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SCHEMI DIRITTO- VOLUME 6


Contratto: il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un
rapporto giuridico patrimoniale. Il contratto è un atto negoziale (negozio giuridico), bilaterale e
patrimoniale. Anche la donazione è un contratto poiché può incidere in modo svantaggioso nella
sfera giuridica del donatario. Anche la remissione del debito, essendo che serve l’accordo degli
interessati, è un contratto.
Atti unilaterali: essi producono effetti giuridici in base alla volontà di una sola parte e non
richiedono l’accordo (fondamentale invece nel contratto). Sono unilaterali gli atti con effetti che
incidono solo su situazioni giuridiche dell’autore, che incidono su situazioni giuridiche altrui ma in
modo non direttamente vincolante e che incidono pesantemente sulle situazioni giuridiche altrui.
Contratto come atto patrimoniale: se fra due parti si forma un accordo che coinvolge solo o
prevalentemente situazioni non patrimoniali non può essere definito contratto (matrimonio), invece
sono contratti quelli formati da accordi che coinvolgono situazioni patrimoniali
Contratto come atto (fattispecie): un significato del contratto è che è formato con l’accordo delle
parti, detto anche contratto come fattispecie.
Contratto come rapporto (effetti): un secondo significato del contratto lo vede come l’insieme
degli effetti giuridici prodotti dal contratto fattispecie.
Classificazione dei contratti: è necessario classificare i contratti per tipi (distinguere i contratti
secondo il modello di operazione giuridico economica) e per categorie (distinguere i contratti in
base a caratteristiche significative).
Contratti bilaterali: contratti fatti da due parti
Contratti plurilaterali: contratti stipulati fra più di due parti che hanno in comune lo scopo. Nei
contratti con più di due parti, in cui le prestazioni di ciascuna sono dirette al conseguimento di uno
scopo comune, la nullità che colpisce il vincolo di una sola delle parti non importa nullità del
contratto, salvo che la partecipazione di essa debba considerarsi essenziale. Possono esserci anche
contratti plurilaterali senza comunione di scopo (delegazione cumulativa).
La disciplina del contratto: la disciplina del contratto può essere generale (si applica in linea di
principio a qualunque contratto) e dei singoli tipi contrattuali (si applica ai contratti del tipo
corrispondente). Normalmente le sue discipline si cumulano.
I contratti della pubblica amministrazione: uno dei principali problemi di applicazione della
disciplina del contratto, riguarda quelli in cui è parte lo stato o altro ente pubblico. Bisogna
distinguere il momento della fase che precede e prepara il contratto che viene regolata dal diritto
pubblico, tale fase riguarda il modo in cui l’ente pubblico arriva alla decisione di fare il contratto
con quella determinata controparte, e il contratto stipulato come atto o come rapporto, che è
regolato dal diritto privato ovvero secondo le norme del codice civile.
Conclusione del contratto: il contratto si ritiene concluso quando le parti raggiungono un accordo
seguendo il modello stabilito dalle norme. Esiste uno schema base che regola tutti i contratti.
Dichiarazione contrattuale: la dichiarazione contrattuale viene intesa come l’esplicita
manifestazione della volontà di fare il contratto. La proposta, l’accettazione, la loro revoca e ogni
altra dichiarazione diretta a una determinata persona si reputano conosciute nel momento in cui
giungono all’indirizzo del destinatario. Le dichiarazioni ricettizie sono dichiarazioni non
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contrattuali dirette a formare atti unilaterali; i loro atti vengono definiti atti ricettizi e il loro effetti si
producono solo de e dal momento in cui la dichiarazione arriva a conoscenza del destinatario. La
dichiarazione si reputa conosciuta dal destinatario nel momento in cui giunge al suo indirizzo, di
conseguenza la legge fornisce al destinatario la possibilità di provare che egli è stato, senza sua
colpa, nell’impossibilità di avere tale notizia e gli effetti della dichiarazione se così fosse non si
producono. Le dichiarazioni non ricettizie invece sono indirizzate a un destinatario e gli effetti si
producono indipendentemente dalla conoscenza che altri soggetti abbiano della dichiarazione
(testamento).
