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Il sequestro di persona si configura quando chiunque priva taluno della libert personale. (art. 605 c.p.) 1.

Bene giuridico tutelato 2. Soggetto attivo e soggetto passivo del reato 3. Elemento oggettivo. In particolare le modalit della condotta 3.1. Gli strumenti per la privazione della libert personale 3.2. Grado e durata della privazione della libert personale 4. Causa di giustificazione. Il consenso dellavente diritto 5. Elemento soggettivo 6. Consumazione e tentativo 7. Circostanze aggravanti 8. Rapporti con altre figure di reato Bibliografia 1. Bene giuridico tutelato Il bene giuridico tutelato dalla incriminazione in commento costituito dalla libert personale, come si evince dalla collocazione sistematica della norma. Per quanto attiene al significato da attribuire al concetto di libert personale si registrano, in dottrina, due opposti orientamenti. Secondo limpostazione tradizionale, attualmente maggioritaria anche in giurisprudenza, la libert personale tutelata dallart. 605 c.p., la libert fisica dellindividuo intesa, in contrapposizione alla libert morale, questultima tutelata dallart. 610 c.p, come libert di locomozione, ovvero quale libert fisico-motoria di muoversi nello spazio (ANTOLISEI). Come confermato anche dalla giurisprudenza di legittimit, infatti: Lelemento oggettivo del delitto di sequestro di persona consiste nella privazione della libert personale intesa come libert di muoversi nello spazio e cio come libert di locomozione. Non necessario, a tal fine, che la privazione sia totale, ma sufficiente che il soggetto passivo non sia in grado di vincere, per realizzare la sua piena libert di movimento, gli ostacoli frapposti n ha rilevanza la maggiore o minore durata di tale privazione (v. Cass. Pen., sez. I, sentenza 4 maggio 2009, n. 18186, in Ced Cassazione, rv. 244050; meno recentemente Cass. Pen., Sez. V, 12 maggio 1980, n. 5907, in CPMA, 1981, 365). Tale nozione stata, per, vivacemente contestata da unautorevole dottrina la quale ha rilevato come, se la libert personale, tutelata dallart. 605 c.p., debba essere concepita come libert di agire, di muoversi, di spostarsi e cio, in definitiva, come facolt di fare qualche cosa, chi, di fatto, non possieda tali facolt (come, ad esempio, linfante, il dormiente, il detenuto ecc.), non potrebbe beneficiare della tutela penale. Secondo questa dottrina, pertanto, preferibile concepire la libert personale, tutelata dallarticolo 605 c.p., non come libert di agire, ma quale libert da misure coercitive sul corpo, nozione questa che, rispetto a quella tradizionale, oltre a sembrare razionalmente pi convincente, risulterebbe pi conforme allidea di libert personale, quale si evince dallart. 13 della Costituzione, a tenore del quale la libert personale, diritto inviolabile della persona, non ammette forma alcuna di restrizione, se non per atto motivato dellautorit giudiziaria, nei soli casi e modi previsti dalla legge. Il soggetto libero nella persona non in quanto sia capace di muoversi, ma in quanto non siano attuati sul suo corpo interventi coattivi che, di per s ed obiettivamente, sottraggono lessere fisico alle relazioni spaziali, intercludendolo. Che poi il soggetto non voglia o non possa esercitare alcuna facolt di movimento, circostanza del tutto insignificante rispetto alla soggezione ad un potere sul corpo su di lui instaurata. Il malato o linfermo di mente fisicamente impossibilitati a spostarsi, se vengono colpiti da un provvedimento di custodia cautelare o da un

ordine di carcerazione, perdono la propria libert personale nel momento stesso in cui si esegue nei loro confronti la misura restrittiva, anche quando permangano di fatto nellidentica condizione fisica precedente, e sol perch si trovano ormai sottoposti ad una potest avente ad oggetto il loro essere fisico. Liberi di non erano prima come non lo sono ora; ma ora, a differenza di prima, non sono pi liberi da, e tanto basta a considerarli privi della libert personale. (PADOVANI). Sempre secondo tale impostazione, individuando la collocazione della libert personale, di cui allart. 13 Cost., non tra le c.d. libert-facolt (coincidenti cio con singole e specifiche facolt), ma tra le libert-situazioni (tutelanti tutte le indefinibili facolt che possono essere esercitate in quanto ci si trovi in una situazione di libert), si assume tale libert come libert da misure coercitive sul corpo che, come tale, propria di ogni persona compresi i soggetti di cui sopra. Limpossessamento della persona nella sua fisicit, comporta un controllo sulla vittima che pu consistere, ad esempio, in una coercizione personale (legare, incatenare, narcotizzare, stordire la vittima) o in una vigilanza personale minacciosa (piantonamento armato) o ancora in un impedimento materiale allinterno dellambito spaziale (rinserrando il soggetto in un locale). La libert fisica la condizione primaria per lesercizio di tutte le altre libert che vengono concesse dallordinamento giuridico alla persona, pertanto si intuisce limportanza della medesima ed il tentativo del nostro Legislatore di intervenire, in maniera pregnante, al fine di tutelarla contro ogni tipologia di abuso o di pregiudizio. 2. Soggetto attivo e soggetto passivo del reato Per quanto riguarda il soggetto attivo, si tratta di un reato comune che pu essere commesso da chiunque, anche in assenza di una particolare qualifica soggettiva. Relativamente al soggetto passivo, discusso se esso sia configurabile in quelle persone che, per le loro specifiche condizioni, di natura fisica o psichica, non siano in grado di muoversi autonomamente o di intendere la portata della propria libert di movimento. La questione, in pratica, si pone con pi frequenza con riferimento allinfans e allamens che sono privi della capacit fisica di locomozione autonoma, ma essa riguarda anche coloro che sono incapaci di percepire la limitazione di tale libert (deliranti, dormienti per la durata del sonno) o, che, di fatto, siano gi privati legittimamente di tale libert perch, ad esempio, scontano una pena detentiva. Secondo una parte della dottrina tradizionale, che spesso affiora ancora oggi nella giurisprudenza, sia di legittimit che di merito, occorrerebbe dare al quesito una risposta negativa, come logico corollario della nozione tradizionale della libert personale offesa dal reato de quo. Posto che la norma di cui allart. 