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La distinzione tra le due figure rimanda alla distinzione tra i contratti ad effetto reale,
di cui allarticolo 1378 del codice civile e i contratti aventi ad oggetto il trasferimento
di cose determinate solo nel genere, di cui allarticolo 1378 del codice civile: nel primo
caso, avendo il contratto ad oggetto una cosa determinata, la propriet o il diritto si
trasferiscono al momento della prestazione del consenso manifestato dalle parti, nel
secondo caso la propriet si trasmette con lindividuazione o specificazione della cosa,
fatta dalle parti.
Il legato pu prevedere lesecuzione di una prestazione in favore del legatario. In
questo caso il soggetto tenuto allesecuzione di tale prestazione denominato
onerato.
Onerato pu essere solo lerede o altro legatario. Se il testatore nulla dispone, onerato
sar lerede. In merito, un caso tipico il legato di cosa altrui. Qualora il testatore
fosse a conoscenza che la cosa legata era di altri, la disposizione comporta non il
trasferimento del diritto di propriet a favore del beneficiario, bens, analogamente
alla vendita di cosa altrui, lobbligo per lonerato di procurarsi la propriet della cosa e
provvedere al successivo trasferimento in favore del legatario (articolo 651 del codice
civile). Pu essere onerato solo lerede o un altro legatario (articolo 647 del codice
civile). Pu essere legato il diritto di propriet su una cosa determinata o un altro
diritto del testatore ( configurabile anche un legato di diritto reale parziario, come il
legato di usufrutto).
Pu essere legata una cosa che apparteneva solo in parte al testatore, ma in questo
caso, in base al principio nemo plus iuris transferre potest quam ipse habeat, il legato
ha validit solo relativamente a tale parte. Se per risulta che la volont del testatore
era di legare la cosa per intero, vale quanto visto precedentemente, con conseguente
obbligo per lonerato di procurare lacquisto dellintera propriet della cosa (articolo
652 del codice civile).
Altres possibile il legato di un credito o della liberazione da un debito. In questo caso
i suoi effetti sono limitati alla parte del credito o del debito che risulta sussistere al
tempo della morte del testatore (articolo 658 del codice civile). Questo legato
determina la sostituzione dal lato attivo del rapporto obbligatorio in via analoga con
quanto avviene nellipotesi di cessione del credito per atto tra vivi.
Cos':
Il legato una disposizione testamentaria con cui il soggetto attribuisce a una persona
(non necessariamente erede) un determinato bene o un determinato diritto. A
prescindere da tale generalissima definizione, i tipi di legato sono numerosi. Ad
esempio, anzich attribuire un bene o un diritto di credito al legatario, il testatore pu
liberare questultimo da un debito. Vi sono anche dei legati che non nascono dalle
ultime volont del defunto, ma che sono previsti direttamente dalla legge (c.d. legati
ex lege): ad esempio, un legato ex lege il diritto di abitazione e di uso che spetta al
coniuge superstite. Il legato si acquista senza bisogno di accettazione, salva la facolt
di rinuncia.
Il legato ha la sua fonte pressoch esclusiva nella volont testamentaria, posto che i
legati ex lege hanno natura del tutto eccezionale, potendo essenzialmente ridursi ai
diritti reali di abitazione della casa familiare e di uso dei mobili che la arredano,
attribuiti al coniuge superstite dall'art. 540 c. c.
COME SI FA
La disciplina del legato opera in forma speculare a quella della successione a titolo
universale per quanto attiene alle modalit di acquisto. Mentre nel caso di successione
a titolo universale il vocato alleredit non acquista la qualit di erede se non
interviene la sua accettazione (articolo 459 del codice civile), nel caso del legato,
questultimo viene acquistato di diritto senza necessit di accettazione, ma il
beneficiario ha la facolt di rinunziarvi (articolo 649 del codice civile).
Qualora il legato abbia per oggetto beni immobili, la rinunzia, costituendo atto di
disposizione di questi, ne deve rispettare la forma, e quindi deve farsi per iscritto
(articolo 1350, n. 5 del codice civile).
Ai fini di porre termine alla situazione di incertezza che si viene a creare circa la
determinazione del legatario di accettare o meno il legato, previsto che chiunque vi
abbia interesse possa chiedere allautorit giudiziaria la fissazione di un termine entro
il quale il legatario dichiari se intende esercitare la facolt di rinunziare. Trascorso tale
termine senza che abbia fatto alcuna dichiarazione, il legatario perde il diritto di
rinunziare (articolo 650 del codice civile).
CHI
Pu essere istituito legatario qualunque soggetto il testatore voglia beneficiare con
proprio atto di liberalit.
Pu essere istituito legatario anche chi gi coerede. In questo caso, il legato viene
posto a carico delleredit e viene definito prelegato (articolo 661 del codice civile).
Ad esempio, il testatore pu istituire eredi Tizio e Caio, ciascuno per la met. Pu
disporre altres un legato di altri beni in favore di Caio, oltre a quelli che gli spettano
come erede. Caio risponder dei debiti ereditari, a norma dellarticolo 752 del codice
civile, in proporzione alla propria quota ereditaria (nellesempio fatto: per la met)
senza che nel computo di questa rientrino i beni oggetto di legato in suo favore.
Dal momento che, in ragione dellarticolo 661, il prelegato si considera legato per
lintero, il beneficiario avr diritto a conseguire tale bene per intero antecedentemente
alla determinazione delle rispettive quote ereditarie.
Cos, nellesempio appena citato, fatto 100 lasse ereditario, se a beneficio di Caio
viene disposto un prelegato del valore di 10, egli avr diritto a conseguire innanzitutto
tale valore. La determinazione delle rispettive quote ereditarie avverr solo
successivamente: in quanto istituiti eredi in parti uguali, ciascuno avr diritto alla
met di 90, cio ad una quota di 45, in modo che, alla fine, Caio avr diritto a 55 e
Tizio a 45. Il tutto, beninteso, entro i limiti della quota disponibile dellasse ereditario.
Qualora pi legatari siano stati beneficiati di un legato di un medesimo oggetto, ha
luogo nei loro confronti laccrescimento (articolo 674 del codice civile). Ci significa
che, nel caso in cui uno dei colegatari rinunzi al legato, la sua porzione si accresce a
quella degli altri legatari.
Tipi di legato:
Gli articoli da 651 a 661 del codice civile contengono la disciplina di svariati tipi di
legato (c.d. legati tipici), che si affiancano a quei legati non espressamente previsti
dal codice (c.d. legati atipici).
Le tipologie di legato disciplinate dalle norme citate sono:
- la cosa legata non sia divenuta di propriet del testatore prima della sua morte.
non sua. Il legato, per, valido se, prima di morire, Aldo era diventato proprietario
della collana (ad esempio, laveva comprata da Davide nel 2010). Il legato valido
anche se, leggendo il testamento o un altro scritto del defunto, si comprende che Aldo
sapeva benissimo che il gioiello non era suo: in questo secondo caso lonerato (ossia
lerede Claudio) ha lobbligo di acquistare la cosa dal terzo (Davide) e di trasferirla alla
legataria Bruna. In alternativa, pu pagare a Bruna il giusto prezzo del gioiello.
b) Simile la soluzione nel legato di cosa solo in parte del testatore. Riprendiamo il
nostro esempio ed immaginiamo che, anzich una collana, il testatore Aldo abbia
legato a Bruna una parure composta da collana ed orecchini. Ipotizziamo che la
collana fosse effettivamente di propriet di Aldo, ma gli orecchini fossero di Davide.
Avremmo un legato solo in parte del testatore Aldo. Lonerato Claudio dovrebbe
acquistare gli orecchini dal terzo (Davide) e consegnarli alla legataria Bruna. In
alternativa, Claudio pu pagare a Bruna il giusto prezzo degli orecchini.
d) Lart. 654 cod. civ. disciplina il legato di cosa non esistente nellasse.
Ovviamente il legato non ha effetto se il defunto lascia una cosa particolare (legato di
specie) o una cosa generica da prendersi nel suo patrimonio e, al momento della
morte, la cosa non si trova nel patrimonio stesso.
Ad esempio, se al 1 gennaio 2000 data del testamento Aldo proprietario di
unautomobile depoca e la lascia a Bruna, ma poi, al momento della morte in data 31
dicembre 2012, lautomobile non si trova pi nellasse perch stata venduta nel
2005, il legato non ha effetto.
Facciamo un altro esempio. Se al 1 gennaio 2000 data del testamento Aldo
proprietario di 5 lingotti doro e li lascia a Bruna, ma poi, al momento della morte in
data 31 dicembre 2012, 3 dei 5 lingotti non si trovano pi nellasse perch sono stati
ceduti nel 2006, il legato a Bruna ha effetto solo per i 2 lingotti rimanenti.
i) Non si presume che il legato a favore del creditore sia fatto per soddisfare il credito
del legatario.
Facciamo un esempio. Ipotizziamo che linquilino Fabrizio abbia un debito di 1000 euro
nei confronti del proprio padrone di casa Enrico, per canoni di locazione mai versati.
Immaginiamo che Fabrizio faccia testamento e lasci 1000 euro ad Enrico senza
specificare alcunch (ad esempio, senza scrivere lascio 1000 ad Enrico per i canoni di
locazione dovuti). In tal caso, non si presume che il legato sia stato fatto per saldare il
debito del defunto: gli eredi di Fabrizio dovranno quindi pagare a Enrico la somma
dovuta, anche se Enrico ha gi percepito i 1000 euro a titolo di legato.
Se invece Fabrizio specifica che il legato a favore del creditore Enrico fatto per
saldare il debito, chiaro che gli eredi di Fabrizio non dovranno versare la somma una
seconda volta. Questa situazione viene definita come legato di debito.
Gli articoli da 651 a 661 del codice civile contengono la disciplina di svariati tipi di
legato (c.d. legati tipici), che si affiancano a quei legati non espressamente previsti
dal codice (c.d. legati atipici).
Le tipologie di legato disciplinate dalle norme citate sono:
Talvolta si rivela piuttosto difficile per l'interprete individuare una netta distinzione tra
il legato e l'onere o modus disposto dal de cuius con testamento. Per rendere un'idea
della problematica che si sta trattando pare opportuno procedere ad
un'esemplificazione. Il testatore pu dichiarare:" Istituisco mio erede universale Tizio e
lascio a Caio la mia collezione di quadri, con obbligo di donarla a Mevio" ovvero
"Nomino erede del mio patrimonio Caio perch lo usi per offrire aiuto ai poveri". Nel
primo caso si di fronte ad un legato ad efficacia obbligatoria; nel secondo viene
posto a carico dell'erede l'onere di un determinato utilizzo dei beni del defunto.
In dottrina sono stati elaborati diversi criteri al fine di agevolare detta operazione
ermeneutica: in particolare, si sottolineato che, mentre la disposizione di legato
effettuata dal de cuius in favore di un soggetto determinato, generalmente l'onere si
caratterizza per essere destinato a beneficiare, sia pure indirettamente, soggetti solo
genericamente determinabili.
Una peculiare disciplina, dettata dall'art. 658 c. c., riguarda la figura del legato di
credito o di liberazione da debito, il quale pu avere validit solo per quella parte di
credito o debito esistente al momento della morte del testatore. In tal caso, peraltro,
l'onerato soltanto tenuto a consegnare al legatario i titoli del credito in oggetto
posseduti dal de cuius.
Con il legato di credito il defunto lascia al legatario un diritto di credito nei confronti di
un terzo, ovviamente solo per la parte che ancora sussiste al momento della morte del
testatore.
Con il legato di liberazione dal debito il testatore rimette il debito del legatario nei
confronti del testatore stesso.
Diverso invece il regime previsto per il c. d. legato a favore del creditore, il quale, in
mancanza della menzione del debito da parte del disponente, non si presume volto a
soddisfare le ragioni creditorie gi vantate dal legatario (art. 659 c. c.).
Il prelegato e il sublegato
A norma dell'art. 661 c. c. il cosiddetto prelegato, ritenuto valido a tutti gli effetti dal
nostro ordinamento, il legato a favore di uno dei coeredi e a carico di tutta l'eredit:
esso, in base alla citata disposizione, deve considerarsi legato per l'intera quota di
eredit su cui incide.
Diversa la figura del legato in conto di legittima, che si caratterizza poich i beni
assegnati al legatario debbono in tal caso essere calcolati ai fini della determinazione
della legittima riservata all'onorato.
In linea generale la prestazione del legato da ritenersi a carico degli eredi, a meno
che il testatore non abbia disposto che essa gravi solo su uno o alcuni eredi o su uno o
pi legatari, ai sensi degli artt. 662 e 663 c. c. In ogni modo, secondo quanto previsto
in maniera inderogabile dall'art. 671 c. c., il legatario non pu mai essere tenuto ad
adempiere ad un legato, ad un modus o ad un altro peso gravante sul bene oggetto di
legato oltre il valore della cosa o del diritto acquistato. In tal caso, infatti, detti pesi
dovrebbero essere ridotti in misura corrispondente all'eccedenza rispetto
all'attribuzione pervenuta al legatario stesso. Qualora, peraltro, quest'ultimo ritenesse
di dare comunque spontanea ed integrale esecuzione al legato o al diverso onere
posto a suo carico, in realt si dovrebbe parlare dell'adempimento di un'obbligazione
naturale, con applicazione della relativa disciplina.
Quanto alle modalit di adempimento del legato, poi, va precisato che, anche in
presenza di un legato ad efficacia reale (o diretta), il legatario, al momento
dell'apertura della successione, diviene titolare del diritto di credito alla consegna del
bene o del titolo che rappresenti il credito acquistato: tale obbligazione sar soggetta
alla normativa generale in materia di rapporti obbligatori ed da ritenersi comunque
esigibile a far data dalla morte del de cuius.
