Sei sulla pagina 1di 2

8° Lezione di Istituzioni di Diritto Privato 19/10/2021

Articolo 1 cc rubricato come “capacità giuridica” e dice: “La capacità giuridica si acquista dal momento della
nascita. I diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all'evento della nascita.” Qua
la fattispecie è rappresentata dal momento della nascita, con la stessa si ha la conseguenza dell’acquisto
della capacità giuridica. La capacità giuridica non ha definizione nell’articolo uno, per capacità giuridica si
intende l’idoneità dell’uomo ad essere soggetto di diritto. Tutti gli uomini nel nostro ordinamento devono
avere la capacità giuridica senza alcun tipo di distinzione. Questo principio della capacità riconosciuta fin
dalla nascita, essere titolare di diritti, questo principio dell’articolo uno primo comma va coordinato con un
altro principio che è quello di eguaglianza previsto dall’articolo tre della Costituzione, perché la capacità
deve essere attribuita a tutti in modo imparziale. Le norme della legge ordinaria devono sempre ispirarsi ai
principi fondamentali della Costituzione. La Costituzione rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale
per ridurre queste disuguaglianze, ed ha trovato sin dal principio applicazione su diverse leggi, atte a dare
uguaglianza formale ma anche sostanziale. Ad esempio la legge 198 del 2006 sulle pari opportunità fra
uomo e donna è in linea con il principio di uguaglianza.

L’articolo 16 delle disposizioni preliminari che precedono il codice civile, rubricato “trattamento dello
straniero” e dice: “ Lo straniero è ammesso a godere dei diritti civili attribuiti al cittadino a condizione di
reciprocità e salve le disposizioni contenute in leggi speciali. Questa disposizione vale anche per le persone
giuridiche straniere.” Applicando alla lettera il principio di reciprocità l’uguaglianza sostanziale riconosciuta
a qualsiasi soggetto si trovi sotto la giurisdizione italiana, nel caso dello straniero si cerca di capire se il
paese d’origine applica le stesse prerogative allo straniero. Oggi allo straniero quindi gli si applica
comunque la capacità giuridica anche se lo stesso dovesse arrivare da un paese che non farebbe lo stesso
per lo straniero. Il principio di reciprocità dello straniero non si applica e va oltre. I diritti fondamentali della
persona sono riconosciuti a prescindere dal fatto che lo straniero appartenga ad un paese che non
riconosce gli stessi diritti ad uno straniero.

Tornando all’articolo uno, notiamo che va oltre alla sua efficacia nei confronti del cittadino italiano, ma si
estende a chiunque sia soggetto alla giurisdizione italiana. Dalla nascita deriva la capacità giuridica, quindi la
stessa è un effetto della fattispecie nascita. Per nascita cosa si intende? L’interpretazione che converge in
questo senso fa seguire dei criteri medico legali e non esclusivamente giuridici, quindi si intende per nascita
l’inizio della respirazione polmonare. Se per nascita si intende l’inizio della respirazione polmonare non è
necessaria la vitalità, l’idoneità quindi del feto a sopravvivere. Se il neonato “è nato morto”, poco dopo la
respirazione polmonare è deceduto, dal punto di vista giuridico ha una grande rilevanza, perché per un
istante logico il soggetto ha acquistato dei diritti che poi ha perso poco dopo. Stabilire quindi se ci si trovi
davanti ad una nascita o meno è importante anche giuridicamente. Il neonato poi deceduto è importante
se ha fatto in tempo ad essere destinatario di diritti successori, di diventare erede di qualcuno, quindi per
essere idonei alla titolarità del diritto è indispensabile la nascita. Il nostro ordinamento però, come desunto
dal secondo comma dell’articolo uno, si preoccupa anche di proteggere la posizione anche di colui che non
è nato. Vero quindi che tutto è condizionato alla nascita ma l’ordinamento prende in attenzione
l’ordinamento del concepito e del nascituro.

Nel caso della morte, come la nascita, segna un momento ben preciso da un punto di vista giuridico, perché
se con la nascita i diritti si acquistano con la morte i diritti si perdono. Quindi anche per la individuazione
dell’evento morte, stabilendo convenzionalmente che si intende dal punto di vista giuridico come morte, si
hanno dei punti fissi di ambito giuridico e scientifico. La legge 1578 del 1993 stabilisce che la morte coincide
con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo.

