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DIRITTO PRIVATO
21. LA RAPPRESENTANZA
contrattuale risulta essere puramente formale. Tale aspetto compare in particolar modo a seguito
dello sviluppo della concentrazione industriale. Così quando un bene o un servizio di prima
necessità sia offerto in condizioni non concorrenziali da una grossa impresa, la libertà
contrattuale del consumatore o dell’utente è limitata, egli non può che acquistare che alle
condizioni propostegli: contratto di adesione. Da queste squilibri si è mossa la trasformazione
del contratto. Un'altra causa di tale trasformazione è scaturita dalla necessità di controllare
giuridicamente lo svolgimento delle attività.
Si arrivò ad avere schemi contrattuali uniformi sui quali non si ammette trattativa e ai quali i
clienti prestano adesione per lo più senza darsi cura di conoscere esattamente il contenuto di
essi. Inoltre, si deve tener presente che sempre più spesso i contratti, ora, non vengono conclusi
per interesse proprio, ma in quanto rappresentanti di società, ente pubblico o in generale della
persona giuridica che rappresentano. Qui non vi è grande spazio per l’applicabilità delle norme
su violenza, errore e dolo, la difesa del cliente va affidata a norme e principi di ordine pubblico
che vietino clausole più gravemente inique.
L’altra importante trasformazione del contratto consiste nello sviluppo dell’ordine pubblico di
struttura e di direzione economica e quindi, talvolta, l’efficacia del contratto è subordinata ad
un’autorizzazione amministrativa. Nella nuova mentalità si ritiene che la libertà contrattuale sia
efficace solo fuori dal campo economico.
- casi in cui la legge impone ad una delle parti l’obbligo di contrattare e accompagna tale obbligo
con prescrizione di varia intensità circa il contenuto del contratto. La legge impone l’obbligo
all’imprenditore di contrattare con chiunque ne richieda le prestazioni che formano oggetto della
sua impresa, osservando la parità di trattamento. Egli resta libero di determinare il contenuto del
contratto senza però discriminare i vari clienti. Il rapporto contrattuale vincola in quanto il
legislatore lo ritiene giusto e adeguato al particolare tipo di contratto economico che si è
determinato tra le parti stesse
Contratti unilaterali:
nei contratti unilaterali solo una parte esegue o si obbliga ad eseguire una prestazione nei
confronti dell’altra. Il concetto di contratto unilaterale non va confuso con quello di negozio
unilaterale: nel primo l’unilateralità attiene agli effetti, nel secondo essa attiene alle
dichiarazioni di volontà che costituiscono il negozio stesso (il contratto unilaterale è un
negozio giuridico bilaterale). Nei contratti a prestazioni corrispettive (sinallagmatici) la
prestazione di una parte è corrispettiva di quella della controparte. Il rapporto fra le
prestazioni corrispettive si chiama sinallagma. Il concetto di contratto a prestazioni
corrispettive non va confuso con quello di contratto a titolo oneroso. È vero che ogni
contratto sinallagmatico è a titolo oneroso; ma non è vero il reciproco, poiché sono a titolo
oneroso anche i contratti associativi, la cui struttura è diversa da quella dei contratti a
prestazioni corrispettive. Il sinallagma si manifesta nei rimedi concessi a ciascuna parte
contro l’inadempimento dell’altra parte. Ciascuno dei contraenti può opporre all’altro
l’eccezione di inadempimento: può rifiutarsi, cioè, di adempiere la sua obbligazione, se
l’altro non adempie contemporaneamente la propria, salvo che termini diversi per
l’adempimento siano stati stabiliti dalle parti o risultino dalla natura del contratto (art. 1460
c.c.). Anche quando siano fissati termini diversi per l’adempimento, il contraente che deve
adempiere per primo può esigere immediatamente la controprestazione, se si verificano
determinati fatti, previsti dalla legge, tali da far temere che questa non sarà eseguita (art.
1186 c.c.); e se la controparte non adempie, le potrà opporre l’eccezione di inadempimento.
Se una parte non adempie la controparte, qualora non preferisca agire per ottenere
l’adempimento, può chiedere la risoluzione del contratto (art. 1453 c.c.). Se una parte è
liberata per la sopravvenuta impossibilità della prestazione, anche l’altra parte è liberata
dall’obbligo di eseguire la controprestazione, e ha diritto di farsi restituire quel che abbia già
eseguito (art. 1463 c.c.). Nei contratti a struttura associativa, infine, più persone
conferiscono beni o servizi per uno scopo comune. Si distinguono dai contratti di scambio:
ciascun contraente si ripromette un vantaggio, ma questo non consiste in una
controprestazione dovutagli da un altro contraente, bensì nella partecipazione ad un’utilità o
profitto comune.