Inoltre, sempre in caso di legato ad efficacia reale, la cosa oggetto di legato dev'essere
consegnata al legatario nello stesso stato in cui essa si trovava al tempo dell'apertura
della successione; peraltro, in attesa dell'accettazione dell'onerato, la responsabilit
della custodia della res graver su colui che chiamato ad amministrare l'eredit,
successivamente all'accettazione sull'onerato stesso.
Qualora, invece, dei mutamenti in melius o in peius abbiano interessato il bene legato
tra la confezione del testamento e la morte del de cuius, essi, a seconda dei casi,
possono essere imputati ad un fatto naturale, al fatto del terzo o dello stesso
testatore. In quest'ultima ipotesi, peraltro, una vera e propria trasformazione del bene
oggetto di legato da parte del testatore pu importare un cambiamento di
destinazione impresso dal defunto alla cosa e, conseguentemente, una revoca del
legato./p>
La cosa oggetto di legato deve dunque essere consegnata al legatario unitamente alle
accessioni, alle pertinenze ed alle migliorie che costituiscano un'unit economica
inscindibile con la cosa stessa.
Per quel che concerne, d'altro canto, i frutti, naturali e civili, del bene attribuito a titolo
di legato, la decorrenza degli stessi varia in funzione dell'efficacia reale ovvero
obbligatoria del legato medesimo. In particolare, in presenza di un legato ad effetti
diretti, l'onorato ha diritto anche alla consegna dei frutti della cosa a far data
dall'apertura della successione; nell'altra ipotesi, invece, l'acquisto dei frutti decorre
dal giorno della proposizione di una domanda giudiziale diretta all'attuazione
dell'obbligo o dalla data di riconoscimento dell'obbligo stesso da parte dell'onerato.
La divisione ereditaria:
Divisione delle poste attive della massa ereditaria proporzionalmente alle quote
spettanti ad ogni coerede, dichiarando sciolta la comunione ereditaria.
In tal caso, affinch ciascun coerede si veda assegnata non una quota astratta del
patrimonio ereditario, bens una porzione concreta dell'eredit stessa, mediante
l'attribuzione di singoli beni, necessario procedere alla divisione delle poste attive
della massa ereditaria proporzionalmente alle quote spettanti ad ogni coerede,
dichiarando sciolta la comunione ereditaria.
Talvolta la divisione, come previsto dall'art. 734 c. c., viene fatta direttamente dal
testatore, attraverso l'attribuzione dei beni compresi nell'eredit ai successori: tuttavia
detta disposizione non pu ritenersi atto divisorio in senso proprio, dal momento che il
testamento esclude fin dal principio il sorgere di una comunione tra coeredi; i chiamati
che abbiano accettato diventano, infatti, direttamente titolari di diritti sul bene loro
assegnato dal de cuius.
E' anche possibile, invece, che nel suo atto di ultima volont il defunto si sia limitato a
fornire delle indicazioni in merito all'attribuzione dei propri beni agli eredi.
L'ordinamento, in tali circostanze, offre uno strumento di tutela all'erede che si sia
visto leso nel proprio diritto, avendo ottenuto dal testatore una porzione il cui valore
inferiore di oltre un quarto rispetto alla quota spettantegli: si tratta dell'azione di
rescissione, disciplinata dagli artt. 763 e segg. c. c., che ammessa anche contro atti
diversi da una divisione in senso tecnico, purch diretti comunque allo scioglimento
della comunione tra coeredi.
L'atto di divisione
Tale principio presenta numerosi corollari, tra cui l'impossibilit di proporre per la
prima volta in appello la domanda di divisione, in quanto domanda nuova, in un
giudizio avente ad oggetto la reintegrazione della quota di riserva. Nulla vieta,
comunque, che, per ragioni di economia processuale, la domanda di divisione venga
formulata in via subordinata all'accoglimento della domanda principale di riduzione.
Il legislatore del 1942 ha inteso agevolare la permanenza dei beni costituenti la massa
ereditaria nella sfera di coloro che sono stati chiamati, per testamento o per legge, alla
successione del de cuius. Pertanto, ha inserito nel nostro codice civile l'art. 732, il
quale prevede, in caso di volont di uno o pi coeredi di alienare la loro quota ad un
estraneo, non soltanto un diritto di prelazione degli altri coeredi a parit di condizioni,
ma anche un diritto di riscatto ( c. d. retratto successorio) della quota nei confronti del
terzo acquirente e di ogni successivo avente causa, finch dura lo stato di comunione,
qualora l'alienante non abbia rispettato il suddetto diritto di prelazione.
Per quanto riguarda, poi, cosa debba intendersi con l'espressione "estraneo" usata
dall'art. 732 c.c., la Suprema Corte ha chiarito in pi di un'occasione che " estraneo
non solo chi non sia legato da parentela con i coeredi del de cuius, ma anche chi non
partecipa all'eredit di cui fa parte la quota ceduta", a prescindere dall'appartenenza
alla famiglia del defunto.
Qualora i condividenti non riescano a trovare un accordo su una vendita in via privata,
si dovr procedere ad una vendita all'incanto, previa richiesta in tal senso dei coeredi
aventi diritto a pi della met della massa e secondo modalit e condizioni dettate
dall'autorit giudiziaria.
La vendita risulta poi necessaria nel caso in cui l'asse ereditario comprenda beni
immobili non comodamente divisibili o la cui divisione possa arrecare pregiudizio alle
ragioni dell'economia e dell'igiene pubblica o ancora beni dichiarati indivisibili dalla
legge stessa. La Cassazione, peraltro, ha recentemente precisato che il giudice, nel
Dunque, si giunge alla fase della c. d. resa dei conti tra coeredi, mediante la
formazione di un pi preciso stato del patrimonio del de cuius e la determinazione
delle porzioni ereditarie, dei conguagli e dei rimborsi che risultino dovuti tra i
condividenti.
A tal fine necessario che i coeredi tenuti alla collazione, su cui si torner tra breve,
conferiscano all'asse ereditario tutto ci che stato loro donato in vita dal de cuius, ed
occorre altres che ciascuno imputi alla quota che gli spetterebbe i debiti assunti nei
confronti del defunto anteriormente all'apertura della successione.
Esaurita tale fase, si pu pervenire alla stima del relictum e quindi alla formazione di
una porzione per ogni avente diritto, comprensiva, se possibile, in misura
proporzionale, di una quantit di mobili, immobili e crediti di uguale natura e qualit
(art. 727 c. c.); qualora, a parit di quote, si verifichi una disparit di valore, tale
differenza dovr essere compensata mediante la corresponsione di conguagli.
La collazione
A norma dell'art. 737 c. c., i soggetti tenuti alla collazione, e cio al conferimento alla
massa ereditaria dei beni donati in vita dal de cuius, sono, a seguito della riforma del
diritto di famiglia del 1975, il coniuge, i figli ed i discendenti di questi, chiamati a
succedere per testamento o per rappresentazione.
Oggetto della collazione, inoltre, tutto ci che stato donato al soggetto sia
direttamente che indirettamente. In merito alla configurazione di una liberalit,
soprattutto in forma indiretta, dev'essere segnalata abbondante giurisprudenza. Per
esempio, stato chiarito dalla Suprema Corte che rileva, ai fini della collazione, la
donazione effettuata tramite una terza persona, anche senza ricorrere allo schema del
contratto a favore di terzo.
Il codice civile, tuttavia, agli artt.738 e ss. c. c., prevede taluni casi di esclusione
dell'obbligo di collazione: si tratta delle donazioni di modico valore in favore del
coniuge, delle donazioni ai discendenti o al coniuge dell'erede, sebbene quest'ultimo
possa averne tratto vantaggio, nonch delle spese di mantenimento ed educazione,
per malattia, per abbigliamento e per nozze, di natura ordinaria, sostenute in vita dal
de cuius per l'erede.
Il principio generale in materia dettato dall'art. 752 c. c.: "I coeredi contribuiscono
tra loro al pagamento dei debiti e pesi ereditari in proporzione delle loro quote
ereditarie, salvo che il testatore abbia altrimenti disposto". E' infatti possibile che il de
cuius abbia accollato uno o pi debiti a taluno degli eredi oppure abbia esonerato
qualcuno dal pagamento delle passivit.
Per quanto concerne la posizione dei legatari, invece, essi possono al massimo essere
soggetti all'ipoteca sul bene oggetto di legato ed alla conseguente azione
espropriativa dei creditori ipotecari.
Qualora, comunque, il legatario adempia tale debito del de cuius, egli avr diritto di
surrogarsi nelle ragioni dei creditori da lui soddisfatti verso i coeredi.
Non era prevista nel codice del 1865 che disciplinava la sola divisio inter liberos: con
atto tra vivi o per testamento, il padre, la madre e gli ascendenti potevano distribuire i
loro beni tra i figli e i discendenti.
E divisione soltanto in senso lato in quanto mezzo diretto non gi a sciogliere una
comunione quanto a realizzare la distribuzione a pi soggetti di determinati beni
facenti parte di un unico patrimonio.
Art. 734 Divisione fatta dal testatore. 1. Il testatore pu dividere i suoi beni tra gli
eredi comprendendo nella divisione anche la parte non disponibile (c. 556).
2. Se nella divisione fatta dal testatore non sono compresi tutti i beni lasciati al
tempo della morte, i beni in essa non compresi sono attribuiti conformemente alla
legge (c. 565 ss.), se non risulta una diversa volont del testatore.
Si applica la disciplina speciale della divisione contrattuale (artt. 761 e 763, comma 2).
Contenuto:
POTERE del TESTATORE: ampia liberta. Pu sacrificare il diritto allomogeneit delle
porzioni riconosciuto ad ogni coerede in sede di divisione ordinaria (artt. 718 727).
LIMITI del TESTATORE:
Correlazione proporzionale tra valore della quota e beni assegnati: art. 763 il valore
dei beni assegnati non pu essere inferiore alla quota di oltre un quarto, altrimenti
rescissione.
Intangibilit della riserva.
DIVISIONE SOGGETTIVAMENTE PARZIALE: il testatore ha provveduto a formare la
porzione di qualche coerede ma non quella di altri nei confronti dei quali si restringe la
comunione in ordine ai beni non divisi che si scioglier con le forme della divisione
ereditaria negoziale o giudiziale. Attenzione a 735 comma 1.
DIVISIONE OGGETTIVAMENTE PARZIALE: il testatore distribuisce fra gli eredi istituiti
solo una parte dei beni ereditari. Art. 734.
CONGUAGLI ex art.728: secondo lopinione prevalente della G di legittimit e della D,
possono trovare applicazione anche se non riguardano sostanze appartenenti alla
massa ereditaria in quanto rappresentano unesigenza tecnica insopprimibile.
IMPUGNATIVA della DIVISIONE FATTA dal TESTATORE:
NULLITA per PRETERIZIONE art. 735 c.c. Preterizione di eredi e lesione di legittima.
1. La divisione nella quale il testatore non abbia compreso qualcuno dei legittimari (c.
536) o degli eredi istituiti nulla.
2. Il coerede che stato leso nella quota di riserva pu esercitare l'azione di
riduzione contro gli altri coeredi
Interpretazione: presupposto soggettivo (preterizione del legittimario o di altro
erede istituito) + inesistenza di beni residui indivisi sufficienti a formare la porzione del
La successione testamentaria
Il testamento
Il testamento definito dall'art. 587 c. c. come l'atto di ultima volont con cui un
soggetto dispone dei propri beni per il tempo in cui avr cessato di vivere.
E' dunque evidente che, pur perfezionandosi in un momento anteriore, il testamento
inizia a produrre i propri effetti verso i terzi soltanto a far data dalla morte del suo
autore.
Per sua natura, inoltre, il testamento un atto sempre revocabile dal de cuius fino
all'ultimo attimo di vita, affinch esso rispecchi il pi possibile la volont del testatore.
Non stupisce, pertanto, che il nostro ordinamento vieti la stipula di qualsiasi patto tra
vivi volto a regolare la successione mortis causa di un individuo (art. 458 c. c.) e non
ammetta alcuna forma di rappresentanza per la redazione del testamento.
Il tema del divieto dei patti successori, invero, sempre stato al centro di accesi
dibattiti in dottrina ed in giurisprudenza.
Innanzitutto, opportuno distinguere i patti c. d. istitutivi, cio gli accordi intercorsi tra
il de cuius ed il beneficiario dell'attribuzione, con cui il primo dispone delle proprie
sostanze; i patti c. d. dispositivi, mediante i quali un soggetto dispone dei beni che in
futuro dovrebbe conseguire in forza dell'apertura di una successione, e i c. d. patti
rinunciativi, con cui taluno rinuncia ai diritti che potrebbe acquistare da una futura
successione. Ci detto, la declaratoria di nullit di detti contratti spesso interviene in
un momento in cui gli accordi stessi hanno gi avuto esecuzione; i rapporti pendenti,
in tal caso, vengono regolati ricorrendo all'istituto dell'indebito oggettivo (art. 2033 c.
c.), per cui le somme nel frattempo versate dovranno essere restituite al de cuius o ai
suoi eredi, andando a costituire parte integrante dell'asse ereditario.
Le forme testamentarie
Altri tipi di testamento, denominati speciali, sono redatti da un pubblico ufficiale (es.
comandante di una nave), ma, in quanto redatti in situazioni di pericolo, hanno
un'efficacia limitata nel tempo, di soli tre mesi.
E' pacificamente capace di testare chiunque abbia compiuto la maggiore et, purch
non sia stato interdetto per infermit di mente e non si trovi, anche in via transitoria,
in stato d'incapacit d'intendere e volere, al momento della redazione del testamento.
