Sei sulla pagina 1di 18

1) Detenzione domiciliare

art 47 ter ordinamento penitenziario. Tale istituto permette al condannato di espiare


la pena detentiva, o residuo della stessa, non più nell’istituto penitenziario, bensì
presso la propria abitazione, in altro luogo di privata dimora ovvero in luogo pubblico
di cura, assistenza o accoglienza.
L’art. 47-ter o.p. stabilisce quali soggetti possono accedere a questa forma alternativa
alla detenzione carceraria. Il comma 1 prevede la concessione del beneficio in
questione ai soggetti che abbiano compiuto i 70 anni di età, e concesso a:
a:
• donne incinta o madri di prole di età non superiore a 10 anni con esse
conviventi;
• persone che versano in uno stato di salute particolarmente grave da necessitare
di costanti contatti con i presidi sanitari del territorio;
• persone che abbiano compiuto i 60 anni di età e affetti da patologie gravi o
parzialmente invalidanti;
• persone che non abbiano compiuto i 21 anni di età, per motivi di lavoro,
famiglia, salute e studio.

2) concorso formale
fa riferimento a chi commette più reati con una sola azione/omissione – senza l’art 81
si prenderebbero il reato a, il reato b, il reato c, etc. e si punirebbe la persona per tutti
i reati; con l’art 81 si prende la legge penale più grave violata e si opera all’aumento
fino al triplo della pena.

Quando si crea una situazione in cui si voleva offendere una persona ma è cagionata
offesa ad un’altra diversa (volevo ferire x ma ferisco y per uno sbaglio di persona), il
colpevole risponde come se avesse commesso il reato in danno della persona che
voleva offendere. Tuttavia le circostanze aggravanti che riguardano le condizioni o la
qualità della persona offesa o i rapporti tra offeso e colpevole non vengono poste a
carico dell’agente

3) Recidiva
Nel nostro ordinamento si ha recidiva quando un soggetto, dopo essere stato
condannato per un delitto non colposo, ne commette un altro. La relativa disciplina,
che prevede l'applicazione di aumenti di pena per il recidivo, è contenuta nell'articolo
99 del codice penale.
Le ipotesi di recidiva contemplate nel nostro ordinamento sono tre: semplice,
aggravata e reiterata.
1) La recidiva semplice è quella contemplata dal comma 1 dell'articolo 99, che si ha
quando il reo è tornato a delinquere commettendo un delitto non colposo di diversa
indole rispetto a quello per il quale era stato condannato.
2) recidiva aggravata, se il nuovo delitto non colposo:
- è della stessa indole di quello per il quale è già intervenuta condanna (cd. recidiva
specifica),
- è stato commesso nei cinque anni dalla condanna precedente (cd. recidiva
infraquinquennale)
- è stato commesso durante o dopo l'esecuzione della pena o durante il tempo in cui il
condannato si sottrae volontariamente all'esecuzione della pena.
3) La recidiva reiterata è quella che si verifica quando un soggetto, già recidivo,
commette un ulteriore delitto non colposo

4) omissione di soccorso?
L'omissione di soccorso punisce sia l'omesso soccorso di un soggetto incapace, sia
quello di una persona che si trovi in pericolo. Si ha un'omissione di soccorso di
incapace, ai sensi del comma 1, quando un soggetto non dia, volontariamente ed
immediatamente, avviso all'Autorità di aver trovato, abbandonato o smarrito, un
soggetto di età inferiore ai dieci anni o un'altra persona incapace di provvedere a se
stessa, che sia in uno stato di pericolo. Ai sensi del comma 2, inoltre, realizza
un'omissione di soccorso anche chi, nel trovare un corpo umano che sia o, comunque,
sembri inanimato, oppure una persona ferita o in pericolo, non presti l'assistenza
necessaria o non ne dia immediato avviso all'Autorità.
Ai sensi dell'ultimo comma, il reato di omissione di soccorso risulta aggravato
qualora, dalla condotta omissiva, derivi la lesione personale o la morte non voluta
della persona rinvenuta.

5)definizione di reato.
Il reato viene definito come “ogni fatto al quale l’ordinamento giuridico ricongiunge
come conseguenza una pena criminale”.
Tutti i reati sono costituiti da un elemento oggettivo ed un elemento soggettivo.
Elementi del reato:
L’elemento oggettivo normalmente è costituito da tre componenti:
- la condotta;La condotta si sostanzia in un’azione o in un’omissione tipizzati dalla
norma che disciplina il reato.
- l’evento; l’evento è l’effetto naturale della condotta umana rilevante per il diritto.
Esso, inoltre, non sempre è necessario poichè la legge prevede anche reati privi di
evento (detti di pura condotta).
- il rapporto di causalità; Affinché sussista il rapporto di causalità (art. 40 c.p.), infine,
è necessario che la condotta abbia determinato l’evento.

In linea generale l’elemento soggettivo del reato (artt. 42 e 43 c.p.) si sostanzia nella
volontà giuridica di delinquere.
L’elemento soggettivo può essere costituito dal dolo, dalla colpa o dalla
preterintenzione.
1) Il dolo si ha quando un soggetto compie un'azione o un'omissione che rappresenta
un reato con la consapevolezza di commettere l'illecito.
Si pensi, ad esempio, all'omicidio doloso, che si configura quando un soggetto
cagiona la morte di un uomo intenzionalmente e con il preciso obiettivo di porre fine
alla vita altrui.
2)La colpa, invece, quando il fatto che integra reato è commesso da un soggetto per
negligenza, imprudenza, imperizia o inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o
discipline. Manca, in sostanza, l'intenzionalità, mentre a nulla rileva la circostanza
che l'evento sia stato o meno previsto.
Si pensi, ad esempio, all'omicidio colposo cagionato dal chirurgo che abbia compiuto
un operazione con imperizia.
3) Per definire la preterintenzione, si verifica quando un soggetto pone in essere una
condotta con l'intenzione di compiere un determinato reato, ma, nei fatti, il reato che
si verifica è differente rispetto a quello voluto.

