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GARANZIE REALI

Art. 2740. Responsabilità patrimoniale: Il debitore risponde dell'adempimento delle


obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri. Le limitazioni della responsabilità
non sono ammesse se non nei casi stabiliti dalla legge.
- il patrimonio del debitore costituisce, in sostanza, l'oggetto su cui il creditore può
soddisfarsi in caso di inadempimento, mediante l'esecuzione forzata avente per oggetto
tutti i beni che gli appartengono, siano essi presenti ovvero futuri
Art. 2741.Concorso dei creditori e cause di prelazione. I creditori hanno eguale diritto
di essere soddisfatti sui beni del debitore, salvo le cause legittime di prelazione.
Le cause legittime di prelazione rafforzano la garanzia del creditore, permettendogli di
soddisfarsi in via prioritaria sul ricavato di alcuni beni del debitore. Il creditore che è
titolare di una causa legittima di prelazione (c.d. privilegiato) è preferito, nel riparto
delle somme ricavate dalla vendita dei beni del debitore comune, rispetto agli altri
creditori che ne sono sprovvisti (c.d. chirografari).
Si tratta, in particolare, dei privilegi, del pegno e dell'ipoteca: tali garanzie rientrano nel
genus delle garanzie reali. Come sottolineato in dottrina le cause legittime di prelazione
sono ius singolare, come tale insuscettibile di applicazione analogica (Gazzoni).
Caratteristiche delle garanzie reali:
-realtà: le garanzie reali hanno una inerenza stretta rispetto alla res oggetto della
garanzia; ciò comporta il diritto di sequela in virtù del quale, i creditori privilegiati
sono legittimati ad aggredire il bene anche qualora il debitore dovesse spogliarsene,
mentre quelli chirografari devono preventivamente esperire l’azione revocatoria. In
relazione al privilegio occorre specificare che, il carattere di realtà riguarda solo i
privilegi speciali, i quali hanno ad oggetto un singolo bene del debitore, mentre per
quelli generali, che si esercitano su tutti i beni mobili del debitore, è prevista una
disciplina particolare art. 2746 c.c.).
-I privilegi, in particolare, sono stabiliti dalla legge in ragione della causa del credito.
Ne consegue che il privilegio si costituisce in modo automatico, nel momento in cui
sorge il credito, su un bene del debitore, mentre pegno e ipoteca richiedono un proprio
titolo costitutivo. La fonte del privilegio è, pertanto, solo la legge (sebbene l’art. 2745
c.c. faccia riferimento alla costituzione del privilegio subordinata alla “convenzione
delle parti”, ciò è possibile solo nei casi stabiliti dalla legge).

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-L'ipoteca si costituisce mediante l'iscrizione nei registri immobiliari (pubblicità
costitutiva). Il pegno, invece, si costituisce senza formalità mediante la consegna della
cosa, o del documento che la rappresenta, al creditore o ad un terzo destinato a
custodirla (2786 c.c.); lo spossessamento, che così si ottiene, garantisce che il pegno
svolga la sua funzione e assume contestualmente valenza pubblicitaria. Pegno e ipoteca,
a differenza del privilegio possono, inoltre, avere ad oggetto anche il bene di un terzo
estraneo all'obbligazione principale.
-Ipoteca e pegno si distinguono, poi, in relazione all'oggetto su cui ricadono: l'ipoteca
può essere costituita su beni immobili, taluni diritti reali immobiliari (usufrutto,
superficie e enfiteusi), beni mobili registrati e rendite dello Stato (art.2810 c.c.), invece,
il pegno ha ad oggetto beni mobili non registrati, universalità di mobili e crediti (2784
c.c.).
In particolare il pegno regolare e irregolare.
Pegno regolare: artt. 1997 e 2784 c.c.: caratteristiche in sintesi
-Il pegno è un diritto reale di garanzia avente la funzione di garantire il soddisfacimento
di un credito
-Ha ad oggetto beni mobili, universalità di mobili (es. azienda), crediti, e altri diritti
aventi ad oggetto beni mobili (es. usufrutto o nuda proprietà su bene mobile).
-In caso di inadempimento il creditore pignoratizio ha diritto di soddisfarsi sul bene
oggetto del pegno con preferenza rispetto agli altri creditori, anche se la cosa sia passata
in proprietà di terzi.
- La costituzione del pegno avviene con la consegna della cosa al creditore o ad un
terzo.
-Il contratto deve avere la forma scritta ed ha natura di diritto reale su cosa altrui.
-Il contratto ha natura di contratto reale: il debitore resta proprietario del bene, ma il
possesso del bene passa al creditore nella ipoteca che pure costituisce una garanzia
reale, ma su bene immobile, il possesso resta al debitore).
Art. 1851 c.c. Pegno irregolare a garanzia di anticipazione: Se, a garanzia di uno o più
crediti, sono vincolati depositi di danaro, merci o titoli che non siano stati individuati o
per i quali sia stata conferita alla banca la facoltà di disporre, la banca deve restituire
solo la somma o la parte delle merci o dei titoli che eccedono l'ammontare dei crediti
garantiti. L'eccedenza è determinata in relazione al valore delle merci o dei titoli al
tempo della scadenza dei crediti.

