del principio di colpevolezza.

Una seconda tesi interpretativa pur rispettosa del principio di colpevolezza appare discutibile da un
punto di vista tecnico-giuridico nella misura in cui riduce il fatto del direttore,editore ecc.. nello
schema del concorso di persone nel reato. Da un lato infatti lart 57 esclude dalloggetto della
speciale disciplina in esso contenuta i casi di concorso nel reato,dallaltro lipotesi stessa del
concorso colposo in un fatto doloso altrui controversa nella sua ammissibilit.

E da condividere lopinione attualmente dominante in dottrina secondo la quale lomesso controllo


della pubblicazione fuori dei casi di concorso doloso con lautore configuri una autonoma
fattispecie di reato e precisamente una fattispecie di reato colposo commissivo mediante
omissione la cui illiceit imperniata sulla posizione di garante che ai soggetti considerati compete
in rapporto ai fatti illeciti che possono essere commessi con il mezzo della pubblicazione.

CONDIZIONI OGGETTIVE DI PUNIBILITA E PRINCIPIO DI COLPEVOLEZZA


Lart.44 c.p. <sotto la rubrica obiettiva di punibilit> stabilisce: quando per la punibilit del reato, la legge
richiede il verificarsi di una condizione,il colpevole risponde del reato ,anche se levento da cui dipende il
verificarsi della condizione non da lui voluto. Come fondamento di questa disposizione fonte di
inesauribili controversie in dottrina si adduce al legislatore di subordinare in base a motivazioni di ordine
polico-criminale la punibilit di condotte in cui presente un disvalore giurdico-penale gi apprezzato come
tale nellordinamento al verificarsi di determinate circostanze di fatto dal cui instaurarsi dipende il
concreto interesse statuale alla punizione del reo. Nella dottrina tedesca nella presenza di una condizione
di punibilit ravvisa una ipotesi di non coincidenza fra la dimensione della c.d. meritevolezza di pena e
quella del bisogno di pena nel senso che alla previsione di condizione corrisponderebbe un fatto di per s ,
meritevole di pena ,ma per la cui punibilit occorre tuttavia che si aggiunga un quid rappresentato appunto
dallevento di condizionante per fondare anche la necessit della pena. Ma essendo problematico
individuare in una fattispecie ci che essenziale per la meritevolezza da ci che fonda, invece il bisogno di
pena,non resterebbe che rifarsi dal punto di vista del legislatore desunto dagli indici testuali e linguistici che
segnalano la previsione di una condizione di punibilit che la ricaverebbe induttivamente dalle stesse
figure legali delle condizioni finendo di tornare al punto di partenza vale a dire opzioni politico-criminali del
legislatore. Nellordinamento italiano costituito da una previsione normativa con cui il legislatore si
riserva in via generale di subordinare la punibilit di un fatto al verificarsi di un evento che per
determinazione di legge svincolato dalla volont del soggetto. Il vero problema quello di stabilire se la
figura delle condizioni di punibilit sia compatibile con il principio costituzionale di colpevolezza. Questa
norma si limita a fissare il regime dimputazione quando per la punibilit richiesto lavverarsi di una
condizione,ci che conta il suo oggettivo sopravvivere,senza che vi sia bisogno di ricollegarla alla volont
dellagente. Altri riscontri testuali sembrano indicare che si possa parlare di condizioni di punibilit nel
senso dellart. 44 in quanto il fatto per la cui punibilit richiesto dalla legge il verificarsi di una condizione
presenti per intero i caratteri di un fatto tipico,antigiuridico e colpevole: lart. 44 non solo qualifica il
soggetto agente come colpevole,ma definisce lefficacia della condizione come relativa a un reato. Quindi
sembra che lart.44 collochi la condizione di punibilit in uno spazio esterno alla struttura dellillecito
penale con lesclusiva funzione di rendere punibile un reato gi completo in tutti i suoi elementi costitutivi
compresa la colpevolezza dellautore. Se cosi fosse la questione dei rapporti fra condizioni di punibilit e
principio di colpevolezza sarebbe risolta in partenza,giacch un problema di colpevolezza non si pone,se
non con riguardo agli elementi che appartengono alla struttura illecito penale. Ma la distinzione pi
aggredita quella fra condizioni estrinseche ed intrinseche di punibilit. Le estrinseche: non presentano
alcun nesso funzionale con loffesa del bene protetto in quanto non aggiunge nulla alla sua lesione

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riflettendo mere valutazioni di opportunit connesse ad un interesse esterno al profilo offensivo del reato,
le intrinseche: registrerebbero una forma di progressione o aggravamento delloffesa gi implicita nella
commissione del reato e devesserci una partecipazione psicologica diversamente a quanto avviene in
quelle estrinseche in quando non c bisogno della partecipazione psicologica e vengono sottratti dalla
regola della rimproverabilit.
CAPITOLO III: LA COLPEVOLEZZA NELLA STRUTTURA DEL REATO.
Il ruolo della colpevolezza nella costruzione sistematica del reato.
Nellordine delle valutazioni giuridico-penali, laccertamento della tipicit e dellantigiuridicit del fatto
precede il giudizio sulla colpevolezza dellautore. La valutazione della conformit della condotta al tipo di
un determinato reato e lapprezzamento del valore scriminante di una causa di giustificazione o di unaltra
ipotesi di esimente,infatti, non soltanto non implica alcun giudizio sulla colpevolezza personale dellautore,
ma obbligatoriamente sottratta allinfluenza di elementi di valutazione, che appartengono ad una fase
successiva dellaccertamento giudiziale. Questa gerarchizzazione delle categorie sistematiche del reato
accolta se lindagine di intendere e di volere dellagente interferisca con il giudizio di tipicit o di
antigiuridicit del reato poich si correrebbe il rischio di applicare una misura di sicurezza a chi ha
commesso un fatto non preveduto dalla legge come reato o lo ha commesso in stato di legittima difesa.
Lantecedenza logico.giuridico dellaccertamento della tipicit e dellantigiuridicit dipende anche da una
connotazione strutturale di queste categorie dellillecito penale. I giudizi di valore che esse sottintendono
sono riferibili a qualsiasi autore. Il principio di rilevanza a cui esse si uniformano rimane oggettivo anche
quando fra gli elementi che concorrono a costituirla, figurano dati di carattere soggettivo: ad esempio
condizioni o qualit personali dellagente. La dottrina contemporanea del reato aggiunge un ulteriore
fondamento alla separazione tra fatto e antigiuridicit, da un lato, colpevolezza dallaltro. Al fatto vanno
assegnate tutte le componenti, sia oggettive che soggettive, dellillecito penale, nel loro valore descrittivo
del tipo; con il giudizio sullantigiuridicit, linsieme degli elementi che compongono il fatto, vengono
apprezzati sotto il punto di vista della loro contrariet o conformit al diritto obiettivo; laccertamento della
colpevolezza invece la risposta alla domanda se lautore del fatto tipico e antigiuridico pu anche essere
ritenuto personalmente responsabile. I parametri ai quali ancorare il giudizio sulla possibilit di agire
vengono generalmente riferiti: imputabilit del soggetto; coscienza del carattere antigiuridico del fatto;
inesistenza di peculiari circostanze, incidenti sui processi motivazionali dellautore, con leffetto di annullare
le sue possibilit di scelta.
Elemento psicologico del reato e colpevolezza.
Lesistenza di un nesso psichico tra lautore e il suo fatto costituisce una premessa essenziale del giudizio di
colpevolezza. Parlare di dolo e della colpa come forme della colpevolezza non significa identificare la
colpevolezza con lelemento psicologico del reato. Nella concezione normativa della colpevolezza, dolo e
colpa non appartengono al contenuto della colpevolezza ma si configurano come il suo oggetto, in quanto
forme della volont contraria allobbligo. Il valore sistematico della concezione normativa della
colpevolezza si pu cogliere solo quando lo svuotamento della colpevolezza viene posto in relazione con la
restituzione dellelemento psicologico del reato alla dimensione della tipicit. Allinterno del fatto, dolo e
colpa assumono un ruolo costitutivo della conformit al tipo, in cui si esaurisce senza residui il loro valore
empirico descrittivo; rispetto alla colpevolezza, dolo e colpa svolgono invece la funzione di delimitare
loggetto del rimprovero: questo, infatti, pu dirigersi solo nei confronti di chi ha realizzato dolosamente o
colposamente un fatto penalmente illecito. Laccertamento del dolo o della colpa dellautore costituisce
una condizione imprescindibile della sua rimproverabilit, ma dolo e colpa non costituiscono il criterio del
rimprovero, bens soltanto un suo necessario presupposto. La sussistenza del dolo deve essere accertata in
sede di fatto tipico; leventuale esclusione della responsabilit dellautore potr dipendere solo dallassenza
di altri requisiti della colpevolezza: imputabilit, possibilit di conoscere la norma violate, ecc.
Diversamente stanno le cose per ci che riguarda i fatti colposi. Lapprezzamento della misura soggettiva
della colpa costituisce un tipico problema di colpevolezza. Non si tratta, infatti, di accertare e descrivere il
carattere oggettivamente imprudente, negligente ecc., di una determinata condotta ,a di stabilire se era
possibile pretendere losservanza dellobbligo di diligenza, da quel determinato autore.

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Laffermazione di una responsabilit colposa richiede una vera e propria doppia valutazione della colpa:
una volta, a livello del fatto tipico; una seconda volta, secondo un parametro di giudizio relativo alla misura
di diligenza che pu essere richiesta al singolo autore.
Limputabilit come presupposto della colpevolezza. Le cause di esclusione dellimputabilit.
Nozione di imputabilit.
La disposizione dellart. 85 ha come presupposto un contenuto precettivo, che consiste nellassumere
limputabilit come presupposto della punibilit; e un contenuto definitorio, che mette capo alla
identificazione della imputabilit con la capacit di intendere e di volere dellautore. La capacit di
intendere corrisponde alla capacit del soggetto di percepire la realt esterna e di rapportarsi ad essa; la
capacit di volere corrisponde, invece, alla capacit di controllare i propri impulsi e di orientare le proprie
determinazioni di volont alla stregua del significato e della portata del proprio agire nel mondo esterno.
Per la sussistenza dellimputabilit si richiede il possesso, da parte dellagente, di entrambe le capacit
distintamente menzionate dallart. 85.
Sinteticamente, limputabilit pu definirsi come la capacit del soggetto di autodeterminarsi secondo
valori di cui sono portatrici le norme giuridiche. La regola dellordinamento che assume limputabilit come
presupposto della colpevolezza ha dunque un ovvio fondamento teorico nellidea che la personale
rimproverabilit ha un senso, solo se riferita ad un autore che possedeva la capacit di orientare
diversamente il proprio agire e di essere motivato dalle norme giuridiche.
Ma il significato di questa regola si coglie con precisione quando si fa riferimento alle funzioni della pena. La
minaccia della sanzione penale non svolge un ruolo general-preventivo se non a patto che i destinatari
siano in grado di essere motivati da tale minaccia.
Limputabilit costituisce il classico punto di biforcazione del sistema penale a doppio binario.
Laffermazione dellimputabilit costituisce una premessa essenziale per laffermazione della colpevolezza
e, quindi, per lapplicazione della pena; mentre lesclusione dellimputabilit lascia aperta la strada solo
alleventuale applicazione di misure di sicurezza, quando siano presenti esigenze di tutela dei beni giuridici,
a cagione della pericolosit dellautore. Negli art. 87 ss. c.p. la nozione legislativa di imputabilit viene
definita, sia attraverso regole che ne precisano il contenuto, sia per mezzo di altre disposizioni che ne
limitano la portata.
Imputabilit e dolo.
Nella nostra dottrina gli art. 222 e 224 c.p., ipotizzano le differenze di trattamento del non imputabile, a
seconda del carattere doloso o colposo del fatto da lui commesso, sembrano presupporre nel non
imputabile la capacit di dolo. La tesi opposta partiva, invece, dallassunto che una condotta qualificabile
come dolosa o colposa non pu che essere espressione di conoscenza e volizione che presupporrebbero
uno stato di maturit e normalit psichica, assenti per definizione nel non imputabile.
Quanto alle condotte colpose, lapprezzamento della colpa secondo la sua misura soggettiva, poich non
altro se non un giudizio sullesigibilit della condotta rispettosa della diligenza, da quel determinato autore,
in quelle determinate circostanze storiche, non pu che condurre direttamente alla esclusione della
colpevolezza, quando manchi limputabilit dellautore e la possibilit di pretendere da lui losservanza
della norma. Quanto alle condotte dolose, pur essendo accettata in dottrina lidea che anche il non
imputabile possa essere capace di dolo, per persistente lidea di una differenza ontologica fra il dolo
degli imputabili e quello dei non imputabili. Ne consegue, a titolo esemplificativo, che pu esserci fatto
tipico doloso, ma non colpevolezza: un pazzo che volontariamente uccide, commette il fatto tipico
dellomicidio (art. 575 c.p.), con dolo (avendo voluto levento); ma in quanto mancante di capacit di
intendere e volere (imputabilit), non rimproverabile e quindi manca il requisito della colpevolezza
necessario per integrare il reato.
Le singole cause di esclusione dellimputabilit.
Il vigente codice penale considera come cause di esclusione dellimputabilit:

Et minore: a norma dellart. 79 c.p. esclusa, per presunzione assoluta di legge, la capacit di
responsabilit penale dei minori infraquattordicenni ( sussiste la possibilit di applicare misure di
sicurezza, se ne ricorrono le condizioni). Rispetto ai minori fra i 14 e 18 anni, limputabilit deve

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essere accertata caso per caso dal giudice, sulla base dei fattori fisico-psichici e ambientali, che
possono aver condizionato il processo di maturazione psicofisica del soggetto. Al minore
infraquattordicenne pu essere riconosciuta limputabilit rispetto ad alcuni reati il cui disvalore
etico-sociale sia facilmente percepibile, come lomicidio o il furto.

Vizio totale di mente: lart. 88 c.p. stabilisce: non imputabile chi, nel momento in cui ha
commessoli fatto, era, per infermit, in tale stato di mente da escludere la capacit di intendere o
di volere. Dallart. 88 c.p. si desume che qualsiasi infermit pu assumere rilievo per escludere
limputabilit, purch abbia avuto leffetto di escludere la capacit di intendere o di volere. Per
converso, anche una conclamata malattia mentale pu determinare linimputabilit del soggetto,
se non ne ha compromesso in concreto la capacit di intendere o di volere. stato discusso se il
concetto di infermit rilevante per lart. 88 debba rifarsi a un modello medico oppure si estenda
anche a disturbi psichici atipici; la dottrina penalistica ritiene superato il modello medicoorganicistico nella definizione di vizio di mente. Coerentemente con la funzione di presupposto che
limputabilit chiamata a svolgere nel giudizio di colpevolezza, si ritiene infatti che la capacit di
intendere e di volere possa essere esclusa, nel caso concreto, anche dalla presenza di disturbi della
personalit, che tuttavia non siano classificabili come malattie mentali alla stregua del paradigma
medico di infermit. Per quanto riguarda gli orientamenti applicativi, un intervento delle Sezioni
Unite ha impresso una decisa svolta in direzione dellaccoglimento di una nozione pi aperta di
infermit rilevante ex art. 88: con la citata sentenza si affermata lidoneit dei disturbi della
personalit ad integrare un vizio di mente tale da escludere la capacit di intendere e di volere, a
condizione che siano di consistenza, intensit, rilevanza e gravit tali da incidere concretamente
sulla stessa, mentre stata esclusa la rilevanza delle altre anomalie caratteriali. Infine, hanno
specificato che deve sussistere un nesso eziologico tra disturbo mentale e reato commesso, tale da
poter fare ritenere che lo specifico fatto di reato trovi, in effetti, la sua genesi e sua motivazione nel
disturbo mentale. Lart. 89 c.p. prende in considerazione lipotesi in cui la capacit di intendere o di
volere, a causa dellinfermit, sia non esclusa, ma grandemente scemata. In questo caso, la
responsabilit penale sussiste, ma la pena diminuita, salva la possibilit di assoggettare il
colpevole anche a una misura di sicurezza.

Il sordomutismo: lart. 96 c.p. indica quale causa di esclusione dellimputabilit il sordomutismo,


se il sordomuto, nel momento in cui ha commesso il fatto non aveva, per causa della sua infermit,
la capacit di intendere o di volere. Per quanto la legge non operi alcuna distinzione, parte della
dottrina ritiene che lart. 96 si riferisca non a tutte le categorie di sordomuti, ma solo a quelle
inquadrabili nella patologia del sordomutismo congenito o precoce, che ostacolerebbe lo sviluppo
psichico del soggetto, mentre non potrebbe riferirsi al sordomutismo acquisito dopo la fase
dellapprendimento socioculturale.

Cronica intossicazione da alcol o da sostanze stupefacenti: lart. 95 c.p. stabilisce, infatti, che ai
fatti commessi in stato di cronica intossicazione prodotta da alcol ovvero da sostanze stupefacenti
si applicano le disposizioni contenute negli art. 88 e 89. ci vuol dire che, rispetto a questi casi,
limputabilit esclusa, quando lo stato di degrado psicofisico prodotto dalla intossicazione ha
determinato una condizione, in cui il soggetto non pu in alcun modo determinare le proprie
scelte ed da considerarsi come vero e proprio infermo di mente.

Ubriachezza accidentale: lo stato di ebbrezza alcolica. Che assuma il carattere dellubriachezza


piena, e lequivalente condizione dovuta allazione di sostanze stupefacenti escludono
limputabilit, quando siano derivate da caso fortuito o da forza maggiore; come nel caso
delloperaio di una distilleria, reso ebbro dai vapori inalati a causa di un accidentale guasto
allimpianto di depurazione. Lubriachezza non derivante da caso fortuito o da forza maggiore,
invece, non esclude n diminuisce limputabilit.

La disciplina dellubriachezza nel codice penale vigente e lactio libera in causa.


Al di fuori dei casi di ubriachezza accidentale, il codice penale vigente non considera lubriachezza
rilevante per lesclusione dellimputabilit.

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L'ubriachezza pu essere definita come una alterazione temporanea e reversibile dei processi cognitivi e
volitivi di un soggetto in seguito alla ingestione di sostanze alcoliche. Il codice penale, in relazione
all'imputabilit, distingue:

L'ubriachezza accidentale o fortuita: definita in tal modo l'ubriachezza che deriva da caso fortuito
o forza maggiore. Si pensi ad esempio all'individuo che lavora in una distilleria di alcool e che si
ubriachi in seguito a una fuoriuscita accidentale di gas etilico. Se l'ubriachezza tale da escludere la
capacit di intendere e di volere il soggetto non punibile; se invece non esclude, ma scema
grandemente la capacit di intendere e di volere la pena viene applicata, ma in misura ridotta.
L'ubriachezza volontaria o colposa
L'ubriachezza preordinata si ha nell'ipotesi in cui un soggetto si ponga volontariamente in stato di
incapacit di intendere o di volere al fine di commettere un reato o al fine di procurarsi una scusa:
in tal caso la imputabilit non esclusa e la pena aggravata. Si tratta di una ipotesi specifica di
actio libera in causa;
L'ubriachezza abituale si ha in riferimento ad un soggetto che sia dedito al consumo di sostanze
alcoliche e che sia di frequente in stato di ubriachezza. In tal caso la ubriachezza non esclude
l'imputabilit e la pena aggravata;
La cronica intossicazione da alcool si ha, secondo la giurisprudenza della Suprema Corte, qualora
l'intossicazione sia, per il suo carattere ineliminabile tale da comportare una malattia psichica di
carattere patologico. Si applica in tale caso la medesima disciplina prevista per il vizio di mente in
quanto colui che compie l'azione a causa della cronica intossicazione da alcool o da sostanze
stupefacenti non riacquista in nessun frangente la capacit di intendere e volere contrariamente a
chi in stato di ubriachezza abituale.

La disciplina dell'ubriachezza equipollente all'imputabilit derivante dall'assunzione di sostanze


stupefacenti. La locuzione latina actio libera in causa indica il fenomeno che si verifica allorquando taluno si
pone in stato di incoscienza al fine di commettere un reato o di procurarsi una scusante. In tal caso viene
applicata la pena sebbene chi abbia commesso il fatto era in stato di incapacit di intendere e di volere al
momento del compimento della condotta. Nel diritto italiano la teoria stata accolta nell'art. 87 del codice
penale ai sensi del quale: la disposizione della prima parte dell'art. 85 non si applica a colui che si messo
in stato di incapacit di intendere e di volere al fine di commettere il reato o di prepararsi una scusa. In
pratica i requisiti del dolo e della colpa vengono valutati non al momento in cui il soggetto compie l'azione,
ma in un momento precedente, ossia quando il soggetto si pone in stato di incapacit. La ratio della teoria
delle actiones liberae in causa sta allora nel principio causa causae est causa causati: chi determina
volontariamente una situazione dalla quale deriva un evento lesivo, chiamato a rispondere dell'evento
stesso, a prescindere dalla eventuale volontariet dell'evento.
Stati emotivi e passionali.
Lart. 90 c.p. stabilisce: gli stati emotivi e passionali non escludono n diminuiscono limputabilit.
Il significato della disposizione viene identificato con una sorta di appelli normativo ad esercitare sulle
proprie spinte di carattere emozionale un controllo diretto ad inibire impulsi antisociali. Nella prassi,
lincidenza della norma modesta; la dottrina ne auspica labrogazione: essa potrebbe infatti costituire un
ostacolo al riconoscimento degli stati transitori di mancanza dellimputabilit, relative ad ipotesi in cui una
condizione emotiva ( ad esempio, panico) in relazione alla personalit del soggetto e alla sua intensit, pu
assumere le caratteristiche e la valenza di una vera e propria infermit, ricadente nellambito dellart. 88
c.p..
Le altre cause di esclusione della colpevolezza
Dal punto di vista del senso comune indebito rimproverare a taluno l'inosservanza di una regola di
comportamento che il soggetto inosservante non conosceva affatto. Ma negli ordinamenti giuridici
contemporanei c un principio secondo il quale nessuno pu addurre come scusa per la violazione di una
norma penale lignoranza o lerrore di essa. Infatti lart.5 del c.p. stabilisce che Nessuno pu invocare a
propria scusa lignoranza della legge penale questa regola ha un fondamento politico nellesigenza di non

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compromettere lefficacia delle norme penali col subordinarne lapplicazione alla loro conoscenza da parte
dei destinatari. Nella materia contravvenzionale di fronte ai casi di errore inevitabile la giurisprudenza della
Cassazione aveva elaborato il punto di vista c.d. della buona fede che permetteva di riconoscere una
rilevanza scusante a determinate situazioni: in particolare quando lerronea opinione di liceit del fatto
fosse stata indotta nellagente da un provvedimento o parere dellautorit amministrativa da una
precedente pronuncia assolutoria,infine dalla persistente tolleranza manifestata dallautorit competente a
intervenire; ma la c.d. buona fede non implicava nessun caso un problema di elemento psicologico e non si
sarebbe cmq sottrarre dalla regola di inescusabilit posta dallart.5 c.p. Ma con la sentenza 364/88 il
trattamento dellerrore e dellignoranza inevitabile della legge penale,ha ricevuto anche nel nostro
ordinamento un assetto che si pu considerare compatibile col principio di colpevolezza.
I limiti del principio di inescusabilita dellignoranza legis dopo la sentenza cost. N. 364/88
La tipicit (oggettiva e soggettiva)del fatto costituisce il primo presupposto della punibilit ed distinta
dalla valutazione e rimproverabilit del fatto stesso. Lesigenza costituzionale di riscontrare la possibilit di
conoscenza della norma violata si deduce a giudizio della Corte dal collegamento tra il 1e il 3 comma
dellart.27 Cost. vale a dire dal riferimento alle funzioni rieducative della pena. Dal collegamento tra il 1 e 3
comma prosegue infatti la Corte, risulta insieme con la necessaria rimproverabilit della personale
violazione normativa,lillegittimit costituzionale della punizione di fatti che non risultino essere
espressione di consapevolezza,rimproverabile contrasto con i valori della convivenza,espresse dalle norme
penali. Ma la Corte Costituzionale ha dichiarato lillegittimit costituzionale dellart.5 c.p. nella parte in cui
non esclude dallinescusabilit dellignoranza della legge penale lignoranza inevitabile precisando in
motivazione con il nuovo testo dellart. 5 derivante dalla dichiarazione di parziale incostituzionalit deve
intendersi cosi formulato: lignoranza della legge penale non scusa tranne che si tratti dignoranza
inevitabile. La Corte ha sottolineato che la inevitabilit dellignoranza e dellerrore non pu farsi discendere
da criteri soggettivi puri cio fondati su criteri di tipo oggettivo o misto. Per i criteri oggettivi la Corte ha
indicato i casi dellassoluta oscurit del precetto o di un gravemente caotico atteggiamento interpretativo
degli organi giudiziari che mettono capo ad una sorta di oggettiva mancanza di riconoscibilit del dato
normativo quali ipotesi riconducibili a criteri di tipo misto, la Corte ha indicato i casi in cui linevitabilit
dellerrore sia derivato da particolari circostanze positive di fatto,in cui si formata lopinione dellautore.
Ma la Corte ha precisato che il fondamento della scusa per linevitabile ignoranza della legge penale vale
soprattutto per chi versa in condizioni soggettive dinfermit.
Lerronea supposizione di una esimente
LART.59 ult.comma c.p. stabilisce: se lagente ritiene per errore che esistano circostanze di esclusione
della pena queste sono sempre valutate a favore di lui. Ma se si tratta di errore determinato da colpa la
punibilit non esclusa quando il fatto preveduto dalla legge come delitto colposo. Epacifico che lerrore
contemplato dallart.59 non riguarda i casi in cui lagente supponga come esistente una circostanza di
esclusione della pena,che in realt non affatto prevista dalla legge ovvero attribuisca ad una esimente
effettivamente prevista,limiti di applicabilit diversi o pi ampi. In entrambe queste ipotesi lerrore
sullesimente configura un errore sul divieto che non scusa e non ricade nellambito dellapplicazione
dellart.59. Questa norma in realt si riferisce alle ipotesi in cui il soggetto suppone lesistenza di
presupposti di fatto di una esimente si rappresenta cio: per errore,una situazione di fatto tale che se
effettivamente sussistente renderebbe il fatto da lui commesso inquadrabile in una ipotesi esimente.
ESEMPIO: Caio per salvarsi dal pericolo di un incendio danneggia gravemente laltrui propriet ad
esempio,sollevando un infisso mentre esisteva una diversa e agevole via di scampo. In questi casi si parla d
legittima difesa putativa,di consenso putativo,di stato di necessit putativo e cosi via. Ma la rilevanza
dellerrore non limitata ai casi di errore sulle cause di giustificazione,essa si estende anche alle altre
ipotesi di esimenti il cui ambito definito dalla regola di rilevanza dellerrore,dovr ritenersi non punibile ex
art.59 ult.co anche chi abbia commesso un furto ai danni del padre putativo o abbia reso falsa
testimonianza per salvare da un grave pregiudizio colui che ha sempre ritenuto fosse suo fratello,ignorando
che tratta vasi invece di un trovatello accolto fin dallinfanzia nella casa dei propri genitori,in queste ipotesi
devessere esclusa la colpevolezza dellagente. Non pu essere condivisa lopinione secondo cui lerrore
sulle esimenti esclude il dolo dellagente,fra laltro questo punto di vista se coerente con una struttura
bipartita del concetto di reato esclude lautonoma rilevanza dellantigiuridicit come suo elemento

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costitutivo risulta a dir poco sorprendente nel quadro di una sistematica del reato a 3 elementi. -Appare in
contraddizione con la preliminare delimitazione delloggetto del dolo(che non include la coscienza
dellantigiuridicit) e con la definizione dei confini del fatto tipico. In realt chi agisce nellerronea
supposizione che esistano i presupposti di fatto di una esimente,prevede e vuole gli elementi oggettivi del
fatto tipico cosi come sono individuati nella concezione tripartita del reato poich si rappresenta
compiutamente condotta,rapporto di causalit ed evento e vuole la lesione di beni che con il suo fatto
realizza,ci che egli erroneamente suppone che il fatto tipico sia permesso che cio il divieto non si
applichi in virt delle circostanza che egli crede esistenti(danneggiare linfisso). Nellipotesi dellart.47
lagente non sa quello che fa invece nellipotesi dellart.59 egli sa benissimo cosa sta facendo ma crede che
gli sia permesso farlo. Non dunque il dolo ad essere escluso lo per la colpevolezza del SG il cui
atteggiamento analogo a quello di chi versa in errore sulla legge penale. Lidentit di trattamento non pu
cancellare le differenze di struttura fra errore sul fatto ed errore sullantigiuridicit del fatto, nellerrore sul
fatto ci che si punisce n vero e proprio reato colposo: la condotta cio di chi realizza attraverso una
violazione della diligenza oggettiva un evento lesivo che non ha preveduto ne voluto. Nellerronea
supposizione di un esimente leventuale punibilit concerne sempre un fatto volontario e loggetto del
giudizio di colpevolezza costituito dal processo motivazionale che ha prodotto il dolo del fatto: a cui si
riferisce appunto lapprezzamento delleventuale violazione della diligenza oggettiva. Quando lerrore
sullantigiuridicit appare scusabile il dolo dellagente risulta irrilevante per la colpevolezza,ma anche
quando lerrore sia inescusabile sarebbe egualmente ingiustificato con un rimprovero di colpevolezza a
titolo di dolo,la colpevolezza dellagente non si radica nella volont di azione che si costituita e
conformata sulla base dellerrore,bens sulla violazione della diligenza oggettiva da cui scaturito lerrore.
Lordine illegittimo vincolante
Lart.51 c.p. stabilisce che se un fatto costituente reato commesso per ordine dellAutorit di esso
rispondono sia il pubblico ufficiale che ha impartito lordine dia chi lo ha eseguito salvo che per errore di
fatto abbia ritenuto di obbedire a un ordine legittimo. Il 4 comma dello stesso articolo stabilisce: non
punibile chi esegue lordine illegittimo quando la legge non gli consente alcun sindacato sulla legittimit
dellordine. Quando si leggono congiuntamente il 3e il 4 comma dellart.51 si desume che lapplicazione
della disposizione di cui al 4co. Presuppone nellesecutore la percezione di carattere illegittimo dellordine,
se infatti egli ritiene di obbedire a un ordine legittimo a suo favore si applicher non il 4 ma il 3 co. che
daltra parte non se non una ipotesi particolare di erronea supposizione dei presupposti di una causa di
giustificazione la cui rilevanza si ricaverebbe cmq dallart.59 ult.comma. Al di fuori dei casi di errore si
dovrebbe parlare di ordine criminoso trattandosi di compiere un fatto costituente reato,pu restare
escluso quando si tratta di un ordine insindacabile quando cio la legge non consente allesecutore n di
discutere n di disattendere lordine ricevuto. Ordine di tal fatta si rinvengono solo nellambito di rapporti
di subordinazione gerarchica la cui natura esiga la pi stretta e pronta obbedienza dellinferiore. Ma in
ogni caso sindacabile la legittimit c.d. esterna (o formale) dellordine,il subordinato ha sempre la
possibilit di disattendere lordine in mancanza dei requisiti di validit dello stesso, che attengono alle
competenze di chi lo ha impartito e a quella di chi dovrebbe eseguirlo,nonch alla forma prescritta per quel
determinato ordine, ESEMPIO lufficiale di polizia giudiziaria non pu eseguire un ordine di custodia
cautelare se non in base ad atti che siano redatti in un certo modo,forma scritta sottoscrizione del
magistrato ecc e provenienti da chi ha la competenza ad esaminarli. Sono invece insindacabili nellambito di
rapporti di subordinazione gerarchica di tipo militare i profili di legittimit dellordine che siano di natura
sostanziale che attengono cio al merito dellordine. Il secondo limite che generalmente si oppone
allinsindacabilit dellordine costituito dalla sua manifesta criminosit,che ricorrerebbe ad esempio nel
caso di un ufficiale di polizia che ordini ai militari da lui dipendenti di sparare un gruppo di passanti inermi.
Al carattere manifestamente criminoso dellordine faceva riferimento labrogato art.40 c.p. che prevedeva:
se un fatto costituente reato commesso per ordine del superiore o di altra Autorit del reato risponde
sempre chi ha dato lordine. Il vigente art 25,2comma del d.p.r 545/86 stabilisce che il militare al quale
viene impartito un ordine manifestamente rivolto contro le istituzioni dello Stato o la cui esecuzione
costituisce cmq manifestamente reato,ha il dovere di non eseguire lordine e di informare i superiori. Da
queste norme si desume che solo nelle ipotesi in cui la criminosit dellordine non sia manifesta,linferiore
pu invocarne a propria scusa linsindacabilit.

