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Lezione 7

Ripresa libertà personale : profili internazionali e sovranazionali.


Soprattutto per quanto riguarda la cedu, la libertà personale dia un’indicazione significativa
sull’orientamento cedu, ma anche sulla differenza tra impostazione della cedu e
l’impostazione della Cost ita ma non solo.
La libertà personale è anche tutelata nella CEDU, l’art di riferimento è l’art 5 rubricato
“diritto alla libertà e alla sicurezza” e prevede : “ogni persona ha diritto alla libertà e alla
sicurezza. Nessuno può essere privato dalla libertà se non nei casi seguenti e nei modi
previsti dalla Legge”
Quindi anche nella CEDU c’è una riserva di legge, e in questo passaggio non parla della
libertà di giurisdizione. C’è poi un elenco che descrive i casi, il cui oggetto sono gli arresti.
Il secondo comma art 5 CEDU dice: “ ogni persona arrestata deve essere informata al più
presto in una lingua a lei comprensibile, dei motivi dell’arresto e di ogni accusa formulata a
suo carico”
Il terzo comma art 5 CEDU “ogni persona arrestata o detenuta conformemente alle
condizioni previste nel paragrafo 1, deve essere tradotta al più presto dinanzi ad un giudice
o a un altro magistrato autorizzato dalla legge a esercitare funzioni giudiziarie e ha diritto
di essere giudicata entro un termine ragionevole o di essere messa in libertà durante la
procedura. La scarcerazione può essere subordinata a garanzie che assicurino la
comparizione dell’interessato all’udienza”
Il quarto comma art 5 CEDU: “ Ogni persona privata della libertà mediante arresto o
detenzione ha il diritto di presentare un ricorso a un tribunale, affinché decida entro breve
termine sulla legittimità della sua detenzione e ne ordini la scarcerazione se la detenzione
è illegittima”
Il quinto comma art 5 CEDU : “Ogni persona vittima di arresto o di detenzione in violazione
di una delle disposizioni del presente articolo ha diritto a una riparazione.
SPIEGAZIONE ARTICOLO in comparazione con l’art 13 e con la legislazione che si è
sviluppata in Italia anche grazie all’influenza della CEDU: come l’art 13 questo articolo
riguarda tutti e non solo i cittadini, c’è una riserva di legge, c’è anche una riserva di
giurisdizione perché c’è il coinvolgimento di un’autorità giudiziaria. Si prevede il termine
ragionevole del giudizio e ciò ha avuto riflessi sull’ordinamento italiano. C’è la possibilità
d’impugnare la decisione sulla limitazione della libertà personale dinanzi un tribunale e c’è
anche il diritto alla riparazione per l’ingiusta detenzione.
L’aspetto diverso che caratterizza la CEDU è l’oggetto dell’art 5 cioè la libertà dagli arresti,
cioè l’impostazione della CEDU è tipicamente liberale (cioè la libertà personale è la libertà
dagli arresti), per la Cost italiana è qualcosa in più essendo un testo avente una forte
caratterizzazione sociale e ha un’impostazione legata alla valorizzazione della persona
umana.
Quindi sicuramente l’art 13 riguarda la libertà dagli arresti, ma è capace anche d’ulteriori
sviluppi.
Mentre la cedu ha una concezione classica della libertà personale, una liberale, cioè la
libertà dagli arresti.
Per quanto riguarda gli altri documenti internazionali, nella Dichiarazione universale dei
diritti dell’uomo ci sono alcuni articoli che possono essere ricondotti alla libertà personale
e quello più rispondente è l’art 9, che riprende una concezione classica della libertà
personale come libertà dagli arresti.
Un altro documento è il Patto internazionale sui diritti civili e politici, il quale ha una
formulazione molto più ampia, però l’impostazione è sempre quella.

LA CARTA DI NIZZA E LA LIBERTÀ PERSONALE


La disposizione della Carta dei diritti fondamentali dell’UE che fa riferimento alla libertà
personale è l’art 6 rubricato “diritto alla libertà e alla sicurezza” (come la CEDU) che si
limita a prevedere “ogni persona ha diritto alla libertà e alla sicurezza”
È una formulazione vaga che viene riempita di contenuto dal dialogo tra la corti, infatti la
Corte di Giustizia fa molta attenzione a ciò che la Corte Europea dei diritti dell’uomo dice
nelle sue pronunce.
