Sei sulla pagina 1di 31

CAPO IV

LE OBBLIGAZIONI E LA RESPONSABILITÀ
PATRIMONIALE

SEZIONE I
L'OBBLIGAZIONE IN GENERE

1. LA NOZIONE E LE FONTI.

A. La nozione.
- L’obbligazione tra due soggetti è un rapporto giuridico che intercorre tra due
soggetti, tale che l'uno (debitore o obbligato) sia tenuto a un certo comportamento
nei confronti dell'altro (creditore, destinatario dell’obbligo) al fine di soddisfare
un interesse di quest'ultimo.

-L'obbligo, cioè il comportamento a cui è tenuto il debitore, deve essere:


a) suscettibile di valutazione economica
b) e deve corrispondere a un interesse, anche non patrimoniale, del creditore.

B. Le fonti.
Le fonti delle obbligazioni sono contenute nell'art. 1173:
“le obbligazioni derivano da contratto, da fatto illecito, o da ogni altro atto o
fatto idoneo a produrle in conformità dell’ordinamento giuridico”

Tale previsione ha carattere aperto, dal momento che affianca al riferimento a
istituti ben determinati (il contratto e il fatto illecito), un generico rinvio a «ogni
altro atto o fatto idoneo a produrle in conformità dell'ordinamento giuridico».

2. LA PRESTAZIONE.

- La prestazione indica il «contenuto» del rapporto obbligatorio (art. 1174):


essa consiste nel comportamento al quale il debitore è tenuto.

Obbligazione di mezzi e risultati.

Una parte della dottrina distingue:


1. Obbligazioni mezzi
nelle quali rileva solamente la prestazione dovuta dal debitore.
Esempio: le prestazioni erogate dai professionisti intellettuali (si pensi al parere del
medico o dell’avvocato).

2. Obbligazioni di servizi
nelle quali, al contrario, rileva il risultato al quale il comportamento è diretto.
Esempio: le prestazioni dell'impresa appaltatrice di opere (costruzione di un edificio) o di
servizi (pulitura o custodia delle aule universitarie).
Un’altra parte della dottrina rifiuta tale distinzione sulla base di due argomentazioni:
1. Anche nelle obbligazioni di mezzi la prestazione è indirizzata verso la realizzazione di
un risultato, semplicemente esso non potrà identificarsi con la guarigione del malato o la
vittoria della causa, poiché simili esiti dipendono soltanto in parte dall'opera prestata dal
medico o dall'avvocato.

2. Similmente, nelle obbligazioni di risultato è errato dare rilievo soltanto al risultato


stesso, poiché la costruzione dell'edificio o la pulizia delle aule dovrà pur sempre
dipendere dal comportamento del debitore.

- I rapporti obbligatori sono tradizionalmente classificati base ai tipi di


prestazione:
a) obbligazioni di consegna o rilascio;
b) quelle di fare;
c) quelle di non fare;
d) quelle di concludere un contratto.

Prestazioni istantanee e di durata


Un'altra distinzione, alla quale espressamente il legislatore non fa alcun cenno, è quella
tra prestazioni istantanee e prestazioni di durata. Quest’ultime si distinguono dalle
prime in quanto l'interesse del creditore si considera realizzato quando il debitore
mantiene la propria prestazione per un certo periodo, protratto nel tempo senza soluzione
di continuità («prestazione continuata»).

- la prestazione dovuta dovrà essere «possibile, lecita e determinabile».

SEZIONE II
LA RESPONSABILITÀ PATRIMONIALE

3. L'ATTUAZIONE DELL'OBBLIGO MEDIANTE COAZIONE INDIRETTA


(ASTREINTE) E MEDIANTE SENTENZA COSTITUTIVA.

Se l'obbligato non osserva il comportamento dovuto, il destinatario


dell'obbligo può domandare l'intervento dell'autorità giurisdizionale per
ottenere coattivamente quanto gli spetta:

a) Se la prestazione consiste nel non fare qualcosa o in un fare di carattere


infungibile1:
il creditore può chiedere al giudice, che condanna l'obbligato ad adempiere, di
fissare una somma di denaro dovuta per ogni violazione successiva (simile
istituto è spesso indicato col termine francese astreinte).

1 Nel senso che l'attività del debitore non può essere sostituita da quella di un terzo designato in sede
esecutiva.
“ratio”: indurre il destinatario dell'obbligo ad eseguire la prestazione
spontaneamente (v. art. 614-bis c.p.c.).

b) Se la prestazione consiste nell’obbligo di concludere un contratto:


il giudice, quando «sia possibile e non sia escluso dal titolo», emette una
sentenza costitutiva (v. art. 2908) che produce gli effetti del contratto che il
debitore si è rifiutato di concludere, sostituendosi ad esso (art. 2932). Divenuta
definitiva la sentenza, il creditore è così integralmente soddisfatto e non è
necessario il compimento di alcuna ulteriore attività giurisdizionale2.

4-5. L'ESECUZIONE IN FORMA SPECIFICA. L'ESECUZIONE MEDIANTE


ESPROPRIAZIONE FORZATA (CENNI).

Se le prestazioni sono differenti da quelle indicate al paragrafo precedente, il


creditore che intenda ottenere coattivamente il soddisfacimento del suo interesse,
deve esperire un'apposita azione, dando così vita a un particolare procedimento
detto « di esecuzione forzata ».

A tal fine è necessario possedere e notificare al debitore (con le forme stabilite
dagli artt. 137 ss. c.p.c.) un titolo esecutivo, ossia uno tra i documenti elencati
all'art. 474 c.p.c., dai quali risultino l'obbligato, il creditore e la prestazione
dovuta.

L’esecuzione può avvenire:


a) in forma specifica quando il diritto del creditore può essere realizzato
nella sua specifica identità, e non con la trasformazione in denaro.

b) o attraverso espropriazione forzata a cui si ricorre quando l’esecuzione


in forma specifica non sia possibile (v. art. 2910).

- il patrimonio del debitore, assoggettato all'esecuzione mediante
espropriazione forzata, comprende tutti i diritti soggettivi di cui egli fosse
titolare al momento in cui è sorta l'obbligazione e tutti quelli a lui
sopravvenuti per qualunque ragione (ossia « beni presenti e futuri », art.
2740).

- Il primo atto del processo esecutivo è il pignoramento (v. art. 492


c.p.c.): esso rende inefficaci nei confronti del creditore (e di eventuali altri
creditori, del medesimo debitore, che fossero intervenuti nel
procedimento) gli atti con i quali il debitore intende disporre
giuridicamente della cose pignorate (artt. 2913 ss.)

- Su domanda del creditore (o di quelli intervenuti muniti di titolo

2
In entrambi i casi (a-b) non si può parlare di una vera e propria esecuzione forzata (v. par. successivo),
in questo senso si parla di « attenuazione dell’obbligo ».
esecutivo) il giudice dell'esecuzione:
a) provvede a distribuire il denaro pignorato al debitore dall'ufficiale
giudiziario, oppure,

b) dispone l'assegnazione3 al creditore delle cose pignorate o la vendita


forzata4 di queste: quanto ricavato a titolo di prezzo o conguaglio dalle
cose vendute o dall’assegnate viene distribuito al creditore pignorante e a
quelli intervenuti nell'esecuzione.

6. LA RESPONSABILITÀ PATRIMONIALE DEL DEBITORE E LA PAR CONDICIO


CREDITORUM.

A. La responsabilità patrimoniale del debitore.


In caso di inadempimento il debitore risponde delle obbligazioni assunte con
tutti i suoi beni presenti e futuri (si parla in proposito di «responsabilità
patrimoniale del debitore»).
Soltanto alla legge è consentito di limitare o escludere in casi determinati la
responsabilità medesima (art. 2740, 1° e 2° comma).

Tra le previsioni legislative che sottraggono il patrimonio del debitore
all'esecuzione forzata ricordiamo, ad esempio, l’art. 514 c.p.c. che preclude la
pignorabilità di beni mobili indispensabili per la vita del debitore (esempio: letto)
o per il suo sostentamento (esempio: combustibili o il cibo) o aventi valore
morale (esempio: anello nuziale, cose sacre).

B. La par condicio creditorum.


L’art. 2741 prevede che ciascun creditore abbia « eguale diritto » di essere
soddisfatto sui beni del debitore, salvo cause legittime di prelazione.

Tale regola è tuttavia limitata nella sua portata:
- Sia nell’ipotesi in cui il patrimonio del debitore risulti in tutto o in parte
incapiente. Infatti, in caso di parziale incapienza del patrimonio stesso, il ricavato
andrà distribuito tra il creditore che ha esperito l'azione esecutiva e coloro che
sono intervenuti nel procedimento, non in base alla priorità cronologica dei
crediti ma in proporzione alla loro consistenza quantitativa5 .