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PARTE QUARTA
LE FORME DI MANIFESTAZIONE DEL REATO
Il reato pu avere diverse forme di manifestazione: pu essere incompiuto o perch non si realizzata la
lesione di beni a cui la condotta era diretta (Tizio spara a Caio ma sbaglia la mira), o perch la stessa
condotta esecutiva del reato non portata a compimento(Tizio si introduce in un appartamento per rubare
ma viene sorpreso e messo in fuga dal proprietario mentre fruga nei cassetti prima ancora di essersi
impossessato di alcunch). Un reato pu essere il frutto di pi persone le cui energie e volont convergono
verso la produzione di un evento di lesione di beni giuridici ( Tizio fornisce a Caio una chiave che gli
consente di introdursi in una casa per rubare,quindi rafforza il suo proposito criminoso assicurandogli che
provveder a piazzare la refurtiva) ci corrisponde alla figura del Tentativo e del reato plurisoggettivo, si
tratta di ipotesi normative di estensione della tipicit oggettiva e per quanto attiene al tentativo ed in
mancanza dellevento si dovrebbe escludere la rilevanza della condotta come fatto tipico. Dunque la
punibilit di un reato semplicemente tentato pu essere assicurata solo dalla presenza di unapposita
disposizione (art.56c.p) che ha appunto la funzione di estendere anche a quelle ipotesi la tipicit oggettiva.
Le cose sono diverse per il c.d. reato circostanziato in quanto il fatto tipico del reato presente nel suo
nucleo essenziale e appare arricchito da modalit particolari della sua esecuzione o da speciali circostanze
di fatto che la legge considera ai fini di una maggiore o minore gravit del reato con conseguente incidenza
sulla misura della pena applicabile. A seconda che la gravit del reato risulti accresciuta o diminuita per
effetto di una particolare circostanza ci si ritrova di fronte a circostanza aggravanti e attenuanti.
SEZIONE PRIMA: IL REATO CIRCOSTANZIATO
CAPITOLO PRIMO: CIRCOSTANZE E STRUTTURA DEL REATO
Fatto tipico e circostanze. Significato e limiti della distinzione fra elementi essenziali ed elementi
accidentali del reato.
La nozione di circostanza del reato pu essere compresa solo in rapporto ad una fattispecie non
circostanziata (c.d.reato semplice) che costituisce il punto di riferimento per lindividuazione della
circostanza la cui presenza determina leffetto di un aumento o di una diminuzione della c.d. pena-base.
ES. luccisione di un uomo comunque realizzata sufficiente a costituire il delitto di omicidio nella sua
forma semplice, ma se lomicidio stato commesso contro lascendente o il discendente ovvero col mezzo
di sostanze venefiche saremo di fronte ad un omicidio aggravante, viceversa si parler di omicidio
attenuate quando sia stato commesso a seguito di una grave provocazione.
Ma non sempre agevole come in questi casi capire quando si di fronte ad un reato circostanziato, la
questione riveste notevole importanza sul piano applicativo sia perch il regime di imputazione soggettiva
delle circostanze che aggravano o attenuano la pena diverso da quello che concerne gli elementi
costitutivi del reato, e sia per il peculiare regime applicativo che contrassegna lipotesi di concorso fra
circostanze aggravanti e attenuanti. Ponendosi da un punto di vista pre-legislativo la differenza di ratio che
passa tra la configurazione di una circostanza,aggravante o attenuante e la previsione di una autonoma
ipotesi di reato quanto mai chiara, col delineare una nuova fattispecie incriminatrice il legislatore
provvede a colmare una reale o supposta lacuna della protezione penalistica apprestando in forma
adeguata la tutela di un determinato bene giuridico contro una specifica forma di aggressione mediante la
previsione di una circostanza aggravante o attenuante il legislatore mira ad adeguare la pena applicabile al
maggiore o minore disvalore del fatto tipico,che si ritiene consegua a una particolare modalit esecutiva del
fatto o pi in generale alla presenza di determinate circostanze del suo realizzarsi.
I criteri di individuazione delle circostanze.
Le previsioni delle circostanze aggravanti o attenuanti non sono di grande aiuto per individuare se si di
fronte ad elementi costitutivi di una autonoma fattispecie di reato. Il problema non si pone per le
circostanza c.d. estrinseche: quelle cio che non attengono alla condotta o ad altri elementi costitutivi del
fatto tipico,risultando cosi estranee alla struttura del reato ad esempio perch consistono in fatti successivi
alla sua esecuzione o consumazione. Al di fuori di questa ipotesi non facile individuare con sicurezza una
circostanza come tale e si distingue: tra elementi essenziali del reato (condotta materiale,elemento

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psicologico,evento ecc) che sono indispensabili per la realizzazione del tipo di reato, ed elementi
accidentali che sarebbero le circostanze.
La qualificazione delle circostanza come elementi accidentali del reato non ci fornisce un criterio di
orientamento atto ad individuare i caratteri specifici delle circostanze, la loro connotazione come
accidentali delicti ha un senso solo in quanto sia riferita alla struttura del reato nella sua forma semplice
giacch le circostanze si presentano di volta in volta come elementi essenziali a costituire la fattispecie del
reato circostanziato. La dottrina specifica che le circostanze si presentano come elementi specializzanti di
corrispondenti elementi essenziali alla fattispecie semplice e tale connotazione fornice un punto di
orientamento idoneo ad escludere dal novero delle circostanze le ipotesi in cui si sia di fronte a un
elemento che anzich specificare sostituisce o si aggiunge al corrispondente elemento della fattispecie
semplice presentandosi come un dato alternativo.
Ma se il carattere di elemento specializzante se condizione necessaria a fondare la fattispecie
circostanziata, non sufficiente a distinguerle dalle ipotesi in cui lelemento specializzante d vita a una
fattispecie di reato a s stante. La dottrina dominante ritiene che lindividuazione delle circostanze
aggravanti o attenuanti resti affidata a criteri estrinseco-formali.
Le circostanze cc.dd. Indefinite o discrezionali
Nel codice penale vigente la circostanza di fatti a cui la legge collega come conseguenza un aumento o una
diminuzione della pena edittale caratterizzata di regola da un contrassegno di tipicit. Il dato che
differenzia la fattispecie circostanziata dalla fattispecie semplice descritto dalla norma in modo pi o
meno puntuale cos da essere agevolmente riconoscibile in concreto sia che si tratti di una speciale
modalit esecutiva de reato,sia che si tratti di un altro elemento che valga a qualificare in modo particolare
lautore,il soggetto passivo levento ecc Vi sono ipotesi in cui la circostanza da cui dipende leffetto di
aumento e diminuzione della pena non appare definita dalla norma che lo preveda, tanto da porre in crisi la
stessa connotazione generale delle circostanze come elementi specializzanti del reato-base.
Cosi nelle circostanze c.d. indefinite quando ad esempio la legge si limita a stabilire che la pena sia
aumentata,nei casi pi gravi o diminuita nei casi di lieve entit. Ci che viene in questione non soltanto un
minor grado di definizione dellelemento circostanziale si deve anche prendere atto dellaumento e
diminuzione della pena che il giudice in ordine allentit del contenuto di offesa che contrassegna il fatto in
concreto, sia sotto il profilo del disvalore di azione che sotto quello del disvalore di evento.
CAPITOLO SECONDO: I DIVERSI TIPI DI CIRCOSTANZE ED IL LORO REGIME GIURIDICO
Classificazione delle circostanze.
Oltre al diverso livello di predeterminazione normativa del loro contenuto che permette di distinguere le
circostanze tipiche e indefinite o discrezionali distinguiamo le circostanze Aggravanti e attenuanti a seconda
della loro applicazione consegua un aggravamento o una attenuazione della pena, nella maggior parte dei
casi si tratta di un aumento o diminuzione quantitativa della pena che opera secondo un criterio di
proporzionalit rispetto alla pena-base (aumento o diminuzione di pena fino ad un terzo alla met ecc..
della pena prevista per il reato semplice),e sono meno frequenti le ipotesi in cui leffetto di aggravamento o
attenuazione che consegue allapplicazione della circostanza consiste in una modificazione qualitativa della
pena (dalla reclusione allergastolo della pena detentiva e quella pecuniaria) e ci sono casi in cui la pena per
il reato circostanziato prevista in aumento o in diminuzione in modo indipendente dalla pena-base. Si
definiscono circostanze a effetto proporzionale quelle circostanze aggravanti o attenuanti in presenza delle
quali laumento o la diminuzione della pena si esplicano secondo un rapporto predeterminato di
proporzione rispetto alla pena-base (esempio: la pena aumentata fino a un terzo,fino al triplo,fino alla
met). Si definiscono Autonome le circostanze in presenza delle quali la legge stabilisce una pena di specie
diversa ovvero determina per il reato circostanziato una diversa cornice edittale indipendente da quella
prevista per il reato-base e non parametrata su un determinato rapporto proporzionale con essa. Si
distingue inoltre tra circostanze a effetto comune e speciale a seconda che ad esse consegua un aumento o
diminuzione della pena in misura superiore a un terzo della pena prevista per il reato non circostanziato , le
circostanze autonome e le circostanze ad effetto speciale sono accomunate da un particolare regime
giuridico nelle ipotesi di concorso omogeneo di circostanze. Da notare che a norma degli artt. 64 e 65 n 3,
c.p. quando la legge non determina altrimenti la misura dellaumento o della diminuzione di pena

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conseguente allapplicazione di una circostanza aggravante o attenuante la pena si intende rispettivamente


aumentata o diminuita fino a un terzo.
Le circostanze di reato si distinguono in comuni e speciali:
Comuni: (si applicano a tutti i reati) le circostanze aggravanti o attenuanti previste dalla parte
generale del codice (artt.61,62,112,114) in quanto potenzialmente applicabili a qualsiasi reato o
comunque ad una serie di reati non preventivamente determinati o determinabili.
Speciali:(si applica solo a un determinato reato) le circostanze previste dalla legge con esclusivo
riferimento a singoli reati o determinati gruppi di reati.
-A norma dellart. 70 c.p. le circostanze devono essere distinte in oggettive e soggettive.
Sono Oggettive: (che riguardano il fatto) le circostanze che concernono la natura, la specie, i
mezzi,loggetto,il tempo,il luogo e ogni altra modalit dellazione la gravit del danno o del pericolo,ovvero
le condizioni o le qualit personali delloffeso. Sono Soggettive(che riguardano il reo o lintensit
dellelemento soggettivo): le circostanze che concernono la intensit del dolo o il grado della colpa,o le
condizioni e le qualit personali del colpevole o i rapporti fra il colpevole e loffeso, ovvero che sono
inerenti alla persona del colpevole. Il 2comma dellart. 70 precisa che per circostanze inerenti alla persona
del colpevole si intendono quelle che riguardano la imputabilit e la recidiva.
La distinzione fra circostanze oggettive e soggettive rivela essenzialmente in materia di concorso di persona
del reato con riguardo al problema della loro estensibilit a tutti coloro che hanno partecipato al reato.
Di fronte al testo vigente dellart. 69, 4 co, c.p. che parifica le circostanze inerenti alla persona del
colpevole ad ogni altra circostanza non sembra dunque poter assumere rilievo lassunto fondato su un
ontologia delle circostanze che nega carattere di circostanze in senso tecnico alle circostanze inerenti alla
persona del colpevole. La dottrina distingue anche le circostanze in intrinseche ed estrinseche a seconda
che si riferiscano ad uno o pi degli elementi costitutivi del fatto tipico ovvero ad altri aspetti dellillecito
tali da condizionare la gravit. Ancora parte della dottrina distingue tra le circostanze antecedenti,
concomitanti e successive in base al loro rapporto col tempo dellesecuzione del reato. Antecedente
sarebbe ad esempio laggravante prevista nellart.61 (avere nei delitti colposi agito nonostante la
previsione dellevento). Le circostanze vengono infine distinte in obbligatorie e facoltative, a seconda che il
giudice una volta stabilita lesistenza della circostanza debba o possa far luogo allaumento o diminuzione
della pena. La massima parte delle circostanze ad applicazione obbligatoria ma non mancano ipotesi di
circostanze ad applicazione facoltativa esempio attenuanti previste dallart.114 c.p. in materia di concorso
di persone nel reato. Sotto il profilo dellinnovazione legislativa l.99/74 con cui lapplicazione degli aumenti
di pena previsti per i casi di recidiva venne resa da obbligatoria qualera, meramente facoltativa e lart. 69
vieta la somma algebrica.
I criteri di imputazione delle circostanze lart. 59 c.p.
Nel testo originario del c.p. limputazione delle circostanze sia aggravanti che attenuanti erano di carattere
oggettivo, e leffetto di aggravante o attenuante della pena conseguiva alla mera esistenza obiettiva della
circostanza indipendente dallatteggiamento psichico dellagente; la regola dellart.59 trovava un limite
implicito in quelle circostanze di natura tale da implicarne un requisito di ordine psichico.
Una deroga espressa al criterio della imputazione oggettiva delle circostanze era contenuta nellart.60 che
nelle ipotesi di errore sulla persona delloffeso escludeva lattribuibilit a carico dellagente delle
circostanze aggravanti concernenti le condizioni o qualit della persona offesa o i rapporti tra offeso e
colpevole. La regola della rilevanza oggettiva delle circostanze riprendeva il suo vigore pur in presenza di un
errore sulla persona delloffeso quando si trattasse di circostanze concernenti let o altre condizioni della
persona offesa. Lart.59 implicava quanto alle circostanze aggravanti una lesione del principio di
colpevolezza, pur trattandosi di un elemento accidentale rispetto alla struttura del reato restava il fatto che
conseguenze di ordine sanzionatorio venivano a ricadere sullautore del reato indipendentemente da ogni
legame psichico con il dato ignorato dallagente su cui la circostanza aggravante si radicava a prescindere
dalla conoscibilit. A questa grave anomalia stato riformulato il 1comma dellart.59 inserendo un nuovo
2comma con il risultato di differenziare nettamente la disciplina dellerrore sulle circostanze attenuanti da
quelle delle aggravanti. Per le attenuazioni la legge ha mantenuto la ferma la regola della rilevanza
obiettiva ( art.59 1 comma: le circostanze che attenuano la pena sono valutate a favore dellagente anche
se da lui non conosciute o per errore ritenute inesistenti) per le circostanze aggravanti alla regola della

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rilevanza oggettiva si sostituita una disciplina fondata sulla responsabilit colpevole, infatti il 2 comma del
testo attuale dellart.59 stabilisce le circostanze che aggravano la pena sono valutate a carico dellagente
soltanto se da lui conosciute ovvero ignorate per colpa o ritenute inesistenti per errore determinato da
colpa e i parametri idonei a stabilire lesistenza di una responsabilit per colpa possono essere rinvenuti
con riferimento sia alla colpa generica che specifica. Le innovazioni apportate dalla l.19/90 al regime di
imputazione delle circostanze non hanno toccato la regola dellirrilevanza delle circostanze putative sia
aggravanti che attenuanti. Inoltre lattuale 3 comma dellart. 59 lascia immutata la disposizione secondo la
quale se lagente ritiene per errore che esistano circostanze aggravanti o attenuanti queste non sono
valutate contro o a favore di lui.
La disciplina dellerror in persona (art.60 c.p.)
Il 1 comma dellart.60 c.p. stabilisce nel caso di errore sulla persona offesa da un reato, non sono poste a
carico dellagente le circostanze aggravanti che riguardano la condizione o la qualit della persona offesa o i
rapporti tra offeso e colpevole.( Alla stregua di queste disposizioni non risponde quindi dellaggravante di
cui allart.577 n 1 c.p. chi uccida il proprio padre scambiandolo per un altro) Secondo lart.60 devono essere
valutate a favore dellagente le circostanze attenuanti erroneamente supposte che concernono le
condizioni, le qualit o i rapporti predetti, ci significa ad esempio che lattenuante della provocazione
compete anche a chi uccide o ferisce taluno,nellerronea convinzione di aver a che fare con la persona che
ha commesso ai suoi danni un fatto ingiusto. La situazione non mutata per quanto attiene ai rapporti fra
lart.60,2 comma e lattuale art.59, 3 comma che sancisce lirrilevanza delle circostanze putative sia
aggravanti che attenuanti. Quanto al 1 comma dellart. 60 da un lato pu considerarsi in linea con la
disciplina generale e dallaltro estende lirrilevanza delle aggravanti anche alla ipotesi in cui ex art.59 2
comma di esse potrebbe farsi carico lagente nel caso in cui lerrore di persona appaia determinato da colpa
dellagente. Il riesame dellattuale art.60 va completato con il riferimento al suo 3 comma che stabilisce:
le disposizioni di questo articolo non si applicano se si tratta di circostanze che riguardano let o altre
condizioni o qualit fisiche psichiche della persona offesa. Con questa disposizione al fine di dare una
rafforzata tutela ai soggetti pi deboli (minori,infermi di mente) il legislatore circoscrivendo lefficacia
dellart.60 ripristinava la regola generale della rilevanza oggettiva delle circostanze. La particolare
normativa dellart.60 richiamata anche dellart. 82 c.p. che disciplina la c.d. ABERRATIO ICTUS e ricorre
quando il reo per errore nelluso dei mezzi di esecuzione del reato (es.il proiettile deviando colpisce un
soggetto anzich un altro) o per altra causa (es.nel momento in cui lagente preme il grilletto la persona
presa di mira cade e viene colpito altro soggetto) cagiona offesa a persona diversa da quella alla quale
loffesa era diretta. Il colpevole risponde come se avesse commesso il reato in danno della persona che
voleva offendere, quando poi oltre alla persona diversa sia colpita anche quella alla quale loffesa era
diretta, il colpevole soggiace alla pena stabilita per il reato pi grave aumentata fino alla met.
I cc.dd. Reati aggravati dallevento
Si dicono aggravanti dellevento i reati che subiscono un aumento di pena per il verificarsi di un evento
ulteriore rispetto al fatto che gi costituisce reato consumato, evento che viene posto a carico dellagente
come semplice conseguenza della sua azione od omissione. Esempio sono reati aggravanti dellevento la
calunnia (ipotesi prevista nellultimo comma art.368) labuso dei mezzi di correzione e di disciplina, i
maltrattamenti in famiglia.
Tra i reati aggravati dallevento si distinguono:
reati in cui levento pi grave pu essere indifferentemente voluto o disvoluto (es.la calunnia
aggravata se da essa deriva una condanna)
reati in cui levento pi grave deve necessariamente non essere voluto in caso contrario muterebbe
il titolo del reato (es.nellaborto se lagente vuole la morte della donna,risponde di omicidio
doloso).
La natura giuridica dei reati aggravati dallevento oggetto di discussione in dottrina; alcuni autori
ritengono che si tratti di reati circostanziati ai quali quindi sarebbe possibile applicare il giudizio di
comparazione delle circostanze ex art.69 c.p. Altri autori invece ritengono che la natura di tali reati non sia
unitaria accanto ad ipotesi riconducibili al reato circostanziato ne esistono altre qualificabili come reato
autonomo ed in particolare come ipotesi di reato preterintenzionale.

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Lapplicazione delle circostanze


A) Nel caso in cui ricorra una sola circostanza.
Quando si deve applicare una sola circostanza aggravante o attenuante si differenziano a seconda che si
tratti di circostanza a effetto proporzionale o autonoma.
Nel caso di circostanza a effetto proporzionale il giudice praticher laumento o la diminuzione in misura
proporzionale (un terzo, la met ecc) sulla pena-base che avr preventivamente determinata come se la
circostanza non ricorresse. Quando la legge non dispone altrimenti,laumento o la diminuzione di pena non
potranno eccedere un terzo della pena-base determinata in concreto, ma in nessun caso la pena della
reclusione da applicare per effetto dellaumento potr superare gli anni trenta.Nel caso di delitto punito
con lergastolo quando si tratta di applicare una sola circostanza attenuante alla pena dellergastolo
sostituita la reclusione da 20 a 24 anni.
Quando si tratta di applicare una circostanza autonoma in cui la pena fissata dalla legge in modo
indipendente da quella prevista per il reato non circostanziato il giudice provveder a stabilirne la misura
tra il minimo e il massimo come se si trattasse di un reato a s stante e utilizzer i criteri indicati nellart.133
c.p. per la commisurazione della pena.
Nellipotesi di concorso omogeneo di circostanze quando cio ricorrano pi circostanze tutte aggravanti o
tutte attenuanti la regola generale stabilita dallart.63, 2comma c.p. che i singoli aumenti o diminuzioni
della pena quale che sia lordine in cui si procede alla valutazione delle varie circostanze si applicano uno di
seguito allaltro sulla quantit di pena risultante dallaumento o dalla diminuzione precedente, e ci vale
solo per il caso in cui le circostanze da applicare siano tutte a effetto proporzionale comune. Quando invece
concorrono circostanze a effetto comune con circostanze autonome che importino una pena di specie
diversa o con una circostanza a effetto speciale, sempre in base allart.63 3 comma il giudice dovr tenere
conto in primo luogo di questultima circostanza e applicare lulteriore aumenti o diminuzioni di
pena,derivanti dalle circostanze a effetto comune,calcolandoli sulla pena risultante dallapplicazione delle
circostanze a effetto speciale. Se concorrono pi circostanze autonome si applicher solo la circostanza a
cui consegua il maggior aggravamento o la maggior attenuazione di pena ma il giudice pu rispettivamente
aumentare o diminuire la pena. Quando si tratta di circostanze a effetto comune in nessun caso si pu
eccedere il triplo del massimo stabilito per il reato semplice. Invece per le circostanze a effetto speciale la
pena non potr comunque eccedere gli anni 30 se si tratta della reclusione, anni 5 se si tratta di arresto.
Per la diminuzione della pena previsto dallart.67 nellipotesi di concorso di pi circostanze attenuanti la
pena da applicare non pu essere inferiore a 10 anni, quando per il delitto la legge stabilisce la pena
dellergastolo sempre se si tratti di circostanze a effetto comune non pu risultare inferiore a un quarto
della pena-base.
Il concorso fra circostanze aggravanti e attennuanti.
Le circostanze sono elementi accidentali del reato, non indispensabili per la sua esistenza in quanto
possono indifferentemente sussistere o mancare. La presenza di una o pi circostanze che comporta la
trasformazione del reato da semplice in circostanziato influisce soltanto sulla gravit del reato e quindi sulla
misura della pena per esso prevista.
Le circostanze si distinguono in:
aggravanti ed attenuanti: le prime determina maggiore gravit del reato e quindi comportano un
aumento della pena, le seconde una minore gravit di esso ed una riduzione della pena.
comuni e speciali: le prime sono applicabili a tutti i reati (es.art.61,62c.p.)o quantomeno ad ampie
categorie (es.reati colposi), le seconde sono previste soltanto con riferimento ad un reato o ad
alcuni reati (es. art.625 per il furto).
CAPITOLO TERZO: LE SINGOLE CIRCOSTANZE
Le circostanze aggravanti comuni
Le circostanze aggravanti comuni cio potenzialmente applicabili a qualsiasi reato contenuto nellart. 61
c.p. e sono le seguenti:
Lavere agito per motivi obietti o futili
Lavere commesso il reato per eseguire od occultare un altro(c.d. nesso teleologico) , ovvero per

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conseguire o assicurare a s o ad altri il prodotto o il profitto o il prezzo ovvero la impunit di un


altro reato.
Lavere nei delitti colposi,agito nonostante la previsione dellevento
Lavere adoperato sevizie o laver agito con crudelt verso le persone
Lavere profittato di circostanze di tempo,di luogo o di persona o anche in riferimento allet (il
riferimento allet della persona offesa nella previsione dellaggravante comune della minorata
difesa stato introdotto dalla L. 15/7/2009 n.94 cd. Pacchetto sicurezza) tali da ostacolare la
pubblica o privata difesa,
Lavere il colpevole commesso il reato durante il tempo in cui si sottratto volontariamente
allesecuzione di un mandato o di un ordine di arresto o di cattura o di carcerazione spedito per un
precedente reato
Lavere nei delitti contro il patrimonio o che comunque offendono il patrimonio ovvero nei delitti
determinati da motivi di lucro,cagionato alla persona offesa dal reato un danno patrimoniale di
rilevante gravit
Lavere aggravato o tentato di aggravare le conseguenze del delitto commesso
Lavere commesso il fatto con abuso dei poteri o con la violazione dei doveri inerenti ad una
pubblica funzione o a un pubblico servizio ovvero alla qualit di ministro di culto
Lavere commesso il fatto contro un pubblico ufficiale o una persona incaricata di un pubblico
servizio o rivestita dalla qualit di ministro del culto cattolico o di un culto ammesso nello stato
,ovvero contro un agente diplomatico o consolare di uno stato estero,nellatto o a causa
delladempimento delle funzioni o del servizio
Laver commesso il fatto con abuso di autorit o di relazioni domestiche ovvero con abuso di
relazioni dufficio ,di presentazione dopera, di coabitazione o di ospitalit
Lavere il colpevole commesso il fatto mentre si trova illegittimamente sul territorio nazionale
Laver commesso un delitto contro la persona ai danni di un soggetto minore nellinterno o nelle
adiacenze di istituti distruzione o di formazione

Le circostanze attenuanti comuni


Le circostanze attenuanti comuni prevedono la diminuzione della pena fino a un terzo contenuto
nellart.62 c.p. che elenca le seguenti circostanze:
Laver agito per motivi di particolare valore morale e sociale (di natura soggettiva)
Laver reagito in stato dira,determinato da un fatto ingiusto altrui (c.d. provocazione)
Laver agito per suggestione di una folla in tumulto quando non si tratta di riunioni o
assembramenti vietati dalla legge o dallAutorit e il colpevole non delinquente o contravventore
abituale o professionale o delinquente per tendenza
Lavere nei delitti contro il patrimonio o che comunque offendono il patrimonio,cagionato alla
persona offesa dal reato un danno patrimoniale di speciale tenuit,ovvero nei delitti determinati da
motivi di lucro laver agito per conseguire o lavere comunque conseguito un lucro di speciale
tenuit,quando anche levento dannoso o pericoloso sia di speciale tenuit
Lessere concorso a determinare levento insieme con lazione o lomissione del colpevole,il fatto
doloso della persona offesa
Lavere prima del giudizio riparato interamente il danno,mediante il risarcimento di esso e quando
sia possibile mediante la restituzione o lessersi prima del giudizio e fuori dallipotesi prevista
nellultimo capoverso dellart.56 c.p. adoperato spontaneamente ed efficacemente per elidere o
attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato (c.d ravvedimento operoso)
Il ravvedimento operoso si distingue dal recesso attivo in quanto questultimo interviene durante
lesecuzione del reato e prima della sua consumazione, il ravvedimento costituisce invece un
comportamento tenuto post delictum che interviene dopo la cessazione della condotta punibile. Infine
lart. 62 bis c.p. prevede lapplicabilit di altre circostanze diverse da quelle previste nellart.62 con le quali
queste possono anche concorrere qualora siano ritenute tali da giustificare una diminuzione della
pena.Limitata la possibilit di concessione di tali attenuanti per chi gravato dalla recidiva reiterata.

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Inoltre a seguito dei correttivi effettuati sul disposto dellart. 62 bis ad opera del D.L. 23/5/2008 n 92
convertito in L.24/7/2008 n 125 (decreto di sicurezza) lassenza di precedenti condanne per altri reati a
carico del condannato non pu essere per ci solo posta a fondamento della concessione delle circostanze
attenuanti generiche.
LA RECIDIVA
La recidiva la condizione personale di chi dopo essere stato condannato per un delitto non colposo ne
commette un altro . La norma distingue 3 tipologie di recidiva:
SEMPLICE: recidivo semplice chi dopo essere stato condannato per un delitto non colposo ne
commette un altro.Questi pu essere sottoposto ad un aumento di un terzo della pena da
infliggere per il nuovo delitto non colposo.
AGGRAVATA: comprende la recidiva specifica,se il nuovo delitto non colposo sia della stessa
indole,la recidiva infraquinquennale, se il nuovo delitto non colposo sia stato commesso nei 5 anni
della condanna precedente, nonch la recidiva vera e finta configurabile rispettivamente nel caso in
cui il nuovo delitto non colposo sia stato commesso durante o dopo lesecuzione della pena,ovvero
durante il tempo in cui il condannato si sottragga volontariamente allesecuzione della pena.In tali
ipotesi la pena pu essere aumentata fino ala met di quella da infliggere per il nuovo delitto non
colposo.Qualora concorrono pi circostanze fra quelle appena descritte (c.d. recidiva
pluriaggravata) laumento di pena della met.
REITERATA: recidivo reiterato chi gi da recidivo commetta un altro delitto non colposo. In tal
caso laumento di pena della met di quella da infliggere per il nuovo delitto non colposo,se chi lo
commette un recidivo semplice,mentre di due terzi se chi lo commette un recidivo aggravato.
SEZIONE SECONDA:IL DELITTO TENTATO
CAPITOLO SECONDO:LA FATTISPECIE DEL DELITTO TENTATO.

I requisiti della fattispecie oggettiva del delitto tentato:


Lidoneit degli atti.
A norma dellart. 56 c.p., per la punibilit del tentativo si richiede il compimento di atti idonei a
commettere un delitto. Lidoneit va valutata secondo il criterio della prognosi postuma: riportandosi
idealmente alla situazione concreta al momento del fatto, con giudizio quindi effettuato ex ante, bisogna
cio valutare se la condotta era idonea a ledere il bene giuridico protetto, con rilevante grado di possibilit.
Ad es. se tizio lancia una bomba in un salotto ove da poco, occasionalmente, si allontanato il suo nemico,
potr essere imputato di tentato omicidio, in quanto, con giudizio ex ante, era verosimile che lavversario si
trovasse in salotto e quindi morisse. In assenza di idoneit degli atti, ricorrer una unipotesi di reato
impossibile ai sensi del secondo comma dellart. 49 c.p.
Lunivocit degli atti.
Lart. 56 richiede che gli atti costituenti delitto tentato, oltre ad essere idonei, appaiono anche diretti in
modo non equivoco alla commissione del delitto prefigurato. Lunivocit consiste nel fatto che la condotta
deve avere raggiunto una progressione tale di sviluppo da lasciare trasparire, oggettivamente, che
verosimilmente il delitto sarebbe stato commesso. Ad es. se un pregiudicato viene trovato con una pistola in
tasca a poca distanza da una Banca, per ci solo non pu dirsi che stava per commettere una rapina. invece
se viene fermato nellatrio, mentre gi impugna larma, ben pu dirsi che lo sviluppo dellazione,
oggettivamente, lasciava trasparire lintenzione di commettere la rapina. Il requisito della necessaria
univocit degli atti lascia intendere perch il tentativo sia ammissibile solo in relazione ai delitti dolosi, in
quanto per quel- li colposi non pu configurarsi una volont diretta univocamente alla commissione del
reato.
Lelemento psicologico del delitto tentato.
Latteggiamento psicologico rilevante per il tentativo costituito esclusivamente dal dolo. La dottrina
concorde nel ritenere che il dolo del delitto tentato sia in tutto e per tutto identico al dolo del

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corrispondente delitto consumato. Si sottolinea, per, che laccertamento del dolo, a differenza che nel
delitto consumato, precede, e non segue, la valutazione che concerne la rilevanza degli elementi della
fattispecie oggettiva. Solo in rapporto al fine perseguito dellagente, e in relazione al suo concreto piano di
azione, possibile infatti stabilire lidoneit e lunivocit degli atti compiuti.
Tentativo e dolo eventuale.
La dottrina ritiene che non possibile imputare ai fini del delitto tentato gli eventi che, nellipotesi di
consumazione, si sarebbero potuti imputare allagente a titolo di dolo eventuale. Negli ultimi anni, nella
stessa direzione appare orientata anche la giurisprudenza della Cassazione, essenzialmente in base
allargomento che esclude una condotta diretta in modo non equivoco alla commissione di un delitto
nellatteggiamento psicologico di chi, perseguendo un fine diverso, si rappresenti soltanto come possibile il
verificarsi di un evento secondario. Va precisato che, dalle ipotesi di dolo eventuale si distinguono quelle di
dolo diretto di II grado, in cui levento necessario costituisce il mezzo o una necessaria implicazione del
realizzarsi dello scopo dellagente.: come nel caso di chi incendi uno stabile al fine di riscuotere
unassicurazione, ben sapendo che nellincendio perir un abitante dello stabile. Impedito a mettersi in
salvo perch paralitico. Le conclusioni dovrebbero essere diverse, secondo lopinione dominate, se lautore,
invece, si sia semplicemente rappresentata leventualit che, nellincendio dello stabile, apparentemente
disabitato, abbia a perire qualcuno che, in realt, vi dimora e che effettivamente ha poi corso tale pericolo.
Lopposta tesi ritiene legittima limputazione di atti di tentativo anche a titolo di dolo eventuale. La formula
atti diretti in modo non equivoco, adoperata dallart. 56, sembra autorizzare lipotesi di una restrizione
dellelemento psicologico rilevante per il tentativo alla categoria del dolo diretto; ma una conclusione in
questo senso non solo appare contrastante con il carattere oggettivo dellunivocit degli atti ma, risulta
convalidata da una fondazione politico.criminale della punibilit del tentativo. Quindi se Tizio, al fine di
cagionare la morte di Caio, gli esplode contro un colpo di fucile a grossi pallini, prevedendo che da ci potr
derivare anche la morte di Sempronio che cammina accanto a Caio, e non lasciandosi distogliere dal
compiere latto dalla previsione di tale possibilit, risponder, qualora Sempronio rimanda illeso, o soltanto
ferito, anche di tentato omicidio in persona di costui, cos come avrebbe risposto di omicidio doloso,
qualora Sempronio fosse rimasto ucciso.
Tentativo e circostanze.
Per quanto riguarda il rapporto fra delitto tentato e circostanze del reato, la maggior parte degli autori
distinguono due serie di ipotesi: tentativo circostanziato di delitto e tentativo di delitto circostanziato. Alla
prima serie di ipotesi si assegnano i casi in cui lazione di tentativo si presenta essa stessa corredata dalla
circostanza: o perch preesistente allazione stessa( esempio, rapporti fra il colpevole e loffeso); o perch
laccompagna nel suo svolgersi ( tempo, luogo, modalit esecutive della condotta). Alla seconda serie di
ipotesi appartengono invece i casi in cui viene in questione il tentativo di un delitto che, se fosse pervenuto
alla consumazione, sarebbe stato qualificato da una o pi circostanze aggravanti o attenuanti: si pensi alla
circostanza aggravante del danno patrimoniale di particolare gravit e alla contrapposta attenuante del
danno di lieve entit. Sul tentativo di delitto circostanziato vi dissenso: in linea di principio concepibile
lidea del tentativo di un delitto circostanziato e se vero che lart. 56 c.p. pu astrattamente combinarsi
con tutte le fattispecie di delitto, sia semplice sia circostanziato, daltra parte innegabile che lart. 59 c.p.
nel disciplinare limputazione oggettiva della circostanza, ne presuppone in ogni caso lesistenza. E dunque
violerebbe il principio di legalit limputazione oggettiva di un elemento accidentale del reato, che non si
realizzato. Controversa anche la configurabilit di un tentativo circostanziato di delitto, nei casi in cui la
circostanza non si ancora compiutamente realizzata: Tizio tenta, senza riuscirvi, di forzare la porta
dingresso di una abitazione, al cui interno si propone di commettere un furto. Si domanda se in questo
caso sia configurabile o meno, come circostanza aggravante del tentativo, quella prevista dal n. 2 dellart.
605 c.p.. La risposta devessere positiva, poich non sembrano sussistere ostacoli di ordine strutturale o
giuridico che si oppongano alla combinazione della fattispecie dellart. 56 c.p. con quella del delitto
circostanziato.

