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IL LEGATO CHE COS'?

Si definisce legato la disposizione testamentaria a titolo particolare consistente


nellattribuzione dal testatore al beneficiario, detto legatario, di uno o pi beni
determinati.
Va precisato che il legato, pur di regola disposto con testamento, pu essere anche
previsto ex lege, come nel caso del diritto del coniuge superstite ad abitare nella
dimora familiare (articolo 540, comma 2, del codice civile).
Il legato disciplinato principalmente nella sezione III del capo V, titolo III del codice
civile, dedicato alle successioni testamentarie.
Il legato si distingue dalleredit per una caratteristica fondamentale: mentre leredit
una forma di successione a titolo universale, per cui lerede succede al defunto nella
totalit dei suoi rapporti trasmissibili, il legato una forma di successione a titolo
particolare, onde il legatario succede al testatore nello specifico determinato rapporto
oggetto di legato.
Da tale distinzione conseguono ulteriori conseguenze. A titolo esemplificativo, i
coeredi contribuiscono tra loro al pagamento dei debiti e dei pesi ereditari in
proporzione delle loro quote ereditarie, salvo che il testatore abbia diversamente
disposto (articolo 752 del codice civile) mentre il legatario non tenuto a pagare i
debiti ereditari (articolo 756 del codice civile); lazione di petizione delleredit, con la
quale lerede pu chiedere il riconoscimento della sua qualit ereditaria contro
chiunque possiede tutti o parte dei beni ereditari allo scopo di ottenerne la
restituzione, non esercitabile dal legatario; solo lerede succede al defunto nel
processo in cui questi era parte (articolo 110 del codice di procedura civile).
In ragione della rilevanza della distinzione tra erede e legatario, fondamentale che
linterprete delle disposizioni testamentarie, attraverso il ricorso ai canoni
dellinterpretazione di cui agli articoli 1362 e seguenti del codice civile, chiarisca se il
testatore ha inteso chiamare un determinato soggetto alleredit, ovvero renderlo
beneficiario di un legato. Tale operazione pu presentare aspetti delicati, ad esempio,
qualora il testatore si sia espresso disponendo lattribuzione di beni determinati o di un
complesso di beni. Ai sensi dellarticolo 588, comma 2 del codice civile, infatti,
lindicazione di beni determinati o di un complesso di beni non esclude che la
disposizione sia a titolo universale, qualora risulti che il testatore ha inteso assegnare
quei beni come quota del patrimonio.
Il legato pu distinguersi tra legato di specie e legato di genere.
legato di specie quello avente ad oggetto una cosa o un diritto determinato. In
questo caso il legatario diviene titolare del diritto in via immediata al momento della
morte del testatore.
legato di genere quello avente ad oggetto una cosa determinata solo nel genere. In
questo caso il legatario si configura come un creditore dellerede e ladempimento del
legato di genere coincide con la scelta della cosa con la quale soddisfarsi
concretamente e pu essere dal testatore affidata al legatario stesso o ad un terzo.

La distinzione tra le due figure rimanda alla distinzione tra i contratti ad effetto reale,
di cui allarticolo 1378 del codice civile e i contratti aventi ad oggetto il trasferimento
di cose determinate solo nel genere, di cui allarticolo 1378 del codice civile: nel primo
caso, avendo il contratto ad oggetto una cosa determinata, la propriet o il diritto si
trasferiscono al momento della prestazione del consenso manifestato dalle parti, nel
secondo caso la propriet si trasmette con lindividuazione o specificazione della cosa,
fatta dalle parti.
Il legato pu prevedere lesecuzione di una prestazione in favore del legatario. In
questo caso il soggetto tenuto allesecuzione di tale prestazione denominato
onerato.
Onerato pu essere solo lerede o altro legatario. Se il testatore nulla dispone, onerato
sar lerede. In merito, un caso tipico il legato di cosa altrui. Qualora il testatore
fosse a conoscenza che la cosa legata era di altri, la disposizione comporta non il
trasferimento del diritto di propriet a favore del beneficiario, bens, analogamente
alla vendita di cosa altrui, lobbligo per lonerato di procurarsi la propriet della cosa e
provvedere al successivo trasferimento in favore del legatario (articolo 651 del codice
civile). Pu essere onerato solo lerede o un altro legatario (articolo 647 del codice
civile). Pu essere legato il diritto di propriet su una cosa determinata o un altro
diritto del testatore ( configurabile anche un legato di diritto reale parziario, come il
legato di usufrutto).
Pu essere legata una cosa che apparteneva solo in parte al testatore, ma in questo
caso, in base al principio nemo plus iuris transferre potest quam ipse habeat, il legato
ha validit solo relativamente a tale parte. Se per risulta che la volont del testatore
era di legare la cosa per intero, vale quanto visto precedentemente, con conseguente
obbligo per lonerato di procurare lacquisto dellintera propriet della cosa (articolo
652 del codice civile).
Altres possibile il legato di un credito o della liberazione da un debito. In questo caso
i suoi effetti sono limitati alla parte del credito o del debito che risulta sussistere al
tempo della morte del testatore (articolo 658 del codice civile). Questo legato
determina la sostituzione dal lato attivo del rapporto obbligatorio in via analoga con
quanto avviene nellipotesi di cessione del credito per atto tra vivi.

Cos':

Il legato una disposizione testamentaria con cui il soggetto attribuisce a una persona
(non necessariamente erede) un determinato bene o un determinato diritto. A
prescindere da tale generalissima definizione, i tipi di legato sono numerosi. Ad
esempio, anzich attribuire un bene o un diritto di credito al legatario, il testatore pu
liberare questultimo da un debito. Vi sono anche dei legati che non nascono dalle
ultime volont del defunto, ma che sono previsti direttamente dalla legge (c.d. legati
ex lege): ad esempio, un legato ex lege il diritto di abitazione e di uso che spetta al
coniuge superstite. Il legato si acquista senza bisogno di accettazione, salva la facolt
di rinuncia.

Colui che succede al de cuius a titolo particolare, in qualit di legatario ( o onorato),


acquista il diritto reale o obbligatorio trasmessogli ipso iure, automaticamente, senza
bisogno di alcuna accettazione, ex art. 649 c.c. Peraltro, tale modo di acquisto fa s
che non si venga a creare rispetto alla condizione giuridica del bene oggetto di legato
quella situazione di incertezza o pendenza che caratterizza l'eredit fino
all'accettazione del chiamato: ne deriva, dunque, che "nel caso in cui il legato abbia
per oggetto un diritto non soggetto a prescrizione, come il diritto di propriet su di un
bene, il beneficato non perde la (non esercitata) facolt di chiederne la consegna nei
confronti del detentore, sia esso o no l'erede, fino a quando non abbia perso il diritto di
propriet in conseguenza del suo acquisto da parte di un terzo secondo uno dei modi
stabiliti dalla legge".

Il diverso regime previsto rispetto all'istituzione di erede pu essere facilmente


compreso se solo si pensa che, mentre l'erede puro e semplice tenuto a rispondere
dei debiti ereditari anche oltre il valore dei beni acquistati, il legatario chiamato a
rispondere dei pesi gravanti sull'oggetto del legato soltanto in misura non superiore al
valore dell'attribuzione effettuata in suo favore dal de cuius.

L'onorato ha comunque facolt di rinunciare al legato stesso, con effetti che


retroagiscono al momento dell'apertura della successione.

Il legato ha la sua fonte pressoch esclusiva nella volont testamentaria, posto che i
legati ex lege hanno natura del tutto eccezionale, potendo essenzialmente ridursi ai
diritti reali di abitazione della casa familiare e di uso dei mobili che la arredano,
attribuiti al coniuge superstite dall'art. 540 c. c.

COME SI FA
La disciplina del legato opera in forma speculare a quella della successione a titolo
universale per quanto attiene alle modalit di acquisto. Mentre nel caso di successione
a titolo universale il vocato alleredit non acquista la qualit di erede se non
interviene la sua accettazione (articolo 459 del codice civile), nel caso del legato,
questultimo viene acquistato di diritto senza necessit di accettazione, ma il
beneficiario ha la facolt di rinunziarvi (articolo 649 del codice civile).
Qualora il legato abbia per oggetto beni immobili, la rinunzia, costituendo atto di
disposizione di questi, ne deve rispettare la forma, e quindi deve farsi per iscritto
(articolo 1350, n. 5 del codice civile).

Ai fini di porre termine alla situazione di incertezza che si viene a creare circa la
determinazione del legatario di accettare o meno il legato, previsto che chiunque vi
abbia interesse possa chiedere allautorit giudiziaria la fissazione di un termine entro
il quale il legatario dichiari se intende esercitare la facolt di rinunziare. Trascorso tale
termine senza che abbia fatto alcuna dichiarazione, il legatario perde il diritto di
rinunziare (articolo 650 del codice civile).

CHI
Pu essere istituito legatario qualunque soggetto il testatore voglia beneficiare con
proprio atto di liberalit.
Pu essere istituito legatario anche chi gi coerede. In questo caso, il legato viene
posto a carico delleredit e viene definito prelegato (articolo 661 del codice civile).
Ad esempio, il testatore pu istituire eredi Tizio e Caio, ciascuno per la met. Pu
disporre altres un legato di altri beni in favore di Caio, oltre a quelli che gli spettano
come erede. Caio risponder dei debiti ereditari, a norma dellarticolo 752 del codice
civile, in proporzione alla propria quota ereditaria (nellesempio fatto: per la met)
senza che nel computo di questa rientrino i beni oggetto di legato in suo favore.
Dal momento che, in ragione dellarticolo 661, il prelegato si considera legato per
lintero, il beneficiario avr diritto a conseguire tale bene per intero antecedentemente
alla determinazione delle rispettive quote ereditarie.
Cos, nellesempio appena citato, fatto 100 lasse ereditario, se a beneficio di Caio
viene disposto un prelegato del valore di 10, egli avr diritto a conseguire innanzitutto
tale valore. La determinazione delle rispettive quote ereditarie avverr solo
successivamente: in quanto istituiti eredi in parti uguali, ciascuno avr diritto alla
met di 90, cio ad una quota di 45, in modo che, alla fine, Caio avr diritto a 55 e
Tizio a 45. Il tutto, beninteso, entro i limiti della quota disponibile dellasse ereditario.
Qualora pi legatari siano stati beneficiati di un legato di un medesimo oggetto, ha
luogo nei loro confronti laccrescimento (articolo 674 del codice civile). Ci significa
che, nel caso in cui uno dei colegatari rinunzi al legato, la sua porzione si accresce a
quella degli altri legatari.

Acquisto e rinuncia del legato:


A differenza delleredit, il legato si acquista automaticamente, ossia senza necessit
di accettazione.
La legge prevede tuttavia la facolt di rinuncia. Se non chiaro se il legatario intende
rinunciare o meno al legato disposto dal testatore, chiunque ha interesse pu chiedere
al Giudice di fissare un termine per la dichiarazione di rinuncia: se il termine decorre
senza che il legatario abbia fatto la dichiarazione, il legatario perde il diritto di
rinunciare al legato.

Tipi di legato:

Gli articoli da 651 a 661 del codice civile contengono la disciplina di svariati tipi di
legato (c.d. legati tipici), che si affiancano a quei legati non espressamente previsti
dal codice (c.d. legati atipici).
Le tipologie di legato disciplinate dalle norme citate sono:

il legato di cosa dellonerato o di un terzo;


il legato di cosa solo in parte del testatore;
il legato di cosa generica;
il legato di cosa non esistente nellasse ereditario;
il legato di cosa da prendersi da un certo luogo;
il legato di cosa del legatario;
il legato di cosa acquistata dal legatario;
il legato di credito o di liberazione dal debito;
il legato a favore del creditore;
il legato di alimenti, che rientra nellambito del legato di prestazioni periodiche;
il prelegato.

a) Il legato di cosa dellonerato o di un terzo nullo, a meno che

- il testatore fosse a conoscenza dellappartenenza ad altri del bene oppure;

- la cosa legata non sia divenuta di propriet del testatore prima della sua morte.

Facciamo un esempio. Il 1 gennaio 2000 Aldo fa testamento e lascia (lega) a Bruna


una preziosa collana, dando onere al proprio erede Claudio di consegnare il monile. In
tale data, per, il gioiello non di Aldo, ma di propriet di Davide. Aldo muore il 31
dicembre 2012. Il legato nullo, perch Aldo non poteva lasciare a Bruna una cosa

non sua. Il legato, per, valido se, prima di morire, Aldo era diventato proprietario
della collana (ad esempio, laveva comprata da Davide nel 2010). Il legato valido
anche se, leggendo il testamento o un altro scritto del defunto, si comprende che Aldo
sapeva benissimo che il gioiello non era suo: in questo secondo caso lonerato (ossia
lerede Claudio) ha lobbligo di acquistare la cosa dal terzo (Davide) e di trasferirla alla
legataria Bruna. In alternativa, pu pagare a Bruna il giusto prezzo del gioiello.

b) Simile la soluzione nel legato di cosa solo in parte del testatore. Riprendiamo il
nostro esempio ed immaginiamo che, anzich una collana, il testatore Aldo abbia
legato a Bruna una parure composta da collana ed orecchini. Ipotizziamo che la
collana fosse effettivamente di propriet di Aldo, ma gli orecchini fossero di Davide.
Avremmo un legato solo in parte del testatore Aldo. Lonerato Claudio dovrebbe
acquistare gli orecchini dal terzo (Davide) e consegnarli alla legataria Bruna. In
alternativa, Claudio pu pagare a Bruna il giusto prezzo degli orecchini.

c) Il legato di cosa generica si ha quando il testatore lascia al legatario una cosa


determinata solo nel genere. In questo senso si distingue dal legato di specie, che si
ha quando il testatore lascia una cosa ben identificata.
Ad esempio, Aldo lascia per testamento a Bruna 500 grammi doro. Anche se al
momento del testamento o al momento della morte non cera tale quantitativo doro
nel patrimonio di Aldo, Bruna acquista comunque il diritto al legato. Lonerato Claudio
obbligato a dare cose di qualit non inferiore alla media.

d) Lart. 654 cod. civ. disciplina il legato di cosa non esistente nellasse.
Ovviamente il legato non ha effetto se il defunto lascia una cosa particolare (legato di
specie) o una cosa generica da prendersi nel suo patrimonio e, al momento della
morte, la cosa non si trova nel patrimonio stesso.
Ad esempio, se al 1 gennaio 2000 data del testamento Aldo proprietario di
unautomobile depoca e la lascia a Bruna, ma poi, al momento della morte in data 31
dicembre 2012, lautomobile non si trova pi nellasse perch stata venduta nel
2005, il legato non ha effetto.
Facciamo un altro esempio. Se al 1 gennaio 2000 data del testamento Aldo
proprietario di 5 lingotti doro e li lascia a Bruna, ma poi, al momento della morte in
data 31 dicembre 2012, 3 dei 5 lingotti non si trovano pi nellasse perch sono stati
ceduti nel 2006, il legato a Bruna ha effetto solo per i 2 lingotti rimanenti.

e) Il legato di cosa da prendersi da un certo luogo ha effetto solo se le cose vi si


trovano e per la parte che vi si trova, a meno che lassenza non sia dovuta a una
rimozione temporanea. Torniamo al nostro solito esempio. Ipotizziamo che, al
momento del testamento, Aldo lasci a Bruna la collana che si trova nella cassetta di

sicurezza n. 1234 presso la Banca X. Se al momento della morte nella cassetta di


sicurezza la collana non c, il legato non ha effetto.

f) Il legato di cosa del legatario.


Qualora la cosa legata apparteneva al legatario sia al momento del testamento, sia al
tempo dell'apertura della successione, il legato nullo. Ad esempio, se il 1 gennaio
2000 Aldo fa testamento e lascia a Bruna una collana che in quel momento gi di
Bruna e continua ad esserlo fino al 31 dicembre 2012 (data della morte di Aldo), il
legato nullo.
Se invece, al momento della morte di Aldo, la collana era sua, il legato a favore di
Bruna valido (anche se la collana era gi di Bruna al momento del testamento).

g) Il legato di cosa acquistata dal legatario simile al precedente. E ovvio che, se al


momento della morte del testatore, la cosa gi di propriet del legatario, il legato
senza effetto. Cos, se Aldo nel 2000 lega la collana a Bruna e poi gliela regala o gliela
vende nel 2005, al momento della morte di Aldo nel 2012 il legato della collana
senza effetto.
Ipotizziamo ora che nel 2005 la collana sia stata regalata a Bruna (non da Aldo, bens)
dallonerato Claudio: anche in tal caso il legato presente nel testamento di Aldo
senza effetto. Se invece Bruna ha acquistato la collana da Claudio, al momento della
morte di Aldo Bruna ha diritto al rimborso del prezzo.

h) Il legato di credito o di liberazione dal debito; il Codice civile racchiude in un unico


articolo sia il legato di credito, sia il legato di liberazione dal debito.
Con il legato di credito il defunto lascia al legatario un diritto di credito nei confronti di
un terzo, ovviamente solo per la parte che ancora sussiste al momento della morte del
testatore. Ad esempio, il testatore Enrico proprietario di un immobile dato in
locazione a Fabrizio; Enrico fa testamento e lascia a Giovanni il diritto di esigere
dallinquilino Fabrizio i canoni di locazione scaduti.
Con il legato di liberazione dal debito il testatore rimette il debito del legatario nei
confronti del testatore stesso. Tornando al nostro esempio, il testatore Enrico pu fare
testamento e legare allinquilino Fabrizio la liberazione dal proprio debito, rimettendo
cos i canoni di locazione scaduti.

i) Non si presume che il legato a favore del creditore sia fatto per soddisfare il credito
del legatario.
Facciamo un esempio. Ipotizziamo che linquilino Fabrizio abbia un debito di 1000 euro
nei confronti del proprio padrone di casa Enrico, per canoni di locazione mai versati.
Immaginiamo che Fabrizio faccia testamento e lasci 1000 euro ad Enrico senza

specificare alcunch (ad esempio, senza scrivere lascio 1000 ad Enrico per i canoni di
locazione dovuti). In tal caso, non si presume che il legato sia stato fatto per saldare il
debito del defunto: gli eredi di Fabrizio dovranno quindi pagare a Enrico la somma
dovuta, anche se Enrico ha gi percepito i 1000 euro a titolo di legato.
Se invece Fabrizio specifica che il legato a favore del creditore Enrico fatto per
saldare il debito, chiaro che gli eredi di Fabrizio non dovranno versare la somma una
seconda volta. Questa situazione viene definita come legato di debito.

l) Il legato di alimenti un legato di durata, perch consiste in prestazioni periodiche a


favore di una persona. Ad esempio, Enrico fa testamento e scrive di voler lasciare a
favore di Lucia una somma di euro 500, da versarsi ogni mese.
E discusso se il legato di alimenti presupponga o meno lo stato di bisogno del
legatario (ossia, nel nostro caso, se sia necessario che Lucia si trovi in stato di
bisogno).

m) Il prelegato il legato a favore di un coerede e a carico dellintera eredit: il


prelegato si considera come legato per lintero ammontare. Ad esempio, il defunto
Enrico lascia tre eredi in parti uguali: i figli Massimo, Nicola e Ottavio. Nel proprio
testamento Enrico lascia anche un legato di 3.000 euro a Ottavio a carico di tutti i
coeredi. Visto che Ottavio al tempo stesso creditore dei 3.000 euro e anche debitore
pro quota di 1.000 euro in quanto coerede, quale somma si deve considerare legata?
2.000 euro oppure 3.000 euro? Lart. 661 cod. civ. precisa che il prelegato si considera
come legato per lintero ammontare, quindi il legato di 3.000 euro.
Il prelegato si distingue dal sublegato (o meglio del legato a carico del legatario)
quando l'onere della prestazione del legato posta dal testatore a carico di uno o pi
legatari (e non degli eredi); in tal caso il legatario tenuto all'adempimento del legato
nei limiti del valore della cosa legata.

Legato ad efficacia reale e ad efficacia obbligatoria:

Il legato conosce svariate classificazioni introdotte e dalla legge e dalla dottrina.

Gli articoli da 651 a 661 del codice civile contengono la disciplina di svariati tipi di
legato (c.d. legati tipici), che si affiancano a quei legati non espressamente previsti
dal codice (c.d. legati atipici).
Le tipologie di legato disciplinate dalle norme citate sono:

il legato di cosa dellonerato o di un terzo;


il legato di cosa solo in parte del testatore;
il legato di cosa generica;
il legato di cosa non esistente nellasse ereditario;
il legato di cosa da prendersi da un certo luogo;
il legato di cosa del legatario;
il legato di cosa acquistata dal legatario;
il legato di credito o di liberazione dal debito;
il legato a favore del creditore;
il legato di alimenti, che rientra nellambito del legato di prestazioni periodiche;
il prelegato.

La principale di esse, tuttavia, a cui sono fondamentalmente riconducibili anche le


altre, suddivide i legati in legati ad efficacia reale e ad efficacia obbligatoria; i primi
determinano la costituzione e/o il trasferimento di diritti reali o altri diritti gi
appartenenti alla sfera patrimoniale del de cuius, mentre i secondi obbligano l'onerato
a produrre un determinato effetto in favore del legatario, attribuendo a quest'ultimo il
credito ad una prestazione.

Tipicamente reale il legato di specie, avente ad oggetto la propriet di una cosa o


altro diritto determinato; il legato di quantit e di cose generiche, invece, ha carattere
prettamente obbligatorio, dal momento che l'onerato tenuto a corrispondere al
legatario beni corrispondenti, per quantit e qualit, alle indicazioni del testatore (art.
653 c. c.). In particolare, poi, la Cassazione ha ritenuto di precisare che il legato di una
certa quantit di cose determinate solo nel genere valido sia qualora detti beni
risultino presenti nel patrimonio ereditario al momento dell'apertura della successione,
sia quando essi non vi siano, fatta salva una chiara volont in senso contrario del
testatore.

Nell'ambito del legato ad efficacia obbligatoria dev'essere ricordato, poi, il c. d. legato


di contratto, mediante il quale il testatore pone a carico dell'onerato l'obbligo di
concludere con il legatario un determinato contratto (es. legato di locazione, di
vendita, di appalto, ecc.).

Il legato e l'onere o modus

Talvolta si rivela piuttosto difficile per l'interprete individuare una netta distinzione tra
il legato e l'onere o modus disposto dal de cuius con testamento. Per rendere un'idea
della problematica che si sta trattando pare opportuno procedere ad
un'esemplificazione. Il testatore pu dichiarare:" Istituisco mio erede universale Tizio e
lascio a Caio la mia collezione di quadri, con obbligo di donarla a Mevio" ovvero
"Nomino erede del mio patrimonio Caio perch lo usi per offrire aiuto ai poveri". Nel
primo caso si di fronte ad un legato ad efficacia obbligatoria; nel secondo viene
posto a carico dell'erede l'onere di un determinato utilizzo dei beni del defunto.

In dottrina sono stati elaborati diversi criteri al fine di agevolare detta operazione
ermeneutica: in particolare, si sottolineato che, mentre la disposizione di legato
effettuata dal de cuius in favore di un soggetto determinato, generalmente l'onere si
caratterizza per essere destinato a beneficiare, sia pure indirettamente, soggetti solo
genericamente determinabili.

Altre specie di legati

Una peculiare disciplina, dettata dall'art. 658 c. c., riguarda la figura del legato di
credito o di liberazione da debito, il quale pu avere validit solo per quella parte di
credito o debito esistente al momento della morte del testatore. In tal caso, peraltro,
l'onerato soltanto tenuto a consegnare al legatario i titoli del credito in oggetto
posseduti dal de cuius.

Con il legato di credito il defunto lascia al legatario un diritto di credito nei confronti di
un terzo, ovviamente solo per la parte che ancora sussiste al momento della morte del
testatore.
Con il legato di liberazione dal debito il testatore rimette il debito del legatario nei
confronti del testatore stesso.

Diverso invece il regime previsto per il c. d. legato a favore del creditore, il quale, in
mancanza della menzione del debito da parte del disponente, non si presume volto a
soddisfare le ragioni creditorie gi vantate dal legatario (art. 659 c. c.).

Un cenno merita, infine, anche il legato di alimenti e di altre prestazioni periodiche,


per il quale la pluralit di somministrazioni stabilite dal testatore o, in mancanza,
prescritte dalla legge non frammenta l'unitariet dell'attribuzione mortis causa.

Il prelegato e il sublegato

A norma dell'art. 661 c. c. il cosiddetto prelegato, ritenuto valido a tutti gli effetti dal
nostro ordinamento, il legato a favore di uno dei coeredi e a carico di tutta l'eredit:
esso, in base alla citata disposizione, deve considerarsi legato per l'intera quota di
eredit su cui incide.

Il sublegato, invece, istituto di matrice esclusivamente dottrinaria e di scarsissima


verificazione pratica, "si configura quando onerato di esso un legatario e onorato
un terzo o un erede". Peraltro, alla luce di tale definizione, il sublegatario succede in
realt direttamente al de cuius, non al legatario onerato, a cui carico soltanto posto
l'adempimento del sublegato; il sublegato, dunque, ha sempre efficacia obbligatoria.

Il legato in sostituzione di legittima e in conto di legittima

Si ha legato in sostituzione di legittima (art. 551 c. c.) allorch il testatore attribuisce


ad un legittimario uno o pi beni a titolo di legato, a tacitazione della quota di
legittima a lui spettante: tale volont del de cuius, peraltro, deve risultare in maniera
non equivoca dalla scheda testamentaria.

Qualora, invece, il legatario ritenga pi conveniente partecipare alla comunione


incidentale ereditaria, dovr rinunciare espressamente al legato con atto scritto: tale
l'orientamento ormai consolidato della Suprema Corte (tra le altre, Cass. civ., sez. II, 2
febbraio 1995, n. 1261, e Cass. civ., sez. II, 12 febbraio 2000, n. 1573). Inoltre, in
mancanza di diversa disposizione del defunto, il legatario non ha facolt di chiedere un
supplemento rispetto alla cosa oggetto di legato al fine di conseguire un valore
corrispondente alla quota di riserva che a lui competerebbe a norma di legge.

Diversa la figura del legato in conto di legittima, che si caratterizza poich i beni
assegnati al legatario debbono in tal caso essere calcolati ai fini della determinazione
della legittima riservata all'onorato.

L'adempimento del legato

In linea generale la prestazione del legato da ritenersi a carico degli eredi, a meno
che il testatore non abbia disposto che essa gravi solo su uno o alcuni eredi o su uno o
pi legatari, ai sensi degli artt. 662 e 663 c. c. In ogni modo, secondo quanto previsto
in maniera inderogabile dall'art. 671 c. c., il legatario non pu mai essere tenuto ad
adempiere ad un legato, ad un modus o ad un altro peso gravante sul bene oggetto di
legato oltre il valore della cosa o del diritto acquistato. In tal caso, infatti, detti pesi
dovrebbero essere ridotti in misura corrispondente all'eccedenza rispetto
all'attribuzione pervenuta al legatario stesso. Qualora, peraltro, quest'ultimo ritenesse
di dare comunque spontanea ed integrale esecuzione al legato o al diverso onere
posto a suo carico, in realt si dovrebbe parlare dell'adempimento di un'obbligazione
naturale, con applicazione della relativa disciplina.

Quanto alle modalit di adempimento del legato, poi, va precisato che, anche in
presenza di un legato ad efficacia reale (o diretta), il legatario, al momento
dell'apertura della successione, diviene titolare del diritto di credito alla consegna del
bene o del titolo che rappresenti il credito acquistato: tale obbligazione sar soggetta
alla normativa generale in materia di rapporti obbligatori ed da ritenersi comunque
esigibile a far data dalla morte del de cuius.