Al pari degli altri negozi giuridici, anche il testamento pu essere oggetto di un'azione
di nullit o di annullabilit.
Tali rimedi processuali sono regolati sia dalla disciplina generale dettata in materia di
contratti, nei limiti della compatibilit, sia dalle norme speciali contenute nel Libro II
del codice civile dedicato alle successioni.
Cos come pu avvenire per ogni altro documento sottoscritto dal suo autore, inoltre,
l'autenticit del testamento pu essere contestata mediante l'instaurazione di un
giudizio di disconoscimento.
Qualora un soggetto, per testamento o per legge, sia chiamato a succedere nella
totalit delle situazioni di carattere patrimoniale di pertinenza del de cuius, si parla di
successione mortis causa a titolo universale e colui che subentra nella titolarit di detti
rapporti assume la qualit di erede.
A seguito della morte di una persona fisica necessario regolare la titolarit dei
rapporti patrimoniali gi facenti capo alla stessa mediante l'apertura di una
successione.
Qualora un soggetto, per testamento o per legge, sia chiamato a succedere nella
totalit delle situazioni di carattere patrimoniale di pertinenza del de cuius, si parla di
successione mortis causa a titolo universale e colui che subentra nella titolarit di detti
rapporti assume la qualit di erede.
Peraltro, talvolta risulta difficile distinguere le due forme di successione suddette; nella
prassi, infatti, spesso la linea di demarcazione tra istituzione di erede e legato appare
assai sottile, soprattutto qualora si tenga conto del fatto che occorre attribuire
significato ad un negozio giuridico, quale il testamento, senza che l'autore di esso
possa offrire alcun ausilio all'interprete.
L'art. 588 c. c., invero, prevede che si abba successione a titolo universale sia quando
un soggetto subentra nell'universalit dei beni del de cuius, sia quando vengono
attribuiti allo stesso singoli ed individuati beni, intesi, per, dal defunto come quota
parte del suo patrimonio: in quest'ultimo caso, sussiste la c. d. institutio ex re certa.
Ogniqualvolta, invece, il conferimento al successore di beni determinati non sia
accompagnato dalla volont del testatore di collocare tale soggetto nella medesima
posizione di diritto propria del de cuius, seppure limitatamente ad una porzione
dell'asse ereditario, si verificher un'ipotesi di successione a titolo particolare.
L'accettazione dell'eredit
Il nostro codice civile, peraltro, prevede due diverse forme di accettazione dell'eredit,
a cui sono ricollegabili effetti ben distinti: si tratta dell'accettazione pura e semplice
(artt. 470 e segg. c. c.) e dell'accettazione con beneficio d'inventario (artt. 484 e segg.
c. c.).
Ogniqualvolta l'erede intenda mantenere la massa ereditaria separata dai propri beni,
dovr accettare con beneficio d'inventario, manifestando tale volont mediante
dichiarazione resa dinanzi ad un notaio o al cancelliere del tribunale del luogo in cui
stata aperta la successione. Detta dichiarazione, inoltre, dovr essere inserita nel
registro delle successioni del medesimo tribunale; essa dovr essere altres preceduta
o seguita dalla redazione di un inventario dei beni facenti parte del compendio
ereditario.
Ai sensi degli artt. 471-473 c. c., peraltro, talune categorie di soggetti, e precisamente
i minori, gli interdetti, gli emancipati, gli inabilitati e le persone giuridiche, non
Analizziamo ora pi precisamente gli effetti del beneficio d'inventario, cos come
indicati dall'art. 490 c. c.: tenuto conto della separazione esistente tra il patrimonio del
de cuius e quello personale dell'erede, quest'ultimo conserver verso l'eredit tutti i
diritti e gli obblighi che aveva in vita verso il defunto e sar tenuto al pagamento dei
debiti ereditari e dei legati non oltre il valore dei beni pervenutigli. I creditori
dell'eredit ed i legatari, inoltre, avranno la preferenza rispetto ai creditori dell'erede
per soddisfare le loro ragioni sulla massa ereditaria.
L'eredit giacente
Quando i chiamati all'eredit non sono in possesso dei beni ereditari e non hanno
ancora esercitato il diritto di accettare, occorre individuare un soggetto in grado di
amministrare adeguatamente le sostanze del de cuius, provvedendo anche a pagare i
debiti ereditari. In tal caso si dinanzi ad un'ipotesi di eredit giacente, in attesa, cio,
di essere acquistata dai successori del defunto.
Il legislatore, dunque, all'art. 528 c. c., prevede che chiunque vi abbia interesse
(chiamato successivo, legatario, creditore della massa, ecc.) possa proporre istanza al
tribunale del circondario ove si aperta la successione del de cuius perch venga
nominato un curatore dell'eredit giacente, titolare di ampi poteri volti alla gestione e
alla valorizzazione dei beni ereditari, nonch legittimato a rappresentare in giudizio
l'eredit stessa. Peraltro, fin dal 1987, la Corte di Cassazione ha precisato che
possibile richiedere la nomina del curatore dell'eredit giacente anche qualora
La rinuncia all'eredit
Colui che per testamento o per legge viene chiamato all'eredit pu disporre del
proprio diritto di accettare l'eredit stessa dichiarando di rinunciarvi con effetti
retroattivi al momento dell'apertura della successione.
Se, infine, nessuno di tali correttivi potr trovare attuazione, si ricorrer alla successiva
chiamata ex lege.
La petizione di eredit
Rinuncia all'eredit
La rinuncia disciplinata dall'art.519 c.c e presuppone la morte della persona della cui
eredit si tratta, cio l'apertura della successione. Viene effettuata generalmente
quando l'eredit gravata da debiti per non dovervi risponderne e, in tal caso, dovr
essere effettuata anche da tutti i discendenti del rinunciante. Pu essere fatta anche
per agevolare altri coeredi con un unico passaggio di propriet qualora l'eredit sia
attiva. La rinuncia non pu essere parziale, n condizionata, n a termine.
LEGGI
Artt. 519 - 527 codice civile.
COSA E'
E un atto con il quale il chiamato (lerede) dichiara di non volere acquistare leredit,
ad esempio perch i debiti del defunto sono superiori ai crediti. In questo modo egli fa
cessare gli effetti verificatisi nei suoi confronti a seguito dell'apertura della
successione e rimane, pertanto, completamente estraneo alla stessa, con la
conseguenza, tra laltro, che nessun creditore potr rivolgersi a lui per il pagamento
dei debiti ereditari.
CHI Gli eredi, il genitore o il tutore se la rinuncia viene fatta per minori, interdetti e
inabilitati: in questo caso necessaria lautorizzazione del Giudice tutelare del luogo di
residenza del minore o del tutore.
se si in possesso di beni ereditari: tre mesi dal decesso (art. 458 codice civile)
se non si in possesso dei beni ereditari: fino alla prescrizione del diritto (10 anni).
E opportuno effettuare la rinuncia prima della presentazione della denuncia di
successione o comunque prima di dividere leredit. La rinuncia pu essere ricevuta
solo dal Tribunale del luogo in cui si aperta la successione (ultimo domicilio del
defunto) o da un notaio su tutto il territorio dello Stato.
E possibile presentare una domanda unica di rinuncia per ogni grado di parentela (es.
tutti i fratelli insieme).
E inoltre importante che chi intenda rinunciare non abbia disposto cio venduto o
donato nulla di appartenenza del defunto.
COME
La dichiarazione di rinuncia:
- non deve prevedere alcuna condizione (ad esempio, non si pu dichiarare rinuncio
alleredit a condizione che Tizio venda a Caio i suoi gioielli)
- non deve prevedere alcun termine (ad esempio, non si pu dichiarare rinuncio
alleredit fino al 31.12.2013)
- non deve prevedere alcuna limitazione (ad esempio, non si pu dichiarare rinuncio
alleredit limitatamente allautovettura del defunto, ma accetto la sua casa).
Se la rinuncia viene fatta dietro corrispettivo o a favore di solo alcuni degli altri
soggetti chiamati alleredit, ci comporta leffetto contrario, ossia laccettazione
delleredit
EFFETTI
nelle successioni legittime (vedi le schede sulla successione del coniuge, deifigli, dei
parenti): se vi sono altri coeredi legittimi, la parte di colui che rinuncia viene suddivisa
equamente fra questi coeredi, salvo il diritto di rappresentazione, che fa subentrare i
discendenti nel luogo e nel grado del loro ascendente anche nel caso in cui
questultimo non vuole accettare leredit; se invece non vi sono altri coeredi legittimi,
l'eredit si devolve a coloro ai quali spetterebbe nel caso che egli mancasse;
nelle successioni testamentarie (vedi le schede sul testamento olografo,
pubblico,segreto, speciale): se vi sono altri coeredi testamentari, la parte di colui che
rinuncia viene suddivisa equamente fra questi coeredi, a meno che lo stesso defunto
non abbia disposto una sostituzione; se invece non vi sono altri coeredi testamentari,
leredit si devolve agli eredi legittimi.
IMPUGNAZIONE DELLA RINUNCIA
La rinuncia alleredit pu essere impugnata sia da parte dei creditori (art. 524 cod.
civ.), sia da parte dello stesso soggetto che ha rinunciato (art. 526 cod. civ.).
Nel primo caso, i creditori del soggetto che ha rinunciato possono farsi autorizzare dal
Tribunale ad accettare leredit in nome e luogo del loro debitore, per poter soddisfarsi
sui beni ereditari fino alla concorrenza dei loro crediti. Questo diritto dei creditori si
prescrive in cinque anni, decorrenti dalla data della dichiarazione di rinuncia.
La collazione:
CHE COS'?
La collazione latto col quale taluni soggetti che abbiano accettato leredit
conferiscono nellasse ereditario quanto hanno ricevuto dal defunto in vita per
donazione.
Oggetto della collazione sono tutte le donazioni dirette, ossia i contratti attraverso i
quali un soggetto arricchisce un altro per spirito di pura liberalit, e tutte le donazioni
indirette, cio tutti quegli atti compiuti avvalendosi di negozi che hanno una causa (in
senso giuridico) propria diversa da quella liberale, tipica della donazione diretta (ad
esempio: il pagamento delle tasse scolastiche per aiutare uno studente povero.
Questa una donazione indiretta perch utilizza uno strumento tipico diverso dalla
donazione il pagamento di debito altrui - per spirito di liberalit).
La ratio dellistituto la seguente. Se il de cuius in vita ha fatto delle donazioni ai figli
legittimi o naturali, ai loro discendenti, o al coniuge, la legge presume che il defunto,
facendo la donazione o le donazioni, non abbia voluto alterare il trattamento che egli
ha disposto per testamento o che disposto per legge (in caso di successione
legittima) ma abbia solamente attribuito a questi soggetti un acconto sulla futura
quota di eredit.
Di conseguenza, i beni donati in vita dal de cuius devono essere compresi o fatti
conferire nella massa attiva del patrimonio ereditario, per essere poi divisi tra i coeredi
in proporzione alle rispettive quote di eredit.
La collazione obbligatoria per legge salvo che il donatario ne sia stato dispensato dal
donante.
COME SI FA
La collazione si fa per gli immobili cedendo alla massa ereditaria il bene immobile
ricevuto in donazione (in questo caso avverr la risoluzione della donazione) o
attraverso la cosiddetta imputazione del valore, ossia prendendo dalla massa
ereditaria tanti beni in meno quanto il valore di quelli donati.
Per i beni mobili (ad esempio del denaro o dei gioielli), la collazione si fa solamente
attraverso il sistema dellimputazione e come parametro si utilizzer il valore che il
bene aveva al tempo dellapertura della successione.
CHI
I soggetti obbligati a conferire nella massa ereditaria i beni ricevuti in donazione sono
il coniuge, i figli o gli altri discendenti, sia che succedano al de cuius direttamente,
ovvero per rappresentazione.
Presupposto perch operi lobbligo della collazione che il donatario accetti leredit
puramente o semplicemente o con beneficio dinventario. Le persone che per legge
hanno diritto di ricevere questi conferimenti sono il coniuge, i figli e i discendenti: la
collazione, cio, ha luogo reciprocamente tra il coniuge e i discendenti, e non rispetto
agli estranei.
Patto di famiglia:
Il patto di famiglia un contratto previsto dal codice civile con il quale un soggetto
titolare di un'impresa, o che detiene alcune quote sociali, trasferisce (in tutto o in
parte) l'azienda o le quote societarie a uno o pi dei propri figli o nipoti. In pratica, il
patto di famiglia "anticipa" la successione dell'imprenditore, permettendo il "passaggio
generazionale" all'interno dell'impresa stessa e garantendone cos la continuit.
Che cosa
Persone coinvolte
Il patto di famiglia un contratto per atto pubblico (da farsi quindi innanzi al Notaio) e
necessariamente gratuito.
Allatto notarile partecipano, oltre allimprenditore e ai figli beneficiari (detti anche
assegnatari), necessariamente anche:
Il coniuge e i legittimari hanno infatti diritto a percepire, dai figli assegnatari, una
somma a titolo di liquidazione del valore delle quote di legittima (in alternativa, la
liquidazione pu avvenire in natura, ossia ricevendo alcuni beni al posto del denaro):
quanto ricevuto viene imputato alla quota di legittima. Si tratta, insomma, di un
anticipo delleredit. La liquidazione pu avvenire anche con un contratto
successivo, purch collegato al patto di famiglia e con la presenza degli stessi
partecipanti.
Quanto al contenuto del contratto, importante che il patto di famiglia specifichi se
c o meno il diritto di recesso: se manca la clausola sul diritto di recesso, per
E necessario che allo scioglimento o alla modifica partecipino tutte le persone che
avevano preso parte al primo patto di famiglia.