Schema base del contratto: la formazione del contratto avviene quando le parti agiscono nello
stesso tempo e luogo, i problemi sorgono quando le parti si scambiano dichiarazioni a distanza dove
è necessaria la proposta e l’accettazione che presuppongono che una parte proponete formuli
all’altra parte oblato la proposta di contratto. Il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto
la proposta ha conoscenza dell’accettazione dell’altra parte. L’accettazione deve giungere al
proponente nel termine da lui stabilito o in quello ordinariamente necessario secondo la natura
dell’affare o secondo gli usi. Il proponente può ritenere efficace l’azione tardiva, purché ne dia
immediatamente avviso l’altra parte. Il contratto si conclude solo se l’accettazione è conforme alla
proposta, mentre se difforme equivale a una nuova proposta così l’oblato diviene il proponente e al
proponente originario (ora oblato) spetta accettare la controproposta.
Il contratto formato mediante esecuzione: i contratti che chiedono di essere eseguiti senza
bisogno di preventiva accettazione comunicata al preponente rientrano in uno schema diverso da
quello base (proposta e accettazione), in tal caso il contratto si ritiene essere concluso nel tempo e
luogo in cui ha avuto inizio l’esecuzione; è necessario che l’accettante dia avviso all’altra parte
dell’iniziata esecuzione, e in mancanza deve risarcire il danno.
Il contratto formato mediante proposta non rifiutata: questo contratto si applica quando il
proponente propone all’oblato un contratto dal quale nascono obbligazioni solo a carico del
proponente stesso (come fideiussione). Il contratto si basa sulla semplice proposta e dal mancato
rifiuto dell’oblato o dal suo silenzio.
Contratti formati mediante consegna della cosa: quando un contratto implica la consegna della
cosa, essa costituisce l’esecuzione del contratto; i contratti consensuali si formano con il semplice
accordo delle parti. I contratti reali invece non si accontentano dell’accordo ma richiedono la
consegna della cosa (pegno).
Contratti aperti: si tratta di contratti per i quali esiste la possibilità che altre parti entrino
successivamente nel contratto aggiungendosi (come contratti associativi). L’adesione successiva dei
soggetti ha valore di accettazione della proposta contenuta nella clausola d’apertura del contratto
originario.
Offerta al pubblico: l’offerta al pubblico è un particolare tipo di proposta indirizzata non a un
destinatario determinato ma ad una collettività indeterminata di possibili destinatari (tipo
esposizioni merce nelle vetrine). L’offerta al pubblico vale come proposta, salvo che risulti
diversamente dalle circostanze o dagli usi. La revoca dell’offerta, se è fatta nella stessa forma
dell’offerta è efficace anche in confronto di chi non ne ha avuto notizia. L’offerta al pubblico può
valere come vera e propria proposta di contratto, per la formazione del contratto basta che
l’interessato l’accetti. Essa incontra però dei limiti: il contratto si ritiene concluso qualora l’offerta
contenga gli estremi essenziali del contratto da concludere (esposizione del prezzo) e che il valore
di vera e propria proposta non sia escluso dalle circostanze e dagli usi (tipo la locazione di
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appartamento dove il proprietario prima di concludere un contratto si riserva di non dare


l’appartamento al primo che risponda affermativamente al suo annuncio). In questi casi, che
escludono le circostanze e gli usi, l’offerta al pubblico non vale come proposta ma solo come invito
a proporre.
