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2) concorso formale
fa riferimento a chi commette più reati con una sola azione/omissione – senza l’art 81
si prenderebbero il reato a, il reato b, il reato c, etc. e si punirebbe la persona per tutti
i reati; con l’art 81 si prende la legge penale più grave violata e si opera all’aumento
fino al triplo della pena.
Quando si crea una situazione in cui si voleva offendere una persona ma è cagionata
offesa ad un’altra diversa (volevo ferire x ma ferisco y per uno sbaglio di persona), il
colpevole risponde come se avesse commesso il reato in danno della persona che
voleva offendere. Tuttavia le circostanze aggravanti che riguardano le condizioni o la
qualità della persona offesa o i rapporti tra offeso e colpevole non vengono poste a
carico dell’agente
3) Recidiva
Nel nostro ordinamento si ha recidiva quando un soggetto, dopo essere stato
condannato per un delitto non colposo, ne commette un altro. La relativa disciplina,
che prevede l'applicazione di aumenti di pena per il recidivo, è contenuta nell'articolo
99 del codice penale.
Le ipotesi di recidiva contemplate nel nostro ordinamento sono tre: semplice,
aggravata e reiterata.
1) La recidiva semplice è quella contemplata dal comma 1 dell'articolo 99, che si ha
quando il reo è tornato a delinquere commettendo un delitto non colposo di diversa
indole rispetto a quello per il quale era stato condannato.
2) recidiva aggravata, se il nuovo delitto non colposo:
- è della stessa indole di quello per il quale è già intervenuta condanna (cd. recidiva
specifica),
- è stato commesso nei cinque anni dalla condanna precedente (cd. recidiva
infraquinquennale)
- è stato commesso durante o dopo l'esecuzione della pena o durante il tempo in cui il
condannato si sottrae volontariamente all'esecuzione della pena.
3) La recidiva reiterata è quella che si verifica quando un soggetto, già recidivo,
commette un ulteriore delitto non colposo
4) omissione di soccorso?
L'omissione di soccorso punisce sia l'omesso soccorso di un soggetto incapace, sia
quello di una persona che si trovi in pericolo. Si ha un'omissione di soccorso di
incapace, ai sensi del comma 1, quando un soggetto non dia, volontariamente ed
immediatamente, avviso all'Autorità di aver trovato, abbandonato o smarrito, un
soggetto di età inferiore ai dieci anni o un'altra persona incapace di provvedere a se
stessa, che sia in uno stato di pericolo. Ai sensi del comma 2, inoltre, realizza
un'omissione di soccorso anche chi, nel trovare un corpo umano che sia o, comunque,
sembri inanimato, oppure una persona ferita o in pericolo, non presti l'assistenza
necessaria o non ne dia immediato avviso all'Autorità.
Ai sensi dell'ultimo comma, il reato di omissione di soccorso risulta aggravato
qualora, dalla condotta omissiva, derivi la lesione personale o la morte non voluta
della persona rinvenuta.
5)definizione di reato.
Il reato viene definito come “ogni fatto al quale l’ordinamento giuridico ricongiunge
come conseguenza una pena criminale”.
Tutti i reati sono costituiti da un elemento oggettivo ed un elemento soggettivo.
Elementi del reato:
L’elemento oggettivo normalmente è costituito da tre componenti:
- la condotta;La condotta si sostanzia in un’azione o in un’omissione tipizzati dalla
norma che disciplina il reato.
- l’evento; l’evento è l’effetto naturale della condotta umana rilevante per il diritto.
Esso, inoltre, non sempre è necessario poichè la legge prevede anche reati privi di
evento (detti di pura condotta).
- il rapporto di causalità; Affinché sussista il rapporto di causalità (art. 40 c.p.), infine,
è necessario che la condotta abbia determinato l’evento.
In linea generale l’elemento soggettivo del reato (artt. 42 e 43 c.p.) si sostanzia nella
volontà giuridica di delinquere.
L’elemento soggettivo può essere costituito dal dolo, dalla colpa o dalla
preterintenzione.
1) Il dolo si ha quando un soggetto compie un'azione o un'omissione che rappresenta
un reato con la consapevolezza di commettere l'illecito.