Quindi l’art 6 va letto alla luce dell’interpretazione che la Corte europea dei diritti
dell’uomo da dell’art 5 della CEDU. Ciò significa che questo stringato art 6 della Carta di
Nizza intende tutelare dalla libertà dagli arresti.
Quindi questo per capire che la libertà personale viene tutelata anche a livello
internazionale e sovranazionale e l’impostazione è un’impostazione classico liberale, cioè
libertà personale come libertà dagli arresti, dalla costrizione fisica, qualcosa di più
circoscritto/ristretto rispetto alla lettura dell’art 13 Cost.
ART 14: LIBERTÀ DI DOMICILIO
C’è una coerenza nella libertà di domicilio rispetto alla libertà personale, perché la libertà
di domicilio è strettamente connessa alla libertà personale. Per certi versi è una delle
manifestazioni della libertà personale.
Volendo effettuare una ricostruzione storica, lo Statuto Albertino prevedeva la libertà di
domicilio nell’art 27, secondo quale il domicilio è inviolabile. Niuna visita domiciliare può
aver luogo se non in forza della legge, e nelle forme ch'essa prescrive.
Quindi nello St. Alb il domicilio è considerato inviolabile, il domicilio si riconnette alla
proprietà delle persone, fortemente tutelata nello Statuto albertino. È un’impostazione
tipicamente liberale.
Però al di la della dichiarazione formale, di principio, di libertà di domicilio intesa in senso
inviolabile, occorre considerare che la garanzia offerta era la legge, la riserva di legge. Però
in un ordinamento basato su una costituzione flessibile come lo Statuto Albertino, la
garanzia offerta era ben diversa da quella che può offrire la riserva di legge in un
ordinamento a costituzione rigida, perché significa che qualunque legge poteva disporre
diversamente dallo Statuto Albertino. Quindi l’idea di domicilio come inviolabile nello
Statuto Albertino era una petizione di principio.
In Assemblea Costituente inizialmente, non si era ipotizzata una disposizione ad hoc per la
tutela della libertà di domicilio. L’idea di base era che la libertà personale intesa in senso
estensivo, potesse giungere a tutelare anche la libertà di domicilio, quindi sarebbe stato
sufficiente introdurre delle previsioni relative alle perquisizioni domiciliari da aggiungere
allo stesso articolo 13.
Poi si è ritenuto opportuno prevedere una disposizione specifica di tutela della libertà di
domicilio. Quindi anche nell’ottica dei costituenti questa libertà era fortemente legata alla
libertà personale.
L’art 14 : “Il domicilio è inviolabile.
Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi
stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale
(collegamento esplicito alla libertà personale)
Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità pubblica o a fini
economici e fiscali sono regolati da leggi speciali”
SPIEGAZIONE: è uno dei 4 casi in cui la Cost espressamente utilizza il termine inviolabile.
C’è una connessione esplicita alla libertà personale. L’idea del domicilio era intesa come
proiezione spaziale della libertà personale. Questo è anche l’orientamento della
giurisprudenza della Corte cost.
Però l’art 14 insieme all’art 13 si ricollega alla libertà della segretezza della corrispondenza,
ugualmente considerata come proiezione della libertà personale, se la si intende come
riservatezza della personale. Quindi la connessione è tra art 13-14-15 Cost. (questo anche
per ricordare come si debba dare una lettura coordinata del testo della Cost)
Il primo dubbio che ci si pone parlando di domicilio è la nozione stessa di domicilio, cioè
cos’è il domicilio?
Le nozioni sono diverse: dal punto di vista civilistico le nozioni sono quelle di
 Domicilio
 Residenza
 Dimora
Il domicilio è inteso come la sede degli affari e degli interessi
La residenza intesa come luogo dove la persona ha la dimora abituale
La dimora intesa come luogo dove la persona abita
Ma il domicilio non può essere solo la sede degli affari e degli interessi ciò che il
costituente voleva tutelare, è un concetto troppo ristretto. Così rischia di mancare
l’oggetto specifico della tutela, cioè la vita privata.