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Tentativo e tipologie delittuose.


Per quanto lart. 56 c.p. si riferisca in modo indifferenziato a qualsiasi categoria di delitti, non vi dubbio
che la fattispecie del tentativo punibile non si presti ad essere configurata per taluni tipi delittuosi.
Il tentativo inammissibile:

nelle contravvenzioni , dato che lart. 56 c.p. parla di delitto, non di reato;

nei delitti abituali, che si perfezionano con la reiterazione delle condotte criminose che di per s
non assumono rilevanza autonoma;

nei delitti di attentato (o a consumazione anticipata), per i quali ci che costituisce il minimum per
lesistenza del tentativo gi integra la consumazione del reato stesso;

nei reati omissivi propri, ove prima della scadenza del termine per compiere lazione non vi ancora
reato; dopo la scadenza esso consumato;

nei delitti colposi, nei quali manca lintenzione di realizzare il fatto contemplato dalla norma
incriminatrici, quindi non possibile identificare il requisito della univocit.

La pena per il delitto tentato quella prevista per il delitto consumato ridotta da un terzo a due terzi.
CAPITOLO TERZO:DESISTENZA E RECESSO

La desistenza volontaria dal tentativo.


Nozione.
Il III comma dellart. 56 c.p. configura lipotesi speciale di non configurabilit degli atti di tentativo, cha va
sotto il nome di desistenza volontaria. Si ha desistenza (art. 56 comma 3) correlata al tentativo
incompiuto, quando lagente, dopo aver iniziato lesecuzione del delitto volontariamente interrompe
lattivit criminosa (es. ladro che, dopo aver forzato una porta, si allontana senza introdursi
nellappartamento). essa determina l impunit, a meno che lattivit criminosa, fino a quel momento posta
in essere, costituisca di per s reato diverso (es. danneggiamento della porta). Nellinterpretazione della
desistenza volontaria e nella definizione dei limiti della sua configurabilit, emergono alcuni punti di
partenza:
La formulazione dellart. 56 c.p. rende manifesto che la speciale ipotesi di irrilevanza degli atti di
tentativo concerne esclusivamente la figura del tentativo incompiuto mentre strutturalmente
incompatibile con lipotesi del delitto mancato.

Lart. 56 III comma, integra la descrizione del tentativo punibile aggiungendo ai requisiti della
idoneit e univocit degli atti quello della interruzione ab externo.

Gli aspetti problematici sono:


Il fondamento politico criminale della non punibilit.
La desistenza nei reati omissivi.
Volontariet come requisito della desistenza.
Il concetto dommatico della desistenza volontaria.
Il fondamento politico-criminale della non punibilit nei casi di desistenza.
Secondo lopinione tradizionale, la non punibilit dellazione di tentativo a cui lo stesso autore abbia posto
fine con una volontaria scelta di desistenza, fondata su una valutazione di ordine politico-criminale che
viene espressa attraverso la metafora del ponte doro. Questa concezione del fondamento politicocriminale dellistituto si inquadra in una prospettiva interna alla funzione general preventiva della pena.
Essa stata criticata poich la sua validit presuppone lidea che luomo si comporti in ogni occasione come
un essere perfettamente razionale.
La dottrina pi recente ricerca il fondamento della desistenza nella visuale della prevenzione speciale;
movendo dal rilievo che la condotta di colui che, di sua iniziativa, ritornato sui propri passi, manifesta
nellautore una scarsa e riluttante determinazione a delinquere, per cui, nei suoi confronti, non
sorgerebbero concrete esigenze di prevenzione, in particolare sotto il profilo della necessit di una pena

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rieducativi. Si tuttavia osservato che si dovrebbe richiedere qualche cosa in pi della sua semplice
volontariet, intesa come mera inesistenza di costrizione esterna. Losservazione esatta: basti pensare
che la non punibilit degli atti di tentativo per desistenza volontaria ricorre anche nellipotesi di chi desista
dal tentativo di un determinato reato, per compierne un altro, molto pi grave: come nel caso di chi,
introdottosi in una casa per rubare,riconosca nel proprietario un odiato rivale e, a seguito di questa
scoperta, abbandoni del tutto lidea del furto, commettendo, in luogo di quello, un omicidio. La
giustificazione politico-criminale della desistenza si completa con la considerazione del piano general
preventivo: in questi casi, infatti, la non punibilit dovuta alla scarsa o assente presenza di esigenze di
prevenzione speciale, non presenta alcuna controindicazione di prevenzione generale, visto che una
spontanea desistenza del soggetto, prima che venga attivato qualsiasi intervento coercitivo, non richiede
un intervento atto a reintegrare nei consociati la fiducia nel valore delle norme violate.
La desistenza nei reati omissivi.
Nei delitti omissivi si richiede, ai fini della desistenza, che lautore commetta lazione doverosa. In
particolare, nei reati commissivi mediante omissione, si richiede che lagente intraprenda la condotta
dovuta: come nel caso della madre che riprende a nutrire linfante, che aveva deciso di lasciar morire.
Quanto ai reati omissivi propri la desistenza appare configurabile negli stessi termini. Si pu ad esempio,
ipotizzare come desistenza volontaria dallomissione di un atto di un ufficio il comportamento del pubblico
ufficiale che, essendo partito per luoghi lontani allo scopo di porsi nelle condizioni di non compiere latto
nei termini dovuti, discenda dallaereo al primo scalo e ritorni in sede, in tempo per adempiere ai doveri del
suo ufficio.
Il requisito della volontariet nella desistenza.
Il concetto della volontariet, nellart. 56 deve essere inteso negli stessi termini in cui si apprezza la volont
richiesta per il fatto costitutivo del delitto tentato: e ci perch la desistenza altro non esprime se non la
mancanza di dolo terminale dellazione che non si compie. Posto che la volontariet sussiste ogniqualvolta,
alla volont di realizzare il fatto tipico, si sostituisce nel piano intenzionale dellagente la volont di non
proseguire nella condotta tipica, evidente che il carattere di autonomia di questultima risoluzione dovr
essere escluso non solo quando la volont risulti coartata in modo assoluto ma anche quando egli si sia
trovato di fronte a una situazione che, pur non rendendo assolutamente impossibile la prosecuzione
dellazione, tuttavia non lasciava al soggetto un normale margine di autonomia decisionale. Se un ladro
desiste dal sottrarre la cosa perch si accorge di essere stato scoperto, la sua desistenza non volontaria,
anche se in astratto sussisteva la possibilit di proseguire nellazione. Per stabilire il carattere volontario
della desistenza, ci che decide non la obiettiva realizzabilit del fatto, ma lopinione dellautore circa la
sua realizzabilit del fatto, ma lopinione dellautore circa la sua realizzabilit. La desistenza, in altre parole,
rimane involontaria anche quando, pur essendo oggettivamente non impossibile la continuazione del fatto,
lautore si trova di fronte ad una modificazione, a suo svantaggio, della situazione, che lo induce a desistere.
questo, il criterio di determinazione della volontariet della desistenza che esclude lapplicabilit dellart.
56 III comma , nei casi in cui lautore sia dissuaso a proseguire nellazione dalla reazione della vittima,
dallabbaiare di un cane ecc. La desistenza resta non volontaria ai fini dellart. 56 anche quando lagente ha
soltanto supposto di essere stato scoperto o si p convinto che la prosecuzione del delitto era impossibile.
Il concetto dommatico della desistenza volontaria.
La non punibilit delle condotte di tentativo, da cui lautore abbia volontariamente desistito, esprime una
configurazione legislativa dellistituto, in cui linterruzione ab externo dellazione corrisponde a un requisito
essenziale del tipo di fatto che costituisce il delitto tentato. la sussistenza del dolo necessario ad integrare
la fattispecie del tentativo punibile, infatti, non pu essere stabilita, se non con riferimento allintenzione
con cui lautore compie lultimo atto: quando risulta che in luogo dellatto diretto in modo non equivoco
alla commissione del delitto c il volontario abbandono dellazione intrapresa, viene a mancare il dolo
stesso del tentativo e non sussiste quindi neppure lazione costitutiva del delitto tentato.
Nellipotesi di desistenza volontaria dellazione, lagente punibile solo per gli atti, fin l compiuti, che
costituiscono un reato diverso, rende infatti egualmente chiaro che il dolo rilevante per il tentativo sussiste
solo quando la parte terminale dellazione sia inequivocamente sorretta dalla volont di realizzare il fatto.

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Il problema della delimitazione fra desistenza volontaria e recesso attivo.


Si ha recesso attivo (art. 56 comma 4) correlato al tentativo compiuto, allorch il colpevole abbia gi
condotto a termine lattivit delittuosa e, desiderando, in seguito a riflessioni, evitare il verificarsi
dellevento, si attiva per impedirlo (es.: Tizio, dopo aver gettato Caio nel fiume, lo salva prima che anneghi).
Il recesso ha carattere solo e sempre positivo, in quanto esige una nuova attivit da parte dellagente, ed
anche per esso, come per la desistenza, occorre il requisito della volontariet.
Il recesso attivo non importa, come la desistenza, la totale impunit ma solo una ulteriore diminuzione della
pena da un terzo alla met. esso, dunque, si configura come una circostanza attenuante (lunica prevista per
il tentativo). Larticolo 5 della legge n. 15/80 disciplina una figura particolare di recesso attivo del terrorista;
stabilisce, infatti, tale articolo: fuori del caso previsto dallart. 56 del codice penale, non punibile il
colpevole di un delitto commesso per finalit di terrorismo o di eversione dellordine democratico che
volontariamente impedisce levento e fornisce elementi di prova determinanti per la esatta ricostruzione del
fatto e per la individuazione degli eventuali concorrenti.
SEZIONE TERZA: IL CONCORSO DI PERSONE NEL REATO
CAPITOLO PRIMO: IL FENOMENO DELLA PARTECIPAZIONE DI PI PERSONE AD UN REATO E LA NOZIONE GIURIDICA
DEL CONCORSO DI PERSONE.

Le varie ipotesi del reato plurisoggettivo: a) i reati a concorso necessario; b) i reati a concorso eventuale;
in particolare: le condotte atipiche di partecipazione del reato; lesecuzione del fatto tipico frazionata tra
pi persone.
Il reato, in quanto fatto umano, pu essere commesso tanto da un solo soggetto quanto da una pluralit di
soggetti: in questultimo caso, ricorre lipotesi del concorso di persone nel reato.
Il concorso pu essere di due tipi:
concorso necessario: si verifica nei casi di reato c.d.plurisoggettivo, che, per sua natura, non pu
essere commesso che da due o pi persone e la cui disciplina contenuta direttamente in una
norma di parte speciale: es.: la rissa, art. 588 c.p.; lassociazione per delinquere, art. 416 c.p.
I reati a concorso necessario vengono classificati, a seconda che si tratti di reati genericamente
collettivi, detti anche reati soggettivi unilaterali;ovvero che essi siano caratterizzati dalla direzione
delle condotte dei vari soggetti luna verso laltra (corruzione), o addirittura luna contro laltra
(rissa): in questo secondo caso si parla di reati plurisoggettivi bilaterali. Si distingue anche fra reati a
concorso necessario propri e impropri, a seconda che i soggetti necessari per lesistenza della
fattispecie siano tutti autori punibili, o alcuno di essi rivesta un ruolo diverso, non rilevante
penalmente, che in qualche caso corrisponde addirittura ad una posizione sostanziale di vittima (
ad esempio nella corruzione di minorenne).

concorso eventuale: ricorre per i reati che possono indifferentemente essere commessi da una o pi
persone (e la relativa disciplina si ottiene attraverso la combinazione tra una norma incriminatrice di
parte speciale, che prevede una fattispecie di reato monosoggettiva, ed una norma di parte
generale, art.110 c.p.).

Il concorso di persone, dunque, disciplinato dallarticolo 110 c.p. , che dispone: Quando pi persone
concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita. Tale articolo
svolge una funzione estensiva della tipicit penale, infatti, consente di punire, oltre ai concorrenti che
pongono in essere una condotta tipica (prevista dalla norma incriminatrice), anche quei concorrenti che
compiono azioni atipiche (che cio in base alla sola norma incriminatrice non sarebbero punibili: ad es.
il palo in una rapina non compie il fatto tipico, ma punibile a titolo di concorso). La norma in questione,
nello stabilire lapplicazione di una pena identica per tutti i concorrenti, quale che sia lentit della loro
partecipazione, parte dal presupposto che il reato, anche se commesso da pi persone, comunque da
considerarsi unico ed Indivisibile in quanto lazione posta in essere da ciascuno dei concorrenti perde la
propria individualit, confluendo nel risultato finale complessivo rappresentato dal reato. Nonostante
laffermazione di principio della uguale responsabilit di tutti i concorrenti, il codice, per elementari esigenze

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di giustizia, ammette la possibilit di graduazione della pena in rapporto al reale contributo apportato in
concreto da ciascun concorrente, ci soprattutto attraverso il riconoscimento di specifiche circostanze
aggravanti e attenuanti
(artt. 112 e 114).
Opzioni politico-criminali e tecniche di incriminazione delle condotte di partecipazione al reato.
Alla normativa sul concorso di persone, in modo analogo a ci che avviene per il tentativo, spetta un ruolo
di integrazione, in funzione incriminatrice, della norma di parte speciale che descrive il reato. Gli
ordinamenti positivi contemporanei vi provvedono due opzioni fondamentali:

Il modello differenziato di incriminazione delle condotte di concorso: si serve di una tecnica


normativa che individua e descrive singolarmente le diverse forme di partecipazione al reato,
penalmente rilevanti, distinguendole in base al ruolo che ciascun concorrente svolge nelleconomia
della realizzazione comune.

Il modello unitario di disciplina del concorso di persone: il legislatore sceglie di prescindere dal tipo
particolare di condotta posta in essere dai singoli compartecipi, valorizzando essenzialmente, come
criterio di punibilit, in una tendenziale parificazione della loro rilevanza penale; salva la possibilit
di recuperare specifiche valenze dei singoli comportamenti a livello di circostanze aggravanti o
attenuanti.

Il modello di incriminazione fondato sulla differenziazione delle forme di partecipazione al reato pi


rispettoso dei momenti di garanzia, impliciti nella regola della tipicit delle condotte penalmente rilevanti.
La scelta di un modello unitario destinata, per contro a costituire uno strumento dotato di maggiore
flessibilit, e asseconda lestensione dellarea delle condotte penalmente rilevanti. Non sorprende, dunque,
che i compilatori del codice penale del 1930 abbiano optato per una scelta radicalmente diversa rispetto a
quella del codice Zanardelli, passando da un modello differenziato a un modello unitario di incriminazione
del concorso.
Le teorie giuridiche del concorso.
La dottrina del concorso di persone oscilla fra due poli: laccessoriet delle condotte di concorso e la
riconduzione dellistituto allidea di una fattispecie plurisoggettive eventuali. Lidea dellaccessoriet
costituisce riflesso dei modelli differenziati di disciplina del concorso; ma esprime, al tempo stesso,un dato
sicuramente connaturale alle condotte atipiche di partecipazione al reato (determinazione, istigazione,
agevolazione). La rilevanza penale di questi comportamenti implica infatti necessariamente lesistenza di
un rapporto servente rispetto alla realizzazione di una fattispecie conforme a quella descritta, nella forma
monosoggettiva, da una norma incriminatrice speciale. Si osserva, tuttavia, che proprio in quanto
presuppone lesistenza di un fatto principale, il principio di accessoriet non sarebbe idoneo ad esprimere
in una formula unitaria e omnicomprensiva la struttura del concorso di persone nel reato. Fondato appare
anche il rilievo che, nei casi di esecuzione frazionata del reato, il carattere di complementariet delle
condotte concorrenti solo con una certa forzatura pu essere ricondotta allidea dellaccessoriet visto che
mancherebbe la realizzazione per intero di un fatto principale, idoneo di per s ad essere configurato
secondo una dimensione di conformit alla fattispecie del reato monosoggettivo. Quanto al concetto della
fattispecie plurisoggettiva eventuale lintegrazione della norma incriminatrice di parte speciale allart. 110
scaturisce non solo leffetto di attribuire rilevanza a condotte di per s atipiche; ma anche quello di dar
luogo a una autonoma fattispecie normativa che include fra i suoi elementi costitutivi il verificarsi
dellipotesi di parte speciale ed contrassegnata dalla imputazione della sua realizzazione anche a soggetti
diversi dallesecutore. In mancanza di una definizione legislativa dei tipi delle condotte di partecipazione
penalmente rilevanti, resta, per, interamente aperto il problema dei requisiti, la cui presenza conferisce
alla condotta del concorrente la peculiare dimensione di tipicit, richiesta dalla fattispecie concorsuale. Una
dogmatica del concorso, infatti, ha senso solo nella misura in cui i criteri di imputazione del fatto al
concorrente divergano da quelli che definiscono, in via generale, lattribuzione della responsabilit per un
fatto tipico, antigiuridico e colpevole. dunque facile capire perch i problemi giuridici della
partecipazione criminosa concernono essenzialmente la qualificazione dei comportamenti atipici e non

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presenta problemi nelle ipotesi in cui tutti i concorrenti realizzino la fattispecie tipica di un reato e nei casi
si esecuzione frazionata. Nelluna come nellaltra ipotesi, la sintesi fra lart. 110 e la disposizione di parte
speciale d luogo a fattispecie plurisoggettive implicite, in cui lunica variante rispetto alla fattispecie di
riferimento costituita dal numero dei soggetti attivi considerati. Dunque la nozione di accessoriet, di per
s, non pu n intende fornire criteri, in base ai quali si definisce la rilevanza delle condotte accessorie;ma
ha lesclusiva funzione di ribadire che essa non pu essere costruita senza il riferimento al fatto principale
ed sempre condizionata alla commissione del reato da parte di altri.
CAPITOLO SECONDO: LA STRUTTURA DEL CONCORSO.

La realizzazione di un fatto tipico doloso come centro di imputazione della responsabilit dei concorrenti
ex art. 110 c.p.
Per il configurarsi di una condotta di concorso penalmente rilevante necessario che taluno dei concorrenti
realizzi un reato quanto meno nella forma del tentativo. Alla locuzione reato, adoperata nellart. 110 c.p.
non pu assegnarsi il significato che essa assume tradizionalmente nel linguaggio della dottrina: vale a dire
il significato di fatto tipico, antigiuridico, colpevole. Che la colpevolezza personale dellesecutore non
costituisca una condicio sine qua non per la rilevanza del concorso comprovato dallart. 111 c.p. e dal
successivo art, 119, I comma. Dunque se la legge prevede un aggravamento della pena per chi ha
determinato a commettere il reato una persona non imputabile o altrimenti non punibile a cagione di una
condizione o qualit personale e lascia espressamente inalterata la rilevanza delle condotte di concorso, se
ne deve concludere che la colpevolezza dellautore non appartiene alla nozione di reato, nel significato che
questa espressione assume nel contesto degli artt. 110 ss. c.p. Il II comma dellart. 119 c.p. asserisce anche
la irrilevanza del carattere antigiuridico del fatto in cui si concorre, ai fini della struttura del concorso di
persone nel reato. Infatti le circostanze di esclusione della pena presuppongono il dato della partecipazione
criminosa e si applicano o non si applicano ai concorrenti a seconda della logica normativa che ne definisce
la rilevanza. La dottrina e la giurisprudenza sono concordi circa il fatto che la base di riferimento per il
configurarsi di condotte di concorso nel reato sia costituita dalla realizzazione di un fatto che sia conforme
a una fattispecie legale dellincriminazione, a prescindere dalla sua antigiuridicit e dalla colpevolezza
personale dellautore o degli autori.
Il valore dellart. 115 c.p. per la determinazione del concetto di reato, rilevante per il concorso di
persone.
Lart. 115 c.p. costituisce un punto di riferimento essenziale per lindividuazione della struttura del
concorso di persone. Da essa si evince che le condotte con cui si pu concorrere in un reato, assumono
rilevanza per unipotesi di compartecipazione criminosa, solo in quanto, o costituiscono esse stesse azione
esecutiva del reato, ovvero accedano a una condotta esecutiva altrui: se il reato non viene commesso, le
condotte di partecipazione al reato progettato, risultano irrilevanti per lapplicazione della pena. La non
punibilit delle condotte prese in considerazione dallart. 115 dipende dal fatto che le condotte rientranti
nello schema dellaccordo o dellistigazione non integrano il modello legale del reato e non possono essere
sottoposte a pena, in mancanza di una norma espressa dettata ad hoc, se non a prezzo di una palese
violazione del principio di legalit. La regola dellirrilevanza, dettata dallart. 115 espressamente per
listigazione e per laccordo non seguiti dalla commissione del reato, si applica, in base alla medesima ratio,
anche alle condotte di agevolazione e ad ogni altra forma di complicit, quando sia mancato ogni atto di
esecuzione del reato. Fornire a taluno strumenti idonei allo scasso un atto non rilevante come condotta di
concorso, se il furto, poi, non viene neppure tentato. Lart. 115 non esclude lautonoma rilevanza delle
condotte di partecipazione, che, per quanto atipiche, tuttavia costituiscono esse stesse atti di esecuzione
del reato. Dare il segnale convenuto con complici perch aprano il fuoco sulla vittima designata, costituisce
di per s atto di un tentativo di omicidio; e resta punibile come tale , anche se coloro che dovrebbero
materialmente eseguire il resto se ne stiano inerti, rinunziando per qualsivoglia motivo a procedere
allazione omicida. Dunque la rilevanza o irrilevanza dellatto di partecipazione non creata dallart. 115,
ma dipende interamente dalla sua qualit di atto esecutivo, alla stregua del modello legale
dellincriminazione. Ci non significa che la rilevanza delle singole condotte di istigazione, di accordo e di
agevolazione possa essere stabilita senza tener conto dellattivit degli altri concorrenti. Se taluno si

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accordo con un complice perch recapiti alla vittima designata a un plico contenente una bomba ad
orologeria, non sar certo punibile, per il solo fatto dellaccordo, nellipotesi che il complice non lo recapiti,
gettandolo invece in un fiume; ma se taluno consegna al servizio postale o a un ignaro fattorino il plico
esplosivo, sar responsabile addirittura di un tentativo perfetto di omicidio, per questo solo atto, con il
quale si spogliato del dominio finalistico del fatto, liberando le energie causali dirette a produrlo.
Diversamente stanno le cose nellambito del fatto collettivo, ove lattivit del singolo concorrente ripete la
sua qualit giuridica proprio dal rapporto che si viene a stabilire con i comportamenti altrui. La condotta di
chi fa da palo, ad esempio, riveste il carattere di atto iniziale della realizzazione criminosa, se egli si pone di
guardia davanti a un negozio, nellatto stesso in cui il complice ai appresta ad introdurvisi, per eseguire
materialmente il furto; ma non potr assumere alcuna autonoma rilevanza penale, se il suo compito
quello di sorvegliare una strada, in cui segnalare al complice potenziali vittime di furti con violenza o
destrezza, fintanto che il concorrente non ponga in essere una qualche attivit di esecuzione del comune
proposito criminoso. In conclusione la condizione imprescindibile per il configurarsi di una condotta
collettiva, rilevante come concorso in un reato, che almeno uno dei concorrenti realizzi nel mondo
esterno un fatto che riveste quanto meno il carattere di un inizio dellattivit esecutiva del reato.
Il ruolo dellelemento psicologico nella struttura del concorso. Concorso di persone e reit mediata.
Lintero fenomeno del concorso di persone ridotto allo schema della mera efficienza causale e,
implicitamente o esplicitamente, al meccanismo del concorso di cause, regolato dallart. 41 c.p.. Anche a
voler prescindere dai puntuali riscontri ove la responsabilit ex art. 48 c.p. viene esplicitamente definita
come un caso di responsabilit mediata, non difficile mostrare la differenza che passa tra il fatto di chi
induce allazione un soggetto privo di dolo e quello di chi concorre nel fatto doloso altrui. Basterebbe
osservare che mentre, a norma dellart. 115 c.p., chi istiga altri a commettere un reato, non mai punibile
per il solo fatto dellistigazione, nellipotesi dellart. 48, invece, linvito ad agire costituisce di per s atto di
esecuzione del reato. La condotta dellingannatore si differenzia dalla normale ipotesi dellistigazione,
proprio perch le energie causali dirette alla produzione dellevento sono gi messe in moto nel momento
in cui egli agisce per determinare listigato a compiere latto di cui ignora le conseguenze. Si pensi
allesempio di chi consegni al servizio postale un plico esplosivo da inoltrare alla vittima designata. In
queste ipotesi, non siamo di fronte ad una condotta che acceda ad un reato commesso da altri ( vale a dire
lignaro esecutore). Al contrario, colui che possiede il dominio finalistico , e resta il solo vero autore del
reato. Ci tanto vero che, se lesecutore agisce, a sua volta, con leggerezza risponder a titolo di colpa
dellevento cagionato ( art. 47 c.p.); dando cos luogo a due distinte ipotesi di responsabilit, che nulla
hanno a che vedere con la struttura di una di una asserita fattispecie concorsuale. Quanto appena detto
vale per laltra ipotesi normativa: costringimento fisico, di cui allart. 46 c.p.
Lautonoma rilevanza come tentativo, in questa ipotesi, della condotta di istigazione o di violenza fisica,
indipendentemente dallesecuzione del fatto che costituisce oggetto della determinazione o della violenza,
indica che non ci si trova di fronte a unipotesi di compartecipazione nel reato, ma a un tipico caso di reit
mediata. La rilevanza giuridico-penale della condotta di chi determina altri a cagionare levento costitutivo
di reato varia sensibilmente, a seconda che si tratti di un normale caso di concorso o di una responsabilit
mediata ( artt. 46 e 48 c.p.). Del resto appare evidente limprescindibilit del riferimento allelemento
psicologico del reato, dal momento che, nella struttura della fattispecie di tentativo, il dolo opera come
fattore essenziale della tipicit degli atti. Se la legge prevede espressamente, come sorta di ipotesi
specializzante del concorso di persone, la figura della cooperazione colposa, ci vuol dire che lelemento
psicologico ha fin dallinizio il ruolo di un elemento tipicizzante nella struttura del concetto di reato. Anche
nelle ipotesi dellesecuzione frazionata del reato, a ben vedere, la esecuzione in comune del fatto tipico d
luogo ad unipotesi di concorso, solo in quanto sia sorretta da una comune volont di agire. Si pensi al fatto
di chi immobilizza taluno sulla soglia della sua abitazione, tenendolo sotto la minaccia di unarma, mentre
un altro soggetto sottrae il danaro che la vittima conserva in casa. A seconda che i due agiscano di
concerto, o invece, ciascuno dei due agisca ignorando del tutto lazione dellaltro o, ancora, che sia soltanto
uno dei due a trarre consapevolmente profitto dalla condotta altrui, si configurano rispettivamente un
concorso in rapina o distinte responsabilit per violenza privata, furto o rapina.

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Autori e partecipi nella struttura del concorso di persone. I limiti normativi della reit mediata.
Il concorso di persone una manifestazione del reato la cui modalit di realizzazione del fatto
caratterizzata dalla pluralit di soggetti che vi concorrono. Siccome, lazione collettiva non riguarda la
somma di tante azioni individuali, come avviene nel concorso di cause indipendenti, ma esprime il carattere
unitario dellintrapresa comune, distinguiamo tra autori e partecipi. Autore del fatto colui che realizza,
con lelemento psicologico richiesto, la fattispecie esecutiva di un reato. Per stabilire a chi spetti la qualit
di autore, non sufficiente riportarsi alla distinzione fra condotte esecutive e quelle di istigazione,
preparazione e agevolazione. In realt, la qualit di autore pu essere condivisa anche da altri soggetti: ad
esempio, da chi, pur non prendendo parte alla esecuzione del reato, tuttavia possiede il potere di decidere
se esso debba essere compiuto o meno. Listigatore, di regola, non autore. Ma se si pensa al capo di un
organizzazione criminale che ordini ad un gregario di sopprimere un avversario, si deve riconoscere che le
cose stanno in modo diverso. Qui, infatti, possiede la signoria di fatto chi ha la disponibilit dellazione
plurisoggettiva, nel senso che la commissione del reato dipende dalla sua decisione. La qualit di autore,
perci, sempre posseduta da chi esegue il fatto tipico; ma pu essere composseduta anche da soggetti
che, in un diverso contesto, sarebbero da considerarsi semplici partecipi, in virt del carattere accessorio
della loro condotta rispetto alla condotta dellautore o degli autori. Partecipe colui che, in sostanza, vuole
il fatto, ma pour sempre sotto condizione della decisione dellautore e che, pertanto, non ne compossiede il
dominio finalistico. Chi realizza la fattispecie oggettiva di un reato in assenza dellelemento psicologico
richiesto, pu assumere la qualit di concorrente; n come autore n come partecipe. La figura dellautore
mediato non pu essere utilizzata al di l delle ipotesi normative in cui lesecutore materiale realizzi la
fattispecie oggettiva di un reato, senza il concorso della sua volont. In particolare, non configurano casi di
reit mediata la fattispecie di cui allart. 5 II comma, ne quella di stato di necessit determinato dallaltrui
minaccia ( art. 54, III comma). In entrambi i casi la condotta dellesecutore materiale, poich integra gli
estremi di un fatto tipico doloso, realizza i requisiti minimi per il concorso del determinatore ai fini e per gli
effetti dellart. 110 c.p.. Il tipo di fatto di cui il determinatore sar chiamato a rispondere dipender dalla
decisione di chi esegue lordine, o subisce la minaccia. Si faccia il caso di taluno che, inseguito con evidenti
intenzioni omicidie da un malvivente armato, trovi una via di scampo mediante un fatto lesivo dellaltrui
propriet. La decisione dellesecutore pu determinare il tipo di fatto anche nellipotesi dellordine
illegittimo: se lordine, ad esempio, quello di neutralizzare taluno con ogni mezzo, sar in definitiva
lesecutore a decidere se chi ha dato lordine risulter poi responsabile di omicidi9, di un ferimento o di un
sequestro di persona. Del resto, se lordine non viene affatto eseguito, il fatto di chi ha dato lordine
risulter rilevante solo nei limiti del quasi reato, ai sensi dellart. 115, II comma c.p.; sicch risulta
indirettamente confermato il suo carattere di accessoriet rispetto al fatto dellesecutore. Il determinatore
deve essere qualificato come coautore del fatto, quando ne compossiede il dominio finalistico: in
pratica,sempre o quasi sempre nei casi di ordine illegittimo vincolante; e quanto allo stato di necessit
indotto allaltrui minaccia, quanto meno tutte le volte che, in concreto, egli agisca con lelemento
psicologico del reato di cui allart. 611 c.p.. Per quanto attiene alla fattispecie disciplinata dallart. 86 c.p.
occorre distinguere fra i casi in cui lo stato di incapacit determinato in altri tale da escludere ogni
contenuto di volont nellazione dellesecutore e i casi in cui il soggetto sia tuttavia capace di assumere
decisioni. Nel primo caso, poich ci si trova di fronte ad una non azione, ed evidente il possesso
esclusivo del dominio finalistico da parte di chi ha provocato lo stato di incapacit, lo schema idoneo di
rappresentazione della fattispecie quello della reit mediata; nel secondo caso, il carattere doloso
dellazione dellincapace sufficiente a connotare come concorso nel reato il fatto di chi ha cagionato lo
stato di incapacit.
Il concorso nelle fattispecie omissive.
In materia di concorso dolosi, sono proprio il soggetto, o i soggetti, che si trovano nella situazione di
obbligo, ad agire come autori. Per la sussistenza del dolo di concorso non occorre il previo concerto tra gli
agenti, potendo sorgere laccordo criminoso anche durante lesecuzione del reato. Il dolo di concorso
coscienza e volont del fatto prevista dalla fattispecie plurisoggettiva del concorso e, quindi, implica:
1) coscienza e volont di realizzare un fatto di reato;
2) consapevolezza delle condotte che altri hanno esplicato, esplicano o esplicheranno;
3) coscienza e volont di contribuire con la propria condotta al verificarsi del fatto criminoso.