Si pensi, ad esempio, all'omicidio doloso, che si configura quando un soggetto
cagiona la morte di un uomo intenzionalmente e con il preciso obiettivo di porre fine
alla vita altrui.
2)La colpa, invece, quando il fatto che integra reato è commesso da un soggetto per
negligenza, imprudenza, imperizia o inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o
discipline. Manca, in sostanza, l'intenzionalità, mentre a nulla rileva la circostanza
che l'evento sia stato o meno previsto.
Si pensi, ad esempio, all'omicidio colposo cagionato dal chirurgo che abbia compiuto
un operazione con imperizia.
3) Per definire la preterintenzione, si verifica quando un soggetto pone in essere una
condotta con l'intenzione di compiere un determinato reato, ma, nei fatti, il reato che
si verifica è differente rispetto a quello voluto.
6) reato tentato-continuato
stabilisce che sussiste reato continuato quando un soggetto, con più di azioni e/o
omissioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, commette (anche in tempi
diversi) diverse violazioni della stessa norma o di diversa disposizione della legge
penale.
I requisiti del reato continuato sono:
- pluralità di azioni e/o omissioni,
- medesimo disegno criminoso,
- pluralità di violazioni della stessa norma o di diversa disposizione della legge
penale.
8)legittima difesa
Nell’ordinamento giuridico italiano la legittima difesa è una causa di giustificazione,
una sorta di “autotutela” se si dovesse verificare un pericolo imminente, per sé o per
altri, dal quale ci si deve difendere e non ci sia la possibilità di rivolgersi all’autorità
pubblica per ragioni di tempo e di luogo.
- 2 soggetti, A offensore, e B chi si difende.
- I presupposti essenziali della legittima difesa sono costituiti da un’aggressione
ingiusta e da una reazione legittima; mentre la prima deve concretarsi in un pericolo
attuale di un’offesa che, se non neutralizzata tempestivamente, sfocia nella lesione del
diritto, la seconda deve inerire alla necessità di difendersi, alla inevitabilità del pericolo
ed alla proporzione tra difesa ed offesa
- Legittima, quindi, è anche la difesa di un diritto altrui (intendendosi per «altrui» anche
uno sconosciuto), es. difesa altruistica.
12)la specialità
Il principio di specialità presuppone che tra due norme esista un rapporto da genere a
specie e comporta in tal caso la priorità della norma speciale su quella generale.
Per speciale si intende quella norma che contiene tutti gli elementi compresi nella
fattispecie generale, più ulteriori elementi specifici; tra le due norme deve esistere un
rapporto tale che, se mancasse la norma speciale, la fattispecie sarebbe ricompresa
nella norma generale.
15) pedopornografia
Per materiale pornografico si intende la rappresentazione fotografica o
cinematografica che implichi la partecipazione di un minore a scene o contesti a
sfondo sessuale, escludendosi tuttavia la rilevanza della mera rappresentazione della
nudità in se e per sé considerata, ovvero senza attinenza alla sfera sessuale.
- Il primo comma sanziona penalmente lo sfruttamento sessuale del minorenne in
chiave pornografica e l'induzione attuata nei confronti del minore per prendervi parte,
reclutare e ricavarne profitto. Il reato si consuma nel momento dell'esibizione del
minore, senza che assuma alcuna rilevanza la produzione del materiale pornografico.
- Il secondo comma punisce invece il commercio del materiale pornografico, in cui il
momento consumativo coincide con il raggiungimento di un quantitativo di materiale
venduto tale da potersi descrivere come un vero e proprio commercio.
- Al terzo comma si disciplina la diffusione di materiale pedopornografico.
18)misure di sicurezza
Le misure di sicurezza sono dei provvedimenti presi nei confronti di soggetti che
hanno commesso un fatto previsto dalla legge come reato e sono considerati
socialmente pericolosi. Queste misure possono affiancarsi o sostituirsi alla pena
principale.
Non si può essere sottoposti a misure di sicurezza se queste non sono espressamente
stabilite dalla legge.
Le misure di sicurezza possono essere personali, e quindi limitano la libertà personale
del soggetto, oppure patrimoniali, e dunque incidono solo sul patrimonio del
soggetto.