Patti successori
nozione
(art. 458 c.c.)
sono le convenzioni stipulate tra due o pi soggetti con cui si di dispone della propria
successione, o i patti con cui un futuro erede o legatario dispone dei diritti che gli
possono spettare su una successione non ancora aperta, o rinunzia ai medesimi
Come si vede dalla nozione per patti successori possiamo indicare genericamente
tutte quelle convenzioni in base alle quali si dispone di diritti derivanti da future
successioni; avendo chiarito questo concetto, ci chiediamo se sia possibile disporre in
qualche modo dei diritti relativi ad una futura successione, se, in altre parole, sono
ammissibili i patti successori.
Potremmo pensare, infatti, che se prima della morte il futuro chiamato all'eredit non
ha alcun diritto sul patrimonio del defunto, nulla gli vieterebbe di stipulare un accordo
con lui quando era ancora in vita.
A guardare bene, per, una tale situazione creerebbe non pochi problemi, sia perch si
tratterebbe di accordi che diverrebbero efficaci dopo la morte di uno dei contraenti, sia
perch il de cuius perderebbe quella libert di testare che la legge riconosce ad
ognuno sino al momento della morte.
per questi motivi l'articolo 458 del codice civile stabilisce la nullit dei patti successori
Patti istitutivi quando per contratto ci si impegna a disporre del proprio patrimonio
dopo la morte a favore di una determinata persona (esempio: mi accordo con Tizio a
lasciargli la mia eredit)
Patti dispositivi quando si dispone di diritti che possono pervenire al soggetto da una
futura successione (esempio: mi accordo con Tizio a vendergli l'eredit che mi
perverr quando sar morta mia nonna)
Patti rinunciativi quando si rinuncia a successioni non ancora aperte (esempio: mi
accordo con Tizio a rinunciare alla eredit di mia nonna prima ancora che essa sia
morta).
Sono vietate anche le donazioni mortis causa, cio le donazioni in cui la morte
costituisce la causa dell'attribuzione. Proprio riguardo a queste donazioni si pongono i
problemi per verificare se, pur essendo qualificate donazioni, violano il divieto dei patti
successori.
Donazione mortis causa subordinata alla condizione sospensiva della premorienza del
donante (se morir prima di te questa casa sar tua); questa ipotesi molto
controversa.
Si ritiene, infatti, la donazione valida se fatta contrattualmente, e ci perch
l'avverarsi della condizione con efficacia retroattiva renderebbe l'atto stipulato e inter
vivos e non mortis causa. Altri autori, invece, ritengono nulla la donazione perch
violerebbe in ogni caso il divieto di patti successori. valida, invece, una donazione di
tale specie se sottoposta a condizione risolutiva ( ti dono la mia casa, ma se morirai
prima di me questa casa rientrer del mio patrimonio).
Si ritengono validi i contratti con i quali si dispone del diritto di usufrutto a far tempo
dalla morte del soggetto titolare ed, ancora, si ritiene valido il vitalizio con il quale il
genitore dispone dei propri beni a favore di un figlio che si obblighi a corrispondere ai
suoi fratelli una somma di denaro al momento dell'apertura della successione in
sostituzione della loro quota di legittima.
L'art. 768 sexies cod.civ. (intitolato "rapporti con i terzi", per tali intendendosi i
soggetti non partecipanti al patto di famiglia) disciplina la fase, cronologicamente
susseguente alla stipulazione del patto di famiglia, dell'apertura della successione
dell'imprenditore (o di colui che ha disposto di tutte o di parte delle proprie
partecipazioni sociali). Ci con specifico riferimento all'eventualit in cui il novero dei
legittimari, ormai definitivamente determinato per effetto del venir meno del
disponente, sia variato rispetto ai partecipanti al patto di famiglia. A tal fine,
all'apertura della successione, "il coniuge e gli altri legittimari che non abbiano
partecipato al contratto possono chiedere ai beneficiari del contratto stesso il
pagamento della somma prevista dal II comma dell'art. 768 quater cod.civ. ,
aumentata degli interessi legali".
Quanto ai riferimenti soggettivi di cui alla norma in esame (chi deve liquidare chi?), si
impone una prima riflessione. In astratto l'espressione adoperata dal legislatore si
presterebbe ad essere interpretata anche nel senso di legittimare l'originaria
stipulazione di un patto che non comprendesse tra le parti tutti coloro che in quel
momento avessero rivestito la qualit di potenziali legittimari dell'imprenditore. Si
tratta di argomento letterale estremamente debole, contrastato da ben altri ed assai
pi solidi argomenti di carattere sistematico e sostanziale, come si avr modo di
illustrare in sede di analisi dei vizi invalidanti dai quali pu essere colpito il patto e
dell'elemento causale che lo contraddistingue.
Circa l'individuazione di coloro cui posto a carico l'obbligo liquidatorio e di coloro cui
esso profitta, d'uopo svolgere una serie di riflessioni pratiche. La Relazione alla
proposta di legge indica in maniera assolutamente generica che il relativo diritto
"potr essere esercitato nei confronti del solo assegnatario dell'azienda nel caso in cui
non vi sia stata liquidazione in favore degli altri legittimari partecipanti al contratto,
ovvero nei confronti dei (o anche dei) legittimari partecipanti che abbiano ricevuto la
liquidazione...".
1) E' stato fatto l'esempio nota1 del figlio dell'imprenditore, non assegnatario
dell'azienda, che, avendo partecipato al contratto di cui all'art.768 bis cod.civ. , abbia
a rinunziare all'eredit del disponente senza peraltro avere discendenti, di modo che
non operi la rappresentazione. Non occorrerebbe in tale eventualit apportare alcuna
modificazione al patto. Non si produrrebbe, in particolare, alcun effetto incrementativo
della parte attribuita agli altri legittimari, nonostante il principio della quota mobile. Il
tenore testuale della legge, attributiva di un diritto di credito soltanto a chi tra i
legittimari (ormai definitivamente tali a cagione dell'apertura della successione) non
avesse preso parte alla negoziazione, osterebbe alla produzione di un siffatto effetto.
E' stato icasticamente rilevato nota2 come la non rivedibilit del patto di famiglia
(volto alla definizione immediata dei futuri assetti successori tra i contraenti,
quantomeno limitatamente ai cespiti dedotti) affondi le radici proprio nella natura di
patto successorio anche di tipo rinunziativo che va riconosciuta alla complessa
negoziazione.
2) Una variante rispetto all'ipotesi appena esaminata costituita dalla situazione nella
quale, in esito alla rinunzia all'eredit del figlio dell'imprenditore partecipe del patto e
non assegnatario, succedano per rappresentazione uno o pi discendenti. In tal caso si
manifesterebbe l'esistenza di altri legittimari che non hanno partecipato al contratto.
Se ne inferito che i discendenti di costui (cio del figlio partecipe del patto che abbia
rinunziato all'eredit): a) possano richiedere al proprio genitore la somma gi
percepita in sede di stipulazione del patto di famiglia; b) possano domandare la
somma all'assegnatario dell'azienda quando il loro genitore avesse espresso un
intento semplicemente abdicativo in sede di patto di famiglia; c) possano instare per
una richiesta composita (parte al genitore, parte all'assegnatario dell'azienda) quando
la rinunzia intervenuta in parte nota3. Questa opinione, a prescindere dalle notevoli
difficolt pratiche che implicherebbe, non pu essere condivisa. E' proprio la
considerazione dell'elemento causale del patto di famiglia, come sopra evidenziato, a
impedire una siffatta interpretazione. Se esso destinato a conferire sicurezza ed a far
venir meno l'aleatoriet della successione con riferimento all'azienda, ben misera
certezza si avrebbe quando l'intero impianto delle attribuzioni fosse appeso al filo delle
emergenze scaturenti dall'operativit della delazione jure rapresentationis. Un
argomento valga su tutti: forse che non sarebbe possibile sostenere, magari a distanza
di tempo, che nell'accettazione da parte del genitore di una determinata somma di
denaro in sede di conclusione di patto di famiglia non sia implicita una rinunzia
parziale ai diritti sull'azienda? Pare evidente che, ove la stipulazione fosse atta ad
essere posta in discussione nell'equilibrio delle assegnazioni anche a distanza di
tempo (a causa dell'imprescrutabile ed imprevedibile eventualit di una futura rinunzia
all'eredit da parte del discendente dell'imprenditore), sarebbe smarrita ogni utilit
pratica della stessa. Si aggiunga che, ogniqualvolta il figlio dell'imprenditore gi
avesse prole al tempo del perfezionamento del patto di famiglia, a rigore si
imporrebbe la partecipazione dei figli di costui nota4 al patto ai sensi dell'art. 768
quater cod.civ. ("tutti coloro che sarebbero legittimari...."). Ad imporlo sarebbe la
natura retroattiva (art. 521 cod.civ. ) dell'eliminazione della delazione ereditaria che
segue alla rinunzia (del discendente dell'imprenditore). E' giocoforza, al contrario,
ipotizzare che la presenza al patto del discendente dell'imprenditore esaurisca, con
riferimento ovviamente ai soli cespiti dedotti nel contratto, ogni ulteriore possibilit di
mettere in dubbio le attribuzioni oggetto del patto di famiglia, annettendosi alla
locuzione "altri legittimari che non abbiano partecipato al contratto" un significato
restrittivo.
eredi del coniuge predefunto (quando coincidessero con i beneficiari del contratto)
abbia a corrispondergli la somma in proporzione a quanto da ciascuno ereditato?
dottrinaria in merito, certo che la revocabilit del testamento frutto della sua
particolare natura di atto di ultima volont.
Come si vede non possibile rinunciare a tale facolt, anche se lo avesse dichiarato lo
stesso testatore.
punto elenco
Espressa;
punto elenco
Tacita;
punto elenco
Presunta.
Cominciamo dalla prima.
revoca espressa
( art. 680 c.c.)
Nel caso ci ripensasse, per, potr sempre nelle stesse forme revocare la revoca gi
effettuata;
in tal caso rivivranno le disposizioni revocate ( art. 681 c.c.) .
revoca tacita
( art. 682 c.c.)
revoca presunta
( art. 682 c.c.)
Chiudiamo l'argomento parlando della revocazione di diritto o caducit ( art. 687 c.c.).
sopravvenienza di figli
Il precedente testamento revocato quando
la capacit di succedere
La capacit di succedere lidoneit di una persona fisica a poter diventare erede di
una persona defunta. Questa capacit regolata dallart. 462 cod. civ..
Per essere idonei a ricevere uneredit non serve essere maggiorenni, n essere
capaci di intendere e di volere (vedi le schede su Interdizione e Inabilitazione), n
avere altre caratteristiche particolari. Per essere capaci di succedere infatti
sufficiente essere viventi al momento della morte della persona in questione: basta
essere nati o persino solo concepiti.
Questultimo aspetto assai delicato: per quanto riguarda le persone nate dopo la
morte del defunto, la legge presume che esse in quel momento fossero gi concepite
quando non trascorrono pi di 300 giorni fra il decesso e la nascita. E comunque una
presunzione (che la conseguenza che si trae da un fatto noto per risalire ad un fatto
ignorato) che ammette la prova contraria.
La legge prevede poi un caso eccezionale, in cui la capacit di succedere
riconosciuta anche a una persona non solo non ancora nata, ma addirittura non ancora
concepita (art. 462, 3 comma, cod. civ.). Il caso quello di una successione
testamentaria: una persona pu fare testamento a favore del figlio di una certa altra
persona e questo figlio potr ricevere leredit anche non ancora concepito al
momento della morte del testatore, a patto che il suo genitore sia vivente.
Lart. 462 cod. civ. si riferisce solo alle persone fisiche e non parla della capacit di
succedere delle persone giuridiche: tuttavia pacifico che anche queste (societ,
fondazioni, associazioni, ecc.) possano essere idonee a ricevere, per testamento,
leredit di una persona defunta.
Lo stesso principio vale nel caso di successione testamentaria, ma solo nel caso in cui
il defunto non abbia previsto alcuna diversa destinazione dei beni. Si pensi, ad
esempio, a queste due situazioni.
Nel primo caso, il soggetto E (Enrico) fa testamento, lasciando tutti i suoi averi
allamico F (Fabrizio); nel testamento, tuttavia, E (Enrico) non dispone alcunch per
lipotesi in cui F (Fabrizio) muoia prima di lui. Immaginiamo ora che F (Fabrizio) abbia
due figli, G (Giulia) e I (Ivano). Se F (Fabrizio) effettivamente muore prima dellamico E
(Enrico), a seguito della morte di E (Enrico) si aprir il relativo testamento: per effetto
della rappresentazione, il posto di F (Fabrizio) sar preso da G (Giulia) e I (Ivano).
Leredit di E (Enrico) sar quindi devoluta a G (Giulia) e a I (Ivano).
Nel secondo caso, il soggetto E (Enrico) fa testamento, lasciando tutti i suoi averi
allamico F (Fabrizio); nel testamento, per, E (Enrico) dispone che, nel caso in cui F
(Fabrizio) muoia prima di lui o non voglia accettare leredit, il suo erede sar laltro
amico L (Luigi). Si immagini ora che effettivamente F (Fabrizio) muoia prima di E
(Enrico), mentre L (Luigi) sopravviva ad E (Enrico). In questo caso, avendo E (Enrico)
espressamente previsto questa eventualit e avendo nominato L (Luigi), non operer
la rappresentazione a favore dei figli di F (Fabrizio). G (Giulia) e di I (Ivano) non
erediteranno alcunch e lunico erede di E (Enrico) sar L (Luigi).
Di conseguenza sono capaci succedere tutti coloro che sono nati (vivi) al momento
dell'apertura della successione e che siano ancora viventi.
