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ELEMENTI DI DIRITTO PENALE: TEORIA GENERALE DEL REATO

Diritto penale: introduzione: il diritto penale è il complesso delle norme di diritto pubblico che prevedono
quei particolari fatti illeciti, per i quali sono comminate conseguenze pensali, variabili anche in rapporto alla
personalità dell’autore (Mantovani). È una branca del diritto pubblico che rilega i fatti illeciti perché viola i
beni che la giustizia ritiene inviolabili, prevedendo delle sanzioni, che noi chiameremo sistema
sanzionatorio o le pene. Il codice penale individua quali sono le pene che vanno combinate con il soggetto
che trasgredisce le regole, per tutelare dei beni che sono ritenuti inviolabili. Mantovani ritiene importante il
fatto, la personalità e conseguenze e sono i tre pilastri su cui poggia il diritto penale moderno.
- Personalità: è importante la personalità perché la responsabilità pensale è soggettiva, la
responsabilità della commissione del reale è una responsabilità dei soggetto.
- Fatto: il diritto penale individua qual è il fatto storico, l’accadimento all’interno di un contesto
storico messo in atto da un soggetto che ha delle caratteristiche. All’interno del processo penale
andiamo a verificare se il fatto storico è associato ad un soggetto e se lui ne deve rispondere (il
soggetto si chiama indagato nella prima fase, imputato nella seconda)
- Conseguenze: il diritto penale ha un carattere afflittivo.
Carattere affittivo: c’è una necessità di porre un deterrente affinché il soggetto autore di reato non diventi
recidivo, o per evitare che altri soggetti possano compiere quei determinati fatti di reato cioè quel
comportamento prevede una sanzione:
- Extrema ratio a tutelare di beni di primario e costituzionale rilevo, tra cui ci sono: vita, integrità
fisica, patrimonio, salute, tutela ambientale, privacy dell’individuo ecc., ce ne sono sempre nuovi
perché ci sono sempre nuove situazioni che possono incidere sui beni della persona che bisogna
tutelare (come la tutela dell’ambiente è stata introdotta da relativamente poco).
La pena va incidere nel diritto ad ogni soggetto di poter vivere liberamente. Indice sul fondamentale valore
della libertà personale. Se la pena ha un carattere afflittivo la nostra costituzione pone attenzione anche
nella finalità della pena, che deve tendere alla rieducazione del condannato. Principi di GARANZIA per
evitare l’indiscriminata e arbitraria applicazione delle sanzioni penali.

La storia del diritto penale:


- 1865: codice penale dell’Unità d’Italia
- 1889: prolungamento il Codice Zanardelli (Ministro della Giustizia), primo codice penale dell’Italia in
vigore dal 1890 al 1930
- Nel 1930, nuovo codice penale, codice Rocco, è sia di tipo afflittivo, ma anche con finalità di
riabilitazione e di educazione del condannato (art. 27: l’imputato non è considerato colpevole fino
alla condanna definitiva e le pene non possono consistere in comportamenti contro il senso di
umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, inoltre non è ammessa la pena di
morte in Italia già partendo dai ragionamenti di Cesare Beccaria).
La pubblica accusa, ovvero l’ufficio del pubblico ministero, hanno il compito di andare a ricercare quei fatti
che consistono reato per andare a ricercare i colpevoli e la condotta che hanno violato. C’è anche l’ufficio
del giudice. Nell’ufficio della procura di sono tanti procuratori detti pubblici ministeri (PM), ogni PM si
occupa di diversi reati (ci sono delle specializzazioni). I tre gradi di giudizio sono:
- Primo grado: dinanzi ad un tribunale
- Secondo grado: altro giudice a cui viene fatta vedere la deposizione, così vede come ha agito il
giudice in primo grado, qui c’è la Coorte d’Appello (si trova una diversa per ogni capoluogo)
- Terzo grado: Cassazione (uguale per tutta Italia), è solo un giudizio di legittimità in cui va solo a
verificare se s’è una violazione di una legge
Abbiamo tre gradi di giudizio perché siccome c’è il principio di non colpevolezza fino al terzo grado questo
perché bisogna dimostrare che l’indagato è il vero colpevole, infatti il primo giudice si potrebbe sbagliare,
qualcuno deve controllare la sentenza emessa in primo grado. Dopo il secondo grado il condannato può
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rivolgersi alla cassazione. L’indagato può intervenire sempre a tutti i gradi nel processo (tranne in
Cassazione). Ogni procura ha il procuratore capo o il sostituto procuratore capo, che è un magistrato che
deve organizzare l’assegnazione ai PM di determinate materie e quindi di conseguenza di determinati
fascicoli. Più la procura è ampia e più la specializzazione della procura è ampia.

La struttura del codice penale:


- Parte generale:
 Libro primo – Dei reati in genarle
- Parte speciale:
 Libro secondo – Dei delitti in particolare
 Libro terzo – Delle contravvenzioni in particolare: sono i reati/delitti contravvenzionali
perché facevamo riferimento a quei reati meno gravi e quindi la pena è meno afflittiva

Le fonti del diritto penale: unica fonte di produzione del diritto penale è lo Stato attraverso l’emanazione
della legge: costituzione, codice penale, leggi speciali.
Art 1 c.p. “Reati e pene: disposizione espressa di legge”. Tutto ciò che è compreso nel codice penale deve
essere riconosciuto non solo dai singoli, ma anche da tutti i consociati. Nessuno può essere punito per un
fatto che non sia espressamente preveduto come reato dalla legge, né con pene che non siano da essa
stabilite: principio di legalità. Il fatto deve essere determinato, deve essere un fatto chiaro e deve stare
dentro le leggi (codici penale o leggi speciali). Le leggi abrogate sono quelle leggi che un tempo venivano
perseguite dal sistema penale e erano reato e ora non lo sono più.

I principi generali: “Nullum crime sine lege, iniura, actione, culpa”, cioè “Nessun crimine senza la legge (art.
1 c.p.), sbaglio, azione e colpevolezza”. Questi sono i principi in cui si fonda il diritto penale moderno:
- Principio di legalità: è importante sapere quali sono oggi i fatti per cui io posso imporre una
sanzione penale, e solo la legge dello stato me li può indicare. Il reato deve essere entrato in vigore
quando ho commesso il fatto, quindi se oggi il reato di atti osceni è stato depenalizzato, io oggi non
posso rispondere del reato di atti osceni. Per questo è importante sapere quali fatti oggi
costituiscono reato e quali no. Sia il fatto che costituisce reato sia la sensazione che si ricollega alla
sua commissione devono essere espressamente previsti dalla legge. “Nullum crimen, nulla poena
sine lege”. Non è punibile un fatto che, al momento della commissione, non sia espressamente
previsto come reato e non si può sanzionarlo con pene che non siano espressamente previste dalla
legge. Art. 25 cost. “Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore
prima del fatto commesso” significa che se oggi il reato di atti osceni è stato depenalizzato allora io
non posso essere sottoposta a giudizio per quel fatto di reato, quindi oggi io non ne rispondo più. Si
può non essere imputati per un reato che in quel momento si sta depenalizzazione, però il fatto
deve essere stato compiuto di recente e non anni prima (questo per il principio di favor rei).
- Principio di materialità: non si possono considerare reati:
 Gli atteggiamenti volontari semplicemente interni: se penso che vorrei commettere un
reato non posso essere imputata, perché il pensarlo non costituisce fattispecie di reato.
 Quelle intenzioni meramente dichiarative (ad esempio un proposito omicida che non si
tradurrà mai in atti idonei ad uccidere): non posso essere perseguita se domani dico che
metto una bomba nell’arena di Verona, è reato metterla, ma non dire che la metterai.
 I modi di essere della persona (tratti caratteriali)
Il diritto penale è diritto penale del fatto e non dell’atteggiamento interiore (Mantovani).
- Principio di offensività: la volontà criminale deve manifestarsi in un comportamento esterno che
leda o ponga in pericolo uno o più beni giuridici. Se lede sono reati di danno (ad esempio
l’omicidio), se pone in pericolo sono reati di pericolo (ad esempio reati ambientali quando ancora
non ledo materialmente il bene, solo l’immissione delle sostanze nocive che non si traduce in
danno materiale a qualcuno)! Non c’è reato se non c’è offesa a un bene giuridico, a una situazione
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giuridica protetta dall’ordinamento. Beni costituzionalmente rilevanti! N.B. il principio di offensività
ha permesso l’incriminazione di comportamenti illeciti che si traducono nella sola messa in pericolo
di beni costituzionalmente rilevanti (es. reato contro l’amministrazione della giustizia, ad esempio
la falsa testimonianza è un reato di condotta perché potrei intralciare il corretto andamento della
macchina giudiziaria, reati ambientali ecc.).
- Principio di colpevolezza: un fatto può essere penalmente attribuito a persona solo se vi sono i
presupposti per ritenere sia obiettivamente ed oggettivamente imputabile al suo agente. Art 27
cost. “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerare colpevole siano alla
condanna definitiva. Presunzione di innocenza. Le pene non possono consistere in trattamenti
contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa il
reato di morte ad eccezione dei militari di guerra/militari veterani”. Il fatto storico deve essere
ricondotto alla volontà della persona di volere quel reato, rientrano nella dimensione interiore della
volontà di chi agisce.
- Altri principi:
 Principio di riserva di legge: concetto per cui solo la legge penale dice quali sono i fatti
penalmente rilevanti. Solo il Parlamento può regolamentare cosa è reato o cosa no. Sono
incusi i decreti legge e i decreti legislativi. Sono esclusi: consuetudini, regolamenti (possono
solo integrare), leggi regionali.
 Principio di determinatezza o tassatività della fattispecie penale: non può essere una fatto
indeterminato, la fattispecie deve essere chiara e precisa, non deve essere ipotetico o
indeterminato nello specifico; la norma penale orienta nella scelta il pubblico ministero per
capire qual è la norma penale che ho violato, quindi più la norma è chiara e più riesco ad
avere una qualificazione della condotta tenuta. La norma penale deve essere formulata in
modo chiaro e determinato in ogni suo elemento in modo da stabilire con certezza quali
sono i comportamenti vietati dalla legge e quali quelli leciti. Divieto di Analogia in materia
penale: l’analogia è quel procedimento attraverso il quale il giudice, di frante ad un caso
concreto non rientrante in alcuna norma di legge. L’analogia in malam parte sempre
vietata, discussa in bonam partem.
 Principio della irretroattività della norma penale: art. 25 cost. (2): “Nessuno può essere
punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima de fatto commesso”. Art.
2 codice penale: “Nessuno può essere punito per un fatto che, secondo la legge del tempo
in cui fu commesso, non costituiva reato”

Successione delle leggi penali nel tempo (art.2 c.p.): nessuno può essere punito per un fatto che, secondo
una legge posteriore, non costituisce reato; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti
penali. In caso di abrogazione di una norma incriminante gli autori del reato abrogato non possono più
essere puniti (es. atti osceni in luogo pubblico). Se è intervenuta una sentenza di condanna ne cessano gli
effetti. Non si applicano mai le norme sfavorevoli all’indagato e non quelle sfavorevoli, per il principio del
favor rei.

Retroattività della norma più favorevole al reo: se la legge del tempo in cui fu commesso il reato e le
posteriori sono diverse, si applica quella le cui disposizioni sono più favorevoli al reo, salvo che sia stata
pronunciata sentenza irrevocabile. Se si tratta di leggi eccezionali o temporanee, non si applicano le
disposizioni dei capoversi precedenti.

Tempus commissi deliciti: il tempo in cui deve ritenersi commesso il reato. Teoria della condotta, quando il
soggetto pone in essere l’azione o l’omissione vietata.

La legge penale nello spazio:

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- Art. 3 comma 1 c.p. La legge penale italiana obbliga tutti coloro che, cittadini o stranieri si trovano
nel territorio dello Stato.
- Art. 6 comma 1 c.p. Chiunque commette un reato nel territorio dello Stato è punito secondo la
legge italiana.
Il reato si considera commesso nel territorio dello stato quando l’azione o l’omissione, che lo costituisce è
ivi avvenuta in tutto in parte, ovvero si è ivi verificato l’evento che è la conseguenza dell’azione o
dell’omissione.

I reati si dividono in:


- Delitti: sono i reati puniti con una pena più severa, ovvero più gravi
- Contravvenzioni: sono reati meno gravi, offendono i beni giuridici in maniera più lieve, per cui la
pena sarà meno afflittiva
Si dividono secondo la diversa specie delle pene:
- Pecuniaria: pagamento di una somma di denaro (fatti di reato meno gravi)
- Detentiva: privazione della libertà personale (fatti di reato più gravi)

Le pene:
- Per i delitti: ergastolo, reclusione e multa (due pene limitative della libertà personale e una pena
pecuniaria)
- Per le contravvenzioni: arresto e ammenda (una pena limitativa della libertà personale e una pena
pecuniaria)
Le pene accessorie: interdizione dai pubblici uffici, decadenza della responsabilità genitoriale, incapacità di
contrarre con la pubblica amministrazione ecc. Ci sono reati che prevedono per la loro gravità non solo la
pena prevista ma anche delle pene accessorie (come ad esempio i reati sessuali). Le pene accessorie
possono essere applicate insieme sia alle pene pecuniarie che quelle detentive.
La pena non è fissa ma va da anni tot ad anni tot, questo perché si basa anche sulla personalità della gente
(non solo su quello materiale e di colpevolezza). Le misure di sicurezza vengono attribuite al soggetto che
viene riconosciuto pericoloso socialmente, ma si possono applicare anche applicare a chi, pur avendo
commesso il reato, non è imputabile (capacità di intendere e di volere).

Teoria generale del reato: elementi del reato:


- Essenziali: indispensabili per l’esistenza del reato. Il reato è composto da: elemento materiale ed
elemento psicologico. Gli elementi essenziali sono:
 Oggettivo: condotta (attiva-omissiva), evento (risultato: reato di danno o reato di pericolo),
rapporto o nesso di casualità (è stata la mia condotta a produrre la morte di questa persona
o è stato qualcos’altro)
 Soggettivo: dolo, colpa (evento non voluto, causato da negligenza o imprudenza),
preterintenzione (c’è la volontà di un evento minore ma si verifica un evento più grave)
- Accidentali: incidono solo sulla minore o maggiore gravità del reato, non sull’esistenza, vanno a
colorare la mia azione, incidono sulla minore o maggiore gravità del reato e non sulla loro
esistenza. Spesso incidono sulla condotta: ad esempio se ho ucciso con efferatezza, accanendomi
sulla vittima. Gli elementi accidentali sono:
 Circostanze aggravanti: inasprimento della pena, ad esempio se c’è stato accanimento nei
confronti della vittima
 Circostanze attenuanti: diminuzione della pena, ad esempio l’aver agito in uno stato d’ira
determinato da un fatto ingiusto altrui, o dalla provocazione
 Circostanze comuni art. 61 c.p.: un aggravante è l’aver agito per motivi futili
 Circostanze speciali art. 62 c.p.

Teoria del reato:

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- Teoria bipartita del reato: elemento materiale e elemento psicologico:
 Elemento materiale/oggettivo: fatto, condotta, come io ho agito, quindi l’azione oppure
potrebbe essere anche omissione
 Elemento psicologico/soggettivo: colpevolezza, volontà con cui ho agito, quindi la volontà:
dolo (grave, volontà totale, l’ho ucciso e lo volevo farlo), colpa (un po’ meno grave, volontà
inficiata: ho commesso il reato ma in realtà non lo volevo, però ho accettato il rischio che
comportano dei comportamenti) o preterintenzione (ancora meno grave)
Secondo la teoria bipartita l’elemento oggettivo ricomprende tutti i dati oggettivi del reato
(condotta evento nesso causale) l’elemento soggettivo sarebbe composto da dolo colpa e
preterintenzione. Dove inserire le cause di giustificazione? Nell’elemento materiale del fatto come
elemento negativo del fatto. Es. Chiunque cagiona la morte di un uomo non trovandosi in stato di
legittima difesa (scuola classica del diritto penale Antolisei/Conti/Mantovani)
- Teoria tripartita del reato:
 Tipicità: fatto storico conforme alla norma. La tipicità sarebbe la conformità al del fatto al
tipo descritto dal legislatore. Conformità al tipo.
 Antigiuridicità: fa riferimento a delle condotte che nel nostro ordinamento sebbene
antigiuridiche sono giustificate nella loro omissione nel fatto materiale, per cui sebbene
sono considerate come condotte illecite il nostro ordinamento le scrimina/giustificati da
delle norme perché sono in qualche modo giustificate, le norme che le giustificano sono le
cause scriminante o norme di giustificazione. L’antigiuridicità nell’assenza di cause di
giustificazione che eliminerebbero il contrasto del fatto con il diritto. Contrarietà del fatto
tipico al diritto.
 Colpevolezza: viene sdoppiato, a differenza di quella bipartita, l’elemento materiale. La
colpevolezza rappresenta il rimprovero mosso all’agente. Rimproverabilità del fatto tipico
al soggetto agente.

Tipologie dei reati:


- Reati formali (o di pura condotta) e reati materiale (o di evento)
- Reati di evento: forma libera e forma vincolata
- Reati commissivi e reati omissivi
- Reati dolosi e reati colposi
- Reati istantanei e reati permanenti
Segue: reati abituali, reati di danno e reati di pericolo, reati propri e reati comuni. I reati omissivi propri e
impropri: l’omissione consiste nel mancato compimento dell’azione possibile che il soggetto ha il dovere
giuridico di compiere. Differenza nei primi violazione di una norma di comando, es. omissione di soccorso.
Nei secondi: reati di omesso impedimento di un evento, tanto i reati risultanti dalla combinazione della
clausola generale che equipara alla causazione il mancato adempimento di un evento in presenza di un
obbligo giuridico di arrivarsi art. 40 cpv. c.p. con la norma di parte speciale configurante un reato
commissivo.

Teoria tripartita: tipicità:


- Il soggetto attivo
- La condotta
- L’evento
- Nesso causale

Soggetto attivo: autore, reo, agente, colpevole (la responsabilità penale è personale). Quando facciamo
riferimento all’autore del reato facciamo riferimento al tema della capacità di stare in giudizio in
riferimento a: capacità penale: imputabilità, pericolosità sociale, le immunità.

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- Le immunità (principio di obbligatorietà della legge penale): art 3 c.p. principio di obbligatorietà
della legge penale: la legge penale italiana obbliga tutti coloro che cittadini o stranieri, si trovano
nel territorio dello stato, fa salve le eccezioni stabilite dal diritto pubblico interno e internazionale:
c.d. immunità
- Le immunità di diritto pubblico interno: beneficino delle immunità:
 Il Presidente della Repubblica: art. 90 Cost. «Il Presidente della Repubblica non è
responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni tranne che per alto
tradimento e attentato alla Costituzione
 I membri del Parlamento: art. 68 Cost. I Membri del parlamento non possono essere
chiamati a rispondere delle opinioni espresse dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.
 Altre immunità c.d. funzionali: giudici corte costituzionale, consiglio superiore magistratura
ecc.
- Le immunità di diritto internazionale: pontefice, capi di strato esteri, agenti diplomatici

Soggetto passivo: persona offesa: vittima del reato individuale o ente collettivo. Persona offesa/soggetto
danneggiato dal reato. Diritto di querela, diritto di costituirsi parte civile nel processo, di nominare un
difensore.

La teoria tripartita: la condotta: la condotta è il reato comportamento umano, vi rientrano i reati di


commissivi ma anche omissivi. La condotta è legata a due concetti:
- Azione: movimento del corpo
- Omissione: mancato compimento dell’azione richiesto dalla norma
Reati di azione e reati omissivi. Art. 40 cpv. non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire
equivale a cagionarlo. I reati possono essere compiuti sia attraverso un’azione esterna che attraverso
un’omissione. Siamo all’interno del principio di materialità.

La condotta: dal punto di vista dell’azione, possiamo descrivere, attraverso la condotta, alcune tipologie di
reato:
- Reati a forma libera: omicidio (non c’è la norma un’indicazione sul come deve essere commesso)
es. 575 c.p. chiunque cagiona la morte di un uomo è punito… Si può realizzare in svariate modalità
ed è l’autore del reato che decide come e non sono elencate nel codice ma sono prese in generale.
Come la condotta si è realizzata influenza il giudice su come misurare la pena.
- Reati a forma vincolata: truffa (chiunque con artifizi e raggiri…). La condotta è descritta nel codice
penale, si devono realizzare solo con quel tipo di azione perché altrimenti non configurano tipologia
di reato.
La coscienza e volontà della condotta: art. 42 comma 1 c.p.: nessuno può essere punito per un’azione od
omissione preveduta dalla legge come reato, se non l’ha commesso con coscienza e volontà. Si lega la
condotta all’elemento psicologico, per cui l’elemento materiale deve essere sorretto dall’elemento
psicologico.

Evento: l’evento del reato è un evento naturalistico ossia effetto e risultato naturale della condotta umana.
- Reati di evento che contemplano un evento naturalistico (distruzione di un oggetto: reato di
danneggiamento). Il reato produce un evento (evento lesioni, evento strage, evento morte).
- Reati mera condotta dove l’evento manca (es. diffamazione, ingiuria). Sono puniti dal nostro
ordinamento solo sulla base della condotta del soggetto, per cui non producono un evento, ma
comunque sono punibili (l’ingiuria è un reato che viene realizzato in presenza della persona offesa;
la diffamazione invece manca la presenza della persona offesa).

