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Diritti della persona in sé e per sé

Il diritto alla vita

ART. 2

“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni
sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà
politica, economica e sociale.”

Pur non affermato esplicitamente a specificatamente dalla Costituzione, ma ricompreso tra i “diritti
inviolabili” dell’art. 2, nessun dubbio può sorgere circa la vita come diritto fondamentale: anzi, come il più
fondamentale dei diritti.

Il silenzio tenuto dalla Costituzione prova semplicemente che, in un ordinamento basato sulla dignità delle
persone, la vita come diritto non ha nemmeno bisogno di essere dichiarato formalmente.

La stessa cosa vale anche per il diritto a non essere sottoposti a maltrattamenti che intaccano l’integrità
fisica e morale della persona, come accade in ciò che denominiamo “tortura”.

La vita e l’incolumità della persona non sono negoziabili e lo Stato deve fare di tutto, fino all’ultimo, per
proteggere tutti.
ART. 2
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni
sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà
politica, economica e sociale.”

Il diritto alla salute e all’ambiente

Come è dovere della Repubblica proteggere la vita, così è dovere tutelare la salute.

Il diritto alla salute è un diritto individuale, “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell’individuo”, nel quale è presente anche l’interesse della collettività. In quanto diritto individuale, “agli
indigenti sono garantite le cure gratuite”; in quanto interesse collettivo, per disposizioni di legge si può
essere obbligati a sottoporsi a determinati trattamenti sanitari (es. vaccinazioni contro malattie infettive)
per difendere la salute di tutti.

Secondo le distinzioni iniziali, il diritto alla salute presenta aspetti multipli: è un diritto negativo, perché
implica il diritto a che la salute non sia messa in pericolo; è un diritto positivo, perché implica la pretesa a
ottenere pretese sanitarie; è un diritto che costa, perché richiede la mobilitazione di grandi risorse per
finanziare i servizi sanitari; è un diritto individuale e funzionale, perché riguarda l’interesse sia del singolo,
sia delle collettività in cui il singolo vive.

Secondo la Costituzione, pur essendo la salute un interesse anche collettivo, il titolare del diritto alla salute
è l’individuo, non la collettività o la società. Si deve sottolineare questo punto. Se il titolare fosse la
collettività, la sanità pubblica potrebbe giustificare la soppressione del diritto individuale.

La circostanza che la Costituzione preveda la possibilità d’imporre obbligatoriamente, per legge,


determinati trattamenti sanitari sottintende l’esistenza, in assenza d’imposizione, di un generale diritto di
non curarsi, cioè, nei casi estremi, il diritto di lasciarsi morire.

Al fine di adempiere i doveri nel campo della salute, nel 1978 è stato istituito il Servizio sanitario
nazionale, al quale spettano gli interventi per la cura delle malattie, la prevenzione, la riabilitazione, il
controllo delle condizioni sanitarie sui posti di lavoro, gli interventi a favore degli handicappati e degli
anziani, la medicina sportiva. Il Servizio sanitario nazionale è organizzato attraverso le Agenzie Sanitarie
Locali, enti di diritto pubblico che dipendono dalle Regioni, con personalità giuridica e dotati di autonomia
nell’organizzazione della propria attività.
ART. 13
“La libertà personale è inviolabile.

Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra
restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi
previsti dalla legge.”

“In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge l'autorità di pubblica
sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore
all'autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati
e restano privi di ogni effetto.”

“E` punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà;

La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.”

La libertà personale

L’art. 13 della Costituzione dichiara inviolabile la libertà personale.


La garanzia della libertà personale sta nel fatto che nessuno può essere detenuto, sottoposto a ispezione o
a perquisizione personale arbitrariamente. L’art. 13 si riferisce inoltre, con una clausola generale, a
“qualsiasi altra restrizione della libertà personale”. Con questa formula si protegge l’individuo non solo
nella sua dimensione fisica, ma anche in quella morale dall’intrusione nella sua psiche al di là della
possibilità di autocontrollo del soggetto, effettuata attraverso l’uso di sostane chimiche, o di mezzi ipnotici.
La disciplina dell’arresto. Perché l’arresto di una persona sia valido, cioè non arbitrario, occorre rispettare
due “riserve”, previste dal secondo comma dell’articolo 13 della Costituzione: una riserva di giurisdizione e
una riserva di legge. Infatti, l’ordine di arresto (o perquisizione, ecc.) può provenire:
- Solo da un provvedimento motivato di un giudice, che è un organo imparziale.
- Nei soli casi e modi previsti dalla legge, affinché sia affiata al legislatore la decisione su quali siano
le condotte dei cittadini che possono comportare la limitazione delle loro libertà.