- Sia in alcuni casi in cui è la stessa legge a stabilire che alcuni crediti ricevano
soddisfazione prima di altri.
Ad esempio, secondo l'art. 189, 2° comma, i creditori della comunione tra coniugi

3
L’attribuzione diretta del bene pignorato al creditore procedente sulla base di un determinato valore.
4
Ha la funzione di trasformare in denaro i beni pignorati.
5
Esempio: Il creditore A, che esperisce l’azione esecutiva, vanta nei confronti di Tizio un credito
di € 1000; interviene nell’esecuzione il creditore B, che vanta sempre verso Tizio un credito di €
10000. Il ricavato della vendita dei beni pignorati a Tizio viene ripartito in proporzione ai crediti
di A e di B: se il ricavato è € 110, ad A spetteranno perciò €10, mentre a B spetteranno € 100 (a
prescindere dal fatto che uno dei due crediti sia sorto prima dell’altro).
vengono preferiti ai creditori personali dei coniugi stessi, se l'esecuzione riguarda
i beni compresi nella comunione.

Sottosezione I
I privilegi, il pegno e le ipoteche

7. I PRIVILEGI.

- Tra le ipotesi nelle quali la legge prevede che alcuni crediti vengano soddisfatti
interamente prima degli altri, in caso di esecuzione sul patrimonio del debitore, vanno
annoverati i privilegi.

Simile preferenza (o prelazione o poziorità) dipende dalla «causa del credito» (art.
2745), anche se non mancano ipotesi in cui la preferenza è subordinata ad altre
condizioni (come particolari forme di pubblicità, una convenzione tra le parti, o ancora
al fatto che la cosa si trovi nella disponibilità del creditore o in una particolare
situazione).

- I privilegi si distinguono, tradizionalmente, in due categorie:


1. Generali: riguardano qualunque cosa mobile del debitore

2. Speciali: riguardano un determinato bene mobile o immobile

- In caso di concorso di creditori assistiti da privilegio, occorre fare riferimento alla


graduazione indicata agli artt. 2777 ss., mentre i crediti egualmente privilegiati
concorrono tra loro in proporzione del rispettivo importo (art. 2782).

8. IL PEGNO DI COSE MOBILI.

Premessa. Caratteristiche comuni del pegno e dell’ipoteca

Pegno e ipoteca sono entrambe cause legittime di prelazione, caratterizzate dall’:


a) Accessorietà: poiché garantiscono un diritto del creditore, se si estingue l’obbligazione
garantita viene meno anche la garanzia.
b) Indivisibilità: il pegno e l’ipoteca mantengono la loro integrità nonostante la parziale
estinzione del credito o il frazionamento di questo o del debito.
c) Realità: secondo un'opinione diffusa costituirebbero un diritto reale, in quanto il titolare
può farlo valere erga omnes (c.d. assolutezza) e ricevono il soddisfacimento
dell'interesse senza bisogno dell'altrui cooperazione (immediatezza).

- Attraverso il pegno di cosa mobile, uno o più creditori del debitore si trovano preferiti
agli altri (c.d. «chirografari») nella distribuzione di ciò che si ricava dalla vendita di una
determinata cosa mobile di cui il debitore era titolare.
- La costituzione del pegno avviene:
1. con contratto, atto unilaterale6 o testamento,
2. e con l’acquisto del possesso in capo al creditore garantito (art. 2786)

- Oggetto del pegno (art. 2784):


 beni mobili
 universalità di mobili
 crediti7
 altri diritti aventi ad oggetto beni mobili.

Pegno irregolare
- Si ha quando vengono date in pegno cose fungibili (es. denaro).

- In caso di adempimento dell’obbligazione, il creditore deve restituire il tandunedem eiusdem


generis et qualitatis.
In caso di inadempimento il creditore può far proprie le somme o la cosa consegnatagli.

- Il titolare non può usare la cosa, né darla in pegno o concederla ad altri in


godimento, salvo consenso del costituente (art. 2792)

- Il titolare del pegno ha sempre il diritto di ritenzione, nel senso che può rifiutare la
restituzione della cosa sino a quando non gli sia stato interamente pagato il capitale, con
gli interessi e le spese relative al debito e al pegno (art. 2794).

- Il titolare del pegno può sempre procedere alla vendita delle cose o domandare
l’assegnazione delle medesime, pur senza possedere il titolo esecutivo e senza aver
eseguito il pignoramento (artt. 2796 ss.).

- Rapporti con i terzi:


in caso di conflitto tra il creditore pignoratizio e il terzo che acquisti diritti sulla cosa,
salvo che il terzo non acquisti in buona fede il possesso della cosa, il creditore può
espropriare la cosa anche presso i terzi acquirenti, come se essa si trovasse ancora nel
patrimonio del debitore.

9. Il pegno di crediti

- Anche il diritto di credito (non incorporato in un titolo) può costituire oggetto del pegno
(c.d. pignus nominis).

- il contratto deve necessariamente essere in forma scritta e, in luogo dell'impossessamento,


occorre la notifica dell'atto a chi deve adempiere il credito concesso in pegno o la sua
accettazione con scrittura avente data certa (art. 2800).

6
La forma del contratto e dell'atto unilaterale è libera, tuttavia, quando il credito garantito eccede la cifra
di € 2,58, il creditore non è preferito ai chirografari, se il contratto o l'atto stesso non risultino da scrittura
con data certa nella quale siano sufficientemente determinati il credito e la cosa.
7
Si veda l’approfondimento al par. 9.
- il creditore garantito deve riscuotere alla scadenza il credito ricevuto in pegno: gli viene così
riconosciuto il c.d. ius exigendi, il quale, in mancanza di adempimento spontaneo da parte del
ceduto, gli consente di agire per la condanna di questo ed eventualmente con l'esecuzione
forzata.

10. L'IPOTECA.

- L’ipoteca è una causa legittima di prelazione (come il pegno e i privilegi):


l’art. 2808 stabilisce, infatti, che l’ipoteca attribuisce al creditore il potere
di espropriare i beni oggetto della garanzia, siano essi del debitore o di un terzo, e di
essere preferito agli altri creditori sul prezzo ricavato dalla espropriazione.

- La disciplina dell'ipoteca è molto simile a quella del pegno, tuttavia, rispetto al


pegno, l'ipoteca presenta alcuni vantaggi:
a) per il debitore, che non trova sottratta al suo godimento la cosa oggetto della
garanzia del creditore e la può quindi sfruttare anche economicamente (sia pure
con i limiti stabiliti all'art. 2813), e
b) per il creditore, che non è costretto a custodirla e a mantenerla (art. 2790).

- Oggetto dell’ipoteca:
a) la proprietà (anche nuda) su beni immobili che sono in commercio e sulle
relative pertinenze
b) l’usufrutto sui medesimi beni
c) la superficie, il diritto dell'enfiteuta e quello del concedente in enfiteusi;
d) la proprietà e l'usufrutto sulle navi, gli aeromobili e gli autoveicoli secondo le
leggi che li riguardano (art. 2810).

11. (Segue). L'ISCRIZIONE, LA RINNOVAZIONE E LA GRADUAZIONE TRA


I CREDITORI ISCRITTI.

- L'ipoteca attribuisce la prelazione al creditore, non attraverso lo spossessamento


(come accade per il pegno di cose), bensì a seguito di un apposito procedimento
pubblicitario, simile nella formalità alla trascrizione, detto iscrizione (v. artt. 2827
ss.):
 che consente a chiunque di venire a conoscenza dell'atto giuridico che
origina l’ipoteca e quindi della prelazione
 e con efficacia costitutiva, nel senso che il diritto d'ipoteca non nasce
sino a quando non si sia compiuta tale formalità.

- In base al titolo si distingue tra:


a) Ipoteca volontaria
Viene concessa, con la forma dell'atto pubblico o della scrittura privata, dal debitore o
da un terzo (detto datore di ipoteca), con contratto o atto unilaterale tra vivi.
b) Ipoteca giudiziale
Si origina con l'iscrizione di una sentenza di condanna (anche non esecutiva) al
pagamento di una somma o all'adempimento di un'altra obbligazione o al risarcimento
del danno da liquidare successivamente o da altri provvedimenti (come i decreti
ingiuntivi e i lodi arbitrali dichiarati esecutivi) (art. 2818).

c) Ipoteca legale
Si ha quando è la legge stessa ad attribuire al creditore il diritto ad iscrivere ipoteca. Le
ipotesi di ipoteca legale sono tassativamente previste nell’art. 2817:
1. In caso di vendita di un bene immobile l’alienante ha ipoteca sopra gli immobili
alienati per l’adempimento degli obblighi che derivano dall’atto di alienazione.
2. I coeredi, i soci e altri condividenti hanno ipoteca a garanzia del pagamento dei
conguagli sopra i beni immobili assegnati ad altri condividenti.
3. Lo stato ha ipoteca sopra i beni dell’imputato e della persona civilmente
responsabile per il pagamento delle spese processuali.