Inoltre, sempre in caso di legato ad efficacia reale, la cosa oggetto di legato dev'essere
consegnata al legatario nello stesso stato in cui essa si trovava al tempo dell'apertura
della successione; peraltro, in attesa dell'accettazione dell'onerato, la responsabilit
della custodia della res graver su colui che chiamato ad amministrare l'eredit,
successivamente all'accettazione sull'onerato stesso.

Qualora, invece, dei mutamenti in melius o in peius abbiano interessato il bene legato
tra la confezione del testamento e la morte del de cuius, essi, a seconda dei casi,
possono essere imputati ad un fatto naturale, al fatto del terzo o dello stesso
testatore. In quest'ultima ipotesi, peraltro, una vera e propria trasformazione del bene
oggetto di legato da parte del testatore pu importare un cambiamento di
destinazione impresso dal defunto alla cosa e, conseguentemente, una revoca del
legato./p>

La cosa oggetto di legato deve dunque essere consegnata al legatario unitamente alle
accessioni, alle pertinenze ed alle migliorie che costituiscano un'unit economica
inscindibile con la cosa stessa.

Per quel che concerne, d'altro canto, i frutti, naturali e civili, del bene attribuito a titolo
di legato, la decorrenza degli stessi varia in funzione dell'efficacia reale ovvero
obbligatoria del legato medesimo. In particolare, in presenza di un legato ad effetti
diretti, l'onorato ha diritto anche alla consegna dei frutti della cosa a far data
dall'apertura della successione; nell'altra ipotesi, invece, l'acquisto dei frutti decorre
dal giorno della proposizione di una domanda giudiziale diretta all'attuazione
dell'obbligo o dalla data di riconoscimento dell'obbligo stesso da parte dell'onerato.

La divisione ereditaria:

Divisione delle poste attive della massa ereditaria proporzionalmente alle quote
spettanti ad ogni coerede, dichiarando sciolta la comunione ereditaria.

Allorch pi soggetti siano chiamati a succedere al de cuius ed accettino l'eredit,


viene ad esistenza uno stato di comunione ereditaria incidentale, cio occasionata
dalla morte del disponente.

In tal caso, affinch ciascun coerede si veda assegnata non una quota astratta del
patrimonio ereditario, bens una porzione concreta dell'eredit stessa, mediante
l'attribuzione di singoli beni, necessario procedere alla divisione delle poste attive
della massa ereditaria proporzionalmente alle quote spettanti ad ogni coerede,
dichiarando sciolta la comunione ereditaria.

Talvolta la divisione, come previsto dall'art. 734 c. c., viene fatta direttamente dal
testatore, attraverso l'attribuzione dei beni compresi nell'eredit ai successori: tuttavia
detta disposizione non pu ritenersi atto divisorio in senso proprio, dal momento che il
testamento esclude fin dal principio il sorgere di una comunione tra coeredi; i chiamati
che abbiano accettato diventano, infatti, direttamente titolari di diritti sul bene loro
assegnato dal de cuius.

E' anche possibile, invece, che nel suo atto di ultima volont il defunto si sia limitato a
fornire delle indicazioni in merito all'attribuzione dei propri beni agli eredi.
L'ordinamento, in tali circostanze, offre uno strumento di tutela all'erede che si sia
visto leso nel proprio diritto, avendo ottenuto dal testatore una porzione il cui valore
inferiore di oltre un quarto rispetto alla quota spettantegli: si tratta dell'azione di

rescissione, disciplinata dagli artt. 763 e segg. c. c., che ammessa anche contro atti
diversi da una divisione in senso tecnico, purch diretti comunque allo scioglimento
della comunione tra coeredi.

L'atto di divisione

La fonte dell'atto di divisione pu essere tanto negoziale quanto giudiziale.


I coeredi, infatti, possono pervenire ad una divisione in via amichevole oppure, in
mancanza del raggiungimento di un accordo, dovranno esercitare un'azione giudiziale
di divisione.

A tale riguardo va subito chiarito, come stato affermato da un orientamento ormai


consolidato della giurisprudenza, che l'azione di divisione autonoma e distinta
rispetto all'azione di riduzione promossa dai legittimari lesi nei propri diritti. La
domanda di divisione, infatti, presuppone necessariamente, si ribadisce, l'esistenza di
una comunione ereditaria ed rivolta nei confronti di tutti i coeredi; quella di
riduzione, invece, ha il diverso presupposto delle lesione della quota di riserva
attribuita dalla legge al legittimario ed esercitata contro tutti i beneficiari delle
disposizioni ritenute lesive della legittima.

Tale principio presenta numerosi corollari, tra cui l'impossibilit di proporre per la
prima volta in appello la domanda di divisione, in quanto domanda nuova, in un
giudizio avente ad oggetto la reintegrazione della quota di riserva. Nulla vieta,
comunque, che, per ragioni di economia processuale, la domanda di divisione venga
formulata in via subordinata all'accoglimento della domanda principale di riduzione.

In linea di principio, ciascun coerede pu chiedere lo scioglimento della comunione


ereditaria in qualunque momento (art. 713 c. c.); tuttavia, il testatore pu apporre
alcune limitazioni, prevedendo, ad esempio, che la divisione non venga effettuata
prima che sia trascorso un determinato periodo di tempo, non eccedente comunque i
cinque anni, dal momento dell'apertura della successione. Ciononostante, l'autorit
giudiziaria, in presenza di gravi circostanze, pu disporre l'immediata divisione della
massa ereditaria.

La divisione, inoltre, pu anche essere sospesa dal giudice qualora, nell'immediato, la


comunione ereditaria possa subirne un grave pregiudizio (art. 717 c. c.).

Il diritto di prelazione del coerede (art. 732 c. c.)

Il legislatore del 1942 ha inteso agevolare la permanenza dei beni costituenti la massa
ereditaria nella sfera di coloro che sono stati chiamati, per testamento o per legge, alla
successione del de cuius. Pertanto, ha inserito nel nostro codice civile l'art. 732, il
quale prevede, in caso di volont di uno o pi coeredi di alienare la loro quota ad un
estraneo, non soltanto un diritto di prelazione degli altri coeredi a parit di condizioni,
ma anche un diritto di riscatto ( c. d. retratto successorio) della quota nei confronti del
terzo acquirente e di ogni successivo avente causa, finch dura lo stato di comunione,
qualora l'alienante non abbia rispettato il suddetto diritto di prelazione.

Infatti il coerede, prima di alienare o comunque impegnarsi ad alienare la propria


quota ad altri, tenuto a notificare ai comunisti la proposta di acquisto fattagli
dall'estraneo, completa in tutti i suoi elementi (in modo particolare con precisazione
del prezzo); una volta eseguito tale adempimento, il coerede dovr attendere due
mesi, poich entro detto termine potr ricevere dagli altri eredi la dichiarazione che
essi intendono avvalersi del diritto di prelazione loro conferito dalla legge.

Per quanto riguarda, poi, cosa debba intendersi con l'espressione "estraneo" usata
dall'art. 732 c.c., la Suprema Corte ha chiarito in pi di un'occasione che " estraneo
non solo chi non sia legato da parentela con i coeredi del de cuius, ma anche chi non
partecipa all'eredit di cui fa parte la quota ceduta", a prescindere dall'appartenenza
alla famiglia del defunto.

Le operazioni della divisione

Prima di procedere alla divisione del patrimonio ereditario pu essere necessario


provvedere alla liquidazione delle passivit mediante la vendita di beni mobili e, in
mancanza, immobili, facenti parte del compendio ereditario.

Qualora i condividenti non riescano a trovare un accordo su una vendita in via privata,
si dovr procedere ad una vendita all'incanto, previa richiesta in tal senso dei coeredi
aventi diritto a pi della met della massa e secondo modalit e condizioni dettate
dall'autorit giudiziaria.

La vendita risulta poi necessaria nel caso in cui l'asse ereditario comprenda beni
immobili non comodamente divisibili o la cui divisione possa arrecare pregiudizio alle
ragioni dell'economia e dell'igiene pubblica o ancora beni dichiarati indivisibili dalla
legge stessa. La Cassazione, peraltro, ha recentemente precisato che il giudice, nel

determinare il coerede cui assegnare l'immobile non comodamente divisibile,


soprattutto in presenza di quote uguali tra loro, gode di ampi poteri discrezionali.

Dunque, si giunge alla fase della c. d. resa dei conti tra coeredi, mediante la
formazione di un pi preciso stato del patrimonio del de cuius e la determinazione
delle porzioni ereditarie, dei conguagli e dei rimborsi che risultino dovuti tra i
condividenti.

A tal fine necessario che i coeredi tenuti alla collazione, su cui si torner tra breve,
conferiscano all'asse ereditario tutto ci che stato loro donato in vita dal de cuius, ed
occorre altres che ciascuno imputi alla quota che gli spetterebbe i debiti assunti nei
confronti del defunto anteriormente all'apertura della successione.

Esaurita tale fase, si pu pervenire alla stima del relictum e quindi alla formazione di
una porzione per ogni avente diritto, comprensiva, se possibile, in misura
proporzionale, di una quantit di mobili, immobili e crediti di uguale natura e qualit
(art. 727 c. c.); qualora, a parit di quote, si verifichi una disparit di valore, tale
differenza dovr essere compensata mediante la corresponsione di conguagli.

Infine, in mancanza di un accordo dei condividenti, al momento dell'assegnazione


effettiva delle quote, si dovr procedere, in caso di porzioni eguali, all'estrazione a
sorte, mentre, in presenza di frazioni diseguali, si render necessaria un'attribuzione
delle stesse secondo un piano di riparto redatto da un consulente tecnico ed
approvato dal giudice.

La collazione

A norma dell'art. 737 c. c., i soggetti tenuti alla collazione, e cio al conferimento alla
massa ereditaria dei beni donati in vita dal de cuius, sono, a seguito della riforma del
diritto di famiglia del 1975, il coniuge, i figli ed i discendenti di questi, chiamati a
succedere per testamento o per rappresentazione.

Tale obbligo, peraltro, pu venire meno qualora il testatore abbia espressamente


dispensato il donatario dalla collazione, contestualmente all'atto di donazione o in
sede di testamento. La dispensa da collazione non produce effetto se non nei limiti
della quota disponibile.

Oggetto della collazione, inoltre, tutto ci che stato donato al soggetto sia
direttamente che indirettamente. In merito alla configurazione di una liberalit,
soprattutto in forma indiretta, dev'essere segnalata abbondante giurisprudenza. Per
esempio, stato chiarito dalla Suprema Corte che rileva, ai fini della collazione, la
donazione effettuata tramite una terza persona, anche senza ricorrere allo schema del
contratto a favore di terzo.

Un'altra problematica spesso affrontata dalla Cassazione concerne l'individuazione del


bene da conferire in collazione; stato dunque deciso che, in caso di donazione di
denaro al figlio per consentirgli l'acquisto di un'abitazione, il beneficiario della
donazione tenuto a restituire al compendio ereditario l'equivalente della somma
ricevuta, mentre, quando il genitore acquista con denaro proprio un immobile
intestandolo al figlio, si configura un'ipotesi di donazione indiretta dell'immobile
stesso.

Il codice civile, tuttavia, agli artt.738 e ss. c. c., prevede taluni casi di esclusione
dell'obbligo di collazione: si tratta delle donazioni di modico valore in favore del
coniuge, delle donazioni ai discendenti o al coniuge dell'erede, sebbene quest'ultimo
possa averne tratto vantaggio, nonch delle spese di mantenimento ed educazione,
per malattia, per abbigliamento e per nozze, di natura ordinaria, sostenute in vita dal
de cuius per l'erede.

Il pagamento dei debiti ereditari

Il principio generale in materia dettato dall'art. 752 c. c.: "I coeredi contribuiscono
tra loro al pagamento dei debiti e pesi ereditari in proporzione delle loro quote
ereditarie, salvo che il testatore abbia altrimenti disposto". E' infatti possibile che il de
cuius abbia accollato uno o pi debiti a taluno degli eredi oppure abbia esonerato
qualcuno dal pagamento delle passivit.

Per quanto concerne la posizione dei legatari, invece, essi possono al massimo essere
soggetti all'ipoteca sul bene oggetto di legato ed alla conseguente azione
espropriativa dei creditori ipotecari.
Qualora, comunque, il legatario adempia tale debito del de cuius, egli avr diritto di
surrogarsi nelle ragioni dei creditori da lui soddisfatti verso i coeredi.

LA DIVISIONE FATTA DAL TESTATORE: Ha origine nel diritto romano.

Non era prevista nel codice del 1865 che disciplinava la sola divisio inter liberos: con
atto tra vivi o per testamento, il padre, la madre e gli ascendenti potevano distribuire i
loro beni tra i figli e i discendenti.
E divisione soltanto in senso lato in quanto mezzo diretto non gi a sciogliere una
comunione quanto a realizzare la distribuzione a pi soggetti di determinati beni
facenti parte di un unico patrimonio.
Art. 734 Divisione fatta dal testatore. 1. Il testatore pu dividere i suoi beni tra gli
eredi comprendendo nella divisione anche la parte non disponibile (c. 556).
2. Se nella divisione fatta dal testatore non sono compresi tutti i beni lasciati al
tempo della morte, i beni in essa non compresi sono attribuiti conformemente alla
legge (c. 565 ss.), se non risulta una diversa volont del testatore.
Si applica la disciplina speciale della divisione contrattuale (artt. 761 e 763, comma 2).
Contenuto:
POTERE del TESTATORE: ampia liberta. Pu sacrificare il diritto allomogeneit delle
porzioni riconosciuto ad ogni coerede in sede di divisione ordinaria (artt. 718 727).
LIMITI del TESTATORE:
Correlazione proporzionale tra valore della quota e beni assegnati: art. 763 il valore
dei beni assegnati non pu essere inferiore alla quota di oltre un quarto, altrimenti
rescissione.
Intangibilit della riserva.
DIVISIONE SOGGETTIVAMENTE PARZIALE: il testatore ha provveduto a formare la
porzione di qualche coerede ma non quella di altri nei confronti dei quali si restringe la
comunione in ordine ai beni non divisi che si scioglier con le forme della divisione
ereditaria negoziale o giudiziale. Attenzione a 735 comma 1.
DIVISIONE OGGETTIVAMENTE PARZIALE: il testatore distribuisce fra gli eredi istituiti
solo una parte dei beni ereditari. Art. 734.
CONGUAGLI ex art.728: secondo lopinione prevalente della G di legittimit e della D,
possono trovare applicazione anche se non riguardano sostanze appartenenti alla
massa ereditaria in quanto rappresentano unesigenza tecnica insopprimibile.
IMPUGNATIVA della DIVISIONE FATTA dal TESTATORE:
NULLITA per PRETERIZIONE art. 735 c.c. Preterizione di eredi e lesione di legittima.
1. La divisione nella quale il testatore non abbia compreso qualcuno dei legittimari (c.
536) o degli eredi istituiti nulla.
2. Il coerede che stato leso nella quota di riserva pu esercitare l'azione di
riduzione contro gli altri coeredi
Interpretazione: presupposto soggettivo (preterizione del legittimario o di altro
erede istituito) + inesistenza di beni residui indivisi sufficienti a formare la porzione del

pretermesso) (per th pi estrema si ha nullit anche se manca solamente il


presupposto soggettivo).
Effetti: ripristino della comunione ereditaria con possibilit di fare luogo a nuova
ripartizione a richiesta degli interessati.
AZIONE DI RIDUZIONE PER LESIONE. Art. 735 comma 2 c.c. Applicazione speciale di
quella generale prevista dallart. 554.
Presupposto: il testatore ha istituito erede il legittimario ma lo ha apporzionato
in misura inferiore alla quota. Non rende nulla la divisione, ma la corregge. E rimedio
anche per lesioni inferiori al quarto.
LA RESCISSIONE PER LESIONE OLTRE IL QUARTO. Art. 763 comma 2
IL C.D. ASSEGNO DIVISIONALE SEMPLICE:
Art. 733 comma 1 Norme date dal testatore per la divisione. 1. Quando il testatore
ha stabilito particolari norme per formare le porzioni, queste norme sono vincolanti per
gli eredi, salvo che l'effettivo valore dei beni non corrisponda alle quote stabilite dal
testatore.
Lassegnazione da parte del testatore ha carattere obbligatorio, a differenza della
divisione testamentaria propriamente detta che ha carattere reale (assegno
divisionale qualificato).
Sussiste la precedente comunione ereditaria.
Le disposizioni dettate dal testatore perdono il loro carattere vincolante quando
la lesione supera il quarto.
Carattere obbligatorio: i beni cadono in comunione ereditaria, solo in sede di
formazione delle porzioni gli eredi o il giudice sono tenuti a rispettare le indicazioni del
testatore.

La successione testamentaria

La successione testamentaria nettamente preferita dal nostro legislatore rispetto


alla successione legittima; quest'ultima, infatti, trova applicazione soltanto nel caso in
cui manchi, in tutto o in parte, un testamento.

La successione testamentaria nettamente preferita dal nostro legislatore rispetto


alla successione legittima; quest'ultima, infatti, trova applicazione soltanto nel caso in
cui manchi, in tutto o in parte, un testamento (art. 457, comma 2, c. c.).
Nessuna norma, peraltro, vieta che un soggetto chiamato all'eredit per testamento
rinunci all'eredit stessa e tuttavia partecipi alla successione legittima, come la stessa
Corte di Cassazione ha avuto modo di precisare.

La legge regola i requisiti di forma e di sostanza che devono avere i particolari


documenti (i testamenti) con i quali ciascuno (anche in casi particolari e di emergenza)
pu disporre, per il tempo in cui avr cessato di vivere, dei propri beni, nonch i
compiti di colui al quale viene dato, eventualmente, lincarico di curare che siano
esattamente seguite le ultime volont scritte nel testamento.

Il testamento

Il testamento definito dall'art. 587 c. c. come l'atto di ultima volont con cui un
soggetto dispone dei propri beni per il tempo in cui avr cessato di vivere.
E' dunque evidente che, pur perfezionandosi in un momento anteriore, il testamento
inizia a produrre i propri effetti verso i terzi soltanto a far data dalla morte del suo
autore.

Per sua natura, inoltre, il testamento un atto sempre revocabile dal de cuius fino
all'ultimo attimo di vita, affinch esso rispecchi il pi possibile la volont del testatore.
Non stupisce, pertanto, che il nostro ordinamento vieti la stipula di qualsiasi patto tra
vivi volto a regolare la successione mortis causa di un individuo (art. 458 c. c.) e non
ammetta alcuna forma di rappresentanza per la redazione del testamento.

Il tema del divieto dei patti successori, invero, sempre stato al centro di accesi
dibattiti in dottrina ed in giurisprudenza.

Innanzitutto, opportuno distinguere i patti c. d. istitutivi, cio gli accordi intercorsi tra
il de cuius ed il beneficiario dell'attribuzione, con cui il primo dispone delle proprie
sostanze; i patti c. d. dispositivi, mediante i quali un soggetto dispone dei beni che in
futuro dovrebbe conseguire in forza dell'apertura di una successione, e i c. d. patti
rinunciativi, con cui taluno rinuncia ai diritti che potrebbe acquistare da una futura
successione. Ci detto, la declaratoria di nullit di detti contratti spesso interviene in
un momento in cui gli accordi stessi hanno gi avuto esecuzione; i rapporti pendenti,
in tal caso, vengono regolati ricorrendo all'istituto dell'indebito oggettivo (art. 2033 c.
c.), per cui le somme nel frattempo versate dovranno essere restituite al de cuius o ai
suoi eredi, andando a costituire parte integrante dell'asse ereditario.

Il contenuto tipico dell'atto testamentario di natura strettamente patrimoniale,


consistendo nell'istituzione di erede e/o nel legato; tuttavia il testamento pu
presentare anche un contenuto di carattere eventuale, quale il riconoscimento di un
figlio naturale.
La validit del testamento infine subordinata al rispetto di rigorosi requisiti formali.

Le forme testamentarie

Il codice civile, in particolare, prevede il testamento olografo ed il testamento per atto


di notaio, distinguibile a propria volta in testamento pubblico e segreto (c. d.
testamenti ordinari).

Il testamento olografo si caratterizza per essere interamente redatto, datato e


sottoscritto di pugno dal testatore.

Il testamento pubblico, invece, consiste in una dichiarazione di ultima volont del de


cuius raccolta dal notaio alla presenza di due testimoni e dallo stesso custodita.
Il testamento segreto, infine, si differenzia da ambedue le tipologie gi descritte per
essere predisposto dal de cuius in assenza del notaio e da questi semplicemente
ricevuto mediante la stesura di un verbale di consegna.

Altri tipi di testamento, denominati speciali, sono redatti da un pubblico ufficiale (es.
comandante di una nave), ma, in quanto redatti in situazioni di pericolo, hanno
un'efficacia limitata nel tempo, di soli tre mesi.

La capacit di disporre per testamento

La capacit di disporre per testamento si compone, in verit, di due diversi elementi:


la capacit di testare e la legittimazione a disporre per testamento.

E' pacificamente capace di testare chiunque abbia compiuto la maggiore et, purch
non sia stato interdetto per infermit di mente e non si trovi, anche in via transitoria,
in stato d'incapacit d'intendere e volere, al momento della redazione del testamento.

La legittimazione a disporre per testamento di determinati beni, invece, deve


sussistere al tempo dell'apertura della successione, non rilevando se essa risultasse al
momento della predisposizione della scheda testamentaria: taluni parlano a questo
riguardo di legittimazione sopravvenuta o di validit sospesa del negozio.

L'interpretazione del testamento

L'esigenza fondamentale che si pone all'interprete dinanzi ad un testamento quella


di tradurre la reale volont del de cuius, attribuendo alle parole ed espressioni spesso
ambigue da lui utilizzate il significato maggiormente conforme alla mens testantis; a
tal fine si dovr tenere opportunamente conto anche di elementi estranei alla scheda
testamentaria, quali la mentalit, la cultura e l'ambiente di vita del de cuius. Su tale
posizione si allineata la giurisprudenza costante.

Una questione aspramente dibattuta in dottrina e in giurisprudenza concerne, poi,


l'applicabilit al testamento delle regole interpretative dettate dal codice civile in
materia di contratto agli artt. 1362 e segg. c. c.

Mentre sulla compatibilit o meno di talune disposizioni non sorgono contestazioni di


sorta (per esempio, nessuno dubita dell'inapplicabilit dell'art. 1368, secondo comma,
dell'art. 1370 e dell'art. 1371, seconda parte, cod. civ., al negozio testamentario, dal
momento che dette norme si fondano sulla reciprocit delle prestazioni propria di un
contratto), altre norme sollevano al riguardo problematiche di rilievo.

Per quanto attiene ai criteri ermeneutici ispirati ad un principio di conservazione degli


effetti dell'atto, appare nettamente preferibile la tesi che ne sostiene l'applicabilit
anche al testamento: qualora tali norme non trovassero attuazione, il testamento del
de cuius rimarrebbe del tutto privo di significato e, dunque, di esecuzione, senza pi
possibilit di dare regolamentazione alla successione del defunto se non mediante
l'apertura di una successione legittima.

La validit del testamento

Al pari degli altri negozi giuridici, anche il testamento pu essere oggetto di un'azione
di nullit o di annullabilit.
Tali rimedi processuali sono regolati sia dalla disciplina generale dettata in materia di
contratti, nei limiti della compatibilit, sia dalle norme speciali contenute nel Libro II
del codice civile dedicato alle successioni.

La nullit dell'intero testamento o di singole disposizioni di esso pu essere accertata


sia in presenza delle violazioni formali espressamente stabilite dalla legge, sia allorch
manchi uno degli elementi sostanziali del negozio testamentario (ad esempio, qualora
non risulti in alcun modo determinabile il beneficiario del lascito).

La sanzione dell'annullabilit, invece, colpisce il testamento o singole clausole di esso


ogniqualvolta il de cuius risulti incapace di testare, nonch quando venga accertato
che la disposizione stata determinata da un errore del testatore, da una violenza cui
lo stesso sia stato sottoposto ovvero da un inganno perpetrato ai suoi danni.

In particolare, la costante giurisprudenza di legittimit ritiene necessaria, ai fini della


configurazione del dolo, non la mera influenza psicologica esercitata sul testatore,
bens l'utilizzo di veri e propri mezzi fraudolenti che, tenuto conto dell'et e dello stato
di salute del de cuius, risultino idonei a trarlo in inganno, indirizzando la sua volont in
una direzione diversa rispetto a quella che egli avrebbe spontaneamente seguito (tra
le altre, Cass. civ. 19 luglio 1999, n. 7689).

Cos come pu avvenire per ogni altro documento sottoscritto dal suo autore, inoltre,
l'autenticit del testamento pu essere contestata mediante l'instaurazione di un
giudizio di disconoscimento.

La successione mortis causa a titolo universale

Qualora un soggetto, per testamento o per legge, sia chiamato a succedere nella
totalit delle situazioni di carattere patrimoniale di pertinenza del de cuius, si parla di
successione mortis causa a titolo universale e colui che subentra nella titolarit di detti
rapporti assume la qualit di erede.

A seguito della morte di una persona fisica necessario regolare la titolarit dei
rapporti patrimoniali gi facenti capo alla stessa mediante l'apertura di una
successione.

Qualora un soggetto, per testamento o per legge, sia chiamato a succedere nella
totalit delle situazioni di carattere patrimoniale di pertinenza del de cuius, si parla di
successione mortis causa a titolo universale e colui che subentra nella titolarit di detti
rapporti assume la qualit di erede.

Nel caso in cui, invece, il soggetto sostituisca il defunto esclusivamente con


riferimento a situazioni specifiche e determinate, si apre la c. d. successione a causa di
morte a titolo particolare ed il beneficiario del lascito prende il nome di legatario.

Peraltro, talvolta risulta difficile distinguere le due forme di successione suddette; nella
prassi, infatti, spesso la linea di demarcazione tra istituzione di erede e legato appare
assai sottile, soprattutto qualora si tenga conto del fatto che occorre attribuire
significato ad un negozio giuridico, quale il testamento, senza che l'autore di esso
possa offrire alcun ausilio all'interprete.

L'art. 588 c. c., invero, prevede che si abba successione a titolo universale sia quando
un soggetto subentra nell'universalit dei beni del de cuius, sia quando vengono
attribuiti allo stesso singoli ed individuati beni, intesi, per, dal defunto come quota
parte del suo patrimonio: in quest'ultimo caso, sussiste la c. d. institutio ex re certa.
Ogniqualvolta, invece, il conferimento al successore di beni determinati non sia
accompagnato dalla volont del testatore di collocare tale soggetto nella medesima
posizione di diritto propria del de cuius, seppure limitatamente ad una porzione
dell'asse ereditario, si verificher un'ipotesi di successione a titolo particolare.

Peraltro l'assunzione della qualit di erede anzich di legatario determina la


produzione di effetti ben diversi tra loro, come si avr subito modo di chiarire.

L'accettazione dell'eredit

Allorch un soggetto sia chiamato a succedere ad un altro a titolo universale, egli


acquista il diritto di accettare l'eredit entro il termine ordinario di prescrizione di dieci
anni dall'apertura della successione. Tuttavia, chiunque vi abbia interesse pu
esercitare un'actio interrogatoria, domandando all'autorit giudiziaria di fissare un
termine pi breve entro il quale i chiamati all'eredit dovranno dichiarare le proprie
intenzioni; in difetto, essi decadranno dal diritto di accettare.

Nel momento in cui il soggetto chiamato manifesta la propria volont di accettare o


meno l'eredit, gli effetti di tale dichiarazione si fanno decorrere, attraverso una
finzione giuridica, dal momento stesso della morte del de cuius, cosicch sia sempre
possibile individuare il titolare delle situazioni patrimoniali gi facenti capo al defunto.

Il nostro codice civile, peraltro, prevede due diverse forme di accettazione dell'eredit,
a cui sono ricollegabili effetti ben distinti: si tratta dell'accettazione pura e semplice
(artt. 470 e segg. c. c.) e dell'accettazione con beneficio d'inventario (artt. 484 e segg.
c. c.).