Sin qui non vi sarebbe nulla di speciale proprio per la perfetta coincidenza tra la
capacit di succedere e la capacit giuridica.
L'articolo 462 del codice civile, per, indica come capaci succedere anche " i concepiti
" al tempo dell'apertura della successione e, in caso successione testamentaria, hanno
capacit succedere anche i figli, sia legittimi che naturali di una determinata persona
vivente al momento all'apertura della successione non ancora concepiti.
Dobbiamo quindi distinguere la successione legittima da quella testamentaria;
per quella legittima sono capaci di succedere tutti coloro che sono vivi al momento
dell'apertura della successione ( e che quindi hanno capacit giuridica), ma anche
quelli che non sono ancora nati, ma sono stati comune concepiti; se quindi muore il
padre, successori saranno, oltre la moglie, i figli gi nati, ma anche quello o quelli
concepiti.
Non sfugge che per questi periodi di tempo (anche molto lunghi nel caso di figli non
concepiti) bisogna provvedere per il patrimonio defunto privo di titolare.
Nel caso di figli gi concepiti l'articolo 643 del codice civile affida al padre
l'amministrazione del patrimonio e in mancanza di questo, alla madre.
Se invece sono chiamati figli non ancora concepiti l'amministrazione spetta a coloro
che diverrebbero eredi nel caso in cui i nascituri chiamati non dovessero venire ad
esistenza.
Anche gli enti non riconosciuti possono succedere senza bisogno di trasformarsi in enti
riconosciuti, grazie alla abrogazione del primo comma dell'articolo 600 del codice
civile che imponeva tale trasformazione a pena di inefficacia delle disposizioni
testamentarie che li riguardavano.
Rimanendo nellambito civile, opportuno ricordare che per permettere agli eredi di
accettare o rinunciare alleredit occorre, in primo luogo, individuare gli eredi stessi.
Si pu anche dire che possono esserci delle gerarchie tra gli eredi, le quali
concorrono a formare una classifica degli eredi, nella quale si distingue tra primi
chiamati (cio i primi aventi diritto ad accettare leredit) e i secondi chiamati, (cio
coloro che subentrano nel diritto di accettare leredit se i primi chiamati decidono di
non accettare leredit). Tra tutti gli eredi opportuno sottolineare la categoria degli
eredi legittimari (legittimari), i quali per il loro legame con il defunto (es. figli,
coniuge, genitori) hanno il diritto di avere una quota di eredit del defunto, la loro
particolare posizione ereditaria non incide (tanto) sul momento dellaccettazione
delleredit, ma incide sul calcolo della loro quota ereditaria e (di conseguenza) incide
sulla quantificazione delle quote degli altri eredi.
Identico discorso deve farsi in ambito tributario, per l'identificazione del soggetto
titolare di imposta
L'erede anche se ha il diritto di decidere se accettare o meno l'eredit non deve per
forza compiere una scelta immediata, ma pu rimanere inerte prendendosi il tempo
che ritiene opportuno per decidere (fino al decorso del termine prescrizionale del
diritto di accettare l'eredit), pu decidere rinunciare (espressamente) all'eredit e se
decide di accettare il legislatore offre all'erede varie soluzioni (accettazione pura e
semplice, con il beneficio di inventario, espressa o tacita. Ricapitolando l'erede:
pu rimanere inerte (non accettare e non rinunciare, fino al decorso della prescrizione
del diritto di accettare l'eredit)
pu rinunciare all'eredit,
pu accettare l'eredit (puramente e semplicemente) in modo espresso (con un atto
formale),
pu accettare l'eredit (puramente e semplicemente) in modo tacito (senza un atto
formale), ma compiendo un diverso atto che non potrebbe compiere se non nella sua
qualit di erede,
pu accettare (in modo espresso) l'eredit con il beneficio di inventario.
L'erede pu, come gi detto rimanere inerte (non accettare e non rinunciare) ovvio
che il legislatore non vede di buon occhio queste situazioni di incertezza e ha previsto
un termine di prescrizione del diritto di accettare l'eredit e l'actio interrogatoria (che
analizzeremo in seguito).
Accettazione espressa
Passando a descrivere i vari tipi di accettazione, si pu osservare che l'accettazione
pu essere espressa. Laccettazione espressa (art. 474 c.c. e 475 c.c.) un negozio
giuridico (unilaterale) di contenuto patrimoniale, con il quale il dichiarante (erede)
manifesta la volont di acquistare (diventare titolare) della complessa posizione
giuridica che gli stata messa a sua disposizione con lapertura della successione,
acquisendo, cos, il titolo di erede.
Accettazione tacita
Accettazione tacita. Pi interessante e problematica laccettazione tacita delleredit
(ex art. 476 c.c.), che pu derivare da una attivit compiuta dellerede, il quale
diventa erede (non manifestando in modo espresso la volont di accettare l'eredit)
ma diventa erede in modo tacito o "indiretto" compiendo, cio, un (qualsiasi) atto di
disposizione incompatibile con la volont di rinunciare alleredit e che non avrebbe
avuto diritto di fare se non nella qualit di erede.
Infatti, con laccettazione pura e semplice si verifica la confusione del patrimonio del
defunto con quello dellerede; lerede sar chiamato a rispondere personalmente dei
debiti anche ultra hereditatis, (cio lerede sar responsabile dei debiti ereditari con
tutto il suo patrimonio, anche oltre il valore dei beni ereditari ricevuti con leredit). I
creditori ereditari potranno aggredire anche beni presenti nel patrimonio dellerede e
non presenti nel patrimonio del defunto.
I minori, gli interdetti, gli inabilitati e gli emancipati prima di accettare devono farsi
autorizzare dall'autorit giudiziaria (in mancanza di autorizzazione l'accettazione
annullabile), si tratta di una autorizzazione diretta ad accettare l'eredit, diversa
l'autorizzazione necessaria per disporre di un bene ereditario quando l'eredit
stata accettata con il beneficio, quest'ultima autorizzazione serve per evitare di
decadere dai vantaggi derivanti dal beneficio d'inventario.
Lerede che ha deciso di accettare leredit con il beneficio di inventario, per non
perdere il vantaggio derivante dal beneficio, deve sottostare a specifiche regole e
termini (es. redigere linventario dei beni) e deve anche ottenere specifiche
autorizzazioni se intende disporre di detti beni, pena la perdita del beneficio di
inventario, lerede se decade dal beneficio di inventario diventa erede puto e
semplice. In un caso peculiare, la Cassazione ha stabilito che la demolizione dell'auto
del defunto caduta in successione e irreparabilmente danneggiata non richiede
autorizzazioni trattandosi di attivit che non rientra nell'ambito dell'alienazione per la
quale prevista una speciale autorizzazione giudiziale al fine di non decadere dal
beneficio di inventario (Cass. civ. sez. II, del 25 ottobre 2013 n. 24171)
Actio interrogatoria
Actio interrogatoria. Se qualcuno non intende aspettare i dieci anni (del termine di
prescrizione) per sapere se un dato soggetto decide di accettare o meno l'eredit, il
codice con l'art. 481 c.c. riconosce il diritto di far fissare un termine pi breve entro
cui il chiamato deve decidere se accettare o rifiutare leredit; decorso il termine, se il
chiamato rimane ancora inerte, perde il diritto di accettare leredit. Lactio
interrogatoria tutela i chiamati ulteriori e i creditori del de cuius (durante il termine di
prescrizione) nellipotesi in cui il primo chiamato rimane inerte e non si decida ad
accettare leredit.
Il procedimento per fissare il termine regolato dallart. 749 cpc, contro lordinanza
del giudice monocratico possibile presentare reclamo ex art. 739 cpc al Tribunale il
quale provvede con ordinanza non impugnabile. Il termine ex art. 481 c.c. non pu
essere fissato dufficio dal giudice, ma richiede sempre una apposita istanza di parte.
La tutela che lordinamento riconosce a tali soggetti consiste, in via generale, nella
riserva di una quota delleredit. Tale esigenza di tutela dettata dalla necessit di
contemperare, da un lato, la libert di ciascuno di donare nel corso della vita i propri
beni a propria discrezione o di disporne per il periodo successivo alla morte nel modo
ritenuto pi opportuno, e dall'altro lato le aspettative dei congiunti pi stretti a non
essere integralmente preclusi dal conseguire almeno una quota del complesso dei beni
ereditari.
Le norme che predispongono la tutela in favore degli eredi necessari, dall'articolo 536
allarticolo 564 del codice civile si pongono come limite sia della libert testamentaria
che della libert di donare, potendo la quota riservata risultare lesa tanto da
disposizioni testamentarie quanto da donazioni elargite in vita dal defunto. Per questo
se il contesto di elezione della disciplina concernente la tutela dei diritti dei legittimari
di norma la successione testamentaria, tale disciplina pu trovare applicazione
anche nell'ambito della successione legittima (ossia della successione che opera in
mancanza di testamento e in base alle disposizioni di legge), purch preceduta da atti
di liberalit inter vivos.
Quando all'apertura della successione risultano presenti gli eredi necessari menzionati
al gi citato articolo 536 del codice civile il patrimonio ereditario si divide idealmente
in due parti:
la quota definita di legittima, che costituisce una frazione determinata secondo i
criteri di cui oltre e che riservata agli eredi necessari;
la quota definita disponibile della quale il defunto poteva liberamente disporre per
testamento o atto di liberalit.
La quota di legittima non fissa ma variabile in ragione del numero degli eredi
necessari presenti all'apertura della successione. Procedendo nellordine del codice, se
il defunto lascia un figlio solo (articolo 537), legittimo o naturale, a questi riservata la
met del patrimonio. Se i figli sono pi loro riservata la quota di due terzi del
patrimonio, da dividersi in parti uguali tra tutti i figli, legittimi e naturali. Se chi muore
non lascia figli legittimi, n naturali, ma ascendenti legittimi a favore di questi
riservato un terzo del patrimonio (articolo 538). Se tuttavia gli ascendenti concorrono
con il coniuge superstite, a questultimo riservata la met del patrimonio e agli
ascendenti un quarto (articolo 544). Peraltro, se chi muore lascia, oltre al coniuge, un
solo figlio legittimo o naturale a questultimo riservato un terzo del patrimonio e un
altro terzo riservato al coniuge. Qualora i figli, legittimi o naturali siano pi di uno, ad
essi riservata la met del patrimonio e al coniuge spetta un quarto del patrimonio
del defunto (articolo 542). Una particolare tutela riconosciuta dall'articolo 540 al
coniuge del defunto, il quale, oltre a vedersi riconoscere una quota di legittima pari a
met del patrimonio (in mancanza di figli), si vede attribuire, anche qualora concorra
con altri chiamati, il diritto di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare e di
uso sui mobili che la corredano, se di propriet del defunto o comune.
Gli eredi necessari hanno il diritto di ottenere la propria quota in natura e il testatore, a
norma dellarticolo 549, non pu imporre pesi (ad esempio un onere, ex articolo 647,
cio una specifica prestazione di dare, fare o non fare imposta all'erede) o condizioni
(la previsione, ex articolo 633, di un fatto al verificarsi del quale listituzione ad erede
acquisti efficacia ovvero la perda).
Qualora, una volta determinata la quota di riserva dellasse ereditario nei modi
analiticamente descritti nel seguente paragrafo (COME SI FA) il defunto abbia disposto
dei propri beni con atti di liberalit tra vivi ovvero con testamento in modo da ledere i
diritti degli eredi necessari, questi possono ottenere tutela per i propri diritti attraverso
specifici rimedi o azioni. Importante rimedio costituito dall'azione di riduzione. Con
questa azione lerede necessario che abbia ricevuto meno di quanto la legge gli
riconosce in ragione del contenuto delle disposizioni testamentarie, ovvero in ragione
delloperare dei meccanismi della successione secondo la legge a causa di donazioni
precedentemente compiute dal defunto, mira a conseguire una pronuncia con cui il
Giudice dichiari linefficacia relativa della disposizione impugnata o dellatto di
donazione.
La lesione della quota di legittima non incide sulla validit del testamento, il quale
comunque perfettamente valido e trova piena applicazione qualora gli eredi necessari
rinuncino a far valere i loro diritti o manchino di farli valere entro il termine
prescrizionale di dieci anni (articolo 2946 del codice civile).
COME SI FA
Per stabilire se nell'esercizio della libert di disporre dei propri beni il defunto abbia,
con donazioni effettuate in vita ovvero con disposizioni testamentarie, leso i diritti
spettanti a qualcuno degli eredi necessari occorre innanzitutto calcolare lentit del
patrimonio al momento dellapertura della successione. Si tratta di unoperazione
meramente contabile, definita riunione fittizia, regolata dall'articolo 556 del codice
civile.
Nel computo va incluso il valore dei beni che appartenevano al defunto al tempo
dellapertura della successione e vanno detratti i debiti. Si aggiunge poi al risultato il
valore dei beni di cui il testatore abbia eventualmente disposto in vita a titolo di
donazione. Per espresso rinvio della norma, tale valore viene determinato in base ai
criteri stabiliti dagli articoli da 747 a 750, cio dalle disposizioni in materia di
collazione.
Giova qui richiamare lattenzione sul fatto che la riunione fittizia richiama la disciplina
della collazione ai soli fini di determinazione del valore dei beni oggetto di donazione,
ma che i due istituti hanno struttura e funzioni distinte.
La riunione fittizia opera su un piano puramente contabile e ha la funzione di accertare
se il defunto, donando in vita i propri beni, abbia pregiudicato i diritti degli eredi
necessari. La collazione opera strumentalmente alla divisione ereditaria, consentendo
di imputare al patrimonio del defunto le donazioni di cui il coniuge, i figli legittimi,
naturali e loro discendenti legittimi e naturali abbiano goduto (secondo larticolo 737
del codice civile).