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Tale norma, riferita all’anticipazione bancaria, costituisce la regola generale per ogni
altra ipotesi di pegno irregolare.
Definizione: è un negozio giuridico con cui un soggetto(garante) consegna e attribuisce
in proprietà al creditore denaro o altri beni fungibili aventi un prezzo corrente di
mercato (merci o titoli). I beni oggetto della garanzia- denaro, bene fungibile, titoli-
passano nella mani del creditore il quale, ne acquista la proprietà. In caso di
adempimento del debitore, il creditore deve restituirgli altrettante cose dello stesso
genere e qualità, in caso di inadempimento deve restituire solo l’eccedenza determinata
in relazione al valore delle cose al momento della scadenza dei crediti (è in sostanza
un’alienazione in garanzia).
L’elemento distintivo del pegno regolare/irregolare è dato in primis dalla natura dei beni
oggetto del garanzia: infungibili o considerati in specie nel primo, fungibili o
considerati solo per genere nel secondo. Nel pegno regolare,inoltre, la consegna delle
cose attribuisce al creditore un diritto di prelazione, opponibile erga omnes, sulla
somma ricavata dalla vendita del bene dato in pegno, che resta sempre di proprietà del
debitore; nel pegno irregolare, con la consegna, il creditore diventa proprietario della
cose date in pegno, con la conseguente inutilità della procedura esecutiva.
Il contratto di costituzione del pegno irregolare ha, quindi un duplice effetto: effetto
reale, che comporta il trasferimento della proprietà delle cose consegnate al creditore e
effetto obbligatorio, assumendo il creditore l’obbligo di restituire al debitore cose dello
stesso genere o qualità in caso di puntuale adempimento .
Natura giuridica: caratterizzandosi per il “passaggio di proprietà delle cose” dal debitore
al creditore, con corrispettivo obbligo di restituzione del tantundem, la giurisprudenza
ha qualificato tale fattispecie come una datio in solutum sottoposta a condizione
risolutiva.
Pegno rotativo
Si configura quando il debitore ed il creditore si accordano per attribuire al debitore o al
terzo datore di pegno la facoltà di sostituire la cosa o le cose date in pegno con altre
di pari valore, senza, tuttavia, che ciò comporti effetti novativi rispetto alla
originaria garanzia.
La giurisprudenza tende ad ammettere la validità di tale clausola in virtù dell'autonomia
negoziale riconosciuta alle parti ex articolo 1322 comma 2 c.c., purché, però, venga
rispettata la disciplina fondamentale ed inderogabile fissata dalla legge per la valida
costituzione del pegno.

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La giurisprudenza ha individuato i requisiti di validità del cosiddetto «pegno rotativo»
(Cass. 28 maggio 1998, n. 5264):
-deve ritenersi legittimo a condizione che esso risulti da atto scritto avente data certa
(da una convenzione, cioè, che preveda espressamente un siffatto meccanismo di
sostituzione dei beni dati in pegno)
- che il bene originariamente oggetto del pegno sia stato consegnato al creditore
pignoratizio
- che il bene offerto in sostituzione abbia un valore non superiore a quello del primo.

Recentemente la Suprema Corte, in tema di garanzia dell’adempimento, ha stabilito che


“l'emissione di un assegno in bianco o postdatato, cui di regola si fa ricorso per
realizzare il fine di garanzia - nel senso che esso è consegnato a garanzia di un debito e
deve essere restituito al debitore qualora questi adempia regolarmente alla scadenza
della propria obbligazione, rimanendo nel frattempo nelle mani del creditore come titolo
esecutivo da far valere in caso di inadempimento -, è contrario alle norme imperative
contenute negli artt. 1 e 2 del r.d. n. 1736 del 1933 e dà luogo ad un giudizio negativo
sulla meritevolezza degli interessi perseguiti dalle parti, alla luce del criterio della
conformità a norme imperative, all'ordine pubblico ed al buon costume, enunciato
dall'art. 1343 c.c., sicché, non viola il principio dell'autonomia contrattuale sancito
dall'art. 1322 c.c. il giudice che, in relazione a tale assegno, dichiari nullo il patto di
garanzia e sussistente la promessa di pagamento di cui all'art. 1988 c.c.” (Cass., 24
maggio 2016, n. 10710).

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