L'accettazione pura e semplice, che pu essere tanto espressa quanto tacita,


comporta la confusione del patrimonio del de cuius e di quello personale dell'erede.

Peraltro l'individuazione di una forma tacita di accettazione nel comportamento tenuto


dal chiamato non pu che essere rimessa ad un mero apprezzamento di fatto del
giudice di merito: per esempio, la domanda di voltura catastale in capo al chiamato di
beni immobili gi di propriet del defunto stata intesa dalla Suprema Corte come
chiara espressione della volont del richiedente di succedere al de cuius (cfr. Cass.
civ., sez. II, n. 5226 del 12 aprile 2002).

Ogniqualvolta l'erede intenda mantenere la massa ereditaria separata dai propri beni,
dovr accettare con beneficio d'inventario, manifestando tale volont mediante
dichiarazione resa dinanzi ad un notaio o al cancelliere del tribunale del luogo in cui
stata aperta la successione. Detta dichiarazione, inoltre, dovr essere inserita nel
registro delle successioni del medesimo tribunale; essa dovr essere altres preceduta
o seguita dalla redazione di un inventario dei beni facenti parte del compendio
ereditario.

Ai sensi degli artt. 471-473 c. c., peraltro, talune categorie di soggetti, e precisamente
i minori, gli interdetti, gli emancipati, gli inabilitati e le persone giuridiche, non

possono accettare che con beneficio d'inventario, in quanto l'ordinamento intende


assicurare loro una pi intensa tutela. In particolare, statuisce la Cassazione, il
rappresentante legale del minore deve necessariamente accettare, previa
autorizzazione del Giudice Tutelare, in forma beneficiata, dovendosi dichiarare nulla
qualsiasi accettazione avente forma diversa. Il minore, inoltre, comunque legittimato
a rinunciare all'eredit entro un anno dal compimento della maggiore et, non potendo
essere addossate a suo carico le spese relative alla predisposizione dell'inventario.

Tuttavia, nonostante l'accettazione venga effettuata nel rispetto delle formalit


stabilite dalla legge, l'erede pu decadere dal beneficio d'inventario qualora si renda
responsabile di talune omissioni e infedelt, per esempio alienando alcuni beni
ereditari senza previamente ottenere le prescritte autorizzazioni giudiziarie: in tal caso
egli torner ad essere un erede puro e semplice.

Analizziamo ora pi precisamente gli effetti del beneficio d'inventario, cos come
indicati dall'art. 490 c. c.: tenuto conto della separazione esistente tra il patrimonio del
de cuius e quello personale dell'erede, quest'ultimo conserver verso l'eredit tutti i
diritti e gli obblighi che aveva in vita verso il defunto e sar tenuto al pagamento dei
debiti ereditari e dei legati non oltre il valore dei beni pervenutigli. I creditori
dell'eredit ed i legatari, inoltre, avranno la preferenza rispetto ai creditori dell'erede
per soddisfare le loro ragioni sulla massa ereditaria.

L'eredit giacente

Quando i chiamati all'eredit non sono in possesso dei beni ereditari e non hanno
ancora esercitato il diritto di accettare, occorre individuare un soggetto in grado di
amministrare adeguatamente le sostanze del de cuius, provvedendo anche a pagare i
debiti ereditari. In tal caso si dinanzi ad un'ipotesi di eredit giacente, in attesa, cio,
di essere acquistata dai successori del defunto.

Il legislatore, dunque, all'art. 528 c. c., prevede che chiunque vi abbia interesse
(chiamato successivo, legatario, creditore della massa, ecc.) possa proporre istanza al
tribunale del circondario ove si aperta la successione del de cuius perch venga
nominato un curatore dell'eredit giacente, titolare di ampi poteri volti alla gestione e
alla valorizzazione dei beni ereditari, nonch legittimato a rappresentare in giudizio
l'eredit stessa. Peraltro, fin dal 1987, la Corte di Cassazione ha precisato che
possibile richiedere la nomina del curatore dell'eredit giacente anche qualora

semplicemente non si sia a conoscenza dell'esistenza in vita di chiamati alla


successione che siano in possesso di beni ereditari.

La curatela viene a cessare in coincidenza con l'accettazione dell'eredit da parte di


almeno uno dei chiamati; portato a termine l'incarico, il curatore tenuto a presentare
il rendiconto del proprio operato.

La rinuncia all'eredit

Colui che per testamento o per legge viene chiamato all'eredit pu disporre del
proprio diritto di accettare l'eredit stessa dichiarando di rinunciarvi con effetti
retroattivi al momento dell'apertura della successione.

L'atto di rinuncia, peraltro, a differenza dell'accettazione, pu anche essere oggetto di


revoca. La revoca, comunque, avr effetto soltanto qualora il soggetto chiamato a
sostituire il rinunciante non abbia nel frattempo accettato l'eredit in luogo di questi.
La rinuncia, infatti, escludendo l'autore di essa dal novero degli eredi del de cuius,
consente ad uno o pi soggetti di subentrare nella successione.

Innanzitutto, dunque, succederanno, in virt del meccanismo di rappresentazione


previsto dall'art. 467 c. c., i discendenti del rinunciante, a meno che il testatore non
abbia espressamente designato nel proprio atto di ultima volont il sostituto.

Qualora, peraltro, l'istituto della rappresentazione non possa operare e manchi


un'espressa indicazione del de cuius in tal senso, trover applicazione, nel caso in cui
pi chiamati concorrano all'eredit, il meccanismo dell'accrescimento della quota in
favore degli altri chiamati.

Se, infine, nessuno di tali correttivi potr trovare attuazione, si ricorrer alla successiva
chiamata ex lege.

La petizione di eredit

L'ordinamento giuridico italiano tutela l'erede la cui qualit venga contestata da un


altro individuo in possesso dei beni ereditari mediante l'azione giudiziaria della
petizione di eredit, disciplinata dagli artt. 533-535 c. c.

La finalit della petitio hereditatis, come la Corte di Cassazione ha chiarito,


prevalentemente recuperatoria: tale strumento processuale infatti diretto, previo
accertamento della vocazione ereditaria dell'attore, a recuperare i beni gi
appartenenti al de cuius e posseduti da terzi estranei. Sotto il profilo dello scopo
perseguito, dunque, l'azione in commento stata qualificata dalla giurisprudenza di
legittimit come azione di natura reale, volta a garantire, in caso di accoglimento della
domanda attorea, l'acquisto della disponibilit dei beni ereditari posseduti da terzi..

Qualora, poi, il giudice decida la petitio hereditatis riconoscendo la qualit di


successore universale in capo all'attore, tale riconoscimento non pu pi essere
oggetto di contestazione se non nei limiti della revocazione della sentenza, stabiliti
dagli artt. 395 e segg. c. p. c. (Cass. civ., sez. II, n. 5920 del 15 giugno 1999).
Ci detto, a tal punto opportuno chiarire che il rimedio della petizione di eredit pu
presentare alcune affinit con l'azione di rivendica, posta dal nostro legislatore a tutela
delle ragioni del proprietario i cui beni siano stati sottratti da terzi.

Tuttavia, una differenza fondamentale dev'essere ricordata: laddove la petitio


hereditatis ha ad oggetto l'accertamento della qualit di erede di un soggetto e
l'appartenenza di uno o pi beni all'asse ereditario, nella rei vindicatio viene dedotto in
giudizio il diritto di propriet su una cosa vantato da una parte nei confronti dell'altra.
Tale distinzione, gi affermata in giurisprudenza, ha trovato una definitiva
consacrazione nella sentenza della Cassazione civile, sezione II, del 26 maggio 1998,
n. 5225.

La petizione di eredit, peraltro, pu essere esercitata esclusivamente dall'erede, e


non anche dal semplice chiamato, contro il possessore di beni ereditari, con o senza
titolo, il quale comunque contesti la qualit ereditaria dell'attore.
Detta azione, inoltre, imprescrittibile, salvi gli effetti dell'usucapione sui singoli beni
del patrimonio del defunto.

Rinuncia all'eredit

La rinuncia disciplinata dall'art.519 c.c e presuppone la morte della persona della cui
eredit si tratta, cio l'apertura della successione. Viene effettuata generalmente
quando l'eredit gravata da debiti per non dovervi risponderne e, in tal caso, dovr
essere effettuata anche da tutti i discendenti del rinunciante. Pu essere fatta anche
per agevolare altri coeredi con un unico passaggio di propriet qualora l'eredit sia
attiva. La rinuncia non pu essere parziale, n condizionata, n a termine.

LEGGI
Artt. 519 - 527 codice civile.

COSA E'

E un atto con il quale il chiamato (lerede) dichiara di non volere acquistare leredit,
ad esempio perch i debiti del defunto sono superiori ai crediti. In questo modo egli fa
cessare gli effetti verificatisi nei suoi confronti a seguito dell'apertura della
successione e rimane, pertanto, completamente estraneo alla stessa, con la
conseguenza, tra laltro, che nessun creditore potr rivolgersi a lui per il pagamento
dei debiti ereditari.

CHI Gli eredi, il genitore o il tutore se la rinuncia viene fatta per minori, interdetti e
inabilitati: in questo caso necessaria lautorizzazione del Giudice tutelare del luogo di
residenza del minore o del tutore.

TERMINI PER LA PRESENTAZIONE:


Secondo lart. 480 cod. civ., il diritto di accettare - e quindi di rinunciare - l'eredit si
prescrive (cio pu essere esercitato) in dieci anni dal giorno della morte del defunto.
In caso di accertamento giudiziale dello stato di figlio, tuttavia, il termine decennale
inizia a decorrere dal passaggio in giudicato della relativa sentenza (art. 480, 2
comma, cod. civ.).
Il termine di 10 anni pu tuttavia essere abbreviato: chiunque vi ha interesse (ad
esempio, un creditore personale del chiamato) pu chiedere al Tribunale del luogo ove
si aperta la successione che sia fissato un termine entro il quale il chiamato dichiari se
accetta o rinunzia all'eredit (azione c.d. interrogatoria). Trascorso questo termine
senza che abbia fatto la dichiarazione, il chiamato perde il diritto di
accettare/rinunciare leredit (art. 481 cod. civ.).

se si in possesso di beni ereditari: tre mesi dal decesso (art. 458 codice civile)
se non si in possesso dei beni ereditari: fino alla prescrizione del diritto (10 anni).
E opportuno effettuare la rinuncia prima della presentazione della denuncia di
successione o comunque prima di dividere leredit. La rinuncia pu essere ricevuta
solo dal Tribunale del luogo in cui si aperta la successione (ultimo domicilio del
defunto) o da un notaio su tutto il territorio dello Stato.
E possibile presentare una domanda unica di rinuncia per ogni grado di parentela (es.
tutti i fratelli insieme).
E inoltre importante che chi intenda rinunciare non abbia disposto cio venduto o
donato nulla di appartenenza del defunto.

COME

La rinuncia all'eredit va fatta con una dichiarazione:

ricevuta da un Notaio oppure


ricevuta dal Cancelliere del Tribunale del circondario in cui si aperta la successione
(Cancelleria della Volontaria Giurisdizione).
La dichiarazione deve essere inserita nel Registro delle successioni conservato nello
stesso Tribunale.

La dichiarazione di rinuncia:

- non deve prevedere alcuna condizione (ad esempio, non si pu dichiarare rinuncio
alleredit a condizione che Tizio venda a Caio i suoi gioielli)
- non deve prevedere alcun termine (ad esempio, non si pu dichiarare rinuncio
alleredit fino al 31.12.2013)
- non deve prevedere alcuna limitazione (ad esempio, non si pu dichiarare rinuncio
alleredit limitatamente allautovettura del defunto, ma accetto la sua casa).

In caso contrario, la dichiarazione nulla (ossia non produce nessun effetto).

Se la rinuncia viene fatta dietro corrispettivo o a favore di solo alcuni degli altri
soggetti chiamati alleredit, ci comporta leffetto contrario, ossia laccettazione
delleredit

EFFETTI

Il chiamato alleredit che fa la dichiarazione di rinuncia viene considerato come se


non vi fosse mai stato chiamato. Si parla infatti di effetto retroattivo della rinuncia
(art. 521 cod. civ.).
Vi sono tuttavia due eccezioni: chi ha rinunciato alleredit pu trattenere la donazione
ricevuta, oppure domandare il legato a lui fatto sino al valore massimo della porzione
disponibile (i giudici ritengono che il coniuge superstite del defunto, anche se rinuncia
alleredit, pu trattenere il diritto di abitazione e di uso, trattandosi di un diritto
previsto dallart. 540 cod. civ.).

La rinuncia revocabile se leredit non nel frattempo gi stata acquistata da


qualcun altro dei soggetti chiamati. Sono ovviamente fatte salvi i diritti acquistati da
soggetti terzi sopra i beni dell'eredit (art. 525 cod. civ.).
Decade dal diritto di rinunciare (e si considera erede puro e semplice) il chiamato
all'eredit che ha sottratto o nascosto beni spettanti all'eredit stessa (art. 527 cod.
civ.).

Che cosa accade alleredit se il soggetto chiamato fa la dichiarazione di rinuncia? A


chi spettano i beni?

Si distinguono due situazioni:

nelle successioni legittime (vedi le schede sulla successione del coniuge, deifigli, dei
parenti): se vi sono altri coeredi legittimi, la parte di colui che rinuncia viene suddivisa
equamente fra questi coeredi, salvo il diritto di rappresentazione, che fa subentrare i
discendenti nel luogo e nel grado del loro ascendente anche nel caso in cui
questultimo non vuole accettare leredit; se invece non vi sono altri coeredi legittimi,
l'eredit si devolve a coloro ai quali spetterebbe nel caso che egli mancasse;
nelle successioni testamentarie (vedi le schede sul testamento olografo,
pubblico,segreto, speciale): se vi sono altri coeredi testamentari, la parte di colui che
rinuncia viene suddivisa equamente fra questi coeredi, a meno che lo stesso defunto

non abbia disposto una sostituzione; se invece non vi sono altri coeredi testamentari,
leredit si devolve agli eredi legittimi.
IMPUGNAZIONE DELLA RINUNCIA

La rinuncia alleredit pu essere impugnata sia da parte dei creditori (art. 524 cod.
civ.), sia da parte dello stesso soggetto che ha rinunciato (art. 526 cod. civ.).

Nel primo caso, i creditori del soggetto che ha rinunciato possono farsi autorizzare dal
Tribunale ad accettare leredit in nome e luogo del loro debitore, per poter soddisfarsi
sui beni ereditari fino alla concorrenza dei loro crediti. Questo diritto dei creditori si
prescrive in cinque anni, decorrenti dalla data della dichiarazione di rinuncia.

Nel secondo caso, lo stesso soggetto che ha rinunciato a uneredit pu impugnare la


propria rinuncia quando leffetto di violenza (ad es.: perch estorta con minaccia di
un male ingiusto) o di dolo (ossia di inganno), a prescindere da chi sia il colpevole.
Questa impugnazione pu essere fatta entro cinque anni dal giorno in cui cessata la
violenza o stato scoperto il raggiro.

La collazione:
CHE COS'?
La collazione latto col quale taluni soggetti che abbiano accettato leredit
conferiscono nellasse ereditario quanto hanno ricevuto dal defunto in vita per
donazione.
Oggetto della collazione sono tutte le donazioni dirette, ossia i contratti attraverso i
quali un soggetto arricchisce un altro per spirito di pura liberalit, e tutte le donazioni
indirette, cio tutti quegli atti compiuti avvalendosi di negozi che hanno una causa (in
senso giuridico) propria diversa da quella liberale, tipica della donazione diretta (ad
esempio: il pagamento delle tasse scolastiche per aiutare uno studente povero.
Questa una donazione indiretta perch utilizza uno strumento tipico diverso dalla
donazione il pagamento di debito altrui - per spirito di liberalit).
La ratio dellistituto la seguente. Se il de cuius in vita ha fatto delle donazioni ai figli
legittimi o naturali, ai loro discendenti, o al coniuge, la legge presume che il defunto,
facendo la donazione o le donazioni, non abbia voluto alterare il trattamento che egli
ha disposto per testamento o che disposto per legge (in caso di successione
legittima) ma abbia solamente attribuito a questi soggetti un acconto sulla futura
quota di eredit.

Di conseguenza, i beni donati in vita dal de cuius devono essere compresi o fatti
conferire nella massa attiva del patrimonio ereditario, per essere poi divisi tra i coeredi
in proporzione alle rispettive quote di eredit.
La collazione obbligatoria per legge salvo che il donatario ne sia stato dispensato dal
donante.

Avv. Simone Scelsa


Ordine degli Avvocati di Milano
ACCMS Studio Legale

COME SI FA
La collazione si fa per gli immobili cedendo alla massa ereditaria il bene immobile
ricevuto in donazione (in questo caso avverr la risoluzione della donazione) o
attraverso la cosiddetta imputazione del valore, ossia prendendo dalla massa
ereditaria tanti beni in meno quanto il valore di quelli donati.
Per i beni mobili (ad esempio del denaro o dei gioielli), la collazione si fa solamente
attraverso il sistema dellimputazione e come parametro si utilizzer il valore che il
bene aveva al tempo dellapertura della successione.

CHI
I soggetti obbligati a conferire nella massa ereditaria i beni ricevuti in donazione sono
il coniuge, i figli o gli altri discendenti, sia che succedano al de cuius direttamente,
ovvero per rappresentazione.
Presupposto perch operi lobbligo della collazione che il donatario accetti leredit
puramente o semplicemente o con beneficio dinventario. Le persone che per legge
hanno diritto di ricevere questi conferimenti sono il coniuge, i figli e i discendenti: la
collazione, cio, ha luogo reciprocamente tra il coniuge e i discendenti, e non rispetto
agli estranei.

Patto di famiglia:
Il patto di famiglia un contratto previsto dal codice civile con il quale un soggetto
titolare di un'impresa, o che detiene alcune quote sociali, trasferisce (in tutto o in
parte) l'azienda o le quote societarie a uno o pi dei propri figli o nipoti. In pratica, il
patto di famiglia "anticipa" la successione dell'imprenditore, permettendo il "passaggio
generazionale" all'interno dell'impresa stessa e garantendone cos la continuit.

Che cosa

Per agevolare il passaggio generazionale nelle aziende italiane, che assai


frequentemente hanno una struttura familiare, nel 2006 si introdotto nel codice
civile il contratto di patto di famiglia.
Il patto di famiglia non un testamento, ma il contratto con cui limprenditore
anticipa la propria successione per quanto riguarda il trasferimento della propriet
dellazienda ai figli o ai nipoti, nellottica della continuit dellimpresa.
Oltre che per il trasferimento dellazienda, pu essere usato anche per il trasferimento
ai figli della propriet di quote sociali, anche se si discute se nel caso delle societ di
capitali (come s.r.l., s.p.a., s.a.p.a.) la norma intenda riferirsi solo alle quote societarie
che consentano di acquisire il controllo di unimpresa.
Come si pu intuire, il patto di famiglia introdotto nel codice civile nel 2006 costituisce una importante novit nel nostro panorama giuridico: esso d vita, infatti, a
unimportante deroga al divieto di patti successori (ossia la regola secondo la quale
non producono alcun effetto sono nulli gli accordi che hanno per oggetto la
disposizione dei diritti ereditari provenienti da una successione non ancora aperta: ad
esempio A vende a B la quota di eredit del proprio padre C, ancora in vita ).

Persone coinvolte
Il patto di famiglia un contratto per atto pubblico (da farsi quindi innanzi al Notaio) e
necessariamente gratuito.
Allatto notarile partecipano, oltre allimprenditore e ai figli beneficiari (detti anche
assegnatari), necessariamente anche:

il coniuge dellimprenditore stesso e


tutti quei soggetti che avrebbero la qualifica di legittimari se, in quel momento, si
aprisse la successione testamentaria dellimprenditore.

Il coniuge e i legittimari hanno infatti diritto a percepire, dai figli assegnatari, una
somma a titolo di liquidazione del valore delle quote di legittima (in alternativa, la
liquidazione pu avvenire in natura, ossia ricevendo alcuni beni al posto del denaro):
quanto ricevuto viene imputato alla quota di legittima. Si tratta, insomma, di un
anticipo delleredit. La liquidazione pu avvenire anche con un contratto
successivo, purch collegato al patto di famiglia e con la presenza degli stessi
partecipanti.
Quanto al contenuto del contratto, importante che il patto di famiglia specifichi se
c o meno il diritto di recesso: se manca la clausola sul diritto di recesso, per

sciogliersi dal vincolo linteressato dovr necessariamente ottenere lo scioglimento del


primo patto facendo stipulare un secondo, nuovo, patto di famiglia con le stesse
persone.

Quando si pu impugnare il patto di famiglia


Il contratto di patto di famiglia impugnabile, anche se non facilmente.
Prima di descrivere i casi in cui il patto di famiglia pu essere sottoposto al vaglio del
Giudice, bene ricordare che il ricorso al Giudice deve essere necessariamente
preceduto da un procedimento di mediazione (la c.d. mediaconciliazione). Tale
tentativo deve svolgersi dinnanzi ad un ente di conciliazione che abbia ottenuto il
riconoscimento presso il Ministero della Giustizia, con la necessaria assistenza da
parte di un avvocato.
Ci premesso, va osservato, in primo luogo, quanto ricevuto dal coniuge e dai
legittimari non pu essere oggetto di collazione o di unazione di riduzione.
In secondo luogo, se il patto di famiglia stato stipulato approfittando di un vizio del
consenso (ossia se qualcuno era in errore, o stato costretto a sottoscrivere il patto
con violenza o con linganno), lazione di annullamento del patto s possibile ed
concessa a ciascun partecipante (quindi non solo da parte del coniuge o dei
legittimari, ma anche da parte dellimprenditore o dei figli assegnatari), ma entro un
termine tutto sommato molto ristretto: entro un anno.
Ancora, se il coniuge o alcuni legittimari non partecipano al patto di famiglia e poi
effettivamente limprenditore muore, essi possono chiedere ai figli assegnatari la
corresponsione della somma dovuta a titolo di liquidazione pi gli interessi legali: se i
figli non versano tale somma, il patto di famiglia pu essere impugnato, ma di nuovo
entro un anno.

Come si pu sciogliere o modificare il patto di famiglia

Il patto di famiglia pu essere sciolto o modificato, in due modi:

con un nuovo patto di famiglia;


se il patto stesso lo prevede, con una dichiarazione di recesso da parte di un
partecipante a cui segue una dichiarazione delle altre persone certificata dal Notaio.

E necessario che allo scioglimento o alla modifica partecipino tutte le persone che
avevano preso parte al primo patto di famiglia.

Patti successori
nozione
(art. 458 c.c.)

sono le convenzioni stipulate tra due o pi soggetti con cui si di dispone della propria
successione, o i patti con cui un futuro erede o legatario dispone dei diritti che gli
possono spettare su una successione non ancora aperta, o rinunzia ai medesimi

Come si vede dalla nozione per patti successori possiamo indicare genericamente
tutte quelle convenzioni in base alle quali si dispone di diritti derivanti da future
successioni; avendo chiarito questo concetto, ci chiediamo se sia possibile disporre in
qualche modo dei diritti relativi ad una futura successione, se, in altre parole, sono
ammissibili i patti successori.

Potremmo pensare, infatti, che se prima della morte il futuro chiamato all'eredit non
ha alcun diritto sul patrimonio del defunto, nulla gli vieterebbe di stipulare un accordo
con lui quando era ancora in vita.

A guardare bene, per, una tale situazione creerebbe non pochi problemi, sia perch si
tratterebbe di accordi che diverrebbero efficaci dopo la morte di uno dei contraenti, sia
perch il de cuius perderebbe quella libert di testare che la legge riconosce ad
ognuno sino al momento della morte.

per questi motivi l'articolo 458 del codice civile stabilisce la nullit dei patti successori

I patti successori possono essere di tre categorie:

Patti istitutivi quando per contratto ci si impegna a disporre del proprio patrimonio
dopo la morte a favore di una determinata persona (esempio: mi accordo con Tizio a
lasciargli la mia eredit)
Patti dispositivi quando si dispone di diritti che possono pervenire al soggetto da una
futura successione (esempio: mi accordo con Tizio a vendergli l'eredit che mi
perverr quando sar morta mia nonna)
Patti rinunciativi quando si rinuncia a successioni non ancora aperte (esempio: mi
accordo con Tizio a rinunciare alla eredit di mia nonna prima ancora che essa sia
morta).
Sono vietate anche le donazioni mortis causa, cio le donazioni in cui la morte
costituisce la causa dell'attribuzione. Proprio riguardo a queste donazioni si pongono i
problemi per verificare se, pur essendo qualificate donazioni, violano il divieto dei patti
successori.

Si sono distinte diverse ipotesi, vediamole:

Donazione mortis causa subordinata alla condizione sospensiva della premorienza del
donante (se morir prima di te questa casa sar tua); questa ipotesi molto
controversa.
Si ritiene, infatti, la donazione valida se fatta contrattualmente, e ci perch
l'avverarsi della condizione con efficacia retroattiva renderebbe l'atto stipulato e inter
vivos e non mortis causa. Altri autori, invece, ritengono nulla la donazione perch
violerebbe in ogni caso il divieto di patti successori. valida, invece, una donazione di
tale specie se sottoposta a condizione risolutiva ( ti dono la mia casa, ma se morirai
prima di me questa casa rientrer del mio patrimonio).

Si ritengono validi i contratti con i quali si dispone del diritto di usufrutto a far tempo
dalla morte del soggetto titolare ed, ancora, si ritiene valido il vitalizio con il quale il
genitore dispone dei propri beni a favore di un figlio che si obblighi a corrispondere ai
suoi fratelli una somma di denaro al momento dell'apertura della successione in
sostituzione della loro quota di legittima.

Il patto di famiglia e la tutela dei legittimari:

L'art. 768 sexies cod.civ. (intitolato "rapporti con i terzi", per tali intendendosi i
soggetti non partecipanti al patto di famiglia) disciplina la fase, cronologicamente
susseguente alla stipulazione del patto di famiglia, dell'apertura della successione
dell'imprenditore (o di colui che ha disposto di tutte o di parte delle proprie
partecipazioni sociali). Ci con specifico riferimento all'eventualit in cui il novero dei
legittimari, ormai definitivamente determinato per effetto del venir meno del
disponente, sia variato rispetto ai partecipanti al patto di famiglia. A tal fine,
all'apertura della successione, "il coniuge e gli altri legittimari che non abbiano
partecipato al contratto possono chiedere ai beneficiari del contratto stesso il
pagamento della somma prevista dal II comma dell'art. 768 quater cod.civ. ,
aumentata degli interessi legali".

Quanto ai riferimenti soggettivi di cui alla norma in esame (chi deve liquidare chi?), si
impone una prima riflessione. In astratto l'espressione adoperata dal legislatore si
presterebbe ad essere interpretata anche nel senso di legittimare l'originaria
stipulazione di un patto che non comprendesse tra le parti tutti coloro che in quel
momento avessero rivestito la qualit di potenziali legittimari dell'imprenditore. Si
tratta di argomento letterale estremamente debole, contrastato da ben altri ed assai
pi solidi argomenti di carattere sistematico e sostanziale, come si avr modo di
illustrare in sede di analisi dei vizi invalidanti dai quali pu essere colpito il patto e
dell'elemento causale che lo contraddistingue.

Circa l'individuazione di coloro cui posto a carico l'obbligo liquidatorio e di coloro cui
esso profitta, d'uopo svolgere una serie di riflessioni pratiche. La Relazione alla
proposta di legge indica in maniera assolutamente generica che il relativo diritto
"potr essere esercitato nei confronti del solo assegnatario dell'azienda nel caso in cui
non vi sia stata liquidazione in favore degli altri legittimari partecipanti al contratto,
ovvero nei confronti dei (o anche dei) legittimari partecipanti che abbiano ricevuto la
liquidazione...".

a) Anzitutto possiamo mettere a fuoco eventi quali la rinunzia all'eredit da parte di un


discendente dell'imprenditore che abbia preso parte al patto.