La teoria tripartita: il Nesso causale: perché un evento possa essere ricondotto alla responsabilità di un
individuo occorre innanzitutto che tra evento e condotta vi sia un nesso causale. Se non c’è questo nesso
non c’è responsabilità del fatto al comportamento del soggetto agente.
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Art. 40 comma 1 c.p.: nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato se l’evento
dannoso o pericoloso da cui dipende il reato non è conseguenza della sua azione od omissione.

Nesso causale: come accerto il nesso di causalità? Attraverso la teoria della condicio sine qua non: si deve
ricorrere ad un processo di eliminazione mentale occorre cioè eliminare mentalmente l’azione che in effetti
si è verificata nella realtà e chiedersi se nella ipotesi in cui questa non vi fosse stata l’evento si darebbe
prodotto ugualmente o no. Il giudice fa un processo di eliminazione mentale: cioè si domanda “Se
Francesca non avesse colpito Giovanna con un coltello, Giovanna sarebbe morta?” quindi si guarda se sono
sopravvenute altre cause che hanno causato la morte. Se sono sopravvenute altre cause le cose cambiano e
non si può attribuire la totale responsabilità penale al soggetto (es. c’è una lite all’interno del condominio e
un anziano cade dalle scale perché io lo spingo, viene ricoverato in ospedale e muore dopo sei mesi. Io
rispondo per la morte o rispondo per lesioni? In questi sei mesi ci può essere qualcosa che ha determinato
la morte del signore anziano in ospedale, come ad esempio contrarre un virus? Oppure io sono in strada e
accoltello Giovanna, che cade a terra, nel frattempo sopraggiunge una macchina e la investe e lei muore:
chi ha ucciso Giovanna, io che l’ho accoltellata o la persona che l’ha investita?)
La sussunzione sotto leggi scientifiche: ricorso a leggi di copertura. Leggi universali e leggi statistiche. La
sentenza Franzese 2002 n.30328. Il metodo della sussunzione sotto leggi scientifiche consente di riempire
di contenuto la formula della condicio sine qua non. Es. doppiamo sapere che quel farmaco può
effettivamente provocare quel tipo di conseguenza indesiderata. All’interno del nesso di causalità io non
solo devo vedere e valutare se c’è il legame diretto, ma devo anche valutare se il comportamento di quella
persone (agente) è stato un comportamento che ha rispettato quella determinata legge scientifica (ad es.
un medico che opera ha usato quelle precauzioni scientifiche che bisognerebbe usare). In alcuni casi per
capire il nesso di causalità è necessario usare leggi scientifiche che fanno riferimento alla professione della
persona agente.
Casualità nella prospettiva reati omissivi: si tratta di stabilire se il compimento dell’azione omessa avrebbe
impedito la verificazione dell’evento. In caso di causalità omissiva si prevede un’aggiunta mentale ovvero:
se l’azione comandata fosse stata posta in essere dal garante l’evento si sarebbe verificato ugualmente? La
corte di cassazione con sentenza del 2012 Franzese parla di probabilità logica esigendo un grado di
probabilità vicino alla certezza (quindi l’autore dell’omissione risponderà solo se il grado di probabilità è
molto altro quasi vicino alla certezza che se si fosse attuato quel comportamento si poteva evitare la morte
della vittima), ci sono delle leggi scientifiche che il giudice può utilizzare per capire il grado di probabilità.
Probabilità logica. La sentenza ThyssenKRUPP del 2014: incendio in acciaieria una notte e l’incendio ha
provocato la morte di moltissimi dipendenti: il ragionamento predittivo. Nei reati di prima doveva eliminare
il comportamento, qui lo dobbiamo aggiungere: per cui il giudice si domanda “Se avesse avuto questo
comportamento, si poteva evitare la sua morte?”.
Il concorso di cause idonee a interrompere il nesso di causalità: art. 41 comma 1 c.p. il concorso di cause
preesistenti simultanee e sopravvenute non escludono il nesso di causalità quando non sono state da sole a
determinare l’evento. Tesi del percorso causale atipico. La recente tesi della giurisprudenza dell’eccentricità
del rischio. Cass. Pen. 2017 n.28010, è configurabile l’interruzione del nesso causale tra condotta ed evento
quando la causa sopravvenuta innesca un rischio nuovo e incommensurabile, del tutto autonomo rispetto
al rischio originario attivato dalla prima condotta.
Incidenza del comportamento dell’offeso sul nesso causale: con specifico riferimento all’incidenza delle
concause sopravvenute sul nesso causale nei reati colposi è stato osservato che colui che pone in essere
certe situazioni di pericolo risponde anche delle conseguenze eventualmente provocate da un imprevisto
comportamento imprudente della vittima. Es. Incidentalità stradale. Il comportamento della vittima non
esclude il nesso di causalità in virtù del dovere del conducente di prevenire le imprudenze altrui. Es. La
rilevanza del comportamento colposo del lavoratore. Il comportamento imprudente del lavoratore
interrompe il nesso di causalità solo se del tutto anomalo e imprevedibile. La giurisprudenza dominante

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Cass pen. 2014 esclude la responsabilità del datore di lavoro quando il comportamento del lavoratore
presenti i caratteri dell’eccezionalità, dell’abnormità dell’esorbitanza.

La teoria tripartita: l’antigiuridicità: la cause di giustificazioni o scriminanti sono situazioni che escludono
l’antigiuridicità del fatto tipico. Nella teoria bipartita sono considerati elementi negativi del fatto (artt. 50-
54 c.p.).

Antigiuridicità: la legittime difesa: art. 52 c.p. non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato
costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa
ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionale all’offesa. I requisiti sono: offesa, difesa, proporzionalità
(nell’azione di entrambe le parti di chi offende e chi difende).

Antigiuridicità: la legittima difesa domiciliare: la I. 13 febbraio 2006 n.59 ha aggiunto due commi all’art. 52
c.p. Il secondo e il terzo comma così dispongono: nei casi previsti dall’art. 614 primo e secondo comma
sussiste un rapporto di proporzione di cui al primo comma presente articolo se taluno legittimamente
presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di
difesa:
- La propria o l’altrui incolumità
- I beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione
La disposizione di cui al secondo comma si applica anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto all’interno di
ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale.

Antigiuridicità: lo stato di necessità: art. 54 comma 1 c.p.: non è punibile chi ha commesso il fatto per
esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno gravo alla
persona pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia
proporzionato al pericolo. Elementi: pericolo attuale e azione necessitata.

Antigiuridicità: il consenso dell’avente diritto: art. 50 c.p.: non è punibile chi lede o pone in pericolo un
diritto col consenso della persona che può validamente disporne. Dissenso come elemento costitutivo del
reato. Disponibilità del diritto (ci sono dei diritti disponibili, previsti dal nostro ordinamento, e diritti non
disponibili, come la compravendita dei nostri organi sono vietati dal nostro ordinamento). Validità del
consenso. Quando? Consenso informato trattamento medico chirurgico.

Antigiuridicità: esercizio di diritto: art. 51 c.p. l’esercizio di un diritto esclude la punibilità. Nozione di diritto.
Diritto di cronaca e diritto all’onore nei reati diffamazione a mezzo stampa (esercitando il diritto di cronaca,
al fine della corretta informazione, il giornalista non risponde in tribunale al reato di diffamazione).

Antigiuridicità: adempimento di un dovere: art. 51 c.p. l’adempimento di un dovere imposti dalla norma
giuridica o da un ordine legittimo della pubblica autorità, esclude la punibilità. Fonte del dovere: norma
giuridica. Fonte del dovere: l’ordine dell’autorità. Ordine illegittimo/ordine illegittimo insindacabile.

Antigiuridicità: uso legittimo delle armi: art. 53 c.p. non è punibile il pubblico ufficiale che, al fine di
adempiere ad un dovere del proprio ufficio, fu uso ovvero ordina di fare uso delle armi o di altro mezzo di
coazione fisica, quando vi è costretto dalla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza
all’autorità, o comunque impedire la consumazione di delitti di strage, di nubifragio, sommersione, disastro
aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata o sequestro di persona

La colpevolezza: insieme di fattori dai quali dipende la possibilità di muovere un rimprovero al soggetto
agente. Nel codice penale non abbiamo una nozione di colpevolezza e li andiamo a prelevare dall’articolo
42 e 43 c.p. Il codice penale non contiene una nozione di colpevolezza:
- Concezione psicologica come elemento soggettivo del reato, il concetto psicologico è legato anche
al concetto di imputabilità.

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- Concezione normativa: rimproverabilità, la nozione di colpevolezza è legata anche al fatto che al
soggetto sia mosso un rimprovero (non c’è solo un elemento psicologico). Io possono muovere un
rimprovero se il soggetto è capace di intendere e di volere quando ha commesso il reato.
La coscienza e la volontà è legata agli aspetti della capacità di intendere e di volere e poi dall’imputabilità,
se ciò non c’è non mi si può incolpare di quel reato. Il dolo, la colpa e la preterintenzione sono tre modalità
in cui si esplicano la volontà del soggetto di realizzare un fatto reato. Le tre diverse modalità vanno ad
incidere sulla commisurazione della pena.

La colpevolezza: il Dolo: è la forma più classica di imputazione soggettiva. Art. 43 c.p. è doloso o secondo
l’intenzione quando l’evento dannoso o pericoloso, che è il risultato dell’azione o dell’omissione e da cui la
legge fa dipendere l’esistenza del delitto è dall’agente preveduto e voluto come conseguenza della propria
azione od omissione. È la forma più grave di imputazione soggettiva, perché nel dolo abbiamo due momenti
che sono: prevenuto (la cosiddetta rappresentazione dell’evento, e lo realizziamo nella nostra testa con
quelle modalità) e voluto (la volontà di realizzare l’evento e poi la realizzazione effettiva), questi due
momenti vanno di pari passo. Nela colpa e nella preterintenzione questi due momenti non ci sono e per
questo motivo sono meno gravi. La struttura del dolo: la rappresentazione, la volontà. Oggetto del dolo:
coscienza immoralità del fatto (io nella mia testa mi rappresento un fatto illecito, e sono pienamente
cosciente che sto macchinando un fatto illecito), violazione o lesione del bene giuridico (anche di questo ne
sono consapevole). Accertamento del dolo: massime di esperienza per accertamento dell’elemento
soggettivo, è una questione complessa, com’è complessa l’accertamento del nesso di causalità, per
entrambi si usano delle massime di esperienza.
Le forme del dolo: ci sono delle gradazioni di dolo che ci permettono di commisurare la pena:
- Dolo generico: il dolo generico è rappresentazione e volontà del fatto tipico. Ovvero di tutti gli
elementi del reato. È il dolo base, è la rappresentazione e la volontà.
- Dolo specifico: nel dolo specifico invece la legge esige oltre alla coscienza e volontà del fatto
materiale che il soggetto agisca per un fine particolare che è previsto come elemento soggettivo
sostitutivo. Io agisco con una precisa previsione, per esempio il reato di sequestro di persone è
questo tipo di dolo perché tutta la mia azione è indirizzata a quella finalità precisa, la finalità è
indicata direttamente nella fattispecie di reato.
- Dolo intenzionale: il dolo intenzionale o diretto si ha quando la volontà ha direttamente di mira
l’evento tipico, è diretta alla realizzazione del medesimo. Siamo all’interno del dolo generico, mi
rappresento tutto, e la mia intenzione mira a realizzare la morte di Mario Rossi.
- Dolo eventuale: il dolo eventuale si ha quando la volontà non si dirige direttamente verso l’evento
ma l’agente lo accetta come conseguenza eventuale accessoria della propria condotta. Io accetto
che si possa verificare o meno il fatto grave, la mia volontà non si dirige verso l’elemento morte, io
me lo rappresento, ma non ho la volontà di uccidere Mario Rossi, ma impugnando la pistola accetto
il rischio che egli possa morire.
Intensità del dolo:
- Dolo d’impeto: è uno stato della persona che mi fa commettere il reato in uno stato d’animo che va
a caratterizzare l’intensità dell’azione.
- Dolo di proposito: sono due forme di dolo che si caratterizzano sulla costruzione dell’azione, come
io ho organizzato quell’azione delittuosa.
- Dolo premeditato: sono due forme di dolo che si caratterizzano sulla costruzione dell’azione, come
io ho organizzato quell’azione delittuosa. Ha una costruzione ancora più lunga del dolo di
proposito, in un arco temporale più lungo costruisco la mia azione criminosa e poi lo vado a
realizzare. La premeditazione può essere una delle circostanze aggravanti e la distinguiamo dal dolo
premeditato perché può essere una circostanza del fatto di reato.
Il dolo e l’errore sul fatto: l’errore sul fatto consiste nella mancata o falsa rappresentazione di uno o più
elementi del reato. L’errore sul fatto di reato esclude sempre il dolo. Art. 47 comma 1 c.p. L’errore sul fatto
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che costituisce reato esclude la punibilità dell’agente. Nondimeno se si tratta di errore determinato da
colpa, la punibilità non è esclusa, quando il fatto è preveduto dalla legge come reato.

La colpevolezza: la Colpa: il delitto è colposo o contro l’intenzione quando l’evento anche se preveduto non
è voluto dall’agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza imperizia, ovvero per inosservanza di
leggi, regolamenti, ordini o discipline (art. 43 comma 1 c.p.). Quindi il delitto colposo è contro l’intenzione
anche se l’evento è prevenuto, c’è la rappresentazione, ma non c’è la volontà di commettere il fatto di
reato. Se, ad esempio, io mi metto in macchina e uso il telefono, posso rappresentarmi il rischio di investire
un passante, ma non ne ho volontà. Perché un delitto sia punibile a titolo di colpa occorre una espressa
previsione legislativa. Le contravvenzioni sono punite indifferentemente a titolo di dolo e di colpa.
I requisiti della colpa:
- Requisiti negativi: non sia voluto evento del reato, quindi io non voglio quell’evento (mentre nel
dolo eventuale io accetto il rischio dell’evento)
- Requisiti positivi: inosservanza di regole di condotta per la quale io posso essere rimproverato
(rimproverabilità)
La violazione dovere di diligenza: le regole di diligenza ovvero di esperienza ovvero cautelari devono essere
osservate altro non sono che la cristallizzazione di giudizi di prevedibilità e di evitabilità ripetuti nel tempo.
Questi sono utilizzati come parametri per dare il titolo di colpa ad un reato.
Tipologie della colpa:
- Colpa generica: attuiamo delle regole di diligenza
 Negligenza: se io sul balcone del mio appartamento ho diverse fioriere devo avere
attenzioni, soprattutto quando c’è brutto tempo, devo stare attenta che esse siano
posizionate in modo tale che non cadano in testa a qualcuno. Devo andare a guardare, per
esempio, che siano in una posizione stabile. Se ho un balcone con particolari criticità devo
segnalare quel rischio, perché io rispondo al pericolo che quella situazione può creare.
 Imprudenza
 Imperizia
- Colpa specifica: attuiamo delle regole cautelari
 Leggi
 Regolamenti
 Ordini
 Discipline
- Colpa comune: attività lecite ma astenersi dal condotte pericolose es. Circolazione stradale. È
quella che si realizza quando ci sono tutte una serie di attività lecite, che hanno dei rischi.
- Colpa professionale: superamento del rischio attività utile sul piano professionale es. colpa medica.
Colpa d’equipe e principio dell’affidamento. Ci sono dei settori specifici dove il rischio è legato
all’attività che viene svolta. Ad esempio per quanto riguarda l’ambito medico non è un settore che
noi frequentiamo quotidianamente, ma ha comunque dei rischi di salute.
- Colpa impropria: l’egente risponde dell’evento per colpa pur avendo voluto l’evento: errore
colposo su fatto, eccesso colposo cause di giustificazione, erronea supposizione colposa causa di
giustificazione
- Colpa propria: è l’ipotesi tipica in cui l’agente non vuole l’evento dannoso che ha in realtà ha
cagionato.
- Colpa incosciente: l’evento non solo non è voluto ma nemmeno previsto dal soggetto agente.
- Colpa cosciente: il reo non vuole commettere il reato, non vuole l’evento ma tuttavia se lo
rappresenta come conseguenza della sua condotta. La differenza con il dolo eventuale è che c’è
un’accettazione del rischio, che qui non c’è, c’è una rappresentazione generale qui. Sono in una
condizione psicologica differente rispetto al reato, perché non c’è un’ideazione (nel dolo io accetto
il rischio).
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La misura oggettiva della colpa: criteri per individuare la regola cautelare:
- Criterio della migliore scienza ed esperienza: facciamo riferimento a tanti settori della realtà in cui
il nostro comportamento può impattare (ad esempio reati ambientali, salute e sicurezza sul lavoro
ecc.). Sono protocolli formalizzati da studiosi che ci permettono di evitare quel rischio.
- Criterio dell’agente modello: è un criterio legato al concetto di diligenza. Ad esempio un capo che
ha delle regole di buon comportamento da osservare con i consociati per evitare situazioni di
negligenza, imprudenza e imperizia.
La misura soggettiva della colpa: per capire che gravo di diligenza ha utilizzato per evitare, ad esempio, che
la fioriera cadesse noi guardiamo:
- Livello individuale di esperienza dell’autore in concreto (misura soggettiva della colpa)
- Personalizzazione del rimprovero: misuriamo il grado della colpa per poi personalizzare il
rimprovero
Il grado della colpa: Art 133 c.p. per procedere alla commisurazione della pena valutare i grado della colpa.
Maggiore o minore inosservanza norme cautelari.

La preterintenzione e la responsabilità oggettiva: Art 43 c.p. Il delitto è preterintenzionale o oltre


l’intenzione o oltre l'intenzione quando dall’azione od omissione deriva un evento dannoso o pericoloso più
grave di quello voluto dall’agente. Quindi voglio realizzare la lesione personali nei confronti di Mario Rossi,
ma il mio comportamento va oltre ciò che mi sono rappresentato e ne realizzo la morte. Si realizza di solito
un reato più grave, ad esempio si realizza la morte con il reato di lesione.

Delitti aggravati dall’evento: per i delitti aggravati dall’evento si intendono quei delitti per i quali è previsto
un aumento di pena qualora si verifichi un evento ulteriore rispetto al fato base di reato. Responsabilità
oggettiva.

Aberratio ictus: Art. 82 comma 1 c.p. quando per errore nell’uso dei mezzi di esecuzione del reato o per
un’altra causa è cagionata offesa a persona diversa da quella a cui l’offesa era diretta, il colpevole risponde
come se avesse commesso il reato in danno della persona che voleva offendere, salvo per quanto riguarda
le circostanze aggravanti e attenuanti le disposizioni art. 60. Divergenza tra voluto e realizzato

Aberratio delicti o morte come conseguenza di altro delitto: Art 83 comma 1 c.p.: fuori dai casi preveduti
dall’articolo precedente, se per errore nell’uso dei mezzi di esecuzione del reato o per altra causa si cagiona
un vento diverso da quello voluto, il colpevole risponde a titolo di colpa dell’evento non voluto, quando il
fatto è preveduto dalla legge come delitto colposo.

Condizioni obiettive di punibilità: le condizioni obiettive di punibilità determinano con il loro realizzarsi la
punibilità del fatto, a prescindere dalla sussistenza di un legame soggettivo tra la condizione stessa ed il
soggetto agente. Art 44 c.p.: quando per la punibilità del reato la legge richiede il verificarsi di una
condizione il colpevole risponde del reato anche se l’evento da cui dipende il verificarsi della condizione
non è da lui voluto.

Errore sul precetto: nell’impianto originale del codice Rocco il principio ignoratia legis non excusat non
ammetteva deroghe. L’art 5 c.p. così recita: nessuno può invocare a propria scusa l’ignoranza della legge
penale. La giurisprudenza però da decenni ha cominciato ad aprire delle falle nell’art.5 c.p. attraverso
l’elaborazione del concetto di buona fede. La corte costituzionale cosi si esprime nella sentenza 364 del
1988: nessuno può invocare a propria scusa l’ignoranza della legge penale, salvo che si tratti di ignoranza
inevitabile.

Imputabilità: Art. 85 c.p. Capacità di intendere e di volere. Nessuno può essere punito per un fatto
preveduto dalla legge come reato se al momento in cui l’ha commesso non era imputabile. E’ imputabile
chi ha la capacità di intendere e di volere.