Sul valore totale ottenuto in seguito di riunione fittizia si calcola la quota di cui il
testatore poteva disporre, in base alle norme degli articoli da 537 a 544 e quindi,
correlativamente, la quota di riserva.
Qualora risulti che il testatore abbia leso la quota di riserva, ciascun erede necessario
pu ricorrere ad uno specifico rimedio predisposto dall'ordinamento, denominato
azione di riduzione. Si tratta di unazione che deve essere proposta al giudice, al fine
di ottenere una pronuncia di inefficacia della disposizione impugnata, sia essa una
disposizione testamentaria o una donazione, eccedente la quota di cui il testatore
poteva disporre. Il legittimario deve agire in primo luogo per la riduzione delle quote
spettanti ad eredi e legati; se ci non sufficiente potr agire per la riduzione delle
donazioni (secondo quanto disposto dall'articolo 555, comma 2).
Se il Giudice accoglie la domanda di riduzione accerta il diritto dellerede necessario,
nonch la lesione della quota di riserva. Dichiara quindi linefficacia relativa della
disposizione impugnata concernente il bene immobile cui consegue, quale effetto
costitutivo della pronuncia giudiziale, lobbligo per il beneficiario di restituire tale bene
(articolo 560). Il bene va restituito libero da ogni peso o ipoteca di cui il beneficiario o
il donatario lo abbia gravato (articolo 561).
Qualora poi il bene oggetto di donazione lesiva della quota legittima sia stato alienato
dal donatario ad un terzo, lerede necessario che abbia agito con successo per la
riduzione dovr prima escutere i beni del donatario. In caso di esito infruttuoso lerede
necessario potr chiedere la restituzione dellimmobile direttamente al terzo (articolo
563).
CHI
Sono previsti dal codice civile come eredi necessari il coniuge, i figli legittimi (ai quali
sono equiparati i legittimati e gli adottivi) i figli naturali (riconosciuti o dichiarati
giudizialmente), gli ascendenti legittimi (articolo 536).
In concreto all'apertura della successione pu verificarsi la presenza di un solo erede
necessario del defunto, appartenente ad una delle categorie sopra menzionate, ovvero
il concorso di una pluralit di eredi necessari appartenenti ad ununica o a diverse
categorie. Il codice prende in considerazione le diverse possibili ipotesi, stabilendo, per
ciascuna di esse, un diverso criterio di determinazione dellammontare della quota
totale della legittima, nonch uno specifico criterio di ripartizione di detta quota fra gli
eredi necessari concorrenti. Di seguito lelenco completo:
il defunto lascia un figlio solo, legittimo o naturale (articolo 537, comma 1): a questi
riservata la met del patrimonio;
il defunto lascia pi figli (articolo 537, comma 2): a loro riservata la quota di due
terzi del patrimonio, da dividersi in parti uguali tra tutti i figli, legittimi e naturali;
il defunto lascia solo ascendenti legittimi (articolo 538): a favore di questi riservato
un terzo del patrimonio;
Accettazione dell'eredit
Aggiornato
Chi chiamato all'eredit (l'erede) di un defunto pu acquisirla solo mediante la
cosiddetta "accettazione", che pu essere espressa o tacita (art. 474 cod. civ.). A
prescindere dalla forma con cui si manifesta l'accettazione (esplicita o implicita),
quest'ultima ha un effetto retroattivo: ci significa che gli effetti dell'accettazione
iniziano a decorrere non dal momento dell'accettazione in s considerata, ma
risalgono al momento della morte del defunto, ossia all'apertura della successione
(art. 459 cod. civ.). In questo modo, il nostro ordinamento garantisce la continuit
nella titolarit e nella gestione dei beni e dei diritti che fanno parte dell'eredit (c.d.
"asse ereditario"): con l'effetto retroattivo dell'accettazione si elimina infatti
l'incertezza giuridica relativa al periodo intercorrente fra la data della morte del
defunto (ossia la data in cui i beni e i diritti hanno - per cos dire - "perso il loro
titolare") e la data dell'accettazione della persona chiamata all'eredit (ossia la data in
cui l'asse ereditario "riacquista un titolare", appunto l'erede).
>Che cosa
>Come si tutela lasse ereditario in attesa dellaccettazione
>Come si fa unaccettazione espressa
>Come si fa unaccettazione tacita
>Cos, in generale, laccettazione pura e semplice
>Cos, in generale, laccettazione con beneficio dinventario
>Entro quando va fatta laccettazione?
Che cosa
- esercitare le azioni legali a tutela del possesso dei beni ereditari (azioni possessorie),
senza che sia peraltro necessario che il chiamato alleredit abbia materialmente la
disponibilit di tali beni;
- utilizzare gli strumenti processuali diretti alla conservazione del patrimonio (atti
conservativi), come ad esempio la richiesta di un sequestro conservativo contro i
debitori del defunto (che appunto si attiva quando c il timore di perdere la garanzia
ad es.: un bene del proprio credito);
- compiere atti di vigilanza (ad esempio, lispezione dei registri, linventario entro 3
mesi dalla morte del defunto)
Inoltre il chiamato alleredit pu farsi autorizzare dal giudice competente richiedendo un apposito decreto di autorizzazione al Tribunale del luogo di apertura
della successione - a vendere i beni che non si possono conservare o la cui
conservazione importa un considerevole costo. Se lerede vende i beni ereditari senza
aver prima ottenuto lautorizzazione del Tribunale, si ritiene che lo stesso abbia
effettuato unaccettazione (implicita) delleredit pura e semplice.
Secondo lart. 476 cod. civ., il chiamato all'eredit accetta tacitamente leredit stessa
quando compie un atto che presuppone necessariamente la sua volont di accettare e
che non avrebbe il diritto di fare se non nella qualit di erede.
Affinch ci sia accettazione tacita si richiede che il chiamato compia latto (si pensi alla
vendita) volontariamente e con consapevolezza che tale atto incide sui beni dellasse
ereditario, ma non necessario che il chiamato sia anche consapevole che in tal modo
egli sta accettando implicitamente leredit.
Sono esempi di accettazione tacita: dare procura a un terzo per la vendita di un bene
ereditario, lavvio di una causa giudiziale volta ad ottenere la divisione ereditaria,
leffettuazione della voltura catastale su un bene immobile appartenente allasse
ereditario, ecc.
se il chiamato alleredit dona, vende o anche solo cede (ad esempio con un contratto
preliminare) i suoi diritti di successione a un terzo estraneo o a tutti gli altri chiamati o
ad alcuno di questi ultimi.
se il chiamato alleredit rinuncia ai diritti di successione dietro corrispettivo o a favore
di alcuni (ma non di tutti) gli altri chiamati.
Secondo lart. 480 cod. civ., il diritto di accettare l'eredit si prescrive in dieci anni dal
giorno della morte del defunto; in pratica decorsi 10 anni si perde il diritto di accettare
e si perde ogni diritto sull'asse ereditario, che si devolve secondo le regole stabilite per
legge.
Tuttavia, il termine pu essere abbreviato in due modi:
A partire dal 20 settembre 2013, prima di avviare una causa relativa ad una
successione ereditaria necessario dar corso a un procedimento di mediazione
innanzi a un organismo riconosciuto dal Ministero della Giustizia, con lassistenza di un
avvocato. Se la mediazione non viene esperita e la causa viene avviata ugualmente,
entro la prima udienza il Giudice pu rilevare la non procedibilit della causa
giudiziale. La non procedibilit pu essere fatta valere anche dalla controparte (ossia
dal c.d. convenuto), sia pure entro un preciso termine di decadenza.
Beneficio d'inventario
Aggiornato
Chi chiamato all'eredit di un defunto pu accettarla puramente e semplicemente
oppure con beneficio d'inventario (art. 470 cod. civ.). Se si accetta con beneficio
d'inventario, il patrimonio del defunto resta distinto dal patrimonio dell'erede. L'erede
sar pertanto tenuto a pagare i debiti del defunto solo nei limiti dell'attivo della massa
ereditaria (cio i beni e dei diritti che appartenevano al defunto). In alcuni casi,
l'accettazione con beneficio d'inventario non facoltativa, ma obbligatoria. I termini
per fare l'inventario devono essere rispettati: in mancanza, l'erede decade dal
beneficio d'inventario (ossia viene considerato erede puro e semplice) e, in alcuni casi,
pu persino perdere lo stesso diritto di accettare l'eredit.
>Che cosa
>Entro quando va fatto linventario
>Effetti del beneficio dinventario e amministrazione dei beni ereditari
>Liquidazione delleredit
>Rilascio dei beni ai creditori
>La mediazione obbligatoria nelle cause successorie dal 20 settembre 2013
Che cosa
Se il soggetto chiamato alleredit nel possesso di beni ereditari (si noti: anche di un
solo bene), linventario va fatto entro 3 mesi dalla morte del defunto o dalla notizia
della devoluta eredit (il termine prorogabile per altri 3 mesi con apposita richiesta
al Tribunale). Una volta fatto linventario, se il chiamato alleredit che non ha ancora
fatto la dichiarazione di accettazione o di rinuncia, deve farla nei 40 giorni successivi.
Se il soggetto chiamato alleredit non nel possesso di alcun bene ereditario, si
distingue ulteriormente:
se il chiamato alleredit fa prima la dichiarazione di accettazione (e pu farla di
norma entro 10 anni dalla morte del defunto), deve compiere linventario entro 3 mesi
dalla dichiarazione (anche in questo caso, il termine prorogabile per altri 3 mesi con
apposita richiesta al Tribunale);
se il chiamato fa linventario prima della dichiarazione di accettazione, deve poi fare la
dichiarazione stessa di accettazione o di rinuncia nei 40 giorni successivi (in
mancanza, il chiamato perde il diritto di accettare leredit);
se qualcuno ha chiesto al Giudice di fissare un termine giudiziale per laccettazione da
parte del chiamato alleredit, il chiamato deve fare linventario entro tale termine
(prorogabile su istanza al Tribunale).
Leffetto del beneficio dinventario consiste nel tener distinto il patrimonio del defunto
da quello dellerede (art. 490 cod. civ.).
Di conseguenza:
1) lerede conserva verso leredit tutti i diritti e tutti gli obblighi che aveva verso il
defunto, tranne quelli che si sono estinti per effetto della morte (ad es., lerede era
nudo proprietario - ossia senza il godimento - di un bene immobile di cui il defunto era
usufruttuario, questo diritto di usufrutto - ossia il diritto di usare e godere di un bene di
cui non si proprietario - si estingue con la morte e lerede diventa pieno
proprietario);
2) lerede non obbligato al pagamento dei debiti ereditari oltre il valore dei beni
ereditati;
Liquidazione delleredit
I creditori del defunto possono opporsi allamministrazione dei beni ereditari da parte
dellerede. In tal caso lerede non pu provvedere ai pagamenti, ma deve avviare un
procedimento detto liquidazione.
In sintesi, entro e non oltre un mese dalla notificazione dellopposizione, lerede deve
rivolgersi a un Notaio e inviare ai creditori una raccomandata con linvito a presentare,
entro 30 giorni, le dichiarazioni di credito.
con questo istituto i creditori e i legatari del de cuius acquistano un titolo di preferenza
sui beni del suo patrimonio rispetto ai creditori dell'erede (art. 512 c.c.)
Come si vede la separazione non produce gli stessi effetti della accettazione
beneficiata, non separa i due patrimoni, ma fa preferire il creditore separatista rispetto
ai creditori dell'erede. La conferma a quanto abbiamo test affermato la ritroviamo
nell'ultimo comma dell'art. 512 secondo cui la separazione non impedisce ai creditori
e ai legatari che l'hanno esercitata, di soddisfarsi anche sui beni propri dell'erede, cosa
che non sarebbe stata possibile se vi fosse stata separazione dei patrimoni.
articolo 514, nel prevedere l'eventualit che non tutti i creditori chiedano la
separazione, distingue due ipotesi:
1. i beni del de cuius erano sufficienti a soddisfare le ragioni di tutti creditori: in tal
caso i creditori separatisti si soddisferanno per intero sui beni del defunto per l'intera
quota del loro credito mentre gli altri creditori del de cuius non potranno evitare il
concorso con i creditori dell'erede, pur essendo la quota del patrimonio non separata
sufficiente a soddisfarli
2. i beni del cuius non sono sufficienti a soddisfare le ragioni di tutti i creditori: vi sar
concorso tra creditori separatisti e non separatisti sul patrimonio del defunto.
Guardando le due ipotesi sembra che nel secondo caso la separazione sia inutile
perch il creditore separatista dovr concorrere con gli altri creditori del de cuius, ma
anche qui il separatista tutelato; vediamo in pratica cosa accade in questo secondo
caso;
Vediamo ora nella sottostante tabella gli altri aspetti della separazione dei beni del
defunto da quelli dell'erede.
Rinuncia all'eredit
Aggiornato
La rinuncia all'eredit una dichiarazione di non voler accettare il patrimonio lasciato
dal defunto (con testamento o senza). La rinuncia deve essere frutto di una scelta
libera da condizioni e da termini, gratuita e a favore di tutti gli altri chiamati all'eredit.
>Che cosa
>Come si rinuncia alleredit
>Entro quando va fatta la rinuncia
>Effetto retroattivo, revocabilit della rinuncia e decadenza
>Devoluzione delleredit
>Impugnazione della rinuncia
>La mediazione obbligatoria nelle cause successorie dal 20 settembre 2013
Che cosa
E un atto con il quale il chiamato (lerede) dichiara di non volere acquistare leredit,
ad esempio perch i debiti del defunto sono superiori ai crediti; in questo modo egli fa
cessare gli effetti verificatisi nei suoi confronti a seguito dell'apertura della
successione e rimane, pertanto, completamente estraneo alla stessa, con la
conseguenza, tra laltro, che nessun creditore potr rivolgersi a lui per il pagamento
dei debiti ereditari.