Già la dottrina precedente, al tempo del codice vigente e approvato durante lo Statuto
albertino, escludeva che il domicilio di cui all’art 27 dello Statuto corrispondesse alla
nozione civilistica di domicilio dell’epoca.
C’è anche una nozione penalistica, il domicilio viene inteso come abitazione o come ogni
altro luogo di privata dimora. Sicuramente è una nozione più ampia di quella civilistica che
consente una tutela più ampia e che più si avvicina a quella costituzionalistica di domicilio,
ma non è la nozione costituzionalistica di domicilio.
Nozione costituzionalistica di domicilio :
“ogni luogo separato dall’ambiente esterno di cui il soggetto abbia legittimamente la
disponibilità per attività connesse alla vita priva e dal quale intende escludere i terzi”
Quindi l’idea costituzionalistica di domicilio è un luogo separato dall’esterno, all’interno del
quale la persona riesce ad esprimere la sua personalità liberamente. Va al di là della
nozione penalistica, quindi un luogo separato dall’esterno all’interno del quale un soggetto
possa essere se stesso senza remore di carattere giuridico, sociale, di rispetto dei costumi.
La Corte cost ha riconosciuto come domicilio l’automobile, cioè un luogo tutelato ai sensi
dell’art 14 cost purchè si riesca a configurarlo come luogo separato dall’esterno.
Quindi la nozione costituzionalistica è una nozione più ampia che punta a garantire la
capacità della persona d’isolarsi dal mondo esterno, per esprimere liberamente la propria
personalità, quindi ha a che fare con la capacità della persona di esprimere se stessi.
TITOLARE DI QUESTO DIRITTO
L’art 14 non dice nulla su chi possa essere titolare, quindi TUTTI sono i titolari di questo
diritto, quindi spetterà ai cittadini, agli stranieri e agli apolidi. Però si potrebbe andare
anche oltre, probabilmente la libertà di domicilio non spetta solo alle persone fisiche,
spetta anche alle persone giuridiche, spetta anche alle formazioni sociali anche laddove
non dovessero avere la veste di persona giuridica. Anche una società ha una sede che
verrà tutelata dall’art 14, un’associazione culturale avrà una sede, anch’essa tutelata
dall’art 14.
Un elemento di complicazione può essere quello legato alla titolarità del domicilio, cioè chi
legittimamente usa quel luogo può essere una persona. Ma legittimi titolari di un certo
luogo possono essere più persone, quindi possono esserci più persone che dispongono
legittimamente di quel luogo, ad es. più titolari di un’impresa, la famiglia. Legittimamente
nell’abitazione in cui risiedono genitori e figli tutti sono titolari della libertà di domicilio in
quel luogo.
Questo potrebbe essere un elemento di complicazione perché se il titolare è un solo,
questo potrebbe gestire il domicilio e anche escludere i terzi dal domicilio, ma se i titolari
sono più di uno, possono non essere d’accordo sull’ammissione e sull’esclusione dei terzi
nel domicilio in cui tutti hanno legittimamente diritto a decidere.
Quando più titolari del domicilio hanno opinioni diverse sull’ammissione e sull’esclusione
di terzi, il problema si può risolvere guardando al tipo di organizzazione cui si fa
riferimento. Laddove vi sia una comunità organizzata gerarchicamente (es. impresa in cui ci
sia il titolare), sarà il vertice/superiore gerarchico a decidere se escludere o meno dei
soggetti, a quali condizioni ecc.
Però si possono avere anche comunità di natura paritaria in cui tutti i soggetti sono posti
sullo stesso piano (es classico posto anche alla giurisprudenza della Corte è la famiglia e
l’ammissione dei fidanzati dei figli). Tutti sono legittimi titolari di quel domicilio, la Corte
cost dice che non è un’organizzazione di tipo gerarchico, quindi si dovrebbe trovare una
soluzione condivisa, ma se la soluzione condivisa non è raggiungibile, la soluzione che
tutela la libertà di domicilio, quindi la soluzione che tutela la nozione costituzionalistica di
domicilio, di fronte ad un contrasto di opinioni, la soluzione è far prevalere lo ius
escludendi, cioè se il domicilio è isolarsi dal mondo esterno per far prevalere la propria
personalità e non c’è accordo tra i titolari, la soluzione più sensata è non ammettere i terzi,
perché colo che non vogliono che il terzo sia ammesso non sarebbero liberi di esprimere la
propria personalità.