605 c.p. mira a tutelare la libert di locomozione della persona, consequenziale dedurne che essa non possa assistere coloro che di tale libert non godevano al momento del fatto, in quanto privi della facolt autonoma di locomozione o perch incapaci di percepirla: non pu, infatti, essere privato di un bene (nel nostro caso la libert personale intesa come libert di locomozione) chi, in effetti, quel bene non possieda. Conseguentemente, labduzione o la ritenzione dellinfans o dellamens, privi di autonoma capacit di locomozione, potrebbe integrare, sempre che ne ricorrano i presupposti di legge, soltanto il reato di sottrazione di minore, di cui allarticolo 574 c.p. Come confermato dal giudice nomofilattico La sottrazione di un neonato alla madre mediante rapimento, non comporta limitazione alla libert di locomozione e di movimento del minore nello spazio fisico, stante che il neonato non in grado di percepire loffesa e, pertanto, il fatto integra soltanto il reato di cui allarticolo 574 c.p. Viceversa quando il minore ha unet tale da percepire loffesa, il fatto, ove ne sussistano i requisiti, integra il reato di sequestro di persona. Tale reato pu concorrere con quello di sottrazione di persona incapace in quanto le due norme di cui agli articoli 605 e 574 c.p. non sono fra di loro alternative, n luna assorbe laltra, dato che, tutelano beni giuridici e diritti soggettivi diversi e solo occasionalmente possono coesistere nella stessa condotta antigiuridica (Cass. Pen., sez. V, sentenza 26 ottobre 2001, n. 38438, in Ius & Lex, 2004). Tale orientamento , peraltro, minoritario in quanto la maggior parte della dottrina e della giurisprudenza ritengono che il reato in commento sia configurabile anche nei confronti dellinfans o dellamens privi di autonoma capacit di locomozione (GARAVELLI), anche se i percorsi argomentativi seguiti per arrivare a tale conclusione sono diversi. Taluni, infatti, fondano limpostazione sul concetto di dissenso presunto della persona incapace, altri sul fatto che la norma tutela obbiettivamente la libert fisica di ogni persona a prescindere dalla consapevolezza che essa ne abbia

(Cass. Pen., sez. V, sentenza 19 novembre 1990, n. 15194, in Ius & Lex, 2004), altri ancora si basano su quella nozione di libert personale alla quale si accennato in precedenza intesa quale libert da misure coercitive sul corpo di cui anche tale categoria di persone beneficia. Un simile inquadramento interpretativo non pu non suscitare una meraviglia istintiva: che un essere umano sia ontologicamente privo, in senso assoluto, della libert personale, rappresenta uno di quegli esiti rappresentativi che lasciano perplessi. Sul piano delle attivit criminose, la privazione della libert personale di cui consiste il sequestro, si realizza allorch il corpo del soggetto ridotto in uno spazio definito e delimitato ad opera di chi eserciti su di esso, in qualunque forma, un potere di fatto: pu trattarsi addirittura dello stesso spazio dove la persona gi si trova e da dove non possa muoversi autonomamente, quando tale spazio venga intercluso dallagente (ad es. rinserrando la porta). Il sequestro non implica cio, essenzialmente, che sia impedito il movimento autonomo, ma che sia imposto coercitivamente un ambito spaziale circoscritto. Da questo punto di vista, lunico che pare armonizzarsi col modello costituzionale della libert personale, chiaro che chiunque pu risultare soggetto passivo di un sequestro: infanti e dementi, comatosi e deliranti, dormienti e paralitici, tutta la fantasmagorica corte dei miracoli tratteggiata dalla casistica dottrinaria, si ricompone nellindistinta unit della persona umana, la cui libert da misure coercitive sul corpo sempre e comunque garantita e tutelata. (PADOVANI). Secondo tale corrente di pensiero, dunque, il reato di sequestro di persona configurabile ogniqualvolta, dalle modalit con le quali il soggetto passivo trattenuto nella disponibilit fisica dellagente, possa dedursi un dissenso presunto dello stesso alla limitazione della propria sfera della libert personale, indipendentemente dalla possibilit fisica che egli abbia di esprimere tale dissenso. Ne deriva che il delitto realizzabile in danno sia dellindividuo sano, cosciente e capace di esprimere il proprio aperto dissenso, come dellinfante e del demente, del comatoso, del delirante, del dormiente e del paralitico, i quali, in quanto persone, devono vedere sempre e comunque garantita la libert da misure coercitive sul corpo, indipendentemente dalla consapevolezza che possono avere di queste (Cass. Pen., sez. I, sentenza 22 marzo 1986, n. 2350, in Cass. Pen., 1987, 1747). Per unanime consenso, infine, il delitto de quo si ritiene configurabile anche nei confronti dei detenuti, qualora venga ad essere ulteriormente limitata la sfera di movimento ad essi consentita (ANTOLISEI). Principio confermato anche dalla giurisprudenza, laddove si legge: Si configura il delitto di sequestro di persona nel comportamento minaccioso dellimputato, il quale, detenuto, consegua, in virt di tale comportamento, leffetto di privare un altro detenuto della libert personale, intesa come libera scelta del luogo ove restare, al punto che la vittima lo segua rassegnata nella sua cella per essere sottoposto a vessazioni fisiche e morali. Infatti, lelemento psicologico del delitto in esame consiste nella coscienza e volont di infliggere alla vittima una illegittima restrizione della sua libert di muoversi nello spazio, anche se delimitato, e non viene richiesto alcun dolo specifico, essendo irrilevante il motivo o il fine ultimo dellagente (Cass. Pen., sez. V, sentenza 4 giugno 1986, n. 4717, in Cass. Pen., 1987, 1358). 3. Elemento oggettivo. In particolare le modalit della condotta La dizione, molto sintetica, usata dal Legislatore per descrivere lelemento oggettivo del reato ha suscitato numerose questioni concernenti soprattutto le modalit della condotta, i mezzi usati, il grado della privazione della libert personale nonch la sua durata. Su ciascuno di tali elementi conviene soffermarsi separatamente. Premesso che presupposto logico del reato lillegittimit della privazione della libert personale della vittima, il sequestro di persona un reato causalmente orientato per la cui integrazione non sono richieste particolari modalit di condotta. E opinione comune che questa possa consistere, oltre che in unazione (come avviene nella maggior parte dei casi), anche in una omissione, come nel caso in cui il colpevole, essendo titolare di un obbligo giuridico di provvedere, ex art. 40, secondo comma, c.p., alla liberazione della vittima, non si attivi in tal senso. In particolare, la dottrina distingue due ipotesi di sequestro omissivo: a) quella nella quale il soggetto passivo si trovi in uno stato di restrizione non illegittima (soggetto che si sia volontariamente chiuso nella stanza) o, comunque, non imputabile a chi non provveda a liberarlo (es: personale di una banca rinchiuso dai rapinatori fuggiti senza liberarli); b) quella nella quale la restrizione della libert, in origine legittima, venga prolungata illegittimamente da chi aveva lobbligo giuridico di liberare il soggetto ristretto.