L'ipoteca legale viene iscritta d'ufficio (ossia senza bisogno di alcuna apposita richiesta)
dal conservatore (salvo quanto previsto nell’art. 2834).

- Ogni iscrizione ipotecaria conserva il suo effetto per venti anni da quando si è
compiuta. Tuttavia, prima della scadenza, il creditore può rinnovare l’iscrizione di altri
vent’anni (v. art. 2850).

- Sullo stesso diritto immobiliare possono coesistere più iscrizioni, ognuna prende
«grado» in base alla data dell’iscrizione (l’ipoteca iscritta per prima si dice di primo
grado, ed è seguita da quella di secondo grado, di terzo etc.).
Il grado dell’ipoteca determina un ordine di preferenza tra i vari creditori ipotecari: il
creditore con ipoteca di primo grado ha diritto a soddisfarsi per primo in sede di
esecuzione, andando così a prevalere sul creditore con ipoteca di seconda grado, il quale
potrà soddisfarsi sul residuo con preferenza rispetto al creditore con ipoteca di terzo
grado, e così via.

E’ evidente, quindi, come i creditori con grado più alto siano svantaggiati, in quanto
corrono il rischio di non veder soddisfatto il loro credito. Sono tuttavia ammessi negozi
modificativi del grado, che consentono a un creditore, che si trovi in una posizione
deteriore, di occupare la miglior posizione di altro creditore (l’avvenuto mutamento
dovrà essere annotato ex art. 2843).

12. (Segue). LA RIDUZIONE, L'ESTINZIONE E LA CANCELLAZIONE.

A. Riduzione (artt. 2872 ss.)


Con la riduzione dell'ipoteca, il creditore limita la sua prelazione modificandola. Si
realizza:
a) riducendo la somma per la quale l'iscrizione era stata presa;
b) oppure riducendo l’iscrizione a una sola parte dei beni.
B. Cancellazione (artt. 2882 ss.)
E’ un procedimento eguale e contrario all'iscrizione, compiuto dal conservatore dei
registri immobiliari su consenso del creditore. Genera l’estinzione dell’ipoteca.

C. Estinzione (artt. 2878 ss.)


L'estinzione del diritto d'ipoteca dipende principalmente:
a) dall'estinzione dell'obbligazione;
b) dall'acquisto del diritto sul bene espropriato da parte dell'acquirente alla vendita
forzata;
c) o dalla rinunzia del creditore (che deve essere manifestata espressamente almeno
in forma di scrittura privata).

13. (Segue). GLI EFFETTI DELL'IPOTECA NEI CONFRONTI DEL TERZO


ACQUIRENTE.

L'ipoteca consente al creditore di esercitare la prelazione anche nei confronti di chi


abbia acquistato il bene concesso in garanzia con atto trascritto successivamente
all'iscrizione dell'ipoteca stessa (salvo quanto previsto dall’art. 2859).
In questa ipotesi il terzo acquirente, per non subire l’espropriazione può,
alternativamente:
a) pagare i creditori iscritti
b) rilasciare i beni (artt. 2859-2860) in modo che l’esecuzione avvenga nei
confronti del curatore nominato dal tribunale.
c) liberarli dalle ipoteche. La c.d. purgazione può essere:
1. coattiva
quando il terzo sia debitore verso il suo dante causa di una somma esigibile,
sufficiente a soddisfare i creditori iscritti o minore, ciascuno di questi può
obbligarlo al pagamento (se la somma è minore i creditori iscritti dovranno
accontentarsene di comune accordo).

A (creditore)→bene Y concesso in garanzia da B → B (debitore)


B trasferisce a C il bene Y
oggetto di garanzia

C (terzo acquirente del bene


Y e debitore di B)

2. volontaria
si ha quando l'acquirente, non personalmente obbligato per il debito
garantito, offre con le forme stabilite all'art. 2890 di pagare ai creditori
iscritti:
a) il prezzo pattuito se l'atto di acquisto è a titolo oneroso
b) o il valore del bene da lui stesso dichiarato se l'atto è a titolo gratuito
(a condizione che non siano trascorsi più di trenta giorni dal pignoramento).

Qualora l’offerta formulata dal terzo non sia gradita ai creditori, gli stessi
potranno presentare ricorso al presidente del tribunale competente per
richiedere l’espropriazione del bene alle condizioni di cui all’art. 2891.

A (creditore)→ bene Y concesso in garanzia da B → B (debitore)



B trasferisce a C il bene Y
concesso in garanzia


C (terzo acquirente del bene Y)

Il terzo che ha pagato i creditori iscritti (ipotesi sub a), rilasciato l’immobile
(ipotesi sub b) o sofferto l’espropriazione ha ragione d’indennità verso il
suo autore, nonché diritto di subingresso nelle ipoteche costituite a favore
del creditore soddisfatto sugli altri beni del debitore (art. 2866).

14. LA SURROGAZIONE DELL'INDENNITÀ ALLA COSA, LA


DIMINUZIONE DELLA GARANZIA E IL DIVIETO DEL PATTO
COMMISSORIO.

A. La surrogazione dell’indennità alla cosa.


Può accadere che la cosa soggetta a privilegio, generale o speciale, pegno o ipoteca,
perisca o si deteriori (art. 2742). In tal caso, si costituisce in favore dei creditori un
pegno sul credito (o, secondo un'altra opinione, un privilegio) dovuto dall'assicuratore
presso il quale si sia eventualmente stipulata un'apposita copertura (ciò accade assai di
frequente per gli immobili ipotecati), a meno che le somme dovute dall'assicuratore
vengano impiegate a riparare la perdita o il deterioramento.

B. Diminuzione della garanzia.


In caso di perimento o deterioramento della cosa data in pegno o ipotecata, se il
debitore non presti altra idonea garanzia, il creditore può esigere l'immediato
pagamento del suo credito, nonostante la pattuizione di un termine che in tal modo
diviene inefficace (v. art. 2743).

C. Il divieto di patto commissorio.


Il patto con il quale si conviene che, in mancanza di pagamento del credito nel termine
eventualmente stabilito, il bene costituito in garanzia ipotecaria o pignoratizia si
trasferisca al creditore (c.d. patto commissorio) è nullo, anche quando sia posteriore alla
costituzione dell'ipoteca o del pegno.
E’ invece valido il c.d. patto marciano con il quale si conviene che, in caso di
inadempimento, il creditore acquisti la proprietà della cosa ricevuta in pegno o in
ipoteca ma debba restituire al debitore la differenza appunto tra il valore di questa e la
somma dovuta.

Sottosezione II
I mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale

15. LA LEGITTIMAZIONE SURROGATORIA E L'AZIONE REVOCATORIA


(O PAULIANA).

I mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale sono rimedi offerti al creditore per
mantenere o ricostituire l'insieme delle attività patrimoniali dell'obbligato, che ne misura
la solvibilità.

A. L’azione surrogatoria.
Consente al creditore (anche se l'efficacia del titolo che genera l'obbligo sia rinviata alla
scadenza di un termine o all'avveramento di una condizione) di sostituirsi al debitore
che trascuri l'esercizio dei suoi diritti soggettivi e potestativi, salvo che l'esercizio stesso
non sia rimesso esclusivamente a colui al quale sono attribuiti (art. 2900 e art. 81 c.p.c.).

B. Azione revocatoria o pauliana


Può essere esercitata dal creditore al fine di ottenere una sentenza costitutiva che rende
inefficaci,nei suoi confronti, gli atti di disposizione del patrimonio con i quali il
debitore rechi pregiudizio al creditore (eventus damni).

-L’accoglimento della domanda è subordinato alla prova di una serie di fatti e
situazioni:
1. Se l'azione si dirige contro atti dispositivi antecedenti al sorgere del credito l'attore
deve provare:
a) che il debitore lo avev dolosamente preordinato per recare pregiudizio al
soddisfacimento delle ragioni del creditore;
b) che il terzo era partecipe della dolosa preordinazione.

2. Se l'azione si dirige contro atti dispositivi successivi al sorgere del credito e a titolo
gratuito l'attore deve provare soltanto:
a) che il debitore conosceva il pregiudizio arrecato al creditore.

3. Se l'azione si dirige contro atti dispositivi successivi al sorgere del credito e a titolo
oneroso l'attore deve provare:
a) che il debitore conosceva il pregiudizio arrecato al creditore;
b) che il terzo era consapevole dello stesso pregiudizio.

- N.b. la pronuncia di revoca non determina l’invalidità degli atti di disposizione ma la


sola inefficacia nei confronti del creditore. Ne consegue che nei confronti del debitore
e dei terzi l’atto di disposizione è pienamente efficace.
- L'azione si prescrive in cinque anni decorrenti dalla data dell'atto (art. 2903).