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Se lomissione dellatto dovuto effettivamente si verifica, ma per una causa riconducibile a terzi e non
imputabile alla volont dellobbligato, secondo le regole generali viene meno il presupposto per la
configurabilit di un concorso di persone profilandosi un caso di reit mediata.
La cooperazione colposa.
Detta lart. 113 c.p.: nel delitto colposo, quando levento stato cagionato dalla cooperazione di pi
persone, ciascuna di queste soggiace alle pene stabilite per il delitto stesso. La pena aumentata per chi ha
determinato altri a cooperare nel delitto, quando concorrono le condizioni stabilite nellart. 111 e nei numeri
3 e 4 dellarticolo 112. Circa la nozione di cooperazione nel delitto colposo, essa ricorre quando pi
persone pongono in essere una data autonoma condotta nella reciproca consapevolezza di contribuire
allazione od omissione altrui che sfocia nella produzione dellevento non voluto, determinato da negligenza,
imprudenza o imperizia (Cass. sez. un., sent. n. 5 del 11-3-1999): ad es. un omicidio colposo determinato
dalla imperizia dei due chirurghi operatori facenti parte dellequipe. Si tratta, come appare evidente, di
un concorso improprio, in quanto manca l elemento della volont di cooperare nel reato, necessario nel
concorso proprio (doloso). Questultimo elemento (consapevolezza),deve necessariamente sussistere
affinch ricorra lipotesi di cooperazione nel reato colposo (lesempio classico quello dellincendio
provocato da due persone, di cui una prepara la legna e laltra laccende per riscaldarsi). Qualora esso
manchi non vi sar pi cooperazione (art. 113) ma concorso di fatti colposi indipendenti (art. 41): il caso
di due automobilisti che si scontrano, provocando lesioni reciproche, per avere entrambi contravvenuto alle
norme del codice della strada. In questo caso, a differenza che nella cooperazione, non si ha un reato
colposo cagionato da due o pi soggetti, ma si hanno tanti reati colposi quanti sono gli agenti (nellesempio
fatto, ciascun autista risponder di lesioni colpose in danno dellaltro). Va ribadito, pertanto, che la
cooperazione nel delitto colposo (art. 113 c.p.) va tenuta distinta dal concorso di cause indipendenti (art. 41
c.p.). Nel primo caso due o pi persone agiscono insieme, ognuno consapevole della condotta altrui (es. un
equipe operatoria chirurgica) e per negligenza commettono un reato (nelles. lomicidio colposo del
paziente). Nel secondo caso, i soggetti agiscono separatamente e ciascuno inconsapevole della condotta
altrui (ad esempio due automobilisti provocano un incidente mortale con separate negligenti condotte di
guida: uno non rispettando lo stop, laltro impegnando lincrocio a velocit elevata).
Inammissibilit del concorso doloso nel fatto colposo e del concorso colposo nel fatto doloso.
Si noti che ricorre lipotesi della pluralit di reati anche quando uno dei due soggetti sia in dolo e laltro in
colpa (Tizio, per esempio, istiga Caio a spingere lautomobile a forte velocit affinch con essa sia
travolto un suo nemico che di solito in una determinata ora, transita in bicicletta per quella stessa strada).
Anche in tale caso, pur essendovi pluralit di reati, non v concorso (nellesempio fatto, Tizio
risponder di omicidio doloso e Caio di omicidio colposo). Non pertanto concepibile lipotesi di
concorso doloso in delitto colposo (e viceversa).
Il concorso di persone nei reati contravvenzionali.
La dottrina concorde circa lammissibilit del concorso di persone nelle contravvenzioni dolose, essendo il
termine reato, contenuto nellart. 110, ovviamente riconducibile sia ai delitti che alle contravvenzioni. Non
eguale concordia sussiste, invece, per quanto attiene alla configurabilit del concorso nelle contravvenzioni
colpose: da una parte si osserva che lart. 113 menzionando solo i delitti colposi, sembra aver voluto
limitare lammissibilit del concorso nei fatti colposi ai soli delitti; dallaltra, si osserva che se lart. 113 si
riferito ai soli delitti, ci avvenuto per adempiere allobbligo, posto dallart. 42 II comma c.p., dellesplicita
previsione della ipotesi di responsabilit per colpa, che non sussiste quanto alle contravvenzioni. Dunque
lart. 110 c.p., conferma che la rilevanza della partecipazione dolosa in un fatto doloso, sia esso un delitto o
una contravvenzione; lart. 1113 svolge una funzione incriminatrice di disciplina che va sotto il nome di
cooperazione colposa. La rilevanza del concorso nei fatti contravvenzionali colposi resta dunque racchiusa
nellambito di applicazione del concorso di cause, regolato dallart. 41 c.p.

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I requisiti oggettivi del concorso:1) la pluralit dei soggetti attivi; 2) il calore causale dellatto di
partecipazione.
Da un punto di vista oggettivo, il concorso formato da:

una pluralit di agenti: occorre che il reato sia posto in essere da almeno due soggetti; sussiste
pluralit di agenti anche se alcuno dei concorrenti sia non imputabile o non punibile;

una realizzazione dellelemento oggettivo del reato: necessario che almeno uno dei
concorrenti abbia realizzato il fatto materiale previsto dalla norma incriminatrice. sufficiente che
sia stato posto in essere anche il minimum per la configurabilit del solo tentativo mentre, salvo
che la legge disponga altrimenti (art. 115 comma 1 c.p.), non basta il mero accordo (a meno che
non si traduca in reato associativo) o la mera istigazione;

un contributo causale alla verificazione del fatto: ciascun concorrente deve aver posto in essere
unazione od omissione, la cui mancanza avrebbe fatto s che diverso sarebbe stato il
comportamento degli altri concorrenti.

Lelemento soggettivo della partecipazione criminosa.


Dottrina e giurisprudenza concordemente ritengono che nel concorso debba esistere anche un nesso
psicologico tra ciascun concorrente e lintero fatto realizzato, ossia occorre lelemento soggettivo che poi
si atteggia diversamente a seconda che si tratti di concorso doloso o colposo. Si ritiene che non occorra la
reciproca consapevolezza dellaltrui concorso, ma che sia sufficiente la coscienza di concorrenze nel reato,
anche quando esista unilateralmente. Concorre, dunque, nel reato, anche la domestica infedele che, in odio
ai suoi datori di lavoro, essendo venuta casualmente a conoscenza che nella notte si perpetrer un furto in
casa, lasci di proposito socchiusa la porta dellabitazione, per facilitare laccesso ai ladri. Certo, la sua
incriminabilit dipender dalleffettiva esecuzione del reato ma ci non toglie che risulti comunque
indifferente lesistenza di un accordo preventivo con gli autori materiali del reato.
CAPITOLO TERZO: FORME E LIMITI DEL CONCORSO PUNIBILE NELLA DISCIPLINA NORMATIVA.

Le forme del concorso negli art. 11 ss. c.p.


Gli art. 111 ss. c.p. permettono la rilevanza delle differenti modalit con cui si manifestano le diversi ipotesi
di partecipazione al reato. Le forme di partecipazione di concorso nel reato possono essere morali o
materiali : nel primo caso il concorrente non pone in essere il fatto tipico; nel secondo pone in essere, in
tutto o in parte, la condotta criminosa tipica. Ipotesi di concorso morale, sono quelle del determinatore
(colui che fa sorgere in altri un proposito criminoso prima non esistente); nonch dell istigatore (colui che
rafforza od eccita un proposito criminoso gi esistente). Ipotesi di concorso materiale, sono quelle
dellagevolatore (quando il concorrente si limita a fornire un ausilio materiale nella preparazione od
esecuzione del reato: es. il palo, colui che consapevolmente fornisce gli strumenti per la consumazione
dellillecito); nonch dellesecutore (colui che commette il fatto tipico: es. colui che spara; che rapina; ecc.).
Le circostanze aggravanti e attenuanti del concorso.
Gli artt. 112 (modificato dalla L. 94/2009) e 114 c.p., prevedono aggravanti e attenuanti di pena (le prime
obbligatorie, le seconde facoltative, cio applicabili a discrezione del giudice) per alcuni dei concorrenti che
si trovino in particolari situazioni. Lart. 112, I comma contempla quattro distinte circostanze aggravanti del
concorso di persone. La pena aumentata:
se il numero delle persone, che sono concorse nel reato, di cinque o pi, salvo che la legge disponga
altrimenti;
per chi, anche fuori dei casi preveduti dalle due ipotesi seguenti, ha promosso od organizzato la
cooperazione nel reato, ovvero diretto lattivit delle persone che sono concorse nel reato medesimo;
per chi, nellesercizio della sua autorit, direzione o vigilanza, ha determinato a commettere il reato
persone ad esso soggette;
per chi, fuori del caso preveduto dallart. 111, ha determinato a commettere il reato un minore degli anni
18 o una persona in stato di infermit o di deficienza psichica, ovvero si comunque avvalso degli stessi o
con gli stessi ha partecipato nella commissione di un delitto per il quale previsto larresto in flagranza.
La norma prosegue (secondo comma) prevedendo un incremento sanzionatorio fino alla met della pena per

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chi si avvalso di persona non imputabile o non punibile, a cagione di una condizione o qualit personale, o
con la stessa ha partecipato nella commissione di un delitto per il quale previsto larresto in flagranza. Nel
caso in cui chi abbia determinato altri a commettere il reato o si sia avvalso di altri o con questi abbia
partecipato nella commissione del delitto ne sia il genitore esercente la potest, nel caso previsto dalla
quarta ipotesi, la pena aumentata fino alla met e in quello previsto dal secondo comma la pena
aumentata fino a due terzi. La previsione si chiude affermando che gli aggravamenti di pena stabiliti nelle
prime tre ipotesi si applicano anche se taluno dei partecipi al fatto non imputabile o non punibile.
Viceversa la pena diminuita:
Per coloro che hanno avuto una parte minima nella partecipazione ed esecuzione del reato;
Per i minori di anni 18 e gli infermi di mente;
Per le persone determinate a commettere il reato da soggetti rispetto ai quali si trovano in stato di
soggezione.
Limiti di comunicabilit delle circostanze ordinarie.
Quanto alla comunicabilit delle circostanze, che riguardano uno solo dei concorrenti la disciplina
contenuta nellart. 118 c.p. che stato modificato dalla L.7/2/90, n. 19. Per effetto di tale modifica, le
circostanze che aggravano o diminuiscono le pene concernenti i motivi a delinquere, lintensit del dolo, il
grado della colpa e le circostanze inerenti alla persona del colpevole devono essere valutate soltanto
riguardo alle persone cui si riferiscono ( circostanze soggettive).
Per le circostanze oggettive, invece, vale la disciplina dettata dallart. 59, e cio:
le circostanze oggettive attenuanti si applicano per il solo fatto di concorrere;
le circostanze oggettive aggravanti si applicano solo se conosciute dal correo ovvero ignorate per colpa o
ritenute inesistenti per errore determinato da colpa.
Tale impostazione, come gi accennato, deriva da una applicazione rigorosa dellart. 27 Cost. (La
responsabilit penale personale), tesa alla considerazione delle circostanze aggravanti alla luce del
principio di colpevolezza.
La responsabilit del partecipe per un reato diverso da quello voluto.
Pu accadere che, nelleseguire il piano criminoso, taluno dei concorrenti commetta di propria iniziativa altro
reato al posto di quello voluto, o altro reato oltre quello voluto dagli altri cooperatori. Sicch,
mancando nel concorrente il dolo di concorrere nel reato diverso, si pone il problema di stabilire se tale
reato possa essere penalmente attribuitogli ed a quale titolo. Il codice penale, allart. 116, ha accolto la
soluzione pi drastica, sancendo che quando il reato commesso sia diverso da quello voluto da taluno dei
concorrenti, anche questi ne risponde se levento conseguenza della sua azione od omissione. Tale
rigidit parzialmente attenuata al comma 2, laddove si prevede che se il reato diverso pi grave di
quello voluto, la pena pu essere diminuita nei confronti di chi volle il reato meno grave. La norma in
esame sembrerebbe configurare unipotesi di responsabilit oggettiva, fondando la responsabilit di tutti i
concorrenti esclusivamente sulla base del contributo causale dato. Ci dunque in contrasto con i principi in
tema di responsabilit penale sanciti dallart. 27 Cost. La Corte Costituzionale (sent. 42/1965), investita della
questione di legittimit del suddetto articolo, lha ritenuta infondata osservando che la responsabilit, ex art.
116, ha come base la sussistenza non solo del rapporto di causalit materiale, ma anche psichica, essendo
sufficiente che il reato diverso e pi grave rispetto a quello concordato si rappresenti alla psiche degli altri
come uno sviluppo logicamente prevedibile di quello voluto.
Facciamo due esempi:
1) Tre ladri si introducono in una villa per consumare un furto; una volta scoperti, per vincere la
reazione della vittima, esercitano violenza, trasformando il furto in rapina.
2) Tre ladri si introducono in una villa per consumare un furto. scoperti dalla padrona di casa,
esercitano violenza sessuale sulla vittima.
Orbene se, in entrambi i casi, allesterno dalla villa vi era un quarto complice con funzione di palo,
questultimo, ai sensi dellart. 116 c.p., risponde del reato diverso commesso dai complici?
Secondo linterpretazione costituzionalmente orientata della norma, fornita dalla Corte Costituzionale, nel
primo caso il palo risponder della rapina, in quanto unevoluzione di un furto in rapina, allinterno di una

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villa abitata, un evento prevedibile. Nel secondo caso non risponder della violenza sessuale, in quanto tale
condotta diversa era del tutto imprevedibile.
La partecipazione al reato proprio e i limiti di applicabilit dellart. 117 c.p.
indiscusso che nel reato proprio possano concorrere, oltre ai soggetti che rivestono la qualifica voluta dalla
legge (intraneus), anche i soggetti che non hanno tale qualifica (extraneus): ad es. se Tizio istiga un sindaco a
concedergli una concessione edilizia illegittima, entrambi risponderanno di abuso di ufficio, pur rivestendo
solo il sindaco la qualit di P.u. Discussa poi la responsabilit dell extraneus nel caso in cui ignori che
lintraneus rivesta la qualit richiesta dal reato proprio. infatti, secondo i principi generali, egli non dovrebbe
rispondere di alcun reato se si tratti di reati propri ed esclusivi, mentre dovrebbe rispondere di reato comune
se la qualifica soggettiva comporti solo un mutamento del titolo di reato, e di reato proprio se, senza
qualifica, il fatto costituisce un illecito extrapenale o offensivo di altrui interessi. Ci detto, l art. 117 c.p.
disciplina una particolare ipotesi di concorso dellextraneus nel reato proprio. Va premesso che taluni
reati propri sono definiti non esclusivi, in quanto il codice prevede una corrispondente figura di reato
comune: ad es. se il P.u. si appropria di danaro di cui ha la disponibilit per ragioni dufficio (es. il vigile
urbano delle somme incassate dalle contravvenzioni stradali), risponder di peculato (art. 314 c.p.); se la
stessa condotta la commette un privato (es. amministratore di condominio in relazione alle somme
riscosse dai condomini), risponder di appropriazione indebita (art. 646 c.p.). Ci premesso, se il P.u.
commette il peculato per istigazione di un privato, questultimo risponder di appropriazione indebita o
anchegli di peculato? A tale quesito d risposta lart. 117 c.p. che prevede che per l estraneo muti il
titolo del reato; pertanto anche lextraneus risponder di peculato. Va pertanto ribadito, come sostenuto
dalla dottrina dominante, che detta norma disciplina appunto la sola ipotesi di concorso dellestraneo nei
reati propri non esclusivi.
Desistenza e recesso attivo nel concorso di persone.
La desistenza volontaria (art. 56, p. c. 3), in quanto causa soggettiva di estinzione del tentativo, non si
estende agli altri compartecipi. Per la sua sussistenza, in precedenza, si riteneva necessario impedire il
compimento dellevento, ma oggi, pi realisticamente, si ritiene sufficiente l eliminazione degli effetti della
propria condotta, cio, tanto il contributo causale diretto, quanto il maggior pericolo derivante dalla propria
partecipazione. Il pentimento operoso, in quanto circostanza attenuante soggettiva (art. 56,p.c. 4),non si
estende agli altri compartecipi. Per la sua sussistenza richiesto che il recidente riesca ad impedire il
verificarsi dellevento lesivo dellazione collettiva gi giunta ad esaurimento.
I limiti di applicabilit della disciplina del concorso eventuale alle ipotesi di concorso necessario.
Il concorso necessario quando la struttura della condotta incriminata richiede necessariamente la
partecipazione di pi soggetto, riflessa nella fattispecie descrittiva del reato. Vi sono per, reati
plurisoggettivi (detti propri) caratterizzati dalla espressa assoggettabilit a pena di tutti i concorrenti ( si
pensi alla rissa) e reati plurisoggettivi impropri, rispetto ai quali la legge dichiara punibili solo alcuni fra i
necessari partecipanti al fatto: il caso degli atti sessuali con minorenne. La dottrina afferma che il
partecipe non espressamente dichiarato punibile non possa rispondere del reato a titolo di concorso
eventuale; in base al rilievo che, punendo il concorrente non espressamente assoggettato a pena della
legge, si tradirebbe la scelta del legislatore finendo colo disattendere il principio del nullum crimen sine
lege. Il concorso necessario applicabile anche alle circostanze aggravanti e attenuanti a meno che le
norme in questione non siano espressamente escluse o derogate dalle disposizioni che incriminano il reato
necessariamente plurisoggettivo.
Concorso di persone e reati associativi.
Circa la differenza tra il concorso di persone ed il reato associativo, la giurisprudenza giunta a consolidati
indirizzi. Il criterio distintivo sta nel fatto che, mentre nel concorso di persone le intese tra i concorrenti sono
dirette alla commissione di uno o pi reati determinati con la consumazione del quale o dei quali laccordo si
esaurisce, nei reati associativi , e nellassociazione per delinquere in particolare, laccordo stabilmente
indirizzato allattuazione di un determinato e pi vasto programma delittuoso, precedente e comunque
autonomo rispetto agli accordi particolari relativi ai singoli delitti, e destinato a sopravvivere ai medesimi per
lulteriore realizzazione del programma stesso.

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PARTE QUINTA
CONCORSO DI REATI E DI NORME
CAPITOLO PRIMO: CONCORSO DI REATI

Si ha concorso di reati a norma degli artt. 71 ss. c.p. nellipotesi in cui uno stesso soggetto viola pi volte la
legge penale e perci deve essere giudicato per pi reati. Viceversa si parla di concorso di norme quando
due o pi norme incriminatrici si presentano almeno prima facie come applicabili a una medesima
condotta.
Ma il concorso di norme penali per definizione concorso apparente essendo evidente che ogni singola
fattispecie concreta penalmente rilevante non pu che essere ricondotta ad una sola norma,essendo
impensabile che sia contemporaneamente disciplinata sulla base di due o pi regole non omogenee
contenute in norme diverse. Esempio: non posso applicarsi contemporaneamente lart.624bis 2comma
(furto commesso strappando la cosa di mano o di dosso alla persona) e lart.628 c.p. (rapina), ma occorrer
stabilire in base al principio di tipicit sotto quale delle due disposizioni incriminatrici debba essere
sussunta lipotesi concreta.
Pu accadere per:
- Che una singola condotta realizzi contestualmente la violazione di pi norme incriminatrici
- Che taluno debba essere giudicato contemporaneamente per pi fatti connessi in qualche modo fra
loro nello spazio, nel tempo,nelloccasione ciascuno dei quali concreti la violazione di una specifica
norma incriminatrice.
Inoltre il concorso di reati si definisce:
- CONCORSO FORMALE: se lagente con una sola azione od omissioni viola pi disposizioni di
legge,ovvero realizza pi violazioni della medesima disposizione di legge
- CONCORSO MATERIALE: se lagente con pi azioni od omissioni viola diverse diverse disposizioni di
legge ovvero viola pi volte la stessa disposizione di legge
Il Concorso Materiale: Struttura E Disciplina
Quando con pi azioni od omissioni un soggetto violi pi volte la stessa o differenti disposizioni di legge
(ES.Tizio ruba pi volte oppure ruba e poi uccide la vittima); da un punto di vista della struttura si distingue
il concorso materiale omogeneo che corrisponde allipotesi in cui lautore realizza pi volte lo stesso reato,
nel concorso materiale eterogeneo si ha quando con le diverse azioni od omissioni lautore da vita a reati
diversi (come nellipotesi in cui chi ha commesso una rapina, per fuggire ruba un auto e uccide un
passante).
Si fa luogo in tal caso al c.d. cumulo materiale delle pene al responsabile vengono comminate tante pene
per quante sono le violazioni commesse con alcuni temperamenti circa la pena massima da infliggere.
La disciplina dettata da codice penale per il concorso materiale di reati si applica sia nel caso che un stessa
persona sia giudicata per pi fatti, sia nel caso che contro di essa debbano eseguirsi pi condanne.
Il Trattamento Sanzianatorio Del Concorso Materiale
La regola del cumulo materiale enunciato come criterio generale per il trattamento sanzionatorio del
concorso materiale di reati, per il quale si applicano tante pene quanti sono i reati commessi.
Per il cumulo giuridico si applica la pena prevista per il reato pi grave aumentata proporzionalmente alla
gravit delle pene previste per gli altri reati, la pena complessiva risulta per inferiore al cumulo materiale.
Il Concorso Formale Dei Reati
Il concorso formale si ha quando con una sola azione od omissione lautore realizza la violazione di pi
disposizioni di legge. Va distinto in:

Omogeneo: quando con una sola azione od omissione si compiono pi violazione della medesima
disposizione di legge (es. una parola che ingiuria contemporaneamente pi persone)

Eterogeneo: quando con una sola azione od omissione si violano diverse disposizioni di legge (es.
con un colpo di pistola si uccide una persona e si danneggia una porta)

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Il concorso formale omogeneo presuppone lidentit della norma violata e si realizza ogniqualvolta il fatto
tipico esecutivo di uno dei reati in concorso al tempo stesso senza residui,esecutivo anche dellaltro. Il
presupposto per il determinarsi di un concorso formale eterogeneo per altro costituito dallesistenza gi a
livello di fattispecie legali astratte,di un nucleo di tipicit comune alle diverse figure di reato,(c.d. rapporto
di interferenza) e la realizzazione del fatto tipico costitutivo di uno dei reati in concorso,si presenta a
configurare anche quello dellaltro reato in concorso formale.
Il Regime Sanzionatorio Del Concorso Formale Di Reati
Al concorso formale sia omogeneo che eterogeneo era riservato lo stesso trattamento sanzionatorio
previsto per le ipotesi di concorso materiale vale a dire la somma aritmetica delle pene da infliggere per i
singoli reati sia pire con i correttivi limiti risultanti dagli art. 72,79 c.p. Ma il legislatore del 74 ha optato per
la sostituzione del criterio del cumulo materiale con quello del CUMULO GIURIDICO e il 1 comma dellart.81
c.p. dedicato al concorso formale stabilisce: punito con la pena che dovrebbe infliggersi per la violazione
pi grave aumentato sino al triplo chi con una sola azione od omissione viola diverse disposizioni di legge
ovvero commette pi violazioni della medesima disposizione di legge. Il giudice determina laumento in uno
spazio edittale che vincolato solo nel massimo e che dipende dal numero e dalla gravit dei reati
commessi. Lart. 81, 4comma introdotto con la L.251/2005 prevede per: fermi restando i limiti indicati
dal terzo comma, se i reati in concorso formale o in continuazione con quello pi grave sono commessi da
soggetti ai quali sia stata applicata la recidiva prevista dallart. 99 4 comma laumento della quantit di
pena non pu comunque essere inferiore ad un terzo della pena stabilita per il reato pi grave.Viene cosi
fissata una misura minima dellaumento di pena che arricchisce ed aggrava ulteriormente il quadro degli
inasprimenti sanzionatori derivanti dalla dichiarazione di recidiva.
Problemi Applicativi Dellattuale Regime Sanzionatorio Del Concorso Formale
Nel reintrodurre in forma generalizzata il criterio del cumulo giuridico per i casi del concorso formale il
legislatore del 74 non ha precisato se esso sia applicabile, e con quali regole anche nellipotesi in cui le pene
previste per i singoli reati siano di specie diversa anche se omogenee o eterogenee e se sia applicabile al
concorso fra delitti e contravvenzioni. Con sentenza n. 312/88 la Corte Costituzionale ha respinto
lobiezione dellapplicabilit del cumulo giuridico fondata sullassunto che attraverso questo meccanismo si
finirebbe con sanzionare uno dei fatti in concorso con una pena diversa da quella prevista in violazione del
principio di legalit. Si osserva in sentenza che pena legale non solo quella prevista dalla singola norma
incriminatrice, ma anche quella risultante dallapplicazione delle varie disposizioni incidenti sul trattamento
sanzionatorio e perci anche quella derivante dal cumulo giuridico previsto dallart.81 c. p. La Corte ha
sottolineato che essendo fuori discussione che lintento della riforma fosse quello di rendere pi mite il
regime sanzionatorio del concorso di reati,la nuova normativa andava interpretata in modo da consentire al
reo di godere comunque di una minore limitazione della libert personale,rispetto a quella che deriverebbe
dal cumulo materiale. Il caso di specie portato allesame della Corte (continuazione tra furto dauto e guida
senza patente) la Corte osserva che per limputato era senzaltro da considerarsi un beneficio ispirato al
favor rei riconosciuto come ratio dellistituto ottenere una condanna che aumenti di qualche giorno la pena
per il furto anzich vedersi sommata a questa la pena di altri 3 mesi almeno di arresto per la guida senza
patente e ci anche se quel qualche giorno in pi si chiamer reclusione dato che ambo le specie indicano
con la stessa sofferenza nella privazione della libert personale. La sentenza della Corte Cost. coronava una
controversa evoluzione giurisprudenziale iniziatasi nel segno del diniego di applicabilit del cumulo
giuridico in presenza di pene di specie e /o genere diverso,ma successivamente approdata a una maggiore
espansione applicativa della ratio del nuovo trattamento sanzionatorio. Diverse sono le ipotesi che possono
verificarsi: che ciascun reato sia punibile con una sola pena,luna detentiva laltra pecuniarie,che un reato
sia punibile con una pena unica e altri con pena detentiva o pecuniaria Le soluzioni prospettate in dottrina
e in giurisprudenza oscillano dalla tesi che vorrebbero la trasformazione della pena pecuniaria in una quota
aggiuntiva della pena detentiva,sulla base del criterio indicato dallart.135 c.p. a quella opposta secondo cui
laumento ex art. 81 andrebbe effettuato a soli fini di calcolo sulla pena detentiva ma dovrebbe poi essere
ragguagliato alla specie originaria per approdare a ipotesi di soluzione ancora pi articolate specialmente
per il caso in cui alcuni dei reati in concorso formale siano puniti con pene detentive e pecuniarie
congiunte. Il problema che si trovano contrapposte lesigenza di salvaguardare la legalit delle pene e

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quella di assicurare effettivit al principio unificante proprio del sistema del cumulo giuridico.
CAPITOLO SECONDO: LE DEROGHE LEGISLATIVE AL REGIME SANZIONATORIO DEL CONCORSO DI REATI

Le Eccezioni Alla Disciplina Del Concorso Materiale: Il Reato Continuato


Il reato continuato previsto dal secondo comma dellart.81 c.p. appartiene alla categoria dei c.d. reati a
struttura complessa,i quali sono composti da una pluralit di fattispecie di per s gi costituenti reato.
Nel diritto penale si ha reato continuato quando una medesima persona una medesima compie, con pi
azioni od omissioni, una pluralit di violazioni della stessa o di diverse disposizioni di legge, anche in tempi
diversi, in esecuzione del medesimo disegno criminoso.Si tratta di un particolare tipo di concorso materiale
di reati, caratterizzato dalla presenza di un disegno criminoso unico che accomuna i reati commessi nella
sua esecuzione. Il codice penale italiano in seguito alla riforma del 1974 che ha modificato l'art. 81 punisce
tale ipotesi con pene pi mitigate rispetto al normale concorso materiale. In caso di reato continuato
prevista l'applicazione del cumulo giuridico. La difficolt di provare la presenza di un "medesimo disegno
criminoso", ha indotto nel tempo la giurisprudenza a presumere l'esistenza del reato continuato in tutti
quei casi in cui un soggetto compia pi reati anche a distanza di tempo, estendendo quindi ulteriormente
l'area di operativit del cumulo giuridico.L'espressione medesimo disegno criminoso identifica l'ipotesi in
cui l'agente ha, prima dell'inizio dell'esecuzione del primo reato, programmato con sufficiente precisione i
tipi di reati che intenzionato a commettere.
La Struttura Del Reato Continuato
Gli elementi del reato continuato sono:

Pluralit di azioni od omissioni: poich si possa parlare di continuazione necessaria la


commissione di una pluralit di condotte criminose autonome che sfociano in pi episodi criminosi
distinti in modo da non risultare pi riconducibili ad una sola azione od omissione (altrimenti si
cade nellipotesi del 1 comma dellart.81 di concorso formale) ad esempio rapina accompagnata da
sequestro di persona ed omicidio di una delle vittime. Le distinte condotte criminose possono
anche essere commesse a notevole distanza di tempo tra loro ed anche se per uno dei
reati,giudicato in separato processo sia comunque intervenuta una sentenza definitiva es. il caso
del padre di una ragazza violentata che uccide i tre violentatori con omicidi commessi in tempi
diversi.