6) reato tentato-continuato
stabilisce che sussiste reato continuato quando un soggetto, con più di azioni e/o
omissioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, commette (anche in tempi
diversi) diverse violazioni della stessa norma o di diversa disposizione della legge
penale.
I requisiti del reato continuato sono:
- pluralità di azioni e/o omissioni,
- medesimo disegno criminoso,
- pluralità di violazioni della stessa norma o di diversa disposizione della legge
penale.

7) messa alla prova


Con la sospensione del procedimento, l'imputato viene affidato all'ufficio di
esecuzione penale esterna (UEPE) per lo svolgimento di un programma di
trattamento che preveda come attività obbligatorie:
- l’esecuzione del lavoro di pubblica utilità, consistente in una prestazione gratuita in
favore della collettività;
- l’attuazione di condotte riparative, volte ad eliminare le conseguenze dannose o
pericolose derivanti dal reato;
- il risarcimento del danno cagionato e, ove possibile, l’attività di mediazione con la
vittima del reato.
Chi può chiederla?
Possono accedere alla misura gli imputati per i reati puniti con la sola pena pecuniaria
o con la pena edittale detentiva non superiore nel massimo a quattro anni.

8)legittima difesa
Nell’ordinamento giuridico italiano la legittima difesa è una causa di giustificazione,
una sorta di “autotutela” se si dovesse verificare un pericolo imminente, per sé o per
altri, dal quale ci si deve difendere e non ci sia la possibilità di rivolgersi all’autorità
pubblica per ragioni di tempo e di luogo.
- 2 soggetti, A offensore, e B chi si difende.
- I presupposti essenziali della legittima difesa sono costituiti da un’aggressione
ingiusta e da una reazione legittima; mentre la prima deve concretarsi in un pericolo
attuale di un’offesa che, se non neutralizzata tempestivamente, sfocia nella lesione del
diritto, la seconda deve inerire alla necessità di difendersi, alla inevitabilità del pericolo
ed alla proporzione tra difesa ed offesa
- Legittima, quindi, è anche la difesa di un diritto altrui (intendendosi per «altrui» anche
uno sconosciuto), es. difesa altruistica.

9) la finalità rieducativa della pena


La funzione rieducativa della pena trova il suo riconoscimento nella Costituzione che,
all'articolo 27, sancisce che "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al
senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".
La rieducazione è la finalità ideologica della pena e consiste nel creare da parte dello
Stato durante l’esecuzione della stessa, le condizioni necessarie affinché il
condannato possa successivamente reinserirsi nella società in modo dignitoso
mettendolo poi in condizioni, una volta in libertà, di non commettere nuovi reati.
Il primo passo per assicurare il fine educativo è l’individualizzazione del trattamento
sanzionatorio.

10)il lavoro all'interno del carcere


Il lavoro carcerario è uno degli strumenti fondamentali per la risocializzazione del
recluso e dell'internato. Il lavoro carcerario svolge una funzione normalizzatrice e
correttiva, poiché:
. favorisce il loro trattamento rieducativo
. offre loro la possibilità di ricavare un guadagno, col quale soddisfare le loro
necessità e sussidiare la famiglia.
Tre caratteri del lavoro carcerario: la sua obbligatorietà, la sua finalità rieducativa e la
sua funzione di protezione sociale.
- Obbligatorietà
Negli istituti penitenziari deve essere favorita la destinazione dei detenuti e degli
internati al lavoro e alla loro partecipazione a corsi di formazione professionale. In
questo senso, possono essere stipulati rapporti con aziende pubbliche o con aziende
private convenzionate con l'ente Regione, al fine di istituire all'interno degli istituti
lavorazioni organizzate o corsi di formazione professionale (obbligo peraltro
largamente disatteso dall'amministrazione penitenziaria).
- Finalità rieducativa
Il lavoro carcerario non deve essere considerato come un trattamento punitivo, ma
come una forma di organizzazione necessaria della vita della comunità carceraria. In
questo senso, l'assegnazione al lavoro carcerario avviene sulla base di due apposite
graduatorie, una generica e l'altra per qualifica o mestiere.
- Protezione sociale
In applicazione del principio di protezione sociale, l'orario di lavoro giornaliero e il
riposo festivo sono disciplinati dalle leggi vigenti in materia di lavoro. Il lavoratore
detenuto o internato è coperto da garanzia assicurativa e gode di congrua tutela
previdenziale.

11)principio di obbligatorietà della pena


La legge penale italiana obbliga tutti coloro che, cittadini o stranieri, si trovano nel
territorio dello Stato , salve le eccezioni stabilite dal diritto pubblico interno o dal
diritto internazionale.

12)la specialità
Il principio di specialità presuppone che tra due norme esista un rapporto da genere a
specie e comporta in tal caso la priorità della norma speciale su quella generale.
Per speciale si intende quella norma che contiene tutti gli elementi compresi nella
fattispecie generale, più ulteriori elementi specifici; tra le due norme deve esistere un
rapporto tale che, se mancasse la norma speciale, la fattispecie sarebbe ricompresa
nella norma generale.

13) il reato di violenza sessuale art 609 bis


Il reato di violenza sessuale rientra tra i delitti contro la libertà sessuale, a loro volta
ricompresi nella più ampia categoria dei delitti contro la libertà individuale.
Il delitto di violenza sessuale è a forma vincolata, perché il fatto di reato consiste
necessariamente nel compimento di atti sessuali in contrasto con la volontà del
soggetto passivo.
Più nel dettaglio, le condotte punibili contemplate dalla norma sono di due specie: da
un lato c'è la fattispecie di violenza sessuale per costrizione, dall'altro quella per
induzione. La costrizione in particolare, avviene per violenza, minaccia o abuso di
autorità.
Per violenza deve intendersi l'esercizio di forza fisica per contrastare la resistenza
della vittima; per minaccia l'espresso avvertimento che in caso di opposizione alla
violenza verrà arrecato un danno alla vittima o ad altre persone o cose; per abuso di
autorità il coartare la volontà del soggetto utilizzando la propria posizione di
superiorità o preminenza.
Per quanto riguarda l'induzione, la norma è più chiara laddove prevede che essa
deriva dall'abuso di condizioni di inferiorità fisica o psichica della vittima o
dall'inganno circa la propria identità.