Sent 135/2002: “il domicilio come diritto di preservare da interferenze esterne pubbliche o
private i luoghi dove si svolge la vita intima dell’individuo”.
Quindi in una comunità non gerarchica in cui non si è d’accordo, tutelare la vita intima
dell’individuo, significa dare la prevalenza allo ius escludendi.
Quest’ultima considerazione cioè la prevalenza dello ius escludendi, è un elemento che
evidenzia la connessione tra art 14 e art 15 e l’emersione della riservatezza/ privacy come
elemento non espressamente previsto in costituzione che la Corte ricostruisce dalla lettura
congiunta di più disposizioni costituzionali (13-14-15) e che incide sulla lettura delle singole
disposizioni. Un ulteriore espressione della libertà di domicilio è quindi la riservatezza.
Le garanzie della libertà di domicilio
Il secondo comma dell’art 14 prevede : “Non vi si possono eseguire ispezioni o
perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie
prescritte per la tutela della libertà personale”
Questo è un elemento che esplicitamente lega l’art 14 all’art 13 e che rende necessario
fare una considerazione.: “nei casi e modi previsti dalla legge” significa che è presente una
riserva di legge assoluta. Non parla di riserva di giurisdizione ma dice “secondo le garanzie
prescritte per la tutela della libertà personale”, infatti l’art 13 richiede di rispettare la
riserva di legge e la riserva di giurisdizione. Quindi l’art 14 pur non prevedendolo
espressamente, è tutelato sia da una riserva di legge assoluta, sia da una riserva di
giurisdizione.
Il terzo comma prevede : “Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di
incolumità pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati da leggi speciali”
Anche qui c’è una riserva di legge, ma non c’è il rinvio all’art 13. Sicuramente quella del
terzo comma dell’art 14 è una previsione meno garantista rispetto a quella generale del
secondo comma che rinvia alle garanzie dell’art 13, però questa minore garanzia, almeno
dal punto di vista costituzionale, riguarda esclusivamente dei casi specifici, cioè :
 Motivi di sanità
 Incolumità pubblica
 Fini economici e fiscali
Quindi in questi casi è possibile una limitazione del domicilio in base alla legge ma non per
forza con l’autorizzazione del giudice (es. guardia di finanza che effettua controlli fiscali in
attività commerciali, non necessita tutte le volte di un’autorizzazione del giudice). Mentre
in via generale l’art 14, rinviando all’art13 richiede sia il rispetto della riserva assoluta di
legge, sia il rispetto della riserva di giurisdizione.
Un altro aspetto del terzo comma dell’art 14 riguarda questi accertamenti e ispezioni che
non richiedono necessariamente l’intervento del giudice.
Gli accertamenti e le ispezioni nel domicilio sono misure che richiedono la collaborazione
del soggetto interessato, il quale può anche rifiutarsi. Nel caso in cui il soggetto rifiuti è
sottoposto ad una sanzione, non c’è un intervento coercitivo delle forze di polizia. Quindi
queste sono misure obbligatorie non coercitive, il che potrebbe giustificare il fatto che non
sia prevista una riserva di giurisdizione e quindi una tutela meno rigorosa rispetto ai casi di
limitazione della libertà di domicilio.
Sull’art 14 e sulle limitazioni della libertà di domicilio c’è un’altra considerazione da fare : il
secondo comma prevede che non si possono eseguire ispezioni e sequestri ecc.., il terzo
comma parla di accertamenti e ispezioni per determinati motivi. Quindi leggendo l’art 14 si
potrebbe dire che uniche misure limitative della libertà di domicilio possono essere :
ispezioni, perquisizioni, sequestri, accertamenti e ispezioni per determinati motivi. Da ciò
deriverebbe che nessun’altra limitazione diversa da quelle espressamente previste è
ammessa. Invece la Corte Cost ci spiega che non è così.