Solo nei casi d’urgenza, quando cioè l’intervento del giudice sarebbe tardivo, è ammesso che le forze
dell’ordine (polizia, carabinieri, ecc.) agiscano di loro iniziativa. Questo può avvenire in due casi:
- Per l’arresto in “flagranza” di reato, cioè quando si è sorpresi a commettere un reato grave
- Quando occorra operare il fermo di indiziati, cioè persone nei cui confronti sussistano indizi di un
grave reato, e vi sia il motivato sospetto di fuga.
Tuttavia, tali provvedimenti sono solo provvisori, se non sono convalidati nelle successive 48 ore dal
giudice, si intendono revocati de sono privi di ogni effetto, con la conseguenza che il cittadino deve essere
rimesso in libertà.
La carcerazione, che è la principale limitazione della libertà personale collegata al processo penale, può
essere di due tipi: preventiva oppure successiva rispetto alla sentenza definitiva di condanna.
La carcerazione preventiva, precede l’accertamento della responsabilità penale compiuto con una sentenza
di condanna definitiva.
Essa può essere disposta del giuice solo quando, in presenza di gravi indizi di colpevolezza, si verifichi una
di queste tre esigenze:
- Evitare la fuga dell’imputato
- Impedire che approfitti della libertà per creare prove false
- Impedire la commissione di altri reati

Data la gravità delle conseguenze della carcerazione preventiva, essa può essere disposta solo dal giudice.
Essa oltre a ledere il diritto fondamentale del cittadino alla sua libertà, va contro la presunzione di non
colpevolezza (art. 27, comma 2, Cost.), secondo la quale fino alla condanna definitiva si è considerati non
colpevoli.

Principi costituzionali in tema di pene. Innanzitutto si deve ricordare il divieto di retroattività della legge in
materia pene e reati.
Il rispetto dovuto alla persona implica che chiunque, anche il peggiore criminale sottoposto a pena, sia
trattato nel rispetto del principio di umanità e gli sia comunque riconosciuta la possibilità di cambiare se
stesso e di ritornare alla vita sociale ordinaria.
Il fine della pena, secondo la Costituzione, non è dunque esclusivamente punitivo. Essa deve mirare anche
al recupero del reo per il suo reinserimento nella società, una volta terminato il periodo di espiazione.
Le pene di minore durata, inoltre, possono essere scontate fuori dal carcere, in detenzione domiciliare o ai
servizi sociali.
L’ergastolo. Quando si assume la dignità umana come base della convivenza, si deve credere che chiunque,
anche il peggiore criminale abbia la possibilità di cambiare sé stesso e ritornare alla vita sociale ordinaria.
Gli ergastolani che abbiano tenuto buona condotta per ventotto anni possono essere riammessi alla libertà
sotto la condizione di non commettere altri reati. Anche prima, dopo diciotto anni, possono ottenere la
“semilibertà” (cioè la possibilità di trascorrere parte della giornata fuori dal carcere), mentre dopo dieci
anni possono ottenere permessi premio, subordinatamente al “ravvedimento”.

La pena di morte. Questa è espressamente vietata dall’articolo 27, ultimo comma, della Costituzione.

Altre restrizioni della libertà sono le misure di sicurezza e le misure di prevenzione:


le misure di sicurezza, previste dall’articolo 25, si applicano a persone socialmente pericolose che abbiano
commesso un reato. Consistono in restrizioni della libertà (es. l’internamento in ospedali psichiatrici
giudiziari, in riformatori giudiziari per minori).
A differenza delle pene, che hanno necessariamente una durata definitiva, le misure di sicurezza,
permangono finché dura la pericolosità sociale. I soggetti pericolosi sono soggetti a verifiche periodiche.

Le misure di prevenzione, invece, mirano a impedire (prevenire) che il reato venga commesso. Esse si
applicano alle persone sospettate di attività antisociale (es. organizzazioni criminali).
Il domicilio è inviolabile.
ART. 14

“Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi stabiliti dalla
legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale.”

“Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità pubblica o a fini economici e fiscali
sono regolati da leggi speciali.”

La libertà di domicilio

La protezione della persona si estende all’ambiente in cui vive.


L’articolo 14 della Costituzione stabilisce che il domicilio è inviolabile,
si noti, che il “domicilio” di cui parla la Costituzione è un concetto più ampio di quello previsto dal Codice
civile: l’articolo 43 c.c. distingue il domicilio dalla residenza e dalla dimora; l’articolo 14 si riferisce a tutti e
tre questi concetti.

La disciplina della libertà di domicilio è modellata su quella della libertà personale. Non si possono infatti
eseguire ispezioni, perquisizioni o sequestri di domicilio se non nei casi e modi previsti dalla legge e
secondo le medesime garanzie prescritte per la tutela della libertà personale (cioè l’ordine motivato del
giudice oppure l’intervento della polizia, subordinato alla convalida da parte del giudice: art 14, comma 2,
Cost.)
Speciali limitazioni possono essere però previste per motivi di sanità e incolumità pubblica, oppure per fini
economici e fiscali (art. 14, ultimo comma, Cost.)
ART. 16
“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le
limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione
può essere determinata da ragioni politiche.”

“Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge.”

la libertà di circolazione e soggiorno

Altro aspetto della libertà fisica, questa volta non statica ma “in movimento”, è la libertà di circolazione e
soggiorno. L’articolo 16, comma 1, della Costituzione stabilisce che “ogni cittadino può circolare e
soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale”.
L’articolo 16 prevede tuttavia la possibilità che la legge, “in via generale”, limiti la libertà di circolazione “per
motivi di sanità e di sicurezza” (es. nei casi di epidemia).
Il secondo comma dello stesso articolo aggiunge la libertà di espatrio, cioè di entrare e uscire dal territorio
nazionale.

Al diritto di circolazione e soggiorno è collegato il tema dell’estradizione (art. 26). L’estradizione è uno
strumento di cooperazione tra Stati nella lotta contro la criminalità.
Essa consiste nella consegna a uno Stato di un individuo (cittadino o non cittadino) che si trova in Italia, o al
contrario, nella consegna allo Stato italiano di un individuo che si trovi all’estero. Vale a permettere alla
giustizia penale il soggetto che si trova all’estero.
L’estradizione è prevista dalla Costituzione subordinatamente al fanno che esistano trattati internazionali
con gli altri Stati.
È però vietata per i reati politici.

Dato il tassativo divieto della pena di morte, l’Italia non può comunque concedere l’estradizione verso paesi
in cui quella pena è prevista per il delitto per il quale l’estradizione è richiesta.
ART. 15
La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.

La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie
stabilite dalla legge.

La libertà di comunicazione

L’art. 15 della Costituzione garantisce l’inviolabilità e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra
forma di comunicazione. S’intende così tutelare la persona nella sua capacità di relazione con il mondo
esterno.
Le limitazioni alla libertà e alla segretezza delle comunicazioni sono possibili ma soltanto per atto motivato
dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge: valgono quindi, anche per tale diritto la riserva
di legge e la riserva di giurisdizione.

La libertà di comunicazione è un aspetto del cosiddetto diritto alla privacy, un diritto di cui si è iniziato a
parlare in concomitanza con lo sviluppo di tecnologie informatiche che permettono la raccolta pressoché
illimitata di dati personali e, attraverso il loro “incrocio”, consentono di mettere a nudo la personalità e la
vita delle persone.

La lotta contro questo pericolo si svolge ad armi impari. La tecnologia sfugge alle garanzie legali;
nel 2003 è stato approvato il Codice in materia di protezione dei dati personali. Esso mira a garantire che il
trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali e della dignità
delle persone.

I dati non possono essere raccolti senza il preventivo consenso dell’interessato, che ha il diritto di rettificarli
e di opporsi alla loro utilizzazione. Particolari cautele sono previste pe il trattamento dei cosiddetti “dati
sensibili”, cioè quelli idonei a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche, le
opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni politiche, nonché quelli idonei a rivelare lo
stato di salute e la vita sessuale delle persone.

L’organo chiamato ad applicare la legge sulla privacy, è il Garante per la protezione dei dati personali.

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