14) lesione personale


Il delitto di lesione personale punisce chi ponga volontariamente in essere un
comportamento idoneo a provocare, nel soggetto passivo, una malattia nel corpo o
nella mente.
L'art. 582 c.p., tuttavia, disciplina, al contempo, due tipologie di lesione personale:
quella lieve e quella lievissima. quelle lievi, qualora la malattia sia giudicata guaribile
tra i 21 ed i 40 giorni, mentre al comma due si puniscono invece la lesioni personali
lievissime, qualora la malattia non superi i 20 giorni di durata.

15) pedopornografia
Per materiale pornografico si intende la rappresentazione fotografica o
cinematografica che implichi la partecipazione di un minore a scene o contesti a
sfondo sessuale, escludendosi tuttavia la rilevanza della mera rappresentazione della
nudità in se e per sé considerata, ovvero senza attinenza alla sfera sessuale.
- Il primo comma sanziona penalmente lo sfruttamento sessuale del minorenne in
chiave pornografica e l'induzione attuata nei confronti del minore per prendervi parte,
reclutare e ricavarne profitto. Il reato si consuma nel momento dell'esibizione del
minore, senza che assuma alcuna rilevanza la produzione del materiale pornografico.
- Il secondo comma punisce invece il commercio del materiale pornografico, in cui il
momento consumativo coincide con il raggiungimento di un quantitativo di materiale
venduto tale da potersi descrivere come un vero e proprio commercio.
- Al terzo comma si disciplina la diffusione di materiale pedopornografico.

16) art.41 bis


Il regime detentivo speciale di cui all’art. 41 bis, co. 2, ord. penit. (da ora: 41 bis) è
una forma di detenzione particolarmente rigorosa, cui sono destinati gli autori di reati
in materia di criminalità organizzata nei confronti dei quali sia stata accertata la
permanenza dei collegamenti con le associazioni di appartenenza.
È una misura applicata quasi esclusivamente agli autori di reati di stampo mafioso e il
regime detentivo speciale comporta le restrizioni necessarie per il soddisfacimento
delle esigenze di ordine e di sicurezza e per impedire i collegamenti con le
associazioni di appartenenza. Appartengono alla prima categoria
a) le limitazioni nei colloqui, nelle telefonate e nella corrispondenza. Quanto ai
colloqui con i familiari, la sottoposizione al regime speciale comporta gravose
limitazioni non solo nella frequenza, ma anche nella cerchia dei possibili ‘visitatori’ e
nelle modalità di svolgimento dei colloqui: i detenuti in 41 bis possono fruire, infatti,
di un solo colloquio al mese con i familiari della durata di un’ora. Per i detenuti in 41
bis esso si svolge in appositi locali muniti di vetro per impedire il passaggio di oggetti
di qualsiasi natura ed è sottoposto a controllo auditivo e videoregistrazione.
b) 1 colloquio telefonicamente mensile ai familiari o conviventi della durata massima
di 10 minuti, sottoposto a registrazione quindi dice l’articolo: solo per coloro che non
effettuano colloqui può essere autorizzato, con provvedimento motivato del direttore
dell'istituto;
c) la limitazione delle somme, dei beni e degli oggetti che possono essere ricevuti
dall'esterno;
d) l'esclusione dalle rappresentanze dei detenuti e degli internati;
e) la sottoposizione a visto di censura della corrispondenza, salvo quella con i
membri del Parlamento o con autorità europee o nazionali aventi competenza in
materia di giustizia;

17) circostanze aggravanti-attenuanti


Le circostanze nel diritto penale si identificano come elementi accidentali, che non
sono indispensabili per la configurazione del reato, ma la cui presenza comporta una
modificazione della pena. Le circostanze si differenziano in circostanze aggravanti e
attenuanti.
Per circostanza aggravante si fa riferimento ad un fatto o una situazione che si
affianca ad un reato e che rappresenta un motivo di aumento della pena. Infatti le
circostanze aggravanti comportano un aumento della pena o l’applicazione di una
pena diversa più grave. L’art. 61 c.p. elenca le diverse ipotesi di circostanze
aggravanti comuni:
- l’avere agito per motivi abietti o futili;
- l’aver commesso il reato per eseguirne od occultarne un altro.

Nelle ipotesi di circostanze attenuanti invece, il giudice può decidere di diminuire la


pena o irrogare una pena meno grave. Le attenuanti comuni sono disciplinate dagli
art. 62 e 62 bis del c.p. esse sono:
- l’essere motivati da un alto valore morale o sociale
- aver agito per ira derivata dal comportamento altrui
- aver agito per suggestione di una folla in tumulto
- nei delitti contro il patrimonio.

18)misure di sicurezza
Le misure di sicurezza sono dei provvedimenti presi nei confronti di soggetti che
hanno commesso un fatto previsto dalla legge come reato e sono considerati
socialmente pericolosi. Queste misure possono affiancarsi o sostituirsi alla pena
principale.
Non si può essere sottoposti a misure di sicurezza se queste non sono espressamente
stabilite dalla legge.
Le misure di sicurezza possono essere personali, e quindi limitano la libertà personale
del soggetto, oppure patrimoniali, e dunque incidono solo sul patrimonio del
soggetto.
• Le misure personali, a loro volta, si distinguono in misure detentive e misure non
detentive.
• Sono misure di sicurezza detentive:
◦ L'assegnazione a una colonia agricola o ad una casa di lavoro;
◦ Il ricovero in un riformatorio giudiziario;
• Sono misure di sicurezza non detentive:
◦ Il divieto di soggiorno in uno o più comuni, o in una o più province;
◦ Il divieto di frequentare osterie e pubblici spacci di bevande alcooliche;
◦ L'espulsione dello straniero dallo Stato;
◦ La libertà vigilata

19)Percosse
Il bene giuridico protetto nel reato di percosse è l'incolumità individuale, ossia
l'integrità fisica della persona contro qualsiasi aggressione che si traduce in una
violenza sul corpo. Al fine di ottenere la configurazione del reato di percosse, oggetto
del fatto dovrà essere il percuotere un individuo, ovvero colpirlo o esercitare qualsiasi
forma di violenza sul suo corpo.
La lesione personale è considerata grave, e si applica la reclusione da tre a sette anni:
- se dal fatto deriva una malattia che metta in pericolo la vita della persona offesa,
ovvero una malattia o un'incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un
tempo superiore ai quaranta giorni;
- se il fatto produce l'indebolimento permanente di un senso o di un organo.
La lesione personale è considerata gravissima, e si applica la reclusione da sei a
dodici anni, se dal fatto deriva:
- una malattia certamente o probabilmente insanabile;
- la perdita di un senso;
- la perdita di un arto, o una mutilazione che renda l'arto inservibile, ovvero la perdita
dell'uso di un organo o della capacità di procreare;
- la deformazione, ovvero lo sfregio permanente del viso.