PROMESSE UNILATERALI
Per le promesse unilaterali l’art. 1987 c.c. enuncia un principio di tipicità, opposto a quello
che vale in tema di contratti: la promessa unilaterale di una prestazione non produce effetti
obbligatorio fuori dei casi ammessi dalla legge. La promessa di una prestazione è vincolante
solo se inserisce nel contesto di un contratto: occorre, in altre parole, il consenso, espresso o
tacito, del promissario.
È anche possibile che la promessa voglia attribuire un vantaggio gratuito; anche in tal caso,
tuttavia, la volontà del promissario è rilevante poiché di regola non è possibile imporre
l’acquisto di un diritto a chi non lo desideri. La promessa unilaterale di pagamento, priva
della menzione della causa, non crea obbligazioni. Essa ha però un effetto sul piano
probatorio, al pari del riconoscimento di debito: fa presumere l’esistenza del debito e di una
causa idonea a giustificarlo, salvo che il promettente dia la prova del contrario (art. 1988
c.c.).
LA PROMESSA AL PUBBLICO
È la promessa, fatta al pubblico, di una prestazione a favore di chi si trovi in una determinata
situazione o compia una determinata azione. Si possono distinguere promesse al pubblico a
titolo oneroso, nelle quali la prestazione a carico del promettente è il corrispettivo di una
prestazione a suo favore, e promesse al pubblico a titolo gratuito, dettate da spirito di
Anna Marco
liberalità: questa ultime, a differenza della donazione, non richiedono la forma dell’atto
pubblico. Si tratta di promessa unilaterale, e perciò essa è vincolante non appena sia resa
pubblica. Se alla promessa non è apposto un termine, e questo non risulta dalla natura o
dallo scopo della medesima, il vincolo del promettente cessa qualora entro un anno non gli
sia stato comunicato l’avveramento della situazione o il compimento dell’azione prevista
nella promessa (art. 1989 c.c.). La promessa può venire revocata prima di questo termine
solo per giusta causa, purché la revoca sia resa pubblica nella stessa forma della promessa, o
in forma equivalente. La revoca, però, non ha effetto se la situazione si è già verificata o se
l’azione è già stata compiuta (art. 1990 c.c.).
Il modo più ovvio e frequente di concludere un contratto consiste nello scambio di dichiarazioni.
Sono possibili però anche altre tecniche. Un regolamento negoziale può essere posto attraverso un
comportamento concludente.Se si tratta di un contratto con obbligazioni del solo proponente, esso si
conclude, di regola, senza necessità di accettazione dell’altra parte.
Il primo profilo nominato è l'accordo tra le parti, questo è alla stregua del contratto la
manifestazione più forte dell'autonomia privata, questa si Lega alla massima espressione della
libertà, che è il connotato delle moderne economie di mercato.
Le parti sono obbligate solo a ciò che hanno stabilito nel contratto. A questa libertà si associano le
altre, libertà di scegliere con chi contrarre, il contenuto e se escludere o meno il contratto.
Il modo più ovvio e frequente di concludere un contratto consiste nello scambio di dichiarazioni.
Sono possibili però anche altre tecniche. Un regolamento negoziale può essere posto attraverso un
comportamento concludente. Se si tratta di un contratto con obbligazioni del solo proponente, esso
si conclude, di regola, senza necessità di accettazione dell’altra parte.
Gli articoli 1326, 1327, 1333 c.c. Sono norme meritevoli di osservazioni, perché riguardano i
diversi modi attraverso cui l'ordinamento reputa concluso un accordo contrattuale. La prima è una
norma di apertura, il contratto è concluso soltanto quando chi ha fatto la proposta a notizie circa
l'accettazione. Si può parlare di accettazione quando la manifestazione di volontà di una parte,
contiene tutti gli elementi essenziali del tipo di contratto che si vuole concludere. Nel caso di
contratto di vendita si deve indicare la volontà di vendere, l'oggetto della vendita, il prezzo del bene
e trattandosi di beni immobili, la proposta deve essere formulata per iscritto appena di nullità punto
Quando si passa dall'attività di proposta all'attuazione? Qui sopravviene una dichiarazione definibile
tale da essere interpretata come proposta la quale ricorre quando la dichiarazione è formulata
quando vi sono tutti gli elementi essenziali del tipo di contratto che si intende concludere.