La dichiarazione di rinuncia:
- non deve prevedere alcuna condizione (ad esempio, non si pu dichiarare rinuncio
alleredit a condizione che Tizio venda a Caio i suoi gioielli)
- non deve prevedere alcun termine (ad esempio, non si pu dichiarare rinuncio
alleredit fino al 31.12.2013)
- non deve prevedere alcuna limitazione (ad esempio, non si pu dichiarare rinuncio
alleredit limitatamente allautovettura del defunto, ma accetto la sua casa).
Se la rinuncia viene fatta dietro corrispettivo o a favore di solo alcuni degli altri
soggetti chiamati alleredit, ci comporta leffetto contrario, ossia laccettazione
delleredit. Facciamo un paio di esempi.
Aldo, Bruno e Carlo sono tutti chiamati alleredit di Dino. Si immagini il caso in cui
Aldo dichiari di rinunciare alleredit previo pagamento di 100 da parte di Bruno e di
Carlo. La legge ricollega a questo leffetto contrario, ossia Aldo accetta leredit.
Si immagini ora il caso in cui Aldo dichiari di rinunciare gratuitamente alleredit di
Dino, ma solo a favore di Bruno e non di Carlo. Anche in questo caso, si ottiene
leffetto contrario a quello voluto, ossia Aldo accetta leredit.
Secondo lart. 480 cod. civ., il diritto di accettare - e quindi di rinunciare - l'eredit si
prescrive (cio pu essere esercitato) in dieci anni dal giorno della morte del defunto.
In caso di accertamento giudiziale dello stato di figlio, tuttavia, il termine decennale
inizia a decorrere dal passaggio in giudicato della relativa sentenza (art. 480, 2
comma, cod. civ.).
Il termine di 10 anni pu tuttavia essere abbreviato: chiunque vi ha interesse (ad
esempio, un creditore personale del chiamato) pu chiedere al Tribunale del luogo ove
si aperta la successione che sia fissato un termine entro il quale il chiamato dichiari se
accetta o rinunzia all'eredit (azione c.d. interrogatoria). Trascorso questo termine
senza che abbia fatto la dichiarazione, il chiamato perde il diritto di
accettare/rinunciare leredit (art. 481 cod. civ.).
Devoluzione delleredit
nelle successioni legittime (vedi le schede sulla successione del coniuge, dei figli, dei
parenti): se vi sono altri coeredi legittimi, la parte di colui che rinuncia viene suddivisa
equamente fra questi coeredi, salvo il diritto di rappresentazione, che fa subentrare i
discendenti nel luogo e nel grado del loro ascendente anche nel caso in cui
questultimo non vuole accettare leredit; se invece non vi sono altri coeredi legittimi,
l'eredit si devolve a coloro ai quali spetterebbe nel caso che egli mancasse;
nelle successioni testamentarie (vedi le schede sul testamento olografo, pubblico,
segreto, speciale): se vi sono altri coeredi testamentari, la parte di colui che rinuncia
viene suddivisa equamente fra questi coeredi, a meno che lo stesso defunto non abbia
disposto una sostituzione; se invece non vi sono altri coeredi testamentari, leredit si
devolve agli eredi legittimi.
La rinuncia alleredit pu essere impugnata sia da parte dei creditori (art. 524 cod.
civ.), sia da parte dello stesso soggetto che ha rinunciato (art. 526 cod. civ.).
1) Nel primo caso, i creditori del soggetto che ha rinunciato possono farsi autorizzare
dal Tribunale ad accettare leredit in nome e luogo del loro debitore, per poter
soddisfarsi sui beni ereditari fino alla concorrenza dei loro crediti. Questo diritto dei
creditori si prescrive in cinque anni, decorrenti dalla data della dichiarazione di
rinuncia.
2) Nel secondo caso, lo stesso soggetto che ha rinunciato a uneredit pu impugnare
la propria rinuncia quando leffetto di violenza (ad es.: perch estorta con minaccia
di un male ingiusto) o di dolo (ossia di inganno), a prescindere da chi sia il colpevole.
Questa impugnazione pu essere fatta entro cinque anni dal giorno in cui cessata la
violenza o stato scoperto il raggiro.
A partire dal 20 settembre 2013, prima di avviare una causa relativa ad una
successione ereditaria necessario dar corso a un procedimento di mediazione
innanzi a un organismo riconosciuto dal Ministero della Giustizia, con lassistenza di un
avvocato. Se la mediazione non viene esperita e la causa viene avviata ugualmente,
entro la prima udienza il Giudice pu rilevare la non procedibilit della causa
giudiziale. La non procedibilit pu essere fatta valere anche dalla controparte (ossia
dal c.d. convenuto), sia pure entro un preciso termine di decadenza.
La petizione ereditaria
Secondo il disposto dellart. 533, 1 comma, c.c., la petizione ereditaria lazione con
cui lerede pu chiedere il riconoscimento della sua qualit ereditaria contro chiunque
possieda tutti o parte dei beni ereditari, a titolo di erede o senza titolo alcuno, allo
scopo di ottenere la restituzione dei beni medesimi.
Lart. 533 c.c. attribuisce la legittimazione attiva allesercizio dellazione di petizione al
solo erede (o al coerede), sia legittimo che testamentario, il quale, chiamato
alleredit, labbia accettata, esplicitamente o tacitamente, con la sola proposizione
dellazione.
Legittimato passivo colui il quale possiede beni ereditari vantando un titolo che
invece non gli compete, ovvero chi possiede senza alcun titolo giustificativo.
Oggetto dellazione sono tutti i beni ereditari o anche una parte o quota degli stessi.
Lonere di provare che i beni appartenessero allasse ereditario al tempo dellapertura
della successione spetta allattore.
Oltre ad ottenere la condanna alla restituzione dei beni nei confronti di chi li possiede
con titolo invalido o sine titulo, lazione accerta la qualit di erede in capo allattore, la
quale una volta acquistata non viene meno (semel heres semper heres).
Nonostante laffinit del petitum, lazione di petizione di eredit si differenzia
nettamente dallazione di rivendica (rei vindicatio), poich a differenza di questa non
volta a discutere il titolo in base al quale il de cuius aveva il possesso dei beni
ereditari, ma ha per oggetto gli elementi costitutivi dellasse ereditario.
Lattore pu, quindi, limitarsi a provare la propria qualit di erede e la circostanza che i
beni fossero compresi nellasse ereditario al momento dellapertura della successione
(Cass. n. 11813/1992).
Nella pronuncia 08.10.2013, n. 22915 la Suprema Corte ha chiarito che la petizione
ereditaria ha come presupposto la contestazione della qualit di erede da parte di chi
nel possesso dei beni ereditari. Nel caso in cui non vi sia contestazione, verrebbero
meno le ragioni per proporre unazione di petizione, potendo trovare luogo unazione
di rivendicazione, la quale ha il medesimo petitum.
Lazione di petizione di eredit imprescrittibile, ex 533, 2 comma, c.c., fatti salvi gli
effetti dellintervenuta usucapione opposta dal convenuto sui singoli beni.
Erede apparente:
Si definisce erede apparente il soggetto che, pur non essendo erede, si comporta
come tale.
Tipico esempio il caso di una persona che accetta leredit in base ad un testamento
poi annullato che, entrato in possesso di beni ereditari, li ceda a terzi.
Per garantire adeguata tutela al vero erede, il Codice Civile consente a questultimo di
far valere le proprie ragioni nei confronti non solo dellerede apparente, ma anche dei
terzi che da quest'ultimo abbiamo acquistato i beni, i quali in linea di principio saranno
costretti a restituirli.
Non c' dubbio che la soluzione prevista dal Codice Civile rischia di punire
eccessivamente il terzo, soprattutto quando ha acquistato in buona fede, confidando
cio nella qualit di erede (invece solo apparente) del venditore.
Proprio per tutelare tale affidamento incolpevole, la legge (art. 534, II comma, c.c.)
accorda una possibilit a chi abbia acquistato dall'erede apparente, il quale - se
sussistono alcune precise condizioni - pu salvare il proprio acquisto.
A tal fine, in particolare, occorre anzitutto che il terzo sia in buona fede, cio che per
ignoranza o errore ritenga che il venditore fosse davvero erede e potesse, quindi,
legittimamente disporre del bene. La buona fede deve sussistere solo al momento in
cui il contratto concluso, ma non pu essere presunta, dovendo al contrario essere
provata nel processo.
Deve, in secondo luogo, trattarsi di una vera e propria vendita o, comunque, di una
cessione a titolo oneroso. Il terzo acquirente, infatti, non tutelato se il suo acquisto
a titolo gratuito, come avviene per la donazione: in tale caso la legge preferisce
tutelare lerede vero, piuttosto che colui che si visto donare il bene dallerede
apparente.
Se la vendita ha ad oggetto beni immobili o mobili registrati, infine, occorre che sia
laccettazione delleredit da parte dellerede apparente, sia latto con il quale il terzo
abbia acquistato da questultimo, siano stati trascritti prima che il vero erede abbia
trascritto il suo titolo (o la domanda giudiziale contro lerede apparente).
bene precisare che la trascrizione fatta dallerede apparente non ha da sola alcuna
rilevanza, perch egli destinato pur sempre a rimanere soccombente rispetto al vero
erede; tale trascrizione, tuttavia, potr assumere rilevanza nei termini appena
evidenziati qualora ad essa faccia seguito una cessione a terzi, anchessa trascritta
prima della trascrizione nellinteresse dellerede vero.
Ovviamente, il vero erede tutelato anche qualora non riesca a recuperare il bene
venduto al terzo, ma in questo caso potr rivalersi solo sullerede apparente, per
ottenere la restituzione del prezzo di vendita (art. 535 c.c.).
Siamo di fronte ad una disciplina del tutto eccezionale, nellambito della quale la legge
tutela a talune precise condizioni lapparenza ereditaria.
La scelta del legislatore si giustifica in ragione della oggettiva difficolt di verificare la
effettiva qualit di erede di un soggetto che agisca come tale, poich non sempre
agevole per chi si acquista un bene percepire tempestivamente e correttamente la
validit/invalidit del testamento, con il quale il venditore sia divenuto proprietario dl
bene stesso.
Per questa ragione, qualora insorgano questioni attinenti a simili articolati e complicati
profili, sempre opportuno affidarsi ad un professionista particolarmente qualificato.
Quota di legittima
Quando la quota di legittima intaccata dal de cuius, per effetto di atti di disposizione,
o di donazioni, oppure in caso di testamento, si ha una lesione della legittima. In tal
caso, per reintegrare la quota di legge occorre esercitare l'azione di riduzione, volta a
far dichiarare invalidi (integralmente o parzialmente) gli atti che hanno prodotto la
lesione stessa.
Due sono le forme di tutela predisposte dal nostro ordinamento a salvaguardia del
principio della intangibilit della quota di legittima, sancito dall'art. 457, c. 3.
I diritti dei legittimari ricevono infatti innanzitutto una tutela di carattere "generale"
con gli artt. 554 e 555 che prevedono un'azione di impugnativa di tutte quelle
disposizioni attributive di beni ad altri nella misura in cui eccedono la porzione
disponibile.
La legittima beneficia poi di una tutela "particolare", quella prevista dall'art. 549, pi
efficace ed immediata rispetto all'azione di riduzione dal momento che il legittimario
non dovr agire in riduzione perch il peso impostogli, gravante sulla legittima, da
considerarsi non apposto o nullo.
La ratio di tale diversa sanzione, prevista per la violazione di un medesimo principio,
stata ravvisata da un autore nella circostanza che imporre un peso a carico della
legittima non compiere una qualsiasi lesione della legittima, ma compiere una
lesione "qualificata" dalla volont dichiarata del disponente di diminuire l'ammontare
della legittima.
Intangibilit quantitativa: dal 588 comma 2, dal 734 e 733 la maggioranza degli autori
e la concorde giurisprudenza della Cassazione ritengono che le norme in esame
abbiano risolto in senso positivo la complessa questione se il testatore abbia il potere
di comporre le quote senza osservare la regola dell'uguaglianza qualitativa degli eredi.
Si afferma cio che il principio della intangibilit della legittima vada inteso solo in
senso quantitativo e non anche in senso qualitativo, potendo il testatore soddisfare le
ragioni dei legittimari con beni di qualsiasi natura, anche con solo danaro, purch si
tratti di beni o di somme che si trovano nel compendio ereditario.
Questa affermazione lapplicazione del principio di ogni divisione secondo cui non
consentito dividere beni estranei alla comunione.
Prevale quindi l'opinione che al legittimario garantito il diritto ad una determinata
quantit di beni non anche ad una determinata composizione della quota a lui
spettante, anche se non manca chi [Santoro Passarelli] sostiene invece l'intangibilit
anche qualitativa della legittima.
Difforme dalla giurisprudenza l'opinione isolatamente sostenuta, secondo la quale al
legittimario possa essere attribuito anche denaro non esistente nel compendio
ereditario, convertendo cos il diritto reale del legittimario sui beni ereditati in un
diritto di credito verso il coerede [Azzariti].
Corollario di questa impostazione che il legittimario non pu impugnare disposizioni
lesive solo in modo qualitativo ma dovr dimostrare una lesione (anche) quantitativa.
Le uniche ipotesi di riserva anche qualitativa legislativamente previste si ritengono
essere i diritti del coniuge ex 540 comma 2 e lart. 550.
Lart. 549
Si ritiene inoltre che ali legati in sostituzione di legittima possano essere apposte
condizioni o pesi, poich in tal caso il legittimario sempre libero di rinunciarvi e
ottenere quanto dovuto.