16. IL SEQUESTRO CONSERVATIVO E L'OPPOSIZIONE AL PAGAMENTO.

A. Il sequestro conservativo.
- Col sequestro conservativo il creditore anticipa gli effetti del pignoramento, che non
può attualmente eseguire sino a quando non riesca a conseguire il titolo esecutivo.

In tal modo, al creditore viene assicurato che durante il corso del procedimento
necessario per munirsi del titolo stesso, il debitore non possa diminuire le sue attività
patrimoniali, rendendo così successivamente infruttuosa in tutto o in parte l'esecuzione
forzata mediante espropriazione.
Conseguito il titolo esecutivo, il creditore vedrà poi trasformarsi (o « convertirsi », v.
art. 686 c.p.c.) il sequestro in pignoramento, potendo così procedere all'espropriazione
delle cose, anche se siano state nel frattempo alienate dal debitore a terzi

- Il giudice autorizza il sequestro di beni appartenenti al patrimonio del debitore, sino


all'ammontare del credito, con le spese e gli eventuali interessi, a condizione che:
a) ritenga verosimile la sussistenza del credito vantato (c.d. fumus boni iuris) e
b) ritenga fondato il timore manifestato dal creditore di perdere la garanzia
patrimoniale per il tempo necessario a conseguire il titolo esecutivo (c.d. periculum in
mora).

B. Opposizione al pagamento.
Con l'opposizione al pagamento il creditore, per timore che il debitore ricevuta la
prestazione da un suo debitore la occulti prima che sia possibile eseguire il
pignoramento, può intimare a quest'ultimo di non adempiere. Diversamente potrà
costringerlo a versare nuovamente quanto dovuto all'opponente.

SEZIONE III
L'ADEMPIMENTO

17. L'ADEMPIMENTO IN GENERALE. LA CORRETTEZZA E LE REGOLE


GENERALI IN CUI SI MANIFESTA.

- L’adempimento consiste nell’esatta esecuzione della prestazione a cui consegue


l’estinzione dell’obbligazione.

- Le modalità di adempimento dell’obbligazione sono determinate:


a) dal titolo che genera l'obbligazione (il contratto o il testamento)
b) o diversamente, provvede il legislatore.

art. 1175 c.c. “il debitore e il creditore devono comportarsi secondo le regole della
correttezza”:
- tale norma costituisce espressione del più generale principio di
esecuzione del contratto secondo buona fede.

- la concreta identificazione degli obblighi si ricava da una serie di


disposizioni dettate espressamente dal legislatore (si vedano gli artt.
1177 ss. e soprattutto quanto riportato nel riquadro sottostante).

Adempimento del terzo (art. 1180).


Qualsiasi terzo può adempiere alla prestazione, anche contro la volontà del creditore
salvo che:
a) la prestazione sia tale da non garantire il soddisfacimento integrale del creditore
se eseguita da un terzo.
b) debitore domandi al creditore di non ricevere la prestazione che un terzo si offra
di adempiere al suo posto (c.d. opposizione, art. 1180, 2° comma)

In questi casi, il creditore può rifiutare l'adempimento del terzo, attendendo così
che vi provveda personalmente il debitore.

Prestazione in luogo dell’adempimento (art. 1197).


Quando il creditore lo consente, il debitore può liberarsi eseguendo una prestazione
differente da quella dovuta.
Se tuttavia il creditore accetta la proposta del debitore l'obbligazione si estingue quando
il diritto reale è trasferito o quando la diversa prestazione viene eseguita (art. 1197) o il
credito ceduto venga riscosso (art. 1198).

N.b. Quando le parti abbiano previsto invece che la liberazione avvenga sin dalla
conclusione del contratto, senza attendere il trasferimento del diritto o l'adempimento
della nuova prestazione, il patto va qualificato come novazione oggettiva.

18. IL LUOGO DELL'ADEMPIMENTO.

La determinazione del luogo ove il debitore è tenuto ad eseguire la prestazione può


risultare:
1. dalla convenzione (contratto, testamento o dall'atto unilaterale inter vivos)
2. oppure dagli usi normativi.

Diversamente può desumersi:


1. dalla natura della prestazione
2. o da altre circostanze (esempio: la consegna dell'immobile dovrà, in genere,
avvenire dove esso si trova)

Ove permanga indeterminato il luogo di adempimento, si applicano i criteri dettati


dall'art. 1182.
19. IL TEMPO DELL'ADEMPIMENTO E IL COMPUTO DEI TERMINI.

- Il termine di adempimento dell’obbligazione può essere previsto nel contratto o nel


testamento, esplicitamente o implicitamente.

Diversamente vige la regola romana “se non v'è termine il creditore può esigere la
prestazione immediatamente” (art. 1183, 1° comma).
In deroga a quest’ultima previsione, il termine di adempimento è stabilito dal giudice
nei casi previsti dall’art. 1183.

- Il termine si presume a favore del debitore. Tuttavia, su accordo delle parti, il termine
può essere stabilito a favore del creditore o di entrambi (si vedano gli artt. 1184,
1185, 1186).

- I termini si computano secondo il calendario comune, eliminando il momento


iniziale e tenendo conto invece del giorno finale. Salvo diversamente stabilito dal titolo
che genera l'obbligazione o da usi normativi, se il termine scade in un giorno festivo è
prorogato di diritto al seguente non festivo, mentre non rilevano i giorni festivi
intermedi (art. 1187).

20. IL PAGAMENTO AL TERZO.

Il debitore si libera eseguendo la prestazione non al creditore ma a un terzo ove


sussistano una serie di differenti circostanze indicate agli artt. 1188, 1189, 1190 tali
da legittimare il terzo a ricevere la prestazione.
Ove una di quelle circostanze non sussista, il pagamento al terzo non estingue
l'obbligo e il terzo sarà obbligato a restituire quanto ricevuto (secondo le regole
dell'indebito soggettivo ex latere accipientis, v. infra § 22).

Riassumendo le disposizioni indicate:
- il terzo può essere autorizzato a ricevere la prestazione dalla legge, dal giudice o dal
creditore.

- vi sono ipotesi nelle quali il terzo è autorizzato non soltanto a ricevere ma anche ad
esigere la prestazione, poiché il debitore non si può liberare eseguendola nei confronti
del creditore a causa dell'incapacità di lui (art. 1190).

- il pagamento in favore del non legittimato libera comunque il debitore se l’interesse


del creditore risulta soddisfatto (art. 1188, 2° comma)

- il pagamento in favore del creditore (c.d. apparente) o del terzo che appaiono
legittimati a riceverlo libera il debitore se dimostra la buona fede nell’esecuzione
della prestazione (art. 1189).
In questi casi nasce un obbligo del non legittimato di pagare quanto ricevuto al
creditore vero (art. 1189, 2° comma).
21. LA CAPACITÀ DELLE PARTI, LA QUIETANZA, L'IMPUTAZIONE DEL
PAGAMENTO E LE SPESE.

A. La capacità delle parti.


Il pagamento effettuato al creditore non è liberatorio se questi era incapace di agire
oppure incapace d'intendere o di volere, sempre che non si accerti che il suo interesse
risulta in ogni modo soddisfatto (art. 1190).
Al contrario, l'incapacità del debitore non impedisce l'estinzione dell'obbligo e non gli
consente pertanto di ottenere dal creditore la restituzione di quanto dovuto (art. 1191).

B. Quietanza.
Al momento in cui ricevono il pagamento, il creditore o i terzi legittimati (anche
soltanto a ricevere) devono, se il debitore lo chieda, rilasciare una dichiarazione scritta
(in forma di scrittura privata o di atto pubblico) con la quale attestino di aver ricevuto il
pagamento (c.d. quietanza, art. 1199).

C. Imputazione del pagamento.


In caso di più debiti della medesima specie (denaro o altre prestazioni fungibili) dovuti
a un unico creditore, l’obbligato può dichiarare quale tra quei debiti intende soddisfare.
In mancanza di tale dichiarazione si applica quanto previsto dal 2° comma dell’art.
1193.

SEZIONE IV
IL PAGAMENTO DELL'INDEBITO E L'ARRICCHIMENTO SENZA
CAUSA

22. IL PAGAMENTO DELL'INDEBITO.

- E’ un atto con cui taluno esegue un pagamento non dovuto, dando così luogo ad
un obbligo di restituzione.