1) E' stato fatto l'esempio nota1 del figlio dell'imprenditore, non assegnatario
dell'azienda, che, avendo partecipato al contratto di cui all'art.768 bis cod.civ. , abbia
a rinunziare all'eredit del disponente senza peraltro avere discendenti, di modo che
non operi la rappresentazione. Non occorrerebbe in tale eventualit apportare alcuna
modificazione al patto. Non si produrrebbe, in particolare, alcun effetto incrementativo
della parte attribuita agli altri legittimari, nonostante il principio della quota mobile. Il
tenore testuale della legge, attributiva di un diritto di credito soltanto a chi tra i
legittimari (ormai definitivamente tali a cagione dell'apertura della successione) non
avesse preso parte alla negoziazione, osterebbe alla produzione di un siffatto effetto.
E' stato icasticamente rilevato nota2 come la non rivedibilit del patto di famiglia
(volto alla definizione immediata dei futuri assetti successori tra i contraenti,
quantomeno limitatamente ai cespiti dedotti) affondi le radici proprio nella natura di
patto successorio anche di tipo rinunziativo che va riconosciuta alla complessa
negoziazione.

2) Una variante rispetto all'ipotesi appena esaminata costituita dalla situazione nella
quale, in esito alla rinunzia all'eredit del figlio dell'imprenditore partecipe del patto e
non assegnatario, succedano per rappresentazione uno o pi discendenti. In tal caso si
manifesterebbe l'esistenza di altri legittimari che non hanno partecipato al contratto.
Se ne inferito che i discendenti di costui (cio del figlio partecipe del patto che abbia
rinunziato all'eredit): a) possano richiedere al proprio genitore la somma gi
percepita in sede di stipulazione del patto di famiglia; b) possano domandare la
somma all'assegnatario dell'azienda quando il loro genitore avesse espresso un
intento semplicemente abdicativo in sede di patto di famiglia; c) possano instare per
una richiesta composita (parte al genitore, parte all'assegnatario dell'azienda) quando
la rinunzia intervenuta in parte nota3. Questa opinione, a prescindere dalle notevoli
difficolt pratiche che implicherebbe, non pu essere condivisa. E' proprio la
considerazione dell'elemento causale del patto di famiglia, come sopra evidenziato, a
impedire una siffatta interpretazione. Se esso destinato a conferire sicurezza ed a far
venir meno l'aleatoriet della successione con riferimento all'azienda, ben misera
certezza si avrebbe quando l'intero impianto delle attribuzioni fosse appeso al filo delle
emergenze scaturenti dall'operativit della delazione jure rapresentationis. Un
argomento valga su tutti: forse che non sarebbe possibile sostenere, magari a distanza
di tempo, che nell'accettazione da parte del genitore di una determinata somma di
denaro in sede di conclusione di patto di famiglia non sia implicita una rinunzia
parziale ai diritti sull'azienda? Pare evidente che, ove la stipulazione fosse atta ad
essere posta in discussione nell'equilibrio delle assegnazioni anche a distanza di
tempo (a causa dell'imprescrutabile ed imprevedibile eventualit di una futura rinunzia
all'eredit da parte del discendente dell'imprenditore), sarebbe smarrita ogni utilit
pratica della stessa. Si aggiunga che, ogniqualvolta il figlio dell'imprenditore gi
avesse prole al tempo del perfezionamento del patto di famiglia, a rigore si
imporrebbe la partecipazione dei figli di costui nota4 al patto ai sensi dell'art. 768
quater cod.civ. ("tutti coloro che sarebbero legittimari...."). Ad imporlo sarebbe la

natura retroattiva (art. 521 cod.civ. ) dell'eliminazione della delazione ereditaria che
segue alla rinunzia (del discendente dell'imprenditore). E' giocoforza, al contrario,
ipotizzare che la presenza al patto del discendente dell'imprenditore esaurisca, con
riferimento ovviamente ai soli cespiti dedotti nel contratto, ogni ulteriore possibilit di
mettere in dubbio le attribuzioni oggetto del patto di famiglia, annettendosi alla
locuzione "altri legittimari che non abbiano partecipato al contratto" un significato
restrittivo.

b) Un ulteriore profilo riguarda l'emergenza di (veramente) nuovi soggetti estranei al


patto. Come stato rilevato nota5, l'ambito dei legittimari pu essere variato rispetto
a quello dei soggetti che abbiano stipulato il patto in funzione di svariati accadimenti.
Ad una discendenza di due soli figli pu subentrare una nuova situazione in cui di figli
ve ne sono tre o pi. Il coniuge dell'imprenditore pu essere venuto meno per morte o
scioglimento degli effetti civili del matrimonio. In entrambe queste ipotesi pu
subentrare un nuovo coniuge. Il tutto con una cospicua differenza. Mentre nel caso di
premorienza del coniuge assegnatario in sede di patto di famiglia il vantaggio
economico di siffatto assegno pu essere rifluito mortis causa in capo all'imprenditore
ed ai figli, nell'eventualit del divorzio la sorte di tale vantaggio del tutto dubbia.

In definitiva non pare agevole conferire un significato sufficientemente univoco alla


norma qui in esame. Un'esemplificazione pratica varr a chiarire i problemi. Si ipotizzi
la stipulazione di un patto di famiglia in cui Tizio abbia attribuito al figlio Primo
un'azienda del valore di 120, Primo abbia assegnato al fratello Secondo ed alla madre
Caia denari per 40 ciascuno. Cosa riferire nell'eventualit in cui, al tempo della morte
di Tizio, la discendenza di costui annoveri anche l'ulteriore figlio Terzo e non si
rinvengano altre attivit nell'asse ereditario? Forse che Primo, Secondo e Caia
dovranno corrispondere ciascuno 10 in denaro onde perequare le sorti di Terzo? La
vicenda, come evidente destinata a complicarsi in maniera intollerabile sol che si
consideri la natura potenzialmente complessa degli accordi che le parti possono
perfezionare in sede di stipulazione del patto di famiglia. Poich infatti dette parti
potranno addivenire anche alla rinunzia dei propri diritti, magari soltanto parziale,
accompagnata all'assegnazione di beni in natura il cui valore non valga a perequarne
integralmente le sorti, diventer di fatto impossibile l'individuazione del/dei soggetto/i
in capo al quale porre l'obbligazione prevista dall'art. 768 sexies cod.civ. . Questo a
meno di imporre, in sede di stipulazione del patto, un complesso sistema di
valorizzazione degli assegni tutti, valorizzazione tale da consentire ex post
l'attivazione di un meccanismo perequativo in favore dei legittimari sopravvenuti. V'
tuttavia di pi. Si torni al caso del venir meno del coniuge dell'ereditando ed al
"subentrare" a costui di altro coniuge al tempo dell'apertura della successione. Da un
punto di vista di una logica puramente equitativa le due ipotesi che al riguardo si sono
pi sopra prospettate imporrebbero soluzioni differenti. Parrebbe infatti appropriato
che il "nuovo" coniuge potesse pretendere il pagamento della somma prevista dal II
comma dell'art. 768 quater cod.civ. unicamente dall' ex coniuge dell'imprenditore. Pi
spinosa si presenterebbe la soluzione del caso della premorienza e delle nuove nozze
dell'imprenditore. Potrebbe forse il "nuovo" coniuge" pretendere che ciascuno degli

eredi del coniuge predefunto (quando coincidessero con i beneficiari del contratto)
abbia a corrispondergli la somma in proporzione a quanto da ciascuno ereditato?

A non minori problematiche si presta la considerazione dell'aspetto oggettivo. L'unico


elemento abbastanza sicuro, stante il modo di disporre dell'art.768 sexies cod.civ.
che la liquidazione a vantaggio dei legittimari sopravvenuti debba consistere
unicamente in una somma di denaro. Come debba essere determinato l'ammontare di
questa somma non tuttavia perspicuo. Si pu ritenere che la base di computo sia
costituita dal valore dell'azienda o della partecipazione sociale trasferita al/ai
discendente/i e che l'ammontare della somma in denaro debba essere ragguagliato
alla porzione legittima spettante a ciascuno dei legittimari. Ciascuna quota cos
ricavata dovr essere valutata autonomamente. Ci nel senso che l'eventuale rinunzia
parziale al proprio diritto espressa dal legittimario non attributario dell'azienda non
potr se non gravare sul medesimo, escluso ogni riflesso negativo sulla parte
destinata agli altri. E' comunque da rilevare la carenza, nella normativa, della
disciplina di un aspetto cos rilevante come quello della valutazione del valore
aziendale. Sarebbe stato sufficiente imporre che il patto di famiglia fosse
accompagnato da una situazione patrimoniale aggiornata e condivisa da tutti i
contraenti.

Il mancato soddisfacimento dei diritti dei legittimari sopravvenuti determina


l'insorgenza, ai sensi dell'ultimo comma della norma in esame, della possibilit di
contestare il patto di famiglia: "l'inosservanza delle disposizioni di cui al primo comma
costituisce motivo di impugnazione ai sensi dell'articolo 768 quinquies ". Il riferimento
alla disposizione da ultimo citata qualifica l'alterazione patologica in chiave di
annullabilit, contrassegnata peraltro dalla singolare brevit del termine prescrizionale
di un solo anno per proporre la relativa domanda. La cosa assolutamente singolare
consiste nel fatto di collegare ad una condotta inadempimente dei beneficiari del patto
(i quali per l'appunto non provvedessero a rivalere i legittimari sopravvenuti)
l'incongruente conseguenza dell'invalidit e non quella, appropriata, della risolubilit,
tipicamente prevista dall'ordinamento per sanzionare le anomalie funzionali del
sinallagma contrattuale. Non si pu al riguardo non essere d'accordo con chi ha
definito il disposto come giuridicamente mostruoso

Revocazione delle disposizioni testamentarie

Il testamento, a differenza della generalit degli altri negozi giuridici, pu essere


facilmente revocato dal suo autore; questa particolarit ha fatto ritenere ad alcuni
autori che il testamento non sia un negozio giuridico; quale che sia la posizione

dottrinaria in merito, certo che la revocabilit del testamento frutto della sua
particolare natura di atto di ultima volont.

Per questo motivo l'art. 679 c.c. dispone che:

Non si pu in alcun modo rinunziare alla facolt di revocare o mutare le disposizioni


testamentarie;
ogni clausola o condizione contraria non ha effetto

Come si vede non possibile rinunciare a tale facolt, anche se lo avesse dichiarato lo
stesso testatore.

La revoca pur sempre un nuovo negozio giuridico, una nuova dichiarazione di


volont che toglie efficacia alle precedenti.

Tradizionalmente si distinguono tre modalit di revoca del testamento:

punto elenco
Espressa;
punto elenco
Tacita;
punto elenco
Presunta.
Cominciamo dalla prima.

revoca espressa
( art. 680 c.c.)

pu farsi in due modi:


1. con un nuovo testamento

2. con un atto ricevuto da notaio in presenza di due testimoni, in cui il testatore


personalmente dichiara di revocare, in tutto o in parte, la disposizione anteriore
Con la revoca espressa, il testatore elimina in tutto o in parte le precedenti disposizioni
testamentarie in maniera esplicita.

Nel caso ci ripensasse, per, potr sempre nelle stesse forme revocare la revoca gi
effettuata;
in tal caso rivivranno le disposizioni revocate ( art. 681 c.c.) .

revoca tacita
( art. 682 c.c.)

si effettua in due modi


1. un testamento posteriore nel quale siano contenute disposizioni incompatibili con le
precedenti; nel caso in cui le disposizioni successive non siano incompatibili con le
precedenti si integreranno con queste ultime
2. ritiro del testamento segreto dalle mani del depositario. In questo caso, per, la
scheda testamentaria pu valere come testamento olografo ( art. 685 c.c.)
Veniamo, infine, alla revoca presunta che pu essere considerata come una forma di
revoca tacita perch consiste pur sempre in atti che indicano la volont di revocare il
precedente testamento; in questi casi, per, ammessa la prova contraria; si pu
provare che con tali attivit non si aveva l'intenzione di revocare il precedente
testamento; c' quindi presunzione (relativa), ed ecco il perch della nuova
distinzione.

revoca presunta
( art. 682 c.c.)

si effettua in due modi


1. distruzione o lacerazione del testamento olografo ( art. 684 c.c.)
2. alienazione o trasformazione della cosa legata ( art. 686 c.c.)
In entrambi i casi, come gi detto, possibile provare una diversa volont del
testatore.

Chiudiamo l'argomento parlando della revocazione di diritto o caducit ( art. 687 c.c.).

In questo caso la revoca avviene per la sopravvenienza di circostanze che, se


conosciute dal testatore, gli avrebbero fatto redigere un diverso testamento.
Le circostanze consistono nella sopravvenienza di figli; vediamo, quindi, cosa accade
nella sottostante tabella.

sopravvenienza di figli
Il precedente testamento revocato quando

Sopravvenga dopo la compilazione del testamento un discendente (anche se postumo)


di cui testatore ignorava l'esistenza;
Legittimazione o adozione successiva al testamento;
Riconoscimento del nato fuori dal matrimonio;
La revocazione ha luogo anche se il figlio stato concepito al tempo del testamento
Anche in questi casi, per, il testamento non cade se il suo autore aveva provveduto al
caso che esistessero o sopravvenissero figli o discendenti di essi.

la capacit di succedere
La capacit di succedere lidoneit di una persona fisica a poter diventare erede di
una persona defunta. Questa capacit regolata dallart. 462 cod. civ..
Per essere idonei a ricevere uneredit non serve essere maggiorenni, n essere
capaci di intendere e di volere (vedi le schede su Interdizione e Inabilitazione), n
avere altre caratteristiche particolari. Per essere capaci di succedere infatti
sufficiente essere viventi al momento della morte della persona in questione: basta
essere nati o persino solo concepiti.
Questultimo aspetto assai delicato: per quanto riguarda le persone nate dopo la
morte del defunto, la legge presume che esse in quel momento fossero gi concepite

quando non trascorrono pi di 300 giorni fra il decesso e la nascita. E comunque una
presunzione (che la conseguenza che si trae da un fatto noto per risalire ad un fatto
ignorato) che ammette la prova contraria.
La legge prevede poi un caso eccezionale, in cui la capacit di succedere
riconosciuta anche a una persona non solo non ancora nata, ma addirittura non ancora
concepita (art. 462, 3 comma, cod. civ.). Il caso quello di una successione
testamentaria: una persona pu fare testamento a favore del figlio di una certa altra
persona e questo figlio potr ricevere leredit anche non ancora concepito al
momento della morte del testatore, a patto che il suo genitore sia vivente.
Lart. 462 cod. civ. si riferisce solo alle persone fisiche e non parla della capacit di
succedere delle persone giuridiche: tuttavia pacifico che anche queste (societ,
fondazioni, associazioni, ecc.) possano essere idonee a ricevere, per testamento,
leredit di una persona defunta.

Che cos lindegnit


Pur essendo teoricamente capaci di succedere, alcune persone non possono
accedere alleredit in quanto la legge le ritiene indegne, ossia immeritevoli. Se
queste persone immeritevoli hanno avuto accesso alleredit e ne hanno in qualche
modo beneficiato, esse sono tenute a restituirne i frutti, ad esempio i canoni di
locazione percepiti (art. 464 cod. civ.).
Gli indegni sono persone che hanno commesso atti particolarmente gravi contro il
defunto o contro i suoi congiunti (art. 463 cod. civ.). E infatti indegno a succedere:

- chi ha volontariamente ucciso o tentato di uccidere la persona della cui successione


si tratta, o il coniuge, o un discendente (figlio o nipote), o un ascendente (genitore o
nonno) dello stesso defunto, a meno che la punibilit dellomicida sia esclusa a norma
della legge penale;
- chi ha commesso, ai danni di una di tali persone, un fatto al quale la legge dichiara
applicabili le disposizioni sull'omicidio;
- chi ha calunniosamente denunciato una di tali persone per un reato punibile con
l'ergastolo o con la reclusione per un tempo non inferiore nel minimo a tre anni, se la
calunnia stata accertata in un giudizio penale; altres indegno chi ha falsamente
testimoniato contro una di tali persone imputate per un reato punibile con l'ergastolo o
con la reclusione per un tempo non inferiore nel minimo a tre anni, se la falsa
testimonianza stata accertata in un giudizio penale;
- il padre o la madre che ha perso la responsabilit genitoriale nei confronti del figlio, a
meno che alla data della morte del figlio il genitore non fosse stato reintegrato;
- chi ha indotto con dolo o violenza la persona, della cui successione si tratta, a fare,
revocare o mutare il testamento, o ha impedito alla persona di fare testamento;

- chi ha soppresso, celato o alterato il testamento di una persona;


- chi ha formato un testamento falso o ne ha fatto consapevolmente uso.

Se questa la regola generale, va per sottolineato che la legge consente ampia


libert alla persona che intende disporre delle proprie ultime volont: questultima pu
infatti riabilitare lindegno, consentendogli cos di accedere alla futura eredit. Serve a
tal fine che la persona della cui successione si tratta (art. 466 cod. civ.):

- renda unespressa dichiarazione di riabilitazione, con atto pubblico o con testamento;


oppure
- pur conoscendo la sussistenza della causa di indegnit, indichi lindegno nel proprio
testamento (dovr in questo caso essere lindegno a provare che il defunto era a
conoscenza del grave atto che costituisce causa di indegnit). In questo caso lindegno
tacitamente riabilitato potr conseguire leredit solamente nei limiti della
disposizione testamentaria.

Che cos la rappresentazione


La rappresentazione uno strumento in forza del quale alcuni soggetti conseguono
leredit di una persona defunta prendendo il posto di un loro genitore o nonno
(ascendente in linea retta) o zio (ascendente in linea collaterale) che sia a sua
volta defunto o che non voglia accettare leredit in questione (art. 467 cod. civ.).
Un esempio servir a rendere pi chiara la spiegazione.

Il soggetto A (Aldo) ha due figli: B (Bruna) e C (Carlo). A sua volta, C (Carlo) ha un


figlioletto: D (Davide). Se C (Carlo) muore e, tempo dopo, muore senza testamento anche A (Aldo), gli eredi di A (Aldo) saranno la figlia B (Bruna) e il nipotino D (Davide).
In altre parole, il nipote D (Davide) subentrer al posto del padre C (Carlo) nelleredit
lasciata dal nonno A (Aldo). Non occorre che D (Davide) sia maggiorenne: egli dispone
infatti della capacit di succedere, come visto sopra.

Lo stesso principio vale nel caso di successione testamentaria, ma solo nel caso in cui
il defunto non abbia previsto alcuna diversa destinazione dei beni. Si pensi, ad
esempio, a queste due situazioni.

Nel primo caso, il soggetto E (Enrico) fa testamento, lasciando tutti i suoi averi
allamico F (Fabrizio); nel testamento, tuttavia, E (Enrico) non dispone alcunch per
lipotesi in cui F (Fabrizio) muoia prima di lui. Immaginiamo ora che F (Fabrizio) abbia
due figli, G (Giulia) e I (Ivano). Se F (Fabrizio) effettivamente muore prima dellamico E
(Enrico), a seguito della morte di E (Enrico) si aprir il relativo testamento: per effetto
della rappresentazione, il posto di F (Fabrizio) sar preso da G (Giulia) e I (Ivano).
Leredit di E (Enrico) sar quindi devoluta a G (Giulia) e a I (Ivano).
Nel secondo caso, il soggetto E (Enrico) fa testamento, lasciando tutti i suoi averi
allamico F (Fabrizio); nel testamento, per, E (Enrico) dispone che, nel caso in cui F
(Fabrizio) muoia prima di lui o non voglia accettare leredit, il suo erede sar laltro
amico L (Luigi). Si immagini ora che effettivamente F (Fabrizio) muoia prima di E
(Enrico), mentre L (Luigi) sopravviva ad E (Enrico). In questo caso, avendo E (Enrico)
espressamente previsto questa eventualit e avendo nominato L (Luigi), non operer
la rappresentazione a favore dei figli di F (Fabrizio). G (Giulia) e di I (Ivano) non
erediteranno alcunch e lunico erede di E (Enrico) sar L (Luigi).

Capacit di succedere dei concepiti :


Abbiamo visto che con la vocazione ereditaria si indica un soggetto come erede. Ma
anche necessario che questo soggetto abbia la capacit a succedere che coincide con
la capacit giuridica.

Di conseguenza sono capaci succedere tutti coloro che sono nati (vivi) al momento
dell'apertura della successione e che siano ancora viventi.

Sin qui non vi sarebbe nulla di speciale proprio per la perfetta coincidenza tra la
capacit di succedere e la capacit giuridica.
L'articolo 462 del codice civile, per, indica come capaci succedere anche " i concepiti
" al tempo dell'apertura della successione e, in caso successione testamentaria, hanno
capacit succedere anche i figli, sia legittimi che naturali di una determinata persona
vivente al momento all'apertura della successione non ancora concepiti.
Dobbiamo quindi distinguere la successione legittima da quella testamentaria;
per quella legittima sono capaci di succedere tutti coloro che sono vivi al momento
dell'apertura della successione ( e che quindi hanno capacit giuridica), ma anche
quelli che non sono ancora nati, ma sono stati comune concepiti; se quindi muore il
padre, successori saranno, oltre la moglie, i figli gi nati, ma anche quello o quelli
concepiti.

Nella successione testamentaria, invece, possono essere capaci di succedere


addirittura coloro che non sono stati ancora concepiti.

Salvo prova contraria, poi, si presumono concepiti al tempo dell'apertura della


successione coloro che sono nati entro 300 giorni dalla morte della persona della cui
successione si tratta. In tutti questi casi la chiamata subordinata alla nascita della
persona.

Non sfugge che per questi periodi di tempo (anche molto lunghi nel caso di figli non
concepiti) bisogna provvedere per il patrimonio defunto privo di titolare.

Nel caso di figli gi concepiti l'articolo 643 del codice civile affida al padre
l'amministrazione del patrimonio e in mancanza di questo, alla madre.

Se invece sono chiamati figli non ancora concepiti l'amministrazione spetta a coloro
che diverrebbero eredi nel caso in cui i nascituri chiamati non dovessero venire ad
esistenza.

Hanno piena capacit di succedere le persone giuridiche in quanto non pi


necessaria l'autorizzazione governativa originariamente prevista dall'abrogato articolo
17 del codice civile.

Anche gli enti non riconosciuti possono succedere senza bisogno di trasformarsi in enti
riconosciuti, grazie alla abrogazione del primo comma dell'articolo 600 del codice
civile che imponeva tale trasformazione a pena di inefficacia delle disposizioni
testamentarie che li riguardavano.

Apertura della successione

La morte di una persona produce, nellambito giuridico, lapertura della successione


(c.d. successione mortis causa). Gli scopi di questa fase sono molteplici: 1) identificare
lerede o gli eredi; 2) permettere agli eredi di scegliere se accettare (o se rifiutare)
leredit; 3) evitare che il patrimonio (attivo e passivo) del de cuius resti privo di
titolare e si disperdi.

Da quanto detto, si intuisce che il fenomeno successorio un procedimento che non si


esaurisce in un istante ed anche un fenomeno complesso il cui momento iniziale
costituito dalla morte del de cuius e il momento finale rappresentato
dallaccettazione delleredit.

Si tratta di un fenomeno poliedrico che ha rilievo per il diritto civile (relativo, ad


esempio, allindividuazione degli eredi e alla quantificazione delle loro quote di
eredit), ma ha anche un rilievo per il diritto tributario (basta pensare allobbligo di
pagare limposta di successione e allobbligo di presentare la denunzia di successione)
e, infine, ha un rilievo di carattere anche sanitario relativo per lapplicazione della
normativa relativa alla tumulazione e al sepolcro del corpo del de cuius.

Rimanendo nellambito civile, opportuno ricordare che per permettere agli eredi di
accettare o rinunciare alleredit occorre, in primo luogo, individuare gli eredi stessi.

Individuazione degli eredi


Lindividuazione degli eredi pu essere effettuata in due modi o direttamente dal de
cuius con il testamento (pubblico, olografo ecc.) oppure, in assenza del testamento,
lindividuazione degli eredi fatta (automaticamente) dalla legge.

Si pu anche dire che possono esserci delle gerarchie tra gli eredi, le quali
concorrono a formare una classifica degli eredi, nella quale si distingue tra primi
chiamati (cio i primi aventi diritto ad accettare leredit) e i secondi chiamati, (cio
coloro che subentrano nel diritto di accettare leredit se i primi chiamati decidono di
non accettare leredit). Tra tutti gli eredi opportuno sottolineare la categoria degli
eredi legittimari (legittimari), i quali per il loro legame con il defunto (es. figli,
coniuge, genitori) hanno il diritto di avere una quota di eredit del defunto, la loro
particolare posizione ereditaria non incide (tanto) sul momento dellaccettazione
delleredit, ma incide sul calcolo della loro quota ereditaria e (di conseguenza) incide
sulla quantificazione delle quote degli altri eredi.

Lindividuazione degli eredi una fase importante del procedimento successorio,


perch sono gli eredi che devono subentrare in tutti i rapporti (attivi e passivi) del
defunto, permettendo, cos, la continuazione giuridica tra un titolare (defunto) e laltro
(vivente: lerede). In teoria, esistono due diverse tecniche attraverso le quali
possibile disciplinare questo subentro di un soggetto ad un altro:

stabilire che i beni e i debiti che compongono l'eredit si trasferiscono


immediatamente ed automaticamente agli eredi (da individuarsi in base a criteri
predefiniti); in tale ipotesi, lacquisto delleredit si verifica ipso iure allapertura della
successione, quindi, lacquisto delleredit e della qualifica di erede non dipende
dallaccettazione;
prevedere che il trasferimento dei beni del de cuius allerede, non automatico ed
immediato, ma subordinato ad unapposita manifestazione di volont da parte del
successore (accettazione delleredit) con la quale lerede esprime il suo consenso al
subentro.
Acquisto dell'eredit e della qualifica di erede
Il legislatore del 1942 ha accolto il principio dell'acquisto dell'eredit inseguito
ad accettazione (art. 459 c.c.). Il motivo della scelta del legislatore a favore
dellaccettazione delleredit dovuto al fatto che il legislatore ha ritenuto prevalente
il principio secondo il quale nessuno pu diventare erede contro la propria volont,
infatti, il chiamato alleredit pu avere sia motivi economici (es. eredit passiva), sia
motivi personali (morali) per non volere leredit, ecco, quindi, perch la legge
subordina lacquisito delleredit e, di fatto, lacquisto della qualit di erede
allaccettazione delleredit da parte del chiamato.

Effetti dellaccettazione. Laccettazione delleredit non un elemento solo formale,


ma un atto che ha una valenza sostanziale notevole, poich attribuisce la titolarit
dei diritti (attivi e passivi) che erano del de cuius e la qualifica di erede. In concreto,
limportanza dellaccettazione delleredit si nota nel momento in cui deve essere
individuato (ed occorre la prova) dell'erede e della qualit di erede: ad esempio in un
procedimento giudiziario la qualit di erede la base della legittimazione attiva o
passiva e in mancanza della prova della legittimazione e, quindi, dellaccettazione il
processo pu anche bloccarsi.