La massa
Essa non corrisponde semplicemente ai beni caduti in successione (ovvero all'asse
ereditario) ma dovr altres rientrare quei beni eventualmente donati.
La massa, dunque, composta dai beni ereditari e dai beni donati da parte del
defunto.
E' importante evidenziare, poi, come il valore della massa (e dunque anche il peso
dei beni eventualmente donati) debba essere calcolato in riferimento al momento
della apertura della successione (e non in riferimento al momento in cui i beni sono
stati donati).
Le quote degli eredi necessari cambiano a seconda del numero dei medesimi.
Ecco tutte le possibili ipotesi:
COME SI FA
Il calcolo concreto del valore della quota disponibile pu risultare complesso.
Soprattutto in merito alla esatta determinazione della massa che, come visto, deve
tenere a mente anche la parte delle donazioni effettuate in vita, oltre che dell'asse
ereditario.
Il calcolo, lo si ricorda, deve poi tenere conto del valore dei beni al momento della
successione, e non quello dell'eventuale donazione (anche se avvenuta decenni prima
dell'apertura della successione).
CHI
Si suggerisce, al fine di non commettere errori che potrebbero dar luogo ad un
contenzioso complesso e oneroso da parte degli eredi lesi nel loro diritto di legittima,
di farsi assistere professionalmente in fase di redazione del testamento.
Le figure pi idonee allo scopo sono, da un lato, i professionisti legali (notai e avvocati)
dall'altra anche i periti, al fine della concreta stima del valore dei beni.
Azione di riduzione
nozione
l'azione concessa al legittimario che ha visto ledere, in tutto o in parte, la sua quota
di legittima a causa delle disposizioni testamentarie o delle donazioni effettuate dal
defunto. Con questa azione si tende ad ottenere la riduzione delle disposizioni
testamentarie o delle donazioni allo scopo di reintegrare la quota di legittima
Abbiamo visto come si calcola la quota riservata ai legittimari; se da questo calcolo
risulta lesa, si pu agire con l'azione di riduzione;
riduzione di cosa?
L'art. 557 c.c. ci indica chi sono i soggetti che possono proporre l'azione, i legittimati
attivi:
legittimati attivi
i legittimari lesi in tutto o in parte nella loro quota di legittima, i loro eredi o aventi
causa
Come si vede il diritto alla legittima ( e alla relativa azione) pu essere trasmesso per
atto tra vivi o mortis causa ( si parla, infatti, di "eredi o aventi causa").
Potrebbe accadere che il de cuius abbia posto in essere delle vendite simulate, per
evitare l'azione di riduzione; in questo caso al legittimario converr prima dimostrare
la simulazione e poi agire in riduzione.
legittimati passivi
eredi, legatari o donatario, coloro, cio, che sono stati beneficiari della disposizione
lesiva
Azione di restituzione
Scopo dell'azione di restituzione quello di far conseguire il pieno possesso dei beni al
legittimario, ed esperibile sia contro i beneficiari sia contro gli aventi causa da
questi.
Nel caso dei donatari, l'art. 562 c.c. contempla espressamente l'ipotesi della mancata
restituzione della cosa per causa a loro imputabile, come ad es. nel caso in cui sia
perita. Sorger un diritto di credito nei confronti del donatario, ma se questo risulter
insolvente saranno gli eredi e gli altri donatari anteriori a sopportare le conseguenze di
questa insolvenza.
Nel caso in cui l'azione sia esperita contro gli acquirenti aventi causa dai beneficiari
( art. 563 c.c.), si provveder ad agire contro i terzi, agendo dall'ultima alienazione e,
se necessario, procedendo a ritroso alla precedenti. per necessario, prima di agire
contro i terzi acquirenti, escutere prima il donatario.
consentito al terzo acquirente di liberarsi dall'obbligo di restituire in natura le cose
donate pagando l'equivalente in danaro.
>Che cosa
>Come si calcola la quota a favore del coniuge
>Il diritto di abitazione a favore del coniuge
>La mediazione obbligatoria nelle cause successorie dal 20 settembre 2013
Nella successione legittima, la quota a favore del coniuge del defunto dipende dalla
presenza o meno di altri soggetti successibili.
Se non ci sono altri successibili, al coniuge spetta lintera eredit (art. 583 cod. civ.).
Se il defunto lascia un figlio, al coniuge spetta 1/2 delleredit: laltro 1/2 spetta al
figlio (art. 581 cod. civ.).
Se il defunto lascia due o pi figli, al coniuge spetta 1/3 delleredit: i restanti 2/3
vengono divisi equamente tra i figli (art. 581 cod. civ.).
Lart. 582 cod. civ. regola la successione del coniuge nel caso in cui non vi siano figli
del defunto, ma vi siano comunque altri parenti stretti del defunto come genitori o
fratelli (o sorelle, ovviamente).
Se il defunto non lascia alcun figlio n fratello o sorella, ma sono ancora vivi i suoi
genitori (o anche uno solo di essi), al coniuge spettano 2/3 delleredit (il restante 1/3
spetta ai genitori).
Se il defunto non lascia alcun figlio, ma lascia i genitori e uno o pi fratelli, al coniuge
sono devoluti 2/3 delleredit. La quota restante cos suddivisa: 1/4 ai genitori e la
quota restante viene suddivisa in parti uguali per ciascun fratello.
Se il defunto non lascia alcun figlio, i suoi genitori sono gi morti e ci sono invece uno
o pi fratelli, al coniuge sono devoluti 2/3 delleredit. Il restante 1/3 suddiviso fra i
fratelli del defunto.
Oltre alla quota di eredit, al coniuge del defunto spetta in ogni caso il diritto di
abitazione sulla casa adibita a residenza familiare e di uso sui mobili che la corredano,
se di propriet del defunto o comuni.
A partire dal 20 settembre 2013, prima di avviare una causa relativa ad una
successione ereditaria necessario dar corso a un procedimento di mediazione
innanzi a un organismo riconosciuto dal Ministero della Giustizia, con lassistenza di un
avvocato. Se la mediazione non viene esperita e la causa viene avviata ugualmente,
entro la prima udienza il Giudice pu rilevare la non procedibilit della causa
giudiziale. La non procedibilit pu essere fatta valere anche dalla controparte (ossia
dal c.d. convenuto), sia pure entro un preciso termine di decadenza.
Definizione di testamento
E un atto giuridico unilaterale con il quale si dispone dei propri beni per dopo la
morte. un atto mortis causa, che si pu formare in qualsiasi momento, ma che
appunto acquista valore solo al momento della morte del testatore.
Il testamento in quanto atto giuridico deve essere redatto osservando le forme
previste dalla legge. In particolare, il testamento pu assumere 3 forme:
1) Olografo (per scrittura privata) : scritto, datato e sottoscritto tutto di mano del
testatore (che pu essere coadiuvato a livello intellettuale o nella scrittura solo se
debilitato) . I suoi requisiti sono:
a) autografia: deve essere scritto per intero di pugno del testatore;
LE DISPOSIZIONI PATRIMONIALI
Erede colui che succede in universum ius (o, meglio, in locum et ius) defunti, colui
cio a favore del quale devoluta l'universalit dei beni del testatore o una quota di
essi, come stabilisce l' art. 588, comma I, Codice civile , a norma del quale "le
disposizioni testamentaria, qualunque sia l'espressione o la denominazione usata dal
testatore, sono a titolo universale e attribuiscono la qualit di erede, se comprendono
l'universalit o una quota dei beni del testatore".
Legatario, invece, colui che succede a titolo particolare, al quale, cio,, secondo
l'impostazione tradizionale,sono assegnati beni in modo determinato.
In altre ipotesi di legato, manca, invece, un nesso di derivazione immediata del diritto
trasmesso con la posizione giuridica del disponente.
Le disposizioni patrimoniali di genere diverso dall'istituzione di erede e dal legato come ad esempio il riconoscimento di un debito - sono valide nei limiti entro cui lo
sarebbero quali atti unilaterali negoziale tra vivi.
Sono riconducibili inoltre alla patrimonialit del testamento le disposizioni che, pur non
avendo consistenza economica, regolano strumenti preordinati alla individuazione di
essa, come le norme che riguardano il terzo arbitratore o il terzo incaricato di redigere
il progetto di divisione fra i coeredi ( art. 733 Codice civile ).
Accrescimento
nozione
(art. 674 c.c.)
L'accrescimento previsto e regolato dagli articoli 674 e seguenti del codice civile.
Questo istituto, come quello della rappresentazione e della sostituzione, cerca di porre
rimedio ad anomalie che possono verificarsi dopo la morte del de cuius; in questo caso
le anomalie consistono nel fatto che gli eredi (o i legatari) non possano o non vogliano
accettare l'eredit o il legato; verificatasi questa situazione ecco che per l'art. 674 si
avr accrescimento delle quote degli altri eredi (o il subingresso degli altri legatari).
Si cerca, in altre parole, di far salva una presunta volont del defunto in modo da non
togliere valore ad un eventuale testamento, oppure di non tradire lo spirito di una
successione legittima, ma non sar comunque necessario andare a ricercare una
presunta volont del defunto, sia perch quando il testatore abbia previsto una
sostituzione non si avr accestimento, sia perch, in mancanza di quest'ultima,
l'accrescimento opera di diritto (art. 676 c.c.)
Accade che uno di questi non voglia o non possa accettare (ad esempio per
premorienza);
Se, ad esempio, il de cuius ha lasciato il suo patrimonio a tre coeredi in parti uguali
( 1\3 per uno), il venir meno di uno di loro far accrescere le quote degli altri due che
diverranno pari, rispettivamente, alla met del suo patrimonio.
Sostituzione fedecommissaria
nozione
Il genitore vorrebbe istituire erede suo figlio interdetto, ma si preoccupa anche che
questi sia ben trattato dall'ente o delle persone ( da non confondersi con il tutore) che
hanno cura di lui.
Per raggiungere efficacemente questo scopo, istituisce erede suo figlio che, con la
rappresentanza legale del tutore, diverr erede. Stabilisce, per, che alla morte del
figlio eredi del suo patrimonio diverranno gli enti o le persone che hanno avuto cura di
lui; in tal modo questi ultimi agiranno nei confronti dell'interdetto nella maniera
migliore possibile, ben sapendo che la violazione degli obblighi di assistenza far venir
meno la sostituzione.
presupposti
i sostituiti possono essere solo le persone, la persona, o gli enti che sotto la vigilanza
del tutore hanno avuto cura dell'interdetto istituito
inefficacia della sostituzione
Secondo l'articolo 459 del codice civile l'eredit si acquista con l'accettazione e
questa, se avviene, ha effetto sin dal momento dell'apertura della successione.
facile capire che con tale norma si vogliono raggiungere due effetti:
1. da un lato si vuole evitare che qualcuno possa divenire erede anche quando non
voglia;
2. dall'altro, con la retroattivit dell'accettazione si vuole fare in modo che non vi sia
soluzione di continuit nella titolarit del patrimonio del de cuius.
Ci chiediamo, infatti, cosa possa accadere del patrimonio del de cuius e come
considerarlo.
In merito primo punto l'articolo 460 del codice civile legittima il chiamato all'eredit ad
esercitare le azioni necessarie a tutela del patrimonio del de cuius prima ancora della
sua accettazione ed indipendentemente da questa. Vediamo quindi quali sono i poteri
del chiamato all'eredit:
Dal punto di vista giuridico il chiamato dispone, non di un diritto ma, di una
aspettativa diritto e ha interesse che il patrimonio del defunto rimanga inalterato fino
all'eventuale esercizio del suo diritto di accettazione. In ogni caso se il chiamato
all'eredit in possesso dei beni ereditari deve fare l'inventario entro tre mesi dal
giorno dell'apertura della successione e ci a garanzia dei terzi.
Occupiamoci, adesso, della sorte del patrimonio del defunto prima dell'accettazione.
Secondo l'articolo 528 del codice civile per aversi eredit giacente sono necessarie tre
condizioni
Parte la dottrina distingue l'eredit " giacente " dall'eredit " vacante ".
Quest'ultima si avrebbe solo quando non esistono pi persone che possano accettare
l'eredit, ovviamente al di fuori dello Stato, mentre l'eredit giacente sussiste solo alle
condizioni di cui sopra.
Di regola le liberalit non possono essere revocate proprio perch non moralmente
corretto pretendere la restituzione di ci che si donato.
La revoca della donazione (e degli atri di liberalit v. art. 809 c.c.) quindi ammessa
solo in due casi previsti dall'art. 800 del codice civile:
Vediamo ora l'altro caso di revoca, e cio la sopravvenienza di figli del donante (art.
803)
donazioni fatte da chi non aveva o ignorava di avere figli o discendenti al tempo della
donazione: possono essere revocate per la sopravvenienza o l'esistenza di un figlio o
discendente del donante;
poi possibile proporre l'azione, anche se il figlio del donante era gi concepito al
tempo della donazione. Impedisce la proposizione o la prosecuzione dellazione la
morte del figlio o del discendente. Se l'azione ha successo, il donatario deve restituire,
se esistono ancora, i beni in natura e i frutti di essa maturatisi dal giorno della
domanda, mentre se li ha alienati ne deve restituire il valore.
Per i terzi l'art. 808 c.c. dispone che questi non sono pregiudicati dalla revoca, purch
abbiano trascritto il loro acquisto prima della trascrizione della domanda giudiziale di
revoca.
Chiudiamo l'argomento ricordando che non tutti gli atti di liberalit possono essere
oggetto di revoca. Ne sono escluse ex art. 809 c.c. le donazioni rimuneratore, e quelle
non soggette a collazione ex art. 742 c.c. e quelle fatte in occasione di un determinato
matrimonio.