Nel primo caso, il sequestro si pu configurare come reato omissivo improprio solo se si riscontri un obbligo giuridico di intervenire in capo a colui che rimane inerte; se manca tale posizione giuridica di garanzia, in capo al soggetto configurabile soltanto il reato omissivo proprio di omissione di soccorso (art. 592 c.p.) sempre che di questo ne ricorrano i presupposti. Nel secondo caso, invece, si realizza un sequestro attivo (che si ottiene attraverso un comportamento positivo dellagente), verificandosi il semplice passaggio da sequestro legittimo, in quanto scriminato, a sequestro illegittimo. Si cos ritenuto integrato il reato di sequestro di persona in capo al privato cittadino che, ricorrendone le condizioni, abbia proceduto ad un arresto in flagranza, omettendo per di consegnare, nel pi breve tempo possibile, il colpevole alle competenti autorit di polizia. Ovviamente, necessario che il fatto sia commesso nei confronti di una persona dissenziente, fermo restando che il dissenso pu anche manifestarsi in un momento successivo allinizio della condotta. Ai fini della limitazione della libert di locomozione, richiesta dal delitto di sequestro di persona, non necessario che la vittima sia fin dallinizio contraria ad accompagnarsi con i futuri aggressori, ma basta che ad un certo momento si determini un evidente conflitto tra la volont della vittima stessa ed il comportamento obiettivo dei suoi accompagnatori, che con la loro condotta le impediscano, con qualsiasi forma di violenza, anche passiva, di compiere atti di affrancamento dalla loro sfera di arbitrio per sottrarsi alla loro sopraffazione, e che tale conflitto perduri per un certo tempo e non si tratti, cio, di un fatto istantaneo, essendo il delitto in questione un tipico reato di durata (Cass. Pen., sez. V, sentenza 1 febbraio 1993, n. 848, in Riv. Pen., 1993, 1128). In quanto la privazione della libert debba avvenire in maniera illegittima, non si potr configurare il delitto di sequestro di persona nel caso in cui la limitazione della libert del soggetto avvenga per giusta causa, come nel caso del folle pericoloso, fuggito da una casa di cura, in quanto attraverso la cattura di questo non si viene a pregiudicare in capo ad esso il complesso di libert collegate alla libert fisica di movimento, ma lo si tutela dalla possibilit di arrecare danno a se stesso e a terzi. 3.1. Gli strumenti per la privazione della libert personale Si gi detto come il delitto in esame configuri una tipica fattispecie a forma libera con la conseguenza che, per la sua integrazione, non si richiede luso di mezzi particolari (Cass. Pen., sez. V, sentenza 6 febbraio 1987, n. 1371, in Ius & Lex, 2004). Pertanto, la privazione della libert personale della vittima pu essere provocata non solo con luso di violenza fisica o di minaccia, ma anche con linganno. Il sequestro pu essere commesso, come pacificamente si riconosce, nei modi e coi mezzi pi vari: a) con violenza personale fisica, propria (legando mani e piedi, incatenando, stordendo con percosse, spingendo la vittima) e impropria (ipnotizzando, narcotizzando, inebriando con sostanze alcoliche o stupefacenti la stessa); b) con minaccia, nelle sue varie forme (con il piantonamento minaccioso, mantenendo le armi puntate sugli ostaggi); c) con inganno (induttivo del soggetto a autoprivarsi della libert, a restare fermo a letto facendogli credere di essere gravemente malato, o chiuso in casa, sfruttando la di lui superstizione o prospettandogli linventato pericolo, uscendo, di contrarre malattia epidemica, di esporsi alle radiazioni atomiche o allazione di sostanze venefiche); d) con altro mezzo non violento n fraudolento (chiusura a chiave della porta della stanza in cui si trova la vittima, sottrazione delle vesti allignuda bagnante per impedirle di uscire dalla cabina balneare, MANTOVANI). Per quanto attiene allestremo della violenza, riteniamo che questa debba intendersi come limpiego di energia fisica di intensit tale da non permettere alcuna forma di resistenza in capo al destinatario della medesima. La costrizione, nel sequestro di persona, non deve necessariamente estrinsecarsi nellutilizzo di mezzi fisici, adoperati contro la volont del soggetto passivo, ben potendo manifestarsi nella forma della violenza morale che ricorre, pur in assenza di parole e di espliciti gesti intimidatori, in qualsiasi atteggiamento che, in relazione alle particolari circostanze, sia suscettibile di togliere alla persona offesa la capacit di determinarsi e di agire secondo la propria autonoma e indipendente volont (Cass. Pen., sez. V, sentenza 19 aprile 2005, n. 14566, in Ced Cassazione, rv., 231354). Ad esempio, trattenere a bordo di un veicolo una persona che voglia scendere, proseguendo la marcia in modo che essa non possa abbandonare il veicolo, senza rischiare una lesione della propria integrit fisica, integra sicuramente il reato di sequestro di persona (Cass. Pen., sez. V, sentenza 12 febbraio 1992, n. 1479, inArch. Giur., 1992, 548).