Le misure espressamente elencate nell’art 14 non vanno intese in senso tassativo, perciò è
possibile adottare anche altre misure limitative della libertà di domicilio nel rispetto delle
garanzie previste dall’art 14. Questo per due ragioni: la prima è per il modo in cui s’intende
il domicilio. Il concetto di domicilio è più ampio di quello civilistico e penalistico e in
qualche modo si ricollega alla riservatezza, ciò fa comprendere come il domicilio possa
essere violato anche da altre misure e non solo da quelle previste nell’art 14. L’altra
ragione è che nel tempo gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia per violare il
domicilio inteso in senso costituzionalistico, sono diventati altri. Sono aumentati e sono
diventati più sofisticati e per certi versi più invasivi perché ad es. gli strumenti elettronici di
captazione di immagini in un luogo privato, cioè la telecamere nascosta. Non solo questo
strumento non è previsto dall’art 14 e che i costituenti non potevano conoscere ed è più
invasivo di quelli elencati nell’art 14 perché queste misure presuppongono non solo la
violazione del domicilio, ma è anche una violazione all’insaputa del titolare della libertà,
quindi è ancora più invasivo.
Quindi se il concetto di domicilio è riuscire ad estraniarsi dal mondo esterno per poter
esprimere la propria personalità, un conto è subire una limitazione e venire a conoscere di
questa limitazione (entrano degli estranei in casa mia) di conseguenza si adatta il
comportamento consapevole del fatto che non si è più isolati dal mondo esterno, altro
conto è uno strumento nascosto di violazione della libertà di domicilio che fa si che il
soggetto creda di essere ancora isolato dal mondo esterno e quindi esprima liberamente la
propria personalità, non sapendo invece che il quel domicilio è violato e che quella
riservatezza che in teoria offrirebbe l’isolamento del domicilio, non esiste, ma il soggetto
non lo sa.
Questi strumenti messi a disposizione della tecnologia sono legittimi, la Corte Cost dice che
quelli elencati dall’art 14 non sono gli unici strumenti limitativi utilizzabili, quindi questi
ulteriori strumenti sono utilizzabili, nel rispetto dei limiti previsti dal medesimo art 14.
TUTELA INTERNAZIONALE E SOVRANAZIONALE LIBERTÀ DI DOMICILIO
Se si guarda alla Carta di Nizza, l’art 7 prevede che ogni persona abbia il diritto al rispetto
della propria vita privata e famigliare, del proprio domicilio e delle proprie comunicazioni.
In questo art si comprende bene la connessione tra il domicilio e riservatezza.
Per quanto riguarda la CEDU la disposizione di riferimento è l’art 8 rubricato “diritto al
rispetto della vita privata e famigliare” che prevede “Ogni persona ha diritto al rispetto
della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.
Ricorda la disposizione della Carta di Nizza
Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che
tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società
democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere
economico del paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione
della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui”
La nozione è sicuramente più ampia di quella prevista dall’art 14 , ma come protezione
manca la riserva di giurisdizione. Perciò è vero che la portata di questo art 8 è più ampia
dell’art 14, però è anche vero che l’art 14 in linea generale prevede sia la riserva di legge
che quella di giurisdizione che invece manca nella CEDU. Se si considera che la Carta di
Nizza è letta alla luce della giurisprudenza CEDU, ciò incide sulla tutela offerta dalla Carta di
Nizza. Quindi la tutela costituzionale si presenta più garantista rispetto a quella
internazionale e sovranazionale.
ART 16 : LA LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE E SOGGIORNO
Ci troviamo di fronte due libertà: circolazione e soggiorno. È una libertà non contemplata
dallo statuto albertino, ma neanche dalle classiche dichiarazioni dei diritti. La libertà di
circolazione intesa come libertà di muoversi era considerata un’espressione della libertà
personale (se non sono agli arresti sono libero di muovermi)
È importante occuparsi di questa libertà perché è una libertà che viene di nuovo in
questione. Viene in questione almeno per due aspetti specifici: uno è quello degli stranieri
che arrivano in Italia e che sono in attesa d’identificazione o in attesa di sapere se sia
accolta o meno la loro richiesta d’asilo e ai quali viene limitata la libertà di circolazione sul
territorio nazionale. L’altro aspetto di attualità e che incide su questa libertà è la pandemia
e le limitazioni alla libertà di circolazione che la pandemia ha comportato non solo per gli
stranieri ma anche per i cittadini.