Identico discorso deve farsi in ambito tributario, per l'identificazione del soggetto
titolare di imposta

"il giudice ha esplicitamente dato atto che il difetto di correlazione tra il


provvedimento di accertamento e la conseguente cartella esattoriale era da
addebitarsi ad un fatto sopravvenuto rispetto alladozione dellavviso di accertamento
(e cio la rinuncia all`eredit), sicch non vi ragione di escludere che il giudicante
avesse il potere di annullare la cartella di pagamento, per un vizio suo proprio,
indipendentemente dalla definitivit dellavviso di accertamento, la cui efficacia
stata dal giudicante ritenuta soggetta alla condizione risolutiva della menzionata
rinuncia alleredit da parte di questultimo, -con conseguente vizio di erronea
individuazione del soggetto titolare di imposta. (Cass. civ. sez. VI, del 3 dicembre
2013 n. 27093).

Una caratteristica dellaccettazione che pur verificandosi dopo lapertura della


successione, opera in modo che non ci sia interruzione (giuridica) nella titolarit dei
rapporti giuridici (attivi e passivi) di cui era titolare il cuius, (c.d. effetto retroattivo
dell'accettazione dell'eredit) quindi, lerede che ha accettato leredit diviene titolare
del patrimonio ereditario sin dal momento della morte del de cuius (art. 459 c.c.).

L'erede anche se ha il diritto di decidere se accettare o meno l'eredit non deve per
forza compiere una scelta immediata, ma pu rimanere inerte prendendosi il tempo
che ritiene opportuno per decidere (fino al decorso del termine prescrizionale del
diritto di accettare l'eredit), pu decidere rinunciare (espressamente) all'eredit e se
decide di accettare il legislatore offre all'erede varie soluzioni (accettazione pura e
semplice, con il beneficio di inventario, espressa o tacita. Ricapitolando l'erede:

pu rimanere inerte (non accettare e non rinunciare, fino al decorso della prescrizione
del diritto di accettare l'eredit)
pu rinunciare all'eredit,
pu accettare l'eredit (puramente e semplicemente) in modo espresso (con un atto
formale),
pu accettare l'eredit (puramente e semplicemente) in modo tacito (senza un atto
formale), ma compiendo un diverso atto che non potrebbe compiere se non nella sua
qualit di erede,
pu accettare (in modo espresso) l'eredit con il beneficio di inventario.
L'erede pu, come gi detto rimanere inerte (non accettare e non rinunciare) ovvio
che il legislatore non vede di buon occhio queste situazioni di incertezza e ha previsto
un termine di prescrizione del diritto di accettare l'eredit e l'actio interrogatoria (che
analizzeremo in seguito).

Accettazione espressa
Passando a descrivere i vari tipi di accettazione, si pu osservare che l'accettazione
pu essere espressa. Laccettazione espressa (art. 474 c.c. e 475 c.c.) un negozio
giuridico (unilaterale) di contenuto patrimoniale, con il quale il dichiarante (erede)
manifesta la volont di acquistare (diventare titolare) della complessa posizione
giuridica che gli stata messa a sua disposizione con lapertura della successione,
acquisendo, cos, il titolo di erede.

Laccettazione espressa un negozio unilaterale perch per il suo perfezionamento


sufficiente la manifestazione di volont del solo erede; un negozio non recettizio,

perch produce immediatamente effetto senza necessit di essere portato a


conoscenza di terzi. Laccettazione (espressa o tacita) irrevocabile o irrinunciabile
(semel heres semper heres), questo perch una volta diventato erede ed acquisita
l'eredit non si pu pi decidere di rinunciare alla medesima eredit. Laccettazione di
eredit pu essere effettuata tramite rappresentante, sia perch non c una
disposizione che vieta la rappresentanza. Inoltre, ammettere laccettazione tramite
rappresentante legale (471 c.c.) ed escluderla per i rappresentanti volontari sarebbe
illogico.

Accettazione tacita
Accettazione tacita. Pi interessante e problematica laccettazione tacita delleredit
(ex art. 476 c.c.), che pu derivare da una attivit compiuta dellerede, il quale
diventa erede (non manifestando in modo espresso la volont di accettare l'eredit)
ma diventa erede in modo tacito o "indiretto" compiendo, cio, un (qualsiasi) atto di
disposizione incompatibile con la volont di rinunciare alleredit e che non avrebbe
avuto diritto di fare se non nella qualit di erede.

Sono considerate ipotesi di accettazione tacita dell'eredit: la domanda di volturazione


presentata dal chiamato. La domanda di riduzione delle donazioni, tale domanda
incompatibile con la facolt di rinunzia ed un atto che spetta solo agli eredi e ai suoi
aventi causa. Lesercizio dellazione di risoluzione di un contratto stipulato da del
cuius. In genere implicano accettazione gli atti di disposizione o di godimento
definitivo dei beni ereditari come la vendita, la donazione, la costituzione di ipoteca, di
usufrutto, di servit, di pegno, le transazioni, la rimessione di debiti, lazione di
rivendicazione, lazione di simulazione di un contratto concluso dal de cuius, lazione
per far dichiarare lindegnit. Non dovrebbe essere accettazione tacita la
presentazione della denuncia di successione e il pagamento della relativa imposta
trattandosi di atti cautelari effettuati solo al fine di evitare penalit fiscali.

Accettazione pura e semplice o con il beneficio di inventario


Accettazione pura e semplice o con beneficio di inventario. Laccettazione pu essere
fatta puramente e semplicemente oppure pu essere con il beneficio di inventario
(art. 470 c.c.). Le due diverse opzioni di distinguono per il tipo di responsabilit
dellerede verso i debiti del de cuius.

Infatti, con laccettazione pura e semplice si verifica la confusione del patrimonio del
defunto con quello dellerede; lerede sar chiamato a rispondere personalmente dei
debiti anche ultra hereditatis, (cio lerede sar responsabile dei debiti ereditari con
tutto il suo patrimonio, anche oltre il valore dei beni ereditari ricevuti con leredit). I
creditori ereditari potranno aggredire anche beni presenti nel patrimonio dellerede e
non presenti nel patrimonio del defunto.

La contrario, con laccettazione con il beneficio d inventario, lasse ereditario rimane


separato dal patrimonio dellerede. Lerede risponde dei debiti del defunto infra
hereditatis (cio, dei debiti ereditari lerede risponde nei limiti del valore delleredit e
dei beni compresi nelleredit). I creditori del defunto non potranno chiedere allerede
di soddisfare i debiti delleredit oltre il valore dei beni compresi nell'eredit.

Alcuni eredi possono solo accettare con il beneficio di inventario, ci si riferisce ai


minori, agli interdetti, agli inabilitati e ai minori emancipati. Anche le persone
giuridiche prive di scopo di lucro e gli enti non riconosciuti devono accettare con il
beneficio di inventario. In tutte queste ipotesi si discute se l'accettazione effettuata
senza beneficio di inventario sia nulla o inefficace.

Discussa la posizione del beneficiario dell'amministratore di sostegno. Per l'ads


occorre distinguere caso per caso e se si tratta di una amministrazione di
sostengo equiparata all'interdizione o all'inabilitazione opportuno accettare con
beneficio di inventario.

I minori, gli interdetti, gli inabilitati e gli emancipati prima di accettare devono farsi
autorizzare dall'autorit giudiziaria (in mancanza di autorizzazione l'accettazione
annullabile), si tratta di una autorizzazione diretta ad accettare l'eredit, diversa
l'autorizzazione necessaria per disporre di un bene ereditario quando l'eredit
stata accettata con il beneficio, quest'ultima autorizzazione serve per evitare di
decadere dai vantaggi derivanti dal beneficio d'inventario.

L'accettazione espressa pu essere pura e semplice o con il beneficio di inventario,


mentre, l'accettazione tacita o presunta pu essere solo pura e semplice. E' opportuno
ricordare che l'accettazione con beneficio di inventario pu essere effettuata presso il
Tribunale, in questo modo si ottiene un risparmio sul costo dell'operazione.

Lerede che ha deciso di accettare leredit con il beneficio di inventario, per non
perdere il vantaggio derivante dal beneficio, deve sottostare a specifiche regole e
termini (es. redigere linventario dei beni) e deve anche ottenere specifiche
autorizzazioni se intende disporre di detti beni, pena la perdita del beneficio di
inventario, lerede se decade dal beneficio di inventario diventa erede puto e
semplice. In un caso peculiare, la Cassazione ha stabilito che la demolizione dell'auto
del defunto caduta in successione e irreparabilmente danneggiata non richiede
autorizzazioni trattandosi di attivit che non rientra nell'ambito dell'alienazione per la
quale prevista una speciale autorizzazione giudiziale al fine di non decadere dal
beneficio di inventario (Cass. civ. sez. II, del 25 ottobre 2013 n. 24171)

La scelta se accettare puramente e semplicemente o con il beneficio di inventario


una scelta personale dellerede, ma esistono alcune categorie di eredi che non hanno
altra scelta che accettare con il beneficio di inventario. Infatti, le eredit devolute ai
minori e agli incapaci possono essere accettare (tramite, ovviamente, il legittimo
rappresentante) solo con il beneficio di inventario, cos come, le eredit devolute agli
enti privi di scopo di lucro.

Accettazione parziale e condizionata


Accettazione parziale. Non possibile un accettazione parziale limitata solo ad una
parte delleredit o solo ad alcuni beni ereditari. Il legislatore tutela questo principio
sanzionando con la nullit laccettazione parziale.

Accettazione condizionata o a termine. nulla laccettazione effettuata sotto


condizione (sospensiva o risolutiva) o a termine, questo divieto risponde allesigenza
di tutelare i terzi, i quali devono avere la certezza sulla persona dell'erede.
Laccettazione non pu essere sottoposta a termine iniziale (perch leffetto
dellaccettazione fissato dalla legge, che la fa risalire l'accettazione al momento
dellapertura della successione) e non pu essere sottoposta a termine finale, perch
lapposizione di tale termine incompatibile con gli obblighi e i diritti de derivano dalla
successione.

Prescrizione del diritto di accettare l'eredit


Prescrizione. L'erede non deve immediatamente decidere se accettare o meno
l'eredit, in quanto il termine di prescrizione del diritto di accettare l'eredit di dieci
anni e decorre dal giorno dellapertura della successione. Il termine decorre per tutti i
chiamati, senza distinguere tra primi chiamati e chiamati ulteriori. Il decorso del
termine di prescrizione anche per i chiamati in subordine ha dato vita a non poche
complicazioni, soprattutto nelle ipotesi in cui alcuni chiamati non hanno nessuna
possibilit giuridica di accettare l'eredit (perch, ad esempio, il primo chiamato o
colui che appare tale ha accettato leredit e la nullit o falsit del testamento venga
scoperta dopo 10 anni dallapertura della successione o perch si scopre un
testamento decorso il temine prescrizionale di anni 10).

La scelta del legislatore di prevedere un momento preciso dal quale decorre la


prescrizione (morte del de cuius / apertura della successione) risponde a due esigenze
particolari: 1) rendere certa, dopo un dato tempo, la situazione, 2) spingere gli eredi
(primi o secondi) a prendere delle decisioni (anche facendo ricorso all'actio
interrogatoria), ecco, perch non esiste una decorrenza variabile o mobile (es. dalla
scoperta del testamento) del termine prescrizionale (Cass. civ. sez. II, del 8 gennaio
2013 n. 264).

La prescrizione del diritto di accettare preclude lacquisto della qualit di erede.

Actio interrogatoria
Actio interrogatoria. Se qualcuno non intende aspettare i dieci anni (del termine di
prescrizione) per sapere se un dato soggetto decide di accettare o meno l'eredit, il
codice con l'art. 481 c.c. riconosce il diritto di far fissare un termine pi breve entro
cui il chiamato deve decidere se accettare o rifiutare leredit; decorso il termine, se il
chiamato rimane ancora inerte, perde il diritto di accettare leredit. Lactio
interrogatoria tutela i chiamati ulteriori e i creditori del de cuius (durante il termine di
prescrizione) nellipotesi in cui il primo chiamato rimane inerte e non si decida ad
accettare leredit.

Il procedimento per fissare il termine regolato dallart. 749 cpc, contro lordinanza
del giudice monocratico possibile presentare reclamo ex art. 739 cpc al Tribunale il
quale provvede con ordinanza non impugnabile. Il termine ex art. 481 c.c. non pu
essere fissato dufficio dal giudice, ma richiede sempre una apposita istanza di parte.

Il termine ex art. 481 c.c. non prorogabile trattandosi di un termine di decadenza il


decorso dello stesso si verifica automaticamente la perdita del diritto di accettare
leredit. Mentre il termine ex art. 481 cc. di decadenza, il termine ex art. 480 c.c.
di prescrizione.

Eredi necessari o legittimari


CHE COS'?
Nellambito della disciplina della successione per causa di morte, vengono definiti
eredi necessari o legittimari gli appartenenti ad una specifica categoria di soggetti
legittimati a succedere per i quali il codice civile predispone una particolare tutela.
Tali soggetti vengono individuati dal codice all'articolo 536, posto in apertura del capo
X del Titolo I, libro II: Dei legittimari. Secondo la norma richiamata essi sono:
il coniuge del defunto;
i figli legittimi (ai quali sono equiparati i legittimati e gli adottivi);
gli ascendenti legittimi.

La tutela che lordinamento riconosce a tali soggetti consiste, in via generale, nella
riserva di una quota delleredit. Tale esigenza di tutela dettata dalla necessit di
contemperare, da un lato, la libert di ciascuno di donare nel corso della vita i propri
beni a propria discrezione o di disporne per il periodo successivo alla morte nel modo
ritenuto pi opportuno, e dall'altro lato le aspettative dei congiunti pi stretti a non
essere integralmente preclusi dal conseguire almeno una quota del complesso dei beni
ereditari.
Le norme che predispongono la tutela in favore degli eredi necessari, dall'articolo 536
allarticolo 564 del codice civile si pongono come limite sia della libert testamentaria
che della libert di donare, potendo la quota riservata risultare lesa tanto da
disposizioni testamentarie quanto da donazioni elargite in vita dal defunto. Per questo
se il contesto di elezione della disciplina concernente la tutela dei diritti dei legittimari
di norma la successione testamentaria, tale disciplina pu trovare applicazione
anche nell'ambito della successione legittima (ossia della successione che opera in
mancanza di testamento e in base alle disposizioni di legge), purch preceduta da atti
di liberalit inter vivos.
Quando all'apertura della successione risultano presenti gli eredi necessari menzionati
al gi citato articolo 536 del codice civile il patrimonio ereditario si divide idealmente
in due parti:
la quota definita di legittima, che costituisce una frazione determinata secondo i
criteri di cui oltre e che riservata agli eredi necessari;
la quota definita disponibile della quale il defunto poteva liberamente disporre per
testamento o atto di liberalit.
La quota di legittima non fissa ma variabile in ragione del numero degli eredi
necessari presenti all'apertura della successione. Procedendo nellordine del codice, se
il defunto lascia un figlio solo (articolo 537), legittimo o naturale, a questi riservata la
met del patrimonio. Se i figli sono pi loro riservata la quota di due terzi del
patrimonio, da dividersi in parti uguali tra tutti i figli, legittimi e naturali. Se chi muore
non lascia figli legittimi, n naturali, ma ascendenti legittimi a favore di questi
riservato un terzo del patrimonio (articolo 538). Se tuttavia gli ascendenti concorrono
con il coniuge superstite, a questultimo riservata la met del patrimonio e agli
ascendenti un quarto (articolo 544). Peraltro, se chi muore lascia, oltre al coniuge, un
solo figlio legittimo o naturale a questultimo riservato un terzo del patrimonio e un
altro terzo riservato al coniuge. Qualora i figli, legittimi o naturali siano pi di uno, ad
essi riservata la met del patrimonio e al coniuge spetta un quarto del patrimonio
del defunto (articolo 542). Una particolare tutela riconosciuta dall'articolo 540 al
coniuge del defunto, il quale, oltre a vedersi riconoscere una quota di legittima pari a
met del patrimonio (in mancanza di figli), si vede attribuire, anche qualora concorra
con altri chiamati, il diritto di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare e di
uso sui mobili che la corredano, se di propriet del defunto o comune.
Gli eredi necessari hanno il diritto di ottenere la propria quota in natura e il testatore, a
norma dellarticolo 549, non pu imporre pesi (ad esempio un onere, ex articolo 647,
cio una specifica prestazione di dare, fare o non fare imposta all'erede) o condizioni

(la previsione, ex articolo 633, di un fatto al verificarsi del quale listituzione ad erede
acquisti efficacia ovvero la perda).
Qualora, una volta determinata la quota di riserva dellasse ereditario nei modi
analiticamente descritti nel seguente paragrafo (COME SI FA) il defunto abbia disposto
dei propri beni con atti di liberalit tra vivi ovvero con testamento in modo da ledere i
diritti degli eredi necessari, questi possono ottenere tutela per i propri diritti attraverso
specifici rimedi o azioni. Importante rimedio costituito dall'azione di riduzione. Con
questa azione lerede necessario che abbia ricevuto meno di quanto la legge gli
riconosce in ragione del contenuto delle disposizioni testamentarie, ovvero in ragione
delloperare dei meccanismi della successione secondo la legge a causa di donazioni
precedentemente compiute dal defunto, mira a conseguire una pronuncia con cui il
Giudice dichiari linefficacia relativa della disposizione impugnata o dellatto di
donazione.
La lesione della quota di legittima non incide sulla validit del testamento, il quale
comunque perfettamente valido e trova piena applicazione qualora gli eredi necessari
rinuncino a far valere i loro diritti o manchino di farli valere entro il termine
prescrizionale di dieci anni (articolo 2946 del codice civile).

COME SI FA
Per stabilire se nell'esercizio della libert di disporre dei propri beni il defunto abbia,
con donazioni effettuate in vita ovvero con disposizioni testamentarie, leso i diritti
spettanti a qualcuno degli eredi necessari occorre innanzitutto calcolare lentit del
patrimonio al momento dellapertura della successione. Si tratta di unoperazione
meramente contabile, definita riunione fittizia, regolata dall'articolo 556 del codice
civile.
Nel computo va incluso il valore dei beni che appartenevano al defunto al tempo
dellapertura della successione e vanno detratti i debiti. Si aggiunge poi al risultato il
valore dei beni di cui il testatore abbia eventualmente disposto in vita a titolo di
donazione. Per espresso rinvio della norma, tale valore viene determinato in base ai
criteri stabiliti dagli articoli da 747 a 750, cio dalle disposizioni in materia di
collazione.
Giova qui richiamare lattenzione sul fatto che la riunione fittizia richiama la disciplina
della collazione ai soli fini di determinazione del valore dei beni oggetto di donazione,
ma che i due istituti hanno struttura e funzioni distinte.
La riunione fittizia opera su un piano puramente contabile e ha la funzione di accertare
se il defunto, donando in vita i propri beni, abbia pregiudicato i diritti degli eredi
necessari. La collazione opera strumentalmente alla divisione ereditaria, consentendo
di imputare al patrimonio del defunto le donazioni di cui il coniuge, i figli legittimi,
naturali e loro discendenti legittimi e naturali abbiano goduto (secondo larticolo 737
del codice civile).

Sul valore totale ottenuto in seguito di riunione fittizia si calcola la quota di cui il
testatore poteva disporre, in base alle norme degli articoli da 537 a 544 e quindi,
correlativamente, la quota di riserva.
Qualora risulti che il testatore abbia leso la quota di riserva, ciascun erede necessario
pu ricorrere ad uno specifico rimedio predisposto dall'ordinamento, denominato
azione di riduzione. Si tratta di unazione che deve essere proposta al giudice, al fine
di ottenere una pronuncia di inefficacia della disposizione impugnata, sia essa una
disposizione testamentaria o una donazione, eccedente la quota di cui il testatore
poteva disporre. Il legittimario deve agire in primo luogo per la riduzione delle quote
spettanti ad eredi e legati; se ci non sufficiente potr agire per la riduzione delle
donazioni (secondo quanto disposto dall'articolo 555, comma 2).
Se il Giudice accoglie la domanda di riduzione accerta il diritto dellerede necessario,
nonch la lesione della quota di riserva. Dichiara quindi linefficacia relativa della
disposizione impugnata concernente il bene immobile cui consegue, quale effetto
costitutivo della pronuncia giudiziale, lobbligo per il beneficiario di restituire tale bene
(articolo 560). Il bene va restituito libero da ogni peso o ipoteca di cui il beneficiario o
il donatario lo abbia gravato (articolo 561).
Qualora poi il bene oggetto di donazione lesiva della quota legittima sia stato alienato
dal donatario ad un terzo, lerede necessario che abbia agito con successo per la
riduzione dovr prima escutere i beni del donatario. In caso di esito infruttuoso lerede
necessario potr chiedere la restituzione dellimmobile direttamente al terzo (articolo
563).

CHI
Sono previsti dal codice civile come eredi necessari il coniuge, i figli legittimi (ai quali
sono equiparati i legittimati e gli adottivi) i figli naturali (riconosciuti o dichiarati
giudizialmente), gli ascendenti legittimi (articolo 536).
In concreto all'apertura della successione pu verificarsi la presenza di un solo erede
necessario del defunto, appartenente ad una delle categorie sopra menzionate, ovvero
il concorso di una pluralit di eredi necessari appartenenti ad ununica o a diverse
categorie. Il codice prende in considerazione le diverse possibili ipotesi, stabilendo, per
ciascuna di esse, un diverso criterio di determinazione dellammontare della quota
totale della legittima, nonch uno specifico criterio di ripartizione di detta quota fra gli
eredi necessari concorrenti. Di seguito lelenco completo:
il defunto lascia un figlio solo, legittimo o naturale (articolo 537, comma 1): a questi
riservata la met del patrimonio;
il defunto lascia pi figli (articolo 537, comma 2): a loro riservata la quota di due
terzi del patrimonio, da dividersi in parti uguali tra tutti i figli, legittimi e naturali;
il defunto lascia solo ascendenti legittimi (articolo 538): a favore di questi riservato
un terzo del patrimonio;

il defunto lascia ascendenti legittimi e coniuge (articolo 544): se gli ascendenti


legittimi concorrono con il coniuge superstite, a questultimo riservata la met del
patrimonio e agli ascendenti un quarto;
il defunto lascia solo il coniuge (articolo 540, comma 1): riconosciuta al coniuge una
quota di legittima pari a met del patrimonio;
il defunto lascia il coniuge e uno o pi figli (articolo 540 e articolo 542): se chi muore
lascia, oltre al coniuge, un solo figlio legittimo o naturale, a questultimo riservato un
terzo del patrimonio ed un altro terzo riservato al coniuge. Qualora i figli, legittimi o
naturali, siano pi di uno, ad essi riservata la met del patrimonio e al coniuge
spetta un quarto del patrimonio del defunto (articolo 542). Anche qualora il coniuge
concorra con i figli o altri chiamati, gli riconosciuto il diritto di abitazione sulla casa
adibita a residenza familiare e di uso sui mobili che la corredano, se di propriet del
defunto o comune.

Accettazione dell'eredit
Aggiornato
Chi chiamato all'eredit (l'erede) di un defunto pu acquisirla solo mediante la
cosiddetta "accettazione", che pu essere espressa o tacita (art. 474 cod. civ.). A
prescindere dalla forma con cui si manifesta l'accettazione (esplicita o implicita),
quest'ultima ha un effetto retroattivo: ci significa che gli effetti dell'accettazione
iniziano a decorrere non dal momento dell'accettazione in s considerata, ma
risalgono al momento della morte del defunto, ossia all'apertura della successione
(art. 459 cod. civ.). In questo modo, il nostro ordinamento garantisce la continuit
nella titolarit e nella gestione dei beni e dei diritti che fanno parte dell'eredit (c.d.
"asse ereditario"): con l'effetto retroattivo dell'accettazione si elimina infatti
l'incertezza giuridica relativa al periodo intercorrente fra la data della morte del
defunto (ossia la data in cui i beni e i diritti hanno - per cos dire - "perso il loro
titolare") e la data dell'accettazione della persona chiamata all'eredit (ossia la data in
cui l'asse ereditario "riacquista un titolare", appunto l'erede).

>Che cosa
>Come si tutela lasse ereditario in attesa dellaccettazione
>Come si fa unaccettazione espressa
>Come si fa unaccettazione tacita
>Cos, in generale, laccettazione pura e semplice
>Cos, in generale, laccettazione con beneficio dinventario
>Entro quando va fatta laccettazione?

>Si pu impugnare unaccettazione delleredit?


>La mediazione obbligatoria nelle cause successorie dal 20 settembre 2013

Che cosa

Laccettazione lo strumento con il quale lerede di una persona defunta acquista


leredit, cio diviene titolare dei beni e dei diritti che appartenevano al defunto;
laccettazione delleredit pu essere manifestata in maniera esplicita o implicita e
pu essere pura e semplice (senza riserve), oppure con beneficio di inventario (con il
quale lerede in pratica non risponde con il suo patrimonio di eventuali debiti del
defunto).

Come si tutela lasse ereditario in attesa dellaccettazione

Si anticipato che, per evitare incertezze giuridiche, laccettazione delleredit, ha un


effetto retroattivo (art. 459 cod. civ.): ci significa che gli effetti dellaccettazione
retroagiscono al momento della morte del defunto, ossia allapertura della
successione.
Sempre allo scopo di garantire unefficace gestione dei beni e dei diritti (ricadenti
nellasse ereditario) nel periodo intercorrente fra la morte del defunto e laccettazione
delleredit da parte dellerede, il nostro ordinamento riconosce alla persona chiamata
alleredit la possibilit di utilizzare importanti strumenti di tutela (art. 460 cod. civ.).
Prima dellaccettazione, e sempre se non stato nominato un curatore delleredit
giacente, il soggetto chiamato all'eredit pu infatti:

- esercitare le azioni legali a tutela del possesso dei beni ereditari (azioni possessorie),
senza che sia peraltro necessario che il chiamato alleredit abbia materialmente la
disponibilit di tali beni;
- utilizzare gli strumenti processuali diretti alla conservazione del patrimonio (atti
conservativi), come ad esempio la richiesta di un sequestro conservativo contro i
debitori del defunto (che appunto si attiva quando c il timore di perdere la garanzia
ad es.: un bene del proprio credito);
- compiere atti di vigilanza (ad esempio, lispezione dei registri, linventario entro 3
mesi dalla morte del defunto)

- compiere atti di amministrazione temporanea, ad esempio dare in locazione un


immobile, ecc.

Inoltre il chiamato alleredit pu farsi autorizzare dal giudice competente richiedendo un apposito decreto di autorizzazione al Tribunale del luogo di apertura
della successione - a vendere i beni che non si possono conservare o la cui
conservazione importa un considerevole costo. Se lerede vende i beni ereditari senza
aver prima ottenuto lautorizzazione del Tribunale, si ritiene che lo stesso abbia
effettuato unaccettazione (implicita) delleredit pura e semplice.

Come si fa unaccettazione espressa


Laccettazione espressa (art. 475 cod. civ.) laccettazione delleredit contenuta in
un atto pubblico o in una scrittura privata; si pu fare con una dichiarazione apposita
oppure definendo il chiamato alleredit come erede del defunto.
Laccettazione delleredit non pu essere sottoposta a condizione (ad esempio,
accetto leredit di Tizio a condizione che prima Caio mi venda la sua casa).
Laccettazione non pu essere nemmeno vincolata a un termine (ad esempio, accetto
leredit di Tizio fino al 2020): laccettazione comporta lacquisto delleredit per
sempre e non sar pi possibile rinunciarvi.
Infine, non pu aversi unaccettazione parziale (ad esempio accetto leredit di Tizio,
ma limitatamente alla casa delle vacanze al mare e non per la casa di citt).

Come si fa unaccettazione tacita

Secondo lart. 476 cod. civ., il chiamato all'eredit accetta tacitamente leredit stessa
quando compie un atto che presuppone necessariamente la sua volont di accettare e
che non avrebbe il diritto di fare se non nella qualit di erede.
Affinch ci sia accettazione tacita si richiede che il chiamato compia latto (si pensi alla
vendita) volontariamente e con consapevolezza che tale atto incide sui beni dellasse
ereditario, ma non necessario che il chiamato sia anche consapevole che in tal modo
egli sta accettando implicitamente leredit.
Sono esempi di accettazione tacita: dare procura a un terzo per la vendita di un bene
ereditario, lavvio di una causa giudiziale volta ad ottenere la divisione ereditaria,
leffettuazione della voltura catastale su un bene immobile appartenente allasse
ereditario, ecc.