Talvolta il testo del contratto viene elaborato insieme dalle parti attraverso discussioni e trattative,
nelle quali i contributi dell’uno e dell’altro contraente si intrecciano in modo tale da non poter
essere praticamente distinti. Più spesso, invece, una delle parti assume l’iniziativa di proporre
all’altra un testo completo del contratto, che l’altra accetta. In tal caso le dichiarazioni contrattuali
formano una sequenza: proposta e accettazione.
La proposta deve essere tale che possa bastare l’assenso dell’altra parte per concludere il contratto.
Essa deve determinare gli elementi essenziali del contratto stesso. La proposta può essere rivolta a
una persona determinata, oppure anche a una cerchia di persone, o al pubblico in generale.
La proposta deve determinare gli elementi essenziali del contratto stesso punto ad esempio, la
proposta di vendita deve indicare non solo la cosa offerta ma anche il prezzo richiesto, se
l'indicazione mancasse saremmo di fronte non ad una proposta ma un semplice invito a proporre.
Hai sensi dell'articolo 1336 del codice civile la proposta può essere rivolta a una persona
Anna Marco
determinata o una cerchia di persone più o meno vasta che corrisponde all'offerta al pubblico. Ai
sensi dell'articolo 1335 del codice civile, si parla di presunzione di conoscenza, se chi fa una
proposta di contratto si potrà trovare obbligato al contratto che ha proposto ma quando nelle forme
dell'accettazione, la proposta aggiunge al domicilio.
Questo però non significa che ne siamo pienamente a conoscenza, l'ordinamento reputa la
conoscenza della proposta punto con questa norma l'ordinamento può una regola secondo cui la
conoscenza si si reputa tale quando aggiunge al domicilio, luogo in cui l'uomo può fissare i tuoi
affari. Salvo che vi siano situazioni straordinarie, oggettive per la quale il documento non è
realmente arrivato al domicilio e che devono essere provate.
il 1335 reputa che il contratto sia concluso anche se il destinatario non ha avuto materialmente
notizia, si può impedire la conclusione del contratto in caso di mancanza della stessa . Chiaramente
nelle questioni commerciali di rilievo, assume una certa importanza. La revoca deve arrivare prima
dell'accettazione.
articolo 1327 del codice civile: <<qualora , su richiesta del proponente o per natura dell'affare o
secondo gli usi la prestazione debba eseguirsi senza una preventiva risposta , il contratto è concluso
nel tempo e nel luogo in cui ha avuto inizio l'esecuzione>>.
comma due: << l'accecante deve dare prontamente avviso all'altra parte dell’ iniziata esecuzione e
in mancanza è tenuto al risarcimento del danno>>
se applicassimo il 1326, per concludere il contratto prima devo ricevere l'accettazione . Con questa
diversa dichiarazione, invece, io autorizzo il destinatario a concludere il contratto senza previa
accettazione, dunque quando il bene in questione viene consegnata al vettore.
Dunque, nel caso di due utenti distanti non si conclude a nel luogo in cui accetto, ma nel luogo in
cui viene richiesto e spedito.
La stessa spedizione del bene è già l'esecuzione del contratto. qui però, è necessaria o
l'autorizzazione del proponente (che dice di dare seguito all'ordine, rinunciando alla garanzia)
oppure, gli altri casi consolidati dalla prassi commerciali (esempio del conto corrente).
la volontà negoziale può essere manifestata non solo mediante una dichiarazione espressa ma anche
in modo tacito attraverso un comportamento concludente , un comportamento che non costituisce
direttamente un mezzo di espressione e di comunicazione ma che presuppone realizza una volontà e
così indirettamente la manifesta.
La dichiarazione tacita ha questa funzione, manifestare l'intento negoziale virgola che deve
comunque manifestare tutti quelli che possono essere reputati come elementi essenziali.
ai sensi dell'articolo 1327 del codice civile, se non dovesse esserci un'autorizzazione, dunque se
invio una proposta, ma questa non è circostanziata da una clausola con cui si invita l’oblato a dare
seguito all'ordine, L'alternativa è il conflitto. Da un lato vi è qualcuno che reputa che non avendo
ricevuto l'accettazione il contratto non è concluso e l'altra parte per cui il contratto si reputa
conclusa nel momento in cui si consegna la notizia. Questo discorso vale anche quando chi riceve la
proposta invece di previamente comunicare la propria accettazione e quindi dare successivamente
seguito all'esecuzione, prende direttamente il bene e lo consegna al vettore.
il contratto allora si reputa concluso quando il bene giunge al domicilio del proponente.