Fra il momento della proposta e dell’accettazione può passare del tempo, durante questo tempo può
sopravvenire la morte o l’incapacità di chi ha fatto la proposta o accettazione; il problema qua
riguarda l’esecuzione del contratto del quale se ne occuperà l’erede o il rappresentane legale, ma se
l’evento si verifica prima della conclusione del contratto la proposta o accettazione perdono
d’efficacia. Tale regola subisce delle eccezioni quando si tratta di proposta irrevocabile che
sopravvive agli eventi che colpiscono il suo autore; quando riguarda la qualità del dichiarante e del
contratto, ovvero quando il dichiarante è un imprenditore e il contratto è attinente all’esercizio
dell’impresa la proposte o l’accettazione rimangono efficaci, può però succedere nell’eccezione
dell’eccezione che la proposta o accettazione perdano efficacia se il dichiarante è un piccolo
imprenditore o se lo richiedono la natura dell’affare o altre circostanze. Durante il tempo che passa
tra proposta e accezione può anche succedere che chi propone si penta e che revochi al fine di
tornare indietro.
Revoca della proposta e dell’accettazione: il dichiarante, dopo la proposta o accettazione, può
pentirsi e la legge gli consente di fare ciò attraverso un atto unilaterale detto revoca.
o La proposta può essere revocata fino al momento in cui il contratto risulta concluso, il
proponente non può revocare la sua proposta dopo essere venuto a conoscenza che questa è
stata accettata. Se la revoca della proposta riesce a bloccare il contratto ma l’altra parte ha
già accettato senza sapere dell’intervento della revoca allora il revocante deve indennizzare
l’altra parte delle spese e delle perdite. È revocabile anche l’offerta al pubblico attraverso
una revoca fatta nel medesimo modo dell’offerta anche verso chi non ne ha avuto notizia.
o L’accettazione può essere revocata purché la revoca giunga a conoscenza del proponente
prima dell’accettazione.
La proposta irrevocabile: a volte l’irrevocabilità della proposta dipende dalla legge, ma il più
delle volte dipende dalla decisione del proponente che si obbliga a mantenere ferma la proposta per
un certo periodo di tempo, di conseguenza la proposta non può essere revocata prima della scadenza
del termine e qualora lo faccia essa è senza effetto. Quando la proposta è irrevocabile essa non
perde efficacia per morte o sopravvenuta incapacità del proponente.
L’opzione: quando le parti convengono che una di esse rimanga vincolata alla propria
dichiarazione e l’altra abbia invece facoltà di accettarla o meno, la dichiarazione della prima si
considera quale proposta irrevocabile. Se per l’accettazione non è stato fissato un termine esso può
essere rimesso dal giudice. L’irrevocabilità della proposta deriva da un atto d’impegno unilaterale
del proponente, mentre nell’opposizione deriva da un accordo bilaterale tra i due interessati. La
ragione è che molto spesso il beneficiario dell’opzione dà o promette qualcosa in cambio ossia paga
l’opzione: se decide di accettare, il contratto si forma, mentre se non accetta può cedere a un terzo.
La prelazione: diritto di essere preferito a chiunque altro a parità di condizioni nella conclusione di
un determinato contratto. La prelazione può essere convenzionale, quindi nascere per volontà degli
interessati con efficacia obbligatoria, dunque non opponibile a terzi; oppure può essere legale
ovvero disposta dalla legge con efficacia reale opponibile ai terzi.
La formazione progressiva del contratto: il contratto non si conclude fino a che non si è
raggiunto l’accordo su tutti gli aspetti del contratto. Nonostante il preesistere di qualche disaccordo,
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il contratto si conclude se le parti dicono di considerare che l’accordo pur parziale sia sufficiente a
impegnarli contrattualmente. Tale lacuna potrà essere colmata con una successiva ricerca
dell’accordo fra le parti o con meccanismi di integrazione legale del contratto. Nella mancanza di
colmare la lacuna il contratto potrà risultare nullo per indeterminabilità dell’oggetto. Quando
l’accordo parziale non è in grado di formare il contratto, si dà luogo a una semplice puntazione
ossia il documento che indica i punti già concordati; tale accordo non è il contratto ma ha un certo
valore giuridico che può essere rafforzato quando le parti decidono di dargli una veste formale
come accade con le lettere di intenti (ossia dichiarazioni scambiabili fra le due parti con le quali
esse dichiarano di essere d’accordo su punti essenziali impegnandosi a proseguire la trattativa per
perfezionare il contratto). Fenomeno diverso è la ripetizione del contratto poiché esso è già
concluso e valido ma le parti lo rifanno in un’altra forma.
