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Lezione 7 di Istituzioni di Diritto Privato 18/10/2021

Interesse legittimo= Questo è il potere del singolo di sollecitare l’intervento della pubblica amministrazione
in ordine al comportamento e alla correttezza della pubblica amministrazione medesima. Il singolo ha il
potere affinché l’autorità giurisdizionale intervenga ogni volta che la pubblica amministrazione non abbia
rispettato i canoni della correttezza comportamentale nell’esercizio del suo operato.

Questa situazione giuridica soggettiva ha la sua rilevanza anche in abito privatistico. Come esempio si può
fare quello della ditta, società o persona giuridica che viene esclusa dalla gara d’appalto. Quindi per
informatizzare una certa amministrazione comunale viene indetta la gara d’appalto, si aggiudica la gara la
ditta X, ma la ditta Y ritiene che lo svolgimento di quella gara non sia avvenuto seguendo criteri di
correttezza o da quanto previsto da quella gara. L’autorità giurisdizionale davanti alla quale si può agire è
quella amministrativa. Il tribunale è quindi competente a giudicare su questo tipo di concorrenze. Viene
leso non un diritto soggettivo ma un interesse soggettivo, che coincide con l’interesse affinché
l’amministrazione segua un comportamento conforme al bando di gara per aggiudicare la stessa. Non viene
lamentato il diritto a vincere la gara d’appalto ma si vanta l’interesse legittimo a fare in modo che la gara
d’appalto si svolga in modo corretto. In questo caso è competente da un punto di vista della giurisdizione il
tar che valuta e giudica sull’interesse legittimo che è stato leso. A questo punto la prima gara viene
annullata e ne viene indetta una nuova ex novo. Sino alla fine degli anni 90’ la giurisprudenza era orientata
nel ritenere che la violazione dell’interesse legittimo non consentisse di far valere un diritto soggettivo al
risarcimento del danno; quindi visto dal punto di vista di società esclusa dalla gara d’appalto non c’è
nessun’altra cosa da tutelare. Attualmente invece a partire da una serie di decisioni da parte della
cassazione nell’anno 200, si ritiene che il titolare di quel diritto leso possa far valere il diritto al risarcimento
del danno. Questa novità introdotta è nel senso che non soltanto la violazione del diritto soggettivo ma
anche la violazione dell’interesse legittimo consente di far valere il diritto del risarcimento del danno. Esiste
un dovere da differenziarsi rispetto all’obbligo; il dovere è contrapposto al diritto assoluto e grava nei
confronti di tutti i consociati.; l’obbligo grava nei confronti di un soggetto passivo determinato.

Onere= Dal punto di vista giuridico ci sono forti analogie con il linguaggio comune, molti termini giuridici
pur non coincidenti con quelli del linguaggio comune hanno elementi di base simili. l’onere è un peso anche
dal punto di vista giuridico, per dare una definizione giuridica è qualificabile come un potere attribuito ad
un soggetto che per esercitare lo stesso potere deve adempiere all’obbligo. Un esempio di onere
nell’ordinamento privatistico è il contratto per eccellenza presente nella disciplina del codice civile, ovvero
la compravendita. Per quanto attiene a quest’ultima il nostro ordinamento prende in considerazione la
patologia della vendita. Il diritto trasferito all’acquirente non ha le caratteristiche previste dalle parti.
L’articolo 1495 del cc rubricato “termini e condizioni per l’azione” e dice: “Il compratore decade dal diritto
alla garanzia, se non denunzia i vizi al venditore entro otto giorni dalla scoperta, salvo il diverso termine
stabilito dalle parti o dalla legge. La denunzia non è necessaria se il venditore ha riconosciuto l'esistenza del
vizio o l'ha occultato. L'azione si prescrive, in ogni caso, in un anno dalla consegna; ma il compratore, che
sia convenuto per l'esecuzione del contratto, può sempre far valere la garanzia, purché il vizio della cosa sia
stato denunziato entro otto giorni dalla scoperta e prima del decorso dell'anno dalla consegna.” Quindi
l’onere è una situazione giuridica soggettiva passiva in cui il soggetto per esercitare un proprio diritto deve
prima adempiere un obbligo.

L’acquisto di un diritto è quella situazione contraddistinta dal fatto che un soggetto che fino ad allora non
era titolare di alcun diritto, con l’acquisto egli diventa titolare di un diritto. Dobbiamo quindi distinguere
due categorie di acquisti: Gli acquisti a titolo originario dagli acquisti a titolo derivativo.