Il nostro ordinamento prende in considerazione non soltanto il soggetto nato che acquista diritti perché
acquista la capacità giuridica, ma anche il soggetto concepito e il soggetto nascituro (ancora non nato), e lo
si desume anche dall’impianto originario del 1942, il che evidenzia quindi l’attualità del codice. Da
coordinare all’articolo possiamo leggere anche l’articolo 462 del cc e si trova nel libro secondo dedicato alle
successioni mortis causa e dice: “Sono capaci di succedere tutti coloro che sono nati o concepiti al tempo
dell'apertura della successione. Salvo prova contraria, si presume concepito al tempo dell'apertura della
successione chi è nato entro i trecento giorni dalla morte della persona della cui successione si tratta.
Possono inoltre ricevere per testamento i figli di una determinata persona vivente al tempo della morte del
testatore, benché non ancora concepiti.” Quindi il concepito può essere chiamato alla successione ma è
condizionato dalla nascita chiaramente.

Lo stesso discorso lo si può rinvenire nell’articolo 784, che tratta di donazioni e dice: “La donazione può
essere fatta anche a favore di chi è soltanto concepito, ovvero a favore dei figli di una determinata persona
vivente al tempo della donazione, benché non ancora concepiti. L'accettazione della donazione a favore di
nascituri benché non concepiti, è regolata dalle disposizioni degli articoli 320 e 321. Salvo diversa
disposizione del donante, l'amministrazione dei beni donati spetta al donante o ai suoi eredi, i quali
possono essere obbligati a prestare idonea garanzia. I frutti maturati prima della nascita sono riservati al
donatario se la donazione è fatta a favore di un nascituro già concepito. Se è fatta a favore di un non
concepito, i frutti sono riservati al donante sino al momento della nascita del donatario.” Quindi se il
bambino “nasce morto” il bene comunque passerà a lui per poi a causa della sua avvenuta morte
passeranno ai genitori o a chi sarà erede per lui. Il nostro ordinamento quindi manifesta di tutelare la
posizione del concepito sia con l’istituto successorio che con l’istituto della donazione.

La giurisprudenza riconosce al concepito il diritto al risarcimento del danno alla salute ed alla integrità fisica
derivante dal parto, ma riconosce anche il risarcimento del danno che egli concepito che patisce a seguito
della morte del padre prima ancora della sua nascita. Succede che Tizio attraversando la strada nelle strisce
pedonali, viene investito da Caio che dopo un alcol test risulta ad avere valori alti, è sicuramente
responsabile civilisticamente parlando della morte di Tizio. Si tratta quindi di un 2043 quindi di un atto
colposo, e colui che ha commesso il fatto è costretto a risarcire i danni. Quindi l’autore del fatto è obbligato
a risarcire il danno, chi può vantare il risarcimento sono quindi i suoi eredi, ad esempio la moglie, il figlio di
10 anni, ma anche il figlio concepito se la vedova si trova incinta al momento della morte del padre, quindi
non nato ancora. L’articolo uno primo comma della capacità giuridica non è rispettato, lui non è nato, ma
l’articolo due dice che se il concepito nasce lui ha diritto al risarcimento; la corte di cassazione è incline ad
attribuire il diritto di risarcimento anche al concepito nato nel corso del tempo. Il concepito, così come gli
altri eredi possiede gli stessi identici diritti, non soltanto quello iure successionis (risarcimento del danno
trasmesso dal defunto all’erede), ma anche iure proprio (diritto proprio, acquistato anche se non era nato
all’epoca dei fatti, quindi interpretazione estensiva). Il concepito così come gli eredi, ha diritto al
risarcimento quindi.

La giurisprudenza si è dedicata ad attribuire un autonomo danno in favore del concepito che ha subito un
danno per ad esempio Caio ginecologo della mamma l’ha fatto nascere con patologia evitabile se si fosse
svolta diligentemente un’attività medica prenatale adeguate. Se queste figure professionali non svolgono
diligentemente la propria attività, consentendo la nascita di un soggetto affetto da patologie senza
informare la gestante di ciò che si sarebbe potuto verificare, se questa informazione tempestiva non è
pervenuta per un fatto imputabile al ginecologo la responsabilità è quindi nei confronti di questo soggetto.
La giurisprudenza ci dice che quindi il concepito poi nato con patologia invalidante, ha diritto iure proprio
come la madre al risarcimento del danno nei confronti del responsabile di questo comportamento
negligente che ha cagionato un danno.

Potrebbero piacerti anche