Trattative e responsabilità precontrattuale: la conclusione del contratto solitamente è preceduta
dalle trattative nelle quali le parti discutono i termini dell’affare e ognuna cerca di far valere il
proprio interesse. Se si raggiunge un punto di equilibrio, il contratto si esegue in caso contrario non
si forma. La regola generale è che le parti devono comportarsi seconda buona fede, ossia con
correttezza e lealtà, la parte che viola questo principio incorre nella responsabilità precontrattuale.
La scorrettezza può consistere nell’esercitare inganni o minacce, abbandono ingiustificato della
trattativa. La rottura della trattativa può costituire una slealtà quando la trattiva avesse generato un
ragionevole affidamento nella conclusione del contratto e quando la rottura sia avvenuta senza una
seria giustificazione. Tali scorrettezze possono portare alla formazione del contratto in condizioni
non convenienti per la vittima oppure non si forma o si informa invalido deludendo la parte che
faceva affidamento. La vittima ne riceve comunque un danno che deve essere risarcito. Il danno
risarcibile è l’interesse negativo ossia quello che deriva dall’avere intrapreso la trattativa finita
male. Non è risarcibile il danno corrispondente all’interesse privato ossia causato dal mancato
raggiungimento del risultato. La responsabilità contrattuale rientra nella responsabilità
extracontrattuale.
Volontà e manifestazione di volontà: la volontà contrattuale diviene giuridicamente rilevante solo
se esce dalla sfera psichica del soggetto ovvero se viene manifestata all’esterno con mezzi oggettivi
in modo da diventare socialmente conoscibile; occorre la manifestazione di volontà attraverso la
manifestazione della volontà, ossia quando la si dichiara con segni del linguaggio. La
manifestazione della volontà, oltre che espressa, può anche essere tacita (ossia esercitata con segni
diversi del linguaggio), ovvero con un comportamento che manifesti la volontà detto
comportamento concludente, cioè azioni del soggetto che nel quadro delle circostanze date
segnalano chiaramente la sua volontà contrattuale. Dire che la volontà può manifestarsi anche
tacitamente non implica che il silenzio valga sempre come manifestazione di volontà, ma esso può
portare alla formazione del contratto solo in casi particolari che lo giustificano.
I contratti formali: nel nostro sistema vale il principio della libertà della forma, ovvero la
manifestazione della volontà che non richiede delle modalità particolari ma può avvenire con
qualunque modalità idonea a comunicarla e a farla comprendere. Questo principio, però, riconosce
delle eccezioni per quanto riguarda i contratti a forma vincolata o formali che si contrappongono a
quelli liberi (non formali). Il principale tipo di forma vincolata (sotto pena di nullità) è la scrittura,
che si traduce in un documento:
o Scrittura privata: è richiesta nei contratti che trasferiscono la proprietà di immobili e che
costituiscono, trasferiscono, modificano o estinguono i diritti reali sugli immobili, i contratti
che attribuiscono diritti di godimento di immobili di durata ultra novennale, contratti delle
PA e altri contratti indicati dalla legge. La forma della scrittura privata è rispettata anche se i
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documenti delle parti sono separati e a volte essa non basta e deve essere integrata da altri
elementi.
o Atto pubblico: richiede l’intervento del notaio o altro pubblico ufficiale. Devono essere
attuati in questo modo i contratti che costituiscono società per capitali, convenzioni
matrimoniali e le donazioni nelle quali devono essere presenti anche due testimoni.