Per minaccia dobbiamo intendere la prospettazione di un male ingiusto e di notevole intensit, la cui verificazione dipende esclusivamente dalla volont del colpevole. Come evidenziato dalla giurisprudenza, la minaccia sar penalmente rilevante anche se non sia accompagnata da altri mezzi coercitivi, quando questa, per la forza intimidatrice di cui portatrice, abbia avuto leffetto di impedire la libert di movimento della vittima (Cass. Pen., sez. V, 11 novembre 1982, n. 10625, in Ius & Lex, 2004). Per essere rilevante, ai fini del sequestro di persona, occorre che la minaccia sia seria (Cass. Pen., sez. V, sentenza 28 febbraio 1992, n. 2130, in Riv. Pen., 1992, 651). Il reato, inoltre, perpetrabile anche attraverso linduzione in errore di un soggetto diverso dalla vittima come nel caso di chi, fraudolentemente, ottenga dallautorit competente un provvedimento idoneo a sottoporre la vittima ad un trattamento sanitario obbligatorio pur in assenza dei necessari presupposti legali. L'elemento oggettivo del reato di sequestro di persona non escluso dal fatto che il sequestro si sia realizzato di giorno, ed in luogo ove vi era movimento di persone. Infatti, perch l'elemento oggettivo si realizzi, sufficiente l'esistenza di un qualsiasi ostacolo o impedimento che il soggetto passivo non sia in grado di vincere per riacquistare la sua piena libert, a prescindere dalla maggiore o minore durata della privazione (Cass. Pen., sez. V, sentenza 16 giugno 1986, n. 5642, in Ius & Lex, 2004). Come abbiamo avuto modo di vedere, il sequestro di persona pu estrinsecarsi anche attraverso una condotta omissiva, nel caso in cui sussista uno specifico obbligo di agire al fine di impedire levento, ai sensi dellart. 40 c.p., come nel caso in cui la vittima, una volta privata in maniera legittima della propria libert personale, non sia in grado di riacquistarla a causa di un volontario adempimento dellobbligo giuridico che permetta il ripristino dello status quo ante (DALIA). 3.2. Grado e durata della privazione della libert personale Quanto al grado della privazione della libert personale, non necessario che questa sia totale (vittima legata mani e piedi), ben potendo essere anche solo parziale (la vittima rinchiusa in una stanza, in una casa nella quale ha la possibilit di muoversi) n che la vittima sia posta nellassoluta impossibilit di liberarsi se a tal fine la stessa sarebbe costretta a ricorrere a mezzi straordinari o difficilmente realizzabili o se, comunque, il tentativo di fuga esporrebbe la vittima ad un pericolo per la propria incolumit (anche se erroneamente supposto) e, finanche nel caso in cui la vittima abbia la possibilit di invocare aiuto (ANTOLISEI). Il sequestro pu consistere nella privazione non assoluta, ma relativa, essendo non necessario che essa, per le modalit ed i mezzi usati, ponga il soggetto nella impossibilit assoluta di autoliberazione, ma sufficiente che lo ponga nella impossibilit relativa, non potendo egli superare prontamente ed agevolmente gli ostacoli, fisici o psicologici, che si oppongono al recupero della libert (MANTOVANI). Sul punto, la giurisprudenza concorde: Il bene giuridico della libert personale, tutelato in via esclusiva dalla norma concernente il sequestro di persona, leso da qualsiasi apprezzabile limitazione della libert fisica intesa quale possibilit di movimento nello spazio secondo la libera scelta di ciascuno. E non ha nessun rilievo la circostanza che la vittima riesca successivamente a liberarsi o non faccia alcun tentativo per recuperare la propria libert di movimento, quando a tal fine deve porre in essere mezzi straordinari e non prontamente attuabili. La nozione del reato non esige, infatti, che il soggetto passivo sia stato posto nellassoluta impossibilit di recuperare la libert di movimento, essendo sufficiente che tale impossibilit sia anche soltanto relativa (Cass. Pen., sez. I, sentenza 20 febbraio 1980, n. 2465, in CPMA, 1981, 1567). Quanto allelemento cronologico della durata, perch sia configurabile il delitto di sequestro di persona, si ritiene necessario che la privazione della libert personale non sia momentanea ma si protragga per un tempo giuridicamente apprezzabile secondo la valutazione discrezionale del giudice (Cass. Pen., sez. V, sentenza 4 febbraio 2000, n. 5443, in Ius & Lex, 2004). Dottrina e giurisprudenza sono concordi nel ritenere che la rilevanza del fatto postuli unapprezzabile durata della restrizione della libert: il che comporta necessariamente la discrezionale valutazione del giudice circa la detta apprezzabilit o, come altri preferisce, ragionevolezzadella durata (GALLO). La giurisprudenza, peraltro, si mostrata assai rigorosa nella valutazione della durata minima necessaria allintegrazione del reato, ritenendo sufficienti anche limitazioni della libert di durata assai breve: Il concetto di privazione della libert personale implica necessariamente l'idea di una condizione non momentanea. Tuttavia la durata pi o meno lunga dell'impedimento indifferente ai fini della configurazione del sequestro di persona,

bastando che esso si protragga per un tempo giuridicamente apprezzabile tale da determinare la lesione del bene giuridico protetto. (Cass. Pen., sez. V, sentenza 9 gennaio 1980, n. 375, in Ius & Lex, 2004). E ancora, Per la sussistenza dell'elemento materiale del delitto di sequestro di persona previsto dall'art. 605 c.p. sufficiente che vi sia stata in concreto una limitazione della libert fisica della persona, tale da privarlo della capacit di spostarsi da un luogo all'altro, a nulla rilevando la durata dello stato di privazione della libert, che pu essere limitato ad un tempo anche breve (Cass. Pen., sez. V, sentenza 22 febbraio 2005, n. 6488, in Ced Cassazione, rv. 231422) Secondo altra teoria, sebbene la valutazione del tempo, pi o meno lungo, di privazione della libert possa assumere una certa importanza al fine della determinazione della maggiore o minore gravit del fatto, la configurabilit della fattispecie non esclusa dal fatto che la privazione della libert del soggetto passivo sia avvenuta per un periodo di tempo brevissimo, come nellipotesi in cui la vittima venga rinchiusa allinterno di una stanza per permettere allamante del coniuge di allontanarsi dal posto nel quale stava per essere scoperto (BRASIELLO). 