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- Il vizio totale di mente: l’imputabilità è esclusa in presenza di vizio totale di mente. Art 88 c.p. Vizio
totale di mente. Non è imputabile che nel momento in cui ha commesso il fatto era per infermità in
tale stato di mente da escludere la capacità di intendere e di volere. SE il vizio di mente è soltanto
parziale l’imputabilità non è esclusa bensì diminuita. Art 89 c.p. Vizio parziale di mente: Chi nel
momento in cui ha commesso il fatto era per infermità in tale stato di mente da scemare
grandemente, senza escluderla la capacità di intendere e di volere, risponde del reato commesso
ma la pena è diminuita.
- L’ubriachezza: Art. 91 c.p.: Ubriachezza derivata da caso fortuito o da forza maggiore. “Non è
imputabile chi nel momento in cui ha commesso il fatto non aveva la capacità di intendere e di
volere, a cagione di piena ubriachezza derivata dal caso fortuito o da forza maggiore”. È prevista
una diminuzione di pena se l’ubriachezza non era piena ma era tuttavia tale da scemare
grandemente, senza escluderla la capacità di intendere e di volere. Art 92 c.p.: L’ubriachezza non
derivata da caso fortuito e da forza maggiore non esclude né diminuisce l’imputabilità.
L’ubriachezza può essere altresì abituale art. 94 comma 2 c.p.
- I soggetti minorenni: Art 97 c.p. Non è imputabile chi nel momento in cui ha commesso il fatto non
aveva compiuto 14 anni. Per l’infraquattordicenne dunque vige una presunzione assoluta non
suscettibile di prova contraria, di incapacità di intendere e di volere, la cui ratio si fonda sulla
considerazione dell’immaturità psicologica del minore. Qualora il minore compreso in questa fascia
di età risulti imputabile è prevista una diminuzione di pena: art 98 comma 1 c.p. E’ imputabile che
nel momento in cui ha commesso il fatto aveva compiuto gli anni 14 ma non ancora i 18, se aveva la
capacità di intendere e di volere, la pena è diminuita.
- Stati emotivi e passionali: gli stati emotivi passionali non escludono l’imputabilità.
- Il sordomutismo: art 96 c.p.: non è imputabile il sordomuto che al momento in cui ha commesso il
fatto non aveva per causa della sua infermità la capacità di intendere e di volere. Se la capacità di
intendere e di volere è grandemente scemata ma non è esclusa la pena è diminuita.
- Sostanze stupefacenti: Art 93 c.p. Fatto commesso sotto l’azione di sostanze stupefacenti. Le
disposizioni degli articoli precedenti si applicano anche quando il fatto è commesso sotto l’azione di
sostanze stupefacenti.

Determinazione dello stato di incapacità:


- Art 87 c.p. Determinazione in altri dello stato di incapacità allo scopo di far commettere un reato.
Lart. 87 stabilisce la regola della non punibilità per difetto di imputabilità.
- Non la norma dell’art.85 non si applica allorché il soggetto si sia volutamente messo in stato di
incapacità di intendere e di volere al fine di commettere il reato o di prepararsi una scusa.
- Art 86 c.p. Stato preordinato d’incapacità d’intendere e di volere. Se taluno mette altri nello stato
d‘incapacità di intendere e di volere al fine di fargli commettere un reato, del reato commesso dalla
persona incapace risponde chi ha cagionato lo stato di incapacità.

Le forme di manifestazione del reato:


- Le circostanze del reato: le modalità ad esempio, o le aggravanti del reato
- Il delitto tentativo: (art. 56 c.p.) Il delitto è tentato se l’azione non si compie o l’evento non si
verifica il soggetto risponde ugualmente quando gli atti sono diretti in modo non equivoco a
commettere il reato. La pena subisce delle diminuzioni. Il reato può essere appunto consumato o
tentato consumato se è portato a compimento. La condotta del soggetto può essere perseguibile
penalmente anche se non ha compiuto l’evento, ma c’è stato un tentativo di delitto, per cui io
rispondo del tentativo, ad esempio non riesco ad effettuare la rapina per qualche motivo, io sono
comunque perseguibile anche se non riesco a prendere i soldi (perché le forze dell’ordine sono
arrivate subito, oppure perché in quel giorno non c’erano soldi in banca). Quindi si parla di diritto
consumato quando succede l’evento e parliamo di reato tentato nel momento in cui c’è il tentativo.

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In base alla tipologia c’è una commisurazione della pena. Il soggetto però viene sottoposto lo stesso
a procedimento penale.
- Il concorso di persone nel reato: Art. 110 c.p. Quando più persone concorrono nel medesimo reato
ciascuna di essa soggiace alla pena per questo stabilita. Ciascun autore di reato soggiace alla pena
per cui è stabilita. La struttura della fattispecie:
1. Due o più soggetti attivi
2. La realizzazione di un fatto di reato
3. La presenza di un contributo rilevante (di uno rispetto ad un altro)
4. L’elemento soggettivo rappresentato dalla consapevolezza di concorrere alla realizzazione
del reato.
Quindi abbiamo uno o più soggetti che realizzano un reato, uno di questi avrà un contributo
maggiore (ad esempio chi ha sferrato il colpo mortale subirà un grado della pena diverso), nel
concorso l’elemento soggettivo riguarda se tutti avevano la consapevolezza di concorrere ad un
reato.
- Unità e pluralità di reati: un individuo attraverso una pluralità di condotte che si susseguono nel
tempo può violare ripetutamente la legge penale. Il reato continuato. Quindi un individuo può con
più comportamenti di rispondere di più reati, ed è solo un soggetto che li commette (prima era più
soggetti che hanno realizzato un reato, oppure più reati).

La caratteristiche del reo: recidiva abitualità e professionalità nel reato:


- Recidiva: art. 99 c.p. Chi, dopo essere stato condannato per un delitto non colposo, ne commette
un altro, può essere sottoposto ad un aumento di un terzo della pena. La recidiva quale espressione
della pericolosità sociale, si fonda su esigenze special-preventive, il legislatore mira a distogliere il
reo dal compiere altri reati. Questa condotta viene censurata dal legislatore con un aumento della
pena. La pena viene aumentata come esigenza preventiva, aumentando di un terzo la pena, in
qualche modo possa influire sulle condotte.
- Abitualità nel reato: il delinquente abituale è un soggetto che nel passato ha commesso
ripetutamente atti criminosi così da acquisire una sorta di familiarità o consuetudine al delitto.
Detona una spiccata pericolosità sociale. Art.102 c.p. E’ dichiarato delinquente abituale chi, dopo
essere stato condannato alla reclusione in misura superiore a cinque anni per tre delitti non colposi,
della stessa indole, commessi entro dieci anni, e non contestualmente, riporta un’altra condanna
per un delitto, non colposo, della stessa indole, e commesso entro i dieci anni successivi all’ultimo
dei delitti precedenti. Nei dieci anni indicati nella disposizione precedente non si computa il tempo
in cui il condannato ha scontato pene detentive o misure di sicurezza detentive. Quando parliamo
di stessa indole parliamo di reati caratterizzati da violenza (ad esempio se ho un’indole più
truffaldina tenderò a fare reati di patrimonio). Quando parliamo di indole facciamo riferimento
quindi a caratteristiche di personalità del soggetto.
- Professionalità: Art. 105 c.p. Chi trovandosi nelle condizioni richieste per la dichiarazione di
abitualità, riporta condanna per un altro reato, è dichiarato delinquente, o contravventore
professionale, qualora, avuto riguardo alla natura dei reati, alla condotta e al genere di vita del
colpevole e alle altre circostanze indicate dall’art. 133, debba ritenersi che egli viva abitualmente,
anche in parte soltanto, dei proventi del reato. La professionalità nel reato costituisce una forma
particolare di abitualità criminosa connotata dalla circostanza che il delinquente professionale vive
abitualmente, con i proventi dei reati. Non abbiamo reati della stessa indole, commette tanti reati,
è un soggetto che per professione delinque.
- Delinquente per tendenza: si ricava dall’art.108 comma 1 c.p. E’ dichiarato delinquente per
tendenza chi, sebbene non recidivo e delinquente abituale o professionale. Commette un delitto
non colposo, contro la vita o l’incolumità individuale, anche non preveduto dal capo primo del
titolo dodicesimo del libro secondo di questo codice... il quale riveli una speciale inclinazione al
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delitto, che trovi la sua causa nell’indole particolarmente malvagia del colpevole. È colui che
commette soli i reati contro la vita e l’incolumità individuale, e ha un’indole particolarmente
malvagia, commette quindi solo questi tipi di reato (non contro il patrimonio o contro l’ambiente
ad esempio)

Le vicende della punibilità:


- Pene e misure di sicurezza: si vedono nella prima parte delle slide
- Cause di estinzione del reato e della pena: quando si estingue la pena il procedimento si è concluso,
c’è stato un accertamento e un irrogazione della pena, ma per qualche motivo si estingue, quindi io
non vengo punito (se il reato si estingue significa che il reato non c’è più e quindi io non sono
punibile):
 Morte del reo: (estinzione del reato) Art. 150 c.p. La morte del reo, avvenuta prima della
condanna, estingue il reato. La norma, sul principio di personalità della responsabilità
penale, produce l’estinzione di tutti gli effetti penali del reato mentre sopravvivono le
obbligazioni civili (risarcimento danni, spese processuali ed esecuzione della confisca, in
quanto obbligazioni inerenti al patrimonio del defunto). Se muore il reo il procedimento
penale non si può espletare e quindi il processo e la pena si estinguono. Per quanto
riguarda il contesto civile, se il reo muore, si può agire nei confronti degli eredi che
ereditano il patrimonio.
 Amnistia: (estinzione del reato) Art. 151 c.p. L’amnistia estingue il reato, e, se vi è stata
condanna, fa cessare l’esecuzione della condanna e le pene accessorie. Può essere propria
(efficacia estintiva completa) o impropria (fa cessare l’esecuzione della condanna e le pene
accessorie ma non gli altri effetti penali) a seconda che intervenga prima o dopo che sia
stata pronunziata sentenza di condanna irrevocabile. L’amnistia è una misura di grazia ed è
proclamata dal Presidente della Repubblica (come anche la grazia e l’indulto), in particolari
momenti storici, essa non solo estingue il reato ma può estinguere anche la pena.
 Remissione di querela: (estinzione del reato) Art. 152 c.p. Nei delitti punibili a querela della
persona offesa, la remissione estingue il reato. La persona offesa può decidere di rimettere
la querela e non agire nei confronti dell’autore di reato (questo accade spesso d’innanzi al
giudice di pace che cerca di far accordare la persona offesa con l’autore di reato).
 Prescrizione: (estinzione del reato) Art. 157 c.p. La prescrizione estingue il reato decorso il
tempo corrispondente al massimo della pena edittale stabilita dalla legge e comunque un
tempo non inferiore a sei anni se si tratta di delitto e a quattro anni se si tratta di
contravvenzione, ancorché puniti con la sola pena pecuniaria. La prescrizione estingue il
reato quando percorre un tempo che è previsto dalla legge, anche il reato ha un tempo
entro il quale si estingue. Se un autore di reato ha commesso un reato contro di me 10 anni
fa, oggi non posso denunciarlo, perché il reato, secondo la legge, si è estinto.
 Oblazione nelle contravvenzioni: (estinzione del reato) Art. 162 c.p. Nelle contravvenzioni,
per le quali la legge stabilisce la sola pena dell’ammenda, il contravventore è ammesso a
pagare, prima dell’apertura del dibattimento, ovvero prima del decreto di condanna, una
somma corrispondente alla terza parte del massimo della pena stabilita, oltre le spese del
procedimento. Il pagamento estingue il reato. L’oblazione è il meccanismo che ci permette
di pagare una somma di denaro e così estinguiamo il reato.
 Estinzione del reato per condotte riparatorie: (estinzione del reato) causa applicabile ai soli
casi di procedibilità a querela soggetta a remissione. L’art.162 ter c.p. impone al giudice di
dichiarare estinti tali reati, quando l’imputato ha riparato interamente il danno cagionato
dal reato (mediante restituzioni e risarcimento) ed eliminato le conseguenze dannose o
pericolose di esso, entro il termine perentorio costituito dalla dichiarazione di apertura del

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dibattimento di primo grado. È stata introdotta per rafforzare lo strumento della giustizia
riparativa.
 Sospensione condizionale della pena: (estinzione del reato) Art. 163 c.p. Nel pronunciare
sentenza di condanna alla reclusione o all’arresto per un tempo non superiore a due anni,
[...] il giudice può ordinare che l’esecuzione della pena rimanga sospesa per il termine di
cinque anni se la condanna è per delitto e di due anni se la condanna è per
contravvenzione. La sospensione condizionale può essere concessa una seconda volta
purché la pena da infliggere, cumulata con quella irrogata nella condanna precedente, non
superi i due anni di reclusione. La pena rimane sospesa, il soggetto condannato non va in
carcere e questo viene applicata una volta sola nel momento in cui il soggetto non è
recidivo, non è abituale, non ha una tendenza a delinquere e non lo fa per professione.
Questo viene usato perché il soggetto è la prima volta che compie un reato. Può accadere
una seconda volta che ci sia una sospensione, nel momento in cui in totale le due pene non
superano due anni. Non si può applicare per più di due volte.
 Sospensione del procedimento con la messa alla prova: (estinzione del reato) Art. 168 bis
c.p. Nei procedimenti per reati puniti con la sola pena edittale non superiore nel massimo a
quattro anni, sola, congiunta o alternativa alla pena pecuniaria, nonché per i delitti indicati
dal comma 2 dell’art. 550 c.p.p., l’imputato può chiedere la sospensione del processo con
messa alla prova. N.B. La messa alla prova riguardava solo i processi minorili, ora viene
estesa anche ai reati compiuti dai maggiorenni. La funzione dell’istituto è quella di favorire
la riabilitazione dell’imputato attraverso quindi la sospensione del processo e lo
svolgimento di attività utili alla collettività. Non punibilità per particolare tenuità del fatto
art.133 bis.
 Morte del reo dopo la condanna: (estinzione delle pene) Art. 171 c.p. La morte del reo,
avvenuta dopo la condanna, estingue la pena. Vengono estinti tutti gli effetti penali della
condanna tranne le obbligazioni civili nascenti dal reato (questo perché la vittimi può
continuare ad agire nei confronti degli eredi del reo morto).
 Indulto e grazia: (estinzione delle pene) Art. 174 c.p. L’indulto o la grazia condona, in tutto o
in parte, la pena inflitta, o la commuta in un’altra specie di pena stabilita dalla legge. Nel
concorso di reati l’indulto si applica una sola volta. [...] Non operano sul reato, ma sulla
pena principale che è, dunque, in tutto o in parte condonata. La grazia è totale, l’indulto
possiamo averla o solo su reati specifici o solo su parte della pena.
 Librazione condizionale: (estinzione delle pene) la liberazione condizionale viene fatta dal
tribunale della sorveglianza nei confronti del detenuto in carcere che risulta aver fatto un
buon percorso riabilitativo.
 Riabilitazione: (estinzione delle pene) estingue la pena quando il soggetto condannato per
un reato non commette nell’arco di tre anni più delitti. Con la riabilitazione viene ripulito il
castellare giudiziario dalle pene che il soggetto ha espiato.
- Le misure di sicurezza: le misure di sicurezza rappresentano quei provvedimenti diretti, da un lato a
riadattare il reo alla vita sociale e dall’altro a impedirgli di nuocere nuovamente. Teoria del doppio
binario.
 Pericolosità sociale: Art. 203 c.p. Agli effetti della legge penale, è socialmente pericolosa la
persona, anche se non imputabile o punibile, la quale ha commesso taluno dei fatti indicati
nell’articolo precedente, quando è probabile che commetta nuovi fatti preveduti dalla
legge come reati. La qualità di persona socialmente pericolosa si desume dalle circostanze
indicate nell’art. 133 c.p. (gravità del danno o del pericolo, intensità del dolo, precedenti
penali, condizioni di vita, dai motivi a delinquere ecc.). La norma precisa il concetto di
pericolosità sociale come la probabilità di commettere un reato.

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 Misure di sicurezza detentive: Art. 213 c.p. Le misure di sicurezza detentive sono eseguite
negli istituti a ciò destinati. Le donne sono assegnate a istituti separati da quelli destinati
agli uomini. In ciascuno degli istituti è adottato un particolare regime educativo o curativo e
di lavoro, avuto riguardo alle tendenze e alle abitudini criminose della persona e, in genere,
al pericolo sociale che ne deriva. Dispone l’art.62 Legge 354/75 che gli istituti si distinguono
in colonie agricole, case lavoro, case di cura e custodia ed ospedali psichiatrici giudiziari.
 Colonia agricola o casa lavoro : Art. 216 c.p. Sono assegnati a una colonia agricola o
in una casa lavoro: i delinquenti abituali, professionali o per tendenza; coloro che
essendo stati dichiarati delinquenti abituali, professionali o per tendenza, e non
essendo più sottoposti a misura di sicurezza, commettono un nuovo delitto, non
colposo, che sia nuova manifestazione della abitualità, professionalità o della
tendenza a delinquere; le persone condannate o prosciolte.
Colonia agricola: svolgimento di attività legate all’agricoltura.
Casa lavoro: svolgimento di attività artigianali/industriali.
 Ricovero in casa di cura : Art. 219 c.p. Il condannato, per delitto non colposo, a una
pena diminuita per cagione di infermità psichica, o di cronica intossicazione da
alcool o da sostanze stupefacenti, ovvero per cagione di sordomutismo, è
ricoverato in una casa di cura e di custodia per un tempo non inferiore a un anno,
quando la pena stabilita dalla legge non è inferiore nel minimo a cinque anni di
reclusione. La norma prevede una misura di sicurezza detentiva, che si applica a
soggetti affetti da patologie indicate espressamente, il cui scopo è quello di
contemperare la necessità di custodia con l’esigenza curativa.
 Ricovero in ospedale psichiatrico oggi REMS : Art. 222 c.p. Nel caso di
proscioglimento per infermità psichica, ovvero per intossicazione cronica da alcool
o da sostanze stupefacenti, o per sordomutismo, è sempre ordinato il ricovero
dell’imputato in un ospedale psichiatrico giudiziario, per un tempo non inferiore a
due anni; [...]
 Riformatorio giudiziario: Art. 223 c.p. Il ricovero in un riformatorio giudiziario è
misura di sicurezza speciale per i minori, e non può aver durata inferiore a un anno.
Qualora tale misura di sicurezza debba essere, in tutto o in parte, applicata o
eseguita dopo che il minore abbia compiuto gli anni diciotto, ad esse è sostituita la
libertà vigilata, salvo che il giudice ordina un’altra assegnazione.
 Misure di sicurezza patrimoniali: Art. 236 c.p. Sono misure di sicurezza patrimoniali, oltre
quelle stabilite da particolari disposizioni di legge: la cauzione di buona condotta; la
confisca (presuppone la pericolosità della cosa). La confisca consiste nell’espropriazione
delle cose servirono o furono destinate a commettere il reato ovvero ne rappresentano
prodotto profitto o prezzo (art.240 c.p.). Le misure di sicurezza patrimoniali hanno la
finalità di prevenire la commissione di nuovi reati, tuttavia non incidono sulla sfera della
libertà personale dell’individuo, bensì sul suo patrimonio.
 Misure di sicurezza non detentive:
 Divieto di soggiorno in uno o più comuni (art. 233 c.p.) : in tale norma, il legislatore
ha previsto una misura di sicurezza non detentiva che comporta una limitazione
della libertà di circolazione per soddisfare esigenze di difesa sociale. Il divieto ha
una durata non inferiore a un anno. La ratio è quella di recidere i legami del
soggetto con un certo ambiente che costituisce la causa o, comunque, il terreno
ideale per l’espressione della sua pericolosità sociale.
 Divieto di frequentare osterie e spacci pubblici : Art. 234 c.p. Il divieto di frequentare
osterie e pubblici spacci di bevande alcooliche ha la durata minima di un anno. Il

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divieto è sempre aggiunto alla pena, quando si tratta di condannati per ubriachezza
abituale. Tale norma consiste nel limitare la libertà di circolazione in alcune
specifiche manifestazioni, al fine di consentire l’eliminazione o il contenimento di
cattive abitudini di vita.
 Espulsione straniero dallo stato: Art. 235 c.p. Il giudice ordina l’espulsione dello
straniero ovvero l’allontanamento dal territorio dello Stato del cittadino
appartenente ad uno Stato membro dell’UE, [...]quando lo straniero o il cittadino
dell’UE sia condannato alla reclusione per un tempo superiore a due anni.

Art. 133 c.p. commisurazione della pena: il giudice deve tener conto della gravità del reato desunta:
- Natura, specie, mezzi, dall’oggetto, dal temo, dal luogo e da ogni altra modalità dell’azione;
- Dalla gravità del danno e del pericolo cagionato alla persona offesa;
- Dalla intensità del dolo e dal grado della colpa
I giudice deve tener conto della capacità a delinquere desunta da: precedenti penali e giudiziari, in genere
dalla condotta, dalla vita del reo, antecedenti al reato; dalla condotta contemporanea e susseguente; dalle
condizioni di vita familiari ecc.

ELEMENTI DI DIRITTO PROCESSUALE PENALE


Diritto processuale penale: la legge penale definisce i tipi di fatto che costituiscono reato e le sanzioni per
coloro che li commettono. La legge processuale penale regole il procedimento mediante il quale si accerta
se è stato commesso un fatto di reato, se l’imputato né è l’autore, e in caso positivo quali pene debbono
essergli applicate. Quindi il procedimento penale serve ad accertare se realmente è stato commesso un
fatto reato. Il procedimento penale è quel procedimento attraverso il quale la legge sostanziale viene
applicata.