• Le misure personali, a loro volta, si distinguono in misure detentive e misure non
detentive.
• Sono misure di sicurezza detentive:
◦ L'assegnazione a una colonia agricola o ad una casa di lavoro;
◦ Il ricovero in un riformatorio giudiziario;
• Sono misure di sicurezza non detentive:
◦ Il divieto di soggiorno in uno o più comuni, o in una o più province;
◦ Il divieto di frequentare osterie e pubblici spacci di bevande alcooliche;
◦ L'espulsione dello straniero dallo Stato;
◦ La libertà vigilata
19)Percosse
Il bene giuridico protetto nel reato di percosse è l'incolumità individuale, ossia
l'integrità fisica della persona contro qualsiasi aggressione che si traduce in una
violenza sul corpo. Al fine di ottenere la configurazione del reato di percosse, oggetto
del fatto dovrà essere il percuotere un individuo, ovvero colpirlo o esercitare qualsiasi
forma di violenza sul suo corpo.
La lesione personale è considerata grave, e si applica la reclusione da tre a sette anni:
- se dal fatto deriva una malattia che metta in pericolo la vita della persona offesa,
ovvero una malattia o un'incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un
tempo superiore ai quaranta giorni;
- se il fatto produce l'indebolimento permanente di un senso o di un organo.
La lesione personale è considerata gravissima, e si applica la reclusione da sei a
dodici anni, se dal fatto deriva:
- una malattia certamente o probabilmente insanabile;
- la perdita di un senso;
- la perdita di un arto, o una mutilazione che renda l'arto inservibile, ovvero la perdita
dell'uso di un organo o della capacità di procreare;
- la deformazione, ovvero lo sfregio permanente del viso.
20)pene accessorie
Pene che seguono a determinate condanne penali come l'interdizione dai pubblici
uffici o la decadenza dalla responsabilità genitoriale
Sono le pene che seguono alla condanna penale. Hanno un carattere affittivo e
fortemente limitativo dei diritti costituzionalmente garantiti.
Generalmente vengono applicate automaticamente e costituiscono uno degli effetti
della condanna.
L’art. 19 del c.p. prevede n. 7 pene accessorie che si comminano ai soli delitti e sono:
a) interdizione dai pubblici uffici (art. 28 c.p.): il condannato viene privato del diritto
di elettorato attivo e passivo e di ogni altro diritto politico, da ogni pubblico ufficio e
di ogni incarico. Può essere temporanea (ha una durata non inferiore a un anno né
superiore a cinque anni) o perpetua (consegue alla pena dell’ergastolo e alla
reclusione non inferiore a cinque anni);
b) interdizione da una professione o da un’arte (art. 30 c.p.): consiste nella perdita
della capacità di esercitare, per tutto il tempo dell’interdizione, una professione o
un’arte per cui è necessario uno speciale permesso o abilitazione.
c) interdizione legale (art. 32 c.p.): è la pena accessoria per i delitti di maggiore
gravità che priva il condannato della capacità di agire. tale misura priva anche della
capacità genitoriale. E’ automatica con la condanna alla pena dell’ergastolo e della
reclusione non inferiore a cinque anni.
d) decadenza dalla responsabilità genitoriale (art. 34 c.p.): comporta la decadenza
dalla potestà dei genitori nonché di ogni altro diritto sui figli che spetta al genitore.
Viene prevista automaticamente con la pena dell’ergastolo e con quella della
reclusione per un periodo di tempo non inferiore a cinque anni.
- Aspetto oggettivo -> il reato nella sua configurazione non deve essere tale da
suscitare una particolare riprovazione morale. Es reato che viene condannato con
l’aggravante.
- In merito ai limiti di natura soggettiva, il vincolo è rappresentato dalla prognosi
circa la gravità o meno del reato commesso. Il giudice potrà applicare il beneficio
solo quando ritenga che l'imputato abbia commesso un reato non particolarmente
grave, che non sia incline alla sua reiterazione e che il medesimo soggetto non sia
considerato socialmente pericoloso, tale da essere sottoposto a misura di sicurezza.
individualizzazione del trattamento
25)scriminanti
Si è in presenza di un reato laddove manchino cause di giustificazione o scriminante.