- Può essere:
a) oggettivo.
quando il pagamento è effettuato dal debitore, ma non sussiste l'obbligo ch'egli avrebbe
inteso estinguere o questo sia successivamente venuto meno.

b) soggettivo ex latere accipientis o ex latere creditoris.


quando l'obbligo sussiste, ma il debitore ha erroneamente pagato quanto dovuto a
un terzo.
Esempio: Tizio deve € 1.000 a Caio, ma accredita quella somma di denaro sul
conto corrente di Sempronio.
c) soggettivo ex latere solventis o ex latere debitoris o pagamento erroneo di
debito altrui.
quando il pagamento è effettuato al creditore da un terzo con conseguente estinzione
dell'obbligo (v. art. 1180).

a) La legge consente a chi ha adempiuto il debito altrui, credendosi debitore in


base a un errore scusabile, di ripetere quanto pagato purché il creditore non si sia
privato del documento da cui risulta l'atto che origina l'obbligo (titolo) o delle
garanzie del credito in buona fede (art. 2036, 1°comma).
b) Se non si origina l'obbligo di restituire il pagamento al terzo, che
erroneamente lo ha effettuato, questi subentra nei diritti del creditore verso il
debitore vero e può esigere quanto questi doveva al primo (art. 2036, 3° comma)
(si tratta di un’ipotesi di «pagamento con surrogazione» di cui si dirà più
diffusamente infra par. 37).

23. IL CONTENUTO DELL'OBBLIGO RESTITUTORIO.

L'esatta determinazione dell'obbligo dell'accipiens di restituire quanto


indebitamente ricevuto dipende:
a) dalla natura della prestazione:
può consistere nel versamento di una somma di denaro (v. art. 2033), nella
dazione di una cosa determinata (v. art. 2037)

b) dall’atteggiamento psicologico del debitore al momento dell’esecuzione


(ossia dalla conoscenza o meno del carattere indebito della prestazione). In
particolare:
- in caso di alienazione della cosa a un terzo occorre tenere conto di tre
parametri:
1) la buona o la mala fede al momento in cui ha ricevuto il pagamento;
2) la conoscenza dell'obbligo di restituzione al momento dell'alienazione;
3) il carattere oneroso o gratuito dell'alienazione al terzo (v. art. 2038)

- se l'accipiens era legalmente o naturalmente incapace deve restituire soltanto


ciò che sia stato rivolto a suo vantaggio (art. 2039).

23. LE PRESTAZIONI IRRIPETIBILI (SOLUTI RETENTIO).

Salvo che la prestazione sia stata eseguita da un incapace o indotta con l’inganno
o la minaccia, chi ha ricevuto un pagamento non dovuto non è tenuto a
restituirlo (c.d. soluti retentio) quando:
1) si giudichi che il solvens fosse tenuto ad eseguire la prestazione per un dovere
morale o sociale (art. 2034).

- il dovere sociale dipende dalle circostanze di tempo e di luogo in cui
viene effettuata la prestazione.
- il dovere morale invece fa appello a un sistema etico immutabile.

2) la prestazione è stata compiuta in esecuzione:


a) di una «disposizione fiduciaria contenuta nel testamento» (art. 627);
b) di un debito di giuoco o di scommessa (art. 1933);
c) di un obbligo estinto per prescrizione (art. 2940).

3) il pagamento sia stato effettuato dal comune intento di solvens e di accipiens di


offendere il buon costume.

25. L'ARRICCHIMENTO SENZA CAUSA.

Chiunque, senza giusta causa, si è arricchito a danno di altri è tenuto, nei limiti
dell’arricchimento, a indennizzare quest’ultimo della correlativa diminuzione
patrimoniale, purché lo spostamento patrimoniale non sia fondato su un titolo
giuridico invalido o inefficace8 (art. 2041).

- l'originarsi dell'obbligo è impedito dalla prova che l'attività prestata
dall'impoverito non era stata né richiesta né comunque accettata dalla controparte.

- l'azione non è proponibile, quando il danneggiato può esercitare un’altra azione


per farsi indennizzare del pregiudizio subìto (c.d. «sussidiarietà dell'azione di
arricchimento»).

SEZIONE V
LA MORA DEL CREDITORE

26. LA COOPERAZIONE MANCATA DEL CREDITORE DURANTE


L'ADEMPIMENTO (MORA DEL CREDITORE).

Si ha quando il creditore rifiuta o non compie quanto necessario per ricevere


l’adempimento.
In queste ipotesi, a tutela del debitore, è possibile avviare un procedimento di
costituzione in mora del creditore.

Per avviare tale procedimento è necessario che il debitore compia un atto
unilaterale (non negoziale), detto «offerta». L’offerta varia a seconda che la
prestazione abbia ad oggetto:
a) denaro, titoli di credito o cose mobili da consegnare al domicilio
del creditore (art. 1209, 1°comma)
b) cose mobili da consegnare in luogo diverso dal domicilio del
creditore o cose immobili (art. 1209, 2° comma e 1216)
c) prestazioni di fare (art. 1217)

8
In quest’ultima ipotesi la restituzione di quanto versato sarebbe pur sempre possibile secondo le norme
sull'indebito.
27. GLI EFFETTI DELLA MORA E LA LIBERAZIONE DEL
DEBITORE.

Gli effetti della mora sono di tre ordini (art. 1207, 1° e 2° comma):
a) il rischio che la prestazione divenga impossibile per causa non
imputabile al debitore grava sul creditore;
b) gli interessi (se si tratta di prestazione pecuniaria) e i frutti della cosa
non percepiti dal debitore non sono dovuti;
c) il debitore ha diritto al risarcimento del danno prodotto dalla mancata
cooperazione del creditore e al rimborso delle spese di custodia e
mantenimento della cosa.

Deposito
Salvo che la prestazione consista nel facere o nel consegnare un immobile, il
debitore può procedere, se lo ritiene, al «deposito» delle cose nel rispetto del
procedimento previsto dall’art. 1212.
Dal momento in cui la cosa è stata depositata, il debitore non la può più
conseguire ma è liberato dall'obbligo (art. 1210, 2° comma).

SEZIONE VI
I MODI DI ESTINZIONE DIVERSI DALL'ADEMPIMENTO

I modi di estinzione diversi dall’adempimento sono:


a) Impossibilità sopravvenuta della prestazione
b) La remissione del debito ( artt. 1236-1240) (da cui vanno tenuti distinti il
pactum de non petendo e la rinunzia al credito)
c) La confusione (artt. 1235-1255)
d) La novazione oggettiva (artt. 1230-1234)
e) La compensazione (artt. 1241-1252)

28. L'ESTINZIONE DELL'OBBLIGO IN MANCANZA DI


ADEMPIMENTO: L'IMPOSSIBILITÀ SOPRAVVENUTA NON
IMPUTABILE.

A parte la prescrizione, anche ad altri atti o fatti giuridici sopravvenuti si


riconosce la capacità di estinguere l'obbligo del debitore in luogo
dell'adempimento da lui dovuto.
Una prima ipotesi consiste nell’impossibilità sopravvenuta della prestazione
per causa non imputabile al debitore (art. 1256 ss.)9.

9
All'impossibilità viene assimilato lo smarrimento di una cosa determinata di cui non si possa
provare il perimento (sempre che non sia imputabile al debitore): il successivo ritrovamento non
impedisce l'effetto liberatorio per il debitore quando la mancanza della cosa sia perdurata tanto
che si sono verificate le circostanze or ora rammentate (v. art. 1257).
Caratteristiche dell’impossibilità:
- oggettiva: indipendente dalla persona del debitore o dalla sua economia
- assoluta: non superabile in alcun modo.
- definitiva (diversamente il debitore continua ad essere obbligato ma non
risponde del ritardo).

29. LA REMISSIONE DEL DEBITO, IL PACTUM DE NON PETENDO, LA


RINUNZIA AL CREDITO E LA CONFUSIONE.

A. La remissione del debito (artt. 1236-1240).


- Il creditore può dichiarare al debitore di volerlo liberare. Se l'obbligato accetta,
espressamente o per fatti concludenti, il debito è estinto per «remissione».

- La remissione del debito non va confusa con:


a) Il pactum de non petendo.
L’atto giuridico con cui il creditore si impegna a non esigere la prestazione prima
di una determinata scadenza. Tuttavia, laddove non sia stabilito un termine o altri
limiti di efficacia, esso realizza un effetto sostanzialmente analogo alla
remissione.

b) La rinunzia al credito.
Si ha quando il creditore dismette la titolarità del proprio credito, senza tuttavia
dichiararlo all'obbligato. Questi potrà in qualunque momento eseguire la
prestazione, persino quando fosse trascorso il periodo di prescrizione.

B. Confusione (artt. 1253-1255).


L'obbligazione si estingue per confusione quando le qualità del creditore e del
debitore vengono a coincidere nella stessa persona, a causa di un evento
sopravvenuto.
Ciò può avviene a causa di una successione nel credito o nel debito, a titolo
universale o particolare, a causa di morte o per atto tra vivi.

30. LA NOVAZIONE OGGETTIVA.

L'obbligazione si estingue anche quando il creditore e il debitore, con un


contratto, si accordano per sostituirla con un'altra differente per la causa che la
giustifica (c. d. «novazione causale»)10, oppure, per la prestazione dovuta (c.d.
«novazione reale»)11 (art. 1230).