Evoluzione storica del processo penale: due modelli di processo penale si sono succeduti nella storia (si è
modificato a garanzia dei diritti dell’indagato):
- Sistema inquisitorio: l’accusa e il giudice erano un’unica persona, ben rappresentato dal modello
medioevale, il giudice cercava le prove e decideva la responsabilità del soggetto, così l’indagato non
poteva difendersi in nessun modo, il soggetto era considerato colpevole.
- Sistema accusatorio: oggi si usa questo sistema, in cui il soggetto non viene considerato colpevole
fino a prova contraria, l’imputato può difendersi perché c’è un sistema che garantisce la separazioni
di funzioni (così il giudice non è già influenzato rispetto al soggetto), quindi il magistrato che cerca
le prove non è il giudice che poi dovrà decidere se il soggetto è colpevole o no (ponendosi di fronte
all’accusa e alla difesa in modo imparziale). Il nostro procedimento penale è rappresentato da un
triangolo dove all’apice c’è il giudice e le due parti sottostanti sono il PM (che ricostruisce il fatto
storico e gli dà un nome in base al reato e cerca anche a chi potrebbe essere attribuito) e il
difensore. Ad esempio una donna che viene picchiata da una donna dal marito, l’ipotesi di reato è
maltrattamento in famiglia, quindi il PM ricostruisce la vicenda familiare, verifica che questa donna
abbia subito queste violenze, e poi individua l’autore di reato. Assume le informazioni e ricostruisce
una storia partendo dal fatto storico e dagli elementi che acquisirà e modellerà un’ipotesi
accusatorio. Dall’altra parte il difensore dell’indagato che ricostruirà sua volta il fatto storico per
portare una tesi diversa da quella del PM e rappresentare le ragioni dell’indagato per dimostrare la
sua innocenza. Il giudice imparziale nel procedimento penale ascolta le due tesi che si scontrano e
dovrà decidere sulla base dello scontro tra le due tesi, dovrà accertare la responsabilità del reato,
ricostruendo anch’egli il fatto storico e decidendo se è attribuibile al soggetto indagato.

I principi del processo penale nella costituzione del 1948:


- 1865: codice di procedura penale, modificato nel 1913, nel 1939 e nel 1988
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- 1889: promulgato il Codice Zanardelli (Ministro della Giustizia)
Il procedimento penale è una serie cronologica di fasi che inizia con l’annuncio del reato e si conclude con
la sentenza irrevocabile dell’imputato (diventa irrevocabile quando sono stati fatti tutti e tre i gradi di
giudizio). Il processo è una porzione del procedimento penale che inizia con la fase delle indagini
preliminari.

In nuovo processo penale:


- Separazione delle funzioni
- Principio di netta ripartizione fasi processuali
- Principio di semplificazione del procedimento
Art. 111 cost.: il giusto processo!

Procedimento penale:
1. Notizia di reato: acquisizione di una fatto storico, PM acquisisce questa notizia e apre un fascicolo,
inserisce questa notizia nel registro delle notizie di reato, svolgo delle indagini e cerco un indagato.
2. Indagini preliminari: il PM svolge le indagini per capire come si è verificato il fatto, che tipologia di
reato è e scrive l’indagato nel registro delle notizie d reato
3. Esercizio dell’azione penale: se il PM ritiene che l’indagato ha effettivamente commesso il reato si
inizia il procedimento penale e l’indagato diventa imputato. Con esercizio dell’azione penale il PM
si determina formulando un’imputazione, facendo ciò il PM rinvia al giudizio l’indagato che diventa
imputato che dopo l’esercizio dell’azione penale entra nell’udienza preliminare fino ad arrivare al
giudizio, che è il dibattimento.
4. Udienza preliminare: chiamata anche udienza filtro, serve al giudice per valutare se l’esercizio
dell’azione penale da parte del PM è stata svolta correttamente, qui ancora l’imputato può
chiedere al giudice di non procedere nel sui confronti, quindi c’è la possibilità che ancora il
procedimento si concluda qui.
5. Giudizio: dibattimento (in cui si porta le prove orali e materiali) in cui c’è la sentenza
6. Esecuzione: esecuzione della sentenza
Nell’indagini rientrano la notizia e le indagini. Nel procedimento penale imputato inizia dall’esercizio
dell’azione penale.

I principi attinenti ad ogni processo:


- Riserva di legge: è un tipo di riserva di legge tendenzialmente assoluta ed esprime il divieto di
punire una determinata condotta in assenza di una legge preesistente che la configuri come reato
- Giusto processo: espressione con la quale si indica l’insieme delle forme processuali necessarie per
garantire a ciascuno la facoltà di agire e di difendersi in giudizio.
- Contradditorio: modalità in cui vanno a contrarsi la tesi dell’accusa e quella della difesa
- Parità delle parti: parità tra PM e difensore, quindi le parti devono avere la possibilità di presentare
le loro tesi in una modalità paritaria, e di dimostrare con le prove le loro tesi e di poterle portare
all’interno del giudizio
- Giudice imparziale: il giudice deve essere un soggetto imparziale all’apice del triangolo.
- Ragionevole durata: in Italia viene condannata perché i tempi del processo sono lunghi, quindi
sono state fatte delle leggi per accorciare questi tempi.

Principi inerenti al processo penale:


- I diritti dell’accusato
- Il diritto di confrontarsi con l’accusatore
- Contradditorio nella formazione della prova

I soggetti: il libro primo del codice penale annovera tra i soggetti del procedimento penale (alcune sono
parti necessarie del procedimento penale altri sono eventuali):
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- Giudice: soggetto del procedimento (non è nelle parti processuali)
- PM: parte necessaria
- Polizia giudiziaria
- Indagato/imputato: parte necessaria
- Parte civile: parte eventuale
- Responsabile civile: parte eventuale
- Civilmente obbligato per la pena pecuniaria: parte eventuale
- Persona offesa: parte eventuale

Il giudice e la giurisdizione (parte complessa in cui lei ci dice le cose che dobbiamo sapere): quando si parla
di giurisdizione ci si riferisce o alla funzione esercitata o all’organo che la esercita. I Giudici si dividono in 2
categorie: ordinari e speciali. I Giudici penali ordinari si suddividono in quelli di primo e quelli di secondo
grado:
1. Primo grado: Tribunale (in composizione monocratica (giudice unico, unico soggetto) o collegiale
(composizione di tre magistrati di cui uno è il presidente)), Corte d’Assise (2 magistrati e sei giudici
popolari); Giudice di pace (che è solo uno) e Tribunale per i minorenni (composto da 2 magistrati e
2 giudici onorari). Ci sono tutti questi magistrati perché ognuno ha una competenza per materia (in
base a che reato si sta trattando e anche per la pena), ad esempio la Corte d’Assise si occupa di
quei reati molto gravi che hanno come pena 24 anni o addirittura l’ergastolo (come l’omicidio);
oppure il Giudice di pace si occupa di reati lievi e funge quasi da mediatore (reati che hanno un
basso allarme sociale); ancora il tribunale per i minorenni è una giurisdizione ad hoc perché
affronta tutti i reati che sono stati commessi da minorenni, l’approccio è di tipo educativo e non
sanzionatorio come accade con gli adulti.
2. Secondo grado: il Tribunale il secondo grado è la Corte d’Appello; per la Corte d’Assise il secondo
grado è la Corte d’assise d’Appello; per il Tribunale per i minorenni il secondo grado è la Corte
d’appello per i minorenni; per il Giudice di pace il secondo grado è rappresentato dal Tribunale
monocratico.

La giurisdizione per i magistrati viene data per:


- Competenza per materia e per territorio: ad esempio il PM di Verona non può svolgere le indagini
a Torino. Quella del territorio è la primaria perché quella di competenza a volte è difficile in quanto
possono esserci dei reati per cui la competenza è difficile da individuare, avendo delle modalità di
commissione complessa (ci sono delle regole suppletive per individuare la competenza in questi
casi, come ad esempio quando si parla di truffe online)
- Riunione e separazione dei procedimenti: questo accade quando ad esempio avvengono per più
autori di reati (se si trovano tutti in primo grado) possono essere riuniti così da accelerare anche le
procedure. Invece quando in primo grado uno degli imputati chiede di accedere ad un rito
alternativo (cioè di poter beneficiare di alcuni sconti di pena e benefici premiare qualora aziona uno
dei riti alternativi come il patteggiamento, così da evitare il dibattimento) allora avviene la
separazione dei procedimenti dei diversi indagati.

Il principio del giudice naturale precostituito per legge (art.25 cost.): cioè ognuno di noi deve essere
giudicato da un magistrato scelto sulla base dell’assegnazione che viene fatta di questi soggetti da parte del
ministero della Giustizia, così da garantire il principio di imparzialità. Per garantire la capacità del giudice il
codice di procedura penale prevede l’incompatibilità del giudice che viene superata tramite: l’astensione,
la reclusione e la remissione del processo. L’incompatibilità possono essere per motivi di materia, ad
esempio ha già conosciuto quel procedimento penale in altre fasi del processo, qui si deve astenere dal
trattare quel fascicolo perché il giudice deve essere imparziale e fino al dibattimento non deve sapere nulla
per non precostituirsi un pensiero; un altro motivo potrebbe essere un motivo di parentela con l’indagato o

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con le parti del processo, come il PM o il perito, oppure anche se c’è un rapporto di inimicizia gravi che
possono inficiare l’obiettività del giudice.
- Astensione: facoltà che ha il giudice con la quale si rende consapevole che non può compiere un
atto di quel procedimento per i motivi suddetti e quindi deve dichiarare la propria astensione, è una
facoltà che il giudice può esercitare
- Ricusazione: il procedimento penale dà la possibilità alle parti di ricusare il giudice e quindi che
venga sollevato dal suo incarico
- Remissione: non riguarda un giudice singolo, ma riguarda tutto l’ufficio del processo, ad esempio
potrebbero esserci gravi situazioni locali che influenzano il giudice con un pregiudizio rispetto al
pregiudicato, come ad esempio è stata la situazione di Berlusconi, andando ad inficiare
l’imparzialità.
E’ sempre il presidente del tribunale che prende la richiesta di astensione o ricusazione e poi individua un
altro giudice a cui assegnare correttamente il fascicolo. Per quanto riguarda la remissione è accolta o meno
alla corte di Cassazione perché non parliamo di un singolo giudice ma dall’interno ufficio, così verrà
assegnato ad un altro ufficio usando una tabella per individuare quale potrebbe essere un altri tribunale
compatibile, come quello precedente, a ciò che andrà trattato.

Pubblico ministeri: il PM è quel complesso di uffici pubblici che rappresentano nel procedimento penale
l’interesse dello stato alla repressione dei reati. Il pubblico ministero è colui che esercita l’azione penale:
- Procuratore presso la Corte di Cassazione: che è il terzo grado di giurisdizione, c’è un ufficio della
procura che si occupa dei procedimenti che arrivano dinanzi alla corte di cassazione
- Procuratore presso corte d’Appello: che è il secondo grado
- Procuratore presso Tribunale (spiegato la scorsa volta)
- Procura distrettuale antimafia: formata da magistrati che si dedicano esclusivamente su situazioni
di tipo mafioso, distrettuale perché è una ramificazione territoriale
- Procura nazionale antimafia: che all’interno della Direzione Nazionale antimafia che si trova a
Roma coordina i procuratori che a livello territoriale fanno parte del pull di magistrati distrettuali
antimafia
Introduzione della procura antimafia è stata voluta in seguito alle nuove vicende di Falcone e Borsellino, in
cui si è visto necessaria la presenza di magistrati che fossero molto competenti in materia. Il pubblico
ministero è un magistrato che godi di un’autonomia nella gestione e realizzazione delle indagini preliminari,
il procuratore capo assegna dei fascicoli ai procuratori che ci sono nell’ufficio del pubblico ministero. Il PM
può essere sostituito tutte le volte in cui non svolge le indagini preliminari. Ogni ufficio della procura ha un
procuratore capo e tanti sostituiti procuratori.

Polizia giudiziaria (art.55 c.p.): la polizia giudiziaria deve anche di propria iniziativa, prendere notizia dei
reati. Impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne gli autori, compire gli atti necessari
per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant’altro possa servire per l’applicazione della legge penale.
Essi raccolgono la notizia di reato e la trasmettono al PM. È un’attività delegata dal PM e di iniziativa
propria. La polizia giudiziaria è suddivisa in: polizia di stato, arma dei carabinieri, corpo della polizia
penitenziaria, guardia di finanzia e forestale.

Imputato: l’imputato è la persona alla quale è attribuito il reato nell’imputazione formulata con la richiesta
di rinvio a giudizio o con l’atto omologo nell’ambito del singolo procedimento speciale. Si acquista la qualità
di imputato tramite:
- Con la richiesta di rinvio al giudizio: un soggetto è indagato fino a che il PM non formula
un’imputazione che avviene tramite la richiesta dell’invio al giudizio (procedimento ordinario), così
passa da indagato a imputato.
- Con la richiesta di giudizio immediato: inoltre il soggetto indagato può, anche tramite la richiesta
di giudizio immediato (procedimento speciale che si usa tutte le volte in cui vi è una prova quasi
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certa della sua colpevolezza, così i tempi sono più celeri rispetto a quello ordinario), diventare
imputato.
- Con la richiesta di decreto penale di condanna: ho la possibilità di non andare in procedimento
ordinario (che è più lungo e costoso), questo è possibile con alcune tipologie di reato minori,
sostituendo la pena di detenzione con una pena pecuniaria e quindi con una multa.
- Con la richiesta congiunta di applicazione della pena e su richiesta di parte: come ad esempio la
richiesta di patteggiamento in cui si concorda una pena, e così è come se l’imputato ammettesse la
sua colpevolezza e viene ridotta la pena.
- Con il decreto di citazione diretta a giudizio: reati in cui l’udienza preliminare non è prevista, quindi
dall’esercizio dell’azione penale si va subito al giudizio, e quindi andando subito al dibattimento
(come i maltrattamenti in famiglia, il furto o la rapina, quindi reati meno gravi). L’udienza
preliminare c’è quando ci sono reati più gravi come violenze sessuali oppure più reati
contemporaneamente.
- Giudizio direttissimo: ordinato dal PM tutte le volte in cui il soggetto viene arrestato in flagranza di
reato.

Il codice di procedura penale prevede una serie di garanzie per l’imputato:


- Presunzione di innocenza: non colpevolezza fino a prova contraria e fino a che non c’è una
sentenza definitiva e irrevocabile
- Diritto al silenzio: può avvalersi della facoltà di non rispondere
- Mentire sapendo di mentire: non è obbligato a dire la verità ma può mentire
- Art.64: che regola le modalità di interrogatorio dell’indagato o imputato, regole per condurre un
interrogatorio formulate sulla base del “giusto” processo, inoltre all’inizio dell’interrogatorio va
avvisata la persona che ciò che dichiara può essere usato contro di lui e che può avvalersi della
facoltà di non rispondere
- Garanzia di un difensore: o proprio o d’ufficio perché solo così l’indagato può difendersi

Accertamenti della capacità di intendere e di volere dell’imputato (art.70 e art.71): l’imputato per
partecipare a procedimento penale (poiché è suo diritto parteciparvi), tutte le volte in cui vi sia un dubbio
dell’infermità mentale dell’imputato, il giudice deve accertarsi della capacità dell’imputato di stare in
giudizio, attraverso la perizia che il giudice predispone e viene svolta da un consulente tecnico d’ufficio.
Tutte le volte in cui avviene questo, l’art.71 prevede che se l’imputato non è coscienze e quindi non è
capace di partecipare al procedimento il giudice sospende il procedimento e nomina un procuratore
speciale che seguirà l’andamento del processo, per vedere se ci può essere del margine di miglioramento
da lì a sei mesi in cui viene fatta nuovamente una perizia per riprendere il processo. Il reo non può essere
punito se al momento del reato non era capace di intendere e volere. Bisogna anche valutare se il soggetto
è pericoloso socialmente.

Il difensore: la difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento penale. Il difensore può
essere:
- Difensore di fiducia: se nominato direttamente dall’imputato
- Difensore d’ufficio: tutte le volte l’imputato non ha nominato direttamente un avvocato e quindi è
lo stato che te ne assegna uno presente all’interno del Tribunale
- Gratuito patrocinio: a spese dello stato quando l’imputato ha basse finanze (reddito 11.800 euro)
chiede allo stato di pagare le spese del procedimento penale, però il difensore deve essere iscritto
nell’elenco del gratuito patrocinio (se sei vittima di un reato di violenza di genere accedi, al di là del
reddito, al gratuito patrocinio, questo per incrementare la denuncia di questi reati)
La nomina del difensore di fiducia è un atto a procura speciale. L’indagato deve sottoscrivere un atto di
nomina per il difensore di fiducia, per alcune tipologie di atti occorre anche la sottoscrizione di un atto di
procura speciale per accedere ai riti alternativi.
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Persona offesa e parte civile: la persona offesa è la titolare dell’interesse giuridico protetto dalla norma
incriminatrice che sia assume essere violata dal reato.
- Parte civile: aziona la pretesa economica per risarcimento danno patrimoniale e non patrimoniale
subito dalle condotte del reo
- La persona offesa si costituisce parte civile entro la prima udienza dibattimentale
- Il codice prevede all’art.78 c.p.p. le formalità da osservare nella costituzione di parte civile a pena di
inammissibilità della stessa. La persona offesa chiede di essere riconosciuta vittima del reato e
quindi richiede non solo la condanna ma anche un risarcimento
- Il codice prevede altresì la costituzione di enti esponenziali e rappresentativi di interessi
Siccome il processo è pubblico, l’incidente probatorio, in cui si ascolta le vittime in un ambiente riservato, è
importante perché se no ci sarebbe una doppia vittimizzazione. L’articolo 120 c.p. ci dice che “Ogni persona
offesa dal reato ha il diritto di presentare la querela”: la querela è l’atto con il quale la persona offesa che
ha subito un reato, se è un reato procedibile a querela (perché nel nostro ordinamento ci sono dei reati in
cui si procede al di là della persona offesa devono essere perseguiti perché sono ritenuti di elevate allarme
sociale). La persona offesa si reca dalla polizia giudiziaria e presentare un atto di denuncia querela, nel
quale racconta tutti i fatti e chiede che l’autorità giudiziaria persegue il soggetto che ha commesso il reato
nei suoi confronti. La querela è un diritto che esercita la persona offesa che deve avvenire non oltre i 3 mesi
dal fatto subito. La querela si può estinguere ad esempio la con morte della persona offesa, oppure la
persona offesa può decidere di rimettere la querela (quindi di comunicare all’autorità giudiziaria che non
vuole più procedere per quel fatto di reato nei confronti dell’indagato).

Gli atti: viene definito atto del procedimento penale quell’atto che è compiuto da uno dei soggetti (giudice,
pubblico ministero, polizia giudiziaria, parti private. Forma libera e forma vincolata. Alcuni atti hanno una
specifica e quindi nel codice penale sono previsti in una determinata forma e sono previsti solo in quella
forma (come la sentenza del giudice con delle determinate caratteristiche). Attività compiuta dai soggetti
del processo penale, finalizzata poi all’emanazione di un provvedimento. Il nostro codice prevede che gli
atti siano assunti nella forma della lingua italiana, ma è previsto un interprete gratuito per le persone di
lingua straniera.

Atti del giudice:


- Sentenza: definisce una fase o un grado del processo, perché è il provvedimento con il quale il
giudice si determina rispetto alla responsabilità penale del soggetto dell’indagato ed è pronunciata
in nome del popolo italiano
- Ordinanza: altro provvedimento che il giudice può assumere nel corso del procedimento penale ed
è un atto che risolve una singola questione, cioè questioni che attengono alla definizione di porzioni
o parti del procedimento penale.
- Decreto: altro provvedimento che il giudice può assumere nel corso del procedimento penale ed è
un atto che risolve una singola questione, cioè questioni che attengono alla definizione di porzioni o
parti del procedimento penale.

Atti delle parti: (tutte le parti), serve perché così riescono a comunicare con i componenti del procedimento
penale:
- Richieste: sono scritte, contengono singole indicazioni rispetto a questioni che attengono al
procedimento penale (ad esempio la richiesta dell’incidente probatorio, presentare delle prove,
sentire la persona offesa)
- Memorie: sono scritte, contengono singole indicazioni rispetto a questioni che attengono al
procedimento penale (ad esempio se si chiede un’archiviazione, la persona offesa può presentare
delle memorie per fare in modo che ciò non accada)

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La documentazione degli atti: come gli atti vengono conservati all’interno del procedimento penale e che
forma vengono ad assumere:
- Verbale: nell’istruttoria dibattimentale (il contenuto del dibattito viene trasfuso all’interno del
verbale). Il verbale è redatto dal cancelliere (ausiliario del giudice o del PM). Il codice di procedura
penale ci dice quando il verbale può essere scritto in forma integrale o riassuntiva:
 In forma integrale: redatto con una trasposizione in maniera conforme di tutto quello che è
accaduto all’interno di quella fase del procedimento penale
 Riassuntiva: più sintetica rispetto al procedimento penale, in una forma molto più stringata
 Con registrazione fonografica: quando il verbale è in forma integrale sempre, quando ci
troviamo durante il dibattimento e sentiamo i testimoni, perciò quando viene assunta la
prova orale, quest’ultima viene redatta in forma integrale (giammai in forma riassuntiva).
Viene redatto con una registrazione fonografica, per raffigurare che le dichiarazioni siano
assunte in conformità a ciò che il dichiarante ha dichiarato in udienza (aderente alla realtà)
L’informazione sulla modalità con cui dovremmo redare il verbale ce le fornisce il codice di
procedura penale, che indica quando il verbale deve essere redatto in forma integrale o quando in
forma riassuntiva.

Le notificazioni degli atti: la notificazione è lo strumento previsto dalla legge per rendere noto al
destinatario un atto o un’attività del procedimento penale. L’organo che esegue le notificazioni è il
cosiddetto ufficiale giudiziario, ausiliario incaricato di svolgere queste attività esecutive, soggetto incaricato
dal giudice o dal PM di eseguire la notificazione (i mezzi di trasmissione sono a mezzo posta o a mezzo PEC
nel caso l’indagato abbia già un avvocato, o anche a mezzo FAX, il primo mezzo utilizzato è quello della
posta inviata presso l’abitazione dell’indagato, altrimenti viene inviata nella casa comunale o circondariale
in cui è recluso o nel luogo di lavoro dell’imputato). La notificazione è lo strumento attraverso il quale
l’indagato ne viene a conoscenza di essere indagato.