Il principio di proporzionalità è importantissimo per chiarire le cause di
giustificazione (= io faccio qualcosa se questo qualcosa è parametrato rispetto a
quello che io intendo evitare; es. sparare in caso di legittima difesa).
L’esercizio di un diritto o l’adempimento di un dovere imposto dalla legge o da un
ordine della pubblica autorità esclude la punibilità della persona (es. carabiniere che
effettua l’arresto e priva della sua libertà personale il rapinatore; questo sarebbe
sequestro di persona, ma non lo è in quanto il soggetto ha agito sulla base di un
ordine legittimo/adempimento di un dovere – la situazione cambia se a farlo è un
cittadino comune).
Se un fatto che costituisce un reato è stato commesso per ordine di un’autorità, a
rispondere del reato è sia colui che ha dato l’ordine, sia chi ha obbedito commettendo
il fatto (es. marinai che vedono due persone affogare: se il superiore vieta all’altro
marinaio di intervenire, sono condannabili sia i marinai, perché il fatto di aver
obbedito ad un ordine non è considerato giustificabile, sia il superiore che ha dato
l’ordine).
Non è punibile chi esegue l’ordine illegittimo quando la legge non gli consente alcun
sindacato sulla legittimità dell’ordine.
26)la colpa (negligenza, imprudenza,imperizia)
La colpa può verificarsi sulla base di tre elementi:
1. Negligenza: omesso compimento di un'azione doverosa, come la mancanza di
impegno, di attenzione, d'interessamento nel compimento dei proprî doveri,
nell'espletamento delle mansioni affidate (es. il chirurgo, per fretta, omette i vari
controlli preventivi e determina così il decesso del paziente).
2. Imprudenza: mancanza di prudenza; atteggiamento di chi, per sventatezza, per
eccessiva audacia, per trasgressione delle norme dettate dalla ragione o
dall'esperienza, agisce in modo da mettere in pericolo sé stesso o altri o comunque
non valuta sufficientemente le possibili conseguenze dannose dei propri atti (es.
guido veloce e investo una persona).
3. Imperizia: mancanza di abilità e di esperienza, soprattutto nelle cose che
riguardano la propria professione (es. operazione chirurgica: il chirurgo alle prime
armi opera e determina il decesso del paziente e risponderà per omicidio colposo
dovuto all’imperizia dello stesso – perché non aveva sufficiente approfondimenti e
conoscenze per effettuare quest’operazione).
27)permessi premio
I permessi premio sono riservati ai condannati che hanno tenuto regolare condotta e
che non risultano "socialmente pericolose". La condotta dei condannati si considera
regolare quando i soggetti, durante la detenzione, hanno manifestato costante senso di
responsabilità e correttezza nel comportamento personale, nelle attività organizzate
negli istituti e nelle eventuali attività lavorative o culturali.
Il magistrato di sorveglianza può concedere permessi premio di durata non superiore
ogni volta a quindici giorni, per consentire di coltivare interessi affettivi, culturali o di
lavoro. La durata dei permessi non può superare complessivamente quarantacinque
giorni in ciascun anno di espiazione.
Per i condannati minorenni, invece, la durata dei permessi premio non può superare
ogni volta i venti giorni e la durata complessiva non può eccedere i sessanta giorni in
ciascun anno di espiazione.
➢ Permessi di necessità
Mentre i permessi premio hanno carattere premiale e sono riservati ai condannati, i
permessi di necessità sono privi di premialità e sono concessi anche agli imputati e
agli internati.
I permessi di necessità possono essere concessi dal magistrato di sorveglianza nel
caso di imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente. Analoghi
permessi possono essere concessi eccezionalmente per eventi familiari di particolare
gravità. Il permesso è concesso anche agli imputati, durante il procedimento di
primo grado. Il detenuto che non rientra in istituto allo scadere del permesso senza
giustificato motivo.
28)circostanze oggettive e soggettive
Le circostanze, inoltre, possono essere:
• Circostanze oggettive: fanno riferimento alla natura, alla specie, ai mezzi,
all’oggetto, al tempo, alla gravità del danno o del pericolo, alle condizioni/qualità
personali dell’offeso es. delitti che riguardano il patrimonio; es. sevizie/crudeltà
verso le altre persone.