4. Causa di giustificazione. Il consenso dellavente diritto Ci si chiesti, da pi parti, se possa trovare applicazione al reato in commento la scriminante del consenso dellavente diritto (art. 50 c.p.). In particolare, il quesito si posto relativamente allipotesi di ricovero di un tossicodipendente in comunit chiuse con il consenso dello stesso e a quella di rinuncia alla libert personale in nome di convinzioni religiose ( il caso delle monache di clausura). A tale quesito la pi accreditata dottrina ha dato risposta positiva anche se con dei necessari temperamenti. In particolare, si detto che, affinch il consenso possa avere efficacia scriminante occorre che esso: a) sia attuale e persistente durante lo stato di restrizione; b) sia sempre revocabile; c) abbia ad oggetto delle limitazioni circoscritte della libert (MANTOVANI). Il consenso deve ritenersi efficace quando abbia per oggetto una limitazione soltanto circoscritta e secondaria del bene della libert. Esso, pertanto, deve ritenersi invalido allorch si verifica la totale soppressione della libert, ovvero una menomazione cos grave da diminuire notevolmente la funzione sociale dellindividuo, come pure nei casi in cui gli atti di consenso siano, comunque, contrari alla legge, al buon costume o allordine pubblico (ANTOLISEI). Ai fini della limitazione della libert di locomozione, richiesta dal delitto in commento, non necessario che la vittima sia, fin dall'inizio, contraria ad accompagnarsi con i futuri aggressori, essendo sufficiente che ad un certo momento si determini un evidente conflitto tra la volont della vittima stessa ed il comportamento obiettivo dei suoi accompagnatori, che con la loro condotta le impediscano, con qualsiasi forma di violenza, anche passiva, di compiere atti di affrancamento dalla loro sfera di arbitrio per sottrarsi alla loro sopraffazione, e che tale conflitto perduri per un certo tempo e non si tratti, cio, di un fatto istantaneo, essendo il delitto in questione un tipico reato di durata (Cass. Pen., sez. V, sentenza 1 febbraio 1993, n. 848, in Riv. pen., 1993, 1128). Con riguardo alle comunit religiose, la giurisprudenza ha ritenuto ammissibile la rinuncia ad una sfera della libert in nome di convinzioni religiose sempre che il consenso non sia viziato da errore, violenza o minaccia e non sia comunque negata la possibilit di revocare tale consenso con luso di mezzi illeciti; necessario, inoltre, che la condizione di restrizione non riguardi sfere indisponibili della libert personale. In tema di sequestro di persona deve ritenersi rinunciabile, in nome di convinzioni religiose, una certa sfera della propria libert personale, nonostante sia un bene costituzionalmente protetto, solo quando: a) il consenso non sia viziato da errore, violenza o minaccia; b) pur sussistendo un iniziale non viziato consenso a regole restrittive di associazioni religiose, non sia stata poi repressa la libert di dissociazione mediante mezzi illeciti; c) non si tratti di lesione di sfere indisponibili di della libert personale, come nel caso di punizioni degradanti o sommamente umilianti (Cass. Pen., sez. V, sentenza 14 ottobre 1986, n. 10841, in Ius & Lex, 2004). Parte della manualistica ha ritenuto come nellipotesi de qua non ci si trovi dinnanzi ad una fattispecie scriminata di sequestro di persona, in quanto mancherebbero a monte, i requisiti necessari alla configurabilit del reato di sequestro. Va precisato che il sequestro qui non sussiste perch trattasi non di fatto, scriminato, di limitazione dellaltrui libert (come comunemente si afferma), ma di fatto atipico per mancanza di privazione da parte di terzi della libert altrui, in quanto le regole della clausura, accettate dal soggetto, si limitano a prevedere, di principio, il divieto di accesso dei soggetti esterni e di uscita dei soggetti interni, ma non limpedimento coercitivo delluscita dei medesimi, che possono porre fine ad libitum alla clausura stessa, salve le conseguenti sanzioni spirituali (onde lipotesi non

dissimile a quella di chi si rinchiude permanentemente in casa propria, MANTOVANI). Altra ipotesi di sequestro di persona scriminato pu intravedersi nel caso in cui la limitazione alla libert personale altrui avvenga nellesercizio della potest educativa e disciplinare. Essa si pu configurare sia a favore dei genitori sia, nei limiti previsti dalla legge, a favore di maestri e precettori e, pi in generale, di coloro che provvedano alla custodia di alienati mentali ed alla vigilanza di infermi nellambito della convivenza familiare. La giurisprudenza ha precisato come un eventuale abuso di tali poteri non realizzi il sequestro di persona bens, sempre che ne sussistano i presupposti di legge, il diverso reato di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.) Se, per, l'azione repressiva della libert di movimento viene imposta e attuata, nei limiti strettamente indispensabili allo scopo, nell'esercizio di potest disciplinari,esplicate principalmente nell'ambito della convivenza familiare, quali, ad esempio, la attivit di custodia di alienati, oggi delegata ai familiari; l'assistenza di interdetti per incapacit di intendere e di volere affidati alla assistenza e sorveglianza dei tutori; vigilanza di anormali, di infermi soggetti ad imprevedibili reazioni o movimenti, ecc., rimane esclusa la punibilit dell'ipotesi delittuosa in esame, o comunque viene a mancare lintenzionalit del compimento di un attentato all'altrui libert. Tale punibilit esclusa anche in presenza di modalit di attuazione del potere-dovere di custodia e sorveglianza, che introducano ingiustificati trattamenti trasmodanti il legittimo esercizio di esso, le quali non possono trasferire, di per s, il riprovevole comportamento sotto lo schema delittuoso del sequestro di persona, ma, qualora tale comportamento sia integrativo di una ipotesi di reato - nella specie maltrattamenti in famiglia - sar eventualmente punibile sotto tale diverso titolo. (Cass. Pen., sez. V, sentenza 6 febbraio 1987, n. 1342, in Ius & Lex, 2004). 5. Elemento soggettivo Non si registrano particolari problematiche interpretative in ordine allelemento psicologico del reato di sequestro di persona. E opinione unanime, in dottrina ed in giurisprudenza, quella secondo la quale, per la configurazione del reato in esame, sia sufficiente il dolo generico, consistente nella coscienza e volont di privare illegittimamente taluno della libert personale, contro il proprio volere. , quindi, irrilevante il fine specifico avuto in mente dal reo (vendetta, gelosia, malvagit, etc.) a meno che non si tratti del fine di estorsione o del fine di terrorismo o eversione nel qual caso possono ricorrere i reati di cui agli artt. 630 o 289bis c.p. (Cass. Pen., sez. V, sentenza 4 febbraio 2000, n. 5443, in Cass. Pen., 2001, 172). 6. Consumazione e tentativo Il sequestro di persona integra un tipico esempio di reato permanente che si perfeziona nel momento e nel luogo in cui la vittima sia stata privata della libert personale e che viene meno allorquando cessi la situazione antigiuridica (la vittima riacquista la libert) o per volont del reo o per il sopravvenire di cause esterne che impediscano il protrarsi di tale situazione (ad esempio, arresto del colpevole). La puntualizzazione di indubbia pertinenza, in quanto mira a denunciare i pericoli insiti in una concezione che fissi il momento consumativo nellattimo in cui comincia il realizzarsi della condotta, trascurando di assegnare rilevanza a tutti quegli elementi, quali il luogo, il mezzo, il tempo e le altre modalit della condotta stessa, che sono viceversa, essenziali al fine di individuare, sul piano dellesperienza, la direzione dellintenzionalit dellagente e, attraverso questultima, lidoneit dellazione (DALIA). In quanto reato di danno, nessun dubbio circa la configurabilit del tentativo che ricorre quando la privazione della libert personale altrui sia stata impedita, dopo il compimento di atti diretti in modo non equivoco a tal fine, per cause non dipendenti dalla volont dellagente (art. 56 c.p.). Chi ottiene di ricoverare in manicomio taluno mediante un falso certificato medico commette il delitto di sequestro di persona. Perch ne risponda, a titolo di concorso, il sanitario, occorre che quest'ultimo sia consapevole della falsit della certificazione da lui rilasciata. Tale consapevolezza non sussiste nel caso in cui il medico abbia proceduto al rilascio del certificato senza una previa visita fidandosi incautamente dei dati forniti dai familiari; e ci perch in tal caso, pur avendo il medico concorso colposamente alla privazione dell'altrui libert personale, ha tuttavia agito con l'intenzione di curare, la quale incompatibile con il dolo del sequestro di persona, che consiste nella volont di compiere il fatto al fine di produrre il risultato penalmente vietato. (Cass. Pen., sez. V, sentenza 2 maggio 1988, n. 4133, in Ius & Lex, 2004). 7. Circostanze aggravanti