nel momento in cui il bene giunge al domicilio quello è segno di dichiarazione di accettazione
tacita.
qui sta la differenza con l'articolo 1326 perché se dal luogo in cui viene spedito al luogo
dell'accettazione succede un incidente il bene perisce, per il 1326 il bene è ancora nella sfera di
proprietà del destinatario; sei invece per il 1327 il contratto si è concluso nel caso di successivo
perimento il rischio non è in capo al destinatario, ma al cosiddetto proponente. vale la regola per cui
il rischio del perimento fa capo al proprietario. Dunque , il contenzioso , in ordine al modello
contrattuale di conclusione , si capisce in relazione a un rischio contrattuale che grava sui soggetti a
seconda dall'articolo che ha previsto quel modello di conclusione.
ulteriore variante riguarda il 1333. la prima parte premette quando si parla di proposte da cui
possono sorgere obbligazioni solo per il proponente. diversamente da ciò che accade di regola
Anna Marco
(obblighi e obbligazioni per entrambe le parti ), qui gli obblighi scaturiscono solo in capo a una
parte.
Si pensi alla fideiussione, che garantisce alla controparte l'adempimento del debito da parte di un
terzo. questi tipi di contratto , sono operazioni contrattuali a tutti gli effetti, sono bilaterali, ma
sorgono obblighi e obbligazioni solo per una parte, ovvero il fideiussore. la deroga consiste: quando
ricevo la proposta di contratto con obbligazioni solo in capo al proponente la proposta si reputa per
legge irrevocabile , diversamente da quanto espresso nel 1326. ulteriore deroga: quando si conclude
il contratto? Il 1326 ti dice che si conclude quando il proponente ha notizia dell'accettazione; il
1333 ti dice che non è necessaria la manifestazione di accettazione tacita o espressa. è sufficiente
che il soggetto decorso un certo periodo di tempo , ometta un intento contrario alla conclusione del
contratto.
finché il contratto non sia concluso , la proposta può essere revocata ;tuttavia, se l'altra parte ha già
intrapreso in buona fede l'esecuzione, il proponente è tenuto a indennizzare delle spese delle perdite
subite punto si deve trattare, naturalmente , di un'ipotesi in cui non sia applicabile l'articolo 1327
comma uno del codice civile.
Anche l'accettazione può essere revocata prima che il contratto sia concluso : a tale scopo è
ovviamente necessario che la revoca giunta a conoscenza del proponente si sia obbligato a
mantenerla ferma per un certo tempo.
I tre modelli enunciati sono varianti dello stesso principio, per cui un soggetto si deve trovare
vincolato a ciò che ha voluto appunto
Questo modello generale si sposta pesantemente nel momento in cui ragioniamo in termini di
conclusione di contratti afferenti a operazioni di massa . Si pensi al 1341: condizioni generali di
contratto. per queste condizioni, predisposte unilateralmente , la conoscenza è dunque il vincolo
delle condizioni generali predisposte dal proponente virgola non sono subordinate al fatto che il
destinatario le ha conosciute, come postulato dall'1326; qui, da questo punto di vista, tu non sei solo
obbligato a ciò che hai conosciuto, ma anche a ciò che avresti dovuto conoscere per mezzo
dell'ordinaria diligenza. Ad esempio, salgo sul bus e concludo un contratto pur non parlando con
nessuno appunto qual è la disciplina che regola questo contratto? Quando mi siedo sul bus mi trovo
vincolata a un regolamento negoziale che nessuno ha mai letto ne conosce e nel caso in cui sorga un
problema di inadempimento, come ritardi o incidenti, mi potrei trovare sottoposta a una serie di
clausole che in realtà non conosco. Eppure, quello è un contratto di trasporto che viene imputato a
questa regola, cioè per certe tipologie contrattuali vengo imputata a queste clausole per l'ordinaria
diligenza. Cos'è l'ordinaria diligenza? Il proponente è libero dall'onere di informazione quando le
condizioni sono pubblicate o affisse ad esempio, nelle stazioni ferroviarie o di pullman . qui emerge
la conciliazione tra il principio volontaristico , cioè sono obbligato solo a ciò che ho voluto e
conosciuto, e un altro principio per cui nel caso di operazioni di massa , quando vi è per oggetto
beni o servizi prodotti in serie per un'infinita massa di consumatori, l'informazione essenziale su cui
si forma il consenso non è la conoscenza normativa, quanto le informazioni che arrivano al
consumatore attraverso altri segnali che guidano l'acquisto, come prezzo, qualità, pubblicità. questo
giustifica e ha giustificato , in un'ottica di razionalizzazione dei costi, il fatto che venga omessa tutta
l'informazione normativa.