Pluralit di violazioni della stessa o di diverse disposizioni di legge: Si osservi che lart.81 2 comma
nella sua stesura originaria era restrittivo in quanto limitava la continuazione alle sole violazioni
della stessa disposizione di legge (es. pi furto) sicch successivamente si ammessa la
continuazione non solo tra violazioni della stessa norma (reato continuato omogeneo) ma anche
tra violazioni di diposizioni diverse (reato continuato eterogeneo es.porto abusivo darmi ed
omicidio) a condizioni che siano espressione di un medesimo disegno criminoso.

il medesimo disegno criminoso: secondo la dottrina prevalente esso consiste nelliniziale


programmazione e deliberazione di una pluralit di reati,diretti al conseguimento di un unico fin.
Tale requisito funge da coefficiente psicologico che unifica i vari reati e distingue il reato continuato
dal concorso di reati. Da ci segue che la continuazione non configurabile rispetto ai reati colposi
(non potendo sussistere in tal caso il disegno criminoso)

Il Trattamento Sanzionatorio Del Reato Continuato E Criteri Dindividuazione Della Violazione Piu Grave
(Nel nesso teleologico (aver commesso un reato per eseguirne un altro,es. porto abusivo darma per
effettuare una rapina) costituisce ai sensi dellart. 61 n. 2 c.p. unaggravante comune. Per lavere eseguito
i reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso ai sensi dellart.81 comma 2 c.p. (reato
continuato),consente di temperare la pena attraverso il cumulo giuridico, ci si chiesti allora se vi sia
compatibilit tra laggravante del nesso teleologico e la disciplina del reato continuato, in quanto lo stesso
fenomeno una volta visto con disfavore per il reo (aggravante), unaltra con favore (cumulo giuridico delle
pene) . La dottrina e la giurisprudenza dominanti sono favorevoli alla compatibilit,in quanto laggravante
riguarda il singolo reato teleologicamente connesso,mentre la continuazione si riferisce al complesso dei

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reati riguardati unitariamente.) La pena che si applica per il reato continuato quella prevista per il
concorso formale e cio la pena prevista per il reato pi grave,aumentabile fino al triplo. Se limputato
gravato dalla recidiva reiterata (art.99c.4) laumento non pu essere inferiore ad un terzo (fermo restando
il limite massima del triplo).Si posto il problema di come computare laumento (fino al triplo) per i reati
satellite rispetto a quello pi grave quando detti reati minori sono puniti con pene eterogenee o di specie
diversa (es. reato pi grave con la reclusione ed il reato meno grave con lammenda o multa). Parte della
dottrina ha sostenuto che in tali casi non pu farsi luogo al cumulo giuridico delle pene,in quanto si
violerebbe il principio di legalit che investe non solo il reato, ma anche la pena infatti si aumenterebbe la
reclusione prevista per il reato pi grave,laddove per il reato satellite prevista la sola pena
pecuniaria.Altra dottrina ha sostenuto che in tali ipotesi non si aumenta la pena pi grave,ma ad essa si
aggiunge quella prevista per i reati meno gravi(es. alla reclusione si aggiunge lammenda).La giurisprudenza
dominante invece,ritiene che sia ammissibile laumento della pena prevista per il reato pi grave senza
rischio di vulnerare il principio di legalit in quanto lo stesso art.81 (che prevede il sistema del cumulo
giuridico) una norma di legge che disciplina la pena.
Gli Ulteriori Profili Della Disciplina Normativa Del Reato Continuato.Reato Continuato E Cosa Giudicata.
Il reato continuato viene considerato e disciplinato come un fatto unitario ma sotto alcuni aspetti si
presenta come reati in concorso materiale. Ci avviene soprattutto sul piano della rilevanza processuale
non solo per ci che attiene alla procedibilit si deve aver riguardo ai singoli episodi criminosi,ma il nuovo
codice di procedura penale ha eliminato la rilevanza della continuazione,ai fini della determinazione della
competenza per materia e per territorio. Anche per decidere dellapplicabilit delle cause estintive del
reato e della pena si dovr guardare ai singoli fatti che compongono il reato continuato.La continuazione
cessa con il perfezionamento dellultimo reato commesso in esecuzione delloriginario disegno criminoso. Si
ritiene per altro che taluni eventi in ordine processuale siano idonei a interrompere la continuazione nel
reato con leffetto di inibire la rilevanza del disegno criminoso ai fini della continuazione con episodi
successivi. Oggi lorientamento prevalente nella giurisprudenza che una siffatta rilevanza pu essere
riconosciuta solo alla sentenza di condanna passata in giudicata. Questultimo orientamento da
condividere in quanto leffetto di interruzione della continuazione non ha nulla a che vedere (come in
passato si ritenuto) con un interruzione del disegno criminoso, esso dipende piuttosto dallesigenza
general-preventiva che impone di evitare che si crei per le violazioni successive al giudicato una sorta di
autorizzazione preventiva a commettere reati a pena ridotta o nulla (se laumento del triplo stato gi
applicato).Il giudicato non preclude la possibilit di valutare ai fini della pena complessiva da applicare la
continuazione con altre violazioni commesse anteriormente al formarsi del giudicato anche se accertate in
epoca successiva ma si rende necessario in questi casi di rideterminare la pena coordinando il nuovo
giudizio con quello irrevocabile precedente cosi da contenere leventuale ulteriore aumento nei limiti
dellart.81, 2 e 3 comma.Oggi la questione definitivamente superata dallart.671 del vigente codice di
procedura penale che consente lapplicazione della disciplina sanzionatoria del reato continuato e del
concorso formale anche in sede di esecuzione: vale a dire in rapporto a sentenze passate in giudicato senza
statuizione alcuna sulla continuazione fra i singoli reati.Il giudice dellesecuzione provvede determinando la
pena complessiva a norma dellart.81, 2comma in misura non superiore alla somma di quelle inflitte con
ciascuna sentenza. Se la pena conseguente al riconoscimento del concorso formale o della continuazione lo
consente il giudice dellesecuzione sempre a norma dellart.671 c.p.p. pu altres concedere la sospensione
condizionale della pena e la non menzione della condanna nei certificati del casellario giudiziario.
Le Eccezioni Alla Disciplina Del Concorso Formale: Il Reato Aberrante
Lart. 82 c.p. (offesa di persona diversa da quella alla quale loffesa era diretta) stabilisce: quando per
errore nelluso dei mezzi di esecuzione del reato,o per altra causa cagionata offesa a persona diversa da
quella alla quale loffesa era diretta,il colpevole risponde come se avesse commesso il reato in danno della
persona che voleva offendere,salvo per quanto riguarda le circostanze aggravanti e attenuanti le
disposizioni dellart.60. Qualora oltre alla persona diversa,sia offesa anche quella alla quale loffesa era
diretta,il colpevole soggiace alla pena stabilita per il reato pi grave aumentata fino alla met. Il successivo
art.83 (evento diverso da quello voluto dallagente) stabilisce: fuori dei casi preveduti dallart.precedente,se
per errore nelluso dei mezzi di esecuzione del reato o per unaltra causa si cagiona un evento diverso da

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quello voluto,il colpevole risponde a titolo di colpa dallevento non voluto,quando il fatto preveduto dalla
legge come delitto colposo. Se il colpevole ha cagionato levento voluto si applicano le regole del concorso
dei reati. Quindi da un lato esse possono essere inquadrate nella dottrina dellerrore,ove corrispondono
allipotesi del c.d. errore-inabilit,contrassegnato dalla divergenza fra voluto e realizzato per effetto di una
inappropriata esecuzione del fatto.La divaricazione fra voluto e realizzato non dovuta a cause che
incidono sul momento formativo delle volont,ma a fattori che incidono sulla fase esecutiva di una
risoluzione criminosa. Dallaltro lato la figura del reato aberrante che si presenta come una deroga al
regime sanzionatorio del concorso formale di reati e si distingue: un aberratio ictus che corrisponde nella
sua forma-base al fatto di chi volendo cagionare offesa a un soggetto passivo,concreta il proprio intento in
unazione od omissione che si traduce nelloffesa di un altro soggetto: come nel caso di chi spara contro
Tizio per ucciderlo,ma per imprecisione nella mira uccide Caio che gli si trovava accanto. Labberatio delicti
sempre nella sua forma-base concerne invece il fatto di chi agisce per realizzare levento lesivo che
corrisponde a una determinata fattispecie di reato ma nei fatti cagiona un evento corrispondente a un
reato diverso come nel caso di chi lancia un sasso allo scopo di infrangere la vetrina di un negozio,ma
ferisce alla testa il commesso che si appressava ad aprirla. In entrambi le ipotesi ricorre una condotta di
tentativo relativamente alloffesa voluta ma non realizzata dallagente e costituito da un evento di lesione
che lagente non intendeva cagionare. Sul piano oggettivo sono presenti gli estremi di una rilevanza del
fatto per un ipotesi di concorso formale di reati con una solo condotta il soggetto ha dato luogo a una
duplice violazione di legge: luna relativa a un fatto rimasto nello stadio del tentativo,laltra relativa a un
fatto consumato. Vi una differenza rispetto alle ipotesi normali del concorso formale di reati, ove lagente
si rappresenta e vuole tutte le violazioni di legge oggettivamente realizzate. Nel reato aberrante levento
non corrisponde ai propositi dellagente un evento non voluto.
ABERRATIO ICTUS.
a) Laberratio ictus monolesiva.
Lart.82, 1comma c.p. concerne lipotesi di chi realizza il reato che aveva in animo di commettere,per in
danno di una persona diversa dalla vittima designata (aberratio monolesiva). La relativa disciplina esprime
una configurazione unitaria di questa ipotesi di reato aberrante,tanto da sottrarla alle regole proprie del
concorso di reati.Nel sistema originario del codice il trattamento sanzionatorio dellaberratio ictus
monolesiva risultava pi rigorosa rispetto a quello riservato al concorso formale la pena applicabile ad un
reato doloso consumato pi elevata di quella che conseguirebbe al cumulo materiale delle pene da
infliggere per un delitto tentato e per il corrispondente reato colposo consumato.Nellattuale regime la
differenza a sfavore dellaberratio ancora pi marcata tenuto conto del trattamento sanzionatorio
attualmente applicabile ai casi di concorso formale a norma dellart. 81, 1 e 3 comma c.p. Dal punto di vista
della fattispecie oggettiva lipotesi dellart.82 1 comma richiede che si sia verificato un evento lesivo (in
danno di persona diversa da quella a cui loffesa era diretta) e che tale offesa si possa dire cagionata dalla
condotta diretta ad offendere la vittima designata, necessario che si tratti di una condotta unitaria perch
diversamente saremo di fronte ad un ipotesi di concorso materiale o di reato continuato. Levento voluto e
quello realmente cagionato devono essere omogenei se si tratta di eventi eterogenei ricorre lipotesi
dellaberratio delicti prevista dallart.83. Allipotesi dellart. 82 si applica la disciplina dettata per le
circostanze dellart.60 c.p. per i casi di error in persona, pertanto non si fa carico allautore delle aggravanti
oggettivamente ricorrenti che concernano la persona delloffeso o i suoi rapporti con il colpevole,mentre si
applicano a favore del reo le attenuanti dello stesso tipo erroneamente supposte.(risponder quindi di
omicidio semplice chi volendo uccidere il proprio padre,uccide invece un passante), ma ove sussistono i
requisiti di una esimente reale o putativa essa dovr trovare applicazione anche nei casi di aberratio ictus
salva lapplicabilit delle disposizioni di eccesso colposo. Ma il problema quello del criterio di imputazione
dellevento non voluto. Ci si pone la domande se labberatio ictus punendo il fatto come se fosse colposo si
sia mantenuto allinterno dei principi generali della responsabilit dolosa, o se invece non ne abbia dilatato
implicitamente larea configurandola con la responsabilit oggettiva. Secondo una parte della dottrina
lidentit della persona offesa poich non appartiene alloggetto del dolo sarebbe comunque irrilevante ai
fini del dolo di omicidio ad esempio sufficiente la volont di cagionare la morte di un uomo mentre non

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ha nessuna rilevanza se in concreto sia rimasto ucciso Tizio o Sempronio. Secondo altri poich si versa per
definizione fuori dallipotesi del dolo eventuale,si deve partire dalla premessa che lagente non si in alcun
modo rappresentata loffesa a una vittima diversa, n consegue che la responsabilit dellagente per
loffesa cagionata in concreto maschera unipotesi di responsabilit oggettiva. Levento materiale e
latteggiamento psicologico del soggetto solo se considerati separatamente appaiano conformi al tipo
legale,ma poich manca la congruenza fra latteggiamento psicologico e levento che si verificato,levento
stesso non pu essere considerato come una concretizzazione della volont dellagente rilevante per la
responsabilit dolosa. Basti considerare che lart.82 non richiede che loffesa a persona diversa sia
cagionata per colpa,dimodoch potrebbe accadere che si risponda secondo le regole della responsabilit
per dolo, sia per il contrasto con il principio di colpevolezza che per lincongruit della scelta di sfavore
implicita nella disciplina dellart.82, 1 comma diffusa listanza di una sua abrogazione o
modificazione.Lattuale disciplina del concorso formale di reati sembra adeguata alle esigenze sostanziali a
cui lart.82 era diretto in un contesto normativo,per la regola generale era costituita dal cumulo materiale
delle pene. Nel quadro dellattuale normativa invece non pare residuino motivi validi per una
configurazione a s stante dellaberratio tanto pi se essa come avviene attualmente deve passare per la
fictio costituita dallattribuzione di una responsabilit a titolo di dolo per un fatto che al pi cagionato per
colpa.
b) Laberratio ictus plurilesiva
Pu accadere che a causa della deviazione del decorso esecutivo indotta dallerrore sia cagionato offesa
tanto alla vittima designata quanto ad un terzo.Questo tipo di aberratio ictus detta plurilesiva o
plurioffensiva disciplinato dallart.82,2 comma c.p. questa norma prevede in tal caso che il colpevole
soggiace alla pena stabilita per il reato pi grave aumentato fino alla met.Premesso che per offesa deve
intendersi lesione e non semplice messa in pericolo si pongono tuttavia non lievi problemi interpretativi
irriducibilmente connessi con la determinazione del titolo di responsabilit per levento ulteriore.Secondo
lopinione tradizionale tale evento sarebbe addebitato allautore a titolo di responsabilit oggettiva. Contro
tale opinione si osservato che lart.82,2 comma sembra ipotizzare la sussistenza di due reati luno pi
grave,laltro meno grave. Si dovrebbe ritenere che accanto al reato doloso la cui sussistenza scontata per
quanto attiene alloffesa cagionata alla vittima designata,la legge richiede almeno un fatto riconducibile a
una condotta colposa,non potendo ammettersi lesistenza di un reato punibile in forza di un titolo di
responsabilit esclusivamente obiettiva. Ci sarebbe la necessit di stabilire innanzi tutto se lulteriore offesa
sia addebitabile allagente a titolo di colpa, e solo in esito a tale accertamento si potr eventualmente
comparare la gravit dei due reati.Ma questa proposta dinterpretazione dellart.82 non appare compatibile
con lattuale formulazione dellart.82 ed invero, posto che il sistema originario del codice da un lato
ammetteva la configurabilit da parte del legislatore ordinario di ipotesi di responsabilit oggettiva e
dallaltro non conosceva limiti di ordine costituzionale alla concreta configurazione di tali ipotesi non vi
dubbio che il legislatore fosse anche abilitato a determinare condizioni a equiparare nelle conseguenze
limputabilit oggettiva dellevento alla responsabilit dolosa che appunto ci che avviene nellart.82,1
comma c.p. Non si mai dubitato del resto che delloffesa alla persona diversa di cui allart 82 si risponda a
titolo di dolo. Orbene il 2 comma dellart. 82 non pu essere letto prescindendo dal primo poich da quello
logicamente e semanticamente dipende. Appare evidente che la comparazione imposta dallart.82,2
comma al fine della individuazione del reato pi grave avviene in realt tra due reati entrambi puniti a
titolo di dolo: luno (quello in danno della vittima designata) perch effettivamente volontario, laltro
(quello in danno della persona diversa) perch addebitatogli al medesimo titolo a norma dellart.82 1
comma.
LABERRATIO DELICTI
Si prevede quando per errore nelluso dei mezzi di esecuzione del reato,o per unaltra causa cagiona un
evento diverso da quello voluto.In tal caso dispone lart.83 che il colpevole risponda a titolo di colpa
dellevento cagionato sempre che il fatto sia preveduto dalla legge come delitto colposo e che quando ha
cagionato anche levento voluto si applichino le norme sul concorso dei reati.. Labberatio delicti

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configurato esplicitamente dalla legge come sussidiaria rispetto allaberratio ictus i suoi confini sono
segnati dalla non riconducibilit a questultima fattispecie. Per laberratio delicti si controverte in dottrina il
fondamento della responsabilit per levento non voluto. Si discute in particolare se con linciso a titolo di
colpa il legislatore abbia inteso circoscrivere la responsabilit ai casi in cui sussiste effettivamente una colpa
dellagente in relazione allevento cagionato ovvero se con quella espressione abbia solo inteso dire che per
levento cagionato anche senza colpa lagente debba comunque rispondere in ogni caso come se fosse
attribuibile a colpa. Col prevedere la responsabilit a titolo di colpa il legislatore ha voluto stabilire che
anche quando levento non voluto non sia imputabile a colpa, lautore ne risponda nei limiti e secondo le
regole proprie della responsabilit colposa. A favore di questultima lettura lart.83 milita lassenza di
motivazioni atte a spiegare una cosi marcata differenza di trattamento dellaberratio delicti rispetto
allaberratio ictus pur essendo entrambe le ipotesi radicate su uno stesso tipo di errore-inabilit e
diversificate fra loro solo per leterogeneit tra offesa voluta e offesa realizzata che contrassegna la
fattispecie dellart.83, Nessun problema suscita la disciplina dettata dallart.83 per laberratio delicti
plurioffensiva in tal caso per espressa disposizione di legge lipotesi influisce nella disciplina generale del
concorso di reati.
CAPITOLO TERZO: CONCORSO APPARENTE DI NORME

Il Concorso Delle Norme Nellart. 15 C.P.


Ricorre quando una situazione sembra essere regolata da due disposizioni penali in tal caso necessita
valutare se vi sia effettivamente un concorso formale di reati, oppure vi sia un apparente concorso di
norme che regolano il fatto e se ne debba fare applicazione di uno soltanto. La regola in tali casi costituita
dallart. 15 c.p. che dispone: quando pi leggi penali o pi disposizioni della medesima legge penale
regolano la stessa materia,la legge o la disposizione di legge speciale deroga alla legge o disposizione di
legge generale. I casi che si possono verificare sono di specialit unilaterale quando una sola delle norme in
conflitti presenti elementi specializzanti sicch semplice identificare la disposizione sola da applicare es. la
rapina rispetto al furto presenta lelemento specializzante della minaccia o violenza e quindi si applicher
solo il 628 c.p. Pi complesso il caso della specialit specifica in cui entrambe le norme hanno un
elemento specializzante che le distingue es. aggiotaggio comune in cui c lelemento specializzante del
disturbo al mercato interno, e laggiotaggio societario ove il soggetto attivo pu essere solo
lamministratore. In tali casi si far applicazione unica della norma che presenta pi elementi specializzanti.
Non sussiste la stessa materia quando le norme sono tra loro assolutamente eterogenee ovvero quando
pur apparendo simili in un nucleo essenziale differiscono in altri elementi (es. violenza sessuale ed incesto
ove lunico elemento comune lunione sessuale ma non gli altri elementi) Pertanto tutte le volte che non
sussiste eterogeneit od interferenza tra le norme,pu ricorrere il concorso apparente. A questo punto
necessita individuare quale norma applicare tra quelle in conflitto, in alcuni casi la stessa legge a risolvere
il problema,escludendo espressamente lapplicazione di una delle norme concorrenti mediante la c.d.
clausola di riserva. Qualora per tali clausole non sussistono,ovvero siano indeterminate (cio non sia
espressamente indicata la norma la cui applicazione esclusa) si pone il problema di individuare la norma
applicabile al fatto concreto. La dottrina tradizionale ritiene di poter risolvere il problema applicando il
principio di specialit previsto dallart. 15 quando pi leggi penali o pi disposizioni della medesima legge
penale regolano la stessa materia, la legge o la disposizione di legge speciale deroga alla legge o alla
disposizione di legge generale salvo che sia altrimenti stabilito. La dottrina attualmente prevalente ritiene
che il principio di specialit non sia di per s sufficiente a risolvere i casi di concorso apparente di norme e
lo integra con due ulteriori criteri: - Il criterio di sussidiariet secondo il quale la norma principale esclude
lapplicazione della norma sussidiaria ( norma sussidiaria quella che tutela un grado inferiore del
medesimo interesse tutelato dalla norma principale la quale pertanto assorbe in s loggetto giuridico della
norma sussidiaria). Inoltre vi sono anche le clausole di sussidiariet espressa di definiscono:
1) Determinate: quando si riferiscono ad una o pi norme specificamente indicate
2) Relativamente determinate: come nelle ipotesi di rinvio a disposizioni in base ad una caratteristica
di tipo categoriale

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3) Indeterminate: quando la clausola di riserva del tipo se il fatto non preveduto come reato da
altra disposizione di legge.
Parte della dottrina ritiene che in base ad un argomentazione analogica alle ipotesi di sussidiariet espressa
si debbano affiancare ipotesi di sussidiariet tacita ricorrenti quando due o pi norme prevedono stadi o
gradi di offesa ad un medesimo bene.Ma generalmente le ipotesi di sussidiariet tacita sono riconducibili
ad altri tipi di relazioni fra norme che danno luogo a un fenomeno di assorbimento. Il criterio di
consumazione secondo il quale la norma consumante esclude lapplicazione della norma consumata,
norma consumante quella che prevede in s lintero fatto previsto da unaltra norma esaurendone il
disvalore della fattispecie concreta.
Il Reato Complesso
Il reato complesso ricorre quando la legge considera due elementi costitutivi o come circostanze aggravanti
di un solo reato,fatti che costituirebbero per se soli reato.In tal caso a norma dellart.84,1 comma non si
applicano le disposizioni sul concorso di reati e sul reato continuato ma si applica solo la disposizione che
prevede il reato complesso. ES. del reato complesso la rapina la cui fattispecie legale ricomprende in s
interamente la fattispecie del furto poich contempla il fatto di chi per procurare a s o ad altri un ingiusto
profitto si impossessa della cosa mobile altrui,sottraendola a chi la detiene e nello stesso tempo lipotesi
della violenza privata perch contempla luso della violenza o della minaccia dirette a costringere taluno a
fare,tollerare od omettere alcunch.La fattispecie della violenza privata e del furto perdono in questo caso
la loro autonoma rilevanza confluendo con lintero disvalore che le contrassegna nella fattispecie
complessa che le ricomprende entrambe consumandone la rilevanza. Lart.84 configura un meccanismo di
assorbimento e conferma la scarsa autonomia di questo criterio rispetto alla regola della specialit che
domina lintera materia del concorso di norme e di cui sussidiariet e assorbimento sembrano esprimere
determinati momenti di rilevanza. Sembra infatti innegabile che la rapina possa configurarsi come ipotesi
speciale da un lato rispetto al furto,dallaltro rispetto alla violenza privata. Il reato complesso dalla legge
configurato come deroga a tale regime e suscitano perplessit sullestensione dellipotesi da un lato al c.d.
reato complesso in senso lato,dallatro ai reati eventualmente complessi.Alla nozione del reato complesso
in senso lato corrisponderebbero quelle fattispecie criminose costituite da un nucleo normativo comune ad
altre figure criminose,a cui si aggiunge un elemento ulteriore di per s penalmente irrilevante si adduce
come sempio la violenza carnale in cui il fatto in s penalmente neutro,del congiungimento carnale si
innesta sulla fattispecie criminosa della violenza privata. Questa ipotesi non si deve inquadrare nello
schema dellart. 84 c.p. che sembra presupporre la rilevanza penale di tutti gli elementi confluenti nella
figura del reato complesso. Quanto al reato eventualmente complesso esso corrisponderebbe alle ipotesi in
cui la complessit non sussiste a livello della fattispecie astratta ma si riscontrerebbe allorch la concreta
realizzazione di una fattispecie storicamente si manifesti attraverso la realizzazione di un reato diverso che
viene di fatto a rappresentare un elemento costitutivo del primo reato. Lidea di un reato complesso che sia
tale solo in concreto non sembra conciliabile con la figura del reato complesso cosi come delineata
dallart.84 1 comma che contempla il fenomeno c.d. di contenenza di una fattispecie legale in
unaltra,come suo elemento costitutivo la disciplina in esso stabilita non pu estendersi ad ipotesi in cui il
reato che si vorrebbe assorbito non indicato dalla legge come elemento costitutivo del reato assorbente
ma rappresenta solo una modalit particolare della sua concreta realizzazione. Quanto alla disciplina del
reato complesso c da osservare a norma dellart.84 2 comma: qualora la legge nella determinazione della
pena per il reato complesso si riferisca alle pene stabilite per i singoli reati che lo costituiscono non possono
comunque essere superati i limiti massimi indicati dagli artt. 78 e 79 c.p. A norma dellart.131 c.p. per il
reato complesso si procede sempre dufficio,quando per taluno dei reati che ne sono elementi costitutivi o
circostanze aggravanti si debba procedere di ufficio. Lart. 170 c.p. infine stabilisce che la causa estintiva di
un reato che lelemento costitutivo o circostanza aggravante di un reato complesso non si estende al
reato complesso. Infine il 3 comma dellart. 301 c.p. prevede la non applicabilit della disciplina del reato
complesso con conseguente ingresso delle norme sul concorso di reati,quando loffesa alla
vita,allincolumit,alla libert,allonere del Presidente della Repubblica e degli altri soggetti menzionati dagli
artt. 276,277,278,295.296.297 e 298 c.p. considerata dalla legge come elemento costitutivo o circostanza
aggravante di altro reato.

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Il Reato Progressivo. Antefatto E Postfatto Non Punibili.


Una caratteristica espressione dellidea dellassorbimento costituita dal reato progressivo. Questa ipotesi
ricorrerebbe ogni qualvolta la realizzazione di una determinata fattispecie delittuosa comporta
necessariamente la realizzazione di una fattispecie delittuosa minore,nel senso che ad essa corrisponde
offesa di grado minore allo stesso bene giuridico,insomma nel concetto di reato progressivo insita lidea
del passaggio attraverso momenti progressivamente crescenti di offesa dellinteresse protetto. Il disvalore
dellatto finale contrassegnato da un trattamento sanzionatorio pi severo,assorbe in s il disvalore penale
dei fatti che segnano il passaggio attraverso gli stadi precedenti di offesa. Cosi nel ferimento seguito da
morte,il disvalore inerente al delitto di lesioni personali incluso nel disvalore finale inerente allomicidio.Al
concetto del reato progressivo sono correlate le discusse figure dellantefatto e del postfatto non punibili
rispettivamente rappresentati da condotte costituenti reato,che si presentano come la naturale premessa o
la normale conseguenza di altro reato. La qualificazione di irrilevanza dellantefatto o del postfatto risulta
spesso consolidata dal contesto normativo,cosi ad esempio per la spendita di monete falsificate si
atteggia in modo evidente quale postfatto non punibile allorch sia realizzata dallo stesso soggetto che ha
contraffatto le monete.Le ipotesi di antefatto e postfatto non punibili non vanno per confuse con altre
situazioni solo apparentemente simili i cui diversi fatti sono semmai legati da un vincolo di continuazione
nel reato: come potrebbe essere nel caso di possesso ingiustificato di chiavi alterate o di grimaldelli (punito
con contravvenzioni dellart.70)La dottrina prevalente pur riconoscendo la validit concettuale delle
categorie dellantefatto e postfatto nega tuttavia lesistenza di speciali principi normativi nella materia e la
stessa possibilit di una vera e propria teoria dellantefatto e del postfatto non punibili nel nostro diritto.

PARTE SESTA

LE SANZIONI
CAPITOLO PRIMO: LA FISIONOMIA DELLA PENA NELLORDINAMENTO VIGENTE

Prevenzione Generale,Retribuzione E Prevenzione Speciale Nellevoluzione Del Sistema Dal Codice Rocco
Alla Costituzione
Il codice del 1930 aveva esplicitamente scaricato sul sistema delle misure di sicurezza le forti istanze
special-preventive,presenti negli atteggiamenti culturali del tempo accentuando i fini di prevenzione
generale assegnati alla pena,fino ad inglobare in questi la stessa funzione retributiva.Il codice non solo
evitava di prendere posizione a favore delluna o dellaltra teoria penale ma lasciava comunque affiorare
taluni elementi di prevenzione speciale in particolare nelloggi abrogato art.142 che indicava la
rieducazione morale come obiettivo concorrente della esecuzione della pena. Per quanto rigurda il
principio retributivo non solo sottointeso nellimpianto generale del codice,ma la sua valenza resa
manifesta nella formulazione del 1 comma dellart.133 che impone al giudice di ricercare gli indici di
graduazione della pena innanzitutto nella gravit del reato,desunta dallentit delloffesa arrecata e dal
disvalore della condotta in termini sia oggettivi che soggettivi. Questo tipi di equilibrio tra le diverse finalit
della pena contrassegnato dalla preminenza della funzione general-preventiva e dal ruolo del tutto
marginale della prevenzione speciale,appare completamente ribaltato nel 3 comma dellart.27 Cost. dove
esso stabilisce che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato.
A partire dagli anni 70 le indicazioni del costituente hanno trovato parziale attuazione nella legge ordinaria
attraverso una serie di modifiche ed integrazioni del sistema sanzionatorio.
Portata E Limiti Dellart.27, 3 Comma Costituzionale.
Alle modalit esecutive della sanzione penale ormai subentrato il prevalente riconoscimento che al
dettato costituzionale sui fini della pena debba assegnarsi la portata di un principio innovativo suscettibile
di spiegare i suoi effetti in tutte le fasi che caratterizzano la dinamica del sistema sanzionatorio:dalla
comminatoria allapplicazione e allesecuzione della pena. Il punto nodale nella ricostruzione di una
fisionomia aggiornata della pena costituito dallelaborazione dei contenuti della rieducazione prospettata

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dal legislatore costituente come finalit primaria delle pene. La fisionomia della pena non pu non essere
omogenea alla fisionomia generale dellordinamento giuridico cosi come delineato dalla Costituzione. La
dottrina sostiene che linsieme dei principi costituzionali che consentono di conferire al nostro ordinamento
la qualificazione di stato sociale di diritto che nel loro insieme garantiscono lautonomia e la dignit
dellindividuo e lo sviluppo della sua personalit allinterno di una prospettiva solidaristica,legittimato
laccezione del concetto di rieducazione nel significato di recupero sociale o detto anche di risocializzazione. Attraverso la sanzione penale lo Stato deve offrire al delinquente gli strumenti per la sua
reintegrazione nel tessuto sociale in primo luogo mediante la riappropriazione dei valori elementari della
convivenza. Ci implica forme di trattamento basate sullemancipazione individuale perseguita mediante la
realizzazione di adeguati sostegni socio-culturali,di opportunit di reinserimento nel tessuto produttivo e
sociale,di possibilit di riqualificazione culturale e professionale. La dottrina riconosce che nello Stato
sociale moderno non esistono reali alternative allipotesi di un trattamento del reo, che si ispiri allidea del
suo recupero mediante interventi di sostegno alla sua autodeterminazione nel senso dei valori di cui
lordinamento giuridico-costituzionale portatore e perci nel senso del rispetto dei beni da esso tutelati.
Se la rieducazione cosi intesa lobiettivo del trattamento ci significa che non possono essere diversi gli
strumenti applicativi mediante i quali tale obiettivo pu essere perseguito. E evidente che il trattamento
non pu essere lo stesso quando si tratti di intervenire su casi di estrema marginalizzazione sociale e
quando invece si tratti di soggetti ben integrati socialmente. In nessuno caso quando non sussistono
interventi risocializzanti si giustifica solo il recupero di risposte sanzionatorie di tipo meramente
afflittivo,restando essenziale che lapplicazione delle sanzioni non favorisca ulteriori processi di
disadattamento e stimoli in qualche modo lemancipazione del soggetto dagli schemi di comportamento
antisociali che ne hanno caratterizzato la vita ante fatta.
Le Funzioni Della Pena Secondo Le Fasi Della Sua Dinamica.
Abbiamo 3 fasi di attuazione del diritto penale: minaccia legale,inflazione e esecuzione della pena. Nella
fase della minaccia o comminatoria della pena (detta anche fase edittale) largo spazio vada riconosciuto
agli scopi cc.dd. di prevenzione generale irriducibilmente connessi con la posizione stessa della norma
penale. La funzione general-preventiva non deve essere configurata solo nel suo aspetto negativo cio in
quanto deterrente idoneo a scoraggiare i consociati dal commettere reati bens nei momenti positivi che si
connettono alla funzione di orientamento culturale che il diritto penale esercita nella misura in cui induce
attraverso la sua presenza e la generale consuetudine di osservanza dei suoi comandi,processi di
interiorizzazione dei valori che questi sottendono in via di perpetuazione,rafforzamento di norme eticosociali preesistenti.La dottrina riconosce che il prodursi degli effetti propri della prevenzione generale
positiva non costituisce un effetto automatico della posizione della norma ma dipende da vari fattori: in
primo luogo decisiva non tanto la severit della minaccia quanto la sua effettivit,in quanto contribuisce a
rendere credibile il sistema.In secondo luogo lefficacia general-preventiva delle norme penali
direttamente proporzionale al grado di convergenza fra disapprovazione sociale e disapprovazione legale:
ci implica che il sistema penale sia circoscritto alla tutela di beni essenziali che sia rispettato lequilibrio fra
illecito e sanzione,che i comportamenti vietati siano tipicizzati. Fondamentale la proporzione tra entit
della pena minacciata e gravit del reato che se da un lato evoca immediatamente lidea della giusta
retribuzione,dallaltro condiziona la stessa prospettiva del recupero sociale essendo lequilibrio fra illecito e
sanzione il requisito minimo indispensabile perch il reo possa percepire la norma come giusta e assumerla
per il futuro come regola di condotta. Per questa via la funzione di prevenzione speciale si insinua nella fase
edittale della minaccia penale. Nella fase della inflizione della pena restano esclusi gli effetti di pura
intimidazione connessi con la prevenzione generale del suo aspetto negativo. Ogni condanna esemplare
destinata a scoraggiare i consociati dal commettere reati della stessa specie comporterebbe la
strumentalizzazione del reo per fini di politica criminale e violerebbe linsieme di precetti costituzionali che
assegnando alla persona umana una posizione centrale nel sistema dei valori normativi di riferimento ne
impongono la considerazione come fine dallazione dellordinamento e mai come mezzo per laltrui
intimidazione. La prevenzione generale positiva presente anche in questa fase in relazione allesigenza
delleffettivit della minaccia quale fattore coessenziale della funzione di orientamento culturale per la
credibilit dellordinamento esige che la pena minacciata venga inflitta quando la norma sia stata
violata.Nella fase della esecuzione della pena sono prevalenti le esigenze della previsione speciale,poich

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listanza special-preventiva viene in considerazione nellottica rieducativa in cui configurata dalla Cost. da
esso esultano sia la prospettiva di una mera neutralizzazione del reo,sia lobiettivo della sua rigenerazione
morale che non appartiene ai fini del diritto penale. Di prevenzione speciale si parla della ri-socializzazione
o della non de-socializzazione del condannato.
Lodierna Fisionomia Della Pena:Dalla Riforma Del 1974 Ai Giorni Nostri.
Nelle diverse modifiche intervenute sul sistema sanzionatorio sembrano orientate a dare attuazione in
maniera pi marcata allidea della sanzione detentiva come extrema ratio della risposta panale,ma a causa
della scarsa efficienza del sistema penale nel suo complesso gli opportuni e condivisibili interventi di
mitigazione e diversificazione degli strumenti punitivi finiscono per determinare pericolosi fenomeni di fuga
dalla sanzione che si manifesta nella diffusa ineffettivit del sistema di esecuzione penale. Un quadro
riassuntivo delle principali innovazioni legislative nella materia potrebbe essere il seguente:
1) lammissione dei condannati alla pena perpetua dellergastolo anche ai benefici della semilibert e della
liberazione anticipata,
2) gli interventi modificativi della sospensione condizionale della pena,orientati a ridurre gli effetti de
socializzanti connessi con lesecuzione delle pene detentive di breve durata,
3) Lintroduzione di misure alternative alla detenzione
4) lintroduzione con la L. 24 novembre 1981 n 689 delle sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi
5)lampliamento delle pene accessorie
6) lintroduzione di un sistema sanzionatorio autonomo e di meccanismi di definizione differenziati del
procedimento per i reati assegnati alla competenza del giudice di pace.
7) la previsione di un trattamento sanzionatorio differenziato per il recidivo, vero e proprio tipo di autore
pericoloso normativamente selezionato al quale il legislatore riserva regimi commisurativi ed esecutivi
paralleli e quelli ordinari e caratterizzati da un elevatissimo tasso di rigore repressivo.
Un siffatto andamento della legislazione penale ha avuto come effetto da un lato la rieducazione dellarea
coperta dalla pena carceraria per la criminalit medio-lieve, dallaltro lirrigidimento delle modalit di
detenzione dei colpevoli dei pi gravi delitti in forme da risultare ostative a qualsiasi programma di
trattamento rieducativo.
CAPITOLO SECONDO: LE TIPOLOGIE DELLA PENA EDITTALE E I CRITERI DELLA SUA DETERMINAZIONE GIUDIZIALE