20)pene accessorie
Pene che seguono a determinate condanne penali come l'interdizione dai pubblici
uffici o la decadenza dalla responsabilità genitoriale

Sono le pene che seguono alla condanna penale. Hanno un carattere affittivo e
fortemente limitativo dei diritti costituzionalmente garantiti.
Generalmente vengono applicate automaticamente e costituiscono uno degli effetti
della condanna.
L’art. 19 del c.p. prevede n. 7 pene accessorie che si comminano ai soli delitti e sono:
a) interdizione dai pubblici uffici (art. 28 c.p.): il condannato viene privato del diritto
di elettorato attivo e passivo e di ogni altro diritto politico, da ogni pubblico ufficio e
di ogni incarico. Può essere temporanea (ha una durata non inferiore a un anno né
superiore a cinque anni) o perpetua (consegue alla pena dell’ergastolo e alla
reclusione non inferiore a cinque anni);
b) interdizione da una professione o da un’arte (art. 30 c.p.): consiste nella perdita
della capacità di esercitare, per tutto il tempo dell’interdizione, una professione o
un’arte per cui è necessario uno speciale permesso o abilitazione.
c) interdizione legale (art. 32 c.p.): è la pena accessoria per i delitti di maggiore
gravità che priva il condannato della capacità di agire. tale misura priva anche della
capacità genitoriale. E’ automatica con la condanna alla pena dell’ergastolo e della
reclusione non inferiore a cinque anni.
d) decadenza dalla responsabilità genitoriale (art. 34 c.p.): comporta la decadenza
dalla potestà dei genitori nonché di ogni altro diritto sui figli che spetta al genitore.
Viene prevista automaticamente con la pena dell’ergastolo e con quella della
reclusione per un periodo di tempo non inferiore a cinque anni.

Per le contravvenzioni sono invece state previste n. 2 pene accessorie:


a) sospensione dall’esercizio di una professione o un’arte (art. 35 c.p.):
contrariamente alla interdizione dall’esercizio di una professione la misura si limita
alla sospensione della capacità di esercitare una professione. Non può avere una
durata inferiore a quindici giorni e superiore a due anni.
b) sospensione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese (art. 35
bis c.p.)

21)nesso di casualità e concorso di cause


Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l'evento
dannoso o pericoloso, da cui dipende l'esistenza del reato, non è conseguenza della
sua azione od omissione.
Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a
cagionarlo. Deve, quindi, esserci nesso di causalità.
Si parla di:
• Causalità commissiva: Azione commessa e provoco una conseguenza
• Causalità omissiva: Azione non commessa e provoco una conseguenza

Si parla anche di concorso di cause: in presenza di una pluralità di cause, tutte


idonee a produrre l'evento, queste vengono considerate di pari valenza. Tuttavia,
quando solo una di esse è stata – da sola – idonea a far realizzare l'evento, tale
principio non opera.
• Es. io do un pugno a qualcuno in modo lieve, ma questa persona ha problemi
fisici particolari, per cui il pugno causa conseguenze gravi/lesioni gravi. Io ne
rispondo per nesso causale.
• Es. investo un pedone, che viene portato in ospedale. L’ospedale prende fuoco e il
soggetto muore. Io non rispondo della morte dell’individuo per mancanza del nesso
di causalità, ma rispondo per averlo investito.
Nessuno può essere punito per un’azione o un’omissione se non l’ha commessa con
coscienza o volontà (es. persona sonnambula).

22)art. 176 (condizionale)


laddove il giudice condanna un soggetto per una pena non superiore a 2 anni (pena in
concreto e no astratto). La sospensione condizionale della pena è una causa estintiva
del reato che determina una sospensione integrale anche se provvisoria
dell'esecuzione della pena. Il giudice nell’applicarla o no, tiene conto di 2 cose:

- Aspetto oggettivo -> il reato nella sua configurazione non deve essere tale da
suscitare una particolare riprovazione morale. Es reato che viene condannato con
l’aggravante.
- In merito ai limiti di natura soggettiva, il vincolo è rappresentato dalla prognosi
circa la gravità o meno del reato commesso. Il giudice potrà applicare il beneficio
solo quando ritenga che l'imputato abbia commesso un reato non particolarmente
grave, che non sia incline alla sua reiterazione e che il medesimo soggetto non sia
considerato socialmente pericoloso, tale da essere sottoposto a misura di sicurezza.
individualizzazione del trattamento

23)colpa cosciente/dolo eventuale


Per quanto riguarda il delitto colposo, si può parlare di:
a. Colpa cosciente: l'agente si rappresenta e prevede il risultato offensivo e,
tuttavia, erroneamente ritiene con certezza che detto risultato non si verificherà come
conseguenza della propria azione od omissione (es. vado troppo veloce in macchina
ma lo faccio cosciente di essere bravo alla guida e, pur prevedendo che qualche
passante possa subire delle lesioni, sono convinto di poter evitare di far male a
qualcuno perché sicuro della mia guida).
b. Dolo eventuale: circostanza che il soggetto agisca senza il fine di commettere
il reato; l’agente deve rappresentarsi la commissione di un reato soltanto come
conseguenza “possibile” di una condotta diretta ad altri scopi. Perché il soggetto
agisca con dolo eventuale non basta la rappresentazione mentale della concreta
possibilità di verificazione dell’evento; è, altresì, necessario che egli si rappresenti
seriamente questa possibilità e, ciononostante, decida di agire anche a costo di
provocare un evento criminoso. (es. scappo dalla polizia e vado troppo veloce in
macchina; suppongo che qualche passante possa subire delle lesioni ma accetto
questa possibilità pur di seminare la polizia).
La colpa cosciente si distingue dal dolo eventuale sotto il profilo dell'atteggiamento
psicologico dell'agente: mentre, con riferimento alla colpa cosciente, l'agente non
accetta il rischio del verificarsi dell'evento lesivo il cui possibile accadimento
erroneamente esclude, nel caso del dolo eventuale il risultato offensivo viene
preveduto come possibile conseguenza dell'azione o dell'omissione e, ciononostante,
l'agente pone in essere la condotta accettando il rischio di delinquere.