- E’ necessario sussista l'intenzione di sostituire un'obbligazione all'altra,
estinguendo quella più antica. L’intenzione deve essere ovviamente condivisa dai
due contraenti e corrispondere a un loro comune interesse (causa novandi). E’

10
Esempio: l'obbligo di pagare una somma quale prezzo di acquisto viene sostituito dall'obbligo di
pagarlo quale canone di locazione.
11
Esempio: in luogo di pagare una somma mi obbligo a fare qualcosa per il creditore.
sufficiente desumere tale intenzione da fatti concludenti (c.d. «animus novandi»)
(art. 1230, 2° comma).

- L'invalidità o l'inefficacia del titolo che ha generato l'obbligazione novata


implica l'inefficacia del contratto novativo se:
a) il titolo che ha generato l’obbligazione novata è invalido o inefficacie,
b) oppure, se viene novata un'obbligazione già estinta.

31. LA COMPENSAZIONE.

Quando due persone sono obbligate reciprocamente, cioè l'una nei confronti
dell'altra, i due debiti si estinguono per le quantità corrispondenti: si parla in tali
casi di «compensazione» (art. 1241).

- Entrambi i debiti devono avere le seguenti caratteristiche (art. 1243):
1. l’oggetto deve consistere in una somma di danaro o una quantità di cose
fungibili dello stesso genere;
2. devono essere liquidi, cioè il loro ammontare deve essere determinato
direttamente in denaro o come risultato di un calcolo aritmetico;
3. devono essere esigibili, cioè non vi sia un termine di adempimento o
questo sia scaduto;
4. infine, i debiti devono risultare da un titolo certo, perché non sottoposto a
condizione sospensiva.

- La compensazione può essere:


1. Legale.
- opera automaticamente (o ope legis) purché sia stata manifestata alla
controparte l'intenzione di valersi della compensazione (art. 1242, 1°
comma).
- gli effetti si producono dal giorno in cui i debiti si trovano a coesistere.

2. Giudiziale.
- su sentenza del giudice quando il debito opposto in compensazione ha le
caratteristiche stabilite ai nn. 1, 3 e 4, ma è illiquido.
- Gli effetti si producono dal momento della sentenza o del provvedimento
che liquida (anche provvisoriamente) il debito.

3. Volontaria.
- Opera in seguito ad un contratto. Almeno uno dei debiti deve essere
privo delle caratteristiche indicate dai nn. 1 a 4 (art. 1252), poiché
diversamente essi si estinguerebbero ope legis.
- L'individuazione del momento in cui si produce l'effetto estintivo
dipende da quanto le parti stabiliscano nel contratto.

- L'art. 1246 elenca alcuni crediti che non si estinguono per compensazione.
SEZIONE VII
LA SUCCESSIONE NEL DEBITO E LA NOVAZIONE SOGGETTIVA

Le modificazioni del rapporto obbligatorio (sintesi):


Le modificazioni dal lato passivo del rapporto (sez. VIII)
a) La delegazione (artt. 1268-1271)
b) L’espromissione (art. 1272)
c) L’accollo (art. 1273)
Le modificazioni dal lato attivo del rapporto (sez. IX)
a) La cessione del credito (artt. 1260-1267)
b) La surrogazione

32. LA NOZIONE.

- Il debito può essere trasferito mortis causa o per atto tra vivi.

- La cessione del debito va tenuta distinta dalla novazione soggettiva passiva:


Nel primo caso il cessionario assume verso il creditore il debito originario, che
avrà la sua fonte nel titolo che l'ha generato. Come tale, si troverà soggetto
all'identica disciplina.

Nella novazione soggettiva passiva (o novazione del debito) nasce invece in capo
al terzo un nuovo obbligo, che potrà aver contenuto identico a quello dovuto dal
debitore, ma sarà originato da un'altra fonte (appunto il contratto novativo) e da
questa sarà quindi regolato.
Il codice rinvia per la disciplina alle norme contenute nel capo VI, del titolo I,
dedicato alle obbligazioni in generale, ove si disciplinano la delegazione,
l'espromissione e l'accollo (liberatori).

SEZIONE VIII
LA DELEGAZIONE, L'ESPROMISSIONE E L'ACCOLLO

33. LA DELEGAZIONE DI PAGAMENTO E LA DELEGAZIONE DI


DEBITO.

- La delegazione consiste in un incarico che un soggetto (detto delegante)


conferisce a un altro (detto delegato), affinché paghi (c.d. delegazione di
pagamento o solvendi) oppure si obblighi a pagare (c.d. delegazione di debito,
promissoria o promittenti) un terzo creditore (detto delegatario).

- Nella delegazione di debito, se non si è pattuito diversamente, il delegatario


non può esigere l'adempimento dal delegante, se non ha prima richiesto
l'adempimento al delegato (art. 1268, 2° comma) (c.d. beneficium ordinis).
- La delegazione si basa su due rapporti obbligatori:
1. Rapporto di provvista, cioè il rapporto delegante-delegato.
2. Rapporto di valuta, cioè il rapporto delegante-delegatario.

Inoltre la delegazione può essere:


1. Titolata, quando il delegato si sia obbligato a pagare il delegatario «entro i
limiti di validità ed efficacia del rapporto di provvista o di quello di
valuta».
2. Astratta o pura, nelle altre ipotesi.

Tali distinzioni sono rilevante per comprendere le eccezioni che il delegato può
opporre al delegatario (art. 1271):

1. Il delegato può opporre al delegatario le eccezioni relative al rapporto di


provvista se lo si è appositamente pattuito (art. 1271, 2° comma);
2. Il delegato può in ogni caso opporre al delegatario tutte le eccezioni
relative al rapporto di provvista (salvo quella di compensazione), quando il
rapporto di valuta è nullo (art. 1271, 2° comma).
3. Facendovi espresso riferimento, il delegato potrà opporre al delegatario le
eccezioni relative al rapporto di valuta (1271, 3° comma). Esempio:
lamentare che il debito del delegante verso il delegatario si è estinto.
4. Il delegato può, in ogni caso, opporre al delegatario le eccezioni relative ai
suoi rapporti con lui (art. 1271, 1° comma).

- La delegazione di debito può essere


1. Liberatoria
quando il creditore delegatario libera il delegante (debitore originario),
così sostituito dal nuovo debitore.
2. Cumulativa
quando il delegatario non libera il debitore originario. In questo caso
l'obbligo assunto dal delegato va ad «aggiungersi» a quello del delegante
(art. 1268).

34. L'ESPROMISSIONE.

- Si realizza quando, con un contratto, un terzo (espromittente), senza essere stato


incaricato del debitore, si obbliga con il creditore (espromissario) a pagare un
debito che quest'ultimo ha verso il debitore medesimo (espromesso) (art. 1272).

- Se non sussiste un diverso accordo, il terzo (espromittente) non può opporre al


creditore le eccezioni relative ai suoi rapporti col debitore originario (rapporto
di provvista) (art. 1272, 2° comma).

Il terzo può invece opporre al creditore tutte le eccezioni che il debitore


originario avrebbe potuto opporgli, purché siano rispettato le tre limitazioni
previste nel 3°comma dell’art. 1272.
- L'espromissione è in genere cumulativa, può tuttavia essere liberatoria quando
il creditore libera il debitore originario, con una propria dichiarazione,anche
manifestata per fatti concludenti.

35. L'ACCOLLO.

- Si realizza quando con un contratto tra il debitore (accollato) e un terzo


(accollante o assuntore), questo si assume il debito che l'altro abbia col creditore
(accollatario).

- Il creditore è terzo rispetto alla stipulazione, per questo si dice che l’accollo ha
la natura giuridica di contratto a favore di terzo.

- L’accollo può essere:


1. Esterno
Quando il creditore aderisce alla convenzione intervenuta tra debitore e
terzo (c.d. accollo esterno)

 In questo caso il debitore è liberato soltanto se:
 vi sia stata una dichiarazione espressa in tal senso,
 oppure, laddove l’adesione costituisca condizione espressa
della stipulazione (art. 1273, 2° comma) (c.d. accollo
liberatorio)

 Se non vi è stata liberazione, l'accollante e il debitore originario si


ritrovano entrambi obbligati verso il terzo creditore, ma l'accollato
gode del beneficium ordinis (c.d. accollo cumulativo).

2. Interno
nelle ipotesi nelle quali il creditore non aderisce all'accollo oppure per
quelle in cui l'accollante e l'accollato non attribuiscono alcun effetto
giuridico al creditore.