• Circostanze soggettive: fanno riferimento all’agente, quindi all’intensità del dolo
o della colpa, alle condizioni e qualità personali del colpevole, ai rapporti tra il
colpevole e l’offeso e alle condizioni inerenti al colpevole es.
delitti di abuso di autorità – come tra datore di lavoro e dipendente.
29)imputabilitá
È imputabile solo chi è capace di intendere e di volere.
Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato se, nel
momento in cui lo ha commesso, non era in grado di intendere e di volere – ma viene
comunque portato in apposite strutture.
Se una persona mette altri soggetti nello stato di incapacità di intendere o di volere al
fine di fargli commettere un reato, risponde colui che ha cagionato lo stato di
incapacità. Questo, però, non si applica a chi si è messo autonomamente in stato di
incapacità di intendere o di volere e ha commesso un reato.
Il codice penale riconosce il vizio totale di mente e il vizio parziale di mente.
• Vizio totale di mente: non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il
fatto, era, per infermità, in un tale stato di mente da escludere la capacità d'intendere
o di volere.
• Vizio parziale di mente: chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, era, per
infermità, in uno stato di mente grave ma che non esclude totalmente la capacità
d'intendere o di volere, risponde del reato commesso, ma la pena è diminuita.
I vizi totali/parziali di mente vanno distinti:
• Dagli stati emotivi o passionali: gli stati emotivi o passionali non escludono né
diminuiscono l’imputabilità
• Dall’ubriachezza o l’essere sotto effetto di sostanze stupefacenti: agli effetti della
legge penale, è considerato ubriaco abituale chi è dedito all'uso di bevande alcooliche
e in stato frequente di ubriachezza. Si può essere imputabili oppure non imputabili:
- Non imputabile non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto,
non aveva la capacità d'intendere o di volere, a causa di piena ubriachezza derivata da
caso fortuito o da forza maggiore (es. sto morendo di sete e l’unica bottiglia
disponibile è di alcool). Se l'ubriachezza non era piena, ma era tuttavia tale da
scemare grandemente, senza escludere la capacità d'intendere o di volere, la pena è
diminuita.
Infine si parla di cronica intossicazione di alcool o da sostanze stupefacenti: in questo
caso l’apparato psichico del soggetto è totalmente destrutturato, dunque questo non è
imputabile in quanto considerato incapace di intendere o di volere.
- Imputabile si parla un soggetto che si ubriaca/assume sostanze stupefacenti
intenzionalmente.
31) RECIDIVA, ABITUALITÀ, PROFESSIONALITÀ E TENDENZA A
DELINQUERE
Il delinquente è un soggetto che pone in essere atti anti sociali, tali da configurare
come reato secondo la legge penale. Non è da ritenersi delinquente un qualsiasi reo,
ma soltanto il reo che commette un delitto contro la persona, contro la proprietà
pubblica o privata, contro il buon costume.
- RECIDIVA
Per recidiva si intende la ripetizione di un reato da parte di chi è stato in precedenza
condannato con sentenza irrevocabile. Chi, dopo essere stato condannato per un
delitto doloso, ne commette un altro, può essere sottoposto ad un aumento di un terzo
o della metà (a seconda dei casi) della pena da infliggere per il nuovo delitto doloso.
Un recidivo può essere tale perché commette reati della stessa indole, cioè reati che
violano una stessa disposizione di legge oppure che presentano dei caratteri
fondamentali comuni, pur essendo disciplinati da leggi diverse.
- ABITUALITÀ
È dichiarato delinquente abituale chi, dopo essere stato condannato alla reclusione in
misura superiore complessivamente a cinque anni per tre delitti non colposi, della
stessa indole, commessi entro dieci anni, e non contestualmente, riporta un'altra
condanna per un delitto non colposo, della stessa indole, e commesso entro dieci anni
successivi all'ultimo dei delitti precedenti.
- PROFESSIONALITÀ
Per delinquente professionale si considera un tipo particolare di delinquente abituale,
portatore di una più deplorevole forma di abitualità criminosa. Non è necessario per
la configurazione della professionalità che il reo sia stato già dichiarato delinquente
abituale, ma è necessario che i rati realizzati dal reo gli forniscano una fonte stabile di
mantenimento. Tale situazione si configura per chi vive sfruttando la prostituzione, o
di truffe, ricettazioni e altri reati contro il patrimonio. Dunque il delinquente
professionale trae da vivere dai frutti dei delitti.