24)abusi sessuali su minori


Commette un reato anche chiunque compie atti sessuali in presenza di persona
minore di quattordici anni, al fine di farla assistere (reato di corruzione di minorenni).
Perché ricorra il reato, occorre che il minore di quattordici anni non sia in alcun modo
coinvolta nello svolgimento degli atti sessuali, ma si limiti a fare da spettatore.
Il soggetto, in questo caso, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.

25)scriminanti
Si è in presenza di un reato laddove manchino cause di giustificazione o scriminante.
Il principio di proporzionalità è importantissimo per chiarire le cause di
giustificazione (= io faccio qualcosa se questo qualcosa è parametrato rispetto a
quello che io intendo evitare; es. sparare in caso di legittima difesa).
L’esercizio di un diritto o l’adempimento di un dovere imposto dalla legge o da un
ordine della pubblica autorità esclude la punibilità della persona (es. carabiniere che
effettua l’arresto e priva della sua libertà personale il rapinatore; questo sarebbe
sequestro di persona, ma non lo è in quanto il soggetto ha agito sulla base di un
ordine legittimo/adempimento di un dovere – la situazione cambia se a farlo è un
cittadino comune).
Se un fatto che costituisce un reato è stato commesso per ordine di un’autorità, a
rispondere del reato è sia colui che ha dato l’ordine, sia chi ha obbedito commettendo
il fatto (es. marinai che vedono due persone affogare: se il superiore vieta all’altro
marinaio di intervenire, sono condannabili sia i marinai, perché il fatto di aver
obbedito ad un ordine non è considerato giustificabile, sia il superiore che ha dato
l’ordine).
Non è punibile chi esegue l’ordine illegittimo quando la legge non gli consente alcun
sindacato sulla legittimità dell’ordine.
26)la colpa (negligenza, imprudenza,imperizia)
La colpa può verificarsi sulla base di tre elementi:
1. Negligenza: omesso compimento di un'azione doverosa, come la mancanza di
impegno, di attenzione, d'interessamento nel compimento dei proprî doveri,
nell'espletamento delle mansioni affidate (es. il chirurgo, per fretta, omette i vari
controlli preventivi e determina così il decesso del paziente).
2. Imprudenza: mancanza di prudenza; atteggiamento di chi, per sventatezza, per
eccessiva audacia, per trasgressione delle norme dettate dalla ragione o
dall'esperienza, agisce in modo da mettere in pericolo sé stesso o altri o comunque
non valuta sufficientemente le possibili conseguenze dannose dei propri atti (es.
guido veloce e investo una persona).
3. Imperizia: mancanza di abilità e di esperienza, soprattutto nelle cose che
riguardano la propria professione (es. operazione chirurgica: il chirurgo alle prime
armi opera e determina il decesso del paziente e risponderà per omicidio colposo
dovuto all’imperizia dello stesso – perché non aveva sufficiente approfondimenti e
conoscenze per effettuare quest’operazione).

27)permessi premio
I permessi premio sono riservati ai condannati che hanno tenuto regolare condotta e
che non risultano "socialmente pericolose". La condotta dei condannati si considera
regolare quando i soggetti, durante la detenzione, hanno manifestato costante senso di
responsabilità e correttezza nel comportamento personale, nelle attività organizzate
negli istituti e nelle eventuali attività lavorative o culturali.
Il magistrato di sorveglianza può concedere permessi premio di durata non superiore
ogni volta a quindici giorni, per consentire di coltivare interessi affettivi, culturali o di
lavoro. La durata dei permessi non può superare complessivamente quarantacinque
giorni in ciascun anno di espiazione.
Per i condannati minorenni, invece, la durata dei permessi premio non può superare
ogni volta i venti giorni e la durata complessiva non può eccedere i sessanta giorni in
ciascun anno di espiazione.

➢ Permessi di necessità
Mentre i permessi premio hanno carattere premiale e sono riservati ai condannati, i
permessi di necessità sono privi di premialità e sono concessi anche agli imputati e
agli internati.
I permessi di necessità possono essere concessi dal magistrato di sorveglianza nel
caso di imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente. Analoghi
permessi possono essere concessi eccezionalmente per eventi familiari di particolare
gravità. Il permesso è concesso anche agli imputati, durante il procedimento di
primo grado. Il detenuto che non rientra in istituto allo scadere del permesso senza
giustificato motivo.
28)circostanze oggettive e soggettive
Le circostanze, inoltre, possono essere:
• Circostanze oggettive: fanno riferimento alla natura, alla specie, ai mezzi,
all’oggetto, al tempo, alla gravità del danno o del pericolo, alle condizioni/qualità
personali dell’offeso es. delitti che riguardano il patrimonio; es. sevizie/crudeltà
verso le altre persone.
• Circostanze soggettive: fanno riferimento all’agente, quindi all’intensità del dolo
o della colpa, alle condizioni e qualità personali del colpevole, ai rapporti tra il
colpevole e l’offeso e alle condizioni inerenti al colpevole es.
delitti di abuso di autorità – come tra datore di lavoro e dipendente.