Non costituiscono invece atti che implicano accettazione tacita: la denuncia di


successione e il versamento dellimposta, la richiesta di registrazione del testamento e
la sua trascrizione, il semplice possesso dei beni ereditari (il chiamato potrebbe avere
interesse a compiere atti conservativi o di vigilanza), ecc.
Va inoltre segnalato che vi sono due casi in cui il nostro ordinamento presume che vi
sia stata unaccettazione tacita (presunzione di accettazione) (art. 477 cod. civ.):

se il chiamato alleredit dona, vende o anche solo cede (ad esempio con un contratto
preliminare) i suoi diritti di successione a un terzo estraneo o a tutti gli altri chiamati o
ad alcuno di questi ultimi.
se il chiamato alleredit rinuncia ai diritti di successione dietro corrispettivo o a favore
di alcuni (ma non di tutti) gli altri chiamati.

Cos, in generale, laccettazione pura e semplice Torna su

Laccettazione pura e semplice potrebbe definirsi (in maniera volutamente atecnica)


come laccettazione delleredit senza riserve: con questo tipo di accettazione, il
patrimonio del defunto si fonde con il patrimonio dellerede e diventa un tuttuno.
Allatto pratico, lerede sar dunque tenuto a pagare i debiti del defunto anche
ricorrendo alle proprie disponibilit personali, ove lattivo della massa ereditaria (cio il
complesso di beni e diritti) non fosse sufficiente a tal fine.

Cos, in generale, laccettazione con beneficio dinventario


Se il chiamato alleredit acquista leredit con beneficio dinventario, non si verifica
alcuna fusione fra il patrimonio del defunto e il patrimonio dellerede. Lerede sar
pertanto tenuto a pagare i debiti del defunto solo nei limiti dellattivo della massa
ereditaria.
Laccettazione con beneficio di inventario pu essere fatta anche se il defunto lha
vietata nel proprio testamento (art. 470 cod. civ.).
In alcuni casi, laccettazione con beneficio dinventario non facoltativa, ma
obbligatoria: si tratta dei casi in cui lerede un minore, un interdetto, un minore
emancipato o un inabilitato. In tali ipotesi laccettazione necessita di unapposita
autorizzazione del Giudice tutelare.
Il beneficio di inventario richiesto anche nel caso in cui leredit sia devoluta a
persone giuridiche (ma non alle societ e nemmeno allo Stato), associazioni,
fondazioni ed enti non riconosciuti.

Entro quando va fatta laccettazione?

Secondo lart. 480 cod. civ., il diritto di accettare l'eredit si prescrive in dieci anni dal
giorno della morte del defunto; in pratica decorsi 10 anni si perde il diritto di accettare
e si perde ogni diritto sull'asse ereditario, che si devolve secondo le regole stabilite per
legge.
Tuttavia, il termine pu essere abbreviato in due modi:

pu essere lo stesso defunto, nel testamento, a prevedere un breve termine di


decadenza per laccettazione delleredit da parte dellerede;
chiunque vi ha interesse (ad esempio, un creditore personale del chiamato) pu
chiedere al Tribunale del luogo ove si aperta la successione che sia fissato un termine
entro il quale il chiamato dichiari se accetta o rinunzia all'eredit (azione c.d.
interrogatoria). Trascorso questo termine senza che abbia fatto la dichiarazione, il
chiamato perde il diritto di accettare leredit (art. 481 cod. civ.).

Si pu impugnare unaccettazione delleredit?

L'accettazione dell'eredit sia essa espressa o tacita - si pu impugnare (ossia pu


essere messa in discussione).
Limpugnazione consentita al soggetto accettante quando laccettazione frutto di
violenza (ad es.: perch estorta con minaccia di un male ingiusto) o di dolo (ad es.
quando laccettazione frutto di raggiri o inganni). L'azione giudiziaria per
limpugnazione deve essere avviata entro cinque anni dal giorno in cui cessata la
violenza o stato scoperto il dolo.
Se laccettazione viene annullata, il soggetto torna nella posizione di chiamato
alleredit, con tutti i diritti connessi (ad esempio, pu rinunciare alleredit).
L'accettazione dell'eredit non si pu impugnare se viziata da errore (in questo caso
si ignora o si conosce in modo sbagliato una certa situazione, come ad es. quando si
accettata leredit perch si credeva erroneamente che tra i beni vi fosse una
automobile depoca).
Se il soggetto ha effettuato unaccettazione pura e semplice e, tempo dopo, si scopre
un testamento del quale non si aveva notizia, l'erede non tenuto a soddisfare i legati
scritti in esso oltre il valore dell'eredit, o con pregiudizio della porzione legittima che
gli dovuta (vedi la scheda sui soggetti dell'eredit). Se i beni ereditari non bastano a
soddisfare tali legati, si riducono proporzionalmente anche i legati scritti in altri
testamenti. Se alcuni legatari sono stati gi soddisfatti per intero, contro di loro
possibile esercitazione unazione giudiziale detta azione di regresso. L'onere di
provare il valore dell'eredit grava sull'erede.

La mediazione obbligatoria nelle cause successorie dal 20 settembre 2013Torna su

A partire dal 20 settembre 2013, prima di avviare una causa relativa ad una
successione ereditaria necessario dar corso a un procedimento di mediazione
innanzi a un organismo riconosciuto dal Ministero della Giustizia, con lassistenza di un
avvocato. Se la mediazione non viene esperita e la causa viene avviata ugualmente,
entro la prima udienza il Giudice pu rilevare la non procedibilit della causa
giudiziale. La non procedibilit pu essere fatta valere anche dalla controparte (ossia
dal c.d. convenuto), sia pure entro un preciso termine di decadenza.

Beneficio d'inventario
Aggiornato
Chi chiamato all'eredit di un defunto pu accettarla puramente e semplicemente
oppure con beneficio d'inventario (art. 470 cod. civ.). Se si accetta con beneficio
d'inventario, il patrimonio del defunto resta distinto dal patrimonio dell'erede. L'erede
sar pertanto tenuto a pagare i debiti del defunto solo nei limiti dell'attivo della massa
ereditaria (cio i beni e dei diritti che appartenevano al defunto). In alcuni casi,
l'accettazione con beneficio d'inventario non facoltativa, ma obbligatoria. I termini
per fare l'inventario devono essere rispettati: in mancanza, l'erede decade dal
beneficio d'inventario (ossia viene considerato erede puro e semplice) e, in alcuni casi,
pu persino perdere lo stesso diritto di accettare l'eredit.

>Che cosa
>Entro quando va fatto linventario
>Effetti del beneficio dinventario e amministrazione dei beni ereditari
>Liquidazione delleredit
>Rilascio dei beni ai creditori
>La mediazione obbligatoria nelle cause successorie dal 20 settembre 2013

Che cosa

Laccettazione delleredit con beneficio di inventario consente allerede di tenere


distinto il suo patrimonio da quello del defunto; pertanto, lerede non sar tenuto a
pagare i debiti del defunto ricorrendo alle proprie disponibilit personali, ma risponde
dei debiti solo nei limiti dellattivo della massa ereditaria. In pratica, lerede non
obbligato al pagamento dei debiti ereditari oltre il valore dei beni ereditati.

La dichiarazione di accettazione col beneficio dinventarioTorna su

Laccettazione col beneficio di inventario si pu fare con una dichiarazione:

ricevuta da un notaio oppure


ricevuta dal Cancelliere del Tribunale del circondario in cui si aperta la successione
(Cancelleria della Volontaria Giurisdizione).
La dichiarazione deve essere inserita nel Registro delle successioni conservato nello
stesso Tribunale (se la dichiarazione stata ricevuta da un notaio, questultimo deve
provvedere entro 10 giorni).
Entro un mese dallinserimento nel Registro, il Cancelliere deve trascrivere la
dichiarazione presso il Catasto (Ufficio dei Registri Immobiliari) del luogo in cui morto
il defunto.
Prima o dopo la dichiarazione, lerede deve far fare linventario, ossia deve far
individuare ed elencare le attivit e le passivit del patrimonio ereditario. A tale scopo,
se il defunto non ha gi designato qualcuno nel testamento, lerede deve presentare
un apposito ricorso in Tribunale affinch sia incaricato un Cancelliere o un Notaio (che
pu comunque avvalersi di uno stimatore). Una volta redatto il verbale dinventario,
questo va depositato a cura dellerede nel Registro delle successioni.
Se ci sono pi chiamati alleredit, laccettazione con beneficio dinventario fatta da
uno di essi giova a tutti gli altri, anche se linventario compiuto da un chiamato
diverso da quello che ha fatto la dichiarazione (art. 510 cod. civ.).

Entro quando va fatto linventario

Per individuare il termine entro il quale va fatto linventario, si distinguono due


situazioni.

Se il soggetto chiamato alleredit nel possesso di beni ereditari (si noti: anche di un
solo bene), linventario va fatto entro 3 mesi dalla morte del defunto o dalla notizia
della devoluta eredit (il termine prorogabile per altri 3 mesi con apposita richiesta

al Tribunale). Una volta fatto linventario, se il chiamato alleredit che non ha ancora
fatto la dichiarazione di accettazione o di rinuncia, deve farla nei 40 giorni successivi.
Se il soggetto chiamato alleredit non nel possesso di alcun bene ereditario, si
distingue ulteriormente:
se il chiamato alleredit fa prima la dichiarazione di accettazione (e pu farla di
norma entro 10 anni dalla morte del defunto), deve compiere linventario entro 3 mesi
dalla dichiarazione (anche in questo caso, il termine prorogabile per altri 3 mesi con
apposita richiesta al Tribunale);
se il chiamato fa linventario prima della dichiarazione di accettazione, deve poi fare la
dichiarazione stessa di accettazione o di rinuncia nei 40 giorni successivi (in
mancanza, il chiamato perde il diritto di accettare leredit);
se qualcuno ha chiesto al Giudice di fissare un termine giudiziale per laccettazione da
parte del chiamato alleredit, il chiamato deve fare linventario entro tale termine
(prorogabile su istanza al Tribunale).

I termini devono essere strettamente osservati: in mancanza, lerede viene


considerato erede puro e semplice (ossia acquista leredit perdendo il beneficio
dinventario) o, come visto per alcuni casi particolari, pu persino perdere il diritto di
accettare leredit. Norme particolari vigono per i minori, gli interdetti e gli inabilitati
(art. 489 cod. civ.).
Dal beneficio dinventario decade anche lerede in mala fede che non ha inserito
nellinventario beni appartenenti alleredit, o che vi ha inserito passivit non esistenti
(art. 494 cod. civ.).

Effetti del beneficio dinventario e amministrazione dei beni ereditari

Leffetto del beneficio dinventario consiste nel tener distinto il patrimonio del defunto
da quello dellerede (art. 490 cod. civ.).
Di conseguenza:

1) lerede conserva verso leredit tutti i diritti e tutti gli obblighi che aveva verso il
defunto, tranne quelli che si sono estinti per effetto della morte (ad es., lerede era
nudo proprietario - ossia senza il godimento - di un bene immobile di cui il defunto era
usufruttuario, questo diritto di usufrutto - ossia il diritto di usare e godere di un bene di
cui non si proprietario - si estingue con la morte e lerede diventa pieno
proprietario);
2) lerede non obbligato al pagamento dei debiti ereditari oltre il valore dei beni
ereditati;

3) i creditori delleredit hanno preferenza sul patrimonio ereditario di fronte ai


creditori dellerede.

Facciamo un esempio. Aldo ha un patrimonio personale del valore di 100 e ha debiti


verso Bruno per 200. Aldo eredita dal defunto Carlo un patrimonio di 130; il defunto
Carlo aveva a sua volta debiti verso Dino per 150. Se accetta leredit con beneficio
dinventario, Aldo tenuto al pagamento di Dino (ossia del creditore di Carlo) solo fino
a 130, perch questo il valore dei beni ereditati dal defunto Carlo. Naturalmente sia
Bruno (creditore di Aldo), sia Dino (creditore del defunto Carlo) cercheranno di
soddisfarsi sul patrimonio lasciato da Carlo: tra i due, sar per preferito Dino, ossia il
creditore di Carlo. In compenso, mentre Dino pu soddisfarsi solo sulleredit e non sul
patrimonio personale di Aldo, Bruno ben potr soddisfarsi anche sul patrimonio
ereditato da Aldo, nel caso in cui residuasse dellattivo.
E interesse dei creditori del defunto che lerede con beneficio dinventario amministri
correttamente il patrimonio ereditato. Lerede ha infatti lobbligo di rendere conto della
sua amministrazione ai creditori (art. 496 cod. civ.).
Lerede risponde, per, dellamministrazione dei beni ereditari solamente se agisce
con colpa grave (art. 491 cod. civ.).
Lerede decade dal beneficio dinventario, se vende o cede o sottopone a pegno o
ipoteca (ossia d in garanzia) beni ereditari, o transige (ossia chiude una controversia)
relativamente a questi beni senza aver prima ottenuto lautorizzazione del Giudice
(lautorizzazione non necessaria per i beni mobili trascorsi cinque anni dalla
dichiarazione di accettare con beneficio dinventario).
Se i creditori o altri aventi interesse lo richiedono, lerede deve dare idonea garanzia
(art. 492 cod. civ.).
Lerede provvede al pagamento dei creditori del defunto utilizzando i beni ereditati.
Esaurito lasse ereditario, i creditori rimasti insoddisfatti non possono chiedere di
essere pagati con il patrimonio personale dellerede: questi infatti non pu essere
costretto al pagamento con i propri beni, a meno che non sia stato intimato
(costituito in mora) alla presentazione del conto e non vi abbia provveduto.

Liquidazione delleredit
I creditori del defunto possono opporsi allamministrazione dei beni ereditari da parte
dellerede. In tal caso lerede non pu provvedere ai pagamenti, ma deve avviare un
procedimento detto liquidazione.
In sintesi, entro e non oltre un mese dalla notificazione dellopposizione, lerede deve
rivolgersi a un Notaio e inviare ai creditori una raccomandata con linvito a presentare,
entro 30 giorni, le dichiarazioni di credito.

Scaduto il termine di presentazione delle dichiarazioni di credito, con lassistenza del


Notaio lerede provvede:

a liquidare le attivit ereditarie facendosi autorizzare alle alienazioni necessarie;


a formare lo stato di graduazione, ossia a stilare il progetto di ripartizione e lordine
con cui i creditori saranno pagati (ciascuno secondo il proprio diritto di prelazione).

Compiuto lo stato di graduazione, il Notaio avvisa i creditori con raccomandata.


Trascorsi senza reclami trenta giorni dalla data di questa pubblicazione, lo stato di
graduazione diviene definitivo.
Divenuto definitivo lo stato di graduazione, lerede deve soddisfare i creditori e i
legatari secondo quanto ivi previsto. Questo costituisce titolo esecutivo contro lerede.
Il procedimento deve essere osservato scrupolosamente dallerede, pena la perdita del
beneficio dinventario.
Lerede pu avvalersi della procedura di liquidazione anche quando non vi
opposizione di creditori del defunto.

Rilascio dei beni ai creditori


Entro un mese dalla scadenza del termine per presentare le dichiarazioni di credito, se
lerede non ha provveduto ad alcun atto di liquidazione, pu rilasciare tutti i beni
ereditari a favore dei creditori.
Anche in questo caso lerede deve avvisare con raccomandata i creditori; non solo,
lerede deve anche iscrivere la dichiarazione di rilascio nel Registro delle successioni,
annotarla e trascriverla presso gli Uffici dei Registri immobiliari (Catasto) dei luoghi in
cui si trovano gli immobili ereditari e presso gli Uffici dove sono registrati i beni mobili
(PRA).
Trascritta la dichiarazione di rilascio, il Tribunale nomina un curatore affinch provveda
alla liquidazione.
Lerede deve quindi consegnare i beni al curatore. Eseguita la consegna, egli resta
liberato da ogni responsabilit per i debiti ereditari. Se, al termine del procedimento,
resta qualche attivit, essa spetta allerede.

La mediazione obbligatoria nelle cause successorie dal 20 settembre 2013


A partire dal 20 settembre 2013, prima di avviare una causa relativa ad una
successione ereditaria necessario dar corso a un procedimento di mediazione
innanzi a un organismo riconosciuto dal Ministero della Giustizia, con lassistenza di un
avvocato. Se la mediazione non viene esperita e la causa viene avviata ugualmente,

entro la prima udienza il Giudice pu rilevare la non procedibilit della causa


giudiziale. La non procedibilit pu essere fatta valere anche dalla controparte (ossia
dal c.d. convenuto), sia pure entro un preciso termine di decadenza.

Separazione dei beni del defunto da quelli dell'erede

Con l'accettazione beneficiata l'erede evita le conseguenze di una damnosa ereditas


che lo costringerebbe ad onorare i debiti del defunto anche con il suo patrimonio;
pur vero, per, che potrebbe verificarsi la situazione opposta: il patrimonio del defunto
in attivo, mentre quello dell'erede in passivo;
tale evenienza danneggia principalmente i creditori e i legatari del de cuius , che, in
seguito alla accettazione dell'eredit non beneficiata, dovranno concorrere con i
creditori dell'erede. Stabilito che i creditori (e gli eventuali legatari) non possono
costringere l'erede ad accettare con beneficio d'inventario, l'unica strada a loro
disposizione sar la richiesta di separazione dei beni del defunto da quelli dell'erede.

Fatte queste premesse, possiamo definire l'istituto.

separazione dei beni del defunto da quelli dell'erede

con questo istituto i creditori e i legatari del de cuius acquistano un titolo di preferenza
sui beni del suo patrimonio rispetto ai creditori dell'erede (art. 512 c.c.)
Come si vede la separazione non produce gli stessi effetti della accettazione
beneficiata, non separa i due patrimoni, ma fa preferire il creditore separatista rispetto
ai creditori dell'erede. La conferma a quanto abbiamo test affermato la ritroviamo
nell'ultimo comma dell'art. 512 secondo cui la separazione non impedisce ai creditori
e ai legatari che l'hanno esercitata, di soddisfarsi anche sui beni propri dell'erede, cosa
che non sarebbe stata possibile se vi fosse stata separazione dei patrimoni.

I creditori ( e i legatari) del de cuius, quindi, hanno la facolt di esercitare la


separazione, ma non per questo sono obbligati ad effettuarla tutti insieme;
pu accadere, infatti, che alcuni di loro effettuino la separazione, mentre altri
ritengano pi opportuno non procedere in tal senso.
Si potrebbe pensare che la separazione effettuata da uno dei creditori giovi anche agli
altri, ma l'art. 514 c.c. espressamente esclude questa possibilit stabilendo al primo
comma che la separazione giova solo ai creditori che l'hanno chiesta, ma lo stesso

articolo 514, nel prevedere l'eventualit che non tutti i creditori chiedano la
separazione, distingue due ipotesi:

1. i beni del de cuius erano sufficienti a soddisfare le ragioni di tutti creditori: in tal
caso i creditori separatisti si soddisferanno per intero sui beni del defunto per l'intera
quota del loro credito mentre gli altri creditori del de cuius non potranno evitare il
concorso con i creditori dell'erede, pur essendo la quota del patrimonio non separata
sufficiente a soddisfarli
2. i beni del cuius non sono sufficienti a soddisfare le ragioni di tutti i creditori: vi sar
concorso tra creditori separatisti e non separatisti sul patrimonio del defunto.
Guardando le due ipotesi sembra che nel secondo caso la separazione sia inutile
perch il creditore separatista dovr concorrere con gli altri creditori del de cuius, ma
anche qui il separatista tutelato; vediamo in pratica cosa accade in questo secondo
caso;

1. il patrimonio del defunto non sufficiente a soddisfare tutti i suoi creditori;


2. come sempre accade in questi casi i vari creditori potranno ottenere solo una quota
del loro credito e non l'intero;
3. stabilite le quote ( es. 20 per ogni creditore a fronte di un credito di 30) il creditore
separatista si soddisfer sulla parte del beni del defunto da lui separata;
4. il residuo ( 10 nel ns. esempio) della parte separata che eccede la quota (di 20 ) del
creditore che ha ottenuto la separazione andr diviso tra gli altri creditori non
separatisti senza che i creditori dell'erede possano intaccarla poich oggetto della
separazione;
5. i creditori dell'erede e non separatisti concorreranno con la residua parte del
patrimonio non separata e con il patrimonio dell'erede insieme al creditore separatista
per il residuo del suo credito.
6. se, per, sui beni separati preesistevano cause di prelazione (come un'ipoteca)
prevarr il creditore gi garantito (nel nostro esempio il creditore ipotecario).

Vediamo ora nella sottostante tabella gli altri aspetti della separazione dei beni del
defunto da quelli dell'erede.

termini per la richiesta:


c.c.)

entro di tre mesi dalla apertura della successione (art. 516

forma della domanda per i beni mobili:


si esercita mediante domanda giudiziale
da presentarsi al tribunale del luogo dell'aperta successione (art. 517 c.c.)

forma della domanda per i beni immobili:


la separazione si esercita mediante
l'iscrizione del credito o del legato sopra ciascuno dei beni stessi (art. 518 c.c.)
cessazione della separazione: l'erede pu impedire o far cessare la separazione
pagando i creditori e i legatari (art. 515 c.c.)

Rinuncia all'eredit
Aggiornato
La rinuncia all'eredit una dichiarazione di non voler accettare il patrimonio lasciato
dal defunto (con testamento o senza). La rinuncia deve essere frutto di una scelta
libera da condizioni e da termini, gratuita e a favore di tutti gli altri chiamati all'eredit.

>Che cosa
>Come si rinuncia alleredit
>Entro quando va fatta la rinuncia
>Effetto retroattivo, revocabilit della rinuncia e decadenza
>Devoluzione delleredit
>Impugnazione della rinuncia
>La mediazione obbligatoria nelle cause successorie dal 20 settembre 2013

Che cosa
E un atto con il quale il chiamato (lerede) dichiara di non volere acquistare leredit,
ad esempio perch i debiti del defunto sono superiori ai crediti; in questo modo egli fa
cessare gli effetti verificatisi nei suoi confronti a seguito dell'apertura della
successione e rimane, pertanto, completamente estraneo alla stessa, con la
conseguenza, tra laltro, che nessun creditore potr rivolgersi a lui per il pagamento
dei debiti ereditari.

Come si rinuncia alleredit

La rinuncia all'eredit va fatta con una dichiarazione:

ricevuta da un Notaio oppure


ricevuta dal Cancelliere del Tribunale del circondario in cui si aperta la successione
(Cancelleria della Volontaria Giurisdizione).
La dichiarazione deve essere inserita nel Registro delle successioni conservato nello
stesso Tribunale.

La dichiarazione di rinuncia:

- non deve prevedere alcuna condizione (ad esempio, non si pu dichiarare rinuncio
alleredit a condizione che Tizio venda a Caio i suoi gioielli)
- non deve prevedere alcun termine (ad esempio, non si pu dichiarare rinuncio
alleredit fino al 31.12.2013)
- non deve prevedere alcuna limitazione (ad esempio, non si pu dichiarare rinuncio
alleredit limitatamente allautovettura del defunto, ma accetto la sua casa).

In caso contrario, la dichiarazione nulla (ossia non produce nessun effetto).

Se la rinuncia viene fatta dietro corrispettivo o a favore di solo alcuni degli altri
soggetti chiamati alleredit, ci comporta leffetto contrario, ossia laccettazione
delleredit. Facciamo un paio di esempi.

Aldo, Bruno e Carlo sono tutti chiamati alleredit di Dino. Si immagini il caso in cui
Aldo dichiari di rinunciare alleredit previo pagamento di 100 da parte di Bruno e di
Carlo. La legge ricollega a questo leffetto contrario, ossia Aldo accetta leredit.
Si immagini ora il caso in cui Aldo dichiari di rinunciare gratuitamente alleredit di
Dino, ma solo a favore di Bruno e non di Carlo. Anche in questo caso, si ottiene
leffetto contrario a quello voluto, ossia Aldo accetta leredit.

Entro quando va fatta la rinuncia

Secondo lart. 480 cod. civ., il diritto di accettare - e quindi di rinunciare - l'eredit si
prescrive (cio pu essere esercitato) in dieci anni dal giorno della morte del defunto.
In caso di accertamento giudiziale dello stato di figlio, tuttavia, il termine decennale

inizia a decorrere dal passaggio in giudicato della relativa sentenza (art. 480, 2
comma, cod. civ.).
Il termine di 10 anni pu tuttavia essere abbreviato: chiunque vi ha interesse (ad
esempio, un creditore personale del chiamato) pu chiedere al Tribunale del luogo ove
si aperta la successione che sia fissato un termine entro il quale il chiamato dichiari se
accetta o rinunzia all'eredit (azione c.d. interrogatoria). Trascorso questo termine
senza che abbia fatto la dichiarazione, il chiamato perde il diritto di
accettare/rinunciare leredit (art. 481 cod. civ.).

Effetto retroattivo, revocabilit della rinuncia e decadenza

Il chiamato alleredit che fa la dichiarazione di rinuncia viene considerato come se


non vi fosse mai stato chiamato. Si parla infatti di effetto retroattivo della rinuncia
(art. 521 cod. civ.).
Vi sono tuttavia due eccezioni: chi ha rinunciato alleredit pu

trattenere la donazione ricevuta, oppure


domandare il legato a lui fatto sino al valore massimo della porzione disponibile (i
giudici ritengono che il coniuge superstite del defunto, anche se rinuncia alleredit,
pu trattenere il diritto di abitazione e di uso, trattandosi di un diritto previsto dallart.
540 cod. civ.).

La rinuncia revocabile se leredit non nel frattempo gi stata acquistata da


qualcun altro dei soggetti chiamati. Sono ovviamente fatte salvi i diritti acquistati da
soggetti terzi sopra i beni dell'eredit (art. 525 cod. civ.).
Decade dal diritto di rinunciare (e si considera erede puro e semplice) il chiamato
all'eredit che ha sottratto o nascosto beni spettanti all'eredit stessa (art. 527 cod.
civ.).

Devoluzione delleredit

Che cosa accade alleredit se il soggetto chiamato fa la dichiarazione di rinuncia? A


chi spettano i beni?

Si distinguono due situazioni:

nelle successioni legittime (vedi le schede sulla successione del coniuge, dei figli, dei
parenti): se vi sono altri coeredi legittimi, la parte di colui che rinuncia viene suddivisa
equamente fra questi coeredi, salvo il diritto di rappresentazione, che fa subentrare i
discendenti nel luogo e nel grado del loro ascendente anche nel caso in cui
questultimo non vuole accettare leredit; se invece non vi sono altri coeredi legittimi,
l'eredit si devolve a coloro ai quali spetterebbe nel caso che egli mancasse;
nelle successioni testamentarie (vedi le schede sul testamento olografo, pubblico,
segreto, speciale): se vi sono altri coeredi testamentari, la parte di colui che rinuncia
viene suddivisa equamente fra questi coeredi, a meno che lo stesso defunto non abbia
disposto una sostituzione; se invece non vi sono altri coeredi testamentari, leredit si
devolve agli eredi legittimi.

Impugnazione della rinuncia

La rinuncia alleredit pu essere impugnata sia da parte dei creditori (art. 524 cod.
civ.), sia da parte dello stesso soggetto che ha rinunciato (art. 526 cod. civ.).