Forma per validità e forma per la prova: senza la forma il contratto non è valido e non produce i
suoi effetti. La forma risulta essere richiesta per la validità del contratto stesso e la forma può essere
richiesta sotto pena di nullità (pena di nullità significa che se il contratto non ha la forma richiesta
dalla legge allora è nullo). La legge stabilisce inoltre che determinati contratti devono essere provati
per iscritto (tipo assicurazione) e dunque la forma scritta in questi casi è richiesta per la prova.
Forme convenzionali: si parla di forme convenzionali quando una particolare forma della
dichiarazione di volontà è richiesta per l’accordo delle parti interessate. Se il patto è fatto per
iscritto la legge presume che la forma convenzionale sia voluta per la validità dell’atto e non solo
per la priva. Non vanno confuse invece altre formalità con la forma per esempio quelle
pubblicitarie.
Contratti conclusi per via informatica: il concetto principale all’interno del codice
dell’amministrazione digitale del ’05 è il documento informatico, ovvero una rappresentazione
informatica di atti, fatti o dati giuridici rilevanti. Esso è equiparato al documento cartaceo. Un
documento è legalmente riferibile a chi vi appone la sua firma, di conseguenza il valore giuridico
del documento informatico dipende dal grado di affidabilità della firma che può essere elettronica
semplice che è l’insieme di dati che consentono di riferire tale messaggio a un determinato autore;
elettronica qualificata che presenta caratteristiche tecniche che ne accrescono il grado di sicurezza
e digitale che si realizza con una procedura di validazione basata su chiavi asimmetriche, ossia la
chiave pubblica e privata. Il documento informatico con firma digitale o elettronica qualificata vale
come scrittura privata; vale come scrittura privata autenticata anche la firma digitale autenticata dal
notaio. Il documento che non segue queste modalità non soddisfa il requisito della forma scritta ma
manifesta una volontà contrattuale e per questo esso viene visto come contratto a forma libera in
base al quale il contratto si forma validamente (si tratta di modalità operativa che si usa nel
commercio elettronico, quindi per acquisti di beni o servizi online).
Formazione del contratto in sostituzione dell’interessato: è possibile che i contratti siano formati
da soggetti che non sono quelli direttamente interessati ai contratti stessi e l’idea chiave è quella
della sostituzione. Con la rappresentanza il contratto è fatto da un soggetto ma i suoi effetti si
producono in capo a un altro soggetto: colui che fa il contratto si chiama rappresentante (parte in
senso formale), chi invece ne riceve gli effetti si chiama rappresentato (parte in senso sostanziale).
Il contratto concluso dal rappresentante produce effetti direttamente nei confronti del rappresentato
(ciò si dice spendita del nome). Qualora il rappresentante non dichiari che egli agisce in nome e
per conto del rappresentato il contratto produce effetto solo nei suoi confronti.
Rappresentanza passiva: con questo termine si indica il potere del rappresentante di ricevere atti o
prestazioni in nome e per conto del rappresentato, si contrappone alla rappresentanza attiva che è
quella tipica che consiste nel compimento di atti in nome e per conto del rappresentato. Per quanto
riguarda gli atti personali questi non possono concludersi a mezzo di rappresentanza perché sono
intimamente collegati alla personalità dell’autore.
Rappresentanza legale: potere attribuito dalla legge (tipo incapacità di agire dove il rappresentante
legale dell’incapace riceve questo ruolo e deve svolgerlo nell’interesse dell’incapace). A tale logica
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si avvicina la situazione del fallito al quale la legge toglie la possibilità di compiere atti sul proprio
patrimonio, compiuti poi dal curatore fallimentare che deve operare in primo luogo per l’interesse
dei creditori.
Rappresentanza volontaria: domina l’autonomia dell’interessato il quale decide se e da chi farsi
sostituire. L’atto con cui egli conferisce il potere di rappresentanza al rappresentante viene definito
procura.
Rappresentanza organica: il soggetto rappresentato è un’organizzazione. Presenta caratteristiche
intermedia fra la rappresentanza legale e quella volontaria.