Lart. 605 c.p. prevede, al secondo comma, due specifiche aggravanti: la prima di esse tiene conto del rapporto di parentela o di coniugio che intercorre tra il colpevole e la vittima, mentre la seconda d rilievo alla particolare qualifica di pubblico ufficiale ricoperta dal soggetto agente. Secondo quanto stabilito dal secondo comma dellart. 605, n. 1, c.p., la pena aggravata nel caso in cui il fatto sia commesso in danno di un ascendente, di un discendente o del coniuge. Laggravamento trova la sua giustificazione nella maggiore facilit con la quale sia possibile privare taluno della propria libert personale grazie al particolare vincolo parentale intercorrente tra il carnefice e la vittima (GARAVELLI). Relativamente, in particolare, ai figli minori, si giustamente osservato come, sebbene i genitori, nellesercizio della loro potest, godano dello ius corrigendi, non possa essere ammesso alcun tipo di abuso da parte degli stessi. Cos, ad esempio, il padre e la madre potranno chiedere il ricovero del figlio scapestrato presso un istituto di correzione (sempre che vi sia lassenso del magistrato competente), ma sar a questi precluso di decidere, autonomamente, di privare il figlio della sua libert, ricorrendo in tal caso la forma aggravata del delitto di sequestro di persona. Laltra aggravante, disciplinata dal n. 2 del secondo comma dellart. 605 c.p., ricorre quando il reato compiuto da un pubblico ufficiale con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni. Si tratta di una fattispecie che, sotto la vigenza del codice Zanardelli, veniva considerata quale autonoma figura delittuosa, e che possiede natura soggettiva, in quanto afferente alle qualit personali del colpevole. Mentre nella prima ipotesi aggravata di sequestro si tiene conto della qualit del soggetto passivo, nel caso in esame si fa riferimento, invece, alla qualifica ricoperta dal soggetto attivo e ad aggravare la pena proprio la considerazione che questi, approfittando della sua posizione e abusando dei poteri ad essa connessi, risulta essere agevolato nella realizzazione della condotta criminosa. In questo secondo caso, la posizione ricoperta dal soggetto attivo lede contemporaneamente due interessi: quello alla libert personale della vittima e quello della Pubblica Amministrazione alla legalit delloperato dei suoi funzionari. La circostanza aggravante di cui al secondo comma, n. 2 dell'art. 605 c.p., ossia l'essere stato il sequestro di persona commesso da un pubblico ufficiale con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni, di natura soggettiva, ma rientrando tra quelle concernenti le qualit personali del colpevole e non tra quelle inerenti alla persona del colpevole (tassativamente indicate nel secondo comma dell'art. 70 c.p.), non soggetta al regime dell'art. 118 c.p., bens a quello di cui all'art. 59, secondo comma, stesso codice, onde si comunica al correo se dallo stesso conosciuta o ignorata per colpa (Cass. Pen., sez. V, sentenza 22 maggio 1992, n. 6143, in Cass. Pen., 1993, 815). Sembra opportuno ricordare, infine, come la giurisprudenza non ritenga applicabile lattenuante di cui allart. 62, n. 6, c.p., nel caso in cui la vittima venga rilasciata, in quanto tale evento comporta la sola cessazione della condotta criminosa (Cass. Pen., sez. II, sentenza 29 marzo 1985, n. 2923, in Codice penale annotato con la giurisprudenza, a cura di BELTRANI, MARINO e PETRACCI, Napoli, 2003). 8. Rapporti con altre figure di reato La fattispecie delittuosa di sequestro di persona necessita di alcuni approfondimenti in ordine al rapporto sussistente tra essa ed altre figure delittuose presenti allinterno del codice. Il sequestro di persona a scopo di estorsione (art. 630 c.p.) e quello a scopo di terrorismo o di eversione (art. 289bis c.p.) presentano lo stesso elemento oggettivo del sequestro di persona semplice, ex art. 605 c.p. (ovvero la privazione della libert personale), ma da questo si differenziano per lelemento soggettivo specializzante costituito dal dolo specifico che, nel primo caso, il fine estorsivo e, nel secondo, il fine di terrorismo o di eversione. La giurisprudenza ha precisato come, per la sussistenza del sequestro a scopo estorsivo, sia necessario che la privazione della libert personale costituisca il mezzo per conseguire un ingiusto profitto come prezzo della liberazione (riscatto), per cui esclude la configurazione della fattispecie, ex art. 630 c.p., nel caso in cui il sequestro sia commesso per ottenere il pagamento di una somma di denaro, precedentemente dovuta, anche se non azionabile in giudizio, in quanto derivante da causa illecita. In tale ipotesi si ritiene che possa ricorrere concorso tra il delitto di sequestro semplice e quello di estorsione (consumata o tentata). Non configurabile il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione, quando il sequestro ed il profitto siano direttamente ricollegabili a una causa preesistente, ancorch illecita, come nel caso di rapimento e di sottoposizione a violenze di una persona da parte dei correi nel reato di illecita importazione di sostanze stupefacenti in Italia, i quali sequestrino l'ostaggio intendendo conoscere il luogo ove la vittima del sequestro abbia nascosto la sostanza, o in caso di intervenuta vendita, ottenere il suo controvalore. In tal caso, lo scopo degli agenti non quello di conseguire il denaro quale prezzo della liberazione dellostaggio, di modo che ricorrono gli estremi dei reati di sequestro di persona e di