29)imputabilitá
È imputabile solo chi è capace di intendere e di volere.
Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato se, nel
momento in cui lo ha commesso, non era in grado di intendere e di volere – ma viene
comunque portato in apposite strutture.
Se una persona mette altri soggetti nello stato di incapacità di intendere o di volere al
fine di fargli commettere un reato, risponde colui che ha cagionato lo stato di
incapacità. Questo, però, non si applica a chi si è messo autonomamente in stato di
incapacità di intendere o di volere e ha commesso un reato.
Il codice penale riconosce il vizio totale di mente e il vizio parziale di mente.
• Vizio totale di mente: non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il
fatto, era, per infermità, in un tale stato di mente da escludere la capacità d'intendere
o di volere.
• Vizio parziale di mente: chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, era, per
infermità, in uno stato di mente grave ma che non esclude totalmente la capacità
d'intendere o di volere, risponde del reato commesso, ma la pena è diminuita.
I vizi totali/parziali di mente vanno distinti:
• Dagli stati emotivi o passionali: gli stati emotivi o passionali non escludono né
diminuiscono l’imputabilità
• Dall’ubriachezza o l’essere sotto effetto di sostanze stupefacenti: agli effetti della
legge penale, è considerato ubriaco abituale chi è dedito all'uso di bevande alcooliche
e in stato frequente di ubriachezza. Si può essere imputabili oppure non imputabili:
- Non imputabile non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto,
non aveva la capacità d'intendere o di volere, a causa di piena ubriachezza derivata da
caso fortuito o da forza maggiore (es. sto morendo di sete e l’unica bottiglia
disponibile è di alcool). Se l'ubriachezza non era piena, ma era tuttavia tale da
scemare grandemente, senza escludere la capacità d'intendere o di volere, la pena è
diminuita.
Infine si parla di cronica intossicazione di alcool o da sostanze stupefacenti: in questo
caso l’apparato psichico del soggetto è totalmente destrutturato, dunque questo non è
imputabile in quanto considerato incapace di intendere o di volere.
- Imputabile si parla un soggetto che si ubriaca/assume sostanze stupefacenti
intenzionalmente.
31) RECIDIVA, ABITUALITÀ, PROFESSIONALITÀ E TENDENZA A
DELINQUERE
Il delinquente è un soggetto che pone in essere atti anti sociali, tali da configurare
come reato secondo la legge penale. Non è da ritenersi delinquente un qualsiasi reo,
ma soltanto il reo che commette un delitto contro la persona, contro la proprietà
pubblica o privata, contro il buon costume.
- RECIDIVA
Per recidiva si intende la ripetizione di un reato da parte di chi è stato in precedenza
condannato con sentenza irrevocabile. Chi, dopo essere stato condannato per un
delitto doloso, ne commette un altro, può essere sottoposto ad un aumento di un terzo
o della metà (a seconda dei casi) della pena da infliggere per il nuovo delitto doloso.
Un recidivo può essere tale perché commette reati della stessa indole, cioè reati che
violano una stessa disposizione di legge oppure che presentano dei caratteri
fondamentali comuni, pur essendo disciplinati da leggi diverse.
- ABITUALITÀ
È dichiarato delinquente abituale chi, dopo essere stato condannato alla reclusione in
misura superiore complessivamente a cinque anni per tre delitti non colposi, della
stessa indole, commessi entro dieci anni, e non contestualmente, riporta un'altra
condanna per un delitto non colposo, della stessa indole, e commesso entro dieci anni
successivi all'ultimo dei delitti precedenti.
- PROFESSIONALITÀ
Per delinquente professionale si considera un tipo particolare di delinquente abituale,
portatore di una più deplorevole forma di abitualità criminosa. Non è necessario per
la configurazione della professionalità che il reo sia stato già dichiarato delinquente
abituale, ma è necessario che i rati realizzati dal reo gli forniscano una fonte stabile di
mantenimento. Tale situazione si configura per chi vive sfruttando la prostituzione, o
di truffe, ricettazioni e altri reati contro il patrimonio. Dunque il delinquente
professionale trae da vivere dai frutti dei delitti.
- TENDENZA A DELINQUERE
Il delinquente per tendenza è una persona che rivela una speciale inclinazione al
delitto, che trovi sua causa nell’indole particolarmente malvagia del colpevole. Non è
necessario che il delinquente sia recidivo, abituale o professionale per essere ritenuto
un delinquente per tendenza.

Oltre agli aumenti di pena stabiliti per la recidiva e i particolari effetti indicati da altre
disposizioni di legge, la dichiarazione di abitualità o di professionalità nel reato o di
tendenza a delinquere importa l'applicazione di misure di sicurezza.

32)DIRITTO DI QUERELA
La querela è un atto proposto mediante dichiarazione nella quale, personalmente o a
mezzo di procuratore speciale, si manifesta la volontà che si proceda in ordine a un
fatto previsto dalla legge come reato (= denuncia). Ogni persona offesa da un reato
per cui non si debba procedere d’ufficio ha diritto di querela.
Per i minori di quattordici anni e per gli incapaci di intendere o di volere il diritto di
querela è esercitato da genitore/tutore.
I minori tra i quattordici e i diciotto anni e gli inabilitati possono esercitare questo
diritto autonomamente; anche il genitore/tutore può esercitare questo diritto in loro
vece. La rinuncia alla facoltà di esercitare il diritto di querela, fatta dal genitore o dal
tutore o dal curatore, non priva il minore, che ha compiuto gli anni quattordici, o
l'inabilitato, del diritto di proporre querela.