I vizi o patologie degli atti: quando gli atti sono formati dalle parti in maniera non corretta (non è conforme
al modello penale previsto), andando così a danneggiare i diritti dell’indagato o della persona offesa, quindi
le patologie vengono individuate in maniera chiara dal codice penale perché permettono alle parti o
all’indagato di interloquire su questi vizi/patologie al fine di poter ricorrere contro questi e di doverle anche
sanare. Le categorie di vizi previsti dal codice di procedura penale sono:
- Inammissibilità: quando un atto è caratterizzato dall’assenza dei requisiti tali per cui viene
dichiarato inammissibile (ad esempio l’impugnazione della sentenza viene presentata oltre il
termine indicato dal codice di procedura penale). Altri esempi: avanzare una richiesta da un
soggetto non titolare. L’inammissibilità è rilevata dal Giudice, ma anche dalle parti. L’inammissibilità
non è sanabile, perché c’è una violazione della regola del codice. Assenza di requisiti di forma.
- Decadenza: inosservanza di termine per presentare determinati atti, il nostro codice prevede dei
termine per presentare determinate attività (ad esempio le parti hanno 7 giorni liberi per
presentare la lista testi, è un termine perentorio, cioè non è soggetto a dilazioni, qualora non sia
osservato avviene la decadenza). Altro esempio: se non ti costituisci parte civile entro un certo
momento del processo. Inosservanza dei termini perentori. Decado da questo diritto quindi il
giudice analizza l’atto per vedere se ho osservato il termine (nell’inammissibilità non c’è analisi,
perché viziato in maniera grave rispetto a quello che il codice prevede), è legato al tempo. La
decadenza è relativa all’inosservanza del termine e se documento che c’è stata una causa per cui
non ho potuto osservare il termine, mi può essere restituita.
- Nullità: violazioni rispetto al compimento di lacune attività che fanno riferimento ai soggetti che
hanno realizzato l’atto. Sono i vizi più gravi dell’atto, per cui l’atto risulta nullo, come se non fosse
stato emesso (ad esempio la capacità del giudice, quando il giudice non ha la laurea in
giurisprudenza). Attengono alcuni soggetti in particolare come la capacità del giudice, il PM e

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dell’imputato (soprattutto quando non gli vengono indirizzati alcuni avvisi, come quello delle
conclusioni delle indagini preliminari). La nullità è assoluta e per sanare questa nullità la
notificazione dell’atto deve essere fatta da capo da parte del PM nei confronti dell’imputato. Il
vizio, per andare avanti nella fase successiva, deve essere sanato da colui che lo ha compiuto. Ci
sono anche nullità relative, che sono meno gravi e possono essere sanate anche durante l’udienza
senza annullare l’atto.
- Inutilizzabilità: fa riferimento al valore probatorio di un atto, fa riferimento alla tematica della
prova, tutte le volte che la prova all’interno del procedimento penale viene stabilita in contrasto
con quanto previsto dal codice viene dichiarata inutilizzabile. Questo perché una prova formata
male potrebbe incidere tanto sia sulla situazioni dell’imputato che delle parti civili, sia in senso
negativo che positivo. Quando la prova non è acquisita correttamente la sanzione è l’inutilizzabilità.
Alle volte l’inutilizzabilità della prova potrebbe essere presentata in secondo grado e non in primo
grado. Di solito è la difesa che dice che la prova è inutilizzabile, perché è nel suo interesse. Quando
viene proclamata l’inutilizzabilità assoluta la prova viene espunta dal fascicolo e quindi non ha più
valenza penale.

La traduzione degli atti: interprete: art. 143 c.p.p l’articolo impone la nomina di un interprete quando
occorre tradurre per l’autorità procedente un documento scritto in lingua straniera o in un dialetto non
facilmente intellegibile o quando la persona che vuole o deve fare un dichiarazione non conosce la lingua
italiana.

Principi generali sulla prova: il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale. Il giudice può
ammettere prove anche d’ufficio. Presunzione di innocenza oltre ogni ragionevole dubbio

Le prove: l’oggetto della prova è un fatto, alla punibilità e alla determinazione della pena. La prova è uno
strumento attraverso il quale si rappresentano al giudice i fatti o altre circostanze necessari per la
decisione.
- Fonte di prova: la persona o l’oggetto in grado di fornire elementi utili alla ricostruzione del fatto da
accertare per es. testimone (chiamato prova dichiarativa, nel processo penale la fonte è orale, in
quello civile è scritta)
- Elementi di prova: è l’informazione ottenuta dalla fonte (es. dalla deposizione del testimone, il
testimone rilascia un racconto e quel racconto è l’elemento di prova)
- Mezzo di prova: è lo strumento processuale attraverso il quale dalla fonte si ricava l’elemento di
prova es. testimonianza (ad esempio l’intercettazione telefonica)
- Mezzo di ricerca della prova: è lo strumento che permette di rintracciare elementi e fonti di prova
(ad esempio la perquisizione o il sequestro), sono attività che permettono di rintracciare elementi o
fonti di prova.

Mezzi di prova:
- Tipici: le troviamo descritte nel codice penale, la prova è disciplinata dalla legge. Nella maggior
parte dei casi usiamo prove tipiche.
- Atipici: non le troviamo descritte nel codice penale, la prova non è disciplinata dalla legge. Il giudice
la può ammettere o meno in base all’esigenza.

Testimonianza: la qualifica di testimone può essere assunta da chi ha conoscenza dei fatti oggetto di prova.
Il testimone è esaminato sui fatti che costituiscono oggetto di prova:
- Testimonianza diretta e indiretta: il testimone narra un fatto che ha visto direttamente (il
testimone ha l’obbligo di dire la verità) attraverso i propri sensi (perché presente sulla scena del
crimine). Oppure è indiretta quando il testimone ha assunto la testimonianza da un’altra fonte. Il
giudice perciò dovrà andare ad individuare il testimone diretto.

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- Incompatibilità a testimoniare: tutte le volte che ci sono rapporti di parentela o di conoscenza
all’interno del procedimento penale, per cui il testimone ha la facoltà di scegliere di non
testimoniare.
- Obbligo di dire la verità: ha la responsabilità di dire la verità, per cui giura d’dinanzi al tribunale e di
non omettere nulla a sua conoscenza e perciò di essere punito sanzionamento nel momento in cui
fa una dichiarazione falsa o reticente.

Esame delle parti:


- Esame imputato: l’imputato non è il testimone, ma è una parte del processo. L’imputato può
essere sentito attraverso l’esame, così si possono acquisire le sue dichiarazioni. L’imputati narra la
sua verità, per cui può mentire e ha anche il diritto al silenzio (perché vige il principio della non
auto-incriminazione).
- Esame parti diverse imputato: possono essere o coimputati oppure periti o consulenti o altri
esperti nominati dal tribunale. Il testimone deve testimoniare per forza, perché se non lo fa senza
giustificazione prima viene multato e poi c’è l’accompagnamento coattivo. Il co-imputato può
mentire, ma il consulente deve dire la verità. Il testimone non può dare giudizi valutativi
sull’imputato ad esempio (ad esempio chiedere se ritengono l’imputato pericoloso, ma deve
riportare solo il fatto, mentre il consulente può fare una valutazione).

Altri mezzi di prova:


- Confronto: disposizione del giudice. Avviene tra persone già interrogate quando c’è incoerenza tra
dichiarazioni che sono discordanti tra loro sulla versione dei fatti. Avviene tramite l’esame orale tra
le due parti. Poco utilizzata nel sistema italiano.
- Ricognizione: quando il giudice richiede alla vittima di identificare l’autore (es. tramite fotografia o
riconoscimento visivo).
- Esperimento giudiziale: viene utilizzato per ricostruire la scena del crimine, consistente nella
ricostruzione del fatto di reato (si usano strumenti che in aula ci permette di vedere, attraverso
strumenti informatici, la ricostruzione del fatto).
- Perizia: mezzo di prova con le quali il giudice assume delle conoscenze specifiche, soprattutto se ha
la necessità in alcuni processi penali di venire a conoscenza di alcune leggi scientifiche, quindi
utilizzare conoscenze non solo giuridiche, ma anche tecniche. La può disporre solo il giudice, e per
svariati motivi. Il perito è neutro (CTU è neutro).
- Consulenza tecnica: mezzo di prova con le quali il giudice assume delle conoscenze specifiche,
soprattutto se ha la necessità in alcuni processi penali di venire a conoscenza di alcune leggi
scientifiche, quindi utilizzare conoscenze non solo giuridiche, ma anche tecniche. La consulenza
tecnica può essere disposta dalle parti e possono quindi nominare dei consulenti che andranno a
coadiuvare l’attività del perito fornendo una loro ricostruzione. Assume la consulenza dal punto di
vista della parte e per cui appoggerà quella tesi (il CTP sposta la tesi della parte).
- Prova documentale: è una prova acquisibile al procedimento penale, è un documento che narra un
fatto oppure può essere un documento che fa delle valutazioni. È qualsiasi tipo di documento che
va a dimostrare la nostra tesi (sms, referti medici ecc.), qualsiasi rappresentazione di un fatto utile
al giudice per accertare la colpevolezza o no dell’imputato

Mezzi di ricerca della prova: il codice definisce i mezzi di ricerca della prova:
- Le ispezioni: con le ispezioni cerchiamo delle tracce materiali o gli effetti materiali del reato quando
questi sono stati cancellati, dispersi o alterati (sia su un luogo che sulla persona). È personale
quando viene fatto sulla persona, oppure può essere fatta sui luoghi o sulle cose. L’ispezione può
essere disposta dal PM e viene operata dalla PG (polizia giudiziaria).
- Le perquisizioni: la polizia giudiziaria va a cercare all’interno di un luogo (quindi sulla persona o sul
luogo), le cose pertinenti al corpo del reato (pistola ad esempio oppure vittima).
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- I sequestri: il PM può disporre non solo la perquisizione, ma può disporre, a seguito di una
perquisizione, il sequestro del corpo del reato e quindi acquisire il corpo del reato e le cose
pertinenti al reato. Le cose sequestrate vengono depositate nell’ufficio specifico che è quelle dei
sequestri e sorvegliate dal custode giudiziale.
- Le intercettazioni: le intercettazioni telefoniche sono una prova che si scontra con il principio di
riservatezza nelle comunicazioni o nelle conversazioni. Le intercettazioni captano una serie di
informazioni da delle persone che ritengo stiano commettendo una serie di reati. Per le
intercettazioni ci sono dei limiti entro cui vengono ammesse (solo per alcuni casi e per alcuni reati,
gravi, e non per tutti i reati, uno di questi sono i reati con spaccio di sostanze stupefacenti). La
polizia giudiziaria utilizza strumenti di captazioni, il PM richiede al GIP di poter spedire le
intercettazioni telefoniche.
Sono delle disposizioni che ci consentono di ottenere quei mezzi di prova che dobbiamo poi rappresentare
al giudice.

Le misure cautelari: nella fase delle indagini preliminari il PM può avanzare la richiesta di misure cautelari.
Le misure cautelari sono quei provvedimenti provvisori ed immediatamente esecutivi finalizzati ad evitare
che il trascorre del tempo possa provocare uno dei seguenti pericoli:
- Pericolo per accertamento del reato
- Pericolo per l’esecuzione della sentenza
- Pericolo che si aggravino le conseguenze del reato e venga agevolata la commissioni di ulteriori
reati
Quindi sono misure che possono incidere anche sulla libertà dell’indagato, questo perché potrebbe porre in
essere dei comportamenti che non permettono al PM di accertare gli elementi e la notizia di reato, come ad
esempio minacciare la vittima, nascondere le prove, espatriare. La parte che viene scontata con la misura
cautelare poi sarà tolta dalla pena.

Misure cautelari: caratteristiche:


- Strumentalità: legata all’evitare che si agevoli l’attività criminale, oppure che la sentenza non venga
eseguita, oppure che il soggetto fugga.
- Urgenza: c’è un’urgenza che è rappresentata dalla necessità di tutelare determinate situazioni.
- Prognosi di colpevolezza allo tato degli atti: da parte del PM ci deve essere una prognosi elevati
rispetto alla colpevolezza dell’indagato che rileva dai comportamenti, quindi l’idea che il PM ha
durante la fase dell’indagine che l’indagato sia probabilmente colpevole, prognosi di colpevolezza
che poi sarà accertata in dibattimento.
- Immediata esecutività: nel momento in cui chiede al GIP di mettere in atto la misura cautelare
viene posta in atto subito.
- Provvisorietà: perché in alcuni casi si va a limitare la libertà personale per cui deve avere un
termine di inizio e uno di fine e non può essere per sempre.
- Previsione per legge: perché il codice prevede le misure cautelari e prevede anche come e quando
si devono applicare.
- Giurisdizionalista: nel senso che sulle misure cautelari, nel momento in cui l’indagato viene
raggiunto dalla misura cautelare po’ proporre l’impugnazione, quindi può chiedere che la misura sia
rivista.
- Impugnabilità: le misure cautelari possono essere impugnabili, si può quindi ricorrere ad un altro
giudice in modo tale che la misura venga diminuita o eliminata.

I tipi di misure: misure personali (incidono sulla persona o sulla libertà) e reali (incidono sul patrimonio o
sulle cose). Le misure personali si dividono in: coercitive (incidono sulla libertà personale), interdittive
(incidono su libertà legate all’esercizio di alcune attività) e misure di sicurezza (possono essere applicate in
questa fase là dove ce ne sia necessità).
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Misure coercitive: sono enumerate nel codice in ordine crescente e vanno dal divieto di espatrio alla
custodia cautelare in carcere (che è la più gravosa).

Misure coercitive non custodiali:


- Divieto di espatrio: legato all’eventualità che il soggetto possa decidere di non eseguire la sentenza
all’interno dello stato e quindi fugga.
- Obbligo di presentarsi alla PG: obbligo legato al controllo della PG di controllare gli spostamenti
dell’indagato.
- Divieto di dimora: divieto di dimorare in determinati luoghi, magari legati alla vittima o all’attività
criminosa.
- Allontanamento casa familiare: disposto anche dalla PG (differenza tra arresto e fermo)
- Divieto avvicinamento luoghi frequentanti dalla vittima: se da un lato l’allontanamento dalla casa
famigliare incide sulle mura domestiche, dall’altro questo divieto di avvicinamento incide al di fuori
(anche quando magari vittime e indagato non abitavano già più insieme). Alle volte le due misure
sono presenti contemporaneamente. Vengono detti, nella misura, alle volte comportamenti precisi
che l’indagato deve seguire, come ad esempio la distanza tra sé e la vittima, e anche luoghi in cui
l’autore di reato non può recarsi, quindi la descrizione precisa dei comportamenti che l’indagato
deve tenere.
- (Le ultime due sono Misure introdotte dal Codice Rosso, per tutelare la violenza all’interno delle
mura domestiche o nelle relazioni di intimità)

Le misure custodiali: misure personali:


- Arresti domiciliari: la misura che prevede che l’indagato non possa uscire dal proprio domicilio.
Quindi l’indagato ha delle fasce orarie per poter svolgere alcune attività specifiche.
- Braccialetto elettronico: modalità per controllare i soggetti che si sono resi responsabili di alcuni
reati contro la persona (ad esempio lo stolking). Nel momento in cui viola la misura cautelare il GIP
assume una misura cautelare più gravosa, con l’introduzione del Codice Rosso, la violazione della
misura cautelare è diventata reato.
- Custodia in carcere: quando il comportamento è molto grave, quindi il Giudice la applica sotto
richiesta del PM. Viene posta in essere quando c’è un rischio elevato per la vittima.
- Le misure cautelari reali: incediamo sui beni sia mobili che immobili (patrimonio casa ecc.)
 Sequestro conservativo: garantire allo stato quei beni che potranno servire in futuro per
risarcire le vittime di reato.
 Sequestro preventivo: per evitare che venga messo in essere l’attività delittuosa.

Le impugnazioni: la misura cautelare può essere rivista tramite: riesame, appello, ricorso per Cassazione.
L’indagato ha la possibilità di chiedere al Tribunale della Libertà il riesame della propria posizione, quindi di
poter impugnare la misura cautelare e di chiedere con l’annullamento della misura che sia applicata una
misura meno gravosa (la custodia cautelare viene eseguita all’interno della casa circondariale, cioè in
carcere).

Le indagini preliminari: le indagini preliminari sono la prima fase del procedimento, esse iniziano con la
recezione della notizia di reato, terminano con la formulazione dell’imputazione e sono finalizzate alle
determinazioni inerenti all’esercizio dell’azione panale. Quindi le indagini preliminari iniziano quando il PM
prende conoscenza di un reato, in diverse modalità come ad esempio le denunce da parte della persona
offesa, oppure piuttosto la polizia Giudiziaria che va ad acquisire notizie di reato nel territorio e le riporta al
PM. I soggetti sono:
- PM: quindi le indagini preliminari iniziano quando il PM prende conoscenza di un reato, in diverse
modalità come ad esempio le denunce da parte della persona offesa, oppure piuttosto la polizia
Giudiziaria che va ad acquisire notizie di reato nel territorio e le riporta al PM. Il PM svolge delle

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indagini per comprendere e acquisire elementi di prova per sostenere la propria tesi accusatoria, va
a costruire un’ipotesi, che può essere accusatoria, quindi tutti gli elementi e fonti di prova che
portate in dibattimento possono far determinare nel giudice il convincimento relativo alla
responsabilità penale dell’autore di reato. Ma potrebbe anche valutare che il soggetto non abbia
commesso il reato oppure che non ci sono elementi tali che potrebbero determinare nel giudice un
convincimento di colpevolezza. Quindi nella fase dell’indagine di reato dell’acquisizione della
notizia di reato il PM è protagonista e accanto a lui c’è il GIP.
- PG: la Polizia Giudiziaria che va ad acquisire notizie di reato nel territorio e le riporta al PM.
- Gip: (Giudice Indagini Preliminari) esercita un controllo imparziale sull’attività del PM riguardo ai
provvedimenti più incisivi sui diritti e le libertà dell’indagato (convalida arresto e fermo, misure
cautelari). Quindi per non lasciare il PM libero di svolgere delle indagini senza che ci sia un soggetto
che funga da garante dei diritti dell’indagato, quindi il GIP controlla l’imparzialità del PM.
Le fasi delle indagini preliminari sono: attività che possono essere svolte nella fase delle indagini
preliminari:
- Notizia di reato: acquisizione di un fatto di reato, e l’atto in cui si porta a conoscenza del PM un
fatto di reato. Una delle più utilizzate è la denuncia querela, in cui la persona offesa dal reato
annuncia al PM che è stata vittima di un fatto, lo narra e chiede al PM di procedere contro la
persona accusata. Il referto ad esempio è una notizia di reato che può giungere al PM da parte di
tutte quelle persone che esercitano una professione sanitaria, che inviano questi referti perché
hanno l’obbligo di referto, che è il documento sanitario che accerta la lesione subita dalla vittima da
parte di chi, loro sono obbligati da codice di trasmettere questo tipo di referti, ad esempio che una
persona presenta queste lesioni perché il compagno lo ha picchiato.
- Procedibilità: denuncia querela, o l’obbligo di referto, il PM può acquisire la notizia di reato tramite
la Polizia Giudiziaria tramite l’informativa di reato. Tutte queste sono condizioni di procedibilità
perché permettono al PM di trasmettere il soggetto indagato.
- Attività della PG e del PM: raccogliere una serie di informazioni, quindi elementi di prova che
dovranno poi essere utilizzate nella fase del dibattimento e che quindi diventeranno prove nel
momento in cui saranno portate davanti al giudice.
- Modi di assumere elementi di prova: sommarie informazione dall’indagato; da possibili testimoni
che il PM può ascoltare direttamente o tramite la Polizia Giudiziaria, tra cui verrà ascoltata anche la
vittima; ispezioni, sequestri; accertamento tecnico irripetibile. Questi sono i modi con cui si
possono assumere elementi di prova.
- Accertamento tecnici irripetibili: che viene fatto immediatamente nella scena del crimine, prima
che il luogo possa essere contaminato e quindi non ci siano più elementi genuini (ad esempio per
caso di incendio viene messo sotto sequestro il luogo, questo perché prelevare nell’immediato
materiale biologico o incendiario potrebbe essere utile per individuare il colpevole e le dinamiche).
Oppure ad esempio l’ispezione sugli indumenti e cose appartenenti alla vittima di stupro. Quindi il
PM quanto ha la necessità di andare a reperire dei materiali (in particolare biologico, umano)
nomina l’accertamento tecnico irripetibile e nomina qualcuno, ad esempio RIS, per accertare gli
elementi di prova.
- Assunzioni di informazioni: anche da parte di altre persone che possono aver visto o sentito.
- Informazione di garanzia: quando, all’interno di tutte le attività appena viste che il PM deve porre
in essere e in cui è necessaria la partecipazione dell’indagato, il PM deve comunicare il tipo di
attività che va a svolgere all’indagato e al difensore, e questa comunicazione si chiama
informazione di garanzia attraverso notificazione, in questi casi quindi l’indagato deve essere
presente. Se l’attività è compressa allora l’indagato può nominare il suo consulente tecnico di
parte, questo è il caso dell’accertamento tecnico irripetibile, così da valutare se l’attività viene
svolta giustamente. All’indagato viene fatta la consegna a mano della notificazione, al difensore,