Viene meno in questo modo la fase della trattativa.
Nel momento della conclusione del contratto una parte può riservarsi di nominare successivamente
la persona che deve acquistare i diritti e assumere gli obblighi nascenti dal contratto stesso (art.
1401 c.c.). La dichiarazione di nomina deve essere fatta entro il termine stabilito dalle parti, o
altrimenti entro tre giorni dalla stipulazione del contratto (art. 1402 c.c.). Se la nomina non è fatta
validamente entro questo termine, il contratto produce i suoi effetti fra i contraenti originari (art.
1405 c.c.). Se invece la dichiarazione di nomina segue tempestivamente, la persona nominata
acquista la posizione di parte del contratto, con effetto retroattivo dal momento in cui questo fu
stipulato.
Il contratto per persona da nominare è dunque un contratto con soggetto alternativo punto
Anna Marco
Si consideri l'ipotesi che una persona voglia acquistare un terreno per trasferirlo ad altri a
maggiorprezzo.se acquisto e poi rivende, ciò implica due passaggi di proprietà e dunque un doppio
carico delle spese di trasferimento punto
Il doppio passaggio può essere evitato ricorrendo il contratto per persona da nominare (,la legge
fiscale, però , considera unico il passaggio solo se la nomina dell'acquirente definitivo è fatta entro
tre giorni )
Le lacune del regolamento negoziale vengono colmate da norme dispositive, dettate allo scopo di
realizzare soluzioni equilibrate per conflitti d’interesse tipici. Può accadere però che il caso non sia
previsto da alcuna norma dispositiva di legge. Si tratta di situazioni che le parti non hanno previsto
e regolato. In mancanza di norme dispositive trovano applicazione gli usi. In subordine, il contratto
viene integrato dal giudice secondo equità (art. 1374 c.c.): ciò significa introdurre nel contratto una
regola che concorra alla realizzazione degli scopi contrattuali, armonizzandosi con lo schema
espressamente determinato dalle parti. In nessun caso le disposizioni sull’integrazione giudiziale del
contratto possono venire utilizzate in modo tale da ampliare o modificare l’oggetto del contratto;
neppure è consentito al giudice di migliorare il contratto, sostituendo a quello voluto dalle parti
stesse un diverso equilibro contrattuale.
consenso delle parti. Perché questo principio possa trovare applicazione occorre, però, che il bene
esista già, e sia determinato. L’individuazione avviene al più tardi con la consegna al compratore,
ma spesso precede questo momento. Determinare il momento in cui il diritto si trasferisce ha
importanza in relazione a vari problemi:
- Con la proprietà passa all’acquirente il rischio del perimento fortuito della cosa: se la cosa è
distrutta o deteriorata, per causa non imputabile all’alienante, dopo che la proprietà sia
passata all’acquirente, quest’ultimo deve ugualmente pagarne il corrispettivo;
- Nei confronti di terzi l’acquisto della proprietà può determinare responsabilità particolari;
- Assai importanti sono le conseguenze nei rapporti con i terzi creditori: dal momento in cui
il diritto è passato all’acquirente, i creditori dell’alienante non possono più sottoporlo ad
esecuzione forzata;
- Dal momento in cui il diritto si è trasferito all’acquirente, l’alienante non ha più il potere di
disporne in favore di altri. Conflitto tra acquirenti del medesimo diritto. Se il proprietario di
un immobile ne dispone in favore di A e poi una seconda volta in favore di B, fra i due
aventi causa prevale chi per primo trascrive nei registri immobiliari il proprio titolo di
acquisto (art. 2644 c.c.). Se si tratta di cosa mobile non iscritta in pubblici registri, può
prevalere colui che ha acquistato successivamente, se in buona fede ha ottenuto la consegna
della cosa (art. 1153 c.c.). Se si tratta di un credito, prevale la cessione notificata per prima
al debitore, o quella che è stata per prima accettata dal debitore con atto di data certa (art.
1265 c.c.). Ma se il credito è incorporato in un titolo di credito questo circola secondo le
regole applicabili alle cose mobili (art. 1994 c.c.). Consideriamo, infine, l’ipotesi che, con
successivi contratti, una persona conceda a diversi contraenti diritti personali di godimento
relativi allo stesso bene e fra loro incompatibili. In questo caso prevale il contraente che per
primo ha conseguito il godimento. Se nessuno dei contraenti ha conseguito il godimento è
preferito quello che ha il titolo di data certa anteriore (art. 1380 c.c.)