tentata estorsione (Cass. Pen., sez. II, sentenza 28 febbraio 2000, n. 321, in Codice penale annotato con la giurisprudenza, a cura di BELTRANI, MARINO e PETRUCCI, Napoli, 2003, 1411). A detta della medesima impostazione, la condotta consistente nella privazione della libert di una persona, finalizzata a conseguire un ingiusto profitto come prezzo della liberazione, integra il delitto previsto dallart. 630 c.p. solo allorch manchi un preesistente rapporto, quantunque illecito, con la vittima del reato che abbia dato causa a quella privazione. Quando, invece, quel rapporto sussiste e ad esso sono collegabili il sequestro ed il conseguimento del profitto, ricorre un'ipotesi di concorso tra il reato previsto dall'art. 605 c.p. e quello di estorsione. Per quanto attiene al rapporto tra sequestro di persona e violenza privata (art. 610 c.p.), secondo la dottrina prevalente, i due reati presentano in comune lelemento materiale della costrizione, ma si differenziano tra loro per il diverso ambito di incidenza della violenza o minaccia sulla sfera di libert del soggetto. In altri termini, entrambe le fattispecie implicano unaggressione alla libert psichica della vittima ma, mentre la violenza privata lede soltanto tale bene con riguardo ad un solo atto del processo di autodeterminazione, il sequestro di persona, oltre a tale bene, lede la libert fisica di locomozione nella sua interezza (v. Cass. Pen., sez. V, sentenza 3 marzo 2009, n. 9731, in Ced Cassazione, rv. 243022; meno recentemente: Cass. Pen., sez. II, sentenza 26 luglio 1985, n. 7455, in Ius & Lex, 2004). E indubitato che il sequestro di persona implica anche unaggressione alla libert psichica, tanto che nella dottrina straniera v chi considera il delitto in parola come una sottospecie della violenza privata. La differenza per esiste, se pure alquanto sottile, e deve ravvisarsi nel fatto che nella violenza privata la lesione della libert circoscritta ad un singolo atto del processo di autodeterminazione, mentre nel sequestro di persona la limitazione concerne tutta la zona della libera locomozione o una determinata serie o specie di movimenti. (ANTOLISEI). Secondo un diverso orientamento, le ipotesi delittuose di violenza privata e di sequestro di persona si differenziano poich, mentre la prima ha riguardo alla autonomia della volizione e dell'azione del soggetto ed abbraccia, quindi, tutta l'area delle possibili determinazioni dello stesso, la seconda attiene all'autonomia dei movimenti e di locomozione del soggetto e, cio, alla cosiddetta autonomia cinetica (Cass. Pen., sez. V, sentenza 24 aprile 1987, n. 5089, in GP, 1988, II, 21). In ordine alla configurabilit del concorso tra le due fattispecie criminose, la giurisprudenza concorde nel ritenere che se la limitazione della libert sia funzionale rispetto ad una singola e determinata condotta, non protraendosi oltre il tempo a ci necessario, ricorra il solo delitto di violenza privata nel quale, in base al principio di specialit di cui allart. 15 c.p., resta assorbito il delitto di sequestro di persona (Cass. Pen., sez. I, sentenza 26 marzo 1995, n. 4522, in Ius & Lex, 2004). Quando, invece, lagente protragga la limitazione della libert personale della vittima oltre il tempo necessario per la consumazione del reato di violenza privata, si in presenza di una pluralit di azioni delittuose che ledono due diversi beni giuridici per cui si ha concorso dei reati di cui agli artt. 605 e 610 c.p. L'azione di violenza o minaccia, tendente a realizzare il sequestro di persona, che non raggiunga il risultato per difetto dellapprezzabile durata temporale della privazione della libert fisica, pu far ravvisare il delitto di violenza privata di natura istantanea e con effetti solo eventualmente permanenti. In altri termini, la libert personale, bene che l'art. 605 c.p., intende proteggere, comprensiva della libert morale, oggetto di tutela dell'art. 610 c.p., onde il tentativo di ledere la prima, se non coronato da pieno successo, pu conseguire il risultato di ledere la seconda (Cass. Pen., sez. V, sentenza 1 marzo 1982, n. 2019, in Cass. Pen., 1983, 323). Lo stesso discorso fatto per il reato di violenza privata vale per quello di violenza sessuale ex art. 609-bis c.p., come recentemente evidenziato dalla giurisprudenza di legittimit: Il reato di sequestro di persona di cui allart. 605 c. p. concorre con quello di violenza sessuale di cui allart. 609bis c. p. nel caso in cui la privazione della libert non si esaurisca nel tempo occorrente a commettere il delitto contro la libert sessuale, ma si prolunghi prima o dopo la costrizione necessaria a compiere gli atti sessuali (Cass. Pen., sez. III, sentenza 10 gennaio 2003, n. 502, in Cass. Pen., 2004, 529). Analogo principio affermato dalla giurisprudenza per quanto riguarda i reati di rapina (art. 628 c.p.) e di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone (art. 393 c.p.) ciascuno dei quali assorbe il delitto di sequestro di persona solo nel caso in cui la privazione della libert personale della vittima risulti strettamente funzionale alla loro esecuzione mentre concorre con questultimo quando tale limitazione si protragga oltre il tempo strettamente necessario alla loro consumazione, esorbitando da un rapporto di mera funzionalit rispetto ad essi (Cass. Pen., sez. II, sentenza 12 luglio 1991, n. 7390, in Ius & Lex, 2004).

Il delitto di sequestro di persona pu concorrere con quello di rapina allorch gli esecutori di tale ultimo reato, all'unico fine di potersi allontanare pi agevolmente dal luogo del delitto, privino taluno della libert di locomozione (Cass. Pen., sez. I, sentenza 20 luglio 2001, n. 29432, in Cass. Pen., 2002, 2122). La privazione della. libert personale costituisce ipotesi aggravata del delitto di rapina (e rimane in essa assorbita) solo quando la stessa si trovi in rapporto funzionale con la esecuzione della rapina medesima, mentre nellipotesi in cui la limitazione della libert non abbia una durata limitata al tempo strettamente necessario alla consumazione della rapina, ma me preceda o ne segua lattuazione, in ogni caso protraendosi oltre il suddetto limite temporale, il reato di sequestro di persona concorre con quello di rapina (Cass. Pen., sez. II, sentenza 14 luglio 2003, n. 29445, in Ced Cassazione, rv. 226746). Il delitto di sequestro di persona pu configurarsi, e concorrere materialmente, con il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, soltanto qualora la limitazione di libert del soggetto passivo si sia protratta oltre il tempo minimo indispensabile richiesto per la perpetrazione del reato di cui all'art. 393 c.p. (Cass. Pen., sez. V, sentenza 3 marzo 1980, n. 3031, in Ius & Lex, 2004). Il delitto di sequestro di persona si differenzia da quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone perch per questultimo il mezzo commissivo consiste in una violenza generica, violenza dalla cui nozione esula la privazione della libert personale che invece elemento necessario per la configurabilit del delitto di sequestro (Cass. Pen., sez. V, sentenza 20 maggio 1985, n. 4945, in Ius & Lex, 2004). Per quanto attiene al rapporto tra sequestro di persona e lesione personale (art. 582 c.p.), la giurisprudenza ne ritiene ammissibile il concorso se la limitazione della libert inizi prima del tempo strettamente necessario a causare le lesioni ovvero si protragga successivamente. In tema di sequestro di persona, la norma incriminatrice sanziona qualsiasi condotta che produca l'effetto di escludere o limitare la libert di movimento della persona offesa, anche se tale evento costrittivo sia solo indirettamente voluto. Ne deriva che si ravvisa anche il delitto di cui all'art. 605 c.p. nel caso in