33)ESTINZIONE DEL REATO


La morte del reo, avvenuta prima della condanna, estingue il reato. Altri istituti, per
quanto riguarda il DELITTO, sono:
• Amnistia: è un istituto giuridico grazie a cui si estingue il reato e, se c’è stata una
condanna, fa cessare l’esecuzione della condanna e le pene accessorie. Mediante
l’amnistia lo stato rinuncia all’applicazione della pena. Tuttavia questa non si applica
ai recidivi, ai delinquenti abituali, ai delinquenti professionali e ai delinquenti per
tendenza, salvo che il decreto disponga diversamente. Se la querela è stata proposta
da più persone, il reato non si estingue se non interviene la remissione di tutti i
querelanti.
• Remissione: indica il ritiro della querela da parte della persona offesa nei
confronti del querelato. Anche questo istituto estingue il reato, e può essere:
◦ Processuale, cioè fatta in sede di processo, nel corso del giudizio ed effettuata
con le stesse forme della rinuncia espressa alla querela
◦ Extraprocessuale: in questo secondo caso la remissione è espressa o tacita;
quest’ultima può essere desunta dall’adozione di fatti incompatibili con la volontà di
persistere nella querela.
La remissione può essere rifiutata dal querelato (es. giornalista querelato da un
politico; poi il politico la ritira; il giornalista può rifiutarla e andare comunque al
processo per dimostrare di non aver scritto falsità ma verità). L’istituto della
remissione non opera nei confronti delle querele riguardanti i casi di violenza
sessuale o atti sessuali con minorenni, che rimangono irrevocabili.
• Prescrizione: la prescrizione estingue il reato decorso il tempo massimo entro cui
la persona offesa può presentare querela. La persona offesa dal reato ha tre mesi di
tempo per presentarla (nella maggior parte dei casi si parla di 7 anni). Il termine
stabilito dal codice penale va calcolato dal giorno in cui la persona offesa dal reato ha
avuto notizia del fatto stesso o dal giorno in cui viene commesso il reato.
Il termine per proporre la querela è comunque modificato in alcuni casi:
◦ Viene raddoppiato a sei mesi nel caso in cui il fatto concerna reati contro la
libertà sessuale; - Viene aumentato a quattro anni se si tratta di contravvenzione; -
Viene aumentato a sei anni se si tratta di delitto.
◦ Decorre, se il querelato commette determinati reati di matrice sessuale nei
confronti di un minorenne, dal compimento del diciottesimo anno di età della persona
offesa.

34) Sospensione della prescrizione


Il corso di prescrizione può essere sospeso al verificarsi di determinati eventi:
a. Se una particolare disposizione di legge impone la sospensione del procedimento
o del processo penale o dei termini di custodia cautelare;
b. Se c’è l’autorizzazione a procedere e il deferimento della questione ad altro
giudizio;
c. Se c’è un impedimento delle parti e dei difensori o una richiesta dell’imputato o
del suo difensore – es. l’imputato si fa rilasciare un certificato medico nel caso in cui
non possa partecipare al processo per problemi fisici, ma dal momento in cui lui
chiede il rinvio, questo periodo viene congelato.
In ogni caso, la prescrizione inizia nuovamente a decorrere dal giorno in cui cessa la
causa della sospensione.

35)OMICIDIO DOLOSO
Chiunque cagiona, volontariamente, la morte di un uomo è punito con la reclusione
non inferiore a 21 anni.
Si applica la pena dell’ergastolo quando:
• C’è aggravante teleologica, ossia è stato commesso il reato – in questo caso
l’omicidio – per:
◦ Eseguire un reato-fine (è il caso di un omicidio compiuto per derubare la vittima);
◦ Occultarne un altro (per esempio, la distruzione del cadavere di una vittima);
• Il fatto è commesso dal latitante;
• L’omicidio è commesso nell’atto di compiere violenza sessuale, maltrattamenti,
stalking;

36) violenza sessuale o di gruppo


Uno dei più importanti reati contro la libertà sessuale è la violenza sessuale, secondo
cui chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno
a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. In
questo caso si parla di violenza per costrizione. Il consenso deve perdurare per tutto
l’intero rapporto, altrimenti si parla di stupro.
Si parla di violenza sessuale anche nel caso in cui il rapporto sessuale sia ottenuto
mediante induzione, cioè quando il soggetto agente sfrutta e strumentalizza le
condizioni di menomazione o comunque di difficoltà della vittima, che finisce per
soggiacere alla volontà dell’agente, compiendo o subendo atti sessuali ai quali,
diversamente, non avrebbe acconsentito.
La violenza sessuale può anche essere esercitata in gruppo.
Perché si abbia violenza sessuale di gruppo occorre:
• Che almeno due o più persone riunite partecipino ad atti di violenza sessuale,
cioè concorrano nel costringere o nell’indurre un soggetto non consenziente a
compiere o subire atti sessuali;
• Essere necessariamente consapevoli dell’altrui contributo alla realizzazione del
reato;
• Che vi sia la simultanea ed effettiva presenza fisica di tutti i correi nel luogo e nel
momento in cui la violenza viene consumata.

37)DISCIPLINA DELLA PROSTITUZIONE


Secondo la Legge Merlin (legge 75/1958), la prostituzione non è un reato, ma solo se
questa viene svolta in privato o nella propria abitazione.
Il reato sussiste nel caso in cui un soggetto abbia la proprietà o comunque controlli,
diriga o amministri una casa di meretricio. La medesima pena è prevista per chi
concede in locazione immobili destinati all’esercizio della prostituzione o per il
titolare di un albergo che tolleri abitualmente la presenza di una o più persone che vi
esercitino prostituzione – è quindi un reato l’esercizio in un luogo pubblico.

38) SEGRETO PROFESSIONALE


Tutti gli iscritti all’albo sono gravati dall’obbligo di rispettare il segreto professionale
su quanto hanno conosciuto per ragione della loro professione, in qualsiasi regime
essa sia esercitata.
- La rivelazione del segreto professionale, cioè di quelle notizie segrete apprese per
ragione della propria professione, oppure la loro utilizzazione a profitto proprio o
altrui, è punita con la reclusione fino ad un anno o con una multa.
- La rivelazione del segreto di ufficio è un delitto contro la pubblica
amministrazione punito con la reclusione, che si applica solo ai pubblici ufficiali e
agli incaricati di pubblico servizio. Consiste nella rivelazione di notizie segrete, oltre
che nell’agevolarne la conoscenza, ma ciò che muta dalla rivelazione del segreto
professionale è l’oggetto materiale della condotta stessa, cioè il tipo di notizia
rivelata.

39)LAVORO ALL’ESTERNO
Può essere assegnato al lavoro all’esterno solo il detenuto che dimostra responsabilità
e che ha una buona condotta. Per i soggetti sottoposti al regime del 4-bis,
l’assegnazione al lavoro all'esterno può essere disposta dopo l'espiazione di almeno
un terzo della pena e, comunque, di non oltre cinque anni. Nei confronti dei
condannati all'ergastolo l'assegnazione può avvenire dopo l'espiazione di almeno
dieci anni.
I detenuti che svolgono il lavoro all’esterno sono avviati a prestare il loro lavoro
senza scorta, a meno che questa non sia necessaria per motivi di sicurezza. Quando si
tratta di imprese private, il lavoro deve svolgersi sotto il diretto controllo della
direzione dello istituto a cui il detenuto o l'internato è assegnato, la quale può
avvalersi a tal fine del personale dipendente e del servizio sociale.