1) Nel primo caso, i creditori del soggetto che ha rinunciato possono farsi autorizzare
dal Tribunale ad accettare leredit in nome e luogo del loro debitore, per poter
soddisfarsi sui beni ereditari fino alla concorrenza dei loro crediti. Questo diritto dei
creditori si prescrive in cinque anni, decorrenti dalla data della dichiarazione di
rinuncia.
2) Nel secondo caso, lo stesso soggetto che ha rinunciato a uneredit pu impugnare
la propria rinuncia quando leffetto di violenza (ad es.: perch estorta con minaccia
di un male ingiusto) o di dolo (ossia di inganno), a prescindere da chi sia il colpevole.
Questa impugnazione pu essere fatta entro cinque anni dal giorno in cui cessata la
violenza o stato scoperto il raggiro.

La mediazione obbligatoria nelle cause successorie dal 20 settembre 2013

A partire dal 20 settembre 2013, prima di avviare una causa relativa ad una
successione ereditaria necessario dar corso a un procedimento di mediazione
innanzi a un organismo riconosciuto dal Ministero della Giustizia, con lassistenza di un
avvocato. Se la mediazione non viene esperita e la causa viene avviata ugualmente,
entro la prima udienza il Giudice pu rilevare la non procedibilit della causa
giudiziale. La non procedibilit pu essere fatta valere anche dalla controparte (ossia
dal c.d. convenuto), sia pure entro un preciso termine di decadenza.

La petizione ereditaria
Secondo il disposto dellart. 533, 1 comma, c.c., la petizione ereditaria lazione con
cui lerede pu chiedere il riconoscimento della sua qualit ereditaria contro chiunque
possieda tutti o parte dei beni ereditari, a titolo di erede o senza titolo alcuno, allo
scopo di ottenere la restituzione dei beni medesimi.
Lart. 533 c.c. attribuisce la legittimazione attiva allesercizio dellazione di petizione al
solo erede (o al coerede), sia legittimo che testamentario, il quale, chiamato
alleredit, labbia accettata, esplicitamente o tacitamente, con la sola proposizione
dellazione.
Legittimato passivo colui il quale possiede beni ereditari vantando un titolo che
invece non gli compete, ovvero chi possiede senza alcun titolo giustificativo.
Oggetto dellazione sono tutti i beni ereditari o anche una parte o quota degli stessi.
Lonere di provare che i beni appartenessero allasse ereditario al tempo dellapertura
della successione spetta allattore.
Oltre ad ottenere la condanna alla restituzione dei beni nei confronti di chi li possiede
con titolo invalido o sine titulo, lazione accerta la qualit di erede in capo allattore, la
quale una volta acquistata non viene meno (semel heres semper heres).
Nonostante laffinit del petitum, lazione di petizione di eredit si differenzia
nettamente dallazione di rivendica (rei vindicatio), poich a differenza di questa non
volta a discutere il titolo in base al quale il de cuius aveva il possesso dei beni
ereditari, ma ha per oggetto gli elementi costitutivi dellasse ereditario.
Lattore pu, quindi, limitarsi a provare la propria qualit di erede e la circostanza che i
beni fossero compresi nellasse ereditario al momento dellapertura della successione
(Cass. n. 11813/1992).
Nella pronuncia 08.10.2013, n. 22915 la Suprema Corte ha chiarito che la petizione
ereditaria ha come presupposto la contestazione della qualit di erede da parte di chi
nel possesso dei beni ereditari. Nel caso in cui non vi sia contestazione, verrebbero
meno le ragioni per proporre unazione di petizione, potendo trovare luogo unazione
di rivendicazione, la quale ha il medesimo petitum.
Lazione di petizione di eredit imprescrittibile, ex 533, 2 comma, c.c., fatti salvi gli
effetti dellintervenuta usucapione opposta dal convenuto sui singoli beni.

Erede apparente:

Si definisce erede apparente il soggetto che, pur non essendo erede, si comporta
come tale.
Tipico esempio il caso di una persona che accetta leredit in base ad un testamento
poi annullato che, entrato in possesso di beni ereditari, li ceda a terzi.

Per garantire adeguata tutela al vero erede, il Codice Civile consente a questultimo di
far valere le proprie ragioni nei confronti non solo dellerede apparente, ma anche dei
terzi che da quest'ultimo abbiamo acquistato i beni, i quali in linea di principio saranno
costretti a restituirli.

A tale scopo, il rimedio che lerede ha a disposizione la petizione di eredit che,


appunto, pu essere esercitata anche nei confronti di coloro che abbiano acquistato da
chi possegga a titolo di erede o senza titolo (art. 534 c.c.).

Non c' dubbio che la soluzione prevista dal Codice Civile rischia di punire
eccessivamente il terzo, soprattutto quando ha acquistato in buona fede, confidando
cio nella qualit di erede (invece solo apparente) del venditore.
Proprio per tutelare tale affidamento incolpevole, la legge (art. 534, II comma, c.c.)
accorda una possibilit a chi abbia acquistato dall'erede apparente, il quale - se
sussistono alcune precise condizioni - pu salvare il proprio acquisto.
A tal fine, in particolare, occorre anzitutto che il terzo sia in buona fede, cio che per
ignoranza o errore ritenga che il venditore fosse davvero erede e potesse, quindi,
legittimamente disporre del bene. La buona fede deve sussistere solo al momento in
cui il contratto concluso, ma non pu essere presunta, dovendo al contrario essere
provata nel processo.
Deve, in secondo luogo, trattarsi di una vera e propria vendita o, comunque, di una
cessione a titolo oneroso. Il terzo acquirente, infatti, non tutelato se il suo acquisto
a titolo gratuito, come avviene per la donazione: in tale caso la legge preferisce
tutelare lerede vero, piuttosto che colui che si visto donare il bene dallerede
apparente.
Se la vendita ha ad oggetto beni immobili o mobili registrati, infine, occorre che sia
laccettazione delleredit da parte dellerede apparente, sia latto con il quale il terzo
abbia acquistato da questultimo, siano stati trascritti prima che il vero erede abbia
trascritto il suo titolo (o la domanda giudiziale contro lerede apparente).
bene precisare che la trascrizione fatta dallerede apparente non ha da sola alcuna
rilevanza, perch egli destinato pur sempre a rimanere soccombente rispetto al vero
erede; tale trascrizione, tuttavia, potr assumere rilevanza nei termini appena
evidenziati qualora ad essa faccia seguito una cessione a terzi, anchessa trascritta
prima della trascrizione nellinteresse dellerede vero.

Ovviamente, il vero erede tutelato anche qualora non riesca a recuperare il bene
venduto al terzo, ma in questo caso potr rivalersi solo sullerede apparente, per
ottenere la restituzione del prezzo di vendita (art. 535 c.c.).

Siamo di fronte ad una disciplina del tutto eccezionale, nellambito della quale la legge
tutela a talune precise condizioni lapparenza ereditaria.
La scelta del legislatore si giustifica in ragione della oggettiva difficolt di verificare la
effettiva qualit di erede di un soggetto che agisca come tale, poich non sempre
agevole per chi si acquista un bene percepire tempestivamente e correttamente la
validit/invalidit del testamento, con il quale il venditore sia divenuto proprietario dl
bene stesso.

Per questa ragione, qualora insorgano questioni attinenti a simili articolati e complicati
profili, sempre opportuno affidarsi ad un professionista particolarmente qualificato.

Quota di legittima

La quota di legittima quella porzione di eredit di cui il testatore non pu disporre,


n a titolo di liberalit, n mortis causa (cd. quota indisponibile o riserva) in quanto
spettante per legge a soggetti, denominati legittimari (o anche riservatari), legati al de
cuius da stretti rapporti di parentela o da un rapporto di coniugio.
In tal modo il patrimonio ereditario pu essere distinto in due parti:

la quota disponibile, della quale il testatore libero di disporre;


la quota di legittima (o riserva), della quale il testatore non pu disporre a favore di
estranei perch spettante per legge ai legittimari.
L'intangibilit della quota di legittima va intesa sempre in senso quantitativo e non
qualitativo: il legittimario, cio, ha diritto ad un dato valore, non ad una data
composizione della sua quota.
La legge ha posto deroghe all'intangibilit della quota di legittima con l'istituto della
cautela sociniana (art. 550 c.c.) e del legato in sostituzione di legittima (art. 551 c.c.).

Quando la quota di legittima intaccata dal de cuius, per effetto di atti di disposizione,
o di donazioni, oppure in caso di testamento, si ha una lesione della legittima. In tal
caso, per reintegrare la quota di legge occorre esercitare l'azione di riduzione, volta a
far dichiarare invalidi (integralmente o parzialmente) gli atti che hanno prodotto la
lesione stessa.

Preliminare all'azione di riduzione la riunione fittizia, mentre presupposto


indispensabile la cd. imputazione ex se.

Allorch il testatore imponga pesi o condizioni sulla quota di un legittimario, questi


sono nulli, e si considerano come non apposti (art. 549 c.c.).

l principio della intangibilit della legittima

Due sono le forme di tutela predisposte dal nostro ordinamento a salvaguardia del
principio della intangibilit della quota di legittima, sancito dall'art. 457, c. 3.
I diritti dei legittimari ricevono infatti innanzitutto una tutela di carattere "generale"
con gli artt. 554 e 555 che prevedono un'azione di impugnativa di tutte quelle
disposizioni attributive di beni ad altri nella misura in cui eccedono la porzione
disponibile.
La legittima beneficia poi di una tutela "particolare", quella prevista dall'art. 549, pi
efficace ed immediata rispetto all'azione di riduzione dal momento che il legittimario
non dovr agire in riduzione perch il peso impostogli, gravante sulla legittima, da
considerarsi non apposto o nullo.
La ratio di tale diversa sanzione, prevista per la violazione di un medesimo principio,
stata ravvisata da un autore nella circostanza che imporre un peso a carico della
legittima non compiere una qualsiasi lesione della legittima, ma compiere una
lesione "qualificata" dalla volont dichiarata del disponente di diminuire l'ammontare
della legittima.

Intangibilit quantitativa: dal 588 comma 2, dal 734 e 733 la maggioranza degli autori
e la concorde giurisprudenza della Cassazione ritengono che le norme in esame
abbiano risolto in senso positivo la complessa questione se il testatore abbia il potere
di comporre le quote senza osservare la regola dell'uguaglianza qualitativa degli eredi.
Si afferma cio che il principio della intangibilit della legittima vada inteso solo in
senso quantitativo e non anche in senso qualitativo, potendo il testatore soddisfare le
ragioni dei legittimari con beni di qualsiasi natura, anche con solo danaro, purch si
tratti di beni o di somme che si trovano nel compendio ereditario.

Questa affermazione lapplicazione del principio di ogni divisione secondo cui non
consentito dividere beni estranei alla comunione.
Prevale quindi l'opinione che al legittimario garantito il diritto ad una determinata
quantit di beni non anche ad una determinata composizione della quota a lui
spettante, anche se non manca chi [Santoro Passarelli] sostiene invece l'intangibilit
anche qualitativa della legittima.
Difforme dalla giurisprudenza l'opinione isolatamente sostenuta, secondo la quale al
legittimario possa essere attribuito anche denaro non esistente nel compendio
ereditario, convertendo cos il diritto reale del legittimario sui beni ereditati in un
diritto di credito verso il coerede [Azzariti].
Corollario di questa impostazione che il legittimario non pu impugnare disposizioni
lesive solo in modo qualitativo ma dovr dimostrare una lesione (anche) quantitativa.
Le uniche ipotesi di riserva anche qualitativa legislativamente previste si ritengono
essere i diritti del coniuge ex 540 comma 2 e lart. 550.

Tacitazione della legittima con beni non ereditari.


La Giurisprudenza costante nellaffermare che per il principio dellintangibilit della
legittima, i diritti devono essere soddisfatti con beni o denaro ereditari, con
conseguenza della nullit del 734 se le ragioni di un riservatario sia soddisfatte dagli
eredi con denaro proprio.
Ci d'altronde trova ragione nel principio per cui non consentito al testatore dividere
beni estranei alla comunione.
La nullit deriverebbe dal fatto che il legittimario ha un diritto reale alla quota
ereditaria che non si pu trasformare in un diritto di credito verso un coerede.
La legittima pertanto sarebbe il diritto ad una data quantit di beni dellasse, non
semplicemente ad un valore.
Pi discussa invece la possibilit di pagare i conguagli con denaro personale, che
avrebbero natura non di assegnazioni o assegni divisionali ma di legati con funzione
divisoria ( possibile quindi applicare quindi il 651 o 653) fermo restando che la
divisione deve avvenire con lapporzionamento di beni ereditari.
Si discute se il divieto in esame vale solo per le divisioni con effetti reali (734) o anche
per gli assegni divisionali che avrebbero solo carattere obbligatorio (733).
Altra soluzione, ma giuridicamente ben diversa, ricorrere ad un legato in sostituzione
di legittima dove (per apporzionare il legittimario) pacifico che possa applicarsi il 651
e quindi anche con beni altrui non esistenti nellasse.

Lart. 549

La formula legislativa ha un significato ampio comprensivo non solo dell'onere e della


condizione in senso tecnico ma di ogni disposizione che diminuisca, in ogni modo, i
diritti riservati ai legittimari o comunque modifichi la loro posizione giuridica rispetto ai
beni appartenenti alla riserva oppure li assoggetti a vincoli.
Quindi la formula dell'articolo de quo preordinata alla tutela sia della concreta entit
della riserva sia del suo libero impiego da parte dei legittimari.
Si ritiene pertanto che sia vietato al testatore, qualora abbia ad oggetto la quota di
uno dei legittimari, la fissazione di un termine iniziale o finale, la concessione di un
diritto reale di godimento ad altra persona o addirittura l'obbligo di assistere una
determinata persona.
Rientra ancora nel campo di applicazione dell'articolo in commento la attribuzione
"alla comunione legale" di beni costituenti la quota di legittima spettante ad uno dei
coniugi .
Non hanno, invece, il carattere di peso sulla legittima n la nomina dell'esecutore
testamentario, n la sostituzione ordinaria disposta per il caso che il legittimario non
voglia o non possa accettare l'eredit.
Dibattuta invece in dottrina la questione se, ricorrendo i presupposti dell'art. 356, la
nomina di un curatore speciale per l'amministrazione dei beni donati o lasciati a favore
di un minore, soggetto alla potest dei genitori, sia valida anche per i beni costituenti
la legittima. Alcuni autori ritengono pienamente ammissibile, e quindi valida, la
nomina del curatore speciale anche nella fattispecie prospettata sulla base della
considerazione che tale nomina comporta una deroga alla disciplina della potest sui
minori senza modificare la condizione giuridica dei beni a lui attribuiti. Prevale in
dottrina l'opinione di chi considera comunque la nomina del curatore ex art. 356 un
peso ai sensi dell'articolo in commento .
La dottrina, infine, pacificamente ritiene che un peso o una condizione apposti ad una
istituzione che comprende, oltre la legittima, anche la disponibile sono validi per
quanto eccede la legittima.
Si discute in dottrina circa la possibilit di far ricadere sotto la sanzione dell'art. 549
anche i legati.
Secondo una prima interpretazione sono inclusi nella disposizione sanzionatoria
dell'articolo in commento i legati imposti a carico del legittimario e gravanti sulla
quota di legittima allo stesso spettante, sia che essi comportino un'obbligazione sia
che impongano la costituzione della quota in godimento ad altri.
Sono invece esclusi dal campo di applicazione dell'art. 549 i legati ordinati a carico
dell'eredit, sia con efficacia reale che con efficacia obbligatoria: questi, qualora il loro
valore ecceda la quota disponibile, sono riducibili a norma dell'art. 554. Secondo
un'altra interpretazione la sanzione della riducibilit limitata ai legati con efficacia
reale, mentre i legati con efficacia obbligatoria cadono sotto la sanzione dell'art. 549.

Si ritiene inoltre che ali legati in sostituzione di legittima possano essere apposte
condizioni o pesi, poich in tal caso il legittimario sempre libero di rinunciarvi e
ottenere quanto dovuto.

La sanzione del divieto del 549


Si ritiene comunemente che la sanzione del divieto di cui all'art. 549 sia la nullit del
peso o della condizione .
Si distingue tra pesi e condizioni e diposizioni lesive: queste ultime sono impugnabili
attraverso lazione di riduzione mentre le prime sono nulle (1421).
Qualche autore, peraltro, rileva che, essendo la nullit ex art. 549 non rilevabile dal
giudice d'ufficio, non si tratta di vera nullit bens di una forma di inefficacia relativa la
quale opera ipso iure ma non pu essere rilevata se non in seguito di apposita
eccezione proposta dal legittimario.
Occorre infine dar conto di chi ritiene che le modalit apposte all'attribuzione della
legittima sarebbero annullabili [Cariota-Ferrara].

Le eccezioni al divieto al 549 e al principio di intangibilit


L'inciso finale dell'art. 549 fa salva l'applicazione delle norme dettate in materia di
divisione ereditaria. Si ritiene che tale rinvio deve intendersi limitato agli artt. 713 c. 2,
733 e 734 che attribuiscono al testatore la facolt di dettare regole per la divisione,
mentre rimangono escluse le norme che prevedono limiti legali o stabiliti dal giudice al
diritto del coerede al conseguimento della quota spettante. Pertanto il testatore potr
non soltanto dettare norme vincolanti per la formazione delle porzioni in sede di
divisione (art. 733), ma altres dividere egli stesso i beni tra i coeredi anche se
legittimari (art. 734); inoltre egli potr ritardare la divisione dell'eredit stabilendo un
termine (art. 713, c. 2).
Costituisce altra eccezione al divieto di imporre pesi o condizioni sulla quota del
legittimari l'art. 692, che consente la sostituzione fedecommissaria anche sui beni
costituenti la legittima.
Eccezioni al principio di intangibilit
sono la cautela sociniana e il legato in sostituzione di legittima. Si ritengono inoltre
eccezioni alla legittima il diritto di abitazione ex 540 comma 2 in quanto gravante
anche sulla porzione indisponibile e la sostituzione fedecommissaria che pu avere ad
oggetto anche beni costituenti legittima.
Altra eccezione considerata la clausola con cui il testatore dispone che la divisione di
tutta leredit non abbia luogo prima di un determinato termine non eccedente cinque
anni (713).

Eredit: determinazione della quota disponibile


CHE COS'?
Il concetto di quota disponibile, in riferimento alla successione con testamento, deve
essere analizzato contestualmente alla cosiddetta "successione necessaria" o
"legittima".
Quest'ultima quella quota della massa di beni che, anche contro la volont del
defunto, destinata per legge al coniuge, ai figli e, in assenza di figli, agli ascendenti
(ovvero ai genitori e ai nonni del defunto).
La presenza di figli, dunque, esclude la legittima degli ascendenti.
La diritto di legittima quindi in grado di contrastare la volont del testatore, il quale
vede ex lege comprimersi la propria facolt di disporre dei proprio beni per
testamento, con conseguente diminuzione della quota di proprio patrimonio
disponibile.
Per calcolare, dunque, la quota disponibile si dovr verificare anzitutto l'esistenza di
eredi necessari (ovvero coniuge, figli, e in mancanza di questi, ascendenti).
In assenza di eredi necessari, la quota disponibile sar prima di limitazioni, e dunque
pari al 100 per 100: il testatore potr operare come meglio crede, senza limitazione
alcuna.
Qualora vi sia qualche successore necessario, per procedere al calcolo della
disponibile, bisogner considerare due fattori: ovvero, da un lato, la massa su cui
calcolare la quota di legittima, e dall'altra l'ampiezza della quota medesima o delle
quote medesime.

La massa
Essa non corrisponde semplicemente ai beni caduti in successione (ovvero all'asse
ereditario) ma dovr altres rientrare quei beni eventualmente donati.
La massa, dunque, composta dai beni ereditari e dai beni donati da parte del
defunto.
E' importante evidenziare, poi, come il valore della massa (e dunque anche il peso
dei beni eventualmente donati) debba essere calcolato in riferimento al momento
della apertura della successione (e non in riferimento al momento in cui i beni sono
stati donati).

Le quote degli eredi necessari

Le quote degli eredi necessari cambiano a seconda del numero dei medesimi.
Ecco tutte le possibili ipotesi:

un coniuge senza figli e senza ascendenti: la quota spettante al coniuge pari ad un


mezzo della massa. La quota disponibile dunque pari ad un mezzo della massa;
un coniuge e un figlio: la quota spettante al coniuge di un terzo, cos come quella
spettante al figlio. La quota disponibile sar dunque del restate terzo;
un coniuge e pi di un figlio: la quota spettante al coniuge di un quarto, mentre i figli
indipendentemente dal numero concorrono a dividersi met della massa (se
dunque i figli saranno due, spetter a ciascuno un quarto della massa; se sono tre,
spetter a ciascuno un sesto; se sono quattro, un ottavo ciascuno, eccetera). La
disponibile, in tal caso, pari ad un quarto;
un coniuge senza figli (o nipoti) ma con ascendenti: met della massa spetta al
coniuge, un quarto spetta ai vari ascendenti. La disponibile dunque di un quarto;
un figlio senza coniuge: la sua quota di successione necessaria pari alla met della
massa, e dunque la disponibile pari alla met;
due o pi figli senza coniuge: spetta loro, proporzionalmente, una quota pari a due
terzi della massa, determinando cos una quota disponibile pari ad un terzo della
massa;
ascendenti senza coniuge: la legge riserva loro una quota di successione necessaria
pari ad un terzo, e dunque la quota disponibile sar pari a due terzi.
Va inoltre considerato che il coniuge superstite ha, in ogni caso, il diritto di abitazione
sulla casa destinata a residenza di famiglia e il diritto di uso su beni mobili in essa
presenti.
Questo ulteriore e concorrente diritto di godimento (ovvero il suo controvalore
economico) grava per intero sulla quota disponibile (articolo 540 codice civile).
I fratelli e le sorelle, come si visto, non rientrano tra gli eredi necessari e dunque non
hanno riservate quote di legittima.

COME SI FA
Il calcolo concreto del valore della quota disponibile pu risultare complesso.
Soprattutto in merito alla esatta determinazione della massa che, come visto, deve
tenere a mente anche la parte delle donazioni effettuate in vita, oltre che dell'asse
ereditario.

Il calcolo, lo si ricorda, deve poi tenere conto del valore dei beni al momento della
successione, e non quello dell'eventuale donazione (anche se avvenuta decenni prima
dell'apertura della successione).

CHI
Si suggerisce, al fine di non commettere errori che potrebbero dar luogo ad un
contenzioso complesso e oneroso da parte degli eredi lesi nel loro diritto di legittima,
di farsi assistere professionalmente in fase di redazione del testamento.
Le figure pi idonee allo scopo sono, da un lato, i professionisti legali (notai e avvocati)
dall'altra anche i periti, al fine della concreta stima del valore dei beni.

Legato in sostituzione di legittima.


Nel legato in sostituzione di legittima, si realizza una vocazione a titolo particolare
sottoposta alla condizione potestativa risolutiva della rinuncia, da parte del
beneficiario/legittimario della sua quota di legittima spettante sulla eredit. Altrimenti,
qualora volesse conseguire la quota di legittima (nonch la qualit di erede e non di
legatario) pu rinunciare al legato (che si acquista automaticamente) e chiedere la sua
quota di eredit.
Il legittimario pu quindi , alternativamente, rinunziare al legato e chiedere la
liquidazione della quota di legittima, oppure conseguire il legato, perdendo il diritto di
chiedere l'eventuale differenza.
Il legatario accettante non acquista la qualit di erede ed , pertanto, escluso dalla
comunione ereditaria.
Si ritiene non sussistere una doppia vocazione (ex testamento ed ex lege) ma una
chiamata successiva. Il legittimario, al momento dell'apertura della successione, solo
chiamato per testamento in veste di legatario: se rinunzia al legato ed esperisce
vittoriosamente l'azione di riduzione, diventer, come sostiene la dottrina
maggioritaria, erede.
La funzione del legato sostitutivo , quindi, quella di esaurire le ragioni ereditarie del
legittimario esclusivamente con i beni od i crediti oggetto del legato, e
conseguentemente, di precludere l'esercizio dell'azione di riduzione per la
rivendicazione della quota di legittima.
Il legato sostitutivo ha natura di quota di riserva.
Si ritiene tuttavia che ad esso non si applichi il 549 c.c. poich sostitutivo dalle
legittima, e quindi sar possibile lapposizione al legato di condizioni e oneri.

Ci che deve inequivocabilmente emergere dal contesto delle disposizioni


testamentarie la volont del de cuius di tacitare i diritti del legittimario solo con
l'attribuzione a titolo particolare di determinati beni o crediti. Qualora tale volont non
risulti chiaramente, il legato da intendersi in conto e non in sostituzione di legittima.
In relazione al diritto d'abitazione riservato al coniuge sulla casa familiare e al diritto
d'uso dei mobili che la compongono, si discute se la funzione sostitututiva del legato
de quo, debba intendersi limitata alla sola quota riservata al coniuge in piena propriet
(art. 540, c. 1) oppure comprenda anche i diritti di cui all'art. 540 c.2. Infatti, per parte
della dottrina, se il coniuge accetta il legato sostitutivo, egli conserva i diritti di
abitazione ed uso a carico della disponibile. Tuttavia, onde non ingenerare alcun
dubbio, consigliabile sempre specificare se il legato a favore del coniuge sia in
sostituzione anche del diritto di abitazione ex 540 c. 2 c.c. Ci d'altronde discende
dalla qualificazione che si attribuisce ai diritti di cui all'art. 540 comma 2: se infatti lo si
qualifica anch'essa come quota di legittima, verosimilmente rientrerebbe nell'oggetto
del legato in sostituzione.
Si discute infine se il legato sostitutivo possa avere ad oggetto anche beni non
esistenti nell'asse ereditario: anche in questa ipotesi la soluzione dipende dalla tesi a
cui si decide di aderire relativamente alla intangibilit della legittima, e nello specifico,
all'art. 553 (riduzione delle porzioni degli eredi legittimi in concorso con legittimare)
secondo cui la quota di legittima dovrebbe essere costituita solo da beni ereditari (ed
in tal senso, sull'inammissibilit che la legittima sia costituita da beni non ereditari,
Mengoni) .
Tuttavia, parte della dottrina ritiene al contrario che tale disposizione possa avere ad
oggetto, oltre ai beni ereditari, anche beni non esistenti nell'asse ereditario ritenendo
applicabile, anche a questa particolare ipotesi, la disciplina del legato di cosa generica
ex 653 ( valido il legato di cosa determinata solo nel genere, anche se nessuna del
genere ve n'era nel patrimonio del testatore al tempo del testamento e nessuna se ne
trova al tempo della morte).

Azione di riduzione

nozione

l'azione concessa al legittimario che ha visto ledere, in tutto o in parte, la sua quota
di legittima a causa delle disposizioni testamentarie o delle donazioni effettuate dal
defunto. Con questa azione si tende ad ottenere la riduzione delle disposizioni
testamentarie o delle donazioni allo scopo di reintegrare la quota di legittima
Abbiamo visto come si calcola la quota riservata ai legittimari; se da questo calcolo
risulta lesa, si pu agire con l'azione di riduzione;
riduzione di cosa?

Delle disposizioni testamentarie (legati compresi), delle donazioni effettuate che,


appunto, si riducono in modo da integrare la quota spettante al legittimario.

L'art. 557 c.c. ci indica chi sono i soggetti che possono proporre l'azione, i legittimati
attivi:

legittimati attivi

i legittimari lesi in tutto o in parte nella loro quota di legittima, i loro eredi o aventi
causa

Come si vede il diritto alla legittima ( e alla relativa azione) pu essere trasmesso per
atto tra vivi o mortis causa ( si parla, infatti, di "eredi o aventi causa").

Il diritto "irrinunciabile" finch il donante in vita, ma la rinuncia pu avvenire dopo


la morte del donante.

Potrebbe accadere che il de cuius abbia posto in essere delle vendite simulate, per
evitare l'azione di riduzione; in questo caso al legittimario converr prima dimostrare
la simulazione e poi agire in riduzione.