Pene Principali E Pene Accessorie


Il codice vigente distingue le pene in principali e accessorie,a norma dellart.20 le pene principali sono
inflitte dal giudice con la sentenza di condanna,quelle accessorie conseguono di diritto alla condanna come
effetti penali di essa.
Le pene principali comminate per i delitti sono: lergastolo, la reclusione e la multa;
quelle per le contravvenzioni sono: larresto e lammenda.
Ancora lart.81 classifica le pene principali denominate pene detentive o restrittive della libert personale
lergastolo, la reclusione e larresto; le pene pecuniarie la multa e lammenda.
Il catalogo delle pene principali contenuto nellart.17c.p. si apriva con la menzione della pena di morte che
abolita dal codice Zanardelli era stata reintrodotta dal codice del 1930 in coerenza con scelte
politico.criminali; con lart.1 del d.lgs.1t. 10 agosto 1944 n.224 la pena di morte venne nuovamente
soppressa per i delitti preveduti dal codice stabilendo che per i casi in cui essa era prevista si applicasse in
suo luogo la pena dellergastolo.
Le Singole Pene Principali
A)LE PENE DETENTIVE.
a) Lergastolo. Lergastolo una pena detentiva perpetua si estende almeno potenzialmente tanto quanto
destinata a durare la vita residua del condannato. A norma dellart. 22 la pena dellergastolo scontata in
uno degli stabilimenti a ci destinati con lobbligo del lavoro e con lisolamento notturno,e il secondo
comma dello stesso articolo prevede che il condannato possa essere ammesso al lavoro allaperto. Per la
sua compatibilit con il principio rieducativo la costituzionalit della pena dellergastolo stata
contestata,anche se una risalente sentenza della Corte Costituzionale ebbe a dichiarare non fondata la
relativa eccezione di legittimit sulla base di una concezione polifunzionale della pena che valorizzava fra gli

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scopi della pena accanto allobiettivo della rieducazione del condannato la prevenzione generale ,la difesa
sociale e la neutralizzazione a tempo indeterminato di determinati delinquenti.; questorientamento stato
confermato anche dalla sentenza Cost. del 94 ma ci sono stata diverse modifiche legislative intervenute in
materia e risultano ridimensionate le riserve di ordine costituzionale sullergastolo. Il condannato
allergastolo attualmente ammesso a godere della liberazione condizionale dopo che abbia scontato 26
anni di pena,pu inoltre godere della liberazione anticipata e del regime di semilibert dopo aver scontato
20 anni di pena.
(Nell81 stato indetto un referendum popolare che si concluso col diniego della proposta di abrogazione
dellergastolo).
b) La reclusione. E la pena detentiva temporanea stabilita per i delitti, la sua durata pu estendersi da 15
giorni a 24 anni la sua durata massima pu giungere fino a 30 anni per effetto di circostanze aggravanti o di
concorso di reati. A norma dellart.23 la reclusione viene scontata in uno degli stabilimenti a ci destinati
con lobbligo del lavoro e lisolamento notturno. Colui che ha scontato almeno 1 anno della pena pu
essere ammesso al lavoro allaperto. La l.26 luglio 1975 n354 sullordinamento penitenziario precisa i
principi sulla cui base dovrebbe aver luogo lesecuzione della pena della reclusione prescrivendo che il
trattamento penitenziario risponda alle particolari esigenze della personalit del condannato che siano
agevolati i rapporti del recluso con il mondo esterno e con la famiglia,che il lavoro non abbia carattere
afflittivo e che sia remunerato in misura non inferiore ai due terzi delle tariffe sindacali.
c) Larresto. E la pena detentiva temporanea stabilita per le contravvenzioni, si estende da 5 giorni a 3 anni
e pu essere elevato fino a 5 anni per il concorso di circostanze aggravanti e fino a 6 per effetto del cumulo
conseguente a ipotesi di concorso di reati. Questa pena pu essere scontata in regime di semilibert.
Le pene non detentive limitative della libert personale.
Esistono misure sanzionatorie di tipo non detentivo ma in vario modo limitative della libert
personale,secondo un indirizzo teso a realizzare obiettivi di decarcerizzazione pur mantenendosi allinterno
di una opzione di tipo penale. La pena della permanenza domiciliare o quella del lavoro di pubblica utilit.
La pena della permanenza domiciliare comporta lobbligo di rimanere presso la propria abitazione o in un
altro luogo di privata dimora ovvero il luogo di cura assistenza o accoglienza nei giorni di sabato e
domenica.La sanzione la cui durata non pu essere inferiore a 6 giorni ne superiore a 45 presenta una certa
flessibilit non solo in considerazione di esigenze familiari,di lavoro,di studio o di salute del condannato,pu
essere eseguita in giorni diversi dal sabato e dalla domenica ma su richiesta del condannato anche
continuamente.Inoltre il giudice pu aggiungere allobbligo di non allontanarsi dal domicilio il divieto per il
condannato ad accedere a specifici luoghi nei giorni in cui non obbligato alla permanenza domiciliare. La
pena del lavoro di pubblica utilit non pu essere inferiore a 10 giorni ne superiore a 6 mesi e consiste nella
prestazione di attivit non retributiva in favore della collettivit da svolgere presso lo Stato,le regioni,le
provincie i comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato. Essa
conformemente al divieto di lavoro forzato o obbligatorio contenuto nelle convenzioni internazionali pu
essere irrogata soltanto se limputato ne fa richiesta. Il giudice nellirrogare la sanzione chiamato a
definire le concrete modalit esecutive nellambito delle indicazioni fornite con il decreto dal Ministero di
Giustizia 26 marzo 2001.
Le Pene Pecuniarie.
Le pene pecuniarie consistono nel pagamento allo Stato di una somma di denaro e possono avere carattere
fisso o proporzionale,si dicono fisse quando sono determinate a livello edittale in limiti prestabiliti fra un
minimo e un massimo. Si dicono proporzionali quando la loro entit commisurata a un dato variabile e
risulta dalla sua moltiplicazione per un coefficiente stabilito ( a norma dellart. 27 le pene proporzionali non
hanno un limite massimo).
PENE PECUNIARIE SONO LA MULTA E LAMMENDA.
La multa la pena pecuniaria prevista per i delitti essa consiste nel pagamento allo Stato di una somma non
inferiore a 5 euro ne superiore a 5164 euro. La pena della multa oltre ad essere comminata dalla singola
norma incriminatrice pu essere aggiunta dal giudice se la legge stabilisce per il delitto la sola pena della
reclusione quando si tratti di fatti determinati da motivi di lucro.
La disciplina concernente lapplicazione e lesecuzione della pena della multa stata innovata dalla l.689/81
oltre ad aggiornare i limiti minimo e massimo della multa questa legge ha stabilito il principio che

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nellirrogazione delle pene pecuniarie il giudice debba in ogni caso tener conto delle condizioni economiche
del reo e in particolare che possa aumentarle sino al triplo del massimo previsto per la legge,ovvero
diminuirle fino a un terzo quando per le condizioni economiche del reo ritenga che la misura massima sia
inefficace ovvero che la misura minima sia gravosa.Con il successivo art. 133 ter, si prevista la possibilit
che in ragione delle condizioni economiche del condannato il pagamento avvenga in rate mensili.(La pena
della multa non eseguita per insolvibilit del condannato soggetta a conversione).
Lammenda consiste nel pagamento allo Stato di una somma non inferiore a 2 euro e non superiore a 1032
euro la pena pecuniaria prevista per le contravvenzioni.
Le Pene Accessorie.
Lart.19 c.p. elenca separatamente le pene accessorie previste per i delitti e quelle per le contravvenzioni.
Pene accessorie per i delitti sono:
-linterdizione dai pubblici uffici, - linterdizione da una professione o da arte, - linterdizione legale
linterdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese
-lincapacit di contrattare con la P.A., - lestinzione del rapporto di impiego o di lavoro,
-la decadenza o la sospensione dallesercizio della potest dei genitori.
Pene Accessorie Per Le Contravvenzioni Sono:
-LA sospensione dallesercizio di una professione o di unarte
-la sospensione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese.
Pena accessoria comune ai delitti e alle contravvenzioni la pubblicazione della sentenza di condanna.
Nel testo originario dellart.19 c.p. era prevista unaltra pena accessoria costituita dalla perdita della
capacit di testare e dalla comminatoria di nullit del testamento fatto prima della condanna,tale pena
stata soppressa con la l.689/81 di modifiche al sistema penale che oltre ad armonizzare la previsione
relativa alla decadenza della potest dei genitori con il nuovo diritto di famiglia, ha introdotto 2 pene
accessorie nuove per i delitti: linterdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese e
lincapacit di contrattare con la P.A..Nella forma della sospensione analoga pena accessoria stata
introdotta per le contravvenzioni. La funzione delle pene accessorie sullopinione tradizionale assegnava
scopi di prevenzione generale,oggi prevale quella che le contrassegna come strumenti di prevenzione
speciale almeno nella limitata prospettiva della neutralizzazione del reo,in particolare quando i fatti per i
quali la condanna intervenuta siano connessi allesercizio degli uffici diritti e potest che vengono
interdetti.Nella maggior parte dei casi le pene accessorie sono caratterizzate dallautomaticit della loro
applicazione come conseguenza della condanna principale il che sembra contraddire in modo determinante
la funzione special-preventiva della misura poich la sottrae ad ogni valutazione di carattere finalistico e
individualizzante; ma la sola caratteristica comune a tutte le pene accessorie la loro complementariet
rispetto alla pena principale, le pene accessorie possono essere pepetue o temporanee in questo secondo
caso la loro durata non stabilita espressamente dalla legge corrisponde alla durata della pena principale.
Disciplina E Contenuto Delle Singole Pene Accessorie.
Le pene accessorie previste per i delitti sono:
a)linterdizione dai pubblici uffici.A norma dellart.28 c.p. essa priva il condannato del diritto di
elettorato,attivo e passivo e di ogni altro diritto politico,di ogni pubblico ufficio e di ogni incaricato non
obbligatorio di pubblico servizio,di gradi,di titoli e dignit accademiche,decorazione e in genere diritti
onorifici e della capacit di assumerli. Sono venute meno le previsioni in cui al n.5 dellart.28 prevedeva la
perdita degli stipendi,delle pensioni e degli assegni che siano a carico dello Stato o di un altro ente pubblico
e al 3 comma dello stesso art. che stabiliva la perdita in casi di interdizione temporanea della capacit di
acquistare o di esercitare o di godere durante linterdizione i predetti diritti uffici,servizi,qualit e gradi. Con
una prima decisione la C.Cost. ha dichiarato illegittime le disposizioni menzionate alla parte in cui i diritti
traggono titolo da n rapporto di lavoro e con una seconda decisone ha dichiarato illegittimo lart.28 n.5
anche per quanto attiene alle pensioni di guerra. Labrogazioni delle disposizioni che prevedono a seguito di
condanna penale la perdita, la riduzione o la sospensione del diritto del dipendente dello Stato o di altro
ente pubblico al conseguimento e al godimento della pensione o dalle pensioni di guerra stata comunque

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sancito anche per legge.


-Linterdizione dai pubblici uffici pu essere perpetua o temporanea,
quella perpetua consegue di diritto alla condanna allergastolo o alla reclusione per un tempo non inferiore
ai 5 anni e alla dichiarazione di abitualit o professionalit nel delitto e di tendenza a delinquere. L
interdizione temporanea ha una durata non inferiore a 1 anno e non superiore a 5 essa consegue alla
condanna alla reclusione per un tempo non inferiore a 3 anni; linterdizione non si applica nel caso di
condanna per delitto colposo.
-Linterdizione da una professione o da unarte priva il condannato della capacit di esercitare durante
linterdizione,una professione,arte,industria o commercio per cui richiesto uno speciale permesso o una
speciale abilitazione,autorizzazione o licenza dellautorit e ne comporta la decadenza. Non pu avere
durata inferiore a 1 mese ne superiore a 5 anni salvi i casi espressamente stabiliti dalla legge.Consegue alle
condanne per delitti commessi con abuso di una professione,arte, o con violazione dei relativi doveri.
-Linterdizione legale consegue alle condanne di maggior gravit. Priva il soggetto della capacit di agire si
applicano le norme della legge civile sullinterdizione giudiziale.Linterdizione legale produce anche la
sospensione per la durata della pena,dellesercizio della potest dei genitori salvo che il giudice disponga
altrimenti.
-Linterdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, stata introdotta come pena
accessoria nel codice della l.689/81 e mira a rafforzare la risposta sanzionatoria ai reati commessi con
lesercizio di unattivit imprenditoriale.Lart.32 bis prevede che linterdizione consegua ad ogni condanna
alla reclusione non inferiore a 6 mesi per i delitti commessi con abuso dei poteri o violazione dei doveri
inerenti allufficio, essa priva il condannato della capacit di esercitare durante linterdizione,lufficio di
amministratore,sindaco,liquidatore e direttore generale nonch ogni altro ufficio con potere di
rappresentanza della persona giuridica o dellimprenditore; la durata dellinterdizione pari a quella della
pena principale. Linterdizione dagli uffici direttivi non si applica nel caso di condanna per delitto colposo
alla reclusione inferiore a 3 anni e nel caso di inflizione della sola pena pecuniaria.
-Lincapacit di contrattare con la Pubblica Amministrazione, introdotta con la legge 689/81 consegue alla
commissione dei delitti indicati nellart.32 quater non pu avere durata inferiore a 1 anno ne superiore a 3
anni comporta il divieto di concludere contratti con la P.A. salvo che per ottenere le prestazioni di un
pubblico servizio. Per la sua applicazione si richiede che i reati ai quali essa consegue siano stati commessi
in danno o in vantaggio di unattivit imprenditoriale o comunque in relazione ad esse.
La estinzione del rapporto di lavoro o di impiego.
Si tratta di una nuova pena accessoria introdotta nel 2001 che nel caso di condanna alla reclusione non
inferiore a 3 anni per i delitti di cui agli artt. 314, 1 comma, 317,318,319 ter e 320 comporta lestinzione del
rapporto di lavoro o di impiego per il dipendente di amministrazioni o enti pubblici ovvero di enti a
prevalente partecipazione pubblica.
-La decadenza o la sospensione dellesercizio della potest dei genitori.
Sono regolati dallart.34 c.p. che nel 1 comma stabilisce: la legge determina i casi nei quali la condanna
importa la decadenza della potest dei genitori. Le ipotesi sono quelle della condanna allergastolo e della
condanna per incesto e per i delitti contro la libert sessuale.La condanna per delitti commessi con abuso
della potest dei genitori importa la sospensione dellesercizio di tale potest per un periodo di tempo pari
al doppio della pena inflitta.Sia la decadenza che la sospensione dellesercizio della potest dei genitori
comportano lincapacit di esercitare qualsiasi diritto che il genitore spetti sui beni del figlio.
Le Pene Accessorie Applicabili Alle Contravvenzioni Sono:
-La sospensione dellesercizio di una professione o di unarte.
Consegue ad ogni condanna per contravvenzione commessa con abuso della professione,arte ecc ovvero
con violazione dei relativi doveri quando la pena principale inflitta non inferiore a 1 anno di arresto, la
sospensione non pu essere di durata inferiore a 15 giorni ne superiore a 2 anni. Il contenuto sanzionatorio
della sospensione non comporta la decadenza del permesso,dellabilitazione ecc cosi che decorso il
periodo di sospensione lesercizio della professione dellarte ecc pu essere ripreso senza necessit di una
nuova autorizzazione.
-La sospensione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese.
Consegue ad ogni condanna dellarresto per contravvenzioni commesse con abuso dei poteri o violazione
dei doveri inerenti allufficio non pu avere durata inferiore a 15 giorni o superiore a 2 anni. La

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pubblicazione della sentenza di condanna pena accessoria comune ai delitti e alle contravvenzioni,questa
pena disposta in sentenza e consiste nella pubblicazione della sentenza si condanna per una sola volta su
uno o pi giornali la pubblicazione eseguita di ufficio ma a spese del condannato.Inoltre lart.36 dispone
che la sentenza di condanna allergastolo sia anche pubblicata mediante affissione nel Comune ove stata
pronunciata,in quello ove il delitto fu commesso o in quello ove il condannato aveva lultima residenza.
Le Pene Sostitutive
Le sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi rappresentano senza dubbio una delle innovazioni pi
significative introdotte dalla l.689/81 di modifiche al sistema penale.
Lintroduzione delle c.d. pene sostitutive ha ampliato il ventaglio delle sanzioni a disposizione del giudice
penale che da un lato viene dotato di un ulteriore strumento per una pi puntuale individualizzazione della
pena, dallaltro posto comunque in condizione di scongiurare per i reati meno gravi gli effetti de
socializzanti della carcerazione,senza per questo rinunciare alla funzione dissuasiva che la concreta
inflazione della pena esercita sul condannato rispetto alla commissione di ulteriori reati. Sotto questo
duplice profilo le sanzioni sostitutive si inseriscono nel solco della prevenzione speciale integratrice e quindi
lato sensu rieducativa.
Le sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi sono: la semidetenzione,la libert controllata e la pena
pecuniaria. Lapplicabilit delle sanzioni sostitutive circoscritta dalla misura della pena determinata in
concreto dal giudice; nella originaria previsione della L.689/81 per essere sostituibile la pena irrogata non
doveva superare i 6 mesi di reclusione. Questo limite stato ampliato con la l. 12 giugno 2003 n.134.
Secondo la normativa vigente il giudice quando ritiene di dovere determinare la pena detentiva entro il
limite di 6 mesi,pu sostituirla con una qualsiasi delle sanzioni sostitutive quando si tratti di una pena
superiore a 6 mesi ma non superiore a 1 anno pu sostituirla con la semidetenzione o con la libert
controllata,mentre quando ritenga di irrogare una pena superiore ad 1 anno e non superiore a 2 anni ha a
disposizione la sola misura della semidetenzione.Questi limiti si dilatano fino al triplo nelle ipotesi di reato
continuato e di concorso di reati.Lpplicabilit delle sanzioni sostitutive esclusa per taluni reati il cui
elenco contenuto nellart.60 della l.689/81, per quanto riguarda le esclusioni soggettive le sanzioni
sostitutive non possono essere applicare a coloro che siano stati gi condannati,con una o pi sentenze
complessivamente ad una pena superiore ai 2 anni di reclusione ed abbiano commesso il reato nei 5 anni
dalla condanna precedente,inoltre se la pena detentiva stata irrogata per un fatto commesso nellultimo
decennio essa non pu essere sostituita:
a)a coloro che siano stati condannati 2 volte per reati della stessa indole
b)a coloro nei cui confronti una pena sostitutiva precedentemente inflitta sia stata convertita in pena
detentiva ovvero sia stato revocato il regime di semilibert
c)infine a chi abbia commesso il reato durante il tempo in cui era sottoposto alla misura di sicurezza della
libert vigilata o alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale.
Contenuto E Regime Delle Singole Sanzioni Sostitutive
La semidetenzione,sanzione con cui il giudice pu sostituire le pene detentive superiori a 1 anno e non
superiore a 2 anni comporta lobbligo di trascorrere almeno 10 ore al giorno negli istituti di pena e una
serie di limitazioni.
-La libert controllata in alternativa alla semidetenzione per sostituire le pene detentive superiori a 6 mesi
ma non superiori ad 1 anno comporta il divieto di allontanarsi dal comune di residenza se non previa
autorizzazione per i soli motivi di studio,lavoro,famiglia o salute; lobbligo di presentarsi almeno una volta
al giorno negli uffici di pubblica sicurezza o presso il comando dellarma dei Carabinieri territorialmente
competente;nonch ulteriori limitazioni previste per la semidetenzione con riguardo alle armi di
esplosivi,allespatrio ecc.
Le prescrizioni imposte possono essere modificate dal magistrato di sorveglianza cha ha la facolt di
adattarle alla concreta situazione del condannato.
La pena pecuniaria pu sostituire le pene detentive non superiori a 6 mesi ed inoltre stata introdotta il
modello dei tassi giornalieri assai diffuso negli ordinamenti europei: nelloperare la sostituzione, il giudice
tenendo conto della condizione economica complessiva dellimputato e del suo nucleo familiare, determina
lentit della quota giornaliera compresa tra un minimo di 38 ed un massimo di 380 euro che viene poi

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moltiplicata per il numero dei giorni di pena detentiva da sostituire.


Un giorno di detenzione equivale rispettivamente a un giorno di semidetenzione e a 2 giorni di libert
controllata, il giudice cio nel sostituire la pena detentiva irrogher la semidetenzione per un durata uguale
a quella della reclusione o dellarresto,preventivamente determinata,la libert controllata per un tempo
doppio rispetto alla durata della corrispondente pena detentiva sostitutiva.
Linosservanza delle prescrizioni imposte al condannato ha come conseguenza la conversione della restante
parte di pena sostitutiva nella pena detentiva sostituita.Lo stesso effetto produce la revoca della pena
sostitutiva che ha luogo in due casi:
-quando sopraggiunge una delle condanne per fatti commessi anteriormente alla sostituzione della pena
che avrebbero impedito lapplicazione della pena sostitutiva
-la condanna a una pena detentiva per un fatto commesso successivamente allirrogazione della pena
sostitutiva.Le sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi si applicano sia di ufficio che su richiesta
dellimputato.
Loriginaria disciplina di questa seconda ipotesi comunemente definita patteggiamento era contenuta
negli artt.77ss.l.689/81 e limitava loperativit dellistituto ai casi in cui il giudice riteneva di poter irrogare
le sanzioni sostitutive della libert controllata o della pena pecuniaria in questi casi al patteggiamento
conseguiva lestinzione del reato. Gli artt. 77,78,79 e 80 della l.689/81 sono stati abrogati dallart.234 delle
disposizioni di attuazione e coordinamento del nuovo codice di procedura penale,restando in tal modo
loriginaria disciplina del patteggiamento assorbita nellistituto della applicazione della pena su richiesta
delle parti corrispondente a uno dei riti speciali previsti dal codice di procedura penale.Lart. 444 del
vigente codice di procedura penale prevede che limputato e il pubblico ministero possono chiedere al
giudice lapplicazione nella specie e nella misura indicate di una sanzione sostitutiva o di una pena
pecuniaria diminuita fino a un terzo, ovvero di una pena detentiva quando tenuto conto delle circostanze e
diminuita fino a un terzo non supera 5 anni soli o congiunti a pena pecuniaria.
I Criteri Per La Determinazione E Commisurazione Giudiziale Della Pena. Lart.133 C.P.
Nellambito dei limiti edittalmente stabiliti il giudice perviene alla determinazione finale della pena da
infliggere in concreto attraverso lesercizio di un potere che per definizione legislativa discrezionale.Egli si
orienta cio sia nella specie di pena quando la legge consente questa alternativa sia nella fissazione della
quantit della pena,tra i limiti minimo e massimo sanza altro vincolo che quello di tener conto di taluni
elementi di giudizio indicati dalla legge. La delega al giudice necessaria se il trattamento penale fin dal
momento della determinazione concreta della pena vuol essere individualizzato. Lart.133 c.p. nei due
commi di cui si compone accorpa gli indici di determinazione della pena riferendoli al dato della gravit del
reato e a quello della capacit a delinquere del colpevole.La gravit del reato desunta a norma
dellart.133 dalla natura,dalla specie,dai mezi,dal tempo,dal luogo e da ogni altra modalit dellazione
-dalla gravit del danno o del pericolo cagionata alla persona offesa dal reato
-dala intensit del dolo o dal grado della colpa.
La capacit a delinquere desunta:
-dai motivi a delinquere e dal carattere del reo,
-dai precedenti penali e giudiziari, e in genere dalla condotta della vita del reo antecedente al reato
-dalla condotta contemporanea o susseguente al reato
-dalle condizioni di vita individuale,familiare e sociale del reo.
Lorientamento di raggruppare le esigenze retribuzionistiche intorno al parametro della gravit del reato e
quelle special-preventive intorno ai coefficienti della capacit a delinquere pur trovando un fondamento
nella interpretazione logico-sistematica dellart.133 non risolve il problema.Ci che decisivo stabilirla
gerarchia dei fini ai quali indirizzare il momento della commisurazione,gerarchia che non dato ricavare
dallart.133 le cui indicazioni sono per lo pi tradotte in formulette pigre che tradiscono il vuoto di fini
che ne contrassegna il contenuto e rischiano di sfociare nellarbitrio giudiziale. La dottrina recente cerca di
sviluppare dei criteri di commisurazione della pena e ancorandola alle relative indicazioni costituzionali,
viene cosi a stabilirsi una gerarchia tra i criteri di commisurazione della pena che pone in via preliminare
lesigenza di determinare le finalit che si intendono perseguire mediante lirrogazione della pena,solo
successivamente e subordinatamente a quelle il giudice potr determinare il peso che assumono i diversi
indici fattuali a cui commisurare lentit della pena. La lettura costituzionalmente orientata dei criteri di

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commisurazione della pena impone di fare riferimento allenunciazioni dellart.27 Cost. che da un lato
esigono di attribuire alla misura della colpevolezza del soggetto il ruolo di un criterio-guida ai fini della
commisurazione della pena, dallaltro affermano le finalit rieducative della pena. (Gli indici di
commisurazione costituiti dallintensit del dolo e dal grado della colpa siano da considerare prevalenti
rispetto alla gravit del danno o del pericolo cagionato alla persona offesa e non potranno dar luogo a una
pena che ecceda il grado della colpevolezza)
i singoli indici della commisurazione della pena
Nella prima parte dellart.133 riflettono gli indici di gravit del reato che attengono alla fattispecie esecutiva
di esso sia sotto il profilo della condotta del reo,che sotto il profilo dellevento nonch quelli attinenti
allelemento psicologico del fatto. La natura,la specie,i mezzi,loggetto,il tempo,il luogo,le modalit
dellazione esprimono linsieme dei dati a cui si commisura il disvalore di azione del fatto,considerato nel
suo versante oggettivo questa valutazione appare da un riferimento al disvalore di evento del fatto riflesso
nel dato costitutivo della gravit del danno o del pericolo cagionato alla persona offesa. Sul versante
soggettivo vengono in considerazione lintensit del dolo e il grado della colpa,luna si definisce in funzione
della forma che il dolo assume e si pu di regola considerare progressivamente decrescente,dal dolo
intenzionale alle diverse specie del dolo indiretto.Il grado della colpa risulter in termini oggettivi dalla
misura di divergenza fra la condotta effettivamente tenuta e quella corrispondente allobbligo di diligenza
dal punto di vista della sua misura soggettiva dal livello di eseguibilit della condotta rispettosa dellobbligo
di diligenza. Art. 133,2 comma secondo lopinione comune questa disposizione estende lapprezzamento
giudiziale dal fatto alla personalit del colpevole ancorandone i diversi momenti al parametro della c.d.
capacit a delinquere.Ad una interpretazione che assimila sostanzialmente la capacit a delinquere alla
pericolosit sociale e la intende come possibilit di future condotte criminose,si contrappone unaccezione
che tende a connotare i diversi indici in cui la capacit a delinquere si riflette come altrettanti fattori del
giudizio di colpevolezza.
Gli elementi di cui il giudice dovr tenere conto nella valutazione della capacit a delinquere sono:
-i motivi a delinquere vale a dire gli impulsi,le motivazioni,i sentimenti ecc che hanno spinto il reo ad agire
-il carattere del reo cio gli aspetti strutturali della sua personalit che possono variamente collegarsi ai
fattori endogeni ed esogeni che hanno contribuito a costruirla rilevante nel giudizio isia diagnostico che
prognostico della capacit criminale del soggetto
-i precedenti penali e giudiziari e in genere la condotta e la vita anteatta del reo: sono le condanne
anteriormente riportate dal soggetto,i procedimenti giudiziali sono dati dai procedimenti attualmente
pendenti dalleventuale sottoposizione a misure di prevenzione.
La vita anteatta viene in considerazione in tutti gli aspetti che possono risultare significativi in termini di
capacit a delinquere uso di droghe,rifiuto di attivit lavorative ecc.
-la condotta antecedente contemporanea e susseguente al reato, la cui significativit data dalla
coincidenza o prossimit temporale con il fatto commesso o da pi specifiche connessioni con esso
(es.valore del pentimento)
-le condizioni di vita individuale,familiare e sociale del re: si tratta di valutare lincidenza dei fattori socioambientali nel processo criminogenetico,sul grado della colpevolezza e delle esigenze del trattamento dal
punto di vista special-preventivo.
La Commisurazione Della Pena Pecuniaria
A norma dellart.133 bis c.p. nella quantificazione della pena pecuniaria il giudice deve tener conto delle
condizioni economiche del reo. Questa integrazione introdotta dallart.100 della l. 689/81 tende a
perseguire leguaglianza di fatto fra i condannati,tenuto conto che un uguale ammontare di pena
pecuniaria colpisce in modo diseguale soggetti che abbiano differenti disponibilit economiche.
Lart.133 bis faculta il giudice ad aumentare o diminuire la pena fino al triplo di quella stabilita dalla legge
quando per le condizioni economiche del reo ritenga che la misura massima sia inefficace ovvero che la
misura minima sia eccessivamente gravosa quindi in virt di questa disposizione il giudice pu oltrepassare
verso lalto o verso il basso gli stessi limiti edittali in considerazione delle condizioni economiche del
condannato.Ma la dottrina si lamenta che il legislatore non abbia compiuto lulteriore passo che lo divideva
dal sistema del c.d. tassi giornalieri introdotto nel nostro ordinamento limitatamente alla esecuzione della

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pena pecuniaria sostitutiva della pena detentiva breve.


il potere discrezionale del giudice nellapplicazione delle pene sostitutive
Il giudice nei limiti fissati dalla legge e tenuto conto dei criteri indicati nellart.133 dopo aver determinato la
misura della pena detentiva da applicare dovr compiere un ulteriore valutazione dovr cio stabilire se
sussistono i presupposti per applicare in luogo di quella una sanzione sostitutiva.
Nellipotesi affermata i suoi poteri discrezionali saranno inesistenti quando si tratta di pene detentive
superiori ad 1 anno,per le pene di durata inferiore la sua discrezionalit sar maggiore in particolare per
quanto attiene alle pene detentive fino a 6 mesi per la cui eventuale sostituzione avr a disposizione tutti e
3 i tipi di sanzioni sostitutive. In ogni caso si tratter di una decisione sullan e sul quomodo della
sostituzione ma non sul quantum di essa che la risultante di criteri di ragguaglio normativamente
predeterminati.
Nellipotesi in cui ha la facolt di determinare il tipo di sanzione sostitutiva da applicare il giudice a norma
dellart.58 1 comma della l. 689/81 dovr scegliere quella pi idonea al reinserimento sociale del
condannato. Tuttavia il potere di disporre una sostituzione incontra un limite nel 2 comma dellart. 58 il
quale stabilisce che il giudice non pu disporre la sostituzione quando presume che le prescrizioni non
saranno adempiute dal condannato e il 3 comma dellart.58 richiede che il giudice indichi i motivi che
giustificano la scelta del tipo di pena irrogata.
la commisurazione della pena nei procedimenti speciali.
Gli artt. 438 ss. 444 ss. 459 ss. c.p.p. prevedono particolari riduzioni di pena come conseguenza di
instaurazione dei riti differenziati: giudizio abbreviato,applicazione della pena su richiesta delle parti (c.d.
patteggiamento) giudizio per decreto. Queste diminuzioni di pena di un terzo per il giudizio abbreviato, fino
a un terzo nel patteggiamento, sino alla met nel giudizio per decreto,non conseguono a determinare
circostanze nel reato e neppure a una condotta del reo ma soltanto alla scelta in sede processuale del
ricorso a un procedimento semplificato e pi celere. Leffetto che essi determinano sulla misura della pena
applicabile si risolve esclusivamente a favore del reo.
CAPITOLO TERZO: LESECUZIONE DELLE PENE

lesecuzione delle pene detentive


Lordinamento penitenziario del 75 innov la disciplina dellesecuzione della pena detentiva inserendola
nella prospettiva rieducativo-risocializzante imposta dalla Costituzione. Il trattamento devessere
individualizzato deve rispondere cio: ai particolari bisogni della personalit di ciascun soggetto determinati
attraverso la classificazione dei detenuti e losservazione della loro personalit. Il vigente ordinamento
penitenziario configura diversi istituti che incidono sul carattere segregante dellistituzione penitenziaria dal
lavoro allesterno fino ai permessi premio. I permessi premio ciascuno di durata non superiore a 15 giorni
possono essere concessi ai condannati che abbiano tenuto regolare condotta per non pi di 45 giorni
allanno complessivamente per consentire ai detenuti di coltivare interessi affettivi,culturali o di lavoro. Lo
stesso regime di detenzione carceraria pu essere sostituito dallaffidamento in prova al servizio
sociale,ovvero modificarsi in detenzione domiciliare o nel regime di semilibert o cessare prima della
scadenza della pena inflitta dal giudice. Ma lart. 4 bis prevede un divieto di concessione dei suddetti
benefici penitenziari comprese le misure alternative diverse dalla liberazione condizionale,ai detenuti e
internati per reati di criminalit organizzata o terrorismo nonch per altri gravi delitti salvo che non si tratti
di soggetti che hanno assunto lo status di collaboratori di giustizia (c.d. pentiti). Lart. 14 bis prevede invece
la sottoposizione al regime di sorveglianza speciale per un periodo non superiore a 6 mesi prorogabile
anche pi volte per non pi di 3 mesi a carico di quei detenuti che compromettono la sicurezza o turbino
lordine degli istituti ecc. Il secondo comma dellart.41 bis infine prevede la facolt del Ministro della
giustizia anche a richiesta del Ministro dellinterno quando ricorrono gravi motivi di ordine e di sicurezza
pubblica di sospendere in tutto o in parte lapplicazione delle regole di trattamento e degli istituti previsti
dallordinamento penitenziario che possono porsi in concreto con le esigenze di ordine e sicurezza nei
confronti dei detenuti o internati per reati di mafia,terrorismo e di altri delitti di grave pericolosit.
Lesecuzione della pena detentiva di svolge sotto la vigilanza e il controllo del Magistrato di sorveglianza del