- TENDENZA A DELINQUERE
Il delinquente per tendenza è una persona che rivela una speciale inclinazione al
delitto, che trovi sua causa nell’indole particolarmente malvagia del colpevole. Non è
necessario che il delinquente sia recidivo, abituale o professionale per essere ritenuto
un delinquente per tendenza.
Oltre agli aumenti di pena stabiliti per la recidiva e i particolari effetti indicati da altre
disposizioni di legge, la dichiarazione di abitualità o di professionalità nel reato o di
tendenza a delinquere importa l'applicazione di misure di sicurezza.
32)DIRITTO DI QUERELA
La querela è un atto proposto mediante dichiarazione nella quale, personalmente o a
mezzo di procuratore speciale, si manifesta la volontà che si proceda in ordine a un
fatto previsto dalla legge come reato (= denuncia). Ogni persona offesa da un reato
per cui non si debba procedere d’ufficio ha diritto di querela.
Per i minori di quattordici anni e per gli incapaci di intendere o di volere il diritto di
querela è esercitato da genitore/tutore.
I minori tra i quattordici e i diciotto anni e gli inabilitati possono esercitare questo
diritto autonomamente; anche il genitore/tutore può esercitare questo diritto in loro
vece. La rinuncia alla facoltà di esercitare il diritto di querela, fatta dal genitore o dal
tutore o dal curatore, non priva il minore, che ha compiuto gli anni quattordici, o
l'inabilitato, del diritto di proporre querela.
35)OMICIDIO DOLOSO
Chiunque cagiona, volontariamente, la morte di un uomo è punito con la reclusione
non inferiore a 21 anni.
Si applica la pena dell’ergastolo quando:
• C’è aggravante teleologica, ossia è stato commesso il reato – in questo caso
l’omicidio – per:
◦ Eseguire un reato-fine (è il caso di un omicidio compiuto per derubare la vittima);
◦ Occultarne un altro (per esempio, la distruzione del cadavere di una vittima);
• Il fatto è commesso dal latitante;
• L’omicidio è commesso nell’atto di compiere violenza sessuale, maltrattamenti,
stalking;
39)LAVORO ALL’ESTERNO
Può essere assegnato al lavoro all’esterno solo il detenuto che dimostra responsabilità
e che ha una buona condotta. Per i soggetti sottoposti al regime del 4-bis,
l’assegnazione al lavoro all'esterno può essere disposta dopo l'espiazione di almeno
un terzo della pena e, comunque, di non oltre cinque anni. Nei confronti dei
condannati all'ergastolo l'assegnazione può avvenire dopo l'espiazione di almeno
dieci anni.
I detenuti che svolgono il lavoro all’esterno sono avviati a prestare il loro lavoro
senza scorta, a meno che questa non sia necessaria per motivi di sicurezza. Quando si
tratta di imprese private, il lavoro deve svolgersi sotto il diretto controllo della
direzione dello istituto a cui il detenuto o l'internato è assegnato, la quale può
avvalersi a tal fine del personale dipendente e del servizio sociale.
SEMILIBERTÀ
Il regime di semilibertà consiste nella concessione del condannato a trascorrere parte
del giorno fuori dall’istituto per partecipare ad attività lavorative, istruttive o
comunque utili al reinserimento sociale. I condannati e gli internati ammessi al
regime di semilibertà sono assegnati in appositi istituti ordinari, diversi dal carcere, e
indossano abiti civili. Lo stato detentivo continua a permanere, anche se
giornalmente intervallato da contatti con l’ambiente esterno. L'ammissione al regime
di semilibertà è disposta in relazione ai progressi compiuti nel corso del trattamento,
quando vi sono le condizioni per un graduale reinserimento del soggetto nella società.
LIBERAZIONE CONDIZIONALE
La liberazione condizionale è un istituto che sospende l’esecuzione della pena per un
certo periodo di tempo, trascorso il quale la pena si estingue se il condannato non
commette un altro reato.