Questa libertà non prevista storicamente come libertà autonoma è stata sentita dai
costituenti come una libertà in se meritevole di essere tutelata. Se come sempre si
riconduce la nascita della cost al momento storico in cui viene elaborata è semplice capire
il perché. Il fascismo introdusse una serie di limitazioni alla libertà di circolazione, ad es. il
confino, cioè l’obbligo di risiedere in un certo posto.
Art 16: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del
territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di
sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.
Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli
obblighi di legge”
SPIEGAZIONE ART : la circolazione e il soggiorno, per quanto connessi, sono due concetti
materialmente diversi.
La circolazione come diritto a muoversi/spostarsi liberamente sul territorio nazionale.
Il soggiorno come diritto a fissare la propria sede in un luogo nel territorio nazionale
Se si considera il terzo comma c’è un terzo elemento “ogni cittadino è libero di uscire dal
territorio della Repubblica e di rientrare, salvo gli obblighi di legge.
Il secondo comma fa riferimento alla libertà di espatrio e di rimpatrio che è un concetto
diverso dal diritto di emigrazione, di cui all’art 35 Cost, libertà di emigrazione per motivi di
lavoro. Mentre libertà di espatrio e di rimpatrio può anche far riferimento ad una vacanza.
La titolarità del diritto spetta ad ogni cittadino come si evince sia nel primo che nel secondo
comma. Quindi è una tipica libertà dei cittadini, essendo questo scontato, almeno in uno
Stato democratico.
C’era una deroga nella XIII disposizione transitoria e finale: “I membri e i discendenti di
Casa Savoia non sono elettori e non possono ricoprire uffici pubblici né cariche elettive.
Agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono vietati
l'ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale”.
Introduceva quindi un limite alla libertà di circolazione, soggiorno, rimpatrio per gli ex Re
d’Italia, le loro consorti e gli eredi maschi (possibili eredi). Questa limitazione era volta ad
impedire che questi soggetti potessero rientrare in Italia e provare a ristabilire la
monarchia. Nel 2002 la L. cost 1/2002 ha deliberato che questi due commi, cioè la
limitazione al diritto elettorale e di circolazione soggiorno e rimpatrio dei membri di Casa
Savoia, hanno cessato di produrre i loro effetti, non sono abrogati, quindi storicamente non
servono più, perché ha prodotto gli effetti per i quali era stata prevista.
La libertà di circolazione si riconnette alla libertà personale (se non c’è libertà personale
non c’è libertà di circolazione). La tutela della libertà personale è la premessa per la tutela
della libertà di circolazione perché se si è soggetti a delle costrizioni fisiche non è possibile
spostarsi sul territorio nazionale.
Le due libertà sono disciplinate diversamente in Cost:
a. L’art 13 prevede una riserva assoluta di legge e una riserva di giurisdizione
b. L’art 16 non prevede una riserva di giurisdizione e non fa riferimento ad una riserva
assoluta di legge, è una riserva rinforzata “ in via generale per motivi di sanità o di
sicurezza”
Le garanzie quindi sono diverse, però la libertà personale incide sulla libertà di circolazione,
le due libertà sono strettamente connesse.
C’è chi in dottrina ha detto che la connessione tra libertà personale e libertà di circolazione
è così profonda che le limitazioni alla libertà di circolazione dovrebbero essere soggette
alle garanzie di cui all’art 13, cioè comunque dovrebbe rispettarsi la riserva di legge e la
riserva di giurisdizione.
Altra dottrina:
L’idea però sarebbe quella di distinguere le limitazioni alla libertà di circolazione in via
generale, dalle limitazioni alle libertà di circolazione che riguardino i singoli. Un conto è
limitare la libertà di circolazione nei casi previsti dall’art 16 per i cittadini o per categorie di
cittadini (allora si applicherà l’art 16), altro conto sarebbe limitare la libertà di circolazione
per singoli/specifiche persone, in questo caso quelle limitazioni sarebbero riconducibili alla
libertà personale del singolo, allora si dovrebbero rispettare le garanzie di cui all’art 13 e
non quelle di cui all’art 16. Questa dottrina avrebbe però il rischio di annullare la
differenza tra art 13 e art 16, cioè che l’art 16 non serva più a nulla.