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Tribunale di sorveglianza. (Lart.47 la detenzione domiciliare e la semilibert non possono essere concessi
per pi di una volta al condannato al quale sia stata applicata la recidiva).
Le Misure Alternative Alla Detenzione
Le misure alternative alla detenzione sono state introdotte dalla l. 689/81, la differenza tra misure
alternative e sanzioni sostitutive sta nel fatto che le prime costituiscono una possibile modalit di
esecuzione della pena detentiva e sono applicate non dal giudice della cognizione con la sanzione che
definisce il processo,ma dalla magistratura di sorveglianza.
Talune misure alternative possono applicarsi soltanto nel corso della esecuzione della pena altre anche
prima. In questultimo caso lapplicazione della misura si ricollega allidea che la detenzione carceraria
costituisca lextrema ratio dellesecuzione penale e che ad essa perci debba farsi ricorso solo quando le
esigenze della prevenzione speciale non possono essere raggiunte. Quando la misura alternativa applicata
dopo che si iniziata lesecuzione della pena in regime penitenziario la sua adozione costituisce un riflesso
del trattamento nel senso che i risultati gi conseguiti consentono una modificazione delle modalit di
esecuzione anche al di fuori del regime penitenziario. Le misure alternative della detenzione previste dal
vigente ordinamento penitenziario sono : laffidamento in prova al servizio sociale,la detenzione
domiciliare,la semilibert,la liberazione anticipata.
1)Laffidamento in prova al servizio sociale, pu essere disposto nei confronti dei condannati a pena
detentiva non superiore a 3 anni. Consiste nellaffidamento al servizio sociale fuori dallistituto per un
periodo uguale a quello della pena da scontare nei casi in cui si pu ritenere che il provvedimento
contribuisca alla rieducazione del reo e assicuri la prevenzione del pericolo che egli commette altri reati.
Nelle previsioni originarie dellordinamento del 75 lambito di applicabilit della misura era pi ristretto
esso era infatti esclusa per taluni reati, limitata per i soggetti di et superiore a 21 e inferiore a 70,alle pene
non eccedenti i 2 anni e sei mesi e prevedeva un periodo minimo di osservazione in istituto per almeno 3
mesi poi ridotto a 1 mese. Lattuale formulazione della norma prevede che laffidamento possa essere
disposto senza procedere alla osservazione in istituto ma basandosi sulla valutazione del comportamento
serbato dal condannato dopo la commissione del reato. Il Tribunale di sorveglianza determina la
prescrizione a cui laffidamento deve sottostare. Il servizio sociale controlla la condotta del soggetto e lo
aiuta a superare le difficolt di adattamento alla vita sociale anche mettendosi in relazione con la sua
famiglia. A norma dellart. 47, 12 comma lesito positivo del periodo di prova estingue la pena e ogni altro
effetto penale della condanna. Laffidamento per contro revocato qualora il comportamento del soggetto
contrario alla legge o alla prescrizione dettate appaia incompatibile con la prosecuzione della prova.La
revoca si configura come revoca ex tunc con la conseguenza che laffidato doveva scontare per intero la
pena detentiva residua. Con la sentenza n.343/87 la Corte Cost. ha dichiarato la norma illegittima nella
parte in cui in caso di revoca non consente al Tribunale di sorveglianza di determinare sulla base delle
limitazione patite del condannato e del suo comportamento durante il periodo dellaffidamento,la residua
pena detentiva da esperire. Quindi si aggiunto una efficacia estintiva della pena detentiva anche nei casi
di revoca.Lesito positivo della prova non estingue ne le pene accessorie,ne le obbligazioni civili nascenti dal
reato.
2)Detenzione domiciliare: la pena della reclusione non superiore a 4 anni e quella dellarresto possono
essere espiate nella propria abitazione o in altro luogo di privata dimora ovvero in un luogo pubblico di curo
o assistenza quando ricorrano le seguenti situazioni personali:
a)donna incinta o madre di prole di et inferiore ad anni 10
b)padre esercente la potest di prole di et inferiore ad anni 10 con lui convivente quando la madre sia
decaduta o altrimenti assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole
c)persona in condizioni di salute gravi, che richiedano costanti contatti con i presidi sanitari territoriali
d)persona di et superiore a 60 anni,se inabile anche parzialmente
e)persona minore di 21 anni per comprovare esigenze di salute di studio,di lavoro e di famiglia
A norma del 8 comma dellart.47 ter lallontanamento non autorizzato dai luoghi in cui la pena deve essere
espiata considerata evasione,la denuncia per tale reato comporta la sospensione del beneficio e la
condanna ne determina la revoca. Con le c.d. legge Simeone stata introdotta un ulteriore figura generale
della detenzione domiciliare che applicabile indipendentemente dalle condizioni previste nel 1 comma
dellart.47 ter a qualsiasi condannato debba scontare una pena detentiva non superiore a 2 anni anche se
costituente parte residua di maggior pena quando non ricorrono i presupposti per laffidamento in prova al

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servizio sociale e sempre che tale misura sia idonea ad evitare il pericolo che il condannato commetta altri
reati. E stato modificato anche il comma 1 bis stesso art.47 ter per escludere la possibilit in generale
prevista di applicare ai recidivi reiterati la detenzione domiciliare nei casi in cui non ricorrono i presupposti
per laffidamento in prova al servizio sociale e sempre che tale misura sia idonea ad evitare che il
condannato commetta altri reati,quando la pena detentiva da scontare non sia superiore a 2 anni. In
seguito stata introdotta una nuova forma di detenzione domiciliare che consente di scontare in forma
domiciliare la pena della reclusione per qualsiasi durata ad esclusione solo dellergastolo
a)il condannato abbia unet superiore ai 60 anni
b)che non sia stato condannato per uno dei delitti contro la personalit individuale
c)che non si tratti di persona dichiarata delinquente abituale,professionale o per tendenza,ne sia mai stato
condannato con laggravante della recidiva.
La SEMILIBERTA consiste nella possibilit di trascorrere parte del giorno fuori dallistituto della di pena per
partecipare ad attivit lavorative,o istruttive.Il condannato alla pena dellarresto o a quella della reclusione
non superiore a 6 mesi ammesso a godere del regime di semilibert anche prima dellinzio dellespiazione
della pena se ha dimostrato la propria volont di reinserimento nella societ. Negli altri casi la semilibert
pu essere concessa dopo lespiazione di almeno met della pena e in particolari casi dopo lespiazione di
almeno due terzi della pena per i soggetti ai quali sia stata applicata la recidiva prevista dallart.99, 4
comma, lart.50 bis eleva la soglia di pena da espiare prima di poter beneficiare della semilibert a due terzi
e se si tratta di un condannato per taluno dei delitti indicati nel 1 comma dellart. 4 bis a tre quarti. A norma
dellart. 50 lammissione al regime di semilibert disposta in relazione ai progressi compiuti nel corso del
trattamento quando vi sono le condizioni per un graduale reinserimento del soggetto nella societ. Il
condannato allergastolo pu essere ammesso alla semilibert dopo aver scontato 20 anni di pena. Lart.51
della legge 354/75 disciplina le ipotesi di sospensione e revoca del beneficio in relazione alle assenze del
condannato dallistituto in violazione dei limiti di tempo stabiliti quindi il beneficio pu essere revocato
quando il soggetto non si appalesi idoneo al trattamento.
La Liberazione Anticipata, lart.54,1 comma l.354/75 stabilisce che al condannato a pena detentiva che ha
dato prova di partecipazione allopera rieducativa concessa quale riconoscimento di tale partecipazione e
ai fini del suo pi efficace reinserimento nella societ la detrazione di 45 giorni per ogni semestre di pena
scontata. Alla detenzione penitenziaria sono equiparate la custodia cautelare sofferta e la detenzione
domiciliare. Ai fini della semilibert dei permessi premio e della liberazione condizionale il periodo detratto
considerato come una pena scontata agli effetti del computo della misura di pena che occorre aver
espiato. La condanna per un delitto non colposo commesso nel corso dellesecuzione successivamente alla
concessione del beneficio ne comporta la revoca.
Esecuzione E Conversione Delle Pene Pecuniarie
La pena pecuniaria si esegue di regola mediante il versamento dellimporto corrispondente alla multa o
allammenda inflitta dal giudice con la sentenza di condanna,il pagamento pu avvenire anche ratealmente.
La disciplina del 79 comportava che in caso di insolvibilit del condannato la conversione della pena
pecuniaria nella corrispondente pena detentiva introducendo una diseguaglianza di trattamento a sfavore
dei condannati nullafacenti, e ci fu dichiarato costituzionalmente illegittimo. Con la legge 689/81
stabilisce che le pene della multa o dellammenda non eseguite per insolvibilit del condannato si
convertono nella libert controllata ragguagliando 38 euro di pena pecuniaria a un giorno di libert
controllata fino a un massimo di 6 mesi per lammenda, di un anno per la multa.La pena pecuniaria a
richiesta del condannato pu essere convertita in lavoro sostitutivo in questo caso il criterio di ragguaglio
di 25 euro per ciascun giorno di lavoro sostitutivo, tale lavoro consiste nella prestazione di unattivit non
retributiva a favore della collettivit, da svolgere presso lo Stato,le regioni, le provincie,i comuni o enti ecc..
ma solo se richiesto dal condannato in mancanza saremo di fronte a unipotesi di lavoro coattivo vietato
dallart.4, 2 comma della Convenzione europea dei diritti delluomo. La conversione delle pene pecuniarie
inflitte dal giudice di pace e non eseguite per insolvibilit del condannato oggetto di espressa e specifica
previsione da parte del 4 comma dellart.55 d.lgs.274/2000 se il condannato ne fa richiesta la pena
pecuniaria convertita in lavoro sostitutivo in caso contrario la conversione avviene applicando la pena
della permanenza domiciliare ragguagliata nella misura di 25 euro per ogni giorno di permanenza. Il 4
comma dellart.55 prevede poi che nel caso in cui il condannato abbia violato lobbligo del lavoro

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sostitutivo conseguente alla conversione della pena pecuniaria la parte di lavoro non ancora eseguito si
converte nellobbligo si permanenza domiciliare.
CAPITOLO QUARTO: LE IPOTESI DI NON APPLICAZIONE, SOSPENSIONE, MODIFICAZIONE ED ESTINZIONE DELLA PENA

Le vicende della punibilit.


La punibilit pu definirsi come la possibilit in concreto di irrogare la sanzione prevista per la violazione
del precetto penale.
Per il sorgere della punibilit occorrono tre elementi:
1) la commissione di un reato;
2) lassenza di cause personali di esclusione della pena (immunit, non imputabilit);
3)la presenza di eventuali condizioni obiettive di punibilit.
Condizioni obiettive e cause di non punibilit in senso stretto.
Lart. 44 c.p. prevede che quando, per la punibilit del reato, la legge richiede il verificarsi di una
condizione, il colpevole risponde del reato, anche se levento, da cui dipende il verificarsi della condizione,
non da lui voluto.
Il codice, quindi, non definisce le condizioni obiettive di punibilit, ma si limita a fissarne due caratteri:
devono consistere in un avvenimento del mondo esterno, che non deve necessariamente esser voluto
dallagente;
devono essere estranee alla condotta illecita.
Sono esempi condizioni obiettive di punibilit:
lannullamento di matrimonio nellinduzione al matrimonio mediante inganno (art. 558 c.p.);
la sorpresa in flagranza prevista negli artt. 260, 707, 708, 720, c.p.;
la presenza del reo nel territorio dello stato nei casi previsti dagli artt. 9 e 10 c.p.
Secondo la migliore dottrina, le condizioni obiettive di punibilit costituiscono avvenimenti futuri ed incerti,
estranei allazione illecita, il cui verificarsi necessario per la punibilit del reato, ma non per la sua
esistenza.
La dottrina distingue tra condizioni intrinseche ed estrinseche:
le prime approfondiscono una lesione gi implicita nella commissione del fatto (ad esempio, il
pubblico scandalo nellincesto, art. 564 c.p.) e si pongono a met strada tra gli elementi costitutivi e le
condizioni estrinseche.
---Le seconde nulla aggiungono alla lesione dellinteresse protetto dalla norma incriminatrice, ma si limitano
a riflettere mere valutazioni di opportunit punitiva estranee alla sfera delloffesa al bene protetto.
Dunque le condizioni intrinseche finiscono per confluire nella dimensione del fatto tipico; mentre le
estrinseche sono esterne alla struttura del reato ed estranee al piano delloffesa.
La mancanza di una condizione estrinseca di punibilit va assimilata, nel tipo di efficacia, a quelle definite
cause di non punibilit in senso stretto, che sono contrassegnate appunto dalla estraneit rispetto alla
struttura del reato e consistono in fatti, situazioni e comportamenti successivi alla consumazione di un
reato, completo di tutti i suoi elementi costitutivi.
Linteresse pratico alla individuazione delle condizioni obiettive di punibilit duplice:
in
primo luogo, mentre gli eventi che fanno parte del fatto in senso stretto devono essere
oggetto del dolo o della colpa, gli eventi-condizioni obiettive vengono imputati a titolo di responsabilit
oggettiva (art. 44 c.p.);
in secondo
luogo, lart.
158, comma 2, c.p. fa
decorrere il
termine di prescrizione del
reato dal momento in cui si verifica la condizione obiettiva di punibilit.
Le cause generali di estinzione del reato.
Le cause di estinzione del reato: estinguono la punibilit in astratto, cio lapplicabilit di una certa pena
allautore di una trasgressione, antecedentemente alla sentenza definitiva di condanna.
Lapplicabilit delle cause di estinzione del reato, pur essendo assistita dalla regola della immediata
declaratoria, tuttavia subordinata alla evidenza delle condizioni per un proscioglimento nel merito. Le
cause di estinzione del reato, viceversa, prevalgono sulle cause di estinzione della pena.

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Negli art. 150-170 c.p., la nostra legge prevede, quali cause di estinzione del reato: la morte del reo prima
della condanna; la remissione della querela; lamnistia; la prescrizione del reato; loblazione; la sospensione
condizionale della pena; il perdono giudiziale.
Le singole cause di estinzione del reato.
a) Morte del reo: per il principio della assoluta personalit della responsabilit penale e della pena, con
la morte del reo si determina lestinzione del reato (se prima della condanna) o della pena principale
e accessoria nonch degli altri effetti penali della condanna (se dopo la condanna) (artt. 150 e 171
c.p.);
b) Amnistia (art. 151 c.p.): atto di clemenza generale con cui lo Stato rinuncia allapplicazione della
pena. concessa con legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna
camera. rinunziabile dallimputato.
Essa pu essere:
propria: opera per i reati per cui non sia ancora intervenuta la condanna, estingue il reato;
impropria: interviene dopo la sentenza irrevocabile di condanna, estingue le pene principali
e quelle accessorie, ma non gli altri effetti penali della condanna.
Lamnistia non si applica ai recidivi, nei casi preveduti dai capoversi dellart. 99 c.p., n ai delinquenti
abituali, professionali o per tendenze ma fatta salva lipotesi che lo stesso provvedimento di
amnistia disponga diversamente( art. 11, IV comma). Lamnistia, sia propria che impropria, non
estingue le obbligazioni civili nascenti dal reato, salvo che si tratti della obbligazione civile per la
multa o per lammenda. A seguito della sentenza costituzionale 14 luglio 1971, n. 175, lamnistia
sempre rinunciabile da parte del soggetto che dovrebbe beneficiarne, ma che abbia, viceversa,
interesse a una pronuncia che escluda la sua colpevolezza e renda, eventualmente, improponibili
azioni civili nei suoi confronti.
c) Prescrizione (art. 157-162): consiste nella rinuncia dello stato a far valere la propria pretesa punitiva
dopo il trascorrere di un certo periodo di tempo dal verificarsi del reato o dalla condanna. Per la
prescrizione del reato trascorso il tempo previsto dallart. 157 dalla consumazione del reato senza
che sia intervenuta sentenza irrevocabile di condanna, il reato definitivamente estinto. Il decorso
del termine di prescrizione pu essere sospeso ( art. 159) o interrotto ( art. 160). La sospensione
implica una sorta di pausa nel corso della prescrizione, dimodoch questa riprende a decorrere,
una volta cessata la causa della sospensione, ferma restando la validit del periodo gi trascorso, ai
fini del computo finale, nel senso che i due periodi si sommano fra loro. La sospensione della
prescrizione ha luogo, a norma dellart. 159,I comma c.p.: in ogni caso in cui la sospensione del
procedimento o del processo penale o dei termini di custodia cautelare imposta da una
particolare disposizione di legge, oltre che nei casi di:
Autorizzazione a procedere;
Deferimento della questione ad altro giudizio;
Sospensione del procedimento o del processo penale per ragioni di impedimento delle parti
o dei difensori su richiesta dellimputato o del suo difensore.
Il legislatore ha previsto che ludienza non pu essere differita oltre il sessantesimo giorno
successivo alla prevedibile cessazione dellimpedimento e nel caso in cui il differimento sia per un
tempo maggiore la sospensione opera solo il tempo dellimpedimento aumentato di sessanta
giorni.
La prescrizione riprende il suo corso dal giorno in cui cessata la causa della sospensione;
nellipotesi di autorizzazione a procedere, dal giorno in cui lautorit competente accoglie la
richiesta. Linterruzione della prescrizione toglie invece efficacia al tempo gi trascorso prima
delleffetto interruttivo; dimodoch il termine ricomincia a decorrere ex novo. Il corso della
prescrizione interrotto dal compimento di alcuni atti qualificati di esercizio della pretesa punitiva
che dimostrano lattualit e la persistenza dellinteresse pubblico alla repressione del fatto. Gli atti
interrottivi della prescrizione sono innanzi tutto la sentenza di condanna e il decreto di condanna;
inoltre una serie di atti dell a.g. , fra cui lordinanza che applica le misure cautelari, la richiesta di
rinvio a giudizio, il decreto di fissazione delludienza preliminare, il decreto che dispone il giudizio.

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Ogni atto interruttivo determina leffetto di azzeramento della prescrizione e, perci, se pi sono gli
atti interrottivi che si sono succeduti nel tempo, la prescrizione decorre dallultimo di essi. Quanto
agli effetti della sospensione e della interruzione, lart. 161, I comma, prevede che questi si
producono per tutti coloro che hanno commesso il reato. La recente legge 5-12-2005, n. 251 (c.d.
ex Cirielli) ha introdotto rilevanti novit in tema i prescrizione, che possono essere cos
sintetizzate:
il tempo di prescrizione pari al massimo editale della pena, ma mai inferiore a sei anni per
delitti e quattro anni per le contravvenzioni; per taluni reati pi gravi i termini sono
raddoppiati;
sul calcolo del tempo di prescrizione incidono le circostanze aggravanti ad effetto speciale e
non rileva il giudizio di comparazione delle circostanze;
in caso di interruzione della prescrizione (casi previsti dagli artt. 160 e 161 c.p.), il termine
ordinario si prolunga di regola di 1/4, o di un periodo maggiore se si tratta di recidivi.
d) Oblazione: consiste nel pagamento, a domanda dellinteressato, di una somma di denaro (cos
da degradare il reato in illecito amministrativo) prima dellapertura del dibattimento o del
decreto di condanna. Al riguardo distinguiamo:
oblazione nelle contravvenzioni punite con la sola ammenda (art. 162 c.p.). un diritto
dellimputato e consiste nel pagamento di una somma pari al terzo del massimo edittale;
oblazione nelle contravvenzioni punite con pena alternativa (detentiva o pecuniaria
art.162bis c.p.). facoltativa a discrezione del giudice e consiste nel pagamento di una
somma pari alla met dellammenda.
e) Remissione della querela: estingue il reato e comporta lonere del pagamento delle spese
processuali a carico dellimputato, salvo diverso accordo tra le parti (art. 340 c.p.p).la remissione
della querela pu essere .processuale ed extraprocessuale, a seconda che si estrinsechi in un atto
del processo, rivestito di determinate formalit, ovvero al di fuori di esso: in questo secondo caso,
la remissione della querela pu essere sia espressa, sia tacita; tacita, quando consiste in
comportamenti incompatibili con la volont di persistere nellistanza di punizione. Per assumere
efficacia estintiva del reato, la remissione devessere accettata dal querelato. Nellipotesi di
concorso di pi persone nel reato, la remissione della querela a favore anche di uno solo fra i
concorrenti si estende a tutti, ma non produce effetti nei confronti di chi labbia eventualmente
ricusata. La remissione non pu essere sottoposta a obblighi e condizioni salvo i casi i casi per i
quali la legge abbia disposto altrimenti. La remissione della querela non ammessa nei delitti
contro la libert sessuale, in rapporto ai quali la querela proposta dichiarata dalla legge
irrevocabile. Gli artt. 153 e 155 c.p. disciplinano lesercizio del diritto di remissione e della facolt di
accettare la remissione quando si tratti di minori o incapaci.
La sospensione condizionale della pena.
La sospensione condizionale della pena consiste nel sospendere lesecuzione della pena inflitta a condizione
che entro un certo periodo di tempo il colpevole non commetta altri reati. Se ci non si verifica egli conter
la vecchia e la nuova pena. Le condizioni cui subordinata la concessione del beneficio e gli obblighi del
condannato sono disciplinati dagli artt. 164, 165, 168 c.p. Il beneficio sospende lesecuzione delle pene
principali. Se la condizione si verifica si estingue il reato, ma restano fermi gli altri effetti penali della
condanna. La sospensione condizionale era entrata in vigore nel nostro ordinamento giuridico nel 1904, col
nome di condanna condizionale e venne poi recepita nel codice del 30; inizialmente con riferimento alle
condanne non superiori a sei mesi, limite presto elevato a un anno. Il beneficio era rigorosamente riservato
ai delinquenti primari, cio a coloro che mai avevano riportato condanna per delitti. La riforma della
sospensione condizionale riguarda sia i limiti oggettivi che quelli soggettivi entro cui il beneficio pu essere
concesso. Secondo il testo vigente dellart. 163 c.p., possono essere sospese condizionalmente le condanne
alla pena della reclusione o dellarresto in misura non superiore a due anni, ovvero a pena pecuniaria che,
sola o congiunta a pena detentiva, e ragguagliata a norma dellart. 135, sia equivalente a una pena
detentiva non superiore, nel complesso, a due anni. Questo limite elevato a due anni e sei mesi per i
minori degli anni ventuno e per chi ha superato gli anni settanta; a tre anni per i minori degli anni diciotto.

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I limiti oggettivi di concedibilit della sospensione sono stati ulteriormente ampliati, con la L. 11 giugno
2004, n. 145, che ha introdotto una modifica: la sospensione condizionale pu essere concessa anche
quando la pena nel complesso, ragguagliata a norma dellart. 135, sia superiore a due anni (ovvero due anni
e sei mesi e tre anni, nelle ipotesi del II e III comma), a condizione per che quel limite non sia superato
dalla pena detentiva inflitta. Anche il limite soggettivo di concedibilit della sospensione sensibilmente
diverso, rispetto alla normativa originaria, che inibiva la concessione del beneficio a chi avesse riportato
una precedente condanna per delitto.
Dalla sentenza costituzionale n. 95/76, lart. 164 concede in pratica, entro determinati limiti, la concessione
della condizionale per due volte. Il IV comma dellart. 164, infatti, dopo aver stabilito che la sospensione
condizionale non pu essere concessa pi di una volta, precisa, che il giudice nellinfliggere una nuova
condanna, pu disporre la sospensione condizionale, qualora la pena da infliggere, cumulata con quella
irrogata con la precedente condanna anche per delitto, non superi i limiti stabiliti dallart. 163, e cio i due
anni di reclusione.
La sospensione condizionale della pena non pu essere conceduta al delinquente o contravventore abituale
o professionale. Lulteriore ostacolo alla sospensione, costituito dallapplicabilit ope legis di una misura di
sicurezza personale, ha perduto, invece, ogni rilevanza a seguito della abolizione delle ipotesi di pericolosit
presunta.
La sospensione condizionale ammessa soltanto se, avuto riguardo alle circostanze di cui allart. 133, il
giudice presume che il colpevole si asterr dal commettere ulteriori reati.
Le modifiche alla disciplina della sospensione condizionale hanno arricchimento in qualche misura anche il
suo contenuto che, nellessenziale, dato dalla sospensione dellesecuzione della pena, per cinque anni, se
si tratta di condanna per delitto, per due anni, se si tratta di condanna per contravvenzione. Alla possibilit
che la sospensione fosse subordinata alladempimento delle obbligazioni civili nascenti dal reato, lart. 128
della L. 689/81 ha aggiunto la possibilit di subordinare la concessione del beneficio alleliminazione delle
conseguenze dannose o pericolose del reato; con la citata L. 154/2004 tale ultima prescrizione viene posta
in alternativa alla prestazione di attivit non retribuita a favore della collettivit per un tempo determinato
comunque non superiore alla durata della pena sospesa.
Nella stessa direzione di una maggiore effettivit si inscrive la previsione contenuta nel II comma dellart.
165 c.p. secondo la quale, in caso di seconda concessione, la sospensione deve essere subordinata
alladempimento di uno degli obblighi previsti nel comma precedente.
Altra innovazione legislativa in materia di sospensione condizionale ha riguardato la portata del suo effetto
sospensivo, che era prima limitato alle pene principali, restandone escluse le pene accessorie. La
sospensione condizionale rende anche inapplicabili le misure di sicurezza, esclusa la confisca; non incide,
viceversa, sugli altri effetti penali della condanna, n sulle obbligazioni civili, nascenti dal reato.
Se il periodo di sospensione decorre interamente, senza che il condannato commetta un delitto, ovvero
una contravvenzione della stessa indole, il reato per il quale fu concessa la sospensione condizionale della
pena estinto: lestinzione inibisce lesecuzione delle pene principali e accessorie, mentre restano fermi gli
altri effetti penali della condanna.
Quando, invece, entro il termine stabilito, il condannato commetta un delitto ovvero una contravvenzione
della stessa indole, per cui gli venga inflitta una pena detentiva, ovvero non adempia agli obblighi
impostigli, a norma dellart. 168, I comma c.p., la sospensione revocata di diritto; lo stesso art. 168 fa
salvo quanto stabilito dallart. 164, in relazione alla possibilit di una doppia concessione del beneficio. Se
poi la nuova condanna interviene per un delitto commesso anteriormente alla concessione della
sospensione, questa revocata di diritto, allorch la pena inflitta, cumulata con quella precedente sospesa,
oltrepassi il limite stabilito dalart. 163.
La revoca , invece, facoltativa se il cumulo delle due pene rientri nei limiti stessi: la disposizione si giustifica
in relazione al fatto che, pur essendo in questo caso ammissibile la reiterazione del beneficio, si deve
tuttavia considerare che esso era stato concesso in base al presupposto che il reo non avesse in precedenza

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commesso altri reati. Conseguentemente, il giudice, tenuto conto dellindole e della gravit del reato, pu
revocare lordine di sospensione condizionale della pena.
Sempre con la L. 145/2004 stata infine introdotta una nuova figura di sospensione condizionale
applicabile ai soli casi in cui la pena inflitta non sia superiore ad un anno. La concessione della sospensione
in questo caso condizionata alla integrale riparazione del danno, che deve avvenire prima che sia stata
pronunciata la sentenza di primo grado, mediante il risarcimento di esso e, quando sia possibile, mediante
le restituzioni, nonch qualora il colpevole, entro lo steso termine e fuori del caso previsto nel quarto
comma dellarticolo 56, si sia adoperato spontaneamente ed efficacemente per elidere o attenuare le
conseguenze dannose o pericolose del reato da lui eliminabili. In questa ipotesi il periodo di sospensione
ridotto ad un solo anno, trascorso il quale,se non interviene revoca,si produce leffetto estensivo.
La sospensione del processo con messa alla prova e il perdono giudiziale per i minorenni.
Il nostro ordinamento contiene due particolari ipotesi di estinzione del reato, esclusive del diritto penale
minorile: riservate, cio, ai minori degli anni 18.
Queste sono:

Il perdono giudiziale: (art. 169 c.p.): consiste nella rinuncia dello stato a condannare un minore
di anni diciotto, mai condannato per delitto, che abbia commesso un reato non grave (deve essere
applicabile in concreto una pena detentiva non maggiore di anni 2 di reclusione o una pecuniaria
non superiore a 1.549) per consentirne un pi rapido recupero sociale. Il perdono pu essere
concesso solo quando il giudice, avuto riguardo alle circostanze dellart. 133, presume che il
colpevole si asterr dal commettere ulteriori reati. Il perdono giudiziale non pu essere concesso ai
minorenni che siano gi stati condannati a pena detentiva per delitto o che siano delinquenti o
contravventori abituali o delinquenti professionali. Il perdono giudiziale pu essere applicato una
sola volta. Tale limite va escluso quando si tratti di reati uniti dal vincolo della continuazione a quelli
per cui era stato concesso una prima volta il beneficio, o di reato commesso anteriormente al primo
perdono, se il cumulo della pena non superi i limiti di applicabilit del beneficio.

La sospensione del processo con messo della prova: il giudice dei minori pu sospendere il
processo per un periodo non superiore a tre anni quando si tratti di reati per i quali prevista la
pena dellergastolo o della reclusione non inferiore nel massimo a dodici anni; per non pi di un
anno negli altri casi, affidando nel contempo limputato ai servizi minorili della giustizia, per lo
svolgimento delle opportune attivit di osservazione, trattamento e sostegno ed eventualmente
dettando prescrizioni dirette a riparare le conseguenze del reato e a promuovere la conciliazione
del minore con la persona offesa del reato. Allesito positivo della prova consegue la dichiarazione
giudiziale di estinzione del reato.

Lestinzione del reato a seguito di applicazione della pena su richiesta delle parti.
La pena applicata dal giudice su richiesta delle parti, a norma dellart. 444 c.p.p. (patteggiamento) non
solo esclude lapplicabilit di pene accessorie e di misure di sicurezza, ma produce, ove sia stata irrogata
una pena detentiva non superiore a due anni soli o congiunti a pena pecuniaria, lestinzione del reato e di
ogni altro effetto della condanna, se nei cinque anni da essa (quando si tratta di delitto), nei due anni
(quando si tratti di contravvenzione) il condannato non commette altri delitti o contravvenzioni della
stessa indole.
Le forme di definizione alternativa del procedimento davanti al giudice di pace.
Gli artt. 34-35 contemplano due forme di definizione alternativa del procedimento penale, mediante
previsione della esclusione della procedibilit nei casi di particolare tenuit del fatto ( art. 34) e di estinzione
del reato conseguente a condotte riparatorie (art. 35). La prima causa di improcedibilit: esso si fonda
sullapplicazione di un criterio di tipo sostanziale vale a dire la irrilevanza del fatto. La particolare tenuit del
fatto sia di natura oggettiva (esiguit del danno o del pericolo rispetto allinteresse tutelato), che
soggettiva (occasionalit e grado della colpevolezza); nel formulare questo giudizio il giudice deve tener
conto del pregiudizio che lulteriore corso del procedimento pu recare alle esigenze di lavoro di studio, di
famiglia o di salute della persona sottoposta ad indagini o dellimputato.