cui l'agente contestualmente commetta con violenza e minaccia anche un altro reato che rappresenta lo scopo della privazione della libert altrui, purch questa duri pi del tempo occorrente alla sua commissione (Cass. Pen., sez. V, sentenza 23 marzo 2001, n. 11638, in Ius & Lex, 2004). E opinione comune quella secondo la quale il reato di sequestro di persona possa concorrere con quello di sottrazione di persone incapaci (art. 574 c.p.), in quanto i due reati offendono beni giuridici diversi (rispettivamente, la libert personale e il diritto dell'affidatario dell'incapace di mantenere il predetto sotto la propria custodia) cosicch quando la condotta dellagente sia tale da ledere luno e laltro bene giuridico non vi ragione di non ritenere sussistenti entrambi i reati, riuniti dal vincolo della continuazione o del concorso formale. A conferma di tale conclusione, si rilevato come, da un lato, la sottrazione di un incapace non implichi necessariamente una privazione della sua libert personale, potendo addirittura comportarne un illegittimo ed incontrollato ampliamento e, per converso, il sequestro di persona di un minore non comporti necessariamente la sua sottrazione alla potest dei genitori, potendo la sottoposizione coercitiva in un ambito spaziale definito realizzarsi senza la lesione della potest genitoriale. Il delitto di sequestro di persona pu concorrere con quello di sottrazione di persona incapace, atteso che le due fattispecie tutelano beni giuridici e diritti soggettivi distinti (la libert di movimento, per quanto attiene al reato di cui all'art. 605 c.p., ed il diritto dell'affidatario dell'incapace di mantenere il predetto sotto la propria custodia, per quanto riguarda il delitto di cui all'art. 574 dello stesso codice) e solo occasionalmente coincidenti nella stessa condotta antigiuridica (Cass. Pen., sez. V, sentenza 26 ottobre 2001, n. 38438, in Ced Cassazione, rv. 219976). Per completezza, va aggiunto che, per coloro i quali ritengono che il reato di sequestro di persona non sia configurabile nei confronti dellinfans e dellamens (tesi esaminata in precedenza), la possibilit di un concorso tra le due fattispecie limitata alle sole ipotesi in cui lincapace non sia totalmente privo della facolt di muoversi autonomamente e sia in grado di percepire la privazione della propria libert fisica. I reati previsti dagli artt. 522 (ratto a scopo di matrimonio) e 523 (ratto a fine di libidine) c.p. si caratterizzavano, rispetto al sequestro di persona, in ragione del fine specifico perseguito dal reo. A seguito dellabrogazione di tali articoli , avvenuta per effetto della legge n. 66/96, tali figure criminose hanno cessato di esistere e, in base al criterio della successione delle leggi penali ex art. 2 c.p., sono rientrate nella fattispecie generale di cui allart. 605 c.p. I delitti di ratto a scopo di libidine o a scopo di matrimonio - previsti dagli artt. 523 e 522 cod. pen. ed abrogati per effetto della legge 15 febbraio 1996 n. 66 - pur avendo in comune con quello di sequestro di persona la privazione della libert

personale del soggetto passivo, si differenziavano da quest'ultimo per la qualificazione del fine, essendo i suddetti reati di ratto caratterizzati, o dal fine di soddisfare la propria libidine, o da quello di indurre al matrimonio la parte offesa, mentre lo schema legale del sequestro di persona si completa con la semplice privazione della libert personale del soggetto passivo, senza una particolare qualificazione del fine del soggetto attivo. Ne deriva che, venute meno le fattispecie di ratto a fine di libidine o di matrimonio, a seguito della nuova disciplina in materia di violenza sessuale introdotta con la suindicata legge n. 66 del 1996, non per questo devono andare esenti da sanzione quei comportamenti in cui siano ravvisabili violazioni di altre norme giuridiche tuttora vigenti; con conseguente configurabilit del delitto di sequestro di persona allorquando il soggetto attivo, per fine di libidine o per indurre al matrimonio la parte offesa, privi quest'ultima della libert personale (Cass. Pen., sez. V, sentenza 5.2.1997, n. 924, in Codice penale annotato con la giurisprudenza, a cura di BELTRANI, MARINO e PETRUCCI, Napoli, 2003, 1048). Il delitto di sequestro di persona e, in particolare, il sequestro aggravato ex art. 605 c.p., secondo comma, n. 2, per essere stato commesso da un pubblico ufficiale con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni, ha in comune con il reato di arresto illegale, ex art. 606 c.p., la privazione della libert personale della vittima. Lelemento differenziale da individuare nel fatto che, mentre nellarresto illegale il pubblico ufficiale agisce (sia pure illegalmente) con lintento di mettere la vittima a disposizione dellautorit giudiziaria, nel sequestro di persona aggravato, ai sensi del secondo comma dellart. 605 c.p., egli si propone di tenerla nella sfera del suo privato dominio (il c.d. carcere privato) (Cass. Pen., sez. VI, sentenza 16 gennaio 2003, n. 1808, in Ius & Lex, 2004). Il delitto di sequestro di persona consumato da un pubblico ufficiale con abuso di poteri inerenti alle sue funzioni e quello di arresto illegale hanno in comune l'elemento materiale (privazione della libert), ma si differenziano per l'elemento soggettivo che nel primo caso richiede la volont dell'agente di tenere la persona offesa nella sfera del suo privato dominio e, nel secondo, quella di metterla, sia pure illegalmente, a disposizione dell'autorit competente (Cass. Pen., sez. V, sentenza 15 novembre 2002, n. 38247, in Cass. pen., 2004, 91). Lesercizio di poteri da parte delle forze di polizia, sia di natura preventiva che preprocessuale, invasivi della libert personale al di fuori dell'ambito di "eccezionali" fattispecie procedimentali i cui parametri di eccezionalit ed urgenza, che ne giustificano la compatibilit con l'art. 13 della Costituzione, ne impongono una ristretta e rigorosa applicazione astrattamente inquadrabile nel reato di sequestro di persona e non in diverse norme incriminatrici, quali quelle racchiuse negli artt. 606 o 609 c.p., che postulano lesistenza di un legittimo intervento degli organi di polizia attuato, per, con modalit abusive e non conformi alle due disposizioni che li prevedono (Cass. Pen, sez. VI, sentenza 23 gennaio 2003, n. 3421, in Cass. Pen., 2004, 129). Bibliografia ANTOLISEI F., Manuale di diritto penale, Parte speciale, I, Milano, 2002; BRASIELLO T., voce Libert personale (Delitti contro la), in Noviss. Dig. It., IX, Torino, 1963; DALIA A. A., voce Sequestro di persona e arresto illegale, Enc. dir., XLII, Milano, 1990; GALLO E., voce Sequestro di persona, in Enc. Giur. Treccani, XXIII, Roma, 1992; GARAVELLI M., voce Sequestro di persona e altri delitti contro la libert personale, in Dig. disc. pen., XIII, 1997; MANTOVANI F., Diritto penale, Parte speciale, I, Padova, 2005; Marani S., I delitti contro la persona, Padova, 2007; PADOVANI T., Il sequestro di persona e lidentificazione della libert tutelata, in Riv. it. dir. proc. pen., 1985.

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