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molto spesso viene fatta a mezzo PEC. L’informazione di garanzia contiene il fatto di reato che viene
confessato, quindi non solo gli viene all’indagato di presentarsi quel giorno a quell’ora in quel luogo
con il suo avvocato, ma gli viene comunicata anche una sorta di imputazione, anche se non è
definitiva, gli vengono comunicate le norme di legge che si assumono violate. Gli viene anche
indicato che ha il diritto di nominare un consulente tecnico, e un avvocato. L’informazione di
garanzia è obbligatoria e se il PM se lo dimentica, allora l’accertamento tecnico è nullo, per cui
dovrà poi essere ripetuto.
- Arresto in flagranza e fermo: avviene in certi casi e alcune ipotesi particolari. Ci sono delle tipologie
di reato per il quali la PG ha la possibilità di, nell’immediatezza del fatto in cui sta indagando, di
porre in arresto il soggetto che il PM sta indagando. Quindi qui la PG può attivarsi senza
l’autorizzazione del PM, questo perché ci sono alcune tipologie di reato, come il traffico delle
sostanze stupefacenti, hanno bisogno di essere fermate subito, anche perché si beccano in
flagranza del reato. Sono attività delle indagini preliminari l’arresto in flagranza e il fermo, ma in
realtà la PG può metterlo in atto sempre, però si inserisce prevalentemente nella fase delle indagini
preliminari. Sono misure temporanee e come le misure cautelari incidono sono libertà personale,
ma in modo temporaneo. Servono per contrastare la criminalità sul territorio, semmai è una
limitazione prodromica, e cioè anticipa la misura cautelare. La flagranza di reato è la situazione in
cui si trova il soggetto nel momento in cui il soggetto viene colto nell’azione o subito dopo l’azione
perché si sta dando alla fuga. Nell’articolo 380 comma 2 del codice di procedura penale elenca i
reati gravi o gravissimi per cui è possibile l’arresto obbligatorio in flagranza (come il delitto di
violenza sessuale, il furto aggravato, i reati di stampo mafioso ecc.). Nell’arresto facoltativo invece
abbiano una vasta gamma di reati che sono puniti in modo inferiore. Il fermo (deciso perché c’è un
pericolo di fuga, gravi indizi sull’indagato ecc.) invece è un provvedimento che assume il PM.
Quando c’è un arresto in flagranza la PG deve comunicarlo al PM, cosicché il PM possa chiedere al
GIP un’udienza che confermi l’arresto o il fermo, infatti siccome c’è una limitazione della libertà
personale c’è bisogno di verificare che l’operato della PG sia corretto. Si procede poi o con
l’immediata liberazione del soggetto, nel caso in cui si è arrestato una persona sbagliata, oppure nel
caso in cui non si sono osservati i termini e i tempi dell’arresto. Nel caso in cui il GIP valuta di
convalidare e ritenere corretto l’operato dalla PG, può assumere anche una misura cautelare
quando lo ritiene necessario, per mantenere l’attività del soggetto limitata e circoscritta.
Incidente probatorio: Casi (art.392 p.p.): testimonianza e confronto quando vi è grave impedimento del
dichiarante. All’interno della fase delle indagini preliminari si può svolgere e solitamente viene svolto
l’incidente probatorio. L’incidente probatorio viene svolto solo nei casi indicati dall’art. 392 p.p. è
l’assunzione della prova non rinviabile al dibattimento, è l’anticipazione nella fase dell’indagini preliminare
del contradditorio, quindi è l’assunzione di una prova orale. Avviene quando la testimonianza da assumere
e quindi i dichiaranti hanno un grave impedimento, ad esempio una malattia che lo costringe anche a non
potersi spostare oppure rischio di morte dato dalla malattia, o quando il testimone è minacciato o subisce
pressioni per ritrattare, oppure nei casi di perizia urgente, per cui in questi casi non si può aspettare la fase
dibattimentale. Quindi casi di minori, casi di anziani, ma anche persona offesa maggiorenne vulnerabili per
condizioni personali o per il fatto di reato subito (violenza sessuale, violenza familiare, stolking, tratta di
schiavi, violenza di genere ecc.). Quando abbiamo a che fare con minori o con donne vittime di violenza
l’incidente probatorio dovrebbe essere posto in essere immediatamente e non in fase dibattimentale,
anche perché nel dibattimento la vittima dovrebbe narrare il vissuto particolarmente sofferente davanti a
molte persone, anche perché i dibattimento è pubblico. Questo quindi è per proteggere testimoni
vulnerabili, per il minore l’assunzione della testimonianza viene fatta tramite lo psicologo forense nominato
dal GIP, a differenza della testimonianza di un non minore, il minore non viene ascoltato dal giudice per cui
non sarà lui o i difensori a porre le domande, l’ascolto del minore viene fatto attraverso personale
specializzato, quindi anche i difensori possono munirsi di consulenti tecnici d’ufficio specializzati per

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l’ascolto del minore. L’ascolto del minore viene fatto in una stanza dedicata solo a quello, ci sarà sono il
minore e lo psicologo, e lo psicologo ha un protocollo su cui viene basato l’ascolto del minore (come
devono essere poste le domande). I difensori e il consulente stanno in un’altra stanza che potranno
interagire attraverso un televisore, perché l’udienza viene video registrata. Anche le parti possono fare
domande al minore ma attraverso lo psicologo forense, perché il GIP e le parti non possono interrogare
direttamente il minore. Per la vittima maggiorenne invece è il giudice che pone le domande all’interno di
un’aula a porte chiuse sempre con la presenza di personale specializzato per supportare la vittima
emotivamente, per evitare il diretto contatto della vittima con l’aggressore si dividono con il vetro
specchiato oppure con la videoregistrazione, in modo tale che non venga intimorito dalla sua presenza.
Perizia urgente: esame testimoniale del minore persona offesa e della persona maggiorenne in relazione a
determinati reati. Quando la perizia è soggetta a un luogo che è soggetta a modificazioni.

Conclusioni indagini preliminari:


- Avvio ex 415 bis c.p.: in questo articolo viene formulata l’imputazione, viene descritto il fatto di
reato, viene detto il reato che viene contestato. L’indagato viene informato della conclusione delle
indagini preliminari. La fase delle indagini preliminari è una fase segreta e non pubblica, proprio
perché il PM deve indagare senza interferenza delle vittime o dell’indagato, tranne per i casi in cui è
necessaria la presenza dell’indagato, in cui però gli vengono notificati alcuni atti e non tutti. È una
fase che rimane segreta, solo con l’avvio dell’articolo ex 415 bis c.p. viene informato di tutte le
accuse mosse nei suoi confronti e quali sono gli elementi di prova mossi contro di lui. È il momento
in cui l’indagato e il difensore hanno tutto il materiale raccolto dal PM, possono accedere perciò al
fascicolo delle indagini preliminari, per poi attivarsi nelle indagini difensive raccogliendo elementi di
prova a discarico. Può impostare la sua linea difensiva.
- Richiesta di proroga indagini: le indagini preliminari non sono infinite, non si può rimanere indagati
per sempre e quini la posizione dei soggetti deve essere cristallizzata. I termini possono però essere
prorogati, per cui se si hanno 6 mesi (che adesso verranno allungati a 1 anno) per le indagini
preliminari e il PM non riesce in quei termini a svolgere le indagini preliminari può chiedere al GIP
una proroga, che sarà di 6 mesi. Per i delitti di criminalità organizzata è di 1 anno la proroga. La
proroga può essere chiesta solo una volta.
- Richiesta di archiviazione: l’avvio ex 415 bis c.p. deve essere notificato necessariamente questo
avviso, nel caso non venga fatto si procede con la nullità. Diverso è se il PM procede per
l’archiviazione del caso perché l’impianto probatorio è debole e potrebbe non essere considerato
colpevole dal giudice, potrebbe richiede l’archiviazione perché l’elemento materiale non c’è oppure
manca l’elemento psicologico, oppure tutte e due, o ancora potrebbe accadere perché la persona
offesa denuncia il fatto dopo lo scadere del termine (3 mesi), o perché il reato è stato depenalizzato
(non è più perseguibile, come gli atti osceni in luogo pubblico). Il GIP poi deve valutare se accogliere
la richiesta di archiviazione. Se non accoglie la richiesta di archiviazione allora apre un’udienza in
camera di consiglio e può determinarsi in due modi: che l’attività del PM è stata incompleta, per cui
da un termine per poter approfondire le indagini; oppure può chiedere al PM di formulare
l’imputazione coattiva, cioè dire che secondo lui il PM ha sbagliato e per lui il reato esiste e per cui
obbliga il PM ha formulare un’imputazione entro un termine che lui impone.
- Opposizione archiviazione p.o (udienza dinanzi al Gip): anche il difensore delle persona offesa può
decidere di opporsi all’archiviazione come il GIP, e lo fa presentando a mezzo del proprio difensore
un documento ufficiale di opposizione e lo presenza in un’udienza dinanzi al GIP. Richiede quindi di
rivalutare l’attività del PM o perché ha errato nella ricostruzione del fatto, oppure gli chiede di
formulare l’imputazione coattiva (per cui la persona offesa ha lo stesso potere del GIP), e va a
indicare quali sono state le carenze investigative dell’attività investigativa svolta dal PM.

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Le investigazioni difensive: fase segreta in cui difensore e indagato non hanno accesso. Il fascicolo di queste
indagini viene poi aggiunto al fascicolo del PM. Indagini che si possono fare sia prima che dopo l’avviso
dell’articolo ex 415 bis p.p.
- L 397/2000: nel 2000 viene formalizzata all’interno del codice di procedura penale la possibilità del
difensore di attivare delle indagini preventive che poi verranno depositate nel fascicolo.
- Art.391 bis e seguenti del codice di procedura penale (articolo di cui parlavo pocanzi)
- Intervista difensiva: è lo speculare delle sommarie informazioni che assume il PM, quindi il
difensore può chiamare nel suo studio le persone che possono testimoniare, che hanno conosciuto
la vicenda e possono dare informazioni rilevanti.
- Richiesta di documentazione alla pubblica amministrazione: reati contro il patrimonio o reati
economici
- Accesso ai luoghi per prenderne visione: quindi anche l’indagato può accedere a questi luoghi
- Esame delle cose sequestrate nel luogo in cui si trovano: a mezzo del proprio consulente.

Udienza preliminare: con la richiesta di rinvio al giudizio il GIP fissa l’udienza preliminare che è disposta solo
nei casi in cui lo prevede il codice per alcune tipologie di reati indicati dal codice di procedura penale (per
esempio la violenza sessuale), per cui non è un passaggio che c’è sempre. È il passaggio tra le indagini
preliminari e il dibattimento. Ci sono quindi dibattimenti che si aprono o con citazione diretta o dibattimenti
che si aprono dopo la fase dell’udienza preliminare.
- Udienza filtro: è un udienza che funge da filtro perché un giudice diverso dal GIP controlli la
fondatezza della richiesta di rinvio a giudizio. È una fase interlocutoria dove l’imputato in questo
caso ha ancora la possibilità di dimostrare al GIP e di formulare la propria ipotesi difensiva e
insistendo con la prove a discarico che ha presentato già nella fase delle indagini preliminari per
sostenere la propria posizione, per chiedere al GUP di emettere una sentenza di non luogo a
procedere. È una fase in cui il GIP può ancora rivalutare la posizione dell’imputato prima di
decidere per il rinvio al giudizio nel ribattimento. È un’udienza fissata in camera di consiglio. In
questa udienza il GIP può fare varie valutazioni: se ritiene che il PM ha correttamente agito rinvierà
l’imputato a giudizio e quindi fisserà l’udienza che apre il dibattimento; se invece non è convinto
dell’attività svolta dal PM ai sensi dell’art. 421 potrà chiedere al PM ulteriori indagini. Con il decreto
di rinvio al giudizio, che il GIP emette in udienza, lui forma il fascicolo del dibattimento perché il
fascicolo del dibattimento e il fascicolo del PM sono due fascicoli distinti, l’attività del PM che è
diretta a raccogliere elementi di prova, è un’attività che il Giudice non deve conoscere
preventivamente (non deve precostituirsi un’idea). Nel fascicolo del dibattimento mettiamo solo gli
atti irripetibili (incidente probatorio e eventuale parte civile).
- Udienza (ulteriori indagini) art.421 bis c.p.p.
- Udienza: se invece ha il dubbio che potrebbe esserci l’assunzione di prove decisive per la sentenza
non luogo a procedere, nei confronti dell’imputato, assumerà quella prova, che può essere
presentata dal difensore dell’imputato. La sentenza di non luogo a procedere può essere emessa
per diversi motivi tra cui la non procedibilità, oppure che il fatto non è più previso dalla legge come
reato. Ha delle caratteristiche simili a quelle della sentenza dibattimentale perché il giudice la
emette sempre in nome del popolo italiano, indica le generalità dell’imputato e delle persone
offese, indica l’imputazione, deve esporre i motivi e facendo ciò deve motivare correttamente
perché ritiene fondata l’emissione di una sentenza di non lungo a procedere nei confronti
dell’imputato. Quindi deve essere una sentenza completa in tutte le sue parti, anche nella
motivazione, se no è incompleta e non può essere impugnata. Non per reati dove l’allarme sociale è
basso (come il furto), l’impugnazione della sentenza di non luogo a procedere si fa in casi con alto
allarme sociale come quello di omicidio. La sentenza di non luogo a procedere può essere
impugnata da chi non ne è contento, come il PM o la parte civile (presentando ricordo di

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cassazione) solo per gli aspetti civili. Se non c’è impugnazione la sentenza di non luogo a procedere
diventa irrevocabile.
In questa udienza si forma fascicolo del dibattimento. In questa udienza non c’è contradditorio, quindi non
viene ascoltato nessuno, solo l’indagato se vuole può dire qualcosa. Qui il Giudice valuta o la fondatezza
dell’attività del PM o la fondatezza delle prove portate dall’indagato. Provvedimenti: decreto di rinvio a
giudizio o non luogo a procedere. Nel decreto di rinvio al giudizio, il GUP inserisce l’imputazione che viene
notificata dalla cancelleria del Giudice dell’Udienza Preliminare, con un decreto che fissa l’udienza e la
notificazione dell’autorità che è stata chiamata a giudicare l’imputato, quindi viene indicato il
giudice/l’ufficio del giudice che dovrà istruire il dibattimento (autorità competente a impugnare quella
tipologia del reato), quindi saprà chi è il giudice monocratico oppure se sarà un giudice collegiale, con
anche la descrizione del fatto reato e gli elementi di prova su cui si basa la richiesta del rinvio a giudizio. Se
non viene notificato l’atto del decreto di rinvio al giudizio viene dichiarata la nullità.

Dibattimento: o istruttoria dibattimentale, è il cuore dell’attività processuale perché è il momento in cui


avviene la formazione della prova e in cui vengono analizzate, in cui il giudice si confronta con le parti (PM e
imputato), nel momento in cui si celebra il processo nei confronti dell’imputato che ha la possibilità di
presentare al Giudice la propria tesi difensiva attraverso il contradditorio delle parti che si instaura nella
dizione delle prove orali (a differenza del procedimento civile, il processo penale in Italia è orale), attraverso
la narrazione e la ricostruzione del fatto reato che passa attraverso l’esame dei testimoni, che sono
rappresentati dalla persona offesa e attraverso l’esame di coloro che erano stati sentiti a sommarie
informazioni dal PM, qui vengono ascoltati i testimoni dal Giudice (la loro narrazione serve a ricostruire il
fatto reato e ha far capire se l’imputato è colpevole o no), la difesa dell’imputato va a minare la credibilità
dei testimoni del PM, per far crollare l’ipotesi accusatoria, per poter poi rappresentare al giudice che il PM
ha errato nella ricostruzione del fatto di reato e che l’epilogo del dibattimento non può che essere di una
sentenza di assoluzione.
- Atti preliminari al dibattimento: prima di entrare nel merito dell’esame/contro esame, il
dibattimento si apre con gli atti preliminari al dibattimento.
 Le parti presentano le liste dei testimoni, periti, e consulenti e chiedono la citazione:
viene chiesto al Giudice di ammettere le prove, orali o testimoniali, se non si fa in questo
momento si decade dalla possibilità di presentare le prove successivamente. Questa è la
fase della formulazione delle richieste istruttorie. E si chiede anche si assumere le prove
della controparte attraverso l’ammissione della prova contraria. Questa richiesta istruttoria
richiede un passaggio fondamentale: 7 giorni liberi (devono avere, rispetto alla dalla
dell’udienza, dei giorni liberi: ad esempio se ‘udienza è il 15 di dicembre io la lista testi devo
depositarla entro il 7 (perché la domenica è festivo) di dicembre, il settimo giorno non deve
cadere il giorno dell’udienza me ci deve essere un giorno libero dall’udienza e lo scadere
dei 7 giorni) dall’udienza le parti devono depositare la lista delle prove presso la cancelleria
del dibattimento, al termine del quale il giudice deve verificare le liste. Se non rispetto
questo limite ne decade il diritto a fare ciò. Se la lista testi non viene depositata la parte
non ha più il diritto di farlo all’interno del processo, perché questo è un termine di
decadenza.
 Controllo regolare costituzione delle parti: la prima cosa che viene fatta è che il giudice
(collegiale, monocratico o d’assise) verifica della regolare costituzione delle parti, della
correttezza delle notificazioni (la richiesta del rinvio al giudizio), per cui verifica se
all’indagato e al difensore e anche parte civile di cui si è costituita la persona offesa, se sia
stato correttamente notificato, se la notifica manca allora la notifica viene rinnovata, per
cui l’udienza non si tiene perché c’è una nullità per omessa notizia. Le parti devono essere
consapevoli che quel giorno a quell’ora c’è il processo in cui lui sono implicati, per poi
scegliere se presenziare o meno.
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 Questioni preliminari: il difensore dell’imputato può sollevare alcune questioni preliminari
come, ad esempio, la mancata notifica, presentando al Giudice questo problema. Altre
questioni possono essere, ad esempio, di competenza territoriali, per cui il difensore ritiene
che il giudice non sia competente in quella materia, oppure perché non c’è
neutralità/parentela (oppure anche se il giudice ha tenuto l’udienza preliminare). Si parla
del Giudice come persona fisica, ma anche l’ufficio del Giudice.
 Dichiarazione apertura dibattimento
- Istruzione dibattimentale: qui vengono ascoltati i testimoni, la difesa dell’imputato va a minare la
credibilità dei testimoni e del PM e lo fa per distruggere l’ipotesi accusatoria. L’imputato non solo
può essere presente nel dibattimento, ma anche può rilasciare delle dichiarazioni (nel caso le abbia
già rilasciate nella fase precedente può ripeterle). Le prove (orali) vengono assunte con un ordine di
assunzione preciso (quelle dei testimoni e quelli dei consulenti), nell’ordine di assunzione delle
prove viene determinata la modalità con cui vengono assunte: prima vengono esaminate le prove
dell’accusa (del PM che ha svolto le indagini preliminari, e dei testimoni indicati dal PM), poi ci sono
i testimoni delle altre parti privati (cioè delle persone o della persona offesa che si è costituita parte
civile), poi vengono ascoltate le prova della difesa dell’imputato (prove ed eventuali consulenti
tecnici). Il giudice non ha poteri dispositivi sulle prove, quindi non decide che prove si possono
portare o no. Il giudice dopo aver ascoltate tutte le prove invita a concludere e quindi le parti si
determinano e vanno a rappresentare al giudice la loro tesi e concludono. Così si chiude l’istruttoria
dibattimentale e il Giudice si chiude in camera di consiglio per decidere sul dispositivo della
sentenza, emettendo a brave la sentenza (nella stessa giornata in cui viene svolta la discussione
finale delle varie parti il giudice emette il dispositivo della sentenza).
 Richieste di prove
 Imputato può rendere dichiarazioni spontanee (in tutte le fasi)
 Il giudice decide l’ammissione delle prove
 Ordine di assunzione prove: i testimoni hanno l’obbligo di dire la verità. I testimoni del PM
sono sentiti nell’ordine che sceglie il PM (ordine non casuale, ma che segue la ricostruzione
dei fatti). Il Giudice avverte il testimone che ha l’obbligo di dire la verità e quali sono le
conseguenze se non lo fa. Io non posso scegliere se testimoniare oppure no, soprattutto se
è l’organo dello stato che mi chiama per andare in udienza. Se io non mi presento sono
passibile di una multa. L’assunzione delle prove avviene secondo la regola dell’esame
incrociato (cross-examination), si chiama così perché l’ascolto della prova orale avviene
attraverso l’esame delle parti, si esaminano le prove portate attraverso delle domande
fatte dalla controparte. Il testimone che viene portato dal PM viene prima esaminato dal
PM, poi viene contro esaminato dai testimoni delle parti private e dai testimoni
dell’imputato, quindi le altre parti devono poter contraddire ciò che dice, lo scopo è minare
la credibilità e l’attendibilità del testimone (la tesi che resiste di più diventa quella che viene
spostata dal Giudice per il libero convincimento). Questa sentenza deve poi resistere anche
al vaglio degli altri Giudici (quello di secondo grado e quello di Cassazione). L’esame diretto
viene fatto dal PM sui suoi testimoni, del difensore dei suoi testimoni e della parte civile sui
suoi testimoni (l’esame diretto è quello che viene fatto per primo, poi le contro parti fanno
il contro esame). Se è il PM che porta i testimoni: prima il PM fa l’esame dei suoi testimoni,
poi la parte civile e infine la difesa. Se è la difesa che porta i testimoni: prima la difesa fa
l’esame dei suoi testimoni, poi il PM e infine la parte civile. È il Giudice che prepara un
calendario in cui fissa delle date in cui si ascolteranno le varie parti. Le altre parti possono
già prepararsi cosa dire nel contradditorio perché i vari testimoni sono già stati sentiti
tramite SIT (nelle indagini preliminari) e le dichiarazioni sono accessibili dal fascicolo del
dibattimento. Se dice una cosa diversa da quella che aveva detto nelle indagini preliminari è