Vediamo, ora, chi sono i legittimati passivi.

legittimati passivi

eredi, legatari o donatario, coloro, cio, che sono stati beneficiari della disposizione
lesiva

Ma come si riducono le disposizioni lesive?

Ci rispondono gli artt. 558 e ss.

Come prima regola stabilito che:

La riduzione delle disposizioni testamentarie avviene proporzionalmente, senza


distinguere tra eredi e legatari

Riduzione proporzionale, quindi, ma il testatore potrebbe aver stabilito che la riduzione


non avvenga in maniera proporzionale; in questo caso le altre disposizioni non sono
ridotte, a meno che non si riesca a integrare la quota riservata ai legittimari.

Potrebbe accadere che, nonostante le riduzioni delle disposizioni testamentarie, non si


giunga ad integrare la quota di legittima.

In tal caso la riduzione riguarder delle donazioni, procedendo in tal modo:

si riducono le donazioni cominciando dall'ultima e risalendo via via alle anteriori

Se, quindi, la riduzione dell'ultima(donazione) sar insufficiente, si passera alla


precedente; nel caso sia ancora insufficiente, a quella ancora anteriore e cos via.

Si giunti, quindi, alla riduzione e si stabilito quanto deve dare il beneficiario al


legittimario, ma come si procede praticamente alla riduzione?

Con la restituzione totale o parziale del bene.

L'azione di riduzione soggetta alla prescrizione ordinaria decennale.

Azione di restituzione

I beneficiari possono restituire spontaneamente i beni al legittimario, ma nel caso in


cui ci non avvenga, si potr ancora agire con una nuova azione, l'azione di
restituzione ( artt. 561 c.c. e ss.).

Scopo dell'azione di restituzione quello di far conseguire il pieno possesso dei beni al
legittimario, ed esperibile sia contro i beneficiari sia contro gli aventi causa da
questi.

Nel caso dei donatari, l'art. 562 c.c. contempla espressamente l'ipotesi della mancata
restituzione della cosa per causa a loro imputabile, come ad es. nel caso in cui sia
perita. Sorger un diritto di credito nei confronti del donatario, ma se questo risulter
insolvente saranno gli eredi e gli altri donatari anteriori a sopportare le conseguenze di
questa insolvenza.

Nel caso in cui l'azione sia esperita contro gli acquirenti aventi causa dai beneficiari
( art. 563 c.c.), si provveder ad agire contro i terzi, agendo dall'ultima alienazione e,
se necessario, procedendo a ritroso alla precedenti. per necessario, prima di agire
contro i terzi acquirenti, escutere prima il donatario.
consentito al terzo acquirente di liberarsi dall'obbligo di restituire in natura le cose
donate pagando l'equivalente in danaro.

A parte quest'ultima ipotesi, i terzi acquirenti di beni immobili ben difficilmente


potranno sottrarsi alla restituzione; esiste tuttavia una salvezza prevista dall'art. 2652
n. 8, ma comunque legata al trascorrere di un lungo periodo di tempo (dieci anni);
per i beni mobili, invece, vale il principio secondo cui il possesso in buona fede vale
titolo, espressamente richiamato dall'art. 563 comma 3.

Successione del coniuge


Aggiornato
Nel caso in cui il defunto muoia senza lasciare testamento, o nel caso in cui il
testamento sia invalido, la legge attribuisce l'eredit ad alcune categorie di persone
dette successibili, essenzialmente legate al defunto da rapporti familiari: coniuge, figli,
genitori, fratelli, altri parenti, per ultimo lo Stato. Il principale successibile il coniuge
del defunto (anche separato, purch non con addebito). L'ammontare della quota di
eredit del coniuge dipende dalla presenza di altri successibili.

>Che cosa
>Come si calcola la quota a favore del coniuge
>Il diritto di abitazione a favore del coniuge
>La mediazione obbligatoria nelle cause successorie dal 20 settembre 2013

Che cosa Torna su

Se un defunto non lascia alcun testamento, o il testamento invalido, (vedi le schede


sul testamento olografo, pubblico, segreto, speciale) la successione si dice
successione legittima perch la legge stessa a stabilire chi sono le persone a cui
viene attribuita leredit. Queste persone sono dette successibili: sono il coniuge, i
discendenti (ossia i figli), gli ascendenti (ossia i genitori), i collaterali (ossia fratelli e
sorelle), gli altri parenti del defunto e infine lo Stato. Il primo soggetto che viene in
considerazione dunque il coniuge del defunto.
A tal proposito, si deve evidenziare che il coniuge separato - non divorziato - del
defunto gode degli stessi diritti ereditari del coniuge non separato, a meno che non gli
sia stata addebitata la separazione. Il coniuge cui stata addebitata la separazione ha
diritto soltanto ad un assegno vitalizio se al momento dell'apertura della successione
percepiva gli alimenti dal coniuge deceduto.

Come si calcola la quota a favore del coniugeTorna su

Nella successione legittima, la quota a favore del coniuge del defunto dipende dalla
presenza o meno di altri soggetti successibili.
Se non ci sono altri successibili, al coniuge spetta lintera eredit (art. 583 cod. civ.).
Se il defunto lascia un figlio, al coniuge spetta 1/2 delleredit: laltro 1/2 spetta al
figlio (art. 581 cod. civ.).
Se il defunto lascia due o pi figli, al coniuge spetta 1/3 delleredit: i restanti 2/3
vengono divisi equamente tra i figli (art. 581 cod. civ.).
Lart. 582 cod. civ. regola la successione del coniuge nel caso in cui non vi siano figli
del defunto, ma vi siano comunque altri parenti stretti del defunto come genitori o
fratelli (o sorelle, ovviamente).

Se il defunto non lascia alcun figlio n fratello o sorella, ma sono ancora vivi i suoi
genitori (o anche uno solo di essi), al coniuge spettano 2/3 delleredit (il restante 1/3
spetta ai genitori).
Se il defunto non lascia alcun figlio, ma lascia i genitori e uno o pi fratelli, al coniuge
sono devoluti 2/3 delleredit. La quota restante cos suddivisa: 1/4 ai genitori e la
quota restante viene suddivisa in parti uguali per ciascun fratello.
Se il defunto non lascia alcun figlio, i suoi genitori sono gi morti e ci sono invece uno
o pi fratelli, al coniuge sono devoluti 2/3 delleredit. Il restante 1/3 suddiviso fra i
fratelli del defunto.

Il diritto di abitazione a favore del coniugeTorna su

Oltre alla quota di eredit, al coniuge del defunto spetta in ogni caso il diritto di
abitazione sulla casa adibita a residenza familiare e di uso sui mobili che la corredano,
se di propriet del defunto o comuni.

La mediazione obbligatoria nelle cause successorie dal 20 settembre 2013Torna su

A partire dal 20 settembre 2013, prima di avviare una causa relativa ad una
successione ereditaria necessario dar corso a un procedimento di mediazione
innanzi a un organismo riconosciuto dal Ministero della Giustizia, con lassistenza di un
avvocato. Se la mediazione non viene esperita e la causa viene avviata ugualmente,
entro la prima udienza il Giudice pu rilevare la non procedibilit della causa
giudiziale. La non procedibilit pu essere fatta valere anche dalla controparte (ossia
dal c.d. convenuto), sia pure entro un preciso termine di decadenza.

Definizione di testamento
E un atto giuridico unilaterale con il quale si dispone dei propri beni per dopo la
morte. un atto mortis causa, che si pu formare in qualsiasi momento, ma che
appunto acquista valore solo al momento della morte del testatore.
Il testamento in quanto atto giuridico deve essere redatto osservando le forme
previste dalla legge. In particolare, il testamento pu assumere 3 forme:
1) Olografo (per scrittura privata) : scritto, datato e sottoscritto tutto di mano del
testatore (che pu essere coadiuvato a livello intellettuale o nella scrittura solo se
debilitato) . I suoi requisiti sono:
a) autografia: deve essere scritto per intero di pugno del testatore;

b) data: deve contenere l'indicazione del giorno, mese e anno o indicazione


equivalente ( es. natale 2008) ;
c) sottoscrizione: deve essere posta alla fine delle disposizioni, ed valida quando
designa con certezza la persona del testatore.
Tale testamento nullo solo se manca l'autografia o la sottoscrizione, mentre la
mancanza degli altri elementi formali causa di annullabilit.
2) Pubblico (per atto pubblico) : il testamento redatto dal notaio secondo la volont
espressa dal testatore (alla presenza di 2 testimoni) con le formalit previste dalla
legge: il notaio lo rilegge e annota il luogo e la data; lo sottoscrivono il testatore, i
testimoni e il notaio, che indica anche lora della sottoscrizione. Una copia va
allarchivio notarile.
Esso nullo se manca la redazione per iscritto da parte del notaio delle dichiarazioni
del testatore, oltre alla sottoscrizione dello stesso notaio e del testatore, negli altri casi
vi annullabilit. L'azione si prescrive nell'ordinario termine di 5 anni, dalla data di
esecuzione delle disposizioni testamentarie.
3) Segreto (per atto pubblico) : scritto in qualunque foglio di carta anche da persona
diversa dal testatore e perfino a stampa; il testatore in persona davanti a 2 testimoni,
consegna il foglio sigillato o chiuso in busta sigillata a un notaio; questi annota
allesterno del foglio o della busta tutte le formalit compiute davanti a lui, appone la
data e sottoscrive insieme al testatore e ai testimoni.
Esso formato da 2 elementi: la scheda testamentaria e latto di ricevimento, con cui
il notaio documenta, alla presenza di 2 testimoni di aver consegnato personalmente la
scheda e gli ha dichiarato che ivi sono iscritte le sue volont testamentarie. La scheda
sigillata dal notaio che poi fa sottoscrivere latto di ricevimento pure al testatore e ai
2 testimoni, oltre a sottoscriverlo anchegli. La scheda pu non essere autografa, non
occorre la data, ma necessaria la sottoscrizione ( se scritta da altri o con mezzi
meccanici, la sottoscrizione deve essere fatta ogni mezzo foglio) .
Il testamento segreto pu essere fatto anche da chi non sa scrivere, ma non pu
essere fatto da chi non pu o non sa leggere.
Tale testamento nullo quando manca la redazione per iscritto da parte del notaio
delle dichiarazioni dell'atto di ricevimento, oltre alla sottoscrizione dello stesso notaio
e del testatore, negli casi vi sar annullabilit assoluta dell'atto. L'azione si prescrive in
5 anni, dalla data di esecuzione delle disposizioni testamentarie.
Il testamento orale non ammesso nel nostro ordinamento.

LE DISPOSIZIONI PATRIMONIALI

Le disposizioni di carattere patrimoniale costituiscono il contenuto tipico del


testamento, la cui funzione primaria, quella di indirizzare la vocazione dei beni
ereditari attraverso la designazione di uno o pi beneficiari.

Sono classicamente patrimoniali le disposizioni attributive della qualit di erede o di


legatario, nonch le disposizioni a queste complementari.

Erede colui che succede in universum ius (o, meglio, in locum et ius) defunti, colui
cio a favore del quale devoluta l'universalit dei beni del testatore o una quota di
essi, come stabilisce l' art. 588, comma I, Codice civile , a norma del quale "le
disposizioni testamentaria, qualunque sia l'espressione o la denominazione usata dal
testatore, sono a titolo universale e attribuiscono la qualit di erede, se comprendono
l'universalit o una quota dei beni del testatore".

Legatario, invece, colui che succede a titolo particolare, al quale, cio,, secondo
l'impostazione tradizionale,sono assegnati beni in modo determinato.

Quest'ultima affermazione, tuttavia, se da un lato ha il pregio della chiarezza, ha


dall'altro il torto di cogliere solo un aspetto del complesso fenomeno: la dottrina,
infatti, ha da tempo precisato che la predetta assimilazione tra legato e successione a
titolo particolare riferibile solo all'ipotesi normale in cui il legato si concreta
nell'attribuzione diretta della titolarit di un bene o di alcuni beni determinati gi
facenti capo al de cuius.

In altre ipotesi di legato, manca, invece, un nesso di derivazione immediata del diritto
trasmesso con la posizione giuridica del disponente.

A titolo di esempio si possono ricordare i casi di legato obbligatorio: legato di cosa


dell'onerato o di un terzo ( art. 651 Codice civile ), legato di cosa genericamente
determinata ( art. 653 Codice civile ), legato di alimenti ( art. 660 Codice civile ),
legato di rendita vitalizia ( art. 1872 Codice civile ) etc.

Ma anche tra i legati ad efficacia immediatamente dispositiva se ne possono


individuare alcuni in cui non si realizza un fenomeno di successione in senso tecnico:
valga per tutti l'esempio del legato di liberazione da debito ( art. 658 Codice civile ).

La dottrina si mostra cos propensa ad una definizione in termini negativi ed afferma


che si ha legato tutte le volte in cui non si in presenza di un'istituzione di erede,
anche nella forma dell'institutio ex re certa. Ricorre quest'ultima figura quando il
testatore, pur assegnando beni certi e determinati, ha inteso attribuirli come quota del
patrimonio, considerandoli, cio, nel loro rapporto con il tutto.

L'indicazione di beni determinati o di un complesso di beni, infatti, non esclude che la


disposizione sia a titolo universale, quando sono considerati come quota del
patrimonio ( art. 588, comma secondo, Codice civile ).

Le disposizioni patrimoniali di genere diverso dall'istituzione di erede e dal legato come ad esempio il riconoscimento di un debito - sono valide nei limiti entro cui lo
sarebbero quali atti unilaterali negoziale tra vivi.

Sono riconducibili inoltre alla patrimonialit del testamento le disposizioni che, pur non
avendo consistenza economica, regolano strumenti preordinati alla individuazione di
essa, come le norme che riguardano il terzo arbitratore o il terzo incaricato di redigere
il progetto di divisione fra i coeredi ( art. 733 Codice civile ).

Una distinzione importante da farsi, in ordine, al requisito della patrimonialit, riguarda


la fondazione: quando, infatti, la stessa viene costituita con testamento, occorre
differenziare l'atto costitutivo della fondazione che presenta i caratteri di atto mortis
causa non patrimoniale cui il testamento presta la sua forma, dall'attribuzione
patrimoniale che costituita dalla dotazione, la quale ha contenuto chiaramente
patrimoniale e si pu presentare come istituzione a titolo universale o a titolo
particolare.

Disposizione indirettamente patrimoniale, infine, la riabilitazione dell'indegno, vale a


dire di colui che per la sua condotta ( art. 463 Codice civile ) verso il defunto non
ritenuto meritevole di succedere e come tale escluso dalla successione, secondo
l'orientamento dominante in dottrina che, richiamandosi al noto brocardo per cui
l'indegno potest capere sed non potest retinere, nega che l'indegnit integri un'ipotesi
di incapacit, sia pure relativa, a succedere.

L'indegno, peraltro, se non espressamente riabilitato, pu comunque succedere se


stato contemplato nel testamento e nei limiti della disposizione testamentaria, purch
il testatore conoscesse la causa di indegnit ( art .466 Codice civile ).

Accrescimento

nozione
(art. 674 c.c.)

un fenomeno giuridico che opera di diritto quando in caso di chiamata congiuntiva


uno dei chiamati non voglia o non possa accettare; in questo caso la sua parte si
accresce agli altri

L'accrescimento previsto e regolato dagli articoli 674 e seguenti del codice civile.

Anche questo un istituto tipico delle successioni testamentarie, ma si riscontra


anche nelle successioni legittime ex art. 522, anche se in maniera molto particolare.

Questo istituto, come quello della rappresentazione e della sostituzione, cerca di porre
rimedio ad anomalie che possono verificarsi dopo la morte del de cuius; in questo caso
le anomalie consistono nel fatto che gli eredi (o i legatari) non possano o non vogliano
accettare l'eredit o il legato; verificatasi questa situazione ecco che per l'art. 674 si
avr accrescimento delle quote degli altri eredi (o il subingresso degli altri legatari).

Si cerca, in altre parole, di far salva una presunta volont del defunto in modo da non
togliere valore ad un eventuale testamento, oppure di non tradire lo spirito di una
successione legittima, ma non sar comunque necessario andare a ricercare una
presunta volont del defunto, sia perch quando il testatore abbia previsto una
sostituzione non si avr accestimento, sia perch, in mancanza di quest'ultima,
l'accrescimento opera di diritto (art. 676 c.c.)

Ma approfondiamo meglio il concetto.


Come gi detto pu accadere che il de cuius abbia indicato nello stesso testamento
pi eredi (o pi legatari) come destinatari delle clausole testamentari.

Accade che uno di questi non voglia o non possa accettare (ad esempio per
premorienza);

Che fine far la sua parte?

Secondo l'articolo 674 andr ad accrescere le quote degli altri eredi.

Se, ad esempio, il de cuius ha lasciato il suo patrimonio a tre coeredi in parti uguali
( 1\3 per uno), il venir meno di uno di loro far accrescere le quote degli altri due che
diverranno pari, rispettivamente, alla met del suo patrimonio.

Specifichiamo e riassumiamo le caratteristiche del diritto di accrescimento nella


sottostante tabella.

Sostituzione fedecommissaria

nozione

un istituto con funzione assistenziale

Per capire la sostituzione fedecommissaria necessario partire dalla particolare


situazione prevista dall'articolo 692.

Abbiamo tre protagonisti:

1. un genitore, un ascendente o coniuge;

2. un interdetto, figlio, discendente o coniuge delle persone di cui sopra;

3. persone o enti che si prendono cura dell'interdetto.

Il genitore vorrebbe istituire erede suo figlio interdetto, ma si preoccupa anche che
questi sia ben trattato dall'ente o delle persone ( da non confondersi con il tutore) che
hanno cura di lui.

Per raggiungere efficacemente questo scopo, istituisce erede suo figlio che, con la
rappresentanza legale del tutore, diverr erede. Stabilisce, per, che alla morte del
figlio eredi del suo patrimonio diverranno gli enti o le persone che hanno avuto cura di
lui; in tal modo questi ultimi agiranno nei confronti dell'interdetto nella maniera
migliore possibile, ben sapendo che la violazione degli obblighi di assistenza far venir
meno la sostituzione.

L'articolo 692 sottopone a rigidi vincoli la sostituzione fedecommissaria al di fuori dei


quali questa nulla. Vediamoli nella sottostante tabella:

presupposti

l'istituito pu essere solo un interdetto (o un minore che si trovi in condizioni di


abituale infermit mentale tale da far presumere al raggiungimento la maggiore et la
sua interdizione) figlio discendente o coniuge del testatore
soggetti sostituiti

i sostituiti possono essere solo le persone, la persona, o gli enti che sotto la vigilanza
del tutore hanno avuto cura dell'interdetto istituito
inefficacia della sostituzione

la sostituzione inefficace quando sia stata revocata o negata l'interdizione;


inefficace rispetto le persone o agli enti che hanno violato gli obblighi di assistenza
Particolarmente interessante la posizione dell'istituito che dovr restituire i beni alla
sua morte.

Secondo l'articolo 693 del codice civile l'istituito ha il godimento e l'amministrazione


dei beni che formano oggetto della sostituzione e pu compiere tutte le innovazioni
dirette ad una loro migliore utilizzazione. A lui si applicano, in quanto applicabili, le
norme relative all'usufruttuario.

Si parlato, in conseguenza di ci, di propriet temporanea o risolubile, ma altra


dottrina preferisce individuare questo caso come ipotesi di usufrutto o, infine come
propriet gravata da un vincolo reale di indisponibilit.

Il sostituito (cio l'ente o la persona che si occupano dell'interdetto), invece, non ha un


diritto ma una semplice aspettativa di diritto che si realizzer al momento della morte
dell'istituito.

Alla morte dell'istituito l'eredit si devolve al sostituito, ma potrebbe accadere che


questi muoia prima dell'interdetto. In tal caso l'istituito acquista la piena disponibilit
dei beni ereditari che passeranno, alla sua morte, ai suoi successori legittimi.

la sostituzione di cui ci stiamo occupando l'unica ammessa dal codice civile, ed


anche chiamata "fedecommesso assistenziale" ; ribadiamo che ogni altro tipo di
sostituzione che non abbia le finalit assistenziali che abbiamo visto nulla (v. ultimo
comma art. 692); sarebbe quindi nulla una sostituzione che con una doppia vocazione
obbliga un chiamato a conservare i beni ereditari per restituirli al secondo chiamato

Il chiamato all'eredit; l'eredit giacente

Secondo l'articolo 459 del codice civile l'eredit si acquista con l'accettazione e
questa, se avviene, ha effetto sin dal momento dell'apertura della successione.

facile capire che con tale norma si vogliono raggiungere due effetti:

1. da un lato si vuole evitare che qualcuno possa divenire erede anche quando non
voglia;

2. dall'altro, con la retroattivit dell'accettazione si vuole fare in modo che non vi sia
soluzione di continuit nella titolarit del patrimonio del de cuius.

Ci occuperemo successivamente dell'accettazione, ma ora ci preme stabilire che cosa


accade nel periodo in cui l'accettazione non sia ancora avvenuta.

Ci chiediamo, infatti, cosa possa accadere del patrimonio del de cuius e come
considerarlo.

In merito primo punto l'articolo 460 del codice civile legittima il chiamato all'eredit ad
esercitare le azioni necessarie a tutela del patrimonio del de cuius prima ancora della
sua accettazione ed indipendentemente da questa. Vediamo quindi quali sono i poteri
del chiamato all'eredit:

Legittimazione all'esercizio dell'azioni possessorie; il chiamato all'eredit pu


esercitare le azioni possessorie a tutela dei beni ereditari indipendentemente dalla loro
materiale apprensione;

Legittimazione a compiere atti conservativi, cautelari, di vigilanza e di


amministrazione temporanea dei beni ereditari; in questo caso il chiamato pu
addirittura spingersi, previa autorizzazione del tribunale, a vendere i beni che non
possono essere conservati o la cui conservazione comporta grave dispendio.

Dal punto di vista giuridico il chiamato dispone, non di un diritto ma, di una
aspettativa diritto e ha interesse che il patrimonio del defunto rimanga inalterato fino
all'eventuale esercizio del suo diritto di accettazione. In ogni caso se il chiamato
all'eredit in possesso dei beni ereditari deve fare l'inventario entro tre mesi dal
giorno dell'apertura della successione e ci a garanzia dei terzi.

Occupiamoci, adesso, della sorte del patrimonio del defunto prima dell'accettazione.

Si parla, in proposito, di eredit giacente, che costituirebbe un vero e proprio


patrimonio separato in attesa del titolare; dopo l'accettazione si confonde con
patrimonio dell'erede o resta comunque separato in caso di accettazione con beneficio
di inventario.

Secondo l'articolo 528 del codice civile per aversi eredit giacente sono necessarie tre
condizioni

Mancata accettazione dell'eredit;


Il chiamato non deve essere in possesso dei beni ereditari;

stato nominato un curatore dell'eredit.


Ricorrendo le prime due condizioni, infatti, il tribunale della circoscrizione dove si
aperta la successione nomina, anche d'ufficio, un curatore dell'eredit che proceder
usando i poteri di cui di articoli 529 e seguenti del codice civile. I poteri del curatore
cesseranno con l'accettazione della eredit.

Parte la dottrina distingue l'eredit " giacente " dall'eredit " vacante ".
Quest'ultima si avrebbe solo quando non esistono pi persone che possano accettare
l'eredit, ovviamente al di fuori dello Stato, mentre l'eredit giacente sussiste solo alle
condizioni di cui sopra.

Revoca della donazione

Di regola le liberalit non possono essere revocate proprio perch non moralmente
corretto pretendere la restituzione di ci che si donato.

Di questa esigenza morale se ne fa interprete il legislatore che vieta la revoca della


donazione; in certi casi, tuttavia, il comportamento del donatario o il verificarsi di
circostanze sconosciute al donante possono autorizzarlo a revocare la liberalit gi
effettuata.

La revoca della donazione (e degli atri di liberalit v. art. 809 c.c.) quindi ammessa
solo in due casi previsti dall'art. 800 del codice civile:

Ingratitudine del donatario;


Sopravvenienza di figli del donante.
I motivi che giustificano la revoca sono chiari;
se pur vero che si effettuata una donazione con l'animus donandi, non poi
certamente appagante essere moralmente ripagati con l'ingratitudine; d'altro canto se
si effettua una donazione pensando di contare sul proprio patrimonio residuo solo per
s stessi o per i bisogni della propria famiglia, la sopravvenienza di figli pu far
riconsiderare la liberalit effettuata.

La revoca della donazione, per, consentita in questi casi solo a particolari


condizioni, vediamole.

revoca per ingratitudine


( art. 801 c.c.)

pu essere chiesta quando il donatario

ha volontariamente ucciso o tentato di uccidere il donante, il coniuge, un discendente


o un ascendente di questo; ovvero abbia commesso contro di loro un fatto al quale si
applicano le disposizioni sullomicidio (es.: istigazione al suicidio di minore di anni 14),
oppure li abbia denunciati infondatamente o abbia testimoniato falsamente contro di
loro per un reato punibile con lergastolo o con la reclusione per un tempo non
inferiore nel minimo a tre anni.
si reso colpevole dingiuria grave verso il donante, ritenendo l'ingiuria grave non solo
quella prevista dall'art. 594 c.p. ma anche quando abbia trattato in maniera offensiva
il donante, ne abbia offeso il decoro etc.
ha dolosamente arrecato grave pregiudizio al patrimonio di lui
gli ha rifiutato indebitamente gli alimenti dovuti ai sensi degli articoli 433 e 436 c.c.
L'azione per ottenere la revoca pu essere proposta ex art. 802 c.c. dal donante o dai
suoi eredi, contro il donatario o i suoi eredi, entro lanno dal giorno in cui il donante
venuto a conoscenza del fatto che consente la revocazione, ma se le causa della
revoca l'omicidio volontario del donante oppure il donatario ha dolosamente
impedito di revocare la donazione, il termine per proporre lazione di un anno dal
giorno in cui gli eredi hanno avuto notizia della causa di revocazione.

Vediamo ora l'altro caso di revoca, e cio la sopravvenienza di figli del donante (art.
803)

In questo caso possiamo avere diverse ipotesi:

donazioni fatte da chi non aveva o ignorava di avere figli o discendenti al tempo della
donazione: possono essere revocate per la sopravvenienza o l'esistenza di un figlio o
discendente del donante;

donazioni fatte in seguito al riconoscimento di un figlio: possono essere revocate,


salvo che si provi che al tempo della donazione il donante aveva notizia dell'esistenza
del figlio;
figlio del donante ma solo concepito al tempo della donazione: anche in questo caso
pu essere domandata la donazione
L'azione pu essere proposta (art. 804 c.c.) entro cinque anni dal giorno della nascita
dellultimo figlio nato nel matrimonio o discendente o della notizia dellesistenza del
figlio o discendente, o, infine dellavvenuto riconoscimento del figlio nato fuori del
matrimonio.

poi possibile proporre l'azione, anche se il figlio del donante era gi concepito al
tempo della donazione. Impedisce la proposizione o la prosecuzione dellazione la
morte del figlio o del discendente. Se l'azione ha successo, il donatario deve restituire,
se esistono ancora, i beni in natura e i frutti di essa maturatisi dal giorno della
domanda, mentre se li ha alienati ne deve restituire il valore.
Per i terzi l'art. 808 c.c. dispone che questi non sono pregiudicati dalla revoca, purch
abbiano trascritto il loro acquisto prima della trascrizione della domanda giudiziale di
revoca.
Chiudiamo l'argomento ricordando che non tutti gli atti di liberalit possono essere
oggetto di revoca. Ne sono escluse ex art. 809 c.c. le donazioni rimuneratore, e quelle
non soggette a collazione ex art. 742 c.c. e quelle fatte in occasione di un determinato
matrimonio.

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