- L'accollante può opporre all'accollatario le eccezioni che discendono dal


contratto d'accollo (art. 1273, 4° comma) e le eccezioni che a questo avrebbe
potuto opporre il debitore accollato.
Valgono, tuttavia, gli stessi limiti visti per l'espromissione.
SEZIONE IX
LA CESSIONE DEL CREDITO E IL PAGAMENTO CON
SURROGAZIONE

36. LA CESSIONE DEI CREDITI.

- Si realizza quando il creditore (cedente) trasferisce ad un altro soggetto


(cessionario) il proprio diritto di credito.

- La cessione può avvenire a causa di morte o per atto tra vivi, a titolo oneroso
o gratuito.

- La cessione non è consentita (art. 1260):


1) se il credito ha carattere strettamente personale;
2) se sussiste un divieto legale di cessione;
3) se la cessione è esclusa dalla stessa volontà delle parti.

- Non è necessario che il debitore (ceduto) consenta alla cessione, posto che per
lui dovrebbe rivelarsi indifferente pagare al creditore originario (cedente) o a
quello subentrato a lui (cessionario).
Tuttavia, il debitore (ceduto) che paga al cedente non è liberato, se il cessionario
prova che il ceduto era a conoscenza della cessione (art. 1264, 2° comma).

Per evitare il rischio di non riuscire a dare una simile prova, chi acquista il credito
può:
 far dichiarare al debitore di essere a conoscenza della cessione,
 oppure, può ricorrere alla notificazione della cessione (art. 1264,
1°comma)

- Il ceduto può opporre al cessionario tutte le eccezioni che avrebbe potuto far
valere contro il cedente, salvo quanto previsto dall’art. 1248.

- Se il medesimo credito viene ceduto a una pluralità di cessionari (art. 1265):


 prevale chi per primo si sia procurato la dichiarazione di accettazione del
debitore o chi per primo gli abbia notificato la cessione

 prevale chi tra essi ha stipulato per primo l'atto di cessione, se non vi sia
stata notificazione della cessione al debitore con atto avente data certa o
accettazione con data certa da parte di questo.

- Il cedente deve garantire al cessionario l'esistenza del credito (c.d. «nomen


verum») entro i limiti previsti dall’art. 1266.
Il cedente non risponde, invece, della solvenza del debitore (cessione pro
soluto), salvo patto contrario (cessione pro solvendo) (art. 1267).
37. IL PAGAMENTO CON SURROGAZIONE.

- Consiste in una sostituzione dal lato attivo del rapporto obbligatorio, in


deroga al principio secondo il quale “il pagamento estingue il credito vantato da
chi lo riceve”.
Si verifica, cioè, una cessione del credito che dipende:
 dal pagamento effettuato dal terzo in luogo del debitore (e non da un atto
negoziale o da una successione a causa di morte, come visto nel
precedente paragrafo),
 e dalla sussistenza di alcune circostanze indicate dal legislatore.

- Il codice prevede tre ipotesi di surrogazione:

a) La surrogazione per volontà del creditore (art. 1201) si realizza quando un


creditore riceva il pagamento da un terzo e dichiari espressamente e
contestualmente al pagamento l’avvenuta surroga del terzo nel suo credito.
b) La surrogazione per volontà del debitore (art. 1202) si verifica quando un
terzo mutui a quest'ultimo denaro o altri fungibili per pagare il suo debito. La
cessione del credito in favore del mutuante non richiede il consenso dell'accipiens
ma è necessario il rispetto delle condizioni previste nell’art. 1202.
c) La surrogazione legale produce il trasferimento automatico del credito nei
casi espressamente stabiliti dalla legge (v. art. 1203).

SEZIONE X
ALCUNE SPECIE DI OBBLIGAZIONI

Sottosezione I
Le obbligazioni soggettivamente complesse

38. LA NOZIONE.

- Si dicono soggettivamente complesse (o collettive) le obbligazioni, quando:


a) siano dovute a una pluralità di creditori o debbano essere eseguite da
una pluralità di debitori;
b) la prestazione sia unica (identica) per tutti i debitori o i creditori
(eadem res debita), anche se sia dovuta con modalità accessorie differenti
(luogo o tempo di adempimento, una delle obbligazioni è condizionata o
comprende soltanto una parte del debito, ad esempio, soltanto il capitale
mentre l'altra comprende pure gli interessi) (art. 1293);
c) siano generate da un unico fatto o da fatti inscindibilmente connessi tra
loro (eadem causa obligandi).
- Possono essere:
a) Soggettivamente complesse dal lato passivo
- quando la prestazione è dovuta da una pluralità di debitori.
- a loro volta:
a) Si presumono ad attuazione solidale quando il creditore può
esigere l'adempimento per intero (in solidum) da ciascuno dei
debitori e l'adempimento da questo effettuato estingue il debito.
b) se previsto dalla legge o dal titolo, sono ad attuazione parziaria
quando il debitore sia obbligato solo per la sua parte.

b) Soggettivamente complesse dal lato attivo.


- quando la prestazione sia dovuta a una pluralità di creditori.
- a loro volta:
a) se previsto dal titolo o dalla legge sono ad attuazione solidale
quando il pagamento effettuato dal creditore a uno dei
concreditori solidali estingue il debito.
b) Diversamente sono ad attuazione parziaria quando ogni creditore
ha diritto di esigere dal debitore soltanto la sua parte.

- Quando uno dei condebitori o dei creditori solidali muore, l’obbligazione si


divide tra gli eredi in proporzione delle rispettive quote. È ammesso comunque il
patto contrario (art. 1295).

- Il debitore in solido che ha pagato il debito per intero, oltre che essere
surrogato legalmente nel debito, ha un credito (detto di «regresso») contro gli
altri coobbligati (art. 1299)
Analogamente, il creditore che ha ricevuto l'intero (e non ha regresso) è
obbligato a versare la quota agli altri concreditori.

In entrambi i casi le quote si presumono uguali (art. 1298, 2° comma). Tale regola
non vale se il debito sia stato contratto nell'interesse esclusivo di uno dei
concreditori o dei condebitori in solido.

Sottosezione II
Le obbligazioni con prestazioni divisibili e indivisibili

39. LA NOZIONE.

1. La prestazione dovuta è normalmente divisibile (artt. 1314-1315), cioè


frammentabile in parti omogenee, tali da mantenere la loro identità funzionale
con la prestazione unitariamente considerata e da essere valutabili in maniera
proporzionale rispetto al tutto.
Sono, ad esempio, divisibili le prestazioni di dare denaro. Divido la prestazione di
dare € 1.000 in dieci prestazioni da € 100 ciascuna (esse mantengono la stessa
funzione economico-sociale della prestazione originaria).
2. Le prestazioni possono essere indivisibili (artt. 1316-1320) per natura o per
volontà delle parti (art. 1316): l'intenzione di mantenere indivisibile la prestazione
non deve essere manifestata espressamente ma si può desumere dalle circostanze.

Quando la prestazione sia indivisibile si applicano le regole dettate per le
obbligazioni ad attuazione solidale, anche se strutturalmente le due ipotesi non
possono essere confuse tra loro (art. 1317).

Sottosezione III
Le obbligazioni oggettivamente complesse

40. LA NOZIONE.

- Si dicono oggettivamente complesse o multiple le obbligazioni nelle quali sia


dovuta una pluralità di prestazioni.

- Possono essere:
a) cumulative se il debitore è tenuto a adempiere tutte le differenti
prestazioni dovute.
b) alternative (o disgiuntive) quando il debitore si libera eseguendo una
sola prestazione, anche se non può costringere il creditore a ricevere parte
dell'una e parte dell'altra (art. 1285).

- Devono tenersi distinte dalle:


a) obbligazioni di genere
in cui la prestazione è unica, anche se va individuata in un momento successivo al
sorgere dell’obbligazione.
b) obbligazioni soggettivamente alternative
esempio: Tizio o Caio mi devono 500 €
c) obbligazioni con facoltà alternativa (o anche facoltativa)
in cui la prestazione è unica, anche se al debitore viene riconosciuta la facoltà di
sostituire la prestazione principale, eseguendone un'altra che non era dovuta (e che
quindi il creditore non può esigere).

Sottosezione IV
Le obbligazioni pecuniarie
41. LA NOZIONE.

- Sono quelle obbligazioni che hanno ad oggetto somme di denaro. Data la loro
importanza ad esse è dedicata un’intera sezione del codice (artt. 1277 e ss.)

- La crescita dei prezzi comporta che la stessa somma di denaro misuri, nel
tempo, valori economici mutevoli.
Tuttavia, l’esecuzione delle prestazioni pecuniarie è governata dal c.d. principio
nominalistico (art. 1277) (salvo quanto disposto dagli artt. 1278 ss.): i debiti
pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo del
pagamento e per il suo valore nominale (indipendentemente, quindi, dal potere di
acquisto).
Ciò significa che il debitore dovrà sempre la stessa quantità nominale di denaro,
prescindendo dalle modifiche del suo valore dovute a un mutato potere di
acquisto.