Procura: si tratta di un atto con cui l’interessato conferisce volontariamente al rappresentante il
potere di rappresentarlo. È un atto unilaterale che non richiede l’accettazione del rappresentante e
non ricettizio poiché opera verso terzi con cui il rappresentante potrà contrattare in nome del
rappresentato. La procura richieda la capacità di agire mentre al rappresentante viene chiesta solo la
capacità naturale ovvero quella di intendere e volere. La procura può richiedere una forma prevista
dalla legge per il contratto che il rappresentante concluderà, se non c’è vincolo di forma la procura
può anche essere tacita. Di solito la procura viene fatta sia nell’interesse del rappresentato che del
rappresentante. La procura può essere generale che richiede il compimento di tutti gli affari del
rappresentato, o speciale che riguarda solo affari determinati. La procura può imporre dei limiti al
rappresentante. L’estinzione della procura può dipendere dalla morte di uno dei due soggetti, dalla
rinuncia del rappresentante o dalla revoca del rappresentato. La revoca non è ammessa in caso di
procura irrevocabile.
Conflitto d’interesse (nella rappresentanza): nelle situazioni di rappresentanza ci sono tre
soggetti, ovvero il rappresentante, il rappresentato e il terzo con cui il rappresentante contratta in
nome del rappresentato. Può succedere che si crei un contrato fra l’interesse del rappresentato e
quello del terzo, per prevenire questo sono create delle regola circa la tutela dell’affidamento,
ovvero il rappresentante è tenuto ad agire nell’interesse del rappresentato e se viola questo obbligo
egli agisce avvantaggiando se stesso o il terzo e non il rappresentato creando così un conflitto di
interessi; se il terzo conosceva o avrebbe potuto conoscere l’esistenza del conflitto il contratto è
annullabile, mentre se egli non sapeva e non era in grado di saperlo il contratto rimane valido.
Ipotesi estrema è quella del contratto con sé stesso.
Contratto con sé stesso (nella rappresentanza): quando nel contratto concluso dal rappresentante,
in nome del rappresentato, la controparte è il rappresentante medesimo; il contratto è annullabile su
richiesta del rappresentato salvo che egli avesse specificatamente autorizzato il rappresentante a
contrattare con sé stesso e quando aveva predeterminato il contenuto eludendo la possibilità di
conflitto d’interessi (ad esempio ha fissato in modo rigido il prezzo di vendita del suo bene).
Revoca e modificazioni della procura: il rappresentato è generalmente libero di cancellare o
ridurre i poteri di rappresentanza già conferiti al rappresentante (salvo procura irrevocabile) ma ha
l’onere di portare a conoscenza i terzi con mezzi idonei la nuova situazione, se non lo fa il contratto
rimane comunque efficace e vincola il rappresentato. Per respingere da solo gli effetti del contratto,
il rappresentante deve provare che il terzo era in mala fede.
Rappresentanza senza potere e contratto del falso rappresentante: può verificarsi che il potere
di rappresentanza non ci sia mai stato e in questo caso si parla di difetto di rappresentanza o di
rappresentanza senza potere. Nella rappresentanza senza potere un falso rappresentante fa, in nome
del preteso rappresentato, un contratto che non è mai stato autorizzato a fare. Se ciò succede le
regole sono l’inefficacia del contratto, dove il contratto non produce effetti verso nessuna delle
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parti; possibilità di ratifica del contratto, dove la legge tiene presente che il preteso rappresentato
potrebbe trovare conveniente l’affare anche se non l’ha autorizzato, la ratifica richiede la stessa
forma per il contratto da ratificare ed è ricettizia poiché produce effetto solo quado giunge al terzo;
contratto del falso rappresentato crea incertezza per cui la legge predispone che il contratto
venga sciolto consensualmente o che venga effettuato un interpello al preteso rappresentato
dandogli un termine entro cui decidere se ratificare o meno; responsabilità del falso
rappresentante verso il terzo contraente, ossia se interviene la ratifica il terzo contraente non ha
di che lamentarsi ma se questa non si verifica egli rimane danneggiato perché l’inefficacia del
contratto fa sfumare l’affare che pensava di concludere, la legge quindi offre la possibilità di
pretendere dal falso rappresentante il risarcimento del danno da lui sofferto e la responsabilità del
falso rappresentante si qualifica come responsabilità precontrattuale.