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prevista dal codice la contestazione (che serve per minare la credibilità del testimone, da
qui si potrebbe procedere per il reato di falsa testimonianza oppure può dire che è passato
molto tempo da quando ha lasciato le prime dichiarazioni e non si ricordava di aver detto
così). Esame diretto, contro esame e riesame (dopo che la controparte ha minato la
credibilità del mio testimone io cerco di recuperarla). Come si pongono le domande? Le
regole sono indicate nell’art. 499 di c.p.p.: devono essere poste su fatti specifici (non su
che tempo fa oggi, ma su fatti che si attengono all’imputazione); sono vietate le domande
che possono nuocere sulla sincerità delle risposte (domande che possono influenzare la
bontà della risposta da parte del testimone); senza ledere il rispetto della persona
(soprattutto quando vengono ascoltate le vittime, non possono cadere sulla personalità,
abitudini e caratteristiche delle vittime, il Giudice o il Presidente che regolamenta questa
fase controlla la pertinenza delle domande e la correttezza); domanda suggestiva (non
devo suggerire con la mia domanda la risposta, deve essere una domanda neutra, ad
esempio “E’ vero che la macchina di Caio era rossa?” non va bene perché è una domanda
suggestiva, la domanda giusta è “Di che colore era la macchina di Caio?”, nel controesame
le domande suggestive le posso fare perché devo andare a confondere il testimone). Le
contestazioni consistono nella lettura degli atti raccolti nella fase delle indagini preliminari,
la contestazione serve a far o rettificare al testimone o confermare le dichiarazioni
rilasciate. La prova orale viene acquisita sempre, se ci sono delle problematiche allora c’è la
deroga alla prova orale, avviene in particolare per le dichiarazioni rese dall’imputato o dai
testimoni, avviene quando: il testimone si torva con impedimento grave di malattia, oppure
se c’è un grave impedimento della parte civile (ovvero la vittima) a testimoniare (ci sono dei
soggetti che per patologie non possono testimoniare oralmente), oppure se un imputato o
il testimone risiede all’esterno e non può venire nel processo; questa deroga con
l’acquisizione delle letture deve essere stabilita da tutte le parti.
 Caso per l’accusa
 Esame parti private
 Esame difesa
 Il giudice può disporre assunzione nuovi mezzi di prova: qualora lo ritenga necessario, non
è una regola generale ma avviene nei casi in cui il Giudice ha dei dubbi che vuole dissipare
prima di fare la sentenza finale, lo dispone ai sensi del 507; non è detto sia una prova orale,
ma potrebbe essere anche una prova documentale, potrebbe anche risentire un testimone.
 Discussione finale: all’esito dell’esame incrociato, chiude l’istruttoria dibattimentale. Il
primo a concludere è il PM, che all’esito dell’istruttoria dirà se chiede l’assoluzione o la
condanna dell’imputato (e se con pena pecuniaria o amministrativa), la parte civile poi
deve rassegnare le conclusioni scritte se no decade. E infine anche la difesa fa lo stesso.
- Atti successivi al dibattimento:
 Deliberazione sentenza: il Giudice si ritira in camera di consiglio per deliberare la sentenza
poi. Nella sentenza troviamo: in nome del popolo italiano, autorità che ha emanato,
generalità dell’imputato e parte civile, il capo di imputazione, le conclusioni delle parti ossia
si dà atto delle discussioni finali e delle richieste delle parti, le motivazioni ricostruite
attraverso passaggi logici che partono innanzitutto dalla ricostruzione del fatto storico (il
diritto penale è il diritto del fatto storico) e poi passa ad analizzare il diritto ossia analizza se
quel fatto storico rientra in una della fattispecie di reato previste, andando ad individuare
se si è realizzato e come l’elemento materiale e l’elemento psicologico).
 In udienza: lettura dispositivo, va a disporre sulla responsabilità penale dell’imputato nella
direzione dell’assoluzione o della condanna. Il giudice può scegliere se leggere il dispositivo
e contestualmente la sentenza, oppure può scegliere se leggere solo il dispositivo e dispone

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il deposito della sentenza entro un certo tempo (questo lo si fa quando le sentenze sono
lunghe e complesse). Le parti non sodisfatte della sentenza gli viene comunicato un termine
entro il quale possono impugnare. 530 secondo comma: formula legata ad un principio
secondo il quale il giudice condanna quando nel suo libero convincimento non residua un
ragionevole dubbio circa la responsabilità penale dell’imputato in quanto tutte le volte che
permane un dubbio riguardo alla mancanza, insufficienza o contraddittorietà delle prove il
giudice deve assolvere, perché poi nella motivazione deve indicare su quali prove ha
deliberato la colpevolezza e se le prove sono deboli si espone alla possibilità di essere
cassato, una prova debole non è in grado di supportare una decisione di colpevolezza.

I procedimenti speciali: procedimenti sia per una deflazione, quindi alleggerimento del carico processuale,
sia per venire in contro alle esigenze dell’imputato.
- Giudizio abbreviato (omette il dibattimento). Giudizio allo stato degli atti consente il beneficio della
riduzione di pena di 1/3 (ci potrebbe a capitare a noi, quindi focalizzarsi un po’ di più sullo studio,
gli altri solo cenni). Rito alternativo che consente all’imputato di avere dei sconti di pena. Si applica
per tutti i reati gravi o gravissimi, per i reati che prevedono l’ergastolo. La fase per richiedere il
giudizio abbreviato è la fase dell’udienza preliminare. Nel giudizio abbreviato non c’è l’istruttoria
dibattimentale, quindi viene applicato dal GUP sulla base del fascicolo delle indagini e sulla base del
fascicolo difensivo. Possiamo avere un giudizio abbreviato può essere allo stato degli atti (quindi
non c’è nessuna richiesta da parte dell’imputato ma il provvedimento viene fatto sulla base del
fascicolo del difensore e la riduzione della pena fino a 1/3) mentre ci sono dei casi in cui il difensore
dell’imputato può chiedere il giudizio abbreviato condizionato (all’acquisizione di una prova che
ritiene assolutamente necessaria per una decisione, che può essere finalizzata ad esempio alla
richiesta di assoluzione, la prova deve risultare decisiva, quando ad esempio il difensore
dell’imputato potrebbe voler assumere una prova orale oppure potrebbe nominare un consulente
che va ad accertare il vizio totale di mente, che quindi dovrebbe dichiarare che il soggetto non era
imputabile al momento dell’omicidio).
- Patteggiamento (omette il dibattimento). La pena viene determinata su accordo della parti, PM e
imputato. Rito alternativo che consente all’imputato di avere dei sconti di pena, è un rito premiale,
in cui avviene un accordo sul quantum della pena, è come se l’imputato riconoscesse la
responsabilità di quel reato, c’è un vero e proprio accordo sulla quantità della pena, sia detentiva
che pecuniaria. Solo alcuni reati non possono essere patteggiabili da codice, come la violenza
sessuale. Il giudice poi può valutare se accettare, in base se la pena è congrua, qual ora non accetta
l’imputato può presentare la richiesta di patteggiamento fino all’inizio del dibattimento.
- Giudizio immediato (omette l’udienza preliminare). Il PM lo chiede quando vi è una prova evidente
di reità (ci potrebbe a capitare a noi, quindi focalizzarsi un po’ di più sullo studio, gli altri solo cenni).
- Giudizio direttissimo (omette l’udienza preliminare) Il PM chiede il direttissimo es. nei casi di
arresto in flagranza.
- Decreto penale di condanna (omette il dibattimento). Il PM lo emette per i reati per cui ritiene che
sia applicabile la sola pena pecuniaria.

Le impugnazioni: principi generali: dopo il dibattimento, dispositivo e sentenza; può essere fatto dal PM, in
caso di assoluzione o in caso la condanna non sia soddisfacente, la parte civile (a livello pecuniario) e il:
- Termini per impugnare: (indicati tassativamente nel codice di procedura penale 15-30-45) 15 gg se
la motivazione è contestuale, 30 gg se la motivazione è stata depositata entro 15 gg, 45 gg invece
se il giudice si è riservato un termine, il quale comunque non può essere superiore a 90 gg.
- Effetto sospensivo
- Effetto estensivo: degli effetti dell’impugnazione possono beneficiare anche altre parti, anche se
non hanno fatto ricorso.

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Tipi di impugnazioni:
- Appello (allo stato degli atti o rinnovo istruzione dibattimentale merito): il giudice di secondo grado
può valutare la correttezza del provvedimento sia sotto il profilo giuridico sia sotto il profilo
fattuale. È un’impugnazione di merito, va a criticare il ragionamento del giudice nell’acquisizione
della prova. È parzialmente evolutivo perché sono io che dico al giudice che cosa andare a
sindacare, è la parte che dice al giudice che ha errato in questa parte e in questa motivazione, va a
sindacare singoli motivi, il giudice d’appello non può sindacare su tutto, non può sindacare su
quello che non gli viene richiesto, non può andare oltre quello che la parte gli chiede di sindacare.
L’imputato in secondo grado può rendere le spontanee dichiarazioni. È un giudizio cartolare, quindi
allo stato degli atti, solo in casi rari si può chiedere la ripetizione della fase dibattimentale, questo
succede quando il Giudice ritiene che ha bisogno di risentire dei testimoni, soprattutto quando
sono sopravvenute nuove prove, sulla base di questa nuova istruttoria dibattimentale (richiesta
nell’atto d’appello), la coorte d’appello si pronuncia entro 30 giorni. Tutta la parte dell’istruttoria
dibattimentale non c’è e si passa direttamente alla discussione finale (la parte civile anche qui dovrà
depositare le conclusioni scritte se no verrà estromessa). La coorte d’appello si ritira per decidere,
essa può: confermare la sentenza di primo grado totalmente, oppure la riforma (ritocca il quantum
della pena sia detentiva che pecuniaria), oppure può annullare il provvedimento con rinvio al
giudice di primo grado (è consentita solo in casi particolari: quando ci sono difetti nella sentenza di
primo grado che devono essere sanate, ad esempio ci sono violazioni che concernono la presenza
dell’imputato). Uno degli effetti dell’appello è quello del divieto del peggioramento della posizione
dell’imputato, può solo o confermare la sua situazione o migliorarla (per quanto riguarda
l’imputato), quando invece si parla del PM allora in quel caso può essere anche peggiorativa (ma
solitamente PM e difesa decidono di andare in appello insieme per cui è sempre o migliorativa o
mantiene la sentenza invariata).
- Ricorso per Cassazione (giudizio di legittimità): la corte di cassazione ha una cognizione limitata alla
correttezza dell’applicazione della legge processuale o sostanziale. È un ricorso che si sofferma non
sul merito, ma sul vizio di legittimità, è un ricorso che fa riferimento ad aspetti processuali, ad
esempio l’applicazione delle norme processuali non sono state corrette o la mancata accettazione
di una prova importante e decisiva (art.606). Il ricorso una volta che viene assegnato viene inviato
in una sezione detta filtro che valuta se è ammissibile (e quindi viene presentato per uno dei motivi
presenti nell’art. 606 se no non è valido il ricorso). In termini stilistici, grafici e in quantità di pagine
la cassazione ha imposto dei canoni precisi per presentare ricorso di cassazione. Se il ricorso viene
ritenuto ammissibile viene assegnato ad una sezione in base alla tematica e viene analizzato in
udienza (in forma cartolare, non vengono sentite le parti, non vengono assunti testimoni). All’esito
della discussione la coorte di cassazione si ritira per decidere. La coorte di cassazione può emettere
le seguenti sentenze: rigetto del ricorso (per motivi infrondati), oppure può accogliere il ricorso. Lo
può accogliere o attraverso l’annullamento senza rinvio (può essere emessa quando il fatto non
consiste più reato, oppure per un difetto di tipo processuale, o perché il reato deve essere portato
dinanzi ad un’altra giurisdizione, o per annullamento per errore di persone); l’altro caso è
l’annullamento con rinvio (annulla la sentenza e rinvia ad un nuovo Giudice (che sarà all’interno
dello stesso tribunale del primo giudice) qual è il principio di diritto che deve osservare, che è stato
violato).
Nel momento in cui tutti i gradi di impugnazione si sono esauriti e la sentenza dopo questi tre gradi è stata
emessa, la sentenza non può più essere impugnata e passa all’esecuzione penale (di competenza del PM).
L’imputato qui diventa condannato. Si aprono diversi percorsi che l’imputato può svolgere per l’esecuzione
penale, tra cui richiedere le misure alternative alla detenzione (il Magistrato di Sorveglianza si occupa
dell’esecuzione e delle forme detentive dell’imputato).

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Appello: il giudice di appello pronuncia sentenza con la quale riforma o conferma la sentenza. Mai
reformatio in peius. È un giudizio parzialmente rivolutivo, la parte quando presenta l’appello, deve indicare i
capi e i punti della motivazione che vuole impugnare, sono io che dico al giudice cosa andare a sindacare, è
la parte che lo dice; quindi il Giudice di Appello non va a revisionare tutta la sentenza, ma solo delle parti;
non può andare oltre a quello che io gli chiedo.

Ricorso per Cassazione: ricorso può essere considerato inammissibile. Se ammissibile il giudice o annulla
con rinvio o senza rinvio

Revisione: è un mezzo di impugnazione straordinario volto ad ottenere un nuovo accertamento del fatto,
quando dopo la condanna, intervengono delle sopravvenienze che giustifichino il proscioglimento.

Riparazione dell’errore giudiziario: chi è stato prosciolto in sede di revisione ha diritto alla riparazione
dell’errore giudiziario commisurata alla durata dell’eventuale espiazione della pena nonché alle
conseguenze personali e familiari (art.643 c.p.p.)

L’esecuzione: la fase esecutiva concerne essenzialmente l’applicazione delle pene o delle misure di
sicurezza. Gli organi della fase esecutiva sono:
- PM: cura d’ufficio l’esecuzione dei provvedimenti
- Giudice dell’esecuzione: il giudice che ha deliberato il provvedimento da eseguire.
- La magistratura di sorveglianza: magistrato e Tribunale di sorveglianza.
L’ordine di esecuzione: è il titolo esecutivo della sentenza irrevocabile che condanna l’imputato ad una
pena detentiva. Con esso il PM dispone la carcerazione del condannato libero; se il condannato è già
detenuto l’ordine di esecuzione è comunicato al Ministro della giustizia e notificato all’interessato.

Procedimento di esecuzione: è una parentesi di cognizione nella fase esecutiva aventi ad oggetto relative
alla eseguibilità del provvedimento art.666 c.p.p. es applicazione amnistia e indulto.
Udienza in camera di consiglio (ai sensi dell’art. 127 c.p.p.)

IMPUTABILITA’: VALUTAZIONI CRIMINOLOGICHE E FORENSI


(FOCUS: SCARDACCIONE)

Capacità di intendere e di volere:


- Capacità di intendere: rappresenta la capacità del soggetto di comprendere il disvalore od
omissione di un’azione e di valutarne le conseguenze. Non può escludersi la capacità di intendere
nel caso di non conoscenza della legge e di non condividerne il valore
- Capacità di volere: essere in grado di autodeterminarsi nel compimento di un’azione senza che
entrino in gioco componenti affettive che possano influenzarla. Pertanto la capacità di volere
richiede un’integralità cognitiva e un’affettività priva di turbamenti morbosi

Vizio totale e vizio parziale di mente: si determina anche quando sia assente nell’agente anche una sola
delle due capacità:
- Vizio totale di mente: la capacità di intendere o di volere è totalmente assente
- Vizio parziale di mente: la capacità di intendere e di volere è gradualmente scemata

Imputabilità: alcune considerazioni critiche: è una categoria ambigua da un punto di vista diagnostico, con
tale accezione si cercano di conciliare: diagnosi clinica, diritto, salute e difesa sociale.
L’attuale sistema giudiziario in tema di imputabilità risulta ormai obsoleto e ambiguo nella formulazione
semantica. Il concetto di “infermità” non implica strettamente quello di “disturbo o malattia” secondo la
presente concezione medica. È richiesta una valutazione di funzioni mentali quali la capacità di intendere e
di volere le quali trovano scarsa corrispondenza in quelli che sono i moderni concetti di funzionamento
mentale.
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La nozione di imputabilità può essere sostituita con quella di responsabilità individuale, che potrà essere
libera o/ma condizionata, a seconda della psicopatologia presente e del livello di compromissione
dell’autonomia individuale (Fornari, 1997).

All’interno della problematicità della valutazione clinica e della definizione giuridica si possono fare alcune
ipotesi quale quella di:
- Sostenere l’attuale assetto normativo
- Considerare il concetto di imputabilità in una dimensione psicologica senza dover necessariamente
includere la presenza di una malattia mentale
- Abolire la non imputabilità per i rei malati di mente secondo la formula di responsible but mentally
ill.

Cosa ha stabilito la Cassazione a Sezioni Unite: i “disturbi della personalità” possono costituire causa idonea
ad escludere o grandemente scemare, in via autonoma e specifica, la capacità di intendere e di volere del
soggetto agente ai fini degli articoli 88 e 89 c.p., sempre che siano di considerazione, intensità, rilevanza e
gravità tali da concretamente incidere sulla stessa; invece, non assumono rilievo ai fini dell’imputabilità le
altre “anomalie caratteriali” o gli “stati emotivi passionali”, che non rivestano i suddetti connotati di
incisività sulla capacitò di autodeterminazione del soggetto agente. Lo ha stabilito la Cassazione a Sezioni
Unite con la pronuncia 9163/2005, precisando altresì che è comunque necessario che tra il disturbo
mentale ed il fatto reato sussista un nesso eziologico, che consenta di ritenere il secondo casualmente
determinato dal primo (quindi ad esempio uno psicotico non è sempre così, alle volte ha momenti di
lucidità, per cui il disturbo mentale deve essere attivo nel momento in cui si commette il reato).

Imputabilità e Disturbi di personalità: i disturbi di personalità possono costituire anch’esse “infermità”,


anche transeunte, rilevante ai fini dell’art. 88 e 89 c.p. totalmente o grandemente le capacità intellettive e
volitive. Deve perciò trattarsi di un disturbo idoneo a determinare (o che abbia in effetti determinato) una
situazione di assetto psichico incontrollabile e ingestibile (totalmente o in grave misura), che,
incolpevolmente, rende l’agente incapace di esercitare il dovuto controllo dei propri atti, di
conseguentemente indirizzarli, di percepire il disvalore sociale del fatto, di autonomamente, liberamente,
autodeterminarsi (Cassazione-Sezioni Unite Penali, Sentenza 25 gennaio-8 marzo 2005, n.9163/2005).

Il disturbo grave di personalità: i Disturbi Gravi di Personalità per essere tali debbono essere caratterizzati,
indipendentemente dal cluster in cui sono inseriti, da un funzionamento Borderline di Personalità (D.S.M.-
IV (1994) F60.31). La classificazione europea di cui all’I.C.D.-10 (1992) non contempla esplicitamente il
D.B.P. e prevede due categorie:
1. F60.30 Disturbo di personalità emotivamente instabile, tipo impulsivo.
2. F60.31 Disturbo di personalità emotivamente instabile, tipo borderline.
Include: disturbo di personalità borderline.

Il disturbo di personalità: l’immagine del proprio Sé è stabile; è mantenuta l’unitarietà dell’Io; sono assenti
comportamenti autodistruttivi, impulsività, preoccupazioni di abbandono, oscillazioni dell’umore in senso
disforico-depressivo, sentimenti cronici di vuoto, rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la
rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la rabbia; così pure sono assenti quel tipico
atteggiamento bisognoso e quella tipica mancanza di astenicità proprie del funzionamento borderline di
personalità; mancano sentimenti di colpa, di resipiscenza e di rimorso; il soggetto è persona incapace di
stabilire una autentica relazione con l'Altro da Sé; il comportamento è organizzato.

Disturbo grave di personalità:


- Alterazioni del funzionamento affettivo-relazionale: esplosioni di rabbia, intensa disforia, grave
instabilità affettiva e relazionale con tendenza ad avere legami fusionali e a mantenere relazioni
simbiotiche, timore dell'abbandono con depressione anaclitica, incapacità di affrontare gli stress.

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- Disturbi dell’identità: (che non esistono nel disturbo lieve di personalità) diffusione e assenza di
una chiara identificazione con incapacità di reggere, organizzare ed elaborare la solitudine e di stare
con se stessi.
- Ricorso all’utilizzazione di meccanismi primari di difesa: scissione, identificazione proiettiva,
negazione, idealizzazione, svalutazione, diniego.
- Alterazioni transitorie del sentimento di realtà: perdita dei confini tra mondo interno e mondo
esterno e della capacità di differenziare il Sé dal Non Sé; sentimenti di angoscia panica;
comportamenti bizzarri e incongrui.
- Alterazioni transitorie dell’esame di realtà: ideazione paranoide, gravi compromissione del tono
dell’umore, comportamenti bizzarri e incongrui.