Acquisti a titolo originario: Un esempio è l’articolo 923 cc collocato nel libro terzo della proprietà, che dice:
“Le cose mobili che non sono proprietà di alcuno si acquistano con l'occupazione. Tali sono le cose
abbandonate e gli animali che formano oggetto di caccia o di pesca”. Quindi dal momento in cui questi
animali vengono ad esempio pescati la proprietà diventerà del pescatore. Questo è un acquisto a titolo
originario perché prima del pescatore il titolare del diritto di proprietà non era nessuno, era quindi una res
nullius. Il carattere originario dell’acquisto non riguarda soltanto le res nullius, ma questo carattere sussiste
anche se pur essendoci stato un titolare del diritto di proprietà non c’è nesso di collegamento fra il primo
ed il secondo proprietario. Questo è quell’acquisto che si contraddistingue per il fatto che non c’è
collegamento fra il precedente ed il nuovo proprietario del diritto. Articoli 923 e seguenti trattano proprio
l’acquisto a titolo originario.

Riguardo l’acquisto a titolo derivativo, in questo caso deriva un nesso di derivazione con il diritto di un
precedente titolare, a questo punto quindi è importante capire cosa sia il titolo d’acquisto. Per titolo si
intende la ragione dell’acquisto, il fondamento dell’acquisto. Se si rinviene un nesso di derivazione con il
precedente titolare del diritto di proprietà è un acquisto a titolo derivativo. Se ad esempio si prende il
contratto di vendita, che è il titolo dell’acquisto, il compratore ha acquistato il bene dal venditore quindi il
titolo è il contratto di vendita, quindi c’è un nesso di derivazione fra chi compra e chi vende. Per questo gli
acquisti possono essere a titolo originario senza nesso o a tiolo derivativo.

Alienare  vendere, ma vendere non significa solo alienare.

Quindi se c’è un acquisto a titolo derivativo c’è un nesso di derivazione; quindi noi assistiamo in quel
rapporto giuridico che si instaura fra colui che acquista e colui che cede il diritto, si crea un rapporto di
derivazione definito successione. La successione è quella vicenda che si verifica quando un diritto passo da
un titolare ad un altro, e c’è un nesso di derivazione fra questi due soggetti. Questa successione del diritto
può essere intervivos (fra vivi) o mortis causa (a causa di morte). Questa è una distinzione che non basta,
ma anche successione a titolo universale (subentra in tutti i rapporti attivi e passivi di un altro soggetto) o a
titolo particolare (subentra in uno o più rapporti determinanti), questa distinzione corrisponde a quella che
sussiste fra erede e legatario (destinatario di un legato, una successione a titolo particolare), fra questi due
termini c’è ugualmente una distinzione, ad esempio:

Se eredito una villa da un mio zio defunto non sono un erede ma un legatario perché si tratta di una
successione a titolo particolare, i suoi figli sono definibili eredi perché subentrano in tutti i rapporti attivi e
passivi. L’acquisto a titolo originario deve essere distinto dall’acquisto a titolo derivativo, ma si deve
individuare anche una sottospecie di acquisto derivativo, ad esempio l’acquisto a titolo derivativo
costitutivo in cui si hanno le due figure del Dante Causa per chi si spoglia del diritto, chi lo riceve si chiama
Avente Causa.

Può accadere che non ci sia coincidenza fra l’ampiezza del diritto in capo al dante causa e l’ampiezza
dell’avente causa. L’acquisto a titolo derivativo non implica un diritto della stessa ampiezza del dante
causa, può accadere che sia inferiore e quindi l’avente causa acquista un diritto di portata minore, in questo
caso si tratta di acquisti a titolo derivativo costitutivo. Il diritto di proprietà in questione può subire delle
limitazioni, io posso restare il titolare formale del diritto di proprietà e attribuire ad un soggetto diverso da
me in virtù di un diritto diverso da quello che ho io il godimento di un bene di mia proprietà. Questo altro
non è che la nascita di un diritto di usufrutto. Quindi io perdo il godimento del bene e divento nudo
proprietario a favore dell’usufruttuario che di contro riceve il godimento esclusivo del bene. Quando ciò si
verifica io che costituisco il godimento per un terzo divento l’usufruttuario. Il diritto poi rimane per la
durata stessa della vita dell’usufruttuario. Quando non c’è simmetria perfetta fra colui che aliena e colui
che riceve la titolarità del diritto.

Nell’ambito dei dritti che si possono far valere rega omnes non ci sono solo i diritti reali che
contraddistinguono il rapporto fra il titolare del diritto ed il bene. Nell’ambito della categoria più ampia dei
diritti assoluti ci sono anche i diritti “personalissimi”, diritto a nome o immagine, nell’ambito di questi diritti
troviamo i diritti indisponibili. Che sono i dritti di cui non si può disporre, il titolare non se ne può disfare.

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