Tale principio si applica soltanto ai debiti di valuta (per i quali la quantità di
denaro dovuta è predeterminata). Restano invece esclusi i debiti di valore12 (per i
quali la prestazione dovuta è determinata in funzione del potere d’acquisto della
moneta stessa). In quest’ultimo caso si applica il principio c.d. valoristico.

- Merita ricordare, infine, che l'art. 49 del d.lgs. 21 novembre 2007, n. 231, al fine
di prevenire il riciclaggio, vieta il « trasferimento di denaro contante (...) quando
il valore oggetto del trasferimento è complessivamente pari o superiore a € 1.000
», stabilendo che quel trasferimento debba essere effettuato attraverso banche,
istituti di moneta elettronica o Poste Italiane S.p.A.

42. GLI INTERESSI CORRISPETTIVI.

- L'obbligazione di versare gli interessi è un'obbligazione pecuniaria, avente


natura:
 accessoria, poiché si aggiunge a quella principale
 e periodica, giacché, come tutti i frutti civili, matura giorno per giorno
(art. 821, 3° comma).

- Gli interessi possono derivare da un atto negoziale (interessi convenzionali) o


per legge (interessi legali).

 Tale misura, detta saggio, (oggi al 2,5 %) può essere variata con decreto
del Ministro dell'economia pubblicato sulla Gazzetta ufficiale non oltre il
15 dicembre di ogni anno (art. 1284) (saggio legale). In mancanza
permane identica a quella dell'anno precedente.

 La misura stessa può essere determinata, anche convenzionalmente (cioè


attraverso il contratto o il testamento) con due importanti limitazioni:
1) Gli interessi superiori alla misura legale devono essere determinati per
iscritto, diversamente sono dovuti al saggio legale (art. 1284, 3° comma).
2) Gli interessi superiori alla misura legale non devono eccedere la soglia
di usura, diversamente non sono dovuti interessi (art. 1815, 2° comma)
(per la determinazione di quella soglia v. art. 2, 4º comma, l. 7 marzo
1996, n. 108).

12
Un tipico esempio di obbligazione di valore è dato dalla prestazione di risarcimento del danno, in cui il
denaro svolge la funzione di misura della perdita subita dalla vittima.
- Gli interessi che il creditore riceve sulla somma capitale dovuta dal debitore
come corrispettivo del godimento che ne abbia avuto (c.d. interessi corrispettivi)
sono dovuti automaticamente quando il credito sia liquido ed esigibile, salvo
diversamente stabilito dal titolo o dalla legge (art. 1282).

- L'anatocismo (o capitalizzazione degli interessi), ossia l'obbligo di pagare gli


interessi non sul capitale ma sugli interessi già maturati (che vengono assimilati
quindi al capitale o appunto capitalizzati) si ammette soltanto nei casi previsti
dall’art. 1283.

SEZIONE XI
L'INADEMPIMENTO

43. L'INADEMPIMENTO (LA RESPONSABILITÀ CONTRATTUALE).

L'art. 1218 riconosce al creditore il diritto di ottenere il valore del danno


arrecatogli dall'inadempimento dell'obbligato salvo che il debitore provi che
l’inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della
prestazione derivante da causa a lui non imputabile.

Va premesso che l'esecuzione tardiva della prestazione non può considerarsi


inadempimento e quindi non consente al creditore di conseguire il risarcimento
del danno.
Per rompere gli indugi, il creditore può tuttavia costituire in mora il creditore.

- La mora del creditore può essere:
a) Mora ex persona se il creditore intima o richiede per iscritto al debitore di
adempiere
b) Mora ex re se l'intimazione scritta non è necessaria. Ciò accade quando:
— il debito deriva da fatto illecito;
— il debitore ha dichiarato per iscritto di non voler adempiere;
— è scaduto il termine, se la prestazione deve essere eseguita al
domicilio del creditore (prestazione portable).

- Effetti della mora del creditore:


a) Il debitore è obbligato a risarcire il danno arrecato al creditore;
b) il debitore sopporta il rischio dell’impossibilità sopravvenuta della
prestazione derivante da una causa a lui non imputabile, a meno
che questo non provi che l’oggetto della prestazione sarebbe
ugualmente perito presso il creditore (art. 1221).

- La mora è comunque impedita dalla tempestiva offerta della prestazione


dovuta, anche se questa non sia stata compiuta con le forme necessarie per
costituire in mora il creditore (c.d. «offerta non formale»), purché quest’ultimo
non l'abbia rifiutata per motivo legittimo (art. 1220).
44. (Segue). IL RISARCIMENTO DEL DANNO.

- Il danno esprime la perdita che il creditore subisce in conseguenza


dell'inadempimento o della mora.

- Il danno comprende:
a) una componente patrimoniale
- pari alla differenza tra il valore effettivo del patrimonio del
debitore dopo l'inadempimento e il valore presunto se la
prestazione fosse stata esattamente adempiuta.
- a sua volta il danno patrimoniale può essere distinto (ex art.
1223) in:
a) danno emergente, consiste diminuzione economica del
patrimonio provocata dall'inadempimento (perdita subita).
b) lucro cessante, ossia l'incremento mancato del patrimonio
stesso (mancato guadagno).

b) In alcuni casi, anche una componente non patrimoniale, che


esprime il pregiudizio recato ai bisogni della persona, come la vita,
la libertà, la salute, la serenità, gli affetti e via discorrendo.

- L'art. 1223 specifica che le componenti del danno (danno emergente, lucro
cessante) son risarcibili soltanto se sono «conseguenza immediata e diretta»
dell’inadempimento o del ritardo.
Il legislatore è tuttavia intervenuto ponendo alcuni limiti alle pretese risarcitorie
del creditore (v. riquadro seguente).

Danni risarcibili
- Se l’inadempimento o il ritardo non dipende da dolo del debitore il risarcimento
è limitato al danno che poteva prevedersi nel tempo in cui è sorta l’obbligazione
(art. 1225).

- In caso di concorso colposo del creditore, il risarcimento è diminuito «secondo


la gravità della colpa e l'entità delle conseguenze che ne sono derivate» (art. 1227,
1°comma).
Il debitore non deve risarcire i danni che il creditore avrebbe potuto evitare con la
diligenza ordinaria (art. 1227, 2°comma).

- Quando il danno sia certo ma sia impossibile determinarne l'ammontare, l'art.


1226, alleviando l'onere probatorio del creditore, consente al giudice di stabilirlo
equitativamente.
- Il debitore ha l’obbligo di risarcire tutti quei danni che dipendono dal
comportamento doloso o colposo degli ausiliari di cui si sia avvalso per
eseguire la prestazione, salvo patto contrario (art. 1228).

- È nulla la clausola, stipulata in qualunque forma, con la quale il debitore


escluda o limiti la propria responsabilità per l'inadempimento, quando esso
dipenda da dolo o colpa grave del debitore o dei suoi ausiliari.
Nulla è infine la clausola con la quale si escluda o si limiti la responsabilità per
fatto proprio del debitore o dei suoi ausiliari, che costituisca violazione di
obblighi derivanti da norme di ordine pubblico (art. 1229).

45. IL DANNO NELLE OBBLIGAZIONI PECUNIARIE.

Nelle obbligazioni di valuta (o pecuniarie in senso proprio) dal giorno della


mora il debitore deve al creditore gli interessi moratori calcolati al saggio legale,
anche se:
 prima non erano dovuti quelli corrispettivi
 e a prescindere dal fatto che il creditore abbia subìto un danno e quindi
dal fatto che ne abbia dato la prova.
Tuttavia il creditore che dimostri di aver patito un danno maggiore può
conseguirne il risarcimento, purché non sia stato pattuito che il debitore gli
doveva gli interessi moratori in misura superiore al saggio legale (art. 1224).

46. (Segue) LE «TRANSAZIONI COMMERCIALI» E LA CESSIONE DI


PRODOTTI AGRICOLI E ALIMENTARI.

Il d.lgs. 9 ottobre 2002, n. 231, come modificato dal d. lgs. 9 novembre 2012, n.
192 (di recepimento della dir. 2011/7/UE) prevede una speciale disciplina quanto
al risarcimento del danno per l’inadempimento delle obbligazioni pecuniarie
derivanti da transazioni commerciali che:
a) comportino in via esclusiva o prevalente, la consegna di merci o la
prestazione di servizi, contro il pagamento del prezzo;
b) siano stipulati tra imprenditori (v. artt. 2082 e 2083) o tra imprenditori e
pubbliche amministrazioni.

In tali casi infatti il creditore ha diritto, senza richiesta o intimazione alcuna, alla
corresponsione degli interessi dal giorno successivo alla scadenza del termine
per il pagamento (art. 4, 1° comma, d. lgs. cit.).

Potrebbero piacerti anche