Il rappresentante apparente: la regola d’inefficacia del contratto concluso dal falso
rappresentante conosce una deroga che si basa sul principio di apparenza, ovvero il rappresentato
è vincolato al contratto col terzo se vige un’apparenza di poteri rappresentativi, l’imputabilità di tale
apparenza e l’affidamento incolpevole del terzo. La protezione dell’affidamento è forte e rende
vincolante per il falso rappresentato un contratto fatto da un altro per lui e che lui non aveva
autorizzato.
Il contratto per persona da nominare: si tratta di un contratto in cui un contraente si riserva di
comunicare successivamente alla controparte il nome della diversa persona che acquisterà i diritti e
assumerà gli obblighi del contratto. Nella conclusione del contratto non viene speso il nome del
soggetto (il contratto concluso dal rappresentante non produce effetti direttamente nei confronti del
rappresentato) ma se poi il contraente fa la dichiarazione di nomina del vero interessato del
contratto gli effetti si producono nei confronti del nominato retroattivamente (quindi che hanno
efficacia a decorrere da un tempo anteriore alla sua pubblicazione) a patto che la nomina
dell’interessato sia tempestiva ossia fatta entro il termine previsto dalle parti o entro tre giorni in
mancanza di previsione; a patto che la nomina sia accompagnata dall’accettazione del nominato
o dall’esistenza di una procura anteriore al contratto; e a patto che la nomina e l’accettazione
siano effettuate nella stessa forma che le parti hanno usato per il contratto. Se la nomina non è
valida o manca un requisito, il contratto produce effetti solo fra i contrenti originari. Un’altra cosa è
invece il contratto per conto di chi spetta dove chi fa il contratto non è il vero interessato
all’operazione ma, il vero interessato, è un incerto che si determinerà in seguito.
Requisiti del contratto: i requisiti del contratto sono l’accordo delle parti, la causa, l’oggetto e la
forma quando risulta prescritta dalla legge sotto pena nullità (pena nullità vuol dire che se il
contratto non ha la forma richiesta dalla legge è radicalmente nullo).
L’oggetto del contratto: l’oggetto del contratto è costituito dalle prestazioni contrattuali, ossia gli
impegni che il contratto pone a carico della parte che solitamente riguardano un determinato bene.
Un sinonimo di oggetto del contratto è contenuto del contratto.
I requisiti dell’oggetto: l’oggetto del contratto deve essere possibile, lecito, determinato o
determinabile. Il contratto deve prevedere prestazioni realizzabili sia dal punto di vista materiale
che tecnico che giuridico. La prestazione può quindi riguardare anche una cosa che ancora non
esiste al momento della formazione del contratto.
I criteri di illiceità: la causa è illecita quando è contraria a:
 Norme imperative: limitano la libertà contrattuale perché vietano di fare determinati
contratto o inserirvi determinati contenuti o impongono contratti con determinati contenuti.
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Il loro obiettivo è proteggere i valori fondamentali o gli interessi generali. Esse sono
dettagliate e questo mette alla luce sia un loro punto di forza che di debolezza poiché il
legislatore non può prevedere tutti i casi possibili, a tal riguardo occorrono gli altri due
criteri dell’illiceità del contratto ovvero l’ordine pubblico e il buon costume che
appartengono alla famiglia delle clausole generali.
 Ordine pubblico: comprende principi e valori che informano l’organizzazione politica ed
economica della società, devono avere una base normativa
 Buon costume: è l’insieme delle regole di comportamento non scritte ma conosciute come
vincolari secondo la coscienza etica diffusa nella società

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