Disturbo psicotico: è caratterizzato dalla compromissione dell’esame di realtà (deliri e allucinazioni, disturbi
gravi dell’umore, disturbi cognitivi), ricorso all'utilizzazione di meccanismi primari di difesa (scissione,
identificazione proiettiva, negazione, idealizzazione, svalutazione, diniego), autismo con alterazioni gravi
dell'affettività contatto, impulsività incontrollata, comportamento disorganizzato e/o bizzarro e da altri
disturbi psicotici o acuti o cronici.

Disturbo grave di personalità, organizzazione borderline di personalità e disturbo borderline di personalità :


l’organizzazione borderline di personalità, o in alcuni casi il disturbo borderline di personalità intesa non
come quadro nosografico, ma come tipo particolare di funzionamento psicopatologico, in determinati
contesti di vita, può tradursi in scompensi comportamentali comprensivi anche di reati-sintomo (il reato
diventa il sintomo del disturbo), nei limiti e nell’accettazione ristretta che si deve riservare a questa nozione
medico-legale.

Dimensione categoriale e dimensione funzionale della malattia mentale: in psichiatria forense la diagnosi
rappresenta una tappa imprescindibile, ma non terminale del ragionamento medico legale. Non è la
dimensione categoriale (la diagnosi), bensì quella funzionale (la criminodinamica) quella che aiuta a
ricostruire e comprendere lo stato di mente di un autore (o di una vittima) di reato. Ne consegue che
qualsiasi funzionamento primario, in quanto patologico, può conferire valore di malattia all’atto ed
escludere o scemare grandemente l’imputabilità dell’autore di reato.

Una precisazione: ciò non vuol dire che qualsiasi funzionamento primario può assumere “valore di
malattia” all’atto ad escludere o scemare gradualmente l’imputabilità dell’autore di reato. Ma deve essere
riportato a una dimensione psicopatologica alterata e attribuita ad un disturbo mentale codificato (cioè
l’insieme di sintomi e di segni psicopatologicamente codificati), in funzione del quale il reato agito o subito
assume valore di malattia, o meglio, significato di infermità.

Disturbo borderline di personalità:


- Imputabilità: rabbia eccessiva e inappropriata (rivolta contro se stessa e/o contro gli altri;
isolamento, scontrosità; instabilità dell’umore
- Non imputabilità: disturbi dell’identità; alterazione del senso di realtà; perdita di confini tra mondo
esterno ed interno; incapacità di riassumere in Sé dal Non Sé; ricorso a meccanismi primari di
difesa; vissuti di angoscia-panico

Imputabilità nella concezione giuridica: l’imputabilità del soggetto presuppone il libero arbitrio dell’uomo
ma in un’accezione più ristretta e più concreta, ossia come “coscienza” che il soggetto ha del proprio atto e
la sua normale autonomia volitiva. Il diritto penale tuttavia si aspetta dell’individuo il rispetto delle norme,
prendendo come punto di riferimento l’esperienza sociale.

Qual è il problema: l’estrema difficoltà per le moderne scienze sociali di accertare empiricamente la libertà
di volere da cui deriva l’impossibilità di farla assurgere a fondamento del giudizio di imputabilità.

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L’imputabilità e il reo: “Uno stato, un modo di essere del soggetto, distinto dal reato e preliminare ad esso”.
Anche la Cassazione si muove in tal senso considerando l’imputabilità una “qualità, un modo di essere
dell’individuo, riferendosi alla sua maturità psichica e alla sua sanità mentale” (De Vero, 2010)

Pertanto…: l’imputabilità è quindi collocata al di fuori della struttura del reato e, precisamente, in una fase
successiva alla realizzazione del medesimo. Essa finisce per essere utilizzata esclusivamente al fine di
verificare se il soggetto meriti una pena in senso stretto e se questa sia idonea ad impedire il compimento
di altri reati o, tutt’al più, ad arginare la pericolosità sociale del reo.

Dolo e colpa: la dottrina attualmente prevalente, è, innanzitutto, convinta che il dolo e la colpa non
esauriscano il concetto di colpevolezza che, inteso in senso normativo, si riferisce all’indignazione che
segue la condotta tenuta dal reo. Sia il dolo che la colpa si atteggiano in maniera differente a seconda che si
riferiscano ad un soggetto imputabile o non imputabile. Una persona può essere imputabile (riguarda la
commissione del reato) ma non responsabile del fatto (accertamento che la persona sia effettivamente
l’autore del reato)
- Dolo: agire del reo con l’intenzione iniziale di provocare il danno effettivamente prodotto (la
volontà è di uccidere una persona e la rappresentazione è che lo uccido veramente).
- Colpa: conseguenze dannose prodotte dall’azione indipendentemente dalle intenzioni dell’autore
(io non prevedo la morte di quella persona perché io non la volevo, non volevo fare nessuna azione
a danni di nessuno ma poi l’ho fatto).
- Dolo eventuale: azione dannosa prodotta involontariamente ma prevedibile nei suoi effetti da
parte del reo (io voglio realizzare un’azione, ma accetto il rischio di realizzare un evento più grave
con la mia azione).
- (Preterintenzione: io non mi rappresento la morte, perché io non voglio cagionare la morte, ad
esempio io volevo solo provocare una lesione investendo il passante, ma l’ho ucciso, quindi va oltre
l’intenzione).

L’imputabilità negli imputati maggiorenni:


- La perizia psichiatrica: si colloca nella fase di cognizione del processo ed è finalizzata
all’accertamento della presenza totale o parziale del vizio di mente (art.88 e 89 c.p.);
- La perizia criminologica: si colloca nella fase di esecuzione della pena ed è finalizzata
all’ammissione dei benefici penitenziari intra ed extramurari.

Un quesito: l’accertamento della presenza di un disturbo mentale è automaticamente causa di esclusione


della capacità di intendere e di volere? Sì, ma solo in determinate circostanze

La perizia: la perizia si delinea verso una valutazione della sussistenza di un disturbo psicopatologico ai fini
di accertare la presenza di un vizio totale o parziale di mente (art.88/89 c.p.). Importanza del nesso causale:
la valutazione deve essere in grado di dimostrare che il disturbo mentale accertato fosse attivo al
momento della commissione del fatto e ne rappresenti la causa sottostante e scatenante.

Alcuni punti che caratterizzano l’indagine peritale: focalizzazione nell’indagine peritale di due elementi
fondamentali sottostanti l’evolversi del comportamento criminale:
- Criminogenesi: fattori pregressi che hanno determinato, favorito e facilitato l’azione delittuosa;
- Criminodinamica: modalità in cui si sono svolti i fatti contestualizzati all’esecuzione del reato in
riferimento ad azioni, parole o scambi comunicativi che hanno caratterizzato l’esecuzione del reato.

I quesiti:
- Accertamento della capacità di intendere o di volere
- Accertamento della capacità a stare in giudizio
- Accertamento della pericolosità sociale

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Accortezza: pur se la perizia per imputati maggiorenni richiede una valutazione essenzialmente diagnostica
volta all’accertamento di uno stato di malattia non si deve escludere:
- Un’indagine più complessa sulla personalità del reo,
- Sul suo percorso evolutivo
- Sul contesto socioambientale di appartenenza
- Sull’eventuale presenza di un profilo delinquenziale pregresso.

La pericolosità sociale: presuppone una duplice valutazione:


- Una valutazione eminentemente psichiatra fondata pertanto sull’evolversi della malattia
- Una valutazione criminologica che tende a prevedere il ripetersi della contatto delittuosa
Non sempre nelle perizie psichiatriche il malato di mente che ha commesso un reato potrebbe essere
ritenuto socialmente pericoloso, perché potrebbe non commettere un altro reato (ad esempio uno
schizofrenico che uccide la mamma, potrebbe averla uccisa perché voleva uccidere solo lei e di mamma c’è
ne abbiamo una e quindi non ucciderebbe nessun altro oltre a lei).

Alcuni quesiti:
- L’accertamento di una patologia psichiatrica nell’agente può essere necessariamente causa di
esclusione della capacità di intendere e di volere?
- Gli artt. 88/89 del c.p. non fanno esplicito riferimento ad una patologia psichiatrica come causa di
esclusione della capacità di intendere e di volere.
- Ciò non esclude la presenza di un rapporto significativo tra disturbo mentale e capacità di intendere
e di volere.
- Quali disturbi mentali e in che misura possono influenzare la capacità di intendere e di volere?

Alcune osservazioni: pur se il dettato normativo non fa esplicito riferimento ad una correlazione tra
disturbo mentale e capacità di intendere e di volere questo è prevalentemente associato alla non
imputabilità. La sentenza della cassazione che si è citata ha allargata la tipologia di disturbi che possono
essere associati alla non imputabilità. Permangono comunque altre circostante di causa di esclusione della
capacità di intendere e di volere che si delinea prevalentemente nella prassi giudiziaria in una esclusione
parziale e non totale.

Altre condizioni che possono incidere sull’imputabilità in senso giuridico e psicopatologico:


- Stati emotivi e passionali: reazione emotiva che rientra nella normalità (art. 90 c.p.)
- Disturbo mentale transitorio: presenza di indicatori psicopatologi riferibile a stato di malattia (artt.
88-89)

Delitti d’impeto: (non programmati razionalmente, ma frutto di un forte impatto emotivo)


- Mancanza di premeditazione
- Assenza di movente esplicito
- Acting-out improvviso
- Violenza nella realizzazione
- Esito prevalentemente letale
- Sussistenza di relazione amorosa, di parentela, di conoscenza, di vicinanza

Difficoltà nella diagnosi: nella diagnosi di disturbo mentale transitorio si ricorre a classificazioni non sempre
confermate da categorie diagnostiche quali: discontrollo episodico, raptus, reazione a corto circuito,
disturbo esplosivo, impulso irresistibile, reazione abnorme.

Un tentativo di classificazione psichiatrica: secondo moderne definizioni il disturbo mentale transitorio può
essere inquadrabile nelle categorie del disturbo psicotico breve e del disturbo schizofreniforme. Iscritto
nell’ICD-10 come sindrome psicotica acuta e transitoria (reazioni paranoidi acute, schizofrenia acuta,

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bouffees deliranti, psicosi reattive brevi, psicosi cicloidi con o senza sintomi schizofrenici. Si tratta di un
disturbo delirante acuto (Fornari,2014)

Il paradigma psicologico: apre la possibilità che uno stato emotivo possa provocare un concerto psichico
tale da influenzare la capacità di intendere e di volere anche se non riconducibile ad una diagnosi di
malattia mentale.

Una sintesi sui fattori che caratterizzano i delitti d’impeto:


- Presenza di un evento stressante
- Il comportamento aggressivo ha il significato di esternalizzazione di un forte impatto emotivo
- Gli stati psicotici sono reversibili
- L’azione delittuosa non ha mai una finalità strumentale, ma obbedisce ai bisogni interni del
soggetto

Assunzione di sostanze e imputabilità: l’uso abitudinale di sostanze alcoliche o stupefacenti anche in forma
abitudinale non è considerata cause di esclusione della capacità di intendere e di volere ma può essere
considerata circostanza aggravante (art. 94 c.p.). Invece per la cronica intossicazione prodotta da alcool
ovvero da sostanze stupefacenti, si applicano le disposizioni contenute negli articoli 88 e 89 c.p.

Droga, disturbo psichiatrico, imputabilità: l’uso di sostanze provoca il disturbo psichiatrico; il disturbo
psichiatrico è la causa dell’uso di sostanze; la correlazione tra uso di sostanze e disturbo psichiatrico è
puramente casuale.

Alcune precisazioni:
- Una sostanza può indurre un disturbo mentale;
- Una sostanza può evidenziare un disturbo mentale;
- Una sostanza può provocare una ricaduta di un disturbo mentale;
- Un quadro psicopatologico può indurre all’assunzione più o meno frequente della sostanza;
- Un quadro psicopatologico può subire una trasformazione con l’uso di una sostanza;
- Non vi è alcuna correlazione tra quadro psichiatrico e assunzione di sostanze.

Altre ipotesi: la correlazione tra disturbi mentali e tossicodipendenza passa attraverso diversi percorsi che
comprendono: la tossicodipendenza è comunque l’espressione di una sofferenza psichica; sono gli effetti
chimici della sostanza sul funzionamento neurologico che produce il disturbo psicopatologico,
tossicodipendenza e disturbo mentale interessano due percorsi uno separato dall’altro.

Quali disturbi: i pareri non sono unanimi anche se sembrano concordare su di un rapporto più frequente tra
tossicodipendenza e disturbi di personalità soprattutto di tipo borderline. Anzi l’uso di sostanze ben si
inserisce all’interno dell’impulsività propria del disturbo borderline di personalità. Considerando tuttavia
coloro che sono in carico ai Sert un numero considerevole di soggetti con diagnosi di disturbi psicotici
fanno uso di sostanze.

Problemi metodologici: in realtà il problema delle ricerche su questo tema è che si basano prevalentemente
su indagini retrospettive per cui è difficile individuare se l’uso della sostanza è precedente o successivo
all’insorgere del disturbo psichiatrico. Non vi sono spesso informazioni sufficienti circa la tipologia della
sostanza.

Imputabilità negli imputati minorenni: esistono differenze sostanziali nella valutazione della capacità di
intendere e di volere nei minorenni rispetto ai maggiorenni. Il dettato normativo impone che: la capacità di
intendere e di volere nel soggetto di età minore non venga presupposta, ma dimostrata caso per caso.

Criterio cronologico: “E’ imputabile che, nel momento in cui ha commesso il fatto aveva compiuto i 14 anni,
ma non ancora i 18, se aveva la capacità di intendere e di volere, ma la pena è diminuita” (art.98 c.p.)
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Criterio psicologico: un soggetto in fase di sviluppo può trovarsi al momento del fatto in una condizione che
non corrisponde ad uno sviluppo: cognitivo, emotivo, relazionale, comportamentale, sociale, in relazione
all’età cronologica. Si tratta pertanto di un giudizio di maturità/immaturità.

Una chiarificazione:
- Capacità: concetto giuridico non sovrapponibile a quello di maturità
- Maturità: concetto globale di natura eminente psicologica (diverso dal vizio di mente relativo
poiché contestualizzato al tipo di reto)

Quattro livelli di maturità: biologica, intellettiva, affettiva e sociale (Fornari, 1997)

Intelligenza di condotta: la capacità di utilizzare la dotazione intellettiva originaria per affrontare e risolvere
i problemi dell’esistenza in maniera adattiva ed adeguata (Fornari, 1997)

Intelligenza sociale:
- Area cognitiva
- Area emozionale
- Area comportamentale
Le abilità comprese in tali aree contribuiscono a formare le “subcompetenze” dell’intendere e del volere
che sono sottostanti alla capacità di intendere e di volere e pertanto alla maturità del soggetto
(Gulotta,2005)

Definizione della maturità secondo il paradigma dell’intelligenza sociale: sarà incapace, nel senso di
immaturo, quel giovane che non abbia acquisto, relativamente al suo ambiente sociale:
- Abilità nel ragionamento ipotetico-deduttivo,
- Capacità di previsione delle conseguenze di un atto,
- Visione prospettica,
- Comprensione dei diversi punti di vista di una situazione,
- Capacità di controllo sui propri impulsi,
- Autonomia affettiva e sociale,
- Abilità nella gestione e nell’espressione delle proprie emozioni oltre che nella comprensione di
quelle altrui,
- Presenza di validi parametri etici di riferimento,
- Abilità comunicazionali,
- Abilità di negoziazione

La Cassazione: “Il concetto di maturità del minore ai fini della valutazione della sua imputabilità è espresso
dal complesso di capacità, sentimenti e inclinazioni, dallo sviluppo intellettivo, dalla forza del carattere,
dalla capacità di intendere certi valori etici, dall’attitudine a distinguere il bene dal male, il lecito
dall’illecito” (Cass. Pen.10 novembre 1987). In una successiva sentenza (Cass.Pen. 11 gennaio 1988) viene
chiaramente affermato che “la capacità di intendere e volere si identifica con il concetto di maturità”.

E ancora: più recentemente si è indicato come criterio piuttosto la capacità del minore di comprendere il
disvalore sociale del fatto commesso desumibile dal ruolo assunto nella commissione del reato. La
valutazione degli elementi familiari, socioculturali e psichici relativi anche al comportamento processuale.
L’affermazione che non è possibile graduare il giudizio di immaturità (Cass.Pen.10 maggio 1991,19 marzo
1992,7 luglio 1998).

Una definizione più ampia: la valutazione dell’imputabilità dell’autore di reato minorenne


nell’accertamento della sussistenza della capacità di intendere e di volere si integra con una valutazione
globale della personalità del minore dal punto di vista della rilevazione delle condizioni personali,

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ambientali e sociali del minore indicate anche come risorse su cui costruire un progetto educativo ( art.9 del
DPR 448/88).

Imputabilità e responsabilità: gli accertamenti sulla personalità del minore comprendono anche la
responsabilità sociale rispetto al fatto reato commesso. Il risultato è che il concetto di imputabilità e di
capacità di intendere e di volere si affianca a quello di responsabilità secondo un paradigma che non è solo
imputabilità – colpevolezza ma responsabilità-educazione

La perizia criminologica:
- La perizia criminologica non può essere disposta in fase di cognizione del processo ma solo durante
la fase dell’esecuzione della pena
- Non è finalizzata all’accertamento dell’imputabilità del soggetto in relazione alla sussistenza di
stati morbosi che possono incidere sulla responsabilità penale come previsto dagli artt. 88 e 89 del
c.c.p.
- L’organo competente è il Tribunale o Magistrato di Sorveglianza
- La perizia criminologica è finalizzata a delineare un profilo bio-psico-sociale dell’autore di reato
volto a delineare la criminogenesi e la criminodinamica dell’evento delittuoso.
- È determinata da un approccio multidisciplinare e interdisciplinare che oltre gli aspetti personali
consideri anche gli aspetti socioambientali
- È finalizzata attraverso la conoscenza della storia personale e criminale del soggetto alla
costruzione del piano trattamentale intramurario e alla concessione di misure alternative alla
detenzione (Merzagora Travaini, 2015)
Quella che riguarda l’immaturità del minore è sempre una perizia psicologica (solo in rari casi è una perizia
psichiatrica, come quando si è in presenza di un delitto efferato come quello di Erika e Omar).

Perizia psichiatrica e perizia criminologica:


- Perizia psichiatrica: attiene la fase di cognizione del processo ovvero la fase in cui viene formulata
l’imputazione. È rivolta all’accertamento della presenza di un disturbo mentale tale da escludere o

grandemente scemare la capacità di intendere e di volere. E’ finalizzata pertanto all’imputabilità


dell’autore di reato in funzione dell’accertamento della responsabilità penale e dell’irrogazione
della pena.
- Perizia criminologica: riguarda la fase dell’esecuzione della pena ed è finalizzata: all’elaborazione
del piano trattamentale volto alla risocializzazione del reo; all’accertamento della pericolosità
sociale in funzione della concessione di misure alternative alla detenzione.

La pericolosità scoiale: la norma ci viene in aiuto:


- Art. 133 c.p.: nell'esercizio del potere discrezionale indicato nell'articolo precedente, il giudice
deve tener conto della gravità del reato, desunta:
1. Dalla natura, dalla specie, dai mezzi, dall'oggetto, dal tempo, dal luogo e da ogni altra
modalità dell'azione;
2. Dalla gravità del danno o del pericolo cagionato alla persona offesa dal reato;
3. Dalla intensità del dolo o dal grado della colpa.
Il giudice deve tener conto, altresì, della capacità a delinquere del colpevole, desunta:
1. Dai motivi a delinquere e dal carattere del reo;
2. Dai precedenti penali e giudiziari e, in genere, dalla condotta e dalla vita del reo,
antecedenti al reato
3. Dalla condotta contemporanea o susseguente al reato;
4. Dalle condizioni di vita individuale, familiare e sociale del reo.

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- Art. 203 c.p.: agli effetti della legge penale, è socialmente pericolosa la persona, anche se non
imputabile o non punibile, la quale ha commesso taluno dei fatti indicati nell'articolo precedente
quando è probabile che commetta nuovi fatti preveduti dalla legge come reati.
La qualità di persona socialmente pericolosa si desume dalle circostanze indicate nell'articolo 133.

Elementi che caratterizzano la pericolosità sociale:


- Caratteristiche che riguardano l’esecuzione del reato: particolare ferocia nell’esecuzione,
irrilevanza del movente, mancanza di rimorso.
- Caratteristiche che riguardano la personalità del reo: le condizioni personali sociali economiche
prima della commissione del reato, aver commessi precedentemente reati della stessa specie o di
altra indole.

Alcuni indicatori:
- Fattori sociali: ambiente familiare e contesto sociale; presenza sul territorio di servizi psichiatrici:
reinserimento lavorativo e sistemazione logica
- Fattori individuali: assenza di attività lavorativa stabile; assenza di relazioni affettiva e amicali
stabili; isolamento sociale e instabilità lavorativa
- Fattori familiari: assenza della famiglia di origine o contrasto; mutamenti nella vita di coppia;
crescita in ambienti abusanti e maltrattanti

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