REGIME DEL 14-BIS: REGIME DI SORVEGLIANZA PARTICOLARE


Questo regime viene anche chiamato regime di sorveglianza particolare. In questo
caso, il soggetto viene trattato diversamente rispetto agli altri carcerati in quanto
ritenuto pericoloso (indipendentemente dal reato commesso), e dunque vi sono
restrizioni relative al suo trattamento e ai suoi diritti per la sicurezza penitenziaria.
Il regime non dovrebbe superare i sei mesi: tuttavia, se passato questo tempo il
soggetto continua a mostrare elementi di pericolosità, il regime viene prorogato di tre
mesi in tre mesi.
Esistono dei presupposti particolari per quanto riguarda il regime del 14-bis:
• Il soggetto, con i suoi comportamenti, è in grado di compromettere la sicurezza
dell’istituto.
• Il soggetto, con violenza o minaccia, dimostra di impedire il normale svolgimento
della vita quotidiana degli altri carcerati (es. nell’ora d’aria è violento con gli altri).
• Il soggetto mette in stato di soggezione gli altri detenuti.
Si può essere sottoposti a regime di sorveglianza particolare fin dal momento
dell’ingresso in istituto, sulla base di precedenti comportamenti tenuti in istituti
penitenziari o di comportamenti tenuti in stato di libertà.

REGIME DEL 4-BIS: DIVIETI DI CONCESSIONE DI BENEFICI PENITENZIARI


Il regime del 4-bis riguarda soggetti condannati per delitti commessi con finalità di
terrorismo, delitti nell’ambito della pornografia, reati attribuiti a grandi associazioni
criminali. Il regime impedisce a questi soggetti i benefici penitenziari, come
l’assegnazione al lavoro all’esterno, i permessi premio e le misure alternative alla
detenzione.
Questo viene attuato non perché si tema che questi siano pericolosi, ma per evitare
che i soggetti abbiano contatti con gli alleati che si trovano al di fuori del carcere,
impedendo in questo modo che gli ordini fuoriescano dalla struttura carceraria.
I detenuti per tali reati possono accedere ai benefici – esclusa la liberazione anticipata
– solo se collaborano con la giustizia. Questi hanno la possibilità di collaborare con la
giustizia solo nei primi 180 giorni, altrimenti le dichiarazioni non sono considerate
valide, per evitare che i detenuti inventino fatti e situazioni con l’unico scopo di
ottenere dei benefici.

MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE IN CARCERE


Sono considerate misure alternative alla detenzione in carcere quelle misure che
consentono di espiare la pena con modalità diverse dall’esecuzione in un istituto
penitenziario
AFFIDAMENTO IN PROVA AL SERVIZIO SOCIALE
Se la pena detentiva inflitta non supera tre anni – o se restano solamente più tre anni
da scontare – il condannato può essere affidato al servizio sociale fuori dell'istituto
per un periodo uguale a quello della pena da scontare. Il provvedimento è adottato
sulla base dei risultati dell’osservazione della personalità, condotta collegialmente per
almeno un mese in istituto.

Terminato il periodo di affidamento, il tribunale di sorveglianza valuta positivamente


o negativamente la condotta tenuta dall’affidato.
• Esito positivo: se il tribunale di sorveglianza valuta il periodo di prova
positivamente, dichiara l’estinzione della pena detentiva e di ogni altro effetto penale
• Esito negativo: se il tribunale di sorveglianza valuta il periodo di prova
negativamente, questo deve determinare la durata della residua pena da scontare.
DETENZIONE DOMICILIARE ORDINARIA
Le pene della reclusione e dell’arresto possono essere espiate nella propria abitazione
o in un altro luogo di cura, assistenza od accoglienza, nel caso di quattro ipotesi:
- La misura alternativa alla detenzione può essere concessa al condannato alla pena
della reclusione o dell’arresto non superiore a quattro anni – anche se costituente
parte residua di maggior pena.
- La detenzione domiciliare è ammessa per espiare la pena della reclusione per
qualunque reato, ad eccezione dei più gravi (come reati sessuali, reati di stampo
mafioso o terroristico, reati su minori), quando si tratta di una persona che abbia
compiuto i settanta anni di età;
- La detenzione domiciliare può essere applicata se la pena detentiva non supera i due
anni, anche se pena residua, quando non ricorrono i presupposti per l’affidamento in
prova e quando la detenzione domiciliare è idonea ad evitare il pericolo che il
condannato commetta altri reati. Questa misura non può essere applicata per i
condannati per i reati del 4-bis.
- La detenzione domiciliare può essere applicata anche se la pena supera i quattro
anni quando potrebbe essere disposto il rinvio, obbligatorio o facoltativo,
dell’esecuzione della pena, stabilendo un termine di durata alla detenzione
domiciliare.

Il soggetto viene inoltre dotato di braccialetto elettronico, un dispositivo che permette


di monitorare la presenza del soggetto nel luogo esterno al carcere in cui è detenuto.

SEMILIBERTÀ
Il regime di semilibertà consiste nella concessione del condannato a trascorrere parte
del giorno fuori dall’istituto per partecipare ad attività lavorative, istruttive o
comunque utili al reinserimento sociale. I condannati e gli internati ammessi al
regime di semilibertà sono assegnati in appositi istituti ordinari, diversi dal carcere, e
indossano abiti civili. Lo stato detentivo continua a permanere, anche se
giornalmente intervallato da contatti con l’ambiente esterno. L'ammissione al regime
di semilibertà è disposta in relazione ai progressi compiuti nel corso del trattamento,
quando vi sono le condizioni per un graduale reinserimento del soggetto nella società.

LIBERAZIONE CONDIZIONALE
La liberazione condizionale è un istituto che sospende l’esecuzione della pena per un
certo periodo di tempo, trascorso il quale la pena si estingue se il condannato non
commette un altro reato.

Potrebbero piacerti anche