La stessa corte cost NON aderisce a questa tesi.
Secondo un’altra tesi, che si lega all’idea di tutela della persona che emerge dalla nostra
Cost, ritiene che le limitazioni alla libertà di circolazione non possano mai comportare una
degradazione giuridica della persona che subisce la degradazione. Se vi fosse una
degradazione giuridica della persona, si rientrerebbe nell’art 13 Cost.
Anche questa tesi non trova conferma nella giurisprudenza della Corte Cost.
C’è un’altra tesi invece (di Pace), secondo la quale bisognerebbe distinguere tra misure
coercitive e misure obbligatorie.
Laddove le misure limitative siano di carattere coercitivo, cioè possano essere imposte
anche con l’uso legittimo della forza, si rientrerebbe nelle ipotesi di cui all’art 13 e dunque
occorrerebbe rispettare le relative garanzie, mentre laddove le misure limitative fossero di
carattere obbligatorio ma non coercitivo (soggetto sottoposto solo ad una sanzione) si
rientrerebbe nei casi di cui all’art 16 e dunque alla relative garanzie.
Es. le misure limitative alla libertà di circolazione per il contrasto della pandemia: per chi
non è riuscito a stare in casa durante i mesi di lockdown gli è stata comminata una
sanzione di tipo amministrativo, quindi si rientrerebbe nell’art 16, secondo quanto ha
detto Pace.
Questa distinzione tra misure coercitive e misure obbligatorie ha avuto una certa
rispondenza nella giurisprudenza della corte cost.
Alla luce di ciò, gli elementi che consentono di distinguere tra le limitazioni riconducibili
all’art 13 e quelle di cui all’art 16 sono due:
1. La prima è la distinzione relativa alla natura della limitazione
2. La seconda è relativa ai destinatari delle misure limitative.
Quindi da un lato si possono distinguere misure limitative di natura coercitiva e misure
limitative di natura obbligatoria. Le prime rientrano nell’art 13 e le seconde nell’art 16
L’altro elemento è relativo ai destinatari, cioè se le misure limitative riguardano il
singolo/l’individuo, si è di fronte a limitazioni che riguardano la libertà di cui all’art 13 e
quindi s dovrà rispettare le relative garanzie. Se invece si è di fronte a misure limitative
rivolte alla generalità dei consociati o a categorie ampie di soggetti, queste misure
limitative dovrebbero essere condotte alla libertà di circolazione e dunque dovrebbero
rispettare le garanzie di cui all’art 16 della Cost.
Le libertà di circolazione:
Libertà di circolare su qualunque parte del territorio nazionale, quindi in qualunque luogo
con qualunque mezzo. In quest’ultimo caso (con qualunque mezzo) la questione è
controversa perché per l’utilizzo di alcuni mezzi serve l’autorizzazione (patente di guida).
Quindi è possibile regolamentare la circolazione mediante alcuni mezzi di locomozione ed
è possibile limitare la circolazione di alcuni mezzi in determinate aree (aree pedonali),
questa è una limitazione che è possibile prevedere ai sensi dell’art 16 e dell’art 23 Cost che
richiede il rispetto del principio di legalità.
Però con riferimento ai mezzi da utilizzare c’è un altro aspetto: il trasporto pubblico,
perché la libertà di circolazione non implica la libertà d’usufruire gratuitamente di
qualunque mezzo. È sempre possibile per il legislatore a fini economici, ma anche ai fini di
garantire i diritti sociali imporre il pagamento di una somma, quindi di contribuire al costo
del servizio pubblico. Non solo questo incide sulla libertà di circolazione e sull’utilizzo dei
mezzi per circolare, ma anche perché ciò si connette al tema dei diritti sociali, cioè
usufruire dei mezzi pubblici per circolare può essere considerato un diritto sociale e
prevedere il pagamento del servizio e l’esenzione per alcune categorie di soggetti, rientra
nella questione della tutela dei diritti sociali, anziché nella limitazione della libertà di
circolazione.

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