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La seconda ipotesi introduce invece una nuova causa di estinzione del reato, che il giudice di pace dichiara
con sentenza quando limputato dimostra di aver proceduto, prima delludienza di comparizione, alla
riparazione del danno cagionato dal reato, mediante le restituzioni o il risarcimento e di aver eliminato le
conseguenze dannose o pericolose del reato. Lestinzione del reato subordinata ad una valutazione
positiva del giudice circa lidoneit di dette condotte a soddisfare le esigenze di riprovazione del reato e
quelle di prevenzione.
Le cause di estinzione della pena.
Le cause di estinzione della pena non hanno altro effetto se non quello di impedire o far cessare
lesecuzione della pena concretamente inflitta al reo. Esse presuppongono necessariamente lesistenza di
una sentenza di condanna definitiva, lasciando impregiudicata ogni altra conseguenza giuridica del reato
per il quale la condanna stata pronunciata. Le cause di estinzione della pena previste dal codice sono: la
morte del reo dopo la condanna; lamnestia impropria; la prescrizione della pena; lindulto; la grazie; la
liberazione condizionale;la riabilitazione; la non menzione della condanna nei certificati del casellario
giudiziale.
La morte del reo.
Lestinzione della pena a seguito della morte del reo, intervenuta dopo la condanna implicazione del tutto
ovvia del principio mors omnia solvit. Da rilevare che la morte del reo, pur estinguendo ogni effetto della
condanna, ivi comprese le obbligazioni civili per il pagamento delle multe o delle ammende, non estingue
per la confisca, n le obbligazioni civili derivanti dal reato.
Lamnestia impropria.
Lamnestia detta impropria se intervenuta dopo una condanna definitiva. Essa causa di estinzione della
pena perch presuppone che, pur essendo stato il reato commesso entro i termini di applicazione
dellamnestia, su di esso si sia tuttavia formato un giudicato irrevocabile di condanna. Per tale motivo, pur
facendo cessare lesecuzione delle pene principali e accessorie e delle misure di sicurezza diverse dalla
confisca, lamnestia impropria lascia intatto ogni altro effetto della condanna.
La prescrizione della pena.
Il decorso del tempo, dopo che la sentenza di condanna divenuta irrevocabile, causa estintiva delle
pene che, per qualsiasi motivo, non siano state, in tutto o in parte, eseguite.
A norma degli artt. 172 e 173 c.p., la pena della reclusione si estingue con il decorso di un periodo di tempo
pari al doppio della misura della pena stessa. Il termine di prescrizione decorre dalla data del passaggio in
giudicato della sentenza di condanna, ovvero dalla data in cui il condannato si sottratto volontariamente
allesecuzione della pena, gi iniziata. La pena della multa si estingue dopo dieci anni. Lestinzione non
opera nel caso di recidivi aggravanti o reiterati, e dei delinquenti abituali, professionali o per tendenza, n
nei confronti di chi, durante il tempo necessario al prescriversi della pena, abbia riportato una condanna
alla reclusione per un delitto della stessa indole. Le pene dellarresto e dellammenda si prescrivono in
cinque anni; il termine raddoppiato nel caso dei recidivi aggravati e dei delinquenti abituali, professionali
e per tendenza.
Indulto e grazia.
Indulto (art. 174 c.p.): atto di clemenza generale che opera non sul reato ma
sulla pena principale che condonata in tutto o in parte; non estingue le pene accessorie ed concesso con
la stessa procedura dellamnistia.
Grazia (art. 174 c.p.): atto di clemenza particolare (perch individuale) che presuppone una sentenza
irrevocabile di condanna ed rimesso (art. 87 Cost.) al potere discrezionale del Presidente della
repubblica; opera solo sulla pena principale, condonandola in tutto o in parte.
La liberazione condizionale.
La liberazione condizionale (artt. 176-177 c.p.) consiste nella concessione di un premio ad un condannato
che durante il periodo della detenzione abbia dato prova di buona condotta. La concessione della
liberazione condizionale subordinata alladempimento delle obbligazioni civili derivanti dal reato, a meno
che il condannato non dimostri la sua impossibilit ad adempiere. La concessione della liberazione

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condizionale ha come effetti immediati la scarcerazione del condannato, la sospensione delleventuale


misura di sicurezza detentiva, lapplicazione della libert vigilata assistita dal servizio sociale. Con il decorso
del tempo della pena residua, o di cinque anni, se si tratta di condannati allergastolo, la liberazione
condizionale determina la definitiva estinzione della pena e la revoca delle eventuali misure di sicurezza
personali. La liberazione condizionale soggetta a revoca, se durante il periodo di libert sotto condizione
la persona liberata commette un delitto o una contravvenzione della stessa indole, ovvero trasgredisce agli
obblighi impostigli con la libert vigilata. A seguito della revoca, il condannato riprende a scontare la pena
detentiva.
La riabilitazione.
La riabilitazione (artt. 178 e ss. c.p.): estingue le pene accessorie e gli altri effetti penali della condanna dopo
che sia trascorso il periodo di almeno 3 anni (o almeno 8 anni) dal giorno in cui la pena principale sia stata
eseguita o si sia estinta, se il condannato ha dato prova effettiva di buona condotta e ha eseguito le
obbligazioni civili nascenti dal reato.
La non menzione della condanna nei certificati del casellario giudiziale.
La non menzione della condanna, disciplinata nellart. 175 c.p., non una causa di estinzione della pena,
ma solo una limitazione degli effetti della condanna penale. Essa consiste, infatti, in un provvedimento
giudiziale, dato in uni alla sentenza di condanna, con cui si stabilisce che della condanna stessa non si faccia
menzione nei certificati rilasciati dal casellario. Questa misura persegue dunque lobiettivo di eliminare
taluni ostacoli al reinserimento sociale del condannato. Il beneficio rimesso alla valutazione discrezionale
del giudice, avuto riguardo allart. 133 c.p. Pu essere concesso per condanne che non superino una certa
entit sempre che si tratti della prima condanna subita del soggetto; a meno che non si tratti di reati
anteriormente commessi, quando il cumulo delle pene non superi i limiti stabiliti dallart. 175 I e II comma.
Lordine di non menzione della condanna revocato di diritto se il condannato commette successivamente
un altro delitto. La revoca pu intervenire senza limiti di tempo.
CAPITOLO QUINTO: LE CONSEGUENZE GIURIDICHE DEL REATO. IL TRATTAMENTO DELLILLECITO DEPENALIZZATO.

Gli effetti penali della condanna.


Si definiscono effetti penali della condanna le conseguenze giuridiche che derivano di diritto dalla
condanna stessa, diverse dalle pene, principali e accessorie, e dalle misure di sicurezze. Gli effetti penali si
concretano in limitazioni al godimento di particolari benefici o in un aggravio di posizioni soggettive del
condannato. Esse sono previste oltre che nel codice, in molte leggi speciali. Esempi di effetti penali sono:
limpossibilit di ottenere la sospensione condizionale in conseguenza di una o pi condanne precedenti;
lacquisizione della condizione di recidivo a seguito della condanna da cui essa scaturisce; liscrizione della
condanna nel casellario giudiziale; limpossibilit a svolgere determinate attivit, ottenere determinate
autorizzazioni o concessioni, o si partecipare a determinati concorsi per effetto della condanna penale. Gli
effetti penali vengono a cessare con la riabilitazione mentre, di regola, non vengono meno per il verificarsi
delle altre cause estintive del reato e della pena.
Le obbligazioni civili nascenti dal reato.
Le conseguenze giuridiche del fatto costituente reato in quanto illecito civile.
Oltre che illecito penale, un determinato fatto pu anche costituire illecito di diversa natura (civile,
amministrativo, disciplinare etc.) e, quindi, da esso possono derivare conseguenze giuridiche diverse ed
ulteriori rispetto a quelle penali. La maggior parte dei reati (ma sarebbe meglio precisare: dei delitti)
costituisce, generalmente, anche una forma di illecito civile ai sensi dellarticolo 2043 c.c., per cui da essi
deriva anche una sanzione civile. In alcuni casi la stessa norma civile che prevede la sanzione (civile) per un
illecito penale; cos:
gli eccessi, le sevizie, le minacce o le ingiurie gravi possono essere causa di separazione personale tra
coniugi (art. 151 c.c.);
la condanna per determinati delitti pu essere causa di divorzio (cfr. art. 3 L. 1-12-1970, n. 898);
lomicidio, il tentato omicidio o la falsa denuncia del de cuius importa indegnit a succedere (art. 463
c.c.) nonch la revocazione della donazione per ingratitudine (art. 801 c.c.).

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Le pi importanti conseguenze di natura civile sono previste nel titolo VII del libro i del codice penale, e sono
le restituzioni, il risarcimento , lobbligo del rimborso delle spese allo Stato per il mantenimento del
condannato e lobbligazione civile per lammenda. Per il primo comma dellart. 185 c.p. ogni reato obbliga
alle restituzioni, a norma delle leggi civili. La restituzione di cui parla la legge si riferisce non soltanto al
maltolto, ma anche al ripristino della situazione di fatto preesistente al reato. Lobbligo della restituzione,
naturalmente, sorge solo nel caso in cui una restituzione, nel senso prima inteso, sia possibile
naturalisticamente e giuridicamente. Per il secondo comma dell art. 185 c.p. ogni reato, che abbia
cagionato un danno patrimoniale o non patrimoniale, obbliga al risarcimento il colpevole e le persone che, a
norma delle leggi civili, debbono rispondere per il fatto di lui . Il danno patrimoniale loffesa di un
interesse patrimoniale, nei suoi due aspetti di danno emergente e di lucro cessante. Il danno non
patrimoniale il perturbamento morale derivato dalla commissione del reato, perturbamento morale
consistente non in un valutabile detrimento fisico o patrimoniale, bens nelloffesa, nellangoscia, nel dolore,
nel risentimento etc. Tanto il danno patrimoniale quanto quello non patrimoniale, per essere risarcibili,
devono porsi in rapporto di immediatezza col reato, essere cio legati ad esso da uno stretto rapporto di
causa ad effetto (art. 1223 c.c.). Lart. 186 c.p. aggiunge alle ordinarie misure di riparazione del danno civile
una forma particolare di riparazione, consistente nella pubblicazione della sentenza di condanna, a spese del
colpevole, qualora la pubblicazione costituisca un mezzo per riparare il danno non patrimoniale cagionato
dal reato. La sanzione prevista dallart. 186 non deve essere confusa con la pena accessoria di cui allart. 36
c.p.
Soggetto tenuto al risarcimento del danno il colpevole; in caso di concorso di persone nel reato, tutti gli
autori del fatto sono tenuti in solido al risarcimento (art. 187, comma 2 c.p.). Oltre al colpevole, inoltre,
tenuto al risarcimento del danno, in solido con lui, il responsabile civile ove vi sia.
Soggetto attivo (creditore) del rapporto obbligatorio di risarcimento del danno il c.d. danneggiato, che
pu esser persona diversa dal soggetto passivo del reato.
Le obbligazioni civili del condannato verso lo Stato.
Per il disposto dell art. 188 c.p., il condannato obbligato a rimborsare allerario dello stato le spese per il
suo mantenimento negli stabilimenti di pena, e risponde di tale obbligazione con tutti i suoi beni mobili ed
immobili, presenti e futuri, a norma delle leggi civili. Tale obbligazione non si estende alla persona civilmente
obbligata per lammenda n agli eredi del condannato. Per il disposto dellart. 2 della L. 26-7-1975, n. 354, in
materia di ordinamento penitenziario, il rimborso delle spese di mantenimento ha luogo per una quota non
superiore ai due terzi del costo reale del mantenimento stesso.
Lobbligazione civile per la multa e per lammenda.
Lart. 196 c.p., in caso di insolvibilit del condannato a pena pecuniaria, stabilisce lobbligazione sussidiaria al
pagamento di una somma pari allammontare della pena pecuniaria a carico della persona rivestita
dellautorit o incaricata della direzione o vigilanza del soggetto condannato. Affinch sorga questa
obbligazione, occorre che si tratti di violazione di una norma che la persona preposta doveva far osservare e,
nello stesso tempo, occorre che la persona preposta non ne debba rispondere penalmente. Del pari lart.
197 c.p. stabilisce che gli enti forniti di personalit giuridica, eccettuato lo Stato, le regioni, le province ed i
comuni, qualora sia pronunciata condanna per reato contro chi ne abbia la rappresentanza o
lamministrazione, o sia con essi in rapporto di dipendenza, e si tratti di reato che costituisca violazione degli
obblighi inerenti alla qualit rivestita dal colpevole, ovvero sia commesso nellinteresse della persona
giuridica, sono obbligati al pagamento, in caso di insolvibilit del condannato, di una somma pari
allammontare della multa o dellammenda inflitta. Anche questa obbligazione nasce solo in caso di
insolvibilit del condannato (e perci ha carattere sussidiario) ed stata estesa ai delitti dalla L. 689/1981. Le
due norme di cui sopra non fanno eccezione al principio della personalit della pena in quanto non
sanciscono una responsabilit penale a carico di persone estranee al reato, ma contemplano ipotesi di
responsabilit puramente civile a garanzia delladempimento di un obbligo penale. Lindividuo o lente
obbligati versano una somma pari allammontare della pena pecuniaria che il colpevole non in condizioni di
pagare. In entrambi i casi, se lobbligazione non pu essere adempiuta si applica lart. 136 (conversione della
pena pecuniaria).

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Le garanzie per le obbligazioni civili del condannato e del civilmente obbligato.


Gli artt. 189-195 c.p. contengono una serie di disposizioni tese a garantire ladempimento delle obbligazioni
civili da parte dellimputato.
Tali garanzie possono cos sintetizzarsi:
a) sequestro conservativo di beni del condannato, per garantire il pagamento delle pene pecuniarie, delle
spese processuali e del risarcimento del danno;
b) prelievo, in misura non superiore ai 2/5, sulla remunerazione ai condannati per il lavoro prestato negli
istituti penitenziari, a garanzia delle obbligazioni civili, non altrimenti adempiute, relative nellordine: alle
somme dovute a titolo di risarcimento del danno;alle spese di mantenimento in carcere; al rimborso delle
spese del procedimento;
c) azione revocatoria penale, finalizzata a rendere inefficaci atti negoziali del condannato, che
possono depauperare il suo patrimonio e rendere difficile la riscossione dei crediti (sanzioni,
spese, risarcimento).
La responsabilit da reato delle persone giuridiche e degli enti collettivi.
La L. 29 settembre 2000, n. 300 ha introdotto la responsabilit amministrativa delle persone giuridiche e
degli enti collettivi per i reati commessi dai loro organi o da loro sottoposti, poi compiutamente disciplinata
con d.lgs. 8 maggio 2001, n. 231, e successive modifiche. Lente sar considerato responsabile quando il
reato commesso se non espressione diretta della politica dimpresa, quantomeno dipende da una colpa di
organizzazione, nel senso della mancata adozione di protocolli di comportamenti ,strumenti di controllo,
sistemi disciplinari adeguati a prevenire lo specifico rischio reato. Il legislatore attribuisce valore esimente
alla prova da parte dellente di avere adottato ed efficacemente applicato un modello di organizzazione,
gestione e controllo idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi.
Questo tipo di responsabilit ha un ambito applicativo delimitato dalla elencazione tassativa di una serie di
specifici reati presupposto; nel corso degli anni il legislatore ha ampliato lelenco dei reati dalla cui
commissione pu derivare il tipo di responsabilit previsto dal d.lgs. 231/2001. Per quel ce riguarda le
sanzioni, accanto a quella pecuniaria, sono previste sanzioni interdittive e la pubblicazione della sentenza di
condanna. Innovativo per il nostro ordinamento il sistema commisurativi della pena pecuniaria, la cui
misura non viene determinata mediante la individuazione di limiti edittali fissi, bens per quote: in base
allart. 11 il numero delle quote viene determinato dal giudice tenendo conto della gravit del fatto, del
grado della responsabilit dellente nonch dellattivit svolta per eliminare o attenuare le conseguenze del
fatto e per prevenire la commissione di ulteriori illeciti; mentre limporto della quota fissato sulla base
delle condizioni economiche e patrimoniali dellente allo scopo di assicurare lefficacia della sanzione.
Il sistema sanzionatorio degli illeciti depenalizzati.
Il diritto penale amministrativo pu essere considerato parte del diritto penale perch esso concerne illeciti
a cui la legge ha conferito lo statuto di illecito amministrativo e non penale.
Linteresse della dottrina penalistica per la materia giustificato da tre ordini di ragioni:

La disciplina dellillecito amministrativo depenalizzato appartiene di diritto al quadro generale della


evoluzione e trasformazione del sistema penale;
Alcuni atti normativi hanno fornito significativi spunti per il delinearsi di una nozione sostanziale di
reato ancorata ai principi di proporzione e di sussidiariet, o extrema ratio, del ricorso alla sanzione
penale;
Fra illecito penale e illecito amministrativo intercorrono rapporti che possono assumere rilevanza
per la disciplina del concorso di norme.

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SEZIONE SECONDA
Le misure di sicurezza.
La crisi del doppio binario e prassi delle misure di sicurezza.
Le misure di sicurezza sono speciali provvedimenti di carattere educativo o curativo ovvero anche
cautelativo, applicabili dallautorit giudiziaria, in sostituzione, oppure in aggiunta alla pena, nei
confronti di un reo ritenuto socialmente pericoloso.
I destinatari delle misure di sicurezza si possono distinguere in tre categorie:
I delinquenti imputabili, socialmente pericolosi;
I delinquenti semi imputabili, socialmente pericolosi;
I soggetti non imputabili, socialmente pericolosi.
Alle prime due categorie di soggetti si applicano congiuntamente pena e misure di sicurezza; alla terza, la
sola misura di sicurezza. Presupposto generale dellapplicazione delle misure di sicurezza, per tutte e tre
che categorie indicate, che il soggetto abbia commesso un fatto preveduto dalla legge come reato o un
altro fatto espressamente determinato dalla legge.
Le misure di sicurezza si applicano anche agli stranieri che si trovano nel territorio dello Stato; lapplicazione
delle misure di sicurezza allo straniero non ne impedisce lespulsione dal territorio dello Stato, a norma
delle leggi di pubblica sicurezza. Le misure di sicurezza possono applicarsi anche per fatti commessi
allestero, quando si proceda, o si rinnovi il giudizio, nello Stato.
Misure di sicurezza e principio di legalit.
Lart. 25, III comma Cost. afferma nessuno pu essere sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi
previsti dalla legge. Secondo quanto affermato anche la C. Costituzionale (sent. n.157/72), il principio di
legalit delle misure di sicurezza include lesigenza della tassativit della relativa previsione, nel senso di
una completa, tassativa e non equivoca previsione legislativa delle relative ipotesi.
Lart. 200 c.p. stabilisce che le misure di sicurezza sono regolate dalla legge in vigore al tempo della loro
applicazione. Da ci non sembra potersi derivare la retroattivit delle misure di sicurezza. Lapplicabilit di
una misura di sicurezza, infatti, implica sempre e comunque la commissione di un fatto preveduto dalla
legge come reato. Di conseguenza, lapplicazione retroattiva di una misura di sicurezza, non potendo
queste certo applicarsi per un fatto che, al tempo della sua commissione, non costituiva reato; la stessa
regola si ritiene concordemente che debba valere anche per le ipotesi di quasi reato.
Presupposti generali, limiti e modalit di applicazione delle misure di sicurezza.
I presupposti per la loro applicazione sono:
la commissione di un fatto previsto dalla legge come reato o di un quasi- reato riguarda un fatto
non punibile, n tipico, ma considerato come estrinsecazione di pericolosit. Le ipotesi presenti nel sistema
sono due: reato impossibile art. 49 c.p.; istigazione a commettere un reato non accolta o accordo criminoso
non eseguito: art. 115 c.p.;
la pericolosit sociale: lart. 203, I comma c.p., definisce come socialmente pericolosa la persona, anche se
non imputabile o non punibile, quando probabile che commetta nuovi fatti preveduti dalla legge come
reato. A norma dellart. 203, II comma, la qualit di persona socialmente pericolosa si desume dalle
circostanze indicate nellart. 133 c.p.
Le categorie normative della pericolosit sociale.
Il codice penale individua 3 categorie di delinquenti socialmente pericolosi:
Il delinquente abituale: si distingue tra abitualit presunta dalla legge (art. 102 c.p.) e abitualit
ritenuta dal giudice (art. 103 c.p.). Essendo superata per effetto dellart. 31 L. 663/86, ogni ipotesi
di pericolosit presunta, deve ritenersi operante il solo art. 103 c.p., che implica in ogni caso
lapprezzamento in concreto della pericolosit e indica i presupposti minimi per la dichiarazione di
abitualit nel reato.
Il delinquente professionale: corrisponde alla situazione di chi, trovandosi nelle condizioni richieste
per la dichiarazione di abitualit nel reato, riporta condanna per un altro reato, quando si debba
ritenere, avuto riguardi alla natura dei reati, alla condotta e al genere di vita del colpevole, nonch
alle altre circostanze rilevanti per lart. 133 c.p., che egli viva abitualmente dei proventi del reato.

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Il delinquente per tendenza: prescinde del tutto dalla condizione di recidivo: pu essere dichiarato
delinquente per tendenza, infatti, colui che commette un delitto non colposo contro la vita o
lincolumit individuale, quando la commissione di tale delitto, per s e unitamente alle circostanze
indicate nel capoverso dellart. 133, riveli una speciale inclinazione al delitto, che trovi la sua causa
nellindole particolarmente malvagia del colpevole.

La dichiarazione di abitualit o professionalit nel reato o di tendenza a delinquere comporta, ai sensi


dellart. 109 c.p., lapplicazione di misure di sicurezza che lart. 216 c.p. individua nella colonia agricola e
nella casa di lavoro.
Applicazione, esecuzione,revoca delle misure di sicurezza.
Le misure di sicurezza sono applicate, di regola, con la sentenza di condanna o di proscioglimento. Talune
misure di sicurezza possono essere applicate provvisoriamente, anche prima della sentenza definitiva,
naturalmente previo accertamento della pericolosit. A queste ipotesi, lesecuzione delle misure di
sicurezza, quando la misura di sicurezza si aggiunge a una pena, sempre successiva allesecuzione della
pena.
A norma dellart. 213, III comma c.p., lesecuzione delle misure di sicurezza comporta ladozione di un
particolare regime educativo o curativo e di lavoro, avuto riguardo alle tendenze e alle abitudini criminose
della persona e, in genere, al pericolo sociale che da essa deriva.
La durata delle misure di sicurezza predeterminata, allatto dellapplicazione, solo nella misura minima ,
ma indeterminata nel massimo. Alla scadenza del termine minino di durata, il giudice procede al riesame
della pericolosit, che pu condurre alla revoca della misura, ovvero alla sua proroga per un nuovo periodo
minimo di durata, al termine del quale si proceder a un nuovo riesame; e cos via fino a che il giudizio sulla
pericolosit non risulti negativo.
Se la persona sottoposta a misura di sicurezza si sottrae allesecuzione della stessa, il periodo minimo di
durata della misura ricomincia a decorrere dallinizio, a meno che non si tratti di ricovero in ospedale
psichiatrico giudiziario o in una casa di cura e custodia.
Le singole misure di sicurezza.
Sono misure di sicurezza detentive:

Lassegnazione a una colonia agricola o a una casa di lavoro: una misura di sicurezza destinata ai
delinquenti abituali, professionali o per tendenza e a coloro che essendo gi sottoposti a misura di
sicurezza, commettono un nuovo delitto non colposo che costituisca ulteriore manifestazione
dellabitualit, della professionalit o della tendenza a delinquere. Ha la durata minima di un anno
elevata a due per i delinquenti abituali, a tre per i delinquenti professionali, a quattro per i
delinquenti per tendenza.

Il ricovero in una casa di cura e custodia: riservata ai condannati a una pena diminuita per
infermit psichica, per intossicazione cronica da alcool e da sostanze stupefacenti, ovvero per
sordomutismo e agli ubriachi abituali. Ha durata minima variabile dai sei mesi a cinque anni. Nei
casi meno gravi pu essere sostituita con libert vigilata.

Il ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario: la misura di sicurezza riservata ai soggetti prosciolti


per infermit psichica, per intossicazione cronica da alcool o da sostanze stupefacenti o per
sordomutismo, salvo ipotesi di lieve entit. La durata minima del ricovero non pu essere inferiore
a due anni; il minimo per di cinque anni, se per il fatto commesso la legge stabilisce la pena alla
reclusione non inferiore nel minimo di dieci anni; di dieci anni se per il fatto commesso la pena
prevista lergastolo. Se la persona ricoverata deve scontare una pena restrittiva della libert
personale, lesecuzione di questa differita fino a che perdura il ricovero.

Il riformatorio giudiziario: misura di sicurezza speciale per i minori imputabili e non imputabili,
ritenuti pericolosi. sempre applicata ai minori degli anni 18 che siano stati dichiarati delinquenti
abituali, professionali o per tendenza.

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Sono misure di sicurezza personali non detentive:


La libert vigilata: consistente in una serie di limitazioni e di prescrizioni imposte per evitare nuove
occasioni di reato (ad esempio, lobbligo di una stabile attivit lavorativa,lobbligo di non ritirarsi
la sera dopo una certa ora, lobbligo di non accompagnarsi a pregiudicati, ecc.).
Divieto di soggiorno: consistente nellobbligo di non soggiornare in uno o pi comuni ovvero in una o
pi province.
Divieto di frequentare osterie e pubblici spacci di bevande alcoliche: in caso di trasgressione del
divieto, pu essere ordinata la libert vigilata o la prestazione di una cauzione di buona condotta.
Espulsione od allontanamento dello straniero dallo Stato: prevede che il giudice ordina lespulsione
dello straniero ovvero lallontanamento dal territorio dello Stato del cittadino appartenete ad uno
stato membro dellUnione europea, oltre che nei casi espressamente preveduti dalla legge, quando
lo straniero sia condannato alla reclusione per un tempo superiore ai due anni.
Le misure di sicurezza patrimoniali sono:
La cauzione di buona condotta: consistente nel deposito di una somma di danaro presso la Cassa
delle ammende, variabile da 103 a 2.065, per la durata massima di 5 anni. Se il soggetto commette
un nuovo reato punito con pena detentiva durante tale periodo, la somma viene incamerata;
altrimenti, decorso il termine, essa viene restituita.

La confisca: consistente nella espropriazione a favore dello stato di cose che servono a commettere
il reato (es.: gli arnesi da scasso) o che ne sono il prodotto o il profitto, ovvero di cose la cui
fabbricazione, uso, detenzione o alienazione costituisce reato (es.: armi, monete false). La confisca
una misura facoltativa: sar infatti il giudice a stabilire nel caso concreto se il provvedimento ablativo
necessario al fine di impedire che la disponibilit della cosa da parte del reo possa rappresentare
un incentivo alla commissione di nuovi reati. Il II comma dellart. 240 c.p. dichiara invece obbligatoria
la confisca delle cose che costituiscono il prezzo del reato e delle cose di cui la fabbricazione, luso, il
porto, la detenzione e lalienazione costituiscono reato. Il VII comma dellart. 416 bis c.p. ha reso
obbligatoria la confisca per tutte le cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di
cui allart. 416 bis ( associazione mafiosa), nonch delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto o il
profitto o che ne costituiscono limpiego. Lart. 446 c.p. estende il regime di obbligatoriet della
confisca indicate nel I comma dellart. 240 c.p. alle ipotesi di condanna per i reati di cui agli artt.
439,440,441,442 c.p., se dal fatto derivata la morte o la lesione grave o gravissima di una persona.

Di regola la confisca colpisce gli specifici beni che sono serviti a commettere il reato o ne costituiscono il
profitto (arma utilizzata nella rapina; banconote consegnate allo spacciatore). Per taluni reati, art. 322ter c.p.
(delitti dei P.U. contro la P.A.) ed artt. 640bis e ter (ipotesi aggravate di truffa), il codice consente la confisca
per equivalente. Si tratta di un provvedimento di ablazione che colpisce i beni della persona condannata per
detti reati, in misura proporzionale al prezzo od al profitto dei reati stessi, ed in assenza di qualsiasi prova
dun rapporto di pertinenzialit tra i beni appresi ed il fatto illecito cui si riferisce la sentenza di condanna.
Il presupposto logico e giuridico della confisca per equivalente, anzi, costituito proprio dalla mancata
individuazione od apprensione dei beni che, fisicamente, costituiscano il prezzo od il profitto del reato
preso in considerazione (pertanto, ad es., al P.u. corrotto pu essere confiscata la retribuzione, nei limiti
consentiti, fini alla concorrenza dellillecito profitto). allistituto della confisca per equivalente il legislatore ,
da ultimo, ricorso in occasione della predisposizione di un complesso di misure anti-riciclaggio, ad opera
del d.Lgs. 21-11-2007, n. 231, introducendo lart. 648quater c.p., il quale affianca, ad una ipotesi speciale di
confisca obbligatoria connessa a condanne per reati di riciclaggio o reimpiego, la confisca delle somme di
denaro, dei beni o delle altre utilit delle quali il reo ha la disponibilit, anche per interposta persona, per un
valore equivalente al prodotto, profitto o prezzo del reato, per il caso in cui la confisca ordinaria non sia
possibile.

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SEZIONE TERZA
Le misure di prevenzione.
La vicenda legislativa delle misure di prevenzione.
Le misure di prevenzione hanno lo scopo di giurisdizionalizzare il procedimento di applicazione di un
complesso di misure secondo le disposizioni contenute negli artt. 134-176 t.u. delle leggi di pubblica
sicurezza del 1931, in precedenza dichiarati costituzionalmente illegittimi.
Le misure di prevenzione di cui alla L. 27 dicembre 1956, n. 1423, possono applicarsi:

A coloro che debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che sono abitualmente dediti a traffici
illeciti.
A coloro che per la condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che
vivono abitualmente, anche in parte, con proventi di attivit delittuose.
A coloro che per il loro comportamento, debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che sono
dediti sulla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo lintegrit fisica o morale dei
minorenni, la serenit, la sicurezza o la tranquillit pubblica.

Le persone cos individuate ricevono dal questore avviso orale dei sospetti a loro carico e linvito a tenere
una condotta conforme alla legge; di ci redatto processo verbale al solo fine di dare allavviso data certa.
Trascorsi 60 giorni e non pi di tre anni, se la persona avvisata non ha cambiato condotta e risulta
pericolosa per la sicurezza pubblica il questore pu avanzare al tribunale motivata proposta per
lapplicazione nei suoi confronti della sorveglianza speciale della pubblica sicurezza. La sorveglianza speciale
non pu avere durata inferiore ad un anno, n superiore a cinque anni. Alla sorveglianza speciale possono
aggiungersi il divieto di soggiorno in uno o pi comuni o in una o pi province, quando le circostanze del
caso lo richiedono, e lobbligo di soggiorno nel comune di residenza o di abituale dimora. Linottemperanza
degli obblighi imposti con il decreto che dispone la misura costituisce contravvenzione punibile con
larresto, quando concerna la sola sorveglianza speciale; delitto punito con la reclusione da uno a cinque
anni, se concerne la sorveglianza con obbligo o divieto di soggiorno.
invece di esclusiva competenza del questore il rimpatrio con foglio di via obbligatorio: provvedimento
adottato qualora le persone sospette si trovino fuori dei luoghi di residenza e siano dallautorit di pubblica
sicurezza ritenute pericolose per la sicurezza pubblica. Il fogli di via obbliga il soggetto a rientrare nel luogo
di residenza, con divieto di ritornare nel comune da cui venga allontanato per un periodo non superiore a
tre anni. La relativa contravvenzione punita con larresto.
Le misure di prevenzione contro la criminalit organizzata.
Con la L. 31 maggio 1965,n. 575 fu stabilita lapplicabilit delle misure della sorveglianza speciale,
dellobbligo e del divieto di soggiorno, nei confronti dei soggetti indiziati di appartenere ad associazioni
mafiose. Con la L. 13 settembre 1982, n. 646 venne modificato lart. 1 della L. 575/65 stabilendo
lapplicabilit agli indiziati di appartenere ad associazioni di tipo mafioso, alla camorra o ad altre
associazioni che perseguono finalit o agiscono con metodi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo
mafioso. A seguito delle ultime modifiche introdotte dal l. 24 luglio 2008,n. 125, il novero dei possibili
destinatari delle misure di prevenzione stato esteso ai soggetti indiziati di uno dei reati previsti dallart.
51, III bis comma, del codice di procedura penale e la competenza a richiedere lapplicazione della misura
risulta attribuita al procuratore nazionale antimafia, al procuratore della repubblica presso il tribunale del
capoluogo di distretto ove dimore la persona, al questore o al direttore della direzione investigativa
antimafia. La parte maggiormente innovativa della legge dell82 costituita dalla introduzione di misure di
carattere patrimoniale. Le misure patrimoniali previste sono il sequestro e la confisca. Il sequestro
disposto dal tribunale investito della proposta, quale provvedimento di natura provvisoria e cautelare, in
base al sospetto che i beni ricadenti nella disponibilit, diretta o indiretta, dellindiziato siano il frutto di
attivit illecite o ne costituiscano il reimpiego. La confisca viene disposta allesito di un procedimento
giurisdizionale ad hoc, quando la persona, nei cui confronti instaurato il procedimento, non possa
giustificare la legittima provenienza e di cui, anche per interposta fisica o giuridica, risulti essere titolare o
avere la disponibilit a qualsiasi titolo in valore sproporzionato al proprio reddito, dichiarato ai fini delle
imposte sul reddito, o alla propria attivit economica, nonch dei beni che risultino essere frutto di attivit

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illecite o ne costituiscano il reimpiego. Se la proposta di applicazione della misura respinta, il tribunale ne


dispone la restituzione; diversamente, con il provvedimenti che applica la misura, ne dispone la confisca.
La L. 22 maggio 1975, n. 152
Con lart. 18 della L. 22 maggio, n. 152 venne prevista lapplicabilit delle misure previste dalla legge del 65
a diverse categorie di soggetti, tra i quali coloro che avessero compiuto atti preparatori, obiettivamente
rilevanti, di taluni delitti contro la personalit dello Stato, lordine pubblico e la persona, ovvero diretti alla
ricostituzione del partito fascista; o che, essendo stati condannati per determinati reati, fossero da
ritenersi, per il loro comportamento successivo, proclivi a commettere un reato della stessa specie col fine
di sovvertire lordinamento dello Stato.

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